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mensile d’informazione per la Salute e il Benessere n° 50
cinquanta numeri di salute! à pap e o me gal i ® mam un re o xV c’è www.salutare.info
Centro Acustico dr. Nicola Topo
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La Sanità che Comunica bene crea valore per il cittadino
Sommario
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26 Tutti gli articoli hanno solo finalitĂ informativa ed educativa, non costituiscono motivo di autodiagnosi o di automedicazione e non sostituiscono la consulenza medica specialistica.
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Benessere
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Sociale
10
Medicina
11
Logopedia
12
Criminologia
13
Tecnologia
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Omeopatia
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Ortopedia
17
Posturologia
20
Ricerca
22
Ricerca
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Oftalmologia
25
Sessuologia
26
Educazione motoria
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SanitĂ
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Odontoiatria
30
Psicoterapia
31
Psicologia
32
Psichiatria
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Foniatria
I neuroni specchio La corretta "in-formazione" La sindrome di Churg Strauss
Stimoli ambientali nello sviluppo del linguaggio La circonvenzione degli anziani Scoprire i tumori celermente grazie alla PET- TC Stress e infiammazione
La paralisi cerebrale infantile
L'auricoloterapia
La rivoluzione medica
Rischio di eventi cardiovascolari in pazienti colpiti da OVR Miodesopsie
Prostituzione e sessualitĂ
Donne e sport
Le Residenze Sanitarie Assistite La malattia parodontale nel paziente diabetico
Sorrisi e risate (parte seconda) Il funzionalismo moderno e lo stress La fobia dell'ascensore La Sindrome di Down
Angolo dei Lettori
Salve. Da circa 5 mesi ho contratto la Malattia di Churg Strauss. Ho cominciato ad avere disturbi circa 3 anni fa. All'inizio sembravo avere semplici attacchi d'asma, poi facendo gli esami del sangue risultavano sempre gli eosinofili alti e i globuli bianchi alterati. Nel mese di luglio 2008 ho iniziato ad avvertire stanchezza e avevo spesso la febbre. Dimagrivo sempre di più perchè non riuscivo a mangiare e avevo notato una macchia piuttosto grande alle spalle. Sono stato ricoverato al Cardarelli di Napoli e lì non riuscivo a muovere una gamba; il giorno successivo si è bloccata anche l'altra. Mi avevano diagnosticato la leucemia e mi hanno fatto il prelievo del midollo osseo, poi la tac che ha dato un risultato negativo. Si è poi pensato ad un tumore midollare: sono stato sottoposto ad elettromiografia che alla fine è risultata positiva. Questa malattia ha portato una cardiopatia per mezzo degli eosinofili: dopo aver fatto un total body e varie risonanze magnetiche, il professore dal quale ero in cura mi ha dimesso, diagnosticandomi un'eosinofilia idiopatica. Ma io non mi sono fermato: ho letto su internet di un centro a Firenze della Churg Strauss ed ho inviato una e-mail
per chiedere un appuntamento. Il 25 novembre 2008 sono stato là e mi hanno diagnosticato questa malattia rara immunitaria che sto curando con l'immunoglobulina. Non cammino ancora bene ma sto facendo la fisioterapia. La strada è lunga e io sono l'unico caso in Campania al quale è stato diagnosticato questo male. Mi piacerebbe che il vostro giornale ne parlasse in un articolo, per informare i cittadini dell'esistenza di questa malattia, del tutto sconosciuta. (Gaetano) Gentile Gaetano, abbiamo accolto volentieri la sua richiesta, e in questo numero abbiamo dedicato un articolo nella sezione “Medicina” a questa rara malattia che l'ha colpita, la sindrome di Churg Strauss, a pag. 10. Ammiriamo la sua tenacia e forza di volontà, doti indispensabili per poter affrontare ogni tipo di difficoltà. Sinceramente, la Redazione. Gentile redazione, sono una vostra lettrice, residente nel comune di Summonte, in provincia di Avellino. Grazie per lo spazio che siete sempre pronti ad offrire a quanti vi sottopongono richieste e problematiche.
Comunicate le vostre opinioni, esigenze, proposte, esperienze vissute oppure un parere sulle strutture e i servizi di cui avete usufruito. Non possiamo fornire risposte personali, ma le vostre segnalazioni sono preziose per orientare gli articoli e le inchieste che pubblicheremo sulla rivista.
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Pubblicazione mensile Anno V n° 50 Febbraio 2009 Distribuzione gratuita Reg. Tribunale Av in data 15/01/2004 N° 419
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News Lenti a contatto: giovani a rischio. Sono madre di quattro splendidi bambini, uno dei quali è affetto da autismo: è seguito dall’ASL con una terapia di grande efficacia, il CBAM, che prevede dodici ore settimanali, disponibili solo a Napoli. Il problema è proprio questo: al mio bambino, invalido secondo le norme e i diritti della legge 104, né il Comune del mio paese, né la provincia, né altri garantiscono il trasporto presso il centro di terapia. È mai possibile che un bambino di 4 anni, disabile, e la sua famiglia che tanto si adoperano per una società più civile, siano così ignorati dalle suddette istituzioni? È ora che i diritti dei cittadini, specie se bambini, e se disabili, vengano considerati e fatti valere!!! Daniela Vassallo Cara Daniela, ha perfettamente ragione. Centinaia di casi ci vengono segnalati in redazione, molti dei quali nascono dalla disinformazione delle risorse sociali. Ad esempio entro il 28 febbraio c'è la possibilità di richiedere il “bonus speciale” (DL n. 185 del 29 novembre 2008), cosa che le istituzioni locali non hanno divulgato. I soldi ci sono, è la volontà che manca. Leggo la vostra rivista e secondo il mio parere è molto interessante. Mi ha attratto l'argomento “Panico” perchè ne soffro dall'età di 15 anni. Sono stata da neurologi, psicologi, psichiatri ma senza risultati e la cosa che vorrei sapere è cosa fare durante un attacco per non ricorrere a farmaci? E come farmi passare la paura? (Maria) Cara Maria, l'argomento panico è purtroppo uno dei disturbi più frequenti nella nostra società, di cui si può essere affetti fin da giovani, proprio come nel tuo caso. È anche però un “problema” risolvibile con le attuali terapie che spesso prevedono però anche l'uso di farmaci almeno nelle fasi acute. Prima di affidarsi ad uno specialista è necessario averne fiducia.
Aumentano i casi di problemi perchè usate male. ROMA, 22 GEN - Aumentano, soprattutto tra i giovani, il numero di infezioni all'occhio che spesso evolvono portando alla perdita della vista. Altre volte si arriva alla necessità di sottoporsi a trapianto della cornea. La mancanza di igiene, l'uso improprio delle lenti, soprattutto quelle morbide, e lo scambio di lenti estetiche: queste le motivazioni riportate dagli esperti nell'ambito di un incontro organizzato dalla Società italiana Trapianto di Cornea (Sitrac) che si è tenuto a Roma. (www.ansa.it)
Una dieta a base di soia è associata a più bassa concentrazione spermatica Ricercatori dell’Harvard School of Public Health a Boston negli Stati Uniti, hanno esaminato l’associazione tra assunzione di cibi a base di soia e isoflavoni, ed i parametri di qualità dello sperma. Lo studio ha riguardato 99 partner maschi di coppie subfertili. È stata compiuta un’analisi su 15 cibi a base di soia che erano stati assunti nei precedenti 3 mesi. È stata riscontrata un’associazione inversa tra assunzione di soia e concentrazione spermatica. Gli uomini che avevano assunto più cibi a base di soia avevano 41 milioni di spermatozoi/ml meno rispetto agli uomini che non avevano consumato cibo a base di soia (p per trend=0.02). Risultati simili a quelli dei cibi a base di soia per gli isoflavoni di soia. La relazione inversa tra assunzione di cibi a base di soia e concentrazione spermatica era maggiore tra gli uomini in sovrappeso o obesi. Lo studio ha mostrato che una più alta assunzione di cibi a base di soia, o di isoflavoni di soia, è associata ad una più bassa concentrazione spermatica. Fonte: Human Reproduction, 2008
Data la sua crescita, Salutare richiede l’impiego di maggiori risorse. Naturalmente il servizio che noi offriamo ha dei costi, tuttavia, abbiamo comunque deciso di mantenerlo gratuito.
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News
Meno calorie, più memoria Riducendo di un terzo l’introito calorico migliorano le prestazioni mnemoniche negli anziani. Migliorare la memoria degli anziani è possibile: basta ridurre del 30 per cento l’introito calorico. Almeno così suggerisce uno studio dell’University of Munster, in Germania, appena pubblicato sulla rivista "Proceedings of the National Academy of Sciences". Le osservazioni fatte dai ricercatori su volontari over 60, andrebbero così a confermare risultati precedenti ottenuti nei ratti. Restrizione calorica - Per valutare gli effetti della restrizione calorica, alcuni volontari sopra i 60 anni sono stati suddivisi in tre gruppi in base al tipo di dieta proposta: i primi hanno seguito un regime alimentare bilanciato normocalorico; i secondi una dieta simile ma più ricca di acidi grassi insaturi, come quelli presenti nell’olio d’oliva e nel pesce; gli ultimi un regime alimentare «ristretto», in cui le calorie erano state appunto ridotte del 30 per cento. Dopo tre mesi di dieta gli effetti positivi sulla memoria non hanno esitato a farsi vedere solo nei soggetti che hanno seguito il regime ipocalorico. Non solo, la restrizione calorica ha favorito anche altri miglioramenti a livello fisico, diminuendo i livelli di insulina e i marcatori dell’infiammazione. Possibili meccanismi - L’interesse per i potenziali effetti benefici della restrizione calorica nasce da diverse osservazioni fatte su animali da laboratorio: si è infatti visto che mangiare meno allunga la vita e ritarda lo sviluppo di malattie legate all’invecchiamento, e ora siamo alle prime conferme nell’uomo. I meccanismi sono ancora da chiarire, ma le teorie sono diverse: c’è chi ritiene che i benefici siano da attribuire a una ridotta produzione di radicali liberi, sostanze che per la loro grande reattività sono un po’ come delle «mine vaganti» in grado di danneggiare le cellule, e chi invece chiama in gioco la riduzione dell’infiammazione. Gli autori della ricerca ipotizzano che alla base delle migliori prestazioni mnemoniche ci siano gli effetti della restrizione calorica su insulina e infiammazione. Precauzioni - Se è vero che la restrizione calorica può giovare alla salute, è anche vero che tutto dipende da come viene attuata e dalle condizioni di partenza della persona. «La riduzione delle calorie va studiata sulla singola persona: in alcuni casi potrà essere più spinta, in altri dovrà essere più limitata. Quello che è fondamentale è che la dieta rimanga varia ed equilibrata: non contano solo le calorie, ma anche la quantità e la qualità degli alimenti - puntualizza Patrizia Pasanisi. Nei 6
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nostri studi su alimentazione e prevenzione dei tumori proponiamo una dieta basata sulla riduzione degli zuccheri semplici, dei grassi e dei prodotti di origine animale, e sull’aumento dei cereali non raffinati, dei legumi e delle verdure». Insomma il messaggio per anziani è mangiare meno e meglio, sempre che non si parta da una condizione di sottopeso legata a malnutrizione. In questi casi la prima cosa da fare è migliorare il regime alimentare e renderlo bilanciato. (www.corriere.it/salute)
Aumentano i donatori di organi in Campania In questo inizio di anno si registra un’inversione di tendenza nell’attività di donazione della Regione Campania. Ad oggi si sono avute già 8 donatori nelle rianimazioni campane (2 a Salerno, 1 a Caserta e 5 nella città di Napoli), quindi altrettanti pazienti campani e non, sono tornati a (ri)vivere grazie al gesto di generosità di alcune famiglie. Grande il lavoro di squadra che si attua in caso di prelievi di organi, rianimazioni, centro di riferimento, centri trapianti: un team per salvare la vita di tante persone in lista di attesa. Non meno importante è l’attività di diffusione della cultura della donazione che l’Assessorato alla Sanità della Regione Campania svolge quotidianamente in collaborazione con le associazioni di volontariato, attraverso programmi di formazione per gli operatori e per gli studenti delle scuole. Sul sito web www.donagliorgani.it ci sono gli aggiornamenti e le attività della regione in tema di donazione e trapianti. Attivo tutti i giorni, dal lunedi al venerdi, dalle 10 alle 16, il numero verde trapianti campania 800 20 20 23 per le informazioni sull’importanza della donazione degli organi e sulla necessità di dare un’ulteriore speranza di salvezza ai tanti pazienti in lista di attesa. “Attualmente la terapia del trapianto”, afferma Gennaro Castaldi, presidente regione Aido, “non è un diritto per tutti. La lista di attesa è superiore a 9.500 pazienti e le previsioni per il 2009 sono di 3.000 trapianti. Solo una persona su tre di quelle in attesa per un trapianto riusciranno a vincere la loro battaglia di vita. Per gli altri, o una lista d’attesa che non lascia speranze o sarà la fine. Pertanto bisogna educare alla donazione degli organi quale atto di partecipazione alla vita sociale e di educazione alla solidarietà”. fonte: eco di Caserta
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Troppi caffè? Rischio allucinazioni.
Presentato il vademecum della chirurgia estetica
Lo rivela uno studio condotto in Gran Bretagna. LONDRA, 14 GEN Chi beve troppo caffè è più a rischio di soffrire di allucinazioni: è quanto emerge da uno studio britannico. Chi beve più di 7 tazze di caffè istantaneo al giorno è tre volte più esposto al rischio di allucinazioni rispetto a chi ne beve una. Quando una persona è sotto stress, il corpo secerne un ormone chiamato cortisolo, che aumenta quando si assume caffeina. La dose extra di cortisolo potrebbe essere la molla che spinge ad avere allucinazioni.
In attesa che si apra la discussione sull'istituzione di un censimento di protesi e filler, Alessandro Gennai, chirurgo plastico di Bologna, socio della Eafps, European Academy of Facial Plastic Surgery, ha presentato il decalogo della sicurezza nella medicina estetica. “Un piccolo vademecum per i pazienti che vogliono ringiovanire o comunque migliorare il proprio aspetto: seguendo questi dieci piccoli suggerimenti possono affrontare un intervento di chirurgia estetica con maggiore serenità - precisa Gennai. Si parte dal professionista, «un medico chirurgo, per il quale il paziente possa chiedere una certificazione del suo percorso professionale e della sua formazione». Richiedere quindi il curriculum del medico. Il secondo suggerimento riguarda la struttura dove viene effettuato l'intervento. «Una struttura idonea e attrezzata per fare interventi chirurgici», sottolinea Gennai. Inoltre, prima dell'intervento «il paziente deve avere un'informativa scritta del tipo di operazione al quale si sottopone con specificate anche le eventuali complicanze». Quarto aspetto: «Accertarsi della presenza di un medico anestesista durante l'intervento». Cinque: «Fare sempre almeno una (ancor meglio due) visita preoperatoria dove richiedere tutte le informazioni necessarie relative all'intervento». Continua: «il medico deve accertarsi sempre delle condizioni di salute del paziente: occorrono quindi degli esami specifici». Sette: «Richiedere sempre una documentazione fotografica del pre e del post operatorio in modo da verificare oggettivamente l'effettivo miglioramento ottenuto dall'intervento». Otto: al paziente deve essere fornito un numero di emergenza al quale potrà rivolgersi 24 ore su 24 e al quale risponderà il chirurgo o un medico della sua equipe. Non certo ultimo, il preventivo di spesa: «Deve contenere la specifica dei costi: dal professionista all'anestesista, il costo della clinica e dei materiali che vengono utilizzati», prosegue Gennai. «Sarebbe opportuno rivolgersi ad altri professionisti per confrontare pareri, metodi e, perché no, i costi." Conclude: «in questo modo, la possibilità di incappare in professionisti improvvisati chirurghi estetici e poco competenti viene ridotta al minimo. Occorre però tenere presente che si tratta sempre di un intervento chirurgico e che quindi, per quanto minimi, i rischi ci sono e vanno sempre considerati». Ecco riassunto il decalogo per una 'bellezza sicura': 1. Richiedere il curriculum del professionista 2. Ef fettuare l'inter vento in una struttura idonea e certificata 3. Richiedere l'informativa scritta 4. Accertarsi della presenza di un anestesista 5. Sottoporsi ad una visita preoperatoria 6. Sottoporsi ad esami medici 7. Scattare foto del pre e del post operazione 8. Richiedere un numero di reperibilità 24 ore su 24 9. Richiedere un preventivo con le specifiche dei costi 10. Consultare più professionisti. (SanitàNews)
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Studiare i movimenti dei bimbi permette una diagnosi precoce di autismo Piccoli movimenti, ritardi ed esitazioni nel fare un semplice gesto come quello di mettere una pallina in un cesto. Segnali quasi impercettibili all'occhio umano che, se misurati, potrebbero però essere rivelatori di un grave disturbo: l'autismo. È a questa ipotesi che sta lavorando un gruppo di ricercatori italiani e stranieri, all'interno di un progetto di ricerca europeo, denominato 'Tact'. Responsabile del progetto: l'università Campus Bio-Medico di Roma che ha lavorato gomito a gomito con i medici del polo dell'irccs Medea di Bosisio Parini (Lecco), con la Scuola superiore S. Anna di Pisa, il politecnico di Losanna e con un esperto svedese. L'obiettivo è arrivare a una diagnosi precoce dell'autismo. E per raggiungerlo gli esperti hanno deciso di concentrarsi sul movimento, primo mezzo di comunicazione per i bimbi. Nella prima fase dello studio, condotto su 30 bambini sotto i tre anni affetti da autismo, gli scienziati hanno effettivamente osservato lievi differenze nei movimenti che potrebbero fare da campanello d'allarme per diagnosticare la malattia anche all'età di due anni. E adesso sono al lavoro per cercare di costruire palline ecologiche e hi-tech, in grado di captare i movimenti, di analizzarne la cinematica e, attraverso un algoritmo, di individuare i segnali 'rivelatori' della malattia. (SN)
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Benessere a cura di Donatella De Bartolomeis
I neuroni specchio Può essere la violenza indotta dai videogiochi?
L’uomo è dotato di una straordinaria capacità: creare un ponte tra sé e l’altro fino al punto di vivere le esperienze degli altri come se fossero proprie. Pensiero profondamente radicato in neurologia era che ogni cellula avesse una sua precisa funzione, finché un gruppo di neurofisiologi di Parma coordinato da Giacomo Rizzolatti scoprì i “neuroni specchio”.
Nell’uomo sono situati nella corteccia premotoria e nelle arie parietali inferiori, associate al movimento ed alla percezione, ma anche nel lobo parietale posteriore, nel solco temporale superiore e nell’insula, le regioni del cervello corrispondenti alla capacità umana di usare il linguaggio, di cogliere i sentimenti altrui e di comprenderne le intenzioni. Questo spiega perché si piange davanti ad un film o si esulta davanti ad un goal della squadra del cuore fino al punto di assumere inconsciamente le posture e le espressioni del viso e porsi in un atteggiamento di tensione muscolare, come si condividessero persino gli sforzi fisici dell’altro.
Tutto avvenne per un caso fortuito: stavano studiando l’attività cerebrale di una scimmia attraverso l’attivazione di elettrodi inseriti nei neuroni della corteccia cerebrale quando uno degli scienziati, entrando nella stanza, senza pensarci, portò alla bocca una nocciolina, la scimmia lo guardò e immediatamente i neuroni della sua corteccia premotoria si attivarono proprio come quando era stata lei ad afferrare e portare alla bocca il cibo. Questi neuroni, che hanno chiamato 'specchio', funzionavano sia compiendo un’azione, sia osservandola compiere da altri.
Il nostro sistema sembra addirittura più sviluppato per cogliere le intenzioni altrui che le azioni pure e semplici, ma, se da un lato questa capacità rende possibile lo sviluppo della cultura e della società, (sono i neuroni specchio che permettono ai bambini di imparare per imitazione i movimenti del corpo e la mimica facciale), dall’altra ci potrebbe indurre a forme di violenza difficili da contrastare. Mi riferisco in particolar modo a quel tipo di violenza, come ha evidenziato Marco Iacoboni, insegnante della Facoltà di Medicina dell’Università della California a Los Angeles, derivante da un uso assiduo di alcuni videogiochi. I videogiochi che si basano sulla violenza rinforzano a un livello neuronale elementare un’associazione di piacere e di realizzazione nell’aggressività, e la violenza per imitazione è una delle forme più difficili da combattere, perché non è sempre mediata dalla coscienza e quindi è incontrollabile. Il ragazzino gioca, tira pugni, calci, uccide e prova ed associa queste azioni al piacere del gioco e alla soddisfazione delle vittorie riportate: più violenza, più vittime, più punti, nuovo record. Immaginiamo poi cosa accade se questo
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processo di violenza indotta per imitazione si innesca in un leader di un gruppo che i ragazzi tenderanno ad imitare; sappiamo bene che il branco permette il sorgere di abitudini ed atti impensabili quando si è soli. Ora se consideriamo che il bullismo è un fenomeno in piena crescita, possiamo anche comprendere quali e quanti benefici si avrebbero se famiglia ed insegnanti si attenessero a comportamenti improntati su valori portanti ed evitassero di lasciare bambini e ragazzi liberi di vedere film e videogiochi che propinano azioni violente legate ad emozioni di piacere. In un paese come il nostro dove, secondo i dati pubblicati dal quotidiano "La
Repubblica", l'industria dei videogiochi nel 2007 ha fatturato oltre 1 miliardo di euro con un aumento di quasi il 40% rispetto al 2006 mentre sono circa 8 milioni le famiglie che utilizzano questo tipo di gioco con un aumento del 34%, diventa importante che i genitori, davanti all'acquisto di un videogioco per i propri figli, abbiano le informazioni che permettano loro di scegliere quello giusto, tenendo conto dell'età e del tipo di gioco. Decidendo di dare un esempio costante e premiante di azioni tese ad un comportamento socialmente e moralmente accettabile e selezionando film, videogiochi e fumetti per i nostri ragazzi potremmo dare alla società una nuova svolta e indirizzarla verso la ripresa e la riconquista di valori fondamentali.
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Sociale a cura di Valentina Mattiello
La corretta "in-formazione" Giovani e lavoro: la Provincia di Salerno conquista il web.
"In un’era di rapidi cambiamenti e continue trasformazioni ed evoluzioni, il mondo del lavoro si adegua ai nuovi ritmi, risincronizzandosi in un contesto in cui il ruolo dell’informazione assume sempre maggior rilievo come collante tra le capacità occupazionali e formative, proprie del mondo, e le potenzialità proprie dei giovani e dei lavoratori”. A parlare è Massimo Cariello, Assessore per le Politiche del Lavoro, I Centri per l'Impiego, e gli Informagiovani della Provincia di Salerno, promotore del nuovo circuito su web che si occupa di formazione e di iniziative rivolte ai giovani, agli studenti, ai lavoratori e agli inoccupati: portali all'avanguardia, aggiornati costantemente, divisi per settore ma interconnessi tra loro, pensati per venire incontro alle nuove esigenze della nostra epoca. Un'epoca in cui siamo letteralmente bombardati da miriadi di informazioni e dove in ogni ambito la parola d'ordine è flessibilità. www.teseogiovani.it e www.lavoro.salerno.it sono gli ultimi esempi di strumenti messi in campo per fornire un valido aiuto al bacino d'utenza cilentano: un modo rapido e preciso per venire a conoscenza delle varie opportunità presenti in circolazione e per orientarsi nella valutazione e nella scelta. Borse di studio, corsi di formazione, bandi per concorsi pubblici, premi per le iniziative più creative: ogni cittadino può cercare e trovare l'annuncio che fa al caso proprio, con completezza e larghi termini di preavviso. Ottimi sono i collegamenti con le altre
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istituzioni presenti sul territorio che forniscono la fonte primaria delle informazioni: la Regione Campania, l'Università degli Studi di Salerno, i Centri per l'Impiego, le associazioni di Volontariato. Entrambi i siti sono accessibili, e hanno un occhio di riguardo per l'utenza diversamente abile destinataria di progetti dedicati esclusivamente ad essa. Ultimo in ordine di tempo, ad esempio, è lo stanziamento di 40 borse di lavoro per soggetti disabili disoccupati e inoccupati, stanziate dal settore ORMEL della Regione Campania e tempestivamente segnalate dal portale lavoro.salerno.it., completo di requisiti, scadenze, modulistica da scaricare e compilare. La facilità di navigazione di questo prodotto multimediale risiede nella divisione in aree. Studenti, disoccupati, occupati in cerca di un nuovo lavoro, enti pubbici e aziende che hanno bisogno di assumere: ognuno ha il suo spazio dedicato. TeseoGiovani, invece, nasce nel 2000, come un progetto di Rete Informagiovani provinciale che traduce nella realtà locale le linee guida della Legge Regionale 14/2000. Successivamente si è lavorato all’implementazione della Rete con una serie di interventi, per ampliare e consolidare il capillare sistema informativo territoriale, e il risultato è uno strumento chiaro, utile e veloce, che si rivolge ai giovani studenti, ai ragazzi in cerca di occupazione, di corsi di formazione e di esperienza nel sociale. Cos'è il servizio civile e come funziona? Quali sono le associazioni sul territorio in cui è possibile fare volontariato? Basta un click per ottenere tutte le informazioni necessarie. “L’attività di informazione e di orientamento diretta ai giovani della provincia di Salerno è iniziata alla fine degli anni Ottanta e prosegue tuttora senza aver conosciuto interruzioni di rilievo. La natura e le forme dei servizi offerti, sono stati oggetto di continuo aggiornamento. La stessa organizzazione del lavoro ha
subito diverse trasformazioni che la realtà della gioventù salernitana, la normativa di riferimento e la struttura amministrativa hanno man mano richiesto, stimolato e favorito. Gli ultimi anni, in particolare, hanno visto le attività informative giovanili compiere un vero salto di qualità. L’identità degli informagiovani e gli strumenti per la loro messa in rete devono rappresentare in maniera netta l’abbattimento del divario cittadino-istituzione, migliorando la ricettività di quest’ultima per le esigenze del primo” - dichiara ancora il dottore Cariello - “per una Provincia che cambia, che cresce, che produce, che lavora”.
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MEDICINA a cura di M. Rosaria Carifano
La sindrome di Churg-Strauss Sintomi, cause e conseguenze di un rara malattia auto-immune. La sindrome di Churg-Strauss è una malattia auto-immune estremamente rara. È caratterizzata da livelli anormalmente elevati di determinati globuli bianchi chiamati eosinofili*, infiammazione deivasi sanguigni e probabili precedenti episodi di asma. È anche conosciuta come granulomatosi allergica o angiosi allergica e non è contagiosa.
e nel sistema circolatorio danneggiando i vasi sanguigni. In alcuni pazienti, invadono l'apparato gastro-digerente danneggiandone alcuni tratti che devono talvolta essere asportati chirurgicamente. Gli eosinofili possono ostruire e danneggiare i vasi capillari che alimentano i nervi delle mani o dei piedi provocandone la degenerazione, la quale causa dolori e successiva paralisi. La malattia colpisce generalmente (ma non esclusivamente) i maschi, intorno all'età media di 48 anni, ma essa può manifestarsi in modo graduale nel corso di molti anni, passando, generalmente, attraverso tre fasi: a.
Il nome della malattia è dovuto ai suoi scopritori: Jacob Churg M.D. e Lotte Strauss M.D. furono i primi ad identificare la sindrome nel 1951 con un articolo intitolato “La granulomatosi allergica o periarterite nodosa”. Nello svilupparsi di questa sindrome accade che, per cause sconosciute, gli eosinofili, che rappresentano una minoranza dei globuli bianchi, diventino numerosi e attacchino i tessuti sani, liberando i granuli di istamina negli organi polmonari
Fase prodromica: malattia allergica (rinite allergica, poliposi nasale, asma); b. Fase eosinofila: eosinofilia, polmonite eosinofila cronica, gastroenterite eosinofila; c . Fase vasculitica: infiltrati polmonari, asma, versamento pleurico, lesioni emorragiche, noduli cutanei e sottocutanei, mononeuropatie, mononeuriti multiple e polineuropatie; infarti cerebrali, pericardite, cardiomiopatie, infarto del miocardio, miocardite eosinofila granulomatosa fulminante, masse ostruttive gastrointestinali, diarrea ed enterorragie, peritonite eosinofila con ascite, vasculite mesenterica, artriti, mialgie, glomerulonefrite focale segmentaria, nefriti interstiziali. Anche se si pensa che sia la conseguenza di una reazione allergica, la sindrome di ChurgStrauss non può essere attribuita ad una causa specifica. Alcuni pazienti affetti da asma hanno sviluppato la sindrome di Churg-Strauss dopo
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aver inalato lo spray cortisonico Accolate, ma non esiste una relazione diretta di causa-effetto fra questo farmaco e la sindrome, anche se in America stanno verificando la possibilità di una causa alla casa farmaceutica.
eruzioni cutanee.
Spesso la malattia si presenta come un’influenza con i dolori diffusi, malessere, febbre, seguiti da dolori intensi che si focalizzano in un organo o in una zona particolare, o nell' intorpidimento e formicolio nelle mani e nei piedi o di entrambi. L'intorpidimento e il formicolio possono aggravarsi fino a che le mani ed i piedi non perdono sensibilità e funzionalità (questa viene definita "neuropatia periferica"). Alcuni pazienti avvertono dolori addominali e talvolta alterazioni visive. È spesso difficile diagnosticare la sindrome a causa dell'imprecisa sintomatologia. Secondo i criteri sviluppati dall'American College of Rheumatology (ACR), la sindrome di ChurgStrauss può essere sospetta nei pazienti che hanno almeno quattro delle seguenti condizioni: eosinofili superiore a 8% del conteggio totale dei globuli bianchi, vasculopatia (infiammazione dei vasi sanguigni), precedenti episodi asmatici, sudorazioni notturne, neuropatia periferica,
La prognosi è, in generale, buona. Il tasso medio di sopravvivenza del 90% dei pazienti supera i 5 anni, ma spesso può essere decisamente superiore. Tuttavia, un gruppo francese posto a capo di uno studio delle vasculiti ha scoperto cinque fattori di rischio che possono portare alla morte della persona affetta da tale patologia: riduzione della funzione renale, emorragia gastrointestinale, cardiomiopatia, coinvolgimento del sistema nervoso centrale, proteinuria. La sola presenza di uno di questi fattori porta ad una mortalità che si attesta sul 12% che si alza drasticamente con la presenza di un altro dei fattori citati.
Il trattamento, come per molte forme di vasculiti, avviene tramite somministrazione di farmaci, in particolare cortisonici ed immunosopressori (azatioprina e ciclofosfamide).
La malattia è difficile da diagnosticare, ma una diagnosi ed un trattamento precoce sono fondamantali per aumentare le probabilità di riabilitazione. fonte: www.vasculiti.it
www.churg-strauss.org www.malattierare.it
A Torino è presente l'Organizzazione Italiana Sindrome di Churg-Strauss - O.I.S.C.S. - (tel. 011 534234). È nata il 26 febbraio 2001, a seguito delle difficoltà riscontrate nel reperire informazioni precise e diagnosi certa della patologia. L'O.I.S.C.S. è un'organizzazione senza qualifica medica, i cui intenti sono quelli di fornire e reperire informazioni, offrire incoraggiamento ed amicizia ai pazienti con la Sindrome di Churg-Strauss, ai loro parenti, ai volontari, agli amici e stimolare un dibattito per arrivare ad avere un protocollo che accerti con sicurezza la presenza della malattia.
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Logopedia a cura della dott.ssa Rossella Santoro
Stimoli ambientali nello sviluppo del linguaggio Il ruolo della madre. La predisposizione ad acquisire il linguaggio è innata nell'essere umano, tanto che, se non esistono ostacoli anatomo-fisiologici, un bambino normo-dotato acquisisce pienamente nei primi quattro anni di vita la capacità di comprenderlo e produrlo. In ambito diagnostico è fondamentale raccogliere tutti i dati anamnestici relativi ai primi anni di vita del bambino, perchè se è vero che esistono delle tappe di sviluppo di massima, è pur vero che ogni bambino ha uno sviluppo peculiare e non sempre si può stabilire inequivocabilmente la presenza o meno di anomalie evolutive. L'importanza di questi dati scaturisce dalle informazioni che ci forniscono sulle difficoltà che il bambino ha affrontato che hanno rallentato l'acquisizione del linguaggio (un esempio banale otiti ricorrenti). Tavolta, però, gli ostacoli che si frappongono tra il bambino e il linguaggio non sono di natura organica, ma di tipo relazionale.
Purtroppo accade più spesso di quanto si pensi, che un bambino viva in un ambiente scarsamente stimolante, non tanto per disinteresse o cattiva disposizione dei genitori, quanto per difficoltà che li investono in prima persona. È il caso, ad esempio, delle madri depresse: più di uno studio sperimentale ha dimostrato come esista una stretta correlazione tra depressione materna e ritardo del linguaggio. L'incidenza di questa correlazione aumenta nelle famiglie monoparentali, o dove comunque il padre è assente di frequente per lunghi periodi e non vi siano altri adulti che interagiscono con il bambino. Dai risultati di tali studi si evince sia la scarsità che la scarsa qualità delle stimolazioni linguistiche che questa tipologia di madri offre al proprio bambino: monocorde, meccaniche, prive di enfasi emotiva. Di riflesso i bimbi esposti a questo tipo di
interazione svilupperanno un linguaggio povero sia sul versante semantico-lessicale che su quello morfosintattico. Inoltre, presenteranno difficoltà a rispettare l'alternarsi dei turni durante lo scambio comunicativo, ad iniziare un dialogo, ma anche a rispondervi. Ovviamente questo quadro non si esaurisce unicamente alla relazione comunicativa, ma investe tutto lo sviluppo emotivo del bambino, la cui madre è troppo presa dal proprio, alterato mondo interiore, mentre gli altri adulti che potrebbero avere una relazione significativa con il bambino sono assenti fisicamente o delegano tutto alla madre, poichè ignari o perchè sottovalutando il suo stato. Naturalmente l'obiettivo non è colpevolizzare ulteriormente le madri depresse, quanto sollecitare coloro che sono vicini a porre maggiore attenzione al loro stato emotivo e a intervenire attivamente alla cura del bambino.
Quante volte le mamme si sono sentite dire che il loro ruolo, nell'armonico sviluppo del bambino, è fondamentale? Quante volte ci hanno raccomandato di parlare con i nostri figli già durante la gravidanza, di raccontargli e denominargli ciò che lo circonda, di parlargli dolcemente? Sappiamo anche che il bambino preferisce la voce femminile a quella maschile e che, fra tutte le voci femminili riconosce e predilige quella materna che gli parla cantilenando mielosa. La responsabilità è davvero grande: diversi studi, infatti, dimostrano che in assenza di adeguate stimolazioni il linguaggio non si acquisisce completamente.
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Criminologia a cura del dott. Antonio Leggiero - Criminologo Investigativo
La circonvenzione degli anziani La debolezza come fonte di raggiro. Proseguendo con la trattazione della prevenzione e della tutela dei soggetti più deboli, è il caso di spendere qualche parola sull’altro polo dell’esistenza umana: gli anziani. Alle loro tante sofferenze prodotte dagli anni e dai malanni, se ne è aggiunta un’altra, del tutto gratuita ed evitabile: la circonvenzione, spesso nei confronti di soggetti poco lucidi. Il primo quesito che viene da porsi è: quali sono la cause di questa escalation criminosa nei confronti dell’anziano? Studi criminologici internazionali hanno appurato che l’eziologia del problema è da ricondursi, principalmente, a tre ordini di motivi: 1)l’aumento della popolazione anziana; 2)l’incremento della criminalità; 3) il progresso degli studi nel campo della vittimologia. Tutto questo si innesta sul dato di base della vulnerabilità dell’anziano. È quindi opportuno, a titolo preliminare, effettuare delle precisazioni terminologico-concettuali sul significato di vulnerabilità dell’anziano. Premesso che per vulnerabilità in generale si fa riferimento alla “condizione che
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espone un individuo ad essere oggetto di danni delittuosi alle persone o ai beni” (Dussich ed Eichmann 1978), dobbiamo sceverare, nello specifico, la vulnerabilità passiva che attiene allo status della vittima, età, sesso, reddito, razza, condizione socioeconomica, dalla vulnerabilità attiva dipendente dagli atteggiamenti delle stesse vittime: timidezza, aggressività, imprudenza. In ogni caso, se si vuole procedere ad una breve disamina della tassonomia criminosa che investe gli anziani, vediamo come, statisticamente, il tipo di reato che maggiormente subiscono è proprio la truffa. Naturalmente, c’è anche il furto, il borseggio, oltre alla categoria dell’incuria e degli abusi che essi subiscono a volte dalle badanti, a volte dagli stessi familiari ed a volte in case di riposo-lager. È anche il caso di dire che esiste, a proposito dell’invecchiamento, un invecchiamento normale ed un invecchiamento patologico, che naturalmente, facilita la commissione della circonvenzione, del raggiro e della truffa. L’invecchiamento patologico può essere definito come un processo multifattoriale clinico istopatologico e isochimico cerebrale caratterizzato dal deterioramento delle funzioni cognitive (Mastronardi). Precisamente, questo processo interessa: la memoria; la capacità di affrontare le esigenze quotidiane connesse allo svolgimento di prestazioni percettive e motorie, delle quali si è sempre avuta padronanza; la capacità di mantenere un comportamento sociale adeguato alle circostanze, con controllo delle proprie reazioni emotive. Non viene mai sufficientemente evidenziato come uno dei reati più turpi sia proprio la circonvenzione, in quanto per la stessa dinamica attuativa di tipo psicocriminologica produce una sofferenza interiore nell’anziano-vittima di enorme spessore, facendogli acquisire una consapevolezza esagerata di essere diventato un soggetto debole e di non riuscire
più a gestire la propria esistenza. Pertanto, proprio allo scopo di cercare di evitare la circonvenzione dell’anziano, è opportuno che gli stessi adottino questi semplici accorgimenti, che servono, se non ad eliminare il problema, almeno a ridurlo. Vediamoli nei dettagli: -non aprire mai la porta di casa ad individui sconosciuti, anche se affermano di voler entrare per motivi nobili ed umanitari; -se si tratta di persone che vestono la divisa o mostrano un tesserino rivolgersi a dei parenti o a dei vicini, per accertarsi che non siano degli impostori; -Non credere mai a storie raccontate da sconosciuti che affermano di chiedere dei soldi per figli o parenti in difficoltà, nemmeno se presentano delle richieste scritte; -non lasciarsi mai andare a confidenze sul luogo dove si custodiscono denaro e/o oggetti di valore; -farsi sempre accompagnare da qualche parente o persona di assoluta fiducia nel giorno di riscossione della pensione; -non conversare mai di denaro o di oggetti di valore, se non per lo stretto indispensabile, con le badanti. -soprattutto non esistono funzionari che vanno a domicilio per riscuotere denaro per Enel, Inps, Inail ed enti vari.
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Tecnologia a cura di Ilaria Pucci
Scoprire i tumori con la PET-TC Potenziata la medicina nucleare del Neuromed. Scoprire tempestivamente e in modo sicuro diversi tipi di tumore è possibile, grazie a nuovi passi in avanti della tecnologia medica.
avere accurate e precise informazioni morfo-funzionali con un solo esame, quindi nel minor tempo possibile. Interviene il Dr. Francesco Barbato, del reparto di medicina nucleare dell’IRCCS Neuromed, dove è possibile effettuare un esame di Pet-Tc con una moderna strumentazione.
Si chiama PET-TC ed è efficace in particolare per la diagnosi e stadiazione delle neoplasie. Con una singola apparecchiatura è, infatti, possibile eseguire contemporaneamente la Tac, che fornisce informazioni di tipo morfologico utilizzando i raggi X, e la Pet, che ci dà informazioni di tipo funzionale leggendo l’attività metabolica delle cellule, evidenziando quelle tumorali. La PET-TC consente al medico di determinare con esattezza la presenza, la sede e l’estensione della neoplasia e di valutare la risposta al trattamento radio e chemioterapico. Tale apparecchiatura è nata dall’unione tra la Tomografia ad Emissione di Positroni (PET), che è una tecnica di medicina nucleare che permette di localizzare con precisione, all’interno del corpo umano, una sostanza marcata con un radioisotopo che emette positroni e la Tac multistrato. Tale unione permette al Clinico di
Perché si utilizza la PET-TC in Oncologia? La PET-TC trova oggi in campo oncologico la sua maggiore applicazione in quanto fornisce al clinico preziose informazioni in fase di diagnosistadiazione, in corso di terapia e di follow-up. In fase diagnostica e di stadiazione la metodica fornisce informazioni sull’estensione loco-regionale e sulle metastasi a distanza della neoplasia. Grazie, infatti, alla doppia acquisizione, funzionale (PET) e morfologica (TC), valuta con estrema precisione sia la reale attività metabolica del tessuto neoplastico che la sua localizzazione anatomica e il suo rapporto con le strutture vascolari e nervose circostanti dando utili informazioni al chirurgo. L’acquisizione totalbody ci consente, inoltre, anche una corretta valutazione delle metastasi a distanza. Tutte queste informazioni
risultano di grande utilità al clinico permettendogli la scelta di una più adeguata strategia terapeutica. La valutazione della risposta alla terapia è la seconda grande applicazione di questa metodica in campo oncologico. La PET-TC eseguita in corso di chemioterapia, infatti, più di qualsiasi altro esame, ci permette di valutare l’effettiva risposta del tumore al trattamento e di modificarlo qualora questo non risulti efficace. Non è da sottovalutare l’esecuzione dell’esame dopo un trattamento radioterapico in quanto permette di differenziare, rispetto alla sola TC, il tessuto necrotizzato da quello ancora metabolicamente attivo e quindi patologico. In corso di follow-up, inoltre, la metodica risulta molto sensibile e precoce nella valutazione di ripresa di malattia con evidenti vantaggi da un punto di vista prognostico e terapeutico. La PET-TC trova un crescente impiego anche in campo neurologico. Sempre maggiore è infatti l’utilizzo della metodica per lo studio delle demenze risultando molto sensibile e soprattutto molto precoce. Da non sottovalutare, l’impiego della PET-TC nello studio dell’epilessia in quanto
permette di definire la sede del focolaio e i criteri-guida, nelle forme farmaco-resistenti, per la chirurgia del focus epilettogeno. Info Utili - La medicina nucleare del Neuromed è in convenzione con il SSN. - Per qualsiasi informazione sulla PET-TC e per consultare gli specialisti di medicina nucleare del Neuromed occorre rivolgersi al numero 0865 929.522 -I traccianti utilizzati dalla medicina nucleare possono essere somministrati a tutti, anche a soggetti con problemi di allergia verso altre sostanze.
L'immagine rappresenta un esempio di PET-TC. Da sinistra registrazione TC, di seguito registrazione PET e immagine di fusione.
Parco Tecnologico Località Camerelle - Pozzilli (IS) ITALY Tel. 0865 91521 - Fax 0865 927575
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Sede Ospedaliera Via Atinense, 18 - Pozzilli(IS) ITALY Tel. 0865 9291 - Fax 0865 925351
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Ospedale di rilevanza nazionale e alta specialità per le neuroscienze
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omeopatia a cura del dott. Claudio Biagi - farmacista
Stress e infiammazione Opportunità, limiti e rischi di un approccio naturale integrato.
Dalla nascita della Psico Neuro Endocrinologia (PNEI) tutti i fenomeni morbosi e tutti gli strumenti terapeutici si stanno rielaborando in termini più complessi, secondo una visione globale della persona sofferente che, non di rado con difficoltà, si assoggetta a rigidi schemi terapeutici derivanti dai protocolli stabiliti dalla medicina moderna. Una visione più ampia degli eventi morbosi, non legata solo all'elencazione di sintomatologie più o meno localizzate in certi organi o apparati, razionalmente olistica, è capace di render conto, da un lato, della multifattorialità degli eventipatologici, della qualità della infermità individuale (rispetto alle generiche patologie astrattamente intese), e dall’altro della necessaria gradualità e multipotenzialità dei differenti strumenti terapeutici.
L'impostazione tradizionale dell'approccio medico, che tanto è servito per contrastare le grandi malattie del passato, non sembra sufficiente oggi per ostacolare le grandi patologie degenerative e dismetaboliche che sembrano, sempre più, avanzare nei numeri e nella gravità presso le popolazioni del mondo industrializzato.
3. aspetti della sicurezza dei fitoterapici: -rassegna essenziale dei meccanismi e dei casi principali d’interferenza tra farmaci e fitoterapici; -interferenze positive nella moderazione degli effetti collaterali dei farmaci.
Il riduzionismo terapeutico, la mancanza di una strategia complessiva per la terapia, non solo rappresenta un limite allo sviluppo di tutta la cultura medica (non soltanto di quella, cosiddetta, alternativa) ma espone a rischi crescenti i pazienti che, da un lato vengono esposti ad una medicalizzazione eccessiva, spesso mancante anche della dovuta compliance tra medico e paziente, dall’altro subiscono pratiche mediche spesso poco interessate a stabilire fecondi rapporti di collaborazione con il sistema di cura dominante. Le medicine complementari, in particolare la fitoterapia e l'oligoterapia*, possono essere in grado di offrire una valida risposta integrata, razionalmente giustificata, non soltanto sintomatica o sostitutiva ma autenticamente curativa e rispettosa delle naturali capacità di autoguarigione dell’organismo. La proposta di incontro per farmacisti si articola in tre momenti distinti ed interconnessi: 1. descrizione, in chiave integrata, di alcune grandi problematiche riguardanti lo stress, il nervosismo e la vulnerabilità ai processi infiammatori; l'inquadramento d’uso di importanti rimedi fitoterapici; 2. cenni al trattamento di terreno: -rimedi mirati e rimedi di fondo;
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-oligoelementi nel trattamento di fase e nel trattamento di fondo;
Le interfenze tra piante e farmaci non rappresentano solo una necessaria cautela ma anche una straordinaria opportunità di impiego sinergico, volto a migliorare l’accettabilità delle terapie farmacologiche, ridurne gli effetti collaterali e controllarne meglio l’azione verso gli obiettivi preposti.
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Ortopedia a cura della dr.ssa Tiziana Zungri
La paralisi cerebrale infantile Un progetto riabilitativo individualizzato.
La paralisi cerebrale infantile rappresenta l’esito di una lesione del sistema nervoso centrale che abbia comportato una perdita più o meno estesa di tessuto cerebrale. Le manifestazioni della lesione sono caratterizzate prevalentemente, ma non esclusivamente, da un’alterazione delle funzioni motorie. L’evento lesivo può aver avuto origine in epoca prenatale, perinatale o postnatale, ma in ogni caso entro i primi tre anni di vita del bambino, periodo di tempo in cui vengono completate le principali fasi di crescita e sviluppo della funzione cerebrale nell'essere umano. Il disturbo è definito come persistente, in quanto la lesione a carico del cervello non è suscettibile di 'guarigione' in senso
stretto, ma la patologia non tende al peggioramento spontaneo perché la lesione stessa, sostituita da tessuto cicatriziale, non va incontro a fenomeni degenerativi. Le manifestazioni della malattia, comunque, non sono fisse, perché i sintomi mutano nel corso del tempo e possono beneficiare di un trattamento di tipo riabilitativo o, nei casi più gravi, chirurgico. La paralisi cerebrale infantile non è un disturbo omogeneo, poiché la patologia può assumere livelli diversi di gravità e manifestarsi in forme anche molto differenti l’una dall’altra. Non esiste un trattamento specifico e univoco per tutte le forme di paralisi cerebrale infantile, sebbene esista attualmente un gran numero di metodiche riabilitative, spesso utilizzate in modo stereotipato e acritico. Alcuni di questi approcci (es. il metodo Bobath), validati dalla comunità scientifica, possono risultare di una certa utilità se
inseriti in un progetto terapeutico globale; altri (es. il metodo Doman), privi di riscontri di efficacia e impostati sulla ripetizione intensiva di esercizi passivi, rischiano di danneggiare le potenzialità residue di sviluppo del soggetto. Il progetto riabilitativo deve quindi necessariamente essere individualizzato e costantemente sottoposto al vaglio critico di professionisti esperti della 'storia naturale' della malattia, per evitare l’applicazione di schemi rigidi e ripetitivi, non in sintonia con il percorso di cambiamento del soggetto. È, infatti, opportuno evitare la rincorsa affannosa e inutile di una ‘normalità’ estetica e funzionale del movimento, concentrando piuttosto l'intervento sull'interpretazione delle strategie di adattamento messe in atto dall'individuo. Molto schematicamente, sul piano funzionale l'intervento è rivolto: nelle tetraplegie, al ristabilimento di una parziale organizzazione antigravitaria del sistema posturale; nelle diplegie, all'acquisizione della deambulazione autonoma o assistita; nelle emiplegie, al miglioramento delle capacità di manipolazione. Occorre ricordare che il soggetto con paralisi cerebrale infantile ha subito un danno più o meno esteso dei propri sistemi di elaborazione degli input percettivi e degli output motori.
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Egli è pertanto in grado di apprendere come sfruttare le proprie capacità residue, ma non è in grado di apprendere la 'normalità', cioè di utilizzare spontaneamente e automaticamente gli schemi motori fluidi e complessi tipici di un sistema nervoso centrale intatto. Questo orientamento appare corretto soprattutto in relazione al ruolo oggi attribuito ai cosiddetti disturbi percettivi (o propriocettivi) nel determinare le principali caratteristiche cliniche della paralisi cerebrale infantile. Il riconoscimento dell'importanza dello studio dei disturbi percettivi ha gettato una nuova luce sul significato di fenomeni che in passato venivano interpretati come semplice ‘paralisi motoria’ (Ferrari, 1997). Un progetto riabilitativo globale deve anche prevedere il coinvolgimento attivo della famiglia del soggetto con paralisi cerebrale infantile, predisponendo periodici colloqui di sostegno psicologico e favorendo la partecipazione dell'intero nucleo familiare alle scelte terapeutiche. Attualmente la presa in carico riabilitativa multidisciplinare si avvale dei seguenti strumenti: • l'esercizio terapeutico in sede ambulatoriale; • la chirurgia funzionale ortopedica e neurologica; • i farmaci inibitori della spasticità (es. la tossina botulinica); • gli ausili (es. tutori e deambulatori). alutare 15
Fai sorridere i tuoi piedi e non solo... Giornate di Prevenzione
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Posturologia a cura del dr. Antonio Pacilio - Podologo e Posturologo
L’auricoloterapia L'orecchio esterno usato a scopi terapeutici. Scoperta dal Dr. P. Nogier nel 1951, è stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nella riunione di Lione del 1990. Nel 1966 Nogier crea il GLEM (Groupe Lyonnais d’Etudes Médicales) per coordinare gli sforzi di numerosi specialisti internazionali impegnati in queste attività di studio e di ricerca e per organizzare l’attività di formazione. L’auricoloterapia è una reflessoterapia che sfrutta le proprietà riflesse del padiglione auricolare, rese possibili grazie alla ricchezza di connessioni nervose dell’orecchio, alla sua embriologia, alla sua vascolarizzazione, per fini terapeutici. L’auricoloterapia è un efficace strumento per trattare il dolore, i disturbi funzionali, le dipendenze (per esempio il tabacco). In posturologia, l’auricoloterapia consente un prezioso “resetting posturale”, con destrutturazione di schemi motori e
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posturali alterati e normalizzazione delle tensioni muscolo-fasciali. Essa prepara e rinforza l’efficacia della rieducazione posturale, della kinesiterapia, delle manipolazioni vertebrali e consente una proficua regolazione neurovegetativa in via riflessa. È un metodo di trattamento delle malattie mediante stimolazione o infissione di aghi in determinati punti dell'orecchio esterno. Può essere considerata una parte dell'agopuntura, tuttavia, le sue basi teoriche sono del tutto peculiari. Ai fini dell'auricoloterapia, ma anche di una concezione dell'organizzazione del corpo e delle sue proiezioni esterne, l'orecchio esterno viene considerato come una riproduzione del feto con la testa rivolta verso il basso. Concepito in tal modo, l'orecchio esterno si presta in modo sorprendente a rappresentare la globalità dell'organismo e a favorire le integrazioni necessarie per esaurire le esigenze teoriche e le conoscenze dei tempi e della cultura nelle quali l'auricoloterapia si è sviluppata. La faccia è localizzata a livello del lobo auricolare, cui sono riferite anche la mandibola, la mascella, il palato, gli occhi, l'orecchio interno e le tonsille. La testa viene fatta corrispondere all'antitrago, mentre alla radice dell'elice*, corrisponderebbe il diaframma. La colonna vertebrale, nei suoi vari segmenti viene fatta corrispondere all'antelice, nella cui regione mediale vengono fatti cadere anche i punti relativi al collo, al torace e all'addome. La branca superiore dell'antelice comprende i punti relativi agli arti inferiori, mentre nella branca inferiore dell'antelice sono proiettati la regione dei glutei e il percorso del nervo sciatico nonché il complesso del sistema nervoso simpatico e quindi le funzioni da questo controllate. Le cavità nasali, la gola e i surreni sono situati sul trago; nell'antitrago sono presenti punti relativi alle ovaie, ai
testicoli, al cervello, alla fronte e alla regione occipitale. Come l'agopuntura, anche l'auricoloterapia presuppone ovviamente la formulazione di una diagnosi precisa prima di poter intervenire sui vari punti del padiglione auricolare. Questa metodica è notevolmente complicata dal fatto che, nell'impostazione della medicina tradizionale cinese, organi e visceri, anche distanti fra loro, possono essere collegati fra loro. Oltre ad avere una conoscenza di tutti i presupposti teorici che sono a fondamento di questa forma di trattamento, l'auricoloterapeuta deve essere dotato anche di una notevole sensibilità diagnostica e operatoria. Infatti, dopo aver prescelto l'area di intervento, perché la stimolazione produca i maggiori e i più specifici effetti, è necessario individuare i punti più sensibili cui applicare l'ago; questi punti sono quelli che presentano la maggiore dolorabilità, che viene stabilita premendo con un apposito strumento le varie regioni dell'orecchio; è evidente la fine manualità che questa manovra comporta. Le applicazioni possono durare ognuna 20-30 minuti, ma l'ago, in certi casi, può essere mantenuto infisso anche per alcuni giorni.
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Salutare è dal 2004 il primo mensile gratuito in Campania che dedica spazio ad argomenti di salute e benessere che valorizza la persona nella sua totalità. In questi cinque anni di attività Salutare è stato punto di riferimento per i cittadini e gli esperti del settore, perché è e continua ad essere la risposta alla sempre maggiore richiesta di una corretta informazione in materia di salute. Salutare è cresciuto grazie alla fedeltà manifestata dai voi lettori, parte attiva di questa esperienza. Non è un caso, infatti, che dopo 5 anni continuiate a scriverci numerosi per aderire al nostro progetto e per comunicarci dubbi e iniziative. Questo cinquantesimo numero è inoltre l'occasione per festeggiare con voi i primi passi del nuovo “arrivato”: Baby Magazine, guida indispensabile nella meravigliosa esperienza dell'essere genitori. Siamo sicuri che saprete accoglierlo con l'affetto e la fiducia che avete sempre dimostrato e che ci fa lavorare con serietà ed entusiasmo. La redazione
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ricerca a cura del dott. Aldo Sabato - Farmacista
La rivoluzione medica Le tappe del prossimo futuro.
Vivere senza combattere quotidianamente contro il colesterolo, senza temere la malattia di Alzheimer o l'obesità... Presto non sarà fantascienza.
2012 Trattamenti mirati contro il cancro. L'epoca in cui venivano somministrate le stesse cure a tutti i malati di cancro senza essere sicuri della loro efficacia, o inefficacia, sembra al tramonto. Sfortunatamente, il cancro resta tutt'oggi la prima causa di mortalità nel mondo occidentale e, ogni anno, si registrano 250.000 nuovi casi di tumore maligno in Italia (dati del Ministero della Salute). Da qualche anno, sono in sperimentazione dei test genetici personalizzati, che hanno lo scopo di individuare a colpo sicuro il prodotto giusto da somministrare. E in un prossimo futuro, migliorando le
conoscenze dei profili genetici di certi tumori, si potrà meglio individuare la resistenza o meno di un certo tumore ad un determinato farmaco. Se i risultati appaiono abbastanza vicini, resta tuttavia un interrogativo: quello del costo di queste ricerche genetiche, poiché fare un test è un conto, ma farne migliaia, se non milioni è tutt'altra cosa! Secondo le previsioni, però, questi test, diffondendosi dovrebbero veder diminuire il loro costo e, alla fine, essere persino rimborsati dal SSN.
2013 Un vaccino contro la malattia di Alzheimer. L'allungamento della durata di vita ha sfortunatamente il suo rovescio: la malattia di Alzheimer. Le statistiche non sono univoche, data la difficoltà di diagnosticare questo disturbo, ma si calcola che in Italia circa 800.000 persone siano affette da demenza senile, delle quali il 50/70% affette da Alzheimer. Questa degenerazione neurologica è
dovuta al malfunzionamento di una proteina che si accumula nel cervello e alla presenza di fibre nel tessuto nervoso. I ricercatori sono ottimisti circa la scoperta di un primo vaccino nei prossimi quattro o cinque anni. L'obiettivo è quello di insegnare alle cellule del nostro sistema immunitario a produrre anticorpi contro la proteina che prolifera nel cervello. I primi test realizzati mirano a riprodurre in modo sintetico una parte della proteina, poi a somministrarla al paziente. Da quel momento, l'organismo riconoscerà quella proteina e la distruggerà. Se tutti gli esperimenti avranno buon fine, al termine sarà possibile vaccinare persone nelle quali si individueranno i primi segni della malattia, grazie alla risonanza magnetica. I sistemi sanitari dei vari Stati occidentali avranno interesse a finanziare la vaccinazione, dato che questa malattia, oltre ad essere un dramma personale e familiare, pesa enormemente sui costi sanitari.
2028 Una retina artificiale per restituire la vista. Noi vediamo grazie a tre elementi: l'occhio, il nervo ottico e il cervello. La cornea, come un obiettivo, mette a fuoco i raggi luminosi mentre la retina serve da recettore poiché contiene le cellule sensibili alla luce. Tutte queste cellule si prolungano per formare il nervo ottico. Se queste cellule vengono stimolate dalla luce, le informazioni possono, attraverso questo nervo, essere trasmesse al cervello, che le interpreta e le trasforma in immagini. L'occhio artificiale sarebbe utile a quelli che hanno una malattia degenerativa della retina che la renderebbe incapace di trattare l'informazione luminosa. Il principio? Sostituire alla retina dei recettori artificiali, per mezzo di occhiali
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provvisti di una microcamera che riprende ciò che l'occhio non può vedere. La trasmissione al cervello avverrebbe tramite un fascio di raggi laser. Unico problema: il costo proibitivo per la maggior parte dei circa 250.000 non vedenti in Italia.
2030 Farmaci per vincere l'obesità. L'obesità è una malattia che colpisce quasi un italiano su dieci, e tende ad aumentare in modo assolutamente preoccupante. Il suo meccanismo è chiaro: quando le calorie ingerite, invece di essere bruciate o utilizzate vengono depositate nell'organismo, si accumulano sotto forma di grassi e conducono all'obesità. Per il momento disponiamo di una limitata gamma di farmaci che limitano la fame, ma che hanno numerosi effetti collaterali. Quanto agli interventi chirurgici mirati a ridurre le dimensioni dello stomaco, essi hanno delle possibilità di impiego limitatissime. La principale innovazione medica potrebbe invece provenire dal nostro stesso tubo digestivo.
I ricercatori hanno già iniziato il loro lavoro di identificazione del codice genetico dell'insieme dei batteri presenti nel nostro intestino. E hanno scoperto che l'equilibrio tra i diversi batteri cambia tra le persone obese e le persone dal peso normale. Estrapolando queste osservazioni, i medici sperano un giorno di trovare dei medicamenti capaci di distruggere i batteri responsabili del deposito eccessivo di grassi nell'organismo. Si potrà allora correggere il modo in cui le persone obese assimilano o depositano i grassi nel loro corpo. Questo però non basterà a decretare la fine delle diete!
2032 Un vaccino contro il colesterolo Le malattie cardio-vascolari si caratterizzano per la formazione di placche di colesterolo sulle pareti delle arterie. La formazione di queste placche, che
finiscono per occludere i vasi sanguigni, non è dovuta soltanto ad un deposito di grassi, ma anche ad una infiammazione. Mentre i trattamenti attuali mirano a diminuire il tasso di colesterolo nell'organismo, allo scopo di prevenirne l'accumulo, come abbiamo visto, nei vasi, le moderne ricerche sono destinate a trovare un trattamento al problema dell'infiammazione. Lo scopo è quello di insegnare al nostro sistema immunitario ad intrappolare le cellule responsabili del metabolismo del colesterolo, in modo da prevenire la formazione di placche. Ciò significherà che potremo fare a meno dell'esercizio fisico e imbottirci di cibi ricchi di colesterolo? Certo che no! Questi trattamenti saranno inizialmente destinati a quelli, tra i 10 milioni di pazienti, per i quali le diete e gli attuali trattamenti medici saranno inefficaci.
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Rischio di eventi cardiovascolari in pazienti colpiti da OVR Fig. 2 - Retinografia OVBR
L’occlusione venosa retinica è il disordine vascolare oculare più frequente dopo la retinopatia diabetica e può rappresentare un’importante causa di deficit visivo permanente (1). Le OVR, inoltre, sono associate ad eventi vascolari sistemici sia arteriosi che venosi e possono rappresentare un fattore predittivo di patologie cardiovascolari; colpisce più comunemente i soggetti anziani (>50 anni) (2) e ha un’incidenza di 2,14/1000 nella fascia di età compresa tra i 40 e i 64 anni, valore che sale a 5,36/1000 per i pazienti di età superiore ai 65 anni (3). Il nostro studio valuta i fattori predisponenti l’OVR in particolare gli stati trombofilici (acquisiti e genetici) ed il ruolo predittivo dell’OVR nello sviluppo di malattie cardio e cerebrovascolari tardive. MATERIALI E METODI - 117 pazienti colpiti da OVR - 202 controlli comparabili per sesso ed età che non fossero stati precedentemente colpiti da malattia cardiovascolare o tromboembolismo venoso - Follow-up medio 7 anni Durante il periodo di follow-up il 64% dei pazienti colpiti da OVR (58 pz ) aveva sviluppato un nuovo evento vascolare: si era verificato un evento ischemico arterioso (cardiopatia ischemica, ictus ischemico o TIA) nel 42% dei casi (38 pz), un evento tromboembolico venoso (trombosi venosa profonda o superficiale, embolia polmonare) nell’11% (10 pz) e una recidiva
Fig. 1 - Segno dell’incrocio arterovenoso di Salus-Gunn
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locale di OVR nell’11% (10 pz). I pz colpiti da OVR sono stati divisi in 2 sottogruppi in base alla terapia antiaggregante praticata durante il periodo di follow-up: il 24,4% (22 pz) aveva intrapreso un trattamento antiaggregante (in 18 casi con ASA 100 mg/die; in 4 casi con ticlopidina 500 mg/die), mentre il 75,6% (68 pz) non aveva praticato una profilassi antitrombotica dopo l’evento di OVR. Il confronto tra pazienti in trattamento antiaggregante e non, ha rivelato un risultato statisticamente non significativo anche se l’incidenza di eventi vascolari tra i soggetti in terapia antiaggregante è risultata inferiore (p=0,06; OR 0,34 95% IC 0,11-1,03). Tra il 64% dei pazienti (n=58) che aveva sviluppato un nuovo evento vascolare durante il follow-up, solo il 17,3% (10 su 58) era in terapia antiaggregante e l’82,7% (48 su 58) non aveva praticato una profilassi antitrombotica. Eventi ischemici arteriosi (cardiopatia ischemica, ictus ischemico o TIA) si sono verificati nel 15,8% dei pazienti in terapia antiaggregante, e nell’84,2% dei soggetti non in trattamento antiaggregante. Nessun evento tromboembolico venoso si è verificato nel gruppo in terapia antiaggregante (trombosi venosa profonda o superficiale, embolia polmonare). DISCUSSIONE Da diversi anni si afferma il concetto che le occlusioni venose retiniche sono patologie d’interesse internistico. I più recenti trials, infatti, dimostrano che spesso, i pazienti colpiti da OVR presentano dei disordini metabolici (5); i risultati dell’Eye Disease Case-Control Study, infatti, suggeriscono un profilo di rischio cardiovascolare per i pazienti colpiti da OVR e mostrano che l’ipertensione riveste un ruolo importante nella patogenesi di queste affezioni vascolari (4) (Figura 1-2). Si è studiato, inoltre, il ruolo degli stati trombofilici (deficit di Antitrombina, Proteina C, Proteina S, Fattore V Leiden o Fattore ΙΙ) nello sviluppo di questi eventi trombotici retinici ma, i dati in letteratura sono discordanti (6). Janssen e
al. tuttavia, in una meta-analisi condotta nel 2005 hanno dimostrato che tra i fattori congeniti e acquisiti correlati alla trombofilia solo gli anticorpi antifosfolipidi (Lupus Anti-Coagulant e anticorpi anti-cardiolipina) e l’iperomocisteinemia presentano un’associazione significativa con le OVR. Gli studi sulle principali mutazioni congenite associate alla trombofilia e le numerose evidenze relative all’importanza dei classici fattori di rischio vascolare nel determinismo delle OVR sembrano indicare che probabilmente l’aterosclerosi e i fattori metabolici ad essa correlati sono le condizioni più importanti per lo sviluppo dell’OVR (6). Il contributo del valore predittivo dell’OVR nello sviluppo della cardiopatia ischemica e dell’ictus è importante ai fini della prevenzione e della terapia di queste malattie vascolari. I fattori predisponenti correlati all’emostasi non hanno mostrato significatività statistica nei 2 gruppi: i nostri risultati, dunque, confermano quelli più recenti secondo cui i disordini della coagulazione, in particolare, le sindromi trombofiliche congenite non hanno un ruolo predominante nello sviluppo delle occlusioni venose retiniche. Per quanto riguarda i fattori di rischio sistemici correlati allo sviluppo delle OVR, nel nostro studio caso-controllo, l’ipertensione ha presentato la prevalenza più alta rispetto agli altri fattori di rischio (OD 4.6) in analogia con i risultati dell’Eye Disease Case-Control Study (OD 3.2). Tali risultati, dunque, confermano il ruolo dell’aterosclerosi e dei fattori metabolici nello sviluppo delle occlusioni retiniche così come per gli altri processi trombotici sistemici. L’ipertensione, in particolare, ha presentato la più alta prevalenza
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rispetto agli altri fattori di rischio sistemici (80%) anche nei pazienti con recidiva di OVR, sottolineando ulteriormente l’importanza di tale fattore nel determinismo delle OVR. Inoltre, nel gruppo di pazienti colpiti da OVR il 64% (58 pz) aveva sviluppato un nuovo evento vascolare, arterioso (coronarico o cerebrale), venoso (trombosi venosa superficiale, profonda o embolia polmonare) o una recidiva locale di OVR. Le OVR, dunque, sono un fattore di rischio per lo sviluppo di eventi cardiovascolari. Abbiamo inoltre confrontato 2 sottopopolazioni di pazienti con età superiore ed inferiore ai 45 anni per verificare se nei pazienti colpiti da OVR vi fosse un differente profilo di fattori di rischio sistemici legato all’età: questi risultati non hanno evidenziato correlazioni significative. Non esistono evidenze cliniche che consentano di affermare che gli anticoagulanti e gli antiaggreganti, tradizionalmente usati nella prevenzione delle patologie vascolari, siano efficaci nella terapia dell’OVR; tuttavia, gli antiaggreganti sembrano essere modestamente più efficaci degli anticoagulanti nel controllo delle recidive di OVR (7,8). I nostri risultati ci mostrano che la terapia antiaggregante è efficace nel prevenire gli eventi vascolari nei soggetti predisposti: il gruppo in terapia con antiaggreganti, infatti, presentava una prevalenza minore di nuovi eventi vascolari rispetto al gruppo che non praticava terapia; solo il 17,3% dei pazienti che praticavano una terapia antiaggregante ha manifestato nuovi eventi vascolari sia arteriosi che venosi rispetto all’82,7% dei pazienti che non aveva praticato una profilassi antitrombotica. I nostri dati ci consentono di affermare che i pazienti colpiti da OVR presentano un elevato rischio di andare incontro a nuovi eventi vascolari, in particolare arteriosi; ciò induce a considerare un attento monitoraggio delle patologie sistemiche associate all’OVR e la necessità di nuovi studi prospettici per valutare l’esigenza della terapia preventiva antitrombotica.
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Risultati Le principali caratteristiche cliniche dei 2 gruppi sono mostrate nella Tabella 1. Casi (pz OVR+) e controlli (pz OVR-) risultavano sovrapponibili per quanto riguarda la prevalenza di molti dei fattori di rischio vascolare; Tabella 1: Fattori di rischio cardiovascolare e condizioni trombofiliche.
Autori: Chiara Cuccaro, Marcello Loffredo, del Dipartimento di Scienze Oftalmologiche Università Federico II di Napoli; Mirko Di Capua, Antonella Tufano, Annamaria Cerbone, Antonio Coppola, Giovanni Di Minno, del Centro di Riferimento Regionale per i Disordini della Coagulazione, Dipartimento di Medicina Clinica, Università Federico II di Napoli; Domenico Marotta, dell'Istituto per lo studio e la cura del diabete (Casagiove - Ce)
Bibliografia:
Il confronto tra la prevalenza dei classici fattori di rischio cardiovascolare in 2 sottogruppi di pazienti colpiti da OVR ( pz<45 aa e pz>45 aa) ha evidenziato una differenza statisticamente significativa soltanto tra la prevalenza di soggetti obesi, fumatori ed ipertesi (Tabella 2).
Tabella 2: Caratteristiche cliniche e confronto dei fattori predisponenti le OVR nei pazienti di età < 45 anni vs. pazienti di età > 45 anni
(1) Shahid, H, P. Hossain et al.: “The management of retinal vein occlusion: is interventional ophthalmology the way forward?” Br J Ophthalmol 2006; 90(5): 627-39. (2) Cheru Kc,Zegans ME.: Ophthalmology review manual. Philadelphia, Lippincott Williams e Wilkins, 2000;132-146. (3) David R, Zangwill L, Badarna M, et al.: “Epidemiology of retinal vein occlusion and its association with glaucoma and increased intraocular pressure”. Ophthalmologica 1988, 197:69. (4) The Eye Disease Case-Control Study Group.“Risk factors for branch retinal vein occlusion”. Am J Ophthalmol 1993;116:286-96. (5) Vine AK.: ”Hyperhomocysteinemia: a risk factor for central retinal vein occlusion”. Am J Ophthalmol 2000; 129: 640-644 (6)Janssen MC, den Heijer M, Cruysberg JR, Wollersheim H, Bredie SJ.: “Retinal vein occlusion: a form of venous thrombosis or a complication of atherosclerosis? A meta-analysis of thrombophilic factors”. Thromb Haemost. 2005 Jun;93(6):1021-6 (7)Zegarra H, Gutman FA, Conforto J.: ”The natural course of central retinal vein occlusion”. Am J Ophthalmology. 1979;86:1931-8. (8) The Central Vein Occlusion Study Group. “Natural history and clinical management of central retinal vein occlusion”. Arch Ophthalmol. 1997;115:486-91.
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Oftalmologia a cura del dr. Bruno Baldi Dirigente Medico Div. Oculistica P.O. Eboli, e di Andrea Baldi, Studente di Medicina Università di Siena
Miodesopsie Ovvero corpi mobili vitreali. Il termine deriva dal greco e significa “visione di mosche” o “mosche volanti” (myòdes = simile a mosche e òpsis = visione) e consiste nella percezione di ombre multiformi, fluttuanti e sfuggenti al tentativo di fissarle, nel campo visivo del paziente. Queste ombre sono rese ancora più evidenti se si osservano superfici chiare come pareti bianche o il cielo limpido e sono dovute ad una non perfetta trasparenza del corpo vitreo. Nel momento in cui il paziente percepisce le miodesopsie, pur non trattandosi quasi mai di una patologia importante, si spaventa molto e non è raro che si rivolga al Pronto Soccorso. L’umor vitreo occupa circa i 2/3 posteriori della cavità oculare ed il suo volume di 4 ml rappresenta il 70-80 % del volume del globo oculare. È un gel
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costituito dal 99% di acqua, per il resto da acido ialuronico, collagene, principalmente di tipo II, con funzioni di sostegno ed altre proteine solubili che gli conferiscono una perfetta trasparenza. La struttura fibrillare, in occhi normali, non è percepibile, ma svariate situazioni, fisiologiche, parafisiologiche e raramente patologiche, la possono rendere visibile creando dei corpi opachi mobili all’interno dell’umor vitreo che si evidenziano in particolari condizioni di luce e di contrasto. La forma e la quantità di queste opacità è variabile e si possono percepire anelli, filamenti, ragnatele che possono essere molto piccole (puntiformi) oppure interessare un intero settore del campo visivo. Alla base dei fenomeni delle miodesopsie c’è il deterioramento del corpo vitreo che perde compattezza con parziale liquefazione e conseguente dispersione delle sue fibrille all’interno del bulbo oculare. I processi degenerativi del vitreo (liquefazione) iniziano precocemente (14-18 anni), ma sono più evidenti al di sopra dei 50 anni quando il volume del gel vitreale diminuisce in maniera significativa mentre la parte liquida aumenta. La causa più probabile della liquefazione è rappresentata dall’accumulo di radicali liberi (per effetto della continua esposizione alla luce) e dall’azione di enzimi endogeni (metallo proteinasi).
La conseguenza di questo processo di liquefazione è la formazione di lacune vitreali che successivamente possono collassare. Le fibre collagene che delimitano queste zone tendono a frammentarsi e formare filamenti di varia forma che fluttuano all’interno delle lacune stesse proiettando delle ombre sulla retina. La miopia media ed elevata provoca anch’essa delle alterazioni del vitreo sovrapponibili all’invecchiamento ed in questi casi i corpi mobili si verificano in soggetti anche molto giovani. Raramente i corpi mobili rappresentano il segno, sempre iniziale, di patologie oculari importanti quali le emorragie endovitreali e il distacco di retina. Spesso si presentano in pazienti operati di cataratta, ma in questo caso i corpi mobili erano, molto probabilmente, preesistenti all’intervento chirurgico ed è solo la rimozione della cataratta con conseguente miglioramento della funzione visiva che li rende visibili. Non esiste una terapia efficace per eliminare i corpi mobili
anche se l’idratazione del vitreo, la protezione sistematica dalla luce con filtri solari ed una dieta appropriata (alimenti come frutta e verdura che contengono antiossidanti per contrastare i radicali liberi), sono consigli sicuramente utili per prevenire lo sviluppo delle miodesopsie o almeno ritardare il più possibile la degenerazione del corpo vitreo. Anche se non esistono terapie efficaci per il trattamento dei corpi mobili è senz’altro corretto consigliare, a chi si accorge della loro presenza, una visita specialistica per un corretto inquadramento diagnostico delle miodesopsie.
Bibliografia: - sito web : www.albanesi.it - Wikipedia : L’enciclopedia libera in rete. - De Crecchio G.- Forte R. – Montagnari S. – Zeppa L. : “Anatomia e fisiologia del vitreo” S.O.I. Ed. Fabiano Nov. 2008 : 57-65 - Busacca A.:”Biomicroscopie et Histopathologie de l’oeil”. Vol. 3 Zurich, Schweizer Druck Und Verlagshaus AG, 1967. - sito web: www.iapb.it.
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Sessuologia a cura del dr. Domenico Trotta - Sessuologo clinico
Prostituzione e sessualità Da sempre cercata e da sempre contestata. Le rinnovate polemiche ed il DDL Carfagna sul divieto di esercitare la prostituzione in strada e luoghi pubblici e le pene in caso di trasgressione applicate sia a lucciole che clienti, ha acceso ancora una volta i riflettori sul sesso a pagamento. La prostituzione esiste da sempre ed é il risultato dell’incontro tra chi offre denaro in cambio di sesso e chi al contrario sesso in cambio di soldi. Nessuno é mai riuscito a cancellarla. Tutt’al piú é stato possibile limitarla, frenarla, contenerla. Perchè la prostituzione? La “presa” che la prostituta ha esercitato in ogni epoca e civiltá è dovuta a tutta una serie di fattori. Dai piú ovvi, come il sopperire alla mancanza di una donna disponibile, al desiderio di contrastare un rapporto di coppia ormai vissuto come ripetitivo e routinario. O per soddisfare modalità e
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bisogni sessuali non appagati dal e con il partner di tutti i giorni. E ancora per affermare la propria identità, concedersi, approfittare di, rubare ció che non è possibile altrimenti avere. O per un desiderio di novitá e di diverso, o per andare oltre o spingersi nel proibito, nella trasgressione e via dicendo. Sessualità a pagamento ed a metà o sessualità e amore? Ma perché non un incontro piú vero o che includa uno scambio di cuori, oltre che di genitalità? É questa una domanda che molti si pongono senza sempre trovare una risposta convincente. La scissione tra sesso ed amore è essa stessa una ragione del successo del “sesso a tempo limitato e implicazioni emotive”. Almeno nei maschi. Se infatti a favore della sessualitá spingono tutta una serie di bisogni consci e inconsci, contro di essa si muovono anche ansie e inquietudini profonde. Per molti la componente affettiva, il trasporto amoroso verso l’altro e il timore che dal sesso si passi ad una relazione continuativa, puó rappresentare un limite sia alla sua realizzazione che al piacere ad esso legato. In altri casi solo l’incontro con un partner occasionale (si pensi a quelle persone che pretendono dalla prostituta prestazioni che mai oserebbero chiedere ad un partner conosciuto o a coloro che ambiguamente, vanno “senza saperlo” con un trans o un travestito) permette all’individuo di scaricare tensioni, per altri versi
non accettate se non addirittura aspramente combattute, sotto il profilo razionale, nella vita di tutti i giorni. Identikit del “cliente”: Gli occasionali Quelli che, a seguito di una spinta o di un'opportunità, si lasciano tentare. Ad esempio persone momentaneamente senza partner o fuori casa per lavoro, vacanza, studio. Gli affezionati Frequentano le prostitute con cadenza fissa. Seguendo un rituale consolidato, a testimonianza di una dipendenza. Per scaricare una tensione e un'aggressivitá che esalta il loro sentirsi maschi e virili o per un'insoddisfazione del sesso abituale. Altre volte per “vivificarsi” e caricarsi di un'energia da trasferire poi nella quotidianità o per un recupero di affettività, per altri versi negata. Ed ancora per soddisfare una sessualità meno comune, atipica o deviante.
trovano nella prostituta uno sbocco, improbabile in altre condizioni. Gli aggressori Maschi che all'aggressività fallica sostituiscono un'aggressività distruttrice e capaci per questo piú di “fare la guerra” che non di “fare l’amore”. E che a volte sono responsabili di crimini e delitti sessuali. Quelli che non lo farebbero mai La sessualità è qui inscindibile dalla relazione ovvero da una complicità ed un trasporto amoroso reciproco. O il sesso è “cosa” familare o non ha spazio nell’illecito e nel proibito. Quelli che stanno a guardare Non hanno ancora colto l’occasione. Eppure coltivano nel loro cuore la tentazione. Che un giorno una donna, “quella delle loro fantasie”, possa soddisfare i loro piú segreti e non confessati desideri.
Disfunzionali e sessopatici Sono noti alle mercenarie dell’amore. Un disturbo dell’erezione o un'incapacità coitale puó sollecitare il ricorso ad una prostituta. Strategia errata e che spesso aggrava il sintomo, per il prevalere sul desiderio dell’ansia per un rapporto freddo e frettoloso, scarsa autostima, paura di fallire. Stesso discorso per i “sessopatici” dove problematiche profonde, sessualità parziali o particolari e deviazioni sessuali, alutare 25
Educazione Motoria a cura della dott.ssa Mariangela Picardi laureata in Scienze Motorie, chinesiologa, operatrice in movimento, stretching e acquaticità per la gravidanza
Donne e sport I danni di un allenamento non mirato.
L’esercizio fisico diventa un “boomerang” per chi stressa il corpo, cercando la forma perfetta. Le donne, spesso precocemente, svolgono attività fisica esattamente come i coetanei maschi. Nel campo dello sport, però, la parità dei sessi rischia di avere effetti imprevisti ed il prezzo lo pagano soprattutto le ragazze. La natura ha “programmato” le donne in modo diverso dagli uomini: hanno il bacino più largo, muscoli meno sviluppati e una maggiore percentuale di massa grassa. Quando corrono tengono la schiena più dritta e le gambe, anche le più armoniose, sono leggermente a X, a livello del ginocchio. Tuttavia queste differenze vengono spesso ignorate negli allenamenti sportivi e nell’attività fisica, soprattutto nella fase di crescita. Per tale ragione le ragazze sono più soggette ai rischi,
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soprattutto quando entrano nella pubertà. Se giocano a calcio, il rischio di fratturarsi il legamento crociato anteriore del ginocchio è quintuplo. Nel basket, sono tre volte più vulnerabili alle commozioni cerebrali. Inoltre, nella maratona o nel jogging, hanno maggiore probabilità di soffrire di mal di schiena e di distorsioni, di avere dolori cronici alle ginocchia e fratture da stress meccanico. Il pericolo riguarda soprattutto le atlete, ma non risparmia le adolescenti che praticano attività fisica intensa. Nei college americani, del resto, le ragazze che giocano a calcio o a basket sono tante. In Italia il fenomeno è meno diffuso, ma i guasti a lungo termine di uno sport non mirato iniziano a preoccupare sia i medici che i genitori. A parità di carico di allenamento, nel calcio femminile o nel basket ci sono patologie la cui frequenza è sei - otto volte quella maschile. Anche in questo caso c’entra la fisiologia femminile. Gli estrogeni rendono meno resistenti i legamenti e la forma del bacino porta le donne a usare il ginocchio con angolazioni diverse rispetto all’uomo, rendendolo vulnerabile. Altro sport dove, per le donne, è frequente la lesione del legamento crociato anteriore è lo sci, anche a livello amatoriale. Ciò avviene perchè le ragazze sono più elastiche: il che è un vantaggio nella vita, ma non in alcuni sport. Questa maggiore flessibilità non è infatti accompagnata da una
massa muscolare sufficiente per tenere le articolazioni in posizione di stabilità. Il problema ha radici fisiologiche e, in un certo senso, anche culturali: ai giovanissimi che fanno sport, specie se promettenti, vengono richieste prestazioni sempre più lunghe, più intense, a livelli sempre più alti. Pressioni che, soprattutto sulle ragazzine, rischiano di essere eccessive. Le fratture da stress, le piccole crepe che si creano nell’osso dopo sforzi ripetuti, sono un altro problema, frequente nelle donne che fanno maratona, sci di fondo, jogging intenso. Il fattore scatenante è il battere sul terreno milioni di volte: la frattura avviene a livello di tibia e ossa del metatarso. A molti sport di squadra le ragazze spesso arrivano direttamente dalla scuola e presentano una inadeguata preparazione fisica. Così a 14 anni hanno già articolazioni e muscoli inadatti agli sforzi, con un rischio di infortuni alto. Le sportive soffrono anche di disordini alimentari e amenorrea, hanno troppi pochi grassi e consumano tantissimo, nelle loro scarse cellule adipose gli estrogeni non possono trasformarsi
sufficientemente. Conviene dedicare molta parte dell’allenamento alla formazione del fisico. Preparare il fisico a diversi tipi di attività, mentre spesso l’allenamento è finalizzato ad un preciso gesto tecnico di un solo sport. Far lavorare sempre gli stessi gruppi muscolari, è altrettanto sbagliato, perchè le strutture non hanno il tempo di rigenerarsi ed i rischi di lesioni o fratture da abuso aumentano. Un bravo tecnico che prepara una ragazza le fa svolgere esercizi di coordinazione e di prontezza dei riflessi; le fa sviluppare, con tappe graduali, la percezione corporea. Di fronte ai dati della traumatologia femminile, prima i ricercatori americani e poi la FIFA si sono mossi mettendo a punto un protocollo di esercizi di forza e agilità, che permette alle atlete di migliorare la resistenza ai traumi. Sono semplici esercizi da svolgere 2 volte la settimana; si trovano sul sito della FIFA e possono essere adottati da qualunque allenatore. In questo modo si è colmato un vuoto importante, trasformando un problema in un miglioramento culturale dello sport.
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Sanità a cura del dr. Mauro Mastroberardino
Le Residenze Sanitarie Assistite Una normalità per le altre regioni, un'imposizione per la Campania.
Le Residenze Sanitarie Assistite sono strutture deputate ad ospitare anziani non autosufficienti ultrasessantacinquenni, disabili e pazienti affetti da demenza La prima regolamentazione sulla disciplina per l’erogazione dei servizi in Regione Campania risale all’anno 1989 quando fu emanata la Legge Regionale n. 21, che per prima tentò di mettere ordine alle diverse tipologie delle strutture residenziali per anziani autosufficienti e non. All’epoca la regione Campania risultò tra le regioni più avanzate in Italia. Poi il nulla. Solo nella metà dell’anno 1997, con la D.G.R.C. n. 3945, vi fu il tentativo di disciplinare e attivare le RSA, (peraltro ormai già da tempo in funzione in quasi tutto il territorio nazionale), ma la cosa non ebbe seguito. Da regione avanzata divenimmo regione arretrata. Quando nel 1999 venne emanato il decreto legislativo n. 229, (norme per la razionalizzazione del SSN), ovviamente la
Regione Campania si trovò come sempre impreparata nell’emanare le linee guida attuative e ci riuscì solo nell’anno 2001, (definizione dei requisiti minimi delle strutture sanitarie e socio-sanitarie - DGRC n. 3958 e 7301 del 2001) dove furono inserite le strutture socio-sanitarie destinate a RSA, geriatrie e disabili. Però, neanche questo servì a risolvere in maniera definitiva le problematica sulle RSA, tant’è che solo nel 2003, con l’approvazione della Legge Regionale n. 8, la Campania si dotò di uno strumento legislativo, avente ad oggetto una legge quadro per la “Realizzazione, organizzazione, funzionamento delle Residenze Sanitarie Assistenziali Pubbliche e Private”. Ma anche questo non fu sufficiente, come prassi regionale, si fanno le Leggi, ma non i regolamenti applicativi, e le stesse risultano inutili e inapplicabili. Solo dopo tre anni dalla LR 8, venne partorito il regolamento applicativo, che… come di prassi campana veniva annullato da una ordinanza del Tar, e siamo al punto di partenza. E in tutto questo, non solo montagne di circolari che obbligano i direttori generali ad evitare ricoveri impropri, ma anche l'aggravante che nel frattempo la guerra tra assessorati competenti, sanità e
politiche sociali, (la gestione delle risorse), continua. Con italica interpretazione, qualcuno inizia a parlare addirittura di “finanza creativa” utilizzando, come è giusto che sia la DGRC 482/04 (linee guida della riabilitazione). I direttori generali iniziano ad avviare le prime strutture sia pubbliche che private, ma la risposta al bisogno è insufficiente e disorganizzata rispetto al reale bisogno dei cittadini che di fatto sono lasciati a sè stessi . Il tutto però sembra finire. Forse. Grazie alla crisi della sanità e alla spada di “Damocle” del commissariamento dell’assessorato alla sanità, quello che sembrava insormontabile appare di fatto sormontabile e come d’incanto la guerra tra i due contendenti appare risolvibile. In nome del risparmio e della razionalizzazione si è veramente avviato quell’iter indispensabile per rendere veramente operative e funzionali le RSA e consentire di dare un vera risposta agli innumerevoli bisogni della non autosufficienza. Soprattutto, visto che la retta è per legge in compartecipazione tra Sanità-Sociale e Cittadino; la RSA improvvisamente diventa utile, anzi no.
Centro Geriatrico MARE Residenza Sanitaria Assistenziale Via Giovanni XXIII 83010 Grottolella (AV) Tel. 0825-671511 fax 0825-671914 maresrl@interfree.it
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Odontoiatria a cura del dr. Salvatore Mone e della dr.ssa Delia Corrado
La malattia parodontale nel paziente diabetico Conseguenze e prevenzione sull'apparato buccale. Il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia). È noto fin dall'antichità: scritti medici cinesi riportano una sindrome con polifagia, polidipsia e poliuria. Il diabete è una malattia molto diffusa: un diabetico, curato, ha buone possibilità di condurre una vita pressochè normale. Sono molto frequenti le complicanze che riguardano diversi organi e tessuti tra cui gli occhi, i reni, il cuore, i vasi sanguigni e i nervi periferici. Quando ci sono malattie come il diabete, che riducono la capacità di difesa e di reazione dell'organismo, il paziente diabetico è predisposto ad ammalarsi più facilmente ed è più esposto a frequenti complicanze infettive dentali e parodontali. Per questo motivo poniamo particolare attenzione a due punti essenziali: le conseguenze del diabete sull'apparato buccale e la prevenzione. Infatti recenti studi pubblicati su riviste internazionali di settore, hanno confermato la relazione tra diabete e malattia
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parodontale. La malattia parodontale è una patologia infiammatoria cronica, che interessa i tessuti di sostegno del dente, causata da alcune specie di batteri che sono presenti nella bocca della maggior parte della popolazione. La causa principale è una cattiva igiene orale, tuttavia i primi processi infettivi possono essere facilitati perchè i germi si moltiplicano più velocemente in presenza di maggiori quantità di glucosio. Qualora insorgano delle gengiviti, il diabetico deve consultare immediatamente il proprio dentista. Un accurato trattamento eviterà la diffusione dell'infiammazione e quindi l'insorgere della malattia. È dimostrato come la malattia parodontale possa giocare un ruolo significativo nel decorso del diabete e come il trattamento della parodontite porti al miglioramento del controllo metabolico nei pazienti affetti da diabete. Siccome il 90% dei pazienti diabetici presenta la malattia parodontale (quella che un tempo veniva chiamata piorrea), il consiglio è che essi si sottopongano con una frequenza che varia da tre a sei mesi, ad una visita odontoiatrica e che seguano scrupolosamente le indicazioni fornite dal dentista parodontologo.
Uno degli obiettivi è quello di rimuovere la placca batterica in modo da togliere nel cavo orale i germi responsabili della malattia parodontale. In Italia esistono ambulatori specializzati che hanno il compito sociale di riconoscere e curare gli ammalati, e quindi di praticare anche educazione sanitaria per la prevenzione delle patologie orali, motivando il paziente all'uso giornaliero dello spazzolino e del filo interdentale per la rimozione dei residui di cibo tra i denti. È chiaro che, nei pazienti diabetici è più che mai importante puntare sulla prevenzione delle affezioni parodontali per evitare trattamenti complessi o, nei casi più trascurati, la perdita dei denti.
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Psicoterapia a cura della dott.ssa Leopoldina De Varti, Psicologa, Psicoterapeuta, Spec.ta in DanzaMovimentoTerapia presso l’Istituto RIZA di Medicina Psicosomatica di Milano
Sorrisi e risate (parte seconda) Le forme del ridere e la comunicazione. Fin dall’antica Grecia la comicità appartiene alla cultura dell’uomo e ne ha caratterizzato lo sviluppo stesso. I riti di fertilità, e in particolare quelli in onore del dio Dioniso, erano l’espressione di una libera e sfrenata vitalità, dove gli uomini imparavano a lasciarsi andare al piacere e alla gioia. Vari sono stati i momenti nella storia in cui il ridere è stato denigrato. Nella Roma repubblicana, la commedia e la satira sono state ritenute sataniche e dilagavano citazioni come “il riso abbonda sulla bocca degli stolti”, però mai come oggi il dio Dioniso è stato sotterrato e gli uomini, affannati e tesi come sono, sembra che abbiano poco da ridere, e sempre meno spazio da dedicare al piacere liberatorio e condiviso. Ci sarà stato almeno una volta
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nella vita, forse quando eravamo bambini o ragazzi, che una battuta improvvisa abbia scatenato una risata fino alle lacrime, o a 'crepapelle'. Queste espressioni popolari danno proprio l’immagine di questa enorme energia libidica che scatena la risata e che rompe le barrire. 'Crepare la pelle' nel linguaggio psicosomatico significa proprio rompere quella barriera tra noi e gli altri che la pelle ben rappresenta simbolicamente. La risata travalica questo confine individuale e ci fa immergere tutti in un’unica atmosfera, fatta di aggressività lecita, di seduzione, di ribellione, di eros mascherato. Ridere facilita l’interazione, apre una strada nuova nel contatto con gli altri, un contatto che diventa più spontaneo e immediato al di là delle convenzioni. La risata scioglie resistenze e difese e ci fa sentire più vicini alla nostra umanità: pensiamo a quante volte la risata scoppia
per una battuta sui nostri difetti e i nostri errori, sulle cadute improvvise, per poi sentirci più rilassati nei confronti di chi ci sta a fianco. I 'modi di ridere' sono molto diversi tra loro, al punto che secondo alcune ricerche si possono distinguere differenti tipi di personalità. C’è la persona estroversa, emotiva, irrequieta e impulsiva, che utilizza l’umorismo per entrare a far parte di un gruppo. C’è poi la persona più controllata che si lascia andare solo con le persone adeguate. C’è la personalità introversa, pessimista, rigida e poco socievole che si lascia andare solo se le battute riguardano le strutture sociali. Infine, c'è l’intellettuale che apprezza prevalentemente le battute più cervellotiche.
Le vocali del ridere: HA!HA! ed una bocca spalancata: è la risata grassa, che
esplode fragorosamente e ha la capacità di contagiare e coinvolgere chiunque, perciò è chiamata anche 'risata socializzante'. Sorge dalla pancia e scioglie ogni tensione liberando una grande dose di forza vitale. Essa è caratteristica delle persone dall’aspetto fisico robusto, buongustaie e amanti dei piaceri della vita. HE!HE! è una risata a mezza bocca: l’aria viene filtrata dalla gola e per questo la risata acquista un suono particolare, stretto e stridente, a volte è usata per affermare la propria superiorità, o per accusare. La ritroviamo in alcune persone che tendono a mascherare i propri sentimenti, che ‘non osano aprire del tutto la bocca’. HI!HI! e la bocca è quasi chiusa: è una risata ‘ristretta’ ed è un modo di ridere mascherato, quasi nascosto ('ridere sotto i baffi') . Chi ride così è spesso una persona piccola e magra, critica, che per competere con gli altri tende ad usare l’astuzia e la malizia. HO!HO! e la bocca è a tutto tondo: spesso la testa la segue in piccoli movimenti destra/sinistra e viceversa; questa risata è di chi vorrebbe controllarsi ma non ci riesce, trasmette una sensazione di incredulilità nei confronti della persona in cui non si ha fiducia o stima, e per certi versi è una risata falsa perché non proviene direttamente dalle emozioni ma dall’idea che la mente si è fatta su quella determinata cosa o persona.
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Psicologia a cura del Prof. Luciano Rispoli
Il funzionalismo moderno e lo stress I problemi della cronicizzazione e le soluzioni della psicologia funzionale. Lo stress è una delle malattie tipiche del nostro tempo, della nostra società. Il fenomeno dello stress è il più emblematico e significativo quando si vogliano comprendere i fattori molteplici che intervengono nella conservazione o nella perdita della salute: come quando si affronta la complessità mente-corpo dell’individuo. La persona nella sua interezza. Oggi siamo arrivati a conoscere i meccanismi di cronicizzazione dello stress (stress negativo o distress). Lo stress cronico viene confuso con l’affaticamento, la stanchezza, il carico di lavoro. In realtà è ben altra cosa dallo stress temporaneo (stress positivo o eustress) che stimola
l’organismo rivitalizzandolo e lo predispone a superare situazioni e problemi in tempi brevi, agendo immediatamente. L’eustress, quindi, scompare dopo che si è affrontato lo stimolo stressante o 'stressor' contrariamente a quanto accade per lo stress cronico, o distress, che permane nel tempo, logorando l’organismo facendolo ammalare. Importante è il ruolo del “filtro Funzionale” che costituisce la maniera in cui l’individuo attraversa un evento stressante con tutto il proprio organismo: vale a dire con lo stato delle sue emozioni, ma anche la sua respirazione, la condizione muscolare, le sue posture, la condizione fisiologica e biologica profonda. Lo stressor può venire percepito come qualcosa di affrontabile oppure di non affrontabile, come un evento ordinario o drammatico. Esperienze negative precedenti possono aver alterato questo filtro, per cui eventi del tutto normali vengono vissuti come allarmanti, pericolosi, altamente stressanti. Tutto ciò fa permanere lo stato di stress più a lungo, dunque
gli effetti degli eventi stressanti non si esauriscono ma permangono al di là dell’evento nell’organismo. Questo è lo stress cronico. L’organismo stressato non è più in grado di comportarsi secondo quelle norme elementari che aiutano a conservare la salute, andando incontro a “malattie” di vario genere come: disturbi di ansia, difficoltà a concentrarsi, irritabilità, cefalee e disturbi neurovegetativi. È fondamentale capire dove si àncora questa alterazione Funzionale, perché lo stress inizia ad annidarsi nelle sensazioni fisiche alterate per poi diffondersi al pensiero, alle emozioni, alle fantasie. Oggi, dopo gli studi condotti per oltre 15 anni con l'equipe di Zerostress, sappiamo molto bene come funziona lo stress: sappiamo dove si inizia a formare e che dipende da come funziona la persona ai suoi livelli più profondi. Lo stress è esattamente lo specchio di questi livelli di funzionamenti profondi, perciò è un fenomeno di importanza vitale. Tutti i consigli che si possono dare, perciò, devono essere necessariamente rivolti a recuperare e curare i funzionamenti di fondo degli esseri umani. È questo il vero segreto, la vera chiave della lotta allo stress e della lotta per la salute futura. Nonostante ciò, cercheremo comunque di dare alcuni consigli e suggerire alcune tecniche per cercare di non farsi sopraffare dallo stress in diverse situazioni. Una riunione di lavoro difficile, un impegno importante nel dover parlare ed esporre.
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Preparare il lavoro un po' di tempo prima, prospettando alla mente i possibili andamenti della riunione. Terminare la progettazione almeno un giorno prima, e poi dimenticare per un giorno tutto, distrarsi, e cercare momenti piacevoli e di divertimento. Un’ora prima praticare una respirazione diaframmatica profonda: inspirazione a bocca aperta lunga, nessuna pausa, espirazione più rapida a lasciare con un po’ di voce, pausa, e poi ricominciare il ciclo. La respirazione deve durare almeno 10 minuti. Subito dopo fare alcuni movimenti di slancio, per creare convinzione e determinazione, movimenti veloci e intensi con le braccia, le mani, e le gambe. Un momento di rabbia. Non rispondere subito. Portare lo sguardo in giro e cercare di vedere veramente cosa c’è intorno a noi. Espirare rapidamente diverse volte e poi tirare lunghi respiri con una inspirazione molto lunga e lenta. Cercare in mente una canzone molto allegra. Provare a dire qualcosa di molto diverso da quello che si stava per dire, senza paura di perdere la faccia. Parlare lentamente con voce intensa tenendo la testa ben sollevata. Questi sono metodi e tecniche che rientrano in un lavoro sullo stress molto più ampio. Oggi, le metodologie di valutazione e di cura innovative che applichiamo ottengono risultati estremamente importanti. La lotta allo stress è una cosa molto seria, e lo sarà sempre di più nel futuro. alutare 31
Psichiatria a cura del dr. Francesco Saverio Ruggiero - Psichiatra Psicoterapeuta
La fobia dell’ascensore Quando ci si sente "chiusi in gabbia". È una patologia che appartiene ai disturbi d’ansia come classificato dal DSM IV-TR*, ed è inclusa nelle fobie specifiche che comprendono la claustrofobia. È una patologia per la quale si utilizza una strategia difensiva come ad esempio evitare di introdursi all’interno di un ascensore per impedire ai sintomi di prendere il sopravvento e manifestarsi come già potrebbe essere accaduto precedentemente. Di solito, l’insorgenza dei sintomi è strettamente correlata a fenomeni traumatici vissuti per i quali non è avvenuta un'elaborazione, tra questi la possibilità di permanenza in luoghi chiusi senza via di fuga, per un tempo molto lungo. Le cause possono però variare da soggetto a soggetto. La sintomatologia è caratterizzata da tachicardia, sudorazione, mancanza d’aria. Nei casi con sintomi più gravi possono essere presenti lipotimie oppure veri e propri attacchi di panico. A volte possono essere presenti sintomi di fobia sociale, per cui il soggetto si sente a disagio quando è osservato, soprattutto se si trova in luoghi angusti, dunque per questo motivo tende ad evitare le situazioni che possano metterlo al centro dell’attenzione.
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Oppure, si può ipotizzare la presenza di un disturbo ossessivo-compulsivo in cui la componente della pulizia delle mani è molto presente, infatti i bottoni dell’ascensore vengono utilizzati da molte persone e difficilmente si può evitare di toccarli. In questi casi l’evitamento dell’ascensore rappresenta un sintomo di altre patologie psichiatriche. È un disturbo che non comporta un disagio molto invalidante in chi ne soffre, in quanto si possono utilizzare strategie di evitamento valide ad ottenere lo scopo ugualmente, ad esempio evitando di prendere l’ascensore, non sottoponendosi a stress per l’insorgenza di sintomi, si arriva comunque al piano desiderato. Siccome il disagio non viene neanche vissuto come tale, non viene chiesto un aiuto specifico per la soluzione del problema, a meno che non insorgano motivi contingenti che obbligano il soggetto a dover risolvere la questione. Le possibilità di cura sono molteplici e portano facilmente ad una risoluzione totale, qualora il sintomo sia rappresentato come esclusivo e non presenti problematiche sottostanti non elaborate. È possibile superare la paura dell’ascensore attraverso esercizi specifici che possono non necessitare di un intervento specialistico, qualora i sintomi siano sufficientemente sopportabili da consentire un certo utilizzo dell’ascensore. Nei casi più problematici invece è necessario un trattamento specialistico. Deve essere sempre inquadrato il problema, in quanto il solo sintomo può nascondere
altre patologie, come già indicato, che si evidenziano con il sintomo fobico celando, in questo modo, la sintomatologia sottostante. Infatti, l’errore diagnostico può avere come conseguenza un errore di trattamento che può focalizzarsi esclusivamente sul sintomo fobico non considerando altri elementi importanti per la definizione diagnostica dei disturbi presenti. Per questi motivi, la presenza di un sintomo non deve indurre il paziente a pensare di soffrire di quel sintomo esclusivamente, in quanto, con un'attenta anamnesi, possono essere evidenziati sintomi clinici ai quali non era stata data importanza precedentemente. Il trattamento di elezione può essere il trattamento combinato con psicofarmaci e psicoterapia cognitivo-comportamentale; quest’ultima prevede una esposizione graduale allo stimolo fobico fino al superamento dello stesso, considerando la sintomatologia e gli stati d’animo associati durante l’esposizione. I farmaci scelti per il trattamento appartengono alla classe degli antidepressivi serotoninergici. L’uso delle benzodiazepine è sconsigliato nel lungo termine e possono, invece, essere utilizzate per affrontare la crisi durante l’esposizione allo stimolo sotto stretto controllo medico.
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Foniatria a cura del Prof. Massimo Boghese - Foniatra
La Sindrome di Down La necessità dell'intervento foniatrico-logopedico precoce e intensivo. Anche nella sindrome di Down si cade spesso nell’errore di pensare che possa essere “troppo presto” iniziare sin dai primi mesi di vita una terapia foniatrico-logopedica. Come potrebbe essere un soggetto Down se sottoposto precocemente ad un certo tipo di intervento stimolativo ed abilitativo nei confronti di funzioni cognitive, espressive, comportamentali, o di apprendimento? Il dubbio circa le maggiori possibilità di evoluzione mentale, comportamentale e comunicativa di un bambino, e quindi di un adulto, affetto da sindrome di Down, emerge non di rado, eppure si continua da parte della maggioranza dei cosiddetti “operatori del settore” della riabilitazione, a non riconoscere, di fatto, la necessità di attuare al più presto e nel modo il più possibile intensivo, programmi abilitativi-riabilitativi di tipo foniatrico-logopedico, e non soltanto fisioterapico, come fino ad oggi si è soliti fare. La sindrome di Down è stata a lungo penalizzata quanto a restrizioni prognostiche, perchè, secondo una comune quanto criticabile mentalità, essendo somaticamente "visibile", il soggetto "Down" sembrerebbe più "ufficialmente sindromico" rispetto ad altri individui che di
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aspetto esterno non presentano alterazioni, ma che a livello cerebrale non sono nè più nè meno alterati del Down. Se a questo aggiungiamo un altro presupposto sbagliato da cui partono in molti, secondo il quale "genetico è sinonimo di irreversibile" quanto a conseguenze prestazionali negative, ecco che il Down risulta nuovamente e ancor più penalizzato, in quanto visibilmente ed indiscutibilmente genetico. Queste considerazioni preliminari credo che aiutino a spiegare almeno un motivo per cui nell'investire energie e aspettative riabilitative nei confronti del Down, spesso ci si limiti, "accontentandosi" di livelli più bassi di quelli ai quali si potrebbe mirare. Altro errore, e questo non riguarda solo e specificamente i Down, sta nel non intervenire precocemente ed in misura intensiva. In tutti i casi in cui è necessario un trattamento abilitativo, la precocità e l'intensività di intervento è l'arma più efficace. Non lo dice una teoria elaborata a tavolino, ma lo dice l'esperienza pratica. Si potrebbe arrivare ad affermare che la gravità di un quadro clinico dipenda non dall'entità delle alterazioni cerebrali (peraltro mai adeguatamente quantizzabili con gli strumenti attualmente esistenti), ma dal ritardo e dalla scarsa incisività, nonchè dalla scarsa capacità, con cui si inizia il trattamento abilitativo. Riscontri clinici pratici possono portarci a confermare che bambini Down, presi in carico con tempestività, competenza ed intensività di intervento logopedico, hanno ottenuto e stanno ottenendo risultati brillanti nelle capacità comunicative in generale, ed in particolare verbali, comportamentali, sociali, cognitive, percettive-integrative e di apprendimento. Del resto, un altro degli errori "storici" è stato anche quello di accordare al Down
un intervento precoce in fisioterapia (ed è giusto) ma non in logopedia, motivando ciò con la più contestabile delle affermazioni: "è presto per la logopedia", laddove sarebbe invece il caso di dire che in riabilitazione il presto non esiste, ma piuttosto esiste il tardi. Nel bambino con sindrome di Down, oltre al lavoro stimolativo “a 360 gradi”, coinvolgente i versanti percettivo, cognitivointegrativo-decisionale, emotivo-relazionale-comportamentale, motorio-prassico-espressivo, dobbiamo ricordare la necessità di un intervento precocissimo ed intensivo sulla bocca, con particolare riferimento alla lingua, onde prevenire e contenere il più possibile il fastidioso ingombro anatomico e funzionale provocato dalla macroglossia (lingua grande). Solo lavorando presto, molto, e bene, sulla lingua, si possono contenere e in buona parte ovviare le conseguenze di questo non indifferente problema. Anche il precoce e competente avvio alla lettoscrittura dovrà successivamente essere uno degli obiettivi cui puntare, anche in questo caso per abbattere un altro luogo comune che vuole il soggetto Down limitato anche in questa funzione. Un intervento foniatrico-logopedico precoce, competente ed intensivo, potrebbe costituire una vera e propria sfida contro i luoghi comuni che vedono il bambino con sindrone di Down, condannato "a priori" a restare contenuto al di sotto di un tetto prestazionale alquanto limitato.
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Eventi CONGRESSI, CONVEGNI, EVENTI e manifestazioni per la Salute e il Benessere Natural EXPO Fiera della Salute e del Benessere 3ª Edizione 26 Febbraio al 1 Marzo 2009 Forlì FIERA Quattro giorni per conoscere, approfondire, trovare tutto quello che riguarda il benessere dell'uomo nella sua visione olistica: medicina, nutrizione,ambiente, informazione, sono gli agomenti principali della fiera. Il tuo naturalifestyle. Orario: dalle 10.00 alle 20.00 Ingresso: biglietto intero 5,00 € Luogo: FORLI' (FC) presso Quartiere Fieristico Via Punta di Ferro, 2 Direzione Tecnhica Naturalexpo: Nicoletta Naldini tel. 346 5050333 Segreteria: Coinè srl Eventi Tel. 0543 090343 Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito: www.naturalexpo.it oppure scrivere a info@naturalexpo.it
Concorso tesi in erboristeria La Federazione erboristi italiani bandisce per la prima volta un premio rivolto a tesi di laurea che abbiano come oggetto argomenti attinenti alle materie erboristiche.
A essere premiati saranno due lavori svolti da laureati in Tecniche Erboristiche che abbiano conseguito il titolo tra 1° gennaio 2007 e il 31 dicembre 2008 e che entro il 28 febbraio 2009 facciano arrivare la documentazione richiesta alla segreteria del premio. I lavori saranno premiati con 1.500 euro ciascuno. Per informazioni: FEI - tel. 06.552.807.04 - 06.586.64.00 feiroma@tin.it www.feierboristi.org
Terza Giornata Mondiale della Lentezza 9 marzo 2009 L’organizzazione di volontariato l’Arte di Vivere con Lentezza darà appuntamento in alcuni luoghi strategici della capitale giapponese per aprire un confronto anche in questa immensa metropoli sull’uso del tempo, sulla frenesia che attanaglia sempre più persone e sul vivere con lentezza. Dal management del tempo alla musica come spazio dell’anima, passando per lo sport e la fotografia, e la lettura, la terza Giornata Mondiale della Lentezza affronterà i tanti modi di guadagnare benessere gratuito a partire dal modo con cui si affrontano
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le cose. Info: www.vivereconlentezza.it
Giornata Europea della Logopedia
6 marzo 2009 Il CPLOL (acronimo del francese Comité Permanent de Liaison des Orthophonistes / Logopedes de l'Union Européenne) è il comitato che riunisce i logopedisti europei. Membri del CPLOL sono le Associazioni professionali nazionali dei logopedisti che rispondono ai criteri di adesione fissati dalla Assemblea Generale. Le Associazioni di paesi europei che sono al di fuori dell'Unione Europea possono essere ammessi come osservatori. Dal 2007 il CPLOL è composto da 31 organizzazioni professionali di logopedisti appartenenti a 28 Paesi. Le Associazioni membri del CPLOL rappresentano più di 60000 professionisti. L'indirizzo postale è: CPLOL, 145 Bd Magenta, F-75010 Parigi. e-mail: info@cplol.eu Sito web: www.cplol.eu
Giornata Mondiale del Rene 12 marzo 2009 Anche quest'anno la giornata
mondiale del rene vedrà la partecipazione e la collaborazione della SIN e della FIR. Sul sito www.sin-italy.org ci sarà la possibiltà di conoscere quali struttre, regione per regione hanno aderito alle iniziative legate a questa giornata, come i progetti “Scuole”, “Camper/Gazebo” e in particolare le “Porte aperte”, cioè ambulatori 'free', che si occuperanno di misurazioni PA, sticks per esame urine, ecc. Info anche sul sito della FIR: www. fondazioneitalianadelrene.org/
“Le diete come prevenzione dell’obesità infantile: strategie nutrizionali, dalla gravidanza all’età scolare” “La dieta mediterranea o meridionale corso di aggiornamento e.c.m. per biologi, medici, chimici, tecnologi alimentari" Salerno 3 e 4 Aprile 2009 Incontro di formazione per docenti di scienze e Referenti alla salute SALA ”Via Lattea” Centrale del Latte di Salerno S.p.A. Tel. 089/685220 Fax. 089/685230 Cell. 348/1340815
Per comunicare congressi, convegni, eventi e manifestazioni per la Salute e il Benessere Tel. al n° 0825 74603 - e-mail: info@salutare.info
Glossario Elice La parte del padiglione che circonda l'orecchio partendo dalla conca fino al bordo superiore del lobo. DSM-IV-TR Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Lo scopo del DSM-IV-TR è quello di fornire descrizioni chiare delle categorie diagnostiche, al fine di consentire ai clinici e ai ricercatori di classificare e studiare i diversi disturbi mentali e di curare le persone che ne sono affette. Poiche` l`intervallo tra il DSM-IV e il DSM-V sara` piu` lungo rispetto a quello trascorso tra le versioni precedenti, si e` resa necessaria una revisione del
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testo, aggiornata al notevole quantitativo di ricerche pubblicate ogni anno. Eosinofili: Sono cellule del sistema immunitario così chiamate per il fatto che all'interno del citoplasma presentano delle granulazioni che si colorano con un colorante particolare chiamato eosina la quale li fa apparire di un colore rosato. Vengono prodotti dal midollo osseo e sono importanti nella risposta immunitaria soprattutto nei confronti dei parassiti. Nella loro membrana, hanno un recettore verso le IgE, che sono coinvolte nelle reazioni allergiche, in quanto i granuli specifici del citoplasma eosinofilo contengono l'istaminasi (enzima che idrolizza l'istamina, quindi ha un'azione antinfiammatoria). Gli eosinofili
sono gli unici in grado di contrastare gli elminti grazie alla proteina basica principale, che si trova all'interno dei loro granuli. Oligoterapia: Nasce nel 1894 con G. Bernard il quale scoprì che gli elementi traccia nel nostro organismo non erano delle impurità, ma erano essenziali sia pure in minime quantità, alle funzioni metaboliche del nostro organismo. Gli oligoelementi come alluminio, calcio, cobalto, ferro, fluoro sono presenti in tutti i tessuti sani di tutti gli organismi viventi, hanno una concentrazione tessutale relativamente costante; la loro carenza induce alterazioni strutturali e fisiologiche, il loro utilizzo, previene e guarisce le affezioni morbose provocate dallo stato carenziale.
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Le Università Popolari Associate Abruzzo
Università Popolare Adriatica Abruzzese Presidente: Giancarlo Sciarretta- 3338269910 e-mail: sciarrett@yahoo.it Università Popolare Chieti - Giovanni Paolo II Presidente: Antonio Tiberio - 3383162661
Basilicata
e-mail:raf-@libero.it Università Popolare Stabiae “Leonardo da Vinci” Presidente: Giuseppe Perna Tel. 0825 754172, e-mail: helmasi@virgilio.it Università Popolare FORMED Presidente: Dott. Antonio Peytrignet 0823.279263 e-mail: info@formedcampania.it
Università Popolare Lucana Presidente: Francesco Vittorio Solimena Tel. 0971 650601 e-mail: online@onlineservice.it Università Popolare di Matera Presidente: Nicola Franchino
Emilia Romagna
Calabria
Università Popolare ASPIC Presidente: Dr.ssa Claudia Montanari tel. 06 54225060, fax 06 54074364 www.unicounselling.org Università Popolare dei Castelli Romani Presidente: Massimo Marciano tel. 06 9424294 e-mail: upcar@upcar.org Università Popolare “Iolanda Maiorano” Presidente: M. Marrapese tel.065294926, e-mail: universita@posturologiaedintorni.it Università Popolare Ippocratea (per la ristorazione) Presidente: Giuliano Manzi Tel. 06 3243952, 333 8581704 Università Popolare della Multimedialità Presidente: Pietro Sportelli Tel. 06 96155208 e-mail: info@updm.it Università Popolare di MusicAr Terapia Presidente: Gino Stefani tel. 06.70450084 Università Popolare Pontina di Terracina Presidente: Claudia Mollica tel. 347 3355071, e.mail: uppterracina@virgilio.it Università Popolare Sabina Eretum Presidente: Alberto Di Giancarlo - tel. 0765 411299, e-mail: a.digiancarlo@libero.it Università Civica “Andrea Sacchi” Presidente: Stefano Canali tel. 06 9806810, e.mail: segreteria@unicivica.it Università Popolare Tirrenica delle Scienze Presidente: M. Scalia, tel.0773604644,3487416091 mail: scaliamau@libero.it Università Popolare della Tuscia Presidente: Mario Ciccioli Tel. 0761 444032, E-mail: info@unipoptus.it - Università Popolare Centro per l’Alta Formazione Integrata Presidente: Giancarlo Rinaldi tel. 06 9486486 Università Popolare della Musica di Acilia Presidente: Stefano Galafate Università Popolare CONSCOM Presidente: Maurizio Lozzi - Tel. 3931681327 - presidente@conscom.it Università Popolare EARTH Presidente: Teresa BRUNO - 3356113724 tel. e fax 06.37512389 info@earth-nlp.com
Università Popolare Euromediterranea di Marina di Caulonia, Presidente: Giuseppe Ventra - Tel. 096482682 Università Popolare “PACE” di Reggio Calabria Presidente: Maria Letizia Romeo Tel. 0965 373464, 348 6177048.
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Università Popolare di Acerra Presidente: Alfonso Buonincontro Tel. 081 5201547 e-mail: universitacerra@supereva.it Università Popolare di Arzano “Unitiberio” Presidente: Paladino Lucantonio Tel.0817312678, e-mail:formazione@unitiberio.it Università Popolare di Avellino Presidente: Tommaso Fusco Tel. 0825 781515, e-mail: info@unipav.it Università Popolare di Battipaglia Presidente: Gerardo Chiumiento Tel. 0828 53225, 333 4252759 Università Popolare “Carlo III” Presidente: Vincenzo Petrocco Tel.0816174558,3284476470, e-mail:enzopetrocco@libero.it Università Popolare di Casoria Presidente: Giovanni Liccardo Tel.0817389086, fax 0817369626. E-mail: lavoro3@fastwebnet.it Università Popolare per l’Europa Presidente: Patrizia Scognamiglio Tel. 081 7740358, 339 7305754, E-mail: uppe.info@libero.it Università Popolare del Fortore Presidente: Carmine Agostinelli Tel + fax 0824 963393 , unipopfortore@katamail.com Università Popolare per la Maschera di Pulcinella Presidente: Michelangelo Riemma Tel. 081 8856802 - 3382250809 Università Popolare di Napoli Nord Presidente: Carmine Pezzullo, e-mail carminepezzullo@libero.it Università Popolare del Sannio Presidente: Antonio Di Mezza Università Popolare per il Servizio Civile Presidente: Enrico Maria Borrelli e-mail: upsc@amesci.org Università Popolare di Scienze, Educazione, Ricerca e Formazione Pres.: R. Di Lecce - Tel.0818585275;
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Università Popolare “Costantino Clerici” Presidente: Luciano Biondo Tel. 02 48014174 lucianobiondo@ aidea.it Università Popolare Lombarda Presidente: Calogero Bellavia Tel. 02 29521972 mail: upoplombarda@ tiscalinet.it Università Popolare Scienze Umane Presidente: Vera Paola Termali Tel. 0221597159 mail: info@unimi.org Università Popolare degli Studi di Milano Presidente: Marco Grappeggia tel.0245408715 Mail: newyorker@tiscali.it
Piemonte
UPBeduca - Università Popolare Biellese Presidente: Davide Coen Sacerdotti Tel.0158497380, mail: segreteria@upbeduca.it Università Popolare di Casale - ONLUS “Alfredo Vivalda” Presidente: Pietro Dallera Tel. 0142 73792 Università Popolare di Torino Presidente: Eugenio Boccardo Tel. e fax: 011 8.127.879, E-mail: info@ unipoptorino.it Università Popolare di Vercelli Presidente: Paola Bernascone Cappi Tel. 0161 56285, E-mail: unipopvc@ tiscali.it
Puglia
Università Popolare Apuliae Presidente: Francesco Favia tel. 06916503659 E-mail: info@uniapuliae.it Università Popolare del Salento Presidente: Valerio Martella Tel. 0832 493497, 347 3297939, e-mail: info@upsal.it Università Popolare del Terzo Settore Presidente: Cesare Gaudiano Tel. 0881 751216
Sicilia
Università Popolare “Pedro Arrupe” Presidente: Giovanni Notari Tel.0916269744, e-mail: segreteria.arrupe@gesuiti.it Università Popolare Peloritana Presidente: Domenico Scilipoti Tel. 090 6512716, e-mail: uppm@yahoo.it, Università Popolare di Ragusa Presidente: Giovanni Mezzasalma Via Trieste, 58 - 97100 Ragusa, Tel. 0932 622.410
Toscana
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Confederazione Nazionale delle Università Popolari Italiane
Direttore: Raffaele Zito e-mail: direttore@cnupi.it oppure 333.7847542 I documenti per dare vita ad una Università Popolare li trovi nella sezione Scaffale del sito www.cnupi.it
Lâ&#x20AC;&#x2122;elaboratore del segnale BluWave può essere paragonato al sistema operativo di un computer. Coordina diversi sistemi complessi. Ne risulta un livello di performance mai sperimentato con una chiarezza di ascolto nel rumore senza precedenti e un panorama sonoro ad alta fedeltĂ . tm
Centro Acustico