Salutare 51

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mensile d’informazione per la Salute e il Benessere n° 51

Belli dentro

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Centro Acustico dr. Nicola Topo


Una sana abitudine Vorremmo ringraziare uno per uno tutti quelli che ci leggono, scrivono, sostengono, ma una sola pagina non basta. Molti di voi ci aiutano tanti altri ne traggono beneficio... è “solo” questo che vogliamo: continuare a farlo.

Strumenti di comunicazione per enti e aziende Salutare mette a disposizione dei suoi partner una serie di iniziative di comunicazione personalizzata. Tali servizi fanno parte di un progetto di marketing sociale che Salutare promuove e il cui obiettivo è migliorare costantemente l'interazione con i lettori. Le aziende e gli enti sostenitori possono usufruire di molteplici soluzioni, attraverso le quali aumentare la visibilità e il consenso del proprio brand, e allo stesso tempo contribuiscono concretamente alla causa sostenuta da Salutare: fornire una giusta e completa informazione in ambito medico-sanitario. In particolar modo, è possibile: * contribuire alla realizzazione di una serie riservata di copie, caratterizzate da una copertina personalizzata, da rivolgere ad un particolare bacino d'utenza di riferimento; * personalizzare espositori di varia misura con il proprio logo e contribuire alla stampa delle relative riviste da contenere, per aumentare i punti di diffusione della rivista cartacea sul territorio; * promuovere e diffondere campagne informative che riguardino iniziative sociali o argomenti strettamente collegati al mondo della salute e del benessere; * organizzare convegni, workshop ed eventi legati all'ambito medico-sanitario, attraverso i rapporti di partnership instaurati con la nostra testata.

Il Tuo contributo consentirà di diffondere più informazioni a più persone. per informazioni: tel.: 082574603 e-mail: info@salutare.info

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La Sanità che Comunica bene crea valore per il cittadino


Sommario

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28 Tutti gli articoli hanno solo finalità informativa ed educativa, non costituiscono motivo di autodiagnosi o di automedicazione e non sostituiscono la consulenza medica specialistica.

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Pedagogia

L'insignificanza

Dermatologia Vitiligine

Sanità

L'Integrazione socio-sanitaria in Campania

Medicina

Emorroidi

Logopedia

Comunicazione aumentativa alternativa

Criminologia

La sindrome del bambino maltrattato

Terapia

Cefalea

Ricerca

Meno sale, più salute

Posturologia

I Sistemi di postura

Formazione

L'Osservatorio Nazionale sulla violenza scolastica

Musicoterapia

La riabilitazione dal morbo di Parkinson

Pedagogia

La pedagogia clinica

Diagnostica

L'automisurazione della pressione arteriosa

Fitoterapia

Una stella da mangiare

Podologia

Il Gioco del calcio

Oftalmologia

Occhio e videoterminali

Sessuologia

Sessualità e mito

Benessere

Riabilitazione e bellezza

Sociale

Gli sportelli di orientamento della Provincia di Salerno

Nutrizione

La dieta come prevenzione dell'obesità infantile

Psicoterapia

Sorrisi e risate (parte terza)

Psicologia

Il trattamento del disturbo antisociale

Urologia

Cistiti recidivanti

Medicina Estetica

Il trattamento 'soft' della cellulite e delle adiposità localizzate


Angolo dei Lettori Gentile redazione, con piacere ho sfogliato il nuovo allegato di Salutare dello scorso numero. L'ho trovato ricco di spunti e argomenti interessanti. Sono in attesa di due gemelli e partorirò a breve. Grazie per i consigli sui temi riguardanti questo momento bellissimo che sto vivendo. Con affetto, Annachiara

Con questa poesia ho voluto sottolineare quanto è importante il rapporto umano, in particolar modo con le persone affette da malattie irreversibili o anziane, con la speranza che faccia riflettere tutti gli operatori sanitari sull’importanza di considerare il malato nella sua personalità e non esclusivamente come patologia da curare.

Cara Annachiara, siamo entusiasti che Baby Magazine stia ricevendo così tanti consensi. Proprio sul secondo numero questo mese potrà trovare un articolo interessante circa la “crescita contemporanea” di due bebè, come nel suo caso. Le facciamo i nostri migliori auguri.

Il Medico (poesia di Fabrizio di Croce)

Salve, sul numero precedente ho visto, nelle pagine dedicate ai 50 numeri di Salutare, diverse copie che purtroppo non ho. Mi piacerebbe sapere come riceverli a casa. Grazie. (Fabio T.) Caro Fabio, sono in tanti a fare la sua richiesta, vorremmo, ma non possiamo spedire le copie arretrate. Sul sito però può consultare on-line tutti i numeri, dal primo all'ultimo e stampare gli articoli che le interessano. Saluti. Il 16 dicembre 2008, accompagnavo mio padre, affetto da neoplasia polmonare, alla prima seduta di chemioterapia presso una struttura sanitaria romana. Durante l’attesa, trovavo l’ispirazione per scrivere una poesia osservando il comportamento dei medici, i quali oltre alla loro elevata professionalità, mostravano naturale attenzione per i rapporti umani con i pazienti e loro familiari, trasmettendogli serenità e considerazione grazie a gesti molto semplici quanto importanti: un sorriso, un buongiorno, chiamarli per nome ecc. ecc. .

Il Medico, conosciuto meglio come il dottore, vive con il compito di toglierci il dolore, lui più che esercitare una professione, vive portando a termine una missione. Il Medico, inizia presto a studiare ed insieme a lavorare, ma solo molto tardi inizia bene a guadagnare. Tutto questo a lui non lo sconforta, perché ugualmente a tutti i malati apre la sua porta. Il Medico, spesso ingiustamente viene accusato, solo perché, come tutti gli uomini, può aver sbagliato. Comunque a lui non lo fermano neanche tali insulti, continua inesorabilmente a fare il suo, dando consulti. Tutti i Medici, per la società sono importanti ed alcuni anche in Paradiso meritano spazi grandi, questi non solo sono bravi a curare, ma ai pazienti un sincero Sorriso sanno donare. Roma, 23 dicembre 2008

Questo spazio è pensato per voi Comunicate le vostre opinioni, esigenze, proposte, esperienze vissute oppure un parere sulle strutture e i servizi di cui avete usufruito. Non possiamo fornire risposte personali, ma le vostre segnalazioni sono preziose per orientare gli articoli e le inchieste che pubblicheremo sulla rivista.

Scrivete a Associazione Culturale Salutare Via Due Principati, 210 83100 Avellino info: tel. 0825 74603 e-mail: info@salutare.info www.salutare.info

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Pubblicazione mensile Anno V n° 51 Marzo 2009 Distribuzione gratuita Reg. Tribunale Av in data 15/01/2004 N° 419 Tiratura: 20.000 copie Editore: Ass. Culturale Salutare Direttore Responsabile: Mario Barbarisi Redazione: Valentina Mattiello, Angela Romano Progetto grafico: Promova Coop. Soc. Onlus Area web: Carmine Serino Collaborazioni:

dott.ssa N. Angelache, dott. ssa R. Arnone, dr. B. Baldi, A. Baldi, dott. G. Barba, dr. V. Cicalese, dott.ssa L. De Varti, dott.ssa N.Santoro, dr. A. Del Sorbo, dott.ssa G. Fiore, dott. A. Leggiero, prof. M. Lozzi, dr. D. Marra, dott. A. Mascari, dott.ssa R. Santoro, dr. A. Pacilio, dott. G. Pistillo, I. Pucci, dott. A. Sabato, dott. P. Strazzullo, Prof. A. Suelzu, dr. D. Trotta, dr.ssa T. Zungri, dr. M. Mastroberardino. sito: www.salutare.info e-mail: info@salutare.info

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News Termometri al mercurio:

lasciano il passo alla tecnologia. L’obiettivo è quello di evitare danni ambientali causati dalla sostanza che ha già contribuito ad arrecare seri danni all’ambiente marino e un progressivo avvelenamento da mercurio in numerose specie ittiche. Dal 3 aprile 2009 infatti, entra in vigore un Decreto Ministeriale che recepisce una normativa europea e che colpisce tutti gli strumenti di misurazione prodotti con il mercurio. Dovremo dunque liberarci di quelli che abbiamo in casa, facendo bene attenzione a non gettarlo nella spazzatura perché si contribuirebbe all’inquinamento ambientale: i vecchi strumenti dovranno essere consegnati alle farmacie o gettati nelle piazzole ecologiche. Dal prossimo mese, dunque, non sarà più possibile trovarlo in vendita, e dovremo scegliere se usare uno tra i più avanzati sistemi di misurazione (digitale o a infrarossi) oppure optare per un termometro che sostituisca al mercurio una lega di Gallio, Indio e Stagno del tutto naturale. Ma finché il termometro a mercurio viene ancora utilizzato è necessario sapere cosa fare nel caso in cui dovesse rompersi. Alcune precauzioni da adottare in caso di rottura dello strumento esistono, però, ed è bene conoscerle: 1. non utilizzare scopa ed aspirapolvere per raccogliere i piccoli pezzi di vetro ma indossare guanti usa e getta e far scivolare il mercurio e il vetro su fogli di carta o usando del nastro biadesivo; 2.non lavare con detersivi tipo cloro o ammoniaca che, uniti al mercurio, possono sviluppare vapori tossici, aprire subito le finestre per areare gli ambienti. 3. non buttarlo nel lavandino o nella pattumiera ma chiuderlo in un contenitore non metallico e gettarlo in discarica o consegnarlo in farmacia;

Scoperto come eliminare piombo da sangue Un team di scienziati sud-coreani potrebbe aver scoperto un modo per ripulire il sangue dai metalli pesanti pericolosi per la salute come il piombo. Il loro sistema usa dei recettori magnetici progettati appositamente. Tali recettori si uniscono agli ioni del piombo e possono poi essere facilmente rimossi, insieme al piombo cui si sono attaccati, usando dei magneti, come spiegano gli scienziati in un articolo pubblicato dalla rivista di chimica Angewandte Chemie International Edition. “La disintossicazione potrebbe in teoria funzionare come l'emodialisi: il sangue viene diretto fuori dal corpo dentro uno speciale contenitore in cui sono state messe le particelle magnetiche biocompatibili", scrivono gli scienziati. "Usando campi magnetici, queste particelle magnetiche cariche verrebbero poi ripescate. Il sangue così purificato viene reintrodotto nel paziente". Il piombo è un metallo pesante pericoloso, specialmente tossico per i bambini ed è importante mettere a punto sistemi efficaci e sicuri di disintossicazione. Il team sud-coreano, diretto da Jong Hwa Jung della facoltà di chimica della Gyeongsang National University, è riuscito a eliminare il 96% degli ioni di piombo da alcuni campioni di sangue usando queste particelle magnetiche. Ma come si può verificare l'intossicazione da piombo? Nei Paesi industrializzati alcuni lavori espongono a questo metallo, usato per esempio in vernici e benzina. Ma anche i bambini possono venire a contatto col piombo, sviluppando anemia, debolezza muscolare e danni cerebrali. Fonte: paginemediche.it

Data la sua crescita, Salutare richiede l’impiego di maggiori risorse. Naturalmente il servizio che noi offriamo ha dei costi, tuttavia, abbiamo comunque deciso di mantenerlo gratuito.

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News

Con giornate più calde può arrivare anche la cefalea Roma, 10 marzo - Con la primavera in arrivo alcuni potrebbero pagare lo scotto del tepore del sole, infatti il caldo favorisce l'emicrania tra le persone che soffrono di questa malattia: il rischio di avere un attacco sale del 7,5% per ogni aumento di temperatura di cinque gradi. Lo rivela uno studio condotto su oltre 7000 pazienti e pubblicato sulla rivista Neurology da Kenneth Mukamal del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, Usa. Inoltre anche gli abbassamenti di pressione atmosferica, che di solito sono forieri di temporali nei giorni successivi, sembrano legati alle cefalee tensive. I ricercatori hanno esaminato la cadenza degli attacchi di cefalea tensiva ed emicrania in un gruppo di pazienti già seguiti per questi problemi e confrontato questi dati con le condizioni atmosferiche dei giorni immediatamente precedenti all'attacco e le condizioni climatiche nelle giornate in cui l''incubo' mal di testa si presenta. È emerso un rapporto diretto tra aumento della temperatura atmosferica e emicrania e tra riduzione della pressione atmosferica e cefalea tensiva. Invece gli agenti inquinanti presenti nell'atmosfera non sembrano influire sul mal di testa. Questa ricerca evidenzia l'ennesimo fattore scatenante dell'emicrania che si va ad aggiungere a quelli già noti come certi cibi, ma non deve indurre, avvertono i neurologi, chi soffre del disturbo ad utilizzare le previsioni meteo per prendere preventivamente farmaci contro il mal di testa. www.ansa.it

Farmaci: al via test terapia contro diabete Tipo 1 Roma, 16 marzo. - È partita anche in Italia la sperimentazione di una nuova terapia, a base di un anticorpo monoclonale, per sconfiggere il diabete mellito di tipo 1. A coordinare la sperimentazione italiana sarà l'Università Campus Bio-medico di Roma. Diversi i centri coinvolti, tra cui: le università “Sapienza” e “Cattolica”, gli Ospedali “Pertini” e “San Camillo” a Roma, l'Ospedale “San Raffaele” di Milano e le università di Bari e Palermo. La ricerca raccoglierà informazioni sulla sicurezza e l'efficacia del farmaco nell'arco di due anni. Il trial clinico fa parte del progetto Defend-1 che ha come obiettivo quello di sconfiggere il diabete di tipo 1, una patologia che porta alla distruzione delle cellule del pancreas che producono insulina e che fa registrare ogni anno, solo nel nostro Paese, tremila nuovi casi nella fascia di età 18-35 anni. ''La sperimentazione - ha spiegato Paolo Pozzilli, direttore del laboratorio di Endocrinologia e Malattie Metaboliche del Campus Bio-Medico - verificherà il funzionamento di speciali cellule immunitarie prodotte dall'organismo grazie all'anticorpo otelixizumab. 6

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Questa terapia dovrebbe colpire e neutralizzare i globuli bianchi alterati, preservando le cellule produttrici di insulina sane. In questo modo contiamo di ottenere anche un recupero funzionale di quelle danneggiate''. www.ansa.it

Una proteina blocca l'Alzheimer: la scoperta in una ricerca a Milano Milano, 12 marzo. - La risposta all’Alzheimer potrebbe nascondersi nella sostanza stessa che lo scatena: la betaproteina, che aggregandosi forma depositi impossibili da smaltire (placche amiloidi), killer dei neuroni. Una sua forma mutata, identificata grazie a uno studio "made in Milano" che si è guadagnato i riflettori di "Science", può infatti rappresentare uno scudo contro la malattia. Da trasformare in futuro in un farmaco per bloccare sul nascere l’Alzheimer in tutte le sue forme, compresa quella familiare che attacca il cervello anche da giovani. Già a 40 anni o perfino a 30. La speranza di uno 'scacco matto' al morbo che colpisce oggi circa mezzo milione di italiani, 6 milioni di europei e 5 milioni di americani arriva da una ricerca guidata dagli scienziati della Fondazione Istituto neurologico Carlo Besta e dell’Istituto farmacologico Mario Negri di Milano, con la collaborazione di colleghi dell’università degli Studi meneghina, del Centro Sant’Ambrogio-Fatebenefratelli di Cernusco sul Naviglio e del Nathan Kline Institute di Orangeburg (New York, Usa). Un "colpo di intuito", spiega il direttore del Dipartimento di malattie neurodegenerative del Besta, Fabrizio Tagliavini, che ha spinto gli studiosi ad approfondire lo strano caso di un 36enne colpito da Alzheimer precoce. Il team milanese ha così scoperto una nuova variante di beta-proteina mutata, che se è presente in doppia copia scatena l’Alzheimer in forma grave, rivelandosi invece protettiva se presente in singola copia (eterozigosi). In questo caso, precisa Tagliavini, "la beta-proteina mutata si lega a quella normale e blocca la formazione di amiloide e lo sviluppo della malattia". La marcia dell’Alzheimer viene insomma arrestata, e la speranza degli esperti è quella di tradurre la loro scoperta in medicinali da somministrare ai pazienti ad alto rischio di Alzheimer. fonte: ilsole24ore.it


Pedagogia Clinica a cura della dott.ssa Nanda Santoro

L’Insignificanza Gli stili di vita.

Lo stile di vita contemporaneo in costante accelerazione e competizione comporta una sempre maggiore difficoltà a vivere in una condizione di armonico equilibrio e accentua nell’individuo la sensazione di incapacità a rispondere alle sollecitazioni e alle minacce ambientali. L’uomo di oggi annaspa in un senso di vuoto e di solitudine, è avulso dai legami primari della famiglia, della religione, della cooperazione e, allontanatosi progressivamente dalla natura, ha generato una frattura non solo con il mondo ma anche con sè stesso. I giovani sono l’emblema di questo vuoto esistenziale: vivono una condizione di noia perenne e di radicale insignificanza, hanno tutto, ma manca loro l’indispensabile. Finanche i bambini non si sottraggono a questo stato di cose, sebbene l’immagine dell’infanzia cozzi con questa realtà indesiderata. L’accresciuta mobilità della nostra vita, infatti, gli impegni lavorativi di entrambi i genitori, hanno spinto un numero crescente di “piccoli” a subire numerose sistemazioni quotidiane, a volte anche in situazioni inadeguate, trasformando l’infanzia in un susseguirsi di attività obbligatorie e impegnative.

Tutto ciò ha favorito nei bambini l’insorgenza di problemi legati all’insicurezza emotiva, ha influito negativamente sulle loro difese immunitarie, sul modo in cui apprendono, crescono e si relazionano agli altri e alla vita stessa. A chi si interroga se quanto detto fin ora altro non sia che un’esasperata forma di allarmismo, una chiara risposta può essere fornita da una proiezione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che per il 2020 ha previsto un incremento esponenziale del carico di disabilità legato ai disturbi mentali nei giovani. La depressione in particolare potrebbe diventare la seconda causa di disabilità fra tutte le condizioni morbose. Sempre secondo l’Oms, oltre il 20% dei soggetti in età evolutiva (0-18 anni) soffre di una qualche forma di disturbo mentale e il suicidio è la terza causa di morte in età adolescenziale; parallelamente si assiste a un forte aumento dei disturbi della condotta correlati a situazioni quali la dipendenza da sostanze e da problemi relazionali. Ancora, l’Oms (i dati sono riportati dall’ottavo rapporto di Telefono Azzurro e Eurispes sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza) ha evidenziato che ben 5 patologie psichiatriche sono tra le prime 30 cause di mortalità prematura e di disabilità nel mondo. Simili consapevolezze e anni di esperienza in ambito psicopedagogico ci hanno perciò spinto a creare il centro Ànemos, un riferimento stabile che possa, su basi scientifiche, connotarsi

come un valido aiuto al singolo, alla famiglia, ad enti ed istituzioni pubbliche e private. L’attività del centro si avvale della collaborazione di un’equipe integrata di professionisti (neuropsichiatri, pediatri, psicologi, psicoterapeuti, pedagogisti clinici, sociologi ed educatori) ed è particolarmente accreditata per interventi volti alla risoluzione di difficoltà connesse alle problematiche dell’apprendimento (D.S.A) e del linguaggio, delle inadeguatezze comportamentali, dei disagi affettivo-relazionali, della gestione di stress, ansia e paure. Inoltre il centro fornisce servizi di consulenza per genitori, insegnanti ed educatori, per scuole di ogni ordine e grado, nonché progetti formativi e consulenza peritale.

ÀNEMOS

Centro Psicopedagogico Via Brigata Avellino, 45 - Avellino Tel. 0825 679009 - 0825 699497 - 340 7202031 www.pedagogiaetaevolutiva.it www.salutare.info

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Dermatologia a cura del dr. Antonio Del Sorbo

Vitiligine Come riconoscerla.

La vitiligine è una malattia della pelle caratterizzata dalla comparsa su uno o più punti del corpo di chiazze biancastre, con contorni netti e irregolari, ben distinte dalla cute sana circostante. La malattia interessa oltre l'1% della popolazione mondiale e metà dei pazienti ha meno di 30 anni. La vitiligine non è infettiva, ma in alcune famiglie geneticamente predisposte, vi possono essere più individui affetti. Storia. Le prime notizie sulla vitiligine risalgono a 5000 anni fa. Una descrizione dettagliata della malattia è riportata nell'Atharda Veda, sacro libro indiano del 1400 a.C. Nel III libro del vecchio testamento della Sacra Bibbia (Levitico 13:2)

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si legge che i soggetti affetti da macchie cutanee acromiche, venivano condotti dal sacerdote Aronne, il quale aveva sette giorni di tempo per dichiarare il soggetto impuro e metterlo in quarantena fino alla scomparsa delle chiazze. In un altro libro dell'antico testamento (Nu 12:10) si parla di Miriam, che fu colpita da “lebbra bianca come la neve” e messa in quarantena per 7 giorni, trascorsi i quali fu guarita dal Signore. Ogni eruzione cutanea poteva in passato essere considerata un caso di lebbra e toccava al sacerdote prendere una decisione a cui il malato, per il bene della comunità doveva sottostare. Cause. Il colore bianco latte delle chiazze di vitiligine è dovuto all'assenza di melanina, pigmento cutaneo responsabile della tintarella. Nelle chiazze vitiligoidee, si verifica una morte prematura dei melanociti, cellule responsabili della produzione di melanina. I melanociti sarebbero distrutti dallo stesso sistema immunitario dell'individuo (ipotesi autoimmunitaria), ma il perché questo si verifica non è ancora noto. Secondo recenti studi, nelle chiazze di vitiligine si accumula una sostanza tossica per il melanocita, denominata 7 tetraidrobiopterina (7-BH4), a causa della ridotta attività dell'enzima 4-BH4 deidratasi. Tale sostanza danneggerebbe il melanocita, liberando autoantigeni in grado di innescare un attacco autoimmune.

Varianti cliniche: le varianti localizzate, si suddividono in focale e segmentale. Le varianti generalizzate si distinguono in acrofaciale, volgare e universale (tutto il corpo). Esiste una rara variante segmentale del viso nota come sindrome di Allezandrini, che si può associare a capelli bianchi e sordità. Come si presenta. Può interessare qualsiasi distretto cutaneo (es. viso, collo, tronco, arti, genitali). Di solito le macchie bianche compaiono gradualmente e la peluria al loro interno può apparire decolorata. L'abbronzatura può evidenziare il contrasto tra le aree bianche e la pelle sana circostante. Le chiazze localizzate alle mani e ai piedi, sono particolarmente resistenti alle terapie. La visita dermatologica ha lo scopo di orientare un check-up mirato ad escludere eventuali patologie autoimmuni associate (es. tiroiditi, alopecia areata, etc). L'esame con lampada di Wood, permette di rilevare negli individui non abbronzati,

chiazze poco visibili alla luce del giorno (fluorescenza bianco latte). Con la visita devono essere escluse altre cause di macchie bianche (es. pitiriasi alba, pitiriasi versicolor, nevo acromico, sifilide secondaria, ipomelanosi guttata, piebaldismo*, sindrome di Waardenburg, sindrome di Woolf, sindrome di Ziprkowski Margolis, etc). L'evoluzione della vitiligine è imprevedibile e va dalla risoluzione spontanea delle chiazze, alla tendenza cronico recidivante. Terapia. Se viene riscontrata una patologia autoimmune associata, questa va curata. Esistono diversi trattamenti per la vitiligine (es. eliobalneoterapia, fototerapia UVB a banda stretta, PUVA terapia, etc) da adattare da caso a caso. In alcuni pazienti si può osservare una repigmentazione spontanea intorno ai follicoli piliferi delle chiazze bianche, che in questo caso si comporterebbero da veri e propri serbatoi di melanociti.


Sanità a cura del dr. Mauro Mastroberardino

RSA, l’integrazione socio-sanitaria in Campania Finalmente arrivò il giorno.

Finalmente anche nella nostra Regione si è concretamente avviata l’integrazione sociosanitaria introducendo una regolamentazione alle Residenze Sanitarie Assistite. Evidentemente era necessaria una vera crisi, per scaturire la giusta reazione e far saltare gli ultimi diaframmi che ci separano da una regione civile e alla pari delle altre. Da una parte un uomo politico ingabbiato tra lacci e laccioli ma pronto a dimostrare che anche la gente del Sud, quando deve rimboccarsi le maniche è pronta, dall’altra una fronda di politici e dirigenti pubblici che non sempre in buona fede, fanno finta di girare lo sguardo, per evitare di intaccare i vecchi 'baroni'. Eppure il tentativo dell’ultimo disperato gesto di una classe politica regionale, ormai malata e vecchia e che non aveva capito che i tempi erano cambiati, c’è stato, quando in Commissione Sanità si è tentato di bloccare la delibera per l’accorpamento delle Asl e la conseguente

definitiva applicazione della Legge del piano di rientro, ma grazie ad uno scatto d’orgoglio di uno, troppe volte infangato e per troppe volte messo all’angolo per colpe non sempre sue, decide che è finito il tempo delle giostre e del teatro. Basta non si torna indietro, la Sanità va cambiata e adeguata ai tempi, o così o tutti a casa. Il commissariamento delle ASL, accreditamento definitivo delle strutture private: chi è al passo con i tempi e si è adeguato resta, gli altri a casa. Ora sì che siamo sulla strada del non ritorno, sulla strada di quella razionalizzazione che inevitabilmente colpirà tutti quegli sprechi, che per anni hanno mortificato questa terra, ma arricchito qualcuno. Cosa significa, in termini concreti, la necessità di mettere in campo l’appropriatezza della cura? Significa l’inevitabile risultato di spendere meno e meglio. Non è più possibile sostenere costi aumentati molte volte del 100% per ottenere cure, farmaci e presidi e alla fine rendere al cittadino un servizio scarso e spesso quasi da terzo mondo. L’esempio che rende la vera dimostrazione della rivoluzione copernicana, messa in atto dal Governatore, sono proprio le cure che le Residenze Sanitarie Assistenziali

andranno ad erogare; anche a dispetto di qualche 'alto funzionario pubblico' che ancora fa finta e non so quanto in buona fede, che le RSA sul proprio territorio, siano solo 'case di riposo' e non vere e proprie strutture erogatrici di prestazioni sociosanitarie, che se utilizzate (ma ormai ci penserà il commissario) consentirebbero di diminuire i costi complessivi nel settore riabilitativo del 50% ed eventualmente erogare il doppio delle prestazioni alla nuova utenza; ma questo forse è troppo… sono troppo indaffarati… per applicare quello che la Regione, anche se non lo vogliono ammettere, ha emanato, ossia erogare prestazioni appropriate ai malati cronici, ai disabili, agli anziani non autosufficienti… e non far ricadere quel fastidioso disagio interamente sulle famiglie. Oggi, grazie alla netta presa di posizione del nostro Governatore che insieme a un coraggioso Presidente di Commissione, ha avuto il coraggio di spazzare via la vecchia politica del compromesso, contro tutto e tutti, anche in Campania, si potrà assistere a quel circuito virtuoso di ricoveri, fatti da strutture organizzate e soprattutto rispondenti a quei requisiti necessari per poter dire… “vivo in una Regione civile!”

Centro Geriatrico MARE Residenza Sanitaria Assistenziale Via Giovanni XXIII 83010 Grottolella (AV) Tel. 0825-671511 fax 0825-671914 maresrl@interfree.it

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MEDICINA a cura del dr. Domenico Marra

Emorroidi Emorroidi

Nuove prospettive terapeutiche.

Le emorroidi rappresentano uno dei tributi che l’uomo ha pagato per l’acquisizione della stazione eretta. L’aumento della pressione venosa nelle aree anatomiche declivi, legato alla perdita della posizione quadrupedica, non ha coinvolto soltanto le vene dell’arto inferiore ma anche i cuscinetti venosi (detti emorroidi), fisiologicamente presenti in sede anale per garantire la continenza ai gas e alle feci liquide. Analogamente a quanto avviene nell’arto inferiore, l’ipertensione venosa si rende responsabile di anomala dilatazione di tali strutture anatomiche che, aumentando il loro volume, protrudono dal margine anale, trascinando con sé la mucosa che le ricopre. Alcune condizioni fisiologiche, quali la gravidanza, la vita sedentaria (in particolar modo la posizione assisa per molte ore al giorno), la stitichezza cronica contribuiscono in modo significativo, in

soggetti geneticamente predisposti, alla comparsa della patologia emorroidaria nella sua molteplice e, a volte misconosciuta, espressione clinica. La perdita di sangue rosso vivo con le feci, sia sporadica che persistente, è la manifestazione più frequente della malattia emorroidaria, la quale spesso è responsabile di percezione di peso anale, prurito e, in presenza di flogosi (tromboflebite emorroidaria) di dolore acuto e violento. Tale sintomatologia, nella sua espressione cronica quanto in quella acuta, interferisce in modo significativo con la vita di relazione e con le abitudini di vita, condizionandole drasticamente: basti pensare alle limitazioni dietetiche cui sono costretti a sottoporsi coloro i quali soffrono di emorroidi. La patologia emorroidaria viene sottovalutata dal paziente e non affrontata perché essa genera imbarazzo e vergogna e spesso non viene trattata perché non sono sufficientemente conosciute le possibilità terapeutiche. La necessità di una valutazione specialistica dei disturbi anali, frequentemente attribuiti alle emorroidi, scaturisce dalla possibilità che essi possano mascherare altre patologie, tra cui fistole, ascessi, polipi, ragadi e perfino il cancro del retto e dell’ano, le cui manifestazioni (perdite di sangue) sono spesso sovrapponibili a quelle delle emorroidi. Pertanto, una visita specialistica proctologica con eventuale anuscopia consente di diagnosticare con certezza la patologia emorroidaria e quindi trattarla in modo adeguato. Oggi sono disponibili svariate terapie mediche e chirurgiche per la cura delle emorroidi, tra cui: - legatura elastica (non richiede alcuna

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anestesia perché indolore) - trattamento laser (non richiede alcuna anestesia perché indolore); - la dearterializzazione emorroidara transanale (cosidetto metodo THD); -la escissione chirurgica delle emorroidi - tecnica di Longo* (nei casi di avanzato prolasso rettale muco-emorroidario con sindrome da ostruita defecazione).

La scelta terapeutica dipende dal grado della patologia emorroidaria: i primi gradi sono suscettibili di ottimi risultati con le tecniche miniinvasive attuabili senza anestesia, in particolar modo la laser terapia e la legatura elastica dei noduli emorroidari. Una diagnosi in fase iniziale consente di bloccare la naturale evolutività della malattia verso i gradi più alti e di evitare la conseguenza più frequente del sanguinamento emorroidario, rappresentata dall’anemia da carenza di ferro. Presso la Diagnostica Medica, sita in Mercogliano in via Torrette 146, è stato attivato l’Ambulatorio per la patologia emorroidaria e le malattie ano-rettali, gestito dal dott. Domenico Marra, chirurgo presso la Casa di Cura Malzoni di Avellino. Nei mesi di aprile e maggio l’Ambulatorio sarà aperto per visite gratuite a tutti coloro che ne faranno richiesta contattando il Centro Prenotazioni, al numero: 0825 686 686 dalle ore 9.00 alle 15.00 dal lunedì al venerdi - il sabato sino alle ore 13.00 Tale iniziativa entra a far parte di un programma di screening gratuito delle patologie ano-rettali.


Logopedia a cura della dott.ssa Rossella Santoro

Comunicazione aumentativa alternativa Se l'indicazione manuale non è possibile, si utilizza lo sguardo.

È una forma di comunicazione nata per soddisfare l'esigenza di quei bambini che non possono sviluppare forme di espressione verbale canoniche. Comunicare è un'esigenza insita in ogni essere vivente. Presupposti della comunicazione sono l'esistenza di un messaggio da veicolare attraverso un canale, utilizzando un codice che sia comune, o comunque conosciuto, sia al mittente che al destinatario del messaggio. Il codice privilegiato nell'essere umano è quello linguistico verbale, al quale tutti gli individui sani hanno accesso attraverso un apprendimento spontaneo che avviene nei primi anni di vita, grazie alla semplice esposizione alla lingua parlata nella comunità a cui appartengono. Purtroppo non tutti i bambini hanno la possibilità di sviluppare il linguaggio, o

di svilupparlo in maniera adeguata, comprensibile al di fuori del contesto familiare in cui vivono. La comunicazione aumentativa alternativa è nata negli anni ottanta nel nord America, diffondendosi in Europa negli ultimi quindici anni, anche grazie allo sviluppo di mezzi tecnologici e informatici sempre più adeguati alle limitazioni motorie, sensoriali e cognitive dei bambini con disabilità. Questi mezzi sono in grado di aumentare le capacità comunicative del soggetto quando questi le possiede, o di creare ex novo una forma di comunicazione alternativa quando il soggetto utente non ne possiede alcuna. Generalmente, anche nei soggetti con disabilità gravissime, il problema della comunicazione dei bisogni primari non si pone anche perchè, spesso, i familiari sono, addirittura, in grado di precedere la richiesta. Ma limitare la comunicazione ai bisogni fisiologici non permette all'individuo di esprimere tutto quell'insieme di emozioni, pensieri, sentimenti che caratterizzano l'essere umano. In particolare questi soggetti vengono sottovalutati dal punto di vista cognitivo; del resto, se non sostenuto dallo scambio con l'ambiente, lo sviluppo cognitivo risente della mancanza di stimoli. Grazie all'utilizzo di ausilii tecnologici, oggi è possibile permettere a bambini disabili esperienze di relazione, gioco e ap-

prendimento già a partire dai primissimi anni di vita, a casa come a scuola. La scelta dell'ausilio, così come la stesura del progetto, non vengono effettuate in base alla patologia, o almeno non solo, ma vengono personalizzate in base alle caratteristiche peculiari del bambino. Genitori, insegnanti e terapisti, grazie alla conoscenza che hanno del bambino, delle sue esperienze, delle situazioni che vive ogni giorno, delle sue necessità, possono stilare un programma che tenga conto, sì, delle limitazioni dell' individuo, ma anche, e soprattutto delle sue abilità residue e delle sue potenzialità che vanno sostenute e incrementate. I mezzi utilizzabili sono svariati, tra quelli più diffusi ed efficaci vi sono le immagini. Attraverso la presentazione di immagini il bambino acquisisce un suo codice che può essere limitato all'essenziale, nei casi più gravi, ma che può essere ampio e sofisticato, nei casi in cui il bambino presenti buone capacità cognitive. I simboli possono essere di vario tipo: si possono utilizzare immagini già pronte all'uso che rappresentano una vasta gamma di oggetti, soggetti, emozioni e situazioni quotidiane, o possono essere frutto del lavoro dei familiari e dei riabilitatori del bambino (foto, disegni, ritagli di giornale, etc...). In una prima fase, può rendersi necessario presentare l'oggetto reale al bambino (per esempio un gioco, un frutto, un utensile da riconoscere ed indicare) per passare successivamente all'indicazione su immagini creando via via un vocabolario più ampio e complesso che gli permetta di partecipare in maniera più attiva alla propria vita, scegliendo ad esempio cosa mangiare, a quale gioco giocare o quale cartone guardare. Se l'indicazione manuale non è possibile, si utilizza lo sguardo, facendo attenzione a porre i simboli a maggiore distanza tra loro. www.salutare.info

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Criminologia a cura del dott. Antonio Leggiero - Criminologo Investigativo

La sindrome del bambino maltrattato I comportamenti di violenza che il fanciullo subisce. Gli abusi nei confronti dei fanciulli possono essere di vario genere e la pedofilia è in un rapporto di species a genus rispetto al più generale universo dei maltrattamenti infantili. Nello specifico per 'Sindrome del bambino maltrattato' si intende “l’insieme dei comportamenti di violenza familiare, sociale o istituzionale che il fanciullo subisce”. Il problema del maltrattamento infantile è molto più esteso di quello che comunemente si possa credere. Esso costituisce una delle principali cause di lesioni e di morte negli anni dell’infanzia. Incredibilmente, la violenza fisica rappresenta la prima causa di morte nei bambini tra i sei ed i dodici mesi! Addirittura, nei primi sei mesi di vita del neonato, i maltrattamenti sono secondi, come causa di decesso, soltanto alla sindrome della morte improvvisa del neonato. Le principali modalità di attuazione dell’ “abuso ed incuria verso l’infanzia” sono quattro, così come indicato da Kempe nel 1978 e Rezza nel 1983: 1) abuso sessuale; 2) violenza fisica; 3) incuria fisica; 4) maltrattamento ed incuria emozionale.

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A queste si aggiungono altre categorie, per così dire, minori. Tralasciando gli abusi sessuali di cui già si è parlato e analizzando la categoria della violenza fisica, si constata che quest’ultima è la forma di maltrattamento più diffusa. Per violenza fisica si intende l’inflizione volontaria al bambino di traumi e di lesioni di diverso genere (Bastianon-De Benedetti-Gaddini 1980). In questa categoria rientrano specificamente: schiaffo violento, morsi, graffi, sbatacchiamento, ustione con sigarette o con immersione forzata in acqua bollente, escoriazioni delle labbra e lacerazioni del frenulo della lingua, imbavagliamento con escoriazioni agli angoli della bocca, traumi all’occhio ed all’orecchio, presenza sul corpo di fratture costali e/o lesioni addominali, lo strappare i capelli, frattura di un osso. Per ciò che concerne la terza categoria, vale a dire quella dell’incuria fisica, essa si verifica nel caso in cui i genitori, intenzionalmente, non forniscano al bambino le cure di cui ha bisogno. Specificamente, la carenza di cure riguarda la nutrizione, l’igiene, l’abbigliamento, l’abitazione, la protezione dai pericoli, l’assistenza medica e la profilassi. La quarta categoria di maltrattamento ai bambini è quella più subdola: il maltrattamento e l’incuria emozionale. Il suddetto maltrattamento si realizza con le seguenti modalità: abnormi ed inappropriate vessazioni psicologiche; privazione di contatto fisico; privazione di sguardi diretti; privazione di comunicazione verbale carezzevole; rifiuto nel riconoscere un disturbo psicologico del piccolo; strumentalizzazione emozionale del figlio allo scopo di penalizzare il partner. In questa breve rassegna del problema della 'sindrome del bambino maltrattato' è opportuno accennare in chiave criminologica alla psicodinamica del soggetto che maltratta: quasi sempre il genitore. Ebbene, molto spesso, i genitori che maltrattano i propri figli, a loro volta, da

piccoli, sono stati maltrattati, ragion per cui le violenze subite producono una sorta di intolleranza verso qualsiasi esperienza psichica negativa, che, sovente, viene proiettata e riversata sui propri figli. A beneficio degli operatori sanitari e scolastici è opportuno elencare alcuni indicatori, anche in questo campo (così come si è fatto parlando della pedofilia), che, con tutte le cautele del caso, possono essere espressione di un bambino maltrattato. In sede ospedaliera o ambulatoriale si osservano i seguenti fenomeni: i genitori riferiscono al medico le notizie in modo contrastante; il bambino raramente parla; ci si accorge a seguito di attenta anamnesi che il piccolo è già stato portato in ospedale (strutture quasi sempre diverse) per traumi analoghi; i genitori ostentano un’attenzione abnorme di tipo compensatorio verso il figlio. A seguito di esame obiettivo, invece, si riscontrano queste caratteristiche: il piccolo ha lo sguardo triste e perso; appare trasandato con una scarsa igiene; i traumi o le lesioni sono presenti in modo diffuso e sono di data diversa da quella indicata dai genitori. Note: Le classificazioni sono state tratte dal volume “Manuale per operatori criminologici e psicopatologi forensi” di V.M. Mastronardi, Giuffré, Mi, 2001.


Terapia a cura di Ilaria Pucci

Cefalea La risposta del Neuromed ad un problema molto comune. Al Neuromed un centro per lo studio e la cura di questa patologia guidato dalla dr.ssa Anna Ambrosini, Rappresentante nazionale presso la Federazione Europea Cefalee. “Un giorno – racconta F.G.- ti svegli e ti accorgi che ti fa male la testa. Speri che ti passi da solo. Ma nulla. Dopo pochi istanti va sempre peggio. Passano i giorni e il dolore continua, diventa una sorta di incubo. Il mal di testa non passa, cosa fai? Prendi qualche medicinale, ma nulla. Entri in un circolo vizioso. Al Neuromed, al Centro per lo Studio e la Cura delle Cefalee, ho risolto il mio problema. Ora sto meglio, anche lo stato di benessere generale è migliorato”. Questa storia è simile a molte altre. La maggior parte dei pazienti che consultano il neurologo soffre infatti di cefalea, più comunemente chiamata “mal di testa”. Il capitolo delle cefalee è ampio e disomogeneo, comprendendo forme molto diverse e identificabili in due gruppi principali: quello delle cefalee primarie, dove la cefalea non è soltanto

un sintomo ma coincide con la malattia stessa, e quello delle cefalee secondarie o sintomatiche, in cui la cefalea è soltanto uno dei sintomi, e talora non il principale, di una malattia di diversa origine. È solo l’abilità, la competenza e l’esperienza del clinico esperto in cefalee che può permettere di fornire una diagnosi clinica precisa, indispensabile per impostare un trattamento appropriato. Il Centro Cefalee Neuromed è uno dei pochi Centri di Terzo livello con Headache Clinic riconosciuto sul territorio nazionale dalla Società Italiana per lo Studio delle Cefalee (SISC) e dall’European Headache Federation. Responsabile del Centro è la Dr.ssa Anna Ambrosini, formatasi nel campo delle cefalee grazie ad un lungo soggiorno scientifico presso l’Università di Liegi, in Belgio, sotto la guida di uno dei massimi esperti mondiali, il Professor Jean Schoenen, di cui è considerata una degli allievi che abbia raggiunto i maggiori traguardi nel campo della ricerca sulla neurofisiologia e la fisiopatologia

delle cefalee. Attualmente la dr.ssa Anna Ambrosini è la nuova rappresentante italiana della Federazione Europea Cefalee (European Headache Federation). Tale riconoscimento si aggiunge alla sua carica elettiva di Coordinatore della Sezione Interregionale Lazio-Molise della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee (S.I.S.C.), attribuitale per il biennio 20092010, che ha portato all’Istituto Neuromed la qualifica di Sede della Sezione Interregionale Cefalee Lazio-Molise. Il dr. Perrotta ha affiancato la Dr.ssa Ambrosini nell'ultimo anno, apportando al Centro l'ulteriore beneficio del suo entusiasmo per la ricerca e della sua esperienza clinica, maturata durante lunghi periodi di attività presso il prestiogioso Centro cefalee dell'IRCCS Mondino di Pavia. Il Centro Cefalee Neuromed è attivo anche nella ricerca incentrata sugli aspetti fisiopatologici e genetici e sul trattamento sintomatico e preventivo di tale patologia intrattenendo numerose collaborazioni scientifiche con altre istituzioni universitarie e di ricerca italiane e straniere, come l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, l’Università di Liegi (Belgio), l’Università di Zurigo (Svizzera).

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ricerca a cura dei dott. Pasquale Strazzullo e Gianvincenzo Barba Istituto di Scienze dell'Alimentazione, CNR, Avellino

Meno sale … più salute!

IL World Action on Salt and Health (WASH) ha promosso, per il periodo 2-8 febbraio 2009, la Settimana Mondiale per la Riduzione del Consumo di Sale. Quest’anno, la Società Italiana di Nutrizione Umana e il Gruppo di Lavoro InterSocietario per la Riduzione del Consumo di Sale in Italia hanno partecipato all’iniziativa con una campagna promozionale, dedicata specificamente all’utenza generale e agli operatori della ristorazione collettiva, per la divulgazione delle indicazioni pratiche per la riduzione del consumo di sale nei pasti consumati fuori casa www.sinu.it

Gli effetti benefici della riduzione del consumo di sale sono stati ampiamente documentati dalle ricerche scientifiche. Consumare una giusta quantità di sale con l’alimentazione migliora infatti anche il funzionamento del cuore, mantiene le arterie 'giovani' e aumenta la resistenza dell’osso.

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Quanto sale? Come fare per dire se si mangia troppo sale? In media, nel nostro Paese, il consumo giornaliero di sale è di circa 10-15 grammi al giorno. Questa quantità è da considerarsi sicuramente eccessiva: l’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce infatti, per un adulto, un apporto giornaliero di circa 5-6 grammi di sale. Molti di noi invece ne consumano una quantità doppia, o addirittura tripla, rispetto al reale fabbisogno. Per avere un’idea delle quantità di sale da consumare giornalmente, basti pensare che un cucchiaino da caffè corrisponde a 6 grammi di sale. Il sale è naturalmente presente negli alimenti in misura minima: la maggior parte del sale che consumiamo è quello aggiunto agli alimenti nel corso dei processi di conservazione e di produzione industriale (circa metà del sale consumato giornalmente) o aggiunto a tavola o durante la cottura per rendere più 'saporite' le pietanze che consumiamo. E il sale iodato? L’uso del sale arricchito in iodio è uno strumento, semplice ed efficace, da utilizzare nella prevenzione delle malattie della tiroide. Quindi poco sale, ma preferibilmente iodato. Il sale nella dieta dei bambini Studi recenti sostengono che i bambini che mangiano meno sale abbiano infatti un rischio più basso di sviluppare ipertensione da adulti. Nei primi mesi di vita, il latte materno o il latte in formula contengono livelli molto bassi di sale, ed aggiungere sale ai cibi preconfezionati per l’infanzia è proibito dalla legge. Ma quando i bambini cominciano a mangiare più tipi di cibi, il loro introito di sale aumenta ed i loro recettori del gusto per il salato si adattano all’elevato contenuto di sale dei nuovi alimenti sviluppando, così, una preferenza per i cibi salati con consumi pari a quello degli adulti.

Come ridurre il consumo di sale? La riduzione del consumo di sale con gli alimenti non richiede grossa fatica o l’uso di particolari strumenti. È opportuno, per esempio, limitare il consumo di alimenti ricchi in sale (quali salumi, formaggi, pizza, crackers, piatti industriali pronti, dado, salse pronte) e preferire quello degli alimenti meno ricchi in sale (uova, carni e pesce fresco, verdure, legumi, latte, olio). Nel consumare i pasti fuori casa, segnalare al personale che si preferiscono piatti con meno sale. Ricordare inoltre che il pane, alimento base della nostra alimentazione, è un’importante fonte di sale nella dieta. Si può perdere l’abitudine a mettere la saliera a tavola, non è necessario. Condire il cibo con spezie o limone, olio, aceto: il gusto non ne perderà. È bene ricordare che il gusto del sale non è permanente. La nostra sensibilità gustativa si adatta, infatti, nel giro di una settimana alla riduzione del sale permettendoci così di apprezzare il sapore naturale dei cibi. Per informazioni: Prof. Pasquale Strazzullo (strazzul@unina.it); Dr Gianvincenzo Barba (gbarba@isa.cnr.it)


Posturologia a cura della dr.ssa Tiziana Zungri

I sistemi di postura La differenza tra Sistemi modellati e modulari.

I sistemi modellati o su impronta consentono di affrontare tutte le gravi deformità che non sono gestibili con i sistemi modulari predisposti. Questi sono scarsamente modificabili e questo, diversamente da quanto si possa pensare, è un vantaggio poiché mantengono nel tempo la posizione raggiunta. Danno inoltre maggiore comfort e stabilità. Per la realizzazione del calco possono essere usati diversi materiali: - sacche a depressione che vanno appoggiate su una sedia di valutazione dando così un perfetto contorno dell'utente che viene poi digitalizzato; si possono scegliere anche densità di schiuma diverse per le diverse parti del corpo; - calco di gesso per gli utenti con controllo posturale quasi inesistente poiché viene

effettuato con il paziente prono. Successivamente il sistema viene costruito con materiale termoplastico e un'imbottitura in plastazote; - schiumata sul posto ossia versando un liquido in una scocca, posizionata sul sedile o sullo schienale di una carrozzina, che poi diviene schiuma mediante una reazione chimica. Si possono distinguere inoltre tre tipologie di sistemi modellati in base alle abilità residue del paziente e ai risultati che si vogliono ottenere: - sistema attivo, basso col bacino in leggera antiversione e la seduta leggermente basculata in avanti. Si applica quando c'è ipotonia apparente del tronco dovuta a deficit dei flessori e degli ischiocrurali degli arti inferiori, favorisce il raddrizzamento del tronco e inibisce l'estensione degli arti inferiori; - sistema passivo, alto con poggiatesta e cinture e basculato all'indietro;

è utilizzato se la postura è compromessa globalmente poiché evita sforzi antigravitari; - sistema misto, una via di mezzo che fornisce una buona spinta lombare. Utile se il raddrizzamento spontaneo del tronco è insufficiente poiché stimola l'estensione autonoma del tronco ed il basculamento permette di passare da una posizione contenitiva e rilassante a una che stimola la verticalizzazione del tronco. I sistemi modulari invece, sono sistemi di postura predisposti che hanno regolazioni e moduli componibili per adattarsi meglio all'utente. Le regolazioni consentono di variare misure come la profondità e la larghezza del sedile, l'altezza di schienale e pedane, gli angoli di inclinazione dello schienale, del sedile, delle pedane, dei braccioli... ed in alcuni casi è possibile cambiare la forma dei componenti attraverso cunei e sostegni. I sistemi di postura modulari possono avere superfici planari o sagomate. Le prime sono costituite da una base rigida e piatta sulla quale viene posta l'imbottitura; è proprio questa che consente la personalizzazione, la densità della schiuma. Le schiume dense stabilizzano quando c'è molta mobilità involontaria perché, essendo più "dure", danno più sostegno; le schiume a bassa densità e quelle viscoelastiche, invece, sono preferibili in caso di paralisi e ipotonia o fragilità della cute. I secondi, quelli sagomati, sono anatomici e sostengono di più il corpo e quindi facendo sì che si possano evitare ulteriori aggiuntivi che rendono l'ausilio meno piacevole da vedere.

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Formazione a cura del Prof. Maurizio Lozzi – Presidente UP CONSCOM

L’Osservatorio Nazionale sulla Violenza Scolastica Progetti locali per le Università Popolari.

In questi ultimi anni la violenza è diventata un codice espressivo che vede, purtroppo, protagonisti 'ragazzi per bene' che rapinano per noia, 'baby gang' che spadroneggiano nelle città e giovani turbolenti che nelle scuole si trasformano in 'bulli', 'vandali' o negli stadi in 'teppisti'. Assistiamo troppo spesso impotenti ad un fenomeno più diffuso di quanto ci è dato percepire e che, inevitabilmente, crea forti tensioni anche perché si stanno diffondendo, purtroppo nell’impotenza di molti operatori, modelli di sopraffazione fisica o psicologica che, soprattutto tra i banchi di scuola, sono arrivati ad essere considerati lo strumento ideale per dirimere i conflitti o le incomprensioni interpersonali. Mirare a contribuire al possibile cambiamento

di questa allarmante situazione è lo scopo dell’Osservatorio Nazionale sulla Violenza Scolastica che, attraverso la rete Internet, è un progetto operativo e pratico, in grado di diventare nelle zone in cui le Università Popolari si faranno carico di proporlo, il 'termometro' ideale per tracciare i profili di sicurezza esistenti in ogni scuola e favorire così lo sviluppo di interventi orientati alla limitazione ed al superamento dei diversi fattori di rischio oggi evidenti in queste importanti agenzie educative. Il progetto dell’Osservatorio Nazionale sulla Violenza Scolastica, fondato e messo in rete dai metodologhi di CONSCOM, l’Università Popolare per le Scienze sociali e della Comunicazione

(www.conscom.it) si inquadra nel contesto di quelle iniziative che è oggi possibile veicolare per proporre un intervento educativo che, fondato sull’approccio sociologico clinico della Mediazione pacifica dei conflitti (1), è un collaudato strumento metodologico in grado di sostenere all’interno delle scuole: - lo sviluppo positivo e creativo dei rapporti interpersonali; - l’aumento delle abilità critiche, autocritiche e l’autostima degli agenti scolastici; - il miglioramento della comunicazione in virtù del profondo rapporto che essa ha con la manifestazione di emozioni, di disagi affettivi e di disturbi psicosomatici; - la riduzione delle dispute ed il miglioramento del morale e della produttività di tutti i membri operanti nel sistema scolastico; - la diffusione sociale del patrimonio educativo dell’accoglienza, della tolleranza e della pace. Non si può più far finta di niente anche perché le cronache ricordano quasi tutti i giorni che: “La violenza non è affatto scomparsa, ha soltanto cambiato forma”. (2) Anche se è bene non rischiare in ogni modo di farsi travolgere dall’onda emotiva, è sicuramente doveroso prendere atto della diffusione strisciante di tanta 'piccola violenza quotidiana' non più 'apparente', ma sempre più 'visibile' tanto da assumere i connotati inconfondibili di quella reale 'violenza delinquenziale', che va ritenuta il vero fenomeno globale sempre più in grado di penetrare e contaminare il sistema scolastico.

1) Maurizio Lozzi in Jefferys Duden Karin, Mediatori efficaci. Come gestire i conflitti a scuola, Collana Partenze... per educare alla pace, La Meridiana, Bari, 2001 2) Wolfgang Sofsky, Saggio sulla violenza, 1996

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Musicoterapia a cura del Prof. Antonio Suelzu e della dott.ssa Nicoleta Anghelache

La riabilitazione delle persone affette dal morbo di Parkinson La musica è un'eccellente medicina per i malati di Parkinson. Cantare una canzone con certe caratteristiche ritmiche, anche solo mentalmente, aiuta i pazienti a deambulare meglio e a migliorare i problemi tipici della malattia. A promuovere la 'terapia con la musica' è uno studio giapponese della Mie University School of Medicine di Tsu, dei ricercatori Japan Masayuki Satoh Shigeki Kuzuhara. Gli studiosi sono convinti che molti disturbi motori dei parkinsoniani possano essere migliorati con la musicoterapia, istruendo i pazienti a ripassare a mente una canzone di riferimento con particolari caratteristiche. Un brano scelto appositamente, capace di funzionare da metronomo del passo (battendo esattamente il ritmo dei movimenti). I malati di Parkinson devono affrontare ogni giorno la difficoltà di avere un corpo che non risponde in modo coerente alla propria volontà di muoversi. Non solo per effetto del classico tremore, ma anche per disturbi più o meno pronunciati

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nella deambulazione. Lo studio nipponico, si è rivelato un vero successo tanto che i pazienti hanno imparato a usare questo sistema nella vita di tutti i giorni per migliorare la loro andatura e riacquistare una certa autonomia. Il risultato è stato raggiunto progressivamente, prima invitando i pazienti ad ascoltare una canzone ben ritmata, poi chiedendo loro di battere il ritmo con le mani, quindi invitandoli a cantare e a battere il ritmo nello stesso tempo, fino ad arrivare a cantare mentalmente camminando. Gli autori ritengono che l’effetto della terapia musicale sia legato alla componente ritmica del brano, che agisce su particolari strutture cerebrali dette 'gangli della base'. Lo studio riportato sulla newsletter della Fondazione Mariani “Neuromusic News”, è stato pubblicato su “European Neurology” e rappresenta la prima prova scientifica di un metodo empirico da tempo utilizzato dai terapisti nipponici per migliorare la deambulazione nei parkinsoniani, ricorrendo a stimoli visivi e uditivi come strisce sul pavimento oppure il classico metronomo dei musicisti. È interessante leggere una parte di un'intervista fatta al Cardinale Carlo Maria Martini, sofferente del morbo: ”Tralasciando quindi altre indicazioni vorrei descrivere brevemente ciò che mi ha aiutato. Ho provato musiche di vari autori, ma alla fine ho concluso che la musica di Mozart è quella che maggiormente aiuta. Mozart infatti esprime mirabilmente, la letizia del cuore umano e stimola a superare le fatiche, i blocchi, le difficoltà a muoversi. In particolare quando è necessario camminare, fare esercizio di deambulazione, la musica di Mozart aiuta a marciare a passo di musica e a superare tutte le remore e le difficoltà che tendono a bloccare o ad appesantire la marcia.

Talora mi capita anche di muovermi nella mia camera, sotto l’influsso della musica, come a passo di danza e di mettere così con più facilità in ordine le cose o preparare il materiale per lo studio. La musica deve arrivare alle orecchie attraverso auricolari di vario tipo ed essere tenuta a livello un po' alto. Infatti il suono che arriva in qualche modo al cervello stimola maggiormente il movimento e dà quel ritmo che invita a muoversi speditamente. La musica di Mozart costituisce un tesoro inesauribile per chi voglia lasciarsi guidare e sostenere dal ritmo e dalla melodia e così dare vigore al suo agire. In essa chi voglia esercitarsi nel “pensare positivo” trova un aiuto concreto e discreto, che stimola la fantasia e il tono affettivo a entrare in una condizione ottimale per agire con impegno e superare le remore e i blocchi nell’azione.” I pazienti che soffrono del morbo di Parkinson sono più di 220mila solo in Italia, hanno bisogno di cure e assistenza costante poiché la malattia, che colpisce prevalentemente il sistema motorio, rende difficile le più semplici attività quotidiane. I sintomi possono comparire a qualsiasi età ma nella maggioranza dei casi si manifesta verso i 60 anni.


Pedagogia a cura del dott. Gerardo Pistillo

La Pedagogia Clinica Clinica e formazione. La Pedagogia Clinica è una branca della Pedagogia Generale il cui scopo principale è di educare e aiutare la persona in difficoltà ad avere cura di sé, a trovare dentro di sé le risorse necessarie per raggiungere un livello di autonomia generale sempre più elevato. Il pedagogista clinico si rivolge, con metodi e tecniche proprie, a persone di ogni età, con qualunque tipo di disagio psicofisico, siano esse bambini con disordini comportamentali e di apprendimento, adulti con disarmonie a livello cognitivo, affettivo e sociorelazionale, anziani con difficoltà psichiche e motorie ecc. Ciò che caratterizza questa nuova scienza, inoltre, è la vastità del suo campo di azione. Oltrechè rivolgersi al singolo, infatti, essa interviene anche

nelle situazioni di conflittualità che possono riguardare il gruppo (scolastico, lavorativo ecc.), la coppia e la costellazione familiare. In pedagogia clinica vige il principio olistico secondo cui l’essere umano sia da considerarsi nella sua globalità ed unicità psicofisica e non semplicemente come un paziente affetto da una qualche “malattia” fisica o psicologica. Ciò che interessa al pedagogista clinico è innanzitutto la storia di vita della persona, la sua narrazione autobiografica, ossia l’insieme complesso degli eventi che hanno contrassegnato la sua formazione personale come modalità specifica di essere al mondo. Una storia che fa di essa un essere unico e irripetibile, con i suoi disagi e le sue difficoltà, e non un 'malato'; un 'testo' da leggere in tutta la sua complessità e profondità. Considerare l’essere umano in senso globale, d’altronde,

significa ammettere che una conoscenza attenta e approfondita della persona non può fermarsi alla sola diagnosi di una 'malattia', o alla rilevazione degli aspetti esteriori del suo comportamento, e che, al di là di una tale superficie manifesta e visibile, esista una dimensione latente ed invisibile della sua storia di formazione traducibile in termini di potenzialità e risorse conoscibili ed attivabili. A partire da tale assunto, la pratica clinica in pedagogia assume un carattere prettamente educativo (dal lat. exducere, 'trar fuori') e maieutico, in quanto l’obiettivo principale è di favorire in ogni persona, attraverso l’emergenza degli aspetti latenti della sua storia di formazione, una sorta di 'parto interiore' e di 'rinascita'. In questo senso, l’approccio clinico in pedagogia si contraddistingue in maniera netta da quello medico e psicologico. Mentre il medico e lo psicologo lottano prevalentemente contro la 'malattia' o il 'disturbo', cercando di eliminarne o alleviarne i sintomi (rispettivamente con e senza l’aiuto dei farmaci), il pedagogista clinico guarda oltre la 'malattia', al fine di attivare l’enorme bagaglio di risorse e potenzialità latenti che inconsapevolmente la persona possiede. Egli passa in altri termini dalla manifestazione esteriore della complessa fenomenologia comportamentale dell’essere umano alla sua essenza interiore, ossia dalla superficie alla sostanza (dal lat. sub-stantia,

ciò che sta sotto), cercando di giungere al cuore della formazione e di risvegliare quelle energie sopite che la malattia stessa contribuisce a tenere bloccate. A questo punto ben si comprende come la professione del pedagogista clinico si inserisca in rete con quella del medico, dello psicologo e di altri professionisti, in vista di una collaborazione paritetica, complementare e sinergica. Muovendosi in questa direzione la pedagogia clinica promuove la centralità e il protagonismo della persona nel percorso di aiuto indirizzandola verso una condizione di salute generale intesa come equilibrio psicofisico. Mentre il medico, intervenendo sulla 'patologia', attraverso una terapia specifica, punta prevalentemente alla cura del paziente, il pedagogista clinico cerca invece di promuovere nella persona una progettualità verso la cura globale di sé. Per esso il raggiungimento di una condizione di salute non coincide con la sola assenza di malattia, ma implica il raggiungimento da parte della persona di un maggiore livello di autonomia nella conoscenza di sé e nella gestione delle sue potenzialità latenti. Aiutare l’uomo a migliorare il suo stato di benessere non significa dunque curare esclusivamente la sua 'malattia' ma fare in modo che esso sia in grado di scoprire e gestire contenuti profondi ed inediti di sé e della propria storia, in vista di un nuovo viaggio e di nuove conquiste.

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Diagnostica a cura del dott. Aldo Sabato - Farmacista

L'automisurazione della pressione arteriosa La pressione arteriosa o sanguigna è la pressione del sangue nelle principali arterie, che aumenta o diminuisce secondo il lavoro svolto dal cuore e dai muscoli per soddisfare i diversi bisogni: sforzo (attività fisica), stress e sonno. Vengono misurati due tipi di pressione: la pressione sistolica (la massima) è la pressione determinata dalla contrazione del muscolo cardiaco e della resistenza elastica dell'aorta quando il flusso del sangue irrompe in essa. La pressione diastolica (la minima) è invece quella relativa al momento in cui i ventricoli del cuore si rilasciano tra un battito e l'altro. L'onda pressoria trasmessa lungo le arterie ad ogni battito cardiaco viene facilmente percepita sotto forma di pulsazione. COME SI MISURA Intorno al braccio si gonfia un manicotto di gomma morbida fino al punto di interrompere momentaneamente il Istruzioni importanti per l'automisurazione della pressione

Cosa non fare: Assumere caffeina nei 60 minuti precedenti la misurazione. Fumare nei 30 minuti precedenti la misurazione. Indossare abiti che comprimono il braccio. Assumere sostanze stimolanti. Effettuare la misurazione in stato di agitazione, sotto stress o se si prova dolore. 20 www.salutare.info

flusso del sangue. Il manicotto viene poi sgonfiato manualmente finché, auscultando la principale arteria del braccio con il fonendoscopio, si può percepire il flusso del sangue come un fremito che si diffonde in essa: ciò viene registrato come il valore della pressione sistolica. Il manicotto viene quindi sgonfiato ancora finché il fremito non scompare e il sangue scorre in modo uniforme

Cosa fare: Svuotare la vescica. Restare tranquilli. Sedersi e restare seduti per almeno due minuti prima di procedere alla misurazione. Accertarsi che il manicotto sia correttamente posizionato. Effettuare la misurazione sempre alla stessa ora. Di tanto in tanto, provare la pressione anche sul braccio destro. Effettuare due misurazioni a distanza di qualche minuto e fare la media fra i due valori ottenuti.

attraverso l'arteria ora pervia: questo corrisponde al valore della pressione diastolica. La pressione arteriosa si misura in millimetri di mercurio (mmHg) poiché i primi apparecchi per la misurazione erano dotati di una colonnina di mercurio in un tubicino di vetro graduato in millimetri. Autorevoli enti internazionali che si occupano di salute hanno stabilito che, per gli adulti che hanno compiuto i 18 anni di età, una pressione è da considerarsi normale quando la massima è inferiore a 120 mmHg e la minima inferiore a 80 mmHg. Più si superano questi valori, più l'ipertensione viene considerata grave. L'AUTOMISURAZIONE Moltissimi pazienti chiedono consiglio in merito a quale apparecchio acquistare per l'automisurazione della pressione. Questi apparecchi si chiamano “sfigmomanometri" ed in commercio ne esistono numerosi tipi, ognuno caratterizzato da un diverso grado di praticità e affidabilità. Quello classico a mercurio che abbiamo


descritto prima è quello universalmente utilizzato negli studi medici, per la sua affidabilità, ma è sconsigliato per il faida-te, in quanto richiede una certa pratica nell'uso e nella lettura dei valori. Inoltre, in caso di rottura, si verifica la fuoriuscita di una certa quantità di mercurio, che è altamente tossico e inquinante. Ideali per l'uso domestico sono gli apparecchi automatici, che consistono, in genere, in un manicotto da applicare al braccio, collegato ad una unità di lettura dei valori rilevati; in quelli meno recenti il manicotto andava gonfiato a mano (un'operazione comunque semplicissima). Quelli più recenti sono completamente automatici, in quanto basta premere un pulsante e il manicotto si gonfia automaticamente fino al punto giusto, poi si sgonfia gradualmente per effettuare la misurazione: alla fine basta leggere i risultati su di un display per conoscere la propria pressione. Nella scelta dell'apparecchio, vanno prima di tutto considerate l'affidabilità e la praticità. Quanto maggiore è la distanza del manicotto dal cuore, tanto minore sarà l'accuratezza delle rilevazioni. Per questo alcuni ritengono che gli apparecchi ideali per monitorare la pressione siano quelli provvisti di manicotto da applicare al braccio; nei dispositivi che misurano la pressione al polso il rischio di imprecisione può essere maggiore. In realtà, oggigiorno gli apparecchi per uso domestico, di qualunque tipo siano, hanno raggiunto un grado di affidabilità impensabile solo pochi anni fa. Il bello è che, mentre l'affidabilità cresce, i prezzi

diminuiscono, al punto che si può avere un apparecchio automatico di ottima qualità già a partire da un prezzo inferiore ai quaranta euro. Il paziente che decida di automisurarsi la pressione deve essere a conoscenza di alcune fondamentali linee guida riportate nella tabella contenuta in questa pagina. Se l'apparecchio non viene usato correttamente, infatti, i dati non saranno affidabili. Uno degli errori più comuni riguarda la misura del manicotto: se è troppo piccolo l'apparecchio registrerà una pressione superiore a quella reale. Un altro errore frequente è la posizione del braccio, o del manicotto sul braccio. Per questo è importantissimo, al momento dell'acquisto, rivolgersi ad un professionista qualificato e non esitare a chiedere tutte le spiegazioni possibili per un uso corretto.

Nell'arco della giornata, infatti, la pressione subisce numerose oscillazioni: tende ad essere più alta al mattino e più bassa di notte, e poi aumenta in seguito all'assunzione di numerose sostanze, quali caffè, alcool, tabacco. Per questo è importante lasciar trascorrere almeno mezz'ora prima di mi-

surare la pressione. È utile anche che il paziente stia seduto a riposo almeno un paio di minuti prima della misurazione.

Una volta giunti a casa, è importante leggere con cura le spiegazioni dell'apparecchio, che di solito consistono in qualche paginetta. Altro elemento imprescindibile per una rilevazione accurata è l'orario, che dovrebbe essere sempre lo stesso.

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Fitoterapia a cura della dott.ssa Grazia Fiore

Una stella da mangiare Il carciofo: alimento-farmaco dalle doti nutritive e curative. Si pensa che derivi, insieme al cardo, dal Carciofo selvatico (Cynara cardunculus var. silvestris ), una pianta erbacea perenne molto diffusa nell’Europa mediterranea e nell’Africa settentrionale. L’antica Cartagine ne sarebbe la patria. Il carciofo nel XV secolo venne portato da Napoli a Firenze e, secondo il Mattioli, già nella seconda metà del secolo XVI era conosciuto, coltivato e apprezzato in Toscana. Nel Rinascimento il carciofo arrivò in Francia durante le guerre d’Italia, e poi in Europa, dove viene coltivato in quasi tutte le regioni. Il carciofo attuale è coltivato in orti, giardini e campi, è dotato di uno stelo robusto che può raggiungere i 150 cm di altezza e porta fiori di colore azzurro vivo disposti a capolini, circondati da squame coriacee e a volte spinose alla punta, che possono agevolmente raggiungere i 12 cm di diametro.

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La parte commestibile è rappresentata dai capolini con il ricettacolo carnoso che nelle varietà più pregiate sono teneri e con le brattee polpose, tanto da poter essere mangiati anche crudi, come antipasto o insalata. Dal punto di vista strettamente nutrizionale il carciofo non riveste una grande importanza, in quanto il suo contenuto di nutrienti è modesto, ma le sue componenti extranutrizionali sono molto particolari e ne fanno un alimento-farmaco di capitale importanza. Ricco di acidi organici come il malico ed il citrico, che concorrono al metabolismo dei nutrienti, e di altri acidi organici come l’alfa-idrossi metilacrilico, il lattico e il glicolico, il carciofo è anche dotato di una serie di principi attivi dalla spiccatissima azione farmacologica. La cinarina, che conferisce il caratteristico gusto amaro, fitosteroli (tanto più abbondanti quanto più il terreno è secco e ricco di sali), alcoli triterpenici, tannini, mucillagini, inulina (polisaccaride che viene convertito in fruttosio) mannitolo, provitamina A, vitamina C ed ancora sali di potassio, di calcio, magnesio e sodio, tracce di manganese e di rame. Attivatore della coleresi, epato-

protettore, ipocolesterolemizzante. Cinarina ed acido caffeico sperimentati in lavori scientifici si sono dimostrati capaci di abbassare sensibilmente il tasso ematico di colesterolo e di trigliceridi, di ridurre la steatosi epatica, di attivare la sintesi proteica e di proteggere dai danni causati dalla superalimentazione, limitando la sintesi endogena di colesterolo. Ricercatori inglesi hanno osservato, dopo la somministrazione di un idrolito a base di carciofo, un rinforzo dell’attività cardiaca, un’azione antitossica nei riguardi di alcune sostanze chimiche, una notevole resitenza dei vasi capillari e un’accelerazione dell’emocoagulazione. In Russia ricerche di laboratorio hanno evidenziato che le parti commestibili del carciofo svolgono azione antinfiammatoria. In Francia si producono estratti di carciofo a effetto protettivo e stimolante epatico e renale. Questo ortaggio è quindi da considerarsi come un alimento preventivo e curativo di numerose patologie ma è utile soprattutto in caso di stipsi, epatosi, ittero, epatiti tossiche, atonia della colecisti, lieve insufficienza renale, renella, gotta, reumatismo, iperglicemia. Per tutti svolge un’azione tonica,

aperitiva, digestiva, antianemica, ricostituente soprattutto durante le convalescenze, astringente in caso di diarrea, blandamente febbrifuga. Tutta la pianta è medicinale ma in fitoterapia si utilizzano generalmente le foglie raccolte da marzo a maggio. Si utilizza il succo fresco ottenuto con centrifuga o torchietto: un bicchierino la mattina eventualmente stemperato con succo di carota. La tintura alcolica al 20% in alcol a 65° si somministra 2-3 volte al giorno un cucchiaino prima dei pasti. L’Italia è uno dei maggiori paesi produttori. Prima è la Puglia con quasi 2 milioni di quintali, segue la Sicilia, la Sardegna, il Lazio, la Campania e la Toscana. La produzione nazionale è destinata prevalentemente al mercato interno per il consumo fresco, l’8% viene lavorato dall’industria e solo il 20% esportato . Ancora una volta la dieta mediterranea si attesta tra le migliori del mondo e non a caso il carciofo è tra gli ortaggi più amati dagli italiani.


Podologia a cura del dr Antonio Pacilio - podologo e posturologo

Il gioco del calcio La prevenzione in podologia sportiva. Senza ombra di dubbio è importante sottolineare che la parte del corpo più sollecitata nel maggior numero di attività sportive è costituita dal piede: questa struttura complessa e meravigliosa definita da Leonardo "un capolavoro d’ingegneria" è costituita da 26 ossa, 19 muscoli, 33 articolazioni e 107 legamenti che interfacciano l’atleta con l’ambiente esterno ed è fonte di prestazioni strabilianti e nel contempo origine di tanti malanni che lo affliggono. Secondo un’indagine dell’Istituto di Scienza Dello Sport del C.O.N.I. il piede, da solo, è responsabile di un terzo di tutti i problemi che possono interessare lo sportivo. La prevenzione è, quindi, l'arma più efficace contro qualunque tipo di infortunio che può verificarsi nella pratica sportiva dilettantistica e professionistica, specialmente in ambito calcistico.

I traumatismi costituiscono nel calciatore un grosso impedimento che può compromettere l'attività agonistica a breve, medio e lungo termine; è evidente, come risulta importante una corretta prevenzione anziché la scelta di una terapia successiva delle lesioni traumatiche al piede e delle disfunzioni posturali. I fattori preventivi delle lesioni traumatiche insieme al riscaldamento, allo stretching e ai bendaggi funzionali, sono le ortesi plantari, le orthoplastie medicali in silicone e le calzature. Le prime servono alla correzione e alla compensazione dei dismorfismi dei piedi (piede piatto o cavo, varo o valgo, ecc...) migliorando l’appoggio plantare e quindi la dinamica della deambulazione, le ortesi in silicone medicale al fine di migliorare la deviazione assiale delle dita ed evitare la frizione delle stesse contro la tomaia della scarpetta; le calzature, infine, atte ad assorbire l'onda d'urto che si genera con l'impatto del piede al suolo soprattutto per i più giovani. Per l'attività altamente dinamica, il piede del giocatore deve oltremodo sopportare l'incongruenza di una calzatura del tutto inadatta alla corretta fisiologia dell'appoggio plantare sul terreno.

A questo proposito le scarpe da gioco sono predisposte all'inserimento di ortesi plantari realizzate con materiali shock-absorbing e termofomabili; è fondamentale ribadire che i supporti plantari personalizzati migliorando l'appoggio del piede, danno una maggiore stabilità, migliorano l’equilibrio, migliorano il ritorno venoso attraverso la spremitura della soletta venosa di Lèjars ed aumentano la propriocettività del piede migliorando di conseguenza la corsa e la performance dell’atleta stesso. Come nelle macchine di Formula 1, la performance non dipende solo dalla velocità massima e dalla potenza; la stabilità, i giusti pneumatici e la ripartizione del carico sui pneumatici anteriori e posteriori svolgono un ruolo importante. Per gli atleti vale lo stesso principio: la performance non dipende da quanto forte si colpisca la palla, ma da come il calciatore si muova sul campo, da quanto siano efficienti i muscoli, da quanta energia venga consumata e da quanto sforzo venga impiegato sulla superficie articolare. Nessun pilota oserebbe correre senza informazioni circa gli ammortizzatori; perché un atleta dovrebbe allora giocare senza conoscere la propria biomeccanica? La conoscenza di come il giocatore corre, la biomeccanica del piede e la postura del soggetto stesso necessitano di grande attenzione, poiché possono permettere di ideare metodi personalizzati di allenamento e di riabilitazione. Per prevenire i traumi ed ottimizzare l’attività muscolare sono dunque necessari una conoscenza dettagliata dello sport praticato, della funzione del piede, delle forze di reazione del suolo e del movimento dinamico anche attraverso l’ausilio di apparecchiature diagnostiche come la baropodometria elettronica (esame del passo e della postura). Il tutto deve naturalmente essere accompagnato da una scrupolosa valutazione posturale effettuata da un esperto podoposturologo.

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Oftalmologia a cura del dr. Bruno Baldi Dirigente Medico Div. Oculistica P.O. Eboli, e di Andrea Baldi, Studente di Medicina Università di Siena

Occhio e videoterminali Office Eye Sindrome. La diffusione sempre maggiore di mezzi informatici ed il loro uso prolungato mettono a dura prova le capacità visive del nostro occhio. Fugato ormai l’allarmismo di qualche anno or sono sui timori che i videoterminali (VT) potessero provocare patologie oculari per la presenza di 'radiazioni' e 'campi elettromagnetici', oggi possiamo affermare che si tratta di disturbi dovuti ad eccessivo sforzo (astenopia accomodativa*). Negli anni Ottanta autori anglosassoni ipotizzarono che l’uso prolungato dei VT potesse essere causa di cataratta, iriti, peggioramenti della miopia, retiniti e glaucoma. In verità con l’uso dei vecchi monitor a fosfori verdi, ormai in disuso, sono state descritte delle lesioni

retiniche da fototraumatisma, ma questi ultimi sono stati da tempo sostituiti, mentre per quel che riguarda il glaucoma sono stati diagnosticati degli ipertoni,ma in pazienti già predisposti. (1) Oggi è accertata l’innocuità dei monitor (a tubo catodico) (2). I monitor di ultima generazione (plasma) non emettono alcuna radiazione. (3) L’occhio normale è strutturato in modo tale che mette a fuoco senza alcuno sforzo se guarda all’infinito e lo sforzo è trascurabile se mette a fuoco oggetti ad una distanza superiore a 3 m. Più l’oggetto è vicino più vengono attivati i meccanismi di messa a fuoco: l’accomodazione. Quest’ultima è resa possibile per l’azione del muscolo ciliare: per rendere l’idea la messa a fuoco di un oggetto a 5 metri comporta un’accomodazione di 0,20 diottrie mentre per un oggetto posto a 30 centimetri lo sforzo accomodativo è di 3 diottrie. Il citato muscolo ciliare è simile ad un qualsiasi muscolo scheletrico per cui il suo uso eccessivo ne esaurisce la

contrattilità (stanchezza) e la sua funzione si riduce sempre più per l’accumulo di acido lattico. Da tutto ciò si comprende come anche un occhio esente da qualsiasi difetto o patologia presenta, dopo un uso eccessivo, una serie di sintomi riconducibili all’affaticamento (Office Eye Sindrome). I più frequenti sono rappresentati da tre categorie di sintomi: oculari, visivi e generali. - Oculari: bruciore, prurito, arrossamento, lacrimazione, fotofobia, aumento dell’ammiccamento, dolore; - Visivi: visione offuscata e diplopia; - Generali: cefalea, vertigini, disturbi psichici e psicosomatici. Naturalmente tutti questi disturbi si accentuano se sono presenti fattori favorenti che possono essere oculari, ambientali o legati al videoterminale. 1) Fattori oculari: difetti refrattivi (miopia, ipermetropia, astigmatismo), presbiopia, ambliopia (4), irritazioni oculari croniche o una non corretta visione binoculare. 2) Fattori ambientali: illuminazione non corretta degli

ambienti di lavoro, arredamento inappropriato, microclima degli ambienti di lavoro. 3) Fattori legati al mezzo tecnico: dimensione, curvatura, mobilità e superficie dello schermo, sfondo, dimensione e nitidezza dei caratteri, stabilità dell’immagine (flicker). Per concludere è opportuno dare alcune indicazioni ergonomiche ricavate da ricerche sperimentali e da esperienze pratiche. L’attenzione va focalizzata dapprima su una buona illuminazione ambientale (luce diffusa 200-400 lux) e ad una corretta regolazione dello schermo (sfondo a bassa luminanza, assenza di riflessi, schermi a contrasto positivo). In secondo luogo bisogna programmare un'adeguata progettazione del posto di lavoro: arredamenti specifici con tastiere mobili, tavoli e sedie con altezze regolabili, sostegni per le mani e avambracci. Infine non va trascurata la correzione di eventuali difetti visivi e la programmazione dei tempi lavorativi con pause brevi e frequenti. (5)

Bibliografia: 1)Osteberg O. : Accomodation and visual fatigue in display work. In Grandjean E., Vigliani E. : Ergonomic aspect of visual display terminal. Taylor and Francis, London, 1980; 41. 2) Terrana T. et all. : Electromagnetic radiations emitted by visual display units. Taylor and Francis, London, 1980; 13. 3) Loperfido F. : Implicazioni accommodative al videoterminale. Medicina del Lavoro. Milano 1999; 46-48. 4) Baldi B., Baldi A. : Ambliopia. Salutare n° 49. Ed. Ass. Culturale Salutare. Avellino 2009; 24. 5) Maina G., Romano C., Sonnino A. : Ergonomia dei videoterminali. In : Giornale di oftalmologia Occupazionale. Ed. SOMSE. Torino 1983; 55

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Sessuologia a cura del dr. Domenico Trotta - Sessuologo clinico

Sessualità e mito Storie di ieri e di oggi. La sessualità è motore centrale dell’agire dell’uomo, come della donna moderna. Può perciò venire spontaneo domandarsi: ma è sempre stato così? La risposta può venirci dal mito. E in particolare dal mito per eccellenza, ovvero, il mito greco romano. Sessualità e mondo classico Nel mito la sessualità non è soltanto presente, ma letteralmente trabocca da tutte le parti. Direttamente di frequente, e ancora più spesso indirettamente, ora con un linguaggio schietto e diretto, ora in una modalità fortemente evocativa e metaforica. Tutto ciò a testimonianza di come la sessualità

sia tema centrale intorno al quale, da sempre, tutto ruota: ambizioni e illusioni, gioie e sconforto, età adulta e maturità, adolescenza e androfase, gioventù e andropausa, vita e morte. Eros, Priapo, Pan e Dionisio: figure sessuali Nel mito la sessualità è largamente rappresentata nella molteplicità delle sue componenti. Da quella meglio rappresentata da Eros, sopravvissuta al mondo classico a quelle di Priapo, Pan e Dionisio meno accettate e comprese dal mondo contemporaneo. Nel mito, Eros rappresenta una sessualità capricciosa e pregenitale, irrazionale e imprevedibile, dominata dal cuore e dalla passione, mentre Priapo incarna la componente più identitaria e apotropaica, e mira sia ad affermare la potenza e vitalità della sessualità che a contrastare la malasorte e la

malattia. In Pan la sessualità assume un tono più unilaterale e ripiegato su sè stesso e nello stesso tempo si caratterizza fortemente in senso aggressivo e in una ricerca della scarica tensiva ed energetica. In Dionisio infine la sessualità è il tramite attraverso il quale si va oltre la genitalità, per spingersi nello spazio aperto del mare dell’inconscio e i suoi misteri, le sue luci e le sue ombre, le sue chimere e le sue paure. Ulisse e Zeus: archetipi di mascolinitá Zeus ed Ulisse, rappresentano due modi maschili di vivere la mascolinità e di relazionarsi con le donne. Zeus centrato più su sè stesso e sulla necessità di affermare la propria individualità, Ulisse più ricco e complesso, sempre in bilico tra desiderio per la donna e paura della dipendenza da essa. Amori mitici a confronto Gli amori mitici, infine - ricordiamo ad esempio le storie di Cefalo e Procri, di Orfeo ed Euridice e di Eros e Psiche - ci parlano dell’eterno desiderio dell’uomo per l’altra metà di sè stesso, e del suo impegno per la ricerca del mondo magico reso possibile dall’unione tra uomo e donna, e della labilità e fragilità del legame amoroso e delle circostanze che lo permettono. Importanza del mito per la sessualità dell’uomo e della donna di oggi La forte presenza della sessualià

nel mito classico rende il mito importante per molti aspetti. Il mito è importante infatti per il suo valore ludico e ricreativo. Ascoltare le sue storie, leggere i suoi racconti, riempie i nostri cuori e le nostre menti. Ci fa un po' ritornare bambini. A quando ascoltavamo le favole. Perché le storie del mito sessuale, sono anch’esse delle favole. Favole questa volta, per adulti. Che come le favole per bambini, si prestano ad una doppia lettura. Una prima, più leggera e facile, una seconda, più profonda e metaforica, che nasconde spesso una o più interpretazioni. Il mito è importante per il suo valore di confronto con il passato. Esso ci permette un confronto con la sessualità dei nostri padri, progenitori dell'attuale civiltà occidentale. Una sessualità aper ta ed esuberante, poliedrica e plurisfaccettata. Il mito è importante perché ci apre al mondo della sessualità e ci permette di conoscerla meglio. Attraverso la forza e il valore della sua testimonianza possiamo allargare i nostri orizzonti, la nostra capacità di vedere, conoscere, capire la sessualità altrui e la nostra. Possiamo meglio comprenderne la ricchezza, duttilità, complessità, capacità creativa. Il mito è importante infine, perché mostra il valore e l’importanza della sessualità nella vita dell’uomo moderno. Sessualità che non è esigenza esasperata od ossessione involutiva dell’uomo contemporaneo.

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Benessere a cura di Valentina Mattiello

Riabilitazione e bellezza

Nuove metodiche per la cura degli inestetismi. Il Centro Herbasol, centro di medicina naturale diretto dal dr. Olivieri D'Amelio e dall'osteopata Antonio D’Angelo, da oltre 10 anni si occupa di medicina estetica, terapia del dolore, naturopatia, osteopatia, agopuntura, intolleranze alimentari. Per la cura dei fastidiosi inestetismi della cellulite e dei problemi legati alla ritenzione idrica si avvale di tre strumenti: la Tecarterapia, la Luce pulsata e la Mesoterapia. Il sistema, è una forma di terapia considerata una novità assoluta nel mondo della prevenzione degli infortuni e della riabilitazione. È un metodo di cura semplice e non invasivo che accelera i tempi di recupero dell'organismo dopo un infortunio. Già apprezzata nel mondo dello sport di alto livello, dove viene utilizzata da tempo come metodo fisioterapico d'avanguardia, si

sta diffondendo rapidamente anche ad altri settori della medicina ed è oggetto di continue sperimentazioni. Il massaggio Tecar è il coadiuvante ideale nell'ambito sportivo, sia per preparare una muscolatura efficiente, ben ossigenata e tonica, sia per una rapida azione di defaticamento. Ma anche in ambiti non agonistici si rivela efficace per ottenere un effetto analgesico e antistress, come supporto per terapie riabilitative e per rimediare a scorrette posture. La sua efficacia è documentata dai risultati clinici degli studi prodotti da numerose università internazionali e italiane.

L'importanza dell'innovazione introdotta dal Sistema Tecar è stata confermata da riconoscimenti internazionali. Per ottenere risultati più veloci è per ottimizzare il lavoro della Tecar è opportuno abbinarlo alla Mesoterapia, un metodo di terapia iniettiva farmacologica, intradermica distrettuale. Il metodo consiste, infatti, nell'iniezione di fosfatidilcolina nel derma di un’area topografica ben definita. Le applicazioni cliniche della Mesoterapia sono molteplici: nel trattamento della cellulite, e delle adiposità localizzate, nell’invecchiamento cutaneo e in alcune affezioni dermatologiche. Con un'unica avvertenza, il trattamento è indicato sempre e solo dove è possibile agire localmente. Infine la Luce pulsata è un metodo innovativo, rapido ed efficace utilizzato principalmente per fattori estetici. Il suo utilizzo è infatti previsto in caso di trattamenti di depilazione definitiva, di

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fotoringiovanimento cutaneo e di trattamento antiacne. Come per ogni altra reazione fotochimica l'efficacia del procedimento è legata alla concentrazione della luce e della conseguente temperatura a cui avviene la reazione fotochimica, nonché alla lunghezza d'onda utilizzata. Per quanto riguarda il trattamento delle rughe il Centro Herbasol applica un trattamento che prevede l'infiltrazione di acido ialuronico riempitivo per le rughe naso-labiali, glabellari, periorbitali, nonché di labbra e seno. Ha la durata di un anno e presenta il vantaggio di essere estremamente sicura e lontana dal rischio di allergie.

Il 28 aprile 2009 presso il Centro Herbasol sarà possibile sottoporsi a visita MOC.

Info: Via Landolfi, 22 - 24 - Solofra AV Tel.: 0825 531520 fax: 0825 536081


Sociale a cura di Valentina Mattiello

Gli sportelli di orientamento della Provincia di Salerno Lo sportello Orientagiovani. Lo “Sportello di Orientamento: Orientagiovani” ha l’obiettivo di creare un servizio di accoglienza e consulenza per adolescenti e giovani (15 - 28 anni) in modo da esaltare le potenzialità individuali e superare gli ostacoli psicologici, metodologici e culturali che rallentano il raggiungimento delle mete formative/lavorative proposte, tenendo conto delle differenze di provenienza socioeconomica, ambiente familiare, carattere, personalità, emotività che contraddistinguono l’individuo. Oggi si considera l’orientamento in termini “educativi”, rispetto al passato, attraverso una molteplicità di figure orientative che interagiscono ed operano per offrire un servizio diversificato “al soggetto”. Il processo di orientamento è articolato in azioni educative orientanti (scuola dell’infanzia e scuola elementare) e azioni dirette al sostegno nel processo di scelta (scuola media, scuola superiore, università, centri di orientamento). Entrambe le azioni costituiscono una leva fondamentale soprattutto nell’ottica dell’abbandono.

Il principio fondamentale che ispira il progetto è, quindi, anche l’idea del tutorato educativo che mira ad offrire un servizio continuativo di sostegno all’utente evitando la dispendiosa e deviante ricerca presso enti, sedi e iniziative formative e/o lavorative. Tale impegno si coordina con l’esigenza di realizzare uno stabile ponte di collegamento e scambio tra modo formativo e mercato del lavoro per i giovani. A questo si aggiunga il fenomeno legato all’abbandono del percorso formativo obbligatorio, la dispersione scolastica, che coinvolge un elevato numero di adolescenti spesso disorientati nella costruzione del proprio percorso di vita. Nella considerazione che l’adolescente e il giovane sono considerati quali soggetti attivi e protagonisti del proprio percorso di vita, ci si pone l’obiettivo di potenziare le azioni di orientamento e assistenza in tutte le fasi e dinanzi a tutte le carenze del loro processo educativo.

lavorative che il territorio ha a disposizione, quali tirocini, stage e apprendistati, nonché informazione e consulenza su finanziamenti e agevolazioni per l’autoimprenditorialità facilitando il contatto con gli enti preposti. Lo sportello Orientare e Riorientare Lo sportello “Orientare e riorientare” offre un servizio specializzato di orientamento al lavoro rivolto a cittadini disoccupati ed inoccupati la cui fascia d’età è compresa tra i 49 ed i 58 anni di età. La Provincia di Salerno, attraverso i CPI ed i recapiti dislocati sul suo territorio, mette a disposizione di tale utenza i seguenti servizi: - accoglienza offre una prima informazione, tramite colloquio, contatto telefonico e/o autoconsultazione sui servizi offerti dalla struttura ed un primo indirizzo verso servizi interni o altre strutture territoriali; - consulenza/orientamento offre, attraverso un colloquio di sostegno orientativo

di durata variabile, un’analisi e una diagnosi più approfondite dei bisogni e delle competenze e, attraverso una consulenza personalizzata, un supporto alla definizione di percorsi di inserimento o reinserimento lavorativo; - banca dati e back office offre risposta ai bisogni informativi legati al lavoro per le persone dai 49 ai 58 anni con documentazione e modulistica di settore ed attraverso una banca dati dell’offerta e della domanda di lavoro gestita dallo Sportello; - counselling/accompagnamento all’utenza. I servizi offerti dallo sportello “Orientare e riorientare” saranno caratterizzati dalla facilità di accesso ai locali, dall'accoglienza dell'ambiente di colloquio individuale, dalla gratuità delle prestazioni, dalla possibilità di intervento epistolare, nonché dall'anonimato e dalla riservatezza degli utilizzatori. Link utili: www.lavoro.salerno.it www.teseogiovani.it

Il progetto, in tal modo, si struttura in azioni tese a ridurre la distanza tra formazione e lavoro permettendo, attraverso la realizzazione di banche dati, all’imprenditoria locale una consultazione funzionale dei profili formativi presenti. L’intento è quello di produrre cambiamenti occupazionali, professionali e/o lavorativi, osservabili e percepibili dagli utenti. All’utenza verranno presentate le diverse occasioni formative/ www.salutare.info

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Nutrizione a cura del dott. Antonio Mascari (organizzazione convegno)

Le diete come prevenzione dell’obesità infantile Strategie nutrizionali, dalla gravidanza all’età scolare. Il convegno di quest’anno giunge a conclusione di un ciclo di appuntamenti che perdura oramai da ben 7 anni: partiti dall’informazione su problemi legati alla sana e corretta alimentazione, si è passati al monitoraggio di cittadini, arrivando lo scorso anno a completare uno studio sulla popolazione scolastica della provincia di Salerno per valutarne lo stato di salute. Dalle relazioni che seguiranno quest’anno, emerge, in modo evidente, il disagio clinico di molti adolescenti, a dimostrazione che, benché molto sia stato fatto nell’educare i giovani su sani comportamenti e stili di vita, molto resta ancora da fare. Quest’anno il convegno del 3 e 4 Aprile sarà finalizzato a diffondere la cultura del consumo di prodotti freschi, ponendosi come particolare obiettivo la promozione nelle scuole di progetti che potrebbero portare a posizionare distributori di

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tali prodotti, fornendo delle occasioni di consumo diverse dalle solite merendine e patatine varie. Un progetto regionale: “S.O.S. Obesità” fotografa la situazione di estrema gravità del nostro territorio, e la necessità di intervenire in modo serio. è appunto per questo che la Centrale del Latte di Salerno continua da anni ad informare gli adolescenti, i docenti e gli addetti ai lavori su tematiche inerenti la sana e corretta alimentazione. Il nostro sforzo, pertanto, rimane quello di cercare di essere sempre innovativi e rivolgersi a target sempre diversi, ma lo scopo è sempre lo stesso: motivare, informare, formare, acculturare, le varie categorie di persone su sani comportamenti alimentari. Purtroppo, l’aumento del prezzo degli alimenti sani e di qualità rischia di incrementare ancora di più l’acquisto ed uso del cibo 'spazzatura'; indicando con questo termine cibi poveri di valori nutrizionali ma ricchi di calorie: snack dolci e salati ricchi di grassi, bibite dolci, caramelle, patatine fritte, panini. La passione per tale tipo di alimenti colpisce a tutte le età, ma è senz’altro più forte nei bambini e negli adolescenti, proprio i soggetti in cui l’alimentazione, oltre a rispondere alle esigenze della

crescita dovrebbe contribuire a creare un background, un retroterra di salute per gli anni a venire. Secondo uno studio di un’università americana la ragione per cui i bambini si abbuffano di snack e patatine è la ricerca di 'conforto'. Il cibo 'spazzatura' è il modo per sfuggire alle tensioni che vivono tra le mura domestiche. I piccoli spesso rispondono al cattivo umore dei genitori con l’abuso di snack e dolciumi vari. Da qui un incremento esplosivo, quasi un’epidemia di obesità e sovrappeso, sia nella popolazione giovanile sia fra gli adulti. Ed è in questo contesto che, la Centrale del Latte di Salerno, si pone come "Agenzia Formativa”, per contribuire ad affrontare e cercare di risolvere questo problema che ormai affligge un po’ tutta la popolazione giovanile meridionale e campana in particolare. Il prossimo convegno, sarà finalizzato ad approfondire l’uso ed il consumo di prodotti della Dieta Mediterranea che è ormai diventata scienza e che si cerca ormai di adottare in tutto il mondo. Il 3 e 4 Aprile si cercherà di parlare di olio, pesce, legumi, latte, frutta e verdura, tutti i prodotti tipici della Dieta… Meridionale.


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Salutare n.51

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Psicoterapia a cura della dott.ssa Leopoldina De Varti, Psicologa, Psicoterapeuta, Spec.ta in DanzaMovimentoTerapia presso l’Istituto RIZA di Medicina Psicosomatica di Milano

Sorrisi e risate (parte terza) Un dono che Dio fece agli uomini.

Ci sono due antichi scritti, uno di origine orientale e l’altro di derivazione alchemica cristiana risalente al VII sec.d.C., che ci tramandano due storie simili su come è nato il sorriso e perché l’uomo sorride. Il primo narra che “Dio dopo aver creato l’uomo si accorse di quanto esso era triste ed imperfetto. La sua creatura gli parve così goffa che, riflettendo sugli errori compiuti, scoppiò in una fragorosa risata: fu allora che a perfezionamento dell’uomo, Dio gli donò la capacità di ridere”. Il secondo racconta che Dio creò l’Universo con sette esplosioni di risate. In entrambi i racconti scopriamo che il riso è un atto divino, che è stato creato per rendere l’uomo più completo, quasi perfetto, e che ridendo uomo e Dio si accomunano. Nello studio dell’evoluzione, poi, facciamo ancora un’altra

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scoperta e cioè che tra tutti gli esseri viventi, solo l’uomo è in grado di ridere. Infatti, egli conquista la capacità di ridere perché è dotato di una complessa catena di muscoli facciali che gli altri esseri viventi non umani, non hanno; così l’uomo può esprimere le proprie emozioni, utilizzando non solo il corpo, come tutti gli altri animali, ma anche la mimica facciale. Il sorriso nasce per primo, poi viene la risata. Quando il neonato per la prima volta sorride, e questo, generalmente, accade dai due mesi in poi, oltre a trasmettere piacere e gioia, ci mostra come usa il sorriso per rispondere alle sollecitazioni della madre. Ma il neonato può fare ciò, perché ha raggiunto una certa maturazione fisica e psicologica, quindi il suo sorriso ci segnala anche che la sua crescita sta procedendo in modo sano. Il sorriso del neonato è il primo modo attivo che ha di comunicare con la madre o un’altra persona sostitutiva. Perciò giocare e stimolare il suo sorriso ha un valore enorme per lo sviluppo della comunicazione e della relazione che comincia con la madre, ma

tende ad arricchirsi sempre di più, nel contatto con altre persone e cose. Prima ancora di imparare a parlare il bambino usa il sorriso per comunicare, come prima del sorriso aveva usato il pianto. Come nello sviluppo del bambino il sorriso viene per primo, così anche quando siamo adulti, prima delle parole e dei gesti, il nostro volto è il primo a comunicare gioia o dolore, sincerità o falsità. Dopo aver acquisito il sorriso il bambino, crescendo, verso i tre anni impara a controllare gli sfinteri, e contemporaneamente impara anche la risata. E che risata! Fragorosa e rumorosa. Si scopre che le cose che fanno ridere e divertire di più ora sono i giochi e gli scherzi che hanno come oggetto il culetto, le puzze, la cacca ecc. e non a caso la loro risata tende ad evocare proprio i rumori corporali.

Perciò care mamme non bloccateli subito apostrofandoli ‘maleducati’, è una fase della loro crescita. Quando più avanti, il bambino comincerà anche ad apprezzare battute e barzellette, questa capacità umoristica ci dice che egli ha ormai raggiunto una certa padronanza del linguaggio e del pensiero, fino a quando come adulti la nostra capacità di ridere abbraccia molte forme diverse di comicità. La capacità di sorridere e successivamente di ridere è una funzione che per svilupparsi ha bisogno di percorrere delle tappe evolutive che sviluppano una maturazione fisica, psicologica, mentale ed emotiva. Si può dire che più siamo capaci di ridere e soprattutto più siamo capaci di autoironia, più possiamo considerarci esseri che hanno sviluppato un’elevata capacità di coscienza di sé e di intelligenza critica.

Per dirla con un sorriso… Un sorriso non costa nulla e rende molto. Arricchisce chi lo riceve, senza impoverire chi lo dona. Non dura che un istante, ma il suo ricordo è talora eterno. Nessuno è così ricco da poterne fare a meno, e così povero da non poterlo dare. Un sorriso dà riposo alla stanchezza, nello scoraggiamento rinnova il coraggio, nella tristezza è consolazione, d’ogni pena è naturale rimedio. E se poi incontrerete talora chi non vi dona l’atteso sorriso, siate generosi e date il vostro, perché nessuno ha tanto bisogno di sorriso come chi non sa darlo ad altri. (P.Faber)


Psicologia a cura della dott.ssa Rita Arnone

Il trattamento del disturbo antisociale secondo la prospettiva cognitiva Il Disturbo Antisociale, in passato denominato psicopatia e sociopatia, è un disturbo di personalità caratterizzato principalmente da inosservanza e violazione dei diritti degli altri, che si manifesta in un soggetto maggiorenne, almeno da quando aveva 15 anni. Le persone con questo disturbo, infatti, non riescono a conformarsi né alla legge, per cui compiono atti illegali (es. distruggere proprietà, truffare, rubare), né alle norme sociali, per cui attuano comportamenti immorali e manipolativi (es. mentire, simulare, usare false identità) traendone profitto o piacere personale (es. denaro, sesso, potere). Presentano uno stile di comportamento caratterizzato da impulsività, irritabilità, aggressività, ostilità, furbizia e disonestà, con notevoli difficoltà nella gestione dei rapporti interpersonali, in quanto, irresponsabili, inaffidabili, inattendibili. L’assenza di senso di colpa e di empatia rappresentano sicuramente gli aspetti più connotanti tale personalità. La comprensione dell’altro, dei suoi stati d’animo, delle sofferenze così come delle gioie è inevitabilmente dipendente

dall'abilità empatica, intesa non tanto come la capacità di immedesimarsi nell’altro e sintonizzarsi al suo piano affettivo, aspetto già più elaborato della vita psichica, ma come capacità più elementare e più strettamente legata al bagaglio cognitivo di rappresentazione dello stato mentale dell’altro. Volendo assumere, un modello di comprensione del disturbo incentrato sulle carenti abilità metacognitive, si farà riferimento all’approccio cognitivo, che si rifà alla teoria della mente. La teoria della mente è: ''la capacità di rappresentarsi eventi mentali, di attribuire a sé e agli altri stati mentali e di prevedere e spiegare il comportamento manifesto sulla base di queste rappresentazioni''. La presenza di pattern di attaccamento insicuro o disorganizzato da indicazioni predittive sullo sviluppo delle competenze sociali, sul funzionamento cognitivo e metacognitivo del bambino, ma questi aspetti vanno visti solo come fattori di rischio, e non come determinanti assoluti, dello sviluppo di un disturbo di personalità. Anche se, al di là dell’aspetto eziologico, non vi è dubbio che le modalità precoci dei legami affettivi, che si riattivano nel corso del trattamento, possano rivestire una forte valenza esplicita nel comprendere ed indirizzare la relazione terapeutica, a partire proprio da alcune caratteristiche, che connotano l’assetto di personalità antisociale, tra le quali: la

mancanza di empatia, di senso di colpa, di capacità di decentramento, si possono interpretare tali sintomi come prodotti di carenti abilità di 'metacognizione sociale' e quindi, si può riconoscere in questo disturbo una difficoltà nella 'lettura' della mente altrui. Va precisato però, che nel disturbo antisociale non esiste una compromissione specifica della teoria della mente; questi soggetti non presentano un’alterazione a livello dell’abilità cognitiva a differenza degli autistici o di alcuni pazienti psicotici, che non riescono a comprendere e rappresentarsi gli stati mentali altrui, ma non hanno capacità di decentramento . Essi riescono a riconoscere le emozioni dell’altro ma sembrano avere una difficoltà a porsi nei panni dell’altro e a percepire la sofferenza che inducono all’altro in termini decentrati, cioè assumendo la prospettiva della vittima e questo manterrebbe il comportamento criminale e antisociale. Con la consapevolezza che non è comunque sufficiente conoscere i deficit metarappresentativi per spiegare il disturbo di personalità, ma vanno individuati anche altri elementi ad essi connessi come gli stati mentali problematici, cioè i pattern problematici che si associano in particolar modo ai cicli interpersonali disfunzionali che si esplicano attraverso circoli viziosi, che tendono a far verificare le previsioni negative fatte dal paziente sulle relazioni interpersonali. È innegabile che il riconoscimento di queste specifiche difficoltà nel disturbo antisociale, hanno consentito di individuare tecniche terapeutiche mirate per il recupero di tali capacità. BIBLIOGRAFIA 1. Semerari A. “Storia e tecnica della psicoterapia cognitiva”, Laterza, Bari, 2002; 2. Beck, Freeman, “ Terapia cognitiva dei disturbi di personalità”, Mediserve, Milano 1993

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Urologia a cura del prof. Virgilio Cicalese, Urologo - Pres. dell'Ass. Campana di Urologia Direttore Dipartimento Nefro-Urologico (A.O. Moscati - Avellino)

Cistiti recidivanti Nuovi orizzonti nel trattamento.

Le cistiti recidivanti femminili rappresentano una condizione di grande disagio per le pazienti che ne sono affette, risultando spesso in situazioni estremamente invalidanti in termini di limitazioni, talora importanti, delle attività sociali, relazionali e lavorative. La sintomatologia con cui si presentano può essere abbastanza variabile. I sintomi più frequenti sono il bruciore durante e dopo aver urinato, la necessità di urinare più spesso (con uno stimolo che in alcuni casi viene definito 'costante'), dolore sovrapubico, accompagnati, talora da emissione di sangue con le urine (ematuria). Anche la frequenza con cui le cistiti si presentano può essere estremamente variabile: si va da un singolo episodio all’anno, fino a più di un episodio al mese. La nostra esperienza ormai consolidatasi negli ultimi anni, da quando abbiamo istituito un servizio preposto e specializzato nella diagnosi e terapia delle infezioni delle basse vie urinarie nella donna, ci ha dimostrato che il problema è molto sentito dalle pazienti, in particolare quando le infezioni diventano resistenti ai comuni trattamenti e tendono a presentarsi con frequenza sempre maggiore, 32 www.salutare.info

in particolare nei casi in cui persistono i fattori predisponenti a tale patologia. L’identificazione ed il trattamento di questi fattori si sono dimostrati fondamentali nella gestione delle infezioni urinarie, per prolungare il più possibile gli intervalli di benessere tra un’infezione ed un’altra. Molto importante, inoltre, è motivare le pazienti ad una idonea terapia comportamentale (adeguato introito di liquidi, abitudini minzionali, alimentazione, corretta igiene intima) al fine di ottimizzare i risultati delle terapie mediche. Tuttavia, nonostante questi accorgimenti, alcune donne, senza apparentemente alcun fattore di rischio, sono periodicamente affette da infezioni urinarie. Per questo motivo, in alcune pazienti selezionate, che non presentano difetti anatomici significativi e importanti disfunzioni minzionali, abbiamo

effettuato delle terapie locali, mediante applicazione endovescicale di un farmaco, comunemente utilizzato anche nella cistite interstiziale.

del farmaco, molto variabili in base alle reali esigenze delle pazienti, prevedono una durata di almeno 2 mesi con instillazioni settimanali e mensili.

I risultati preliminari sono molto incoraggianti in termini di riduzione delle recidive, in accordo con alcuni studi che hanno dimostrato l’effetto benefico delle instillazioni di acido ialuronico anche in pazienti 'difficili', con infezioni delle vie urinarie complicate, come, per esempio, pazienti con difficoltà di svuotamento vescicale legate a problemi neurologici di varia natura.

Maggiori dati saranno disponibili nei prossimi mesi, quando le pazienti avranno completato le loro terapie e saremo in grado di fornire informazioni più precise rispetto alla riduzione delle recidive a lungo termine.

Il farmaco in questione è l’acido ialuronico, un componente della barriera protettiva dell’urotelio* (il rivestimento interno della vescica) ed un suo danneggiamento può favorire l’adesione batterica e quindi l’infezione. L’acido ialuronico possiede anche proprietà antiossidanti ed antinfiammatorie. I protocolli di somministrazione


Medicina Estetica a cura di Angela Romano

Il trattamento 'soft' della cellulite e delle adiposità localizzate Dalla integrazione del laser (triactive) e della isoforesi (mesoterapia senza aghi), nasce un rivoluzionario metodo, indolore e non invasivo. Spesso il termine Cellulite viene usato anche per quelle condizioni che dovrebbero, più correttamente, essere definite: modificazioni della silhouette ed eccesso di adiposità localizzata. La vera condizione patologica risiede, realmente, nella cosiddetta Liposclerosi, affezione degenerativa del tessuto adiposo, dovuta inizialmente ad alterazioni del microcircolo. La Liposclerosi è classificabile in almeno quattro diversi stadi evolutivi che, in parte, coesistono, rendendo difficile una rigida classificazione ed una efficace terapia. LASER Tri-Active è un innovativo sistema che si avvale dell'azione combinata di tre diverse metodiche in grado di ripristinare le normali condizioni omeostatiche della cute: un sistema di raffreddamento localizzato in grado di ridurre rapidamente la raccolta edematosa, un massaggio ad aspirazione

ritmica capace di stimolare la pompa linfodrenante, una profonda stimolazione laser che favorisce la neoangiogenesi dei vasi intradermici e il ripristino del microcircolo arterioso, venoso e linfatico. Principali applicazioni - tonificare, levigare, rassodare, modellare - rilassamento cutaneo e adiposità localizzate - eliminazione di tossine e infiltrati cellulitici - pelle a "buccia d'arancia" - elasticità cutanea - ritenzione idrica - gambe pesanti è un nuovo sistema per veicolare farmaci e principi attivi attraverso la pelle (via transdermica) mediante un flusso di corrente. La difficoltà principale per la liberazione di sostanze attraverso la pelle umana è costituita dallo strato più esterno, lo strato corneo, che rappresenta una tenace barriera al trasporto delle sostanze. Con l’ISOFORESI si è cercato di ottimizzare il metodo di veicolazione per ovviare i limiti delle tecniche usate in passato. Si usa una particolare corrente pulsata e modulata che riesce ad attivare elettronicamente le molecole farmacologiche e ne consente il passaggio nel tessuto in profondità. è possibile in tal modo veicolare in gel

gli stessi farmaci utilizzati in mesoterapia, oppure miscele in polvere contenenti principi attivi. è importante la scelta dei farmaci da utilizzare, perché variano a seconda dei tipi di cellulite. Deve perciò essere effettuata una diagnosi accurata e bisogna evitare i farmaci a cui si può essere allergici. Il ciclo di cura comprende da 8 a 15 sedute con frequenza settimanale, seguito da una di mantenimento mensile. Studi recenti dimostrano come l’integrazione del laser con l’isoforesi sia in grado non solo di ridurre il volume delle adiposità localizzate, ma di risultare efficace nel trattamento della ritenzione idrica, della insufficienza venolinfatica e della lassità cutanea, aspetti tipici della cellulite, e soprattutto senza rischi vascolari e danni per la cute, senza cicatrici e avvallamenti. I principi attivi veicolati con l’isoforesi, determinano una riduzione di volume degli adipociti (le cellule del tessuto grasso) con conseguente progressiva riduzione dell'adiposità localizzata. Per la riduzione di una adiposità localizzata addominale o di una coulotte de cheval di media entità sono solitamente necessarie otto - dodici sedute a cadenza settimanale. Il trattamento combinato è medico ed estetico e lo si effettua in ambulatorio; immediatamente dopo la paziente è in grado di riprendere qualsiasi attività, comprese le attività sportive o l'esposizione al sole. Non è necessario l'uso di guaine ne calze elastiche. Non si formano ecchimosi.

è possibile sottoporsi al trattamento combinato laser - isoforesi, effettuato dall’equipe coordinata dal dr. Adelchi Silvestri, dietologo perfezionato in medicina estetica, presso: il Centro IDI, centro di medicina estetica, antiaging e del benessere, sito in Via Palatucci, 53 - Avellino. Info 0825.39128 - 780057. www.centroidi.it e-mail: idiavellino@libero.it www.salutare.info

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Eventi CONGRESSI, CONVEGNI, EVENTI e manifestazioni per la Salute e il Benessere Giornata Mondiale della Medicina Omeopatica 2 - 4 aprile 2009 In occasione del 254° anniversario dalla nascita di Samuel Hahnemann, fondatore della Medicina Omeopatica, la LMHI ha promosso la giornata mondiale dell’omeopatia. La Giornata Mondiale dell'Omeopatia è un'iniziativa promossa annualmente dalla LMHI, Liga Medicorum Homeopatica Internationalis, il più antico ed autorevole organismo mondiale nel campo dell'omeopatia. In dodici città italiane la FIAMO lancia la sua campagna di informazione e di raccolta fondi per la ricerca in medicina omeopatica. Ogni città organizza, inoltre, un evento come conferenze, presentazioni di libri sull'omeopatia, convegni con la partecipazione di pazienti e medici omeopati. www.omeopatianet.it www.omeopatiadinamica.it

Convegno regionale Campania AOGOI Salerno Dal 16 al 18 aprile 2009 Grand Hotel Salerno Via Lungomare Tafuri, Salerno Saranno previsti numerosi partecipanti: ginecologi-ostetrici aogoi,

urologi, chirurghi generali e ostetriche della Campania e del territorio nazionale. Direttore scientifico: D. De Vita Segreteria organizzativa: info@graficapubblicitarianapoli.it

Prevenzione e controllo delle infezioni correlate alla pratica assistenziale. Progetto Formativo Aziendale 15 Aprile- 13 Maggio 2009 A.O. S.G. Moscati Aula Magna A.O.R.N. San Giuseppe Moscati- Avellino Destinatari: tutte le figure professionali del profilo infermieristico e sanitario impegnate ad assicurare e verificare l'applicazione delle Misure di Sorveglinza e controllo delle infezioni correlate alla pratica assistenziale, individuate quali Referenti di Reparto (R.I.O) Programma: 5 incontri di 6 ore ciascuno per 30 ore complessive Formatori: componenti CIO ed altre professionalità individuate dal CIO Per info: Tel. 0825/203313 dellorussorita@virgilio.it

Fabbricazione

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e

Caratterizzazione dei Medicinali Sperimentali per Terapie Avanzate 20-21 aprile 2009 Scadenza iscrizione: 14 Aprile 2009 Crediti ECM: In corso di accreditamento. Principalmente personale degli IRCSS che è coinvolto con le attività di produzione, caratterizzazione, controllo e valutazione dei medicinali per terapie avanzate. Numero di partecipanti: max 30 Sede: Istituto Superiore di Sanità, Aula G.B. Rossi 1, Via Giano della Bella 34, Roma Quota d'iscrizione: Gratuita Contatti: Maria Cristina Galli mc.galli@iss.it Tel: 06 49902780 Fax: 06 49387143

Prevenzione e terapia di patologie dermatologiche congenite ed acquisite in età pediatrica ed adolescenziale Scuola medica ospedaliera B.go S. Spirito, 3 - 00193- Roma Il corso, aperto a 30 Medici, si articola in 8 incontri teoricopratici dal 23 aprile 2009 al 25

giugno 2009 presso l'Aula didattica - "Forever Living" - Via dei Prati Fiscali 42 - Roma. Sono previste dimostrazioni pratiche delle terapie dermatologiche attuali e dimostrazioni sull'uso di apparecchiature elettromedicali utilizzate attualmente con successo in alcune patologie. Il corso è rivolto principalmente a medici pediatri, dermatologi, chirurghi pediatri, chirurghi vascolari, medici di medicina generale e medici internisti, che si possono trovare a fronteggiare patologie a rilevanza estetica nella cura e nell'assistenza di bambini ed adolescenti di ambo i sessi. L'obiettivo è quello di affrontare le principali patologie giovanili a forte riflesso estetico, limitando ed abbattendo, assieme alla malattia che ne è la causa, anche il danno psicologico conseguente, così frequente e spesso invalidante per la personalità in formazione del giovane adolescente. Tel. 06 68802626/68352411 fax 06 68806712 segreteria@smorrl.it www.smorrl.it

Per comunicare congressi, convegni, eventi e manifestazioni per la Salute e il Benessere Tel. al n° 0825 74603 - e-mail: info@salutare.info

Glossario *Urotelio Il termine urotelio, coniato da Melicow nel 1945, indica l’epitelio di rivestimento della via escretrice urinaria che si estende dai calici renali all’uretra. È costituito da: a) uno strato di cellule basali cuboidali; b) uno o più strati intermedi di cellule simili alle precedenti, ma di maggiori dimensioni; c) uno strato di cellule superficiali ancora più grandi, simili alle cellule squamose e definite come cellule 'ad ombrello' in quanto ciascuna di esse ricopre più cellule dello strato intermedio. Esse si presentano ricoperte da una membrana che riveste un ruolo determinante nel mantenimento dell’impermeabilità del tessuto a composti tossici presenti nell’urina. *Astenopia accomodativa

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È una sindrome clinica, causata da un disagio nella visione, che si manifesta con un insieme di sintomi e segni in prevalenza oculari ma anche generali. Le manifestazioni dell’astenopia accomodativa possono essere riassunte in: sintomi visivi (fotofobia, visione sfuocata o doppia, aloni colorati); sintomi oculari (lacrimazione, prurito, irritazione, secchezza, bruciore, arrossamento congiuntivale); sintomi generali (cefalea, vertigine, nausea, tensione generale). *Piebaldismo Si può considerare una variante dell'albinismo; in esso vi è una mancanza totale di melanina e i capelli sono completamente depigmentati. Nel piebaldismo vi è una zona localizzata in cui la melanina è totalmente

assente, spesso nella regione frontale paramediana che dà origine ad una ciocca di capelli bianchi. *Tecnica di Longo È un intervento che consiste nell'effettuare un 'Lifting del canale anale', mediante l'aiuto di una suturatrice meccanica, capace di asportare la mucosa rettale ed emorroidaria prolassata, e ricreare un canale anale anatomicamente fisiologico. In pratica non si asportano le emorroidi (che sono vene necessarie a perfezionare la continenza) ma si elimina il prolasso, causa della loro fuoriuscita. L'intervento viene effettuato normalmente in anestesia locale, ma può essere eseguito con tutti i tipi di anestesia, dalla spinale alla generale.


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L’elaboratore del segnale BluWave può essere paragonato al sistema operativo di un computer. Coordina diversi sistemi complessi. Ne risulta un livello di performance mai sperimentato con una chiarezza di ascolto nel rumore senza precedenti e un panorama sonoro ad alta fedeltĂ . tm

Centro Acustico


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