Salutare 52

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mensile d’informazione per la Salute e il Benessere n° 52

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Centro Acustico dr. Nicola Topo

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Una sana abitudine Vorremmo ringraziare uno per uno tutti quelli che ci leggono, scrivono, sostengono, ma una sola pagina non basta. Molti di voi ci aiutano tanti altri ne traggono beneficio... è “solo” questo che vogliamo: continuare a farlo.

Strumenti di comunicazione per enti e aziende Salutare mette a disposizione dei suoi partner una serie di iniziative di comunicazione personalizzata. Tali servizi fanno parte di un progetto di marketing sociale che Salutare promuove e il cui obiettivo è migliorare costantemente l'interazione con i lettori. Le aziende e gli enti sostenitori possono usufruire di molteplici soluzioni, attraverso le quali aumentare la visibilità e il consenso del proprio brand, e allo stesso tempo contribuiscono concretamente alla causa sostenuta da Salutare: fornire una giusta e completa informazione in ambito medico-sanitario. In particolar modo, è possibile: * contribuire alla realizzazione di una serie riservata di copie, caratterizzate da una copertina personalizzata, da rivolgere ad un particolare bacino d'utenza di riferimento; * personalizzare espositori di varia misura con il proprio logo e contribuire alla stampa delle relative riviste da contenere, per aumentare i punti di diffusione della rivista cartacea sul territorio; * promuovere e diffondere campagne informative che riguardino iniziative sociali o argomenti strettamente collegati al mondo della salute e del benessere; * organizzare convegni, workshop ed eventi legati all'ambito medico-sanitario, attraverso i rapporti di partnership instaurati con la nostra testata.

Il Tuo contributo consentirà di diffondere più informazioni a più persone. per informazioni: tel.: 082574603 e-mail: info@salutare.info

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La Sanità che Comunica bene crea valore per il cittadino www.salutare.info


Sommario

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28 Tutti gli articoli hanno solo finalitĂ informativa ed educativa, non costituiscono motivo di autodiagnosi o di automedicazione e non sostituiscono la consulenza medica specialistica.

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Pedagogia

8

Sociale

9

SanitĂ

10

Gastroenterologia

11

Logopedia

12

Sociale

13

Terapia

14

Bellezza

17

Odontoiatria

18

Musicoterapia

19

Urologia

20

Farmacia

22

Benessere

23

Posturologia

24

Oftalmologia

25

Prevenzione

26

Chirurgia

28

Fitoterapia

30

Psicoterapia

31

Educazione motoria

32

Psicologia

Genitori e adolescenti

Associazione Aprea

L'organizzazione della Rsa di Grottolella (Av) La malattia da reflusso gastroesofageo La favola

Disturbo pervasivo dello sviluppo

Centro per la terapia chirurgica dell'epilessia

Gomming: le nuove frontiere per la cellulite

Il Piercing orale nell'adolescenza In coma

Cistite interstiziale Una rondine non fa primavera... Qi Qing

Il colpo della strega La retinopatia del prematuro

La sindrome da stanchezza cronica Mastoplastica additiva Tarassaco

Danza-movimento-terapia Mantenere la temperatura La mente e il corpo


Angolo dei Lettori Pubblicazione mensile Anno V n° 52 - 2009 Distribuzione gratuita Reg. Tribunale Av in data 15/01/2004 N° 419

È giunta in redazione una lettera che riteniamo utile e opportuno pubblicare per poter riflettere ed agire.

verso questo fenomeno che rischia di travolgere altre famiglie alla ricerca della cura miracolosa.

“Siamo il Gruppo Genitori Tosti in Tutti i Posti, genitori di bambini, ragazzi e adulti con disabilità e handicap. Vorremmo regalare tramite Voi ai nostri ragazzi, la speranza di poter fare chiarezza su un punto fondamentale della vita dei nostri figli: la riabilitazione motoria, visiva e cognitiva. Nell’ultimo anno sono fiorite sul web e sui giornali richieste di donazioni in denaro da parte di genitori i cui figli hanno gravi patologie congenite, genetiche, metaboliche o acquisite, bambini con disabilità e handicap così gravi a cui il SSN non ha dato alcuna speranza di recupero.

Che la riabilitazione specie quella infantile sia molto trascurata in Italia non è certo un mistero , che ai nostri figli non venga rivolta l’attenzione necessaria per progettare programmi riabilitativi con logopedia e fisioterapia intensiva, lo andiamo ripetendo da anni, siamo quasi quotidianamente in lotta con le varie ASL che per risparmiare non vogliono riconoscere una seria riabilitazione, ma in questo caso crediamo si sia proprio toccato il fondo e vogliamo sia fatta chiarezza.

Molti genitori, cercando in internet, hanno trovato riferimenti inerenti una terapia che si pratica in un unico Centro al mondo, in Florida che si avvale dell’Ossigenoterapia in camera iperbarica (OTI) Tutti questi genitori raccontano che un anno di terapia costa 300.000 euro e che bisogna proseguirla per diversi anni per avere dei risultati, e che a causa del diniego da parte del SSN a rimborsare questa cura sono costretti a rivolgersi alla pubblica generosità. I bambini residenti in Italia che hanno affrontato o che si apprestano ad affrontare il viaggio sono più di 30. Di nessuno di quelli che sono tornati si è saputo nulla in riferimento ai risultati ottenuti. Con un po’ di ricerche in Internet si scopre che posti simili in America ne sono stati aperti a decine e le cifre richieste per le terapie sono di molto inferiori. I Genitori Tosti lineari e chiari come sempre nell’esposizione delle loro argomentazioni chiedono al Ministero della Salute come diretto interlocutore di prendere posizione seria e decisa

Quindi chiediamo che sia attivata con urgenza una Commissione Ministeriale che approfondisca l’argomento e chiarisca quanto e se l’ossigeno terapia in camera iperbarica, il massaggio cranio sacrale, l’agopuntura, la tutina contenitiva, siano veramente utili e diano risultati strabilianti (che qualcuno dichiara pur non facendone vedere i risultati ufficialmente) per la riabilitazione dei nostri figli e in caso si riconosca tale beneficio allora: Tutte le regioni italiane devono finanziare tali terapie per l’effettuazione oltreoceano o dando vita anche in italia a uno o due centri che si occupino di questa rivoluzionaria scoperta per cui tutti i bambini italiani possano accedervi. In caso contrario, il Ministero stesso ha come dovere istituzionale di dichiarare ufficialmente l’inattendibilità di molte di queste terapie per evitare che altre famiglie si facciano travolgere da questo vortice mediatico". genitori Gruppo Genitori Tosti in Tutti i Posti 3343241802 – 3403144422 e.mail: genitoritosti@yahoo.it www.genitoritosti.blogspot.com

Questo spazio è pensato per voi Comunicate le vostre opinioni, esigenze, proposte, esperienze vissute oppure un parere sulle strutture e i servizi di cui avete usufruito. Non possiamo fornire risposte personali, ma le vostre segnalazioni sono preziose per orientare gli articoli e le inchieste che pubblicheremo sulla rivista. 4

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dr. B. Baldi, A. Baldi, dr. V. Cicalese, dott.ssa D. Corrado, dr. O. D’Amelio, A. D’Angelo, Donatella De Bartolomeis, dott.ssa L. De Varti, dr. Del Sorbo, dott.ssa G. Fiore, dr. N. Freda, dott.ssa C. Guarino, dott.ssa R. Santoro dott. M. Mastroberardino, dott. S. Mone, dr. L. Pasquale, dott.ssa M. Picardi, dr. G. Postiglione, dott. E. Preziosi, Ilaria Pucci, dott. A. Sabato, prof. U. Tirelli, Daniela Vassallo, dott.ssa E. Vesce. sito: www.salutare.info e-mail: info@salutare.info

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partecipare Salutare è la rivista gratuita con diversi argomenti nell’ambito della salute e benessere: medicina, psicologia, farmacia, alimentazione, ambiente e tanti altri. Si avvale della collaborazione di professionisti del settore che mettono a disposizione le proprie conoscenze al servizio di tutti i cittadini. Partecipare a SALUTARE significa sostenere un’iniziativa culturale intrapresa per sensibilizzare alla salvaguardia del benessere comune e di fornire ai lettori oltre ai servizi, il supporto da consultare per essere sempre aggiornati. Un’Azienda che usufruisce di uno spazio su Salutare ha la possibilità di comunicare ai lettori le strutture, i servizi, le iniziative e sulla SALUTE e il BENESSERE. Per ricevere informazioni per una presenza sul mensile contattaci al numero Tel.: 0825.74603 e-mail: info@salutare.info Il materiale grafico e redazionale deve pervenire entro il giorno 10 del mese precedente alla pubblicazione.

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News

Influenza suina: domande e risposte Cos'è l'Influemza suina? L'influenza suina è una malattia respiratoria acuta dei maiali causata da virus influenzali del tipo A, che provocano abitualmente epidemie di influenza tra i suini. I Virus dell'influenza suina causano alti livelli di malattia e bassa mortalità nei maiali. Possono circolare in tutti i mesi dell'anno, ma la maggior parte delle epidemie si manifestano nel tardo autunno e in inverno, così come accade per le epidemie nella popolazione umana. Il virus dell'influenza suina classica (virus influenzale A/H1N1) è stato isolato per la prima volta negli anni 30 del secolo scorso.

Quanti sono i virus dell'influenza suina? Come tutti i virus influenzali anche quelli dell'influenza suina mutano continuamente. I maiali possono essere infettati dai virus dell'influenza aviaria così come da quelli dell'influenza suina. Quando virus influenzali di differenti specie animali infettano i suini, i virus possono andare incontro a fenomeni di "riassortimento" e nuovi virus che sono un mix di virus umani/ aviari/suini possono emergere. Nel corso degli anni, sono emerse diverse varianti di virus influenzali suini; al momento, nei maiali sono stati identificati 4 sottotipi principali di virus influenzali di tipo A: H1N1, H1N2, H3N2, and H3N1. Comunque, la maggior parte dei virus isolati recentemente nei maiali sono stati H1N1 L'influenza suina può infettare l'uomo? I virus dell'influenza suina non infettano normalmente l'uomo. Comunque, possono verificarsi infezioni umane sporadiche con virus influenzali suini. Comunemente questi casi di infezione umana da virus influenzali suini si manifestano in persone con esposizione diretta ai maiali

I 100 anni di Rita Levi Montalcini Il 22 aprile la donna più popolare d'Italia ha compiuto 100 anni. Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la Medicina nel 1986, ha scoperto il Nerve Growth Factor (Ngf), il fattore di accrescimento delle cellule nervose: un passo in avanti decisivo per la conoscenza del cervello e per la cura delle malattie degenerative. Il suo volto nobile e fiero, l'elegante figura di questa “piccola signora”, nominata senatore a vita il primo agosto 2001, sono noti a tutti. L'impegno con cui ha compiuto il suo dovere in Parlamento, senza curarsi mai dei commenti e persino delle ingiurie di uomini senza onore, la contraddistinguono da sempre. Ogni giorno Rita si reca nel laboratorio della sua Fondazione Ebri (European Brain Research Institute) e prosegue le sue ricerche sul cervello, convinta che siamo alla vigilia di nuove importanti scoperte, decisive per la cura di molte patologie.

(per esempio lavoratori addetti ad allevamenti e industrie suinicole, frequentatori di fiere zootecniche). Quali sono i sintomi dell'influenza suina nell'uomo? I sintomi dell'influenza suina sono simili a quelli della "classica" influenza stagionale e comprendono: febbre, sonnolenza,

perdita d'appetito, tosse: alcune persone con influenza suina hanno manifestato anche raffreddore, mal di gola, nausea, vomito e diarrea. Come l'influenza stagionale, anche l'influenza suina può causare un peggioramento di patologie croniche pre-esistenti e in passato sono stati segnalati casi di complicazioni gravi >>>

Data la sua crescita, Salutare richiede l’impiego di maggiori risorse. Naturalmente il servizio che noi offriamo ha dei costi, tuttavia, abbiamo comunque deciso di mantenerlo gratuito.

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News >>>

(polmonite ed insufficienza respiratoria) e decessi associati ad infezione da virus dell'influenza suina. Quanto è grave l'influenza suina nell'uomo? Come l'influenza stagionale, l'infezione da virus influenzale suino nell'uomo può presentarsi in forma lieve o grave. Le persone possono prendere l'influenza suina mangiando carne di maiale? No, i virus dell'influenza suina non sono trasmessi dal cibo; non si può contrarre l'influenza suina mangiando maiali o prodotti a base di carne di maiale. Cuocere la carne a temperatura interna di 70-80 ° gradi uccide il virus dell'influenza suina, così come gli altri batteri e virus. Come si trasmette l'influenza suina? I virus influenzali possono essere trasmessi direttamente dai maiali all'uomo e dall'uomo ai maiali. Le infezioni umane con virus influenzali di origine suina si manifestano con maggiori probabilità in persone che hanno contatti ravvicinati con i suini, come negli allevamenti o nelle fiere zootecniche. E' possibile anche la trasmissione da persona a persona. Si ritiene che ciò accada con le stesse modalità di trasmissione dell'influenza stagionale, cioè attraverso la diffusione

di goccioline di secrezioni naso-faringee con la tosse e lo starnuto. Le persone possono anche infettarsi toccando superfici contaminate con secrezioni infette e poi portando alla bocca e al naso le mani. Per questo il lavaggio delle mani è una misura molto importante per ridurre il rischio di infezione. Il virus di quest'epidemia in Messico e USA è contagioso? Ci sono evidenze, stabilite dai CDC degli Stati Uniti d'America, che il virus responsabile dei casi negli Stati Uniti si sta diffondendo da persona a persona: comunque in questo momento non è possibile sapere quanto facile sia questa trasmissione. Come si può diagnosticare l'infezione da virus influenzali suini nell'uomo? Per la diagnosi di influenza suina A è necessario raccogliere un campione di secrezioni respiratorie (tampone nasale o faringeo) entro i primi 4 - 5 giorni dall'inizio dei sintomi (quando è maggiormente probabile che la persona elimini i virus). Comunque, alcune persone e in particolar modo i bambini possono eliminare il virus influenzale per 10 giorni e più. L'identificazione del virus dell'influnza suina richiede l'invio del campione ad

un Laboratorio di riferimento della rete Influnet, con il coordinamento dell'Istituto superiore di sanità. Quali farmaci possono essere usati per trattare le infezioni da virus influenzali suini nell'uomo? Sono disponibili diversi tipi di farmaci antivirali per il trattamento dell'influenza: amantadina, rimantadina, oseltamivir e zanamivir. Mentre la maggior parte dei virus dell'influenza suina si sono rivelati suscettibili a tutti e quattro i farmaci, i virus influenzali suini isolati recentemente dagli uomini sono resistenti alla amantadina e alla rimantadina; pertanto solo oseltamivir e zanamivir sono raccomandati per il trattamento / prevenzione dell'Influenza umana da virus influenzale suino Fonte: 28 aprile 2009 - CDC e Ministero Lavoro, Salute e Politiche Sociali - Direzione generale Prevenzione sanitaria

Il rito sacrificale Lavoro, sicurezza, mortalità (nel Sud) Il 22 aprile 2009 presso il Viva! Hotel di Avellino, L'Università degli Studi di Salerno e l'Associazione Onlus Salus sono stati gli enti promotori della presentazione del volume: “Il rito sacrificale - Lavoro, sicurezza, mortalità (nel Sud)”, a cura del prof.Raffaele Rauty, e del dott. Roberto Ziccardi. Alla presentazione hanno partecipato: il Dott.Massimo Menegozzo, Seconda Università di Napoli, il Maresciallo Monetti dell'Arma dei Carabinieri, il Dott. Pietro Ciotti, Segr.Regionale Cisl Campania, il Dott. Libertini Segr.Gen.Cgil Campania, il Dott. Domenico Piano, Presidente Regionale Ance, e la Dott. ssa L. Del Fico, Segr.Gen.Uil Campania. Il volume, curato da Raffaele Rauty, professore ordinario di Storia del Pensiero Sociologico presso l'Università degli Studi di Salerno, presenta un'accurata indagine sociologica sulla realtà delle morti e degli incidenti sul lavoro, utilizzando una parte dei dati disponibili sul tema. Lo studio prende in considerazione il conflitto tra organizzazione del lavoro e società, la questione del lavoro sommerso, il genere e l'età dei lavoratori, i territori e le tipologie contrattuali.

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L'indagine evidenzia che i rischi legati al lavoro si presentano in forme eterogenee in tutti i paesi industrializzati, che una parte consistente di coloro che subiscono incidenti sul lavoro è composta da lavoratori stranieri e che le aree del lavoro del Nord sono quelle a maggiore densità di infortuni. Viene inoltre evidenziato che nel 2008 si registra una diminuzione del numero complessivo degli infortuni sul lavoro. La postfazione del volume è stata curata dal Dr. Roberto Ziccardi, presidente dell'Associazione Salus, fondata da medici ed operatori sanitari delle province di Avellino e Napoli con l'obiettivo di sviluppare un sistema di tutela della salute nel Mezzogiorno. Il Dr. Ziccardi affronta la questione dei diritti alla salute e al lavoro, “...strettamente interdipendenti, eppure per tanti secoli separati...” e focalizza l'attenzione sul dovere di rispettare questi diritti mettendo in moto soggetti, risorse ed istituzioni già esistenti.

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Pedagogia a cura della dott.ssa Carmen Guarino Psicologa cognitivo comportamentale

Genitori e adolescenti “Non ti riconosco più”, “non mi riconosco”!

Quante volte abbiamo sentito riecheggiare queste frasi in famiglia. Eppure gestire una situazione di forte conflittualità familiare può essere estremamente difficoltoso, soprattutto se come protagonisti abbiamo gli adolescenti e i loro genitori. L’adolescenza è una fase evolutiva articolata e complessa caratterizzata da rapide modificazioni fisiche, sessuali, cognitive e sociali. Anche il genitore deve affrontare un processo di cambiamento lento ed impegnativo, che richiede di modificare il proprio investimento sul figlio. Il rapporto tra un adulto ed un bambino si deve trasformare in un rapporto tra adulto e adulto, ma sempre all’interno della relazione specifica genitorefiglio.

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Nell’adolescente avvengono delle modificazioni significative a livello cognitivo: la capacità di ragionare in termini di ipotesi verbali astratte e di dedurre le conseguenze implicate nelle ipotesi stesse, influisce non solo a livello dell’apprendimento, ma anche sul modo in cui l’adolescente percepisce se stesso, gli altri e l’ambiente intorno a lui. Queste importanti trasformazioni psicofisiche possono compromettere gli equilibri presenti nel sistema familiare: un figlio educato, ubbidiente, diligente, socievole, con un buon rendimento scolastico può diventare aggressivo, insofferente, solitario, prepotente, non riconoscere ed accettare più le regole, disorientando i genitori. Quando l’ansia diventa eccessiva ed i livelli di tensione sono significativamente elevati possono manifestarsi diversi sintomi sia negli adolescenti che nei genitori: instabilità dell’umore, depres-

sione, disturbi del sonno e dell’alimentazione, disturbi d’ansia, sensi di colpa, autosvalutazione, sensazione di non essere capito, disturbi dell’attenzione e della concentrazione, predisposizione agli incidenti, ritiro emotivo, ecc. Nel tentativo di ripristinare una situazione di equilibrio e di ridurre i livelli di tensione diventati ormai insostenibili vengono messi in atto dei tentativi autonomi di soluzione dei problemi emergenti, sia da parte dei genitori che dei figli. I comportamenti “anomali” del figlio adolescente rappresentano infatti un tentativo di soluzione del ragazzo a stati di tensione generati dai processi maturativi psicofisiologici sui quali influiscono anche fattori di ordine socio-culturale, mentre le soluzioni messe in atto dal sistema familiare per risolvere le tensioni tendono principalmente a contrastare i comportamenti “anomali”, ossia non più riconoscibili ed accettabili dei figli. Questa modalità ha però l’effetto di incrementare conflitti e tensioni. Il rischio principale in questo processo di ricostituzione di una condizione di benessere originario è quello di non rendersi conto dell’inefficacia delle soluzioni adottate e dell’impossibilità di ricostituire una condizione di equilibrio ormai passata. Questo tipo di organizzazione immette il sistema fami-

liare in quello che la psicologia emotocognitiva definisce “loop disfunzionale”, ovvero un processo circolare e ridondante, che può generare interazioni familiari rigide e potenzialmente patogenetiche che possono mettere a rischio la salute di uno o più componenti e, ovviamente, dell'intero sistema familiare. Il percorso cognitivo-emotivo sull’adolescente è incentrato a far si che egli si “riconosca”, traghettandolo verso la sua sponda, alla scoperta dei suoi gusti, delle sue preferenze, della sua identità, in un’ottica di ascolto attivo ed auto-assertività. Parallelamente l’intervento con i genitori prende in considerazione unicamente il problema riportato, con l’obiettivo di valutare accuratamente la situazione e di individuare delle modalità di comunicazione e di comportamento efficaci per risolvere il disturbo, interrompendo il loop disfunzionale che si è creato tra i tentativi contrastanti di soluzione autonoma e lo stabilizzarsi ed aggravarsi dei sintomi. È importante richiedere un intervento psicologico tempestivo in quanto un funzionamento disfunzionale del sistema familiare protratto nel tempo può generare una situazione a rischio patologico. L’intervento clinico non avrà come obiettivo solo il benessere dell’adolescente, ma anche il benessere psicofisico dei genitori.

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Sociale a cura di Angela Romano

Associazione Aprea L'integrazione Sociale è possibile.

L’altro giorno ho preso parte ad un pranzo con i componenti dell’Associazione Aprea. Pensavo mi sarei trovata a disagio, fuori luogo, e invece ho respirato l’aria della serenità, dello spirito di gruppo, ho vissuto l’ironia e la voglia di aggregazione, la complicità che anima gli splendidi ragazzi dell’Associazione. Spesso ho partecipato a convegni, incontri, dibattiti, molti dei quali non mi hanno trasmesso nulla. Con loro invece mi sono ambientata subito, anzi direi “integrata”. Avrei voluto che foste stati tutti lì, a mangiare e scherzare con loro, ad ascoltare le loro esperienze, pensieri, ad imparare da loro ad affrontare la quotidianità. Siamo noi “normodotati” a doverci integrare nel mondo della diversabilità. Siamo noi a dover prendere coscienza dei nostri limiti, gravissimi.

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Abbiamo il dovere di vivere quel contesto e adeguarci ad un ritmo di vita al passo con il loro. Quanti di voi, lettori “normodotati” suonano uno strumento? Recitano? O possiedono creatività nel comporre poesie e pensieri ed hanno il coraggio di trasmetterlo agli altri? L’abilità sta nel comunicare, trasmettere ciò che si ha dentro, rendere partecipi gli altri, continuamente e senza riserve. Questo ho visto l’altro giorno, e la voglia di ritornarci mi fa capire che voglio rivivere quelle emozioni e voglio che lo facciate anche voi, tutti. L’Associazione “Enzo Aprea” ha sede in contrada Novesoldi ad Atripalda (AV). L’Associazione di cultura e volontariato è attiva sul territorio da quindici anni, ed è da sempre impegnata nel sociale, riservando un’attenzione particolare alle persone con disabilità sia fisica sia psichica e promuovendo molteplici attività. Il centro Aprea ha organizzato negli intensi anni di attività campi estivi, escursioni e settimane al mare in villaggi turistici. Le attività svolte sono innumerevoli: dai lavori artigianali, ai corsi di informatica fino ai corsi di recitazione e di

musica. Il “frutto” più bello che nasce dall’ intensa esperienza di Aprea, è certamente la formazione di una band musicale. In una cultura in cui predomina la filosofia del vincente, il gruppo musicale “I Sognatori” (di cui fanno parte ragazzi “normodotati” e giovani meno fortunati) si configura come una realtà unica, originale, dove la musica diventa lo strumento in grado di abbattere le barriere sia fisiche sia mentali e di superare ogni pregiudizio. La band è stata ospite di varie manifestazioni musicali che si sono tenute ad Avellino e provincia: nei Comuni di Montoro, Serino, nella Pro Loco di Santo Stefano del Sole e nelle scuole di Monteforte, Venticano, Calitri, Rotondi e Airola (BN). Dall’insieme di tutte queste esperienze nasce l’idea del Cd “Scusate se da solo mi presento”, presentato al Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino, durante il concerto tenutosi nel novembre del 2005. Di grande importanza è stato il progetto di “Piazza e Sound” ideato e realizzato insieme all’Assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Avellino nel 2005-2006, grazie al quale c’è stato un incontro-confronto

con la diversità attraverso la musica nelle varie piazze della provincia di Avellino. Nel maggio 2007 sono stati invitati a rappresentare l’Italia con il gruppo musicale al Festival Internazionale delle Diverse Abilità di Modena, andato in onda su molte reti televisive locali, nazionali e internazionali. Di grande importanza è stata anche la partecipazione alla manifestazione “Palestriadi life” tenutasi nel mese di novembre 2007 ad Agrigento, nonchè la partecipazione ai 50 anni dell’ associazione Unitalsi tenutasi a Caporizzuto, nel mese di aprile 2008. L’ultima sfida è la creazione del gruppo teatrale”I Teatr-abili” che si esibirà la sera dell’8 maggio alle 18:00 presso il Teatro d’Europa a Cesinali (AV) in collaborazione con l’Associazione Don Tonino Bello e la Taverna De Gustibus di Cesinali che si occuperà della cena finale. Ci sarà la partecipazione della Compagnia dei Sognatori itineranti e l’incasso servirà a finanziare le splendide iniziative dell’Associazione Aprea. Per prenotazioni dei biglietti rivolgersi al 333 464 78 33, per la degustazone al 346 218 61 42

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Sanità a cura del dr. Mauro Mastroberardino

L’organizzazione della Residenza Sanitaria Assistita di Grottolella (Av)

La RSA dispone di 40 posti letto, suddivisi in 20 stanze da due posti letto. Ogni stanza è dotata di un efficace sistema di comunicazione interna che consente all’ospite di colloquiare con il personale di assistenza della struttura, per poter avere in tempo reale, una risposta alle esigenze segnalate. Ogni camera dispone di un servizio igienico dotato di ausili per persone disabili. Inoltre ogni piano è dotato di un servizio igienico per la non autosufficienza. La struttura presenta degli spazi comuni. Cucina. Garantisce la preparazione quotidiana dei pasti, con possibilità di scelta tra una serie di alimenti proposti. Lavanderia e guardaroba: la R.S.A. mette a disposizione i servizi di lavanderia per gli ospiti. Pulizie. Il personale specifico garantisce la qualità delle pulizie in tutti gli spazi della R.S.A. Al personale di assistenza (O.S.A. e O.S.S.), viene affidata la pulizia di quanto è di stretta pertinenza e vicinanza all'anziano.

Relazioni con il pubblico e visite guidate. L’Assistente Sociale è la responsabile dell'Ufficio Relazioni con il Pubblico (U.R.P.) ed è disponibile per fornire informazioni e assistenza; Servizio sanitario-assistenziale. Questo servizio ha come obiettivo principale quello di favorire lo stato di benessere fisico e psichico delle persone anziane ospitate presso la R.S.A. Le caratteristiche si potranno riassumere nella valutazione delle condizioni di salute psico-fisica dell'anziano, sia all'ingresso, con una programmata periodicità con ricorso a consulenze medico-specialistiche, sia all’interno della RSA, in casi di particolari necessità diagnostiche. I medici sono sempre a disposizione per i colloqui con i famigliari. Servizio sociale. Tale servizio si pone come scopo prioritario quello di curare sia le relazioni interpersonali con gli ospiti e i loro famigliari, sia i rapporti con le istituzioni pubbliche e private e i servizi presenti sul territorio. Servizio di animazione. Il servizio costituisce un momento forte di riferimento all'interno della R.S.A. per la condizione psicologica, relazionale ed affettiva delle persone anziane ospitate. Sono previste

attività molteplici, per permettere all'ospite di vivere momenti piacevoli e gratificanti, di risvegliare interessi e curiosità. Servizio di fisioterapia e terapia occupazionale. Il servizio si prende cura degli anziani programmando interventi mirati, atti alla cura, alla prevenzione, ed alla riabilitazione delle capacità motorie e funzionali con l’utilizzazione di metodologie adeguate. Servizio parrucchiere/pedicure. Un apposito spazio è adibito e attrezzato per la cura estetica della persona. Servizio religioso cattolico. Garantisce la celebrazione settimanale della S. Messa e di tutte le altre funzioni liturgiche. Settimanalmente viene tenuto un incontro di catechesi. Nel rispetto di ogni convinzione religiosa, gli ospiti aderenti ad altre religioni, possono chiedere l'assistenza religiosa di esponenti della propria fede. Il centro è suddiviso in 2 moduli di cui uno ad alto carico assistenziale e uno a medio carico e accoglie in totale 40 persone ultrasessantacinquenni, portatori di deficit funzionali derivati da patologie fisiche, psichiche o psicofisiche, non assistibili a domicilio, di sesso maschile e femminile.

Centro Geriatrico MARE Residenza Sanitaria Assistenziale Via Giovanni XXIII 83010 Grottolella (AV) Tel. 0825-671511 fax 0825-671914 maresrl@interfree.it

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Gastroenterologia a cura del dr. Luigi Pasquale - U.O.C. Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva ASL Av

MRGE: la malattia da reflusso gastroesofageo Come riconoscerla e trattarla. Secondo la definizione di Montreal, la MRGE è una condizione che si sviluppa quando un reflusso gastrico causa sintomi fastidiosi e/o complicanze. I sintomi della malattia, seppur molto variabili, possono arrivare ad essere invalidanti, costringendo le persone ad assentarsi dal lavoro oppure limitandone la produttività. Si stima che in media 5,7 ore siano perse ogni settimana da pazienti affetti da MRGE. Sono dati paragonabili ai danni provocati dal comune mal di testa, superati solo dal mal di schiena (6,1 ore) e seguiti da artrosi (4,8), allergie (4,1) e ipertensione (3,3). A soffrirne sono per lo più pazienti di età superiore ai 50 anni e circa il 50% di questi presenta patologie concomitanti alla MRGE, quali ipertensione, diabete, depressione, osteoporosi etc. I sintomi diventano fastidiosi quando influenzano negativamente il benessere e quindi la qualità della vita di una persona; vengono definiti tali quando si presentano 2 o più giorni a settimana, in caso di sintomi lievi, e più di una volta a settimana per sintomi gravi. I sintomi tipici della MRGE sono il bruciore retrosternale ed il 10 www.salutare.info

rigurgito, anche se come dimostrato dalla recente letteratura, altri sintomi extra-digestivi sono correlati alla patologia quali: tosse, raucedine, asma, lesioni orali ed otorinolaringoiatriche (erosioni dentali, sinusiti e laringiti croniche, etc.). Nella pratica clinica l’impiego dei farmaci IPP (inibitori della pompa protonica) rappresenta il trattamento di prima scelta per la cura della MRGE. La corretta terapia della MRGE con gli IPP si avvale di una fase di attacco (senza necessità di diagnosi strumentale) che ha come obiettivo: il controllo dei sintomi, la guarigione delle lesioni ove presenti, il miglioramento della qualità della vita, oltre al miglioramento della produttività (guadagno ore lavorative settimanali); e di una fase di mantenimento al fine di evitare le recidive che occorrono nell’80% dei pazienti entro 6-12 mesi dalla sospensione del trattamento.

delle risorse dedicate alla spesa farmaceutica. Se nella generazione più recente degli IPP l’esomperazolo è indicato prevalentemente nei casi più gravi e complicati di MRGE, il pantoprazolo oltre a mostrare nel tempo un’efficacia sovrapponibile nella risoluzione dei sintomi, è dotato di un profilo di sicurezza unico non interferendo con il metabolismo epatico di altri farmaci, come dimostrato anche da un recente studio pubblicato a Gennaio 2009 sul “Canadian Medical Association Journal”, che ha valutato il rischio di interazioni tra IPP e clopidogrel e ha portato alle conclusioni che solo pantoprazolo è escluso da questo rischio, in quanto non aumenta il rischio di reinfarto in pazienti che assumono clopidogrel. Inoltre, pantoprazolo ha un impatto economico inferiore a 0,90€ per DDD (dose definita

giornaliera), rientrando nei limiti di rimborsabilità della maggior parte dei sistemi sanitari regionali. La patogenesi multifattoriale della MRGE, la varietà dei quadri clinici con cui essa si manifesta e la possibilità di insorgenza di complicanze implicano un'attenta valutazione dei sintomi e un corretto approccio diagnostico terapeutico, da parte del medico di medicina generale e dello specialista. L’iter diagnostico terapeutico deve partire dalla storia naturale del paziente tenendo ben presente i concetti di appropriatezza. Il tutto applicato alla Sanità si traduce in una sintesi ragionata tra: efficacia, efficienza e risorse disponibili, in altre parole una scelta che rappresenti un giusto equilibrio tra rischio/beneficio e costo/efficacia.

Per quanto concerne la durata della terapia, questa varia in base alla gravità della patologia e da paziente a paziente, con un intervallo che va dalle 4 alle 8 settimane fino ad arrivare a 12 mesi e oltre, talvolta raddoppiando i dosaggi standard giornalieri. Gli IPP rappresentano quindi una classe di farmaci maneggevoli ed efficaci ma con differenze farmacologiche che devono essere tenute in considerazione nella valutazione della terapia e

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Logopedia a cura della dott.ssa Rossella Santoro

La favola Raccontarla la sera ai bambini concilia il sonno e non solo. Chi di noi non ricorda con piacere le fiabe che ci raccontavano i nostri genitori la sera prima di addormentarci? è una sana abitudine che, purtroppo, in una società di televisione e computer in camera, di videogiochi e telefonini, è andata un po' persa. La sera spesso arriviamo stanchi e stressati e tendiamo a dedicare poco tempo ai nostri bambini, è molto più facile mettere un bel dvd di cartoni che spendere tempo ed energie per raccontare una fiaba. Ma la fiaba non solo concilia il sonno, ma presenta una serie di vantaggi, immediati e a lungo termine. Il primo vantaggio è quello

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di creare immediatamente un momento di vicinanza tra l'adulto che racconta e il bambino che ascolta. Fin dai primi anni i bambini imparano ad associare i libri di favole con l'affetto dei propri cari tanto che i libri preferiti possono favorire la separazione al momento di andare a dormire e consentono di apprendere a stare un po' da soli in compagnia del proprio libro da sfogliare e guardare. Ma la favola ha anche altri e importanti effetti, stimola la fantasia, aiuta a sviluppare l'intelligenza e ad arricchire il vocabolario, migliora la strutturazione frastica, agevola l'apprendimento della capacità di risoluzione dei problemi, aumenta la stima di sè. Tutte le favole infatti sono caratterizzate da una trama che si svolge secondo schemi prefissati e comuni non solo alle favole tra loro, ma alle favole di tutti i luoghi e di tutti i tempi: un protagonista che va incontro a pericoli ed

insidie, talvolta prigioniero fisicamente o di un incantesimo, un eroe che dopo varie peripezie trionfa e conduce al lieto fine. Questa struttura permette di rassicurare il bambino, di fargli capire che nella vita vi è la necessità di combattere le avversità, di affrontare problemi. Questa struttura è talmente antica che alcune favole come Cappuccetto Rosso si perdono nella notte dei tempi e dei luoghi. Chi di noi non conosce la storia di quella bambina dal cappuccio rosso che attraversa il bosco per andare a portare la merenda alla nonna malata e qui viene divorata da un feroce lupo per essere salvata da un cacciatore? Ebbene Cappuccetto con il suo copricapo rosso rappresenta l'aurora, che negli inni vedici è portatrice di nutrimento, il lupo è il sole divoratore della fresca aurora (ricordiamo che in greco lo stesso vocabolo indica il lupo, la luce del sole e il sole stesso). Questa favola così semplice ci riporta alla semplice vita dell'uomo quando era regolata dai fenomeni naturali, quali la luce e le tenebre. Naturalmente racconti e letture devono essere adeguati all'età del bambino. Per i piccolissimi sono adeguati libri riccamente illustrati da sfogliare e nominare; successivamente si possono utilizzare brevi racconti su aspetti della vita quotidiana,

magari in rima, fino ad arrivare alla narrazione o lettura di storie fantastiche. Per i bambini di un anno sono indicati racconti molto brevi che ruotano intorno a figure semplici ed essenziali. Verso i due anni invece sono già in grado di ascoltare raccontini in rima semplici e brevi. A tre-quattro anni cominciano ad apprezzare le storie che parlano delle attività quotidiane come mangiare, dormire, cucinare e lavarsi. A quattro-cinque anni preferiscono le favole che raccontano le avventure di animali, fate e figure fantastiche. A cinque- sei anni gli eroi preferiti sono i re, le regine, le principesse, i mostri che corrono gravi pericoli, ma che poi riescono a riscattarsi. Le favole, inoltre posseggono una doppia struttura: una superficiale che parla alla ragione, ed una profonda contenente messaggi nascosti che parlano ai sentimenti. Questa caratteristica delle favole permette il loro utilizzo per insegnare l'altruismo, la generosità e rappresentano una “forma di terapia” per piccole fobie, insicurezze, conflitti, perdite, incidenti ed aggressioni. Ma non finisce qui. Alcuni studi americani hanno dimostrato che i bambini a cui vengono raccontate le fiabe sin da piccoli, non solo sviluppano un linguaggio più ricco, un'intelligenza più creativa e vivace, ma imparano anche a leggere prima. Allora raccontiamo loro una favola! alutare 11


Sociale a cura di Daniela Vassallo

Disturbo pervasivo dello sviluppo, disturbo dello spettro autistico, disturbo della relazione

Quanti modi per definire un’insieme di sintomatologie che negli ultimi anni sembrano moltiplicarsi in modo esponenziale. E ce ne sono ancora altri: disturbo generalizzato dello sviluppo, disturbo disintegrativo della fanciullezza, disturbo dello sviluppo non altrimenti specificato. “L’autismo e le varie sintomatologie ad esso riconducibili vanno inquadrate come un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo (secondo gli ormai accreditati sistemi di classificazione internazionali, ICD 10 e DSM IV) e non più come “Psicosi”, essendo ormai superata l’interpretazione psicorelazionale dell’eziologia della patologia autistica. Secondo le indicazioni ormai consolidate della letteratura internazionale, è appropriato considerare l’autismo come una patologia precoce del sistema

nervoso centrale che determina una disabilità complessa che colpisce pervasivamente la comunicazione, la socializzazione e il comportamento.” (Tav. Naz. Di Lavoro sull’Autismo Febbraio 2008) Pochi specialisti però ne sono a conoscenza, purtroppo! Ahimè, mamme, che dopo aver avuto finalmente una diagnosi o quasi, per i nostri bambini, rimuginiamo sulle parole dette da qualche “specialista” di turno secondo cui la causa è da ricercarsi nella scarsa empatia col nostro piccolo, nel troppo allattamento al seno o troppo poco, nel troppo stress o

tensione trasmessa al piccino, nell’evento traumatico e tanto, tanto altro ancora! Quanti inutili sensi di colpa e quanti pianti per nulla! Sono talmente tanti i bambini affetti da questi tipi di disturbi, da sembrare quasi un’epidemia, e nessun “addetto ai lavori” sa spiegarsi il perché o attuare una certa prevenzione o quanto meno delle terapie adeguate. Questo lo fanno però i genitori, che hanno davvero a cuore il problema. Il Ministero della Salute, attraverso la relazione finale del tavolo di lavoro sull’autismo del febbraio 2008, sottolinea l’urgenza e l’importanza di una diagnosi precoce, di una presa in carico globale che si sviluppi per tutto l’arco della vita; inoltre afferma che i trattamenti cognitivo comportamentali costituiscono il trattamento elettivo per le patologie dello spettro autistico. Purtroppo in Campania questi trattamenti non sono ancora attuati da nessuna Asl.

L’intervento comportamentale precoce e intensivo, eseguito a casa e a scuola, utilizzando i metodi della Applied Behavior Analysis (ABA) consente a molti bambini con tali disturbi di avere un valido ed efficace recupero. Mi rendo conto che per una madre o un padre è veramente difficile accettare il problema di un figlio, specie se rientra in questa tipologia; forse leggendo queste righe si continua a mentire a se stessi, dicendo che non è il caso del proprio bambino, che comunque sta facendo dei progressi, che magari tra non molto parlerà. Eppure il tempo che noi impieghiamo a capire e a convincerci è il tempo più prezioso per intervenire efficacemente. Purtroppo la nostra è una lotta contro il tempo: il tempo della crescita, il tempo della stabilizzazione di un quadro diagnostico. Diamo ai nostri figli una possibilità concreta di recupero. Usciamo allo scoperto, chiediamo informazioni, parliamone insieme.

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Terapia a cura di Ilaria Pucci

Centro per la Terapia Chirurgica dell’epilessia del Neuromed Dieci anni di attività per un centro d’eccellenza, riferimento per la sanità italiana ed internazionale. 8 aprile 1999, all’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed di Pozzilli è stato svolto il primo intervento di chirurgia dell’epilessia. Per l'equipe medica guidata dal Prof. Mario Manfredi e dal Prof. Giampaolo Cantore è stato non solo un successo medico, ma anche il primo passo per la creazione di un Centro per la chirurgia dell’epilessia all’interno dell’IRCCS Neuromed, divenuto in breve tempo un punto di riferimento per i pazienti epilettici. Attualmente il centro, organizzato da Mario Manfredi nell’ambito del Dipartimento di Neuroscienze coordinato da Giampaolo Cantore, sotto la direzione scientifica di Luigi Frati e diretto da Giancarlo Di Gennaro e Pier Paolo Quarato, si avvale di tecnologie d’avanguardia e di ottimi neurochirurghi diretti da Vincenzo Esposito. Sono trascorsi ben 10 anni da quel primo

intervento che ha dato vita ad uno dei migliori centri per lo studio e la cura dell’epilessia d’Italia. Il centro, costruito grazie al contributo del progetto “Trenta ore per la vita”, ha consentito a persone colpite da epilessie farmacoresistenti di tornare a vivere una vita normale senza crisi. Alla cerimonia del 7 maggio 2009 per “I 10 anni d’attività del Centro” hanno garantito la loro presenza il Sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio e la signora Lorella Cuccarini, che nel 1997 e nel 1999 ha presentato agli italiani, sulle reti televisive e radiofoniche, lo spettacolo “Trenta Ore per la Vita” contenente l’appello alla raccolta di fondi per contribuire all’istituzione del Centro. “Molti passi avanti sono stati fatti nell’ambito della chirurgia dell’epilessia dal lontano 25 maggio 1886, quando per la prima volta a Londra il chirurgo Sir Victor Horsley operò con il neurologo J. Huglings Jackson, un paziente portatore di una cicatrice corticale epilettogena post-traumatica”, afferma il Prof. Mario Manfredi. La tecnologia attuale di centri all’avanguardia come il Neuromed di Pozzilli, consente di localizzare con la Video-EEG la sede della scarica epilettogena, e di evidenziare con la

Risonanza Magnetica la natura della lesione che ha provocato le crisi epilettiche. Metodiche funzionali come la PET e la Risonanza funzionale consentono di valutare i rapporti fra l’area epilettogena da rimuovere chirurgicamente e le aree cerebrali “eloquenti” (cioè sede di attività neurali irrinunciabili), che vanno rispettate dal chirurgo. “I test neuropsicologici permettono”, aggiunge il Prof Manfredi, “di definire con precisione il coinvolgimento delle funzioni cerebrali superiori come la memoria, l’orientamento spaziale, l’organizzazione dei gesti e della parola, prima dell’intervento e dopo la chirurgia, nonché di verificare la qualità di vita dei pazienti. L’esame neuropatologico chiarisce l’esatta natura della lesione, mentre studi in Laboratorio dei tessuti rimossi durante l’intervento forniscono informazioni sui meccanismi da base dell'epilessia”. L’epilessia è un male da cui si può guarire, occorre imparare a conoscerla.

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Ingresso della clinica

Specificando il codice fiscale

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lei sceglierà di donare il 5 x 1000 al NEUROMED

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Sede Ospedaliera Via Atinense, 18 - Pozzilli(IS) ITALY Tel. 0865 9291 - Fax 0865 925351

L.Cuccarini e il Prof. Mario Manfredi

LA RICERCA È VITA.

Ospedale di rilevanza nazionale e alta specialità per le neuroscienze

Parco Tecnologico Località Camerelle - Pozzilli (IS) ITALY Tel. 0865 91521 - Fax 0865 927575

La nascita del Centro L.Cuccarini L. Frati, E. Melaragno

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Bellezza a cura del dr. Olivieri D’Amelio e Antonio D’Angelo

Gomming: le nuove frontiere per la cellulite Il Trattamento Antigravitazionale.

Si tratta di un nuovo cosmetico adesivo che realizza il pneumomassaggio. Il sistema attivo contro gli attacchi alla pelle, la più colpita dall’invecchiamento. La tecnica di massaggio realizzata con i nuovissimi cosmetici adesivi, tutti vegetali, consente all’operatore di eseguire per la prima volta la manualità di espansione della pelle secondo linee antigravitazionali. Liquidi interposti in continuo movimento occupano con diverso volume gli spazi interstiziali del corpo definendone la forma. Gomming è unico per ridare stabile tridimensionalità al connettivo cutaneo inesorabilmente schiacciato dalla gravità ed incapace di svolgere le funzioni che lo caratterizzano nell’età giovanile. Quando forza e intensità di massaggio sono adeguate si creano risposte assolute. L’antigravitazionale ripristina la dimensione spaziale del derma-ipoderma. Le manualità aspirate sono le sole in grado di “mettere sotto vuoto” il tessuto richiamando plasma pulito in tutto lo spessore del derma. Gomming distende, rassoda, imprime intense 14 www.salutare.info

accelerazioni alla diffusione delle sostanze nutritive verso i tessuti e facilita la rapida riduzione della cellulite. Gomming equilibra e ridistribuisce acqua nello spessore della pelle e modella la plasmatica corporea. Promuove e migliora gli scambi trofici tra microcircolo e cute Riduce le tossine causa di senescenza precoce. Distende e rassoda la pelle con nuovi mantelli nutrienti. Gomming corpo Il massaggio corpo che realizza il riassorbimento dei liquidi interstiziali proponendo un potente drenaggio antiedema. Gomming migliora la circolazione, alleggerisce lo sforzo vascolare, facilita la protezione del microcircolo dermo-ipodermico. Gomming nel trattamento “M.S.B.” contro cellulite e rilassamento libera il tessuto dalle tossine, facilita il movimento dei liquidi nutritivi ed interviene efficacemente nell’edema. M.S.B Manual Skin Body Gomming skin è strutturato in sei sedute di 40 minuti suddiviso in due cicli di trattamento lipoattivo-anticellulite e tono attivo-antiaging oltre ad un micro peeling corpo integrale. La tecnica di massaggio realizzata con nuovissimi cosmetici adesivi consente manualità prima irrealizzabili e ridona dimensione fisiologica al connettivo

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Fai sorridere i tuoi piedi e non solo... Giornate di Prevenzione

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Odontoiatria a cura del dott. Salvatore Mone e della dott.ssa Delia Corrado

Il piercing orale nell'adolescenza Aspetti psicologici ed odontoiatrici.

Sempre più frequentemente nella pratica clinica capita di trattare pazienti in età adolescenziale che presentano piercing a localizzazione orale e periorale. Nella maggior parte dei casi ci rendiamo conto che si tratta di ragazzi per i quali quell'ornamento viene indossato principalmente con lo scopo di ornare il proprio corpo per migliorarne l'estetica, portato con disinvoltura e senza significati aggressivi o contestatari. È una pratica propria dell'età giovanile, vissuta dai giovani come un rito di passaggio/ iniziazione autoimposto, che segna il limite tra l'infanzia e la raggiunta maturità. Esisterebbe, dunque, un nesso tra la perforazione corporea e il piercing che non andrebbe ricercato nè nelle modalità nè

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in una conseguenzialità storica, ma nell'intimo, atavico bisogno degli adolescenti, di affermare la propria presenza sociale che noi pensiamo attualmente rallentata, o involontariamente, inibita dalle eccessive cure del nucleo familiare. Il piercing per i ragazzi rappresenta una moda legata alla propria generazione; non è una vicenda di gruppo, ma personale; non ha significati polemici, contestativi o di messaggio negativo nei confronti dei genitori, nè rappresenta analogie con altre manipolazioni corporali più gravi (come il piercing estremo o l'anoressia); ha forti intenti comunicativi ed espressivi in senso sociale. Se da un lato possiamo chiederci, per curiosità culturale, perchè molti adolescenti facciano oggi ricorso a questo tipo di manipolazione corporea, dall'altro, come sanitari, dobbiamo essere coscienti dei rischi, delle complicazioni e delle implicazioni orali associate a queste procedure. I rischi di natura odontostomatologica collegati al piercing orale

e periorale sono diversi. Due autorevoli associazioni l'ADA (American Dental Association) e la BDA (British Dental Association) si sono pronunciate ufficialmente contro tali pratiche e in particolare contro il piercing linguale. Particolare attenzione è stata portata al trauma e all'infezione della mucosa, alle fratture e screpolature dentali, alle interferenze con le normali funzioni fonetiche e stomatologiche. A tal proposito possiamo distinguere i possibili effetti avversi dei piercing orali in: 1) rischi sistemici: il principale rischio sistemico durante il posizionamento del piercing, è senza dubbio quello infettivo. Si sa bene che qualunque malattia infettiva è trasmissibile attraverso lesioni della mucosa, ed i soggetti che si sottopongono a piercing sono potenzialmente a rischio. Fra i virus vanno ricordati quello dell'epatite, dell'immunodeficienza, della famiglia degli herpes virus; fra i batteri va ricordato l'agente del tetano. La prevenzione di queste possibili patologie è effettuabile solo tramite l'accurata disinfezione e sterilizzazione del campo operatorio, dello strumentario e del gioiello. Ingestione accidentale: rischio sempre presente in qualsiasi momento successivo all'inserimento del piercing in quanto l'inalazione del gioiello potrebbe anche determinare il soffocamento del soggetto, o problemi a livello del tratto digestivo.

2) rischi locali: - dolore: l'inserimento viene fatto senza anestesia; - emorragie: se pensiamo alla ricca irrorazione della lingua cui provvede l'arteria linguale con i suoi tre rami collaterali; - danni nervosi: anche questi sono rischi esclusivamente correlati ai piercing linguali, ma possono realizzarsi anche in qualsiasi altra sede. La lesione nervosa può portare a problemi di tipo motorio oppure sensoriale; - edema, ematoma, scialorrea*, difficoltà della pronuncia, della masticazione e della deglutizione; formazione di tartaro e placca; formazione di correnti galvaniche, problematiche parodontali e conservative. 3) altri rischi: impedimento alle manovre diagnostiche radiologiche e alle manovre di anestesia locale. Senza urtare la loro proverbiale suscettibilità, dobbiamo chiarire ai giovani pazienti com'è possibile prevenire i danni alle strutture orali e dentali che potrebbero conseguire a questa nuova moda, prospettando i rischi nel caso di piercing da inserire o intervenendo terapeuticamente in caso di piercing già inseriti. alutare 17


Musicoterapia a cura della dott.ssa Elisa Vesce, musicoterapeuta per handicap sensoriali, motori, intellettivi e psichici

In coma La musicoterapia per comunicare. Se si tiene conto che i suoni caratterizzano il vissuto di ogni uomo fin dalle prime settimane di vita nel grembo materno, si possono facilmente intuire i motivi che hanno indotto ricercatori illuminati ad affidare alla musica il ruolo di porta di ingresso per avviare qualsiasi forma di comunicazione. In realtà, l’attenzione riservata alla musicoterapia dalla medicina ufficiale per l’assistenza fisioterapica del paziente in stato di coma, più o meno profondo, trova piena giustificazione nella conoscenza, ormai acquisita, delle basi anatomo-fisiologiche della fruizione, decodificazione ed elaborazione degli stimoli sonori ad opera del Sistema

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Nervoso Centrale. La musica ha un effetto induttore: agisce sul piano fisico, emozionale e comporta profonde risonanze affettive. “È come un ricercatore d’oro”, il lavoro del musicoterapeuta: è la ricerca di un contatto empatico, anche minimo, che, in certe condizioni, rappresenta un tesoro. Ma dal musicoterapeuta, che può definirsi “facilitatore di comunicazione” non ci si deve attendere risvegli improvvisi sulla base dell’ascolto di questa o quella canzone di un cantante preferito. Il percorso terapeutico è complesso, agisce nel profondo e si pone come primo obiettivo quello di aprire “un canale di comunicazione” facendo leva sulla forza emotiva della musica e sull’elevato numero di regioni cerebrali coinvolte nella computazione della percezione uditiva. In tale ambito la musicoterapia assicura da una parte, continuità mnesica e storica volta a ricoprire “il vuoto” che il periodo del coma rappresenta, dall’altra una presa in carico

della famiglia che, ovviamente, si trova a vivere un momento di grande sofferenza. E se la terapia riesce ad aprire un solo canale di comunicazione col paziente, questo è un grande risultato proprio per i familiari che riescono, in qualche modo, ad interagire con il loro caro sentendosi meno impotenti. La semplice variazione della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca, dell’attività respiratoria, dei movimenti della bocca, della motilità oculare rappresentano elementi importanti per dire che una risposta c’è stata. È questo l’aspetto più affascinante ma al tempo stesso più delicato del lavoro del musicoterapeuta: individuare correttamente le eventuali risposte da parte del comatoso. Il trattamento terapeutico prevede varie fasi ed è rivolto in particolare, ma non solo, a soggetti giovani, vittime di trauma cranico e, nelle situazioni cliniche di coma ipossico, in soggetti anziani. Possiamo distinguere le seguenti fasi la cui durata varia a seconda del caso: - 1^ fase: incontro- accoglienzaaccettazione incondizionata del paziente nella totalità del suo essere in quel momento; - 2^ fase: ricostruzione dell’identità sonora del paziente mediante il coinvolgimento dei familiari (compilazione di alcune schede); - 3^ fase: introduzione di sonorità musicali caratteristiche delle fasi precedenti il coma con l’intenzione di rendere familiare l’ambiente (in questa

fase sono inserite delle sonorità che possono ricondurre ad un evento specifico oppure ad un periodo passato, vissuto positivamente; ad esempio un ritornello fischiettato precedentemente dal paziente, una canzone legata ai suoi nuovi affetti, uno strumento da lui stesso suonato); - 4^ fase: ascolto delle voci registrate dei familiari e successivamente di amici facenti parte della vita quotidiana del paziente; - 5^ fase: ascolto di brani musicali sia strumentali che vocali o misti, graditi dal paziente. - 6^ fase: linguaggio sonoromusicale scelto scientificamente e in modo controllato dal musicoterapeuta; in questa fase egli può usare anche la sua voce o strumenti musicali di vario tipo che ritiene opportuno. Con gli strumenti percussivi lo stimolo è duplice perché non è solo sonoro, ma anche vibro-tattile. In conclusione, tenendo conto della casistica i pazienti in coma in alcuni casi dimostrano un recupero anche se può rimanere uno stato di afasia; dove invece il quadro clinico appare irrimediabilmente compromesso si interviene più che altro sul benessere corporeo. La musicoterapia come tecnica di supporto di tipo terapeutico e riabilitativo apporta una iniezione di fiducia, di speranza nonchè uno stimolo per quanti trascorrono tante ore con coloro che si trovano in una particolare situazione di disagio.

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Urologia a cura del dr. Virgilio Cicalese

Cistite interstiziale Meno rara di quanto si pensi. La cistite interstiziale (CI) è una debilitante malattia cronica, le cui cause sono tuttora sconosciute, caratterizzata da frequenza ed urgenza minzionale, necessità di urinare di notte e, soprattutto, dolore pelvico. Il dolore viene avvertito come pressione vescicale ed è direttamente collegato al grado di riempimento vescicale, incrementando con l’aumento del volume. È localizzata spesso in regione sovrapubica e talora si irradia alla vagina (allo scroto e ai testicoli nell’uomo), al retto, al sacro, all’inguine e alle cosce. Può insorgere già a bassissimi volumi di riempimento vescicale e si allevia con lo svuotamento, ma si ripropone rapidamente. La sintomatologia generalmente peggiora negli anni e può condurre ad un processo di fibrosi con riduzione permanente della capacità vescicale. La cistite interstiziale è stata descritta in associazione con altre patologie quali le malattie infiammatorie intestinali, il lupus eritematoso sistemico, la sindrome del colon irritabile e la fibromialgia. Colpisce prevalentemente le donne, sebbene sia stata evidenziata anche negli uomini e sia stata riportata nei bambini. La diagnosi viene effettuata in base ai sintomi, all’esame clinico, all’esame delle urine, alla cistoscopia con idrodistensione e biopsia. I sintomi principali comprendono il dolore e la frequenza diurna e notturna. Le infezioni secondarie (le comuni cistiti batteriche) sono una caratteristica comune in caso di cistite interstiziale, ma la persistenza dei sintomi dopo un'antibioticoterapia e dopo il riscontro ripetuto di

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campioni urinari sterili deve suggerire la possibilità di una cistite interstiziale. Non esiste una cura specifica per tale patologia. La terapia è solo palliativa ed è altamente individuale. Essa comprende terapie orali, intravescicali, trattamenti chirurgici maggiori, l’idrodistensione terapeutica e la neuromodulazione sacrale. È molto importante, inoltre, che il paziente acquisti una grossa consapevolezza della sua malattia, che impari a conviverci e che segua una valida terapia comportamentale. La dieta, per esempio, è fondamentale nel miglioramento dei sintomi. Eliminare alcuni alimenti, quali carni, caffeina, aceto, alcool, spezie, lieviti etc., così come alcalinizzare le urine e regolarizzare l’alvo, possono contribuire significativamente ad alleviare la sintomatologia. In Italia la CI è compresa tra le malattie rare per le quali, secondo il Decreto Ministeriale n. 279 del 2001, è riconosciuto il diritto all’esenzione dalla partecipazione al costo per le correlate prestazioni di assistenza sanitaria. La patologia risulta fortemente debilitante per i pazienti che ne sono affetti, conducendo spesso ad importanti risvolti

psicologici e all’isolamento sociale. La sintomatologia dolorosa persistente e la necessità di svuotare in continuazione la vescica creano grossi disagi ai pazienti che risultano limitati nello svolgimento delle più semplici attività quotidiane, nelle attività lavorative, nelle relazioni sociali, familiari e sentimentali. Tutto questo disagio, la difficoltà delle cure e la non risoluzione del problema comportano in molti casi l’insorgenza di stati ansiosi e depressivi che contribuiscono ulteriormente alla scadente qualità di vita. Nel nostro Paese il numero di pazienti affetti da questa malattia a tutt’oggi non è noto in quanto non vi sono studi epidemiologici. Certamente il numero è sottostimato ed il problema è molto sentito sia dai pazienti che dalle persone a loro vicine. Spesso le pazienti aspettano mediamente fino a 3 anni e consultano molti specialisti (urologi, ginecologi, e chirurghi generali), prima di arrivare ad una diagnosi corretta. Solo attraverso una buona conoscenza e un'adeguata comunicazione relativamente a questa rara patologia sarà possibile aiutare concretamente i molti pazienti che, ignorando l’esistenza di una diagnosi e di un trattamento adeguato, continuano a cercare insistentemente una soluzione in una condizione di scadente Quality of Life.

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Farmacia a cura del dott. Aldo Sabato - Farmacista

Una rondine non fa primavera... I cambiamenti climatici e il nostro corpo. L'abbiamo atteso a lungo quest'anno. Il bel tempo ritorna, dunque diventa importante sapere cosa fare sia per sentirsi al meglio delle proprie forze sia per prevenire, ahimè, i malesseri stagionali. Lunghe giornate di sole, clima più mite, prati in fiore e non solo. I cambiamenti che si manifestano nella natura e nell'ambiente circostante lasciano strascichi anche sul corpo. Alimentazione primaverile Complici la luce, il caldo e i colori, ci si ritrova spesso in primavera, nella disposizione d’animo più adatta per iniziare una nuova vita ispirata a buoni propositi. Può giovare dunque approfittare di questo slancio in positivo per rigenerare l’organismo attraverso l’alimentazione. Per iniziare al meglio la giornata un depurativo naturale può essere d'aiuto: appena alzati, a digiuno, bevete un bicchiere d'acqua tiepida con qualche

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goccia di limone. Potete ricorrere a una leggera tisana a base di erbe disintossicanti, come carciofo, tarassaco, cardo mariano. E poi mangiate verdura e frutta in quantità, evitando troppi dolci e intingoli a favore di pesce e carni magre. Rispetto all’inverno, con i primi caldi e un discreto aumento dell’attività fisica, è infatti importante fornire al proprio organismo più liquidi, anche sotto forma di tisane, verdura e frutta appunto.

sistema endocrino ormonale (le ghiandole surrenali, la tiroide e le gonadi) e quello nervoso, provocando squilibri che possono andare dall'euforia alla depressione.

Primi caldi, tanta luce: meteoropatici attenzione! Essendo una stagione transitoria la primavera può rappresentare un problema per i soggetti meteoropatici: gli improvvisi e frequenti cambiamenti del clima, un giorno caldo e assolato, l’altro magari freddo e umido, possono causare disturbi fisici nonchè psichici, perché il corpo è costretto continuamente a reagire per trovare un suo equilibrio. Dunque l’organismo si affatica e ha meno risorse per difendersi da altre aggressioni: febbre e mal di testa, malesseri causati da modificazioni a livello neurologico e ormonale, possono essere provocati proprio da una reazione dell’organismo al clima. I cambiamenti atmosferici stimolano il

Allergie primaverili La primavera purtroppo è la stagione in cui si presentano una serie di disturbi, come le allergie. L’inquinamento ambientale ha “sensibilizzato” il nostro organismo, rendendoci particolarmente vulnerabili.

Come difendersi? Innanzitutto con la “solita” dieta equilibrata e arricchita, magari, da qualche integratore naturale, come pappa reale o ginseng. E poi ricordando di non pretendere troppo dalle proprie energie.

Con l’arrivo delle fioriture primaverili, le persone allergiche ai pollini vedono puntualmente ricomparire “raffreddore da fieno”, congiuntivite allergica, attacchi di asma. Esiste un calendario dei pollini che fornisce notizie riguardanti le piante che li producono nei diversi mesi dell’anno e nelle differenti regioni italiane e straniere.

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Purtroppo non si può guarire, ma si può tenere sotto controllo il problema allergico con farmaci appropriati: antinfiammatori (cortisonici, cromoni, antileucotrieni), broncodilatatori e antistaminici. I cortisonici possono essere usati per via inalatoria o per endovena, a seconda della gravità del disturbo. È importante sottolineare che si tratta di veri e propri farmaci da utilizzare sotto stretto controllo medico, evitando di prolungare inutilmente il trattamento. I cromoni, invece, sono antinfiammatori che si usano “per prevenire”, mentre gli antileucotrieni sono particolarmente indicati nel caso si soffra di asma. I broncodilatatori sono farmaci impiegati, solitamente per via inalatoria, nel trattamento dell’asma: la loro azione consiste nel rilasciare la muscolatura liscia dei bronchi attraverso la stimolazione di recettori specifici.

Anche in questo caso, si tratta di farmaci da utilizzare dietro prescrizione medica, a causa delle possibili interferenze con il ritmo cardiaco. Un’altra categoria è poi quella degli antistaminici, farmaci che neutralizzano gli effetti dell’istamina, la sostanza all’origine di sintomi quali orticaria, starnuti, naso che cola. Gli antistaminici di nuova generazione hanno un’azione di lunga durata e non inducono sonnolenza. È necessario attenersi alle dosi prescritte, perché queste sostanze possono avere effetti collaterali sull'apparato cardiocircolatorio. Ci vuole testa! Chi ha problemi di forfora vedrà migliorare la propria condizione, mentre chi ha i capelli fragili o delicati potrebbe preoccuparsi, trovandone sulla spazzola qualcuno più del solito. Con il cambio di stagione, perdere un po’ di capelli è fisiologico, soprattutto dopo il lavaggio, che porta via i capelli che hanno terminato il loro ciclo vitale.

Usate una spazzola morbida e uno shampoo delicato, come i neutri per bambini, ricordando che il massaggio deve insistere, gentilmente, sulla cute, dove si accumula lo sporco, limitandosi a sfiorare delicatamente i capelli. Se però la caduta sembra particolarmente abbondante, meglio rivolgersi al medico: potrebbe dipendere da qualche problema organico, come la tiroide che funziona troppo poco, oppure da una carenza di ferro. La pelle La pelle ha bisogno, in questa stagione, di particolari cure. Programmate una visita dall’estetista e dedicate del tempo a un’accurata pulizia di tutta la pelle del corpo. Chi non sopporta il sapone può usare detergenti delicati (con ph simile a quello della pelle) e anallergici, adatti a tutte le epidermidi. Un batuffolo di cotone inzuppato di yogurt magro, da risciacquare poi con acqua fresca, resta il detergente più sicuro ed efficace.

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Benessere a cura di Donatella De Bartolomeis

Qi Qing Le sette Emozioni. Lo stato di salute, sia essa corporea, mentale e/o spirituale, è dato dall’armonia che altro non è che equilibrio: equilibrio nel mangiare, nel bere, nel fare sesso, nell’attività e nel riposo. Se ne deduce che ogni eccesso o difetto causa squilibrio, disarmonia, e ciò è valido anche per gli eccessi e/o per le assenze di emozioni. L'uomo occidentale è abituato a pensarle più che a viverle, ma lo Shiatsu per le sue caratteristiche e per le modalità di lavoro, si è dimostrato di grande aiuto e un ottimo affiancamento e sostegno alla medicina tradizionale. Con professionalità e limpidezza il maestro guida il flusso e l’intensità delle emozioni che di volta in volta emergono, aiutandolo ad accelerare o rallentare la riarmonizzazione in accordo con le circostanze del momento. Attraverso lo Shiatsu il ricevente dovrà imparare a riconoscere le emozioni, a legarle alle sensazioni e a viverle nella loro interezza in un percorso

che lo condurrà all’unità del suo corpomente-spirito. La spinta all’azione, intrinseca nell’etimologia del termine emozione (Emozione dal latino emozione, da emotuus p.p. di emovère = trasportar fuori, smuovere. La particella e = da aggiunge forza all’azione espressa Movere = agitare. Dunque agitazione, messa in moto dei sentimenti, dello spirito. Sentimento accompagnato da attività motoria e ghiandolare , vitale per la crescita psicologica dell’individuo.), è vitale per la crescita psicologica dell’individuo. Il passaggio dalle sensazioni alle emozioni può essere rintracciato nei riflessi corporei (“batticuore”, “cuore in gola”, “stomaco che scende”, “sussulto”, “nodo in gola”) che precedono e accompagnano

Emozione

Organo Segnali Fisici

Collera

Fegato

ECCESSO Mal di testa battente (verticale o laterale) - Rossore in viso, lingua occhi - Vertigini e acufeni – Fotofobia – Sfoghi di violenza fisica REPRESSIONE Pallore e Depressione cronica

Gioia eccessiva

Cuore

Danneggia il cuore

Tristezza Afflizione

Polmoni

Respiro corto - Tristezza – Depressione - Pianto Amenorrea - Ha un aspetto liquido

Ossessione

Milza

Perdita di appetito – Stanchezza e Feci molli

Preoccupazione

Milza e Polmone

Respiro superficiale e bloccato - Spalle sollevate - Collo rigido – Difficoltà digestiva – Blocco del diaframma

Paura Timore

Reni

Perdita del controllo degli orifizi inferiori -

Shock o trasalimento

Reni e Cuore

Insonnia – Mancanza di respiro - Palpitazioni Sudorazione notturna – Bocca secca – Acufeni.

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la consapevolezza emozionale vera e propria. Secondo la cultura orientale le emozioni di base, definite tra le eventuali cause di disarmonie come “Fattori Interni”, sono sette e sono denominate qi qing. L’insieme dei fattori interni o psico-emozionali, le sette emozioni per intenderci, sono energie fluide in continuo movimento che spingono l’individuo a trasformarsi continuamente e contestualmente attivano il sangue. Hanno sede negli Organi e si esprimono a livello corporeo provocando spostamenti di energia da un punto all’altro. Come abbiamo visto, sono parte integrante della nostra vita, un evento naturale dell’esistenza umana ed è solo un eccesso, l’assenza o la staticità, intesa come permanenza prolungata, ed in special modo la non consapevolezza dell’eccesso, dell’assenza e della staticità di un’emozione a creare disarmonia. Le emozioni, dunque, diventano un fattore patologico in tre casi: 1) Un’emozione diviene eccessiva o carente. 2) Un’emozione domina sulle altre. 3) Il loro libero fluire è ostacolato od ostruito portando compressione e congestione all’interno. Quando le emozioni divengono patologiche, il nostro corpo inizia ad inviarci una serie di messaggi, campanelli d’allarme, per avvisarci e darci la possibilità di rimediare. Alle volte questi segnali vengono interpretati come squilibri puramente fisici, altre volte invece accade il contrario: lo squilibrio emotivo nasce proprio da una disarmonia a livello fisico. Le sette emozioni, infatti, hanno ripercussioni sugli organi e le disarmonie degli organi influiscono sulle emozioni. Ancora una volta il punto di partenza è l’ascolto, l’ascolto del nostro corpo/mente/spirito, che ci potrà far scoprire mondi nascosti e farci rendere conto che in fondo “la malattia rende onesti”.

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Posturologia a cura del dr. Giovanni Postiglione Dottore in Fisioterapia, Chinesiologo, Perfezionato in Posturologia e Osteopatia

Il colpo della strega Come riabilitare un terribile mal di schiena. Il colpo della strega è un dolore lombare acuto che determina una notevole riduzione della funzionalità motoria. In genere, insorge in seguito a sollecitazioni che stimolano negativamente la zona lombare. Sforzi della schiena e stress posturali possono essere chiamati in causa. Le conseguenze interessano soprattutto: i muscoli, i legamenti e i dischi intervertebrali. Il colpo della strega può essere causato anche da cadute o contusioni sulla zona lombosacrale. I sintomi sono: mal di schiena acuto, spesso monolaterale, limitazione del movimento, contrattura di difesa dei muscoli lombari, talvolta dolore irradiato lungo la coscia (sciatalgia). Il trauma si attenua nel giro

di 2 o 3 giorni ma richiede poi un periodo ben più lungo per la scomparsa completa del dolore. Il nome “colpo della strega” deriva da alcune credenze popolari che narrano come la strega, maleficamente e improvvisamente, possa infliggere un sortilegio che impedisca qualsiasi movimento della colonna e pertanto il paziente rimane immobilizzato come “vittima di un incantesimo”. Stiamo parlando dunque di un evento particolarmente doloroso, un nemico subdolo, sempre in agguato, che insorge a causa di movimenti insoliti o troppo intensi. I fattori di rischio che favoriscono il colpo della strega sono molteplici: - atteggiamenti posturali scorretti; - errata tecnica di sollevamento di oggetti; - colpi di freddo; - mancanza di riscaldamento prima di un’attività motoria o sportiva; - sforzi eccessivi o improvvisi del tratto lombosacrale;

- discopatie lombari; ernia o protrusione discale*; - artrosi lombare. Se si è colpiti dal temibile colpo della strega si consiglia innanzitutto di rimanere nella cosiddetta posizione antalgica. Il riposo è inizialmente la terapia più efficace, ma non dovrebbe assolutamente protrarsi oltre le 24-48 ore a seconda dell'entità del trauma. In condizioni di immobilità la muscolatura tende infatti ad indebolirsi e a perdere elasticità. Invece, per prevenire il colpo della strega è molto importante: - mantenere il proprio peso corporeo nella norma; - indossare calzature comode con tacchi non oltre i 5 cm; - utilizzare reti e materassi di buona qualità; - evitare posture scorrette; - rimanere seduti con il dorso ben appoggiato allo schienale sia durante lo studio, il lavoro e la guida di un veicolo; - sollevare i carichi con la giusta tecnica (schiena diritta, gambe piegate); - praticare un’attività motoria in modo costante; - coprirsi bene evitando i colpi di freddo sia nei mesi invernali che in quelli estivi (aria condizionata). Terapia Innanzitutto è necessario sottoporsi a visita medica specialistica e agli eventuali esami diagnostici prescritti (RX, TAC, RMN) in grado di

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evidenziare le reali condizioni delle strutture vertebrali interessate. Nei primi giorni bisogna praticare la terapia medica prescritta e l’eventuale fisioterapia strumentale. Nella fase acuta (i primi 8 giorni) il riposo è indispensabile, ma una prolungata immobilizzazione apporta più svantaggi che benefici. Bisogna evitare di stare seduti, in quanto questa posizione aumenta la pressione sui dischi vertebrali. Una riduzione del dolore è data dalle seguenti posture di scarico della colonna vertebrale: posizione supina con ginocchia piegate e con i piedi sopra un appoggio, oppure posizione prona con un cuscino sotto il torace. Dopo la fase acuta un protocollo riabilitativo molto efficace è costituito dal taping neuromuscolare e dalla terapia manuale. Molto efficace risulta essere, già dopo poche sedute, il taping neuromuscolare, una nuova tecnica riabilitativa che si pratica tramite l’applicazione sulla pelle di un particolare “cerotto colorato” senza farmaci. È una terapia naturale priva di effetti collaterali, in grado di ridurre il dolore e rilassare la muscolatura. Successivamente quando l’infiammazione è regredita, le tecniche miofasciali e osteopatiche permetteranno il recupero dei movimenti fisiologici. Nella fase cronica, 2-3 mesi dopo il trauma, la rieducazione funzionale e posturale globale potrà garantire un completo recupero funzionale.

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Oftalmologia a cura del dr. Bruno Baldi Dirigente Medico Div. Oculistica P.O. Eboli, e di Andrea Baldi, Studente di Medicina Università di Siena

La retinopatia del prematuro Retino-Ophtalmophaty of Prematurity La retinopatia del prematuro (ROP) è una patologia vascolare retinica che si sviluppa in neonati di bassa età gestazionale e di basso peso. La retina umana è priva di vasi fino al 4° mese di gestazione: la vascolarizzazione della retina periferica nasale si completa intorno all’ottavo mese, mentre quella della retina temporale si completa dopo la nascita. Nel periodo in cui la vascolarizzazione retinica è incompleta i vasi sanguigni sono molto sensibili a vari fattori. In letteratura vengono presi in esame l’iperossia e l’ipossia*, l’ipo-ipercapnia, le infezioni, le trasfusioni, l’ossigeno-terapia, l’esposizione a luce intensa e naturalmente l’immaturità anatomica dei vasi sanguigni. È molto probabile che tutti

questi fattori contribuiscano all’insorgenza della ROP. La catena degli eventi parte da una prima fase ischemica per vasocostrizione ed obliterazione dei normali vasi retinici esistenti ed una successiva dilatazione e tortuosità dei vasi superstiti con conseguente proliferazione vascolare anomala che può invadere il vitreo fino alla fase terminale con distacco di retina totale se non si instaura idoneo trattamento. (Nevell-Ernest: “La retinopatia del prematuro”. In Principi di Oftalmologia. Piccin Ed. Padova. 1978: 280-281). Il rischio di ROP è massimo nei neonati con peso alla nascita inferiore a 1250 g. ed epoca gestazionale (EG) < 30 settimane; il rischio è intermedio nei neonati con peso compreso tra 1251 e 1500 g. ed EG > 30 settimane; il rischio è basso per i neonati prematuri con peso > 1500 g. (Capobianco S. : dal sito internet “La ROP”)

Anche se il ruolo dell’ossigenoterapia come causa esclusiva di ROP è stato ridimensionato la sua tossicità sulla retina immatura è reale. Il primo e più importante obiettivo è la stabilizzazione del neonato dal punto di vista respiratorio e cardio-vascolare e contestualmente il monitoraggio dei livelli di PaO2 (75 mm Hg) e di PaCO2 (40-60 mm Hg). Valori bassi di CO2 determinano vasocostrizione del circolo cerebrale e retinico con conseguente ipossia/ischemia che stimola la proliferazione vascolare anomala, mentre valori elevati determinano vasodilatazione e rischio di emorragie. Inoltre il rischio di ROP aumenta con le emotrasfusioni e con le sepsi soprattutto da Candida. Da tutto ciò è chiaro che un’assistenza attenta del neonato prematuro, fin dal suo ingresso nei reparti di terapia intensiva neonatale (TIN), è fondamentale. La classificazione, che ometto per semplicità di lettura, si basa su due criteri: - Entità dell’ischemia retinica e della conseguente neovascolarizzazione che può interessare il vitreo con trazioni vitreo-retiniche fino al distacco di retina totale - Localizzazione topografica in zone retiniche interessate che più sono vicine al polo posteriore e più sono pericolose

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per gli esiti funzionali (fino alla cecità). Da tutto ciò appare chiaro che lo screening e la sorveglianza oculistica dei neonati a rischio ROP è di fondamentale importanza per individuare tempestivamente la comparsa dei primi segni e seguire attentamente le forme potenzialmente evolutive verso gli stadi pre-soglia e di soglia per sottoporli in tempo utile ad opportuno trattamento. La terapia può essere ablativa (laserfotocoagulazione e/o criopessia) con lo scopo di bloccare l’evoluzione prima che vi sia l’interessamento della retina centrale deputata alla visione “chiara e distinta” oppure chirurgica (vitrectomia precoce, cerchiaggio e/o piombaggio) nel caso vi sia già presente distacco di retina. (Acta neonatologica e pediatrica. Milano 2005. 4 337-348). In conclusione si può affermare che il miglioramento dell’assistenza perinatale ha fatto registrare, in tutto il mondo, una significativa diminuzione dell’incidenza di ROP (o dei suoi esiti funzionali per la precoce identificazione e trattamento) nella fascia di età 28-32 settimane di gestazione. Per contro, sempre per il miglioramento dell’assistenza nelle Unità TIN, con l’aumento della sopravvivenza di prematuri con età gestazionale 23-25 settimane, si registra una elevata incidenza della ROP in questa fascia di età con prognosi funzionale spesso sfavorevole.

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Prevenzione a cura del Prof. Umberto Tirelli - Direttore Dipartimento di Oncologia Medica Istituto Nazionale dei Tumori, Aviano (PN)

La sindrome da stanchezza cronica

Il 12 maggio 2009 si celebra la giornata mondiale dei malati di CFS/ME e FMS, Sindrome da affaticamento cronico/Encefalomielite mialgica (CFS/ME) e Sindrome fibromialgica (FMS). Un caso di Sindrome da Stanchezza Cronica é definito dalla presenza delle seguenti condizioni: una fatica cronica persistente per almeno sei mesi che non é alleviata dal riposo, che si esacerba con piccoli sforzi, e che provoca una sostanziale riduzione dei livelli precedenti delle attività occupazionali, sociali o personali ed inoltre devono essere presenti i seguenti sintomi, anche questi per almeno sei mesi: - disturbi della memoria e della concentrazione così severi da ridurre sostanzialmente i livelli precedenti delle attività occupazionali e personali; faringite; - dolori delle ghiandole linfonodali cervicali e ascellari; - dolori muscolari e delle articolazioni senza infiammazione o rigonfiamento delle stesse; cefalea di un tipo diverso da quella eventualmente presente in passa-

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to; un sonno non ristoratore; - debolezza post esercizio fisico che perdura per almeno 24 ore. Ovviamente devono essere escluse tutte le condizioni mediche che possono giustificare i sintomi del paziente, per esempio ipotiroidismo, epatite B o C cronica, tumori, depressione maggiore, schizofrenia, demenza, anoressia nervosa, abuso di sostanze alcoliche ed obesità. I pazienti sono solitamente giovani e donne con una età media di insorgenza intorno ai 30 anni. La CFS é rara negli anziani (oltre i 65-70 anni), ma vi é qualche caso pediatrico. È difficile guarire questa malattia, e sono in atto una serie di ricerche nel mondo per scoprire nuovi trattamenti. Con interventi appropriati e dopo una diagnosi corretta è possibile in un certo numero di casi ottenere la guarigione della malattia ed in altri il miglioramento della stessa, ma purtroppo in un sostanziale numero la patologia rimane cronica per anni. La CFS non ha niente a che fare con la depressione anche se in alcuni pazienti

la depressione si manifesta come reazione alla patologia in atto. Infine va ricordato che molti pazienti hanno difficoltà a veder riconosciuta la CFS anche dal punto di vista di inabilità al lavoro. L'Istituto Nazionale delle Allergie e delle Malattie Infettive dei National Institutes of Health statunitensi ha prodotto un volume dal titolo "Chronic Fatigue Syndrome. Informazione per i medici". L'autorevolezza della fonte ed il volume prodotto dal Ministero della Salute dovrebbero fugare dubbi, sull'esistenza della sindrome. In Italia la Sindrome da Stanchezza Cronica è stata inserita nell’edizione della “Clinical Evidence” – edizione italiana, una pubblicazione scientifica importante per il nostro sistema sanitario nazionale, eseguita su incarico del Ministero della Sanità che ha lo scopo di approfondire le conoscenze sulla reale efficacia degli interventi medici nelle malattie riconosciute. Per decenni le persone affette dalla sindrome da stanchezza cronica (CFS) hanno dovuto combattere per convincere medici, datori di lavoro, amici ed anche i propri familiari che i debilitanti sintomi di cui soffrono non sono immaginari. Anche in Italia si stanno facendo importanti passi. Le Associazioni dei pazienti e alcune commissioni parlamentari hanno presentato la proposta di legge per il riconoscimento della CFS quale malattia invalidante e per l’ottenimento dell’esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza sanitaria. Presso l'unità CFS della Divisione di Oncologia Medica dell’Istituto Tumori di Aviano è attiva un'associazione di pazienti denominata CFS Associazione Italiana (www.salutemed.it/cfs - www. stanchezzacronica.it) che si può contattare al numero telefonico 0434/660277 al lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9:00 alle ore 11:00. alutare 25


Chirurgia a cura del dr. Nicola Freda Diagnostica Medica Spa - 0825686686

Mastoplastica additiva La chirurgia che aumenta il volume del seno. La Mastoplastica additiva può interessare sia la donna più giovane subito dopo lo sviluppo, nel caso di un volume non ritenuto soddisfacente della mammella, sia le donne più mature, a causa di una perdita di volume che spesso intercorre a seguito dell’allattamento al seno materno. L’intervento chirurgico di mastoplastica additiva deve essere sempre realizzato all’interno di una sala operatoria e può essere fatto sia in anestesia locale che in anestesia generale inalatoria. Questa scelta la si concorderà con la paziente interessata, tenendo in considerazione l’esito di ogni singola visita chirurgica pre-operatoria della paziente, sia da un profilo chirurgico che da un profilo anestesiologico. Il procedimento consiste nell’impianto di una protesi di volume e forma variabile, d’accordo al risultato che si vuole conseguire con la paziente. Essenzialmente si tratta di una protesi in silicone, riempita molte volte da gel, sempre di silicone. Il gel di silicone che si utilizzerà avrà una consistenza diversa, da più fluido a più coeso, la scelta dipenderà dal piano anatomico di collocazione dell’impianto.

lo rivestiranno (ghiandola e muscolo), quindi potrà avere mobilità maggiore e maggior morbidezza, con minor rischio di far percepire al tatto le irregolarità della superficie dell’impianto protesico, mantenendo una maggior morbidezza al tatto. Questo contenitore in silicone, può anche contenere al suo interno anziché il gel di silicone, una soluzione salina. Questo tipo di impianto risulta però essere più fragile, in caso di variazioni di pressione, condizione che si può verificare in altitudine, come su un aereo o in montagna. Nel caso in cui si verifichi la rottura di questo tipo di impianto, la soluzione fisiologica verrà riassorbita dall’organismo senza nessuna conseguenza, anche se ovviamente lo stesso impianto dovrà essere sostituito al più presto al fine di ripristinare il volume della mammella interessata dalla rottura. La rottura di un impianto contenente gel di silicone, è più difficile che si realizzi e di norma ciò avviene a seguito di un trauma importante a livello del torace anteriore; è comunque vero che la protesi costituisce una protezione al torace stesso. Anche in questo caso l’impianto dovrà essere sostituito anche se il volume rimarrà inalterato, ma l’impianto ed il gel contenuto dovrà essere rimosso e sostituito con uno nuovo integro.

Nell’ intervento chirurgico di mastoplastica additiva, viene sostanzialmente collocato un impianto protesico che determina l’aumento del volume del seno senza comprometterne né la funzione biologica di allattamento, qualora nel futuro se ne determino le condizioni a seguito di una gravidanza, né la funzione di organo sessuale secondario, mantenendo inalterata la percezione sensitiva al tatto. Inoltre non viene in alcun modo compromesso lo screening per la diagnosi precoce della neoplasia della mammella, in quanto le indagini che normalmente vengono effettuate a tal proposito come la ecografia e/o la mammografia, possono essere realizzate senza che l’impianto mammario collocato in precedenza interferisca in alcun modo. L’obiettivo è quindi quello di ottenere un aumento del volume della mammella, mantenendone tutte le caratteristiche anatomiche e funzionali, migliorando così l’aspetto della persona nell’equilibrio delle proporzioni della silhouette. Questo intervento non permette di correggere totalmente la ptosi della mammella, anche se con l’azione del riempimento, in alcuni casi si può risolvere il problema, e comunque migliorarlo. Visita preoperatoria La visita preoperatoria è indispensabile al fine di valutare la richiesta della paziente, per capire quali sono le sue

Nel caso in cui l’impianto protesico sia collocato in un piano più superficiale (subghiandolare), si prediligerà un impianto che abbia una densità maggiore, ossia una maggiore coesività; mentre nel caso in cui l’impianto protesico venga collocato in piani anatomici più profondi, questi potrà avere una consistenza più blanda, ossia una minore coesività, grazie al fatto che una quantità di tessuti maggiore 26 www.salutare.info

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aspettative e valutare anche se la candidata sia adatta a questo tipo di procedimento. Si consiglierà la paziente sulla miglior tecnica da utilizzare per quel determinato caso, sia per ciò che concerne la via di accesso, sia per ciò che concerne la posizione dell’impianto mammario stesso, spiegando opportunamente quelli che possono essere gli eventuali limiti dell’intervento o della tecnica chirurgica, con i vantaggi e gli svantaggi rapportati al tipo di impianto e di tecnica utilizzata. Il medico deve anche conoscere le condizioni di salute del paziente, con particolare riferimento ai disturbi ormonali (diabete, tiroide, ecc.), alle malattie cardiovascolari, alle allergie, e così via. Intervento chirurgico L’intervento può essere realizzato sia in anestesia generale che in anestesia locale con sedazione endovenosa. La durata dell’intervento varia da un'ora e mezzo a due ore e mezzo circa, a seconda del tipo di impianto da collocare e dalla tecnica chirurgica utilizzata. L’intervento viene fatto in genere in regime di day hospital con un ritorno alla normale attività lavorativa, e/o sociale, nel giro di una settimana. Difficilmente può essere prevista la permanenza in clinica per una notte. Generalmente questo avviene se si ritiene che vi debba essere un’assistenza infermieristica in un

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determinato caso clinico. Al momento delle dimissioni bisognerà, per l’appunto, essere accompagnati a casa da un familiare e si dovrà essere aiutati ed assistiti nelle prime 48 o 72 ore. Cosa aspettarsi dopo l’intervento L’intervento comporta in genere un dolore minimo controllabile

facilmente dagli analgesici per via orale. Edemi ed ecchimosi variano da paziente a paziente e si risolvono generalmente in cinque, dieci giorni. La vita sociale e di relazione può essere ripresa dopo una settimana nella maggior parte dei casi, le attività sportive dopo circa 30 giorni e l’esposizione al sole dopo un mese,

con dovute cautele. Le cicatrici miglioreranno dopo alcuni mesi, considerando sempre che il periodo di maggior visibilità di una cicatrice è per l’appunto intorno al trentesimo giorno quando assume una colorazione rossastra, dopo di ché va progressivamente schiarendosi fino a diventare molto poco percettibile.

Domande frequenti D) Si formeranno ematomi dopo l'intervento? R) Più che ematomi si formeranno delle ecchimosi, che sono stravasi ematici nei tessuti molli circostanti. Nel caso di veri e propri ematomi, che consistono in una raccolta ematica, questa dovrà essere eventualmente drenata per evitare che si instauri una complicanza maggiore, come un’infezione. D) S i c o l l o c a n o d r e n a g g i a l m o m e n t o dell’intervento? R) Vi sono alcuni colleghi che al fine di prevenire l'insorgenza di un eventuale ematoma, collocano un drenaggio in aspirazione. Questo può essere il veicolo per un'eventuale contaminazione batterica dell’impianto per via canalicolare, anche se determinata dai normali saprofiti presenti sulla cute, per cui è preferibile fare una emostasi accurata al momento del procedimento chirurgico ma non collocare drenaggi. D) Le cicatrici saranno visibili? R) Poco evidenti da subito, il massimo della visibilità ce l’avranno intorno al mese per poi schiarirsi progressivamente diventando quasi impercettibili nei mesi successivi, l'evoluzione della cicatrice potrà arrivare fino ad un anno dal procedimento chirurgico.

D) I risultati sono duraturi? R) Si, anche se il processo di invecchiamento dei tessuti continua, senza coinvolgere l’impianto, che non subisce il processo di atrofia che interessa la ghiandola mammaria. Non si può escludere negli anni una sostituzione dell’impianto, anche se le ultime generazioni delle marche più note, sono di qualità sempre migliore, per cui l’idea è quella che, al momento di collocare un impianto, questi sia definitivo, pur non potendo escludere una sua sostituzione nel corso del tempo, comunque non prima di 15 o 20 anni. D) Quanto dura il periodo post operatorio di un intervento di mastoplastica additiva? R) Socialmente si è presentabili da subito non essendo visibile la zona operata; una vita sociale la si può intraprendere idealmente ad una settimana, comunque è consigliabile non prima che sia trascorsa la terza giornata. Ricordiamoci che il processo evolutivo del risultato estetico arriva fino all’anno dal procedimento chirurgico, così pure per l’evoluzione di tutte le cicatrici, per cui questo è il periodo di riferimento che prendiamo per un seguimento post-operatorio completo del paziente.

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Fitoterapia a cura della dott.ssa Grazia Fiore

Tarassaco Il rimedio del turbamento.

Notissima nella cultura popolare questa pianta viene anche chiamata in italiano dente di leone, dente di cane, soffione, piscialletto e in francese pissenlit (ha evidenti effetti diuretici). Questa composita è un’erba perenne con radice cilindrica e carnosa priva di stelo, foglie frastagliate-dentate e grossi fiori gialli a capolino. In autunno questi si trasformano in globosi piumini biancastri-argentati che liberano nel vento i semi sostenuti da un ciuffo caratteristico a forma di “paracadute”. Il nome scientifico pare che derivi dal greco taxos = turbamento, e axos = rimedio. Attualmente il tarassaco si trova in tutte le regioni temperate e fredde del pianeta, e vegeta diffusamente e spontaneamente nei prati concimati, nei campi, nei boschi, sulle sponde erbose, lungo le strade e nei cortili.

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Pare che il dente di leone non fosse considerato importante nell’antichità, tanto che nessun testo ne parla fino al XV secolo. Nel 1500 cominciarono le prime segnalazioni di questo semplice fiore, effettuate da studiosi dell’epoca, che ne individuarono qualità diuretiche e vulnerarie. Solo all’inizio del XX secolo la scienza ne riconosce le numerose proprietà medicinali, tanto che da allora lo considera uno dei più utili rimedi vegetali. In fitoterapia, viene impiegata soprattutto la radice fresca, oppure essiccata, raccolta in autunno. Contiene fitosteroli, carboidrati (fruttosio, inulina, mucillagini), protidi e aminoacidi (asparagina e arginina), tannini e sali minerali (potassio fino al 4,5%) provitamina A, vitamine B e C. Le sue proprietà peculiari sono: antiscorbuto, amaro eupeptico, colagogo, coleretico, lassativo, diuretico, depurativo. Questa erba così umile e diffusa è un toccasana in caso di difficoltà e debolezze digestive, infatti stimola la secrezione

cloro-peptica, nelle epatosi e nelle sue complicanze cutanee, quali acne e dermatosi pruriginose. Ottimo nella ipercolesterolemia, nella tendenza alla coletiasi, nella stipsi ma soprattutto nelle tossicosi alimentari. Il succo freschissimo si ottiene spremendo e centrifugando le radici: la dose consigliata è di 1 cucchiaio 2-3 volte al giorno, preferibilmente prima dei pasti. Si utilizza anche come enolito al 10% in vino rosso con una macerazione di circa 10 giorni; anche in questo caso si consiglia un bicchierino prima dei pasti principali. La grande versatilità di questa pianta la rende un alimento speciale. Il sapore è amaro, tonico, gradevole. Si raccoglie in primavera prima che fiorisca e dalle nostre parti (in Irpinia) viene utilizzato nelle pizze di verdura pasquali. Se è tenero può essere usato in insalata, da solo o con altri vegetali crudi, oppure può essere cotto a vapore e poi condito con olio extravergine di oliva e limone, o passato in padella con olio e aglio.

Può essere aggiunto in piccole dosi ai minestroni. Un uso francese di conservare i boccioli di tarassaco consiste nel metterli sotto sale o sotto aceto come i capperi. Ai ghiottoni che amano disintossicarsi mangiando, si consiglia l’uso di questa pianta lessata e consumata su bruschette di pane integrale, abbrustolito e strofinato con spicchi di aglio: il tutto condito con il solito olio extravergine, prezzemolo ed eventuali altre piante aromatiche. Con le radici affettate si può preparare un brodo dall’effetto tonificante e depurativo addolcibile con cipolla e carote. Sempre le radici, tostate e associate ad altre piante come la cicoria, la soia, i fichi, l’orzo o altri cereali, sono un ottimo succedaneo del caffè, ad azione rinfrescante, ricostituente, un po’ depurativa e soprattutto non dannosa per il cuore ed il sistema nervoso. Ancora una volta la natura ci insegna che è proprio nelle forme più sobrie e apparentemente insignificanti, che si concentrano forza e potere curativo e a questo proposito rinnovo l’invito a me stessa e a chi legge: occhio alla semplicità.

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Psicoterapia a cura della dott.ssa Leopoldina De Varti, Psicologa, Psicoterapeuta, Spec.ta in DanzaMovimentoTerapia presso l’Istituto RIZA di Medicina Psicosomatica di Milano

DanzaMovimentoTerapia Nuova prospettiva nei percorsi di apprendimento e di formazione.

"Tu sei il maestro e l’allievo di te stesso. Non ha alcun valore copiare ciò che qualcun altro ha fatto. Devi ricercare dentro il tuo corpo". (Hanya Holm)

A partire dagli anni ’40 e ’50 Marian Chace inizia la sua prima esperienza di danzaterapeuta all’interno del St.Elisabeths Hospital, Washington D.C., con pazienti con disturbi mentali e che non utilizzavano il linguaggio verbale. Da allora, la danzamovimentoterapia ha avuto molti sviluppi e, oltre all’ambito clinico dove è stata utilizzata per la prima volta come psicoterapia, si è caratterizzata come un efficace metodo d’intervento sia nel campo educativo che in quello sociale. Negli ultimi dieci anni, in Italia, è stata sperimentata e utilizzata anche come metodo didattico nella

formazione e aggiornamento professionale. In Campania ci sono state cinque esperienze significative, condotte da me e in collaborazione con altre colleghe danzaterapeute: nel 1996 presso il Centro Sviluppo Infantile, A.S.L. AV2, per i fisioterapisti; nel 2002 per educatori e operatori di case famiglia per minori; nel 2003 e 2004 per educatori e animatori dei laboratori educativi del Comune di Avellino; dal 2005 al 2007, per medici e psicologi, per dirigenti di strutture ospedaliere e di dipartimento della A.S.L.NA1. La formazione in questi casi non ha lo scopo di far diventare danzaterapeuti, (il percorso di studio sarebbe più lungo e più complesso), ma piuttosto di offrire una diversa modalità e prospettiva per affrontare una tematica che può riguardare il rapporto operatore-paziente, il rapporto genitori-figli, o insegnanti- allievo, il lavoro in equipe, il management della relazione, l’interrelazione

tra corpo, mente ed emozioni ecc. Lo studio e l’apprendimento sono trasmessi e sperimentati a partire dal lavoro corporeo e attraverso il movimento del proprio corpo, per raggiungere anche il livello mentale ed emozionale. Dopo la fase esperienziale si passa a quella di riflessione teorica e della condivisione all’interno del gruppo. Molto importante è la fase di elaborazione creativa. Esprimere la propria creatività porta alla completezza e all’appagamento personale, e questo aiuta a sviluppare meglio la propria professionalità o la propria funzione. Nello stesso gruppo di lavoro possono esserci differenti professionalità, o persone con diversi ruoli, che producono arricchimento reciproco. Ciascuno è messo in grado di incontrare le proprie capacità e i propri limiti, di sperimentare

le proprie potenzialità creative, di individuare risposte a domande del tipo: “Che cosa ho bisogno di sapere sul mio lavoro in questa fase della mia vita?" - oppure- “Che cosa ho bisogno di sapere riguardo al problema che sto cercando di affrontare? o rispetto ad una situazione di blocco? o di conflitto?” e comprendere cosa funziona meglio per ognuno in un dato momento. Integrando studio ed esperienza, pensiero razionale e creatività, corpo ed emozioni, lavoro individuale e di gruppo, si unisce il sapere con il saper fare, con il saper essere. Si diventa consapevoli del fatto che: “la conoscenza da sola non basta. Ognuno riceve e dà solo ciò che ha potuto sviluppare interiormente”. Così un’azione educativa, un intervento di sostegno o di cura, risentono notevolmente del livello di crescita globale della persona nelle varie dimensioni: mentale, corporea, emozionale, spirituale.

A partire da Settembre 2009 Corso intensivo di formazione: La relazione e la comunicazione psicocorporea nei percorsi di apprendimento educativo, di aiuto e di sostegno, di prevenzione ed educazione alla salute, attraverso il metodo della dancemovement therapy, per tutti coloro che sono interessati per motivi personali o professionali. Sarà rilasciato attestato di partecipazione Iscrizioni entro il 30 giugno 2009 Per info: dott.ssa Leopoldina De Varti, 347 0352548

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Educazione Motoria a cura della dott.ssa Mariangela Picardi

Mantenere la temperatura Esercizio fisico e regolazione della temperatura corporea.

Le attività svolte all’aperto sono influenzate in modo molto rilevante dalle caratteristiche ambientali, quali la temperatura, l’irraggiamento solare, l’umidità e la ventosità. Tutti questi fattori influenzano la temperatura del corpo, che per necessità vitali deve essere mantenuta entro determinati ambiti. Normalmente tale temperatura è di circa 37° C e deriva dal bilancio tra calore prodotto dalle attività metaboliche nel corpo e calore disperso nell’ambiente esterno. Quest’ultimo è di solito più freddo del corpo, poichè la maggior parte delle attività umane si svolge

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a temperature comprese tra 5° C e 35°C. In un adulto di circa 70 kg, la quantità di calore necessaria per innalzare la temperatura corporea di 1°C è di 50-60 kcal, per abbassare la temperatura di 1° C, cioè per eliminare altrettante calorie, sono richiesti circa 100ml di sudore. A riposo il calore prodotto dal corpo può essere paragonato a quello disperso da una lampadina da 100w; durante l’esercizio fisico, per l’aumento delle reazioni metaboliche, la produzione di calore sale da 10 a 20 volte , facendo crescere la temperatura corporea a più di 38°C. Ai massimi livelli di intensità di sforzo la quantità di calore prodotto è così elevata che i meccanismi di compenso non riescono a disperderlo allo stesso ritmo: per evitare un eccessivo riscaldamento del corpo, queste attività devono essere di brevissima durata. Durante l’attività fisica il calore

viene prodotto soprattutto dai muscoli; attraverso il sangue viene portato alla superficie del corpo, dalla quale deve essere disperso all’esterno. Per migliorare il trasferimento di calore dalla profondità alla superficie del corpo, si verifica una importante dilatazione dei vasi cutanei: la circolazione del sangue nella cute aumenta fino a 10 volte in corso di esercizio fisico. Il calore in eccesso può essere disperso con diversi meccanismi fisici: l’evaporazione, la convezione, la conduzione e l’irraggiamento. L’evaporazione consiste nella conversione di un liquido in vapore: il passaggio di 1 gr di acqua dallo stato liquido a quello gassoso richiede circa 0,6 kcal. tramite la sudorazione apposite ghiandole cutanee stendono sulla pelle un velo di liquido salato, il sudore, che evaporando sulla superficie corporea la raffredda. Il raffreddamento è facilitato dalla presenza di vento ed è ostacolato da un’elevata umidità dell’aria. Durante uno sforzo intenso il corpo umano è in grado di produrre da 1 a 2 litri di sudore all’ora. Questo meccanismo di

raffreddamento è molto efficiente, ma disperde molti liquidi. Bisogna ricordare che dei circa 5 litri di sangue circolante, circa la metà sono costituiti da cellule (globuli rossi): la disidratazione durante lo sforzo fisico intenso è dunque un rischio da tenere sempre presente. L’allenamento aumenta le riserve di liquidi e potenzia la sudorazione, migliorando quindi la tolleranza allo sforzo fisico in ambiente caldo. Una quota minore di liquidi viene persa anche con l’evaporazione dell’aria espirata; anche questa perdita aumenta durante lo sforzo, per l’incremento della ventilazione polmonare. La convezione è il trasferimento di calore attraverso il movimento di un fluido: nelle attività umane si tratta di dispersione di calore dalla pelle all’aria o all’acqua. L’entità della perdita di calore dipende dalle rispettive temperature e dalla velocità dell’aria: un forte vento aumenta moltissimo la dispersione di calore nell’acqua, che di solito ha una temperatura ben al di sotto dei 37°C, il corpo si raffredda rapidamente grazie a questo meccanismo. alutare 31


Psicologia a cura del dott. Ennio Preziosi, Psicologo Clinico - Dottore di Ricerca, Salerno

Il pensiero e il corpo Terapia cognitivo-comportamentale dei disturbi d’ansia. L’ansia è un allarme continuo che assorbe il nostro tempo, occupa spazio mentale, inficia il nostro senso di autocontrollo e la gestione di uno o più obiettivi, relazioni e attività produttive. La teoria dell’attaccamento, dalle prime formulazioni di Bowlby (1988) fino alla moderna ricerca, spiega un’ampia parte delle origini infantili, adolescenziali e storiche della “costruzione” dei disturbi d’ansia (Preziosi, in stampa). Tra questi ricordiamo l’ansia e la fobia sociale, il disturbo da attacchi di panico, l’agorafobia, le fobie specifiche, il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo ossessivo compulsivo, e ampia parte dei disturbi alimentari, depressivi e sessuali. Pensiero e comportamento Il fondamento della moderna psicoterapia si poggia sul grande bagaglio di conoscenze dei rapporti tra corpo e mente creato dagli studiosi che si occupano

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di scienze cognitivo-comportamentali (Kandel et al., 2003). L’approfondimento dei processi del pensiero e del funzionamento delle relazioni è alla base dell'esplorazione che occorre fare in seduta. La parte “comportamentale” del trattamento spesso è il primo passo per la risoluzione dei sintomi attraverso le tecniche di rilassamento, di visualizzazione, di desensibilizzazione, di esposizione e di meditazione che migliorano la relazione con il corpo e con l’entourage sociale (Galeazzi e Meazzini, 2006). Una terapia solamente farmacologica non darà mai una svolta nella gestione e nel cambiamento del pensiero, degli stati fisiologici, delle emozioni, delle relazioni, dell’esistenza (Preziosi, 2008). Il corpo e la psicoterapia Il disagio proveniente dall’ansia lo sentiamo spesso attraverso il corpo: somatizzazioni, tachicardia, iperidrosi, senso di affaticamento, di soffocamento, tremori, sono solo alcuni dei segni e dei sintomi che possono comporre un quadro ansioso. L’ansia si presenta quindi su un doppio binario: quello fisico e quello psicologico. Dal punto di vista psicologico, osserveremo le principali

modificazioni che il nostro pensiero subisce sotto la pressione biologica ed esistenziale dell’ansia. Queste modificazioni del pensiero e del comportamento sono essenzialmente tre: il rimurginio, il controllo, l’evitamento (Sassaroli et al., 2006). Rimurginio, controllo, evitamento Rimurginiamo quando un determinato pensiero ha bisogno di essere ascoltato ripetutamente, al fine di farci risolvere una situazione che riteniamo spinosa. Il pensiero chiede attenzione e assorbe concentrazione e serenità. Possiamo così illuderci di avere un miglior padroneggiamento della situazione, mentre in realtà finiamo per perdere il controllo di questo “treno di pensieri”. Ciò ci comporta lo sforzo di evitare quel pensiero, ma l’evitamento aumenta l’isolamento sociale e la procrastinazione della richiesta d’aiuto e può pertanto peggiorare la prognosi, mantenendo attivo il problema e facendolo crescere. La paura diventa parassita, la paura della paura diventa immobilità. Con la psicoterapia cognitivo-comportamentale è possibile curare alla radice, con l’eventuale sostegno farmacologico

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iniziale, questo stallo dell’esistenza. Lo sforzo iniziale per “farsi coraggio” e chiedere aiuto è certamente minore della quantità di sforzi e di dolore che comporta il rimanere in questa empasse.

La “lista di Beck” e il suo utilizzo in Terapia. Sono otto, secondo le attuali trasformazioni della teoria di Beck, i modi di pensare che danno alimento alla sintomatologia ansiosa. Queste credenze disfunzionali sono il bersaglio della psicoterapia cognitiva, la quale si avvale delle procedure di ristrutturazione cognitiva e di apprendimento di strategie e tecniche di automonitoraggio, esposizione e rilassamento. Dopo che il paziente ha acquisito sufficiente gestione dei propri sintomi, prosegue il percorso di guarigione. Molti di noi si potranno rispecchiare in qualcuno dei punti di questa lista (riadattata da chi scrive), e impareranno, in terapia, ad adoperare strategie e procedimenti mentali che possano ampliare il ventaglio di interpretazioni del mondo per una nuova visione della vita e una maggiore libertà di decisione. 1. Pensiero Dicotomico: oggi ho visto questa cosa […] in termini di categorie bianco/nero, tutto-o-nulla. 2. Ipergeneralizzazione: oggi ho visto questa cosa […] come una regola con cui interpreto (o interpreterò) altre cose, invece di considerarla come un evento tra tanti. 3. Attenzione Selettiva: oggi ho visto questa cosa […] e riflettendovi sopra sono stato portato a connotare l’intera situazione attraverso di essa e a “gettare la spugna”, ma non ho fatto caso ad altre cose o eventualità. 4. Squalificare il lato positivo: oggi ho visto questa cosa […] nel lato negativo, perché solo i lati negativi della situazione contano ora. 5. Lettura del pensiero: oggi ho visto questa cosa […] e questa mia impressione

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o constatazione è la prova che gli altri stiano pensando la stessa cosa o qualcosa di molto collegato, e ciò potrebbe mettermi a rischio. 6. Riferimento al destino: oggi ho visto questa cosa […] e mi viene proprio da pensare che gli eventi futuri della mia vita siano predestinati o segnati in questa direzione. 7. Ragionamento emotivo: oggi ho visto questa cosa […] dentro di me, nelle mie emozioni, e quindi questi sentimenti mi segnalano che la situazione è negativa. 8. Doverizzazione: oggi ho visto questa cosa […] e mi sono sentito spinto assolutamente a prendere questa decisione. L’utilizzo guidato dell’autoconoscenza in terapia cognitivo-comportamentale. La presentazione schematica di questo bagaglio di strumenti interpretativi avviene, in realtà, all’interno di un procedimento maieutico e di scoperta collaborativa. L’autoanalisi tra una seduta e l’altra mostra una delle qualità principali della moderna psicoterapia: l’autonomia potenziata nel paziente (Preziosi, 2007). A questo punto, dopo aver migliorato il contatto con il corpo, con il pensiero e con le emozioni, il profondo senso di padroneggiamento dei segnali che preludono l’insorgenza dello stato ansioso diviene il primo passo essenziale di una terapia, imprescindibile dalla farmacoterapia eventualmente intrapresa. Dietro le quinte di ogni buona terapia, infatti, c’è la proficua interazione tra medici e psicologi (Preziosi, 2008) per offrire alla società una risposta radicale

e completa al benessere e alla salute dell’individuo, della coppia, della famiglia e dei gruppi.

Bibliografia -Beck A. T. et al. (1985), Anxiety Disorders and Phobias: A Cognitive Perspective, Basic Books, New York. -Bowlby J. (1988), Una base sicura. Raffaello Cortina Editore, Milano. -Galeazzi A., Meazzini P. (2006), Mente e Comportamento. Trattato italiano di Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale. Ed. Giunti, Firenze. -Preziosi E. (2007), Progetto di Implementazione per un Segretariato Sociosanitario in una Struttura Sanitaria Complessa. Focus sul Carico Assistenziale e il Trattamento Psicoeducativo dei Caregivers di Pazienti con Demenza. Tesi di Dottorato in “Organizzazione e Gestione delle Attività su Disabilità e Handicap”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Facoltà di Medicina e Chirurgia“A. Gemelli”, Dipartimento per la Tutela della salute della Donna e della Vita Nascente (Roma). -Kandel E. R., Scwartz J. H., Jessell Thomas M. (2003), Principi di Neuroscienze. Editore CEA, Milano. -Preziosi E. (2008),Cosa fa lo Psicologo Contemporaneo. In: www.psicologiasalerno.it, © Studio di Psicologia Ennio Preziosi, Salerno. -Preziosi E. (in stampa), La Rappresentazione della Figura Paterna in età Prescolare nel Metodo della Famiglia degli Orsi. In: Venuti P. et al. (2006), Il Sistema di Codifica Integrato della Famiglia degli Orsi, Laboratorio di Osservazione e Diagnostica Funzionale (ODFLab) - Dipartimento di Scienze della Cognizione e della Formazione, Rovereto (TN). -Sassaroli S., Lorenzini R., Ruggiero G. M. (2006), Psicoterapia Cognitiva dell’Ansia. Raffaello Cortina Editore, Milano.

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Eventi CONGRESSI, CONVEGNI, EVENTI e manifestazioni per la Salute e il Benessere L’infermiere e l’emergenza intra ed extra ospedalieraevento accreditato ECM

Sicurezza nei luoghi di lavoro per gli operatori sanitari - evento accreditato ECM

30 Maggio 2009 c/o Pro-loco “Alta Irpinia” di Sant’Angelo dei Lombardi - (Av) Corso per 35 Infermieri e 10 operatori dell’emergenza: Autisti di ambulanza, O.S.S., barellieri. L'emergenza è un settore in continua evoluzione, vuoi per i nuovi modelli assistenziali, vuoi per le tecnologie messe a disposizioni. L'infermiere in questo contesto deve avere le conoscenze e le capacità a poter offrire un servizio altamente qualificato in un contesto di lavoro di gruppo.L'evento è finalizzato ad avere familiarità con i codici di gravità che si assegnano in ambito extra ed intra ospedaliero, prevalente competenza dell'infermiere adeguatamente formato, utilizzo dei defibrillatori automatici e la rianimazione cardio-polmonare, assistenza e gestione del politrauma con cenni all'ecofast, utilizzo corretto dei dispositivi nel politrauma (barella a cucchiaio, tavola spinale, estrinsecatore ed altro...), gestione dei dispositivi medici e farmaci in emergenza. Per ulteriori informazioni contattare 3476110201 oppure: e-mail: fsi.av@usaenet.org

Giugno 2009 c/o Centro Sociale “Samantha della Porta” - Avellino Corso per tutti gli operatori sanitari con obbligo dei crediti ECM. L'evento formativo ha l'obiettivo di far conoscere ai partecipanti gli obblighi derivanti dal D.Lgs.81/08 sia per gli attori che per i lavoratori. Gli attori intesi quali: Datore di Lavoro, Medico Competente, Preposto, RSPP,ASPP, RLS. Permettere di conoscere i rischi lavorativi e di predisporre soluzioni idonee a ridurre il verificarsi e l'entità. Costruire schede di lavoro che aiutino a salvaguardare la sicurezza. Contattare: 3476110201 e-mail:fsi.av@usaenet.org

Azalea della Ricerca 9 Maggio 2009 Basta un contributo associativo minimo di 14,00 euro per ricevere in omaggio una Azalea della Ricerca contrassegnata dal marchio dell'Associazione. L'Azalea è da sempre un momento di grande partecipazione collettiva e il suo successo è dovuto alla generosità dei cittadini italiani e alla disponibilità degli oltre 20.000

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volontari che permettono all'AIRC una distribuzione capillare delle piante su tutto il territorio nazionale. www.airc.it/eventi-manifestazioni/azalea-eventonelle-piazze.asp

3° corso di chirurgia laparoscopica e videoassistita Data inizio: 30 Maggio 2009 Data fine: 8 Giugno 2009 Via Appia 190, Maddaloni, (CE) Discipline di riferimento: Chirurgia generale, Endocrinologia, Cardiochirurgia. Obiettivi evento: Acquisire conoscenze teoriche in: chirurgia generale, gastroenterologica, endocrinologica e cardiaca; conseguire conoscenze pratiche in: chirurgia laparoscopica e mininvasiva Organizzazione Casa Di Cura S.Michele S.R.L. www. corsiecm.info/corsi-ecm2009/campania/caserta

Cucina & Sessualità Crescita e Sviluppo Personale; incontro Monotematico 30 maggio 2009 Dalle 15.30 alle 18.30 Via Sottotenente Iannaccone, 3 (I° Trav. di Via Colombo) - AV Programma: Un legame antico; Il mito di Afrodite; Cibi afrodisiaci;

Biochimica de cibi; Sessualità: differenze tra uomo e donna; Fantasie erotiche; Simbologia. Costo 25 euro a persona Conduce l'incontro: Dott. Luca Pizzonia- Psicologo Info e prenotazioni: Dott. Federico Sasso Tel.: 0825 78 26 21 Cell: 338 8077533 federicosasso78@libero.it N.max partecipanti: 15 La prenotazione è obbligatoria.

Le Cellule Staminali dal sangue del cordone ombelicale I° Incontro Scientifico Culturale sabato 23 maggio 2009 Ore: 9.00 - 12.45 Capo Peloro Resort, Torre Faro Messina, Italy L’incontro vuole approfondire il tema della preservazione di Cellule Staminali dal sangue del cordone ombelicale. La conservazione ha come obiettivo l’impiego delle Cellule Staminali nel trattamento di diverse malattie nel corso della vita del proprio neonato e, eventualmente, dei suoi familiari. L'iscrizione è gratuita Organizzatore: Hematos Telefono: 3663455500 farmaceutici@bioika.com

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Glossario *Scialorrea Deriva dal greco sialon, saliva e rhoia, scorrere. La scialorrea è un sintomo dovuto a difficoltà alla deglutizione, causata da varie condizioni, cosicché la saliva indugia in bocca e cola dalle labbra. Poiché la deglutizione è un' attività volontaria, la scialorrea è sostanzialmente dovuta a deficit neurogeni (sindromi extrapiramidali), come il Parkinson, oppure a questioni meccaniche del condotto esofageo come l'acalasia. La scialorrea è quindi diversa dall'ipersalivazione cioè da una produzione di saliva aumentata o eccessiva, fisiologica o dovuta a patologie del sistema nervoso autonomo.

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*Ipossia È una condizione patologica determinata da una carenza di ossigeno nell'intero corpo o in una sua regione. Essa genera uno stato di spaesamento e confusione, paragonabile a quello di ubriachezza. A differenza di quest'ultima, tuttavia, la persona colpita non riesce a realizzare le condizioni del suo stato. Questo può generare una sopravvalutazione delle proprie ridotte capacità percettive, che possono essere anche fatali. I primi tessuti a risentire della mancanza o del calo di ossigeno sono i tessuti nervosi, in particolare il cervello, l'apparato visivo e quello uditivo, lo scarso apporto di ossigeno al cervello provoca una percezione

sbagliata dei colori e un restringimento del campo visivo, oltre che una perdita della visione centrale. *Protrusione discale Discopatia, degenerazione del disco intervertebrale. Il disco intervertebrale ha perduto la sua consistenza e la sua capacità di ammortizzare i carichi delle vertebre. Quando comincia a deformarsi assume forma e spessori anomali. Modificandosi protrude, ovvero deborda dai corpi vertebrali ed invade spazi non dovuti, arrivando, nei casi peggiori, a comprimere radici nervosi, causando così disagi e dolori. Una protrusione importante può esere l'anticamera dell'ernia al disco.

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L’elaboratore del segnale BluWave può essere paragonato al sistema operativo di un computer. Coordina diversi sistemi complessi. Ne risulta un livello di performance mai sperimentato con una chiarezza di ascolto nel rumore senza precedenti e un panorama sonoro ad alta fedeltĂ . tm

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Centro Acustico

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