Salutare salute e benessere

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mensile d’informazione per la Salute e il Benessere n° 53

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Sommario 7 8

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Dermatologia Le infezioni da herpes in dermatologia

Sanità

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Logopedia

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Posturologia

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Terapia

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L'accreditamento delle strutture residenziali

Il training metafonologico.

Posturologia e Riabilitazione: “il Mèzières”

Vertebroplastica con stent al titanio

Odontoiatria Candidosi orale

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Ortopedia

18

Musicoterapia

19

Psicoterapia

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Farmacia

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Tutti gli articoli hanno solo finalità informativa ed educativa, non costituiscono motivo di autodiagnosi o di automedicazione e non sostituiscono la consulenza medica specialistica.

Le somatizzazioni in età evolutiva

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Pedagogia

Il passo. La fase pendolare e quella oscillatoria

La Musicoterapia a scuola

DanzaMovimentoTerapeuta

I farmaci da automedicazione:

Benessere Grandi campioni, tutto muscoli e neuroni

Educazione Motoria Elettrostimolazione per il rafforzamento muscolare

Oftalmologia L'occhio rosso

Prevenzione Inquinamento domestico e bioedilizia

Ricerca Cromosoma Y e rischio cardiovascolare

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Urologia

32

Psicologia

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Eventi e convegni

La chirurgia robotica

Mente e corpo


Angolo dei Lettori Pubblicazione mensile Anno V n° 53 - 2009 Distribuzione gratuita Reg. Tribunale Av in data 15/01/2004 N° 419

Anche questo mese vogliamo pubblicare una lettera che pensiamo possa essere utile a quanti ancora sottovalutano l'importanza dell'informazione, della condivisione e della prevenzione. Gentilissima Redazione, sono Fulvia da Salerno, ho 51 anni ed è da poco tempo che mi viene inviato a casa il vostro interessantissimo giornale. [...] ho pensato che sarebbe stato utile far conoscere la mia esperienza.[...] A 48 anni ho dovuto subire d'urgenza un intervento al cuore pur non accusando nessun sintomo: lesione tronco comune, poche ore di vita e quindi 2 bypass. Quanta paura e disperazione avevo perchè pensavo ai miei due figli ancora troppo piccoli. Ma grazie alla professionalità e alla serietà del reparto di Cardiochirurgia di Salerno, e grazie soprattutto al mio grande cardiochirurgo dr. Enrico Coscione che mi ha operato, tutto si è risolto per il meglio.[...] ormai pensavo che il peggio fosse passato, ma non è stato così. Solo dopo due anni si è presentato un mostro più grande che si stava impadronendo della mia vita. Una sera di luglio del 2008, per asciugarmi dal sudore sfioro con la mano il mio seno destro e mi accorgo di una piccola pallina. Ne parlo con una mia amica (nonché ginecologa, dr.ssa S. Onorato, grande medico), la quale mi chiede da quanto tempo non mi sottoponevo ad una mammografia. Le rispondo che erano trascorsi circa due anni e che non avevo fatto un controllo a causa del mio precedente intervento al cuore (mi avevano tolto le mammarie per fare i bypass).

Il mattino seguente mi precipito per una mammografia d'urgenza e l'unico a potermela fare era il grande e famoso studio medico radiologico del dr. Gargiulo. Figurarsi! Mi precipito. [...] Ritiro il referto e leggo che quella pallina non è nient'altro che un nodulo fibroadiposo senza lesioni neoplastiche. Mi tranquillizzo, ma col passare dei mesi mi accorgo che questo nodulo si ingrandisce. [...] Ne parlo con il mio medico di base, dr. E. Grasso, (molto bravo anche lui), il quale mi dice di fare una visita senologica però presso la struttura dell'Asl: il centro senologico con la dr.ssa M. D'Avino. [...]. Attraverso l'ago aspirato riesco ad avere il responso: carcinoma mammario. Bisogna intervenire al più presto. Vengo operata dal dr. Santoro al reparto di Chirurgia dell'Ospedale di Salerno. [...] Risultato dell'esame istologico: carcinoma papillare solido invasivo. Fortunatamente il linfonodo sentinella ed altri sei erano negativi, così come il suo contorno. [...] Inizio la radioterapia, sempre presso l'Ospedale di Salerno. Che reparto, e che medici eccezionali! [...] Quella mezz'ora ogni mattina era una mezz'ora serena con risate e sorrisi.[...] Penso che sia giusto parlare delle proprie disavventure, ma anche far sapere che nel nostro Ospedale ci sono reparti e medici che svolgono il proprio lavoro con amore e rispetto verso il malato. è giusto che io li ringrazi tutti![...] Invito le donne a fare prevenzione perché solo così si può sconfiggere questo mostro così grande. Lettera firmata

Questo spazio è pensato per voi Comunicate le vostre opinioni, esigenze, proposte, esperienze vissute oppure un parere sulle strutture e i servizi di cui avete usufruito. Non possiamo fornire risposte personali, ma le vostre segnalazioni sono preziose per orientare gli articoli e le inchieste che pubblicheremo sulla rivista. 4

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Scrivete a Associazione Culturale Salutare Via Due Principati, 278 83100 Avellino info: tel. 0825 74603 e-mail: info@salutare.info www.salutare.info

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dr. B. Baldi, A. Baldi, arch. F. Bisanti, dr. V. Cicalese, dott.ssa D. Corrado, Donatella De Bartolomeis, dr.ssa T. Zungri, dott.ssa L. De Varti, dr. Del Sorbo, dott. A. Fabozzi, dott.ssa V. Funicelli, dott. F. Lauria,dott. M. Mastroberardino, dott. S. Mone, dr. A. Pacilio, dr. E. Preziosi, dott.ssa M. Picardi, Ilaria Pucci, dott. A. Sabato, dott.ssa N. Santoro, dott.ssa S. Sparano, prof. A. Suelzu. sito: www.salutare.info e-mail: info@salutare.info

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partecipare Salutare è la rivista gratuita con diversi argomenti nell’ambito della salute e benessere: medicina, psicologia, farmacia, alimentazione, ambiente e tanti altri. Si avvale della collaborazione di professionisti del settore che mettono a disposizione le proprie conoscenze al servizio di tutti i cittadini. Partecipare a SALUTARE significa sostenere un’iniziativa culturale intrapresa per sensibilizzare alla salvaguardia del benessere comune e di fornire ai lettori oltre ai servizi, il supporto da consultare per essere sempre aggiornati. Un’Azienda che usufruisce di uno spazio su Salutare ha la possibilità di comunicare ai lettori le strutture, i servizi, le iniziative e sulla SALUTE e il BENESSERE. Per ricevere informazioni per una presenza sul mensile contattaci al numero Tel.: 0825.74603 e-mail: info@salutare.info Il materiale grafico e redazionale deve pervenire entro il giorno 10 del mese precedente alla pubblicazione.

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News Medicina: su sedia a rotelle per 20 anni, grazie al botox torna a camminare

Il caso di Russell McPhee, colpito da ictus a 26 anni. «Ma in Italia il trattamento si usa da tempo» ROMA - Un uomo è tornato a muovere alcuni passi grazie al botox, dopo esser stato per più di 20 anni inchiodato a una sedia a rotelle. è la storia di Russell McPhee, un uomo di Gippsland, in Australia, colpito da un ictus a soli 26 anni. Oggi McPhee ne ha 49, e riesce a camminare per 20 metri sulle sue gambe, e a raggiungere i 100 con l'aiuto di un deambulatore. «Sentivo che la mia vita era finita - racconta sulle pagine del quotidiano Times - in questi anni ho perso il mio lavoro, mia moglie mi ha lasciato, ed io ero certo che la mia vita si sarebbe conclusa su quella sedia a rotelle». TOSSINA BOTULINCA - Per tornare a camminare, Russell si è sottoposto a delle iniezioni di tossina botulinica al St John of God Nepean Rehabilitation Hospital di Frankston. Dopo un solo mese dalla prima iniezione è riuscito a rimanere in piedi e a percorrere qualche metro con sostegni laterali. Oggi può percorrere la lunghezza di un'intera stanza. Il botox, oltre che a scopi estetici, viene utilizzato anche per alcuni tipi di paralisi associate all'ictus. Inoltre, ben prima di diventare uno spiana-rughe, era già noto come rimedio contro gli spasmi muscolari. Ma i risultati ottenuti da McPhee, a detta dei medici, sono sorprendenti, anche perchè arrivano a distanza di molti anni dall'ictus che lo aveva colpito. Il medico che segue McPhee, sostiene che il botox da solo non avrebbe mai funzionato senza la straordinaria forza di volontà di Russell. «Di solito la tossina botulinica riduce la rigidità muscolare - spiega - ma indebolisce anche il muscolo, ostacolando la possibilità che il paziente possa ritrovare maggiore mobilità. Ma McPhee, nonostante gli anni trascorsi sulla sedia a rotelle, era dotato di un'insolita potenza muscolare». Merito anche dei tentativi, disperati, di sollevarsi da quella sedia, ripetuti centinaia di volte nel corso di quei lunghi anni. Ma questi sforzi hanno generato una forza nei suoi muscoli su cui medici e fisioterapisti hanno potuto lavorare.

«Abbiamo iniettato la tossina botulinica direttamente nei suoi muscoli 18 mesi fa - spiega Johns - Dopo 10 giorni i muscoli hanno iniziato a rilassarsi e dopo 12 settimane, con il sostegno di un duro corso di fisioterapia intensiva, abbiamo visto un netto miglioramento», testimoniano. «IN ITALIA SI FA DA TEMPO» - «In realtà non si tratta di una novità» spiega il professor Giancarlo Comi, direttore del dipartimento di neurologia dell'osepdale San Raffaele, di Milano. «Da più di 20 anni usiamo la tossina botulinica per tratttare la spasticità dei muscoli in casi come questo». «Ciò che deve essere chiaro è che non si tratta di una cura per l'ictus: il botox non serve a rimettere in attività neuroni che non funzionano più a causa della lesione cerebrale» sottolinea l'esperto. «La sua funzione è quella di "sbloccare" muscoli contratti». Perchè possano essere compiuti movimenti normali è infatti necessario che vengano attivati alternativamente muscoli agonisti e antagonisti. Se per una lesione cerebrale accade che il cervello faccia attivare contemporaneamente entrambi i gruppi muscolari il risultato sarà una spasticità nel distretto interessato. «Il botulino in questi casi serve a sbloccare uno dei due gruppi muscolari in modo da "sciogliere" la spasticità periferica» spiega il professor Comi. «Per questo viene iniettata nei muscoli ipercontratti che impediscono il movimento. L'effetto dura circa due mesi e il trattamento è molto diffuso nei nostri reparti di riabilitazione. Non serve a guarire dalle conseguenze dell'ictus ma aiuta a migliorare alcuni movimenti».

Nasce SINut, la prima Società Italiana di Nutraceutica

Con l´obiettivo di promuovere la ricerca, gli studi e la diffusione di una corretta informazione scientifica in ambito nutraceutico. L´intero indotto generato nel 2008 dal mercato degli integratori e dei nutraceutici si attesta attorno ai 1.400 mila €, con un incremento del +11,2% rispetto all'anno precedente. (Fonte AC/Nielsen per FederSalus).

Data la sua crescita, Salutare richiede l’impiego di maggiori risorse. Naturalmente il servizio che noi offriamo ha dei costi, tuttavia, abbiamo comunque deciso di mantenerlo gratuito.

Sostieni l’informazione per la salute e il benessere: Associazione Culturale Salutare Via Due Principati, 278 (ex210) - 83100 Avellino c/c postale 55117402

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L’aiuto economico, anche occasionale, è certo utile, la disponibilità di risorse economiche costituisce una condizione necessaria per promuovere progetti di autosviluppo come il nostro. Se puoi privarti di qualche soldo, cedilo alla nostra causa, con un libero versamento sul conto corrente postale 55117402. Ciò è assolutamente volontario e se decidi comunque di non effettuare donazioni, non per questo avrai meno supporto da parte nostra.

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News Nuova biopsia per la cura dei tumori rileva l'efficacia o meno delle terapie

Uno studio della Mayo Clinic Un test delle feci per diagnosticare i tumori

Una nuova biopsia in grado di predire se una cura anti-cancro funziona o meno è stata recentemente messa a punto. Fino ad ora è stata sperimentata con successo solo sui tumori del sangue, ma i ricercatori non escludono che gli stessi risultati possano essere registrati nei tumori solidi. A condurre la sperimentazione è un gruppo di ricercatori della School of Medicine della Stanford University. Per individuare la presenza di singole proteine associate a tumori e le modificazioni che si sono verificate in risposta alle terapie, la nuova biopsia ha bisogno di analizzare una goccia di sangue o un piccolo campione di tessuto. "Attualmente non sappiamo che cosa succede effettivamente alle cellule tumorali di un paziente sottoposto a terapia", ha spiegato Alice Fan che ha partecipato alla ricerca. "Il metodo standard per verificare se un trattamento sta funzionando è di aspettare alcune settimane per verificare se si è ridotta la massa tumorale; sarebbe vantaggioso poter dare un'occhiata a livello cellulare, ed è proprio ciò che riusciamo a fare con questa nuova tecnologia, che permette di analizzare proteine associate al cancro su una scala molto piccola: non solo abbiamo una sensibilità di misurazione che arriva al picogrammo, cioè un millesimo di miliardesimo di grammo, ma possiamo vedere anche le variazioni delle stesse proteine". Tali variazioni, dette "fosforilazioni", possono influenzare il ruolo delle stesse proteine nella progressione del tumore. Analizzando ripetutamente piccoli campioni di un tumore sottoposto al trattamento, si è in grado di identificare le cellule che stanno per andare incontro a una proliferazione incontrollata e individuare quei pazienti in cui i trattamenti terapeutici standard hanno maggiore probabilità di fallire. Gli studiosi hanno così scoperto che la tecnica è in grado di identificare, in cellule cancerose in coltura, l'attivazione degli oncogeni, cioè dei geni legati allo sviluppo tumorale. In particolare, si è riusciti a rivelare la variazione dei livelli di espressione genica di due comuni oncogeni legati al linfoma umano e anche di distinguere alcune forme di tale neoplasia da altre. Infine, si è riusciti a scoprire sottili differenze nella fosforilazione in differenti proteine associate al cancro.

Nella sperimentazione su 70 soggetti affetti da tumori dell'apparato gastrointestinale, il test del DNA è risultato positivo in circa il 70 per cento dei casi di tumore, rimanendo negativo per tutti i soggetti del gruppo di controllo I ricercatori della Mayo Clinic hanno dimostrato come un nuovo test non invasivo sia in grado di rivelare non solo i tumori colorettali ma anche le più comuni neoplasie a carico del sistema gastrointestinale, tra cui il cancro del pancreas, dello stomaco, delle vie biliari e dell'esofago. Il risultato è stato presentato alla Digestive Disease Week 2009, in corso a Chicago. "I pazienti spesso malsopportano i testi invasivi come la colonscopia; la nostra ricerca ha come obiettivo l'individuazione di nuovi test che evitino spiacevoli conseguenze per il paziente e che abbiano un valore predittivo sempre maggiore: questo studio rivela un'opportunità di screening multi-organo per tutto il tratto digestivo”, ha spiegato David Ahlquist, gastroenterologo della Mayo Clinic e primo autore dello studio. Precedenti ricerche della Mayo Clinic avevano mostrato come il test del DNA delle feci fosse in grado di identificare sia tumori colorettali di nuova formazione sia i polipi precancerosi. In questo nuovo studio si è cercato di estendere il risultato a tutti i tumori dell'apparato gastrointestinale. Il test del DNA è risultato positivo in circa il 70 per cento dei casi di tumore, rimanendo negativo per tutti i soggetti del gruppo di controllo. In particolare, il test ha consentito una corretta diagnosi nel 65 per cento dei casi di tumore dell'esofago, nel 62 per cento di quelli del pancreas, del 75 per cento di quelli dei dotti biliari e della colecisti, mentre si è arrivati al 100 per cento di quelli dello stomaco e del colon-retto. Un aspetto importante è che il test è affidabile nel caso di tumori in fase precoce quanto in quelli avanzati. (fc) lescienze.espresso.repubblica.it

Gb: bracciale per proteggere da sole cambia colore se troppa esposizione: sarà testato quest'estate. Londra. Un bracciale che segnala quando ci si sta per scottare: è l'ultima trovata per proteggersi dal sole pensata dai ricercatori inglesi. Il bracciale cambia colore quando l'esposizione al sole supera il livello "tollerabile". L'invenzione consiste di una sottile striscia adesiva che riuscirebbe non solo a riconoscere i diversi tipi di pelle, ma anche a considerare il fattore di protezione che si usa, riuscendo così ad avvertire in tempo per evitare la scottatura. Sarà testato quest'estate. fonte: ansa.it

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Nasce il primo Dizionario della Lingua Italiana dei Segni su DVD Dopo circa tre anni di lavoro e una stretta cooperazione tra Mason Perkins Deafness Fund, LisMedia ed Edizioni Kappa e grazie alla fruttuosa collaborazione tra persone sorde e persone udenti, esperti di linguistica e di filologia della lingua dei segni, l'obiettivo è stato finalmente raggiunto. è nato così il primo DVD che contiene il Dizionario Bilingue Elementare della Lingua dei Segni Italiana, in un'edizione con oltre 2500 lemmi e significati. La versione su DVD accompagnerà il volume cartaceo del dizionario, ovvero un'opera che non è soltanto un glossario, ma si avvicina assai più ad un vero e proprio dizionario enciclopedico, dal momento che colloca i segni all'interno di un contesto linguistico e culturale. Questa trasposizione multimediale riveste un'importanza ulteriore, testimoniata dall'attesa cui ha dovuto rispondere. Essa consentirà quindi di visualizzare nella loro forma reale, vale a dire in movimento, tutti i 2500 significati contenuti nel volume cartaceo, con un'interfaccia ricca di strumenti ad hoc e funzioni particolari. Il prezzo del Dizionario con DVD è di 58,00 euro.

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Pedagogia Clinica a cura della dott.ssa Nanda Santoro

La somatizzazione in età evolutiva Mal di testa, mal di pancia, balbuzie, enuresi, inappetenza… I bambini spesso utilizzano il corpo come “il luogo ed il mezzo” privilegiato per esprimere il proprio disagio,magari per richiedere in maniera velata l’attenzione degli adulti, che non significa soltanto bisogno di accudimento fisico, ma qualità emotiva e coerenza all’interno del rapporto. Il corpo è infatti veicolo d’importanti significati riguardanti la qualità dei propri legami affettivi e della strutturazione del Sé. Accade così che spesso i pediatri incontrano piccoli pazienti che, pur lamentando una sintomatologia importante, non mostrano “alcuna obiettività organica”. L’incidenza massima di questi disturbi si ha a partire dai 2-3 anni di vita e si mantiene elevata nel corso dell’età evolutiva. La medicina psicosomatica studia i rapporti tra mente e corpo; stress prolungati sono all’origine delle cosiddette malattie psicosomatiche, classificabili come risposte miste, in cui il disagio psicologico si associa a contemporanee manifestazioni fisiche, e in cui spesso il soggetto si rende conto solo della sofferenza fisica, eludendo involontariamente la componente emotiva. Le emozioni negative, come il risentimento, il rimpianto e la preoccupazione possono mantenere il sistema nervoso autonomo in uno stato di eccitazione e il corpo in una condizione di emergenza continua, a volte per un tempo più lungo

di quello che l’organismo è in grado di sopportare provocando danni agli organi più deboli. I disturbi psicosomatici possono essere ricondotti a tre macrocategorie: quelli riguardanti la digestione, quelli riguardanti la respirazione e quelli cutanei. Per quanto riguarda i primi, i disturbi più rappresentativi sono i classici “mal di pancia”. Relativamente alla sfera respiratoria, invece, i principali problemi riscontrati sono asma e laringospasmo. La prima è piuttosto diffusa entro i primi tre anni di vita e la sua eziologia ha sia aspetti organici che aspetti funzionali; il laringospasmo è invece un disturbo parossistico e consiste in una convulsione respiratoria e si manifesta in due differenti modalità: pallida e cianotica. Nel primo caso dopo aver emesso un breve grido il bambino diventa pallido e cade in sincope. La crisi è in genere scatenata dalla paura, dal dolore o da un evento traumatico. Nella forma cianotica invece il bambino a causa di una frustrazione, singhiozza, entra in iperventilazione, poi in apnea, diventa cianotico e cade a terra, a volte con delle convulsioni toniche. Infine per ciò che concerne la sfera cutanea i disturbi più rappresentativi sono l’eczema e l’alopecia. Il primo è una dermatite che compare di solito a 5-6 mesi, sulle guance e sul collo per poi estendersi a tutto il corpo. Il bambino si gratta energicamente procurandosi graffi e ferite. è stata accertata la predisposizione genetica per questo tipo di disturbo, ed è in genere riconducibile alla sfera psicosomatica.

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Centro Psicopedagogico Via Brigata Avellino, 45 - Avellino Tel. 0825 679009 - 0825 699497 - 340 7202031 www.pedagogiaetaevolutiva.it

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La pelle infatti rappresenta il confine tra il mondo interno ed il mondo esterno e di qui il disturbo va ad assumere una connotazione simbolica legata alla difficoltà di individuazione del Sé all’interno del rapporto madre-bambino. è fuori da ogni dubbio che negli ultimi decenni si è avuto un profondo cambiamento, sociale e culturale insieme, dei modelli di vita. La famiglia, in cui il bambino inizia il suo sviluppo emotivo ed affettivo, è stata la prima ad esserne coinvolta. Oggi non esistono più grandi famiglie con salde figure di riferimento ma soltanto famiglie poco numerose, moltissime delle quali confinate in città spesso disumane. I piccini sempre più precocemente vengono affidati a terzi e gli stessi genitori appaiono più vulnerabili e insicuri, tali da non riuscire a trasmettere un senso di sicurezza e di adattamento ai figli. Si accentua così il rischio di malessere nella crescita psicoaffettiva del bambino e, pertanto, di comparsa del disturbo psicosomatico. è di questi giorni la notizia, diffusa dai pediatri della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), secondo la quale sono sempre più numerosi i bambini che soffrono di malattie da stress, spesso dovute ai rapporti con mamma e papà resi difficili dai ritmi frenetici e dalle difficoltà quotidiane per riuscire a conciliare lavoro e famiglia. Fino ad ora eravamo abituati a considerare le malattie psicosomatiche tipiche solo degli adulti, ma i nuovi dati suggeriscono l’importanza non solo di gestione dei sintomi ma di prevenzione, investendo ormai anche il mondo infantile. Diventa allora fondamentale aiutare le famiglie, attraverso azioni di supporto alla genitorialità, a gestire in modo funzionale il tempo e ad organizzarsi riducendo al minimo le fonti di possibile disagio per i più piccoli. alutare 7


Dermatologia a cura del dr. Antonio Del Sorbo - Specialista in Dermatologia e Venereologia

Le infezioni da herpes in dermatologia

Alcuni ortaggi ricchi in indolo-3-carbinolo possono ritardare le recidive delle infezioni erpetiche. Gli herpes virus umani (HSV) appartengono ad una famiglia di virus a DNA e comprendono l'herpes simplex 1 o HSV1 (responsabile prevalentemente dell'herpes labiale, dell'herpes corneale e delle altre aree cutaneo mucose della metà superiore del corpo), l'herpes virus 2 o HSV2 (responsabile prevalentemente dell'herpes genitale o anogenitale), l'herpes virus 3 o HSV3 (varicellavirus o virus varicella zoster, responsabile della varicella e dell'herpes zoster), l'herpes virus 4 o HSV4 (detto anche virus Epstein barr o della mononucleosi infettiva), l'herpes virus 5 o HSV5 (citomegalovirus), l'herpes virus 6 o HSV6 (roseolovirus responsabile della sesta malattia), l'herpes virus 7 o HSV7 (roseolovirus isolato nella pitiriasi rosea di Gibert) e l'herpes virus 8 o HSV8 (rhadinovirus responsabile della forma endemica del sarcoma di Kaposi). L'herpes virus tipo 1 (HSV1) rappresenta la principale causa delle manifestazioni erpetiche del cavo orale, del naso e degli altri distretti cutanei del viso, del tronco e degli arti superiori. L'herpes virus tipo 2 (HSV2) è responsabile dell'herpes genitale

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Quasi il 100% della popolazione adulta ospita l'herpes virus tipo 1 allo stato latente, ma meno di un quinto di essa va incontro ad infezione erpetica ricorrente.

e dell'herpes neonatale, trasmesso al bambino durante il passaggio nel canale del parto. È anche possibile riscontrare l'HSV1 nell'herpes genitale o l'HSV2 nell'herpes labiale. L'infezione erpetica primaria può avere inizio in età pediatrica con un interessamento cutaneo, una gengivostomatite erpetica o una cheratocongiuntivite erpetica. Spesso questa fase decorre in maniera asintomatica e ciò spiega perché molti adulti pur avendo sviluppato anticorpi anti herpes simplex tipo 1 (immunoglobuline IgG anti HSV1) non ricordano di aver contratto mai un herpes in passato.

Tra gli eventi che si possono associare alle recidive erpetiche, ricordiamo i cali transitori delle difese immunitarie, le esposizioni al sole, il ciclo mestruale (herpes catamenialis), lo stress, la febbre, i cibi ricchi di arginina e l'assunzione di alcuni farmaci. Viceversa, alcuni cibi contenenti indolo-3-carbinolo (es. broccoli, cavolfiori, rape, ravanelli, etc) ritarderebbero le recidive erpetiche. Nei pazienti affetti da dermatite atopica, le infezioni erpetiche possono talora avere un decorso più intenso, fino alla cosiddetta eruzione varicelliforme di Kaposi Juliusberg (eczema erpetico). L'interessamento degli organi interni (es. polmonite, epatite, esofagite, meningite, encefalite, etc) è un

evento molto raro nell'individuo immunocompetente. L'herpes labiale (febbre della labbra) si presenta con una chiazza eritematosa ed edematosa, che si ricopre in breve tempo di piccole vescicole disposte a grappolo, accompagnate da prurito e bruciore. Le vescicole si rompono e le crosticine si distaccano nel giro di qualche settimana. Bisogna evitare l'applicazione di creme al cortisone, che peggiorano in maniera brusca le manifestazioni erpetiche. La terapia dell'herpes ricorrente si basa sull'impiego degli inibitori di uno speciale enzima del virus denominato timidina chinasi e disponibili sia per via topica che per via sistemica. In alcuni casi, per la prevenzione delle recidive da herpes, possono essere utili oltre ai farmaci tradizionali, anche i rimedi omeopatici ed omotossicologici, sempre sotto la guida del proprio medico ed evitando terapie fai da te.

Dopo l'infezione primaria, (quando è asintomatica essa passa inosservata), il virus rimane latente nei gangli nervosi (fenomeno della neuroprobasia), per riattivarsi in alcune condizioni e dare recidive mucocutanee (infezioni erpetiche ricorrenti) sotto forma di herpes labiale, herpes del naso, cheratite erpetica e stomatite erpetica.

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Sanità a cura del dr. Mauro Mastroberardino

L’accreditamento delle strutture residenziali Una procedura invocata dal servizio pubblico per negare diritti agli utenti.

Nel settore socio-sanitario, concernente le persone (non solo anziane) colpite da patologie invalidanti e non autosufficienti, vi sono iniziative da parte delle istituzioni, volte a utilizzare l’accreditamento per scaricare, in tutta la misura del possibile, responsabilità e oneri economici sugli utenti e sui loro congiunti. A tutt'oggi, la mancanza di una disciplina chiara ed esaustiva sulle RSA, pone la Regione Campania, come ultima regione in Italia ad avviare quel processo virtuoso, per la riduzione della spesa sanitaria e quando a questo si aggiungono stranezze tipiche della nostra regione, il dado è tratto e “pensar male si fa peccato, ma molte volte ci si azzecca”. Il piano di rientro tanto invocato dal Governo regionale, per scongiurare il commissariamento e da rendere operativo entro il 30 giugno, prevede la trasformazione di 1000 pl (posti letto) in RSA e a tutt’oggi non c’è una normativa chiara ed esaustiva in materia. Ricapitoliamo: per poter operare nel campo socio-assistenziale, le strutture a ciclo

residenziale e semiresidenziale a gestione pubblica o privata devono essere autorizzate dai Comuni ai sensi dell’art. 11 della legge 328/2000 di riforma dell’assistenza e dalla Legge regionale n. 08/03 e della DGRC 2006/04 e successive modifiche. Proprio quest'ultima delibera, che disciplina l’organizzazione delle RSA, è manchevole nella parte essenziale; da un lato un obbligo per le stesse strutture a mantenere un alto livello di parametri del personale, pena la chiusura, dall'altro la mancanza di una retta da applicare, che negli anni è stata sempre rimandata ad atti susseguenti, ovviamente mai emanati.

attualmente a disposizione in Regione (DGRC 482/04) ma soprattutto per evitare ricoveri impropri e per evitare agli stessi pazienti e ai familiari, inutili spostamenti, contrattualizza i servizi con strutture private (delibera n. 230 del 12.03.2007 SA/2); la seconda, a causa della cecità di qualche funzionario incapace di interpretare la norma, si ostina a negare non solo il servizio all’utenza, ma a mettere a repentaglio la vita stessa delle strutture, che faticosamente cercano di operare sul territorio nel rispetto della Legge. La motivazione è la mancanza dell’accreditamento.

Come si può pretendere che un imprenditore possa investire in tale campo? Di fat to co s a succede in que s t a Regione? In alcune ASL “forse” virtuose e lungimiranti, vengono erogate prestazioni di tipo socio sanitario (prestazioni tipiche da RSA) in strutture pubbliche e/o private; in altre, meno virtuose e lungimiranti, le prestazioni vengono sempre pagate, ma solo fuori dalla stessa ASL, spesso, non avendo le informazioni necessarie e la conoscenza delle strutture e per quelle operanti sul territorio… “La norma non lo consente”. L’esempio che rende l’idea capita proprio tra la ex ASL SA/2 e la ex ASL AV/2, ASL confinanti. La prima, nell’applicare la normativa

In Campania operano circa 12 RSA tra pubbliche e private, ma quali sono quelle accreditate? Le vigenti disposizioni in materia di accreditamento non vietano certamente la stipula di convenzioni fra il settore pubblico e gli enti gestori pubblici e privati delle strutture ricettive. Allora dov'è la verità? Nell'attesa che il governo regionale intervenga, come risolvere il problema al cittadino che necessita di cure non intensive, ma non assistibile in casa? Il più furbo, trova qualche sistemazione in strutture di lungodegenza o in altre similari, con un costo doppio a totale carico della collettività: il meno furbo o si arrangia o mette mano al portafoglio e paga la prestazione.

Centro Geriatrico MARE Residenza Sanitaria Assistenziale Via Giovanni XXIII 83010 Grottolella (AV) Tel. 0825-671511 fax 0825-671914 maresrl@interfree.it

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130 posti letto 4 sale operatorie Chirurgia Urologia Oncologia Oculistica Diagnostica per immagini

La Casa di Cura Villa Maria, localizzata in Mirabella (AV), alla Località Pozzillo, ha una capacità recettiva di 130 posti letto autorizzati, di cui 55 provvisoriamente accreditati dalla Regione Campania secondo la normativa vigente. La Casa di Cura è suddivisa nelle Unità Operative di Chirurgia, Urologia, Oncologia ed Oculistica, dispone di un proprio servizio di diagnostica di laboratorio, nonché del Servizio di Diagnostica per immagini sia per i degenti che per utenti esterni. L’U.O. di Chirurgia effettua interventi di chirurgia generale e di chirurgia oncologica e dispone di un apposito servizio di endoscopia. L’U.O. di Urologia effettua prestazioni di urologia generale, endoscopia diagnostica ed interventistica, litotrissia extracorporea, urodinamica ed oncologia urologica. L’U.O. di Oculistica effettua prestazioni di oculistica Generale, interventi su cornea e segmento anteriore e posteriore, glaucoma, malattie oculari Ereditarie, neuroftalmologia e malattie dell’orbita, immunologia oculare, correzione vizi della refrazione con Laser ad Eccimeri, terapia delle maculopatie. Per quanto riguarda la Diagnostica per immagini, il servizio effettua oltre a prestazioni di radiologia tradizionale, anche TAC, RM, nonché mammografie, ecografie ed ecocolordoppler. L’attività dell’U.O. di Oncologia è invece basata sulle terapie sistemiche, loco regionali, di supporto e palliative, follow up, screening per neoplasie della mammelle, colon retto e prostata. La Casa di cura Villa Maria dispone inoltre di un blocco operatorio costituito da quattro sale operatorie, annesso al quale è ubicato il servizio di terapia intensiva post operatoria.

Casa di Cura Villa Maria Località Pozzillo, Passo di Mirabella Eclano (Av) Centralino: 0825/449797 - 449068 10 www.salutare.info

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Logopedia a cura della della dott.ssa Valentina Funicelli

Il training metafonologico Giocare con i suoni per imparare a leggere.

Le linee tracciate dalle lettere non disegnano il mondo; la loro immagine non è in grado di evocare nel lettore alcuna idea sull’oggetto che la parola designa, infatti CA di cane, di cavallo, non richiama alla mente code o criniere per cui viene da chiedersi: come fanno le lettere a diventare parole? Apprendere a leggere significa poter tradurre un’espressione grafica in espressione linguistica; si tratta quindi di scoprire il rapporto convenzionale del suono con la parola scritta. La lettura, in particolar modo della lingua italiana, funziona in base a un sistema alfabetico che è una rappresentazione più

o meno accurata della lettura fonologica della lingua parlata, pertanto, il soggetto che si cimenta con la lingua scritta, deve costruire una congiunzione fra i suoni delle parole e lettere dell’alfabeto, deve cioè essere capace di effettuare un'analisi esplicita dei segmenti fonetici della lingua orale. Se le parole scritte devono essere apprese nel loro meccanismo generativo fondamentale basato sul rapporto tra la veste grafica e la veste sonora, è necessario che il bambino rivolga la sua attenzione alla veste sonora analizzandola e riproducendola nel codice grafico. In altre parole, il bambino nel momento in cui si appresta a imparare a leggere e a scrivere, deve passare da una attività linguistica primaria, che è relativa all’uso del linguaggio come mezzo di comunicazione, ad una attività linguistica secondaria, dove il linguaggio diventa oggetto di conoscenza e dove lo diventa in particolar modo

la sua struttura sonora. Conseguentemente è intuibile come la capacità di fare una buona analisi dei suoni diventi un prerequisito fondamentale e specifico per accedere al codice scritto, capacità questa che prende il nome di “consapevolezza metafonologica”. Pertanto il training metafonologico permette di guidare il bambino verso l’identificazione del “continuum fonico” (sillabe e fonemi che compongono la parola) attraverso attività che riguardano: - la riflessione e riconoscimento dei suoni posti all’inizio e alla fine della parola; - il riconoscimento delle forme delle parole differenziandole tra lunghe e corte; - il riconoscimento della somiglianza fonetica tra due parole in rima; - la differenzazione di tutti i suoni che compongono le parole

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della nostra lingua; - l’incremento della fluidità articolatoria attraverso canti, filastrocche, scioglilingua. Le attività di training, come dimostrano alcuni studi, determinano notevoli miglioramenti non solo in compiti che riguardano la consapevolezza fonologica, ma sembrano avere un effetto positivo anche sull’uso funzionale del linguaggio; inoltre favoriscono l’apprendimento spontaneo di alcuni grafemi ed un più precoce accesso informale ai primi elementi della decodifica. In generale, le esperienze di training metafonologico, attirano l’attenzione dei bambini sulle proprietà del linguaggio in termini di composizione di suoni piuttosto che in termini di significati, inducendo il bambino ad avvicinarsi al codice alfabetico spontaneamente e con successo. alutare 11


Posturologia a cura del dr. Antonio Pacilio - Podologo e Posturologo

Posturologia e riabilitazione Il Mèzières. La Rieducazione Posturale Mézières (R.P.M.) è una metodica che consiste nell’analizzare e trattare tutti gli elementi che partecipano come causa o effetto allo squilibrio della postura, intesa come struttura osteo-muscolare, che determina ed influenza la funzione. Nella R.P.M. si trattano tutte le patologie degli apparati osteo-articolare e miofasciale collegabili con le disarmonie posturali e con le conseguenti alterazioni funzionali. In ogni patologia muscolare e articolare esiste un’implicazione strutturale: retrazione, deformazione, compensazione,

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etc. che toccano l’insieme del vestito muscolare; occorrerà, quindi, comprendere ed affrontare queste dinamiche in modo globale ed integrato. Per ottenere queste integrazioni è necessario prendere coscienza dello schema falsato, doloroso, anti-economico e compensatore, per poi integrare scientificamente lo schema corretto nella gestualità quotidiana; in questo modo l’utilizzazione di tecniche propriocettive completerà il lavoro strutturale. Il metodo Mézières nasce grazie a Françoise Mézières nel 1947, quindi, come una metodologia mediante la quale si deve imparare a vedere il corpo nel suo insieme.

un solo muscolo: essi formano cioè una catena che rappresenta un insieme di fasci muscolari che si ricoprono parzialmente, come le tegole di un tetto. È alla tensione permanente delle catene, che F. Mézières attribuisce le deformazioni che il nostro corpo subisce durante la vita ed è per questo che il suo metodo è basato sul loro allungamento. È importante, quindi, sottolineare che è la muscolatura che influenza e modifica i normali rapporti scheletrici, e le patologie che ne derivano (periartriti, sciatalgie, scoliosi, ecc...), sono nel 60 % dei casi risolvibili o migliorabili riallungando la muscolatura.

Secondo il metodo Mézières, se si agisce su un muscolo, si agisce in realtà sull'insieme del corpo; infatti i muscoli della schiena si comportano come

Il trattamento spesso non dovrà avvalersi di mobilizzazioni, poiché è inutile, anzi dannoso, mobilizzare un'articolazione frenata dai muscoli. Bisogna, anzi, allungare e ammorbidire i muscoli lavorando sulla globalità del corpo. “È stupido accelerare con i freni tirati"; bisogna per prima cosa togliere i freni altrimenti i capi articolari sottoposti ad un attrito eccessivo degenerano rapidamente generando un processo artrosico. Le catene muscolari si comportano quindi come se fossero dei grossi elastici che deformano le nostre articolazioni, ci schiacciano e sono la causa di artrosi, ernie del disco, scoliosi, ecc. I muscoli delle catene si accorciano, diventano rigidi, sempre meno elastici e cercano di creare una corazza che ci difenda da ciò che sentiamo

come un'aggressione del mondo circostante. Questo tentativo di autodifesa e queste contratture, si formano negli anni, fin dall'infanzia, e creano uno squilibrio sempre più grave fra i muscoli delle catene, che diventano perciò sempre più forti, corti e rigidi, mentre gli altri muscoli si fanno man mano più deboli. La terapia Mézières, effettuata con sedute monosettimanali, cerca di rendere questi muscoli più elastici e più lunghi in modo da riportare il corpo verso una forma simmetrica e armoniosa. È un lavoro di graduale rilasciamento e allungamento della muscolatura delle catene, in genere contratta e accorciata e quindi responsabile delle disarmonie posturali e di movimento. È una terapia che si rivolge a pazienti di ogni fascia di età con problemi ortopedici (scoliosi, ernie del disco, dorso curvo, sciatalgie, lombalgie, cervicobrachialgie, artriti, ecc..) e neurologici (cerebropatie, paresi o paralisi, ecc). Il metodo Mézières trova, inoltre, applicazione nell'ambito della medicina preventiva; si rivolge, infatti, a tutti coloro che, pur non manifestando una patologia ortopedica, desiderano raggiungere e mantenere uno stato di benessere attraverso una maggiore conoscenza del sé corporeo e la risimmetrizzazione del suo sistema tonico posturale.

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Terapia a cura di Ilaria Pucci

Vertebroplastica con stent al titanio Intervento eseguito con successo, per la prima volta in Italia, dal dr. Marcello Bartolo al Neuromed di Pozzilli.

“Sono stato il primo paziente in Italia a farlo con stent al titanio. Ho 58 anni, ho l’osteoporosi ed ero soggetto a crolli vertebrali da trauma. Necessitavo di una ristrutturazione vertebrale al fine di ottenere un’adeguata stabilizzazione del rachide*. Già dopo poche ore, ero in grado di deambulare senza dolore.” Questa la testimonianza di S.T., il primo paziente in Italia ad avere un intervento di vertebroplastica associato al posizionamento di stent vertebrale al titanio svoltosi all’Istituto Neuromed di Pozzilli. Artefici di tale operazione l’equipe medica di neuroradiologica diretta dal dott. Marcello Bartolo e dal suo aiuto dott. Giovanni Grillea in collaborazione con i tecnici statunitensi della Alphatec Spine, Larry Greenberg e Peter Kohlbecher. “Tale procedura neuroradiologica interventistica”, afferma il dott. Marcello Bartolo, “permette al neuroradiologo di

alleviare il dolore di quei pazienti sofferenti per crollo vertebrale, riparando il segmento fratturato in poco tempo, senza procedure anestesiologiche totali e, soprattutto con una tecnica interventistica-chirurgica mini invasiva. La procedura infatti consiste nell’introdurre nel corpo della vertebra fratturata uno/ due stent espandibili in titanio, fenestrati, con secondaria iniezione di cemento semifluido autosolidificante. La combinazione cemento dentro stent permette il rialzamento della vertebra crollata, la solidificazione del cemento e la stabilizzazione del corpo vertebrale con immediata risoluzione del dolore.” Infatti l’intervento in anestesia locale, eseguito al Neuromed, è durato circa quarantacinque minuti e ha permesso al paziente di potersi alzare e deambulare senza dolore a sole ventiquattro ore dall’inserimento dello stent. Tale procedura, dal nome

tecnico OsseoFix, non è altro che l’evoluzione della vertebroplastica (iniezione di cemento nella vertebra fratturata) e della cifoplastica (iniezione di cemento previa espansione della vertebra con palloncino), tecniche neuroradiologiche interventistiche che hanno riscosso notevole successo in campo traumatologico vertebrale e già ampiamente utilizzate nell'Istituto di Pozzilli. “A differenza di queste tecniche”, aggiunge il dott. Marcello Bartolo, “l’OsseoFix permette di stabilizzare permanentemente la vertebra con una microimpalcatura in titanio immersa in cemento solidificato. La vertebra pertanto risulta essere rialzata, solida, e, soprattutto non dolente.” L’Osseofix pertanto diviene una nuova arma anche contro la lombaggine da crollo vertebrale, nei cedimenti vertebrali da osteoporosi e, soprattutto, in quelli post-traumatici. Tale procedura infatti è più indicata nei pazienti di media età soggetti a crolli vertebrali da trauma, che necessitano di una ristrutturazione vertebrale per un’adeguata stabilizzazione del rachide. Anche le frequenti fratture vertebrali in soggetti anziani osteoporotici possono essere trattati con tale tecnica.

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Odontoiatria a cura del dott. Salvatore Mone e della dott.ssa Delia Corrado

Candidosi orale Forme acute e forme croniche. Nella pratica della medicina orale, la malattia che si riscontra più frequentemente è di certo la Candida, le cui elevate percentuali di incidenza e morbosità sono riconducibili alla condizione di saprofita dell’organismo candidale all’interno del cavo orale ed alle numerose interrelazioni multifattoriali che ne predispongono il vantaggio patogenetico. Quest’ultima condiziona anche gli aspetti clinici istologici dell’infezione ed il suo decorso temporale. Forme acute della candidosi orale: Pseudomembranosa; Eritematosa. Forme croniche: Iperplastica o ipertrofica (simil placca, nodulare); Eritematosa; Pseudomembranosa. Lesioni Candida-associate: Stomatite da protesi, Cheilite angolare, Glossite romboide mediana. Un'accurata diagnosi mediante gli ausili microbiologici di comune uso: tampone orale per la ricerca di miceti ed eventuale Fattori sistemici 1) Disordini immunologici: Immaturità immunitaria neonatale ed infantile, disfunzioni del sistema fagocitario (neutropenie), disfunzioni del sistema immunitario cellulo-mediato (infezioni, linfomi, farmaci immunosoppressivi), disfunzioni del sistema immunitario umorale. 2) disordini endocrini: diabete mellito, ipotiroidismo, ipoadrenalismo 3) Stati di malassorbimento e malnutrizione 4) Terapia antibiotica 5) Neoplasie maligne 6) Sesso femminile.

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antimicogramma nonché l’identificazione, durante l’anamnesi, dei fattori predisponenti locali e sistemici sono indispensabili ai fini di una terapia idonea con farmaci antimicotici locali o sistemici. I farmaci immunosoppressivi (ciclosporina, glucocorticoidi, farmaci citotossici) usati in diverse situazioni cliniche, potrebbero determinare un'infezione fungina iatrogena, secondaria all’alterato equilibrio fra le attività difensive dell’ospite e la virulenza del microrganismo. La relazione fra candidosi orale e diabete mellito è alquanto controversa. Nei pazienti diabetici indipendentemente dal tipo di trattamento, l’oral yeast carriage risulterebbe aumentato rispetto ai soggetti normali, causa l’aumentato livello salivare di glucosio. L’uso o meglio ancora l’abuso di antibiotici ad ampio spettro d’azione rappresenta (insieme con la terapia corticosteroidea) uno dei più comuni fattori iatrogeni predisponenti l’infezione candidosica. Tale categoria di farmaci determina una normale riduzione della normale flora batterica saprofita e quindi una maggiore disponibilità di siti recettoriali e di sostanze nutritive a favore di Candida. Fattori locali. L’integrità della mucosa orale può essere inficiata da numerosi

Fattori locali 1) Protesi 2) Fumo 3) Iposcialia/xerostomia 4) Dieta ricca di carboidrati. Fattori sistemici. Una maggiore suscettibilità dell’individuo alle infezioni, in particolare quelle dovute ad organismi a bassa potogenicità (Candida), può essere determinata dall’alterazione di ogni componente del sistema immunitario per cause congenite acquisite o fisiologiche.

fattori, fra cui la presenza di manufatti protesici, incongrui. Il microambiente che si crea tra la superficie porosa della protesi e la mucosa orale ha delle caratteristiche ottimali (ph acido, ridotta detersione operata dalla saliva, difficoltà a mantenere un'adeguata igiene orale) per la crescita e la proliferazione dell’infezione micotica. Il fumo di sigarette, induce attraverso il calore e l’azione tossica ed irritante dei suoi costituenti, un’alterazione localizzata dell’epitelio orale che facilita la colonizzazione da parte di Candida, altera il ph della saliva ed il suo potenziale di ossido-riduzione, oltre a deprimere l’attività fagocitarla dei PMN. Inoltre il fumo di sigaretta contiene fattori nutrizionali per alcuni tipi di Candida: C.albicans, C.tropicalis ecc. La saliva svolge un'azione difensiva contro l’infezione da Candida ben nota. è opportuno, pertanto, sottolineare l’importanza delle alterazioni qualitative e, soprattutto, quantitative di essa nell’eziopatogenesi della candidosi orale. I fattori che inducono iposcialia o xerostomia, oltre ad essere riconducibili a patologie sistemiche (es. s.di Sjogren, diabete mellito, disordini neuro-psicologici, disidratazione, disfunsioni tiroidee, epatite C da virus) o locali (patologie delle ghiandole salivari) sono, soprattutto, secondari alla somministrazione di molti farmaci (in particolare chemioterapici). Conclusioni: La comprensione e l’identificazione dei fattori predisponenti locali e sistemici all’infezione orale da Candida fornisce all’operatore medico ed odontoiatrico un indispensabile ausilio nella prevenzione primaria e secondaria dell’infezione. Si ritiene, pertanto, fondamentale, valutare la presenza o meno dei fattori elencati e procedere alle indagini diagnostiche per l’identificazione del micete al fine di poter predisporre un corretto management.

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Ortopedia a cura della dr.ssa Tiziana Zungri

Il passo La fase pendolare e quella oscillatoria.

La deambulazione è un ciclo ritmico di eventi che si ripete in maniera coordinata: fase di appoggio 60% (statica) da quando il tallone tocca a terra fino a quando la punta del piede si solleva dal terreno, fase pendolare-oscillatoria 40% (swing) quando il piede è sollevato da terra. I primi passi cominciano con: una larga base d'appoggio ossia a piedi larghi, ridotta lunghezza del ginocchio, mancato appoggio del calcagno, leggera flessione del ginocchio, assenza dell'oscillazione reciproca delle braccia, rotazione esterna di tutta la gamba durante la fase di oscillazione. Il semipasso o passo anteriore (step) è la distanza tra punti di contatto successivi corrispondente dei piedi opposti. La fase di appoggio è costituita per il 40% dall'appoggio su una sola gamba e per il restante 20% da due periodi di appoggio di entrambe le gambe: durante il periodo di appoggio dei due piedi, il peso del corpo si sposta da una gamba all'altra. Abbiamo quindi un contatto iniziale, risposta al carico, appoggio medio, appoggio finale, preoscillazione, la punta del piede tocca a terra.

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Fase di oscillazione: iniziale, media, finale. Determinanti dell'andatura sono: innalzamento del tallone, rotazione pelvica, inclinazione pelvica, flessione del ginocchio in appoggio, movimento del piede e del ginocchio, dislocazione laterale della pelvi. Durante l'inclinazione pelvica, che avviene nella fase media, vi è un abbassamento di questa dalla parte della gamba che sta oscillando e deve essere compensata da un aumento della flessione del ginocchio e della caviglia, in modo da assorbire lo shock di impatto al contatto del tallone, allungando la contrazione del quadricipite.

Appoggio monopodalico: la pelvi ruota posteriormente rispetto alla gamba di appoggio e raggiunge la posizione neutrale subito prima del contatto del piede opposto. Seconda fase di doppio appoggio: la pelvi continua a ruotare posteriormente ed il lato di appoggio della pelvi comincia ad abbassarsi in preparazione per l'oscillazione. Fase pendolare: durante l'accelerazione la flessione attiva dell'anca fa avanzare la coscia, durante la decelerazione l'inerzia è sufficiente a mantenere la progressione del corpo in avanti e l'angolo dell'articolazione dell'anca viene mantenuto alla sua massima escursione; questi due momenti sono divisi dall'incrociarsi della caviglie. Fase pendolare iniziale: la pelvi ruota in avanti verso posizione neutrale durante il periodo iniziale. Fase pendolare finale: la rotazione pelvica continua a portare avanti il lato di oscillazione, l'anca ruota esternamente . Cinematica: studio del movimento delle articolazioni e dei

segmenti degli arti. Cinetica: studio di forme e torsioni che causano il movimento degli arti e delle articolazioni. La Gait Analysis è indicata nelle patologie del primo motoneurone; fornisce una misura affidabile e quantificabile delle richieste e del risultato di un intervento terapeutico; può essere utile per aiutare nella selezione di corrette ortesi, programmi terapeutici o procedure chirurgiche. Analizza: la cinematica del movimento attraverso le telecamere, le forze con l'elettromiografia dinamica. Le variabili cinematiche sono: escursione articolare, ampiezza di movimento di ogni segmento corporeo. Variabili spaziali: lunghezza del passo e larghezza della base di appoggio. Variabili temporali: velocità del cammino, cadenza (frequenza), durata di ogni singola fase del passo. Variabile relativa all'attività muscolare: inizio, picchi e fine dell'attività, ampiezza.

La rotazione della spalla, controlaterale procede in senso opposto a quella della pelvi; la rotazione di coscia, gamba e piede ipsilaterali procedono in senso opposto a quella della pelvi in modo tale da mantenere il piede rivolto in avanti. Iniziale periodo di appoggio di ambedue gli arti è il tempo di caricamento del peso durante il quale la pelvi è ruotata in avanti. alutare 17


Musicoterapia a cura del prof. Antonio Suelzu Musicoterapista per i disturbi della comunicazione

La musicoterapia a scuola Un luogo di cultura polivalente. Sarebbe interessante pensare alla scuola come ad un luogo culturale polivalente, un centro dalle mille risorse, “che accoglie, ti accompagna nella crescita e ti fa acquisire abilità”. L’avventura della ricerca, il gioco dell’esplorazione, la sperimentazione, la creatività e il pensiero divergente, l’immaginazione, potrebbero essere i ponti su cui fondare una nuova immagine dell’ambiente scolastico attuale. La rivitalizzazione della scuola dovrebbe essere basata su di un dialogo costantemente aperto fra ogni professionalità. Insegnanti, operatori, esperti e molte altre figure costituiscono le voci di un “contrappunto” che si muove a strettissimo contatto per lo stesso obiettivo. Fra i diversi elementi, in questo contesto, c’è anche la musicoterapia. Spesso questa disciplina nella scuola viene giustamente

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utilizzata per l’integrazione, per l’handicap ed il disagio. In realtà la musicoterapia dovrebbe contribuire alla creazione di uno spazio aperto al confronto e alla valorizzazione di ciò che è diverso. Con la musicoterapia si lavora, si gioca, ci si incontra con la musica e col suono in base a dove e con chi siamo. Sono preziose le figure dell’insegnante e degli operatori che affiancano il musicoterapista nel suo ciclo lavorativo: per queste figure stesse, per il contatto che hanno con i bambini, per una rivitalizzazione naturale che potrebbero scoprire attraverso la musica, per potenziare ed anche replicare alcune esperienze proposte dallo stesso musicoterapista. L’armonizzazione delle varie identità sonore di ogni persona comporta l’armonizzazione delle identità proprie, delle professionalità, degli ambienti e di quanto altro è necessario per una sana e pacifica collaborazione. Contemporaneamente è necessaria anche una rimessa in discussione dei canali preposti

alla conoscenza, le abilità già stabilite in partenza e che tutti devono acquisire con ritmi, forme e tempi prestabiliti. In tutto questo sono importanti anche gli affetti, le emozioni, il principio del piacere, contattabili tramite il suono ed i sensi. Le esperienze di musicoterapia all’interno della scuola nascono con degli obiettivi precisi, tesi all'animazione, al coinvolgimento e ad uno scopo spesso terapeutico, quali: attività di composizione libera e assistita, manipolazione di oggetti e materiali sonori, improvvisazione vocale e strumentale, drammatizzazioni sonore, costruzione di strumenti musicali, sperimentazioni sonore col corpo, esperienze emotive, relazionali ed estetiche e molto altro ancora. L’autostima, la consapevolezza, il gioco, il divertimento, lo stare insieme generati da esperienze estetiche sonore consentono al bambino di sperimentarsi, vedersi da punti di vista diversi, capire il mondo intorno a lui e le persone che lo formano. L’interazione fra diverse professionalità all’interno

dell’organigramma scolastico, indirizza quasi obbligatoriamente a “tradurre” il linguaggio di uso comune nella musicoterapia. Le attività sopra elencate generano schede osservative, protocolli, materiale di registrazione; tutto questo entra in relazione e valutazione con altri elementi dello staff educativo, i quali, molto spesso però, non conoscono niente o quasi della musicoterapia. Il lavoro di “traduzione” di questi ausili musicoterapici è sicuramente un ottimo supporto alla comprensione dell’attività professionale sia del musicoterapista che degli altri operatori, in riferimento alle dinamiche comportamentali di ogni alunno, stili di apprendimento e modalità comunicative. I bambini producono suoni e musica per varie ragioni, le quali forniscono materiali significativi per la conduzione di un percorso esperenziale con importanti ricadute educative. A scuola il bambino deve poter crescere e formarsi con serenità e piacere, sapendo di avere la comprensione e la fiducia di tutti gli operatori

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Psicoterapia a cura della dott.ssa Leopoldina De Varti - Psicologa, Psicoterapeuta

DanzaMovimentoTerapeuta Un nuovo modo d’incontrare il paziente. Il danzaterapeuta è uno psicoterapeuta che utilizza la danza, e in particolare il movimento corporeo nelle sue più svariate espressioni per raggiungere vari obiettivi. Innanzitutto, nella prevenzione e nell’educazione alla salute per elevare la qualità di vita della persona o per sviluppare in modo sano e creativo la personalità; - nell’educazione per favorire l’apprendimento e i processi di integrazione corporeo, emozionale e affettivo; - a livello sociale per l’integrazione interpersonale e sociale; - nell’handicap come processo di riabilitazione; - nei disturbi psicosomatici e nei disagi psicologici come una vera e propria psicoterapia e cura. Il danzaterapeuta si rivolge a tutti, bambini, adolescenti adulti e anziani, e non è necessario saper danzare, perché la danza di cui si parla è quella che nasce dal ritmo interiore e dal proprio movimento, opposta all’idea della danza per esempio classica che fa muovere secondo una forma prestabilita a priori e che presuppone capacità fisiche e abilità. In questo caso è il movimento interiore, è la sensazione, l’emozione e il sentimento che si fa danza. In questo tipo di approccio il danzaterapeuta si rivolge alla

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globalità dell’essere umano che è mente, corpo, cuore e spirito, dimensioni sempre interagenti tra loro. Egli tiene conto della storia della persona così come si presenta nel suo corpo e nel suo movimento, prende in considerazione ciò che la persona è e non ciò che dovrebbe essere e dovrebbe saper fare, e “utilizza l’interazione attraverso il movimento come mezzo primario per raggiungere scopi terapeutici” in base ai seguenti principi: - il movimento riflette la personalità; - ogni movimento influenza il funzionamento totale della persona; - ogni cambiamento nel movimento porta ad un cambiamento interiore. Il danzaterapeuta elabora il percorso terapeutico tenendo conto dei tempi e dei bisogni della persona, rispettando lo “stile” del movimento cioè di quell’aspetto qualitativo che esprime l’individualità, di ciascuno. A differenza di molte terapie in cui il terapeuta spinge a “far succedere qualcosa”, il danzaterapeuta permette che qualcosa accada, aspetta, ascolta, sente, stimola il paziente a muoversi nella situazione presente rispettando resistenze e difese.

verbale sottoforma di metafora simbolica o guidando movimenti che rivestono sempre un significato simbolico, oppure partecipa al movimento interagendo con il paziente; crea uno spazio, in cui il paziente può esprimere le sue emozioni, i suoi bisogni, i suoi conflitti attraverso i suoi movimenti che hanno come fine ultimo quello di creare la propria danza. A volte i movimenti vengono accompagnati anche dall’espressione grafica di un disegno, o semplicemente dalla traccia di linee e colori. Il lavoro del danzaterapeuta si rivela molto utile ed efficace in tutti quei casi in cui il paziente non ha la capacità o la possibilità di esprimere o elaborare verbalmente ciò che sta vivendo o soffrendo; il lavoro attraverso il movimento, invece dà questa possibilità a tutti, perché il corpo permette a tutti di fare esperienza e di maturare attraverso l’esperienza in modo diretto senza la

necessità di mediare attraverso la mente. Così un gesto, un suono, un ritmo sono gli unici modi per comunicare per molti generi di pazienti e allora occorre saperli riconoscere, osservare, ascoltare e raccogliere. Il danzaterapeuta non solo deve possedere un ampio repertorio di movimenti espressivi, ma deve avere anche una grande consapevolezza del proprio corpo e del modo in cui si muove per evocare determinate risposte sotto forma di movimenti ed emozioni. Per diventare danzaterapeuti esistono diverse scuole di specializzazione quadriennali dopo la laurea, unitamente ad un percorso individuale e di gruppo, ma la pratica corporea e il lavoro interiore non finiscono mai, e sono entrambi fondamentali, in quanto nel rapporto con il paziente ciò che serve è ciò che si è riusciti a sviluppare come individuo.

Il danzaterapeuta segue e accoglie ciò che il corpo esprime, perché il corpo sa come recuperare un equilibrio interrotto o la guarigione dopo la malattia; lavora dando una consegna alutare 19


Farmacia a cura del dott. Aldo Sabato - Farmacista

I farmaci da automedicazione: buoni compagni di viaggio Cosa mettere in valigia per evitare spiacevoli inconvenienti. I cambi di ambiente, alimentazione, fuso orario, possono rendere l'organismo più indifeso quando si va in vacanza e per questo può capitare di avvertire qualche disturbo o di ammalarsi quando invece si dovrebbe godere di un periodo di meritato e assoluto riposo. Il primo suggerimento è quello di avere sempre in valigia un kit che contenga sia le medicine alle quali ricorriamo abitualmente per disturbi di salute comuni, sia le medicine utilizzate per i nostri problemi ricorrenti. In questi casi è più che sufficiente ricorrere all'automedicazione, vale a dire a quei farmaci (definiti appunto "da banco") che possiamo comprare senza obbligo di prescrizione medica e che sono contraddistinti da un bollino rosso facilmente riconoscibile. L'ABC dell'automedicazione per le vacanze è composta da: A - Antistaminici per combattere le punture d'insetto e i sintomi delle reazioni allergiche; antinfiammatori non steroidei (ibuprofene, naproxene, ketoprofene) come antidolorifici in caso di cefalea, dolori mestruali e per dolori articolari e distorsioni; antipiretici contro la febbre come il paracetamolo utile anche come antinfiammatorio in soggetti che non tollerano i FANS. B - bicarbonato di sodio, carbonato di calcio e composti di alluminio e magnesio, citrati di sodio e acido citrico per combattere l'acidità gastrica. Anestetici locali a base di benzocaina, amilocaina, lidocaina, o procaina sono invece indispensabili per lenire fastidiosi mal di denti C - Coramina, clorexidina ma anche iodio 20 www.salutare.info

a base di icaridina; in caso di punture applicare gel lenitivi, pomate antistaminiche oppure cortisoniche a basso dosaggio che non richiedono ricetta medica. Una volta punti, oltre a cortisone e antistaminici è utile applicare sulla parte qualcosa di freddo (le nonne raccomandavano la lama del coltello).

e iodopovidone per disinfettare le ferite. cetilpiridinio, cloruro, cicliomenolo e clorexidina sono consigliati come antisettici in caso di infiammazioni del cavo orale molto frequenti in estate a causa dell'uso eccessivo di condizionatori. L'automedicazione come prima soluzione, qualora si presentino sintomi lievi e transitori, deve essere "esercitata" in maniera responsabile, tenendo presente alcune semplici regole. Ecco qualche piccolo consiglio su come organizzare la tua valigetta di pronto soccorso considerando i più comuni malesseri dei viaggiatori: Per la diarrea, si possono assumere antidiarroici, fermenti lattici e per contrastare la perdita di liquidi, bere molta acqua con l'aggiunta di integratori salini; si consiglia inoltre di seguire un'alimentazione adeguata.

Per le fastidiosissime punture di meduse applicare prodotti a base di ammoniaca. Per evitare gli eritemi solari, non esporsi al sole nelle ore più calde, utilizzare prodotti solari adatti al proprio fototipo ripetendo l'applicazione più volte nella giornata e preparare la pelle assumendo integratori alimentari a base di beta carotene. Nel caso di scottature intervenire applicando prima pomate antistaminiche e successivamente unguenti emollienti per ricostruire il film idrolipidico. Per le allergie, in presenza di sintomi agli occhi, come bruciore, fastidio alla luce, prurito, lacrimazione, gonfiore della congiuntiva il trattamento prevede l'utilizzo di colliri ad azione decongestionante. Nei casi più seri rivolgersi al proprio medico. Per la cefalea, assumere prodotti analgesici

Per la stipsi, bere molta molta acqua, adottare un’alimentazione ricca di yogurt, frutta e verdura, legumi e cereali integrali in modo da aumentare l’assunzione di fibre; se ciò non dovesse essere sufficiente assumere un lassativo efficace e ben tollerato, meglio se di origine naturale. Per prevenire le punture di insetti, usare repellenti di origine naturale a base di citronella e geranio note per il loro profumo sgradevole oppure prodotti di sintesi

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da banco, anche in forma orosolubile assumibili senza bisogno di acqua. Per i disturbi del sonno si può chiedere aiuto ai prodotti naturali molto utili per rilassarsi. Per jet lag syndrome è necessario aggiustare il proprio orologio interno con il ritmo luce-buio, locale. Per lo sfinimento da caldo che si manifesta con debolezza fisica, abbassamento della pressione, senso di svenimento e pallore al viso è necessario garantire all'organismo l'apporto corretto di liquidi e sali minerali. Per la malattia da movimento (auto, aereo, treno, nave) si può prevenire la nausea e il vomito assumendo prodotti da banco a base di dimenidrinato sotto forma di capsule o gomme da masticare, usando cerotti a base di scopolamina oppure braccialetti anti nausea.

Occhio agli occhi. D’estate la luce forte, il vento e il mare mettono gli occhi a dura prova: proteggeteli con lenti con filtri Uv, e curate eventuali irritazioni con colliri decongestionanti o antistaminici. Per chi viaggia. Prima di partire per una località esotica, è bene informarsi con l’Istituto d’Igiene sulla profilassi consigliata. Anche se non ci sono particolari rischi è sempre meglio evitare l’acqua non sigillata, le verdure crude e i gelati, e munirsi di farmaci antifebbrili. Pressione bassa. Chi ne soffre subisce particolarmente gli effetti del caldo, e quindi dovrebbe tutelarsi con prodotti vitaminici: sono privi di controindicazioni e si possono assumere con tranquillità. Strappi e distorsioni. I dolori muscolari, dovuti

a traumi o a violenti sbalzi di temperatura, non vanno sottovalutati. Per curarli in automedicazione si possono usare pomate, unguenti e farmaci orali a base di antinfiammatori non steroidei (Fans). Varici. Chi ne soffre deve stare attento all’esposizione al sole, che può avere effetti negativi. Alcune pomate consigliate dal farmacista possono comunque aiutare a proteggersi. In generale è opportuno portare con sé cerotti di varie dimensioni, garze sterili, bendaggio elastico, laccio emostatico, forbicine in plastica, acqua ossigenata, un prodotto cicatrizzante, del ghiaccio istantaneo da utilizzare subito per traumi e distorsioni e una pomata a base di eparinoidi,

che favoriscono l’assorbimento degli ematomi. è opportuno non eccedere nell’assunzione di antidolorifici, antispastici e antipiretici in quanto possono nascondere i sintomi di problematiche più serie e bisognose di assistenza medica qualificata. Per godere appieno delle vacanze tanto desiderate dobbiamo rimanere tranquilli nonostante i piccoli imprevisti che possono accadere alla nostra salute. Non sempre la farmacia è vicina o un medico è facilmente reperibile; per questo motivo è consigliabile portare con sé alcuni farmaci di automedicazione. Attenzione, se il disturbo persiste è necessario rivolgersi al medico del posto.

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Benessere a cura di Donatella De Bartolomeis

I grandi campioni Tutto muscoli e neuroni. “L’atleta trascina i suoi all’allungo con la sua velocità, una penetrazione, due contropiedi, il secondo con assist, e un’altra penetrazione rendono superflua una tripla dell’avversario che a pochi minuti dalla prima sirena aveva fatto esultare il pubblico fino a pochi istanti prima deluso e annoiato … i tifosi col fiato sospeso ed è un nuovo, grande CANESTRO!” Basta davvero l’abilità fisica e l’allenamento a creare un grande atleta, un grande campione? La neuroscienza ha dedicato grande attenzione ai comportamenti agonistici perché i tempi di reazione richiesti dalla velocità degli eventi sono al limite delle capacità fisiologiche dei sistemi sensoriali e motori umani. “A un giocatore professionista è sufficiente osservare i movimenti di un collega perché nel suo cervello si mettano subito in azione i neuroni”, spiega il professor Aglioti . Riuscire a comprendere le azioni degli avversari può fare la differenza tra un successo e un insuccesso e gli atleti di grande livello sono capaci di farlo basandosi

sulla lettura della cinematica del corpo dell’avversario. Mettiamo dunque da parte il preconcetto che nello sport bastano solo i muscoli, perché ad entrare in campo sono anche i neuroni. Una ricerca realizzata dall'IRCSS "Fondazione Santa Lucia", insieme all'università "La Sapienza" di Roma e all'università di Verona, coordinata dal professor Salvatore Maria Aglioti, docente in Neuropsicologia del linguaggio e tecniche sperimentali di ricerca, ha preso in esame la pallacanestro e coinvolto tre gruppi di dieci soggetti: dieci giocatori professionisti, cinque giornalisti sportivi e cinque allenatori non praticanti, dieci persone che non hanno mai praticato basket ai quali sono stati sottoposti dei video che mostravano tiri liberi di pallacanestro e tiri in porta nel calcetto: nella metà dei casi i tiri andavano a segno e nell'altra metà fuori. Gli osservatori dovevano dire a loro avviso quale sarebbe stato l'esito dell'azione. Successivamente è stata misurata l'attività dei neuroni che controllano i movimenti con la Stimolazione magnetica transcranica (Tms), tecnica non invasiva di stimolazione elettromagnetica del tessuto cerebrale. Dalla ricerca si è evinto che, sia gli atleti che gli osservatori esperti hanno presentato una maggiore attività cerebrale durante

i tiri a canestro rispetto a quelli in porta e il gruppo degli osservatori esperti e quello dei semplici tifosi è riuscito a prevedere i canestri solo nella loro fase finale, basandosi principalmente sulle informazioni che provenivano dalla traiettoria della palla. Nei giocatori di basket però accadeva qualcosa di diverso: erano in grado di predire l'esito dei tiri con elevatissima accuratezza e largo anticipo, riuscivano a stabilirlo già nell’istante in cui la mano imprimeva alla palla la rotazione necessaria a determinare il successo o l'insuccesso dell'azione e il loro sistema motorio risultava specificamente attivato. I giocatori di basket dunque avevano basato la loro predizione sulla lettura della cinematica del corpo dell'atleta che la stava compiendo, come se l'errore contenuto nel gesto fosse subito captato e trasformato in preziosa informazione. Sono allora solo i muscoli a fare di un atleta un grande campione? No, se a un giocatore professionista è sufficiente osservare i movimenti della mano e dell'avambraccio di un collega perché nel suo cervello si mettano subito in azione i neuroni specchio che controllano movimenti analoghi, scoperti da altro gruppo di ricercatori italiani guidati da Rizzolati. I “neurons mirror” sono estremamente selettivi e la capacità di interpretare i gesti degli avversari e le loro conseguenze è un processo che si attiva solo per chi pratica uno sport a livello d'eccellenza. Un allenamento per atleti d’elite quindi non potrà prescindere dall’osservazione e potenziale capacità di esecuzione, perché, come abbiamo visto, è la stretta relazione tra aspetti percettivi e motori a costituire il fondamento dell’apprendimento osservazionale dei comportamenti imitativi e della capacità di comprendere le azioni altrui.

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Educazione Motoria a cura della dott.ssa Mariangela Picardi

Elettrostimolazione per il rafforzamento muscolare Principi fisici e applicazioni. Il muscolo è formato dalle fibre muscolari veloci resistenti di tipo A, dette anche bianche, dalle fibre muscolari veloci esplosive di tipo B, sempre bianche, e dalle fibre lente, dette rosse. La distribuzione in percentuale dei vari tipi di fibre non è costante, ma varia da muscolo a muscolo. La funzione tonica o fasica ne determina una prima sostanziale specializzazione, oltre alla dotazione genetica. I muscoli che svolgono una funzione posturale, come quelli del polpaccio (muscolo soleo, muscolo gastrocnemio), hanno una netta concentrazione di fibre rosse (80%), perché questo tipo di fibra è capace di lunghe e continuative contrazioni. Il tricipite brachiale, invece, avendo solo una funzione fasica, presenta una concentrazione

del 50% di fibre rosse e del 50% di bianche. Tali concentrazioni possono però in parte subire modifiche, in corrispondenza con lo svolgimento di una particolare attività; i polpacci di un edicolante per esempio manterranno la concentrazione maggioritaria di fibre rosse lente, un saltatore in alto esalterà e svilupperà al massimo le potenzialità delle fibre bianche veloci che sono già presenti. Ogni fibra muscolare risponde a una frequenza caratteristica di stimolo: Bianche A dai 40 ai 70hz Bianche B da 80 ai 120hz Rosse dai 25 ai 30hz L’elettrostimolazione permette di riprodurre delle contrazioni muscolari grazie a uno stimolo elettrico prodotto con l’applicazione di due elettrodi che formano un campo che raggiunge la placca motoria, determinando la contrazione del muscolo. Il rapporto tra la corrente necessaria per ottenere la contrazione e la corrente misurata dall’elettrostimolatore purtroppo

non è costante. Infatti è il nervo motore che, raggiunto dallo stimolo elettrico, provoca la contrazione; il passaggio dell’impulso nel nervo fa si che la conduzione sia inversamente proporzionale alla resistenza incontrata. La diversa sezione determina il maggiore o minore passaggio di corrente: le fibre veloci si contraggono prima, perché oppongono meno resistenza al passaggio di corrente, avendo motoneuroni grandi, mentre le fibre lente, che hanno motoneuroni sottili, oppongono una grande resistenza. A questi problemi di base si aggiungono problemi pratici, come il posizionamento degli elettrodi. Collocandoli in una posizione più o meno favorevole rispetto al nervomotore si può favorire o meno il raggiungimento del nervo da parte del segnale. Le dimensioni dei muscoli pongono poi altri problemi: le grandi masse richiedono elettrodi grandi per non rendere fastidiosa, quasi dolorosa, l’applicazione

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di corrente. I grandi campi elettrici che così si formano necessitano di maggiore attenzione, perché si potrebbero attivare anche muscoli non desiderati, come gli antagonisti del nostro muscolo. Detto tutto questo, l’elettrostimolazione effettivamente procura un aumento di forza, ma che è a carico solo delle fibre veloci, che, per i motivi, fin qui esposti, sono attivate in modo selettivo. Se si applica questo tipo di stimolazione a dei muscoli posturali, formati in maggioranza da fibre lente, esso si può rivelare inutile o nocivo. Per quanto riguarda il dimagrimento, non è una stimolazione locale a poter innescare una demolizione dei grassi. Fare quindi gli “apprendisti stregoni” stimolando il sistema neuromuscolare può essere sulla distanza veramente dannoso. L’uso di queste apparecchiature deve essere fatto sempre sotto la guida di operatori qualificati e deve essere sempre associato a metodiche di allenamento attivo. alutare 23


Oftalmologia a cura del dr. Bruno Baldi Dirigente Medico Div. Oculistica P.O. Eboli, e di Andrea Baldi, Studente di Medicina Università di Siena

L’occhio rosso Iperemia congiuntivale. Il sintomo più frequente e appariscente di molte malattie dell’occhio è rappresentato dall’occhio rosso che può raggiungere una tale intensità da mascherare completamente il bianco dell’occhio (sclera). Sono molteplici le patologie, di gravità variabile, che presentano questo sintomo: banali congiuntiviti, cheratocongiuntiviti, infiammazioni dell’uvea anteriore (uveiti), glaucoma. La causa più frequente di occhio rosso è rappresentata dalle congiuntiviti che possiamo classificare in: infettive, allergiche e da agenti fisici e chimici. Le forme infettive possono essere, a loro volta, classificate in: batteriche, virali, da miceti e da parassiti. Il quadro clinico si completa con lacrimazione, secrezione, bruciore e sensazione di corpo estraneo, con prevalenza di uno o più di questi segni a seconda dell’eziologia della congiuntivite.(1) Raramente le congiuntiviti rappresentano una condizione morbosa preoccupante, ma alcune forme virali si possono complicare con la localizzazione dell’infezione sulla cornea (cheratite) che può guarire lasciando degli esiti cicatriziali con compromissione della funzione visiva (leucomi corneali centrali). Meno frequente, ma più grave, è la localizzazione dell’arrossamento 24 www.salutare.info

congiuntivale lungo la circonferenza corneale (iperemia pericheratica) che è indice di una infiammazione più profonda in quanto interessa i vasi sanguigni che penetrano all’interno dell’occhio (arterie e vene ciliari anteriori) ed in questo caso si parlerà di uveite. Il paziente riferisce dolore, fotofobia (fastidio alla luce), lacrimazione ed annebbiamento visivo. All’esame obiettivo, oltre all’arrossamento della congiuntiva, si evidenzia opalescenza della cornea (edema), precipitati sull’endotelio corneale, mentre il liquido che riempie la camera anteriore dell’occhio (umore acqueo), normalmente trasparente, appare torbido per la presenza di cellule infiammatorie (effetto Tyndall). Inoltre la pupilla è ristretta (miosi) e si possono apprezzare aderenze dell’orletto pupillare con la capsula anteriore del cristallino (sinechie). (2) Questi processi infiammatori sono certamente patologie più serie ed importanti e che bisogna curare attentamente anche per evitare possibili gravi complicanze (cataratta complicata e glaucoma secondario). Particolare gravità si riscontra nelle infiammazioni uveali del bambino che spesso rappresentano solo il sintomo precoce di patologie generali. Un’altra forma di iperemia pericheratica è rappresentata dalla stasi venosa che si verifica con l’aumento della pressione intraoculare (glaucoma). Questa può essere particolarmente intensa nell’attacco acuto di glaucoma e si associa a dilatazione della pupilla (midriasi), edema

1 Congiuntivite acuta corneale, calo significativo del visus e dolore intenso riferito al bulbo oculare ed alla regione sopraorbitaria.(3) L’osservazione precoce e la rapidità di un corretto inquadramento diagnostico di tutte queste patologie, accomunate dall’arrossamento della congiuntiva, permettono di instaurare una terapia appropriata che può risolvere il processo infiammatorio e salvaguardare l’integrità anatomo-funzionale dell’occhio. Un cenno infine ad un’altra condizione che si manifesta con l’occhio rosso, ma che non è un processo infiammatorio: l’emorragia sottocongiuntivale spontanea. In questo caso non c’è iperemia, ma il rosso è dato da uno stravaso di sangue per rottura spontanea di un vasellino congiuntivale. (4) Anche se il quadro clinico è appariscente e il paziente si spaventa molto non siamo di fronte ad una patologia oculare importante. Non esiste, infatti, una malattia degli occhi che si manifesta con questo sintomo, ma è opportuno che vengano

eseguiti tutti i controlli ematologici e cardiovascolari atti ad escludere una condizione generale che l’abbia potuta determinare.

2 Uveite anteriore

3 Glaucoma acuto

4 Emorragia sottocongiuntivale

Bibliografia 1-Maione M. : “L’occhio rosso”. In Oculistica. Ed. UTET. Torino 1979 II: 38-39. 2-Bongiorno V. – Del Prete A. : “Le uveiti anteriori : diagnosi differenziale”. In Quaderni di Oftalmologia: elementi di pronto soccorso oculistico. Ed. S.O.I. Arti grafiche s.r.l. Pomezia (RM) 2007: 83-85. 3-Pfeifer N.: Carbonic anhydrase; “Pharmacology and inhibition”. In Pharmaco-terapy in glaucoma. Ed. Josef Flammer. Berna 2000 : 137. 4-Dal sito Wikipedia, l’enciclopedia libera.

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Prevenzione a cura dell'Architetto Fulvio Bisanti – Firenze

Inquinamento domestico e bioedilizia Non solo inquinamento esterno. L'inquinamento dell'aria non interessa soltanto gli ambienti esterni ma anche l'interno degli edifici. In questo caso si parla di inquinamento domestico, “indoor”. Le fonti di inquinamento presenti negli ambienti chiusi sono principalmente costituite dalle tossine rilasciate dai materiali da costruzione, o quelli usati per i rivestimenti e le finiture interne, dagli arredi, dagli impianti di riscaldamento e condizionamento, dai prodotti e detersivi per la pulizia della casa; vi è inoltre l’elettrosmog: l’inquinamento elettrico e magnetico a basse ed alte frequenze (antenne, cellulari, trasmettitori, trasformatori, computer). La casa che, nella nostra mente, è un riparo, il luogo sicuro dove far crescere i nostri figli, dove ritemprarci dalle fatiche della giornata, spesso invece è fonte di malesseri, alcuni di essi, anche gravi come la “Sick Building Sindrome- SBS” – “Sindrome dell'edificio malato”. Sin dal 1983, l'OMS (l'Organizzazione Mondiale della Sanità) ha riconosciuto la SBS ed ha descritto i principali sintomi tra cui:

irritazioni delle mucose e delle prime vie aeree, secchezza oculare e irritazione e/o secchezza della cute; lacrimazione, rinorrea; cefalea, difficoltà di concentrazione, ridotta capacità lavorativa; reattività ad allergeni e sostanze chimiche. Siamo, in pratica ostaggi dell’industria petrolchimica che lucra sulla nostra salute. Ciò che troviamo in natura è apparentemente gratuito, ma se non diamo niente in cambio, possiamo star certi che, prima o poi, la natura stessa ci rimetterà il conto, un conto parecchio salato del quale stiamo già cominciando a pagare gli interessi. Il progresso è, per definizione, positivo. Negativo, invece, è il profitto che, utilizzando soltanto ciò che del progresso fa più comodo, costringe l’umanità a subirne le conseguenze. Questo inizio secolo purtroppo è contrassegnato da un rimbalzo negativo di scelte operate negli ultimi decenni. Quindi, tutti dobbiamo iniziare a chiederci ciò che possiamo fare per invertire questo “loop” scriteriato. Da molti anni i termini: bioedilizia, ecosostenibilità, biocompatibilità sono entrati a far parte del nostro linguaggio, ossia discipline che attuano e presuppongono un atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti dell’ecosistema antropicoambientale e comprendono valutazioni e analisi in funzione dell'intero ciclo di vita di un edificio volto a migliorarne la performance ambientale prendendo in considerazione molteplici processi, da quelli legati alla produzione e messa in opera dei materiali utilizzati, a quelli riguardanti l'uso e la manutenzione dell'edificio fino a quelli relativi alla demolizione e/o decostruzione dello stesso. Ma il passo che ci separa dal rendere tali criteri e metodi abituali nelle applicazioni, è ancora lungo e comunque non si può ragionare su scala planetaria se non si comincia cambiando la propria prospettiva

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di ciò che vediamo stando seduti sul divano di casa. È importante sapere che le vernici che vengono utilizzate per i mobili e per le pareti possono essere altamente tossiche. Da ogni tonnellata di vernici chimiche evaporano 400 Kg di solventi tossici e cancerogeni. I materiali per il trattamento e la finitura di legno, intonaco o ferro sono generalmente dipendenti dall’industria petrolchimica. Oggi in questo settore vengono utilizzate circa 40.000 sostanze chimiche diverse, molte delle quali immesse sul mercato senza alcuna verifica di tossicità. Studi fatti ed acquisiti dal Ministero della Sanità riconoscono come cancerogene molte di queste sostanze che continuano comunque ad essere usate. Cominciamo quindi col bonificare le nostre abitazioni; molti sono gli interventi che si possono operare, alcuni dei quali a costo zero. Utilizziamo prodotti naturali, rinnovabili, esenti da emissioni nocive, la cui trasformazione avviene nel rispetto della natura, prodotti antichi, che già i nostri nonni conoscevano, prodotti di origine animale o vegetale, olii essenziali, coloranti vegetali, sostanze minerali naturali elaborate. Di grande importanza è un’informazione che tenda a formare una coscienza critica. Dovremmo porre maggiore attenzione verso gli spazi in cui viviamo, e quando pianifichiamo dei lavori nella nostra in casa, sarebbe auspicabile che ci affidassimo ad un tecnico esperto e responsabile. alutare 25


Ricerca a cura del dott. Fabio Lauria e della dott.ssa Sonia Sparano Istituto di Scienze dell’Alimentazione, CNR, Avellino

Cromosoma y e rischio cardiovascolare

Le malattie cardiovascolari riconoscono un’eziologia multifattoriale, cioè più fattori di rischio contribuiscono contemporaneamente al loro sviluppo aumentando la probabilità di insorgenza. Anomalie del metabolismo lipidico e ipertensione arteriosa risultano essere le principali cause di rischio cardiovascolare in età adulta. È stato ampiamente dimostrato che le modificazioni dell’assetto lipidico si associano ad un aumento della mortalità e morbidità cardiovascolare; in

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particolare, alti livelli plasmatici di colesterolo si accompagnano ad aterosclerosi coronarica con conseguente riduzione del flusso ematico cardiaco e aumento del rischio di infarto. Tale rischio cresce all'aumentare dei valori pressori. I valori ottimali della pressione arteriosa nell’adulto sono 120/80 mm Hg. Il primo valore (sistolica o massima) si riferisce all'aumento di pressione al momento della contrazione cardiaca, mentre il secondo valore (diastolica o minima) si riferisce al valore pressorio tra un battito cardiaco ed il successivo. Se solo uno di questi due valori eccede i limiti normali, si può fare diagnosi di ipertensione arteriosa, quest’ultima riconosciuto fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. Nelle popolazioni occidentali esistono delle differenze tra i sessi per quanto riguarda

l’esposizione ai fattori di rischio cardiovascolare. Nelle donne, infatti, la pressione sistolica è più bassa rispetto all’altro sesso durante il periodo di vita fertile, per superare poi quella degli uomini intorno all’età di 50 anni. Gli uomini quindi, a causa di questo precoce “innalzamento” della pressione arteriosa sono esposti a valori più elevati per un periodo più lungo nel corso della vita rispetto alle donne, sviluppando così una maggiore suscettibilità all’insorgenza di malattie cardiovascolari. L’aumento della pressione diastolica con l’età è più graduale in entrambi i sessi, ma superati i 60 anni di età essa tende a decrescere, con il risultato che la pressione differenziale (cioè la differenza tra pressione sistolica e diastolica) tende ad innalzarsi; non sono ben chiare le ragioni di questo fenomeno. Essere maschi o femmine può comportare differenze vitali in molte importanti funzioni biologiche e sullo stato di salute; questo dimorfismo può dipendere da differenze ormonali, da fattori ambientali e sociali e dalle differenze nel corredo cromosomico tra i due sessi. Uomini e donne infatti, pur presentando identiche coppie di cromosomi, sono differenti per la coppia di cromosomi sessuali, costituita da elementi uguali nelle femmine (X e X) e diversi nei maschi (X e Y). Numerose evidenze sperimentali in modelli animali e in studi sull’uomo, hanno suggerito la possibilità che sul cromosoma

Y, specifico dei maschi, siano presenti geni candidati per le malattie cardiovascolari. In particolare il polimorfismo biallelico HindIII(+/-) della regione NRY (Regione Non Ricombinante) del cromosoma Y è stato associato, sebbene con risultati non univoci, con elevati valori pressori ed ipercolesterolemia. Sulla base di queste evidenze, il nostro gruppo ha studiato l’associazione tra il polimorfismo biallelico HindIII(+/-), la pressione arteriosa ed i livelli plasmatici di colesterolo in un ampio e ben caratterizzato campione di 1983 soggetti adulti provenienti da tre diversi paesi europei: Italia, Inghilterra e Belgio. Le varianti polimorfiche di HindIII(+) sono state riscontrate con frequenza differente tra Italiani (63%) da un lato e Belgi (31%) e Inglesi (28%) dall’altro. Non è stata osservata alcuna associazione tra la presenza della mutazione e la pressione arteriosa ed i lipidi plasmatici, né nell’intero campione né nelle tre popolazioni esaminate singolarmente. Sebbene questi risultati sembrano escludere l’ipotesi, sostenuta dagli studi precedenti, che il sito polimorfico HindIII(+/-) sia un marker di rischio cardiovascolare, le ipotesi biologiche rimangono, comunque, di grande interesse, soprattutto alla luce di nuove scoperte che indicano come il patrimonio genetico del cromosoma maschile Y non è devoluto totalmente alla definizione dei caratteri sessuali ma anche ad altre funzioni con probabile azione protettiva o predisponente al rischio cardiovascolare.

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Urologia a cura del Prof. Virgilio Cicalese

La chirurgia robotica Il Sistema da Vinci. La chirurgia robotica con il Sistema da Vinci rappresenta la massima espressione tecnologica nell'ambito della chirurgia mini invasiva, che, nel 2000, ha ottenuto dall’americana FDA (Food and Drug Administration) l’autorizzazione per l’utilizzo in laparoscopia urologica, cardiochirurgica, chirurgica generale e ginecologica. La sua indicazione principe è per tutti quegli interventi chirurgici che richiedono un'elevata precisione e che si attuano su un campo ristretto e di piccole dimensioni e su organi di difficile accesso. Infatti la ricerca in ambito chirurgico è ormai sempre più orientata non solo al miglioramento dei risultati ma anche alla

minor invasività ed alla riproducibilità delle procedure operatorie più complesse. Le difficoltà di accesso ad aree anatomiche profonde, la visibilità non sempre ottimale, l'imprecisione di alcuni movimenti complessi, sono sempre stati, insieme alla invasività, le principali problematiche della chirurgia a cielo aperto.

I vantaggi di questa tecnica che sfrutta gli stessi accessi della chirurgia laparoscopica sono:

Questa tecnica consente all’operatore di praticare un intervento chirurgico manovrando, a distanza, due “braccia meccaniche” posizionate direttamente sotto un visualizzatore del campo operatorio 3D ingrandito.

- immagini ferme e stabili, manovre chirurgiche più delicate e fini e di massima precisione (grazie all’annullamento del naturale tremore della mano umana da parte del braccio robotico); - facilitazione della fase demolitiva permettendo una più accurata fase ricostruttiva;

Le punte degli strumenti visualizzate sul display sono allineate con le braccia per assicurare allo strumento movimenti naturali e prevedibili. Grazie alla visione in 3D, il chirurgo mantiene l’orientamento testa-occhi e la sensibilità della pratica “a cielo aperto” ed i suoi gesti vengono convertiti all’istante in movimenti minimamente invasivi, permettendo di accedere all’interno del corpo attraverso piccole incisioni. Rispetto alla chirurgia video assistita tradizionale presenta alcune differenze importanti. Il chirurgo, come già detto, è distante fisicamente dal tavolo operatorio e siede ad una consolle, dotata di un monitor, dalla quale, attraverso un sistema complesso, comanda il movimento dei bracci robotici. A questi vengono fissati i vari ferri chirurgici, pinze, forbici, dissettori, che un’equipe, presente al tavolo operatorio, provvede ad introdurre nella cavità sede dell’intervento attraverso le classiche “porte operatorie laparoscopiche” (Trocar inseriti nel corpo del paziente ed attraverso cui gli strumenti chirurgici possono entrare nell’addome ed essere manovrati dall’operatore).

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- visione ingrandita e tridimensionale del campo operatorio (anziché la visione bidimensionale, piatta della laparoscopia tradizionale);

- capacità degli strumenti di replicare perfettamente il movimento della mano umana all’interno del corpo, con ben 7 gradi libertà rispetto ai 4 gradi della chirurgia laparoscopica tradizionale. Di contro, ci sono tempi operatori più lunghi, una curva di apprendimento lunga e complessa (come ad esempio la difficoltà nel dosare la forza per dare la giusta tensione ad un nodo chirurgico). L’applicazione in chirurgia urologica riguarda essenzialmente gli interventi di prostatectomia radicale e di cistectomia radicale con confezionamento di neovescica ortotopica ileale continente. Questo tipo di interventi rappresentano la principale indicazione all’utilizzo di questa tecnica innovativa, in quanto richiedono ricostruzioni e suture complesse. Seguono interventi di nefrectomia parziale e radicale, pieloplastica del GPU, surrenalectomia, reimpianto dell’uretere. È evidente, dunque, che la chirurgia urologica sta subendo una trasformazione radicale e che nei prossimi anni il progresso ci porterà ad una utilizzazione sempre più diffusa di questa tecnologia all’avanguardia. alutare 27


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Psicologia a cura del dott. Ennio Preziosi Psicologo Clinico – Dottore di Ricerca, Salerno.

Le tecniche di rilassamento Terapia cognitivo-comportamentale dei disturbi d’ansia.

Training Autogeno, Rilassamento neurofisiologico secondo Jacobson, Rilassamentoprogressivo secondo Vögt, Desensibilizzazione sistematica, Tecniche di meditazione e di respirazione, Ipnositerapia, sono una parte del repertorio “tecnico” di una psicoterapia efficace dell’ansia e delle sindromi associate. Uno stacco completo e sistematico dalle attività frenetiche, dai pensieri incessanti e dai sintomi dell’ansia, ci trasporta in un’esperienza trasformativa di efficacia clinica provata. Le tecniche psicoterapeutiche comportamentali per l’ansia insegnano a risolvere le componenti neurofisiologiche dei disturbi (attacchi di panico, ansia sociale, fobie, ossessioni e compulsioni), dell’insonnia, dello stress e di alcuni tipi di cefalee e di dipendenze (tabagica, ad esempio). Migliorando la capacità di modificare i sintomi - che a volte si configurano come dei veri e propri agenti intossicanti e immunosoppressivi (Pancheri, 1980) - queste tecniche fanno ritrovare la “bussola” esistenziale delle emozioni e delle rela-

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zioni con gli altri, col nostro corpo, con la sessualità e con il cibo. Liberarsi dai sintomi, liberare le emozioni Le “strade” della vita possono essere congestionate da un “traffico” di pensieri negativi, sintomi e disturbi psicosomatici, paure immotivate e sensi di colpa improduttivi. Non afferriamo più bene il ruolo di guida che le emozioni hanno (Poerio, 2008). Non riusciamo nemmeno più a identificarle e ad esprimerle chiaramente: le emozioni entrano a far parte di un mondo minaccioso, anziché vitale e ispiratore, quale dovrebbe essere. Condensiamo tutto in un unico senso di dolore e limitazione. Liberare le emozioni dalla tirannia dei segnali fisici dell’ansia significa: a) imparare a leggere e a seguire i sentimenti; b) superare i condizionamenti improduttivi in cui siamo immersi; c) dare voce alla soluzione dei problemi (invece che anestetizzarli con l’uso o l’abuso di farmaci e sostanze); d) capire quali richieste, opportunità e

messaggi, ci vengono segnalati. Il caos neurofisiologico è sempre meno ingestibile e insensato. Ideoplasia: il potere buono della mente sul corpo È possibile (e indispensabile!) ascoltare il corpo non solo quando esso si impone alla nostra attenzione tramite il dolore, le somatizzazioni o le limitazioni funzionali. Le tecniche comportamentali accelerano il processo terapeutico e permettono di “tradurre” i sintomi dell’ansia. L’apprendimento di un metodo graduale che insegna alla mente come rilassare il corpo e raggiungere nuovi stati ricettivi e produttivi di coscienza, è la punta di diamante della psicoterapia contemporanea basata sull’evidenza. La concentrazione diventa un raggio laser direzionato su noi stessi: come suggerisce il termine “ideoplasia” (Schultz, 1968), l’attenzione a una parte del corpo (idea) plasma e modifica - attraverso l’allenamento - uno stato fisico (la tensione muscolare, l’ampiezza e la frequenza del respiro, la temperatura corporea, il grado di sudorazione, l’ampiezza delle giunture articolari, la circolazione sanguigna periferica). Il training autogeno Il Training Autogeno di Schültz è noto per il fatto che mette in risalto come le modificazioni psichiche e somatiche vengono provocate autonomamente dal paziente con un graduale allenamento. Peso, calore, fronte fresca sono i passi scientificamente dimostrati che conducono verso l’approfondimento dello stato di calma meditativa e di riordino delle energie, di benessere supremo e di connessione graduale tra potere del corpo e potere della mente. Il percorso culmina con il livello “superiore” di training (Eberlein, 2002), nel quale ci si proietta verso i propri obiettivi irrisolti.

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Il rilassamento neurofisiologico di Jacobson e il rilassamento progressivo di Vögt La tecnica Jacobson prevede esercizi di contrazione isometrica e decontrazione sistematica dei distretti muscolari, dai piedi alla testa e viceversa (Preziosi, 2009). I momenti di decontrazione vengono esplorati attivamente allo scopo di imparare a distinguere, nella vita quotidiana, gli stati di tensione e a trasformarli in rilassamento. I segnali benefici di ripresa muscolare vengono registrati dal cervello che tesaurizza così un’esperienza di distensione e dialogo amorevole con il corpo. La tecnica Vögt (Bertolotti, 2005) prevede l’esplorazione guidata dei distretti corporei con “l’occhio della mente”, in modo da identificare le tensioni e scioglierle progressivamente. La Desensibilizzazione sistematica è una tecnica in cui veniamo guidati nella rappresentazione mentale di immagini visive dapprima semplici ed in seguito complesse (Wolpe, 1984). Si procede all’inserimento progressivo di stimoli immaginativi polisensoriali: acustici, tattili, cinestetici, olfattivi, favorendo il progressivo sviluppo di una capacità immaginativa multiforme. La desensibilizzazione avviene associando una tecnica di rilas-

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samento alla visualizzazione (e poi - in vivo - alla sperimentazione) di situazioni ansiogene, in un ordine gerarchico di disagio percepito (tipici esempi: la paura di utilizzare un veicolo, di affrontare una procedura medica, la fobia di un animale, l’ansia da prestazione interpersonale o sessuale etc.). Si spezza il legame tra paura e azione: nell’esposizione allo stimolo allarmante si richiamano dei “promemoria psicologici” che evocheranno stati chiave positivi e produttivi, facendoci godere delle situazioni che prima temevamo. Le tecniche di meditazione Stare con quello che c’è, esplorando semplicemente ogni angolo o funzione del corpo con la mente è un’esperienza di pienezza su cui non ci soffermiamo spesso. La rappresentazione immaginativa del corpo e delle sue sensazioni, positive o negative, innesca un dialogo di utilità impareggiabile per chi vuole apprendere ad ascoltare l’attività spontanea della mente e a direzionare gli equilibri interni verso il meglio. La liberazione della mente e l’ascolto dei giochi spontanei di distensione e tensione muscolare del corpo, allenano ad accogliere la realtà e a tollerare le emozioni negative. La mente ne esce efficiente, il pensiero diventa limpido, il presente acquista maggiore

importanza. Le recenti tecniche di meditazione (Segal Zindel, 2006), sono indicate per la prevenzione delle recidive della depressione e nella psiconcologia, e conducono alla non-identificazione con le proprie emozioni e sensazioni fisiche. La respirazione addominale profonda Fate un respiro. Avete sollevato molto il petto? O avete coinvolto anche la pancia? In alcune situazioni di disagio, i vostri respiri sono corti, frequenti, superficiali? Il respiro è la funzione fisiologica fondamentale per la nostra esistenza. Modulare e approfondire l’atto respiratorio può pertanto coinvolgere l’intera nostra visione del mondo. Col respiro possiamo segnalare al corpo la presenza di pericolo (respiro corto, rapido, pettorale) oppure di benessere e distensione (respiro lento, profondo, addominale). L’Ipnositerapia “La trance ipnotica si ottiene facendo delle transizioni progressive dalla realtà esterna alla nostra realtà interna” (Sferrazza, 2007). Essa può essere leggera, media e profonda. Lo psicologo - debitamente formato e personalmente incline

alla tecnica - ricalca questi livelli nell’accompagnare il paziente, momento dopo momento, in una delle pratiche più piacevoli e trasformative. In studio invitiamo a concentrarsi sulle immagini e sulle parole che suggeriamo al paziente, in un processo lento e rilassante di liberazione, e guidato dal rilassamento progressivo. In questo stato di sicurezza, protezione e sospensione dell’attività critica, il cervello registra suggerimenti previamente identificati e concordati con il paziente (Kappas, 1975). Il campo di applicazioni è vastissimo (ansia, disturbi psicosomatici, depressione, sessualità, dipendenze da tabacco o da cibo, dolore cronico) e i risultati sono rapidi e incisivi.

Bibliografia Bertolotti G. (2005), Il Rilassamento Progressivo in Psicologia. Teoria, tecnica, valutazione. Carocci, Roma. Eberlein G. (2002), Il Libro del Training Autogeno. Feltrinelli, Milano. Kappas J. G. (1975), Professional Hypnotism Manual. Panorama, California. Pancheri P. (1980), Stress, Emozioni, Malattia. EST Mondadori, Milano. Poerio V., Merenda M. T. (2008), La Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale nella Pratica Clinica. Carlo Amore, Roma. Preziosi E. (2009). Tecniche di rilassamento contro ansia, attacchi di panico e stress. Rilassamento neurofisiologico

secondo Jacobson. In: www. psicologiasalerno.it, © Studio di Psicologia Ennio Preziosi, Salerno. Schültz I. H. (1968), Il Training Autogeno (2 voll.). Feltrinelli, Milano. Segal Zindel V. et al. (2006), Mindfulness. Al di là del Pensiero, Attraverso il Pensiero. Bollati Boringhieri – Scienza Cognitiva, Torino. Sferrazza G. (2007), Ipnositerapia. Istituto Skinner, RomaNapoli. Wolpe J. (1969), The practice of behavior therapy. Pergamon Press, New York, (tr. It. Tecniche di terapia del comportamento. Franco Angeli, Milano, 1984).

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Psicologia a cura del dott. Antonio Fabozzi - Psicologo

Mente e corpo Le emozioni, la psicoterapia e gli effetti positivi sull’organismo Circa tre decenni di ricerche, hanno dimostrato che le emozioni (positive o negative), lo stress e la stessa psicoterapia, hanno correlati neurovegetativi, endocrini ed immunitari. Un numero sempre più cospicuo di studi, rivela che il ruolo delle emozioni negative e dello stress, rappresenta uno dei fattori più importanti nell’eziologia di numerose patologie. Particolari traumi, un evento esistenziale stressante, stress acuti o cronici, producono delle modificazioni nei diversi apparati dell’organismo. “Gli eventi psicologici possono essere trasdotti in modificazioni biologiche, dai livelli plasmatici di ormoni, a modificazioni dell’assetto recettoriale, fino alla modulazione dell’espressione genica” (Biondi M. 2002). Tali modificazioni possono avere un ruolo di cofattore patogenetico nelle patologie cardiovascolari, gastrointestinali e tumorali. A pilotare le reazioni fisiologiche e neurovegetative conseguenti ad un evento stressante, è il Sistema Nervoso Autonomo

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- SNA-, una parte del sistema nervoso che agisce automaticamente, senza l’intervento cosciente e volontario della persona. In particolare, la ghiandola surrenale - dopo l’intervento dell’ipotalamo e dell’ipofisi-, come conseguenza dello stress, inizia ad aumentare la secrezione del cortisolo, considerato per antonomasia l’ormone dello stress. Per nostra fortuna l'organismo riesce spesso a far fronte allo stress e al cortisolo; tuttavia, se questi raggiungono un livello particolarmente elevato, risulta complicato per l’organismo far fronte ad una tale “ondata”e la persona si ammala.

sperimentale mediante Risonanza Magnetica Funzionale), hanno scoperto che nelle persone con fobia per i ragni (aracnofobia), prima di sottoporsi alla psicoterapia, si attivavano particolari aree cerebrali, tra cui: la corteccia prefrontale dorsolaterale di destra, la circonvoluzione paraippocampale e le aree associative visive bilaterali. In seguito, quando gli stessi soggetti si sottoposero ad una psicoterapia, né la corteccia prefrontale dorsolaterale né la circonvoluzione paraippocampale, si attivarono significativamente, al pari del gruppo di controllo.

Per fortuna, anche le emozioni positive hanno i loro effetti benefici sul nostro organismo, contrastando gli effetti di quelle negative.

Queste scoperte, suggeriscono che la psicoterapia, è in grado di cambiare i circuiti neurali disfunzionali in soggetti con disturbi d’ansia. Quindi cambiando la mente è possibile modificare anche il cervello. Gli stessi studi di Beauregard M. (2009) hanno evidenziato come le aspettative e le credenze, possano modulare l’attività neurofisiologica e neurochimica del cervello, e che pertanto le emozioni positive e la psicoterapia, hanno una grande importanza nel processo di guarigione completo e duraturo della persona.

“Il medico ha sempre osservato come eventi e situazioni favorevoli, una forte motivazione o interesse e lo stesso sostegno affettivo dei familiari, possano avere in certi casi, effetti positivi nel sostenere un organismo contro una malattia” (Biondi M. 2002). Recenti studi hanno rivelato che, al pari delle emozioni positive, la psicoterapia, mediante una ristrutturazione prima cognitiva e poi neurale, è in grado di apportare delle modificazioni a livello endocrino, immunitario e non ultimo a livello dell’espressione genica. Le domande riguardanti gli effetti neurobiologici della psicoterapia, sono più attuali che mai. Studi effettuati con la PET (Tomografia ad emissione di positroni), hanno evidenziato che le modificazioni cognitive e comportamentali - conseguenti ad una psicoterapia - provocano dei cambiamenti positivi nel metabolismo regionale del cervello. Pasquette et al (2003), in uno dei primi studi di neuroimmagine applicato alla psicoterapia (effettuato con un paradigma

Bibliografia 1) Beauregard M.(2009) Effect of mind on brain activity: evidence from neuroimaging studies of psychotherapy and placebo effect.Nord J Psychiatry 63(1): pp 5-16 2 )Biondi M. (2002). Correlati biologici della psicoterapia. Congresso Nazionale della Società di italiana di Psicoterapie Brevi. Padova. 3) Paquette V, Lévesque J, Mensour B, Leroux JM, Beaudoin G, Bourgouin P, Beauregard M. (2003) "Change the mind and you change the brain": effects of cognitive-behavioral therapy on the neural correlates of spider phobia. Feb18(2): pp401-9.

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Descrizione dei Corsi CORSO per RSPP (Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione dai Rischi) È rivolto a tutte le imprese con uno o più dipendenti. Ricadono sotto l’obbligo anche le cooperative, le società in qualsiasi forma. CORSO per RLS (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza) Il corso per RLS ha la durata di 32 ore e forma il lavoratore sui temi della sicurezza. CORSO per Addetti al Montaggio / Smontaggio Ponteggi. È rivolto a tutte le imprese edili che utilizzino e montino direttamente ponteggi nella realizzazione delle proprie opere. Il corso ha la durata di 28 ore. CORSO per Addetti Antincendio. “Le linee guida nazionali per l’applicazione del D.lgs sulla Sicurezza” indicano indispensabile la presenza minima di almeno 2 addetti. I corsi, per aziende a Basso/Medio/Alto Rischio Incendi, hanno rispettivamente la durata di 4/8/12 ore. È previsto un corso di aggiornamento ogni 4 anni. CORSO per Addetto al Primo Pronto Soccorso. “Le linee guida nazionali per l’applicazione del D.lgs sulla Sicurezza” indicano indispensabile la presenza minima di almeno 2 soccorritori. Il corso, a seconda del tipo di attività dell’azienda, può durare 12 oppure 16 ore. È previsto un corso di aggiornamento ogni 3 anni.

Corsi obbligatori Il Testo Unico sulla Sicurezza e Salute nei luoghi di lavoro n. 81/2008 ribadisce l’ obbligo del datore di lavoro, che ricopre il ruolo di Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione (R.S.P.P), alla frequenza di un unico corso di formazione della durata non inferiore a 16 ore e non superiore a 48 ore. Destinatari e durata In base a quanto previsto dall’ art. 37 del Decreto, inoltre, il datore di lavoro (pubblico o privato) è obbligato a fornire adeguata formazione: - a tutti i lavoratori sui rischi generici e specifici (corso base per lavoratori)

Corsi di formazione obbligatori Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro n. 81 del 9 Aprile 2008

Investire in

- al rappresentante dei lavoratori (RLS) sui rischi specifici del luogo di lavoro (durata minima di 32 ore) - agli incaricati dell’ attività di prevenzione – lotta antincendio e di primo soccorso aziendale.

SANZIONI Si evidenzia che la responsabilità giuridica della mancata formazione, è del datore di lavoro e dirigente, al quale possono essere applicate le seguenti sanzioni: - meno grave: art. 55, comma 4, lettera a) arresto da due a quattro mesi, ammenda da € 800 a € 3000 - per violazione di obblighi di informazione, di cui art. 36, comma 2 e 3 - più grave: art. 55, comma 4 lettera e): arresto da quattro a otto mesi, ammenda da 2 mila a 4 mila euro per la violazione degli obblighi di informazione di cui l’ art. 36 e di formazione di cui all’art. 37 Inoltre anche per gli altri soggetti obbligati alla formazione, a seconda del ruolo ricoperto all’interno dell’impresa, possono essere applicate diverse sanzioni. (artt. 56-57-58-59-60 del D.lgs 9/04/2008 n. 81)

Residenza per anziani non autosufficienti Corsi per Alimentaristi

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Iscrizioni e Informazioni Ente di Formazione

Avellino Angolo Via Soldi/Via Pionati Tel./Fax 0825 781873 althaea.servizi@virgilio.it dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00

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Al termine di ciascun corso, previo superamento della prova finale, verrà rilasciato l’attestato di idoneità alla mansione www.salutare.info

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Eventi

Analisi della prescrizione farmaceutica in Italia - presentazione del Rapporto Nazionale OsMed 2008

CONGRESSI, CONVEGNI, EVENTI e manifestazioni per la Salute e il Benessere

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Segreteria: Dr. L. Morcaldi, Dr. G. Ruggiero, Dr. G. Caggiano, Dr. S. Puca FIMP Sezione Provinciale di Salerno: Via Y. Gagarin,35 84025 Eboli, Tel.335499067 www.happyvillage.It Quota iscrizione congresso: 300 euro Comprende partecipazione ai lavori scientifici, kit congressuale, attestato di partecipazione, Attribuzione crediti ECM (agli aventi diritto).

Prevenzione e protezione dai rischi in ambito ospedaliero

Il paziente dismorfico con seconda classe dento-scheletrica grave

2/7/2009 A.O. S. Anna e S. Sebastiano -Caserta Segreteria: Dal Zennaro Adriana tel. 3477433071 Indirizzo: Via Tescione (CE) e-mail:

18/07/2009 Discipline di riferimento: Chirurgia maxillo-facciale, Argomenti del corso: chirurgia maxillofacciale, diretta videoconferenza, paziente dismorfico con II classe dento-scheletric Organizzazione e svolgimento evento Casa Di Cura S.Michele S.R.L. Maddaloni (Ce) 0823 208111

Aula Pocchiari - V.le Regina Elena 299 - 00161 Roma Scadenza iscrizione: 09 Luglio 2009 Corso per tutti gli operatori sanitari con obbligo dei crediti ECM. Crediti ECM: In corso di accreditamento Info: Dott.Roberto

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Pari e Dispari L’officina Del Pediatra 6° Edizione 12 - 16 luglio 2009 Parco Nazionale Del Cilento

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tra una buona routine e l'outcome scientifico Attività formativa per Fisioterapista 18/07/2009 Argomenti del corso: prevenzione secondaria, scompenso cardiaco cronico, stratificazione prognostica Obiettivo formativo: Formazione multiprofessionale per la cooperazione alla definizione

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del progetto riabilitativo applicato alle diverse aree della disabilità: Fondazione Don Carlo Gnocchi - Onlus Ospedale Civile “G. Criscuoli” Via Quadrivio - Sant’Angelo dei Lombardi (AV) Tel. 0827 45.58.00 Fax 0827 45.58.15 e-mail: info.santangelo-

riservato ai professionisti infermieri, caposale e ostetriche operanti nelle sale operatorie Durata: 5 giorni (dal lunedì al venerdì) Date: 14-18 settembre 19-22 ottobre Segreteria organizzativa Società Sanitaria Consortile "Mario Malzoni" Valentina Adrianopoli tel.: 0825 686556 fax: 0825 686662 segreteria@malzoni.org

Per comunicare congressi, convegni, eventi e manifestazioni per la Salute e il Benessere Tel. al n° 0825 74603 - e-mail: info@salutare.info

Glossario *Brachialgia Con tale termine si indica un sintomo, forte dolore che si manifesta ad un braccio, una forma di nevralgia. Il termine deriva dal greco, infatti "algos" significa "dolore". Le cause sono riscontrate in patologie generiche che riguardano il plesso brachiale, come forme di artrosi o ernia del disco. *Rachide la colonna vertebrale, semplicemente la spina dorsale. *Gait Analysis (o analisi computerizzata della deambulazione)

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Consente di monitorare il movimento del paziente e di misurare quantitativamente aspetti della deambulazione che diventano fondamentali nella valutazione della sua limitazione funzionale. Avere a disposizione un laboratorio di Gait Analysis dà ai clinici la possibilità di conoscere meglio l’efficacia di determinati percorsi terapeutici e conseguentemente di ottimizzare la scelta del trattamento più idoneo ad ogni singola persona. *Effetto Tyndall è un fenomeno di dispersione della luce, dovuto alla presenza di particelle, di dimensioni comparabili a quelle delle lunghezze d'onda, della luce incidente, presenti in

sistemi colloidali, nelle sospensioni o nelle emulsioni. Il nome proviene dallo scienziato irlandese John Tyndall (1820 - 1893) che per primo lo descrisse nel XIX sec. senza però darne una trattazione completa Il fenomeno è facilmente rilevabile nella vita di tutti i giorni: ad esempio, osservando dei raggi di luce quando attraversano sistemi in cui sono sospese o disperse delle particelle solide o liquide (ad esempio della polvere o delle gocce d'acqua). L'effetto Tyndall è rilevabile anche in oftalmologia a seguito della comparsa patologica di corpuscolatura (cellule infiammatorie) dell'umore acqueo presente nella camera anteriore dell'occhio.

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