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mensile d’informazione per la Salute e il Benessere n° 59

Mangio, o non mangio, questo è il problema www.salutare.info

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Sommario 9

Psicologia

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Gastroenterologia

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Un ricordo del Prof. Giordano

Mi vergogno… Sono, ma vorrei essere

Una nuova arma nel trattamento della colite ulcerosa

Posturologia

Alimentazione

Psicologia

La Fleboposturopodologia

Cross reattività degli alimenti

Podologia

Farmacia

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13

18

14

Onicofagia

Dermatologia

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Ipercheratosi

L’ibuprofene

Forfora grassa o secca?

Musicoterapia

Pedagogia

Fitoterapia

Il vero volto dell’anoressia e della bulimia

Il ritardo mentale / RM

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Nutrizione

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I vini medicinali

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La cottura degli alimenti Tutti gli articoli hanno solo finalità informativa ed educativa, non costituiscono motivo di autodiagnosi o di automedicazione e non sostituiscono la consulenza medica specialistica.

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Angolo dei Lettori Gentile Redazione di Salutare ricevo con molto piacere il vostro mensile di informazioni mediche per la salute e il benessere. Vedo che siete attenti alle ultime novità in tutti i campi e, i vostri consigli sono preziosi, nell'ultimo numero si parla ad esempio della nuova tecnica mini invasiva per l'alluce valgo. È da poco che sono iscritta e non so se avete mai pubblicato qualche articolo sulla reumatologia, perchè da anni soffro a periodi alterni e lunghi di sindrome mio fasciale con punti grilletto nella zona paravertebrale dorsale, a sinistra e parallelamente anche a destra. Il problema mi è stato diagnosticato solo nel 2007 dopo tante indagini e visite presso ortopedici, fisiatri osteopata ecc, ho eseguito cure di cortisone senza alcun effetto, il dolore continua. Volevo chiedervi se esiste un centro accreditato di terapia del dolore che pratica infiltrazioni di anestetico perchè questo rimane l'unico modo per sconfiggere questa patologia, e non so proprio a chi rivolgermi. Grazie infinite - Anna Risposta a cura del Dr. Nicola Caccavella Gent.le Signora Penso che molto probabilmente debba ricondursi ad un problema di sindrome tonico posturale che potrebbe essere curata in vari modi e cioè la stimolazione dei punti trigger con anestetici o con stimolazione attraverso onde sonore o con auricoloterapia o con un riequilibrio posturale attraverso la correzione dell'appoggio plantare. Risposta a cura del Dr. Roberto Amich Posturologo Docente di posturologia Università di Palermo Gent.ma sig.na Coralluzzo, spesso i dolori che si definiscono "miofasciali", escluse eventuali patologie organiche o traumatiche, sono quasi esclusivamente di natura funzionale, ovvero causate da alterazioni del sistema posturale. Le cause comuni di tali patologie dolorose,

possono essere identificate in quelle che noi definiamo "informazioni errate del sistema centrale" il quale, per compensare tali difficoltà, genera degli adattamenti dei segmenti corporei sia muscolari che scheletrici, al fine di mantenere la stazione eretta e l'equilibrio (la postura). È ovvio che in tale alterazione funzionale, le catene muscolari (in specialmodo quelle posteriori), sono molto sollecitate nei punti chiave, generando i cosiddetti "punti trigger" i quali col tempo, possono anche spostarsi di posizione, causando la migrazione del dolore. Salvo le cause organiche o traumatiche (certamente già escluse dallo specialista di competenza), in questi casi la strada potrebbe essere quella del posturologo, in quanto, dopo attenta e approfondita valutazione funzionale dei diversi sistemi recettoriali (visuo-oculomotorio, stomatognatico, vestibolare, emozionale, viscerale, podalico ecc...), riesce a comprenderne l'interazione tra i vari comparti, mettendo in risalto le cause che determinano tali patologie dolorose. Risposta a cura del Dr. Antonio Vitale Dirigente Medico Ortopedia P.O. S.Maria del Popolo degli Incurabili ASL Napoli 1 Centro Gentile lettrice, ci sarebbe bisogno di approfondire (se non lo ha già fatto) con esami di Laboratorio ed esami strumentali come una RMN. L'approccio è piuttosto complesso, in quanto oltre alle terapie locali infiltrative bisogna curare anche la "Causa", magari con un programma completo di Fisiokinesiterapia, terapia ortesica, posturale ed anche un supporto psicoterapeutico, vista anche l'origine psicosomatica della Sindrome. Dovrei comunque valutare i vari fattori, esami, eventualmente richiederne altri per affrontare anche un eventuale ciclo infiltrativo. Sono a Sua disposizione per eventuali uteriori chiarimenti ma soprattutto per una Visita, il presupposto di partenza per un corretto iter diagnostico.

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Tiratura: 20.000 copie Editore: Ass. Culturale Salutare Direttore Responsabile: Angela Romano Redazione: Maria Paola Aprea Progetto grafico: Promova Coop. Soc. Onlus Area web: Carmine Serino Collaborazioni: dr.ssa M. Frandina,

dr. L. Pasquale, dr. A. Pacilio, dr. A. D'Orta, dr.ssa I. Bonchi, dr. E Preziosi, dr. P. Peluso, dr. A. Sabato, dr. A. Del Sorbo, dr.ssa E. Vesce, dr.ssa S. Scassa, dr.ssa R. Melillo, dr.ssa A. Venezia, V. Palombo, S. Pepe.

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Pubblicazione mensile Anno VI n° 59 - 2010 Distribuzione gratuita Reg. Tribunale Av in data 15/01/2004 N° 419

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News

Miopia: scoperta la variante genetica responsabile, occhiali addio?

I risultati sono stati pubblicati sulla rivista ‘Nature Genetics’. La miopia è un fenomeno relativamente nuovo ma in forte crescita. L’aumento del processo di urbanizzazione e la crescita dei livelli di istruzione sta provocando una vera e propria ‘epidemia’ in alcune parti del mondo. Circa un terzo delle persone in Gran Bretagna è miope, e in Estremo Oriente è un problema ancora piu’ grande. In Giappone due terzi degli adolescenti sono già miopi e a Singapore, l’80 per cento dei 18enni maschi reclute dell’esercito sono miopi, contro il 25 per cento di 30 anni fa.

Ora questo nuovo studio, che ha coinvolto migliaia di persone in tutto il mondo, ha cercato di individuare i geni associati con la miopia. Ebbene, i ricercatori hanno trovato una serie di variazioni del gene ‘RasGRF1', che è associato con la crescita degli occhi, che sembrano fortemente legati alla miopia, sia nel prevenirla sia nella cura. I ricercatori ora sperano di poter identificare esattamente come influenzano la crescita dell’occhio e quindi sviluppare una terapia efficace. In questo modo gli scienziati dovrebbero essere in grado di prevenire la distorsione del bulbo oculare e di curare il disturbo. “Non è abbastanza per la fine degli occhiali, ma chiaramente la speranza è che (un giorno) saremo in grado di bloccare i percorsi di genetica che causano la miopia”, ha detto Christopher Hammond del King’s College di Londra, uno degli autori dello studio. “Sarà una sfida – ha concluso – e prima di almeno 10 anni prima non ci sarà nessun trattamento”. AGI – Salute

La scoperta del professor Daniele Piomelli, dirigente del dipartimento dell’Istituto italiano di Tecnologia (IIT) di Genova. L’antidolorifico, ancora in fase sperimentale, non causa gli effetti collaterali seri come quelli oggi in commercio ma è altrettanto efficace. Non interferisce, infatti, con il sistema nervoso centrale. Lenisce il dolore, anche quello più insopportabile, ma non fa male, non dà dipendenza e sonnolenza: si tratta di un nuovo un antidolorifico ‘smart’ che agisce solo dove serve e non penetra nel cervello, quindi non causa gli effetti avversi tipici dei farmaci oggi in commercio ma che è altrettanto, se non più efficace, degli antidolorifici oggi in uso. Reso noto sulla rivista Nature Neuroscience, è il traguardo di Daniele Piomelli che dirige il dipartimento dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova dedicato alla scoperta e sviluppo di nuovi farmaci, ed è anche responsabile di un

laboratorio di ricerca farmacologica all’Università di Irvine in California. L’antidolorifico da lui sviluppato, nome in codice ‘URB937', agisce impedendo la demolizione fisiologica di un analgesico endogeno, l’Anandamide, il quale spegne il dolore legandosi al recettore endocannabinoide di tipo uno (CB1), lo stesso cui si lega la marijuana. “Il nostro è il primo antidolorifico che non penetra nel cervello – spiega Piomelli – Ma la sua caratteristica principale è che, pur non entrandovi, è capace di alleviare una varietà di forme di dolore che in genere richiedono analgesici molto forti, quali gli oppiacei, che producono seri effetti collaterali”. Gli analgesici oggi in uso hanno tutti effetti collaterali perchè agiscono nel cervello sui recettori CB1, dando sedazione e altri problemi. L’idea del team di Piomelli era aggirare questo problema costruendo una molecola incapace, appunto, di penetrare nel cervello.

Data la sua crescita, Salutare richiede l’impiego di maggiori risorse. Naturalmente il servizio che noi offriamo ha dei costi, tuttavia, abbiamo comunque deciso di mantenerlo gratuito.

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Tra meno di 10 anni potrebbe essere disponibile un nuovo collirio o farmaco in grado di prevenire e curare la miopia, bloccando la crescita distorta del bulbo oculare. Un gruppo internazionale di ricercatori ha scoperto le varianti genetiche responsabili della condizione.

Italiano l’analgesico in fase sperimentale senza effetti collaterali


Una sana abitudine Vorremmo ringraziare uno per uno tutti quelli che ci leggono, scrivono, sostengono, ma una sola pagina non basta. Molti di voi ci aiutano tanti altri ne traggono beneficio... è “solo” questo che vogliamo: continuare a farlo.

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La Sanità che Comunica crea valore per il cittadino


Realizzato ovaio artificiale per mantenere ovuli fertili a donne in chemio

Un ovaio artificiale potrebbe permettere alle donne che devono sottoporsi a chemioterapia di poter avere figli dopo il trattamento. A svilupparlo i ricercatori della Brown university, che dopo aver presentato la scoperta ad un congresso lo scorso anno hanno pubblicato i dati definitivi sulla rivista Journal of Assisted Reproduction and Genetics. Il sistema messo a punto dal team guidato da Sandra Carson consiste in una struttura a nido d’ape su cui sono state fatte crescere cellule ovariche donate da alcune pazienti. Nella struttura è stato poi inserito un ovulo immaturo, che è stato avviluppato dalle cellule ovariche ed è maturato in pochi giorni. Questa tecnica potrebbe essere usata, oltre che per determi-

nare meglio il funzionamento dell’ovaio, anche per le donne malate di tumore, in cui i trattamenti portano all’infertilità, o che devono subire operazioni particolarmente invasive, a cui potrebbero essere prelevati gli ovociti ancora immaturi per poi farli crescere artificialmente. “L’ovaio è formato da tre tipi di cellule e questa è la prima volta che qualcuno riesce a creare un tessuto tridimensionale con queste caratteristiche - spiega la ricercatrice - si tratta di un vero successo, che ha un grandissimo potenziale”.

SANITÀ. Sono più di 4 milioni i diabetici in Italia Dopo i dati allarmanti diffusi dall'European Association for the study of Diabetes, l'Associazione medici diabetologi (Amd) lancia il progetto “Subito!”

un infarto, 18 mila un ictus, 20 mila vanno incontro a insufficienza renale cronica e 5 mila all'amputazione di un arto. Infine 18 mila perdono la vita.

Secondo gli ultimi dati diffusi oggi al meeting dell'European Association for the study of Diabetes a Stoccolma sono almeno 4,2 milioni gli italiani malati, per una spesa che secondo le stime si aggira intorno agli 11 mld di euro l'anno: più che raddoppiata negli ultimi 20 anni. Il bilancio è drammatico: ogni anno 75 mila diabetici subiscono

Per mettere un freno a questa situazione l'Associazione medici diabetologi (Amd) lancia da Stoccolma il progetto 'Subito', che punta a modificare radicalmente l'approccio alla malattia. Gli esperti sono infatti convinti che migliorando il compenso metabolico del paziente, “imbrigliando“ cioè i valori della glicemia sin dall'esordio del

diabete o comunque dalla diagnosi, si riduca notevolmente il peso delle complicanze cardiovascolari nei successivi 5 anni. «Dobbiamo attuare un cambiamento - sottolinea Carlo Giorda, vicepresidente Amd - una glicemia di 140/150 non deve più essere tollerata con benevolenza, ma diventare subito oggetto di cura». Una rivoluzione che richiede "un lavoro organico di formazione ed educazione che non coinvolga solo i diabetologi - prosegue lo specialista - ma anche i medici di medicina generale, gli altri specialisti, le associazioni di volontariato, le istituzioni e l'industria. Perchè solo lavorando insieme possiamo ottenere i risultati sperati". Gli ultimi studi hanno dimostrato come intervenire subito sulla glicemia sia di «estremo beneficio per la persona con diabete, ma anche per le finanze pubbliche. Se cominciassimo a trattare in modo rigoroso la malattia almeno 5 anni prima rispetto a quanto accade oggi - dice Giorda - potremmo ridurre le complicanze vascolari di oltre il 40%». Non poco, se si considera che proprio le

complicanze del diabete incidono per quasi il 50% sui costi diretti della malattia. Senza contare le giornate di lavoro perse o le pensioni di invalidità. Oggi invece, secondo i dati degli Annali Amd, ogni anno circa il 17% delle visite effettuate negli oltre 650 centri diabetologici della Penisola collegati ad Amd sono primi accessi: persone cioè che arrivano per la prima volta nella struttura, ma con la malattia già in atto, in media da oltre 7 anni. «È evidente che qualcosa, nel sistema di gestione del diabete, non funziona a dovere», prosegue l'esperto. Per questo parte il progetto 'Subito!', che si sviluppa in due direzioni: formare il medico a un nuovo approccio, fondato sulla protezione tempestiva dei valori glicemici prima che si deteriorino; agire sul paziente, che va coinvolto di più nella gestione della malattia. Il progetto italiano sarà portato dall'International Diabetes Federation all'attenzione dei colleghi europei, per un'azione comune verso il trattamento precoce.

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Alzheimer: alla radice della malattia anche uno squilibrio di metalli necessari per funzioni cerebrali Scienziati australiani hanno compiuto un importante passo nella conoscenza del morbo di Alzheimer, una condizione che descrivono come un accumulo di ‘rugginè nel cervello. Secondo la ricerca guidata dal professore di patologia dell’università di Melbourne, Ashley Bush, alla radice della malattia degenerativa di cui soffre il 10% degli ultrasessantenni, vi è uno squilibrio nelle proporzioni dei metalli necessari per una sana funzione cerebrale. Nella ricerca pubblicata sulla rivista Cell, tale squilibrio viene attribuito all’impropria elaborazione di zinco e di ferro da parte del cervello. ”Il cervello nel morbo di Alzheimer è in

condizioni di catastrofe ed è molto difficile individuare con precisione come abbia cominciato a peggiorare”, scrive Bush. Questa ricerca però scioglie un serie di nodi e mette in luce una particolare sequenza che coinvolge questi due metalli. Lo studio si è concentrato sulla complessa relazione fra la proteina precursore dell’amiloide (App) e il suo prodotto amiloide in cui si scompone, insieme a zinco e ferro. Poichè, come è stato osservato, lo zinco si accumula nell’amiloide, esso impedisce all’App di svolgere il compito vitale, e prima d’ora sconosciuto, di esportare il ferro dai neuroni cerebrali. Questo causa un accumulo di

Medicina Rigenerativa: le staminali per il trattamento dell’Insufficienza epatica

Già arruolati 4 pazienti per il trial clinico, di cui 3 già reinfusi con cellule staminali senza problemi. Si parlerà di questi importanti risultati al convegno ‘Esperienze in Medicina Rigenerativa: le cellule staminali per il trattamento dell’Insufficienza epatica in corso al S.Orsola -Malpighi di Bologna, al quale partecipano i principali esperti a livello internazionale. Il convegno vuole puntualizzare lo stato dell’ arte del tratta-

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mento medico e del trapianto nella cirrosi epatica, e il ruolo che possono avere le cellule staminali, in questo contesto, nel presente e nel futuro. Inoltre, saranno presentati i risultati degli studi pre-clinici e dei primi pazienti arruolati in questo protocollo. Infine nella tavola rotonda saranno discussi gli aspetti medici, biologici, tecnici e autorizzativi che sono fondamentali per lo sviluppo di progetti di Medicina Rigenerativa che coinvolgono cellule staminali.

ferro nella materia grigia, spiega lo scienziato, causando stress ossidanti che possono uccidere i neuroni.

in quanto contiene concentrazioni molto alte di metalli, che usa per i suoi processi chimici elettrici”.

”Si può dire quindi che la perdita di funzioni mentali sia causata, in senso chimico, da ruggine nel cervello. In maniera simile alla vera ruggine, comporta infatti una combustione anormale di ossigeno e ferro”, spiega ancora. ”Il cervello è un organo inusuale

Il prof. Bush è cofondatore della ditta di biotecnologia Prana, che sta sviluppando un nuovo farmaco detto PBT2, attualmente in fase di sperimentazione clinica, che mira a ripristinare i normali livelli e distribuzione dei metalli nel cervello. (ANSA)

Separazione dei coniugi e presunzione semplice di comproprietà sui beni mobili

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I beni mobili o immobili di cui ciascun coniuge non può dimostrare la proprietà esclusiva, in sede di separazione, ai sensi e per gli effetti dell’art. 219 c.c., devono essere, divisi pro quota. Pertanto, nell’ipotesi in cui sono presenti delle riserve finanziarie costituite dalla partecipazione di uno e questi non sia in grado di dimostrare l’entità del proprio contributo deve essere riconosciuta la comproprietà degli stessi beni. Questa la conclusione della Suprema Corte di Cassazione nella sentenza 15 febbraio 2010, n. 3479. La vicenda ha visto coinvolti due coniugi separati, dei quali il marito aveva chiesto di essere riammesso nelle proprietà della totalità delle somme sborsate per l’acquisto di beni immobili intestati alla ex moglie, sostenendone il carattere fittizio. La Corte ha avuto modo di accertare l’effettiva insussistenza della prova dell'accordo simulatorio in ordine all'acquisto dei

suddetti immobili -con eccezione di una somma di danaro- per la mancata produzione in giudizio da parte marito dell'atto contenente la controdichiarazione sottoscritta dalle parti in ordine all'effettivo soggetto acquirente di tali beni. Tale premessa giustifica, secondo i giudici di legittimità, l’operato della Corte territoriale nella parte in cui non ha accolto la domanda del marito diretta alla totale restituzione delle somme, ma non spiega il mancato accoglimento della stessa per la metà dell'intero importo – e per tale motivo cassano la sentenza appellata, rinviandola al giudice di merito – in quanto in virtù del citato art. 219 c.c., con riferimento alle ipotesi di separazione di beni tra i coniugi, in assenza di specifiche prove che dimostrino la proprietà esclusiva a favore di uno, si prevede una presunzione di comproprietà dei beni mobili e immobili. Avv. Ciro D'Emilio


Eventi a cura di Susy Pepe

Un ricordo del Prof. Giordano Il medico e l’uomo

Il ricordo più sentito è per il medico ma anche per l’uomo che ha speso la propria vita, promuovendo costantemente l’etica nel sistema medico, anteponendo la passione, la solidarietà e l’empatia verso il paziente a logiche politiche e di potere. Nel 1984, entrato in contatto con i lavoratori delle officine ferrovie di Santa Maria La Bruna, mise a disposizione le sue conoscenze scientifiche per dimostrare che l’esposizione alle fibre di amianto, anche a livelli minimi, era causa di malattie dell'apparato

respiratorio (asbestosi, carcinoma polmonare) e delle membrane sierose (mesoteliomi). Il suo apporto è stato importante per riconoscere che non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell'aria non sia pericolosa, poiché anche l'inalazione di una sola fibra può causare il mesotelioma. L'impiego dell'amianto è fuori legge in Italia dal 1992. Lo ricordiamo anche per il libro bianco “Salute e Ambiente in Campania” nel quale, precorrendo i tempi attuali, tracciava una “mappa della nocività” della Provincia di Napoli. In sostanza, l’indagine del Prof. Giordano si focalizzava su uno degli aspetti a tutt’oggi più scottanti dell’era moderna: l’inquinamento delle città e l’influenza delle sostanze cancerogene sull’ambiente. Nel 1987 il Professor Giovan Giacomo Giordano, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori “Fondazione G. Pascale” di Napoli, anticipando i tempi della nota “tangentopoli” e della stagione “mani pulite” denunciò irregolarità nell’assunzione di stenodattilografe presso l’Istituto. Al termine dell’indagine furono

arrestati il vice presidente e due componenti del CDA dell’Ente. Successivamente, perseverando nel proprio rigore etico, veniva rimosso dall’incarico, rimanendo vittima di una vera e propria “congiura”. Tale drammatico evento, tuttavia, non distolse mai il Prof. Giovan Giacomo Giordano dal proprio impegno scientifico e didattico, rendendolo, invece, esempio per molti giovani, professionisti e colleghi e per le organizzazioni scientifiche portatrici di elevati valori etici.

Poco più di un mese fa veniva a mancare all’affet to dei suoi c ari il Professor Giovan Giacomo Giordano, esimio medico patologo che ha dedicato oltre sessant'anni della propria vita nel campo della ricerca oncologica e dell’ insegnamento universitario dell’Anatomia e dell’Is tologia Patologica presso l’Universita’ degli Studi di Napoli.

Il medico e l’uomo rimane nel cuore di quanti lo hanno conosciuto e amato e nella memoria di quanti lo ricordano e lo ricorderanno. Il prossimo 22 ottobre a Washington (Stati Uniti) la Sbarro Health Research Organization e la National Italian American Foundation sponsorizzeranno, congiuntamente, un premio in onore del Prof. Giovan Giacomo Giordano con lo scopo di onorare un ricercatore o un programma scientifico meritevole.

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Autore e coautore di oltre trecento pubblicazioni, ha dedicato gran parte delle sue ricerche scientifiche all’interazione tra cancerogeni chimici e macromolecole biologiche; alla relazione tra l’esposizione solare e i carcinomi cutanei nell’uomo e in modelli animali; agli effetti di agenti chimici nello sviluppo embrionale di modelli biologici quale possibile indicatore di cancerogenesi, mutagenesi e teratogenesi; a temi moderni come le relazioni tra inquinamento ambientale e cancro; l’interazione ospite - tumore con particolare riguardo all’invasività, angiogenesi e metastasi; all’approccio clinico - sperimentale; all’immunistochimica nella ricerca e nella diagnostica oncologica ed, infine, alla biologia e alla genetica molecolare.

L’idea è quella di ricordare un uomo che, estremamente curioso dei segreti della vita e del mistero della morte, ha sempre voluto dare spazio agli scienziati capaci di anteporre domande vere a risposte reali. alutare 9


Psicologia a cura della Dr.ssa Maria Frandina Psicoterapeuta

Mi vergogno… Sono, ma vorrei essere Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere

«Santo cielo! Discesi dalle scimmie! Speriamo che non sia vero, ma se è vero speriamo che non lo si sappia». È quanto sembra abbia esclamato la moglie di un vescovo anglicano, sconvolta dall’ipotesi di Darwin.

Ciò che gli altri pensano di noi, anche se non ha alcun fondamento reale, è l’elemento cruciale che fa emergere la vergogna, indipendentemente dal fatto che gli altri ci comunichino tale opinione.

La vergogna coinvolge l’intera personalità nelle sue polarità tra sicurezza e sconfitta, perfezione e limite, ideale e mancanza, ansia e depressione.

È una “reazione” legata alla concezione che l’individuo ha della propria immagine pubblica nel momento in cui è osservato o crede di esserlo. L’aspetto essenziale nell’attivazione della vergogna è l’esposizione, anche solo pensata, all’osservazione di una o più persone. I nostri bisogni e desideri più intimi entrano in contrasto con ciò che dovrebbe essere, il nostro Sé ideale entra in conflitto con il Sé reale.

Dietro l’idealizzazione c’è la vergogna. Un individuo che prova vergogna il più delle volte, si vede impotente nei tentativi di smantellare e contrastare la propria immagine disprezzata, ci si sente inadeguati, respinti, attaccati. L’antidoto a tale sentimento è quello di fuggire dalla situazione che suscita vergogna. “Il sentimento di nullità è spesso una condizione profondamen10 www.salutare.info

te radicata nell’individuo e non sembra dipendere dalle frustrazioni esterne a cui di volta in volta necessariamente la vita ci espone, ma rimanda a una disconferma assai precoce del nostro bisogno di riconoscimento”, un riconoscimento “da parte delle figure affettive di riferimento della propria individualità autentica” (Carotenuto, 1993).

I rapporti interpersonali comprendono sempre espressioni di ammirazione o svalutazione. Il conflitto nasce quando obbedire alle norme esterne e ai dicta sociali significa sopprimere il nostro bambino interiore, le nostre emozioni, i nostri bisogni, i nostri reali desideri. L’essere ed il voler essere, ciò che siamo e ciò che desideriamo essere per l’altro, o meglio ancora come vorremmo che l’altro ci veda, sono spesso facce di un conflitto interiore. Il sentirsi piccoli, insignificanti, inutili, sentire il proprio sé diminutio (Dryden, 2001) porta alla nascita di un conflitto tra il Sé ideale e l’ideale dell’Io. Sartre (1939) definisce la vergogna come la consapevolezza di essere irrimediabilmente quello che si è sempre stati: “in ansia” – cioè, nel modo del “non - ancora” o del “già – non – più a lungo”. Quando l’altro non ci vede può inventarci e quando noi non vediamo l’altro possiamo pensarlo seguendo i nostri bisogni. Sentire che l’altro vuole che noi siamo qualcun altro è un tema fondamentale.

Quello che noi vediamo è sempre guidato da quello che noi immaginiamo, l’immaginazione si alimenta di confronti e il confronto influenza la percezione. Siamo grandi o piccoli solamente per confronto. «Il simbolismo delle dimensioni porta il bambino piccolo in un universo di confronti, essenziale per una comprensione del mondo. Poiché gli altri sono o più grandi o più piccoli di noi, in qualsiasi relazione a due persone l’una o l’altra persona sarà usata come la misura dell’altezza, sia essa più alta o più bassa… Come ci si può sentire grandi per non sentirsi insignificanti e impotenti, ci si può sentire piccoli per non sentirsi pericolosi» (Kilborne, 2005).

Questo gioco tra l’essere ed il voler essere, tra ciò che siamo e l’apparire può avvicinarci o allontanarci dalla relazione. Nascono maschere, personaggi, difese oppure si svelano emozioni in un esserci nel qui ed ora della relazione.

Sentimenti di abbandono, inadeguatezza, scarsa autostima, paura del contatto interpersonale, dell’insuccesso, di non riuscire, timore di non essere accettati, atteggiamenti mentali di tipo proiettivo riempiono la coscienza fino ad arrivare alla vergogna più profonda dell’essere, all’irrigidimento, al blocco. Solo accettandoci nel qui ed ora nella relazione possiamo uscire da questo irrigidimento e lasciar fluire il nostro Sé passando dal “sono, ma vorrei essere” al “sono e posso essere”.


Gastroenterologia a cura del dr. Luigi Pasquale - UOC Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva P.O. Asl Av

Negli ultimi 10 anni la diagnosi di nuovi casi e il numero di malati sono aumentati di circa 20 volte. Le MICI colpiscono entrambi i sessi, con un esordio clinico che in genere si colloca fra i 15 e i 45 anni. Le MICI sono malattie la cui causa è sconosciuta alla comunità scientifica. L'ipotesi prevalente è quella di una reazione immunologica abnorme da parte dell'intestino nei confronti di antigeni (per esempio batteri normalmente presenti nell'intestino). Questo squilibrio immunologico può instaurarsi per un'alterata interazione tra fattori genetici propri dell'individuo e fattori ambientali. È noto che le MICI presentano una certa “familiarità”, ovvero la tendenza ad un maggior rischio nei parenti delle persone affette, ma non sono malattie ereditarie. Recentemente è stato individuato un gene chiamato NOD2 che, se mutato, rende più suscettibili alla malattia di Crohn. Tra i fattori ambientali uno dei più importanti è il fumo che, curiosamente, predispone al morbo di Crohn ma sembra essere protettivo nei confronti della colite ulcerosa così come un altro fattore di rischio è rappresentato

da eventi stressanti della vita di diversa natura (ansia, depressione, lutti, problemi affettivi, licenziamenti, esami scolastici, carichi di lavoro impegnativi etc.).

L’obiettivo della terapia nella COLITE ULCEROSA consiste nell’indurre la remissione in fase acuta (attiva) e nel prevenire le recidive (terapia di mantenimento della remissione) .

A questo scopo vengono usati tre classi di farmaci: • gli aminosalicilati o 5ASA (mesalazina e altri) e la salazopirina o sulfasalazina, sia in supposte o clismi sia per via orale; • i cortisonici, prednisone e altri; • gli immunosoppressori, come il metotrexato o l’azatioprina o, più recentemente, la ciclosporina.

L’approccio terapeutico varia in base alla localizzazione e al grado di severità della malattia, e prevede associazioni di farmaci delle diverse classi sia per via orale che per via topica (supposte, schiume o clismi) , con dosaggi elevati e somministrazioni ripetute nell’arco della giornata. L’uso della mesalazina rappresenta il trattamento di prima scelta della COLITE ULCEROSA, da oramai 50 anni. Da allora sono stati fatti molti progressi nel migliorarne la tollerabilità e la sua efficacia prevalentemente modificando

il sistema con il quale il farmaco è veicolato nei tratti del colon malato, e l’aumento del tempo di contatto con le lesioni attive. L’efficacia della mesalazina è strettamente correlata all’adesione alla terapia del paziente che viene messa a repentaglio soprattutto nella fase di mantenimento a causa dell’assunzione di molte compresse, per più volte al giorno per molti anni sono le principali ragioni della cattiva aderenza al farmaco. Dall’inizio del 2010 è disponibile anche in Italia una nuova formulazione orale a rilascio prolungato di mesalazina che utilizza la tecnologia Multi Matrix System (MMX).

Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI o nell’acronimo inglese IBD: Inflammatory Bowel Disease), comprendono il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. Si calcola che in Italia circa 200.000 persone siano oggi affette da queste patologie.

Molecola della Mesalazina

La tecnologia MMX prevede l’incorporazione di Mesalazina in una matrice lipofila che è a sua volta dispersa in una matrice idrofila in modo da ritardare e prolungare la dissoluzione. Il polimero infatti che riveste la compressa fa si che questa si sciolga solo quando esposta a ph di 7 per cui solo quando arrivi all’ileo terminale, da dove quindi questo tipo di compressa rilascia mesalazina lentamente e gradualmente in maniera uniforme per tutta la lunghezza del colon. Questo sistema è l’unico che garantisce un uniforme distribuzione lungo il colon nelle 24 ore rendendo possibile la somministrazione 1 volta al giorno. Grazie alle sue caratteristiche peculiari, questa innovativa formulazione di mesalazina permette di aumentare l’efficacia e il successo terapeutico rispetto agli altri preparati a base mesalazina tradizionale, consentendo una migliore gestione della patologia e soprattutto per favorire una maggiore adesione e soddisfazione terapeutica da parte del paziente.

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Una nuova arma nel trattamento della colite ulcerosa


Posturologia a cura del dr. Antonio Pacilio Podologo e Posturologo

La Fleboposturopodologia I deficit vascolari in ottica posturale

Fra i tanti fattori concausali indicati come predittivi di patologia venosa, il disordine posturale rappresenta oggi quello principale, perché è in grado di racchiudere in sé tutti gli altri. La vita è movimento e quindi tutte le condizioni parziali o totali di ipertonia o ipotonia creano alterazione circolatoria.

Un bilanciamento non corretto può provocare nel tempo problematiche venose e/o linfatiche.

polpaccio formano il cuore periferico e si riuniscono in una unità anatomo- funzionale.

È dunque importante saper valutare l’atteggiamento posturale nel suo complesso e la morfo - dinamica dei vari segmenti corporei al fine di migliorare il ritorno venoso e con esso la sintomatologia associata.

Il piede rappresenta un vero e proprio capolavoro di ingegneria, fondamentale per il benessere di tutto il corpo; è una struttura complessa e molto robusta.

Soltanto l’attività muscolare e la marcia possono assicurare un controllo fisiologico grazie all’azione delle pompe valvulo-muscolari. Se l’integrità funzionale di questa pompa valvulomuscolare funziona, il deflusso venoso è garantito. Infatti, ad ogni passo, i muscoli degli arti inferiori si contraggono e, comprimendo le vene profonde provocano una sistole valvulo-muscolare che permette il deflusso del sangue verso l’alto. Vari sono i meccanismi che facilitano queste funzioni e riguardano la struttura ossea, le fasce muscolari, le fasce perivascolari ed il gioco delle valvole intravenose.

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È infatti in grado di sopportare un impatto pari a 2 milioni e mezzo di chili al giorno. Durante il cammino sui punti di appoggio agiscono forze pari a cinque, sei volte il peso del corpo. Le alterazioni dell'appoggio plantare possono avere ripercussioni sulla colonna vertebrale. Il piede, durante la marcia, determina la contrazione delle masse muscolari della gamba che realizzano il ritorno venoso al cuore. Qualunque disturbo del piede rende inefficiente questa pompa venosa muscolare periferica e, nel tempo, può favorire la comparsa di danni diretti sul sistema venoso. Grande cura ed attenzione dobbiamo sempre riservare ai nostri piedi ed alle nostre gambe. E questo, non soltanto da parte delle donne, ma anche da parte degli uomini, che sebbene in percentuale inferiore, possono essere vittime di questa patologia.

Questo gioco organico, permette la normale deambulazione e contemporaneamente il deflusso circolatorio e gli scambi metabolici. È quindi estremamente importante conoscere, studiare e migliorare l’appoggio podalico e le singole fasi di svolgimento dell’intero ciclo della deambulazione.

È fondamentale, quindi, una valutazione podoposturobiomeccanica per valutare i deficit podalici e vascolari prevenendo e/o migliorando le problematiche vascolari. Si deve aggiungere una visione positiva della malattia, intesa come un momento di riflessione sugli errori che una persona sta compiendo.

Esistono, infatti, dei rapporti fisiologici e fisiopatologici molto stretti tra il sistema linfo-venoso degli arti inferiori e il piede, sia nella struttura che nella sua funzione. Il piede, la caviglia e la pompa muscolare del

"La malattia non è una crudeltà in sé, né una punizione, ma uno strumento per indicarci i nostri errori e per ricondurci sulla vita della verità e della luce, dalla quale non avremmo mai dovuto allontanarci."


Alimentazione a cura della dr.ssa Ilaria Bonchi - Dietista

Cross reattività degli alimenti

Tutti gli alimenti possono provocare questa reattività, tuttavia essa si verifica più frequentemente con frutta e verdura crude, che presentano allergeni comuni ad alcuni pollini. Per tale motivo, le tante persone che soffrono di allergia ai pollini, potrebbero avere delle problematiche a tavola. La causa è la Profilina, una proteina allergenica che quando si ritrova sia nelle piante sia negli alimenti, crea una somiglianza tra le sostanze più impensate. Nel 25%-50% dei casi, alcuni pazienti allergici ai pollini, quindi, possono reagire con sintomatologie allergiche anche a determinati alimenti. Segni e sintomi: La reazione che si determina è chiamata Sindrome Orale Allergica (SOA). Tra i sintomi più comuni è presen-

te il prurito al palato, gonfiore delle labbra, orticaria, fino ad edema della glottide. Spesso compaiono anche disturbi come diarrea, frequente urinazione, mal di testa e disturbi al naso ed occhi. La Sindrome Orale Allergica si manifesta dopo pochi minuti l’ingestione di alcuni vegetali, soprattutto in frutta e verdura crude che presentano allergeni comuni con i pollini. Questi effetti possono essere evitati se gli alimenti specifici sono ben cotti, pastorizzati o congelati. La cross-reattività è un allergia che si può verificare anche tra due o più alimenti tra loro, che possono essere anche di origine animale. Questo tipo di reazione è molto

frequente soprattutto in ambito pediatrico. Tra le più comuni troviamo quella che si manifesta nei pazienti allergici al latte vaccino in seguito all’ ingestione del latte di capra o di pecora, ritenuti erroneamente una valida alternativa al primo. Inoltre in questa tipologia di pazienti, 5 su 10 saranno allergici anche alle proteine della carne bovina.

Si verifica quando due proteine presentano una parte della loro composizione chimica, che le rende capaci di legarsi agli stessi anticorpi e di scatenare una reazione allergica.

Il principale fattore scatenante l’allergia alla carne è la siero albumina, una proteina che è coinvolta nella co-sensibilizzazione tra la carne e il latte.

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Un’allergia crociata o cross-reattività

Combinazioni da evitare allergeni: Graminacee frumento, anguria, melone, limone, arancia, prugna, pesca, albicocca, ciliegia, kiwi, mandorla, pomodoro, arachide, nocciola, noce, banana, carota, sedano, patata. Betullacee con mela, pera, fragola, lampone, prugna, susina, pesca, albicocca, ciliegia, mandorla, sedano, finocchio, carota, prezzemolo, kiwi, arachide, noce, nocciola, banana, mais, prezzemolo, patata. Parietaria gelso, basilico, pisello, melone, ciliegia, pistacchio Composite miele di girasole o di tarassaco, camomilla, olio e semi di girasole, margarina, dragoncello, genepy, lattuga, cicoria, sedano, finocchio, carota, prezzemolo, anguria, melone, mela, castagna, pistacchio, banana, arachide, noce, nocciola, pesca, albicocca, ciliegia, prugna, castagna, kiwi, zucca, zucchina, cetriolo, pomodoro, anice, cumino, coriandolo, mango, peperone. Nocciolo Mela, pesca, ciliegia, carota, limone Acari Gamberetti, lumache, molluschi, granchi Urticacee gelso, basilico, ortica, melone e ciliegie. Ambrosie Melone, banana Paritaria Gelso, basilico, ciliegia, melone.

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Psicologia a cura del dr. Ennio Preziosi Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

Onicofagia La “mania” di rosicchiare le dita

È un'abitudine nociva molto diffusa, soprattutto tra gli adolescenti tra i 10 e i 18 anni e può protrarsi fino all'età adulta.

Questo “vizio” rappresenta un sintomo di disagio interiore e familiare, che può ad esempio essere dovuto a gelosia e rivalità tra fratelli come nel caso di una nascita che sembra catalizzare le cure dei genitori, oppure può derivare da situazioni più gravi come conflitti fra i genitori a cui il bambino è costretto ad assistere suo malgrado. Mangiare le unghie diventa pertanto un grido d'aiuto soffocato, un messaggio in codice che il bambino invia ai genitori per ristabilire una migliore vicinanza. Come tutti i comportamenti compulsivi, l'onicofagia è una maniera per scaricare l'ansia e lo stress. Si manifesta infatti nei momenti in cui il bambino è attraversato da pensieri carichi di timore o di ansia.

Come tutti i comportamenti compulsivi, l'onicofagia è una maniera per scaricare l'ansia e lo stress.

Per questo motivo, essa può presentarsi anche al cessare dell'esposizione alle situazioni stressanti, poiché ogni comportamento disfunzionale o meno è determinato da motivi interiori (pensieri ed emozioni) più che da cause esterne. Ecco perchè, in generale, è utile consultare uno psicologo, che può aiutare la famiglia a ridefinire gli equilibri in una direzione più salutare o sostenere il ragazzo in un percorso di ricerca di autonomia e di consapevolezza dei suoi pensieri negativi. Questo comportamento può generare un circolo vizioso: sentimenti di ansia e preoccupazioni di varia natura sono a monte dell'impulso a rosicchiare le dita. In seguito, gli eventuali danni alle dita possono portare il ragazzo a vergognarsi e a sentirsi a disagio nelle interazioni con i pari o coi familiari. Il ragazzo può così abbandonare il campo di prova

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per l'emancipazione e lo sviluppo sociale. Tale disagio sociale può ricorsivamente intensificare le ansie che alimentano l'onicofagia, chiudendo il cerchio. Sottovalutare il disturbo significa quindi sottovalutare la carica di aggressività e autolesionismo che questo sintomo può indicare. Difatti, la scarica comportamentale dell'ansia di cui parlavamo prima, viene rivolta a se stessi, anziché all'esterno. Di qui l'importanza di apprendere, per chi mostra onicofagia, ad individuare, comprendere ed esprimere le emozioni, arrivando gradualmente a superare la convinzione disfunzionale che alcune emozioni non vanno espresse (ad es. la rabbia) o perchè “non si addicono” a chi ne è portatore oppure perchè “potrebbero danneggiare gli altri". Due tappe importanti della psicoterapia dell'onicofagia sono: 1) apprendere e sperimentare che è possibile sempre negoziare (capire e farsi capire) nelle relazioni 2) apprendere ad esprimere in maniera efficace e costruttiva le proprie esigenze. Alla luce di questa comprensione, il lettore può comprendere che, in famiglia, i rimproveri e i metodi punitivi, anche in questo caso sono inutili: com'è possibile ascoltare, sostenere e aiutare ad esprimere le emozioni di un figlio ponendo ulteriore ansia e vergogna nella relazione? Al bando quindi soluzioni avversive come smalti amari o bendaggio delle dita, a meno che un tale tipo di rimedio non sia intessuto all'interno di una più ampia e profonda risoluzione emozionale. Utile invece lo sport, con l'immensa portata di benessere che procura per numerosi disagi dello sviluppo e la possibilità che offre di scaricare liberamente le tensioni all'esterno.


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Baby MAGAZINE

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Podologia a cura del dr. Pietro Peluso Podologo spec. in Podoposturologia

Ipercheratosi Classificazione, collocazione, complicanze, terapie

Per ipercheratosi si intende un’eccessiva crescita dello strato corneo. La pelle si accentua soprattutto dove viene esercitata una pressione o una co m p re s s io n e anomala. All’esame obiettivo la pelle si presenta dura, secca, rugosa, di un colorito giallo sporco o addirittura nerastro.

Le ipercheratosi profonde vengono classificate in diversi tipi. Abbiamo quelle dure, molli, vascolari, neurovascolari, granulose. - Le ipercheratosi dure hanno un aspetto vetroso traslucido giallo sporco e a volte presentano macchie nere e brune. - Le ipercheratosi o corni molli detti anche occhi di pernice hanno sede solo negli spazi interdigitali e più frequentemente nel quarto spazio. Sono formati da masse di tessuti macerati spugnosi con i lembi epidermici spessi e attorniati da una parte indurita a forma di anello.

Fra le masse cornee si trovano le papille vascolari ed i filetti nervosi che provocano alcune macchie sulla superficie del tiloma. Il paziente accusa grande sensibilità intensi dolori che persistono anche durante la notte quando non esercita alcuna pressione. - Le ipercheratosi granulose dette anche calli miliari sono piccole masse compatte che si infossano nella pelle senza indurimento alla periferia e si presentano in genere sparsi su tutta la pianta del piede.

I tessuti sono macerati perché tra le dita c’è ritenzione di umidità principalmente dovuta al sudore. In genere i corni molli sono detti anche a specchio perchè si formano uno di fronte all’altro.

Glossario Tiloma Indurimento e ispessimento della cute dovuto a ingrossamento dello s trato corneo dell’epidermide. Usualmente circoscritto, tende ad addentrarsi in profondità, provocando ispessimento e indurimento anche del tessuto connettivo del derma circostante. Il processo è dovuto a piccoli traumi ripetuti e alla compressione: la sede di elezione è infatti la cute che ricopre le articolazioni delle dita del piede e la stessa pianta del piede.

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- Le ipercheratosi vascolari sono costituite da una piccola punta di derma contenente alcune papille vascolari che appaiono come piccole macchie scure. Generalmente presentano diversi nodi, sanguinano facilmente sono molto dolorosi e sensibili al tatto e si trovano in genere sulle estremità delle dita. Facilmente si associano a un eritema pernio (geloni). - Le iperchertosi neurovascolari si presentano nei soggetti che hanno una pelle fine.

Le ipercheratosi si possono distinguere in due grosse categorie: - ipercheratosi superficiali (detti anche duroni) - ipercheratosi profonda (detti anche calli o corni o tilomi)


Collocazione 1) L’ipercheratosi plantare si trova sotto la testa dei metatarsi qualora vi sia una pressione anormale. 2) L’ipercheratosi interdigitale generalmente composta da due tilomi (callosità cutanea) l’uno di fronte all’altro su dita vicine e specialmente nel IV spazio. 3) L’ipercheratosi delle articolazioni interfalangee si trova sulla faccia dorsale delle dita a martello soprattutto sul II e III dito. 4) L’ipercheratosi sull’estremità delle falangette si manifesta sull’estremità delle dita a martello e del tipo vascolare o neurovascolare. Con facilità si può formare un tiloma sulla falangetta del II dito.

Terapia

5) L’ipercheratosi dell’alluce valgo costituita da tilomi multipli con numerose punte cornee causate dalla testa del metatarso sporgente contro la parte della scarpa.

Si basa nella riduzione o eliminazione delle callosità, con metodi indolori e con strumentario sterile.

6) L’ipercheratosi della parte esterna dell'ultimo dito dovuta allo sfregamento della scarpa specie se a punta.

L’obiettivo è riportare il più vicino alla norma la cute per alleviare le sofferenze causate dalle ricorrenti e dolorose callosità.

7) L’ipercheratosi dell’alluce si trova sulla faccia plantare della falange dell’alluce del tipo neurovascolare e si presenta con multipli cornei. 8) L’ipercheratosi dell’apofisi del V metatarso si produce sul bordo esterno quando l'apofisi sporge. 9) L’ipercheratosi sottoungueale o callo subungueale è un callo che si sviluppa sotto il corpo dell'unghia. 10) L’ipercheratosi periungueale detta anche onicofosi è dovuta a una forte pressione laterale sul dito o ad irregolarità del bordo laterale dell'unghia. 11) L’ipercheratosi dei tendini della faccia dorsale del piede si produce sui tendini estensori soprattutto sull’estensore dell’alluce a livello dell’articolazione metatarsofalangea.

Complicanze Si può avere un’infezione, un’ulcera e si possono produrre fessure negli spazi interdigitali quando la cute è macerata, o intorno al calcagno quando la cute è molto secca (detta anche anidrosi).

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Si può agire con le protezioni meccaniche come le ortesi in silicone, plantari personalizzati, etc.

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Farmacia a cura del dr. Aldo Sabato - Farmacista

L’ibuprofene

Il dolore è un campanello d’allarme e potrebbe essere il segnale della presenza di una malattia, o di uno stato infiammatorio acuto o cronico.

Negli ultimi decenni è cambiato radicalmente l’approccio al dolore che sempre più spesso viene considerato come un elemento costitutivo di malattia o addirittura come malattia a sé stante. La Medicina Generale per sua stessa natura è destinata a farsi carico di gran parte della gestione di questo problema. Quindi, la figura del medico di medicina generale (MMG), capace di contestualizzare il malato e la sua sintomatologia, lo rende l’operatore più adatto a prendersi carico di questa problematica organizzando percorsi ed interventi integrati. I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) vengono ampiamente utilizzati per la terapia del dolore acuto e si ritiene che vi sia una iperprescrizione per il dolore cronico. Gli analgesici sono farmaci che riducono i sintomi di alcune malattie e ne diminuiscono le manifestazioni dolorose.

Glossario Non steroidei: è sinonimo anche della sigla FANS (Farmaci anti-infiammatori non steroidei) L a c o d e i n a (C o d e i n u m , morfina-3-metiletere; dal francese codéine, dal greco Kódeia, testa di papavero), è un alcaloide che si trova in diverse specie di papavero, maggiormente nei pericarpi immaturi e nelle radici, ma viene ottenuta prevalentemente tramite metilazione della morfina.

Approfondimenti www.guidausofarmaci.it http://www.salute.gov.it

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L'ibuprofene, oltre l'aspirina, è tra gli analgesici più venduti, ed è contenuto in numerose specialità da banco (Moment 200, Moment rosa, Cibalgina due, Antalgyl, Nurofen, Buscofen, Algofen…) ed etiche (Brufen). Questa sostanza medicinale rientra nella categoria degli antinfiammatori non steroidei, esercita quindi un’attività antinfiammatoria, analgesica e antipiretica.

Gli effetti collaterali più comuni sono: erosione gastrointestinale (inferiore a quella provocata dall’acido acetil-salicilico), problemi renali ed epatici. Raccomandazioni d’uso • L’ibuprofrene non è consigliato alle donne in gravidanza. • Non deve essere usato nei bambini sotto i dodici anni. • Deve essere assunto a stomaco pieno con abbondante acqua. • Gli asmatici possono usare il prodotto solo sotto controllo medico.

• Le persone anziane, più sensibili agli effetti collaterali dei farmaci, dovrebbero usare questa sostanza soltanto nei casi di dolore più grave, nelle dosi minime, e per il più breve tempo possibile.

Interazioni con altri farmaci L’ibuprofene può modificare gli effetti degli ipoglicemizzanti orali, diminuire l’efficacia di alcuni diuretici e degli antagonisti B-adrenercici. Come tutte le sostanze di questa categoria, possiede un'azione antinfiammatoria e antifebbrile. Numerosi studi hanno dimostrato l'efficacia del farmaco nel ridurre la febbre nel bambino. Complessivamente, dagli studi di confronto, Ibuprofene e Paracetamolo, quando utilizzati allo stesso dosaggio di 10 mg/kg di peso corporeo, risultano molto simili in termini di rapidità di comparsa d'azione, entità e durata dell'effetto antipiretico. Per quanto riguarda l'attività analgesica l'Ibuprofene, in età pediatrica, come molti altri FANS, viene impiegato soprattutto nel controllo del dolore derivante da leggeri traumi muscolo-scheletrici, da infiammazione dei tessuti molli e delle articolazioni, ma può essere utile anche nel dolore postoperatorio e nell'emicrania. Gli studi che hanno confrontato l'ibuprofene con il Paracetamolo sono pochi; in uno di questi l'ibuprofene è risultato superiore al Paracetamolo o all'associazione Paracetamolo + codeina nel dolore da estrazione dentale. È opportuno ricordare che, se da una parte il Paracetamolo allevia il dolore da lieve a moderato, dall'altra non riduce l'infiammazione come invece fa l'Ibuprofene che, per questo motivo, viene usato in malattie infiammatorie croniche come, ad esempio, l'artrite reumatoide giovanile. L'ibuprofene è gravato dagli stessi effetti indesiderati di tutti gli altri FANS (tossicità gastrointestinale, renale ecc.) anche se, nell'impiego cronico, va considerato uno dei composti meno gastrolesivi. Nell'uso occasionale gli studi indicano una tollerabilità analoga a quella del Paracetamolo.


Gli effetti indesiderati riportati sono di lieve entità e includono soprattutto dolore addominale, diarrea, vomito, eruzioni cutanee, agitazione, nervosismo. L'Ibuprofene, come tutti i FANS, va evitato nei bambini con una storia di sanguinamento gastrointestinale e può interferire con la funzione piastrinica, per cui non va somministrato in bambini con bassi livelli di piastrine nel sangue e in quelli a rischio emorragico. Il broncospasmo rappresenta un rischio nei bambini con storia di asma. Per il trattamento del dolore e della febbre la posologia giornaliera è di 20-30 mg/kg di peso corporeo e la sua durata d'azione (otto ore contro le sei ore del Paracetamolo) fa sì che venga somministrato in tre dosi giornaliere contro le quattro o cinque del Paracetamolo. Si può dire dunque che, nella febbre e nel dolore del bambino, il Paracetamolo per via orale costituisce un trattamento sintomatico efficace: può essere impiegato con sicurezza dall'età di due mesi e rimane a tutt'oggi il farmaco di scelta.

ben tollerato; può rappresentare un'alternativa al Paracetamolo anche se, di fatto, quasi mai necessaria. L'ibuprofene rimane tuttavia il FANS meglio documentato in età pediatrica: e dove il medico non ne veda la necessità, dovrebbe essere preferito ad altri antinfiammatori analgesici antipiretici meno studiati nel bambino (ad esempio morniflumato o nimesulide) o gravati da importanti, anche se rari, effetti indesiderati (ad esempio metamizolo). Nell'artrite reumatoide giovanile il farmaco si è dimostrato efficace sulle manifestazioni articolari della malattia e meglio tollerato dell'aspirina.

Consiglio del farmacista I farmaci contenenti ibuprofene se usati correttamente e per un breve periodo (massimo tre giorni), non danno grossi effetti collaterali. Il dolore e le infiammazioni sono manifestazioni molto comuni, ricorrere sempre più spesso a farmaci per lenirne i sintomi è cosa sbagliata. La pubblicità martellante a favore degli antiinfiammatori, non deve essere stimolo per l’acquisto.

Il corretto parere d’uso può essere dato solo dal medico o dal farmacista.

Farmaci, decalogo per corretto utilizzo Il ministero della Salute ha elaborato un decalogo per un uso sicuro dei farmaci da parte dei pazienti, in cui centrale è il rapporto con il medico. Una miniguida pubblicata sul sito del ministero, a disposizione di asl, medici di famiglia, ospedali, farmacie e di chiunque la voglia consultare: 1 Assumere medicinali solo su indicazione del medico e non perché consigliati da un parente o un amico o dalla pubblicità in televisione. 2 Anche per i farmaci da banco è sempre opportuno un consiglio dal medico o dal farmacista. È importante informarsi ed essere consapevoli della cura iniziata, e quindi chiedere al medico tutti i chiarimenti necessari, inclusi quelli su effetti collaterali e interazioni con altri farmaci. 3 Parlare apertamente con il medico. 4 Portate sempre con voi la lista dei farmaci che si sta prendendo. 5 Informare il medico se si è allergici ad alcuni medicinali. 6 Importante riferire la comparsa di disturbi durante la cura. 7 Rispettare le sue indicazioni su dosi e tempi di somministrazione. 8 Evidenziargli le difficoltà cui si va incontro se si devono assumere più farmaci per diverse malattie 9 Non sostituire i farmaci né modificare la cura prescritta di propria iniziativa. 10 Conservare i farmaci in modo sicuro, in luoghi asciutti al riparo dalla luce e lontano dai bambini "Un'iniziativa importante per guidare i cittadini verso un corretto utilizzo dei medicinali, aiutandoli ad avere un approccio consapevole ed evitare i pericolosi “fai da te".

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Il rischio di tossicità epatica è molto basso e può venire ulteriormente ridotto istruendo adeguatamente i genitori a non superare il dosaggio massimo raccomandato (15 mg/kg per cinque volte al giorno). L'ibuprofene pediatrico ha un'efficacia sovrapponibile a quella del Paracetamolo e, nell'uso a breve termine, risulta altrettanto

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La ridotta incidenza degli eventi avversi e la breve durata degli studi, d'altronde, non consentono di rilevare differenze significative fra i due farmaci.


Dermatologia a cura del dr. Antonio Del Sorbo medico chirurgo spec. in Dermatologia e Venereologia

Forfora grassa o secca? La forfora o pityriasis capitis è una desquamazione del cuoio capelluto

Talora è associata a vere e proprie malat tie dermatologiche. In tutti gli individui si verifica una desquamazione fisiologica quasi impercettibile ad occhio nudo, dovuto al naturale ricambio (turnover) dello strato corneo dell'epidermide, visibile osservando da vicino i capelli con una lente da ingrandimento o mediante dermatoscopia del cuoio capelluto.

Esistono diversi tipi di forfora (es. forfora secca, forfora grassa, etc) che talora si possono accompagnare a vere e proprie malattie dermatologiche del cuoio capelluto a decorso cronico recidivante. La forfora secca (pitiriasi sicca), si presenta con squame biancastre e solitamente non si accompagna a diradamento dei capelli, contrariamente alla forfora grassa (pitiriasi steatosica) in cui le squame giallo untuose, creano un ambiente seborroico, ostile alla fisiologica crescita del capello. La forfora comune del cuoio capelluto è considerata la variante clinica più lieve e più frequente di dermatite seborroica. Nei casi più lievi, manca all'esame obiettivo l'infiammazione e le squame sono piccole e poco aderenti (cosiddetto stato pellicolare). In presenza di infiammazione invece, le squame sono più grandi e aderiscono al cuoio capelluto. La forfora grassa (squame giallastre e untuose) del paziente con dermatite seborroica si può talora associare ad alopecia androgenetica maschile o femminile (AGA). Al momento della visita specialistica presso il proprio dermatologo è possibile distinguere una forfora grassa da una forfora secca, mediante esame obiettivo o dermatoscopia del cuoio capelluto. Anche la sebopsoriasi può talora associarsi ad alopecia androgenetica maschile o femminile, in

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maniera proporzionale al grado di seborrea presente. Sia nella psoriasi che nella dermatite seborroica, la forfora (desquamazione) è presente soprattutto all'attaccatura dei capelli, fino ad interessare la cute adiacente. La visita completa del paziente dermatologico (con accurata osservazione di sopracciglia, gomiti, ginocchia, piedi, orecchie, unghie, etc), consente di distinguere facilmente una psoriasi da una dermatite seborroica, indipendentemente dal tipo di forfora secca (spesso associata a psoriasi) o grassa (spesso associata a dermatite seborroica). Nella psoriasi del cuoio capelluto le squame sono secche, bianco argentee e si lasciano attraversare dai capelli, senza avvolgerli. Contrariamente alla psoriasi delle aree glabre, le chiazze psoriasiche del cuoio capelluto possono talora associarsi a prurito. La forfora del paziente psoriasico solitamente non provoca diradamento dei capelli e quando questo fenomeno si verifica, si tratta quasi sempre di un diradamento transitorio e reversibile (es. telogen effluvium) e raramente di diradamento cronico (es. calvizie androgenetica). Infatti, contrariamente alla forfora grassa della dermatite seborroica, la forfora secca della psoriasi non crea un ambiente ostile alla crescita fisiologica del capello. Nei pazienti affetti da sebopso-

riasi (presenza contemporanea di forfora secca e forfora grassa) vi può essere talora alopecia androgenetica (AGA). Nei periodi di forte stress emotivo, è stato riscontrato un aumento di forfora secca nei pazienti con psoriasi e un aumento di forfora grassa nei pazienti seborroici. I miglioramenti spontanei riportati nei pazienti con forfora durante la stagione balneare o un soggiorno termale, sono dovuti anche all'allontanamento dei fattori quotidiani di stress, oltre che alla nota azione seboregolatrice ed antinfiammatoria naturale dell'acqua di mare e di alcune acque termali (es. acqua sulfurea). La terapia della forfora sia nel bambino che nell'adulto, dipende ovviamente dalle cause scatenanti. I rimedi antiforfora classici (es. solfuro di selenio, chetoconazolo, piroctone olamina, climbazolo, ciclopiroxolamina, zinco piritione, cloruro di stronzio, catrami vegetali, acido undecilenico, etc) vanno adattati da paziente a paziente in base al tipo di forfora e ad eventuali malattie dermatologiche associate. Lozioni, schiume, maschere, balsami, cristalli, impacchi e shampoo antiforfora contenenti i suddetti principi, possono essere adattati in base ai sintomi (es. prurito) e al tipo di manifestazioni cliniche (es. forfora secca, forfora grassa, etc) presenti al momento della visita dermatologica.


Musicoterapia a cura del dr.ssa Elisa Vesce Musicoterapeuta

Il vero volto dell’anoressia e della bulimia Non “una scelta di vita” ma vere malattie: l’aiuto della musicoterapia

Patologie complesse difficili da diagnosticare poiché chi ne soffre rifiuta spesso di prendere atto del proprio stato di salute. Richiedono cure prolungate e trattamenti specifici il cui esito è favorevole nel 70% dei casi, mentre nel restante 30% si parla di malattie molto resistenti alle cure e di cronicizzazione. I disturbi del comportamento alimentare sono modificazioni del rapporto tra la persona e il bisogno di cibo. Quelli cosiddetti “transitori” si manifestano attraverso una dimi-

nuzione dell’appetito oppure un aumento anormale dell’alimentazione; dipendono da eventi della vita quotidiana (una delusione d’amore, momenti di tensione o di stress etc.) e possono risolversi spontaneamente. I disturbi più gravi come l’anoressia e la bulimia, invece, possono trasformarsi in vere e proprie malattie psicosomatiche determinate da condizioni di disagio psicologico ed emotivo e richiedono un trattamento sia del problema alimentare in sé che della sua natura psichica. Specificatamente l’anoressia si manifesta attraverso una re-

strizione più o meno radicale dell’alimentazione, accompagnata da un continuo pensare e rimuginare sul cibo; è caratterizzata inoltre, dall’ostinata ricerca della magrezza e dell’intensa paura di ingrassare. Nella bulimia, al contrario, la persona è impegnata nel consumo continuo di cibo e nel suo rigetto.

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Nelle società del “benessere” cresce l’allarme sulla diffusione dei disturbi d el co mp o r t am e nto alimentare, in modo particolare per le manifestazioni più note e frequenti: l’anoressia e la bulimia che colpiscono sempre più adolescenti in età compresa tra i 13 e i 20 anni.

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Entrambi sono modi di esprimere attraverso il cibo e quindi il corpo, uno stato di sofferenza emotiva: la perdita di autostima, la depressione, la non accettazione del proprio io, il sentirsi sempre alutare 21


Musicoterapia

inferiore agli altri, la mancanza di controllo e altro. Sicuramente al centro di tali disordini, risultanti dall’interazione di molteplici fattori biologici, genetici, sociali, psicologici e psichiatrici, vi è comunque da parte del soggetto una ossessiva sopravvalutazione dell’importanza della propria forma fisica, del proprio peso, del proprio corpo ed una necessità di stabilire un controllo su di esso. È un meccanismo contorto su cui si cerca di dimostrare a tutti, ed in primis a se stessi, la propria determinazione e autorità sul proprio corpo e quindi indirettamente sulla propria vita, probabilmente regolata, fino ad allora, da qualcun altro. Queste tendenze autodistruttive che spingono ad alterare il proprio comportamento alimentare rappresentano una sfida aperta e impegnativa per medici, terapisti della comunicazione, per psicoterapeuti, per le stesse persone colpite e per i loro familiari. Ogni caso è singolare e le cause possono essere tante, da ricercare nella moda, nella pubblicità, nella spinta sociale alla magrezza, nell’ambiente socio-culturale, nelle dinamiche familiari, negli ideali di bellezza,

nei traumi psicologici infantili (ad es. violenze sessuali) nei drammi familiari. La nuova ricerca nel campo si muove nella direzione di nuovi interventi terapeutici fondati sulla ricerca di nuove forme di armonizzazione mente-corpo. La musicoterapia è sicuramente una modalità terapeutica atta a creare uno spazio mentale libero, flessibile, consapevole, in cui il terapeuta cerca di favorire un’armonia interna della persona sintonizzandosi ad essa, per consentire, laddove la comunicazione è interrotta, che una qualche forma di “relazione” possa al fine instaurarsi. Le tecniche utilizzate sono quelle dell’ascolto musicale empatico e dell’ascolto musicale corporeo, praticate sia individualmente che in gruppo. La prima consiste nella “presa di contatto” col paziente: momento in cui si testimonia, più con i silenzi che con le parole, di essere presenti, comunicando il proprio impegno ad un ascolto empatico e ad un tentativo di aiuto. L’ascolto musicale terapeutico, accompagnato da una serie di esercizi di respirazione e

Approfondimenti Le Buone Pratiche di cura nei Disturbi del Comportamento Alimentare

dell'intervento. Il censimento ha portato alla individuazione di 155 servizi dedicati al trattamento dei DCA sul territorio nazionale.

Nel 2008 il Ministero della Salute, la Presidenza del Consiglio e la Regione Umbria hanno dato avvio a una indagine sullo stato dell'arte dell'assistenza in Italia che portasse alla costruzione di una mappa delle strutture e delle associazioni dedicate ai DCA al fine di garantire ai cittadini affetti da tali patologie e alle loro famiglie migliori livelli di accesso e appropriatezza

Per ogni servizio sono indicate le informazioni relative alla localizzazione (ente di appartenenza, indirizzo, recapiti telefonici e di posta elettronica), alle caratteristiche organizzative, agli orari di apertura, ai livelli di trattamento disponibili e alle prestazioni erogate. La mappa, consultabile al link (vedi in basso) permette la consul-

tazione di tutte le informazioni disponibili e la ricerca secondo differenti criteri (per Regione e Provincia, per livello di trattamento, per tipologia di servizio). Include anche le Associazioni che perseguono finalità legate alla prevenzione, allo studio e alla ricerca nell'ambito dei Disturbi del Comportamento Alimentare. La mappa vuole essere uno strumento di informazione dinamica suscettibile di essere costantemente aggiornato per dare conto della evoluzione nel numero e nelle caratteristiche dell'offerta di servizi.

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di visualizzazione immaginativa consente di rallentare alcuni ritmi vitali con la conseguenza di migliorare la percezione del nostro corpo che, a poco a poco, diventa in grado di “sentire” il passaggio dallo stato di malessere a quello di benessere e quindi di controllare quello che possiamo chiamare il nostro insieme “tonico-emotivo”. Il materiale sonoro proposto verrà scelto secondo il criterio dell’affinità con lo stato d’animo del soggetto: durante tutta la fase dell’ascolto il terapeuta raccoglie informazioni che mette in relazione con i brani ascoltati; ogni reazione, anche l’immobilità e il silenzio da parte dell’ascoltatore, saranno considerate alla stregua di vere e proprie risposte. Al termine dell’ascolto c’è lo spazio per la “verbalizzazione” in cui verranno esplicitati e rielaborati i contenuti emotivi nonché i propri vissuti relativi all’esperienza musicale appena svolta. In concomitanza di queste sedute si svolgeranno quelle relative all’ascolto musicale corporeo in cui l’elemento sonoro-musicale è visto come stimolo al movimento del corpo; quest’ultimo diventa, a sua volta, un vero e proprio linguaggio teso a comunicare il proprio disagio, i propri bisogni. Ascoltando il proprio corpo si riconosceranno i propri limiti e le proprie potenzialità al fine di gestire al meglio quei blocchi emotivi e avviare un processo di crescita che consentirà di ricominciare ad avere fiducia in se stesso e ad acquisire, col tempo, una propria autonomia. Nei casi più gravi è necessario, inoltre, coinvolgere anche i familiari del paziente la cui logica di trattamento non risponde né ad un criterio correttivo del sistema familiare, né pedagogico, ma è orientato a spostare l’attenzione e gli interventi dei genitori “dal cibo” alla sofferenza interna del proprio figlio.


Pedagogia a cura della dr.ssa Sabina Scassa Educatore professionale

Il ritardo mentale / RM Il noto e l'ignoto

La povertà della comunicazione pre-linguistica, il torpore e la sonnolenza sono i primi segni che potrebbero indicare l’esistenza del disturbo. Con la crescita si associano altri sintomi, ad esempio l’eccitabilità, l’instabilità, lo scarso interesse per i giochi ma è soprattutto l’assenza del cosiddetto gioco simbolico il segno più significativo che induce un osservatore qualificato ad una valida ipotesi di RM. Anche nell’adulto vi sono sintomi evidenti: instabile, goffo ed impacciato. Inoltre spesso si associano ulteriori disturbi: disturbi di pronuncia, di articolazione e di ritmo. I sintomi del RM possono essere classificati in cognitivi (tali persone hanno un quoziente intellettivo / Qi inferiore alla norma e a seconda del limite ricevono una data classificazione), sintomi adattivi (la persona con RM presenta difficoltà di adattamento anche ai cambiamenti della quotidianità), ed infine vi sono i sintomi affettivi (essi si manifestano nella difficoltà di instaurare relazioni sia con gli adulti sia con i pari). Gli studi recenti di E. Zigler hanno mostrato che i sintomi affettivi trovano origine nell’interazione madre-bambino. È stato mostrato, infatti, che le madri di bambini con RM hanno, spesso, rispetto alle madri di

bambini cosiddetti normodotati, una relazione più intrusiva ed esagerata. Essa seppure attuata con una più o meno intenzionalità pone al contrario il soggetto interessato, in ulteriori difficoltà. Il bambino con RM, che ha già difficoltà a gestire gli stimoli, si trova di fronte ad un'ulteriore difficoltà: molti stimoli da dover gestire. Non riuscendo in ciò si accresce in esso un sentimento di sfiducia per le proprie capacità. Inoltre è a causa dell’attaccamento insicuro, così come afferma Zigler, che il bambino con RM cerca sì le interazioni con gli adulti ma in associazione al timore che gli adulti non ricambino.

costruzione di un certo stile di personalità. Le persone con RM, secondo Zigler, si caratterizzano spesso dello stile di personalità tendente alla reazione negativa, infatti esse assumono comportamenti di rinuncia ed elusione che si esplicano in affermazioni e atteggiamenti quali “non so farlo”. La sfiducia nelle proprie capacità, la costruzione di un falso Sé, l’incertezza, l’ossessività, la fragilità dell’Io, sono le cosiddette figure psicopatologiche presenti nei soggetti con RM.

Il DSM-IV / Diagnostic and statistical manual of mental disorders-4th ed. (1994), dispone che il RM è quella sindrome che caratterizza il soggetto per uno sviluppo cognitivo e capacità adattive non adeguate all’età cronologica e al contesto.

Essi non fidandosi di se stessi pensanti attuano rituali con funzioni di verifica o di controllo

Solo attraverso uno stile interattivo positivo, che si basa su incoraggiamenti verbali e non verbali, sul rispetto delle modalità, tempi e strumenti d’apprendimento del singolo, che le madri possono aiutare il proprio figlio a progredire nello sviluppo cognitivo. Ciò implica di conseguenza che il soggetto con RM si sentirà motivato di fronte alle future performance, costruendo, a sua volta, in base all’autostima maturata, una personalità, più equilibrata. Gli studi di Zigler sulla personalità hanno mostrato l’importanza dell’influenza del ruolo materno e di altri fattori sociali. Essi, infatti, contribuiscono non solo nella differenziazione delle prestazioni tra normodotati e soggetti con RM ma anche nella

dell’imprevedibilità ambientale. Dagli studi di Zigler deduciamo, quindi, che la qualità della relazione educativa è molto importante nell’aiutare i soggetti con RM a progredire, anche se molto lentamente, nello sviluppo psico-affettivo e a contribuire pertanto nella realizzazione di una personalità più equilibrata, tendente a quella che Zigler definisce alla reazione positiva.

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Già nel lattante, qualora esistenti, possono essere osservati i primi sintomi del disturbo.

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Nutrizione a cura del dr. Armando D’Orta Biologo Nutrizionista

Cibo e Medicina Dalla Medicina della Malattia alla Medicina della Salute

Negli ultimi dieci anni, la Scienza ha rivelato all’umanità la presenza di un altro mortale nemico, invisibile ed insidioso, che, sviluppandosi intorno alle nostre cellule, le logora, uccidendole, o peggio, trasformandole.

Parliamo della Flogosi Minima Persistente, un particolare processo infiammatorio della matrice extracellulare, ad andamento lento e cronico, e tuttavia devastante. Oggi infatti sappiamo che questo fenomeno è alla base di tutte le più importanti patologie cronico degenerative, compreso il cancro. Ora che ne conosciamo l’esistenza, possiamo tuttavia combatterla, a patto però di avere le giuste armi e di saperle usare. Una di esse è il cibo, inteso come medicina. Negli alimenti infatti, si trovano alcune piccolissime sostanze, i micronutrienti, che, se modulati nel modo giusto, possono avere un notevole impatto sull’Infiammazione Minima, e, più in generale, sulla nostra salute. Questa disciplina, la Nutraceutica, nuova frontiera della nutrizione, si propone di selezionare micronutrienti, i quali agiscono, a livello cellulare, come dei veri e propri farmaci. Sappiamo inoltre, che siamo geneticamente programmati per ingrassare. Con l’obesità, in genere non abbiamo a che fare con peccati di gola, scarsa forza di volontà o indolenza, come sfortunatamente crede la maggior parte degli operatori del settore. La causa dell’obesità risiede in un equilibrio energetico molto lento, limitato e continuamente positivo. Sfortunatamente l’organismo umano è stato progettato in modo da favorire

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l’accumulo di grasso tramite normali meccanismi molto potenti, messi a punto durante il processo evolutivo (Overweight is risking fate. Bjorntorp, 1999). Nel paziente obeso il processo si auto mantiene: a livello cellulare infatti, il metabolismo diviene essenzialmente anaerobico-lattacido, spostandosi dalla lipossidazione verso la glicossidazione. Bruciare il grasso quindi diventa molto, molto difficile. A complicare il tutto, si aggiunge il fatto che ognuno di noi ha un corredo genetico diverso e per tale motivo, esprime un’individualità unica, interfacciandosi in maniera univoca con l’ambiente esterno. Il nostro rapporto con il cibo quindi, è geneticamente predeterminato, ma in maniera bidirezionale: il genotipo influenza il comportamento alimentare umano, viceversa il comportamento alimentare influenza l’espressione dei geni. Questo comporta la necessità di acquisire un’approfondita conoscenza delle tecniche di comunicazione (Counseling). Le nuove scienze che studiano questi fenomeni sono la Nutrigenetica e la Nutrigenomica: capire quali geni sono coinvolti nelle complicate interconnessioni metaboliche, e come sia possibile aprire o chiudere l’espressione di alcuni di essi, si sta dimostrando sempre più indispensabile nella prevenzione primaria e secondaria. Nasce così il test Genetico.


Ecco che si manifesta un nuovo modo di interpretare la Nutrizione, non come Dieta ma come indissolubile interazione fra individuo, ambiente e corredo genetico. L’Accademia inoltre, intende ricercare ed approfondire la stretta relazione che esiste tra alimentazione, Infiammazione Minima Persistente e cancro: la patologia oncologica merita una particolare attenzione per i recenti studi e progetti italiani. È infatti noto il ruolo dell’alimentazione nella fisiopatogenesi delle neoplasie e nella prevenzione primaria e secondaria. Ciò può influenzare l’incipit e la cura della malattia, migliorando gli outcomes clinici e la qualità di vita del paziente oncologico. Ma ciò risulta vero praticamente sempre: oggi sappiamo che

possiamo influire positivamente su moltissime patologie cronico degenerative semplicemente eliminando banali, seppur gravi, “errori alimentari”. Appare quindi estremamente chiaro di come l’approccio alla Nutrizione debba necessariamente essere olistico e multidisciplinare: un nostro progetto locale integrato tra diverse figure professionali sul tema dell’alimentazione, prevede la collaborazione e la valorizzare dell’attività dei singoli professionisti, Medici e non Medici; in questo contesto l’Accademia assegna un ruolo chiave al Biologo Nutrizionista, il quale è la professionalità più preparata ad affrontare la rivoluzione a cui stiamo assistendo, possedendo contemporaneamente competenze di Counseling, Biologia Cellulare e Genetica. Attraverso il monitoraggio e l’interpretazione dei parametri metabolici (Calorimetria Indiretta), corporei (Impedenza Bioelettrica), attraverso lo studio del grado di Infiammazione Minima (DiStress Leucocitario) e del corredo genetico (tests genetici), il Biologo Nutrizionista può, in un approccio integrato col Medico e lo Psicoterapeuta, garantire la presa in carico totale del paziente, applicando i nuovi e rivoluzionari concetti della Nutrigenetica, Nutrigenomica e Nutraceutica. A questo proposito l’Accademia, nel promuovere la Formazione Continua in Medicina, si augura quanto espresso nel nostro primo

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L’Accademia di Micronutrizione “L. Pauling”, è un’associazione senza scopo di lucro, che ha come scopo statutario lo studio e la diffusione di tutti questi concetti, verso una nuova Nutrizione, non più basata sulle mere calorie, (Ludwig, 2000), ma sulla conoscenza dei micronutrienti e dell’interazione genetica. L’applicazione dei test genetici e le nuove interpretazioni del fenomeno DiStress Leucocitario (test leuco-citotossico) per il monitoraggio dell’Infiammazione Minima Persistente, ci aprono scenari impossibili solo fino a pochi anni fa, con la possibilità di modulare l’alimentazione del singolo paziente, in funzione del suo corredo genetico (Dieta Genotipizzata).

Congresso Nazionale, di poter passare negli anni a venire dalla “Medicina della Malattia” alla “Medicina della Salute”. (“Dalla Medicina della malattia alla medicina della salute", Istituto Internazionale Vesuviano; Napoli, 2009).

Accademia di Micronutrizione L. Pauling www.accademiapauling.it Via Monticello 39 - Sala di Caserta (CE) Tel / Fax: 0823 / 37.16.15 - 09:00 - 12:00 alutare 25


Fitoterapia a cura della dr.ssa Roberta Melillo Farmacista

I vini medicinali Un bicchiere di salute in tavola

Nel corso dei millenni le malattie sono state affrontate senza il supporto del sapere accademico co n l ’u s o di p ia n te spontanee. É in tale contesto che si è diffuso l’uso dei vini medicinali, risultato di un passaggio verso l’ambiente popolare di nozioni provenienti dalle spezierie monastiche.

L’estrazione dei principi attivi dalle erbe officinali con l’uso di solventi come il vino è una tradizione che risale agli antichi egizi, romani e greci. Si ritrovano, infatti, testimonianze di ricette di vini medicinali nei reperti trovati nelle aree archeologiche vesuviane. Molti sono i vini medicati ai quali Plinio il Vecchio dedica alcuni paragrafi del “Libro XIV”. Il vino bevanda della tradizione mediterranea, mezzo di comunicazione con gli dei nelle comunità primitive, simbolo della cristianità poi, è un valido mezzo terapeutico. L’antichità del suo etimo è ricollegabile alla parola latina “vis” (forza) perché una delle sue funzioni è quella di “accrescere il corpo e l’animo di forza e di robustezza”.

Platone consigliava di bere vino in quantità crescenti con l’età per lenire le tristezze della vecchiaia. Il vino è ottenuto dalle Vitis Vinifera, nella sua forma sativa è coltivata fin dall’antichità in Europa, nel medio-oriente e nella regione caucasica. La vite europea è una pianta arborea rampicante dotata di fusto da cui si dipartono i tralci, le foglie o pampini, costituite da cinque lobi su una forma di base a cuore e di frutti, gli acini, di forma e colore variabile, raggruppati in grappoli. Gli effetti terapeutici del vino se assunti in dosi moderate (2-3 bicchieri/die) sono dovuti ai polifenoli, sostanze antiossidanti presenti nel vino rosso che contrastano l’invecchiamento cellulare e le patologie cardiovascolari e tumorali. A partire dal IV sec A.C. Ippocrate, universalmente riconosciuto come il “padre della medicina”, prescriveva il vino medicato per curare ferite, come bevanda nutriente, antifebbrile, purgante e diuretica. Più tardi, Galeno, considerato a ragione “padre della farmacia” nel II sec D.C. nel suo De Simplicium medicamentorum temperamentis et facultatibus prescriveva l’uso dei vini medicinali e fu grazie alla 26 www.salutare.info

divulgazione delle sue opere in epoca bizantina che l’uso del vino medicinale riuscì a sopravvivere al crollo dell’Impero Romano d’Occidente e da allora fu usato nell’Europa del medioevo da monaci e cavalieri ospitalieri.

L’applicazione in campo terapeutico con il riconoscimento ai vini medicati di possibilità curative arrivano dalla tradizione della scuola medica salernitana, con testimonianze nel Regimen sanitatis Salernitanum. Fu però il “Liber de vinis” di Arnaldo da Villanova (XIIIsec) a determinare l’uso del vino come sistema terapeutico riconosciuto sottolineandone le qualità antisettiche e corroboranti. Le “teriache”, vini medicali, entrarono così nell’uso terapeutico. Era inoltre convinzione consolidata che il vino ad alta gradazione fosse di per sé un tonico ricostituente infatti è riportato nella letteratura classica l’uso di miscele di marsala, vino rosso, tuorlo d’uovo e pepe da aggiungere al brodo raccomandate per recuperare vigore e forza o di vino bianco macerato per una settimana nell’assenzio stimolante per l’appetito. Questa commistione tra cibo e medicina del resto perdura nelle comunità meno sviluppate. I vini medicinali, noti anche con il nome di enoliti o tinture vinose, sono preparazioni liquide ottenute usando vini come solventi di estrazione, per macerazione per 10-15 giorni di droghe secche, perché l’acqua contenuta nelle piante fresche abbasserebbe la gradazione del vino compromettendone la conservazione. Nella preparazione il contenuto è di 50 g di piante medicinali per litro di soluzione, si lascia a macerare, si agita il contenitore, dotato di chiusura ermetica, si filtra con tela e si lascia a riposare 48 ore. È consigliato preparare piccole quantità per evitare possibili alterazioni quali la decolorazione per i vini rossi. È possibile che dopo qualche tempo si noti sul fondo della bottiglia un pò di sedimento che può


La macerazione d'erbe, piante, radici o bacche nel vino, non deve avvenire al buio, né in piena luce, pertanto l'ideale è su una mensola, senza luce diretta. Una volta filtrati, i vini medicati, possono essere conservati per 12 mesi circa.

Per una migliore conservazione del vino medicinale, del principio attivo ma anche del sapore, è preferibile utilizzare bottiglie con chiusure ermetiche di vetro scuro, al riparo dalla luce e in luogo fresco. Le tinture vinose sono generalmente gradevoli ed aromatiche.

Per un assunzione regolare e terapeutica si consumano in bicchierini da liquore, generalmente prima o dopo i pasti principali, a stomaco pieno, tenendo presenti le loro caratteristiche medicamentose e quindi limitando il loro consumo alle dosi previste. Un vino medicato largamente utilizzato nella forma moderna è il vin brulè. La versione di base prevede l’uso di 10 g di cannella, chiodi di garofano, un cucchiaio di zucchero bolliti in ½ l di vino rosso con l’eventuale aggiunta di fette d’arancia secche o scorze fresche di limone. Si porta la miscela ad ebollizione, si fa evaporare l’alcool contenuto nella miscela e si ottiene una bevanda valida contro il raffreddore. Piacevolissima bibita calda oramai patrimonio solo degli alpini. Una ricetta dell’antica e nobile tradizione contadina è il vino cotto, è infatti presente tra gli alimenti della tavola pompeiana, non soltanto come bevanda dolce ma anche per preparare pietanze gustose come le polpette a base di carne di maiale e pan bagnato. I patrizi romani, gli imperatori e i papi degustavano questa bevanda al termine dei loro fastosi banchetti. La cultura contadina vedeva in questa be-

vanda un utile corroborante dalle fatiche giornaliere nei campi.

La ricetta è molto antica: mettete del mosto di vino rosso in una casseruola di rame, ponete il recipiente sul fuoco e, appena il mosto inizia a bollire, abbassate la fiamma. Lasciate cuocere lentamente, mescolando sino a che nel recipiente sarà rimasto circa 1/3 del liquido iniziale. Lasciatelo raffreddare, quindi versatelo in bottiglie da vino pulitissime, tappatele molto bene e conservatele. Il vino cotto si manterrà anche per qualche anno. A scopo terapeutico come vino medicato il vino cotto viene preparato con vino rosso, 300 g di miele di corbezzolo o di acacia, 2 stecche di cannella, 3 chiodi di garofano. È un ottimo rimedio per la tosse e per le infiammazioni delle prime vie respiratorie. Mi raccomando non fatevi venire la tosse per assaggiarlo. Il vino liquoroso medicato, invece va assunto a cucchiai, diluito in acqua. Un vino medicato contro i dolori articolari si prepara macerando per 7 giorni 40 g di radice di artiglio del diavolo, 30 g di radice di liquirizia, 10 g di scorze d'arancio, 5 bacche di ginepro in 1 litro di Vin Santo Toscano. Si porta a ebollizione a fuoco lento la miscela aggiungendo ¼ d'acqua, poi si filtra. Il sapore è dolce l’odore è pronunciato. Ne consegue che la macerazione vinosa è un modo piacevole di assumere piante medicinali.

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modificarne il sapore allontato filtrando con carta da filtro. Questa operazione può essere ripetuta al massimo due o tre volte, prima di eliminare la tintura. A seconda dei principi attivi da estrarre dalle droghe vegetali si impiegano vini diversi: il rosso per l’estrazione di sostanze tanniche, astringenti, tonificanti; il bianco per droghe diuretiche, lassative, antiartritiche e per preparare enoliti da droghe che contengono alcaloidi che precipiterebbero con i tannini dei vini rossi; infine il vino liquoroso di grado alcolico elevato per olii essenziali e per l’estrazione di droghe contenenti elevate quantità di resine. Divertente ed economico, la preparazione estemporanea di vini medicati serve anche ad arricchire la nostra “farmacia domestica” per i disturbi di salute minori come l'insonnia, le difficoltà digestive, la mancanza d'energia. Per allestire i vini medicati è preferibile seguire un vademecum.

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Informazione sociale La comunicazione e la prevenzione sociale per definizione, aumentano il livello di consapevolezza e conoscenza dei cittadini relativamente a problemi di interesse generale, nella prospettiva di modificare comportamenti o atteggiamenti.

20 ottobre 2010 Giornata Ospedali a porte aperte - Osteoporosi

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O.N.Da intende promuovere un’azione di sensibilizzazione nazionale della popolazione femminile sull'osteoporosi attraverso le Strutture Sanitarie che afferiscono al network Bollini Rosa. L’iniziativa prevede, in occasione della Giornata Mondiale dell'osteoporosi, l’apertura alla popolazione degli Ospedali più vicini di altri alle esigenze delle donne e, da parte di questi, l’offerta alla popolazione di un servizio gratuito inerente il tema dell’osteoporosi: una visita, una consulenza, una conferenza o, se possibile, anche un esame specialistico.

Non perdere di vista la salute degli occhi.

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Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione di malattie che rappresentano, anche nel nostro Paese, una vera e propria emergenza sanitaria. Basta pensare che due milioni di persone soffrono di degenerazione correlata all'età (Dms), 750.000 circa di glaucoma, più di un milione di cataratta. Queste sono solo alcune delle patologie che portano a un importante deficit visivo, compromettendo la qualità di vita dei pazienti. Eppure un controllo periodico dall'oculista potrebbe favorire la diagnosi precoce e, dunque, l'intervento più appropriato per scongiurarne la progressione. Il prezioso contributo di campagne informative quali quelle che prenderanno il via durante il mese di ottobre ricoprono un importante ruolo sociale. Ma quello che si deve auspicare è la diffusione di un'informazione costante, più ampia ed ubiquitaria". A questo proposito, la Società oftalmologica italiana (Soi) e l'Associazione Onlus “Per vedere fatti vedere”, sono da anni attive sul territorio con

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Hanno aderito 71 strutture ospedaliere, coprendo tutto il territorio nazionale. Nel corso della giornata verrà somministrato agli ospedali aderenti all'iniziativa un breve questionario da distribuire alle pazienti, al fine di esplorare come le donne percepiscano il dolore quando soffrono di osteoporosi. In questa sezione è possibile trovare gli ospedali a cui la Commissione dell’Osservatorio assegna annualmente un riconoscimento, i Bollini Rosa (da 1 a 3), per attestarne l’impegno nei confronti delle malattie femminili e l’attenzione specifica verso le donne ricoverate. Gli ospedali premiati sono raccolti in una Guida annuale “Bollini rosa. Gli ospedali vicini alle donne”, disponibile in libreria. www.ondaosservatorio.it/pagine/71/it/ospedali

campagne informative per ricordare alle persone l'importanza della visita di controllo dall'oculista e con siti internet ai quali rivolgersi per avere informazioni e dialogare con i medici. Un controllo puntuale potrebbe dunque favorire l'intervento precoce. "In un Paese che conta ormai oltre 260.000 enti non profit ci siamo resi conto due anni fa che mancava un punto di riferimento autorevole e affidabile per i malati e i loro familiari colpiti da glaucoma e Degenerazione maculare senile - spiega Tiziana Fattori, direttore generale di 'Per vedere fatti vedere' onlus - Tali malattie non hanno al momento terapie risolutive, e sono complesse da spiegare e fortemente invalidanti, soprattutto per gli anziani. Il diritto alla prevenzione per noi deve andare di pari passo però con un'informazione corretta. I pazienti, infatti, hanno il diritto di accedere a informazioni chiare, accessibili, fornite attraverso canali che tengano conto della loro condizione di ipovisione, obiettive e indipendenti.


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Questo spazio è dedicato alla segnalazione di campagne di informazione sociale, di prevenzione per rendere visibili tutte le iniziative volte a migliorare gli stili di vita. Segnalate le campagne a sociale@salutare.info

20 ottobre 2010 A Ottobre il “Mese dell’udito” a Milano: Terme di Sirmione in collaborazione con la Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico mette a disposizione dei cittadini milanesi screening gratuiti, consigli e informazioni Sono oltre 7 milioni gli italiani che soffrono di problemi uditivi in Italia, di cui quasi il 40% non ha coscienza del problema e un terzo non ha mai eseguito un test della funzione uditiva. I più recenti studi avvertono che non si tratta più di una patologia legata all’età, ma la perdita dell’udito colpisce sempre più i giovani che ascoltano musica ad alto volume in discoteca o con auricolari. Per questo investire oggi in progetti di promozione

16 ottobre: Giornata del Ciclamino della Ricerca. Il fiore simbolo della ricerca FFC colorerà oltre 300 piazze italiane e grazie alle donazioni per le piante offerte, sarà possibile dare un concreto aiuto al lavoro scientifico avviato. Il traguardo si intravede e la Campagna d'autunno costituisce un'occasione davvero importante per il raggiungimento dell'obiettivo. Da quest'anno, inoltre, le Delegazioni e i Gruppi di Sostegno della Fondazione potranno avvalersi del prezioso contributo dei giovani dell’Associazione Round Table Italia che hanno deciso di sostenere la causa della FFC con la loro presenza nelle piazze delle principali città italiane dalle 9.00 alle 19.00.

della salute rivolti ai cittadini di tutte le età è fondamentale e strategico. L’iniziativa “Anno della Salute” si inserisce proprio in questa logica attraverso attività informative e di screening gratuite che nel mese di ottobre saranno dedicate proprio all’udito”. Nell’ambito della prevenzione dei disturbi uditivi, le cure termali giocano un ruolo importante, come ci conferma Marco Vitale, Dipartimento Anatomia, Farmacologia e Scienze Medico Forensi dell’Università diegli Studi di Parma e Coordinatore Scientifico Fondazione per la Ricerca Scientifica Termale. “La crenoterapia nelle malattie otorinolaringoiatriche e delle vie aeree superiori poggia su numerosi studi clinico-epidemiologici, cui si aggiungono più recenti studi sugli effetti biologici dell’inalazione di acque termali".

Dal 10 al 24 ottobre - SMS Solidale. Tutti potranno sostenere la ricerca FFC anche attraverso l'invio di un SMS Solidale del valore di 1 euro al numero 45599 (Tim, Wind, Vodafone, 3) o chiamando lo stesso numero da rete fissa Telecom per donare 2 euro. Il ricavato servirà a finanziare il progetto di ricerca FFC#13/2010, coordinato dalla dottoressa Alessandra Polissi del Dip. Biotecnologie e Bioscienze, Università Milano-Bicocca, che si prefigge di individuare nuove vie per contrastare la vita di uno tra i più pericolosi batteri (Pseudomonas) che infettano i polmoni dei malati di fibrosi cistica, colpendo le componenti vitali della membrana che lo contiene.

Per informazioni consultare: www.fibrosicisticaricerca.it

“Ottobre In Rosa” Campagna Nazionale per la Prevenzione Del Tumore Al Seno La campagna Nastro Rosa nasce con l’obiettivo di intensificare la cultura della prevenzione nel campo della salute. In particolare si propone di sensibilizzare le donne sulla necessità di sottoporsi ad opportuni esami per prevenire il tumore del seno.

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1)Un valido aiuto “naturale” realizzato attraverso un'alimentazione con cibi ricchi di fitoestrogeni. I fitoestrogeni naturalmente contenuti negli alimenti di origine vegetale hanno dimostrato di avere effetti simili agli estrogeni ovarici. (Salutare n. 45) 2) I sintomi tipici della MRGE sono il bruciore retrosternale ed il rigurgito, anche se come dimostrato dalla recente letteratura, altri sintomi extra-digestivi sono correlati alla patologia quali: tosse, raucedine, asma, lesioni orali ed otorinolaringoiatriche (erosioni dentali, sinusiti e laringiti croniche, etc.). (Salutare n.52) 3) É un’attività fisica naturale, sana, efficace e

completa, adatta a tutti. Nordic Walking, se effettuata correttamente, migliora le condizioni fisiche, la salute e soprattutto il benessere della persona. (Salutare n.55) 4) Vero: Nell’alopecia androgenetica i follicoli, senza nutrimento, vanno incontro a una progressiva riduzione di diametro e i capelli diventano sottili, con scarsa pigmentazione e frequente assenza di midollo, fino alla conseguente caduta. (Salutare n.49) 5) É la chirurgia di ringiovanimento delle palpebre, può interessare la palpebra superiore, la palpebra inferiore oppure entrambe contemporaneamente. (Salutare n.37)

30 www.salutare.info 6) Vero: È una pratica che permette di dare un rilevante contributo nella cura di diverse patologie ed in particolare nella terapia di alcune malattie del sangue, segnatamente le leucemie e i linfomi. (Salutare n.6) 7) È un disturbo caratterizzato da una crescita eccessiva di materia ossea a livello della staffa e della finestra ovale nell'orecchio medio. Con il passare del tempo, la staffa si blocca fino a diventare immobile, fissandosi sulla finestra ovale. (Salutare n.47)

Le risposte

3) Cos'è il Nordic Walking? È qualcosa di nordico e un po’ freddo È un’attività fisica naturale, sana, efficace e completa, adatta a tutti. È una camminata lenta 2) Quali sono i sintomi della malattia da reflusso gastroesofageo? Bruciore intenso agli occhi Gonfiore degli arti I sintomi tipici della MRGE sono il bruciore retrosternale ed il rigurgito. 1) Per la prevenzione dei disturbi e di patologie postmenopausali, può essere programmato: Un percorso no limits un valido aiuto “naturale” realizzato attraverso un'alimentazione con cibi ricchi di fitoestrogeni. un ciclo di cure di bellezza

7) Che cos’è l’Otosclerosi? L’abbassamento improvviso della vista È un disturbo caratterizzato da una crescita eccessiva di materia ossea. Perdita della memoria. 6) La donazione del cordone Ombelicale è una pratica recente che permette di dare un rilevante contributo 5) Cos'è la Blefaroplastica? Riduzione del seno Ricostruzione per le labbra É la chirurgia di ringiovanimento delle palpebre 4) Nell’alopecia androgenetica i follicoli, senza nutrimento, vanno incontro a una progressiva riduzione di diametro

Per ogni domanda è prevista una sola risposta oppure vero o falso. Tutte le domande sono tratte dai numeri precedenti di Salutare e Baby Magazine. Per approfondimenti visitate il nostro archivio al sito www.salutare.info Siete sicuri di sapere tutto sui temi legati alla salute e al benessere? Mettete alla prova le vostre conoscenze.

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Sapere non costa nulla, non sapere può costarti tanto!


Nutrizione a cura della dr.ssa Antonella Venezia Biologa Nutrizionista

La cottura degli alimenti Cuocere bene per mangiare meglio

Nella cottura in mezzo umido (bagnomaria, brasatura, cottura a vapore) il calore si trasmette all’alimento attraverso l’acqua o il vapore, è una cottura omogenea, ma c’è il rischio di perdita delle vitamine idrosolubili, che si dissolvono nell’acqua di cottura (2). La cottura a secco avviene attraverso grassi (frittura) o aria secca (forno, griglia, piastra), sull’alimento si forma una crosta superficiale, che limita le perdite nutrizionali e permette la corretta cottura all’interno dell’alimento cuoce all’interno. Le tecniche di cottura, non eseguite correttamente oltre a diminuire il valore nutritivo degli alimenti, possono determinare modifiche chimico-fisiche indesiderate, come perdita di vitamine e di aminoacidi, la formazione di sostanze tossiche (dovute alle alte temperature, ad es. il benzopirene durante la cottura alla brace) e la formazione di caratteristiche sensoriali sgradevoli (come il bruciacchiato).

Durante la cottura le proteine tendono a coagularsi e a cambiare colore; prolungando la cottura, avviene una scissione in molecole più semplici e in questa forma le sostanze proteiche sono più digeribili, ma bisogna tenere presente che una cottura troppo prolungata può determinare una minor disponibilità di alcuni amminoacidi essenziali: lisina, triptofano, cisteina e metionina. Per quanto concerne gli alimenti di origine vegetale le vitamine vengono degradate sia dal calore diretto che dalla dissoluzione in acqua, per questo si consiglia di riutilizzare brodi di cottura in modo da recuperare parte dei sali minerali e dei quantitativi delle vitamine (2).

Per i vegetali sono soprattutto i processi di pulitura a provocare grandi perdite di nutrienti, gettando via foglie e strati esterni di semi, tuberi e frutti. Le perdite sono stimate tra il 20 e il 60 % per le verdure a foglie, tra il 15 e 30 % per le radici e tra il 60 e il 70 % per i legumi. Le perdite sono determinate inoltre dalle condizioni dell’alimento (le ammaccature riducono la disponibilità di vitamina A e C) e dai successivi trattamenti termici. La perdita di vitamina C nelle patate diminuisce di circa il 50% dopo 5 mesi dalla raccolta e del 75% dopo circa 9 mesi. Ulteriori perdite si possono avere

durante la cottura: l’eccessivo calore e abbondanti dosi d’acqua possono distruggere circa il 50% delle vitamine instabili al calore e idrosolubili presenti nelle verdure (vitamina C, PP, B1) (2). La cottura a microonde garantisce buoni risultati: il mantenimento delle vitamine si mantiene col microonde all’80-90% (3), con la cottura a pressione al 70-80% e con la bollitura al 40-60%.

Le fritture ad alte temperature rendono gli alimenti poco digeribili

Mangiare bene e sano significa anche cucinare bene i cibi, in modo da conservare le proprietà nutrizionali degli alimenti Cuocere, un’azione fondamentale e quotidiana, importante per il nostro mangiare bene.

e determinano la formazione di sostanze tossiche.

PICCOLI CONSIGLI: • Per cuocere usare utensili in acciaio inox o pentole pirex • evitare ammaccature e lesioni superficiali degli alimenti • preparare l’alimento prima di cuocerlo senza immergerlo a lungo nell’acqua • non sminuzzare eccessivamente la verdura • immergere l’alimento in acqua già bollente • nelle cotture usare una quantità minima di acqua • non cuocere più del necessario • variare sempre i metodi di cottura in modo da compensare le perdite dei principi nutritivi

La frittura ad alte temperature degrada la parte grassa dell’alimento ed il suo contenuto di vitamine liposolubili. Inoltre ad alte temperature, i grassi tendono a scindersi in glicerolo e acidi grassi e possono degradarsi, originando prodotti di ossidazione che portano alla formazione di sostanze tossiche (per esempio l’acreolina) (4).

Fonte: 1.Mol Nutr Food Res. 2010 Aug 19 2.Int J Food Sci Nutr. 2002 May; 53(3):197-208 3.J Am Diet Assoc. 1985 Aug; 85(8): 922-6 4.Toxicol Ind Health 2010 Aug 15:44(16)

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Attraverso la cottura, un trattamento termico basato sulla trasmissione di calore, gli alimenti subiscono trasformazioni chimicofisiche che li rendono digeribili, biodisponibili (capaci di essere assorbiti dal nostro organismo), appetibili (aumento del gusto e dell’aroma), conservabili, igienici e sicuri ed inoltre la cottura mantiene le qualità nutrizionali degli alimenti (1).


Ricerca a cura di Valeria Palombo Ufficio stampa Clab Comunicazione

Un ciclamino per guarire la fibrosi cistica 11-17 ottobre - VIII Settimana Nazionale della ricerca sulla malattia genetica grave più diffusa

Sono 200 i nuovi casi all'anno di fibrosi cistica. E ogni settimana nascono 4 malati e ne muore uno in giovane età. Per questo la FC merita un occhio di riguardo da parte di tutti noi. Offrire nuove speranze di cura ai malati è la mission che la Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica (FFC) si prefigge da 13 anni e ogni anno che passa rappresenta una piccola grande conquista grazie al sostegno di molti.

Un appuntamento da non dimenticare: il 16 ottobre in oltre 300 piazze italiane verrà venduto il fiore simbolo della ricerca FFC. Ad affiancare la Onlus di cui Matteo Marzotto è cofondatore e vicepresidente, ci saranno quest’anno i giovani dell’Associazione Round Table Italia, impegnati a coadiuvare la raccolta fondi. Dal 10 al 24 ottobre si potrà sostenere la ricerca anche attraverso l'invio di un SMS Solidale del valore di 1 euro al numero 45599 (Tim, Wind, Vodafone, 3) o chiamando lo stesso numero da rete fissa Telecom per donare 2 euro. Il ricavato servirà a finanziare il progetto di ricerca FFC#13/2010, coordinato dalla dottoressa Alessandra Polissi del Dip. Biotecnologie e Bioscienze, Università Milano-Bicocca, che si prefigge di identificare nuove vie per contrastare la vita di uno tra i più pericolosi batteri (Pseudomonas) che infettano i polmoni dei malati di fibrosi cistica.

La ricerca ha contribuito negli ultimi 20 anni a fare grandi passi in avanti che hanno consentito il miglioramento della qualità e della durata di vita dei soggetti colpiti dalla malattia. Ma il treno della ricerca non può fermarsi qui.

Per informazioni consultare: www.fibrosicisticaricerca.it

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È bene sapere che in Italia ci sono moltissimi portatori sani di FC (una persona su 25, oltre 2 milioni e mezzo), inconsapevoli di esserlo. Quando in una coppia entrambi i partner lo sono, vi è una probabilità su 4 che ad ogni gravidanza nasca un figlio malato di FC. E come rimarca Matteo Marzotto, cofondatore e vicepresidente della Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica: "Nel nostro

Paese oltre il 4 per cento della popolazione si rivela essere fatta da portatori sani del gene che causa la malattia. Ciò vuol dire che su un autobus urbano ve ne possono essere in media due, mentre in un cinema, potrebbero essere una quindicina, nella maggior parte dei casi ignari del rischio di poter generare un figlio malato". La fibrosi cistica è una malattia “a timer” che comporta un progressivo danneggiamento dei polmoni, del pancreas e di altri organi. Per rallentare tale progressione, il malato deve sottoporsi a lunghe ed estenuanti terapie quotidiane per tutta la vita. Ecco, dunque, le date da ricordare per aiutare i ricercatori a sconfiggerla. La FFC ha il merito di aver sviluppato "una rete italiana di ricerca che si cimenta sempre di più in aree avanzate e promettenti, con risultati che si stanno rivelando coerenti con le attese", dichiara il Prof. Gianni Mastella, Direttore Scientifico della FFC. Sono “progetti di speranza”, duque, quelli promossi e finanziati ogni anno dalla Fondazione, che ciascuno può sostenere tramite un semplice gesto di altruismo che costa poco ma vale tanto, almeno quanto la vita di una perona con fibrosi cistica. "Le conquiste nel mondo della salute" – prosegue Mastella- "sono sempre frutto dell'intuizione e della tenacia di scienziati che, giorno dopo giorno, cuciono un ampio tessuto di conoscenze utili, nel tempo, per la cura definitiva di gravi malattie come la fibrosi cistica". È per non vanificare tale impegno e tali risultati che la campagna solidale d'autunno fa un appello ai più fortunati per contibuire al raggiungimento del nobile scopo perseguito dalla Onlus.


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Eventi

CONGRESSI, CONVEGNI, EVENTI e manifestazioni per la Salute e il Benessere

12 ottobre 2010, Convegno di presentazione dei risultati del progetto "Sistema di indagini sui rischi comportamentali in età 6-17 anni". Roma, 14 ottobre 2010 Conferenza Stampa - Tumore al polmone: conoscenza e prevenzione - Sala delle Conferenze, Camera dei Deputati, - 12:00 La Conferenza Stampa “Tumore al polmone: conoscenza e prevenzione” si pone l’obiettivo di illustrare la presentazione dei risultati di un’indagine volta a valutare la consapevolezza che uomini e donne hanno del tumore al polmone.

Sassuolo(MO) 22, 23 ottobre 2010 Iv Corso Di Perfezionamento In Chirugia Ginecologica Isterectomia Vaginale Con Biclamp Presidente del convegno: Prof. Henry Clavè Sede: Aula Conferenze Nuovo Ospedale Civile di Sassuolo

Parma, 28-29 Ottobre 2010 Corso Pratico Di Endourologia: Novita’ Tecnico-Tecnologiche Educazione Continua In Medicina Il Ministero della Salute ha assegnato al Corso 18 Crediti Formativi per i Medici Chirurghi, nell’ambito del Programma di Educazione Continua in Medicina U.O. di Urologia Az. Ospedaliero-Universitaria di Parma Direttore Prof. Pietro Cortellini ISCRIZIONE: l'iscrizione è riservata ad un massimo di 6 partecipanti.

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Segreteria organizzativa: H.T. Congressi srl Via Benedetto Marcello 1 - 40141 Bologna Tel. 051-48 08 26 Fax 051-48 05 82 e-mail: fabiola@htcongressi.it www.htcongressi.it

Lucca, 6 Novembre 2010 V° CORSO S.I.B.O. - Società Italiana Banche degli Occhi Responsabile Scientifico: Dr. Claudio Giannarini Iscrizioni solo su invito S.I.B.O. Accreditamento ECM richiesto per: Medici Oculisti, Biologi, Infermieri, Tecnici di Laboratorio Sede Congressuale Palazzo Ducale - Sala Mario Tobino - Cortile Carrara - Lucca

Milano dal 24 al 27 Novembre 2010 90° Congresso Nazionale SOI Sede del Congresso Milano Convention Centre presso Fiera Milano City Via Gattamelata 5 - 20100 Milano Segreteria Scientifica Consiglio Direttivo SOI Comitato Scientifico SOI Via dei Mille, 35 – 00185 Roma - Tel. 06 4464514–06 44702826 – Fax 06 4468403 nazionalesoi@sedesoi.com Segreteria Organizzativa Congressi Medici Oculisti Srl Via dei Mille, 35 – 00185 Roma Tel. 06 4464514 – Fax 06 4468403 congressi@sedesoi.com

Per comunicare congressi, convegni, eventi e manifestazioni per la Salute e il Benessere Tel.: 0825 74603 e-mail: info@salutare.info

Presso la sala Biagio D’Alba del Ministero della Salute, Viale Giorgio Ribotta 5, si terrà Il progetto, promosso dal Ministero della Salute/Ccm, nell’ambito del programma nazionale “Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari", coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità - Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute (CNESPS), in collaborazione con le Regioni e le Aziende Sanitarie, gli Uffici Scolastici Regionali, l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), le Università di Torino, Siena e Padova. Il Convegno è finalizzato in particolare alla presentazione dei risultati: - dell’indagine OKkio alla Salute 2010 (raccolta dati su peso e altezza, stime di prevalenza di sovrappeso e obesità, abitudini alimentari e attività fisica dei bambini delle scuole primarie, percezione del problema da parte dei genitori, caratteristiche dell’ambiente scolastico) - dello studio di approfondimento sulle abitudini alimentari dei bambini della scuola primaria, denominato "ZOOM8" condotto dall’INRAN; - dello studio sulle abitudini e gli stili di vita dei ragazzi tra gli undici e i quindici anni (Health Behaviour in School-aged Children; - HBSC), studio multicentrico internazionale promosso dall’OMS, coordinato dalle Università di Torino, Siena e Padova. www.salute.gov.it


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Unità operativa di Endoscopia Ginecologica Centro Nazionale per la diagnosi e il trattamento dell’Endometriosi Scuola di Alta Formazione (Provider ECM)

Endoscopica Malzoni si pone l’obiettivo di rafforzare la propria presenza come punto di riferimento internazionale per il trattamento endoscopico delle patologie ginecologiche. La creazione di un’unità operativa dedicata all’endoscopia, autonoma rispetto alla struttura ospedaliera, consente enormi vantaggi tra cui una più attenta valutazione del problema ginecologico dal punto di vista endoscopico. Inoltre, Endoscopica è dotata di un blocco operatorio con due sale operatorie Storz Or1 che fanno parte di una nuova generazione di sale operatorie “intelligenti” nelle quali l’operatore, grazie ad esclusivi sistemi informatizzati di integrazione di tutte queste nuove funzioni con tutte quelle preesistenti, impartendo semplici comandi vocali è in grado di gestire tutte le apparecchiature elettromedicali e tutte le funzioni ambientali collegate nonché tutte le modalità di comunicazioni disponibili.

Centro Unico Prenotazioni: 0825 686686 Lun. - Ven.: 09.00 -16.00 / Sab. fino alle ore 13.00


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