salutare 64

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Una sana abitudine


Sommario Benessere

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Vacanze all’insegna del benessere

Ed. Motoria

Estetica

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Rughe: Istruzioni per l'uso

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Farmacia

Benessere

Per essere l’Indiana Joanes della tua vita

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Alimentazione

Menopausa e attività fisica

Cosa fare se capita un malore in vacanza?

La dieta del sondino

Psicologia

Neurologia

Epidemiologia

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Difficile crescere senza poter mangiare

Podologia La talalgia

Dermatologia Dermatite polimorfa solare

Terapia Il rischio clinico (2a parte)

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Distrofia miotonica di Steinert

Fobie Quali sono le fobie e le ossessioni più comuni?

Pedagogia Discover Project®

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Il “caso” Escherichia coli

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26

Psicologia Lo Stalking nel mondo virtuale

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27 30 32

Tutti gli articoli hanno solo finalità informativa ed educativa, non costituiscono motivo di autodiagnosi o di automedicazione e non sostituiscono la consulenza medica specialistica.

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News Sociale Ricevi Salutare Eventi


Angolo dei Lettori Pubblicazione mensile Anno VII n° 64 - 2011 Distribuzione gratuita Reg. Tribunale Av in data 15/01/2004 N° 419

Gentile Redazione, si è tanto parla-

sulla tolleranza agli zuccheri (riducen-

to di Escherichia Coli e di rischi per la

do il rischio di diabete).

salute, sulla provenienza e sulla reale

L’attività fisica non solo contrasta la

pericolosità. Vorrei saperne di più e

perdita di massa ossea, ma ne incre-

capire quanto può essere pericolosa.

menta la densità, prevenendo il rischio

Carmela - Brescia

di osteoporosi. Insomma attività fisica più di prima! Per conoscere che tipo

Ciao Carmela. Il Prof. Giordano e

di sport praticare può leggere l'arti-

il Prof. Giulio Tarro a pag. 21 hanno

colo integrale della dottoressa Picardi

trattato l'argomento dal punto di vista

a pag. 14

scientifico, epidemiologico sottolineando che il caso è certamente da tenere sotto controllo, ma non è particolar-

Gentili dottori, ansiosa più che mai

mente allarmante, in considerazione

di recarmi al mare quest'anno ho avu-

della vulnerabilità del microrganismo

to una brutta sorpresa.

al calore e, sopratutto per le modalità

Credevo di aver avuto un semplice

di trasmissione dell’infezione.

eritema solare, invece mi è stata dia-

Contatti: www.salutare.tel sito: www.salutare.info e-mail: info@salutare.info

contatto skype: salutare.info Tel.: 0825.74603

è recidiva? A quali danni permanenti

Stampa: Paper Press

riviste, sono eccezionali. Sono una donna di 51 anni e sto avendo i primi

Ylenia - Ancona

sintomi della menopausa. Purtroppo nessuno sa dirmi se posso

Le manifestazioni cliniche di der-

fare attività fisica normalmente o se

matite polimorfa solare regrediscono

devo evitare attività particolari. Potete

solitamente nel giro di qualche settima-

aiutarmi? Grazie

na dalla mancata esposizione al sole.

Rosa - Benevento

Tende solitamente a migliorare man mano che la pelle inizia a tollerare il

Cara Rosa a quanto pare l’esercizio

sole, quindi potrà continuare a esporsi

fisico riduce i fattori di rischio legati

dopo averla curata, ma può recidiva-

alla menopausa: comporta un abbas-

re nello stesso periodo per un certo

samento dei livelli ematici di colestero-

numero di anni successivi.

lo, soprattutto l’LDL, mentre aumenta

Su trattamenti e accorgimenti da adot-

l’HDL, riduce i trigliceridi e la pressione

tare c'è l'articolo del nostro

arteriosa, consente il controllo del peso

dr. A. Del Sorbo a pag. 25

corporeo e svolge un’azione favorevole

Comunicate le vostre opinioni, esigenze, proposte, esperienze vissute oppure un parere sulle strutture e i servizi di cui avete usufruito. Non possiamo fornire risposte personali, ma le vostre segnalazioni sono preziose per orientare gli articoli e le inchieste che pubblicheremo sulla rivista.

Crediti immagine: © Gunnar Assmy, © Lev Dolgatsjov, © Lisa F. Young, © Dash, © Artem Shcherbakov, © Dave, © Jose Manuel Gelpi - Fotolia

partecipare Salutare è la rivista gratuita con diversi argomenti nell’ambito della salute e benessere: medicina, psicologia, farmacia, alimentazione, ambiente e tanti altri. Si avvale della collaborazione di professionisti del settore che mettono a disposizione le proprie conoscenze al servizio di tutti i cittadini. Partecipare a SALUTARE significa sostenere un’iniziativa culturale intrapresa per sensibilizzare alla salvaguardia del benessere comune e di fornire ai lettori oltre ai servizi, il supporto da consultare per essere sempre aggiornati. Un’Ente o Azienda che usufruisce di uno spazio su Salutare ha la possibilità di comunicare ai lettori le strutture, i servizi, le iniziative sulla SALUTE e il BENESSERE.

Questo spazio è pensato per voi

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Collaborazioni: A. Bicini, Prof. P. Abbruzzese, dr.ssa M. Picardi, dr. A. Sabato, dr.ssa S. Garifo, dr. F. Sasso, Prof. A. Giordano, Prof. G. Tarro, dr.ssa L. Pagano, dr. A. Pacilio, dr. A. Del Sorbo, dr.ssa R. Melillo, dr.ssa M. Frandina, dr. G. Pistillo.

solare. Non potrò più espormi al sole? potrei andare incontro?

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Direttore Responsabile: Angela Romano Redazione: Maria Paola Aprea Progetto grafico: Promova Coop. Soc. Onlus Area web: Carmine Serino

Contributi: c/c postale n° 55117402 intestato all’Ass. Salutare via Due Principati, 278 Avellino

gnosticata una dermatite polimorfa Salve a tutti e complimenti per le

Editore: Ass. Culturale Salutare

Scrivete a Salutare Via Due Principati, 278 83100 Avellino info: tel. 0825 74603 e-mail: info@salutare.info www.salutare.info

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Prof. Pasquale Abbruzzese Spec. in medicina estetica

Prof. Antonio Giordano Anatomia ed istologia patologica, oncologia

Salutare è una realtà editoriale che da 7 anni fornisce ai lettori un supporto infor-

dr. Aldo Sabato Farmacista

dr.ssa Maria Frandina Psicologa - Psicoterapeuta

mativo di qualità, fruibile a tutti, convinti che la corretta informazione ed educazione sanitaria siano due strumenti indispensabili per la prevenzione e il miglioramento della qualità della vita.

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dr. Antonio Pacilio Podologo e Posturologo

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Per migliorare e integrare le tematiche socio sanitarie, dagli approcci terapeutici al trattamento, estendiamo l'invito ai professionisti del settore

dr. Gerardo Pistillo Pedagogista Clinico

Prof. Giulio Tarro Virologo e Oncologo

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dr. Federico Sasso Psicologo e Psicoterapeuta Vincenzo D'Angelo Consuelor-Life-Coach

dr.ssa Lucia Pagano Medico in Formazione in Fisiatria dr.ssa Mariangela Picardi Educatrice discipline motorie sportive

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News

Biotech-Roche contro l'Alzheimer

Nuove terapie contro le malattie del secolo, tra queste l'Alzheimer, morbo sul quale sta lavorando la Siena Biotech. Questa realtà, ha stretto nel 2007 un accordo di collaborazione con la Roche, proprio per combattere questa malattia. Ad oggi, la ricerca ha prodotto ottimi risultati, tanto che Roche ha emesso nei confronti di Siena Biotech un significativo pagamento a fronte del raggiungimento di un’importante milestone. A questo successo collaborativo, segue quello dell’opzione esercitata già da Roche nel marzo

2010 di proseguire nello sviluppo, produzione e commercializzazione di alcune molecole selezionate per il trattamento della malattia di Alzheimer. Siena Biotech ha dunque mantenuto il diritto di poter procedere con attività di ricerca e sviluppo su nuove molecole identificate nel corso della collaborazione per indicazioni nelle malattie rare. Nella lotta contro la malattia di Alzheimer, questo progetto è assolutamente innovativo, ed il suo procedere, rappresenta un ulteriore rafforzamento della nostra branca di ricerca e sviluppo, che ha lo scopo di portare cure innovative per il trattamento di malattie neurodegenerative e neurooncologiche ancora oggi senza terapie efficaci.

L'alcol, come il fumo di sigaretta, provoca il cancro

L’assoutenti chiede l'etichetta sulle bottiglie Anche l’alcool è inserito nel gruppo 1 delle sostanze ritenute cancerogene dall'Iarc (International agency for research on cancer), come le sigarette. Solo che, non è possibile segnalare il pericolo ai consumatori con la stessa scritta di avvertimento che si trova sui pacchetti di sigarette. Questa la battaglia dell'associazione di consumatori Assoutenti, che ha cominciato una serie di azioni per far sentire la sua voce anche a livello Europeo. Accendendo i riflettori sugli studi scientifici che attestano le conseguenze dannose legate al consumo di alcol e in particolare il legame con alcuni tipi di cancro. Assoutenti chiede l'applicazione di una serie di misure urgenti: "Non necessariamente legate agli obblighi dell'etichettatura e all'indicazione degli ingredienti, ma che su tutte le confezioni vengano apposte opportune segnalazioni “sui rischi dell'alcol, soprattutto con riferimento all'insorgenza di affezioni tumorali". La sostanza responsabile dei danni dovuti dall’alcol è l'etanolo. La sua presenza ha portato l'Iarc, organismo dell'Organizzazione mondiale della sanità, a inserire le bevande

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alcoliche nello stesso gruppo in cui ritroviamo l'amianto, l'arsenico, il benzene, il tabacco, le radiazioni. "Si continua a invitare le persone al consumo responsabile di alcol, ma nessuno inviterebbe mai a consumare moderatamente amianto", osserva Gianni Testino, epatologo e vicepresidente della Società italiana di alcologia. Mediamente in una unità alcolica, che corrisponde a una lattina di birra o a un bicchiere piccolo di vino o a una dose da bar di superalcolico o aperitivo, "si trovano 12 grammi di etanolo - spiega Testino - che viene trasformato nel nostro organismo in acetaldeide, una sostanza altamente cancerogena. Da questa metabolizzazione si liberano anche i radicali liberi dell'ossigeno. L'acetaldeide si va a legare al nostro Dna modificandolo e tali alterazioni cromosomiche sono in grado di favorire lo sviluppo di cellule neoplastiche".


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News

Dimissioni ospedaliere, i diritti dei pazienti

Le dimissioni di un paziente devono essere decise solo in base a valutazioni di "ordine medico" e non ancorate ai criteri fissati dalle "linee guida" in uso nelle strutture sanitarie. Lo ha deciso qualche tempo fa una sentenza della cassazione che ha fatto molto discutere. «A nessuno è consentito di anteporre la logica economica alla logica della tutela della salute, né di diramare direttive che, nel rispetto della prima, pongano in secondo piano le esigenze dell'ammalato» spiegava la sentenza della cassazione. Ma quali sono i diritti dei cittadini ricoverati negli ospedali rispetto alle dimissioni ospedaliere? Lo spiega Cittadinanzattiva in un documento pubblicato sul suo sito. Come opporsi alle dimissioni forzate. Se il paziente ritiene che i medici lo abbiano dimesso senza fornire un'informazione

chiara e precisa sulle condizioni cliniche o che i medici si siano dimostrati poco disponibili alla comunicazione, Cittadinanzattiva suggerisce di tentare un'operazione di mediazione con i sanitari della struttura e in particolare con il primario del reparto, cercando di raccogliere maggiori informazioni sulla situazione clinica del paziente in dimissione. Molto spesso la valutazione di gravità soggettiva può essere influenzata da ragioni emotive e può non avere una reale corrispondenza con la valutazione clinica. Se i dubbi permangono e si teme si tratti di una dimissione impropria non bisogna firmare il foglio di dimissione, che equivale all'assenso. Esiste un modulo per opporsi alle dimissioni forzate che consente di avviare un dialogo con la Direzione Sanitaria per individuare una soluzione alternativa e comunque può essere utile far intervenire il medico di famiglia visto che tra i suoi

compiti c'è quello di accedere ai luoghi di ricovero dei propri assistiti. Inoltre è l'unico, oltre al paziente stesso, a essere autorizzato a visionare la cartella clinica di un proprio assistito. Può quindi dare un riscontro obiettivo al caso e fungere da mediatore nella dimissione. Nei casi più gravi anche in relazione a possibili problemi connessi al contesto sociale del paziente, può essere coinvolto l'assistente sociale. È possibile, infine, sollecitare la direzione sanitaria affinché si adoperi ad esempio a inviare fax e a contattare strutture idonee al ricovero per il proseguimento della cura del paziente in dimissione. È infatti, compito dell'ospedale attivarsi nell'individuazione del percorso di cura più idoneo.

Apertura del Centro Benessere Albergo Heaven

Il territorio Irpino si è dotato di una favolosa struttura dedicata al benessere e al relax. Si tratta del Centro Benessere dell'Albergo Heaven, una struttura immersa nel verde di Mercogliano in provincia di Avellino, ai piedi del monte Partenio. L'Albergo offre accesso gratuito al centro benessere, che comprende 3 tipi diversi di sauna e una piscina interna con nuoto controcorrente. Il Centro Benessere è il fiore all'occhiello della struttura grazie alle attrezzature all'avanguardia, e all'ampia palestra arredata per il fitness.

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Una straordinaria novità è la possibilità di effettuare trattamenti di bellezza e massaggi nella sala antigravità Nuvola, oltre ai trattamenti speciali estetici viso (esfoliante, al miele, vitamina C, carota e finocchio, bio filler anti età, ecc) e corpo (seno up, glutei up, linfodrenaggio, tonificante, snellente, vascolare, pain stop). è possibile accedere a dei Percorsi, gruppi di trattamenti integrati, preceduti da valutazione estetica medica. Sono studiati da un equipe altamente qualificata con professionalità specifiche che vi guideranno durante qualsiasi tipo di trattamento. Per informazioni tel.: 0825 782978


Benessere a cura di Andrea Bicini Content Editor per agoda.it

Vacanze all’insegna del benessere Dalla Cina all’Indonesia, un viaggio alla scoperta delle migliori Spa dell’Asia Molti dei numerosi centri benessere e delle Spa sparse in Asia hanno nomi in sanscrito che evocano antiche mitologie e che si addicono perfettamente a queste strutture. Le tecniche terapeutiche impiegate si sono raffinate e consolidate nel tempo e garantiscono il rinvigorimento di corpo e mente. Queste moderne oasi di ristoro offrono sollievo e ringiovanimento dallo stress dei ritmi della vita quotidiana. In crescente numero anche in Italia, hanno uno sviluppo particolarmente fiorente in Asia. La sfida non sta nel trovarne una ma nello scegliere quella giusta. Le Spa di seguito presentate sono state selezionate sulla base dei trattamenti offerti, del livello di servizio garantito e dalla qualità delle strutture in cui si trovano al fine di offrire una guida a chi decide di regalarsi

un viaggio in Oriente alla scoperta delle antiche tecniche curative di queste terre lontane. The Spa, The Chedi Club @ Tanah Gaja, Ubud, Indonesia Le colline vulcaniche e le risaie di Ubud Bali fanno da cornice a uno dei centri termali più lussuosi ed esclusivi di tutta l’Indonesia. La struttura è dotata di tre suite appositamente dedicate al centro benessere ma tutti i clienti possono usufruire dei servizi padiglione The Spa. The Spa è famosa per le pratiche orientali impiegate, balinesi, indiane e tibetane in associazione con prodotti biologici provenienti dalla zona - come la papaya (frutto ricco di sostanze antiossidanti ed immunostimolanti e con azione diuretica e gastroprotettiva), i fanghi vulcanici e la pietra pomice impiegati per i trattamenti dermatologici. I clienti che si avvalgono del padiglione

all’aperto possono rilassarsi immergendosi in bagni terapeutici e contemplare un panorama di campi di riso color verde smeraldo (dalle indiscusse capacità cromoterapeutiche rilassanti e rassicuranti). Trattamenti speciali: Il pacchetto “Earth” comprende un pediluvio aromaterapeutico, il massaggio del corpo con pietre vulcaniche calde, sauna, un bagno di argilla e una body-mask con argilla vulcanica. I.sawan, Grand Hyatt Erawan Bangkok, Thailandia Se mai avrete bisogno di relax è senza dubbio durante la visita della frenetica e umida Bangkok. La I.sawan Spa - il cui nome richiama il mitico quinto livello del cielo - mantiene la promessa di far toccare il cielo a chi decide di affidarsi alle sue cure. Situato sulla terrazza del quinto piano del Grand Hyatt Erawan, offre la possibilità di elevarsi sopra Salutare

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adatta a chi soffre di pressione bassa, dolori muscolari e alla schiena. Ogni suite ha anche la propria piscina per il relax. Trattamenti speciali: Le due ore di Banyan Romance comprende pediluvio alle erbe e vapore, massaggio sportivo per lenire i dolori tendineo-muscolari, massaggio alla testa, bagno e scrub al tè verde coreano.

il caos delle strade e ritirarsi in bungalow o villetta con giardino privato. Gli ospiti possono prenotare da 30 minuti a una giornata intera - nel caso di mezza e intera giornata i pacchetti includono il pranzo o la cena e l’accesso illimitato a piscina e palestra. Ci sono quattro temi per i pacchetti: purity (con trattamenti detossificanti e riequilibranti i 5 sensi indicato in caso di eccessi di energia), energy (rivitalizzante per bilanciare l’energia del corpo e aumentare la vitalità), harmony (particolarmente adatto in caso di stress) e thai (tradizionale tailandese) nonché un ampio elenco di trattamenti “Man Space”, studiati per gli uomini. I trattamenti includono massaggi tradizionali e con essenze, linfodrenaggio, pietre calde, compresse di erbe tailandesi calde e shiatsu. Trattamenti speciali: Particolare è il massaggio 'Executive' di 30 minuti per chi ha poco: gli ospiti rimangono completamente vestiti mentre un massaggiatore professionista esegue digitopressione su specifici punti anti-stress. Banyan Tree Spa, Banyan Tree Club & Spa, Seoul - Corea del Sud Il Banyan Tree Spa, a soli dieci minuti dal centro di Seoul, unisce il suo approccio olistico alle tecniche e agli ingredienti terapeutici curativi coreani. Le strutture termali includono nove sale per trattamenti e due suite dotate di Rainmist e bagno turco privati. Come da caratteristica della catena “Banyan” i trattamenti sono offerti come pacchetti di mezza giornata o di tutta la giornata e includono trattamenti estetici e massaggio tradizionale tailandese. Oltre alla Spa, l’hotel offre una palestra modernamente attrezzata e la sauna coreana (jjimjilbang) particolarmente 10 www.salutare.info

Six Senses Spa, Six Senses Ninh Van Bay, Vietnam Situato nei boschi della costa rocciosa di Nha Trang della baia Ninh Van, la Six Senses Spa offre agli ospiti trattamenti ringiovanenti completi in una splendida cornice naturale. Con le ville sparse lungo la costa, gli ospiti hanno la possibilità di beneficiare della vista rilassante sul mare, della privacy e tranquillità dell’ambiente che li circonda. Mettendo in pratica la filosofia olistica del gruppo Six Senses, questa Spa crea 'percorsi sensoriali' focalizzati sul benessere completo. Pacchetti personalizzati di un giorno hanno in genere prezzi speciali, così come i trattamenti per le coppie, uomini e bambini. Sessioni gratuite di yoga, tai chi e stretching si svolgono quotidianamente, con possibilità di usufruire di workshop privati e di un personal trainer per assistenza personalizzata. I trattamenti tradizionali delle medicine orientali disponibili comprendono il reiki (tecnica di origine giapponese di canalizzazione di energie terapeutiche), il bilanciamento dei chakra (ovvero dei centri di forza mediante yoga, cristalloterapia, riflessologia e aromaterapia) , trattamenti con pietre calde e digitopressione vietnamita (tecnica rivitalizzante e distensiva muscolare). Trattamenti speciali: i 60 minuti del trattamento di massaggio vietnamita al viso usa i delicati ingredienti naturali per rivitalizzare, ristrutturare e idratare la pelle, favorendo la distensione dei muscoli facciali. CHI Spa, Shangri - La Boracay Resort and Spa, Filippine Situato sulla pittoresca costa settentrionale di Boracay, questa sperduta Spa a cinque stelle occupa la sua fetta di paradiso. Nella filosofia tradizionale cinese il Chi o Qi rappresenta la forza vitale dell’universo che


controlla l’equilibrio e la salute di tutti gli individui. In quest’ottica, massaggi, esercizio fisico, stretching, idroterapia e meditazione sono alla base della filosofia di questo centro benessere. La CHI Spa è posizionata lontana dall’area principale dell'hotel, offrendo agli ospiti tranquillità e riservatezza. Fra tutte le terapie firmate “CHI”, la specialità locale è rappresentata da un trattamento Philippine Hilot di 90 minuti ovvero un massaggio tradizionale curativo ritenuto capace di ristabilire l'equilibrio fisico e psichico. Da provare anche lo scrub al cioccolato realizzato con cacao di coltivazione locale. Gli ospiti che desiderino organizzare una mezza giornata o giornata intera di trattamenti possono usufruire di speciali ville Spa con piscina privata e vasca idromassaggio. Sono disponibili anche maestri di yoga Trattamenti speciali: il pacchetto firmato ‘Travelers Retreat’ comprende un bagno al latte di cocco (con proprietà rigeneranti per la pelle e i capelli), uno scrub con sabbia e acqua marina di Boracay e un massaggio Hilot per un totale di 2 ore e mezza. Anantara Spa, the Puli Hotel and Spa, Shanghai, Cina I trattamenti dell’Anantara Spa si rifanno all'antica tradizione medica cinese dal tè, come ingrediente base ingredienti dei prodotti utilizzati nel centro, alle tecniche di massaggio. Per i trattamenti di bellezza particolarmente famose sono le maschere giapponesi allo zolfo e le lozioni anti-invecchiamento con siero alla vitamina C. Trattamenti speciali: Il pacchetto White Tea Moisturize comprende impacco e scrub di avocado (frutto ricco di acido grasso insaturo Linolenico e Omega 3, antiossidanti - Vitamine A e E - che aiutano a liberare le cellule dai radicali liberi) , bagno di tè bianco (ottenuto dalla raccolta delle foglie più giovani e con ottima attività antiossidante), massaggio con pietre calde, trattamento floreale del piede e pulizia del corpo.

Approfondimenti

The Spa, The Chedi Club @ Tanah Gaja, Ubud, Indonesia - Orario di apertura 10:00 - 21:00

I.sawan, Grand Hyatt Erawan Bangkok, Thailandia - Orario di apertura 09:00 - 22:00

Banyan Tree Spa, Banyan Tree Club & Spa, SeoulCorea del Sud - Orario di apertura 10:00 - 22:00

Six Senses Spa, Six Senses Ninh Van Bay, Vietnam - Orario di apertura 09:00 - 20:00

CHI Spa, Shangri-La Boracay Resort and Spa, Filippine - Orario di apertura 10:00 - 22:00

Anantara Spa, the Puli Hotel and Spa, Shanghai, Cina - Orario di apertura 10:00 - 22:00

Salutare 11


Estetica a cura del Prof. Pasquale Abbruzzese

Rughe: Istruzioni per l'uso L’amara considerazione del tempo che passa e della bellezza che svanisce può talvolta manifestarsi con la scoperta di una prima ruga sul volto. Purtroppo, tutti invecchiamo anche se in modi differenti e con tempi diversi, i due meccanismi che regolano l’invecchiamento più visibile, quello riguardante la nostra pelle, sono il Cronoinvecchiamento e il Foto-invecchiamento. Il primo legato alle informazioni contenute nel nostro corredo genetico, ereditate da genitori e nonni e il secondo dettato principalmente da quanto siamo stati, volontariamente o involontariamente, esposti ai danni delle radiazioni solari durante la nostra vita. Le rughe che si associano particolarmente a questi due tipi di danno sono, di seguito, le “Rughe Gravitazionali” e le “Rughe Attiniche”. Altra cosa sono le Rughe d’espressione (causate dall’azione dei muscoli mimici) di cui parleremo in un prossimo articolo. Le Gravitazionali sono determinate da uno svuotamento o diminuzione dell’impalcatura di sostegno della pelle, causato da un naturale riassorbimento o assottigliamento di differenti strutture (bolla adiposa del Bichat, sottocute, massa muscolare e ossea). La pelle non avendo più un volume idoneo su cui distendersi tende, risentendo della forza di gravità, a scivolare e appendersi in alcune specifiche regioni del viso.

@

scrivi a: estetica@salutare.info

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Le Rughe naso-geniene, labio-geniene, le borsette latero-mentoniere ne sono la naturale e conseguente espressione. La controprova che per queste rughe è la forza di gravità a determinarle è data dal fatto che

facendo distendere sul lettino la cliente, queste si riducono o addirittura scompaiono. Fatta tale premessa, ritengo che il modo migliore per poterle trattare non sia quello di correggere l’effetto (riempire la ruga) ma sia quello di ripristinare l’impalcatura che ha ceduto (ricostruendo la zona zigomatica) Per poter compiere una buona correzione abbiamo a disposizione varie sostanze, tra queste è assolutamente preferibile usare solo quelle completamente riassorbibili, perché permettono una maggiore sicurezza al paziente e al medico estetico. Ritengo, in ordine di efficacia, che i migliori prodotti per correggere questa zona del viso siano: l’Acido Polilattico e l’Acido Ialuronico. Il Polilattico, che preferisco, ha una filosofia particolare da capire e da spiegare alla cliente. Contrariamente allo Ialuronico non è e non si può usare come un classico filler. Anzitutto va iniettato solo in profondità (DermoIpoderma) e il suo effetto sarà in parte immediato e in parte tardivo (nell’arco dei successivi tre mesi) . Sull’immediato darà quel volume e quell’impalcatura tipico dei riempitivi ma, dopo riassorbita la parte liquida, si comporterà come stimolante di quei processi produttivi di neo collagene legati ai meccanismi reattivi da corpo estraneo. Bisognerà spiegare all’utente che per ottenere un volume soddisfacente sarà necessario eseguire dalle quattro alle sette sedute distribuite nell’arco di circa un anno. Il risultato finale avrà una lunga durata (mediamente 2-5 anni) e sarà oltremodo molto naturale (nella zona trattata rimarrà solo proprio Neo collagene senza più nessuna traccia di Polilattico, completamente riassorbito).


Benessere a cura di Vincenzo D’Angelo Consuelor - life- coach

Per essere l’Indiana Joanes della tua vita Il sistema, ci convince giorno per giorno che la felicità, il benessere e la gioia siano degli stati di continua sovraeccitazione sciocca e impregnata di ilarità, con l'aggiunta dell'assoluta negazione del dolore e possiamo raggiungere questo risultato rivolgendoci fuori di noi.

Così andiamo a caccia di oggetti da possedere, aderiamo a ruoli preconfezionati da esibire al momento giusto per mostrare e dimostrare che siamo ok. Come possiamo trovare la felicità se la cerchiamo nel posto sbagliato? Gioventù, denaro, bellezza, amore, salute, potere, divertimento sfrenato sono specchi riflessi di luce abbagliante, che il sistema, la società, ci mettono davanti agli occhi per accecarci e manipolarci finendo così ad orientarci verso mete che ci fanno allontanare sempre più dalla nostra vera essenza e quindi dalla felicità. Le menti illuminate, come un tempo così oggi, hanno sempre affermato che la felicità non proviene dall’avere ma dall’essere. Anche i classici pilastri della felicità, salute, denaro, amore, non sembrano più essere così solidi. è evidente che si ha bisogno di un minimo di affettività, salute e denaro per sentirsi bene, ma si è visto che all’aumento di alcuni di questi fattori non corrisponde un incremento proporzionale della soddisfazione esistenziale. L’origine della felicità, della gioia e del benessere, proviene soprattutto da noi stessi e dalle nostre azioni. Possiamo costruirla dentro di noi imparando a conoscerci, per poi

accettarci prendendoci cura di noi, forgiando i nostri principi e sviluppando le nostre potenzialità. Ma imparare a conoscerci, in molti casi, fa paura, perché significa andare alla scoperta della nostra vera essenza e questo potrebbe portarci ad incontrare un altro noi stessi, brillante e pieno di talento che incede nella vita in modo disinvolto e nel guardarsi indietro si accorge di aver, fino a quel momento, percorso molta strada ma non era la sua strada. Mi viene in questo momento da citare i primi versi letti, ma scritti da Marianne Williamson, da Nelson Mandela durante il suo discorso di insediamento nel 1994 “la nostra paura più profonda non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è che noi siamo potenti al di là di ogni misura. è la nostra luce, non il nostro buio, ciò che più ci spaventa …”. Il copione della tua felicità lo scrivi tu in prima persona solo tu puoi decidere come vuoi essere e come vuoi vivere. Paradossalmente l’infelicità colpisce le persone che “hanno tutto” perché la soddisfazione del vivere non è qualcosa che ci viene dato ma è una conquista che richiede: un impegno, un lavoro, un’azione e tanta volontà.

di curiosità, entusiasmo e voglia di andare avanti, useremo questi come antidoti contro la passività, la noia e l’apatia; sapremo vivere nel qui e ora godendo di tutto ciò che facciamo istante per istante; riusciremo ad aver maggior rispetto per noi stessi con incremento della nostra autostima e con un consequenziale innalzamento della sensazione di efficacia e vigore personale, che ci spingerà ad intraprendere nuove sfide. In questo modo l’ottimismo ci pervaderà impregnandosi in ogni cellula del nostro corpo proteggendoci dallo sconforto e da malattie, spronandoci ad essere coraggiosi credendo nelle nostre possibilità. Così, un bel giorno, guardandoci intorno, ci avvicineremo a individui che assomigliano a noi persone vere, veri amici. Le nostre convinzioni plasmano il mondo. Esso verrà cosi percepito attraverso i nostri sensi e convinzioni che fanno da filtro. Se ci convinciamo che il nostro destino sia malinconicamente segnato scivoliamo nella certezza che la felicità sia una chimera.

Quindi vestiamoci da INDI e affrontiamo le nostre paure, andando verso la scoperta della nostra spiritualità, identità e valori abbattendo tutte le nostre convinzioni limitanti su noi stessi ci ritroveremo alle fonti del nostro benessere: coinvolti in progetti connessi con i nostri desideri più intimi; in attività creative o in azioni collettive; saremo capaci di perseguire i nostri obiettivi; riusciremo a superare gli errori imparando da essi non considerandoli più come dei fallimenti; saremo pieni Salutare 13


Educazione Motoria a cura della dr.ssa Mariangela Picardi Educatrice discipline motorie sportive

Menopausa e attività fisica

La consapevolezza di cosa poter e dover fare nel momento in cui si entra nella delicata fase della menopausa. L’allenamento può apportare molti benefici: vediamo quali.

Cadenza, tipologia e sintomi La menopausa fisiologicamente corrisponde alla fine dell’età mestruale e, quindi, della fertilità. In questa fase termina l’attività ovarica: le ovaie non producono più follicoli ed estrogeni, risulta, inoltre, un'inibizione di ormoni quali inibina e gonadotropina. Nell’uso comune il termine indica, piuttosto, una notevole diminuzione fluidica, coincidente con il periodo di climaterio femminile. Tale stato determina una serie di mutamenti di origine trofica, metabolica, sessuale e psicologica, con manifestazioni soggettive più o meno marcate. Normalmente l’età in cui cessano i flussi mestruali risulta quella tra i 50 e 52 anni. Esistono, però, fattori di rischio che, interferendo con la normale fisiologia della donna, riducono questa soglia fino ai 38/40 anni. Fattori di rischio comprovati risultano essere: fumo sia attivo che passivo, alimentazione, scarsa attività fisica, indice di massa corporea (FM), abuso di alcool, bassa statura. È importante, inoltre, conoscere, e quindi distinguere, le varie forme di menopausa (menopausa precoce, tardiva, prematura, spontanea, artificiale, premenopausa, climaterio, etc.). È da aggiungere che l’impossibilità di produrre ormoni, steroidi e glicoproteine a sufficienza, da parte delle cellule della granulosa, accelera l’invecchiamento. Tale stato di cose comporta il possibile insorgere di

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affezioni tali da rasentare condizioni fisiopatologiche: - polimenorrea, oligomenorrea, ipomenorrea e ipermenorrea - vampate di calore, soprattutto nella fase del climaterio - depressione - disturbo del riposo notturno - assottigliamento dell’epidermide e del derma, con diminuzione di collagene - prurito e atralgie - diminuzione del desiderio sessuale - atrofia vaginale, accompagnata da cistiti e uretriti (sindrome urologia). Tardivamente possono inoltre insorgere: - Osteoporosi di tipo I (primaria), riduzione della densità ossea. Vi è un progressivo impoverimento del contenuto di calcio e della matrice organica delle ossa, anche se il confine tra fisiologia e patologia non è ben chiaro, ma è certo che la sedentarietà sia uno dei principali fattori responsabili. Questa situazione ha maggiore incidenza nelle donne per i diversi profili ormonali ed ha una brusca accelerazione in questo periodo: a 15 anni dalla menopausa si ha una perdita media del 20-25% di massa ossea. Tutto questo si traduce in un alto rischio di fratture, anche per traumi banali, che possono condurre a prematura perdita dell’autosufficienza. Ipertrigliceridemia, diabete, ipertensione, dislipidemia e obesità Dai 50 anni, circa, si osserva una ponderale


diminuzione della FFM ed un aumento della FM, che tende ad accumularsi selettivamente nelle regioni centrali del tronco, specialmente nel compartimento intra-addominale. Questa anomala distribuzione si è dimostrata indice di previsione in numerosi dismetabolismi e patologie riconducibili a minore efficacia dei recettori lipolitici del tessuto adiposo, minore secrezione ormonale (estrogeni), aumento della lipoproteinlipasi, minore capacità lipo-ossidativa dei tessuti, talvolta aggravata da limitata attività fisica.

vascolari, diminuzione del patrimonio enzimatico con minore resistenza all’ipossia, aumento delle fasi di contrazione e rilasciamento da probabile diminuita capacità di captazione del calcio nel reticolo sarcoplasmatico. Quest’ultimo gruppo di complicanze risulta più dannoso ma, fortunatamente, anche in maggior misura condizionabile.

Sindromi cardio-vascolari Diminuzione del volume cardiaco, ispessimento delle pareti cardiache per aumentata resistenza all’efflusso ventricolare sinistro da maggiore rigidità vascolare, possibili calcificazioni

L’attività fisica Il miglioramento della funzione cardiaca e vascolare, indotto dal dinamismo fisico, risulta comprovato da numerosi studi di genesi medica. L’esercizio fisico riduce i fattori di rischio: comporta un abbassamento dei livelli ematici di colesterolo, soprattutto l’LDL, mentre aumenta l’HDL, riduce i trigliceridi e la pressione arteriosa. Inoltre, tale pratica consente il controllo del peso corporeo e svolge un’azione favorevole sulla tolleranza agli zuccheri (riducendo il rischio di diabete). È ulteriormente dimostrato che l’attività fisica non solo contrasta la perdita di massa ossea, ma ne incrementa la densità, prevenendo il rischio di osteoporosi. Tale beneficio risulta direttamente proporzionale alla consistenza ossea di partenza: minore sarà quest’ultima, maggiormente apprezzabili saranno i risultati. Praticare esercizio fisico all’aperto o frequentare un centro in cui svolgerlo insieme ad amici e conoscenti sotto la supervisione di personale attento e qualificato, apporta ulteriori benefici da considerare come prevenzione da traumi e cadute accidentali esauribili, spesso, in lesioni ossee su soggetti menopausali ed osteoporotici. Si determinano infatti: incremento di tono e forza muscolare, maggior stabilità ed equilibrio, maggiore elasticità e minori tempi di reazione. Un bilanciato training fisico determina, in aggiunta, un aumento dei livelli di catecolamine e di betaendorfine, limitanti la frequenza di eventi vasomotori quali vampate e sudorazione. Gli stessi composti chimico-organici hanno un effetto positivo sull’umore e, di conseguenza, sullo stato psicologico, minato, spesso, da questa condizione metabolica.

La pratica L’esercizio aerobico risulta particolarmente indicato. L’intensità, inizialmente, dovrebbe essere bassa e la progressione del carico il più possibile personalizzata. Indicativamente il lavoro iniziale dovrebbe essere del 45-55% della FCmax, per raggiungere gradualmente, ove possibile, il 70-75%; quest’ultimo range è sicuramente più efficace, ma cagionante maggiori rischi cardiovascolari e muscolo-tendinei. L’utilizzo di carichi meccanici (pesi), ove non sia controindicato, e a seguito di esercizi a corpo libero, genera, nelle donne anziane in post-menopausa, un incremento della densità ossea, documentabile, del 5-15%, o comunque, una diminuzione della velocità di demineralizzazione. L’intensità dovrebbe attenersi inizialmente intorno al 45% del massimale indicizzato e non superare mai il 60-65%. È fondamentale un avviamento accurato per consentire la corretta e sicura esecuzione degli esercizi. Il programma dovrebbe essere globale, con serie da 12-18 ripetizioni, da incrementare con precedenza al carico somministrato. Quando si teme una certa fragilità delle ossa è meglio evitare esercizi che comportano una flessione forzata del rachide, le attività richiedenti l’ausilio di carichi pesanti, i movimenti bruschi ed impegnativi che possono portare a lesioni sia muscolari che articolari. Una seduta standard dovrebbe avere, infine, una durata tra i 30’ e di 60’ suddivisi in attivazione generale 15%, lavoro aerobico 35%, condizionamento muscolare 30%, defaticamento 10% e stretching 10%, per una frequenza tri-quadri-settimanale. È necessario, inoltre, coadiuvare il lavoro del trainer con le indicazioni fornite dal medico curante.

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Farmacia a cura del dr. Aldo Sabato Farmacista

Cosa fare se capita un malore in vacanza? Come premunirsi, ecco i farmaci da portarsi dietro

Dalle abitudini degli Italiani sull'automedicazione in vacanza, si è scoperto che circa l'80% degli italiani parte con una piccola farmacia.

La maggior parte degli italiani considera i farmaci di automedicazione come compagni immancabili di viaggio, acquistabili in farmacia senza la prescrizione del medico, riconoscibili per il bollino rosso posto sulla confezione. Per quanto brevi, i viaggi nascondono insidie che possono rovinare le vacanze: un po’ di tosse, una piccola contusione, un arrossamento degli occhi, una puntura d’insetto. Comunemente chiamati "disturbi lievi", si presentano con sintomi facilmente riconoscibili per comune esperienza e che sono trattabili autonomamente senza bisogno di rivolgersi al medico per la ricetta. Da dati statici, riportati dall’ANIFA (l’Associazione Nazionale dell’Industria Farmaceutica dell’Automedicazione) su un campione di 1000 persone, nelle valigie degli Italiani non mancano infatti gli antinfiammatori (61,3%), gli antipiretici (45%) e i disinfettanti (40%). Le più previdenti, sono principalmente le donne, ad organizzare il kit salva-vacanze per sé e la famiglia. Mentre 2 italiani su 10 dichiarano di avere un kit standard, sempre le stesse medicine da viaggio. Giunti alla meta delle vacanze, in caso di lievi disturbi di salute, è il farmacista il punto di riferimento. Sempre le donne quelle più abituate a rivolgersi per informazioni e consigli rispetto agli uomini, che al contrario, tendono a ricercare l’aiuto del medico o ad attendere che il malessere passi da solo. Con l’avanzare dell’età, si diventa più saggi: i più previdenti sono gli over 45 mentre i più giovani si dimenticano di mettere in valigia i farmaci. Ma sanno come rimediare recandosi in farmacia chidendo aiuto al farmacista.

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Ma in pratica quali farmaci di automedicazione è bene mettere nel kit salva-vacanze? Non devono mai mancare: un antidolorifico, un analgesico, un antipiretico e un antinfiammatorio per mal di testa o dolori muscolari, disinfettanti per la gola per combattere le infiammazioni da sbalzi di temperatura favoriti anche dall’utilizzo dell’aria condizionata, un digestivo per i fastidi causati da una diversa alimentazione in vacanza, un lassativo, melatonina contro i disturbi del jet lag, un antidiarroico per combattere la cosiddetta diarrea del viaggiatore. Una particolare attenzione anche alla pelle soggetta a scottature solari a causa dell’esposizione al sole, alle punture di insetti o meduse e alla possibilità di piccole ferite dovute ad una maggiore attività all’aperto . Molto importante quindi, ricordare di inserire nel proprio kit un antistaminico o un cortisonico a bassa-media potenza in crema o pomata contro le irritazioni della pelle e disinfettanti, garze sterili e cerotti. è necessario seguire alcune semplici regole per una corretta automedicazione anche in vacanza. È possibile ricorrere all’automedicazione per disturbi lievi che si conoscono. L’impiego di medicinali, non va protratto oltre quanto stabilito dal foglietto illustrativo e se il disturbo non si risolve entro 3-4 giorni è bene rivolgersi a un medico. Inoltre, quando si viaggia all’estero non sempre si trovano gli stessi farmaci di automedicazione a cui si è abituati è quindi opportuno conoscere il nome del principio attivo per trovare un farmaco analogo o, ancor meglio, portare con sé i farmaci cui siamo abituati e di cui potremmo aver bisogno per curare un mal di testa, un mal di denti o la febbre.


Alimentazione a cura della dr.ssa Serena Garifo Dietista

La dieta del sondino L'ultima novità della "diet industry"

è la dieta che impazza in questo momento perchè promette perdite di peso eccezionali (del 7-10% nei primi 10 giorni ed un ulteriore 2-3% nelle due settimane successive) senza sforzi e sacrifici a chi è sovrappeso - obeso. è un regime nutrizionale in tre fasi. La prima fase consiste nell’applicazione di un sondino naso gastrico di piccole dimensioni (2 mm), mediante il quale viene somministrata direttamente nello stomaco una soluzione acquosa composta da sole proteine, integrata con vitamine e sali minerali. Il sondino naso gastrico viene mantenuto per 10 giorni (fino a 12 nel caso di obesità grave). La somministrazione della miscela avviene mediante una nutri pompa. Durante la prima fase la miscela Diet Tube è l’unico alimento consentito, a parte bevande come acqua, the, caffè, orzo e tisane, rigorosamente senza zucchero. Dopo la rimozione del sondino, (seconda fase) il paziente segue una settimana di alimentazione proteica, a base di carne o pesce ed integratore Diet Tube, e ulteriori 10 - 20 giorni (terza fase) di regime dietetico ipocalorico. Oltre alla soluzione, somministrata con sondino, il paziente deve assumere farmaci per la protezione dello stomaco, un multivitaminico ed un lassativo

ogni tre giorni (per mantenere attiva la funzione intestinale). Il percorso completo può essere ripetuto fino a 4 cicli consecutivi nei casi di obesità importante. Il trattamento è controindicato in caso di insufficienza renale, gravidanza e pazienti al di sotto dei 14 anni. Fonda le sue radici nei principi della dieta chetogenica: l’apporto esclusivo di proteine e la mancanza di carboidrati comportano la produzione di corpi chetonici come fonte energetica alternativa al glucosio e attivano il meccanismo della lipolisi (mobilizzazione dei grassi dal tessuto adiposo) che induce il dimagrimento. Secondo la FeSIN (Federazione Società Italiane di nutrizione) al momento non esistono lavori in letteratura che illustrino o avvalorino il razionale ed i risultati della “diet tube”; il razionale e le basi scientifiche sulle quali poggia sono deboli, discutibili e non vagliate secondo procedure scientificamente corrette. Si tratta della promessa di un miracolo a caro prezzo, con notevole spesa a carico del paziente. Il paziente è sostanzialmente solo di fronte alla malattia ed alla sua gestione (numero cicli da effettuare, durata della dieta di “mantenimento”, gestione del sondino naso gastrico, …) Gli apporti di energia e proteine

estremamente ridotti (200-250 kcal con 35-40 g di proteine al giorno), con la totale assenza di apporto di carboidrati, fanno sì che la perdita di peso registrata debba essere attribuita in parte, nei primi giorni, a perdita di glicogeno, acqua e massa magra e solo successivamente a parziali perdite di massa grassa nel breve termine. Il metodo diet tube viene applicato indiscriminatamente a pazienti con caratteristiche completamente diverse, per non parlare del fatto che a volte è il paziente stesso a decidere l’opportunità del ricorso alla procedura. In definitiva la suddetta pratica appare non priva di pericoli sia

intrinsecamente (chetosi, perdita di massa magra, uso di lassativi, squilibri idroelettrolitici, sospensione di terapie croniche…) che nell’ottica di una strategia efficace a lungo termine al trattamento dell’obesità. Rimane il problema di pazienti con obesità grave complicata che necessitano di una rapida perdita di massa grassa per ridurre in tempi brevi il rischio cardiovascolare e/o per potersi sottoporre rapidamente ad interventi chirurgici. Tali problematiche sono ben evidenti agli occhi delle Società scientifiche e saranno oggetto di ulteriori approfondimenti e studi. Salutare 17


Psicologia a cura del dr. Federico Sasso Psicologo e Psicoterapeuta

Difficile crescere senza poter mangiare L’idea di questo articolo nasce da una formazione relativa a problematiche alimentari in adolescenza (DCA) effettuata qualche anno fa. In questi anni, nella mia pratica clinica, ho spesso incontrato problematiche alimentari e constatato che l’età di esordio è sempre più giovane (dai 9 anni, nella mia esperienza). Quasi mai ci si trova di fronte ad un disturbo “puro”, ma sempre correlato ed aggravato da una personalità “patologica” sottostante. La mia idea di terapia con i DCA qui proposta emerge dalla necessità di inquadrare bene la personalità di fondo dei pazienti e lavorare su essa per prima, altrimenti il più delle volte il disturbo tende a ritornare o trasformarsi: non basta infatti un approccio multidisciplinare al disturbo alimentare, bisogna prima individuare le motivazioni di fondo alla “fame o sazietà emotiva”, caratteristica fondamentale di questi pazienti. è evidente che quando si incontrano queste persone, sia presente la sofferenza del vivere e di confrontarsi con gli altri, la ferita inferta da qualcosa o qualcuno dal punto di vista emotivo e la delusione per qualche tradimento subito.

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scrivi a: psicologia@salutare.info

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Utile la mia esperienza nel Centro per i Disturbi Alimentari dell’ASL AV che mi ha permesso di capire meglio l’utilità degli psicofarmaci e la necessità di poter contare su un centro pubblico o privato che può accogliere i pazienti quando necessitano di un ricovero.

Non da ultimo è determinante l’approccio multidisciplinare integrato che è necessario debba avere figure professionali diverse che operano in modo specifico confrontandosi e collaborando tra loro. Vi parlerò di un “successo” terapeutico ottenuto con non poche ricadute con una paziente anoressica e la sua famiglia. Tale percorso è durato circa 3 anni ed é seguito con la collaborazione di più apporti professionali (psicologiche, nutrizionali, mediche, psicoterapiche, ecc.). Questo articolo è un riassunto di tutto il percorso psicoterapeutico effettuato con questa paziente e la sua famiglia, intriso di cadute e riprese, fino ad arrivare all’esito finale positivo. All’interno della relazione terapeutica ho dato spazio a nuovi linguaggi mutuati dal mondo della comunicazione digitale: messaggi del cellulare, le mail, la chat tutto ciò che è vicino al linguaggio adolescenziale di oggi. Ho aiutato la paziente a crescere, facendole vedere in se stessa limiti e risorse che si incrociavano con problematiche familiari complesse, che non permettevano uno svincolo reale ed una crescita, caratteristiche fondamentali dell’adolescenza. Quando ho incontrato la paziente versava in uno stato di emaciazione molto preoccupante ed al limite del ricovero, chiusa in uno stato depressivo-evitante associato al rifiuto di parlare, che si


interrompeva solo con sporadici pianti o scontri con la mamma. Molto difficile è stata la “battaglia per la struttura” e riuscire a far diventare la “paziente designata” soggetto attivo del trattamento, vissuto all’inizio della terapia come invasivo e in modo passivo. La ragazza, quando arriva da me, è una ragazza di 13 anni affetta da anoressia già da tempo, ricoverata a Roma presso l’Ospedale Bambin Gesù all’età di 11 anni, trattata già allora con psicofarmaci ed alimentazione forzata. La famiglia è composta da altre due figlie più grandi, la maggiore di 19 anni, iscritta al primo anno di università e la seconda di 17, che frequenta il liceo e dal papà (48 anni) impiegato. La ragazza ultimogenita è all’inizio dell’adolescenza e affronta un'anoressia grave. Appare fin da subito diversa dal resto delle donne della famiglia, presentando caratteristiche di personalità proprie. Si ritrova a vivere con la sua sensibilità particolare in una famiglia dove non c’è spazio per la sofferenza psicologica e l’unica strada per dire la propria è un male fisico. La mamma afferma di non capire la figlia malata e che non le manca nulla, giustificando il fatto con lo stato di salute e apparente benessere psicologico delle altre figlie. Il papà è più emotivo e cerca di rassicurare la figlia discorrendo con parole ricche di contenuti ideologici, ma facendo così trasparire tutta la sua debolezza e poca decisione.

Il motivo della consultazione è quindi solo quello di fare guarire la ragazza che è davvero troppo magra! Quando arriva da me è molto sottopeso, circa 34 kg per 150 cm con I.M.C. = 15, visibilmente provata nel viso con evidente pallore della pelle. è evidente già dall'inizio la necessità di trovare degli alleati per la ragazza che sembrava soccombere tra i due genitori che non lasciano a lei altro “potere” che il controllo del cibo, fino ai ricoveri che permettono di avvicinare emotivamente i genitori.

la madre a portarla per farmi spiegare da lei personalmente le motivazioni di tale rifiuto. Decido di parlare da solo con la ragazza, ma il colloquio è quasi un mio monologo; esploro varie aree neutre per cercare di fare presa (joining) e strutturo il setting con lei ponendo una unica condizione: mantenere il peso attuale (34 kg) e non andare mai al di sotto. In cambio io come professionista mi impegno a non parlare di cibo o mandarla dal nutrizionista se lei non avesse voluto.

Tra le difficoltà riscontrate, la maggiore e paradossale, è lo scetticismo della mamma rispetto alla psicologia e l’utilità della stessa. La motivazione e la collaborazione della ragazza sono pressoché nulle in fase iniziale, rifiuta di parlare rispondendo solo si e no invogliata dai genitori; se è la mamma a pressarla e l'invita ad essere collaborativa, la figlia diventa competitiva nei confronti della signora, se è il papà a chiedere alla figlia di parlare o la forza a collaborare, la ragazza scoppia in lacrime.

Di comune accordo, la informo che in qualsiasi momento in cui la condizione peso non fosse stata rispettata (diminuzione) avrei sollecitato un ricovero presso una struttura pubblica del territorio o Roma che si occupa di tali problematiche.

La relazione terapeutica è stressante e frustrante per me, si manifestano problemi nella comunicazioe, sono di fronte alla situazione che Dimaggio descrive per pazienti con disturbo di personalità evitante: il terapeuta deve fare appello a forti dosi di intuito e pazienza per ricostruire il discorso del paziente, deve essere preparato all’effetto “muro” che può avvertire sin dall’inizio nel corso del colloquio (Dimaggio, Procacci, Semerari, 1999). L’incontro col nutrizionista non ha un buon esito e la paziente sembra rifiutarsi di tornare da me e dal nutrizionista; convinco

Ad oggi la paziente ha raggiunto e mantiene un peso corporeo accettabile e da tempo non ha cadute verso la magrezza estrema dell’anoressica. Riesce a confrontarsi con i suoi genitori e il mondo in modo più maturo, motivando in modo valido le sue scelte.

Strutturo la terapia in sedute familiari (principalmente con i due genitori) e sedute individuali: la cadenza è settimanale e invito la ragazza a contattarmi lei stessa in caso avesse bisogno di chiedere qualcosa.

Ha deciso di iscriversi all’Accademia di Belle Arti per migliorare e utilizzare al meglio il suo senso artistico utilizzato anche durante la terapia con disegni o lavori che parlavano di se stessa e del suo disagio di vivere.

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Neurologia a cura della dr.ssa Lucia Pagano Medico in Formazione in Fisiatria

Distrofia miotonica di Steinert Aspetti etiopatogenetici, di diagnostica molecolare e terapeutici

La distrofia miotonica di Steinert è una malattia genetica neuromuscolare degenerativa, caratterizzata da un quadro clinico ampiamente variabile e da un decorso lentamente progressivo. Rappresenta la seconda forma di distrofia muscolare più diffusa dopo la distrofia muscolare di Duchenne.

Etiopatogenesi La distrofia miotonica di Steinert (anche detta Distrofia Miotonica tipo 1 o DM1) è una malattia neuromuscolare ereditaria a carattere autosomico dominante causata da un’alterazione del DNA, in particolare l’anomalia riguarda il DMPK (distrofia miotonina proteina chinasi) presente sul cromosoma 19. Normalmente il gene DMPK presenta una sequenza di tre nucleotidi CTG che si ripete dalle 5 alle 37 volte. Nella malattia di Steinert vi è un aumento del numero di ripetizioni che può arrivare anche fino ad alcune migliaia. Il numero delle ripetizioni varia da paziente a paziente e anche all'interno dello stesso individuo ci può essere una variabilità tra i diversi tessuti. In genere maggiore è il numero delle ripetizioni più gravi e precoci sono le manifestazioni cliniche della malattia. All'interno della stessa famiglia il numero di ripetizioni può aumentare dalla madre al figlio con conseguente maggior gravità della malattia nella discendenza. Questo fenomeno viene chiamato “anticipazione”. Diagnosi La diagnosi è clinica tramite la raccolta dell’anamnesi e la visita neurologica, e strumentale tramite l'elettromiografia ed il test genetico. Utile in taluni casi l’esecuzione della biopsia muscolare. Aspetti clinici La DM1 è caratterizzata da una perdita di forza progressiva, causata da una degenerazione delle cellule muscolari (distrofia), associata ad una rigidità muscolare con difficoltà nel rilasciamento muscolare (miotonia). La malattia è detta multisistemica per l’interessamento di diversi organi, infatti i quadri clinici di gravità differente comprendono, oltre alla miotonia, anche cataratta, atrofia testicolare, sterilità, turbe della conduzione atrio-ventricolare, cardiomiopatie, calvizie, distiroidismo, stitichezza, deficit intellettivo. Nella distrofia miotonica di

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Steinert il coinvolgimento della muscolatura è evidente soprattutto nei distretti distali (avambraccio, mano, gamba e piede) e nei muscoli mimici del volto, con riduzione dei movimenti dell'espressione del viso e abbassamento delle palpebre (ptosi). Tutta la muscolatura scheletrica è comunque interessata, con debolezza generalizzata e facile affaticabilità. Nella maggior parte dei casi il deperimento muscolare non diventa evidente tra i 20 e i 40 anni. L'elettromiografia è un esame che valuta l'attività elettrica del muscolo tramite aghi-elettrodi. Nel caso della distrofia miotonica è in grado di mostrare segni caratteristici: le scariche miotoniche. Test genetico Il test si esegue su un campione di sangue analizzando il DNA presente all'interno dei leucociti. L’analisi diretta dell’espansione della ripetizione CTG mediante la combinazione delle tecniche della PCR e del Southern blot permette un’accurata caratterizzazione di tutte le mutazioni DM1. Biopsia muscolare è utile per distinguere la distrofia miotonica da altre malattie muscolari. Terapia Ad oggi non esiste una terapia risolutiva per questa malattia. Tuttavia si può intervenire al fine di determinare un aumento della sopravvivenza ed un miglioramento della qualità di vita di questi pazienti con terapie cardiologiche, endocrinologiche, respiratorie, ortopediche, fisiatriche, foniatriche e dietologiche. Dal punto di vista riabilitativo tra gli ausili più utili ci sono quelli volti alla correzione del piede cadente e alla limitazione della debolezza a carico delle mani). Il fenomeno miotonico, può migliorare con l'uso di farmaci come il chinino oppure antiaritmici come la procainamide. Non è controindicata una regolare attività fisica, ma non dev'essere affaticante.


Epidemiologia a cura dei Prof.ri Giulio Tarro e Antonio Giordano

Il “caso” Escherichia coli Probabilmente se, nel futuro, qualcuno si darà la pena di rileggere il “caso” Escherichia coli, che sta gettando nel panico milioni di persone, non potrà non domandarsi, quale occulta e potente regia abbia potuto orchestrare questa psicosi di massa. Perché di questo si tratta. Una psicosi di massa che, a monte di un rischio sostanzialmente uguale a quello degli anni passati, ha attanagliato milioni di persone in Europa determinando danni per centinaia di milioni di euro. Quali sono le cause di questa psicosi? Le congetture, le “ipotesi di complotto”, si sprecano. La più popolare, almeno su internet, pretende di leggere dietro il “caso” Escherichia coli le manovre di “Big Pharma” e cioè delle multinazionali farmaceutiche. La “prova” di questa accusa sarebbe la scoperta di un vaccino universale per Escherichia coli messo a punto dalla Novartis e pubblicata, circa un anno fa, dalla prestigiosa rivista statunitense “Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS)”. Intanto, due parole sugli aspetti scientifici di questa scoperta - realizzata dal team di Rino Rappuoli, del Global Head of Vaccines Research di Novartis Vaccines and Diagnostics - che, per la prima volta, ha messo a confronto tutti i ceppi di Escherichia coli in grado di dare o meno infezioni, facendo uso della genomica, (la branca della biologia molecolare che si occupa dello studio del genoma degli organismi viventi). Grazie a questa approfondita analisi si è arrivati a identificare 230 antigeni presenti esclusivamente nei batteri responsabili di quadri clinici significativi. Questi antigeni sono stati analizzati per la loro capacità di indurre una risposta immunitaria protettiva, cioè stimolare la produzione

di anticorpi specifici in grado di proteggere dalla malattia. In questo modo sono stati identificati i nove migliori antigeni che hanno una potenzialità per essere utilizzati come componenti di un vaccino universale. Potenzialità, si badi bene. Perché, al momento, contro l’Escherichia coli non esiste ancora un vaccino che, se tutto procede bene, sarà commercializzato non prima di due-tre anni. Diventano quindi abbastanza evanescenti le ipotesi di complotto che sarebbe stato ordito da questa multinazionale, la quale dalla psicosi di questi giorni non ci ricava nulla di immediato. Una situazione certamente diversa dall’esito di un’altra psicosi di massa – quella della cosiddetta “influenza suina” (A H1N1) che, nel 2009, si concluse con la pronta fornitura al Ministero della Salute di 48 milioni di dosi di vaccino: 200 milioni di euro sottratti al già esangue Servizio sanitario italiano e che hanno fatto gridare allo scandalo. La seconda (più o meno, collegata alla prima) “spiegazione” della psicosi tira in ballo una intenzionale manipolazione dell’Escherichia coli, che sarebbe stato selezionato in laboratorio con la cosiddetta "pressione di mutazione", esponendolo, cioè, a svariate classi e combinazioni di antibiotici (penicilline, tetraciclina, acido nalidixico, trimetoprimsulfamethoxazol, cefalosporine...). Come avrebbe fatto altrimenti, secondo questa ipotesi, questo microbo a selezionare un ceppo così resistente? Fosse stato rintracciato in animali di allevamento (sempre più spesso trattati con antibiotici) poteva essere un caso accidentale. Ma nei cetrioli? Nella soia? I vegetali non sono coltivati con l’utilizzo di antibiotici. E allora? In effetti il ceppo O104 di Escherichia coli che sta alimentando la psicosi possiede (grazie a due geni: TEM-1 e CTX-M-15) una capacità

di produrre particolari enzimi (ad esempio, Beta-Lattamasi a Spettro Esteso) che gli conferiscono una sorta di "superpotenza batterica", ma questa sinistra caratteristica può essere spiegata, molto più banalmente, ad esempio, con l’utilizzo per l’irrigazione dei vegetali di acque contaminate da deiezioni animali o umane. E, a tal proposito, vale la pena di osservare, che un essere umano, normalmente, ogni giorno, espelle con le feci un numero di cellule di Escherichia coli oscillante tra 100 miliardi e 10 trilioni. Ma, poi, per quale motivo qualcuno avrebbe creato in laboratorio questo “super batterio” e lo avrebbe disseminato intenzionalmente? La principale “spiegazione” su internet ipotizza una manovra per spazzare via dal continente europeo, in nome di una loro supposta insicurezza sanitaria, i piccoli appezzamenti agricoli, per lasciar posto a ipertecnologiche aziende agricole, magari basate su organismi geneticamente modificati; una strada questa già percorsa negli USA, qualche anno fa (proprio a seguito dell’insorgere di numerosi casi di Escherichia coli), con l’imposizione, da parte della Food Drug Administration, della "Legge di Modernizzazione per la sicurezza alimentare" che mette fuori legge le piccole aziende di bioagricoltura che non possono adeguarsi a ferree quanto costose norme sanitarie. È stato fatto notare al riguardo da autorevoli commentatori che, se l’ipotesi di una contaminazione intenzionale è campata in aria, non è affatto da escludere che l’enfatizzazione della minaccia Escherichia coli, operata dai mass media, possa nascondere una sorta di “guerra commerciale”; sarebbe stato questo, ad esempio, lo scopo della psicosi “Mucca Pazza” in cui il repentino divieto di consumare farine animali per gli allevamenti spianò la strada all’ingresso in Europa della soia transgenica, fino a quel momento proibita. Ma mettendo da parte le paure create - più Salutare 21


Escherichia coli

o meno inconsapevolmente - dai mass media e la ridda di ipotesi e sospetti che grava sul perché di questa “epidemia”, occupiamoci degli aspetti sanitari e clinici. Come è noto, l'Escherichia coli, o E. coli, (il nome deriva dal suo scopritore, il tedesco-austriaco Theodor Escherich) è un microrganismo a forma di bastoncello che vive nella parte inferiore dell'intestino di animali a sangue caldo, dove ha un ruolo fondamentale nel processo digestivo. Una volta espulso dal corpo tramite le feci è poco resistente a disinfettanti chimici e/o fisici e, avendo una temperatura ottimale di sopravvivenza di 37 gradi,

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viene facilmente distrutto con la pastorizzazione. Alcuni ceppi di E. coli sono responsabili di malattie quali infezioni del tratto urinario, meningite, peritonite, setticemia e polmonite, ma soprattutto dissenteria, che viene contratta principalmente da alimenti contaminati; la contaminazione può avvenire da carni infette non adeguatamente cotte, da latte non pastorizzato e formaggi derivati e da altri alimenti contaminati da feci. Una forma grave di dissenteria prodotta da E.coli è quella prodotta da particolari ceppi VTEC che, comunemente, vivono

nell’intestino dei ruminanti, dove non provocano alcun danno, ma che una volta arrivato nell’uomo determinano emorragie e una sindrome emolitico-uremica. Questo tipo di infezione ha cominciato a diffondersi nel nostro pianeta a partire dagli anni 80. I sintomi di questa infezione si presentano dopo 3-4 giorni dal consumo dell'alimento contaminato e durano per circa una settimana: diarrea emorragica, dolori addominali intensi, nausea e vomito mentre la febbre, in genere, è assente. Nel caso del ceppo EHCH o104:H4 il tempo di incubazione è stato

stimato fino a 10 giorni. Purtroppo, in circa il 6% dei casi, la patologia si complica evolvendo nella sindrome emolitico-uremica (SUE o HUS in inglese), dovuta al passaggio in circolo della tossina. Questa sindrome è caratterizzata dall'associazione di manifestazioni patologiche a carico del sangue e dei reni, quali l'anemia emolitica, l'insufficienza renale acuta e la trombocitopenia e, in alcuni casi la coagulazione intravascolare e la presenza di prodotti di degradazione della fibrina nel plasma. Poiché la mortalità della sindrome emolitico-uremica è del 3-5%, si può concludere che la mortalità da infezione di


La prima si registrò negli USA nel 1982 a seguito di consumo di carne poco cotta di hamburger di una catena di fast food: l'epidemia coinvolse 732 persone, vi furono 200 ricoveri in ospedale in quattro stati e quattro persone morirono; in Canada, nel 1985, per una partita di sandwiches infetti vi furono 73 casi con 19 decessi; tra il 1992 e il 1996 nel Regno Unito, 381 casi con 14 decessi attribuiti al consumo di carne, latte e vegetali infetti; in Giappone nel 1996: 9000 casi (nessun decesso), attribuiti al consumo di germogli di ravanello bianco; 2000: New York, 1000 casi (2 decessi), attribuiti ad acqua contaminata; 2004: Danimarca, 25 casi (nessun decesso) attribuiti al consumo di latte infetto; nel 2009 in Canada a Walkerton, vi fu un'epidemia con 22 bambini (nessun decesso) che svilupparono la SUE.

questo ceppo di E.coli (resistentissimo agli antibiotici) è di circa il 2-3 per mille. In Europa si sono registrati fino al 2009 3.573 casi provocati dal sierotipo STEC O157:H7; mentre in Italia sono stati registrati, fino al 2010, 710 casi di SUE, con 0,35/100.000/anno in età pediatrica. Queste infezioni rappresentano un serio problema di sanità pubblica in tutti i Paesi industrializzati, in particolare USA, Europa, Giappone, Canada e Australia dove sono state osservate epidemie che hanno colpito persone che avevano consumato lo stesso lotto di alimento contaminato.

Se nei paesi del Terzo Mondo le malattie infettive trasmesse dal cibo sono una catastrofe oramai così endemica che non riesce a guadagnarsi più spazio sui mass media, nei paesi occidentali queste malattie cominciano ad essere un problema serio ed in aumento e, secondo il Center for Disease Control and Prevention USA colpirebbero (la stragrande maggioranza dei casi non viene segnalata) negli USA , in Europa e Giappone ogni anno circa 80 milioni di persone determinando, tra l’altro costi (per i pazienti, per i produttori di alimenti e per l'economia nazionale) stimabili intorno ai 9 miliardi di dollari ogni anno. Il 50% di queste infezioni sarebbero da addebitare alla Salmonella (per alimenti contaminati) mentre sono in costante aumento infezioni determinate da Campylobacter jejuni (associato al pollame), Escherichia coli 0157:H7 (manzo macinato), Listeria

monocytogenes (prodotti caseari), Bacillus cereus, Clostridium botulinum, Clostridium perfringens (trovato nel manzo), Shigella, e Staphylococcus aureus (nel maiale). In tutti i paesi occidentali l’Escherichia coli, nonostante diffusi controlli sanitari è presente dappertutto: una ricerca del 2003 condotta in Europa, ad esempio, evidenziava la presenza di E. coli 0157:H nella carne venduta in supermercati. Il batterio è stato isolato nei campioni analizzati nella percentuale del 3.7% nel manzo, 1.5% nel maiale, 1.5% in pollo e tacchino, e 2.0% nell'agnello. Come si vede, una situazione critica, da tenere sotto controllo, ma certamente non particolarmente allarmante, sopratutto in considerazione della vulnerabilità del microrganismo al calore e, sopratutto delle modalità di trasmissione dell’infezione. Il batterio, infatti, come è arcinoto, (al di là della vaginite da E. coli determinata dall’errata abitudine di farsi il bidet passando la mano prima sull’ano e poi nella vagina) si trasmette esclusivamente per via orofecale. Basta, cioè, evitare carni non perfettamente cotte e lavare accuratamente l’insalata, la frutta, gli ortaggi... le mani per stare tranquilli. E la stessa infezione da Escherichia coli è, solitamente, una infezione così banale e diffusa che, anche in Occidente, quasi mai viene affrontata rivolgendosi a un medico. Nonostante ciò lo spettro del “Batterio Killer” (così è stato battezzato da innumerevoli mass media ogni ceppo di Escherichia coli) in agguato in ogni dove

(dai cetrioli, ai germogli di soia, agli scaffali dei supermercati...) ha finito per seminare terrore trasformando ogni ricovero al pronto soccorso per una diarrea prodotta da questo microbo nella “prova” dell’insorgere dell'“epidemia". E così mentre i ministri pensano di “tranquillizzare” l’opinione pubblica dichiarando in TV che “l’epidemia è sotto controllo” e di “non farsi prendere dal panico” (probabilmente, senza rendersi conto che è la loro stessa presenza sui mass media a “legittimare” la paura), la Comunità Europea stanzia i primi 240 milioni di euro per indennizzare gli agricoltori colpiti dalle mancate vendite (dando, così, la stura alle richieste di fruttivendoli, grossisti, addetti ai mercati ortofrutticoli...), altrimenti benemerite associazioni di consumatori minacciano azioni legali contro i “responsabili”, qualche procura della Repubblica apre, l’ormai prammatica, “inchiesta”.... Una situazione caotica che fotografa una fragilità emotiva, una intrinseca vulnerabilità che si direbbe sia diventata la caratteristica delle odierne società occidentali. Allarmismi come questo del “batterio killler”, così come è stato qualche anno fa per la “Mucca Pazza”, l’influenza suina, l’influenza aviaria... e altre psicosi svaporate nel giro di quale mese, come nella favola di “Pierino e il Lupo”, lungi dall’educare l’opinione pubblica ad una corretta gestione della propria salute, rischiano, invece, di “vaccinarla” contro quelle che, in un non lontano futuro, potrebbero essere, invece, reali minacce biologiche determinate, prima tra tutte, dall’ormai incontrollato utilizzo commerciale di organismi geneticamente modificati. Salutare 23


Podologia a cura del dr. Antonio Pacilio Podologo e Posturologo

La talalgia Il punto di vista del Podologo / Posturologo

La talalgia o tallodinia non è una patologia bensì un sintomo ed indica genericamente la presenza di dolore nella regione del piede denominata “tallone”.

Le talalgie sono nella gran parte dei casi causate da una infiammazione cronica della fascia plantare nel punto in cui si inserisce al calcagno con la sua “entesi” e pertanto il processo infiammatorio prende nome di entesite o enteropatia inserzionale.

Dal punto di vista dell’imaging, l’esame radiografico è l’esame di elezione, utile per escludere eventuali patologie ossee; altri esami più specifici sono la RMN, la TC e la scintigrafia; questi vanno eseguiti unicamente per escludere patologie diverse.

La causa generalmente rappresentata da una anomala tensione della fascia plantare dovuta ad alterazioni biomeccaniche del piede che possono essere causate da eventuali alterazioni posturali delle strutture sovrasegmentarie.

Per quello che concerne il trattamento, il primo provvedimento terapeutico consiste nella variazione dei fattori biomeccanici come la riduzione del peso ed il cambiamento di abitudini di vita errate; è indispensabile, inoltre, valutare eventuali deficit posturali e compensarli con una scrupolosa e specifica terapia ortesica plantare che miri a ristabilire la giusta biomeccanica podalica, scaricando e ammortizzando con materiali multidensità le aree soggette a sovraccarico.

L’eccessiva tensione della fascia provoca col tempo, nel punto di inserzione all’osso la formazione di una caratteristica ossificazione (“entesofita” o più comunemente spina o sperone calcaneale). Alla spina calcaneale viene comunemente attribuita l’origine del dolore mentre in realtà è chiaramente dimostrato come essa non dia luogo ad alcuna sintomatologia (esiste semplicemente una coincidenza tra la sede del dolore ed il punto in cui si sviluppa la spina calcaneale). I fattori che favoriscono la presenza di talalgie, oltre alle alterazioni biomeccaniche sono rappresentati dalle sollecitazioni eccessive riscontrabili in soggetti che praticano attività sportive o soggetti in sovrappeso che trascorrono molte ore in piedi. Nelle tallodinie da entesopatia inserzionale il dolore è caratteristicamente presente all’inizio del movimento (i primi passi al mattino) e spesso migliora pian piano per poi nuovamente aumentare dopo prolungata stazione eretta o di riposo. In genere l’aspetto del piede è normale mentre è presente dolore alla palpazione dell’inserzione della fascia plantare e talvolta al suo terzo medio-prossimale.

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Nelle forme secondarie a patologie reumatologiche spesso la sintomatologia è presente soprattutto a riposo ed è presente tumefazione e aumento del termotatto; ovviamente spesso in questi casi sono presenti altri sintomi (dolori vertebrali, coxalgia, ecc…).

In alcuni casi, buoni risultati possono essere ottenuti con l’uso di talloniere in silicone, che hanno lo scopo di assorbire i traumi e le vibrazioni oltre quello di alzare l’altezza del tacco per spostare il peso sull’avampiede e detendere quindi le strutture posteriori. Le terapie farmacologiche con antiinfiammatori risultano in genere poco efficaci per la scarsa vascolarizzazione dei tessuti interessati dall’infiammazione. Utile l’applicazione di terapie fisiche tradizionali (ultrasuonoterapia, laserterapia) che attualmente sono state sostituite da onde d’urto e tecarterapia che inducono una buona riduzione della sintomatologia dolorosa. Sicuramente efficace risulta associare all’iter terapeutico il trattamento meccanico di stretching della fascia plantare e della muscolatura posteriore della gamba che ha lo scopo di aumentare l’elasticità dei tessuti. Nei casi ribelli al trattamento conservativo, che comunque in genere è sufficiente da solo a risolvere il problema, può essere considerato il trattamento chirurgico. Occorre comunque sottolineare, però, che l’intervento non risulta efficace se non vengono corrette eventuali alterazioni podologiche e posturali pre-esistenti.


Dermatologia a cura del dr. Antonio Del Sorbo Specialista in Dermatologia

Dermatite polimorfa solare

La dermatite polimorfa solare rientra nel vasto gruppo delle fotodermatosi, malattie della pelle caratterizzate da una spiccata sensibilità al sole Al momento della visita dermatologica è importante conoscere esattamente eventuali farmaci che sta assumendo il paziente (es. tetracicline, antinfiammatori, etc) , per escludere una possibile reazione di fotosensibilizzazione da farmaci. La dermatite polimorfa solare è una comune fotodermatosi che interessa fino al 10% della popolazione. Essa può esordire all'improvviso in qualsiasi fascia di età ma è più frequente nelle donne e nelle persone con pelle chiara, pur potendosi manifestare nei soggetti con carnagione olivastra o bruna. Si chiama dermatite polimorfa in quanto si può presentare con diverse manifestazioni cliniche (es. papule eritematose, placche, vescicole, pustole, etc). La forma più comune di dermatite polimorfa solare è quella a piccole papule eritematose, che esordisce con elementi simili alle comuni punture di insetti, alle

quali si può associare un prurito più o meno intenso. La dermatite polimorfa solare interessa essenzialmente le aree fotoesposte (es. viso, collo, decolléte, arti superiori, etc) ed ha un picco di incidenza in primavera estate. Essa tende solitamente a migliorare man mano che la pelle inizia a tollerare il sole (fenomeno dell'hardening), ma può recidivare nello stesso periodo per un certo numero di anni successivi. La dermatite polimorfa solare può interessare anche i bambini e gli individui di pelle nera. Alle prime esposizioni solari, la dermatite polimorfa può esordire con prurito e una reazione eritematosa limitata alle aree esposte al sole, mentre le papule possono anche comparire nei giorni successivi o persino confluire in placche. La lucite estivale benigna, può simulare una dermatite polimorfa solare, ma tende ad esordire in piena estate o a poche ore da un'intensa esposizione al sole. Nei giovani e in età pediatrica, la dermatite polimorfa solare può talora interessare il bordo libero delle orecchie.

Al momento della visita dermatologica, la dermatite polimorfa solare viene distinta da altre possibili fotodermatosi (es. orticaria solare, hydroae vacciniforme, dermatite fototossica, dermatite fotoallergica, etc). La diagnosi di dermatite polimorfa solare è essenzialmente clinica, ma in alcuni casi, il dermatologo può richiedere al momento della visita, eventuali esami di accertamento diagnostico (es. ricerca anticorpi antinucleo, anticorpi antitireoglobulina, anticorpi

Nelle prime ore di esposizione anche involontaria al sole (tipica del periodo primaverile), intorno ai piccoli vasi cutanei inizia a formarsi un infiltrato infiammatorio costituito prevalentemente da linfociti T, macrofagi e cellule di Langerhans, con un aumento dei livelli cutanei di heat shock protein HSP65 e attivazione di alcune molecole di adesione (es. selectine endoteliali, ICAM1, VCAM1, etc). La dermatite polimorfa solare compare da alcune ore a qualche giorno dalle prime

antitireoperossidasi, dosaggio IgE totali, ricerca porfirine urinarie, fototest iterativo, foto patch test, biopsia cutanea, etc) per escludere eventuali altre patologie fotoaggravate. La dermatite polimorfa solare è causata dal rilascio nella cute di mediatori chimici responsabili del prurito, in seguito all'esposizione ai raggi ultravioletti (soprattutto radiazioni UVA, ma anche UVB) e raramente ad alcune bande della radiazione visibile.

esposizioni, contrariamente all'orticaria solare, una fotodermatosi i cui pomfi si presentano poco dopo l'esposizione al sole. Le manifestazioni cliniche di dermatite polimorfa solare, regrediscono solitamente nel giro di qualche settimana dalla mancata esposizione al sole. Oltre ai rimedi topici e sistemici classici (es. antistaminici, cortisonici, etc) è importante inquadrare questa fotodermatosi ai fini di una prevenzione per gli anni successivi. Salutare 25


Terapia a cura della dr.ssa Roberta Melillo Farmacista

Il rischio clinico (2

a

parte)

Le interazioni tra farmaci, fitoterapici e alimenti

Quotidianamente si assumono farmaci convenzionali e nel caso di disturbi lievi si ricorre al beneficio di una terapia alternativa con l’idea che assumere sostanze fitoterapiche non crei danno. Il regime alimentare non varia, non considerando che le potenziali interazioni hanno un’incidenza rilevante.

Le piante medicinali sono considerate nell’immaginario collettivo, in quanto naturali, “sicure”. In realtà, proprio perché ricche di principi farmacologicamente attivi, questi ultimi sono in grado di avere interazioni con i medicinali sia farmacocinetiche, quali induttori o inibitori enzimatici, sia farmacodinamiche, per interazioni con i sistemi target di farmaci. Tra le interazioni cliniche rilevanti si annoverano quelle tra il ginko biloba e gli antiaggreganti piastrinici associato ad aumentato rischio di emorragie. Il ginseng dà interazioni con il litio, gli ipoglicemizzanti orali e il warfarin. L’erba di san Giovanni, l’ipericum perforatum, è un induttore dell'isoenzima CYP3A4, dà interazioni con gli inibitori delle MAO, con la digitale, dando scompenso cardiaco, con i contraccettivi orali sono segnalati casi di sanguinamento vaginale e fallimento del metodo contraccettivo, con gli antiemicranici triptani e gli antidepressivi aumenta gli effetti della serotonina. La valeriana ipnoinducente ed ansiolitico con le benzodiazepine potenzia l’effetto degli psico farmaci. Le interazioni che riguardano gli alimenti, invece, si verificano nell’assorbimento gastrointestinale o nelle interazioni recettoriali. Ecco perché è importante verificare non solo se il farmaco deve essere assunto a stomaco pieno oppure lontano dai pasti, ma anche evitare, se espressamente indicato, l'assunzione di particolari cibi o bevande che potrebbero modificare l’effetto terapeutico. Il succo di mirtillo rosso potenzia l’azione anticoagulante del warfarin. Il succo di pompelmo aumenta le concentrazioni plasmatiche di ipnotici, ansiolitici, calcioantagonisti (nifedipina, verapamil), ipolipidemizzanti (simvastatina, atorvastatina da rabdomiolisi, mialgia agli arti inferiori). La teofillina aumenta le concentrazioni plasmatiche degli antibatterici, pericolosa con l’eritromicina, la ciprofloxacina, degli antiepilettici come la carbamazepina, degli antiulcera peptica. Le

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bevande a base di cola, energizzanti come il caffè possono interferire con gli antipertensivi, betabloccanti, potenziare gli effetti degli antiasmatici broncodilatatori. L’alcool etilico, è un induttore enzimatico che dà interazioni con anticoagulanti e paracetamolo. Le interazioni con le vitamine sono pericolose tra il warfarin e cibi ricchi di vit K come la lattuga, il broccolo, gli spinaci, la rucola; l’antibiotico neomicina riduce l’assorbimento della vit A, gli antiepilettici e i barbiturici riducono i livelli di vit D. I formaggi stagionati, il vino, la birra alimenti ricchi di tiamina (vit B1) non devono essere associati a inibitori delle MAO e antiparkinson, per aumento della pressione arteriosa. È preferibile eliminarli per 3 settimane dalla sospensione della terapia. L’assunzione di aglio è sconsigliata con anticoagulanti, aspirina e ibuprofene. Il cioccolato è sconsigliato con gli antiulcera, potenzia l’effetto degli antidepressivi SSRI. I prodotti caseari ricchi di calcio interagiscono con il carbone attivo, la ciprofloxacina, le tetracicline. Le fragole allergizzanti interferiscono con gli antistaminici, l’avocado riduce l’effetto degli anticoagulanti. La soia aumenta l’attività degli estrogeni. L’acido glicirretico presente in gomme e sigarette per struttura simile all’aldosterone dà ritenzione, riduce il sodio e il potassio con interazioni con antipertensivi e diuretici. Per ridurre il rischio clinico il paziente deve chiedere al medico quando il farmaco deve essere assunto, a che dosi, quali sono le interazioni. Deve, inoltre, essere consapevole che le politerapie croniche danno interazioni più di frequente e in questi casi anche l’uso di un farmaco da banco consigliato o di un integratore prescritto può costituire un rischio se non è nota la terapia che il paziente sta seguendo. Il consiglio del farmacista è, quindi, di utilizzare molta cautela nell’associare i farmaci delle terapie convenzionali con le terapie cosiddette alternative e leggere attentamente il foglietto illustrativo. Inoltre, far sempre presente al medico e al farmacista l’elenco dei farmaci assunti abitualmente.


Psicologia a cura della dr.ssa Maria Frandina Psicologa - Psicoterapeuta

Lo Stalking nel mondo virtuale

“ Le passioni sono difetti o virtù, solamente se portate all’estremo ” Il termine “stalking” deriva dal linguaggio venatorio della caccia e letteralmente significa “fare la posta, braccare, pedinare” ed indica una serie di comportamenti persistenti che violano la libertà personale di una persona designata. Questo fenomeno ha origini molto antiche. Le fissazioni amorose che si trasformano in persecuzione hanno caratterizzato la storia dell’uomo. Un esempio lo troviamo nel mito greco, nelle pagine delle Metamorfosi di Ovidio, in cui si racconta l’inseguimento di Dafne da parte di Apollo, un inseguimento che porta Dafne a farsi trasformare in albero di alloro per sfuggire al suo inseguitore. Apollo, da parte sua, racchiude nei suoi versi il tema centrale dello stalking: “io non sono un nemico -amor est mihi causa sequendi- è per amore che ti inseguo”. In una realtà in cui internet costituisce sempre più una sorta di “mondo parallelo”, nasce il cyberstalking, ovvero lo stalking telematico. Su internet, infatti, ci si può incontrare, innamorare, odiare. è un mondo dove è assai più facile mascherare e manipolare la realtà, uno spazio in cui gli stalker hanno una maggiore libertà di azione. Pensiamo, ad esempio, ai molestatori che impersonificano la vittima su chat o siti erotici diffondendone

Goethe

il numero di telefono o l’indirizzo di casa (con le gravissime conseguenze che sono immaginabili). Internet ci permette di entrare nella vita di una altra persona, fino a violarne la sfera più intima, pur conservando una distanza fisica, spesso anche considerevole. Sempre più un numero considerevole di persone utilizza il pc come una sorta di “domicilio virtuale” dove inserire dati personali, foto, video, documenti attinenti a passatempi, affetti, famiglia, ma anche cartelle lavorative e professionali. Poiché un computer connesso ad Internet è facile preda di intrusioni esterne non è difficile immaginare quali possano essere le conseguenze di una molestia praticata mediante la violazione del sistema informatico del soggetto passivo: è come se il molestatore avesse le chiavi di casa della propria vittima. Il cyberstalking rende più difficile l’identificazione del molestatore, il quale, può esprimere direttamente alla vittima le emozioni e i desideri tipici dello stalker (rabbia, gelosia, controllo) , entrando, senza invito, nello spazio intimo del destinatario.

distanze, storie e perfino la stessa identità assumono nuovi significati. La possibilità di sperimentare una condizione di onnipotenza e di controllo sulla realtà virtuale spesso viene confusa con quella reale.

“ Si è veramente guariti da una donna solo quando non si è più curiosi di sapere con chi ci dimentica ” Paul Bourget

Nascondendosi dietro uno schermo, lo stalker può alimentare le sue ossessioni. Tali ossessioni caratterizzano il disturbo ossessivo-compulsivo e sono favorite da fattori specifici legati all’uso di internet come: la mancanza di limiti spaziotemporali, il distacco emotivo, la mancanza di responsabilità, il bisogno di controllo, lo sviluppo di paranoie e di comportamenti dipendenti, l’intellettualizzazione, l’isolamento, l’attenzione ai dettagli, la competitività, il sentimento di onnipotenza, le fissazioni, il perfezionismo, i comportamenti rituali. Anche senza entrare nella patologia, possiamo immaginare come facilmente possiamo incorrere in questi meccanismi se perdiamo il contatto con la realtà. Solo confrontandoci con l’altro in uno spazio reale possiamo uscire dal nostro isolamento e scoprire il mistero della relazione.

Fonte: E. Giusti, M. Frandina, “Terapia della gelosia e dell’invidia”, Collana ASPIC, Edizioni Sovera, 2007.

L’uso della chat, dell’email, ma anche del telefono sono i mezzi più diffusi soprattutto nella fase iniziale dello stalking. L’uso di strumenti virtuali pone l’individuo in una condizione particolare in cui ruoli, confini, Salutare 27


Informazione sociale @

Segnalate le campagne a: sociale@salutare.info

La comunicazione e la prevenzione sociale per definizione, aumentano il livello di consapevolezza e conoscenza dei cittadini relativamente a problemi di interesse generale, nella prospettiva di modificare comportamenti o atteggiamenti.

Nella lotta alle malattie cardiovascolari (MCV) la prevenzione è fondamentale ed efficace, e questo concetto deve entrare nel vissuto di ogni persona. Tanto è stato fatto ma tanto ancora rimane da fare.

Giornata Mondiale del Cuore 25/09/2011

Quest’anno la Giornata Mondiale per il Cuore, celebrata in tutto il mondo l’ultima settimana di settembre e che la Fondazione Italiana per il Cuore organizza in Italia da oltre dieci anni, in collaborazione con Conacuore e la Federazione Italiana di Cardiologia (FIC), coincide con un evento unico ed irripetibile: infatti, durante l’Assemblea delle Nazioni Unite a New York, dal 20 al 22 Settembre 2011, sarà discussa l’importanza e l’urgenza sanitaria, politica ed economica di dare priorità all’emergenza cardiovascolare nell’ambito della comune lotta alle malattie croniche non comunicabili (NCD).

è per questo che il focus della Giornata Mondiale per il Cuore 2011 è “One World One Home One Heart - Il nostro cuore sempre”. L’attenzione è rivolta non solo alla singola persona, ma anche alla propria famiglia, alla propria casa, intesa come centro focale nella vita di ciascun individuo, il luogo insostituibile dove apprendere fin dalla giovane età l’importanza di un corretto stile di vita. Segreteria Organizzativa della Fondazione Italiana per il Cuore Dr.ssa Cristina Bolsi Tel.: 02-29005297 Fax: 02-29007018 info@fondazionecuore.it

Settimana per l'Allattamento Materno Dal 01/10/2011 al 07/10/2011

Questa settimana di studi e dibattiti è dedicata a incoraggiare le comunità e le aziende sanitarie a usare la tecnologia per raggiungere il maggior numero di persone con informazioni riguardanti l’allattamento. Allargare il messaggio di sostegno all’allattamento per coinvolgere le figure tradizionalmente meno interessate (ad esempio i giovani, gli uomini, o altri). Sviluppare su larga scala corsi di formazione per l’educazione alle capacità comunicative relative

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all’allattamento e alla salute, stimolando una partecipazione attiva da parte dei giovani. Creare e aumentare i canali di comunicazione fra i diversi settori attraverso il networking, cosicché le informazioni sull’allattamento e i relativi feedback possano essere accessibili e rinforzati. Allattare un neonato al seno gli fornisce tutte le sostanze di cui ha bisogno per crescere in salute. Per info su iniziative e attività http:// tinyurl.com/692kp9q oppure www.mami.org


Questo spazio è dedicato alla segnalazione di campagne di informazione sociale, di prevenzione per rendere visibili tutte le iniziative volte a migliorare gli stili di vita.

Race for the Cure - Bologna 2011 Bologna (Italia) - 25/09/2011

Il 25 settembre, ai Giardini Margherita, torna l'appuntamento con la Bologna Race for the Cure, che lo scorso anno ha superato brillantemente quota 8.000 partecipanti e che nel 2011 festeggia la quinta edizione, dopo aver fatto tappa a Roma (22 maggio) e Bari (29 maggio). La Race for the Cure, evento simbolo della Susan G. Komen Italia, è una mini-maratona

XVIII Giornata Mondiale dell'Alzheimer 21/09/2011

'Faces of dementia' è il titolo dell'edizione di quest'anno della Giornata Mondiale dell'Alzheimer, che si celebra il 21 settembre. Soltanto in Italia la malattia di Alzheimer e le altre forme di demenza colpiscono almeno 700mila persone. Questi numeri, infatti e come sottolinea l’Associazione italiana Malattia di Alzheimer (Aima), sono presumibilmente di molto inferiori a quelli reali.

di raccolta fondi, della lunghezza di 5 km (con passeggiata di 2km) che si propone di esprimere solidarietà alle donne che si confrontano con il tumore del seno e di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione. è una manifestazione unica e aperta a tutti, che ha la capacità di coniugare al meglio sport, divertimento, emozioni ed impegno sociale. Madrine dell'evento Maria Grazia Cucinotta e Rosanna Banfi. www.raceforthecure.it

Ad oggi, ancora non si conoscono efficaci metodi di prevenzione e terapia per queste patologie, ma solo farmaci che alleviano i sintomi che hanno tuttavia un effetto positivo sulla qualità della vita del malato. La demenza ha pesanti ripercussioni sociali, non possiamo esimerci dal dare risposte sanitarie tempestive ed appropriate che rispondano al diritto di cura medica delle persone. Risulta indispensabile sostenere le famiglie in questo lavoro di cura. http://www.alz.co.uk/

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Fobie

Quali sono le fobie e le ossessioni più comuni? C’è chi evita l’ascensore e chi scappa davanti a un ragno. Chi più e chi meno, tutti abbiamo un’avversione verso un oggetto, un animale, o una situazione. Ma per parlare di vere e proprie fobie occorre valutare alcuni punti. La fobia è tale quando è sproporzionata rispetto al reale pericolo dell’oggetto o della situazione, non può essere controllata con spiegazioni razionali, dimostrazioni e ragionamenti e il soggetto, nonostante riconosca che la paura è irragionevole e che non è dovuta ad effettiva pericolosità, non riesce a controllare il proprio stato d’animo. La fobia diviene una vera e propria malattia quando ci impedisce il regolare svolgimento delle attività o ci condiziona la vita.

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Le 'classiche' fobie sono quelle sociali come l'agorafobia (paura degli spazi aperti), la claustrofobia (paura degli spazi chiusi), l'ereutofobia (paura di diventare rossi), la zoofobia (paura degli animali). Le ossessioni, invece, riguardano temi di violenza, di contaminazione, dubbi sull'affidabilità di cose o persone. Moltissime persone possono ammalarsi di fobie, ma in particolare ne soffrono le donne. Con la psicoterapia a orientamento cognitivo comportamentale è possibile sconfiggerle. Questo spazio è dedicato ad una classificazione delle fobie, dalle più comuni a quelle più insolite. Scoprite anche voi se siete veri e propri fobici, ossessionati o solo dei gran fifoni.

Acarofobia: In psichiatria viene definito delirio dermatozoico, per lo più a decorso cronico, della convinzione di essere infestato da piccoli insetti, che il paziente avverte sulla pelle e crede di vedere. Il soggetto nel tentativo di liberarsi dai parassiti, tende a mettere in atto una serie di strategie: lavaggi ripetuti del corpo e dei capelli, applicazione locale di prodotti disinfestanti, tentativo di estirpare gli animaletti con pinze o lamette. La casa viene disinfestata periodicamente, ma, in seguito abbandonata, perché i pazienti rilevano l’estrema resistenza dei parassiti, i vestiti e la biancheria sono cambiati ripetutamente e a volte anche bruciati.


Acousticofobia: Paura dei rumori. è una paura persistente, anormale e ingiustificata dei rumori.

Ablutofobia: Paura di lavarsi o bagnarsi. è una paura persistente, anormale e ingiustificata di lavarsi, bagnarsi o pulirsi. Fino a pochi anni fa si era soliti pensare che fosse un sintomo chiaro legato all'adolescenza.

Achluofobia: Paura dell'oscurità. è una paura persistente, anormale e ingiustificata dell'oscurità.

Adefobia: Paura del inferno. Bacteriofobia: Paura dei batteri. è la paura persistente, anormale e ingiustificata dei batteri, e di contrarre malattie per loro causa. Le persone che patiscono di questa fobia tendono a pensare che i batteri alloggiano in qualsiasi posto: cibo, indumenti, loro letto, l'acqua che si beve, ecc. Qualsiasi situazione in cui la persona consideri possibile sporcarsi o contaminarsi fa esplodere l'ansietà e il nervosismo estremo, il respiro affannoso o il sudore. Persino possono arrivare a pensare che i batteri li mangino vivi.

Temono anche le malattie associate ai batteri. Normalmente la comparsa di questa fobia può essere dovuta a cattive esperienze passate. Durante situazioni epidemiche, è comune che le persone sviluppino qualche grado di batteriofobia. Si tratta di una condizione molto comune e si riconosce nelle persone che manifestano ossessione per la pulizia, specialmente degli utensili da cucina, oppure quelli che lavano ripetutamente i loro indumenti prima di indossarli. Questa fobia si associa di frequente al disordine ossessivo compulsivo e al lavaggio reiterato delle mani.

è la paura dell’inferno. Coloro che patiscono di questa fobia temono di comettere un peccato mortale e imperdonabile che li porti a bruciare nell’inferno. è conosciuta anche come estigiofobia.

Cacofobia: Paura della bruttezza. è una paura persistente, anormale e ingiustificata della bruttezza, delle persone brutte e della bruttezza in genere.

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scrivi a: fobie@salutare.info

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Pedagogia a cura del dr. Gerardo Pistillo, Pedagogista Clinico

Discover Project® Un metodo finalizzato al rilassamento psicofisico e al miglioramento del dinamismo respiratorio. La Pedagogia Clinica individua nella corporeità la dimensione centrale ed essenziale di qualunque forma di progettualità educativa.

La Pedagogia Clinica rivolge la propria azione educativa e maieutica a persone di tutte le età, con qualunque tipo di disagio psicofisico ed esistenziale, al fine di aiutarle a ‘trar fuori’ le proprie potenzialità latenti in vista di una tras-formazione globale di se stessi.

I Metodi dialogico corporei, nello specifico, consentono alla persona di realizzare un rinnovato vissuto corporeo all’insegna del piacere, del rilassamento psicofisico e dell’allentamento delle tensioni e delle sofferenze psicosomatiche. Tra questi troviamo il Metodo Discover Project®, finalizzato, per mezzo di stimolazioni basate sulla contrazione e decontrazione muscolare, al rilassamento corporeo e al miglioramento del dinamismo respiratorio, in grado di promuovere un'azione educativa (dal lat. exducere, 'fare emergere', ‘tirar fuori’) volta a riorientare la persona verso un nuovo modo di percepirsi e di relazionarsi con l’ambiente circostante. Il Metodo Discover Project® è rivolto a persone che presentano disagi specifici a livello psicomotorio, difficoltà negli apprendimenti legati al processo di lateralizzazione, difficoltà nell’espressività verbale ecc. La sua azione è finalizzata al raggiungimento di una più profonda conoscenza del proprio corpo, avviando la persona verso un maggiore padronanza e fluidità nel dinamismo respiratorio e di una maggiore autonomia nella distribuzione di sé nello spazio. La definizione del setting pedagogico clinico richiede una situazione di silenzio sacrale e di penombra che favorisca la riflessione. La persona, sdraiata sul lettino, dovrà collocarsi esclusivamente in posizione di decubito dorsale e predisporsi positivamente al contatto diretto con le mani dello specialista. Il metodo Discover Project® prevede una stimolazione del corpo realizzata dallo specialista agendo sulle diverse sezioni corporee attraverso una mobilizzazione di tutti i segmenti e delle articolazioni che ne fanno parte. Tale stimolazione corrisponde ad un frenaggio

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da parte dello specialista del segmento interessato, in risposta al quale si chiederà alla persona di compiere in opposizione un movimento di resistenza. Seguirà poi un abbandono della presa da parte dello specialista con conseguente rilasciamento e allentamento del segmento corporeo. Il movimento si ripeterà per un massimo di tre volte consecutive, con l’utilizzo di micropause che favoriscano sia l’assimilazione che l’accomodamento della percezione. Le stimolazioni, basate su movimenti di flessione, estensione, di spostamento laterale, di sollevamento e abbassamento ecc. devono avvenire in una successione che riguarda prima la sezione laterale destra del corpo, ossia la mano, il braccio e la spalla, per poi passare alla sezione laterale sinistra. Tale metodo prevede una stimolazione delle cosiddette sezioni di connessione, con sollecitazioni realizzate, con tutte e due la mani, in parallelo, su ambo i lati del corpo, su ambo le mani e su tutte e due gli arti superiori. Si passa poi alla stimolazione della sezione alta, della testa, per passare successivamente alle sezioni laterali inferiori destra e sinistra, ossia ai piedi e alle gambe. Seguirà ancora una nuova stimolazione della sezione di connessione inferiore, poi della sezione del bacino e della relativa sezione di connessione centrale. Si deve ricordare che, accanto alla tecnica guidata, esiste anche una tecnica verbalizzata del metodo basata sulla stimolazione verbale del corpo attraverso la lettura di un canovaccio da parte dello specialista. La persona, in entrambi i casi, verrà sollecitata ad un'autonomia maggiore, proiettata verso la scoperta delle sue potenzialità e impegnata nella costruzione del proprio progetto di vita.


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Eventi

CONGRESSI, CONVEGNI, EVENTI e manifestazioni per la Salute e il Benessere

Varese, dall'8 al 10 settembre 2011 XII congresso nazionale sicop Attività formativa per: Medico chirurgo Discipline di riferimento: Chirurgia generale, Gastroenterologia, Oncologia. Obiettivo formativo: Linee guida - protocolli - procedure - documentazione clinica Luogo di svolgimento: Ata Hotel Segreteria Organizzativa: Artcom Srl Via San Calocero, 12 - 20123 Milano Tel. +39 02 89540427 - Fax +39 02 45491011 E-mail: artcom@artcomsrl.it Web site: www.artcomsrl.it

Fabriano, 9 settembre 2011 Convegno interregionale la cardiologia che ci unisce Attività formativa per: Medico chirurgo Discipline di riferimento: Cardiologia, Pediatria, Cardiochirurgia Argomenti del corso: cardiotossicita da chemioterapici. Acquisire conoscenze teoriche in: scompenso cardiaco. Conseguire conoscenze pratiche in: cardiotossicità da chemioterapici. Migliorare capacità comunicative in emergenze cardiologiche. Luogo di svolgimento: Hotel Gentile Da Fabriano Segreteria Organizzativa: Promise Group Srl www.promisegroup.it - www.congressare.it info@promisegroup.it

Padova, 10 settembre 2011 Congresso regionale anmco veneto terapia dell'insufficienza cardiaca Attività formativa per: Medico chirurgo, Infermiere. Discipline di riferimento: Cardiologia, Area interdisciplinare, Medicina interna. Argomenti del corso: riabilitazione, scompenso cardiaco, terapia.

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Obiettivo formativo nazionale: Percorsi clinico-assistenziali/diagnostici/riabilitativi, profili di assistenza - profili di cura Luogo di svolgimento: Facoltà di Agraria "Agripolis" - Segreteria Organizzativa: Congress Line Società Italiana Organizzazione Congressi di A. Primavera & C. Sas - tel. 0644290783 email: congressline@congressline.net

Segreteria Organizzativa: MCR Service snc Events & Communication Tel. 055 4364475 Fax. 055 4222505 mail: er@mcrconference.it - www.mcrservice.it

Firenze, 16-17 settembre 2011 Giornate Mediche di Santa Maria Nuova 2011. I percorsi del paziente verso l’Ospe-

Attività formativa per: Medico chirurgo Discipline di riferimento: Medicina generale - Medici di famiglia Argomenti del corso: insufficienza venosa cronica, terapia medica, chirurgica, elastocompressiva, varici e ulcere di origine venosa Obiettivo formativo nazionale Obiettivo formativo: Linee guida - protocolli - procedure - documentazione clinica Luogo di svolgimento: Hotel Villa Aurora Organizzazione: Segreteria Organizzativa: MCR - Via Finlandia, 26 50126 Firenze Tel. 055 4364475 Fax. 055 4222505 mail: er@mcrconference.it - www.mcrservice.it

dale e nella dimissione. Il Convegno di quest’anno è finalizzato ad una riflessione sul percorso del paziente e si articola pertanto in quattro sessioni: il Pronto Soccorso, la Preospedalizzazione, l’Area medica nell’ospedale per Intensità di cure, le Dimissioni. Sede del Convegno: Auditorium Ente Cassa di Risparmio di FirenzeVia Folco Portinari, 5 - Firenze L’iscrizione al Convegno è gratuita Segreteria Organizzativa: MCR Service snc Events & Communication Tel. 055 4364475 Fax. 055 4222505 mail: er@mcrconference.it - www.mcrservice.it

Firenze, 17 settembre 2011 Sorriso ed estetica: un approccio conservativo L'odontoiatria conservativa negli ultimi due decenni, grazie all'efficacia dei sistemi adesivi, comprovata da dati di laboratorio e ricerche cliniche, ha progressivamente esteso le sue aree. Attività formativa per: Odontoiatra. Discipline di riferimento: Odontoiatria. Argomenti del corso: approccio conservativo al concetto di estetica, progettazione del trattamento, strategie di trattamento dei settori frontali. Luogo di svolgimento: Novotel Firenze Nord

Fiesole, 21 settembre 2011 Ivc superficiale e profonda: dalle varici alle ulcere. terapia medica, chirurgica, elastocompressiva

Padova, dal 21 al 23 settembre 2011 Transference focused psychotherapy Attività formativa per: Psicologo Discipline di riferimento: Psicoterapia, Area interdisciplinare, Psicologia. Argomenti del corso: disturbo bipolare, disturbo borderline di personalita, psicoterapia pazienti grav. Obiettivo formativo: Applicazione nella pratica quotidiana dei principi e delle procedure dell'evidence based practice (ebm - ebn ebp). Luogo di svolgimento: Padova - Aula Magna Università E Aula Magna Dipartimento Militare Di Medicina Legale Militare. Organizzazione: Full Day Meetings & Incentives S.R.L. - Via La Spezia, 67 00182 - (RM) Tel. 067028181

Per comunicare congressi, convegni, eventi e manifestazioni per la Salute e il Benessere Tel.: 0825 74603 e-mail: info@salutare.info

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Unità operativa di Endoscopia Ginecologica Centro Nazionale per la diagnosi e il trattamento dell’Endometriosi Scuola di Alta Formazione (Provider ECM)

Endoscopica Malzoni si pone l’obiettivo di rafforzare la propria presenza come punto di riferimento internazionale per il trattamento endoscopico delle patologie ginecologiche. La creazione di un’unità operativa dedicata all’endoscopia, autonoma rispetto alla struttura ospedaliera, consente enormi vantaggi tra cui una più attenta valutazione del problema ginecologico dal punto di vista endoscopico. Inoltre, Endoscopica è dotata di un blocco operatorio con due sale operatorie Storz Or1 che fanno parte di una nuova generazione di sale operatorie “intelligenti” nelle quali l’operatore, grazie ad esclusivi sistemi informatizzati di integrazione di tutte queste nuove funzioni con tutte quelle preesistenti, impartendo semplici comandi vocali è in grado di gestire tutte le apparecchiature elettromedicali e tutte le funzioni ambientali collegate nonché tutte le modalità di comunicazioni disponibili.

Centro Unico Prenotazioni: 0825 686686 Lun. - Ven.: 09.00 -16.00 / Sab. fino alle ore 13.00


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