Il Brivido Sportivo n. 19 del 12.05.2012

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di Alessandro Rialti Siamo chiari: non sarà una festa. La partita al Franchi di questo pomeriggio tutto può diventare tranne che una sorta di ringraziamento generale per quello che ha fatto la Fiorentina quest’anno. La parola d’ordine ‘Meritiamo di più’ racchiude perfettamente il giudizio complessivo che questo giornale, ma con noi anche tutta Firenze, esprime nei confronti di ogni singolo giocatore (che resti o vada via), per ogni singolo tecnico (che ci sia stato, che ci sia, che se ne vada), per ogni singolo dirigente (e anche in questo caso che rimanga o faccia le valigie). Firenze non meritava una stagione come questa così come non meritava la stagione di un anno fa. E non parliamo solo del risultato sportivo: un anno fa noni, quest’anno intorno al 10° posto. Ci riferiamo al comportamento complessivo, alle mille polemiche, alle pedate nel sedere, alle notti bianche, ai pugni, a ‘quel dico e non dico’ che hanno di fatto avvelenato l’intero tessuto sociale viola. Abbiamo lasciato fuori i Della Valle perché è vero che probabilmente hanno sbagliato a non intervenire prima, perché non hanno saputo scegliere meglio gli uomini ai quali affidare la loro Fiorentina. Però è indiscutibile che siano stati allo stesso tempo anche vittime dopo che hanno dovuto costatare di aver perso denaro e immagine. I Della Valle, insistiamo, possono però rimediare facilmente a quello che è accaduto. E lo hanno già promesso sia Diego che Andrea: “Mai più così, vogliamo tornare sulla strada che porta in Europa”. Insomma, una ripartenza loro l’hanno già disegnata e questo è di per sé già un importante passo avanti. Ma quel ‘Meritiamo di più’ è rivolto senza incertezze a chi ha costruito, gestito, condotto questo gruppo e ovviamente ai giocatori: non tutti, sia chiaro, ma molti sì. Dunque oggi al Franchi ci sarà la possibilità di mostrare quello che Firenze vorrebbe, dove Firenze vorrebbe arrivare. Come sa fare questa città, in mille modi. Noi ne abbiamo trovato uno: i nostri cartellini. Una piccola voce insieme a quelle che le curve e gli altri settori dello stadio vorranno indicare. Perché non ci può essere spazio per una quarta stagione da non protagonisti, per un altro campionato da squadra che lotta per non retrocedere, un altro tempo per vedersi mettere in un angolo senza un solo bagliore, senza una sola speranza se non qualche partita giocata un po’ meglio e qualche risultato che ti riscalda per una sera. Meritiamo di più, di questo non abbiamo dubbi. Meritano di più tutti i tifosi viola, quelli che vanno al Franchi e quel manipolo straordinario che pur di non lasciare sola la squadra si impone trasferte onerose e spesso deludenti. Meritiamo di più della parola d’ordine che ogni fiorentino si sente tatuato addosso. Speriamo che anche i Della Valle sentano dentro di sé di meritare di più e quindi intervengano davvero per costruire una squadra della quale nessuno si possa mai più vergognare.


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La stagione viola

UN TORMENTO LUNGO 9 MESI: CRONACA DELLA CALDA STAGIONE VIOLA The end. Finalmente si può dire: è finita. Un incubo, una stagione da dimenticare che, fortunatamente, è possibile archiviare senza troppi drammi e dolori. Una stagione contraddistinta da errori e delusioni che si sono susseguiti e che poche volte hanno lasciato spazio a gioie e soddisfazioni. Minuscoli momenti di esaltazione che non hanno certo avuto la forza di censurare la pellicola più drammatica degli ultimi dieci anni andata in onda sugli schermi del Franchi. Ripercorrendo le tappe fondamentali del campionato che si chiuderà con l’inutile gara casalinga contro il Cagliari (ma come ha giustamente dichiarato Guerini “Meglio avere 48 punti di 45”), è facile toccare con mano quanta tristezza e mediocrità hanno dovuto sopportare i tifosi della Fiorentina. Ogni azione compiuta è stata poco ragionata e troppo spesso mal gestita. MONTOLIVO DEGRADATO. Partiamo da lontano, dal ritiro di Cortina. La squadra di Sinisa Mihajlovic, incompleta dal ritardarsi di concrete operazioni di mercato, si è trovata subito davanti ad una scelta compiuta dalla società che, con forse troppa leggerezza, ha deciso di togliere la fascia di capitano a Riccardo Montolivo, reo di non aver accettato il rinnovo del contratto con la Fiorentina e quindi di non credere nel fantomatico progetto, e consegnarla con ancor più leggerezza ad Alessandro Gamberini senza aver consultato il parere dello spogliatoio. Degradato Montolivo, dunque, la squadra si è trovata senza una vera e propria identità

ma soprattutto senza un capitano scelto dal gruppo. Il gesto, per giunta, ha messo ancor più alla mercé della gente la figura del numero 18 viola che, così, non poteva che passare da ‘traditore’. Non paga di degradarlo togliendogli la fascia (con il giocatore che sulla faccenda non ha mai espresso il suo parere) nel mese di settembre, alla vigilia di una partita importante e difficile come quella di Udine, la società attraverso il presidente esecutivo Mario Cognigni ha fatto sapere di essere rimasta delusa dal no di Riccardo Montolivo (il quale avrebbe ‘deriso’ anche il collega di Nazionale Nocerino chiedendosi come fosse possibile che un giocatore come lui non avesse la possibilità di giocare al Camp Nou al contrario del rossonero) e che ormai non riteneva più il centrocampista un giocatore della Fiorentina (anche se sulla questione tec-

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Dopo le prime quattro partite sembrava che le cose potessero andare per il verso giusto (due vittorie casalinghe con Bologna e Parma, una sconfitta a Udine e un ottimo pareggio a Napoli), poi si è impadronita della scena la sfortuna che ha portato la Fiorentina a perdere in casa contro la Lazio, a chiudere con uno scialbo 0-0 a Cesena, a pareggiare per 2-2 in casa contro il sorprendente Catania di Montella e perdere a Torino contro la Juve per 2-1, schiacciati sotto l’aspetto del gioco. Due punti in quattro partite che hanno alzato l’asticella del malumore che ha sempre accompagnato come un’ombra l’avventura del serbo a Firenze. Anche quando le cose hanno funzionato c’è sempre stato un ‘però’. Per esempio, nelle prime partite, dopo aver raccolto 7 punti in 4 gare, la gente non era soddisfatta del gioco espresso dalla Fiorentina. Nelle quattro partite successive, al ‘non gioco’ si sono aggiunti a sfavore di Mihajlovic anche i risultati. E allora, nonostante la pressione del pubblico che si presentava allo stadio dietro la panchina con cartelli inneggianti l’arrivo di Delio Rossi, col Genoa in casa il gruppo ha cercato di far capire di essere dalla parte dell’allenatore vincendo una partita per certi aspetti difficilissima. Ma a Verona, dopo 10 gare, la paura e la sfortuna (dopo venti minuti d’ora di match la Fiorentina aveva perso Cassani e Behrami) hanno ancora preso il sopravvento. La squadra è uscita dal Bentegodi con una clamorosa sconfitta e la società si è arresa esonerando (...) SEGUE

nica l’allenatore aveva piena autonomia di scelta). Parlare pubblicamente del dialogo privato tra il presidente e il giocatore è stato un boomerang per tutti: per Cognigni, per Montolivo (da quel momento in poi ancora più fischiato dal pubblico) ma soprattutto per la Fiorentina e una tranquillità mai arrivata. L’ESONERO DI SINISA. La stagione, iniziata male, non poteva che continuare peggio. La Fiorentina, dopo i buoni risultati ottenuti da Mihajlovic nella seconda parte della stagione 2010-11, aveva deciso di dare all’allenatore serbo una seconda possibilità. Decisione non condivisa dal pubblico di Firenze che con Mihajlovic avrebbe voluto non avere più niente a che fare. E la città non si è mai peritata di dimostrare il proprio disappunto nei confronti di tale riconferma accogliendo il tecnico ad ogni sua entrata in campo talvolta con l’indifferenza, talvolta con i fischi.

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DIRETTORE RESPONSABILE Michela Lanza direttore@brividosportivo.it REDAZIONE redazione@brividosportivo.it CONSULENTE EDITORIALE Alessandro Rialti

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La stagione viola

Mihajlovic e lasciandolo solo al suo ritorno a Firenze dove ad attenderlo c’era un gruppo di tifosi che hanno cercato e ottenuto un confronto col serbo dal quale sono tutti usciti soddisfatti e rivalutando la figura dell’uomo Miha. IL TECNICO DEL POPOLO. Così l’8 novembre, dopo 48 ore dall’ultima sconfitta, è stato presentato il nuovo e tanto agognato tecnico viola: Delio Rossi, accolto come una sorta di messia. Tanti gli attestati di stima di una città che si è sentita come ‘liberata’ dall’esonero di Mihajlovic. Il tecnico romagnolo ha subito detto di non essere Padre Pio ma allo stesso tempo non si era lontanamente immaginato di lottare per non retrocedere, anzi nel giorno della presentazione ha toccato l’argomento Europa che sei mesi fa era ancora l’obiettivo della società: “Promesse a Firenze? Io non vendo niente, non posso fare promesse. Posso vendere solo la mia professionalità. Accetto la sfida con entusiasmo, darò tutto me stesso. Io sono una persona umile, ma ho una sana ambizione. Gli obiettivi non vanno dichiarati, ma vanno centrati. Se non arriviamo in Europa non vuol dire che la rosa non è adeguata. Ho perso una Champions League per un punto. Gli obiettivi si possono fissare in primavera”. Con queste parole è ricominciato il sogno Europa tra l’entusiasmo generale di una tifoseria che finalmente aveva sulla panchina della propria squadra del cuore un tecnico da essa stimato. La sensazione (col senno di poi) è che la società abbia commesso un doppio errore: a riconfermare Mihajlovic se non c’era la stima totale nei confronti dell’al-

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lenatore stesso e ad allontanarlo spinta dai tifosi in virtù di una contestazione creata ad arte per tartassarlo e portare l’ambiente ad un punto di non ritorno. Come un dolore leggero ma continuo da voler a tutti i costi debellare. GIU’ LA (PRIMA) TESTA. Nonostante l’arrivo di Rossi, la squadra ha continuato il suo campionato mediocre sotto l’aspetto dei risultati (sempre altalenanti) e anche sotto l’aspetto del gioco (nonostante l’allenatore nei primi mesi abbia cercato di rigirare la sua rosa come un calzino per cercare il modulo migliore da vestire sulla squadra). E allora, in virtù di tanta confusione (Rossi non si aspettava di trovare una situazione di caos totale ma di poter guarire più in fretta la ‘sua’ Fiorentina), i viola sono arrivati alla sfida casalinga contro la Juventus dopo aver accumulato 5 vittorie (belle quelle contro Roma e Udinese in casa), 5 pareggi e ben 7 sconfitte (clamorosa e pericolosa quella casalinga col Lecce). Con questo ruolino che ha messo in evidenza i limiti della squadra e rivalutato in parte il lavoro di Mihajlovic, Rossi è arrivato alla sfida del 17 marzo contro la Juventus senza Jovetic e Behrami ma con la consapevolezza che quella partita per Firenze era ‘la partita’. Dopo i primi 45’ la Fiorentina si è ritrovata in inferiorità numerica (espulso Cerci al 20’ per una pedata al fondoschiena di De Ceglie) e sotto di due gol. Tragici invece i secondi 45’ durante i quali la squadra è stata letteralmente presa a pallonate, umiliata, ed è uscita sconfitta con un passivo di 5-0. Il popolo viola era incredulo. La squadra di Conte ad un certo punto ha deciso di ‘fermarsi’ per non ‘sparare sul morto’. Mai nella sua storia la Fiorentina aveva rimediato una così pesante sconfitta in casa coi bianconeri. La rabbia dei tifosi è cresciuta in maniera proporzionale alla delusione cambiando

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bersaglio: non più il tecnico (Rossi non è mai stato messo in discussione) ma la squadra. Tutti sul banco degli imputati. In quel momento si era capito che l’ambiente aveva bisogno di una scossa. La società voleva dare un segnale forte ai suoi tifosi e anche allo spogliatoio. Così, inaspettatamente, dopo 48 ore dalla sconfitta contro i bianconeri la Fiorentina annuncia la separazione dal direttore sportivo Pantaleo Corvino. Chiaro che il ds non era il primo responsabile del ko con la Juve ma è stato lui il primo a pagare per una stagione da dimenticare. Troppi gli errori, anche in fase di mercato (forse i più gravi quelli di valutazione sulla possibilità di rivedere i ‘big’ entusiasti della maglia viola). La prima testa a cadere dunque è stata quella del dirigente di Vernole. Non sarà la sola. DIEGO E IL SABATO SANTO. Dopo l’umiliazione casalinga con la Juventus e l’addio

COLLABORATORI Alessandro Rialti, Luca Caneschi, Saverio Pestuggia, Michela Lanza, Ruben Lopes Pegna, Luca Capanni, Alfredi Verni, Alessandro Latini, Giampiero Tosi, Cristina Mattioli, Chiara Baglioni, Duccio Magnelli, Federico Pettini, FOTO La Presse

di Corvino la squadra – in ritiro per 6 giorni in Versilia – è andata a disputare un’ottima partita a Genova contro Gilardino & co. imponendo il proprio gioco, ma non riuscendo ad infliggere il colpo del ko ai grifoni che, al 90’, hanno trovato un insperato pareggio (22). Quando tutti pensavano di vedere uno spiraglio di luce ecco che è riapparso inesorabile il buio: è arrivato il Chievo Verona al Franchi ed è riuscito a portarsi a casa l’intera posta in palio. L’ira di Firenze è arrivata alle stelle, ma ancor di più la delusione. Lo spettro della serie B a quel punto era lì, sempre più ad uno schiocco di dita. Serviva l’intervento di qualcuno che scuotesse davvero un ambiente impaurito e imbambolato. Anche perché la Fiorentina stava per affrontare il ciclo di ferro: Milan, Palermo, Roma e Inter. Alla vigilia della partita di San Siro, ecco la scossa. Prima il faccia a faccia tra Andrea Della Valle e i capi della tifoseria dentro il Franchi, poi in serata a sorpresa ecco arrivare a far visita alla squadra nel ritiro milanese Diego Della Valle. Un discorso di circa mezz’ora ed è scoppiata la scintilla che ha rimesso in moto il motore tanto che il giorno dopo, il sabato prima di Pasqua, a San Siro è avvenuto il miracolo: la Fiorentina si è imposta contro i rossoneri di Allegri per 2-1 (reduci dalla bruciante esclusione di Champions) mettendo in cascina tre punti importanti quanto inaspettati per la lotta salvezza. Il sabato santo viola ha dato il ‘la’ al buon finale di stagione. L’ULTIMA GRANDE VITTORIA. Se la Fiorentina non si imponeva a Milano da 11 anni, a Roma non succedeva da ben 20 stagioni. E Delio Rossi ha finalmente sfatato anche il tabù Olimpico. Infatti, dopo la vittoria strepitosa al 90’ col Milan, la squadra viola è andata a vincere (con lo stesso punteggio per 2-1) (...) SEGUE


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La stagione viola di Michela Lanza

in trasferta contro Totti & Co. dimostrando quelle qualità che non era mai riuscita a tirar fuori per tutto l’arco della stagione. Certo le motivazioni fanno la differenza, fatto sta che per vincere a Milano e Roma serve anche altro. Servono carattere, personalità e qualità: tutto quello che è latitato nel corso del campionato tanto da ritrovarsi a lottare per non retrocedere. A questo punto sarebbero tante le domande da porre ai protagonisti di questa triste stagione viola, ma meglio attenersi al campo e ai risultati. Dopo tante amarezze, due gioie per i tifosi viola. Due vittorie che hanno eletto Rossi tecnico ‘grande con le grandi’. Infatti contro le ‘big’ è riuscito a imporsi per due volte contro la Roma e una volta col Milan. E non è poco per una squadra che aveva perso l’abitudine e il gusto di uscire vincitrice da campi così prestigiosi. Da queste vittorie era possibile ripartire. Da queste vittorie s’intravedeva il futuro. Rossi stava iniziando a convincere e il suo lavoro a dare i primi frutti. La società aveva deciso (dopo qualche perplessità) di ripartire da lui anche in futuro. Ma… LA ‘FOLLIA’ DI ROSSI. Ma a volte lo stress e la tensione fanno brutti scherzi. E l’avventura di Rossi è finita a Firenze molto prima del previsto. Nessuno si sarebbe aspettato un gesto così esasperato da parte di un allenatore che si è sempre contraddistinto per la sua compostezza e la sua tranquillità. Dopo la vittoria di Roma, la Fiorentina è andata a perdere a Bergamo facendo così diventare fondamentale in chiave salvezza la partita

casalinga con il Novara (già retrocesso). Nelle file viola mancano Behrami e Jovetic. Rossi decide di riaffidarsi a Montolivo (fuori a Milano e a Roma) e alla coppia offensiva Cerci-Ljajic. Ma al 30’ del primo tempo, con la Fiorentina clamorosamente sotto di due gol, l’allenatore effettua il primo cambio: fuori il giovane serbo, dentro Olivera. Il ragazzino uscendo dal campo deride Rossi. Il tecnico si avvicina alla panchina rimproverando il numero 22 viola e dalla foga scivola franandogli praticamente addosso. A quel punto Ljajic si lascia andare a parole poco educate nei confronti di Rossi che perde la testa e alza le mani su Adem in diretta tv. Un ge-

sto sconsiderato che mette in evidenza quanto l’allenatore fosse arrivato all’esasperazione dopo una stagione travagliata in uno spogliatoio anarchico come quello della Fiorentina. Rossi non ha mai alzato le mani, non è mai andato fuori dalle righe e un gesto non può condannarlo a ‘violento’, ci mancherebbe altro. Ma la Fiorentina non poteva non prendere provvedimenti. Così, alla fine del match col Novara terminato 2-2 grazie a una doppietta di Montolivo, la società esonera a malincuore Rossi. “La scelta più difficile dei miei 10 anni di carriera nel calcio”: è così che si è espresso Andrea Della Valle annunciando la rottura col tecnico. La ‘follia’ di Rossi è solo l’ultimo atto di uno

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spettacolo indecente che i tifosi della Fiorentina si sono dovuti sorbire per 9 mesi: un campionato in cui c’è davvero poco da salvare. Forse solo l’orgoglio di un uomo di nome Vincenzo Guerini che per la Fiorentina ha accettato di tornare in panchina: infatti, via Rossi, la squadra per le ultime due gare è stata affidata lui. Una, quella fondamentale di Lecce dove ai viola bastava portare a casa un punto per la matematica salvezza, è stata archiviata con una vittoria firmata Cerci. Com’è strano il destino: la coppia Montolivo-Cerci, la più contestata dell’anno, che conduce in porto la nave viola che stava affondando. Ma ora è DAL finita. The end. Girare pagina e guardare finalmente avanti.

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C’è poco da salvare di questa stagione: su tutti il club manager tornato in panchina

VINCENZO GUERINI CUORE VIOLA, LA FIORENTINA SE LO TENGA STRETTO Cosa c’è da salvare dopo una stagione tanto fallimentare? Certamente poco. Di quali siano i giocatori su cui scommettere ancora abbiamo parlato fin troppo (anche noi del Brivido Sportivo) e allora ci concentriamo sull’uomo da cui ci sembra logico e giusto ripartire. Quello che ha commesso meno errori degli altri. Quello che ha dato una mano e si è speso per la Fiorentina: ricominciamo dalla serietà e dalla fiorentinità di Vincenzo Guerini. UN PEZZO DI STORIA. È arrivato a far parte della società viola nel mese di luglio del 2011 con l’incarico di club manager e il compito di gestire i rapporti tra squadra e società. Il suo arrivo ha suscitato polemiche e contrasti: la gioia di riabbracciare una vecchia gloria viola si è scontrata (in parte) con il dispiacere di non veder rientrare in Fiorentina la ‘bandiera’ Antognoni, tanto che anche la loro amicizia è stata scalfita. Però Guerini, da sempre tifoso viola, non poteva non rispondere alla chiamata della società di viale Fanti. Così è arrivato con l’entusiasmo di un bambino ma con l’esperienza di un veterano, di un uomo che nel calcio milita da quarant’anni. Dopo una brillante ma troppo breve carriera (era un ottimo centrocampista arrivato a Firenze all’età di 20 anni, impiegato sia da De Sisti che da Mazzone e chiamato in Nazionale a 21 anni da Bernardini), interrotta purtroppo solo per un incidente automobilistico, ha iniziato ad allenare nel 1979 proprio a Firenze, partendo dalle giovanili. Tante le panchine sulle quale si è seduto prima di dire basta sei anni fa, dopo l’ultima esperienza a Catanzaro. Solo una chiamata della Fiorentina poteva rimetterlo in corsa e stimolarlo per tornare nell’ambiente pallonaro. E così è stato perché lui la Viola la sente dentro, fa parte della storia della società e la sua figura, il suo esempio, non potevano che portare benefici.

UN TRAGHETTATORE PRESENTE. Così si è messo totalmente al servizio della società e con professionalità e serietà è stato l’uomo ombra del gruppo, senza mai essere invadente o andare ad intralciare il lavoro degli altri: ha seguito attentamente ogni allenamento fin dal ritiro di Cortina accanto a Mihajlovic prima e Delio Rossi poi. Ha messo la faccia nei momenti di difficoltà cercando sempre di dare spiegazioni ai tifosi della Fiorentina con sincerità e trasparenza. E nel mo-

mento in cui è stata presa la ‘drammatica’ decisione di esonerare Rossi dopo la ‘follia’ che lo ha reso protagonista insieme a Ljajic, ha perfino accettato di tornare in panchina. Certo, poter allenare la Fiorentina era sempre stato un suo sogno nel cassetto, ma quel cassetto non avrebbe mai voluto aprirlo così, dovendo soccorrere una squadra in evidenti difficoltà psicologiche e soprattutto ancora in lotta per non retrocedere (seppur le mancasse un solo punto per la matematica salvezza). Ma ha

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risposto ‘presente’. «Confermo che non mi interessava tornare in panchina – ha dichiarato al suo primo giorno da tecnico viola – ma sinceramente in questi dieci mesi ne sono veramente successe di tutti i colori. Non me lo auguravo di diventare il traghettatore della Fiorentina, ma non potevo dire di no perché voglio dare una mano alla squadra». E sul futuro: «Non voglio fare l’allenatore. Si è aperto un portone (riferito alla possibilità di sedere sulla panchina viola) ma dopo queste due partite lo voglio chiudere di nuovo e a doppia mandata». Il concetto è chiaro: che nessuno parli di lasciare Guerini allenatore se dovesse fare (per esempio) 6 punti in due partite. SERENITA’ AL GRUPPO. Così senza sconvolgere schemi o tattiche (non ce ne sarebbe stato neanche il tempo) ha preso il comando della nave. Cos’ha fatto Guerini? Semplicemente ha cercato in due giorni di riportare la serenità in un gruppo scosso. Ha parlato sinceramente alla squadra spiegandole che sarebbe stata una macchia indelebile per tutti retrocedere in B a Firenze. Una macchia che si sarebbero portati dietro per sempre, anche coloro che durante l’arco del campionato hanno fatto buone cose. E poi ha cercato di far capire ai giocatori che sarebbero dovuti scendere in campo tranquilli e col solo intento di fare quello che sanno fare: giocare a calcio. Il gruppo, che nei confronti di Guerini ha dimostrato di avere rispetto e stima, lo ha ascoltato. E a Lecce si è visto il risultato: in campo la squadra è scesa con grinta e cuore e nel momento del gol c’è chi è andato ad abbracciare il traghettatore. Neanche a Milano e Roma avevamo assistito a scene del genere. Nessuno mai aveva pensato di andare ad abbracciare Delio Rossi dopo un gol pesante come quello di Amauri a San Siro per esempio. E questo la dice lunga su quanto la

Il personaggio di Michela Lanza

squadra fosse devota (poco) al precedente tecnico viola. Con Guerini è stato diverso. Guerini a Lecce ha dato l’idea di essere ‘uno del gruppo’, ‘uno di loro’, ‘uno di noi’. Anche se come ha dichiarato prima della partita dimostrando di avere anche uno spiccato senso dell’ironia: «Da club manager i giocatori mi volevano bene tutti, perché non dovevo fare scelte. Adesso in due partite, in 9 giorni, non faranno in tempo ad odiarmi, quindi il compito da questo punto di vista è più facile». Probabilmente è così. Probabilmente ha ragione lui. Ma ci permettiamo di dire che personaggi genuini e tifosi come Guerini (uno per intenderci che dopo la vittoria del tricolore dei bianconeri ha dichiarato: “Purtroppo abbiamo consegnato lo scudetto alla Juventus, il Milan l’ha perso in casa contro di noi”) non possono che fare bene all’ambiente viola. La Fiorentina ha bisogno di ripartire da uomini che conoscono la piazza, che sentono questa maglia sulla pelle, che sanno ancora emozionarsi ripensando al loro passato in viola. Gente che sappia trasmettere la fiorentinità e lo spirito di sacrificio che un tempo erano le prerogative necessarie per scendere in campo al Comunale (e poi al Franchi). E allora anche se non in panchina, noi del Brivido Sportivo ci sentiamo di gridare forte: ripartiamo da Vincenzo Guerini. Con l’augurio che a dar manforte all’attuale tecnico della Fiorentina possa arrivare qualche altro ex viola (magari qualche bandiera) che, come lui, insegni ai giocatori che arriveranno cosa significa vestire questa maglia. Perché forse non tutti sanno quanta gloria e quanta storia sprizza il colore viola. Nella vita, del resto, c’è sempre qualcosa da imparare ma perché un gruppo di allievi ascolti con attenzione serve l’insegnante giusto. Uno che susciti stima e curiosità. Uno alla Guerini, per intendersi.

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Esclusiva con i due ex allenatori che hanno parlato anche del caso Rossi-Ljajic

AGROPPI E GRAZIANI

“ECCO L’IDENTIKIT DEL FUTURO ALLENATORE VIOLA” Chi meglio di due ex allenatori della Fiorentina potrebbe suggerire alla famiglia Della Valle quale tecnico far sedere sulla panchina viola dal prossimo anno? Ecco i consigli di Francesco Graziani e Aldo Agroppi, intervistati in esclusiva dal Brivido Sportivo. La Fiorentina affronterà quest’ultima partita con alla guida il ‘traghettatore’ Vincenzo Guerini. Successivamente, i Della Valle dovranno trovare il giusto sostituto per aprire un nuovo ciclo. Quali caratteristiche dovrà avere il nuovo tecnico? Agroppi: «La caratteristica che

dovrà avere è quella di non perdere. A parte gli scherzi, in giro di allenatori bravi ce ne sono tanti ma guardiamo in faccia la realtà: il tecnico che vince sempre, come quello che perde sempre, non esiste. La Fiorentina dovrà scegliere un allenatore che piace, che ha fatto bene in altre piazze, che ha mestiere, carattere e soprattutto tanta esperienza». Graziani: «L’importante è che lo scelga la società insieme ai nuovi direttori, generale e sportivo che siano, e che tutti quanti abbiano piena fiducia in lui, per poter costruire insieme un progetto importante. Quello che conta è ri-

fondare la squadra, partendo dal fatto che più del 70% dei giocatori che ci sono adesso vanno ceduti. Successivamente dovranno essere comprati degli atleti utili alla causa. Ovviamente tutto questo dovrà essere supervisionato dal nuovo tecnico che deciderà chi tenere e chi mandare via». Chi, secondo voi, potrebbe essere l’uomo adatto per guidare la Fiorentina nel prossimo campionato? A.: «Io credo che Mazzarri potrebbe essere l’uomo più adatto per far ‘rinascere’ la Fiorentina, visto che è un allenatore con una certa esperienza e dove è andato

è sempre riuscito a fare bene». G.: «A me piacerebbe moltissimo vedere sulla panchina della Fiorentina Colantuono. Non mi dispiacerebbe però nemmeno Pioli anche se penso che resterà a Bologna. Un altro che potrebbe essere utile alla causa viola è Gigi De Canio. Da non sottovalutare però il fatto che pure Claudio Ranieri è un allenatore appetibile: è un uomo d’esperienza al quale non mancano né carisma, né personalità. Per quanto riguarda gli altri nomi che sono stati fatti è difficile che lascino le loro panchine per venire a Firenze». Pioli, Montella, Spalletti, Maz-

zarri, Zeman e Gasperini, questi i nomi più gettonati. Un giudizio su ognuno di loro? A.: «Partiamo da Pioli: quest’anno ha fatto un campionato importante riuscendo a superare situazioni molto difficili e credo che possa essere un allenatore da tenere in considerazione. Per quanto riguarda Montella, è giovane e penso che debba ancora farsi un po’ le ossa prima di puntare in alto; quest’anno è riuscito a fare molto bene con il Catania, ma deve ancora migliorare tanto, non penso possa fare al caso della Fiorentina. Spalletti ormai ha imparato il russo e disimparato

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l’italiano (ride ndr). Su Mazzarri mi sono già pronunciato mentre per quanto riguarda Zeman e Gasperini sono entrambi ottimi allenatori. Alla fine posso dire che di questi che ho nominato uno vale l’altro, nel senso che non esiste il tecnico perfetto, quindi…». G.: «Su Pioli il mio giudizio l’ho già espresso mentre Montella penso che rimarrà a Catania per fare ancora un po’ d’esperienza. Zeman mi piace ma la Fiorentina dovrebbe azzardare molto con lui: dà un’impronta ben precisa alla propria squadra e la società sarebbe obbligata a sposare il suo progetto. Spalletti, Mazzarri

e Gasperini sono molto bravi ma ho l’impressione che non vogliano complicarsi la vita, nel senso che con la Fiorentina ci sarà da soffrire: c’è da ricostruire tutto ed è vietato sbagliare visto che i Della Valle vorranno tornare a far parte di quelle 7-8 squadre che si giocano un posto in Europa». In questi ultimi giorni si è anche parlato di un possibile ritorno di Prandelli. A.: «Non penso che Prandelli possa tornare sulla panchina della Fiorentina: ha un contratto con la Nazionale e tra un mese inizia l’Europeo. Certo, se questo dovesse andare male, allora tutto

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potrebbe succedere. Non ci dimentichiamo però che Prandelli, prima di andarsene dalla Fiorentina, aveva abbracciato e baciato i tifosi promettendo che non li avrebbe mai lasciati e invece avete visto tutti come è andata a finire. Nonostante tutto i fiorentini sono rimasti molto legati a lui, non si sono accorti che Prandelli aveva fatto una promessa che non ha mantenuto…». G.: «Sarebbe una cosa molto bella se potesse tornare Prandelli perché si riallaccerebbe un discorso rimasto un po’ in sospeso, ho l’impressione però che non ci siano più i presupposti perché questo possa accadere. Certo, un suo ritorno creerebbe un entusiasmo e un’euforia nella piazza che sarebbero importantissimi anche per quanto riguarda la proprietà». Quale il metodo migliore che il nuovo tecnico dovrà applicare per cambiare questa Fiorentina, per non trovarsi ad affrontare le problematiche incontrate dai due colleghi esonerati in questa stagione? A.: «Non credo ci siano dei metodi vincenti, sicuramente quello che serve è lavorare bene, avere una buona squadra e il giusto entusiasmo, poi sarà il campo a parlare. Purtroppo questa è stata un’annata sfortunata che nessuno di noi, a inizio stagione, si sa-

rebbe mai aspettato… Speriamo nella prossima». G.: «Ritengo ci voglia un progetto ben preciso affinché tutto funzioni. La cosa importante è che la società faccia capire che cosa vuole fare nei prossimi 2-3 anni, poi scegliere un manager e un direttore sportivo bravi e insieme scegliere il tecnico con il quale realizzare il progetto. Ovviamente ci vorrà anche un pizzico di fortuna perché dare via 7-8 giocatori e prenderne di nuovi da integrare nella squadra non è facile». L’ex tecnico viola Delio Rossi si è reso protagonista con Ljajic di un caso che ha fatto scalpore durante FiorentinaNovara. Secondo voi, oltre alla provocazione da parte del giocatore, cosa può aver scatenato in lui una reazione così? A.: «Lo stress, la tensione, la posizione in classifica e poi eventuali offese, queste sono le cose che lo hanno fatto scattare. Purtroppo Rossi non ha ragionato e l’istinto ha prevalso». G.: «Credo che Rossi abbia accumulato tanta tensione e tanta rabbia. Quando succedono queste cose è perché si è arrivati al limite di una situazione non più sostenibile. Penso però che l’ex tecnico viola sia stato anche lasciato da solo dalla società e si sia trovato a gestire, insieme al suo staff, una situazione difficile.

Rossi è una persona brava, perbene, non lo abbiamo mai sentito alzare la voce. Purtroppo si è trovato ad affrontare qualcosa più grande di lui. Il gesto che ha fatto è da condannare, però questi ‘giovanotti’ non si rendono conto che davanti a milioni di spettatori mancare di rispetto all’allenatore in quella maniera è umiliante. Se un tecnico riesce a contare fino a dieci prima di compiere gesti irruenti è un fenomeno». Pensate che Rossi con quel gesto abbia in qualche modo compromesso la propria carriera? A.: «Non credo proprio, il suo è stato un gesto istintivo che ci può stare visto il momento critico che stava attraversando la Fiorentina. E’ comunque un gesto deprecabile che non condivido». G.: «No, anzi. E’ un gesto che non vorremmo mai più vedere sui nostri campi, però reputo che sia stato un esempio sotto certi aspetti. Adesso mi auguro che i giocatori abbiano capito che non devono mancare di rispetto al proprio allenatore, può dispiacere essere sostituiti durante una partita, ma non si devono permettere di deridere il proprio allenatore. Molti calciatori hanno condannato il gesto di Ljajic e questo potrebbe essere un segnale importante». Rossi è considerato uno dei migliori tecnici sulla piazza, dove ha allenato è sempre riuscito a motivare la propria squadra: come mai con la Fiorentina non ci è riuscito? A.: «Non lo posso sapere, sicuramente ha cercato di fare del suo meglio: è stato però molto sfortunato perché ha perso giocatori importanti a causa degli infortuni e poi, secondo me, non ha trovato le condizioni ideali per potersi esprimere nel migliore dei modi». G.: «Credo che non ci sia riuscito perché è arrivato in corsa: la squadra che si è trovato ad allenare non l’aveva costruita lui e il progetto (...) segue

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non era il suo. Alcuni tecnici nella stessa situazione riescono a creare qualcosa di importante, altri no. Rossi purtroppo alla Fiorentina non ha trovato terreno fertile per incidere come allenatore e come uomo. Gli allenatori ci mettono sempre tutta la buona volontà, ma i miracoli neanche loro riescono a farli». Il primo che ha pagato un po’ lo scotto di una squadra indisciplinata è stato Sinisa

Mihajlovic. Il tecnico serbo però a modo suo era riuscito, a differenza di Rossi, a gestire questo gruppo di giocatori. Alla luce dei fatti, non credete che potesse essere quello il modo giusto di gestire questa squadra? A.: «La società non è stata molto contenta del lavoro di Mihajlovic, altrimenti non lo avrebbe esonerato. Il pugno duro non è servito visto che non è riuscito a fare

punti a sufficienza per raggiungere l’obiettivo che era l’Europa. I Della Valle sono stati costretti a cambiarlo perché sollecitati dai tifosi ma anche perché si erano accorti che la cura era peggio della malattia». G.: «Mihajlovic è stato contestato dal primo momento che ha messo piede a Firenze e questo sicuramente non lo ha aiutato. La squadra del tecnico serbo, per quanto lui abbia messo tanto

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impegno e professionalità, non piaceva e non giocava bene. Non arrivando i risultati, i Della Valle sono stati costretti a sostituirlo». Rossi dopo quel gesto ha subito trovato l’appoggio di gran parte dei tifosi viola. Se al suo posto ci fosse stato Mihajlovic, il tecnico serbo avrebbe avuto gli stessi riscontri? A.: «Penso che sarebbe stata la stessa cosa. Un gesto così avreb-

be avuto risonanza, sia con Mihajlovic che con chiunque altro. E’ stato un atto violento che ha lasciato veramente tutti di stucco». G.: «Non saprei, Mihajlovic è sempre stato contestato dalla piazza quindi non credo che si sarebbe schierata con lui, anche se non ne sono poi così sicuro». Mihajlovic andrà ad allenare la sua Nazionale, un traguardo importante per un allenatore. Credete che sia adatto per questo incarico? A.: «Sarà contentissimo di allenare la Nazionale del paese in cui è nato e cresciuto, sicuramente si troverà a suo agio. Allenare la Nazionale è, per ogni allenatore, un traguardo molto importante. Personalmente gli faccio un grosso in bocca al lupo sperando che possa raggiungere dei buoni risultati». G.: «Secondo me sì. Mi sono stupito molto del fatto che Mihajlovic non sia riuscito a fare bene con la Fiorentina perché ha tutte le caratteristiche per essere un buon allenatore: ha carisma, personalità ed è uno che vuole sempre vincere. Ancora oggi non riesco a capacitarmi del fatto che non sia riuscito a raggiungere dei risultati importanti con la squadra dei fratelli Della Valle».

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La Fiorentina dopo una stagione deludente mette la parola fine a questo campionato conquistando la salvezza. Ora che le bocce sono ferme (mancano solo 90 minuti di gioco) bisognerà tirare le somme e analizzare tutti gli errori commessi nell’arco di una stagione disastrosa per far sì che non si possano ripetere. Il club viola dovrà ripartire ricostruendo tutto: riassetto societario, direttore sportivo, allenatore e squadra. Proprio l’argomento-ds in questi mesi ha animato le pagine di molti giornali. Tante le candidature per la poltrona lasciata vuota da Pantaleo Corvino. Il Brivido Sportivo ha intervistato in esclusiva Claudio Nassi, storico direttore generale della Fiorentina degli anni Ottanta, che ci svela quale può essere l’uomo giusto per ripartire e analizza vari nomi candidati al ruolo di direttore dell’area tecnica viola. Finalmente la Fiorentina è arrivata a conquistare la tanto sperata salvezza. Quando arriverà l’annuncio del nuovo ds? «Bisogna pensarci bene, non affrettare le scelte perché il ruolo del direttore sportivo è un ruolo fondamentale. La Fiorentina dovrà ponderare bene la decisione. Dovremo aspettare che i giochi siano ufficialmente conclusi». In questo mese sono stati accostati tanti nomi al club viola per il dopo-Corvino. Secondo lei chi è l’uomo giusto per ripartire? «Io limiterei la scelta tra due persone: Pino Vitale o Giovanni Sartori». Perché Vitale? «Pino Vitale è tre volte nel Guinness dei primati: in primo luogo non ha mai fatto tirare fuori soldi alle sue società, ha venduto per 12 anni a Empoli a una media incredibile, infine è l’unico che è riuscito a far spendere Udinese e Catania». Sartori invece perché? «Sartori è un uomo di calcio con grandi potenzialità, è stato colui che insieme a Campedelli ha inventato il Chievo, un piccolo quar-

tiere di Verona diventato grande sogna affidarsi ad una sola perso- ma attenzione: la piazza siciliana è diversa da quella fiorentina. Cograzie a questa coppia. Non di- na che sia seguita dagli altri». mentichiamoci che qualche anno Come vede l’ipotesi Oriali diret- munque non credo che ci siano tore generale e Sartori direttore reali possibilità di un suo arrivo a fa è arrivato in Champions…». Firenze». Anche se le voci danno Oriali sportivo? come candidato principale ad «Non è da prendere in conside- Nemmeno Franco Baldini ha entrare nel nuovo assetto diri- razione, non si può fare. Mettere delle chance? troppe teste insieme può essere «Baldini così come Sabatini hanno genziale viola. «Oriali è stato un ottimo calciato- un rischio, può esserci un conflit- avviato un progetto importante nelre, è un’ottima persona e viene da to d’idee. La Fiorentina è in una la Roma». una buona famiglia. Nelle società posizione in cui non può assolu- Quale sarà il compito più diffiin cui ha lavorato poi ha svolto di- tamente permettersi di sbagliare cile per il nuovo ds? versi compiti, soprattutto da team ancora». «Restituire fiducia, speranza in A suo tempo si è parlato anche un ambiente scarico e in una manager…». Quindi ritiene che non possa di Lo Monaco. piazza delusa tante volte e in essere l’uomo giusto per la Fio- «Ha fatto benissimo a Catania, diverse maniere. Con l’arrivo di rentina? nuovi giocatori le cose «Non ho detto questo, cambieranno». ho detto che se fossi Corvino a Firenze ha la società io prenderei qualcosa Sgombero appartamenti, solai, cantine. costruito Piccoli traslochi, smontaggio e in considerazione uno d’importante: è d’accorrimontaggio arredi, trasporti in genere. do? fra Pino Vitale e Giovanni Sartori. Non ci «Rispondo dicendo che possono essere troppi sono sempre dell’avviso Chiama per un preventivo gratuito! Tel. 333 4233131 galli in un pollaio. Biche la Fiorentina debba

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lottare per il vertice. Il club viola prima dell’arrivo della famiglia Della Valle, e di conseguenza di Corvino, se non ricordo male, era arrivato 25 volte nei primi quattro posti. Prima di loro, sia i Pontello che la famiglia Cecchi Gori hanno costruito delle grandi squadre». Quanto ha inciso in questo campionato il mercato fallimentare di gennaio? «Non ridurrei tutto al mercato di gennaio. Una società di calcio è qualcosa di più complesso, va affrontata in maniera seria». Pensa che la società sia stata poco presente? «Spero che la proprietà segua di più la Fiorentina. La presenza del presidente è più importante di mille dirigenti, questo si è visto negli ultimi mesi. Ci vorrà del tempo per ripartire ma basta organizzarsi bene e lavorare, me lo auguro per il bene di tutti i tifosi».

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Firenze ha bisogno di giocatori con gli attributi Ecco i nostri consigli per gli acquisti “Nel calcio ci sono due cose che esaltano i tifosi: una bella giocata o un’entrata in scivolata”. Questo è stato uno degli ultimi pensieri lasciati in dote da Delio Rossi a Firenze. Partiamo proprio da qui per sviluppare un concetto che nelle prossime settimane diventerà di strettissima attualità in sede di mercato. La Fiorentina, per uscire dal torpore che l’ha avvolta da un paio d’anni a questa parte, ha bisogno non solo di gente che sappia giocare il pallone, ma anche di calciatori di personalità, con i famosi attributi. La grande giocata abbinata all’entrata in scivolata, un mix che non avrebbe solo l’effetto di far applaudire i tifosi sugli spalti, ma soprattutto porterebbe vittorie e punti in classifica. Il calcio mondiale è pieno di giocatori di talento senza personalità e di giocatori più deboli tecnicamente, ma con grinta ed entusiasmo da vendere. Per la serie ‘chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane’, a Firenze siamo ormai diventati degli esperti. Facciamo soltanto due nomi, che ci aiutano molto bene a chiarire il concetto. Valon Behramied Adem Ljajic giocano nella stessa squadra e sono stati acquistati dallo stesso direttore sportivo. Le analogie fra i due finiscono qui. Il primo è il guerriero svizzero del centrocampo

viola. Poco talento nei piedi, ma una tremenda voglia di emergere e di vincere. Disponibile al sacrificio e a giocare infortunato, non risparmia uno scatto per un compagno in difficoltà. Leader e capitano morale della squadra, già dopo un paio di mesi dal suo arrivo a Firenze è diventato un beniamino dei tifosi. Adem Ljajic rappresenta l’esatto opposto. Madre natura con lui è stata più generosa, nei piedi gli ha messo quel fluido magico che in pochi hanno la fortuna di avere. Ma quando il talento non è supportato dal resto il giocatore in questione fa poca strada. Nel corso della stagione Ljajic ha avuto problemi prima con Mihajlovic e poi con Rossi. Indolente e quasi assente nel corso degli allenamenti, fin dal ritiro estivo i due staff tecnici hanno cercato di spronarlo in tutti i modi per farlo rendere di più. Niente da fare, il baby trequartista viola ha preferito andare avanti per la propria strada, che lo ha portato ad essere protagonista di uno degli episodi più incredibili della storia della Fiorentina e del calcio italiano. L’esempio che abbiamo fatto è chiaramente molto forte e anche i ruoli occupati dai due giocatori li portano ad avere determinate caratteristiche, ma è fuori da ogni dubbio che un giocatore con le qualità di Ljajic e la testa di

Behrami sarebbe un fuoriclasse. SUGGERIMENTI. E allora la domanda nasce spontanea. Il prossimo direttore sportivo della Fiorentina riuscirà a comprare qualche giocatore con questo mix vincente? Nei prossimi mesi avremo la risposta, per adesso ci limitiamo a dare qualche consiglio su giocatori che rientrino nei parametri economici imposti dai Della Valle. Un elemento per reparto, che a nostro giudizio farebbe la fortuna della Fiorentina nell’immediato futuro. Il ruolo del portiere è uno di quelli più

delicati. L’imperativo è riportare a casa Emiliano Viviano. Personalità da vendere e ottimo dal punto di vista tecnico, abbina l’imprescindibile fede viola che gli farebbe dare il 110% tutte le domeniche. I tifosi non vedono l’ora di vedergli indossare la maglia viola, lui non aspetta altro che una chiamata. Oltretutto l’Inter (proprietaria del suo cartellino) non sembra orientata ad affidargli la porta. Perché perdere un’occasione del genere? In difesa uno su cui puntare è senz’altro Matija Nastasic, ma ci ha colpito anche Federico Peluso, esterno sinistro dell’Atalanta che tanto ha fatto bene in questa stagione con Colantuono in panchina. Un’alternativa a Pasqual servirà sicuramente e la sua duttilità (può giocare anche in una difesa a tre) potrebbe tornare utile. E’ in procinto di effettuare il grande salto, ne sentiremo parlare a breve anche in chiave Nazionale. A centrocampo il nome ci frulla nella testa da diverse settimane e da domenica scorsa è stato accostato alla Fiorentina: Marco Rigoni ha dimostrato di essere davvero un bel giocatore. Capocannoniere del Novara, ma soprattutto leader in mezzo al campo senza lesinare interventi in fase d’interdizione. Un elemento del genere non può

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Il

mercato

di Alessandro Latini

disputare un campionato cadetto e per prenderlo non è necessario neanche un grande esborso economico. In attacco facciamo un nome che piace a diversi club e che sarà difficile raggiungere, ma un investimento importante per Mattia Destro non andrebbe sicuramente sciupato. Forza fisica, buon feeling con la porta e soprattutto una spiccata personalità (nonostante la giovane età) lo rendono uno degli elementi più promettenti in vista del futuro. In attacco vogliamo anche spendere una parola per Alessio Cerci, come Nastasic già membro della rosa viola. In molti storceranno il naso, ma secondo noi è un altro che rappresenta il giusto mix di talento e personalità. Carattere fumantino e a volte arrogante, è vero, ma quando gli è stato chiesto di salvare la Fiorentina non ha battuto ciglio. A Lecce ha giocato nonostante alcuni problemi fisici e ha risolto un’annata da incubo. Dal punto di vista tecnico non crediamo di dover aggiungere niente. Se il nuovo direttore sportivo e, soprattutto, il nuovo allenatore riuscissero a trovargli un posto nella rosa potrebbe rivelarsi molto utile per la Fiorentina. In caso di cessione Cerci ha tutte le caratteristiche per rappresentare uno dei più grossi rimpianti della recente storia viola.


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La panchina

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Ancora non è stato risolto il toto ds che a Firenze è scoppiato anche il toto allenatore. Il gesto inconsulto di Delio Rossi contro il Novara ha tolto una delle poche certezze che aveva la Fiorentina. La dirigenza era infatti convinta di ripartire dal ‘Profeta’, di seguire i suoi suggerimenti per costruire la squadra della rinascita, consapevole del fatto che sarebbe stato l’uomo giusto per rivedere un po’ di bel calcio al Franchi. Invece no, Rossi in questi giorni è a Roma per ricaricare le batterie in famiglia e a Firenze c’è chi deve pensare a trovare un nuovo allenatore. Già, ma chi la deve scegliere la guida tecnica del futuro? La logica vuole che sia il nuovo direttore sportivo (in accordo con l’eventuale direttore generale) e quindi nessuno si aspetti sorprese. Prima saranno scelti i nuovi dirigenti dai Della Valle, in seguito verrà scelto l’uomo da far sedere in panchina. I tempi non saranno lunghi (specialmente per i dirigenti), ma ovviamente c’è da attendere la prossima settimana, quando il pallone avrà smesso di rotolare. Direttore sportivo a parte (Oriali rimane in ogni caso il nome buono da spendere) vogliamo spostare l’attenzione sul prossimo allenatore della Fiorentina. Ancora non sappiamo chi sia, è vero, ma possiamo tracciare un identikit in base alle caratteristiche che crediamo possa ricercare la Fiorentina. Per far ripartire il progetto serve un tecnico con una buona dose di esperienza, in grado di rimanere tanti anni a Firenze per dare vita ad un lungo matrimonio con la squadra

viola. Due le alternative, non tanto in fatto di nomi, quanto in fatto di strade da seguire. La prima conduce ad una serie di allenatori nel gruppo dei migliori, di quelli che incidono sulla squadra e sul risultato finale. Uomini che non porterebbero con sé mugugni da parte della tifoseria e che metterebbero tutti d’accordo. Tra i candidati ci sono Spalletti, Mazzarri, Benitez e Zeman con quest’ultimo particolarmente caldeggiato dai tifosi in crisi d’astinenza da ‘calcio champagne’. La seconda strada porta ad allenatori con curriculum più modesti, ma non necessariamente meno bravi. In questo caso pensiamo a Pioli, Sannino, Montella, Gasperini e Donadoni. E poi c’è lui, Cesare Prandelli, che di diritto entra nel primo gruppo ma che fa parte di una categoria a sé. In molti sognano il ritorno del ‘Mago di Orz…’ dopo gli Europei, qualcuno fa notare che i cavalli di ritorno hanno quasi sempre fallito (in quest’ottica è anche da vedere il poco entusiasmo ad ora intorno al nome di Claudio Ranieri). Nel caso di Prandelli è evidente che l’ultima parola la metterebbe Diego Della Valle che potrebbe non essersi del tutto chiarito con l’ex allenatore viola. I SOGNI. Uno che sulla panchina della Fiorentina prima o poi ci si siederà è Luciano Spalletti. Niente di nuovo, lo ha dichiarato lui stesso, resta da capire se questa sia la volta buona. Toscano di Certaldo, è salito alla ribalta per aver condotto l’Empoli dalla serie C alla serie A, per aver portato l’Udinese in

Champions League, ma soprattutto per il gioco spumeggiante e innovativo donato alla Roma. Per dominare e vincere (con lo Zenit San Pietroburgo ha vinto già tutto quello che era possibile) ha deciso di emigrare in Russia, ma il calcio italiano ha bisogno come il pane di un personaggio come lui. I tifosi farebbero carte false per averlo (gradimento pressoché totale, siamo vicini al 100%), certo è che sarebbe richiesto un grosso sforzo ai Della Valle. L’ingaggio di Spalletti è a dir poco

faraonico (4 milioni di euro a stagione), ma soprattutto chiederebbe come condizione una squadra competitiva, per formare la quale servirebbero diversi milioni di euro. Un altro che accende le fantasie dei tifosi è Zdenek Zeman. Lui di pretese ne avrebbe senz’altro meno e si porta in dote una stagione spettacolare con il Pescara. Se la piazza farebbe follie per averlo e il Franchi tornerebbe a popolarsi, la proprietà sembra più fredda nei suoi riguardi. Tutto ovviamente dipenderà dal

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nuovo direttore generale e/o sportivo, ma la sensazione è che si ricerchi un allenatore con caratteristiche diverse. Tipo Walter Mazzarri. Dichiarazioni di circostanza a parte, la sua avventura al Napoli sarebbe al capolinea e un ritorno a Firenze potrebbe non essere una brutta soluzione in presenza di un progetto importante. Voci di corridoio parlano di un contatto già avvenuto con il suo entourage e la porta non sarebbe stata chiusa in faccia ai Della Valle. Alla sua figura potrebbe essere legata anche quella di qualche dirigente. Fassone e Bigon sono entrati più volte in orbita viola e un loro coinvolgimento nel progetto potrebbe far scattare la molla giusta anche per Mazzarri che è a tutti gli effetti un ex viola. L’ultimo grande nome accostato alla Fiorentina nelle ultime ore è quello di Rafa Benitez, rimasto senza panchina dopo la fallimentare esperienza all’Inter. Il suo sapere tattico però è assolutamente di prim’ordine e il palmarès che si porta dietro fa impallidire la concorrenza. Al momento la sua candidatura è più defilata rispetto alle altre. ALTERNATIVE CONCRETE. Fin qui i grandi nomi, quelli che accenderebbero la piazza e che farebbero ritornare di colpo l’entusiasmo ai fiorentini. Ma la società ne sta vagliando anche altri,

probabilmente meno ‘nobili’ ma con il futuro sicuramente dallo loro parte. I sondaggi degli ultimi giorni parlano chiaro. Gasperini e Donadoni non piacciono per niente ai tifosi e anche Montella convince poco per la sua sola esperienza di Catania (a Roma è stato troppo poco), mentre qualcuno sarebbe disposto a concedere una chance a Pioli e a Sannino. Il primo ha il sangue viola (ha disputato con la Fiorentina la bellezza di 154 partite) ed è reduce da una bella stagione alla guida del Bologna, chiusa con una salvezza anticipata. Da non sottovalutare il fatto che è un pupillo di Giovanni Sartori, attuale ds del Chievo più volte finito tra i papabili sostituti di Corvino. Giuseppe Sannino non è un ex viola, ma per il resto valgono i discorsi fatti su Pioli e la sua stagione al Siena (salvato contro ogni pronostico) è un bel biglietto da visita. Piace per quel suo essere sanguigno e per vivere le partite da protagonista (ricorda un po’ Mazzarri in questo), motivo che lo fa essere apprezzato da parte della tifoseria viola.

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Gli allenatori preferiti dai tifosi viola

Ad oggi è questo il borsino della preferenza dei tifosi. Ad un maggior numero di ‘stelle’ corrisponde il più alto gradimento della piazza: Luciano Spalletti

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Cesare Prandelli

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Zdenek Zeman

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Walter Mazzarri

***

Rafael Benitez

***

Giuseppe Sannino

**

Stefano Pioli

**

Vincenzo Montella

*


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di Luca Caneschi

non basta essere solidi, bisogna avere idee e ambizioni

Per quanta simpatia si possa avere per Serse Cosmi, e ne abbiamo molta, poter passare la domenica tranquilli e senza l’assillo di dover seguire con trepidazione le vicende di Udinese-Genoa è stata davvero una gran cosa. Il risultato di Lecce è stato frutto dello spirito giusto messo in campo da una squadra che, pur rattoppata ed arrangiata, ha fatto vedere che almeno il minimo sindacale nel rapporto con la maglia indossata e con la città c’era, anche se spesso nascosto. Non si può spiegare altrimenti la buona volontà e la dedizione di chi è andato in campo anche se non in buone condizioni o fuori ruolo, e non è affatto scontato che chi ha vissuto un’annata tra tribuna e qualche panchina avesse poi voglia di mettersi in discussione proprio nella partita più importante. Felipe e Marchionni lo hanno fatto, così come sono da elogiare anche Gamberini, Olivera e lo stesso Cerci che avrebbero avuto anche qualche motivo per essere di malumore, viste le scelte tecniche delle ultime settimane, e che invece hanno garantito un buon rendimento. Intendiamoci, non che i 90 minuti del Via del Mare possano bastare a cambiare idea sul futuro di molti di questi calciatori, che sarà e dovrà essere lontano da Firenze, ma aver visto un barlume di amor proprio non ha fatto dispiacere. In tutto questo i meriti di Guerini sono stati quelli di aver allentato la tensione che era evidentissima, della quale l’episodio Rossi-Ljajic è stato solo quello più evidente. Di lui i calciatori hanno, evidentemente, una

buona considerazione per quanto ha fatto, vivendo a contatto con lo spogliatoio, per tutto l’anno e questo è stato messo a frutto con la mossa intelligente di mandarlo in panchina in questo finale di campionato, una delle poche azzeccate degli ultimi due anni. Una volta espletata la formalità della gara con il Cagliari, che comunque potrebbe rendere la classifica finale molto migliore di quella che poteva ipotizzare non più tardi di quindici

giorni fa, si penserà al futuro, consapevoli che non è nella pur importante scelta degli uomini che si decideranno le sorti del prossimo, e dei prossimi, campionati ma nella volontà reale della proprietà di fare le cose in un modo oppure in un altro. Se ci si vuole salvare soffrendo (e spendendo) meno Sartori è l’uomo ideale mentre se si coltivano obiettivi ambiziosi sarà l’allenatore ad essere decisivo. Circolano nomi anche

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suggestivi, soprattutto qualche ipotesi di ritorno che consolerebbe molti fino ad ora inconsolabili, e quindi incontentabili, ma l’esperienza di Delio Rossi dimostra che non c’è allenatore, bravo quanto si voglia, che può reggere se non ha alle spalle una società attenta e motivata. Non basta essere solidi, e la Fiorentina indubbiamente lo è, bisogna avere ambizioni e idee: è questa la vera scommessa.

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NUOVE SOLUZIONI TATTICHE? ASPETTIAMO DI VEDERE CHI RESTA E CHI VA

O’ Professore

di Saverio Pestuggia

Ormai la stagione è chiusa e non ci sono più spazi per cercare nuove soluzioni tattiche. Soluzioni che diventano inutili pensando che molti giocatori della rosa attuale dovranno fare le valigie. Approfittiamo allora per vedere quali sono le soluzioni tattiche per i giocatori che presumibilmente faranno parte della rosa della prossima stagione. Inutile parlare dei portieri, passiamo ai difensori: i centrali possono indifferentemente giocare con la difesa a quattro oppure a tre anche se Felipe, se dovesse restare, sarebbe proponibile solo per la seconda soluzione che ha fatto la sua fortuna a Udine. Per Nastasic, Natali e Gamberini le due soluzioni sarebbero più o meno equivalenti. Sugli esterni Pasqual, De Silvestri (più sicuri della conferma) e Cassani (che difficilmente verrà riscattato), possono giocare nella difesa a quattro oppure come esterni nel centrocampo a cinque. Sono giocatori duttili che possono essere utili sempre e comunque. La cosa cambia per il centrocampo dove molti sono i sicuri partenti (Montolivo, Kharja, Marchionni, Vargas) e poche le conferme. Punto fermo sarà ovviamente Valon Behrami che dà il meglio di sé nel centrocampo a tre

spostato sulla destra oppure centrale, ma che può giocare anche a quattro come centrale. Lazzari invece può essere impiegato come mezzo sinistro nel centrocampo a tre oppure trequartista, anche se la sua rapidità non è più quella dei primi anni di carriera. C’è anche Salifu capace di interpretare solo il ruolo di mediano.

E veniamo al reparto offensivo con Jovetic che per dare il meglio del suo repertorio deve giocare senza troppe “catene” dietro alla prima punta, magari abile a scambiare con lui palla a terra. Cerci ha dimostrato di avere un doppio ruolo: ala destra vecchia maniera in un attacco a tre oppure anche prima punta ma solo in una squadra

dedita al gioco di rimessa in cui il romano può sfruttare al meglio la sua velocità. Non crediamo che ci siano possibilità per una conferma di Amauri che ha segnato solo una rete pesante, ma che ha profondamente deluso anche considerando il lauto ingaggio che lo accompagna.

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L’uomo in meno di Ruben Lopes Pegna

CASSANI NON E’ UN GOLEADOR MA A LECCE CHE ERRORE SOTTO PORTA

Meno male che il suo errore non è risultato decisivo e che la Fiorentina ha vinto ugualmente la partita di Lecce. Allo stadio di via del Mare Mattia Cassani l’ha combinata proprio grossa. Va bene che segnare non è il suo compito primario, visto che il suo ruolo è quello di terzino o di centrocampista esterno (come sta avvenendo nelle ultime partite) da quando la Fiorentina viene schierata con la difesa a tre. Ma quando un giocatore viene smarcato da un compagno di squadra – Olivera nella fattispecie – in area di rigore avversaria a tu per tu con il portiere non può sbagliare. Su questo non ci sono dubbi. Non ci sono attenuanti di alcun genere. Non ce ne possono essere. Punto e basta. Invece Cassani, dopo aver controllato il pallone che Olivera gli aveva servito con un’autentica magia, ha tirato in porta malamente tanto da consentire al portiere giallorosso Benassi di deviare il pallone in calcio d’angolo. Quello capitato sui piedi dell’ex giocatore del Palermo era una sorta di rigore da battere in movimento. Insomma segnare da quella posizione era piuttosto semplice. Ma Cassani purtroppo si è mangiato un gol grosso come una casa. Certo sono cose che possono succedere queste. Il calcio è pieno di episodi simili (Totti ha addirittura sbagliato un rigore non riuscendo a ribadire in rete la respinta del portiere nel giorno della sua 500esima partita in serie A). Tuttavia, data la delicatezza della partita con il risultato

per di più in bilico (si era ancora sullo 0-0), il suo errore poteva risultare fatale e decisivo e determinare l’esito del campionato della Fiorentina. Per lui si sarebbe trattato del secondo gol stagionale dopo quello che aveva realizzato all’Udinese lo scorso 5 febbraio nel match vinto dai viola per 3-2 (la sua era stata una rete importante perché aveva portato la Fiorentina a ribaltare il risultato a proprio vantaggio per 2-1). Meno male che pochi minuti più tardi ci ha pensato Cerci a portare in vantaggio i viola. Tutto così si è risolto per

il meglio e soprattutto senza conseguenze. Ma stupisce che un errore così lo abbia commesso uno dei giocatori più esperti e, tra l’altro, uno di quelli che ha disputato un campionato senza grosse sbavature. Poco dopo Cassani aveva cercato comunque di riscattarsi. Ma una sua conclusione al termine di una bella azione era terminata sulla parte esterna del palo. Anche l’ex palermitano aveva poi avuto un calo nella parte finale dell’incontro come tutti i suoi compagni. E sulla sua fascia il Lecce aveva spinto di più che sull’altra, senza tuttavia

lasciare il segno e senza errori particolari dell’ex palermitano. Certo è che Cassani si aspettava molto di più dalla sua avventura a Firenze. Quando è arrivato alla Fiorentina era nel giro della Nazionale. Nelle ultime convocazioni Prandelli, invece, non lo ha più chiamato. Chissà se si affiderà ancora a lui per i prossimi Campionati Europei in programma in Polonia ed Ucraina. Ci sembra difficile ma potrebbe accadere. Ed è incerto anche il suo futuro in maglia viola. Per quello, però, l’ultima parola – quella decisiva – spetterà al nuovo allenatore.

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OLIVERA IL RISCATTO DELL’EX PROPRIO NELLA GARA DA DENTRO O FUORI

La miglior partita da quando è arrivato a Firenze lo scorso mese di gennaio Ruben Olivera l’ha disputata a Lecce contro la sua ex squadra. Una prestazione maiuscola la sua. Una gara in cui ha abbinato qualità a quantità. Per i tifosi viola è stato un’autentica sorpresa. Così nessuno con la maglia della Fiorentina lo aveva mai visto giocare. Sembrava l’ennesimo oggetto misterioso acquistato dal club gigliato negli ultimi due anni. Era stato preso come centrocampista in sostituzione di Munari venduto alla Sampdoria. E in quel ruolo sinceramente aveva alquanto deluso. Male contro il Napoli nel match d’esordio al Franchi perso dai viola, espulso nella partita successiva disputata a Bologna per una gomitata rifilata all’ex Diamanti. Insomma il rapporto tra Olivera e la Fiorentina era cominciato nel peggiore dei modi. Fino alla sfida con il Lecce al suo attivo vantava solo sette gettoni di presenza per complessivi 298 minuti. Un’inezia insomma. E soprattutto niente di positivo da ricordare. A centrocampo il giocatore uruguayano non riusciva proprio ad esprimersi a livelli sufficienti. Di lui ci si ricordava solo per l’ingresso in campo al posto di Ljajic nell’incontro con il Novara con tutto quello che ne era seguito. Rossi comunque contro i piemontesi lo aveva schierato per una ventina di minuti, prima dell’innesto di Marchionni quando era tornato a giocare a centrocampo, al fianco di Cerci. Non che avesse fatto niente di trascendentale ma sembrava più a suo agio in quel ruolo. Vincenzo Guerini

L’uomo in più

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a Lecce lo ha riproposto in posizione più avanzata, alle spalle di Cerci, con ampia libertà di movimento. Non più mezzala ma trequartista senza compiti di copertura. Ed Olivera così si è espresso a buoni livelli. I difensori giallorossi erano in grande difficoltà per bloccare le sue iniziative. L’uruguayano ha inventato due assist di tacco spettacolari. La prima volta ha messo Cassani solo davanti a Benassi ma l’ex palermitano ha sprecato la ghiotta occasione. Il suo secondo assist è stato sfruttato a dovere da Cerci per il gol che ha determinato l’importante successo della Fiorentina. E in quella circostanza Olivera è stato davvero bravo, perché ha pennellato sul piede dell’ex romanista il lancio di Felipe. Solo con un colpo di tacco poteva calibrare il pallone con tale precisione. Insomma il giocatore uruguayano finalmente ha messo il suo timbro su una partita. E che partita. Proprio quella che ha sancito la salvezza della Fiorentina. I tifosi viola così almeno per qualcosa di positivo lo ricorderanno. Nel match col Cagliari quasi sicuramente verrà riconfermato. Potrebbe essere questa la sua ultima partita con la casacca viola a meno che il nuovo allenatore non voglia tenerlo a Firenze. A prescindere da tutto, comunque, non c’è dubbio che l’uruguayano che ha festeggiato venerdì scorso, alla vigilia dell’incontro di Lecce, il suo ventinovesimo compleanno, si esprime meglio quando gioca vicino alla porta avversaria, da trequartista, nel ruolo in cui aveva iniziato la carriera.

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Le probabili formazioni Fiorentina - cagliari Tra infortuni e provvedimenti disciplinari (Ljajic per esempio è già partito per la Serbia giovedì scorso), Guerini deve fare a meno di quasi mezza rosa in vista del match contro il Cagliari. Una partita che serve solo per chiudere bene una stagione deludente e che quindi non porta con sé ansie da dentro o fuori. Mai come questa volta i dubbi di formazione (sarà riproposto il 3-5-2) sono veramente pochi e per completare la panchina l’allenatore gigliato dovrà fare ricorso a qualche elemento della Primavera. Premesso che in porta andrà Boruc, non c’è spazio per le sorprese in difesa. Camporese giocherà sul centro destra al posto di Gamberini, Natali agirà al centro e alla sua sinistra sarà di nuovo riproposto Felipe, che contro il Lecce ha disputato una prova discreta. A centrocampo un solo dubbio, sulla destra, dove resiste il ballottaggio De Silvestri-Cassani. Il primo è senz’altro più riposato, ma alla fine potrebbe essere preferito ancora l’ex rosanero. Sulla sinistra spazio a Pasqual, mentre la cerniera centrale dovrebbe essere composta da Behrami (si farà di tutto per recuperarlo, altrimenti spazio a Kharja), Salifu e Lazzari. In attacco sarà confermato il tandem che ha piegato il Lecce: Olivera giocherà qualche metro dietro a Cerci. Jovetic rimane un rebus da risolvere, sarà convocato soltanto in assenza totale di dolore al ginocchio. Restano fuori in pochi, alcuni di loro potrebbero trovare posto a gara in corso come Marchionni e Romulo. E poi, come detto, in panchina ci saranno i ragazzi di Semplici. Sicuri di un posto accanto a Guerini sono Rozzio (la prima alternativa ai tre centrali) e Acosty, ma anche qualcun altro (come Zohore) può sperare di entrare nei 18. Anche il Cagliari arriva al Franchi senza niente da chiedere al match. Ficcadenti deve fare i conti con le squalifiche di Pisano e Cossu (due elementi titolari), oltre che degli infortunati Rui Sampaio ed El Kabir. L’allenatore rossoblu dovrebbe comunque schierare i suoi con un 4-3-1-2. Agazzi sarà il portiere, mentre in difesa Perico prenderà il posto dello squalificato Pisano, con Canini, Astori e Agostini che completeranno il reparto come di consueto. A centrocampo dovrebbero trovare posto Ekdal, capitan Conti e Nainggolan, mentre in attacco Thiago Ribeiro dovrebbe supportare Ibarbo e Pinilla. A differenza della Fiorentina, il Cagliari ha diverse alternative in attacco, con Nenè ed ‘El Bati’ Larrivey pronti a subentrare a gara in corso. Probabili formazioni: Fiorentina (3-5-2): Boruc; Camporese, Natali, Felipe; Cassani, Behrami, Salifu, Lazzari, Pasqual; Olivera, Cerci. All.: Guerini Cagliari (4-3-1-2): Agazzi; Perico, Canini, Astori, Agostini; Ekdal, Conti, Nainggolan; Thiago Ribeiro, Ibarbo, Pinilla. All.: Ficcadenti Arbitro: Gallione Assistenti: Nicoletti-Raparelli IV uomo: Rocchi

1

BORUC

31

14

CAMPORESE

85 BEHRAMI

16

cassani

19

NATALI

17 SALIFU

7

felipe

21 LAZZARI

23

PASQUAL

10

CERCI

olivera

19

23

thiago ribeiro

51

pinilla

ibarbo

4

5

nainggolan

31

agostini

conti

13

20

ekdal

21

astori

canini

1

agazzi

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perico


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Amarcord

di Ruben Lopes Pegna

Quando la sfida con il cagliari valeva lo scudetto

E’ una partita quella tra Fiorentina e Cagliari che vede opposte due squadre che occupano la parte bassa della classifica. Eppure alla fine degli anni Sessanta e nei primi anni Settanta del secolo passato questa era una sfida che metteva di fronte due formazioni in lotta per lo scudetto. Il ricordo in particolare va all’incontro giocatosi sotto la pioggia battente al Comunale di Firenze il 15 febbraio 1969 per la diciottesima giornata (allora ce ne erano solo trenta), la terza del girone di ritorno. Le due squadre quel giorno sono insieme al comando della classifica con un punto di vantaggio sul Milan di Rocco. Il tecnico viola Bruno Pesaola manda in campo la formazione titolare con Chiarugi che da oltre due mesi (e lo è anche in questo match così importante) va regolarmente in panchina. Giocano così: Superchi; Rogora, Mancin; Esposito, Ferrante, Brizi; Rizzo (un ex), Merlo, Maraschi, De Sisti, Amarildo. Nelle file dei rossoblu, guidati da Manlio Scopigno, ci sono tre ex viola: il portiere Enrico Albertosi, il trequartista Mario Brugnera (ceduti entrambi al Cagliari in cambio di Rizzo l’estate precedente) e la mezzala Ricciotti Greatti. Nella formazione sarda c’è soprattutto Gigi Riva, l’attaccante più forte del calcio italiano che nel giugno dell’anno precedente ha portato gli Azzurri di Ferruccio Valcareggi alla conquista del titolo europeo. Ci sono poi il terzino sinistro Giuseppe Longoni che verrà a Firenze nell’estate di quell’anno in cambio di Mancin e l’ala Nenè che nella stagione 1979/80 guiderà la Primavera gigliata alla conquista dello scudetto e della Coppa Italia. La Fiorentina inizia la partita a ritmi elevati. Vuole fare suo il risultato per staccare il Cagliari

in classifica. E dopo appena tre minuti dal fischio d’inizio dell’arbitro Sbardella di Roma, il centravanti Mario Maraschi porta in vantaggio i viola. Il Comunale fa subito festa. I tifosi vedono lo scudetto più vicino. I rossoblu reagiscono e si fanno più volte pericolosi. Ma la squadra di Pesaola regge e a sua volta contrattacca. L’incontro è equilibrato perché le due formazioni sono di pari valore. La Fiorentina, sostenuta dal suo pubblico, sembra in grado di conservare il vantaggio iniziale. Ma quando mancano appena tre minuti al termine, Riva regala ai rossoblù un pareggio a quel punto quasi insperato. Si demoralizzano i giocatori viola, manca il tempo materiale per la reazione. Il sogno di staccare il Cagliari in classifica svanisce proprio nel finale. E non è tutto. Il Milan, vincendo a Pisa per 1-0 grazie ad un autogol dell’ex libero gigliato Piero Gonfiantini, agguanta Fiorentina e Cagliari in testa alla classifica. A fine campionato lo scudetto, però, lo conquisteranno i viola. Per i sardi l’appuntamento sarà rimandato comunque di un solo anno visto che si laureeranno campioni d’Italia nel 1969/70.

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Contestare o dimenticare?

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Allo stadio

di Luca Capanni

Di sicuro piazza pulita. Altroché saluti, i tifosi guardano solo al futuro

I tifosi non sono diventati tutti piazzisti di prodotti per l’igiene eppure espressioni come ‘ramazzata’, ‘ripulisti’, ‘piazza pulita’ o ‘colpo di spugna’ sono ultimamente tra le più ricorrenti nelle loro chiacchierate. Valter Tanturli, presidente dell’Atf (Associazione tifosi fiorentini) e del viola club Vieusseux di curva Ferrovia, come saluterà la squadra nell’ultima gara stagionale? «E’ molto semplice: andiamo allo stadio tranquilli, guardiamo la partita e poi ci facciamo una pizza. Nessun saluto particolare». Alcuni tifosi probabilmente avranno voglia di fischiare, di sfogare il loro dissenso ora che la salvezza è sicura, ora che non c’è più il rischio di compromettere la classifica. «Ormai cosa vogliamo fischiare... Contestare quelli che andranno in campo contro il Cagliari sarebbe come sparare sulla Croce Rossa». Nemmeno il ricordo di quell’0-5 contro la Juventus riaccende la rabbia? «Certo, la rabbia per quel ko è fortissima. Però lo scopo principale di questo campionato, purtroppo, era diventato quello di salvarsi. infatti, abbiamo buttato via più punti in casa che in trasferta. Adesso che siamo salvi è meglio se pensiamo Contro il Novara, poi, è successo qualcosa di incredibile». al futuro ed io spero venga fatta piazza pulita». Cioè? «Montolivo è stato fischiato quando ha appoggiato Il parapiglia Rossi-Ljajic è apparso come l’acme di la palla sul dischetto del rigore. Sembrava che giocasse una persistente instabilità ambientale. Non vanno fuori casa, sembrava la classica scena in cui la tifoseria incolpati i giocatori per questo? «Sì, ma non solo di casa riempie di fischi il giocatore avversario per fargli loro. Tutto parte da un contesto generale nel quale ci sbagliare il rigore. Peraltro, che io sappia, Montolivo sono stati errori di tutti, a partire da noi tifosi. E anche non ha ancora firmato con nessuno, a meno che non dei giornalisti, che in determinati momenti non hanno l’abbia fatto in questi ultimi giorni. Fino alla settimana badato alle cose importanti ma ad aspetti futili. La scorsa non aveva firmato con nessuno. Al di là di dirigenza, poi, ha fatto dichiarazioni da mani nei capelli». questo, bisogna che il ‘dodicesimo uomo’ torni ad essere Ci spieghi meglio questa autocritica sui tifosi. davvero trascinante per la squadra, altrimenti è come «Quest’anno siamo partiti subito male, con le contestazioni prenderselo a martellate per fare un dispetto alla moglie». nel ritiro estivo a Cortina ed a San Piero a Sieve. Nel corso Saltando sull’altra sponda del ‘dodicesimo’, ovvero dell’annata, poi, il famoso ‘fattore Franchi’ non c’è quasi mai in curva Fiesole, i nostri microfoni incontrano un stato, fatta eccezione per qualche partita. Se ci fai caso, altro tifoso storico, Pietro Vuturo. «Contestazioni? Non

posso parlarti in linea generale - precisa - ma posso farlo a livello personale. Io, Pietro Vuturo, in questa partita voglio proprio ringraziare chi ci ha regalato una così ‘splendida’ stagione». Una dichiarazione d’intenti dalla quale traspare, come dire, una velata ironia. «Ripulisti, via, andare… Chi ha creato questo ‘mostro’ se n’è già andato, ora secondo me se ne deve andare chi l’ha avallato. In questo senso sono in attesa di ‘buone notizie’ su Teotino... Anche Cognigni ha fatto quasi sempre danni quando ha parlato. Ripartiamo con i Della Valle, il resto può andare». Il riferimento a chi se n’è già andato riguarda Corvino? «Chiaramente sì». I ‘capi d’imputazione’ per i giocatori, invece, quali potrebbero essere? «Robetta, soltanto… le prestazioni inguardabili, il 5-0 per la Juventus, la spaccatura dello spogliatoio, i clan di sudamericani e slavi o altro, i bagordi fino alle cinque di notte, le pressioni su Delio Rossi, i due allenatori fulminati in un anno e credo che l’elenco sia già sufficiente. Siamo finiti sulla bocca di tutti, chi ha causato e avallato tutto questo deve andarsene». Chi si salva dalle ‘ramazzate’? «Behrami, Natali, Pasqual, i vari ‘pischellini’ e Jovetic, per quanto riguarda i giocatori. In società, come ho già detto, i Della Valle». Sfiancati dalle tante bordate subite quest’anno, speranzosi in un massiccio rinnovamento gigliato, Valter e Pietro entreranno così nelle rispettive curve per l’ultima puntata di questo tribolato serial. Con le stesse sensazioni di molti altri, probabilmente, che magari decideranno all’ultimo momento che saluto riservare alla stagione viola targata 2011-2012. Forse sarà un outing a base di fischi e contestazioni, o forse la gran parte del Franchi preferirà lasciar perdere e guardare avanti. L’impressione netta, comunque, è che ogni tifoso avrà in tasca molti più addio che arrivederci da dispensare a questa Fiorentina.

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di Federico Pettini

LETTERA DALLA FIESOLE SPERANDO CHE LA FINE SIA UN VERO INIZIO

La moto correva lungo le strade. Una notte come tante altre. Una notte che non avrebbe dimenticato. La fine di una stagione. La fine di una lunga storia d’amore. Verso quella Radio che era stata l’unica valvola di sfogo in un mondo che, in fondo, non voleva capire. In cui non voleva stare. E per questo se ne andava lì. Radio Senza Filtro era una sua creatura ma per questa volta era meglio chiuderla qui. Fiorentina-Cagliari, ultimo atto di una storia iniziata più di un anno fa. Aveva chiuso tante cose. E mentre la moto continuava a correre, gli passavano davanti come in un film. Quando il protagonista si ricorda di quello che gli è successo e la moviola fa rivivere tutte quelle emozioni. C’era Max, che chissà dove era finito. Monica e Buzz, che chissà se si vedevano ancora. C’era Trevor e c’era Wendy, che non aveva smesso di amare. C’era il direttore Calderone e quel loro complicato rapporto. C’era tutto e c’era un anno e più di calcio.

Di corse con le moto e di calci ad un pallone. C’erano sogni, veri o presunti. Realizzati o incubi. Un mondo da cui si sarebbe liberato. Parcheggiata la moto davanti la palazzina della Radio, Charlie sapeva che quella sarebbe stata l’ultima volta. Rimase lì, a guardare il logo di Radio Senza Filtro. Senza dire niente. Mentre

una Luc k y Strike dolcemente si consumava. Poi si decise ad entrare. “Cos’è quella faccia?”, chiese subito il direttore Calderone. Un sospiro. “Niente, ma... è stato bello, di-

rettore”, rispose. “Non fare l’idiota, Charles. Vedi di salire, che ti aspettano. E’ arrivata questa. Mi sa che la dovrai leggere in trasmissione. Ora vai”. La cabina di registrazione. Il suo microfono, le sue cuffie. Luci che si accendono. “Ancora una volta, buonasera amici di Radio Senza Filtro. Oggi siamo qui per salutare questo campionato e con lui, anche le nostre trasmissioni. Ringrazio tutti quelli che ci hanno mandato mail e messaggi. Avere tante persone che ci seguono fa sempre piacere. E grazie anche a tutti quelli che non lo fanno, ma che prima o poi lo faranno. Cosa salvare di questa Fiorentina? Da dove ripartire? A chi, di questi giocatori, dire grazie? Beh, io a questa domanda una risposta ce l’ho. Dico grazie a Riccardo Montolivo. E, fidatevi, se conoscesse la storia per come la conosco io, non mi prendereste per un matto. Grazie capitano e buona fortuna. Prima che Jerry mi mandi la pubblicità, vi do un’anticipazione. Ci è arrivata una lettera in redazione da parte della signora Curva Fiesole. Sarà bene leggerla, a più tardi”.

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&

Ho saltato direttamente giocatori, allenatori, dirigenti presunti tali e presidenti in carica. Parlo con voi, proprietari della mia Fiorentina, che ho visto da molti più anni di voi. Con giocatori meno attaccati alla maglia di questi o viceversa con una passione che ancora oggi, sotto i vestiti, dalle parti del cuore, sentono loro. Mi hanno insegnato che se c’è qualcosa di speciale, sotto questo cielo, passerà di qui, prima o poi. Beh, ho visto molte cose speciali. Anche da quando ci siete voi alla guida della Fiorentina. E per questo vi ringrazio. Ma ora è davvero arrivato il momento di fare uno sforzo. Di far vedere davvero al mondo quanto ci tenete alla mia Fiorentina. Alla nostra Fiorentina. Prima della vittoria di Milano, il buon Diego ha parlato delle tre “d” fondamentali: dignità, dovere, divertimento. E ha ribadito l’ordine. Bene, a me va benissimo. Ma cosa si intende? Dignità. Come quella che abbiamo visto il 17 marzo scorso in Fiorentina-Juventus? Dov’era lì la dignità di quei giocatori che sono scesi in campo? Dov’era il rispetto per una città e per una maglia? Dovere. Il dovere proprio di (...) SEGUE

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dare tutto p e r u n a maglia. Il dovere e il rispetto verso quei giocatori che si sono sacrificati alla causa, anche se voi avete deciso di darli in pasto all’opinione pubblica. Il dovere di essere competitivi, per poi far ridere l’Italia e il mondo e salvarsi alla penultima giornata da una retrocessione che a giugno dell’anno scorso per voi era ingresso in Europa. Divertimento. Un anno di tristezza. Perché il divertimento non è solo una parola da scrivere sulla maglia al posto di uno sponsor… Che alla fine poi si trova. “Il calcio è divertimento”. Sì, forse quello di Zeman, che con un manipolo di ragazzini rischia d’arrivare in serie A. Ecco, queste sono le cose che avete promesso e che quest’anno avete disilluso alla grande. Allora ve la voglio chiedere io una cosa. Anche se io non sono una ma tanti, tanti che litigano e molti che vanno per strade diverse. Ma tutti legati dall’amore verso la Fiorentina. Più o meno. Vi voglio chiedere di intervenire davvero. Di non fare promesse avventate, patti con la città o urlare ai quattro venti “importanti dichiarazioni a breve”. Fuori tutti quelli che non servono. Dentro e fuori dal campo. Quelli che hanno creato tensioni e disagi all’interno della so-

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cietà, nonché figure becere. Fuori quei giocatori che qui non hanno voglia di starci, non sono professionisti, che non si allenano. Che vadano a prendere qualche pizza da altre parti. Cosa sarà il divertimento? Salvarci? No, io merito di vedere spettacoli ben migliori. Mercafir o meno vogliamo l’impegno di tutti. E’ una responsabilità importante e un compito difficile, in questi prossimi mesi. Abbiamo vissuto bei momenti insieme, cercate di non rovinare tutto un’altra volta. Una volta ancora. Perché ricordate, passano i presidenti, gli allenatori e i giocatori. Ma la Fiorentina resta. Sempre Forza Viola, vostra Curva Fiesole. Penso che non si poteva trovare modo migliore per chiudere questa stagione. Il nostro tempo è finito, cari amici ascoltatori. Vi leggo solo queste parole e le dedico a tutti voi, che ci siete ancora perché siete vivi: “Prendi la strada che porta fortuna, prendi la via che fa più paura, prendi la cosa così la vita è dura. Non ti fermare davanti a niente, non

ascoltare nemmeno la gente, non ti distrarre perché la vita è tua. E quando arriverà la domenica e sarà sempre colpa tua, avrai almeno la soddisfazione di dire che sei stato un’eccezione”. Per l’ultima trasmissione non posso che lasciarvi con questa. Narciso Parigi, Inno della Fiorentina. Buonanotte, a tutti”. Il microfono, con un attimo di esitazione, va in off. Charlie fa un segno a Jerry nella cabina di regia. Poi scende le scale. Come si scendono quelle di un campo di calcio dove con la tua squadra hai appena vinto un trofeo ma lasci i festeggiamenti agli altri. Il peso di una stagione che ti porti addosso e che, messo il piede fuori dalla palazzina, sembrano solo quattro farfalle. Con la moto, era andato a ritagliarsi quel suo angolo di cielo per guardare un mondo che si affanna, si illude, si inganna. La Fiorentina, distante come quella luna. La sua unica luna, tra milioni di stelle. A tener su la vita, con una paio di bretelle.

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Siamo sarvi! I’nonno e un si suicida più come gli avea promesso se e du’eventi catastrofici e si fossen verificati ‘nsieme, e ora e si po’ vede’ l’urtima partia co’ i’ Cagliari senza patemi, tipiho mecce della coppa della Strega, ‘nsomma di quelle che un ce ne ‘mporta più una s..mania. Grazie a i’ go’ di Cespuglio i’nonno e gli ha potuo sopportare anche che succedesse i’ cataclisma due, quella e la un s’è potua evitare, lo scudetto a’ gobbi. Però, ‘ntanto e gni aveo fumao anche l’urtime quattro bottiglie di quello bono a qui’ brodo a strisce di’ marito della mi’nipote, pe’ festeggia’ la viola! Cosie, quando gli è sceso a piglialle pe’ stappalle co’ su’ amici gobbi e l’ha preso ni’ centopelle! Strilla, strilla o che t’hanno a anda’ tutte bene! Quattro, una pe’ ogni punto che s’è preso a i’poero diaolo, guarda caso proprio que’ quattro che vu’avee di vantaggio! Se ci penso e mi si torce le budella, e gni s’è fatto vince’ noi! Ma lasciamoli bolli’ ni’ su’ brodo, a letica’ se son trenta o

ventotto… se contasse quelli non rubai artro che tre stelle, e vu staresti con la maglia vota! Veniamo a noi e all’impresa di Lecce, preparaa alla grande da Vincenzone. Pochi e contai e s’era, ogni tanto e si perdea un pezzo (e che pezzi, lo svizzero e Caravaggio che gli ha smesso di porta’ a spasso e pennelli e gli ha riprincipiao a dipingere), i’nonno alla fine e gli era un po’ ‘n pensiero. Nulla, Cespuglio e traccia i’sorco e quegli artri e lo difendano, s’espugna Lecce e si manda via tutte le paure. E ci bastaa i’ pareggio e si vince e tenee i’resto. Così e si sarva anche gli ex che gli erano andai a i’mare, il portiere sovrappeso che dopo lo 0-5 co’ e’gobbi e disse che gni dispiacea vede’ la Fiorentina ‘n lotta pe’ non retrocedere. Perché loro e gli hanno fatto i’bischero! E i’ centravanti con le pile scariche? O che l’ha ricaricae? O se gli era ‘panca anche lui? Appunto, a ricaricassi. E ci dean ringraziare a meno che e un gli riesca nell’impresa cicropiha di perde’ co’ i’ Paler-

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CESPUGLIO LO SCUDETTO A’ GOBBI mo ‘n casa… ma ‘n qui caso cavoli sua, se le vogliano e se le piglino. Ora e si riparte, e vanno via quasi tutti. Più di mezzi giohatori, i’Diesse gli è belle partio, l’allenatore idemme, speriamo che rimanga chi paga, se no l’è buriana! Chi verrà e un si sa ma bisogna che la sia gente che l’ha voglia di dura’ fatiha e di vincere. Di vaga-

bondi, compressati, mangiatori di Nutella e frequentatori assidui di discoteche co’ cugini che un sanno guida’ nemmeno i’ carretto di’ latte e ci se n’è avuti anche troppi. E novi, se un si possan piglia’ cari, pigliamoli armeno seri! Così e si riparte e pe’ celebra’ la rinascita e ne stappo una di quella quattro e la beo. Prositte! Forza Violaaaaaaaaaaaa!

Il Pungiglione Il tempo dei conti e dei bilanci Siamo vicini alla fine, le api sono stanche di tanto pungere eppure devono ancora trovare le forze per gli ultimi lavori. Su commissione del povero Serse Cosmi intanto vanno a fare sentire il ferro ai dirigenti di Lega che son sempre pronti ad inchinarsi ai voleri dei potenti a strisce e se ne fregano dei poveretti che fanno, con tanti sacrifici e tanta dignità (applausi ai tifosi del Lecce) l’ascensore tra la

E’ VICINO MA NON E’ ADESSO A e la B. Come si possa non fare il viso rosso a concedere alla Juve di giocare in contemporanea col Milan la sera al fresco e negare la pari opportunità a Lecce, Fiorentina e Genoa, le prime due costrette a giocare sotto il sole del Sud due giorni dopo il precedente impegno e alla quinta partita in dodici giorni, solo Iddio lo sa. Non guardiamo che per noi è andata bene, ma il secondo tempo, soprattutto gli ultimi

venti minuti, sono stati giocati da entrambe le squadre sulle ginocchia. Non guardiamo che il Genoa non ha saputo approfittarne, ma giocare sapendo che il pareggio ti salva matematicamente è un discreto vantaggio. Tutto questo per sacrificare giocatori e regolarità di competizione alle leggi dello Sky. Son loro che pagano, che finanziano per buona parte il carrozzone, è vero, però, per reggersi, la competizione deve essere

credibile, sennò continuerà a succedere quel che già sta succedendo, gli stadi si svuotano. A Sky non potrebbe importar di meno? Sarebbe discorso miope. Lo stadio è passione e se si fa morire quella tutto diventa come un cinema qualsiasi e perde il seguito, quindi l’attrattiva commerciale, anche in TV. Perciò pungiamoli senza pietà, perché abbiano almeno rispetto del giocattolo che stanno rompendo.

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12 maggio 2012 www.brividosportivo.it

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Mattinata iorentina di Chiara Baglioni

PICCOLI GIOIELLI CRESCONO: CHI SPLENDERA’ NEL FUTURO VIOLA?

Ormai giunti a conclusione della stagione calcistica anche a livello giovanile si possono fare i nomi di alcuni elementi che si sono messi in mostra e fanno parte, seppur con limiti evidenti di età ed esperienza, del piccolo tesoro da sfruttare in futuro dalla società viola. Prendiamo per esempio i casi di Maxwell Acosty e Amidu Salifu. Il primo classe 1991 è stato notato da Delio Rossi proprio in questo inizio di stagione scoppiettante con la Primavera. Il bomber assoluto, trascinatore della squadra di Semplici è saputo ritagliare uno spazio allenandosi settimanalmente in prima squadra. Stesso discorso per Salifu, centrocampista classe ‘92 che deve certamente migliorare molto ma che ha avuto dalla sua parte la fortuna di ricoprire un ruolo di cui c’era carenza in rosa (un po’ come lo stesso Acosty). I PIU’ DELLA STAGIONE. Pensi ai migliori della Primavera e non puoi non nominare Tomas Svedkauskas, il portierino arrivato a gennaio che si è conquistato subito un posto da titolare. Ha esordito contro la Juve salvando il risultato sul 2-2, si è conquistato la fiducia del tecnico approfittando al meglio dell’assenza di Lezzerini per gli impegni con la Nazionale italiana. Il portiere lituano classe ‘94 ha il contratto in scadenza a giugno con diritto di riscatto per la Fiorentina. Probabilmente verrà riscattato e sarà ancora in Primavera

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Mattinata iorentina di Chiara Baglioni

nella prossima stagione. È sicuramente da tenere d’occhio anche in ottica prima squadra. Futuro incerto per Daniel Agyei: ha onorato degnamente il ruolo di capitano mettendosi a disposizione con una serietà e una professionalità da far invidia a molti giocatori affermati. Anche se tecnicamente può ancora migliorare. Probabilmente verrà ceduto in prestito. Questo appena concluso è il terzo anno di Primavera disputato con la maglia della Fiorentina, ha 20 anni compiuti e sicuramente non potrà rimanere nelle giovanili viola. L’importante è trovare una squadra di serie B o nelle serie minori che lo valorizzi ancora e lo formi anche dal punto di vista fisico. Il centrocampista centrale Michel

Panatti in questo anno è migliorato notevolmente e lo si è visto nelle ultime partite di campionato. Molto dotato tecnicamente, pur essendo un ‘93, ha tutti i mezzi per emergere: si tratta di farlo giocare e di fargli acquisire esperienza. Un altro anno di Primavera sarebbe troppo. Meglio un anno di prestito in campionati professionistici. I MENO. Doveva essere il suo anno, l’anno della svolta, circondato da brasiliani, invece Ryder Matos è stato un po’ una delusione. In campionato ha realizzato soltanto 3 reti. Per un attaccante, utilizzato quasi sempre titolare, i gol sono tutto. E tre sono troppo pochi. Le serpentine in area servono ma senza esagerare perché poi va a finire che l’avversario capisce il trucco. Completamente da ricostruire

il feeling con Zohore. Insomma Matos, appena diciannovenne, potrebbe essere uno dei primi a partire, anche se ha un contratto con la Fiorentina fino al 2015. Nonostante sia stato afflitto da un persistente fastidio al ginocchio,Gustavo Campanharo può fare di più. Arrivato nella scorsa estate ha totalizzato 16 presenze e 3 gol di cui due su rigore. L’infortunio lo ha penalizzato ma nelle prestazioni non è mai stato costante. Alterna momenti di grande classe ad altri di assenza dal gioco. Essendo in prestito, il centrocampista potrebbe addirittura tornare in Brasile visto che, essendo classe 92, qua in Italia potrebbe avere al massimo un futuro in serie B. Kenneth Zohore è arrivato nel mercato di gennaio, poteva fare poco meglio. Tra le cose che deve e può fare è dimagrire. Fuori forma, essendo alto, gioca con il freno a mano tirato e i numeri lo confermano. 4 gol in campionato arrivati tutti, non a caso, nei primi 20 minuti di partita. Per ambientarsi in un altro campionato ci vuole tempo. Lui è giovane ed è arrivato da poco, sarà la punta anche della prossima Fiorentina Primavera e, chissà, magari la preparazione estiva con la prima squadra non potrà altro che fargli bene. Non è tutto oro quello che luccica, ma qualcosa di buono dal settore giovanile viola c’è. Scoviamolo.

Primavera: finisce il sogno scudetto

Rigori fatali, Varese si conferma ‘bestia nera’ La storia si ripete. Così come successo esattamente un anno fa il Varese ha sconfitto ancora la Fiorentina Primavera ai rigori. È svanito il sogno Final Eight e con esso anche la speranza di poter ambire a vincere un trofeo in questa stagione. A dir la verità, solo poco tempo fa, ritenevamo la Fiorentina una delle possibili vincitrici del Torneo di Viareggio e, probabilmente, una squadra che avrebbe dato del filo da torcere anche in Coppa Italia. Così non è stato. La squadra di Semplici torna a casa, si chiude una stagione. VARESE-FIORENTINA 4-3 D.C.R. I tempi regolamentari sono finiti sullo 0-0 e tutto sommato il risultato è giusto. Nella prima frazione di gioco Matos, con un tiro di esterno destro, ha centrato la traversa, ed è stata l’unica azione rilevante della squadra viola. Gli avversari non sono stati

da meno: all’inizio della partita l’attaccante Hoxa ha colpito di testa, completamente solo, a un metro da Svedkauskas che ha raccolto senza problemi. Il secondo tempo è diventato un film polacco in bianco e nero. Tanto che persino un cross del Varese si è trasformato in un tiro in porta che ha fatto sobbalzare dalla sedia. Poi il nulla più totale. Semplici ha inserito la velocità di Gondo, ma non è bastata. Ai tempi supplementari è stata solo Fiorentina: Matos è finito a terra in area reclamando il rigore e protestando, ma l’arbitro lo ha ammonito per simulazione. Il secondo tempo supplementare è stato ricco di momenti di pausa: i giocatori di entrambe le squadre sono stati travolti da crampi e non sono stati in grado di continuare la partita. Ad un certo punto, entrambe le squadre hanno puntato ai calci di rigore. Prima della fine, Matos è stato sostituito

da Cenciarelli e con il cambio viola sono finiti anche i tempi supplementari. Il portiere lituano Svedkauskas è migliorato moltissimo durante l’anno. Decisivo in più occasioni (come la partita contro la Juve a Torino dove salvò il risultato in parità), la squadra ha puntato su di lui, e anche i tifosi viola. Ma il numero 1 gigliato questa volta non ha fatto nessun miracolo. Anzi, è stato La Gorga, portiere varesotto, che prima ha parato il

rigore a Panatti, poi si è immolato sul tiro di Agyei. La Fiorentina è uscita sconfitta ai rigori per 4-3, niente da fare. Tutto rimandato al prossimo anno. Le otto finaliste sono Inter, Milan, Torino, Juventus, Roma e Lazio, Palermo e Varese. UN FUTURO DA RICOSTRUIRE. Il nuovo ds della società viola deve ancora essere scelto. Si troverà davanti i problemi non solo di una prima squadra in difficoltà e da rinnovare, ma anche di una

Primavera da ricostruire. A partire dall’allenatore. Dopo la vittoria della Supercoppa italiana ad agosto, Leonardo Semplici ha fatto il massimo per cercare di mantenere la squadra viola ai livelli di quella di Renato Buso. Poi il mercato di gennaio, le cessioni e i pezzi migliori aggregati alla prima squadra hanno fatto sì che la Fiorentina subisse un lento declino dall’inizio del 2012. Colpa di Semplici o no, il contratto dell’allenatore scade a giugno, e il futuro ds dovrà occuparsi anche di questo. Una nota di merito va data agli Allievi Nazionali: in testa alla classifica del campionato e a pari merito con l’Empoli i viola godono degli scontri diretti a favore e nella prossima giornata affronteranno in casa la Juventus. Le prime due squadre classificate accederanno direttamente alle fasi finali insieme alle due migliori terze dei tre gironi.



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12 maggio 2012 www.brividosportivo.it

PRENDIAMO ZEMAN (E TENIAMOLI TUTTI)

“Prendiamo Zeman e teniamoli tutti”. La proposta fatta da un ascoltatore a una trasmissione radio qualche giorno fa scuote le coscienze dei tifosi della Viola. E mette… paura ai giocatori della Fiorentina. Chissà se i Della Valle stanno pensando a un’eventualità del genere. Sicuramente gli inguaribili romantici del pallone si leccano i baffi pensando a quello che potrebbe accadere a qualche svogliato e stanco “fenomeno” del pallone in viola scalare i gradoni dello stadio con uno zaino di sabbia sulle spalle. Calcio di altri tempi, la fatica, il sudore e il lavoro come uniche vie maestre verso il successo. La Firenze viola prova a specchiarsi nel volto accigliato e rugoso del boemo per tentare di ritrovare l’entusiasmo perduto. Come aveva provato a ridare fiato alle proprie speranze con Delio Rossi, uno zemaniano della prima ora convertitosi poi a un calcio meno stakanovista e integralista del mitico 4-3-3. Zeman è un incidente del calcio, un intruso, un battitore libero che non somiglia a nessuno ma a cui molti si sono ispirati. Lo stesso Conte, nonostante che Zeman sia visto dagli juventini come il fumo negli occhi, trova nella feroce applicazione tattica, nella corsa continua, nei raddoppi, nella fisicità estrema aspetti comuni con il calcio del boemo.

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Il punto, probabilmente, non è tattico o tecnico, perché Zeman è un maestro di calcio (offensivo). Il problema è invece di altro tipo. E riguarda la società viola. Zeman è un personaggio piuttosto scomodo. Scontroso, scarsamente mediatico, di poche ma dure parole. E i Della Valle non possono correre il rischio, dopo la vicenda Rossi, di ritrovarsi con un allenatore il cui difetto principale, secondo i suoi detrattori, è di dire quello che pensa. Anche rischiando in prima persona. Zeman non conosce la diplomazia. E i fratelli Tod’s sono troppo impegnati a rifarsi un’immagine che negli ultimi tempi è apparsa piuttosto sfuocata. Ecco perché il boemo in viola potrebbe restare solo un’ipotesi. E la soddisfazione di molti tifosi di vedere le loro amate “stelle” sbuffare come locomotive lungo i gradoni dello stadio rischia quindi di restare tale. Forse è meglio così. Perché le locomotive potrebbero anche finire su un binario morto. Ed esalare l’ultimo sospiro.

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In Nazionale le Allieve e una squadra Open; la serie B GAM sfiora la finalissima

L’annata agonistica è agli sgoccioli, ma al Centro Ginnastica Firenze c’è ancora spazio per un’intera domenica di ginnastica. Lo scorso 6 maggio la palestra di Sorgane ha ospitato la fase regionale del campionato di serie D di ginnastica artistica maschile e femminile della Federazione Ginnastica d’Italia, torneo a squadre inserito nel calendario della Ginnastica per Tutti, che consente tuttavia l’inserimento di ginnaste e ginnasti dalle sezioni agonistiche, per un apporto massimo pari al 50% del numero di componenti del team. Si è cominciato di buon mat-

tino con la categoria Allieve, dove il CGF si è presentato con la squadra formata da Sara Corsini,Arianna Giannelli, Alessia Ravenni e Annachiara Sottili che, dopo le cinque rotazioni su minitrampolino, volteggio, parallele asimmetriche, trave e corpo libero, hanno chiuso al quinto posto e hanno portato a casa la qualificazione per la finale nazionale, prevista a fine giugno a Pesaro, all’interno della “Ginnastica in Festa 2012”. A seguire, è toccato poi alle ginnaste della categoria Open – squadre formate da ginnaste junior, senior, oppure miste – e qui

ci sono stati solo 15 centesimi di punto a separare la squadra Rossa dal podio: Maristella Bonafede, Chiara Cortese, Irene Gensini, Costanza Mugnai, Camilla Vannucchi e Viola Vanzi hanno chiuso quarte (su 20 squadre partecipanti) per uno 0.15 che è molto meno di un soffio, conquistando comunque il pass per Pesaro, che quest’anno prevede un ulteriore passaggio con una gara di qualificazione che decreterà l’accesso delle migliori 20 squadre italiane alla finalissima. Buonissima prestazione anche della squadra Bianca, orfana all’ultimo momento della compa-

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gna di squadra Ricciarda Nencini, assente perché influenzata; così Bianca Aterini, Laura Pieri e Irene Signorini si sono fatte trovare ugualmente prontissime ad eseguire gli esercizi su tutte e cinque le specialità di gara. La giornata a Sorgane è proseguita con la seconda prova del Trofeo 5 cerchi, nato proprio quest’anno dalla collaborazione tra la società gigliata e l’Artistica Mugello di Borgo San Lorenzo (FI). Quasi cento ginnaste, provenienti perlopiù dai corsi di base o alle prime esperienze di gara, si sono alternate in pedana su due turni di lavoro, dando vita

ad un pomeriggio di ginnastica e allegria che ha coinvolto atlete di tutte le età, dalle piccolissime del 2006 alle ragazzine del 1998. Nel frattempo, alla finale nazionale di serie B a Civitavecchia, la squadra di ginnastica artistica maschile ha mancato di sole due posizioni l’ingresso alla finalissima a 9 squadre; e allora i vicecampioni regionali Lorenzo Brandini, Simone Ferrisi, Gabriele Fibbi, Davide Fregonas, Lorenzo Gabrielli e Jacopo Siroki dovranno attendere il prossimo anno sportivo per ritentare la scalata verso la massima serie.

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cato come una finale poiché già dal turno successivo le partite saranno giocate in scontri diretti di andata e ritorno. Nessuna anticipazione quindi su coloro che stanno già assaporando il passaggio del turno ma vi riportiamo invece tutti i nomi delle squadre che hanno avuto l’onore e il piacere di accedere alle seconde fasi finali. Altra novità di quest’anno il “toto-scommesse” dagli ottavi di

finale che verrà proposto ai nostri amici di facebook sulla pagina MIDLAND SPORT, con la possibilità di esprimere la propria preferenza sia nel C5 che nel C7 e vedere così alla fine chi avrà azzeccato il pronostico. Insomma ancora tanti risultati, tante novità e tanto divertimento attorno ai nostri campionati amatoriali, che anche quest’anno hanno contato oltre 200 formazioni iscritte.

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LA FASE REGIONALE DELLA COPPA TOSCANA AI QUARTI DI FINALE

Entra nel vivo la Fase Regionale della Coppa Toscana di calcio a 5 e di calcio a 7. Infatti si disputeranno la prossima settimana le gare dei quarti di finale di entrambe le manifestazioni. Nella settimana appena trascorsa, si sono giocate le sfide di spareggio (fra le seconde classificate dei gironi) che hanno qualificato le ultime formazioni per i quarti di finale. Nel calcio a 5 è rimasta solo la Steaua a difendere i colori della provincia di Firenze, mentre CS Sorgane C7 e Lokomotive Oxfam sono le due squadre che continueranno a rappresentare Firenze nel calcio a 7. Nelle gare ad eliminazione diretta sono previsti, in caso di parità al termine dei tempi regolamentari, due tempi supplementari di 5 minuti ciascuno, ed in caso di ulteriore parità saranno effettuati i calci di rigore. Coppa Toscana C5 Delle sei formazioni giunte alla Fase Regionale per la provincia di Firenze, solo alla Steaua è riuscita l’impresa di qualificarsi per i quarti di finale. La formazione fiorentina ha chiuso il proprio girone al secondo posto con 3 punti, ottenendo l’accesso diretto ai quarti di finale quale miglior seconda classificata fra i cinque raggruppamenti. Avrebbe conquistato sul campo l’accesso ai quarti anche l’I.G.M. che però si è successivamente ritirato dalla competizione, lasciando così campo libero ai pistoiesi del G.S. Milleluci che sono balzati in testa al raggruppamento: e proprio il G.S. Milleluci sarà l’avversario della Steaua nei quarti di finale della Fase Regionale. E’ invece andato vicinissimo alla qualificazione ai quarti Il Fortino che però si è dovuto arrendere (agli spareggi) alla compagine livornese dell’Atletico Depo (5-6 il risultato finale). Il Fortino aveva chiuso al secondo posto il proprio girone, nel quale tutte e tre le formazioni avevano conquistato una vittoria ed una sconfitta ciascuna: solo in virtù della classifica avulsa la squadra fiorentina non è riuscita ad ottenere il primo posto nel raggruppamento. Hanno dovuto dire addio alla manifestazione anche Atletico Ragnaia, Atletico Micatanto e La Taverna che hanno chiuso i loro gironi con due sconfitte in due gare. Ha sciupato in particolar modo una grossa occasione La Taverna che, nell’ultima partita del gruppo, si è fatta rimontare dall’Atletico Depo (proprio la squadra che poi ha eliminato anche Il Fortino agli spareggi) che si è così portata a casa i tre punti decisivi per il secondo posto nel girone. Coppa Toscana C7 E’ andata meglio per le squadre fiorentine nel calcio a 7: delle quattro formazioni in gara nella Fase Regionale, una (il CS Sorgane C7) ha conquistato l’accesso diretto ai quarti di finale, mentre due (Lokomotive Oxfam e Gli Spartani) sono arrivate a disputare gli spareggi per i rimanenti posti ai quarti di finale, con la Lokomotive Oxfam che ha raggiunto il CS Sorgane C7 fra le migliori otto squadre della Coppa Toscana. Il CS Sorgane C7, dopo aver strapazzato (11-1) nella gara d’esordio I Garosi, ha conquistato l’accesso ai quarti contro la Carrozzeria Elleci grazie al pareggio (1-1) strappato proprio sul campo dei livornesi. Ottimo anche il cammino della Lokomotive Oxfam che dopo essere incappata nella sconfitta di misura (3-2) contro il Giù Da Radda (avversario del CS Sorgane C7 nei quarti di finale), si è prontamente riscattata con il Gang Bang al quale ha imposto il 6-2 finale che le ha permesso di conquistare

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il secondo posto nel girone. E nella gara di spareggio contro il Torgigliata la formazione fiorentina ha potuto festeggiare, grazie al 2-1 finale, l’accesso ai quarti di finale dove adesso se la dovrà vedere con i livornesi della Mediterranea Legnami. Lo stesso risultato purtroppo non sono riusciti ad ottenerlo Gli Spartani che, dopo aver conquistato il secondo posto nel loro raggruppamento, si sono dovuti arrendere (3-5) al Revolution Soccer nella gara di spareggio. Infine si sono arresi nel girone eliminatorio i Florence Patriots: la formazione fiorentina ha chiuso a 0 punti il proprio raggruppamento, ma è comunque andata vicina a qualificarsi per gli spareggi. Ancora una volta è stato fatale il Revolution Soccer che ha avuto la meglio per 3-2 sui Florence Patriots, ai quali sarebbe bastato un pari per centrare il secondo posto nel girone.


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