Brivido Sportivo Edizione straordinaria 05 maggio 2012

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DIRETTORE RESPONSABILE Michela Lanza direttore@brividosportivo.it REDAZIONE redazione@brividosportivo.it CONSULENTE EDITORIALE Alessandro Rialti

EDITORE E PUBBLICITà Salvini Editore srl Via S. Quirico 167 50013 Campi Bisenzio (Fi) tel. 055.9334666 Fax 055.9334667 info@salvinieditore.it GRAFICA E IMPAGINAZIONE Maso Bardi - grafica@brividosportivo.it

STAMPA Centro Stampa Editoriale srl Grisignano di Zocco (Vi) DISTRIBUZIONE distribuzione@brividosportivo.it

COLLABORATORI Alessandro Rialti, Michela Lanza, Luca Capanni, Alfredi Verni, Alessandro Latini, Cristina Mattioli, FOTO La Presse

AL PEGGIO NON C’E’ MAI LIMITE, ORA SALVEZZA POI CI SARA’ UNA SOLA RIPARTENZA: DA ZERO Al peggio non c’è mai limite. Credevamo che con la vittoria sulla Roma fosse tutto concluso, ma ci sbagliavamo. Pensavamo che sarebbe bastato almeno un pareggio con il Novara per riuscire a rimettere insieme la situazione e dare a Firenze la sicurezza della serie A. Invece ci ha “tradito” anche la Juventus che non è stata capace di battere il Lecce. Pensavamo che Rossi fosse riuscito finalmente a far quadrare la squadra, a tenere uniti i giocatori, a dare un’anima, una sola, l’unica in grado di traghettare la Fiorentina fino alla salvezza. Sbagliavamo. Completamente. In ogni sfumatura, in ogni dettaglio, perché quello che è successo mercoledì sera ha rasentato davvero la follia. Un delirio che ha sommato di colpo tutte le migliaia di cose che non hanno funzionato in questa interminabile, avvilente stagione. I pugni scagliati da Rossi contro Adem Ljajic, ma anche la sua faccetta irritante, le sue mani che battevano rientrando in panchina e la battuta acida rilanciata contro il suo allenatore confermano che la Fiorentina assomiglia più a un nido di serpenti piuttosto che ad una squadra di calcio. Pericoloso caderci dentro. E’ successo a Mihajlovic, è successo a Corvino, adesso è toccato a Rossi: tutti morsi e rimasti stecchiti. Non c’è amicizia in questo gruppo, non c’è coesione, non c’è voglia comune di lottare. La curva Fiesole, la gente,

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L’editoriale di Alessandro Rialti

hanno dato esempi molto diversi, ma questa Fiorentina malata, inquinata, non li ha mai percepiti. Per fortuna manca solo un punto, uno solo, per salvare la stagione visto che di salvare la faccia non se ne parla affatto. Ma per prendere quel punto bisogna ricorrere al cuore e alla determinazione di Vincenzo Guerini, uno vero, uno di quelli della vecchia guardia, quelli che credono alla maglia, quelli che siamo sicuri daranno tutto per uscirne fuori. Tocca a lui cercare di evitare anche la beffa, quella della retrocessione. Ora ci sono le gare con il Lecce e con il Cagliari, fermo restando che la permanenza in serie A potrebbe essere garantita a certe condizioni anche perdendo entrambi i match, ma sarebbe davvero, alla fine, una grazia ricevuta, un’umiliazione in più. Però, così come in questa stagione ricorderemo comunque il vergognoso 0-5 non ci sono più dubbi che esiste una sola ripartenza possibile, quella da zero. Solo la proprietà può avere ancora la credibilità e il rispetto della città. Per il resto nessuno è ritenuto più insostituibile. Forse nemmeno Jovetic che troppe volte per motivi non riferiti alla sua volontà è rimasto alla periferia del gioco. Forse neppure Behrami che difficilmente avrà voglia di restare in un club che uscirà con le ossa rotte dall’intero anno calcistico. Per tutti gli altri la gente non ha mezze misure: un saluto e faccia al muro.

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Il racconto

di Michela Lanza

Cronaca di un “match non annunciato”

La lunga notte di Deli(ri)o assolutos

Saranno stati i continui sbalzi di temperatura o la mancanza di serenità dovuta al riavvicinarsi alla zona calda della classifica dopo le imprese di Milano e Roma. Sarà che quando devi vincere ‘per forza’, la mente e il fisico sono sottoposti a stress e producono un’accentuata adrenalina che non eccita ma rende nervosi. Sta di fatto che dopo una stagione in cui in casa viola ne sono successe di tutti i colori, mercoledì scorso c’è stato un accumulo di episodi da mandare in tilt un ambiente intero. ROSSI-KHARJA. Tutto ha avuto inizio prima della partita col Novara quando Delio Rossi ha deciso di escludere Kharja tra i titolari. Il centrocampista viola non avrebbe preso bene la ‘retrocessione’ in panchina (poi verrà scritto di un forfait a causa di una contrattura al polpaccio) così si sarebbe innervosito abbandonando lo stadio, decidendo di non guardare il match da spettatore e scatenando la sua ira nello spogliatoio. In realtà il neo allenatore Guerini ha smentito l’accaduto dichiarando di essere stato presente al confronto tra Kharja e Rossi che è stato del tutto sereno. Così, dall’esclusione del marocchino, Rossi ha ritirato fuori dal suo cilindro Montolivo, messo ai margini nelle ultime partite, schierandolo dal primo minuto e azzeccando la mossa come in una partita a scacchi. LA RISSA PRIMA DELLA DOPPIETTA. Prima che la mossa-Montolivo avesse i suoi effetti, però, la squadra si è incredibilmente trovata sotto di due reti in casa col Novara. Così, alla mezz’ora del primo tempo, il tecnico ha deciso di effettuare il primo cambio: la lavagna luminosa ha indicato il numero 22. Ljajic è uscito dal campo per

fare spazio ad Olivera. Mentre si andava ad accomodare in panchina ha puntato il dito contro Rossi offendendolo e ‘augurandogli’ la retrocessione, dicendogli “B ene bravo sei un fenomeno”. A quel punto la mente sempre lucida e pacata dell’allenatore viola è andata in corto circuito suscitando il lui uno scatto d’ira che l’ha portato ad avventarsi sul maleducato e strafottente ventenne serbo. Tornando verso la panchina per rispondere a Ljajic, Rossi dall’impeto gli è scivolato addosso e a quel punto ha iniziato a menarlo anche se limitato dal pronto intervento degli uomini dell’entourage viola presenti in panchina che hanno assistito all’episodio: dal team manager Roberto Ripa a Fabio Bonelli (responsabile della segreteria sportiva), dal secondo di Rossi Fedele Limone ai giocatori, su tutti De Silvestri e Felipe. Quello scontro-incontro ha fatto il giro del mondo in pochissimo tempo ed ha consegnato agli annali del calcio un’immagine che la famiglia Della Valle non poteva accettare. IL RESTO…NEGLI SPOGLIATOI. Alla fine del primo tempo, al rientro negli spogliatoi (con la Fiorentina sempre sotto per 2-0) i nervi sarebbero tornati a fior di pelle, Rossi e Ljajic sarebbero tornati in contatto e solo l’intervento di alcuni elementi della squadra avrebbe evitato una nuova rissa. Poi di nuovo in campo, l’illuminazione di Montolivo, il pareggio che non è servito per la matematica salvezza e il fischio finale arrivato per Rossi come una liberazione perché da persona intelligente e sempre equilibrata sapeva a cosa sarebbe andato incontro, sapeva che il suo gesto sconsiderato ma per certi versi comprensibile avrebbe

avuto degli esiti negativi. Sapeva che la società non avrebbe potuto tacere davanti al proprio allenatore che mette le mani addosso ad un giocatore, seppur questo lo abbia provocato e mandato fuori di senno. L’ESONERO PIU’ TRISTE. Dopo il brutto gesto di Rossi scatenato dalla presunzione di un ragazzino di 20 anni, la dirigenza viola ha deciso di non seguire in tribuna d’onore il secondo tempo riunendosi per parlare dell’accaduto e per decidere i provvedimenti da prendere nei confronti dell’allenatore. Alla fine della partita, la società non ha mandato nessun giocatore davanti alle telecamere e ha parlato con lo stesso tecnico prima di annunciare l’esonero. Andrea Della Valle, prima della scelta, si è anche voluto confrontare con la squadra che nello spogliatoio a fine match si è schierata in parte con Ljajic (mettendo in risalto il malcontento nei confronti di un allenatore, Rossi,

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personali, dalle offese ad un l racconto presunto (ma non reale) figlio di Michela Lanza portatore di handicap all’augurio di una pronta… retrocessione. La nuda e cruda verità la sa solamente chi era lì, a due passi dai protagonisti di un film dell’orrore andato in scena al Franchi mercoledì scorso, ma noi del Brivido Sportivo condanniamo a prescindere le false voci messe in giro per creare polemiche su polemiche e per gettare benzina sul fuoco. ADESSO GUERINI. Chi al posto di Rossi? Nel turbolento dopo-partita di mercoledì la società si era riservata di annunciare il tecnico che avrebbe preso in mano la squadra per le ultime due partite di campionato l’indomani (giovedì), anche se la soluzione era già chiara a tutti perché interna e semplice: Vincenzo Guerini. Il club manager ha accettato di portare in porto la nave. L’annuncio ufficiale dell’esonero di Rossi e dell’avvicendamento di Guerini è arrivato tramite un comunicato ufficiale della Fiorentina delle 12.47 di giovedì. Per Guerini oggi pomeriggio l’esordio sulla panchina della Fiorentina a Lecce contro i salentini dell’agguerrito Cosmi. LE SANZIONI. Oltre all’ufficialità del cambio tecnico in Fiorentina, giovedì è stata anche la giornata dell’annuncio delle sanzioni nei confronti di Rossi e Ljajic. L’ormai ex tecnico viola è stato squalificato dal giudice sportivo per 3 mesi. E come se non bastasse, nonostante siano arrivate le scuse del giocatore per il comportamento avuto nel momento della sostituzione, si vocifera di possibili denunce o querele ai danni di Delio Rossi. Per quanto riguarda il giocatore, invece, la Fiorentina lo ha messo fuori squadra fino al termine del campionato e lo punirà anche con una multa. La cronaca di quanto successo sembra la trama di un film un po’ drammatico, un po’ comico. Ma è la realtà dei fatti che hanno fatto esplodere una bomba ad orologeria e che hanno ‘sputtanato’ un ambiente ormai marcio e smantellato come quello dello spogliatoio della Fiorentina. Il caos è ciò che ha caratterizzato la stagione viola e oggi più che mai è chiaro che sia tutto da rifare… ma che questa volta si scelga bene perché non vorremmo assistere ad altre notti di Deli(ri)o.

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mai del tutto accettato), in parte col tecnico (come hanno testimoniato le parole l’indomani di Kharja e Camporese, per esempio, che hanno fatto sapere che secondo loro il giovane serbo ha sbagliato). Dopo aver parlato con dirigenti, tecnico e squadra, alle 23.47 Andrea Della Valle ha annunciato in diretta Sky l’esonero di Rossi: «Delio Rossi ha compiuto un atto grave ed abbiamo deciso di esonerarlo. Tutta la società crede in certi principi e certi valori su cui non possiamo transigere. Domani mattina diremo il resto. Non mi sarei mai aspettato un gesto del genere da parte di Rossi che comunque nel post partita ha dato le sue spiegazioni e ha chiesto scusa a tutti (anche a Ljajic) perché ha subito capito il suo gesto. Ci siamo confrontati ma abbiamo scelto di esonerarlo. Ci saranno sanzioni anche per Ljajic. Adesso dobbiamo andare a Lecce e conquistare questo benedetto punto. L’allenatore non meritava

l’esonero ma l’atto è stato troppo grave: l’esonero per lui è solo un bene». Dopo l’annuncio dell’esonero in diretta, Andrea Della Valle ha tenuto una conferenza stampa (ore 00-20 circa) ribadendo ogni concetto già espresso, mentre l’allenatore lasciava mestamente lo stadio: testa bassa, trolley tirato dalla mano destra e un velo di tristezza che lo accompagnerà ancora per un po’. Aveva voglia di camminare per schiarirsi le idee e probabilmente per dare anche a se stesso una spiegazione sull’accaduto e una risposta al suo black-out. PIU’ BUFALE CHE VOCI. Com’è successo in passato con Materazzi e Zidane (quando il francese nella finale del Mondiale del 2006 rifilò una testata al difensore azzurro dopo essere stato provocato con parole pesanti) si è scatenato in un battibaleno il ‘toto-insulto’. Cos’avrà detto Ljajic a Rossi? Si è passati dalle offese alla mamma a quelle

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Prima di Delio... di Alessandro Latini

GIOCATORI GATTE DA PELARE? CHIEDETELO ANCHE A MIHAJLOVIC

L’aggressione ad Adem Ljajic mercoledì scorso, durante Fiorentina-Novara, è costata l’esonero e una squalifica di tre mesi a Delio Rossi. Il rapporto con i calciatori è senz’altro l’aspetto da curare con maggior attenzione per un allenatore, che prima di insegnare calcio deve saper gestire un gruppo di giovani uomini. E l’ormai famosa sceneggiata del Franchi rivela che all’interno dello spogliatoio viola c’è qualche problema da non sottovalutare, a prescindere dall’allenatore. La considerazione è semplice da fare e sorge addirittura spontanea, perché Rossi non è stato l’unico ad avere problemi con i calciatori della Fiorentina in questa stagione. Prima di lui, infatti, le gatte da pelare le aveva avute Sinisa Mihajlovic, che in più di una circostanza si è trovato costretto a mettere con le spalle al muro (a parole, s’intende, almeno davanti alle telecamere) qualche elemento del gruppo. E proprio Ljajic, che ha fatto saltare i nervi a Rossi, è stato uno dei ‘bersagli’ preferiti del tecnico suo connazionale: «Mangia troppa cioccolata e sta troppo tempo al computer la notte. Inoltre dovrebbe tagliarsi i capelli». La stilettata ha fatto discutere per mesi, ma non ha avuto l’effetto sperato. Non tanto perché Ljajic non abbia smesso di mangiare la Nutella (non lo possiamo sapere), quanto perché l’intento principale era quello di svegliare dal torpore un giocatore pieno di talento ma con poca fame di emergere. In questo senso la missione è, ad oggi, completamente fallita. Ovviamente Mihajlovic non ha avuto problemi solo con Ljajic, ma anche con Alessio Cerci. Nel caldo torrido di San Piero a Sieve, in pieno ritiro estivo, è andato in scena un episodio che testimonia una volta di più la mancanza di serenità in alcuni giocatori. Mihajlovic rimprovera l’esterno romano durante una serie di esercizi tattici, il quale non gradisce e abbandona il campo tra le imprecazioni. L’allenatore lo richiama sul terreno di gioco per fare dieci allunghi punitivi, ma Cerci non si muove dagli spogliatoi. Morale della favola, la squadra parte per la trasferta di Newcastle e Cerci rimane a casa. Ma la lista è lunga e comprende anche Babacar, pungolato più

volte dal tecnico serbo a causa di allenamenti indolenti ed a bassa intensità. Gli elementi citati fanno parte ovviamente di quelli da prendere ‘a calci nel culo’. La frase è famosa e ancora oggi in molti se la ricordano, Mihajlovic l’ha usata per far capire che sarebbe stato disposto a tutto (anche a gesti estremi) per trasmettere il suo carattere e la voglia di non mollare ai giocatori. Anche in questo caso ogni sforzo è stato vano (anche se il tecnico serbo ha tutt’ora molto credito tra i giocatori viola che continuano a stimarlo fino a rimpiangerlo), ma probabilmente il primo ad accorgersene è stato proprio Sinisa: «A Catania se urlavo i giocatori reagivano subito. Qui a Firenze, invece, se m’incazzo alcuni si mettono a piangere». Parole a cui tutto l’ambiente ha dato poco peso, ma in quella frase (arrivata in tempi non sospetti, non certo in piena lotta retrocessione) potrebbero essere racchiusi i problemi di una stagione fallimentare sotto tutti i punti di vista.

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Rossi a Firenze: scoppole, imprese e un pizzico di saggezza popolare Sei mesi alla guida della Fiorentina, forse fin troppo intensi, gli hanno fatto perdere per un istante il lume della ragione. Delio Rossi che prende a cazzotti Adem Ljajic è l’ultima immagine che ci resta di un allenatore voluto fortemente dalla piazza, che stava cercando faticosamente di condurre la squadra alla salvezza per poi progettare un roseo futuro. Dallo scorso 8 novembre, giorno in cui fu presentato alla stampa a seguito dell’esonero di Mihajlovic, alla notte del 2 maggio di strada in termini di punti ne ha fatta poca, ma con il passare dei mesi stava convincendo sempre di più tifosi e società che avrebbe meritato la conferma per il prossimo anno. Dal «non sono Padre Pio» al «meglio un ciuccio vivo che un dottore morto», passando per le famose «lacrime e sangue», Rossi ha portato a Firenze quel pizzico di saggezza popolare che lo ha sempre contraddistinto nel corso della sua carriera. Poco attento al look (si è presentato anche in sala stampa con le ciabatte), ma tremendamente maniacale nella cura dei particolari in campo, ha catturato la simpatia dei tifosi per quel suo modo quasi da cartone animato di masticare gomme americane, giusto per scaricare la tensione in panchina. La sua avventura alla guida della Fiorentina è stata travagliata fin dall’inizio, quando si è preso la responsabilità di dare il benservito a Gilardino, non intravedendo più la luce giusta negli occhi dell’attaccante. Ha dovuto inoltre gestire un giocatore fondamentale come Montolivo, nel momento in cui gran parte della piazza lo voleva in tribuna piuttosto che in campo. Gli infortuni sono stati il filo conduttore nel corso dei mesi. Jovetic, Vargas (che ha provato a far tornare giocatore vero fino all’ultimo), Cerci, Amauri e Behrami, tanto per citare qualcuno, si sono dati il cambio in inferme-

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L’inizio e la fine

di Alessandro Latini

ria e raramente Rossi ha avuto la possibilità di scegliere, anche a causa di una rosa con poche alternative (soprattutto in fase offensiva). MONTAGNE RUSSE. Ai tifosi viola si presenta con un pareggio a reti bianche contro il temibilissimo Milan, ma fin dall’inizio della sua avventura si comprenderà che il cammino della Fiorentina sarà altalenante. Poca continuità di rendimento ne caratterizza le settimane, che scorrono inesorabili fin quando la classifica comincia a lampeggiare di rosso. La sua Fiorentina sarà ricordata per essere stata assolutamente fuori da ogni logica. Alle sconfitte interne contro Chievo e Lecce hanno corrisposto le imprese in trasferta contro Milan e Roma, anche se suo malgrado lo 0-5 contro la Juventus lo proietta di diritto nella storia viola. Dopo quella di mercoledì, la serata della disfatta contro la squadra di Conte è stata senz’altro la peggiore della sua breC OM OPIA AG ve parentesi viola. Arrivato a dare la GIO dimissioni (più per scuotere il gruppo che per reale intenzione di dimettersi) si è visto confermare a più riprese da ogni singolo dirigente viola. Il destino però si è messo di traverso. E’ bastato un episodio, una sostituzione sacrosanta, per mandare all’aria sogni e progetti futuri. Il ripetere in continuazione di non essere un traghettatore, letto oggi suona quasi come una beffa. Nessuno si sarebbe potuto immaginare di arrivare al congedo in tempi così rapidi, ma noi vogliamo chiudere questo capitolo dedicandogli il primo pensiero che lui ebbe per Mihajlovic nel giorno della sua presentazione: caro mister, solo chi non è abituato a cadere non sa cosa vuol dire rialzarsi. L’enot

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di Cristina Mattioli

Il tecnico: Ho 4 punti fermi a partire dalla

Poteva essere la solita conferenza pre partita di campionato, invece è stata tutto tranne questo. Dopo essersi reso protagonista per la rissa con Adem Ljajic, Delio Rossi ha chiesto scusa parlando di «gesto brutto e deprecabile» ma anche «umanamente comprensibile». Apparso davvero dispiaciuto, l‘ex tecnico viola ha chiuso così la sua esperienza con la Fiorentina che sicuramente, e aggiungiamo purtroppo, ricorderà come la squadra che gli ha fatto vivere, a livello professionale, uno dei momenti più brutti della carriera: «La mia avventura purtroppo è finita anche se in una maniera che non avrei voluto. Ho creduto e credo ancora in questa avventura e ringrazio la famiglia Della Valle per avermi dato questa possibilità. Sono dispiaciuto e chiedo scusa per quanto avvenuto mercoledì a Firenze, ai miei giocatori, alla mia società e – pausa - anche a Ljajic, ho sbagliato, ho pagato, sto pagando e pagherò». Rossi però ha voluto anche fare alcune precisazioni, togliersi qualche sassolino: «Ho visto in questo momento così difficile per me troppo moralismo e troppo perbenismo e questo mi ha dato fastidio, c’è gente che si è permessa di dare un giudizio senza sapere di chi parlavano e quale fosse la mia storia. La mia vita ve la racconto io: un ragazzo che ha iniziato ad allenare per passione prima i ragazzini del Foggia per toglierli dalla strada, passando per gli operai allenati nel dopolavoro fino a vincere i vari campionati, dalla serie C sono salito fino ad arrivare alla A. Io non mi sono mai permesso di dare giudizi lesivi nei confronti di nessuno, non do consigli a nessuno. Ho solo pensato a lavorare, non devo dimostrare niente, sono per la cultura dell’esempio e così continuerò. Su alcuni punti fermi però non transigo». E qui Rossi, con indosso la divisa ufficiale della Fiorentina, il giglio sul petto, ha avuto un ulteriore scatto d’orgoglio: «I quattro punti sono: il rispetto della mia persona, del mio lavoro, della squadra che alleno e soprattutto della mia famiglia. Se toccano una di queste cose, questi sentimenti, non va bene. Ripeto,

“HO SBAGLIATO

PERò QUANTO MORALISMO

il gesto è stato brutto e deprecabile e sono veramente dispiaciuto. Se lo avessi commesso nello spogliatoio non sarebbe stato diverso anche se molti lo avrebbero considerato magari più sanguigno e virile, davanti alle telecamere invece è passato solo per un gesto di violenza. Ma se un atto è deprecabile lo è sempre. Non ho mai detto di essere Padre Pio e credetemi non mi sono mai permesso di alzare le mani su nessuno nella mia vita, la mia storia lo dimostra, chiedetelo ai bambini, ai giocatori stranieri che ho allenato, loro sanno chi sono.

C’è un proverbio che ripeto spesso: prima di giudicare una persona devi camminare per due giorni con i suoi mocassini. Molte volte ferisce più la lingua della spada». E ancora: «Lasciamo stare l’etichetta, il bon tono, io sono uno che crede alla sostanza, certe situazioni non le posso accettare, basta con la maleducazione, con la mancanza di rispetto delle regole. Sono pentito del gesto commesso e sto pagando, pagherò». Rossi ha chiesto che non gli fossero rivolte domande «ma non è perché voglio sottrarmi al contradditorio, il fatto è che la

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L’addio


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famiglia: se li calpestano non transigo

E PAGO

L’addio di Cristina Mattioli

E QUANTo PERBENISMO”

Fiorentina non è ancora salva, la nave è quasi arrivata al porto, va messa solo l’àncora. Avrò modo di parlare ancora, ma più in qua. Adesso – e qui lancia un vero e proprio appello – ai fiorentini chiedo di stare vicini alla squadra, ai Della Valle, a questi giocatori. Gli allenatori e gli atleti passano ma i colori viola rimangono. Ho sempre operato per il bene della mia squadra e se mi trovo in questa situazione è proprio per questo. Se fossi stato un altro me ne sarei fregato». A chi gli sottolinea l’affetto di gran parte dei tifosi e quello striscione esposto sui

cancelli dello stadio proprio un attimo prima della sua conferenza stampa da alcuni capi del tifo, uno striscione che recita ‘Da mercenari circondato, uomo vero ti sei dimostrato’ a firma curva Fiesole 1926, a conferma che la gente è contro la squadra e certa gestione societaria e a favore di lui comprendendone l’atto di esasperazione, Rossi ha risposto: «I problemi di spogliatoio? Molti giocatori fanno quello che gli pare? Di certe cose adesso non parlo, lo farò poi. Però dico che non è bene formare due partiti, chi a favore chi contro. Io posso solo

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parlare e giudicare per il mio operato, non altre situazioni. E’ finita come non volevo finisse, avrei voluto continuare questa avventura. Se Ljajic ha davvero offeso la mia famiglia? Non voglio parlarne adesso, sarebbe anche come giustificare un gesto che resta deprecabile seppur umanamente comprensibile». Poi Rossi è uscito dallo stadio dove, commosso e in silenzio, ha raccolto l’abbraccio dei tifosi, le strette di mano, le pacche sulle spalle. E un invito: «Non toglierti quella divisa col giglio».

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Il traghettatore

di Alessandro Latini

Il neo tecnico viola: Non potevo dire di no, ho troppo affetto per i colori viola

Guerini: Un sogno allenare la Fiorentina ma dopo queste due gare chiudo il portone

Catapultato alla guida della Fiorentina in una notte di inizio maggio. Vincenzo Guerini non se lo aspettava ma non ha esitato a dire di sì ad Andrea Della Valle. Il suo essere viola impone - prima di tutto a se stesso - di dare una mano in un momento paradossale. «Non potevo dire di no alla Fiorentina, ho sempre sognato di allenarla, ho troppo affetto per questi colori che ti restano appiccicati addosso», ha sospirato nel momento in cui si è reso conto che una città intera si è messa nelle sue mani, all’indomani di un episodio tanto spiacevole quanto incredibile: «La squadra è rimasta scossa da quanto accaduto e ne risente, non dobbiamo essere ipocriti. Non tutti i calciatori sono superficiali e molti sono frastornati. Credo che Rossi abbia superato il limite a livello di stress, persino Sacchi ad un certo punto si dovette fermare proprio a causa di questo. La società ha preso una decisione equa, anche Ljajic è stato sospeso fino al termine del campionato. Mi dà fastidio che qualcuno abbia detto che Rossi è stato lasciato solo. Non è così, abbiamo vissuto insieme a lui ventiquattro ore al giorno, non gli abbiamo fatto mai mancare niente e lo abbiamo fatto volentieri. E per chiudere questo capitolo dico anche che mi ha sorpreso la reazione di alcuni miei colleghi che hanno giustificato questo episodio». E poi via, come un fiume in piena, a snocciolare le sue sensazioni: «In dieci mesi me ne sono successe di tutti i colori, non avrei mai pensato di essere qui in veste di traghettatore, ma soprattutto non me lo auguravo. Cerchiamo la concentrazione mentale per ottenere un punto salvezza: l’unica cosa che conta in questo momento. Finora ho avuto un grande vantaggio: mi volevano bene tutti perché non dovevo prendere nessuna decisione. In due partite nessuno farà in tempo ad odiarmi… Ho trovato disponibilità da parte di tutti. Se finiamo in maniera disastrosa ci rimettono anche i giocatori che andranno via in estate. Nel calcio si ricordano solo le cose brutte, ad esempio di me si ricorda solo che sono retrocesso con l’Ancona, non che ho salvato il Piacenza senza nemmeno uno straniero in rosa». La Fiorentina non può assolutamente più sbagliare: «Sappiamo

che non abbiamo fatto una bella annata e sono stati commessi degli errori. La società sa dove intervenire, sono stati fatti degli sbagli e la classifica lo conferma, non abbiamo attenuanti: dovevamo e potevamo fare di più. Lo 0-5 contro la Juventus è stato devastante per la squadra. Lo schiaffo è stato talmente forte che il gruppo poi si è compattato». Il futuro è chiaro, almeno il suo, non c’è spazio per interpretazioni errate: «Fra due partite non voglio più sentire parlare di Guerini allenatore, l’ho detto chiaramente alla società.

Non mi ha obbligato nessuno ad accettare, ma era l’unica cosa onesta da fare. In fondo non vado in guerra, non credo neanche che ricomincerò a fumare per lo stress. Ma alla fine questo portone sarà chiuso a doppia mandata... ». NON E’ TEMPO DI CAMBIARE. C’è spazio anche per alcune considerazioni puramente tattiche in vista dell’impegno di oggi: «La partita la farà il Lecce, non vi aspettate lo spettacolo perché non sono la persona giusta per farlo – sorride - Mi aspetto una partenza sprint dei padroni di casa, l’ho detto anche ai ragazzi. E se ci salveremo come sono convinto, nessuna dica che i punti che faremo in queste due partite sono merito mio, io non c’entro niente, conta solo il lavoro di Rossi, anzi aggiungo che per me è stato un piacere lavorare sia con Rossi che con Mihajlovic, forse da fuori il mio ruolo non è stato capito, ma dentro penso di sì. Il modulo? E’ normale che si prosegua con il 3-5-2, non avrebbe senso cambiare ora. Soprattutto fuori casa la squadra si è comportata bene giocando così. Qualche cambio ci sarà perché molti sono stanchi. Jovetic non ce la fa a giocare: ci ho parlato. E se qualcuno maligna rispondo che non ho mai conosciuto un giocatore che non desideri scendere in campo, soprattutto se giovane. Se Stevan non gioca è perché sente dolore. Anche Cerci non sta benissimo ma in questo momento conta più lo spirito della tattica». Guerini conclude parlando di due singoli, Kharja e Montolivo, nell’occhio del ciclone per motivi diversi nell’ultimo periodo: «Kharja non ha fatto niente di male prima della partita contro il Novara: non ha rotto una porta e non ha litigato con Jovetic come ha scritto e detto qualcuno. Ero presente io quando lui ha avuto un colloquio con il dottore e l’allenatore e ha detto che non stava bene ma che avrebbe giocato se ci fosse stato bisogno. Ha sbagliato a non restare allo stadio per seguire la gara preferendo andare a vedersela a casa , gliel’ho detto, doveva rimanere insieme alla squadra quando ha saputo che non avrebbe giocato. Se poi Kharja ha combinato davvero certe cose, allora lo prendo per un orecchio… Quanto a Montolivo l’opinione pubblica è divisa ma io vi invito a

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guardare la partita contro il Novara e la personalità che ha avuto nel presentarsi sul dischetto. Lui poteva benissimo non tirarlo il rigore, gli ho fatto i complimenti perché ha dimostrato carattere. E’ normale che i fiorentini lo critichino perché vedevano in lui la bandiera del futuro e si sono sentiti traditi. Però gli si può dire di tutto ma non che si sia tirato indietro. E nella battaglia di Lecce lui ci sarà». PAROLE PROFETICHE. E che la stagione potesse essere travagliata, Guerini lo aveva capito fin dall’inizio, come ha confessato nell’intervista esclusiva rilasciata al Brivido Sportivo lo scorso 17 marzo: «Ho fatto l’allenatore per quasi trent’anni, dunque certe sfumature le capisco. Avevo intuito, dopo un po’ di partite dall’inizio della stagione con Mihajlovic (ma non per colpa di Sinisa), che sarebbe stata un’annata difficile perché strutturalmente la squadra ha avuto dei problemi per un sacco di motivi, che non poteva risolvere neanche Guardiola. I problemi ci sono e ci vuole tempo per eliminarli». Una stagione che ha visto alternarsi sulla panchina viola Mihajlovic e Rossi, allenatori che intendono il calcio in maniera diversa: «Delio Rossi è apparentemente più vicino alla gente anche se è molto chiuso e conduce una vita riservata. Mihajlovic invece sembra un duro, è apparentemente distaccato e invece è un allenatore tutto d’un pezzo e una persona nella vita privata squisita, meravigliosa e di un’onestà cristallina. Purtroppo qui a Firenze non ha legato per tanti motivi. Per quanto riguarda il loro modo di lavorare, Delio Rossi è un maniaco della tattica, dei particolari, addirittura impressionante. Prende i ragazzi, li massacra dalla mattina alla sera (in senso buono del termine, ovviamente), insegna loro anche come uno deve camminare quasi. Mihajlovic essendo stato un grande campione forse dava per scontate certe cose. Lui pensava: io alleno la Fiorentina, determinate cose le sanno. Mi viene da ridere a ripensare a quando Sinisa faceva vedere alla squadra come si battevano le punizioni, perché lui aveva un piede fantastico e lo ha tutt’ora. Lui pensava che i ragazzi potessero imitarlo. Io gli dissi: “Guarda Sinisa, le batti tu così…”. Forse deve capire che non tutti sono campioni come lo è stato lui». E oggi come allora, il futuro della Fiorentina ruota intorno alla figura di Andrea Della Valle: «Una persona della sua levatura, della sua posizione sociale, vederla quasi piangere (al termine del primo tempo contro il Cesena, ndr) mi ha suscitato veramente dolcezza. Non è possibile che non riusciamo a dargli una grande soddisfazione, la meriterebbe. Contrariamente a quello che qualcuno pensa, è innamorato pazzo di questa squadra e di questa città».

Da Antognoni a Chiarugi, da Graziani a Guerini, tutti al capezzale della squadra

QUANDO IN SOCCORSO ARRIVARONO GLI EX VIOLA

Quello di giovedì mattina non è stato un risveglio facile per Firenze, dopo quanto successo tra l’ex allenatore viola Delio Rossi e l’attaccante serbo Adem Ljajic. La Fiorentina è in ginocchio sotto tutti i punti di vista con un ex allenatore che ha perso per un attimo la sua lucidità, uno spogliatoio da ricostruire e una società da riorganizzare. Una stagione triste, deludente con una brutta pagina che rimarrà negli annali di questo club. Anche lo sguardo di Andrea Della Valle in quella serata surreale, durante la gara col Novara, era incredulo. Un presidente che si è trovato davanti alla sua decisione più difficile, l’esonero dell’allenatore romagnolo, unica via d’uscita a suo dire di una società, quella viola, che si intenderebbe basarsi su principi e valori sani come il rispetto e il fair play. La lunga notte e la decisione l’indomani che su quella panchina ‘bollente’ si sarebbe accomodato con qualche perplessità il club manager Vincenzo Guerini. Un uomo della società, un ex viola che ha vissuto in prima persona questo difficile campionato e conosce da anni l’ambiente Fiorentina. A lui, dopo 6 anni lontano da allenamenti e tattiche, toccherà affrontare le ultime due giornate di campionato decisive per la salvezza. Una salvezza

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La storia

(per la quale basta un solo punto) che la Fiorentina ha rincorso diverse volte nella sua storia con ex viola al timone per brevissimi periodi. Nel campionato 1992-1993 toccò all’ex ala viola Luciano Chiarugi in coppia con Giancarlo Antognoni accomodarsi sulla panchina del Franchi. Le due bandiere viola furono chiamate a sostituire Aldo Agroppi nelle ultime cinque giornate di campionato in un momento drammatico. Una squadra devota al gioco offensivo con giocatori di grande personalità, classe e carisma (Effenberg e Laudrup), con un giovane Batistuta già bomber ma allo stesso tempo un gruppo fragile, incapace di ribaltare un verdetto che partita dopo partita avvicinava pian piano la Fiorentina in serie B. Così dopo 54 stagioni consecutive nel campionato di A, gli incolpevoli Chiarugi e Antognoni ebbero la sfortuna di accompagnare la loro amata squadra alla retrocessione. La seconda volta in cui Chiarugi fu chiamato in soccorso di una Fiorentina in bilico e in lotta per non retrocedere risale al campionato 2001-2002. Sulla panchina si alternarono Roberto Mancini, Ottavio Bianchi e nelle ultime giornate (appunto) Chiarugi che, suo malgrado, non riuscì ad evitare

il baratro e la seconda discesa della Fiorentina in serie B. Ma c’è chi è riuscito: Ciccio Graziani. Nella stagione 1989-1990 la Fiorentina lottò per non retrocedere fino all’ultima giornata di campionato. Sulla panchina Bruno Giorgi (tecnico da poco scomparso) passò per le ultime sfide il testimone a Graziani. L’ex viola riuscì ad evitare l’onta della retrocessione all’ultima gara di campionato battendo per 4-1 l’Atalanta, andando poi a giocarsi la finale di Coppa Uefa contro la Juventus (dopo che i viola avevano eliminato Atletico Madrid, Sochaux, Dinamo Kiev, Auxerre e Werder Brema). Una Fiorentina dai due volti quella: timorosa in campionato e pimpante in Europa. La Fiorentina nel corso della sua storia ha attraversato grandi momenti di difficoltà ma proprio in questi periodi ha trovato la forza di ricostruire di ripartire attaccandosi alle proprie radici, affidando la squadra a uomini che hanno indossato la maglia viola. Non sempre hanno fruttato benefici in termini di risultati, ma almeno hanno sempre tentato di salvare il salvabile. Oggi tocca a Vincenzo Guerini: a lui il compito di chiudere questa triste stagione di quel campionato che non molto tempo fa l’ormai ex Delio Rossi etichettò «di lacrime e sangue».

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I numeri

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Scenari e intrecci

Ecco cosa (non) deve succedere per salvarci Centottanta giri d’orologio, centottanta minuti di gioco e un’altra squadra cadrà nella botola della serie B, dove sono già finite Novara e Cesena. Per loro la matematica ha già deciso tutto: Novara penultimo (attualmente a 29 punti) e Cesena ultimo (per ora a quota 22). La matematica non è un’opinione, questo è assodato, ma è altrettanto assodato che in Italia ci sia qualcosa ancor più potente della matematica: la desinenza ‘opoli’. Tutto ciò che finisce in ‘opoli’ può sovrastare e stravolgere perfino le leggi matematiche. Scommessopoli, nella fattispecie, potrebbe ripescare dal fondo alcune delle tre retrocesse, tante quante ne spedirebbe in serie cadetta in seguito ad eventuali sentenze di condanna. CLASSIFICA ATTUALE. Scommessopoli a parte, il limbo del terzultimo posto sembrerebbe a prima vista ancora affollato, pur mancando appena due turni alla fine. Guardando la classifica, cinque squadre parrebbero rischiare la ‘dannazione’: Fiorentina-Cagliari-Palermo 42 punti, Genoa 39 e, in piena zona rossa, Lecce 36. CLASSIFICA AVULSA. Tre gli incroci rimasti fra queste compagini: il turno odierno propone Lecce-Fiorentina, mentre quello successivo prevede Fiorentina-Cagliari e Genoa-Palermo. Gli scontri diretti hanno un’importanza prioritaria nella classifica avulsa: in caso di parità fra più squadre, infatti, viene premiato chi ha conseguito più punti negli scontri diretti; qualora si manifestasse un’ulteriore parità, si terrebbe conto in secondo luogo della differenza reti calcolata fra gli scontri diretti. La terza discriminante, invece, sarebbe la differenza reti nel corso del campionato. In quarta analisi si prenderebbe in considerazione il maggior numero di gol segnati nell’intero torneo e, nell’inverosimile ipotesi di un clamoroso persistente ex-aequo, non ci sarebbe nessuno spareggio bensì il sorteggio.

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PALERMO E CAGLIARI GIA’ SALVI. In realtà, proprio in virtù della classifica avulsa, qualsiasi combinazione salva il Palermo ed il Cagliari. Dopo aver calcolato tutti i possibili risultati, si evince che in nessun caso la classifica avulsa condannerebbe queste due squadre, che quindi sono già matematicamente salve. Ciò è decisamente rilevante anche in chiave Fiorentina, che resta l’unica con 42 punti a rischiare qualcosa, e che affronterà proprio il Cagliari nell’ultima giornata. LA FIORENTINA RETROCEDE SE... A proposito di eventi inverosimili e clamorosi, possiamo ancora stupirci di qualcosa in casa viola dopo una stagione che lascereb-

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be senza fiato Stephen King? C’è da rabbrividire a voltarsi indietro ripercorrendo tutte le vicende surreali capitate negli ultimi tempi. Ma visto che ormai abbiamo la pelle d’oca, facciamo chiarezza su cosa dovrebbe verificarsi per provocare una scellerata retrocessione (e chi crede nella scaramanzia sfoderi l’intero repertorio). Requisito indispensabile in questo sciagurato scenario è quello di fare zero punti. Ma non basta: il Lecce dovrebbe vincere, oltre che oggi contro di noi, anche il 13 maggio al Bentegodi contro il Chievo. E non basta: il Lecce aggancerebbe la Fiorentina a quota 42 ma c’è sempre il Genoa, che in questo caso si salverebbe facendo almeno quattro punti visto che i scavalcherebbe i viola. Se non facesse più di due punti, viceversa, rimarrebbe sotto e andrebbe in B. Qualora invece ne facesse tre, raggiungerebbe la Fiorentina e si prospetterebbe un inquietante bivio. In caso di un terzetto finale Genoa-Lecce-Fiorentina a quota 42, saremmo salvi ed il Grifone verrebbe buttato giù dalla classifica avulsa che reciterebbe così: Lecce 8, Fiorentina 4, Genoa 3. Se invece concludessero a quota 42 le stesse tre squadre più il Palermo, saremmo rovinati perché il conteggio dei punti negli scontri diretti direbbe questo: Palermo 11, Lecce 9, Genoa 6, Fiorentina 5. Il Cagliari, per inciso, non può concludere a quota 42 insieme alla Fiorentina, visto che le due compagini si devono ancora affrontare e sono già a 42. Ricordiamo infine che sul calendario dei liguri c’è la trasferta a Udine di domani e la già citata gara (a porte chiuse) contro il Palermo. LA FIORENTINA SI SALVA… In tutte le altre eventualità, cioè nella stragrande maggioranza delle combinazioni possibili. La più semplice? Fare almeno un punto oggi e sguardo al futuro. La più normale? Farne sei nelle ultime due partite, perché in una situazione normale la Fiorentina dovrebbe risultare favorita contro squadre come Lecce e Cagliari. E ce n’è davvero tanto bisogno… di questa perduta normalità.


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