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Contro la Juve, tre punti che valgono a pagina 4 la storia

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Il Brivido Sportivo STADIO - 20 ottobre 2013 -

Fenomeni allo specchio

Editoriale di MARIO TENERANI

L

a puoi leggere in mille modi questa partita, ma neppure per gli allenatori - professionisti autentici -, sarà mai una gara come tutte le altre.

Fiorentina Juventus

Montella e Conte, SIMBOLI DI UNA NUOVA ERA Montella e Conte si conoscono, si rispettano, ma non si amano. Probabilmente perché sono estremamente diversi. Vincenzo very british, elegante nei modi, contenuto negli atteggiamenti, una postura in panchina degna dei suoi più esperti e famosi colleghi. Antonio, di certezze bianconere granitiche, durante la partita si trasforma, attraversato da un flusso continuo di adrenalina, esagerato talvolta nelle reazioni. Vi ricordate BolognaJuventus dello scorso anno? Esempio illuminante. Due temperanti opposti nel vivere la gara e trasmettere ordini ed emozioni. Un comune denominatore, però, li salda: entrambi preparati, pignoli, determinati e molto organizzati. Il loro non è un calcio anarchico e anche se all’interno di quel contesto convivono più sensibilità, pensate a Cuadrado e Giovinco o Rossi e

Antonio Conte in panchina arrabbiato dopo un errore commesso dai suoi giocatori.

S TA D I O

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Supplemento al n. 37 de Il Brivido Sportivo Direttore responsabile Mario tenerani

Tevez. Talenti puri, artisti fuori da qualsiasi schema. Conte ha un percorso più robusto, ha cominciato prima di Montella. Ha vinto campionati in B e un paio di scudetti, si sente pronto per il grande salto all’estero. Non a caso per lui si preconizzano orizzonti prestigiosi, come Madrid sponda Real. L’allenatore della Juventus vive il calcio integralmente e visceralmente. Non ci sono pause per lui, la partita è sempre, non solo la domenica. Metodo che fino ad oggi ha pagato, ma che sottopone i suoi uomini a una pressione costante. C’è chi dice che un tecnico così dopo tre anni debba cambiare aria per far rifiatare il gruppo. Verificheremo nel tempo la veridicità di questa teoria. Montella svolge allenamenti ad altissima intensità, ma lascia ai suoi frammenti di relax e qualche giorno in più in cui staccare la spina. Vincenzo è alla sua terza stagione dall’inizio, dopo Catania e Firenze dodici mesi fa. Più uno spezzone di campionato quando fu catapultato, dal settore giovanile della Roma, alla guida di Totti e compagni. Non ha mai allenato in B, la sua gavetta è stata nel vivaio, ma il suo approccio alla professione

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è stato all’insegna dell’umiltà e della grande voglia di imparare. Raccontano che sia un predestinato. Di sicuro è uno degli allenatori più in vista. Gode della stima dei giocatori, in generale - come ha raccontato un recente sondaggio pubblicato da La Gazzetta dello Sport - e questo forse è l’elemento più importante. Montella e Conte hanno anche un altro punto che li unisce: Fiorentina e Juventus nella stagione scorsa sono state le formazioni che hanno espresso un bellissimo calcio. E anche ora, quando sono in giornata, non si negano mai allo spettacolo, giocando sempre e comunque all’attacco, facendo la partita, mai subendola. E in Italia, questo coraggio, ce l’hanno in pochi. La Roma è fantastica, ma sfrutta le ripartenze. L’Inter ancora di più. Il Napoli manovra, ma attende pure. Viola e bianconeri invece cercano di stazionare sempre nella metà campo avversaria. Sarà curioso verificare stavolta come finirà...

Redazione redazione@brividosportivo.it Grafica e impaginazione Chiara Reggiani - Alexandra Barbieri

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Il Brivido Sportivo STADIO - 20 ottobre 2013 -

Fiorentina Juventus

Lente d'Ingrandimento E’ la partita che vale l’onore e pure il riscatto, perché il successo di Alessandro rialti manca da 15 anni. E Batistuta aspetta ancora di passare il testimone

S

cordatevi che FiorentinaJuventus sia una partita come tutte le altre. Lasciatelo dire a quelli che guardano il calcio da spettatori, che magari al Franchi non sono mai entrati, a quelli che sostengono che tutte le partite portano gli stessi punti. E ascoltate il giusto anche quelli che sostengono che il Milan è peggio, perché c’è Galliani e pure Berlusconi, perché Balotelli è troppo antipatico al di là del colore della pelle. Magari hanno ragione, però la Juve è sempre la Juve. E ascoltate il giusto anche chi dice che la Roma è peggio, perché hanno alle spalle la forza della politica e che non pagano mai dazio. Pure loro magari possono avere delle ragioni,

LA JUVE E’ SEMPRE LA JUVE E i tre punti valgono la storia.

però la Juve rimane la Juve. E lo stesso potremmo ripetere parlando anche del Napoli che si sta facendo sempre più protagonista o dell’Inter che tenta di tornare in corsa. Vero, sono dirette avversarie della viola ma, ripetiamo fino alla nausea, è da sempre che la Juve resta sempre la Juve. Lo dicono i ricordi, anche quelli

A Peretola c'erano già i primi tifosi ad aspettare Dimitar Berbatov. Ancora non sapevano dell'irruzione della Juventus a Monaco per cercare di convincere il giocatore a cambiare maglia.

più lontani, quelli che affondano subito dopo il primo scudetto, quando i secondi posti erano a pioggia. Non era mica colpa solo dei bianconeri, ma...anche loro ci misero del loro. Lo dicono pure i ricordi degli anni Sessanta, Settanta, degli anni Ottanta quando... incidentalmente si presero il terzo scudetto viola. E negli anni Novanta, qualcuno si è scordato della finale ad Avellino? E dello scippo di Roberto Baggio, laddove non era riuscito quello provato a ripetizione di Antognoni. E giù, fino ad adesso. Anche nell’era Della Valle, anzi sempre di più nell’era Della Valle. Due volte alla caccia di Jovetic, dopo averci provato anche con Prandelli. Pare che i viola di prestigio scatenino una sorta di appetito irresistibile. E il caso Berbatov? Ci pare che pure Diego Della Valle, ovviamente con la necessaria misura da grande

Roberto Baggio in maglia viola. La città si rivoltò ai Pontello dopo la sua cessione alla Juventus

imprenditore, un po’ la pensi come noi. Il gruppo Fiat sembra proprio che non accenda la sua simpatia. No, Fiorentina-Juventus non è una partita come tutte le altre, semplicemente perché è la Partita. Sì, con la p maiuscola. Se Roma, Milan, Napoli e

Inter non piacciono state sicuri che i bianconeri restano, amabilmente parlando, i primi della lista. E che quindi sia gara vera, come sempre è stato. In campo e sugli spalti, tifando, attingendo a fiato e ironia. Come sempre, come deve essere.

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Il Brivido Sportivo STADIO - 20 ottobre 2013 -

Amarcord

Fiorentina Juventus

Dal successo ottenuto nel 1998 (1-0, gol di Batistuta)

L’ultima vittoria sulla Juve al

di Ruben Lopes Pegna

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uindici anni senza vittorie. Tre lustri. Un’eternità davvero. Tanto tempo è passato dall’ultimo successo viola sulla Juve nel dicembre del 1998, un anno magico quello. Infatti, anche nell’incontro di febbraio la Fiorentina vinse. Da allora il buio: qualche pareggio, come quello per 0-0 dello scorso campionato (ma ai punti avrebbe prevalso la formazione di Montella) e delle scoppole mortificanti come il 5-0 patito nel marzo del 2012. Ricordiamo alcune delle sfide più appassionanti disputate dalle due squadre. Abbiamo scelto di proposito solo

quelle vinte dalla Fiorentina. FIORENTINA-JUVENTUS 5-0 4 MAGGIO 1941. Quella dell’ultima di campionato è una sfida che vale il quarto posto in classifica. Le due squadre sono alla pari. Ma ai viola di Giuseppe Galluzzi, ex giocatore bianconero e viola, al Berta, il nome dell’attuale Franchi, riesce il sorpasso. Di Romeo Menti, scomparso con il grande Torino nell’incidente aereo di Superga del 4 maggio 1949, al 21’ su rigore è la rete dell’1-0.

Nella ripresa c’è la tripletta di Di Benedetti, in gol al 10’, al 21’ e al 28’. L’ultima rete la sigla Morisco al 32’. Sugli spalti c’è il tripudio della folla, nonostante questo sia il prima campionato di guerra. FIORENTINA-JUVENTUS 2-0 26 FEBBRAIO 1956. Dopo la sosta del campionato, lo squadrone di Bernardini, sempre da solo al comando della classifica, affronta la Juve al Comunale. I viola sono reduci da due vittorie consecutive con il Genoa e con la Pro Patria. La sfida con i bianconeri è ostica come al solito. La formazione è quella titolare per dieci undicesimi. Manca solo il portiere Sarti, sostituito da Toros. Ci vogliono due prodezze di Montuori e Prini nel finale. Il primo gol il numero dieci gigliato lo realizza al 41’ della ripresa, il secondo il tornante de Le Sieci al 43’.

Fermo immagine del gol viola di Gabriel Omar Batistuta contro la Juventus. E' il 1998, l'anno dell'ultima vittoria casalinga dei viola sui bianconeri.

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sull’onda dell’entusiasmo per il successo per 3-0 con la Lazio ottenuto la settimana prima al Comunale dopo un periodo difficile. La gara con la Juve si mette, però, male. Barros, al 33’ del primo tempo realizza, infatti, il gol del vantaggio bianconero. Ci pensa Baggio, comunque, sei minuti più tardi a riportare il risultato in parità, trasformando un calcio di rigore. Nella ripresa c’è il forcing viola premiato solo al 44’. Baggio batte un calcio d’angolo e Borgonovo di testa trafigge Tacconi nella porta sotto la Fiesole. Il Comunale impazzisce di gioia. Battere la Juve in rimonta con un gol all’89’ è una di quella soddisfazioni che restano per sempre. FIORENTINA-JUVENTUS 1-0 6 APRILE 1991. E’ la prima da ex di Baggio al Comunale. I tifosi inventano una scenografia da mille e una notte in curva Fiesole con i monumenti di Firenze disegnati su dei cartoncini viola. La squadra di Lazaroni va in vantaggio con una punizione di Fuser al 41’.

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FIORENTINA-JUVENTUS 4-1 11 MAGGIO 1975. I viola di Nereo Rocco sono a metà classifica, i bianconeri primi. Al Comunale, alla penultima giornata, basta un pareggio alla Juve per vincere lo scudetto con una settimana d’anticipo. La Fiorentina, priva di diversi titolari, e con una difesa rimaneggiata (il “Paròn” in settimana voleva schierare l’attaccante Speggiorin, che oppose un rifiuto, in marcatura su Bettega), va in vantaggio al 34’ con un autogol di Zoff e raddoppia 5 minuti dopo con Antognoni. Nella ripresa un autogol di Rosi al 16’ riapre il match. Ma poi Casarsa su rigore al 28’ e Caso al 33’ siglano le reti del definitivo 4-1. Le casse di champagne portate dalla Juventus vengono riportate chiuse a Torino. Verranno aperte una settimana più tardi, perché i bianconeri conquisteranno comunque lo scudetto. FIORENTINA-JUVENTUS 2-1 15 GENNAIO 1989. La squadra di Eriksson arriva al confronto con quella di Zoff

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Fiorentina Juventus

sono passati 15 anni e tante delusioni

Franchi? E’ PASSATA UN’ETERNITà hanno 7 punti di vantaggio sui bianconeri di Lippi che, invece, sono quinti. A decidere

Re Leone festeggia l'ennesimo gol.

la partita è uno straordinario gol di Gabriel Batistuta al 13’ della ripresa. E’ questo l’ulti-

mo successo a Firenze con la Juve, il secondo nell’anno solare. Da allora il buio.

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Raffaello Paloscia porta il passato nel presente con un libro digitale.

QUELLI DEL ’56. MA QUESTA FIOReNTINA

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Nel 1956 all’improvviso arrivò la Fiorentina. Arrivò a interrompere il dominio delle squadre del Nord che avevano vinto tutti i campionati di calcio tra il 1946 e il 1955. La Fiorentina era qualcosa di nuovo, sia nell’organizzazione che nel gioco: l’avevano umilmente costruita il presidente Enrico Befani, il direttore sportivo Luciano Giachetti e l’allenatore Luigi Ferrero. In seguito arrivò il tecnico emergente Fulvio Bernardini a costruire lo squadrone, convincendo la società a prendere due grandi attaccanti: il brasiliano Julinho e l’italo-argentino Miguel Montuori. Che c’era qualcosa di nuovo nell’aria fu subito evidente nella partita contro la Dinamo Mosca del mitico Lev Jascin. A quella vittoria in amichevole seguirono, una dopo l’altra, quelle in campionato: Milan, Juventus, Inter furono annichilite dalla superiorità dei viola. Lo scudetto arrivò il 6 maggio SEDE 1956 a Trieste, NELLA NOSTRA

a sei giornate dalla fine. L’ebook di Raffaello Paloscia, grande voce del giornalismo sportivo, è un diario che ripercorre giorno per giorno le imprese della “squadra dei miracoli”, dalla vittoria sulla Dinamo alla ingiusta sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni con il Real Madrid. Un’ampia sezione illustrativa con rarissime foto d’epoca, caricature dei giocatori e molte altre amenità correda questo ebook, “Fiorentina, come nel ’56”, da conservare in bacheca. Oggi la Fiorentina è tornata competitiva e si batte senza complessi d’inferiorità contro qualsiasi avversario, in Italia e in Europa. Come nel 1956: un libro che chissà... potrebbe richiedere un sequel ben presto.

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Nella ripresa l’arbitro Lo Bello match della 22^ giornata. I viola di Malesani sono quinti concede alla Juve un rigore con Parma e Roma. Il Franchi che Baggio si rifiuta di battere. è una bolgia. L’ex tecnico del Sul dischetto va De AgostiChievo carica i suoi a mille. ni ma Mareggini respinge il tiro. Poco dopo Maifredi so- A portare in vantaggio la Fiorentina è Firicano al 31’. stituisce Baggio che esce dal Raddoppia 3 minuti dopo un campo con una sciarpa viola altro ex cagliaritano, Oliveira. al collo lanciatagli dagli spalti Nella ripresa Robbiati al 34’ in uno stadio che per metà lo fischia e per metà lo applaude. fissa il risultato sul 3-0. FIORENTINA-JUVENTUS 1-0 FIORENTINA-JUVENTUS 3-0 13 DICEMBRE 1998. I viola 22 FEBBRAIO 1998. I bianconeri di Marcello Lippi guidell’ex Trapattoni affrontano dano la classifica con 4 punti il match al Franchi della 13^ di vantaggio sull’Inter quan- giornata da favoriti. Sono, indo arrivano a Firenze per il VENITE fatti, in testaAallaTROVARCI classifica e

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Fiorentina Juventus

I Protagonisti Anni ‘50/’60

Per scatenarsi gli bastava vedere bianconero. Con qualunque maglia giocasse.

VIRGILI: “QUANTI GOL ALLA JUVE,

ma quella rovesciata chi se la scorda più”

Giuseppe Virgili in maglia viola. Per tutti i tifosi è stato "Pecos Bill", come l'eroe dei fumetti.

di Ruben Lopes Pegna

“L

a Juventus è sempre stata la mia squadra preferita. Per segnare gol. Quanti gliene ho fatti! Con tutte le maglie”. Giuseppe Virgili, per tutti “Pecos Bill” come l’eroe dei fumetti, che con la Fiorentina ha conquistato lo scudetto nel 1955/56, ottenuto due secondi posti e giocato la finale di Coppa dei Campioni a Madrid contro il mitico Real, alla squadra bianconera ha regalato molti dispiaceri. Si scatenava quando incontrava la Juve? «E’ proprio così. Sia con la Fiorentina che con il Torino l’ho castigata più volte. Ho disputato solo due derby della Mole ma ho segnato 4 reti, una tripletta in uno e un gol in un altro match nel quale provocai anche

un’autorete. Ma non è stato niente in confronto alle gioie che mi sono tolto con la casacca viola». L’anno dello scudetto fu trionfale? «Si splendido. Io segnai una doppietta all’andata a Torino quando vincemmo per 4-0. Nel match di ritorno al Comunale rimasi a secco ma ci pensarono i miei compagni a regalarci il successo. Quel giorno non riuscivamo più ad andare in gol. La palla sembrava che non volesse mai entrare. Poi proprio nel finale ci pensarono Montuori prima e Prini poi a segnare. Il tutto negli ultimi quattro minuti di gioco. Che gioia». C’è stata un’altra sfida con la Juventus che le è rimasta impressa? «Si, quella del campionato 1956/57, quello successivo alla conquista dello scudetto. Ma c’è una ragione precisa». Qual’è? «E’ stata l’ultima partita che abbiamo giocato con lo scudetto cucito sulle maglie. Si giocava al Comunale di Firenze e l’incontro era valido

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ElEttrosErvicE

per l’ultima giornata di campionato. Con un pareggio la Fiorentina sarebbe stata matematicamente seconda dietro al Milan, campione d’Italia, staccando di una lunghezza la Lazio. La Juventus, invece, era a metà classifica (alla fine si piazzò nona, n.d.r.). Ma i bianconeri vendettero giustamente cara la pelle e non ci regalarono niente. Fu un match emozionante». Se lo ricorda bene. «Si. Il primo tempo finì sullo 0-0. Poi nella ripresa la Juve andò in vantaggio con Stivanello a una ventina di minuti dalla fine. Noi pareggiammo poco dopo con Bizzarri. Ma loro segnarono di nuovo con Montico su rigore all’88’. Sembrava non ci fosse più nulla da fare. Ma proprio al 90’ realizzai io il gol del 2-2. Non è stata quella l’emozione più grande, però, provata a Firenze contro la Juve». Qual’è stata? «Quella del campionato successivo. Vincemmo 2-1 dopo una partita emozionantissima. Noi andammo in vantaggio con Montuori nel primo tempo. Loro pareggiarono con Charles poco dopo . La partita sembrava dover finire sull’1-1 ma io a otto minuti dal termine realizzai il gol del 2-1 in rovesciata. Quando ripenso a

quel gol mi sembra di averlo segnato ieri tanto ce l’ho impresso in mente. Corsi ad abbracciare i miei compagni, mentre il pubblico sembrava impazzito di gioia. Vidi l’esultanza sugli spalti. Qualche attimo dopo, però, sentii un boato. Crollò una parte della Maratona, quella centrale. Sembrava una tragedia. Invece le tante persone che erano in piedi sotto la gradinata attutirono l’impatto. Così i tifosi che caddero non si fecero troppo male. Ma sul momento non lo sapevamo. L’arbitro Lo Bello sospese per diversi minuti la partita perché si potessero prestare i primi soccorsi. Io passai dalla felicità immensa per aver segnato il gol e aver regalato una gioia ai miei tifosi alla tristezza per quell’incidente. A fine partita, comunque, con il presidente Befani andai all’ospedale

a trovare i feriti (un centinaio ma non gravi fortunatamente, n.d.r.) e mi tranquillizzai. Una partita così per le tante emozioni non si può più dimenticare». La squadra di Montella può vincere oggi? «Si ce la può fare. La Juve è forte, molto forte, ma la Fiorentina se gioca come sa può anche ottenere la vittoria. Sarebbe bellissimo per i tifosi. Certo se ci fossi in campo io non ci sarebbero dubbi. I tre punti sarebbero sicuri, visto le tante reti che ho segnato ai bianconeri. Magari Montella mi convoca...»

Virgili oggi. I bianconeri sono stati sempre il suo bersaglio preferito.

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Il Brivido Sportivo STADIO - 20 ottobre 2013 -

I Protagonisti 1958/59

Fiorentina Juventus

Quasi cento gol e nessuno scudetto, ma la saracinesca più efficace del Comunale era tra i pali

Sarti: «Firenze per la Juve era un tabù.

MAI PERSO IN OTTO ANNI»

di Ruben Lopes Pegna

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a indossato la maglia di tutte e due le squadre. Ma è con la Fiorentina, con cui ha conquistato lo scudetto nel 1955/56, la Coppa delle Coppe e la Coppa Italia nel 1960/61, ottenendo quattro secondi posti consecutivi in campionato e giocando la finale di Coppa dei Campioni con il Real, che Giuliano Sarti ha ottenuto le maggiori soddisfazioni. Alla Juve è stato solo nel 1968/69, a fine carriera, proprio nell’anno

in cui i viola si laureavano per la seconda volta campioni d’Italia. Ma poi il forte portiere emiliano, che ha vinto anche 2 scudetti, 2 Coppe dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali con l’Inter, ha scelto di vivere a Firenze. Oggi si gioca la sfida più attesa dai tifosi viola e c’è da sfatare un tabù che dura da 15 anni. In tutti questi anni la Fiorentina non ha più battuto la Juve. «Non era così ai miei tempi. Negli otto anni in cui ho giocato da titolare in maglia viola con i bianconeri al Comunale non abbiamo mai perso. Un bel record davvero. E anche quella Juve era forte. Ma noi non scherzavamo. Anzi. Per loro la trasferta qui era una sorta di tabù». La rivalità, però, era sempre molto forte? «Si ma non come adesso. Quando sono arrivato a Firenze, nell’estate del 1954, con la Juve giocammo addirittura una partita in precampionato. Tutto ciò oggi non sarebbe possibile. E’ sempre stata una partita sentita, molto sentita, ma non

c’era quella tensione che si respira ora. Fino ai primi Anni Sessanta è sempre stato così. E comunque era più che altro una sfida tra lo strapotere del nord Italia rappresentato dalla Juve e il centro che ci vedeva in prima fila. Questo era il senso della sfida. Da una parte loro, con alle spalle una grande potenza finanziaria, dall’altra noi che rispondevamo con l’unica arma a nostra disposizione, la nostra superiorità tecnica. E così male cha andasse quelle sfide le pareggiavamo». Una delle partite più belle ed emozionanti che ha giocato è stata quella del 1958/59 finita 3-3. «Senza dubbio. Se ci ripenso mi emoziono ancora. Fu una partita vietata ai deboli di cuore». Dopo 13 minuti la Juve vinceva già per 2-0, grazie alle reti segnate da Ferrario su rigore all’11’ e da Nicolè 120 secondi più tardi. Sembrava finita per voi. «Sembrava appunto ma non era così. Noi non ci perdemmo d’animo. Ci rimboccammo

le maniche, trascinati dai nostri tifosi, e cominciammo ad attaccare». Così alla mezzora Cervato su rigore accorciò le distanze. «Quel gol ci dette fiducia». Ma la Juve dopo due minuti segnò ancora. «Quel gol lo ricordo benissimo. Lo realizzò il centravanti gallese Charles, un gigante di quasi un metro e novanta». Di testa? «Di testa si, ma quasi a pelo d’erba. Chiappella e Cervato lo trascinarono quasi a terra ma lui a pochi centimetri dal suolo riuscì a colpire di testa il pallone e a realizzare il gol del 3-1. Come fece me lo domando ancora oggi. Ma noi non ci perdemmo d’animo e all’ultimo minuto del primo tempo accorciammo di nuovo le distanze con Montuori». Il secondo tempo fu un assedio vostro alla porta bianconera. «Fu così. Lojacono andò a segno dopo un quarto d’ora. Ma una volta raggiunto il pareggio continuammo ad attaccare. Era

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nel nostro dna. Quell’anno realizzammo 95 reti, senza riuscire purtroppo a vincere lo scudetto (lo conquistò il Milan con tre lunghezze di vantaggio sui viola n.d.r.). E comunque quella partita con la Juve finì 3-3». Veniamo al presente. Come andrà la sfida di oggi secondo lei? «Sarà dura per la Fiorentina ma non impossibile. La Juve pratica un gioco utilitaristico. Rischia poco, anche se non è invulnerabile in difesa. E comunque ha abili attaccanti e centrocampisti come Pirlo, Pogba, Marchisio e Vidal che possono segnare o creare i presupposti per il gol dei loro compagni. E’ una gara difficile per la formazione di Montella, anche perché si sentirà molto l’assenza di Gomez, un attaccante di peso. Per battere la Juve ci vorrà la gara perfetta ma soprattutto sarà determinante l’apporto del pubblico. E’ il dodicesimo uomo l’arma in più a disposizione della Fiorentina per tornare al successo con la Juve come ai miei tempo».

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I ricordi di un famoso ex che in una sfida con la Juve prese un cazzotto e non reagì

I Protagonisti

Altri tempi

Robotti: “Quella volta che Agnelli

MI DETTE UN FIORINO D’ORO” di Tommaso Mattei

E

nzo Robotti non scelse proprio il miglior anno per arrivare alla Fiorentina, lo fece nella stagione successiva al primo scudetto viola. Da lì in avanti, come in una sorta di maledizione, la squadra cominciò ad inanellare una serie incredibile di secondi posti ai danni delle grandi del Nord. La Fiorentina cresceva, arrivavano i vari Hamrin o lo stesso Robotti, ma il risultati non cambiavano. Oggi le cose sono cambiate ma non più di tanto come testimonia il racconto in esclusiva di

Enzo Robotti è arrivato a Firenze nel 1957 dalla Juventus.

Enzo Robotti con il Brivido Sportivo. ‘’Inter, Milan e Juve erano forti anche allora e i ‘poteri’ del Nord si facevano sentire, forse quello scudetto viola diede noia e fece costruire un muro nei confronti di chi era dietro. Adesso sicuramente la Fiorentina è forte ma ci saranno sempre quelle tre squadre a fare il bello e il cattivo tempo. Sarà dura cambiare le cose ma del resto cosa ci possiamo fare?”. Rimane il ricordo per Robotti e gli altri viola di essere passati alla storia come quelli del “secondo posto”: “Racconto un aneddoto. Ero a Milano con Maldini che mi prendeva in giro dicendomi come si stava da eterni secondi ma io non mi lasciavo incantare e, diciamo così, gli facevo capire in modo molto

ironico che noi a differenza di Inter, Milan e Juve non avevamo le stesse strade per arrivare a vincere.” Sicuramente la strada giusta è stata intrapresa con una squadra, quella di oggi che continua a crescere di anno in anno e mai come in questa stagione la sfida alla Juve assume un valore molto importante. “Mi ricordo tutto di quegli anni, del resto Fiorentina-Juve è stata un po’ la mia vita. Sono cresciuto a Torino per poi arrivare a Firenze dove sono restato fino a 30 anni. Devo dire però che non ho mai capito questa rivalità fra le due tifoserie.” In ogni caso anche stavolta al Franchi contro la Juve il pubblico viola avrà un solo obiettivo, vincere: “Sarà una grande storia, una bellissima partita come le tantissime che ho vissuto io.

La Juventus è sempre stata una delle squadre più forti d’Italia, le gare erano emozionanti e non ne dimentico nemmeno una.” L’intensità di questa partita non si può spiegare, né in campo né sugli spalti, tanto che alcuni episodi restano impressi nella memoria. “Mi ricordo come fosse ieri un 2-2 fra noi e la Juve con Parodi che mi dette un cazzotto in un occhio. Io decisi di non reagire per non amplificare un clima già rovente. Parodi venne espulso e io a fine gara fui ricevuto da Agnelli che mi volle regalare un fiorino d’oro per il mio comportamento in campo.” Forse oggi tutto questo sarebbe un’utopia ma una cosa è rimasta la stessa: “La voglia di vincere con la Juve era sempre alle stelle”.

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Vista dai VIP

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Parla il tifosissimo viola speaker radiofonico: il sogno è il gol partita al 93’. Di Gonzalo.

MONTI: “BATTERE LA JUVE?

Meglio che una serata con la Bellucci” Gianfranco Monti, speaker radiofonico e tifosissimo viola. Qui ritratto a Monaco, in attesa della gara di Champions contro il Bayern di Giulia Bonci

F

iorentina-Juventus non è una partita è la Partita. E’ l’eterna lotta del buio contro la luce, del bene contro il male, dei ricchi contro i poveri e degli onesti contro... più scaltri. E’ l’eterna rivalità di due tifoserie che nonostante il passare degli anni non accennano a deporre le armi. Gianfranco Monti speker radiofonico tifosissimo viola racconta il suo FiorentinaJuventus al Brivido Sportivo. Senza peli sulla lingua. Se dico Fiorentina-Juventus qual’è la prima cosa che le

viene in mente? «Tre punti. E’ tanto che non riusciamo a vincere contro i bianconeri e ci starebbe proprio bene». Quale il ricordo più bello legato a questa partita? «Sicuramente il 2-3 di Torino. Una delle due partite che ha giocato Papa Waigo e che si ricorderà per tutta la vita. Il gol di Osvaldo al 93’ è stata una libidine. Io ero lì in tribuna, lo ricordo come fosse oggi: non potevo esultare perché rischiavo... di essere linciato ma gioire intimamente davanti a... tutti quei gobbi è stato meglio che esplodere di felicità in maniera plateale». La Juve è sempre la nemica numero uno come nel passato?«I tifosi, compreso me, negli ultimi anni sono maturati molto. Quella contro i bianconeri è una delle partite più sentite ma ci aggiungo anche Milan e Roma». Questa Fiorentina può bat-

tere la Juve? «Toccando ferro credo di si. C’è poca distanza tra le due squadre. In questo momento del campionato le due formazioni sono quasi alla pari e, nonostante i bianconeri abbiano un tetto ingaggi molto più alto del nostro, non li ritengo superiori. Inoltre, loro dopo di noi affronteranno Real Madrid e Napoli e saranno costretti a stare... attenti. Anche l’anno scorso abbiamo fatto una buona gara: in fondo siamo stati gli unici a metterli in difficoltà giocando un grande calcio». Montella contro Conte: quali le differenze? «Tanto per cominciare Vincenzo ha tutti i capelli... A parte gli scherzi, sono due allenatori forti ma Conte a me non sta simpatico dal giorno in cui durante uno Juventus-Fiorentina mi sventolò... la bandierina in faccia dopo un gol sotto la curva.

Fu un comportamento davvero irritante. Detto questo, è un bravo allenatore ma io mi tengo il mio. Montella è anche stile. Educato e sarcastico allo stesso tempo, sa quando è il momento di arrabbiarsi. Insieme a Garcia della Roma è il più forte allenatore del campionato italiano». Chi sarà il giocatore decisivo? «Speriamo sia Gonzalo Rodriguez e speriamo che faccia la stessa identica cosa che ha fatto Massimo Gobbi a noi: un gol al 93’. Quello della vittoria. Sarebbe meglio che passare una serata con Monica Bellucci. Ma alla fine credo che la differenza la farà Borja Valero in mezzo al campo». A quale dei giocatori della Juve

piacerebbe far indossare la maglia viola? «Sicuramente a Pogba. Sarebbe l’uomo giusto per Montella». Un pronostico? «Incrocio le dita, tocco ferro e qualcos’altro ma non rispondo».

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Allo Specchio

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Ha vinto il secondo scudetto viola e, dalla panchina,

De sisti: “Da giocatore e da allenatore, di Ruben Lopes Pegna

“N

on è mai stata una partita come tutte le altre quella con la Juventus né da giocatore né da allenatore”. Parole e musica sono di Giancarlo De Sisti, capitano della Fiorentina che vinse il secondo scudetto nel 1968/69 e poi allenatore della squadra che perse il titolo all’ultima giornata nel 1981/82, quando l’allora direttore del Brivido Sportivo Paolo

Melani coniò il famoso slogan “Meglio secondi che ladri”. “Picchio” le ricorda tutte le sfide con la Juve come se fossero state disputate appena pochi giorni fa. Le sentiva più da giocatore o da allenatore? «Non ho il minimo dubbio, da allenatore. Ero molto più teso – non che non lo fossi da giocatore perché questa era comunque la partita più sentita anche da tutti i tifosi – di quando dovevo scendere in campo. Mi lambiccavo il cervel-

lo su quale formazione schierare. E la notte prima del match non dormivo molto». Il suo primo gol alla Juve coincise con una vittoria della Fiorentina. Era il 19 gennaio 1969 e pochi mesi dopo la squadra viola si sarebbe laureata campione d’Italia. «Fu una sensazione bellissima quella che provai quel giorno a Firenze. Giocavo da capitano nella partita più sentita dalla mia gente ed ero giovane, perché ancora non avevo compiu-

Picchio De Sisti al Franchi. Firenze è sempre rimasta legata all'uomo, oltre che al calciatore. to 26 anni. Segnai più o meno alla metà del primo tempo (al 21’ n.d.r.) con un tiro da lontano nella porta sotto la Fiesole che sorprese Sarti, passato alla Juventus proprio quell’anno. Fui subito sommerso dall’abbraccio dei miei compagni, mentre il pubblico sugli spalti impazziva di gioia. Poi nella ripresa pareggiò Zigoni e infine Maraschi realizzò il gol della vittoria». E’ stata quella la sua partita più bella giocata a Firenze contro i bianconeri? «Senza

La stretta di mano, in tribuna d'onore, tra il patron Andrea Della Valle e De Sisti. Da allenatore ha sfiorato la conquista del terzo scudetto.

dubbio. Quel giorno rimanemmo in testa alla classifica con il Cagliari e portammo da uno a due i punti di vantaggio sul Milan. Insomma avemmo la conferma di poter davvero lottare per lo scudetto». Da allenatore esordì in serie A sulla panchina viola proprio contro la Juve. «E chi lo può scordare quel giorno. Era il 1 febbraio 1981. Con la Fiorentina terzultima in classifica fui chiamato dal direttore sportivo Tito Corsi il martedì prece-

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ha sfiorato la vittoria del terzo. La tensione era sempre altissima

VOLEVO SOLO BATTERE LA JUVE” Nel 1981/82 quando lottavate per lo scudetto con la Juve buttaste via un’occasione (la partita finì 0-0) a poche giornate dalla fine del torneo? «Si forse la sprecammo. I bianconeri avevano un punto in classifica più di noi. Avremmo dovuto entrare in campo più decisi e forse avremmo dovuto osare di più in fase offensiva. Ma queste sono cose che si dicono con il senno di poi. Se ci fossimo scoperti, attaccando, e avessimo perso forse avremmo dovuto dire al sogno dello scudetto. Cercammo il gol senza rischiare più di tanto e senza scoprirci troppo dietro, anche se puntavamo al sorpasso. Loro avevano l’abitudine a partite di questo tipo e la giusta esperienza. Noi, da parte nostra, avevamo un grande entusiasmo ed erava-

dente la gara con i bianconeri per sostituire Carosi. Era una sensazione strana per me, che non avevo compiuto ancora 38 anni. Mi sentivo sempre giocatore. E poi con Antognoni, Orlandini e Desolati avevo anche giocato insieme. La notte prima del match, nel ritiro di Reggello, non chiusi occhio. Disputammo una grande partita ma perdemmo per 1-0 per un gol segnato da Tardelli nella ripresa. Se ripenso a quel gol mi arrabbio ancora». Perché? «Mentre il pallone era nella nostra area qualcuno urlò “lascia”. Il nostro difensore così non intervenne sulla sfera. Ma ho sempre avuto l’impressione che quella parola non fosse stata pronunciata da uno dei miei. Così fummo puniti. Ma da allora non perdemmo più una partita fino al match di ritorno a Torino».

mo trascinati dai nostri splendidi tifosi. Alla fine giocammo frenati, condizionati anche dal gran caldo. E la partita fu comunque brutta. Di certo se fossimo arrivati allo spareggio avremmo sicuramente vinto. Ma all’ultima giornata sappiamo tutti come andarono a finire le cose. E così lo scudetto andò alla Juve». La partita più bella da allenatore con la Juve qual è stata? «Il 3-3 del 27 novembre 1983. La posso definire uno spot per il calcio. Segnò Bonini dopo 2 minuti per loro. Poi pareggiò Antognoni di testa. Nel primo tempo la Juve tornò avanti con Platini. Nella ripresa si scatenò Daniel Bertoni e in nove minuti ribaltò il risultato. Sembrava fatta. Monelli colpì anche la traversa. Ma poi un autogol di Contrat-

to a un quarto d’ora dalla fine regalò alla Juve un pareggio immeritato. A fine gara avevo la grande amarezza per non aver vinto ma avevo anche la consapevolezza di aver regalato ai nostri tifosi una prestazione stupenda. E’ stata una di quelle partite per cui davvero valeva la pena aver comprato il biglietto». La sfida di oggi come la vede? «La Juve non è quella degli ultimi due anni. Ma io non mi fido lo stesso. Occorre la miglior Fiorentina per con-

trastare la squadra bianconera, sempre molto forte. Ma se i viola giocano al livello dello scorso campionato, come hanno fatto qualche volta anche quest’anno, con la spinta del pubblico possono anche vincere. Ma ho un rammarico». Quale? «L’assenza di Mario Gomez, un elemento importantissimo. Ma la Fiorentina con il suo gioco, quello che Montella le ha dato con grande bravura, può ugualmente conquistare il successo. Io ci credo».

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Sogni realizzati

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8 aprile 1973: quel giorno l’attaccante, appena 17 anni, ripagò la fiducia di Liedholm e realizzò un sogno

Desolati: “Segnare il primo gol in A alla Juve e vincere.

Ancora oggi è UN RICORDO CHE MI Dà BRIVIDI ED EMOZIONI”

di ALESSANDRO LATINI

I

l primo gol in serie A non si scorda mai, figuriamoci se giochi nella Fiorentina e segni alla Juventus quello della vittoria a pochi minuti dalla fine. E’ il sogno di ogni bambino, che per Claudio Desolati è diventato realtà nell’ormai lontano 8 aprile del 1973. Al ‘Franchi’ era di scena la Vecchia Signora, la Fiorentina era protagonista di una buona stagione (che poi la

condurrà al quarto posto finale), ma era reduce da un brutto stop a Bologna, gol di Savoldi. I ragazzi di Liedholm sapevano di dover fare la partita perfetta contro una corazzata. Ed il giovanissimo Desolati si ritrovò catapultato in un sogno che non osava nemmeno immaginare. E’ proprio lui ad aprire il libro dei ricordi in esclusiva per il Brivido Sportivo. Desolati, partiamo da quella stagione, lei faceva la spola

Claudio Desolati oggi. Il suo primo gol in serie A lo ha segnato alla Juventus.

con la squadra giovanile. «Mi allenavo con la prima squadra già dall’anno prima, avevo esordito pareggiando contro la Sampdoria ed ero subentrato a Chiarugi. Già all’epoca mi sentivo in condizione di giocare, non per un peccato di presunzione giovanile, ma perché avevo alle spalle una vera e propria ‘famiglia’, con gente come De Sisti, Merlo, Orlandini, Brizi e tutti gli altri, che mi davano una forza interiore incredibile: anche se sbagliavo mi facevano rimanere tranquillo». Poi arrivò l’8 aprile, la sfida contro la Juventus… «Avevo diciassette anni, segnai a Zoff ed il mio gol fu quello della vittoria. Cosa potevo chiedere di più? Fu una gioia indescrivibile, ancora oggi mi vengono i brividi. A casa ho tutti i filmati di quella partita. La cosa che mi colpisce rivedendomi è che dopo il gol tornai verso il centrocampo guardando i tifosi sugli spalti: mi osannavano e si abbracciavano fra di loro. Questa è la mia soddisfazione più grande che mi porto ancora dietro». Liedholm le disse qualcosa prima della partita? «Innanzi tutto dovrò sempre ringraziarlo per avermi fatto esordire e per avermi aiutato tanto a giocare in A. Lui prima della partita non diceva niente: faceva la forma-

zione e poi non si vedeva più. Puntava sulla professionalità di ognuno di noi, aveva paura che parlandoci poco prima del fischio d’inizio potesse crearci pressioni ulteriori. La sua strategia era proprio quella di lasciarci tranquilli. Prima delle grandi partite non lo sentivi mai parlare». La partita contro la Juventus era sentita anche allora come oggi? «In quelle stagioni la Juventus era una squadra vera, formata da tanti campioni. E’ normale che affrontarli dava qualcosa in più a tutti, dai giocatori ai tifosi. Devo dire però che loro ci rispettavano molto, talmente tanto che poi quel giorno persero (ride, ndr). Sapevamo bene contro chi dovevamo giocare, tre giorni prima della gara andammo in ritiro per caricarci il più possibile. In quella sfida meritammo di vincere, giocammo davvero bene». Un calciatore di 17 anni che segna il primo gol in A alla Juventus come lo festeggia? «Quella sera me la ricordo bene. Feci un sacco di interviste, i miei amici non mi mollarono un attimo e fu una grande festa. Il giorno dopo andai subito a comprare i giornali, anche perché c’è da dire che io avevo fatto un provino per andare proprio alla Juventus e alla fine qual-

cosa andò storto. Quel giorno i giornali sottolinearono che a sconfiggere i bianconeri fu proprio un giocatore che loro avevano scartato. Mi ricordo che su La Gazzetta dello Sport c’erano tre pagine con le mie fotografie e con articoli sulla mia storia». La stagione ’72-’73 è stata la prima giocata a certi livelli da Giancarlo Antognoni. Fin da subito intuiste che potesse diventare una leggenda per la Fiorentina? «Appena lo vidi allenarsi dissi che sarebbe diventato un campione se Dio l’avesse aiutato. Era unico, correva e giocava senza mai andare in affanno. Aveva una bella falcata ed un calcio come nessuno, metteva la palla dove voleva. Si è meritato quello che ha avuto, purtroppo quando ci sono gli infortuni uno deve accettarli. Una volta non era come oggi, per recuperare servivano mesi e mesi, mentre adesso i tempi di recupero sono molto più brevi. Ma, ripeto, quello che è diventato se lo è meritato».



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Il Brivido Sportivo STADIO - 20 ottobre 2013 -

I Protagonisti

Il ricordo dell’ex viola tra i protagonisti del fantastico poker nel 1974-75

Il Giorno del Poker

Caso: ‘Fare un gol a Zoff fu un’emozione unica.

Figuratevi segnarne 4 alla juve in un colpo solo’ in favore dei viola grazie alle autoreti bianconere firmate da Zoff e Rosi e ai gol viola siglati da Antognoni e Domenico Caso. Per ripercorrere le emozioni di quella sfida Il Brivido Sportivo ha contattato proprio l’ex viola Caso la cui voce ancora trema ricordando quella grande impresa. Caso, qual è la prima immagine che le viene in mente ripensando a quella gara? «Ho solo ricordi stupendi. Era una partita sentitissima che avevamo preparato in settimana nel migliore dei modi: sapevamo che davanti ai nostri tifosi non avremmo potuto sbagliare. In quel 4-1 sfoderammo una prestazione importante dove vincemmo con merito e con un largo

di Andrea giannattasio

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ra le tante memorabili partite disputate tra la Fiorentina e la Juventus al Franchi, c’è sicuramente quella nella penultima giornata della stagione 1974-1975 terminata 4-1

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punteggio. So che quella gara è rimasta negli annali del calcio sia per la Fiorentina ma anche per la Juve, dato che in quell’anno incappò in una delle sconfitte più pesanti della sua storia recente: non era per nulla facile batterla» Che emozione provò quando segnò la rete del definitivo 4-1? «Quando un giocatore riusciva a segnare a Zoff la sua rete non poteva mai essere come tutte le altre: provai una gioia particolarissima e ricordo ancora l’esultanza del pubblico sugli spalti. Per me quello fu anche un anno particolare ma quel gol fece impazzire sia me che tutta Firenze». Come avevate preparato la sfida con la Juventus?

«Decidemmo di andare in ritiro per trovare la giusta concentrazione. Ricordo ancora che qualcuno ci prese un po’ in giro per la nostra scelta ma poi alla fine avemmo ragione ad allontanarci per qualche giorno dalla pressione di Firenze». Che Fiorentina era? «Un gruppo di giovani promesse, guidato da un allenatore di grandissima esperienza come Nereo Rocco: per incidenti vari e di diversa natura, purtroppo, molti di quei giocatori non sono riusciti a sfondare nel grande calcio. Peccato, perché i loro erano nomi davvero importanti. Se si fossero gestiti in maniera migliore sono convinto che avrebbero fatto strada, erano

Caso ha messo insieme, dal '72 al '78, 133 presenze e 33 gol con la Fiorentina giovani talenti invidiati da tutta Italia». E cosa ci può dire di questa Fiorentina-Juventus? «Montella sta facendo un gran lavoro e nonostante la squadra bianconera sia la più forte in assoluto anche quest’anno credo che la Fiorentina abbia tutte le armi per far male ai campioni d’Italia. I viola dovranno metterci tutta la grinta e la determinazione del loro tecnico».

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I Protagonisti - Quelli del tunnel... di Alessandro Latini

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i partite in maglia viola ne ha giocate quasi 180, ma come spesso accade ad un calciatore alla fine della carriera ne rimangono impresse poche nella mente e nel cuore.

Fiorentina Juventus

L’ex difensore ricorda il trionfo del

CAROBBI: “CON LA SIGNORA Passarella la vinse già nel tunnel Per Stefano Carobbi Fiorentina-Juventus disputata il 6 aprile 1986 è una di queste. Un match atteso come non mai da una città intera che aspettava al varco campioni come Cabrini, Brio, Scirea e Platini. Undici viola in campo assatanati, guidati da uno straripante Daniel Passarella, che in quella stagione si laureò addirittura capocannoniere della squadra realizzando la bellezza di 15 gol.

Una rete di testa sugli sviluppi di un calcio d’angolo proprio del Caudillo aprì le marcature, chiuse poi da Nicola Berti che freddò Tacconi a pochi istanti dalla fine della gara dopo una bella galoppata iniziata da centrocampo. Il Brivido Sportivo ha intervistato in esclusiva l’ex difensore per ricordare proprio quella storica giornata. Carobbi, partiamo dalle emozioni di quella sfida: cosa ricorda a distanza di ventisette anni? «Devo premettere che difficilmente ho perso partite contro la Juventus, mi è quasi sempre andata bene. Quella gara è rimasta però nella sto-

Carobbi ha fatto il suo esordio in A il 27 marzo 1983 in Fiorentina-Avellino. Complessivamente ha alle spalle 166 presenze con la Fiorentina.

ria. Durante la settimana c’era una grande tensione, anche se noi puntavamo in alto e non la consideravamo la partita della vita. Per i tifosi invece era diverso, aspettavano quel match dall’inizio del campionato. Lo stadio era speciale, il tifo ci dette una forza incredibile. Quando eravamo nel sottopassaggio, prima di entrare in campo, tremava il terreno di gioco per i cori che faceva la gente. Il contrasto era evidente: noi eravamo tutti in religioso silenzio per concentrarci al meglio, fuori invece c’era il delirio. I tifosi furono veramente il dodicesimo uomo in campo». Quella partita sancì anche la consacrazione di Nicola Berti, che segnò il gol del 2-0 nei secondi finali… «Si, avevamo una squadra giovane e lui era uno di belle speranze. Io avevo ventidue anni, poi c’era anche Onorati.

Eravamo giovani rampanti, ma avevamo vicino campioni veri come Passarella». A proposito di Passarella. Quell’anno le sue prestazio-


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Fiorentina Juventus

6 aprile 1986 con i gol del Caudillo e del giovane Berti

HO GIOCATO LA PARTITA PIù BELLA intimorendo Platini”

Carobbi nelle giovanili viola con Arrigo Sacchi. ni furono incredibili anche in termini di gol ed assist per i compagni. «Se io sono diventato un calciatore lo devo a lui. In campo

mi ha aiutato tanto, ma anche fuori. Prese addirittura una posizione in mia difesa con la società. Vedeva che giocava qualcuno al posto mio che non se lo meritava e fece presente che avrei dovuto esserci io. Mi ha insegnato tante cose, ad esaltare le doti ed a limare i difetti. Gli devo tutto, la grinta e la voglia di andare avanti me le ha trasmesse lui. Le partite le vinceva da solo già da quando eravamo nel sottopassaggio. Gli bastava guardare negli occhi gli avversari per intimorirli e quella partita contro la Juventus la vinse proprio così». Si spieghi meglio. «Quel giorno Platini fece una brutta partita, non oltrepassò praticamente mai la metà campo. Il giorno dopo i giornali scrissero che Trapattoni l’aveva schierato libero, in realtà l’allenatore non gli aveva

detto niente, era stato Daniel nel sottopassaggio a fargli capire che per lui sarebbe stata dura se avesse superato la metà campo. Era un tipo tosto Passarella. All’inizio della sua esperienza in Italia ebbe qualche difficoltà perché lui giocava a zona e noi giocavamo ad uomo, poi prese in mano le redini della difesa e tutti abbiamo tratto dei vantaggi a stargli accanto. Era tecnico ed aveva un’elevazione spaventosa. La cattiveria agonistica non gli mancava mai, era il nostro leader». Quella partita è passata alla storia anche perché avete battuto una Juventus piena di campioni. «Secondo me questa gara e quella del ’98-’99 vinta per 1-0 con il gol di Batistuta sono le più belle che io ricordi in assoluto. A rievocarle mi emoziono ancora oggi».

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Il Brivido Sportivo STADIO - 20 ottobre 2013 -

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Fiorentina Juventus

Le probabili FORMAZIONI

di Giulia Bonci

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ecidere la formazione è sempre difficile per un allenatore. Stabilire chi è più in forma o più motivato non è mai scontato. Per Montella, forse, scegliere gli undici che scenderanno in campo contro la Juve, sarà più complicato del solito. La gara contro i bianconeri, del resto, non è mai una partita come le altre. In più, il tecnico viola riavrà tutta la rosa al completo a pochi giorni prima della sfida al Franchi, al di là della bella sorpresa legata al rientro anticipato in Italia di Juan Cuadrado, il motorino colombiano della fascia. Sarà questa la sfida dei tanti, venticinque, ancora a caccia della prima vittoria in carriera contro la Vecchia Signora: gli unici ad esserci riusciti sono Pizarro, Ambrosini, Olivera, Ilicic e Gomez, anche se il panzer tedesco sarà ancora fuori causa per infortunio. In porta continua ad essere confermato Neto che nonostante le critiche, ha dimostrato di riuscire comunque a tenere il reparto arretrato saldamente nelle proprie mani, risultando all’Olimpico, prima della sosta, addirittura il migliore in campo. In difesa, con tutta probabilità con lo schieramento a tre, agiranno i titolarissimi

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STADIO Artemio Franchi ORE 15,00 Tomovic, Gonzalo e Savic: Roncaglia, rimasto a Firenze per curare un acciacco fisico, di concerto con i medici della Nazionale argentina, scalpita e proprio per questo Montella deciderà all’ultimo minuto. E a centrocampo? Non si prescinde dall’utilizzo di Cuadrado che al di là del suo essere rientrato in anticipo non ha mai accusato fastidi legati al jet lag. A sinistra confermatissimo capitan Pasqual, reduce dalla gara con la Nazionale contro l’Armenia giocata dal primo minuto, e, al centro, tutta la qualità di Borja Valero e Pizarro coadiuvati dalla concretezza dell’instancabile Aquilani. In Attacco, aspettando il rientro di Mario Gomez, Montella dovrà ancora puntare tutto sulla qualità di Giuseppe Rossi affiancato con tutta probabilità da Joaquin.

Fiorentina 3-5-2

Rossi Borja Valero

40 Tomovic, 2 G. Rodriguez, 15 Savic;

Cuadrado

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Pasqual

Aquilani

11 Cuadrado, 10 Aquilani, 7 Pizarro, 20 Borja Valero 23 Pasqual;

G. Rodriguez Neto

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17 Joaquin, 49 Rossi Allenatore: Vincenzo Montella

Cagliari 3-5-2 1 Buffon; 15 Barzagli 19 Bonucci 3 Chiellini; 33 Isla, 23 Vidal, 21 Pirlo, 8 Marchisio, 22 Asamoah;

Tevez Giovinco

Isla

Asamoah

Vidal

Marchisio

Barzagli

Pirlo

Chiellini

Bonucci Buffon

10 Tevez, 12 Giovinco Allenatore: Antonio Conte

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Il Brivido Sportivo STADIO - 20 ottobre 2013 -

I Protagonisti

Fiorentina Juventus

Prima il rigore di Baggio, poi l’incornata vincente di Borgonovo: per un giorno i sogni furono realtà. Al 90’

Quando c'era la BB

Di chiara: “Di fronte a quella coreografia NON POTEVAMO NON ESSERE ALL’ALTEZZA” Alberto Di Chiara, 132 presenze e 10 gol con la Fiorentina di Andrea Giannattasio

P

ensi a Fiorentina-Juventus e non puoi fare a meno di ricordare il successo della ‘’Doppia B’’, quello targato Baggio-Borgonovo nella stagione 1988-1989. Vantaggio ospite con Rui Barros a metà primo tempo, pareggio viola pochi minuti dopo dagli undici metri grazie al ‘’Divin codino’’ e gol allo scadere sugli sviluppi di un corner sotto la Fiesole grazie ad una capocciata di Borgo-gol: è il delirio. Firenze è in estasi per una vittoria sognata un po’ da tutti contro la rivale di sempre al 90’. Per rivivere le emozioni di un successo che ancora ogni tifoso porta con sé nel cuore, Il Brivido Sportivo

ha contattato l’ex viola Alberto Di Chiara, allora presente in quella partita assieme alla micidiale coppia d’attacco BaggioBorgonovo. Di Chiara, qual è il suo primo ricordo legato a quella sfida? «Mi ricordo prima di tutto del rigore che Baggio riuscì a trasformare nel corso del primo tempo: onestamente l’arbitro in quell’occasione fu un po’ troppo fiscale ma ciononostante quel penalty ci permise di arrivare al pareggio e ci spianò la strada per la vittoria finale». Al 90’, poi, il gol di Stefano Borgonovo che fece impazzire il Franchi... «Era un gol che era nell’aria: Borgo era l’uomo dei gol allo scadere perché dopo quello segnato alla Juve ne fece un altro poche settimane dopo sempre al Franchi contro l’Inter. Lo stadio, dopo la sua rete, si incendiò letteralmente perché tutti i tifosi avevano sempre desiderato di sconfiggere a domicilio la Juventus segnan-

do una rete proprio al 90’». Come avevate preparato la sfida? «Fu una preparazione particolare quella che sostenemmo prima di quella domenica: a Firenze, lo sappiamo, quello contro i bianconeri è come un derby e la gente che ci vedeva ci faceva sempre capire l’importanza di quella gara. Ricordo poi che ad inizio partita ci fu una bella coreografia da parte della curva Fiesole che rese ancor più incandescente il clima dello stadio. Vincere con la Juve è sempre molto importante ed in maglia

viola ho avuto l’opportunità di farlo anche fuori casa». Che Fiorentina era quella della stagione ‘88/’89? «Era una squadra di non grandissimo livello, che navigava attorno alle zone di centro-classifica. Non era un gruppo particolarmente forte ma si reggeva solo su alcune individualità, come ad esempio la coppia d’attacco Baggio e Borgonovo, che poche squadre di Serie A potevano vantare». Era un tandem d’attacco che anche oggi avrebbe potuto dire la sua? «Negli anni ‘80

si giocava un calcio diverso rispetto a quello moderno e credo che Baggio e Borgonovo fossero forse troppo avanti per quel tipo di pallone che giocavamo. Sicuramente oggi sarebbero stati più a loro agio ed avrebbero costituito una delle coppie d’attacco più prolifiche in circolazione». Che partita si aspetta questa domenica al Franchi? «Sarà una gara in cui potrà succedere di tutto: si affrontano due squadre di ottimo livello, che sanno giocare molto bene al pallone. Il punto di forza di entrambe le compagini è sicuramente il centrocampo e sarà proprio da quel reparto che si potrà capire l’andamento della gara. Se la Fiorentina giocherà come sa fare, ha le armi per mettere in difficoltà chiunque. Certo, non c’è più quell’effetto sorpresa che i viola avevano lo scorso anno, quando misero letteralmente alle corde la Juve, ma quella di domenica sarà una partita tutta da giocare».

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Firenze quando arriva la Juve l’aria cambia. Nella settimana che precede la partita la gente va in fibrillazione anche se non può respirare l’adrenalina della città viola. Carletto DJ, speaker di RTL 102.5, ha svelato le sue emozioni al Brivido Sportivo, emozioni di un tifoso viola... in trasferta perenne. Carletto come si vive Fiorentina-Juventus a Milano?

Il Brivido Sportivo STADIO - 20 ottobre 2013 -

Parla la voce viola di RTL 102.5, il supertifoso che in estate ha presentato la notte dei 25.000 al Franchi per il saluto alla squadra.

Carletto dj: “Alla Juve dobbiamo dire... grazie.

MA INTANTO BATTIAMOLA”

«Abbastanza in sordina. Sono tutti concentrati sul Milan e, strano ma vero, pure sulla Roma. Io subisco le angherie degli amici e colleghi anche se, da parte mia, quest’anno l’ansia da Juve la sento meno...». Perché? «Forse perché c’è stata la sosta per le Nazionali, forse perché abbiamo avuto un calo di risultati ma soprattutto perché la Juve non è prima e noi l’hanno scorso abbiamo dimostrato di potercela giocare. Ad essere sincero, per me la cosa della rivalità con la Juve è molto anni 80’...». In che senso? «Tutto è legato alla storia di Baggio ma negli ultimi anni la Juve a noi ci ha fatto anche dei favori. Ci ha dato 25 milioni per Felipe Melo, un... pacco assoluto, e ci ha aiutato a vendere Jovetic per 30 milioni... senza la loro

Carletto, fiorentino in trasferta, va in onda tutti i giorni su RTL 102.5

photo: claudio cirri ©

Fiorentina Juventus

offerta con il cavolo che il City ci dava tutti quei soldi». Oltre ai giocatori della Fiorentina conosce qualche giocatore della Juve? «L’unico che conosco è Chiellini e ricordo anche che quando andai a trovare Riccardo (Montolivo, ndr) a Coverciano un bambino andò da Giorgio con la maglia della Fiorentina e lui rimase stupito che qualcuno l’avesse comprata». Parliamo del campo: che partita sarà quella di domenica? «Partiamo dal presupposto che quest’anno ormai tutti sanno come gioca la Fiorentina e quindi se l’anno scorso venivano al Franchi dando 1 ora danno 10. Io credo che la Juve verrà per fare la sua partita. Magari all’inizio, per il primo quarto d’ora, sarà un po’ guardinga ma poi verrà fuori e noi dovremmo essere bravi a gestire e a sfruttare le occasioni cercando di imporre il nostro gioco. Sono sicuro

che sarà un bel match e rosico a non esserci». Dove la guarderà? «A Milano ma non so se da solo o se con qualche amico milanista o interista». Chi può essere l’uomo partita? «Se sta bene Giuseppe Rossi ma se ce la fa io confido anche in Rebic. Ho visto dei suoi video e mi piace molto: mi sembra proprio un gran bel giocatore». Quale il suo giocatore preferito? «Io ho una vera passione calcistica per Borja Valero. Lui è il calcio, lo adoro. Un altro giocatore che ammiro molto è Gonzalo Rodriguez. Sono loro i miei idoli». Un giocatore che prenderebbe alla Juve? «Uno? Direi due: Vidal e Pogba. Sono giocatori fantastici, soprattutto Pogba è incredibile, l’ho visto al mondiale di categoria e mi ha impressionato». Montella-Conte: un paragone... «Montella ha stile elegan-

Carletto Dj con Pepito Rossi la notte della festa viola di presentazione della squadra za e competenza, niente a che vedere con la prepotenza di Conte. L’allenatore della Juve ha preso un pò l’andazzo di Mourinho. Deve fare polemica a prescindere e a me questo non piace. E poi se devo essere sincero Montella rappresenta lo stile Della Valle e qui a Milano questo lo riconoscono e lo apprezzano. Lo stile Della Valle sta rimpiazzando lo stile Juve».


Il Brivido Sportivo STADIO - 20 ottobre 2013 -

I Protagonisti di Tommaso Mattei

C

i sono partite che segnano la storia, Fiorentina-Juventus è una di queste, se poi aggiungiamo una sciarpa e un amore mai tramontato la storia diventa film e poesia. 6 Aprile 1991. Allo stadio Franchi arriva un certo Roberto Baggio fresco di trasferimento Firenze-Tori-

Baggio si rifiuta di calciare il rigore e lascia il campo, sostituito, con una sciarpa viola stretta nelle mani.

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Fiorentina Juventus

Ipnotizzò De Agostini, dopo che Baggio si rifiutò di calciare quel rigore. Da allora è entrato di diritto nella storia del club viola.

Mareggini: “Un rigore parato

è l’apostrofo sulla parola t’amo. Specie alla Juve” no, un tuffo al cuore per tutti i tifosi viola, roba da lacrime. La gara è di quelle nervose, contratta con la viola che va in vantaggio con gol di Fuser poi quel famoso rigore calciato da De Agostini ma che doveva essere di Baggio. In porta per la Fiorentina c’era Gianmatteo Mareggini che da quel rigore vide la sua carriera decollare, vuoi anche solo per l’amore di una città. “Come si dice in amore... il rigore parato è stato come l’apostrofo più bello sulla parola t’amo Fiorentina”. Ha risposto così il portierone, ora nello staff delle nazionali giovanili dell’Italia in esclusiva al Brivido Sportivo. Parole non certo comuni, parole che ti sorprendono. “Arriva il momento del cambio: fuori Baggio dentro Alessio. Dalla tribuna cade una sciarpa viola davanti al divin codino che si avvia

verso gli spogliatoi e come in film, appunto, Baggio si china, raccoglie la sciarpa e continua il suo cammino verso le docce. Il Franchi è ammutolito, in campo la lotta prosegue ma quel gesto passerà alla storia dei Fiorentina-Juventus. Sul campo non ho avuto modo di pensarci tanto, ero preso dalla concentrazione e trans agonistica. A posteriori – ha proseguito Mareggini - l’ho riguardato e mi ha fatto l’effetto di un amore mai dimenticato”. Per tutto il mondo viola fu una giornata indimenticabile, la vittoria, quel rigore parato e la famosa sciarpa. “Ancora adesso mi fermano per strada ragazzi di 13-14 anni che all’epoca non erano nemmeno nati. Significa che i loro genitori gli hanno raccontato cosa accadde quel giorno al Franchi..”. C’è un altro particolare che segnò quella

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Gianmatteo Mareggini: ipnotizzò De Agostini dal dischetto

gara, il tifo o meglio quello che fecero i tifosi. Come sempre l’arrivo della Juventus spingeva la curva Fiesole a colorarsi, dipingersi e modellarsi per l’occasione speciale: “Quella gara la ricordo anche per una cosa, la coreografia dei tifosi, secondo me ancora la più bella di sempre”. I monumenti più belli di

Firenze sopra il verde del prato, uno spettacolo vero. “Quel Fiorentina-Juventus ce l’ho stampata in testa come se l’avessi giocata una settimana fa. Il pre-partita, la gara e i festeggiamenti nello spogliatoio. La differenza tra quella Juve e la nostra Fiorentina era quasi abissale. Ma vincemmo.”

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Il Brivido Sportivo STADIO - 20 ottobre 2013 -

L’angolo del fioretto Ci siamo divertiti, abbiamo cercato di spezzare la tensione con un po’ di leggerezza. E i protagonisti siete stati voi, lettori del Brivido Sportivo e del brividosportivo.it. Avete risposto numerosi, attraverso il blog di Mario Tenerani, sulla nostra pagina facebook e i mille mezzi messi a disposizione dalla tecnologia. Le risate non sono mancate, speriamo di strappare sorrisi anche a voi. La speranza è quella di festeggiare oggi al termine della gara, in una domenica che ci auguriamo possa restare nella storia. Poi toccherà a voi mantenere la parola data e...se vorrete testimoniarci con qualche scatto fotografico la promessa mantenuta saremo ben felici di ospitarvi sulle nostre (ma soprattutto vostre) pagine viola.

«Nessun fioretto, vinciamo e basta perché siamo più fortiiiiii!!!! Forza violaaaaaaa!!!!». Marco

«Pur di battere la Juve, mi vestirei da inverno il 15 Agosto». Dania M.

«Pur di battere la Juve, sposo la mia ragazza». Eduardo «Pur di battere la Juve, mi metto i tacchi per una settimana». Cristina M.

«Pur di battere la Juve, vengo allo stadio con un agnello al guinzaglio». Ludovica B.

«Pur di battere la Juve, rinuncio al sesso per un anno». Alessandro R.

«Pur di battere la Juve, ditemi quello che devo fare che faccio tutto». Daniele

«Pur di battere la Juve, smetto di invidiare Carina Gomez». Sofia B.

Fiorentina Juventus «Pur di battere la Juve, vengo allo stadio col mocho in testa e a fine gara lo vado a dare a Conte». Simone B.

«Pur di battere la Juve, copro il calendario Pirelli nella mia officina». Gianni

PUR DI LA JU

«Pur di battere la Juve, mi compro la Duna». Amilcare

«Pur di battere la Juve, vado in «Pur di battere la Juve, non vacanza con la tocco alcool fino a Natale». suocera e non la Alessandro lascio all’autogrill». «Se vinciamo rinuncerò alla Saverio discoteca per un mese… sarà dura… ma per la VIOLA «Pur di battere la Juve, io questo e altro!!». divento tifoso viola….». Debbie Fabrizio C.

«Pur di battere, caro Mario ti farò, vincere a tennis!». Alessandro da Donoratico «Pur di battere la Juve divento gobbo». Lorenzo C.


Il Brivido Sportivo STADIO - 20 ottobre 2013 «Pur di battere la Juve, un mangio più un gianduiotto». Alice G.

«Pur di battere la Juve, fo lo strappo della Salviati con la Graziella». Amedeo

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«Preferisco battere il Milan a San Siro che la Juve. Ho la memoria buona e penso a: Siena, Torino, Udinese, etc, etc, rigori, rigori». Fabio «Pur di battere la Juve, faccio il giro di San «Pur di battere la Juve, Donnino a piedi…». studio fino a fine scuola». Simone Tommy «Pur di battere la Juve, smetto di litigare con mia moglie». Renzo F.

«Pur di battere la Juve, vo in Argentina a prendere Batistuta a nuoto». Diego

BATTERE VE IO... «Pur di battere la Juve, faccio dieta ferrea fino alla prossima domenica. Compresa». Antonio B.

«Pur di battere la Juve, non direi mai più “rigore per il Milan”». Corrado C.

«Pur di battere la Juve, vo a piedi da Firenze a Siena, lo giuro!». Francesca

«Pur di battere la Juve, lascio che il mio fidanzato trasformi la casa in un Viola Club, come vorrebbe lui. Forza Viola!!! Sempre e comunque». Juliana S.

«Ogni anno mi sono inventato qualcosa ma non si è mai avverato, ho provato quasi tutto dal portare barba e capelli lunghi , al tagliare solo la barba o solo i capelli, a mangiare qualcosa che mi piace poco o non mangiare qualcosa che mi piace molto,. Alla fine una delle poche volte in cui non ho fatto nessuna promessa s’è vinto a torino 3 a 2 con quella rimonta strepitosa. Io mi sa che ci riprovo non si sa mai che porti bene….». Paolo da Grosseto

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I Protagonisti

L'asso nella manica

Spadino, l’uomo che risolveva le partite subentrando dalla panchina

ROBBIATI: “CHE SPETTACOLO

di Michela Lanza

è

uno dei personaggi più amati degli ultimi venti anni di storia viola, pur non essendo mai stato un ‘titolarissimo’, piuttosto ‘riserva di lusso’. Stiamo parlando di Anselmo Robbiati, detto ‘Spadino’, che con la maglia della Fiorentina ha collezionato 160 presenze e 27 reti (129 gare e 21 reti in serie A, 31 partite e 6 gol in serie B). In viola tutti lo ricordano per due particolarità: per il suo sinistro delizioso, poi per il

Anselmo Robbiati, attaccante. Con la Fiorentina ha vinto la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana, oltre ad un campionato di Serie B.

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bellissimo gol che ha segnato alla Juventus nella stagione 1997-98 quando la Fiorentina di Malesani batté i bianconeri di Lippi con un netto 3-0. Ma Robbiati ricorda con piacere anche gli anni di Ranieri, l’allenatore che più di tutti lo ha saputo capire e far rendere… nonostante non sia mai riuscito, in tre anni, a battere l’acerrima nemica. Per questo, il Brivido Sportivo ha voluto intervistare in esclusiva ‘Spadino’ che ha ricordato pregi e difetti della ‘sua’ Fiorentina… Robbiati, se le dico Fiorentina-Juventus, lei che mi risponde? «Fiorentina-Juventus è la partita che ogni giocatore aspetta con ansia e spera di giocare da protagonista. Tutti dicono che è una partita come le altre, ma non è vero. Non lo è, non lo sarà mai. Il tifoso la vive più intensamente delle altre e riesce a trasmetterti delle grandi motivazioni. Insomma, Fiore-Juve è un’emozione forte, adrenalina allo stato puro». Inevitabile che il suo primo pensiero ricorra al suo gol nella stagione 1997-98,

quando sulla panchina viola c’era Malesani… «Me lo ricordo benissimo quel 3-0, anche perché erano anni che non riuscivamo a battere la Juve. Quando vinci contro la Juventus sei soddisfatto; quando la batti nettamente lo sei ancora di più; quando riesci a fare gol, poi, è… il massimo». Cosa ricorda di quel gol? «Fu un gol bellissimo, uno dei più belli che ho realizzato in carriera. Ricordo che Peruzzi guardò un suo difensore e allargò le braccia come a dire “Che ci dovevo fare…?”. In effetti: quello era un pallone imprendibile. Una soddisfazione immensa per me, anche perché in quel periodo non giocavo molto e quella rete fu una liberazione a livello emotivo. Una vera e propria esplosione di gioia». Facciamo un passo indietro: da Malesani a Ranieri, l’allenato che l’ha trasformata nell’uomo dell’ultima mezz’ora. «Ranieri ha saputo capire più degli altri le mie qualità. Sapeva quando era il momento di utilizzarmi fin dal

principio e quando era il momento che a livello fisico non avrei potuto dare, giocando dall’inizio, ciò che avrei dato subentrando a gara in corso. Ranieri mi conosceva più degli altri, non c’è alcun dubbio su questo. Del resto, quattro anni insieme in viola hanno significato un percorso preciso, specifico. Un percorso nel quale mi veniva spesso a parlare per assicurarmi che per la sua Fiorentina ero importante. Per lui ero il 12° uomo. Il primo cambio, spesso e volentieri, lo effettuava per farmi entrare. Anche quando non giocavo dall’inizio, mi sentivo titolare di quella Fiorentina. Sentivo la sua fiducia anche quando andavo in panchina. Poi, con questo non voglio dire che non ero felice negli anni a seguire con gli altri tecnici. Anzi… Ho avuto anche con Malesani e Trapattoni le mie occasioni: alcune le ho sapute sfruttare, altre meno. Ma con Ranieri è stato il top». Nonostante gli ottimi risultati, però, la sfida con la Juve, con Ranieri, è sempre

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Fiorentina Juventus

ricorda i suoi vecchi duelli contro la Juventus. Perché non è una partita come le altre.

CON MALESANI. Quel gol mi è rimasto dentro” stata tabù. Era il 24 marzo del 1996 e uno sfortunato autogol di Amoruso fu decisivo… che cosa si ricorda di quella sfida? «È proprio vero. L’unica nota negativa con Ranieri è stata l’abitudine a non vincere con la Juve. Un vero e proprio tabù. Sia in casa che in trasferta non siamo mai riusciti a battere i bianconeri. Però, a difesa della nostra squadra, c’è da dire che in quegli anni la Juve era decisamente superiore a noi. Soprattutto nell’anno del nostro ritorno in serie A (1994-95) quando abbiamo perso 1-4. C’è poco da fare: anche se in partite del genere tiri fuori il massimo, getti il cuore oltre l’ostacolo, la forza sul campo alla lunga emerge. Poi nel 1995-96, stagione in cui le forze in campo erano più equilibrate, abbiamo perso di misura a causa dello sfortunato autogol di Amoruso… Peccato, peccato davvero non aver avuto la soddisfazione di battere la Juve in quegli anni». Proviamo a rigiocarla ai punti: Toldo o Peruzzi? «Pe-

In 129 presenze Robbiati ha realizzato con la Fiorentina 21 gol. de attaccante ed ha vinto tutto. Ho avuto l’onore di giocarci insieme e lo considero uno dei più grandi in assoluto». Ruoli diversi, ma… lei preferisce la classe di Rui Costa o la classe di Del Piero? «Del Piero è più decisivo ed è ancora oggi un grande giocatore, uno di quegli uomini che hanno dato tanto al calcio, ma dico Rui Costa per la sua personalità, per il suo cuore, per la sua generosità. Per il fatto di averci giocato insieme». Quale il giocatore di quella Fiorentina che oggi fareb-

ruzzi è stato un grande portiere, ma dico Toldo». Amoruso o Vierchowod? «Lorenzo è un mio amico, c’ho giocato insieme… però come faccio a non dire Vierchowod?». Il trio Schwarz-Cois-Piacentini o quello formato da Deschamps-Conte-Di Livio? «Un signor centrocampo quello bianconero, ma ho troppo rispetto per i compagni coi quali ho giocato insieme: scelgo il trio viola». Batistuta o Vialli? «Dico Bati, anche se Vialli è stato un gran-

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be comodo alla squadra di Montella? «Vista l’assenza di Gomez, direi Batistuta, ovvero il grande finalizzatore che servirebbe alla squadra di Montella. Ma visto che il tedesco rientrerà presto… dico che a questa Fiorentina, per quella che è la sua indole, potrebbe far comodo Rui Costa. Anche al posto di Pizarro. Avrebbe avuto le potenzialità e le capacità per fare bene in questo contesto in quel ruolo». Neto, dunque, lo lasciamo in pace? «Si, mi sembra giusto lasciarlo tranquillo». Il pregio della sua Fiorentina che non ha la Viola di oggi? «Forse la mia era più concreta e decisiva. Probabilmente meno bella di quella di Montella, ma certamente più cinica: questa deve imparare ad esserlo di più». Il difetto della sua Fiorentina che, invece, non ha la formazione di Montella? «Più che difetto… parlerei di caratteristica: la mia Fiorentina aveva un centrocampo decisamente meno tecnico di quello attuale. Nel 1995-96

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con Cois, Schwarz e Piacentini era un reparto dove spiccava la quantità e non la qualità». Passiamo al presente e alla sfida di oggi: FiorentinaJuventus è anche Montella vs Conte. È anche Pepito Rossi vs Carlos Tevez. È anche Pizarro vs Pirlo. È anche Marchisio e Vidal vs Borja Valero e Aquilani… Quale sfida sarà decisiva? «Solitamente centrocampo e attacco fanno la differenza in queste partite. E Fiorentina-Juventus si giocherà in particolar modo a metà campo, dove entrambe le squadre hanno spessore e qualità. La squadra bianconera, in più di quella viola, ha maggior attitudine a mandare spesso i suoi centrocampisti in zona gol. Staremo a vedere cosa succederà». Il suo pronostico? «È troppo difficile fare pronostici. Visto che sono anni che la Fiorentina non batte la Juventus, speriamo possa vincere con un risultato rotondo come quando noi, nel 1997-98, battemmo la squadra di Lippi dopo tre anni di pareggi e sconfitte».

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I Protagonisti L'anno del Tris

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Uno dei trionfi più rotondi dei viola è stato il 3-0 della stagione ’97-’98 con i gol di Firicano, Oliveira e Robbiati

firicano: “Che emozione quel gol alla Juve. E LE SCRITTE SOTTO CASA...”

di Alessandro latini

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ra i tifosi viola un po’ più giovani, uno dei Fiorentina-Juventus del cuore è senz’altro quello datato 22 febbraio 1998. Un trionfo come poche volte è successo nella storia, con un rotondo 3-0 che ancora scalda i cuori solo a pensarci. La squadra di Malesani era bella e lanciata e prima dei bianconeri aveva mietuto altre vittime illustri (poche settimana prima era andata a vincere per 2-0 a San Siro contro il Milan). La Juventus di Lippi, però, era una vera e propria corazzata ed al termine della stagione fu Campione d’Italia perdendo solo due partite. Questi numeri danno ancora più importanza alla vittoria della Fiorentina, che quel giorno non fece veder palla a Zidane, Del Piero e compagni. Agli onori della cronaca non salirono Batistuta o Rui Costa, ma si presero la scena altri tre giocatori. Aldo Firicano, professione difensore si travestì per un giorno da goleador. Lulù Oliveira sfruttò una grande azione di Batistuta per siglare il raddoppio. Anselmo Robbiati (entrato a gara in corso come spesso gli capitava) si prese la soddisfazione di chiudere il conto con un sinistro a giro che baciò la parte bassa della traversa e si insaccò alle spalle di Peruzzi. Per celebrare quello splendido trionfo il Brivido Sportivo ha intervistato in esclusiva Aldo Firicano. Firicano, partiamo dall’attesa nel corso della settimana. Cosa ricorda? «Ricordo bene che quella partita i tifosi la sentiva-

no in modo particolare e ci trasmisero anche a noi la voglia di andare in campo e dare tutto quello che avevamo. C’era un’atmosfera speciale in tutta la città. La vittoria fu per certi versi sorprendente perché quella Juventus era imbattile, soprattutto per questo la soddisfazione fu immensa e le celebrazioni durarono tanti giorni. Il clima dello stadio mi fa venire la pelle d’oca ancora oggi. Fin da quanto entrammo per controllare le condizioni del campo prima del riscaldamento capimmo che non sarebbe stata una giornata come le altre. Chi ha assistito al ‘Franchi’ ad un FiorentinaJuventus sa di cosa parlo. Gli altri forse non possono capirlo». Lei realizzò il gol del vantaggio su assist di Morfeo… «Fu un gol strano per come arrivò. La gioia che ho provato nel

fare gol in quella partita invece non aveva niente di strano, fu sensazionale. E’ una di quelle cose per cui vale la pena vivere. Con questo penso di aver racchiuso tutto quello che ho ancora dentro. Lo spettacolo fu incredibile, la partita la dominammo dall’inizio alla fine». A Morfeo ha mai detto niente per quel pallone che gli recapitò sulla testa? «Non gli ho mai detto niente, ma non c’era da meravigliarsi. Giocavo in una squadra in cui c’erano giocatori talmente tecnici che certe giocate potevano nascere in qualunque momento. A distanza di anni devo dire però che calciò una bella punizione… (ride, ndr)». Il trionfo come fu festeggiato dalla squadra? «Ricordo

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un’euforia che durò tutta la settimana. La gente veniva agli allenamenti a cantare cori, per strada ci fermavano per ringraziarci. Io, inoltre, mi ritrovai anche delle scritte di ringraziamento vicino al portone di casa. Sono ricordi ed emozioni che non dimenticherò mai», E’ quella la partita più bella della sua carriera a Firenze? «Quella è importante perché fu caratterizzata dal gol, ma non è stata la più bella in assoluto. Ne ho giocate altre meglio e più importanti. Alcune partite di Champions League sono state più difficili ed entusiasmanti. Quello legato alla Juventus è un ricordo caro, ma non è l’unico della mia esperienza alla Fiorentina». In quella stagione cominciò ad emergere anche il talento di Edmundo. Che ricordi ha di lui? «Si vedeva subito che aveva qualità straordinarie, a livello tecnico non si poteva discutere. Ricordo che la prima cosa che mi colpì di lui è che una volta si fece la barba prima di entrare in campo e poi ho sempre in testa un suo gol pazzesco a Parma in una partita in cui vincemmo 2-1. Quella partita secondo me lo consacrò, fece vedere tutto il suo repertorio: accelerazione, dribbling e tiro in porta. Forse quel gol non lo ricordano tutti, ma dimostrò di essere un campione. Per tanti motivi non è riuscito ad avere quella continuità a Firenze che tutti speravano, ma aveva doti eccezionali».

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Il Brivido Sportivo STADIO - 20 ottobre 2013 -

I protagonisti Vista dall'Avversario

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L'ex juventino partì titolare nel 1998, quando Batistuta castigò Peruzzi

NICOLA AMORUSO: “BATI E DEL PIERO, di Michela lanza

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i sono uomini che vengono ricordati per aver determinato il risultato di una partita. Poi ci sono partite che diventano indimenticabili, talvolta per un motivo, talvolta per un altro. Ecco un esempio: Nicola Amoruso, ex attaccante bianconero, era nell’undici titolare di quella sfida tra Fiorentina e Juventus (1-0) che – nostro malgrado – ancora oggi è ricordata per essere stata l’ultima vittoria casalinga dei viola contro i bianconeri. 13 dicembre 1998, stadio Artemio Franchi… una steccata di Batistuta seguita da ‘schitarrata’ regalò scene di giubilo tramandate ai posteri. E mai più rivissute… Cosa c’entra Amoruso? Semplice – lo ha spiegato egli stesso in esclusiva al Brivido Sportivo – ancora oggi ricorda con dispiacere quella serata in cui dovette abbandonare il campo anzitempo (al 43’ del primo tempo) per lascia-

re il posto al croato Tudor, in seguito all’espulsione di Montero. Non poté giocarla tutta. Non poté godersela tutta. Anche se alla fine, a godere, furono i viola. Poi… il buio. Da quella fredda serata in cui Firenze comandava la classifica, la Fiorentina non è più riuscita a vincere con la Juve in casa. Lo scorso anno i viola di Montella ci sono andati vicini. Che oggi sia la volta buona? Amoruso, da ex juventino, cosa ci risponde se le diciamo… Fiorentina-Juventus? «Fiorentina-Juventus è una partita che tutti vorrebbero giocare almeno una volta nella vita, perché è un match che entusiasma entrambe le tifoserie. Ricordo questa sfida con piacere, perché è sempre stata calda ed ha sempre dato vita a partite belle e intense, che hanno generato pressione, attenzione e apprensione. Mi auguro che anche quella di oggi sia bella ed emozionante e che possa vincere la sportività. Troppo spesso

sono seguite polemiche a determinate partite e invece mi piacerebbe vedere solo buon calcio, spettacolo e divertimento: tutte componenti che la Fiorentina di Montella e la Juventus di Conte possono generare. Il match non dovrebbe deludere le aspettative…». Ma che partita si aspetta? «Sarà una partita importante per la classifica di entrambe le squadre. Squadre che hanno più o meno le stesse caratteristiche: sono belle, tecniche e giocano molto bene a calcio. In pratica sono due candidate al titolo, anche grazie a due allenatori (Montella e Conte, ndr) che sanno trasmettere le proprie idee ai giocatori in campo. Mi aspetto, proprio per la forza di entrambe le compagini, una gara molto equilibrata. Una gara che non escludo possa essere risolta su palla inattiva». Su cosa punteranno Conte e Montella per vincere la partita? «Sono due allena-

tori molto attenti a tutto, ma credo che la Juventus abbia qualcosa in più in fase difensiva, mentre ritengo la Fiorentina forse più forte in avanti». Nonostante l’assenza di Gomez? «Mario Gomez manca eccome alla Fiorentina! Un finalizzatore del suo calibro, forte tecnicamente e fisicamente, non può non mancare ad una squadra come quella viola, ma la fase offensiva dei gigliati ha dimostrato, in certe occasioni, di saper anche sopperire alle assenze. Perché la fase offensiva dipende da tanti fattori, nonostante – ripeto – siano sempre i grandi attaccanti, alla fine, a fare la differenza». A proposito di grandi attaccanti: sarà un bel duello quello tra Tevez e Rossi? «Parto dal presupposto che Pepito Rossi ancora non è al 100%. Nonostante ciò, sta facendo molto bene, così come Tevez: sono due attaccanti che determinano, riescono ad essere incisivi, riescono ad

essere preziosi per i compagni mettendoli in condizione di segnare e, con la stessa facilità, riescono essi stessi ad andare alla conclusione e fare gol. Per certi aspetti si assomigliano anche. Non ci sono dubbi: sarà una bella sfida a distanza!». Un altro gran bel duello sarà quello in panchina tra Conte e Montella. Cosa

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Fiorentina Juventus

e la Juve. E fu costretto ad uscire per... colpa di Montero.

COME LORO NESSUNO MAI. Ma questi allenatori...” pensa di questi due tecnici? «Conte, da calciatore, ha avuto allenatori che hanno fatto la storia del calcio italiano: da Trapattoni a Lippi, ad Ancelotti. È inevitabile che la preparazione tattica di Antonio sia completa. A questo va aggiunto che è un giovane allenatore che riesce a farsi rispettare dai grandi giocatori con i quali ha a che fare tutti i giorni. E questo è fondamentale. Credo che lui abbia carpito i segreti dei suoi tecnici, ma che Conte sia per certi versi unico. Direi molto originale. Lo contraddistingue una determinazione sopra le righe: è arrivato alla Juventus con l’obiettivo di vincere. Ed ha vinto». E Montella? «Vale lo stesso discorso. Ha avuto grandi mentori, è vero (Eriksson, Capello, Spalletti, etc.), ma lui ci mette del suo. La sua Fiorentina gioca il più bel calcio

d’Italia. Le sue squadre non sembrano nemmeno italiane… ha portato nel nostro campionato una mentalità nuova esigendo tutti giocatori molto tecnici che sanno fare possesso palla come pochi. Un innovatore. In sintesi: entrambi (Conte e Montella, ndr) hanno una personalità importante, molto accentuata, e si distinguono per come fanno giocare le loro squadre e per le loro capacità. Sono difficili da imitare…». L’ultima vittoria della Fiorentina contro la Juventus a Firenze risale alla stagione 1998-99. Che ricordi ha di quella gara che lei giocò da titolare? «La ricordo molto bene, non solo per la sconfitta, ma anche perché intorno alla fine del primo tempo fu espulso Montero per fallo su Edmundo e, essendo io un attaccante, fui costretto ad uscire per favorire l’ingresso

in campo di un altro difensore (Tudor). Tornando alla partita, alla serata, mi ricordo una grandissima atmosfera a Firenze. Fu un bel match, giocato con intensità da entrambe le squadre». Più forte la Fiorentina di oggi o quella del 1998-99? «Due squadre molto diverse. Personalmente preferivo quella che fu Campione d’Inverno nel 1999 e che si basava su Batistuta, Rui Costa ed Edmundo: tutto girava intorno a loro. Una gran bella Fiorentina». Se Batistuta non si fosse infortunato, quella Fiorentina avrebbe potuto vincere lo scudetto? «Avrebbe potuto… sì… se non si fosse fatto male Batistuta». E la Juve? Meglio quella di oggi o quella di Lippi? «Se quella di Lippi è considerata

una delle più forti della storia della Juventus, un motivo ci sarà. Quella era più forte di quella di oggi, basti pensare a quello che ha vinto in 5 anni (3 scudetti, 1 Champions, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Supercoppa Uefa, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe italiane, ndr)». Quindi, si può dire che il calcio italiano, rispetto a quindici anni fa, ha perso qualcosa in termini di valore e forza? «Diciamo che il calcio italiano è cambiato. Prima il campionato di serie A era terribile e ambito da tutti. Gli stranieri sognavano di giocare in Italia. Oggi, invece, ha perso interesse. Gli ingaggi ridimensionati? Certo, questo conta eccome! I campioni vanno dove vengono pagati di più». Se le dicessimo Fiorentina, lei a quale giocatore pensa? «Senza dubbio Batistuta.

Amoruso con la maglia della Juventus. Avversario dei viola, subiva anche lui il fascino della grande sfida.

È stato straordinario, sopra a tutti. Così come Del Piero per la Juventus. Sono stati due campioni unici che, non a caso, sono entrati di diritto nel cuore dei tifosi».

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I Protagonisti KO che fanno ancora male

Fiorentina Juventus

L’ex attaccante viola ha provato una forte delusione con la Juve ma anche la gioia di batterla a Firenze

Baiano: “Ancora oggi mi brucia troppo SABA ediliziA

QUELLA SCONFITTA SUBITA A TORINO” di ANdrea giannattasio

F

iorentina-Juventus può regalare gioie ma anche atroci delusioni. Un successo può far infiammare

Baiano festeggia un gol. In A, con la Fiorentina, ne ha realizzati 25

un’intera città così come può deprimerla da un momento all’altro. Lo sa bene Francesco Baiano, che con la maglia viola in tanti anni di militanza ha vissuto uno tra i successi più belli sui bianconeri - il 2-0 del Franchi del dicembre 1992 - ma anche una delle sconfitte più rocambolesche nella storia della Fiorentina contro la Vecchia Signora. Per ripercorrere questa altalena di momenti, Il Brivido Sportivo ha contattato proprio l’ex attaccante viola, attualmente vice allenatore di Sannino sulla panchina del Chievo. Baiano, come viveva la sua Fiorentina l’avvicinamento alla partita contro la Juventus? «Per la tifoseria viola è sempre stata una gara particolare ma nello spogliatoio sapevamo che era anche una sfida che valeva tre punti come le altre. E’ sempre stato difficile affrontare i bianco-

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neri, perché negli anni ‘90 la Fiorentina non navigava in grandi acque mentre invece la Juventus in quelle stagioni vinceva scudetti su scudetti». Sentivate la pressione del pubblico di Firenze? «Ogni volta che camminavamo per strada o uscivamo dagli allenamenti, nella settimana prima della Juve c’erano sempre tantissimi tifosi che ci incitavano e ci ricordavano l’importanza della partita: avevamo capito in poco tempo quanto valeva». Qual è il successo che ricorda con maggior piacere sui bianconeri? «Sicuramente quello della stagione ‘92-’93, quando davanti al nostro pubblico arrivò un meritato successo per 2-0. Ad aprire le marcature fu Laudrup ad inizio partita, poi nella ripresa dopo il nostro forcing arrivò il raddoppio, frutto di un’autorete, se non erro, di Sartor.

Ma alla Juve è legata anche una delle mie più cocenti sconfitte della carriera...» Quale? «Quella del famoso 3-2 di Torino: era il dicembre del 1994 ed affrontavamo la Juventus al Delle Alpi. Partimmo subito forti e nel giro di mezz’ora prima io poi Carbone bucammo per due volte la porta bianconera. Nella ripresa però qualcosa cambiò e la Juventus riuscì prima a trovare il pari e quindi, con una magia di Del Piero allo scadere, a ribaltare il punteggio. Quel ko mi brucia ancora». Parlando della sfida attuale, che cosa prevede? «Sarà una gara molto difficile ma la Fiorentina ce la può fare. La Juventus, a differenza dei viola, ha fatto per adesso vedere le

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I protagonisti Dall'Inferno al Paradiso

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La lunga cavalcata di uno dei capitani viola che dalla C2

Luca ariatti: “In quel 3-3 al Franchi c’era

di Gianmarco Lucherini

uando Ligabue scrisse “Una vita da mediano” Luca Ariatti aveva 21 anni, giocava nella squadra della sua città, la Reggiana, e magari ascoltando le parole del testo sperava di diventare proprio come quell’Oriali decantato dal rocker di Correggio. Le parole del Liga sembrano un ritratto fedele della carriera di Luca, vero esponente della “working class” calcistica, quella che ebbe come vati Furino e lo stesso Oriali. Alla fine Luca ce l’ha fatta, è vero, non ha vinto Mondiali come d’auspicio canoro, ma

Fiorentina Juventus

ha lavorato tanto sui polmoni e recuperato molti palloni. Ariatti arriva a Firenze nel Gennaio del 2003 alla Florentia Viola. Rinuncia al campionato di C1 con la Reggiana per la C2 con la nuova Fiorentina di Della Valle. Quando esordisce, a Rimini, non può immaginare che una manciata di mesi dopo avrebbe giocato da capitano della Fiorentina contro la Juve in Serie A. E invece, c’est la vie... Luca Ariatti che idea si è fatto della Fiorentina? «La seguo con molto piacere e con grande at-

Luca Ariatti, centrocampista. E' uno dei protagonisti della cavalcata viola dalla C2 alla Serie A.

tenzione. I viola sono partiti con qualche responsabilità di troppo. Sotto l’aspetto dei risultati la classifica paga qualcosa ma, una volta recuperati i giocatori infortunati, credo che sarà imperativo tentare di vincere anche le partite di cartello, altrimenti il gap dalle primissime rischia di allungarsi ulteriormente. Siamo comunque alla settima giornata e di conseguenza non possiamo dare giudizi definitivi; l’importante è poter contare su un Pepito Rossi in forma straordinaria, poi sono sicuro che col rientro di Gomez possano ritrovare anche la sicurezza e la personalità necessarie per i grandi obiettivi». Si era parlato addirittura di secondo posto in Estate... «Attualmente il gap dalle prime è importante, tuttavia sono convinto che la classifica si riaccorcerà di nuovo tra qualche giornata». Parliamo della sua esperienza a Firenze; lei arriva alla Florentia Viola in C2 a 25 anni... «Si, arrivai dalla Reggiana e ci mettemmo d’accordo solo l’ultimo giorno di mercato (31 Gennaio 2003 ndr), non ci fu una trattativa precedente, ma diedi immediatamente la disponibilità».

Appena arrivato gioca la prima partita a Rimini, nello scontro diretto per la vetta... «Non credevo che avrei giocato quell’anno... Ma il giorno della rifinitura pre-Rimini, a Forlimpopoli, Cavasin mi si avvicinò e mi disse che avrei giocato. Era la gara decisiva per il primato in classifica, giocai e vincemmo una grande gara, da quel momento fui sempre titolare. Alla fine dell’anno, con la promozione in C1, venni riscattato e poi, con un po’ di fortuna, giocammo il campionato di serie B l’anno successivo (N.d.r. Nella stagione 2003-2004 la Fiorentina venne “ripescata” dalla C1 alla serie B)». E quel giorno avrebbe mai pensato di affrontare la Juventus da capitano in Serie A? «Sicuramente passai dalla C1, con la squadra della mia città, alla C2 con la Fiorentina con la speranza di fare un passo indietro allora per poi farne tre avanti in futuro, in effetti così avvenne e da questo punto di vista la mia esperienza a Firenze non poteva essere migliore. Sono stati due anni e mezzo strepitosi» Nella stagione 2004-2005 tornate in serie A, eravate una

buona squadra ma vi salvaste solo all’ultima giornata... «Eravamo un’ottima squadra, partimmo con tante difficoltà; Mondonico fu esonerato dopo alcune partite, ma tra Ottobre e Novembre esprimemmo un grande calcio con Buso. Poi purtroppo ci facemmo male in 4-5, io restai fuori due mesi come Ujfalusi, Miccoli ebbe problemi al tendine, attraversammo un periodo nero dal quale faticammo a rialzarci. Era una serie A d’altissimo livello ed era difficile fare punti ovunque, eravamo impauriti. Poi quell’anno ci furono delle decisioni arbitrali molto penalizzanti per noi... Credo sia evidente...» Quell’anno c’era una delle Juventus più forti degli ultimi 50 anni, la Juventus di Capello, Del Piero e Ibrahimovic. La sera del 9 Aprile 2005 c’è Fiorentina-Juve al Franchi; uno dei lampi di quella stagione tormentata, cosa ricorda? «Fu un bellissimo 3-3 al Franchi; partita spettacolare. Andammo per tre volte in vantaggio con gol di Dainelli, Chiellini e Pazzini, ci facemmo raggiungere sempre... Per loro segnò Del Piero e ci fu la doppietta di Ibrahimovic. Quella

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ha riportato la Fiorentina in Serie A. Fino a ritrovare la Juve.

tutto il nostro amore per la maglia” Juve è stata la squadra più forte che abbia mai visto, giocavano con Emerson-Vieira al centro, Camoranesi e Nedved sulle fasce, mentre in avanti avevano Trezeguet e Ibrahimovic, dietro avevano Cannavaro e Buffon, c’era anche Del Piero...Erano una vera corazzata, pazzeschi...» Forse la Juve più forte di tutti i tempi? «Io credo che assieme all’Inter di Mourinho siano le due squadre più forti che abbia mai incontrato. Avevano tutto; prestanza atletica, mentalità, erano nettamente superiori. Ho incontrato la Juve altre volte in carriera, ma quella lì era la più forte». Tornando a quel FiorentinaJuve, quella sera lei era anche capitano. «Quella partita fu bellissima. Giocammo in posticipo a causa della morte di Giovanni Paolo II, in notturna. Quella sera eravamo col coltello tra i denti, la situazione della classifica pesava molto e si andò ad aggiungere alla pressione, già altissima, di una partita contro la Juve a Firenze. Facemmo una grande gara, mi ricorderò sempre l’applauso finale del nostro pubblico che aveva visto una squadra con molti elementi giovani tener

testa ad una Juventus spaziale. È uno dei ricordi più belli a Firenze. Sebbene è rimasto il grande rammarico di non essere riusciti a mantenere il vantaggio per ben tre volte...Potevamo anche vincere; prendemmo due gol molto stupidi, probabilmente Cejas non era in serata ( sorride). È una partita che ricorderò sempre, perché giocare da capitano una delle classiche del calcio italiano mi riempì di orgoglio». Chi la impressionò di più tra i bianconeri? «Io giocavo sulla fascia, mi trovavo Zambrotta sempre davanti. Era durissima... Aveva grande intensità e una grande corsa. Lui giocava dietro a Del Piero, ed io e Maggio ci trovavamo sempre a duellare in coppia con loro due, facemmo una grande partita». Tutto questo a pochissimi mesi di distanza dalla partita in C2 col Rimini. “Io credo di poter riassumere i miei anni a Firenze con tre tappe fondamentali: La prima è proprio Rimini, la seconda è lo spareggio per andare in serie A contro il Perugia, allo stadio quella sera non entrava uno spillo! La terza è la fascia da capitano con la Juve”.

Cosa ricorda del pubblico viola della sera contro la Juventus? «Il pubblico di Firenze in quelle occasioni tira fuori il meglio di sé, avevamo un’enorme spinta da parte dei tifosi, noi giocammo bene e trascinammo lo stadio ma a nostra volta eravamo trascinati dall’entusiasmo del Franchi. Questa è una partita speciale per la rivalità che c’è» Tornando al presente, oggi c’è la Juventus, chi è il loro giocatore più pericoloso? «Loro riescono a mandare in gol tantissimi giocatori, si stanno confermando anche quest’anno ma sarà il campionato più difficile per loro. La posta in palio è già altissima; la Fiorentina non può sbagliare e deve ridurre il gap con le prime, la Juve non può perdere il passo del Napoli e della Roma. Ci saranno grandi contenuti tecnici e agonistici. La Juve arriverà tra le primissime insieme al Napoli e alla Roma, che hanno entrambe la capacità di mantenere fino alla fine. Decideranno gli scontri diretti. Il giocatore che può fare la differenza per la Juve è Tevez, ha una grande personalità in queste partite essendone abituato, poi c’è l’esuberanza e la potenza fisica di Pogba»

La sua esperienza a Firenze finisce con l’inizio della stagione 2005-’06. «Si, fu un periodo difficilissimo, realizzai come funzionasse davvero il calcio... Ci sono persone incaricate di scegliere e oggi che sono passato dall’altra parte capisco, allora invece la digerii molto male. Avevo sentito Corvino in ritiro, ma ebbi la sensazione che non sarei rientrato nel progetto. Credo che tutto sommato avrebbero potuto valutarmi fino a Gennaio, penso che sarei stato utile

per quella squadra». A Firenze si sente ancora con qualcuno? «C’è il “Lupo” ( Lupatelli ,ndr) che giocava con me in quella Fiorentina di quasi dieci anni fa, c’è il mio amico Roberto Ripa, poi c’è tutto l’entourage di chi lavora in società. Sono rimasto in ottimi rapporti con tutti loro e sono contento nel vedere che persone che sono partite con me dalla C2 oggi calchino i campi dell’Europa League e, spero, in futuro anche di Champions»

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I protagonisti La Rinascita di Andrea Giannattasio

P

er tutti, Christian Riganò è l’emblema della rinascita della Fiorentina, il simbolo della rifondazione e del ritorno nel calcio dei grandi dopo il fallimento del club viola. Nel palmarès di Riganò con la maglia della Fiorentina, però, c’è una grande lacuna che corrisponde al numero zero nel tabellino delle gare giocate contro la Juventus a Firenze. Dopo il ritorno in A dei viola, infatti, nella tormentata stagione 2004-2005 (l’ultima del ‘’Riga’’ a Firenze) il bomber di Lipari non ha mai avuto modo di giocare nemmeno un minuto contro i bianconeri, dal momento che nell’1-0 juventino dell’andata l’attaccante era fuori per infortunio e che nel rocambolesco 3-3 nella gara di ritorno a Firenze, Riganò rimase per 90’ in panchina. Riganò, per lei che mancanza è quella di non aver mai provato sul campo un sfida in viola contro la Juve? «Sicuramente è un grosso dispiacere dal momento che so bene quanto valga questa

Fiorentina Juventus

Ha segnato un gol dietro l’altro sognando di trascinare la Fiorentina nell’olimpo del calcio ma non ha mai giocato contro la Juve.

RIGANO’: “MANCA LA JUVE,

ma io ho riportato i viola lassù” partita per la Fiorentina; i miei anni più importanti a Firenze, però, li ho vissuti prima di quella stagione quando prima in C2 poi in B eravamo di fatto impossibilitati a sfidare la Juventus». Anche lei però avvertiva la pressione dei fiorentini quando la partita si avvicinava? «Sicuramente sì. A maggior ragione dopo il ritorno in Serie A, quella contro la Juve era un appuntamento da non fallire assolutamente ed i tifosi quando ci vedevano ce lo facevano capire in ogni modo». Cosa ricorda del 3-3 interno contro la Juve? «Fu una gara esaltante ma allo stesso tempo davvero sfortunata; avemmo la fortu-

na di passare in vantaggio per ben tre volte e tutte e tre le volte fummo raggiunti dalla Juventus. Era un anno in cui quasi tutto ci andava storto e raggiungere una vittoria come quella ci avrebbe sicuramente aiutato per il morale e per la classifica, dato che poi ci salvammo solo all’ultima giornata». Si può dire che non aver mai affrontato la Juve con la Fiorentina è il suo più grande cruccio? «Forse sì però per fortuna nella mia carriera in altre piazza, come Siena ed Empoli, ho avuto l’opportunità di incrociare i bianconeri per due volte, anche se poi sono arrivate altrettante sconfitte... (ride n.d.r.)».

Cristian Riganò, il bomber arrivato da Lipari. Ha riportato, a suon di gol, la Fiorentina dalla C2 alla serie A.

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