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CHI IN PANCHINA...

... “Ma ha ancora senso investire nel calcio?”

Come sempre gli interventi di Diego Della Valle hanno lo spessore di un temporale, di quelli che mettono paura. Le parole del patron viola che sono arrivate direttamente da Tokyo hanno fatto sobbalzare tutta Firenze. Non solo perché fanno riferimento alla necessità «di un momento riflessione per verificare se abbia senso o meno investire ancora nel calcio e nelle sue società, in considerazione della presenza di un gruppo di tifosi violenti, di ‘fessi’, che distrugge lo sport più bello del mondo». Ma perché chiaramente spingono il fratello Andrea a una riflessione su come gestire il futuro della Fiorentina. Da tempo abbiamo notato che l’intero mon-

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TOTO-ALLENATORE: FINALE AL FOTOFINISH PER Zdenek ZEMAN-claudio RANIERI Gli ex viola non hanno dubbi: il sogno resta Spalletti, ma la realtà se la contendono in due…

zarri e un clamoroso ritorno di Prandelli? Sull’uomo dei sogni c’è coerenza, un po’ più variabili le idee sui papabili reali, con Zeman e Ranieri comunque in vantaggio su tutti. FIRICANO, IL DIFENSORE CHE PUNTA ZEMAN. A cose normali, sono più gli attac-

Tutti i marchi riportati sono di proprietà dei legittimi e rispettivi proprietari.

Una vera e propria girandola che ci auguriamo possa presto smettere di girare per indicare il nome di colui che sarà il prossimo allenatore della Fiorentina. Tra i possibili candidati (possibili perché accessibili) alla panchina viola sono sostanzialmente rimasti in sei: Ranieri, Zeman, Reja, Dunga, Iachini e la novità Pea. Ogni tifoso ha una preferenza, ogni tifoso ha un sogno. Ogni tifoso vorrebbe dire la sua: chi vorrebbe la fantasia di Zeman (la maggior parte), chi la concretezza di Reja (in molti lo stimano), chi la grinta di Dunga o la saggezza di Ranieri seppur osteggiato da una parte dei sostenitori. Più staccati nelle idee dei fiorentini Iachini e Pea. Noi del Brivido Sportivo, così, abbiamo deciso di fare un toto-allenatore tra gli ex viola. Tra coloro che hanno vestito la maglia della Fiorentina, che hanno calcato l’erba del Franchi e conoscono la gente di Firenze, entusiasta e polemica quanto basta per non essere mai d’accordo su niente e nessuno. Quale l’allenatore giusto per il nuovo ciclo? E quale, invece, l’allenatore dei sogni? Quello che ‘vorrei ma non posso’ da scegliere tra Spalletti, Maz-

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penso che sarebbe più opportuno scegliere il direttore sportivo e poi l’allenatore ma, fatta questa premessa, dico che punterei dritto su Zdenek Zeman perché sollecita la piazza. Diciamo che lui è la panacea di tutti i mali: distoglierebbe l’attenzione dai problemi societari e la concentrereb-

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L’esclusiva di Michela Lanza

be su di sé facendo tornare entusiasmo e passione. Escluderei invece Claudio Ranieri, al di là delle qualità indubbie di allenatore, solo per un fatto pratico: non vedo il senso di un ritorno di un tecnico già stato a Firenze in una gestione precedente. Per quanto riguarda i giovani come Beppe Iachini e Fulvio Pea, vi aggiungo anche Stefano Pioli: sono convinto che siano tutti allenatori validi, ma dovrebbero avere più degli altri la protezione della società. Non credo invece alla soluzione Carlos Dunga. Non penso sia l’allenatore giusto per la Fiorentina». E per quanto riguarda i sogni? «Più che sogni, sono proprio nomi irrealizzabili quelli di Spalletti, Prandelli e Mazzarri. Prandelli per me non può tornare, primo perché è un ‘cavallo di ritorno’, secondo per come si è lasciato con Della Valle. Quindi se devo proprio sognare, dico che il top sarebbe Luciano Spalletti: un ottimo allenatore, un fiorentino amato dai fiorentini». AMOROSO VA SULL’USATO SICURO: RANIERI. La parola passa ai centrocampisti e così l’ex viola Cristian Amoroso, che tra qualche giorno sarà a

canti ad auspicare un eventuale ingaggio di Zeman perché di solito le squadre del boemo in difesa soffrono. Non la pensa così Aldo Firicano, stimato ex difensore della Fiorentina che indica proprio il tecnico del Pescara come l’ideale per riaccendere Firenze: «Prima di tutto

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DIRETTORE RESPONSABILE Michela Lanza direttore@brividosportivo.it REDAZIONE redazione@brividosportivo.it CONSULENTE EDITORIALE Alessandro Rialti

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L’esclusiva

di Michela Lanza

Coverciano per iniziare il corso allenatori di seconda categoria, esprime il suo pensiero che sembra essere netto, conciso e senza dubbi: «Il migliore di tutti è Claudio Ranieri. Certo se la società ha intenzione di spendere. È un signor allenatore e conosce anche la piazza, dunque sa come gestirla. Adesso Firenze ha bisogno di certezze e lui può darle. Per quanto riguarda Fulvio Pea, sicuramente è un giovane interessante. È un tecnico emergente, ma non ha abbastanza esperienza per gestire un ambiente come quello viola e potrebbe essere un grosso punto interrogativo per una piazza così esigente. Non è come Ranieri che ha le spalle larghe, con lui si va sul sicuro. L’idea Zeman? Non mi convince perché le sue squadre prendono troppi gol. In serie B può andare bene perché di 4-5 occasioni da gol, quando va bene gli avversari ne realizzano una. Ma in serie A se concedi le stesse occasioni da rete, ti castigano veramente. Lo considero un allenatore troppo rischioso. Beppe Iachini e Carlos Dunga proprio non ce li vedo, mentre Edy Reja non mi fa impazzire». Pessimista sui

‘big’: «Gente come Spalletti e Mazzarri secondo me a Firenze non viene. Comunque se devo scegliere, anche se li considero entrambi ottimi allenatori, dico Luciano Spalletti». BIGICA PER ZEMAN MA SPERA IN UN RITORNO. L’ex centrocampista della Fiorentina Emiliano Bigica, che ha vestito la maglia viola negli anni di Ranieri, Malesani e Trapattoni, è sicuro: a Firenze serve passione e allora punta dritto su Zdenek Zeman: «Sarebbe il più adatto, quello che potrebbe riportare entusiasmo a Firenze considerando l’attuale disamore della gente verso la squadra. Adesso servono l’ironia di Zeman, la sua indubbia bravura sul campo legata anche ad un discorso tecnico giovane a lungo termine. Conosco il boemo, so come lavora: ha bisogno di giovani interessanti insieme a veterani che hanno ancora fame e voglia di correre perché con lui o si corre o niente. È un allenatore, Zeman, che sa valorizzare al meglio i giovani e lo potrebbe fare anche a Firenze migliorando quelli che hanno già fatto vedere buone cose nella passata stagione. Addirittura potrebbero tornargli utili giocatori di ritorno da prestiti che hanno disputato un ottimo campionato altrove. Certo, se la società scegliesse Zeman, dovrebbe essere chiara con la piazza dicendo che serve pazienza perché il progetto scelto è quello di puntare sulla crescita dei giovani. Non

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Cosa pensano gli ex Viola FIRICANO, IL DIFENSORE CHE PUNTA ZEMAN

promettere qualcosa e che poi non è possibile mantenere. Per quanto riguarda gli altri allenatori citati, non dovesse arrivare Zeman, prenderei Edy Reja: è un uomo di esperienza che potrebbe sopportare la piazza di Firenze che, come tutti sanno, è molto esigente. Sul terzo gradino del podio, poi, metto Carlos Dunga, un’altra figura adatta alla città perché conosce la piazza e sarebbe ben voluto. Credo meno, invece, al nome di Fulvio Pea perché è un giovane emergente, sicuramente di valore, ma con poca esperienza in A. Non lo ritengo adatto ad una piazza che alla prima difficoltà gli si potrebbe ritorcere contro. E dico no anche al ritorno di Claudio Ranieri: Firenze ha bisogno di novità». No a Ranieri, sì a Prandelli: «Parlando di sogni, riprenderei Cesare Prandelli perché ha fatto grandi cose e conosce bene Firenze che

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AMOROSO VA SULL’USATO SICURO: RANIERI

lo ama ancora. Ma fossi lui, dopo aver fatto benissimo ed essendo un ‘cavallo di ritorno’, non so se tornerei. Allenatori del calibro di Prandelli, Spalletti, Mazzarri non accettano una panchina, oggi, senza un progetto tecnico importante. Sul secondo gradino del podio degli ‘irrealizzabili’ metto Luciano Spalletti». RIGANO’ PUNTA SU REJA E SOGNA SPALLETTI. Il bomber Christian Riganò, protagonista assoluto della scalata dalla serie C2 alla serie A della Fiorentina dei Della Valle, indica come allenatore ideale un nome poco diffuso tra i tifosi. «Quale l’allenatore giusto per la Fiorentina? Dipende cosa vuol fare la società. Bisogna capire se c’è la volontà di puntare su un tecnico emergente o su un giovane. Dunque, personalmente dico ‘no’ a Claudio Ranieri perché a Firenze è già stato e mi pare

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PER LULU’ RANIERI E’ LA CERTEZZA, MA ‘LUCIO’...

non si sia lasciato bene con la piazza. Quest’anno poi non ha fatto benissimo sulla panchina dell’Inter. Io ho molta stima di lui, così come degli altri, ma non penso sia ora la scelta migliore. A Firenze c’è voglia di divertirsi e allora il primo pensiero va a Zdenek Zeman però con lui si va incontro ad un rischio: il boemo è un allenatore che quando vince, vince bene ma quando perde, perde male al punto che le sue squadre possono anche rischiare la retrocessione. Certo, mi piacerebbe tanto veder giocare la Fiorentina come il Pescara di Zeman, ma occhio all’altra faccia della medaglia: col maestro del 4-3-3 o bene bene o male male. È la sua carriera a dirlo. Per questo valuterei un’altra soluzione, una via di mezzo, e sceglierei senza ombra di dubbi Edy Reja: è un allenatore molto preparato, serio (come del resto gli altri), esperto

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Cell. 366.7085152 e capace. Ha fatto ottime cose a Napoli e poi a Roma sulla panchina della Lazio dove con una squadra di buoni giocatori ma non di campioni (per intendersi, non una rosa come quelle di Inter o Milan) ha sfiorato un quarto e un terzo posto. Quando ho sentito spuntare nella lista dei pretendenti il nome dell’ex tecnico della Lazio, sono stato felice. Punterei su di lui». Poi ci sono i sogni: «Walter Mazzarri rientra già tra quegli allenatori che le società che li hanno non vogliono farsi scappare. Non credo che il Napoli lo lasci andare, ha un altro anno di contratto, ha pure vinto un trofeo (la Coppa Italia) dopo tantissimi anni sfiorando per la seconda volta consecutiva la qualificazione in Champions. Il suo Napoli mi ha davvero ricordato la Fiorentina di Prandelli, il percorso è stato simile. Ma il mio sogno nel cassetto rimane sempre e comunque Luciano Spalletti». PER LULU’ RANIERI E’ LA CERTEZZA, MA ‘LUCIO’… Da un attaccante ad un altro: anche Luis Oliveira, più famoso tra i tifosi della Fiorentina come Lulù, ha individuato l’allenatore ideale non puntando su Zdenek Zeman, bensì sull’allenatore romano che, nonostante abbia raggiunto ottimi risultati a Firenze, non si è lasciato bene con la città: «Non è semplice dire quello che farà la società. Personalmente penso che la Fiorentina abbia bisogno di un grande allenatore, di carattere, esperto,

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L’esclusiva di Michela Lanza

che conosca il calcio italiano e sopratutto la città. In tal senso Claudio Ranieri, che è certamente un signor tecnico, potrebbe dare tanto: lo ritengo il nome giusto». Il testaccino potrebbe essere quello giusto tra i candidati abbordabili o meglio ancora reali. Poi, però, c’è l’altra categoria di allenatori, quelli della fantasia e allora anche Lulù come gli altri ha svelato il suo preferito: «Credo che il sogno di tutti (mio compreso) rimanga Luciano Spalletti: è un allenatore completo che sa far giocare le proprie squadre benissimo. Al di là dell’allenatore, però, bisogna che la società prenda giocatori importanti. I Della Valle devono regalare ai tifosi un futuro importante e per farlo servono un bravo tecnico, ma anche degli ottimi calciatori. Gli altri allenatori? Sono tutti bravi quelli che sono stati accostati alla Fiorentina (sia i più giovani sia i più esperti) ma per la piazza di Firenze questi due nomi, Ranieri e Spalletti, sono l’ideale». Chissà chi la spunterà. Staremo a vedere. Ormai non dovrebbe mancare molto per conoscere il futuro timoniere della nave viola. E chiunque sia, la speranza è che venga accolto come un professionista e non venga preso di mira a prescindere.

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Da Montolivo a Gulan:

La Fiorentina cambia e dopo la ma i meriti sportivi questa volta ma anche i fiorentini lo porteranstagione che ha appena con- non c’entrano. Per una questio- no nel cuore. Improbabile una cluso è giusto così. I giocatori ne di affetto e anzianità diamo la sua permanenza in Italia: viola sono già in vacanza da precedenza al danese, che ha ha offerte dalla Gerqualche giorno e, anche se for- battuto tutti i record: zero minuti mania, ma pomalmente i contratti scadono in campo. La tendinopatia achil- trebbe tornare il 30 giugno, alcuni di loro non lea che lo ha perseguitato fin anche in Dasono più calciatori della Fioren- dallo scorso ritiro di Cortina non n i m a r c a . ricordi tina. I sei elementi in questione, gli ha consentito di essere utile I con alterne fortune, hanno scrit- alla causa e con il senno di poi è di NikoGuto le pagine della recente sto- facile dire che la sua esperienza la ria gigliata. Cesare Natali, Per sarebbe servita come il pane nei lan sono Kroldrup, Nikola Gulan, Marco momenti più bui della stagione. i n v e c e Marchionni e Riccardo Mon- Ad un certo punto è sparito dai pochi. Sei tolivo sono praticamente certi radar e in Fiorentina hanno su- presenze in viola di partire per altri lidi, mentre un bito capito che non ci sarebbe maglia gestione piccolo margine di dubbio resta stato niente da fare per rivederlo nella intorno al nome di Amauri, arri- in campo. Se ne va dopo sei anni Mihajlovic, di lui ricorvato solo sei mesi fa a Firenze e e più di cento presenze in maglia deremo la fiducia incondizioappiedato da un infortunio che lo viola. I tifosi lo ricorderanno con nata da parte di Corvino (che ha ha tolto di mezzo prima che qua- simpatia, per quel suo modo di pagato 2,8 milioni di euro per un lunque tipo di valutazione potes- fare gentile e per quella signori- extracomunitario) e il lungo pelità che lo ha contraddistinto nel regrinare in giro per l’Italia e l’Euse essere fatta. VIA UN TITOLARE. Partiamo corso dell’avventura a Firenze. Il ropa. Prima la sfortunata parendai tre difensori che in questa momento più bello? Beh, l’urlo tesi al Monaco 1860, poi il prestagione hanno avuto ben poco all’Allianz Arena dopo il gol del stito all’Empoli (dove ha trovato in comune. O meglio, due di pareggio non se lo scorderà mai, una certa continuità) e infine la cessione (sempre in preloro possono essere stito) al Chievo dove alla accomunati dai lunghi stop e dalle partite viSgombero appartamenti, solai, cantine. prima apparizione contro il Cesena ha rimediaste dalla tribuna. Per Piccoli traslochi, smontaggio e Kroldrup e Nikola rimontaggio arredi, trasporti in genere. to un infortunio che lo ha tenuto fuori fino al termiGulan non si dimentine del campionato. Oltre cheranno mai della staChiama per un preventivo gratuito! a loro due, che come abTel. 333 4233131 gione appena conclusa,

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biamo detto sono accomunati da lunghi e fastidiosi infortuni, fra i difensori che lasciano la Fiorentina a parametro zero c’è anche (e soprattutto) Cesare Natali. La speranza che potesse rinnovare c’è stata fino all’ultimo (soprattutto dopo l’addio di Corvino), ma lo stesso biondo difensore ha ammesso pubblicamente che non è stato trovato un accordo. Dei suoi tre anni a Firenze ricordiamo con piacere specialmen-

te l’ultimo, quando si è caricato sulle spalle l’intera difesa viola. Due le amnesie nel corso di tutto il campionato (a Milano contro l’Inter e in casa contro il Chievo), ma anche tante partite giocate sopra la sufficienza e spese a guidare una baby difesa formata da Nastasic e Camporese, oltre che da lui. Professionista e leader del gruppo fino all’ultimo giorno, anche quando sapeva che avrebbe presto fatto le va-

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quanti svincolati tra rimpianti e indifferenza

lige. Per lui sembra sfumare la possibilità di un biennale al Milan (ha rinnovato Yepes, il suo antagonista), ma le offerte non gli mancano. Sia il Torino che l’Atalanta sono in pressing su Mino Raiola, il suo procuratore, per convincere il giocatore ad accettare la proprio offerta. CIAO RICCARDO. Risalendo il campo arriviamo fin sulla linea mediana, dove si collocano Marco Marchionni e Riccardo

Montolivo. Il primo non è stato chiacchierato tanto quanto l’ex capitano e se ne andrà senza destare troppo scalpore. In realtà la Fiorentina avrebbe voluto cederlo molto prima, ma il suo alto ingaggio (1,3 milioni a stagione) ha sempre spaventato tutti i possibili acquirenti. Protagonista delle ultime ‘notti magiche’ con Prandelli, ha passato poi diversi mesi fra la panchina e la tribuna. Rimangono negli oc-

chi le sue fughe contro il Liverpool o il rigore procuratosi contro il Lione, biglietti da visita un po’ ingialliti per trovare una nuova squadra. Nonostante il poco utilizzo però c’è chi ha fatto un sondaggio per lui. Si tratta del Parma, che potrebbe provare a riportarlo in Emilia a patto che si abbassi (di molto) lo stipendio. Timidissimi interessamenti sembrano essere stati fatti anche da parte di Chievo e Udinese, mentre sullo sfondo rimane viva e molto allettante l’ipotesi di una pensione dorata in quel del Qatar. Di Montolivo invece si è scritto e detto di tutto ed è anche l’unico che conosce già il suo destino. Dopo aver superato le visite mediche ha firmato il suo nuovo contratto con il Milan e in questi giorni è a Coverciano per preparare gli Europei agli ordini di Prandelli. Con una lettera aperta ha salutato Fi-

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renze e i tifosi viola, anche quelli che lo ritengono un ‘nemico’ e che non sono rimasti persuasi neanche dall’ultimo saluto, ritenuto di circostanza e non venuto dal cuore. Ma in fondo è giusto così. Montolivo ha diviso i fiorentini fin dal giorno del suo arrivo in città. Tra chi l’ha ‘odiato’ e chi l’ha amato non c’è mai stato un punto di incontro e mai ci sarà. Firenze lo ha comunque adottato e fatto crescere per sette lunghi anni, quelli in cui è diventato un uomo, ha indossato la fascia di capitano e ha conquistato la Nazionale. La sua partenza è un rimpianto per chi aveva individuato in lui la futura bandiera della Fiorentina e una liberazione per chi lo ha sempre considerato un giocatore da compitino e senza personalità. L’avventura al Milan sarà utile anche per capire quale parte di Firenze ha avuto ragione nel corso degli anni. L’ULTIMA INCOGNITA. Concludiamo con il reparto offensivo, nel quale troviamo il solo Amauri con il contratto in scadenza. Premettiamo che il ‘fidanzamento’ con la Fiorentina non è andato benissimo. Nelle intenzioni dell’attaccante italo-brasiliano questi sei mesi avrebbero do-

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vuto funzionare da trampolino di lancio, in realtà è sempre fermo al punto di partenza visto il magro bottino di un solo gol in tredici presenze. C’è bisogno di qualcuno che scommetta di nuovo su di lui, Amauri in questi giorni è ancora a Firenze e lavora al centro sportivo per recuperare dalla lesione agli adduttori patita circa un mese fa. Il rinnovo del contratto con la Fiorentina pattuito sulla parola con Corvino (biennale a 1,5 milioni a stagione) non sarà certamente preso in considerazione da Eduardo Macia (ironia del destino, anche lui in attesa di un prolungamento), ma è comunque difficile anche che si possa trattare su cifre più basse. In questo senso potrebbe essere decisivo il parere del nuovo allenatore della Fiorentina: se Amauri fosse indicato come una valida alternativa al centravanti titolare gli potrebbe essere proposto un contratto adeguato al ruolo che andrebbe a ricoprire (quello della riserva). In tutto questo il Parma resta in attesa di un cenno dell’attaccante il quale, se dovesse capire di non essere più gradito in Fiorentina, non avrebbe difficoltà a trasferirsi alla corte di Ghirardi.

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La grana delle comproprietà: tanti i casi da risolvere

mattia Cassani e andrea Lazzari sperano, houssine Kharja verso un addio indolore

Settimane intense in casa viola. Prima è scattato il toto ds, poi la corsa disperata per cercare un nuovo allenatore. In mezzo a presunti contatti, rifiuti e (forse) ripieghi, la Fiorentina ha trascurato altri aspetti (all’inizio certamente marginali), che con il passare dei giorni stanno diventando però sempre più pressanti. L’assenza di un direttore sportivo/generale è in qualche modo mitigata dal lavoro che sta svolgendo in queste settimane Eduardo Macia, ma di qui a poco dovranno essere prese decisioni importanti, in primo luogo sui calciatori in comproprietà con altri club. Cassani, Lazzari e Kharja si portano dietro il peso di una stagione sfortunata sotto tutti i punti di vista. Difficile dire se la Fiorentina abbia influito negativamente sulle loro prestazioni o se questi giocatori (con prove sotto la media) siano stati decisivi per l’anonimato di questa stagione. Il 22 giugno (alle ore 19) è il termine ultimo per risolvere di comune accordo fra i due club interessati la situazione di un calciatore in compartecipazio-

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ne e quindi, calendario alla mano, manca meno di un mese. In questo lasso di tempo la Fiorentina dovrà prima di tutto capire (se non l’ha già fatto) se i tre calciatori in questione possano tornare utili per la prossima stagione e in caso affermativo mettere a punto le strategie economiche per ottenerli. TRA PROMESSE E ADDII. Fin qui un ragionamento logico, adesso proviamo a capire chi davvero ha qualche chance di restare a Firenze. In ordine di ruolo (e in questo caso anche alfabetico) partiamo da Mattia Cassani. La stagione con poche luci e molte ombre a Firenze gli è costata l’Europeo. E questo è il primo dato di fatto. Ad inizio stagione Prandelli lo teneva in grande considerazione e lo ha convocato con una certa costanza, ma al momento di stilare il listone dei 32 ha deciso di lasciarlo fuori. Una doppia bocciatura per Cassani, che oltre a non andare in Polonia e Ucraina non è riuscito neanche a giocarsi le sue carte fino alla fine. La sua è una situazione un po’ particolare. In prestito oneroso dal Palermo, per riscattarlo alla Fiorentina servono 4,5 milioni di euro. Ma c’è di più. Il club viola ha una sorta di obbligo morale nei confronti di Zamparini e del giocatore. La scorsa estate Corvino ha infatti promesso il riscat-

to, per poter prendere fin da subito Cassani e battere la concorrenza. La Fiorentina si trova dunque in una situazione particolare, perché Macia non è poi così convinto di voler riscattare un terzino destro a quella cifra. Nei prossimi giorni si proverà a trovare una soluzione con il Palermo, con i viola che spingeranno per ottenere uno sconto importante. Solo in quel caso il terzino destro potrà diventare un giocatore totalmente viola. Da Cassani ad Andrea Lazzari che in riva all’Arno ha fatto spesso discutere. In questo caso la compartecipazione è con il Cagliari e la scorsa estate è stato fissato un riscatto intorno ai 3 milioni di euro. Dalla Fiorentina trapela la volontà di tenere il giocatore, con Macia che starebbe puntando ad un rinnovo della comproprietà. Se Cellino do-

vesse accettare questa soluzione, la Fiorentina non tirerebbe fuori un solo euro e terrebbe il giocatore per un’altra stagione, rimandando ogni decisione alla prossima estate. Difficile che i viola decidano di tirare fuori i soldi che si aspetta Cellino e che riscattino Lazzari già in questa sessione di mercato. E poi c’è Houssine Kharja. La posizione del club viola sembra abbastanza chiara: il francomarocchino non rientra più nei piani tecnici. Dirlo sembra un paradosso, visto che mancano all’appello ancora il direttore sportivo e l’allenatore, ma la stagione disastrosa appena conclusa basta e avanza per prendere una decisione in questo senso. Anche il Genoa non vorrebbe più avvalersi delle sue prestazioni, ragion per cui restano solo due soluzioni: il rinnovo della compartecipazione (nel caso la Fiorentina deciderebbe se tenerlo o girarlo in prestito ad una terza squadra) o la risoluzione alle buste. Se così fosse non sarebbe difficile immaginare cifre basse o addirittura rasenti allo zero (una sorta di ‘caso Jorgensen’), ma a parità di offerta il giocatore resterebbe comunque in viola. Da segnalare che su Kharja ci sono diversi club arabi pronti ad offrire al giocatore cifre da capogiro. Per questo motivo, indipendentemente da come si accorde-

ranno Fiorentina e Genoa, è forte la sensazione che non lo rivedremo più nel campionato italiano. NON SOLO I BIG. Infine Macia dovrà occuparsi di risolvere anche tutte le compartecipazioni minori che riguardano la Fiorentina. I giocatori con il cartellino a metà non sono moltissimi, ma ad esempio andrà trovata una sistemazione definitiva per Casoli, Lollo e Paolucci, visto che per tutti e tre è già stata rinnovata la compartecipazione la scorsa estate. I primi due hanno ben figurato nello Spezia che è stato promosso in serie B e ha vinto Coppa Italia e Supercoppa di categoria (l’allenatore è l’ex viola Michele Serena), mentre il secondo dopo aver iniziato la stagione nell’Andria (società detentrice di metà cartellino) ha giocato sei mesi in prestito al Cittadella, facendo anche il salto di categoria e approdando in serie B. E nella squadra di Foscarini ha trovato anche Samuel Di Carmine. L’attaccante fiorentino è anch’esso in comproprietà e in attesa che venga presa una decisione per il suo futuro. In bilico pure il destino di Maritato (compartecipazione con il Vicenza), D’Anna (con il Campobasso), Masi (con il Bari), Bagnai (con la Carrarese), Tafi (con il Borgo a Buggiano), Aya (con la Reggiana) e Cardinali (con il Chieti).

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Jovetic non si tocca!

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L’angolo del tifoso

di Luca Capanni

I tifosi non transigono… e neanche le tifose

Per la serie ‘lei è peggio di me’, la nostra mini-inchiesta esordisce al femminile. L’aggettivo ‘peggio’, sia ben chiaro, ha un’accezione completamente positiva perché è inteso come ‘ancora di più’. Infatti Sonia Brazzini, moglie dello storico ultras viola Marzio Brazzini, è ancor più tifosa di lui, come ci ha confidato il marito stesso. Sonia, che facciamo con Jovetic? Sembra che ormai lo voglia mezzo mondo. «Spero che non venga ceduto perché non siamo il Milan o la Juventus che possono permettersi di ricomprare campioni per 30 milioni di euro». E se la società incassasse proprio 30 milioni dalla cessione di Jo-Jo? «Il discorso non cambia, anche perché non è detto che con 30 milioni si trovino sostituti all’altezza. Anzi, per dirla alla fiorentina, c’è il rischio di prendere tutte mezze tacche». Che ne pensa dei mormorii sul fatto che lui sia andato in vacanza senza salutare il gruppo, e sulla

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famigerata soglia del dolore bassa? «Al di là della soglia di dolore, pensiamo alla gravità dell’infortunio da cui è uscito: c’è chi, in casi simili, non è tornato più a giocare. Per quanto riguarda la partenza senza salutare, non credo sia il caso di prendersela. I suoi compagni, soprattutto, farebbero meglio a lasciar perdere visto il rendimento della gran parte di loro». Ma Jovetic è ancora convinto di voler rimanere? «Su questo purtroppo ho qualche dubbio. Considerando com’è il calcio oggi, credo che lui si renda conto che non potrà mai vincere molto qui, a meno che non si sblocchi la questione-Cittadella. Noi fiorentini spesso pensiamo che una città così bella e amata nel mondo debba automaticamente primeggiare anche nel calcio, ma in realtà non è così, altrimenti anche Venezia avrebbe una squadra da primi posti. A proposito, se non possiamo vincere vorrei che almeno ci potessimo divertire con un allenatore come Zeman». E invece chi vorrebbe come capitano? «Jovetic. Non solo perché è un campione, ma anche per coinvolgerlo di più». Della stessa idea è Giampaolo Indomenico, presidente del più antico club di curva italiano, ovvero il viola

club Settebello: «Fare dichiarazioni ai giornali che possano rinsaldare il rapporto coi tifosi non significa per forza essere adatti alla fascia di capitano. Ecco perché preferisco Jovetic a Behrami, lo ritengo più rappresentativo per l’immagine della squadra e della società. Sarò all’antica, ma mi piacciono le fasce sulle braccia dei

numeri dieci, intesi come ruolo, come talento alla Antognoni, alla Baggio o alla Rui Costa. Ovviamente i numeri dieci del Tanque Silva e di Olivera sono fenomeni paranormali». Jovetic incedibile? «Se vuoi rafforzare la squadra sarebbe assurdo vendere il tuo miglior giocatore». A nessun prezzo? «Non penso che i Della Valle abbiano problemi economici tali da aver bisogno urgente di liquidi. Abbiamo il ‘babbo ricco’ o no?». Nemmeno per 50 milioni? «Se poi questi 50 milioni non vengono reinvestiti…». Come giudica i borbottii sulla soglia del dolore e sul mancato saluto? «Per giudicare bisognerebbe conoscere tutte le vicende ed io non le conosco. Dico però che quando c’è una società strutturata bene, un giocatore come Jovetic finisce sempre per comportarsi bene. Se lo mettessimo nelle condizioni di esprimersi al meglio, credo che non darebbe adito a discussioni e giocherebbe volentieri nella Fiorentina». E oggi gioca volentieri nella Fiorentina? «Secondo me no, perché non vede un’evoluzione positiva della sua carriera». Anche Mario Ciuffi ricusa qualsiasi voce di mercato intorno al montenegrino: «Si vuol sempre far confu-

sione - tuona il vulcanico supertifoso - ma ora la Fiorentina ha ben altro a cui pensare, quindi non iniziate con questa campagna. Jovetic ha fatto 14 reti saltando 11 partite, provate a togliere 14 reti e guardate cosa succede. Io sono contro la sua cessione». E se arriva un’offerta di 35-40 milioni? «Io non lo vendo, anche perché poi non sempre i soldi vengono reinvestiti per comprare i giocatori. C’è chi strugge per vendere Jovetic, ormai s’è capito. Perfino fra i tifosi c’è una scuola di pensiero simile, che dice che anche ‘lei’ vendeva i campioni e poi vinceva lo stesso. Ma noi non siamo ‘lei’, ricordatevelo». Per ‘lei’ si intende la Juventus? «Sì, io preferisco non nominarla». Intanto Jo-Jo se n’è andato, per fortuna non alla Juventus ma in vacanza, senza salutare… «Che importa se non ha salutato? Non aveva mica i parenti». Ma la sua volontà di restare è ancora ferrea? «E’ vero che i giocatori vanno un po’ in qua e in là con le idee, ma io sono fiducioso. E’ un bravo ragazzo e ha rinnovato il contratto, quindi gli costruirei una squadra intorno, facendo capitano lui o Behrami. E come allenatore, ormai lo dico da vent’anni… Zeman!».

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Ardico Magnini Nasce a Pistoia il 21 ottobre 1928. Comincia a giocare come mezzala e come centrocampista la Fiorentina lo acquista dalla Pistoiese nell’estate del 1950. E’ il tecnico gigliato Ferrero ad intuire che sarebbe potuto diventare un ottimo terzino e gli cambia il ruolo. Così proprio come terzino destro, al posto dell’infortunato Venturi, debutta in viola il 21 gennaio 1951 nell’incontro con il Napoli a Firenze vinto dalla Fiorentina per due a zero. La dote più caratteristica di Ardico Magnini è il gioco in acrobazia. Così, grazie alle sue notevoli qualità atletiche, riesce a fermare le ali avversarie. Questi interventi volanti sono davvero spettacolari e fanno la gioia dei tifosi. Il giocatore è generoso e grintoso. Superarlo per gli attaccanti è sempre molto difficile. Magnini rimane a Firenze per otto stagioni, dal 1950/51 al 1957/58, quando passa al Genoa. Colleziona in campionato 225 gettoni di presenza, realizzando sei gol, uno anche a Torino contro la Juventus nel torneo del primo scudetto viola, quando lo squadrone di Bernardini si impone per quattro a zero. A Firenze vince il tricolore. E poi per lui ci sono tre secondi posti consecutivi. Nella finale di Coppa dei Campioni del 30 maggio 1957 a Madrid contro il Real Magnini è sfortunato protagonista. Atterra, a una ventina di minuti dal termine sul risultato di zero a zero, Mateos nettamente fuori area. Ma l’arbitro olandese Horne assegna ingiustamente agli spagnoli il rigore che permette loro di passare in vantaggio e di aggiudicarsi poi la coppa (vinceranno per due a zero). Magnini disputa venti partite in Nazionale. Esordisce a Praga il 26 marzo 1953, quando l’Italia perde contro la Cecoslovacchia per due a zero. E tra il 1954 e il 1957 gioca sedici gare consecutive in azzurro, partecipando anche ai campionati del mondo in Svizzera del 1954.

Squadre di club Stagione

Squadra

1947-1950 1950-1958 1958-1960 1960-1961

Pistoiese Fiorentina Genoa Prato

Top 11

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Presenze Reti

78 225 26 21

13 8 2 0

Nazionale Stagione

Squadra

1953-1957 Italia

Presenze Reti

ENZO

ROBOTTI

Nasce ad Alessandria il 13 giugno 1935. La Fiorentina lo acquista dalla Juventus nell’estate del 1957. Debutta in viola l’8 settembre di quello stesso anno, alla prima giornata, ad Alessandria, dove la squadra di Fulvio Bernardini perde per uno a zero contro i grigi. Nella prima stagione in riva all’Arno non parte titolare ma comunque colleziona ventuno gettoni di presenza. Poi l’anno dopo, con la cessione di Magnini al Genoa, diventa il padrone della maglia numero due, quella di terzino destro. E’ quello il suo ruolo preferito. Ma Enzo Robotti è bravo anche sulla fascia sinistra. E inoltre può fare il centromediano, ovvero il centrale difensivo di adesso. Potente e veloce, è straordinario nel giocare d’anticipo. In breve tempo si rivela un’autentica sicurezza per il reparto arretrato viola. Rimane a Firenze per otto stagioni, dal 1957/58 al 1964/65, quando passa al Brescia. Nelle ultime due è il capitano della squadra. Con la casacca gigliata colleziona 231 gettoni di presenza in campionato, realizzando due reti. Con la

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1955-1956 1956-1957 1957-1965 1965-1967 1967-1968

Squadra

Sanremese Juventus Fiorentina Brescia Roma

Presenze Reti

31 15 231 49 21

Nazionale Stagione

1958-1965

Squadra

Presenze Reti

Italia

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Fiorentina conquista due trofei, entrambi nel 1960/61, ovvero la Coppa delle Coppe e la Coppa Italia. Nelle finali di entrambe le manifestazioni Robotti si rivela tra i migliori in campo. Disputa anche quindici partite in Nazionale, tutte da giocatore viola. Esordisce a Genova il 13 dicembre 1958 nel match Italia-Cecoslovacchia terminato uno a uno e conclude la sua avventura a Firenze il 1 maggio 1965 nell’incontro Italia-Galles, vinto dagli azzurri quattro a uno. Partecipa ai Mondiali in Cile del 1962. E’ l’unico giocatore con Sandro Salvadore a scendere in campo in tutte e tre le partite giocate dall’Italia.

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I terzini destri Squadre di club Stagione

Squadra

1976-1977 1977-1979 1979-1980 1980-1988 1988-1991 1991-1993

Mantova Alessandria Pisa Fiorentina Atalanta Udinese

Presenze Reti

0 62 37 222 87 29

0 1 1 0 0 0

Nazionale Stagione

1953-1957

Squadra

Presenze Reti

Italia u-21

Nasce a Borgotaro Torinese in provincia di Torino il 5 dicembre 1959. La Fiorentina lo acquista dal Pisa nell’estate del 1980 e Renzo Contratto si inserisce subito bene nel nuovo ambiente. Debutta con la casacca gigliata ma anche in serie A (non patisce neppure il salto di categoria) il 14 settembre di quello stesso anno al Comunale di Firenze nel match vinto dai viola contro il Perugia per 1-0 alla prima giornata di campionato. Nasce come terzino d’attacco (all’epoca si gioca ancora a uomo). E così viene impiegato nelle sue prime stagioni in riva all’Arno. Gioca prevalentemente nel ruolo di terzino destro ma è schierato anche sulla fascia sinistra. Ma è sempre il terzino che si spinge di più in avanti.

Moreno torricelli Squadre di club Stagione

Squadra

1988-1990 1990-1992 1992-1998 1998-2002 2003-2004 2004-2005

Oggiono Caratese Juventus Fiorentina Espanyol Arezzo

Presenze Reti

49 57 153 99 33 26

0 3 1 2 0 2

Nazionale Stagione

1996-1999

Squadra

Italia

Presenze Reti

RENZO CONTRATTO Poi nel 1983/84, quando il tecnico gigliato De Sisti opta per la difesa a tre (fino a quel momento c’erano sempre due terzini, uno stopper e un libero e questi ultimi due erano i centrali di adesso), diventa a tutti gli effetti insieme a Celeste Pin uno dei due marcatori, mentre Daniel Passerella fa il libero. Tutto sommato questo nuovo ruolo gli si addice perfettamente. Contratto è veloce, rapido e scattante e fa dell’anticipo una delle sue qualità migliori. E’ impiegato sempre sulla seconda punta e quindi continua a fare il terzino ma non spinge più come faceva in precedenza. Il giocatore piemontese rimane a Firenze per otto stagioni fino al 1987/88 quando viene ceduto all’Atalanta. Disputa in campionato con la maglia gigliata 222 partite senza, però, mai segnare neppure una rete. Non vince niente ma è grande protagonista nel torneo 1981/82 (28 presenze; salta solo due gare), quando la formazione di De Sisti arriva seconda alle spalle della Juventus. Contratto disputa anche quattro incontri nell’Under 23, tutte da giocatore viola, e dieci nell’Under 21, sei delle quali quando è alla Fiorentina.

Nasce a Erba in provincia di Como il 23 gennaio 1970. La Fiorentina lo acquista dalla Juventus nell’estate del 1998. E’ lo stesso Moreno Torricelli a chiedere alla società bianconera di cederlo a quella viola, perché sa di ritrovare a Firenze Giovanni Trapattoni, il tecnico che lo aveva lanciato in serie A e nel grande calcio, quando aveva ventidue anni, nella stagione 1992/93. Proveniva, infatti, dalla Caratese che militava in serie D. In riva all’Arno Torricelli arriva con grande entusiasmo e partecipa da protagonista allo splendido campionato 1998/99, concluso dalla Fiorentina al terzo posto che vale l’accesso ai preliminari di Champions League. Disputa trentuno partite su trentaquattro e realizza anche due gol, gli unici da lui siglati a Firenze (li realizza al Franchi al Vicenza e a Salerno). Il suo debutto avviene alla prima giornata, tra le mura amiche, nel match vinto dai viola sull’Empoli per due a zero. L’ex bianconero viene impiegato come terzino destro e si fa ammirare per la sua grinta e la sua tenacia. E’ un giocatore volitivo, bravo sia in fase di interdizione che in fase di costruzione della manovra. L’esperienza maturata alla Juventus gli è particolarmente utile. Rimane alla Fiorentina quattro stagioni, dal 1998/99 al 2001/02, quella della retrocessione prima e del fallimento dopo. Colleziona novantanove gettoni di presenza in campionato. Poi passa all’Espanyol di Barcellona. Ma torna nel club viola come allenatore degli esordienti nel 2007/08. Con la Fiorentina vince la Coppa Italia nel 2000/01, nella doppia finale con il Parma. Torricelli disputa dieci partite in Nazionale, quattro da giocatore gigliato e partecipa agli Europei del 1996 in Inghilterra e ai Mondiali del 1998 in Francia. Il suo debutto avviene il 24 febbraio 1996 a Terni nel match Italia-Galles vinto dagli azzurri per 3-0. Con la Juventus vince tre scudetti nel 1994/95, nel 1996/97 e nel 1997/98, una Coppa Italia nel 1994/95, due Supercoppe italiane nel 1995 e nel 1997, una Coppa Uefa nel 1992/93, una Champions League nel 1995/96, una Supercoppa europea nel 1996 e una Coppa Intercontinentale in quello stesso anno.

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TERZINI DESTRI: Magnini, Robotti, Contratto, Torricelli

MORENO TORRICELLI: QUANTO HO IMPARATO DAI GRANDI TERZINI VIOLA

In fondo, oltre al ruolo e alla maglia viola cucita sulla pelle, molti di loro hanno anche un vissuto comune. Ardico Magnini arrivò a Firenze che aveva 22 anni, una potenza fisica notevole ed un superbo stacco di testa. Era una mezz’ala, ma l’allenatore Ferrero lo spostò a fare il terzino. Dopo quella prima partita, giocata tra le riserve viola e il Pisa decisa proprio da un suo gol con un tiro da fuori area, Magnini rimase sempre lì, al suo posto. Prima ancora di vincere lo scudetto del ‘55/’56, nonostante un infortunio lo avesse reso praticamente zoppo, contro la Roma non solo segnò ma servì a Montuori pure l’assist per il raddoppio. Le uniche due sue amarezze sono state lo scontro di gioco, assolutamente fortuito, con l’amico e compagno di Nazionale Frignani, al quale portò via tre denti in rovesciata, e il rigore nella finalissima di Coppa dei Campioni contro il Real Madrid. Fu assegnato un rigore agli spagnoli, ma l’intervento falloso di Magnini su Mateos, ha sempre sostenuto, era avvenuto fuori area. CALCIATORE E OPERAIO - Enzo Robotti, invece, ricorda per certi versi proprio Moreno Torricelli, l’ex che ha provato a

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ricordare pregi e difetti dei terzini destri che hanno fatto la storia della Fiorentina. Come lui, Robotti lavorava (in una fabbrica di argenteria di Alessandria). Fin quando giocò nella Juve, portava avanti addirittura entrambe le attività. Disse una volta: «Quindici pomeriggi in serie A e centocinquanta mattine in un magazzino». Otto anni in viola, in coppia con il successore di Cervato, Sergio Castelletti, impreziositi dalla conquista di una Coppa delle Coppe e una Coppa Italia, 231 partite di campionato dal ’57 al ’65 e quindici presenze in Nazionale. A dire il vero a Robotti sarebbe piaciuto anche salire un po’ più in avanti, spingersi all’attacco, ma all’epoca gli allenatori non

vedevano di buon occhio simili licenze. La semplicità lo ha sempre contraddistinto, in campo e pure fuori, come quando, non appena Julinho ripartì verso il Brasile lui ne acquistò l’auto (e pare pure diversi elettrodomestici), non dimenticando mai le sue origini. VISTO DA - Un toscano, Magnini, e due piemontesi, Robotti e Contratto. Moreno Torricelli, invece è lombardo, di Erba vicino Como. Renzo Contratto, il terzino sprint, dalla corsa e dalla grinta inesauribile, non solo lo ha visto giocare ma lo ha conosciuto da vicino. «E’ stato fin dall’inizio un terzino capace di aggredire gli spazi con meticolosità, sull’uomo era uno dei miglio-

ri dell’epoca. Ha sempre fatto della forza fisica una delle armi da sfruttare. Quando arrivò a Firenze nessuno sapeva quali fossero i suoi margini di miglioramento: si prese la fascia destra e per sette anni non l’ha più mollata». Contratto non ha mai tradito né per rendimento, né per affidabilità. Ha giocato con i più forti giocatori della storia viola, da Bertoni e Passarella fino a Baggio e Diaz e non ha sbagliato mai una partita. In 222 gare gli è rimasto un cruccio, quello di non aver festeggiato nemmeno un gol. Uno come lui, oggi, è difficile da ritrovare. «Io non solito fare paragoni - continua Torricelli - anche perché sarebbe come togliere qualcosa ad entrambi, non sottolineandone le qualità. Credo però di poter dire cha da Contratto ho provato soprattutto ad imparare: ho cercato di individuare i suoi pregi e di farli miei nel corso della carriera. Cosa deve avere oggi un terzino per imporsi all’attenzione del calcio che conta? Deve poter sfruttare la propria velocità, elemento questo imprescindibile, deve sapersi proporre in avanti, ma soprattutto deve garantire una certa sicurezza al reparto non trascurando mai la fase difensiva. Cassani? Ha risentito inevitabilmente della stagione assurda vissuta da tutta la Fiorentina. I migliori, quest’anno, sono stati Lichsteiner della Juventus e Maggio del Napoli, anche se Mazzarri lo ha avanzato di qualche metro sulla linea dei centrocampisti. Il nuovo Contratto, però, io non sono riuscito ancora ad individuarlo».

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UNO DEI PRIMI PASSI PER IL FUTURO? RICONFERMARE GUERINI Salvo sorprese Vincenzo Guerini sarà un dirigente della Fiorentina anche per la prossima stagione. Il suo lavoro è stato apprezzato dalla dirigenza viola anche per il contributo dato in panchina nelle ultime due gare, soprattutto a Lecce dove lui ha dato il meglio di sé nella preparazione di quella delicatissima partita, decisiva come si è visto per il finale del campionato della Fiorentina. Guerini con il suo buonsenso ha riportato la calma in un ambiente scosso dal terribile mercoledì contrassegnato dalla rissa tra Rossi e Ljajic, un gruppo che appariva veramente terrorizzato dalla trasferta di Lecce contro gli uomini di Cosmi che si sarebbero giocati con i viola le residue speranze di salvezza. Ma il futuro per Guerini non è sulla panchina che il bresciano ha accettato solo per carità di patria. Lui sa fare benissimo il tramite tra società e squadra e questo è quello che avrebbero in mente a Casette d’Ete a meno che nella difficoltà di trovare un direttore sportivo i Della Valle non decidano di affidare il mercato a Macia con la supervisione di Guerini che diventerebbe una sorta di responsabile dell’area tecnica. Certo Guerini è ancora e sempre un uomo di campo con una grande esperienza e umanità che serviranno tantissimo al nuovo allenatore e al

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nuovo gruppo. La carica perfetta per lui, a nostro avviso è dunque proprio quella di club manager, cosa che ha fatto bene in una stagione travagliata come l’ultima. Cosa che potrebbe fare ancor meglio nella prossima.

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La stagione viola

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L’EPISODIO POSITIVO IL PRIMO GOL (SU RIGORE) DI MONTOLIVO AL NOVARA

In una stagione negativa per la Fiorentina come quella da poco terminata di episodi positivi ce ne sono comunque stati. Sono quelli che hanno determinato la salvezza sofferta della squadra e si sono verificati tutti nell’ultimo mese e mezzo, vissuto peraltro in un clima di grandissima tensione. E’ stato importante il gol della vittoria all’89’ di Amauri a San Siro contro il Milan nel giorno in cui, senza quel successo, il Lecce si sarebbe portato a tre punti dai viola con sette partite ancora da giocare. E’ stata altresì importante la rete di un’altra vittoria siglata da Lazzari al 93’ all’Olimpico contro la Roma senza la quale i giallorossi di Cosmi sarebbero stati a quattro lunghezze dai gigliati con quattro gare da disputare. E poi come non ricordare il gol di Cerci al 35’ del primo tempo nel match di Lecce che ha garantito alla Fiorentina il successo e la salvezza alla penultima giornata. Abbiamo scelto, tuttavia, un altro gol, il primo dei due messi a segno da Riccardo Montolivo al Franchi contro il Novara al 3’ della ripresa con una premessa fondamentale: di quanto ha fatto l’ex capitano nell’ultimo anno non ci è piaciuto niente. Personalmente non abbiamo gradito il suo comportamento nei confronti della società, di Firenze e di tutti i tifosi viola non prolungando il ricco contratto che gli aveva proposto Andrea Della Valle, ha rifiutato di legarsi alla Fiorentina dopo avere a lungo tergiversato. No, non si fa così, non si prende in giro tanta gente che crede in te, peraltro già sapendo – e infatti è successo – che dalla prossima stagione sarebbe andato al Milan a parametro zero. Dopo questa lunga e doverosa premessa, però, va detto che l’ormai ex viola quella sera con il Novara ha avuto davvero un bel coraggio a battere il rigore assegnato dall’arbitro Giannoccaro in un momento così delicato. Il Novara in quel momento stava vincen-

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do 2-0 e l’atmosfera era elettrica in campo - basti pensare alla rissa tra Rossi e Ljajic - e sugli spalti. La partita sembrava praticamente chiusa. Solo un gol avrebbe potuto riaprirla. La Fiorentina tra l’altro aveva sbagliato gli ultimi due rigori che aveva avuto a favore: Ljajic dieci giorni prima al Franchi

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SE SI VA PE’ LE LUNGHE ANCHE I’ SO’ CRAUDIO E CI MANDA A I’ GASSE

Passate le paure, messo ni’cassetto i’ micoren e le goccioline pe’ la pressione, e si trattien gli sbadigli sortanto perché e s’è belle ricominciao a pensare a i’futuro. Gli è tutto da rifare, come e dicea Bartali ma, forse perché da rifa’ e ce n’è troppe, e sembra che ci faccia fatiha a principiare. I’ diesse chi sarà? E l’allenatore? E quella quindicina che si dee cambiare, vendere e ricomprare? Oddio, magari poi e saranno meno, ma pochi no, anche a piglianne uno ogni du’ giorni e s’arriva a agosto! E allora partiamo no? ‘N genere tutti quelli normali e principian da i’ diesse o diggì, da quello che dee fare i’mercato. Vengo dopo i’ diggì come e dicea Arbore, noi no, e si vo’ principia’ dall’allenatore, come se si sapesse di già chi pigliare. Forse e si sapea anche, i’ so’ Craudio che c’era di già stao a’tempi della B e poi della Coppa Italia. Bravino con l’accento sull’ “ino”, ma un dà pizzicore e qui la gente e la vo’ esse’ solletihata e un l’hanno mandao a di’ dreo che lo vedeano come un dito ‘n un occhio. Ora e gni è preso la fissazione di’ boemo. Oddio, se tutto e va diritto, se trova ragazzi che gni danno retta, i’carcio e lo sa ‘nsegnare e si vede anche

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con l’Inter si era fatto respingere da Julio Cesar il penalty che avrebbe presumibilmente regalato il successo ai viola (il match finì 0-0). E anche Jovetic nell’incontro precedente a Bergamo con l’Atalanta si era fatto parare da Consigli il rigore che a 24 minuti dal termine con i nerazzurri in vantaggio per 2-0 avrebbe potuto riaprire la partita. Insomma in queste condizioni psicologiche non certo semplici, con tutto il Franchi che lo aveva fischiato sin dal suo ingresso in campo, Montolivo si è assunto una bella responsabilità nel decidere di battere il rigore che poi ha trasformato, riaprendo il match. Con quel gol la Fiorentina ha ripreso coraggio e ha trovato, con lo stesso Montolivo, la rete del definitivo 2-2. Ma la chiave di volta è stato il penalty segnato dall’ex capitano che ha consentito ai viola di crederci, arrivare al pareggio e di tenere il Lecce ancora a sei punti di distacco. Senza quel pareggio, sia pure con cinque lunghezze di vantaggio, in che condizioni psicologiche si sarebbe presentata la Fiorentina, dopo la vicenda Rossi-Ljajic, allo stadio di via del Mare? Con quale tensione avrebbe preparato il match con i giallorossi? Siamo certi che sarebbe riuscita a conquistare almeno un pareggio e quindi la salvezza? O forse avrebbe rischiato seriamente di perdere con l’obbligo di pareggiare poi con il Cagliari dopo un’altra settimana di passione? Ecco perché abbiamo scelto il gol di Montolivo che ha riaperto la gara con il Novara e di conseguenza ha avvicinato la salvezza, pur ribadendo che l’ex capitano avrebbe dovuto tenere un atteggiamento diverso nei confronti di una Firenze che si è sentita tradita. Anche la sua lettera di addio di lunedì ci è sembrata tardiva. Non sarebbe stato più logico scriverla qualche settimana prima?

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di’bello con poho (e questo poho e potrebbe essere un fattore decisivo). Se però e fosse capitao n’una banda di lavativi come quest’anno i’nonno e pensa che un n’arrivaa nemmeno all’estate di S. Martino, artro che panettone! Indi pe’cui e gli è un rischio, un rischio che tenta, ma sempre rischio gli è. I’nonno e pensa che un si sorta di lì, a meno che un si vada tanto pe’ le lunghe che anche i’so’ Craudio e ci manda a i’gasse. E i diesse? Ancora e sembra che un sappian nemmeno icche cercano. Assodao che l’encicropediho spagnolo e gli è un punto fermo con tutti e su’ archivi di tutti e giohatori di’mondo, e si vole un diesse che tiri le fila ma che pensi anche lui a i’mercato, o uno che faccia anche quello, ma soprattutto e faccia i’ diggì? ‘N questo caso Pradè e Lo Monaho (ma Gnigni e Ucci icche farebbeno?), ‘n quell’artro Carboni, Delli Carri (se venisse i’boemo), o quarcun’artro più giovane. ‘Nsomma ancora grandi manovre, i’nonno e gli sta attento e v’informa. E gioatori? Aspettae no, se un si sa nemmeno chi li compra o che volee sape’ di già chi. E ve lo diho quest’artre vorte, pe’ oggi ho belle pensao anche troppo e vo a rinfrescammi la gola. Forza Violaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

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L’EPISODIO negativo QUELLA PEDATA SBAGLIATA DI CERCI CONTRO LA JUVE

A rigor di logica tra i tanti episodi negativi dell’ultima stagione la scelta sarebbe dovuta cadere sul deprecabile episodio che ha avuto come protagonisti Delio Rossi e Adem Ljajic. Ma quell’episodio non ha comunque inciso sull’esito della partita. Ecco perché abbiamo optato allora per l’espulsione di Alessio Cerci contro la Juventus al Franchi. Quella sì che ha condizionato l’andamento del match (seppur in parte). Nemmeno un bambino dell’asilo avrebbe commesso un gesto come quello compiuto dall’ex romanista. Quella gara purtroppo l’ha condizionata lui perché ha costretto la Fiorentina a giocare per settanta minuti con un uomo in meno. E regalare un giocatore alla Juventus, peraltro già in vantaggio di una rete al momento dell’e-

La puncicata questa volta va ai tifosi napoletani, tanto sono tutti contenti per aver vinto la Coppa Italia (anche noi perché ha perso la Juventus) che non se ne accorgeranno nemmeno. Comunque sia l’inno nazionale non si fischia, nemmeno per scherzo e qualunque sia il motivo. Giustamente la puncicata la prenderanno anche dalla FIGC, ventimila euro di multa… o che li devono dare soltanto a noi? Anche per questo Diego Della Valle, in Giappone, dove questi avvenimenti hanno molta più risonanza che da noi, ha

spulsione, ha significato di fatto consegnarle su un piatto d’argento il match. Non aveva bisogno di quel regalo la formazione bianconera già di per sé molto più forte di quella viola. Chissà che cosa sarà saltato per la testa a Cerci quando ha rifilato una pedata nel sedere, a palla per di più lontana, a De Ceglie, suo avversario diretto? E’ difficile dirlo. Un fatto è certo: non ci sono giustificazioni di sorta di fronte a quello che ha combinato l’ex romanista. Un professionista non si può comportare come ha fatto lui. Chiunque prima di agire deve riflettere. Non può lasciarsi andare all’istinto soprattutto chi gioca in serie A. Intendiamoci: il calcio non è stato violento. Ma la reazione di Cerci, dopo che De Ceglie aveva peraltro allargato il braccio per rallen-

Il Pungiglione

LA PUNCICATA? A CHI FISCHIA L’INNO E A CHI SEMINA ZIZZANIA detto che pochi “fessi” stanno rovinando il calcio e mettendo in dubbio la convenienza di investirci su. E’ stato un discorso generale, fatto all’estero, dove in genere si parla più volentieri per stigmatizzare e stabilire la decisione di combattere certi atteggiamenti ed eventi, con pochi riferimenti alla Fiorentina,

anzi per i tifosi viola ha avuto parole di apprezzamento ben chiare. Eppure è bastato per scatenare la polemica a casa nostra (“Ecco, vedi, non vuole investire più”). Siamo in un’atmosfera in cui si contesterebbe anche l’aria e le mosche che volano, impazienti di sapere, di provare con mano che

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ci sarà davvero una rinascita, che torneremo a riveder le stelle, anche se non quelle brillanti brillanti, ma le stelle, per cui si deve stare attenti a come si riportano le cose. Chi ha usato questo episodio per seminare zizzania si merita anche lui uno stormo di api, quelle rimaste qui e che non sono andate a Napoli.

La stagione viola

di Ruben Lopes Pegna

tarne la corsa, è stata assurda. Una sorta di fallo di frustrazione che l’arbitro Bergonzi ha sanzionato con il cartellino rosso solo per la segnalazione del guardalinee Stefani. Già il giocatore non era molto amato dai supporter viola, certi suoi atteggiamenti e alcune sue dichiarazioni non erano mai piaciute alla tifoseria viola. I fischi nei suoi confronti talvolta sembravano anche eccessivi. Alla prova del nove, però, nella partita più sentita dall’intera città, Cerci con quel gesto, che gli è poi costato tre giornate di squalifica, ha finito per dare ragione ai suoi detrattori. Con l’uomo in più la Juventus ha finito con il dilagare, vincendo la partita per 5-0 ed umiliando la formazione di Rossi, incapace della benché minima reazione. E’ stata una sconfitta quella, purtroppo, che è entrata nella storia del club viola. Mai la Fiorentina aveva perso tra le mura amiche con cinque reti di scarto. Mai, in ottantacinque anni di storia. Prima del 5-0 con i bianconeri di Conte la sconfitta casalinga più pesante si era verificata con il Milan: i viola persero 7-3 nella stagione 1992/93, conclusasi con la retrocessione in B. Ma quella volta, fino a undici minuti dal termine, il risultato era di quattro a due a favore dei rossoneri, con il portiere Rossi capace di fare miracoli e la traversa a salvare la squadra di Capello. La Fiorentina uscì dal Franchi tra gli applausi dei suoi tifosi. Con la Juve, invece, al 90’ lo stadio era quasi deserto, abbandonato dai tifosi inferociti con tutti ed in particolare con Cerci. Con lui in campo la Fiorentina forse avrebbe perso lo stesso ma non sarebbe stata così umiliata.

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L’esclusiva di Michela Lanza

Esclusiva con il tecnico Nicoli che ha raggiunto

FIRENZE CALCIO FEMMINILE: QUANDO LA

C’è una squadra di calcio a Firenze che quest’anno ha raggiunto un ottimo traguardo, ovvero la salvezza ad una giornata dalla fine del campionato. Eh sì, proprio così. Ma non stiamo parlando della più famosa Fiorentina, quella allenata da Mihajlovic prima, Rossi poi e Guerini per finire, bensì del Firenze Calcio Femminile. Le ragazze della squadra di San Marcellino, agli ordini del tecnico Mario Nicoli, hanno disputato una stagione importante in cui non sono mancate le difficoltà ma che le ha fatte ulteriormente crescere. Archiviata questa difficile annata presto il presidente dichiarerà il ‘rompete le righe’. Noi del Brivido Sportivo, nel frattempo, abbiamo intervistato in esclusiva il timoniere delle ragazze viola, felice di quanto ottenuto e già proiettato nel futuro. Mario Nicoli: la salvezza era l’obiettivo iniziale ed è stato raggiunto. Quanta soddisfazione per averlo centrato? «Sicuramente una soddisfazione bellissima anche perché abbiamo iniziato, a differenza dello scorso anno, con tante ragazze nuove che provenivano da categorie minori (serie A2, serie C e Primavera). Il nostro obiettivo iniziale era la salvezza e qualcuno addirittura pensava che avremmo potuto raggiungerla attra-

verso i play-out, quindi averla raggiunta con una giornata di anticipo è ancor più motivo di soddisfazione. Anzi, dico che forse abbiamo ottenuto la salvezza anche troppo tardi se si pensa che abbiamo finito il campionato con 26 punti e il 24 marzo, dopo le tre importanti vittorie consecutive con Lazio, Milan e Roma, avevamo raggiunto quota 23 a ben 7 partite dalla fine del campionato. Poi c’è stato un mese di evidente calo, di difficoltà, in cui non riuscivamo ad esprimerci come nella prima parte della stagione. Infine la grande soddisfazione di espugnare il campo di Venezia. Purtroppo avremmo voluto concludere il nostro campionato con un risultato diverso e non certo con una sconfitta per 4 a 0 col Torino in casa davanti al nostro pubblico. Nel complesso, però, siamo tutti molto soddisfatti». C’è stata un’atleta che l’ha colpita in positivo, che ha dato più di quanto lei stesso si aspettasse nell’ormai campionato scorso? «Non parlo mai di un’atleta singola perché il calcio è uno sport di gruppo e come tale è il gruppo che va elogiato. Poi è chiaro che a guardare i numeri, i tabellini e la classifica dei cannonieri, Alia Guagni (12 gol per lei) venga menzionata come uno degli elementi più positivi della squadra. Personal-

mente, però, se proprio devo fare un nome, faccio quello di Greta Adami: veniva dalla serie C, ha durato un po’ di fatica all’inizio perché non era facile per lei proiettarsi in una realtà difficile come la serie A, ma ha sempre dimostrato voglia di migliorare e passione, si è ritagliata il suo spazio fino a diventare, al termine della stagione, una delle giocatrici con maggiori presenze. Perciò, ribadendo la mia poca predisposizione a fare un nome… dico Adami». Qual è stato il momento più difficile della stagione? «Il momento post Como. Dopo la sconfitta casalinga contro le ragazze di Mario Manzo, abbiamo passato un periodo davvero difficile. Nel mese di aprile abbiamo fatto 0 punti in 5 partite (Como, Torres, Tavagnacco, Mozzanica, Riviera di Romagna). Cinque sconfitte una dietro l’altra che mi hanno fatto temere il peggio. Nel calcio succede: ti manca poco al raggiungimento di un traguardo, lo intravedi, lo tocchi con mano, poi ti entra la paura addosso e rischi di gettare al vento l’obiettivo. Le ragazze sono state però brave a ritrovarsi e ad andare ad imporsi a Venezia per 2-0. Un 2-0 tra l’altro voluto fino alla fine, cercato con grinta e determinazione e non a caso arrivato con gol segnati al 90’ e 94’».

Quale invece la partita più bella disputata dalla sua squadra? «Non ci sono dubbi: il rocambolesco ed emozionante 4-4 in casa del Torino, una compagine più forte di noi. Dopo essere andate in svantaggio, le ragazze avevano trovato la forza di ribaltare il risultato sul 2-1 a nostro favore. Poi è salito in cattedra ancora una volta il Toro portandosi addirittura per 4-2. Ed è stato negli ultimi minuti che sono venute fuori la grinta e la passione delle mie ragazze, quando al 94’ abbiamo raggiunto il pareggio grazie ad una giocata alla Baggio di Veronica Brutti. A Torino la squadra l’ho sentita davvero mia. L’ho sentita partecipe e vogliosa di portare fieno in cascina per quello che era l’obiettivo della stagione, la

salvezza. Sì, non ci sono dubbi: la più bella prestazione dell’anno». E la più brutta? «La peggiore in assoluto è stata la partita casalinga col Riviera di Romagna che abbiamo perso 2-1. La squadra era andata in vantaggio per 1-0 grazie ad un gol di Salvatori Rinaldi, poi si è complicata la vita da sola ed ha dato vita agli ultimi 20 minuti peggiori della stagione durante i quali è successo di tutto, pure di subire un rigore contro ed un’espulsione. Poteva essere pericolosa quella sconfitta, poi, fortunatamente, la squadra si è ripresa subito andando a vincere a Venezia». Qual è stato il vostro segreto? «Il segreto è il gruppo e l’armonia che lo caratterizza. Io ho sempre

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il traguardo con un turno d’anticipo

L’esclusiva

SALVEZZA FA RIMA CON FESTA

trasmesso alle ragazze il valore, l’importanza del dialogo. E loro, anche grazie al dialogo, hanno formato un gruppo unito di giocatrici serie e umili. Per ottenere risultati importanti certi valori stanno alla base di tutto in ogni categoria». Come avete festeggiato la salvezza? «Abbiamo festeggiato con una maglietta celebrativa sulla quale c’era scritto “I’ che si fa? E si resta in A”. E poi a fine mese il presidente organizzerà una cena per decretare il ‘rompete le righe’ con l’arrivederci alla prossima stagione». Ha già progetti in vista? «Ci ritroveremo col presidente e butteremo giù il programma e le idee per la prossima stagione. Ma vorrei

aggiungere una cosa». Prego… «Ci terremmo tanto che il Primadonna ci affiancasse per altri tre anni di sponsorizzazione perché per la nostra squadra e la nostra società è stato di vitale importanza, il nostro pane. Quindi avremmo proprio il piacere se decidesse di continuare ancora il percorso insieme a noi». Per chiudere: entrambe le squadre di calcio di Firenze (l’Acf Fiorentina maschile e il Firenze Calcio Femminile) si sono salvate dalla retrocessione alla penultima di campionato. Per voi è stato un traguardo importante, mentre la Fiorentina era partita con ben altri obiettivi: provocando un po’, chi delle due squadre secondo lei il

prossimo anno lotterà per una posizione finale migliore? «Credo che sarà più facile per la Fiorentina maschile alzare l’asticella degli obiettivi e spero che il prossimo anno sia per la squadra dei Della Valle che per i tifosi possa essere migliore e con meno difficoltà. Per quanto riguarda noi, cercheremo di toglierci qualche soddisfazione con la speranza che la salvezza diventi per il Firenze Calcio Femminile una cosa di normale amministrazione, da raggiungere magari con 5-6 giornate di anticipo, in modo che la società abbia il tempo e la possibilità di valorizzare al massimo il materiale umano proveniente dal settore giovanile».

di Michela Lanza

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Due podi e tanti piazzamenti al “Trofeo Incisa” e al “Trofeo Iris”

BIS DI BRONZO PER LA SEZIONE DI RITMICA

Non solo artistica. Perché il Centro Ginnastica Firenze vanta anche una nutrita sezione di ginnastica ritmica, la disciplina che in Italia vanta uno squadrone nazionale le cui atlete si sono guadagnate più di una volta gli appellativi di “Farfalle d’argento” e “Farfalle d’oro”, tra campionati europei e mondiali. Già, perché queste ginnaste hanno la capacità di danzare proprio come farfalle, mentre maneggiano i loro piccoli attrezzi – palla, fune, clavette, cerchio, nastro – come se fossero abili giocolieri. E’ per questo che si allenano anche le bambine e le ragazze del CGF, nella palestra della scuola “Vittorino da Feltre” di Ponte a Ema, sotto la guida di Diletta Borselli, ex ginnasta gigliata della sezione agonistica, ora passata al ruolo di allenatrice, e Chiara Falsini, responsabile di sezione. Due i corsi base, il martedì e il giovedì, suddivisi per età, più un corso trisettimanale con finalità agonistiche, per ragazze che partecipano alle competizioni. Risale a un mese fa il bronzo alle clavette conquistato al “Trofeo Incisa” dalla ginnasta senior Novella Borselli, insieme al quinto

piazzamento alla fune, migliorato poi lo scorso fine settimana al “Trofeo Iris” (organizzato a Scandicci dall’omonima società sportiva) con il quarto posto, mentre alle clavette la Borselli ha chiuso sesta in classifica. Ottimi anche i piazzamenti dell’allieva Gemma Gabbrielli, che ad Incisa è arrivata settima alla palla e decima al cerchio, su un totale di 33 concorrenti in questa specialità. Altro podio, ancora di bronzo e sempre all’“Incisa” ma alla specialità fune, per l’atleta della categoria junior Letizia Ciappi, che si è classificata anche decima alla palla; quinto piazzamento alla fune per lei, invece, nella gara di Scandicci. Ha sfiorato il podio di Incisa Silvia Manganelli, con il suo quarto posto all’attrezzo fune, che l’ha vista poi sesta classificata all’“Iris”. Ed è stata ancora una volta la fune a portare i migliori risultati, anche per Caterina Agnoloni, che da Incisa a Scandicci ha migliorato la sua prestazione di due piazzamenti, passando dal sesto al quarto posto di specialità. A queste ginnaste e all’intera società di Sorgane l’augurio di buon lavoro per il saggio di fine anno… il 6 giugno si avvicina!

Sopra: Novella Borselli alla fune, a fianco alle clavette

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INIZIA IL 17° TROFEO DELLE Quattro CITTà! tona cercheranno in tutti i modi di accaparrarsi il primo posto ed accedere così alle strepitose finali europee. Chi saranno fra C5 e C7 i fortunati a raggiungere questo difficilissimo traguardo? La strada è appena iniziata ma siamo sicuri che già dalla prima giornata ne vedremo delle belle.. Nelle due tabelle in basso sono riportati tutti i primi scontri di questa settimana del diciassettesimo trofeo delle Quattro Citta.

Oramai possiamo dirlo, questo torneo è diventato il più seguito e il più appassionante di tutto il panorama Midland. Dopo 17 anni che viene riproposto e che ogni volta riscuote enorme successo, in questo 2012 l’affluenza delle formazioni sia di C5 che di C7 iscritte è stata davvero massima. Una delle poche manifestazioni infatti che mette in palio delle finali europee per i vincitori, tutto ovviamente a spese dell’organizzazione! Ed ecco che allora saranno 24 le squadre di calcio a 5 a darsi battaglia: dai più conosciuti ATeam, Buratti, Coverciano88 e Orfani di Moana fino ad arrivare alle nuove iscritte Zemanlandia, Milf Team, Flamenco e The White Lions. Nel calcio a 7 un vero e proprio exploit con ben 34 formazioni sulla griglia di partenza ed anche qui i nomi nuovi non sono pochi: Cubino Fc, Zenith San Pietronovoli, Caboto Dt, Boschetto AC e molte altri ancora. Ovviamente anche formazioni ormai veterane come Sub Pedibus Alae, Selecao Argentinos, Fikalakcicciocer e Fioren-

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C5 FEMMINILE: ECCO LE PRIME SQUADRE CHE VANNO AI QUARTI di finale

A due giornate dal termine dei gironi eliminatori, sono ancora molte le posizioni da definire nei raggruppamenti delle tre Fasi Finali del calcio a 5 femminile: si stanno tuttavia comportando in maniera molto positiva le formazioni che rappresentano il Calcio Toscana. In ciascuna delle tre categorie (Top, Golden e Silver League), al termine della Fase Eliminatoria (con le squadre suddivise in due gironi, in ciascuno dei quali si sfideranno con gare di andata e ritorno), le prime quattro squadre classificate di ciascun girone accederanno ai quarti di finale (gare ad eliminazione diretta). Le migliori squadre classificate per il Calcio Toscana e per lo Csen in ciascuna categoria prenderanno parte alle Fasi Finali Assolute dove incontreranno le formazioni della Midland per stabilire le squadre campioni della provincia di Firenze. Top League - Sono già promosse ai quarti di finale Forever Gogo, Club Sportivo Firenze e Jolly Ferruccia nel girone A: resta solo da stabilire chi fra Florence SC e Ci Si Gi raggiungerà le altre tre formazioni nella fase ad eliminazione diretta. Favorito il Florence SC che con 6 punti all’attivo (e la vittoria per 5-0 nella gara d’andata con il Ci Si Gi) ha un piede e mezzo nei quarti di finale: serve un’impresa al Ci Si Gi (ancora fermo a 0 punti) per poter andare avanti nella manifestazione. Per quanto riguarda invece il piazzamento finale è lotta apertissima per la vittoria del girone: il Forever Gogo comanda con 15 punti, seguito a sole due lunghezza da Club Sportivo Firenze e Jolly Ferruccia. Ma il Club Sportivo Firenze ha giocato una gara in meno e potrebbe pertanto balzare in vetta al gruppo A: infatti, se la compagine che rappresenta il Calcio Toscana dovesse battere il Jolly Ferruccia nella prossima giornata, avrebbe buone possibilità di ottenere il primo posto, in quanto all’ultima giornata avrà il match col Ci Si Gi che non dovrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile. Anche nel gruppo B sono già tre le squadre che si sono qualificate per i quarti di finale: le campionesse in carica del Prato Nord (che fra l’altro si sono anche già garantite il primo posto nel girone), l’ASD Firenze 2008 (ottimo risultato per l’altra formazione che rappresenta i colori del Calcio Toscana) e le Amiche Della Concordia. L’ultimo posto disponibile se lo contendono ASD San Lorenzo Campi Giovani (4 punti) e Firenze Calcio A 5 (3 punti): queste ultime però hanno giocato una gara in più e quindi non sarà certamente facile per loro riuscire a ribaltare l’attuale posizione di classifica. Col Prato Nord (19 punti) vincitore del girone, si giocano il secondo posto le nostre ragazze dell’ASD Firenze 2008 (11 punti) e le Amiche Della Concordia (che inseguono a 9 punti): tutto si deciderà nello scontro diretto dell’ultima giornata, a meno che nel prossimo turno l’ASD Firenze 2008 batta il Firenze Calcio A 5 e contemporaneamente ci sia la sconfitta delle Ami-

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Pol. San Quirico che Della Concordia nel match con l’ASD San Lorenzo Campi Giovani. Golden League - Nel girone A prosegue il predominio da parte delle formazioni del Calcio Toscana: Aton Green (14 punti) e Cral Dipendenti Comunali Femminile (13 punti) hanno già aritmeticamente occupato le prime due posizioni del raggruppamento e si contenderanno pertanto il primo posto. Ancora senza sconfitte l’Aton Grenn, è incappato in un solo ko il Cral Dipendenti Comunali Femminile (proprio contro l’Aton Green): queste due compagini potranno senz’altro dire la loro per la vittoria della Golden League. Alle loro spalle lottano per il terzo posto il Floria 2000 (10 punti) e le nostre ragazze della Pol. San Quirico (9 punti) che nell’ultima gara del girone saranno impegnate rispettivamente contro Aton Green e Cral Dipendenti Comunali Femminile. Si è invece concluso il gruppo B (comprensivo di sole 4 squadre che pertanto accedono tutte ai quarti di finale) con il successo del Non Piangere T (15 punti) che ha pre-

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ceduto di sole tre lunghezze le nostre ragazze dell’ASD Quinto Alto. Al terzo posto (con 9 punti) si è classificata l’altra formazione del Calcio Toscana, il Cral Ataf Bella Vita. Ha chiuso il girone al quarto posto e senza aver conquistato nemmeno un punto l’ASD Boomerang che inoltre ha realizzato solamente tre reti in sei gare disputate. Silver League - Stanno facendo bottino pieno le formazioni dello Csen nel girone A della Silver League: ha dominato il raggruppamento Il Giglio Verde che con sette successi in altrettanti incontri ha conquistato aritmeticamente il primo posto. Al secondo posto si classifica il Torregalli (15 punti) che precede di ben 10 punti l’Ellepi, formazione che occupa il terzo posto e che si contenderà la qualificazione ai quarti di finale con Le Morelline FC (4 punti) ed il FC Athena (1 punto ed unica formazione nel girone a rappresentare il Calcio Toscana). Nel girone B si sono già qualificate per i quarti di finale due delle tre nostre formazioni di questo raggruppamento, vale a dire le Smatte F.T. (che con 15 punti sono in vetta al girone assieme all’Outsiders, altra formazione che pertanto accede alla fase ad eliminazione diretta) ed il PGS Torregalli (10 punti e già certo del terzo posto in classifica). Per l’ultimo posto a disposizione la lotta è fra le nostre ragazze dell’US Sales (4 punti) e Le Turche (3 punti): queste ultime sono in vantaggio negli scontri diretti ed hanno anche giocato una gara in meno, ma l’US Sales ha tutte le carte in regola per poter andare avanti in questa competizione. Steto

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do viola sta attraversando un periodo di formidabili incertezze: il caso-Oriali prima e l’enorme ritardo che si sta accumulando nella ricerca di un allenatore possibile testimoniamo che oltre ai dubbi del patron Diego ci sono quelli dell’intero gruppo che sta gestendo la Fiorentina. Non è un bel viatico pensare di dare il via a una rivoluzione tecnico-aziendale partendo con la remora mentale che forse investire nel calcio sia un errore o comunque un percorso accidentato. Comprendiamo quindi con facilità i motivi e le perplessità di chi prima è andato a parlare con Claudio Ranieri e poi si è stoppato come in attesa di un via libera definitivo. Troppe incertezze stanno attanagliando la Fiorentina, troppe paure stanno percorrendo da mesi, da anni, la città del calcio viola: o si arriva ad un chiarimento definitivo o tutti questi messaggi, autorevoli, che provengono da Tokyo, Milano, Roma, da Casette d’Ete finiranno per incancrenire il problema invece di risolverlo. Sono i Della Valle che devono confrontarsi una volta per tutte, in fondo sono soltanto due, non un esercito. Certo, possono convocare anche colui che viene considerato il terzo fratello Tod’s, Mario Cognigni, e comunque da questa vicenda devono uscire con un solo progetto, una sola idea di calcio, un solo allenatore, un solo direttore sportivo altrimenti la salvezza conquistata con le unghie e con i denti da Vincenzo Guerini resterà solo un fatto statistico. Firenze e la Fiorentina dopo aver conquistato in modo definitivo la serie A non possono rischiare una retrocessione che sarebbe più nei programmi che nella sostanza sportiva. Nessuno vuole interferire sui nomi fin qui valutati e soppesati, crediamo invece che quello che più conta non sia mettere a confronto Ranieri e Zeman oppure Capozucca e Pradè. Conta invece avere un’idea precisa e indiscutibile su dove vogliono andare i Della Valle, se credono ancora di poter accettare una stagione disperata come quella appena conclusa o se invece non sia venuto davvero il momento di una svolta. D’altra parte noi abbiamo buona memoria, non scordiamo quello che Diego Della Valle aveva detto a Milano: «Dopo la salvezza cercheremo di costruire una squadra capace di divertire, di tornare in Europa e magari in Champions». Parole simili le aveva pronunciate pure Andrea e se guardiamo bene lo stesso Cognigni subito dopo la salvezza aveva annunciato: «Faremo una grande Fiorentina». Passa il tempo e siamo ancora qui ad aspettare: questo è un modo pessimo per affrontare una strada lunga come quella che deve percorrere la Fiorentina.

Alessandro Rialti

Fuorigioco

di Duccio Magnelli

PER LA MAGLIA, SOLO PER LA MAGLIA

Ma esiste ancora l’amore per la maglia? Oppure i tifosi sono rimasti gli unici illusi a pensare che, in fondo, non è soltanto una questione di soldi? A qualcuno fanno un po’ di tenerezza gli ultimi romantici del pallone che espongono striscioni con la scritta “siamo qui solo per la maglia”, giustificando così la loro presenza allo stadio ad assistere a spettacoli indecorosi in luoghi fatiscenti e inospitali. Del resto un’accusa,

fra le tante che i tifosi della Fiorentina muovono ai Della Valle, è proprio quella di non amare a sufficienza la maglia viola. Come se un presidente tifoso potesse in ogni caso rappresentare una garanzia di investimenti finanziari illimitati: “se ama la squadra, non c’è ragione perché non spenda in regali e ciliegine”, è l’inevitabile conclusione. Se così fosse, a Firenze potremmo mettere Zeffirelli presidente e avremmo risolto tutti i problemi. Il punto è che, oltre che essere tifoso, un presidente deve essere anche spaventosamente

ricco. Come per esempio Moratti, che coniuga entrambe le “qualità”. O anche come Berlusconi e gli Agnelli. Ma qui ci si ferma. E quindi i tifosi (a parte pochi privilegiati) devono scegliere tra presidenti “caldi” e ‘poveri’ oppure “freddi” e ricchi. Secondo noi, non è sbagliato considerare una società di calcio alla stessa stregua di un’azienda. Anzi, se gestita bene, una squadra può dare notevoli soddisfazioni, anche se spesso solo dal punto di vista morale. L’errore, piuttosto, è quello di non capire che il calcio è un mondo particolare e

che una squadra non può essere gestita nello stesso modo delle scarpe o dei vestiti. Nessuno accennava al problema dei Della Valle “poco” tifosi quando la Viola vinceva a Liverpool e giocava la Champions. Solo adesso, dopo due anni di totale ‘disperazione’ calcistica, il tifoso viola si è accorto di questo. E vorrebbe rivedere Diego allo stadio, con una bandierina viola in mano, pensando, in questo modo, di ritrovare l’antico splendore. L’amore per la maglia, certe volte, gioca proprio dei brutti scherzi.