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Il tecnico portoghese parla ai tifosi viola attraverso il Brivido Sportivo:
L’editoriale
Complimenti MISTER ma ora viene il difficile
Paulo Sousa: «Firenze, rest di Mario Tenerani
E
’ lui il leader indiscusso di questa Fiorentina capolista. Paulo Sousa ha conquistato Firenze in un batti-
to di ciglia. Non è solo una questione
di risultati. Il tecnico portoghese ha capito al volo il respiro della città, i suoi battiti, quelle vibrazioni che fanno della tifoseria viola qualcosa di molto originale. Noi del Brivido siamo felici che Paulo Sousa abbia scelto di regalarci
qualche suo pensiero, proprio perché siamo da sempre il giornale dei tifosi della Fiorentina. Sousa ha impattato con il mondo viola con la forza di uno tsunami. La sua squadra è stata protagonista, fino ad oggi - anche se siamo
ancora all’inizio - di un crescendo rossiniano. Il primato è più che meritato ed è figlio di un costante approfondimento sul campo. E’ facile verificare come i giocatori della Fiorentina si muovano in partita seguendo alla let-
Intervista a SOUSA
E
’ l’uomo dei sogni del popolo viola, il tecnico che ha riportato la Fiorentina da sola in testa alla classifica della serie A dopo oltre 16 anni. Paulo Manuel Carvalho Sousa si è catapultato nel mito gigliato, dopo poco più di tre mesi dal suo approdo in riva all’Arno, con un inizio di campionato strepitoso, mai visto a Firenze in 89 anni di storia. Merito anche dei calciatori, certo, ma soprattutto merito suo perché è stato il portoghese a convincerli che tutto ciò fosse possibile.
di ALESSANDRO RIALTI
E
’ stata sicuramente una settimana di quelle che non si scordano. Serenità allo stato puro, sogni e speranze miscelati, uno spettacolo. Complimenti Mister Sousa, perché è riuscito, nonostante i vaticini negativi, a “inventarsi” un inizio di stagione straordinario. I suoi giocatori sono andati a riposo primi in classifica, molti di loro convocati dalle
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Segue in ultima
“ Il nostro segreto? E' semplice: il lavoro ”
E stato lui a trasformare i dubbi in certezze, a rilanciare elementi che sembravano irrimediabilmente perduti, facendoli tornare al centro del progetto Fiorentina. Ed è sempre grazie a lui se i tifosi viola, dopo la depressione estiva, sono tornati ad accendersi di entusiasmo. Insomma il tecnico “giramondo” pare aver finalmente trovato la casa adatta dove abitare e Firenze lo ha ormai adottato come nuovo idolo, apprezzandone l’abilità in panchina, ma anche i modi garbati, la disponibilità e la simpatia dimostrata sin dall’inizio nei confronti della tifoseria. Simpatia e disponibilità che il mister portoghese manifesta scegliendo il Brivido Sportivo, da sempre il giornale dei tifosi della Fiorentina, per lanciare il suo messaggio a Firenze, in un momento storico che lo vede al centro dei riflettori dei media nazionali, come grande protagonista del primato viola.
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“L’amore dei nostri supporter ci dà una grande forza, con loro al fianco niente è impossibile”
erò a lungo per vincere insieme» tera i dettami del loro allenatore. Ai Campini si lavora in settimana, duramente. Così come le sedute video: alcune ore del giorno sono dedicate da Sousa all’analisi delle immagini delle avversarie. I viola vanno in gara con tante cognizioni, sanno di tutto di chi dovranno affrontare. Il lusitano, però, è
forte anche sul piano psicologico: vive una partita nella partita. Si agita, si sbraccia e parla tantissimo, accompagna con la mimica le azioni, riesce a tenere su la squadra nei momenti - durante la partita capitano - in cui si può materializzare un calo di tensione. E’ duro, nel senso che pretende,
Mister Sousa, qual è il segreto di questo momento straordinario viola? “Sicuramente il lavoro. Forse a inizio stagione con allenatore nuovo e nuovi innesti, era difficile pensare di farsi subito trovare pronti ma la cultura del lavoro da parte di tutti sta pagando. Squadra e società, hanno dato il massimo in questi mesi per riuscire a fare un buon inizio di stagione come quello che stiamo vivendo, senza dimenticare che una parte importante l'hanno avuta i nostri tifosi che fin dal ritiro estivo ci hanno sempre sostenuto”.
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“Il legame tra noi è la città è indissolubile”
Come è riuscito a stabilire così velocemente un bel rapporto con Firenze e i suoi tifosi? “Conoscevo la città e la passione dei suoi tifosi. Il tifoso fiorentino è indissolubilmente legato ai suoi colori e capire a fondo questo legame è importante nella creazione del rapporto. Ho detto sin da subito che l'amore dei tifosi viola sarebbe stato
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ma sa trovare anche il dialogo personale. Non lascia indietro nessun giocatore. Questo è un particolare decisivo perché sono pochi i tecnici che riescono a fare questa operazione. Sousa è indiscutibilmente il demiurgo del successo viola. Ma sono stati anche abili i dirigenti viola a puntare su
fondamentale per noi, e non ho mai avuto dubbi sul fatto che questo non sarebbe mancato”.
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“Scudetto? E’ giusto che i tifosi lo sognino”
Firenze aspetta il terzo scudetto da troppo tempo, quest'anno potrebbe essere la volta buona? “I tifosi devono sognare, è giusto che lo facciano. Il campionato è appena cominciato e dobbiamo essere anche realisti. Quello che ho sempre detto è che abbiamo una squadra in grado di lottare con tutte, ma dobbiamo anche essere realisti. Noi dovremo sempre scendere in campo in maniera concentrata e decisa e alla fine vedremo dove saremo arrivati”. Lei ha girato molte città, a Firenze potrebbe restare per molti anni stabilendo un legame nel tempo? “Io mi trovo benissimo a Firenze e, naturalmente, spero di rimanere qui lungo”. Così parlò al Brivido Sportivo Paulo Sousa, l’uomo dei sogni del popolo viola.
di lui, dopo che avevano accarezzato l’idea nell’estate 2012, prima di scegliere Vincenzo Montella. E ora coraggio Paulo, perché il bello arriva adesso. Siamo curiosi di capire se questa Fiorentina, la tua Fiorentina, sia davvero in grado di battersi per il titolo.
La carriera
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' un grande Paulo Sousa. Da giocatore ha conquistato 8 trofei con tre squadre diverse. E anche da allenatore ha vinto 5 competizioni con tre formazioni differenti. A ciò bisogna aggiungere il mondiale Under 20 conquistato con la nazionale portoghese nel 1989. Sousa ha cominciato la sua carriera a Lisbona, nel Benfica. Si è laureato campione del Portogallo nella stagione 1990/91 e nel 1992/93 ha vinto la coppa nazionale. In Italia è arrivato alla Juventus dallo Sporting Lisbona nella stagione 1994/95 e quell'anno ha conquistato lo scudetto e la Coppa Italia. Sempre nel 1995 ha vinto la Supercoppa italiana. Con i bianconeri nella stagione successiva (1995/96) è salito sul tetto d'Europa, vincendo la Champions League, battendo in finale l'Ajax. E l'anno dopo (1996/97), passato al Borussia Dortmund, ha bissato il successo in Champions, superando in finale proprio la Juve. Con i tedeschi nel 1997 si è aggiudicato anche la Coppa Intercontinentale. Ha giocato successivamente anche con Inter, Parma, Panathinaikos ed Espanol prima di appendere le scarpette al chiodo nel 2002 a 32 anni. Ha iniziato la carriera di allenatore nel 2005 e per 3 anni è stato uno degli assistenti del commissario tecnico della nazionale lusitana. Nel novembre 2008 è stato ingaggiato dal Queens Park Rangers per guidare la formazione londinese. Poi ha allenato Swansea City e Leicester City. Nella stagione 2011/12 è andato in Ungheria, al Videoton, con cui ha vinto in quella stagione la Coppa di Lega ungherese e 2 Supercoppe nazionali nel 2011 e nel 2012. Nella stagione 2013/14 ha cambiato continente, volando in Asia. E in Israele al Maccabi di Tel Aviv si è aggiudicato subito lo scudetto. E' tornato in Europa nella stagione 2014/15. E con il Basilea si è laureato campione di Svizzera. Insomma Sousa è un vincente. E Firenze spera che il suo ricco curriculum si arricchisca in riva all'Arno.
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Capitano della Fiorentina del secondo titolo e tecnico della squadra che si vide scippare il terzo dalla Juve.
De Sisti: «Mi rivedo in lui, di FRANCESCA LANDI
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iancarlo De Sisti, detto "Picchio": il capitano del secondo Scudetto del 1969 e l’allenatore del quasi Scudetto del 1982. Quello scippato ai viola dalla Juventus all'ultima giornata, da cui scaturì il motto del Brivido Sportivo: “Meglio secondi che ladri”. Da giocatore era un regista che già allenava sul campo, un po’ come Paolo Sousa, in panchina era un grande tecnico, capace di allestire una squadra pratica e bella allo stesso tempo, proprio come sta facendo il portoghese in questa sua prima stagione viola. Naturale, dunque, paragonare i due personaggi , un parallelo sdoganato dallo stesso “Picchio”, nell’intervista concessa in esclusiva al Brivido Sportivo nella quale si racconta, ricordando gioie e delusioni degli anni passati e vivendo con estrema felicità il momento magico di questa Fiorentina. “Damme del tu France'!”: l’intervista parte così. Con la sua gentilezza e innata spontaneità, De Sisti riesce a far vivere le emozioni dello Scudetto del 69 e della maestosa Fiorentina 81-82 anche a chi come noi, per ragioni di età, non le ha vissute in prima persona.
E lo dico anche in difesa della categoria”.
sé e per la squadra e grazie al pizzico di fantasia, innato nel suo essere, riusciva ad emergere in qualsiasi partita”. L'importanza di aver giocato a centrocampo, in cabina di regia, quanto può essere importante per la successiva carriera di un allenatore? “Molto e lo dico per convenienza. Ricordo la tesi del grande Liedholm estimatore di notevoli paradossi: inevitabilmente un centrocampista, essendo sempre nel cuore del gioco, aveva la possibilità di vivere meglio l’esperienza che avrebbe quindi in seguito avuto in panchina. Imparare a controllare il gioco ad essere circondato da persone che contano su di te è essenziale per sviluppare il
Lei è tra i pochi allenatori che, nella stagione 8182, è riuscito a portare la Fiorentina in testa alla classifica, si rivede in Paulo Sousa e nel suo lavoro? “In un certo senso mi rivedo in lui. Da giocatore anch’io, sotto la gestione Liedholm e Pesaola,
Il punto di forza di questa Fiorentina è la squadra. Quanto incide su questo il lavoro di Paulo Sousa? “Molto sia nel comportamento collettivo, poiché si nota la sua mano ovunque, che a livello individuale, perché sta facendo sentire ogni giocatore al centro della squadra e con la piena fiducia del tecnico addosso. Certo è che non si può “buttare tutto a mare”, ero un grande stimatore di Montella, che ha fatto molto bene alla Fiorentina, lasciando una squadra compatta e uno spogliatoio solido. Bisogna anche dire che grazie a tutto questo Sousa è stato facilitato nell’approccio”.
Come ha visto l’arrivo in viola di Sousa? “Con curiosità, come molti addetti ai lavori che lo conoscevano per fama e per quello che stava facendo, ma non completamente per il suo modo di lavorare, di pensare e di vivere di calcio. La mia conoscenza del mister portoghese era superficiale, adesso domenica dopo domenica lo sto apprezzando sempre di più e sta facendo conoscere un lato di sé sconosciuto a molti”.
Bentornato inverno.
Lei che era un grande regista in campo apprezzava il Paulo Sousa calciatore che giocava in un ruolo simile al suo? “Sì, era un buonissimo giocatore. Per certi versi mi somigliava, ma correva molto di più del sottoscritto. Era una vera e propria mezz’ala, come si diceva in altri periodi della vita calcistica. Lui correva per
sapere, la brillantezza e capacità oltre la media. In generale un centrocampista che si siede in panchina ha qualcosa in più.
ero già allenatore in campo. Purtroppo nel momento in cui ero un giovane allenatore rampante, pronto a decollare, al momento della consacrazione vera e propria una piccola interferenza (i problemi di salute e l’operazione alla testa) mi ha fatto perdere del tempo prezioso e tutto ciò che avevo guadagnato l’ho perso senza neanche accorgermene. Quello è stato un grande rammarico, stavo lavorando bene. Ed è stato anche un gran peccato non aver vinto quel campionato da allenatore. Altrimenti, detto tra me e te, il caro Renzi avrebbe avuto più difficoltà ed essere eletto sindaco: da calciatore della Fiorentina con il secondo scudetto sul petto e da allenatore del terzo tricolore, sarei diventato un tale idolo in città da poter aspirare alla carica di sindaco (scherza ndr). Ridendo, lo sono ancora adesso, perché quando torno a Firenze mi sento a casa e sono sempre circondato da grande stima ed affetto. Dico tutto ciò con un po’ di malinconia, ma era scritto del destino. E in fondo va bene così… siamo qui a parlarci e direi che comunque è andata bene”.
Da esperto di calcio, mi dice due aggettivi che descrivono al meglio il tecnico Paulo Sousa? “Ancora non lo conosco molto bene però sicuramente è attento, capace e in linea con i desideri della squadra, della città e della società”.
Bentornato inverno. Giancarlo De Sisti
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“Picchio” designa il suo erede: “Sousa mi piace, ha la mentalità giusta per restare in vetta fino alla fine”
può vincere il terzo Scudetto» più marcata. Ad ogni vittoria si prende autostima, ed è sempre più facile andare avanti affrontando qualsiasi squadra. Come si dice: “vincere aiuta a vincere”. Ma non bisogna precorrere i tempi. L’entusiasmo è lecito, fa bene a tutti, però va sempre usato con cautela”.
La copertina del Brivid o Sportivo che festeggia il second o Scudetto viola
Che effetto le fa vedere la Fiorentina in testa, proprio come allora, e sapere che Firenze sta sognando lo Scudetto come accadde sotto la sua gestione nei primi anni 80? “La Fiorentina sta facendo della grandi cose, è un’ottima squadra e merita di stare nella posizione dove si trova. Certo che, adesso più che mai, si vedrà il vero valore e la potenzialità di questa squadra, dopo Napoli e Roma si trarrà una linea
Che ricordi ha del 16 maggio 1982, l’ultima giornata del campionato 81-82 che, tra mille polemiche, sancì la fine del grande sogno tricolore della sua Fiorentina? “Provo ancora molta delusione e averto ancora la consapevolezza di aver avuto a disposizione una squadra di assoluto valore e una società che stava lavorando per vincere lo Scudetto. Avevamo tutte le possibilità per farlo, eravamo ad un passo dal traguardo e cause di forza maggiore ci hanno impedito di cucircelo sul petto. La cosa più ingiusta è stata l’ultima partita di campionato quando è stato annullato quel gol a Ciccio Graziani, assolutamente regolare. Me lo sogno ancora la notte. Non voglio aggiungere altro per non riaprire la ferita. Ma è impossibile pensar bene”.
Si ricorda del Brivido Sportivo, in quegli anni diretto da Paolo Melani, che ideò il famoso motto: “Meglio secondi che ladri”? “E come no… quello slogan è entrato nella mente di tutti. Ancora oggi a casa ho la cartolina che ritrae il leone e la zebra. Indimenticabile testimonianza della migliore ironia fiorentina”. Da capitano della Fiorentina yè yè che regalò
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l’ultimo Scudetto a Firenze, pensa che la squadra di Sousa potrà regalare la stessa gioia ai tifosi viola? “Quelle sono gioie indimenticabili. Tutto è possibile, perché no?, spero che la Fiorentina resti in vetta il più a lungo possibile, magari fino alla fine. Firenze si merita di rivivere una giornata come quella che vivemmo noi del gruppo di Pesaola”.
Chi è il calciatore simbolo di questa squadra? “Difficile da dire. Stanno facendo bene tutti, mi piace pensare che sia Gonzalo, il capitano. Dà sempre il contributo a ogni partita e stimola gli altri. Anche Ilicic sta facendo cose grandiose, Kalinic è una conferma anche nel campionato italiano e che dire di Borja Valero? Un signor giocatore. Un condottiero vero”.
Pensa che per raggiungere il traguardo questa squadra abbia bisogno di innesti a gennaio? “Bisogna vedere a fine dicembre come sarà la classifica, se ci sarà ancora la possibilità di arrivare molto in alto non credo che la società si tirerà indietro nel cercare alcuni innesti importanti”.
Dunque lei ci crede davvero in questa Fiorentina? “Sì e spero che si mantenga in vetta il più possibile… Come non crederci del resto? Firenze ha bisogno di sognare”.
Grandi successi in maglia gigliata E anche da tecnico sfiorò il trionfo
Giancarlo De Sisti con la maglia viola
Giancarlo De Sisti, cresciuto calcisticamente nella Roma, arrivò a Firenze nel 1965. Dotato di grande tecnica e visione di gioco, si affermò come regista di centrocampo diventando anche un perno della Nazionale azzurra. Alla sua prima stagione in viola vinse subito la Coppa Italia e la Mitropa Cup. Nella stagione 68-69 fu il capitano della squadra che regalò a Firenze il secondo Scudetto. La sua avventura da giocatore viola si concluse nel 1974, dopo 9 stagioni e oltre 250 partite, quando tornò a vestire la casacca della Roma. Con la Nazionale vinse un campionato Europeo nel 1968 e fu vicecampione nel Mondiale di Messico 1970. Dopo il ritiro dal calcio giocato tornò alla Fiorentina da allenatore nel 1981 subentrando a Carosi e, dalla zona retrocessione, portò la squadra al quinto posto finale. La stagione successiva fu protagonista della lunga cavalcata al comando a tu per tu con la Juventus, perdendo lo Scudetto solo all’ultima giornata tra mille polemiche. Restò sulla panchina gigliata fino al 1984 quando, colpito da un problema di salute, fu costretto a una pausa di 45 giorni, rifiutando poi la proposta del club viola di essere affiancato nella guida tecnica da Ferruccio Valcareggi che lo sostituì.
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La giornalista Rai ci racconta il rapporto speciale che lega il portoghese più amato di Firenze al tecnico viola
Sara Meini: «Rui Costa - Sousa, amici da sempre» stato un dramma perché era innamorato della maglia viola e dell’affetto che lo circondava. E questo dice tutto”.
rapporto splendido con i fiorentini. Ma attenzione: per il momento il paragone non regge perché Rui ha fatto cose straordinarie nei suoi sette anni in viola, lasciando un segno indelebile. Prima di raggiungere il suo livello Sousa dovrà dare una costanza negli anni al suo lavoro sulla panchina della Fiorentina”.
Ci puoi raccontare qualche aneddoto particolare che lega Rui Costa a Paulo Sousa? “Ricordo che quando andavo da Rui in Algarve si giocava a calcetto sulla sabbia a Vilamoura. Rui Costa e Paulo Sousa non la smettevano mai di giocare per tenersi allenati anche in vacanza. Entrambi sono sempre stati dei perfezionisti e lo stanno dimostrando anche negli incarichi attuali”.
Parlando con Rui Costa ci puoi dire che cosa ti ha raccontato di Sousa e del loro rapporto di amicizia? “Rui mi ha raccontato che con Sousa sono amici praticamente da Meini Sara Meini vanissima Sara i Costa e una gio Ru sempre. Con, ta tu tis Ba Da sinistra tinuano anche di Tommaso Borghini oggi a frequentarsi anche con le famiglie. Hanno fatto Ora che Rui Costa è diesse del Benfica segue sempre la Fiorentina? uesta è la storia di una grande spesso le vacanze insieme e, nonostante le carriere “Eccome se la segue. Guarda tutte le partite e spesso si fa sentire con sms amicizia, nata nel 1987 quando li costringano a stare lontani, si sentono spesso. per commentarle. L’ultima volta è accaduto dopo la vittoria con l’Inter. I il giovane Paulo Sousa dalla picL’ultima volta che si sono incontrati è stata negli suoi figli Filipe e Hugo, poi, sono tifosissimi della Fiorentina”. cola Viseu fu trapiantato nella metropoli Usa, prima dell’amichevole tra Fiorentina e Benfica. di Lisbona per far parte delle giovanili del Sousa ha chiesto consigli a Rui su come inserirsi in Presto potremo rivedere Rui a Firenze, magai per incontrare Sousa? Benfica dove, da tempo, giocava Manuel Rui città. Rui gli ha detto di essere semplicemente se stesso “Credo proprio di sì. Quando sono andata a Lisbona per seguire la FioSara Meini con Filipe e Hugo Costa. Rui era più piccolo di due anni rispetto a perché i fiorentini apprezzano le persone “vere” e mi pare rentina con il Belenenses ho visto Rui e la sua famiglia. Mi ha confessato i figli di Rui Costa Paulo, ma ad accomunarli c’era il talento: raffinache il consiglio sia stato buono…”. che, spinto dai figli, vorrebbe venire a Firenze e che sta programmando to, elegante e sinuoso quello del primo; geometrico, un viaggio che farà quando glielo permetteranno gli impegni col Benfica. prepotente ed equilibrato quello del secondo. E un’empatia La loro amicizia ha retto a drastiche divisioni calcistiche, come Perché non gli basterà certo un giorno solo per salutare tutti gli amici”. che li rese subito grandi amici. Tanti pure i successi condivisi da benfi- quando Sousa passò allo Sporting (rivale del Benfica) e poi quando quisti (anche se Sousa da ragazzino simpatizzava per lo Sporting Lisbo- i due si ritrovarono contro in Italia con le maglie di Fiorentina e La grande disponibilità con i tifosi è un’altra cosa che accomuna Rui na) e con le maglie delle nazionali lusitane. Poi, improvvisamente, le loro Juventus… Costa a Paulo Sosa… strade si separano: nel 1993 Sousa cede alle lusinghe degli acerrimi rivali “Sì, i colori calcistici non potevano dividere due persone unite da una “Non c’è dubbio. Rui amava lasciare la macchina davanti al Bar Marisa dello Sporting. Rui Costa resta orgogliosamente in biancorosso, salvo grande stima reciproca. Quando Sousa passò allo Sporting molti tifosi per fare autografi ai bambini, così come oggi Sousa è disponibile a selfie dover partire l’anno successivo per le difficoltà economiche del club, del Benfica lo considerarono un traditore. Rui no e lo difese sempre”. e autografi. Questo dimostra che sono entrambi grandi uomini”. dando inizio alla sua meravigliosa epopea fiorentina. E in Italia i due si ritroveranno da avversari, uno con la maglia viola, l’altro con quella Rui Costa è stupito del lavoro di Sousa a Firenze e di come si è inseDomenica Sousa sfiderà Sarri, un'altra persona che tu conosci bianconera della Juventus. Ma le rivalità sportive non hanno mai scal- rito in città? fito quel rapporto profondo oggi, se possibile, rinsaldato da un destino “Non è stupito di come si è inserito, di questo ne era sicuro. Semmai è bene… “Sì, Sarri dice di essere tifoso del Napoli… è vero per le sue origini, ma comune: far sognare la Fiorentina e Firenze. Insomma, un’amicizia tutta stupito dal suo lavoro e felicissimo per i risultati che sta ottenendo”. quando era a Empoli mi chiedeva sempre della Fiorentina. Sono certo da raccontare che Sara Meini, giornalista della Rai e grande amica della famiglia Costa fin dai tempi dell’approdo di Rui e della moglie Rute in Paulo Sousa una volta in una vecchia intervista disse “Rui ha fatto che se lo avessero chiamato prima di Sousa sarebbe venuto di corsa. Poi Riva all’Arno, ci aiuta a scoprire nelle sue pieghe più affascianti. una grande carriera ma avrebbe potuto fare di più se avesse lasciato a casa sua a Vaggio è cresciuto tra tifosi viola”. prima la Fiorentina”… Rui ti ha mai parlato di questa frase? Sara Meini, Rui Costa ha fatto sognare Firenze con la sua classe, “No, ma credo che sia stata una “provocazione” da parte di Sousa, se non L’ultima domanda: c’è nella Fiorentina di oggi un giocatore che Rui Paulo Sousa la sta facendo sognare da allenatore. Insomma è destino sbaglio prima di un Fiorentina-Juventus che li vedeva contrapposti. Sou- Costa apprezza particolarmente? che i portoghesi facciano innamorare i tifosi viola… sa conosce benissimo Rui Costa e sa quanto è legato a Firenze. Quando “Sì, gli piace moltissimo Borja Valero che, del resto, gli somiglia anche “Sì, sembra che sia destino che tra i portoghesi e Firenze nascano gran- Rui fu ceduto al Milan pianse per tre giorni. Per lui lasciare Firenze è fuori dal campo: famiglia semplice, bellissima e molto legata a Firenze. Detto questo per me di Rui ce n’è uno solo, unico e inimitabile”. di storie d’amore. Anche Sousa, aiutato dai risultati, sta instaurando un
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la Sfida
Domenica si torna in campo e la Fiorentina affronta, al S.Paolo, il Napoli che insegue a meno 6 Fari puntati sul confronto fra il tecnico viola e quello azzurro. Così simili e così diversi
Sousa vs Sarri, quando trionfano le idee di FRANCESCA BANDINELLI
N
el mezzo ci sono ancora 6 punti: 18 la Fiorentina, 12 il Napoli. Da una parte c’è il pragmatismo di Sousa, l’ex calciatore diventato quasi subito allenatore vincente (eccezion fatta per la parentesi inglese tra QPR, Swansea e Leicester), dall’altra c’è la meticolosità di Sarri, l’ex dirigente di banca con tanta gavetta alle le ultime settimane spalle che nelsta facendo sognare la “sua” Napoli pur non avendo mai ciatore. L’uomo fatto il calin divisa, d’ordinanza o casual, e quello in tuta si troveranno davanti: il re del proprio girone in Europa League, con punteggio pieno figlio dei successi contro Bruges e Legia Varsavia, e quello che, al di là di ogni aspettativa, si è preso per l’ennesima volta la vetta della classifica al primo tentativo, osando fin dove mai nessuno si era spinto, nemmeno negli anni dello scudetto. Padrone assoluto del San Paolo sarà l’ordine tattico: quello quasi maniacale che il portoghese ha trasmesso alla sua squadra, attentissima in fase difensiva, ma anche quello che a Castel Volturno si continua a perfezionare pure con l’utilizzo del drone, anche se di reti, in campionato, rispetto ai
viola ne hanno subìte più tre. Da quando è passato al 4-3-3, poi, il Napoli una volta alla settimana, spesso, fa un allenamento integrativo solo con i difensori, per cercare di rendere il reparto ancora più compatto (i 6 gol presi con Sassuolo, Sampdoria e Empoli hanno convinto Sarri a passare da un reparto a 3 ad uno a 4). In comune hanno il coraggio e non solo. Perché, comun- q u e
la si guardi, entrambi riempiono la scena con la loro personalità. Sousa col suo carisma, con le sue cinque lingue parlate con disinvoltura, con le pacche sulle spalle e con la promessa costante di una Fiorentina che continuerà a mettercela tutta. Sarri, dal canto suo, non è da meno. E’ un vero e proprio… maniaco degli schemi su calcio piazzato. Dai tempi del Sansovino cominciarono a
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chiamarlo “Mister 33” proprio per questo: perché magari, le sue teorie non erano proprio 33, ma di certo più di trenta. E nessuna squadra, in passato, ha segnato più gol su palla inattiva dell’Empoli. Antisocial entrambi - Sarri non ha profili così come Sousa -, preferiscono altri metodi di comunicazione, ma quanto a tecnologia sanno bene come destreggiarsi. Pc, telecamere special i ,
tablet: il portoghese vede sul campo e riguarda tutto dopo. Il materiale che raccoglie finisce tutto in un database che analizza in continuazione ed è collegato con un sito meteo che lui stesso studia quando deve decidere l’orario per la
seduta pomeridiana (questo è servito soprattutto in estate e nella coda di calore che si è riversato soprattutto a settembre). Sarri, invece, come detto, ha puntato da sempre tutto o quasi sul drone per rivedere i movimenti dei suoi giocatori dall’alto. Diversamente dal viola, è in perenne compagnia della sua sigaretta e, almeno ad Empoli, era quello che aveva introdotto il rito della pizza (margherita) da far mangiare entro 10 minuti dalla fine della gara per permettere ai giocatori di assumere carboidrati. E’ poi fortemente scaramantico, a differenza di Sousa che fin qui ha dimostrato di non esserlo, e non è un caso che nelle occasioni importanti indossi sempre una polo scura, perché convinto che il nero sia un colore portafortuna. Oltre che in campo, la sfida è pure in panchina.
Paulo Sousa
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L’ex viola giocava insieme al portoghese ai tempi della Juventus: “In campo aveva grandi geometrie.
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Torricelli: «Paulo ragazzo eccezionale, di Alessandro latini
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nutile girarci troppo intorno, il personaggio del momento è lui: Paulo Sousa. Daniele Pradè lo ha definito “il miglior acquisto dell’estate” e forse tutti i torti non ce li ha. Il tecnico portoghese ha vinto lo scetticismo iniziale di parte della tifoseria in pochissime settimane. Gli sono bastati gli scalpi di Chelsea e Barcellona per portare tutti dalla sua parte. Il campionato non ha fatto altro che confermare l’ottimo impatto su Firenze dell’allenatore. Oltre ad allenare, bene, la sua squadra, Sousa ha capito subito che doveva allenare anche la città, piombata in una sorta di crisi mistica dopo l’addio di Montella ed il certificato ridimensionamento imposto dalla società. Sorri-
Moreno Torricelli in viola
si, selfie, una parola per tutti. Così, fin da Moena, Paulo ha conquistato grandi e piccini. Ha portato la squadra fra i tifosi, ha aperto l’allenamento alla gente tutte le volte che ha potuto. E non si è mai sottratto a niente ed a nessuno. E’ così che ha conquistato Firenze. A suon di vittorie, certo, ma anche per essersi dimostrato genuino e pieno d’entusiasmo. Questa settimana, Il Brivido Sportivo ha intervistato in esclusiva Moreno Torricelli, ex compagno di squadra ai tempi della Juventus.
tore poi prosegua su ottimi livelli anche come allenatore. L’esperienza che un giocatore si fa in carriera poi torna utile quando siede in panchina. Devo dar ragione però ad Antonio Conte, quando ha sottolineato che lui, Sousa e Deschamps sono diventati tutti ottimi allenatori e giocavano insieme a centrocampo in quella Juventus. Fa molto piacere vedere che ex compagni siano diventati tecnici così bravi». Se dovesse stabilire la migliore caratteristica di Paulo Sousa, quale sceglierebbe? «L’intelligenza, senza dubbio. E l’abbiamo apprezzata anche nel suo approccio con la città e con i tifosi viola, che storcevano il naso prima che lui arrivasse a Firenze. Quando una persona è intelligente sa come comportarsi in qualunque situazione: è sicuro delle proprie capacità e le sta dimostrando con il lavoro quotidiano. Ha fatto capire a tutti che lui è qui per il bene della Fiorentina e non per il suo tornaconto personale. I tifosi lo hanno capito subito e lo hanno apprezzato per la sua schiettezza e sincerità».
Partiamo dal Paulo Sousa giocatore e compagno di squadra. Com’era all’epoca della Juventus? «Era un ragazzo splendido sotto tutti i punti di vista. Aveva un carattere molto socievole, legava bene con tutti. Era tranquillo fuori dal campo, un ragazzo eccezionale. In campo lo conosciamo tutti per quello che ha fatto. Aveva grandi geometrie, era il cervello di quel centrocampo. Gli piaceva toccare anche cento palloni a partita e devo dire che ne sbagliava pochi. Dettava lui tutti i nostri tempi di gioco». Giocandoci insieme per due anni, ha mai avuto la sensazione che potesse diventare un bravo allenatore? «Sinceramente no, ma questo non è un discorso legato strettamente a Sousa. Quando siamo giocatori non pensiamo mai al futuro, si è troppo presi dalle partite. Ricordo di non averci mai pensato, anche se è naturale che chi ha avuto grandi carriere da calcia-
Torricelli e Sousa con la maglia della Juventus
Quando ha saputo che sarebbe arrivato ad allenare la Fiorentina, cosa ha pensato? «Pensavo potesse far bene, perché dove ha allenato ha sempre fatto buone cose. Da lì a pensare che potesse essere in testa alla classifica dopo sette giornate, beh, sinceramente no. Ci sono squadre
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merita il successo. Spero di incontrarlo presto» più attrezzate della Fiorentina, club che hanno speso molto sul mercato. Davvero non immaginavo che lui potesse portare la squadra al primo posto. Detto questo, sono molto felice per Paulo. E’ un ragazzo che merita. E’ umile e preparato, i risultati gli stanno dando ragione e sta facendo divertire il pubblico». Recentemente Sousa ha avuto delle belle parole per lei. Vi siete sentiti privatamente? «Ancora non ci siamo né sentiti al telefono né incontrati. So che il lavoro di allenatore lo impegna tantissimo e ho sempre avuto paura di disturbarlo. Certo, non nego che mi piacerebbe incontrarlo, magari durante uno dei suoi allenamenti. Mi piacerebbe capire la sua metodologia di lavoro, per imparare e tenermi aggiornato. Ma certamente anche
per scambiare due chiacchiere con un vecchio amico. Speriamo ci sia modo di farlo in futuro». Chiudiamo con una previsione sul campionato della Fiorentina. Dove può arrivare secondo lei?
«Sono d’accordo con Paulo quando dice che sognare non costa niente. Le cose stanno andando bene e c’è l’entusiasmo giusto in città. Fanno bene a credere di poter fare qualcosa di speciale, poi più avanti si faranno i conti. Io mi baso sulla partita contro l’Inter, battuta nettamente nonostante abbia speso dieci volte più della Fiorentina sul mercato. Questo è l’esempio che attraverso il lavoro si possono inseguire i propri sogni. E quindi sono d’accordo con lui, è giusto che i tifosi e la squadra continuino a sognare».
ie A r e s a l l a a i r e m a Dalla falegn p a Tr l e d o g n u l o Grazie all'occhi io come hobby perché il suo vero lavoa al calc 92, dopo o degli anni ’90 gioc zi ni l’i al li el lla primavera del 19 ic ne rr a To M a. nz ia Moreno Br lla ili de una fabbrica di mob ni è impressionato ro è il falegname in Giovanni Trapatto e, es at ar C la e us essivamente la Juvent in bianconero. Succ a ov un’amichevole fra pr in a m ia ch us già in e gioca terzino e lo debutta nella Juvent da quel 22enne ch e e lir e hi cc ve lle r 50 milioni de una Champions viene acquistato pe ppe Italia e anche co ti, et ud sc : tto tu toni nero vince ne di seguire Trapat tie ot e de dicembre. In bianco ie ch 98 19 l titolo ontinentale. Poi, ne aver conquistato il po do e una Coppa Interc o, st po o rz te della viola raggiunge il successi prestigiosi alla Fiorentina. Da ai e sc ui rib nt co e one d’inverno ester platonico di campi oni come il Manch dr ua sq ro nt co ue pions Leag nze fino Fiorentina in Cham l 2001. Resta a Fire de lia Ita pa op C della mettendo United e alla vittoria età di Cecchi Gori, ci so lla de to en m falli al 2002, l’anno del ze e 3 reti. insieme 126 presen
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La giornalista Mediaset: "E' sempre stato un uomo affascinante, anche se è molto cambiato rispetto a quando faceva il calciatore"
Irma D’Alessandro: «Sousa, il bello del calcio»
non solo calcio
alcuni buoni giocatori come Kalinic. Dunque il lavoro di Sousa non splende solo di luce propria”. Sousa è un tecnico all’avanguardia, lei come lo definirebbe? “Userei le parole del primo Arrigo Sacchi che diceva che un conto è essere allenatore e un conto è essere un divulgatore di gioco. Per essere bravi bisogna trasmettere ai giocatori il proprio pensiero di gioco. Sousa è bravissimo in questo ultimo aspetto. E la sua precedente esperienza italiana lo ha aiutato molto”. Bravo, ma anche bello: Sousa piace molto alle donne, e non solo alle tifose viola, che ne apprezzano il fascino. Lei cosa ne pensa? “E’ un uomo molto attraente. Lo era anche quando faceva il giocatore, forse addirittura più di adesso, con i capelli lunghi e scapigliati. Oggi è un po’ più severo con quel taglio corto, ma resta sempre affascinante. I portoghesi, in generale, sono tutti molto belli. Non riesco a trovarne uno non attraente nonostante mi sforzi di pensarci. Penso soprattutto a Ronaldo, ma anche allo stesso Paulo Sousa”.
Irma D’Alessandro in conduzione a Studio Sport
di Lucia Petraroli
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l Brivido Sportivo di questa settimana è dedicato all'uomo che è riuscito a portare in vetta la Fiorentina dopo oltre 16 anni, per la prima volta nell'era Della Valle: Paulo Sousa. Il mister portoghese ha conquistato Firenze a suon di risultati, ma anche col carattere, il carisma, la simpatia e (perché no?) con il fascino che esercita soprattutto sul popolo viola al femminile. E per farci raccontare non solo il Sousa allenatore, ma anche il punto di vista femminile sul Sousa uomo, il Brivido Sportivo ha intervistato una grande giornalista del pallone come Irma D’Alessandro. Tra i volti principali di Mediaset Premium e Italia Uno, primo volto femminile di Mediaset Sport dove è arrivata nel lontano 1988, oggi inviata fissa sui campi di calcio più importanti della serie A. Irma D’Alessandro, la Fiorentina oggi è la capolista della Serie A dopo oltre 16 anni, è giusto che Firenze sogni lo Scudetto?
“Quello di quest’anno è un campionato democratico quindi si possono avere grandi sogni. I pronostici iniziali sono svaniti, con squadre come Milan e Juventus che faticano ad ingranare. Nessuno si aspettava nemmeno la bruciante partenza dell'Inter, che ha condotto le prime giornate in solitaria. Poi è arrivata la Fiorentina che ha battuto i nerazzurri e che, a mio parere, ha i numeri per giocarsela per i primi 4 posti. E visto che si tratta di un campionato atipico perché non credere anche al miracolo Scudetto?”. Quanto è stata determinante la mano della società nello scegliere Sousa come nuovo tecnico? “E' stata una buona intuizione. Ma bisogna rendere merito anche al lavoro precedente di Montella sul quale la Fiorentina vive un po’ di rendita. Fondamentali anche le conferme degli intoccabili come Borja Valero, per esempio, e l’entrata di
Sousa oggi a Firenze è apprezzato da tutti, eppure non era proprio così al momento del suo arrivo… “Io vivo fuori dalla realtà fiorentina e posso giudicare con il necessario distacco. Anche noi di Mediaset Premium, quando fu annunciato il suo arrivo non lo giudicammo con entusiasmo, anzi si pensava che dopo l’addio di Montella la Fiorentina ci avesse rimesso. Era quello che pensavano un po’ tutti e nella piazza di Firenze c’era chi non aveva dimenticato il suo passato bianconero. Ma Sousa è stato bravo: non si è offeso, con molta intelligenza ha saputo recuperare il rapporto con la piazza. Come un uomo quando corteggia una donna cerca sempre di dire e fare ciò che è più giusto per avvicinarla a sé. Poi i successi sul campo hanno fatto il resto ed è scoccata la scintilla”. I giocatori viola definiscono Sousa più grintoso di Montella, cosa pensa del dualismo creatosi fra l’ex tecnico viola e il portoghese? “I dualismi non hanno senso, adesso c’è Sousa sulla panchina della squadra gigliata. Io ho fatto molte partite da bordocampo della Fiorentina e ho sentito in tante occasioni urlare anche Montella ai suoi giocatori”.
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QUESTA SETTIMANA FESTEGGIAMO IL NEW SEASON; E POI...CAMPIONATO!
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di Federico Gennarelli
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ltimi sette giorni di New Season prima dello Start ufficiale del campionato! Conclusa la fase eliminatoria dei gironi, la sentenza è passata alle eliminazioni dirette dei quarti di finale, che hanno visto delinearsi le quattro squadre che si affronteranno nelle finalissime. Nel calcio a 5 spicca il successo dei Colchonegros, nuovamente opposti all’Autoscuola Chiti dopo il girone. Il 7-3 finale è una vendetta, in cui non bastano i centri di Torrini e la doppietta di De Vita, ma i tris di Fantechi, la doppietta di Chini e i gol di Calamini e Poggesi portano i biancorossi in semifinale. Un grande classico, invece, fra Ciclone Viola e Puka: questa volta hanno trionfato i primi, con un 6-3 incoraggiante, trascinato da Baltazar Cruz (3), Boddi (2) e Natali che vale la semifinale. Si arrende il Puka, in gol con E. Frroku, Esposito e D. Gjonaj. Altro sussulto per l’Autocarrozzeria Alfieri, che stende i Back In Black 11-4: poker di Ceccatelli, doppiette per Am. Mgarn e Montisci e restanti marcature di Abdeloihab, Ac. Mgarn e Cosenza. I BIB cercano di rispondere con un super Biafora – tripletta – e la rete di capitan Massari, ma non approdano in semifinale. Infine, trionfa anche il Campone UTD, che batte 3-1 il Ferramenta Giovanni con Scarlini, Penna e Frilli. Gli avversari vanno a segno con Sangiorgi. Nelle semifinali Colchonegros-Ciclone Viola e AlfieriCampone. Passiamo al calcio a 7, dove non fanno sconti
Oltenia e VVT: i primi regolano la matricola Dacia Team con un secco 8-1, grazie a Reka, Bejinaru e Diaconescu, che realizzano una doppietta a testa, con Manea e Mistreanu che chiudono. Rete della bandiera Dacia di Popa. I secondi, invece, non lasciano nemmeno le briciole al Troppo Sport, annichilito 7-0: 4 reti di Assirelli e una a testa per i fratelli Patricelli e Balducci. Meno roboante ma convincente anche il 5-2 con cui i Milan Boyss passano sul Manzo Team. Capitan Lazar ne fa 2, Tudor 3. I Tori, invece, segnano con Jiang e Brogi, ma è tutto inutile. Infine, pirotecnico 7-5 fra Atletico Lippi e Santa Maria: bomber Lannino e Bellesi confezionano una doppietta, chiudendo la gara aiutati da Bruni, Baldini e Rinaldi. Complimenti anche ai ragazzi avversari, che hanno tenuto testa ai vice-campioni provinciali, riuscendo
a mettere a segno per 5 centri, con Pugi (2), Mistretta, Moretti e Boretti. Nelle semifinali Milan Boyss-VVT e Oltenia-Atletico Lippi. Infine, il femminile: apre il successo delle Svamp, che chiudono il girone a punteggio pieno battendo nel match decisivo le Breack Balls per 2-0. Per le rosse di Cicali e Giannetti a segno Acuti e Cutler: per loro ora la possibilità di affrontare gli Amatori Lanciotto, che nella terza gara si sono divise la posta con A.C. Clo, non riuscendo però a lasciare l’ultimo posto. Il 2-2 finale vede le reti campigiane di De Maria e Cerretelli, corrisposte da Giacalone e Paolini per le ‘Gattine’ di Bianchi. Semifinali: Svamp-Lanciotto e Breack Balls-A.C. Clo.
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PROCEDE LA PREPARAZIONE DELLE SQUADRE NEI TORNEI PRECAMPIONATO di steto
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empre aperte le iscrizioni ai Campionati 2015-2016 del Calcio Toscana - MSP, le squadre proseguono nel frattempo con le rispettive preparazioni sfidandosi nei Tornei di Pre-Campionato che si stanno svolgendo sia per il calcio a 5 (maschile e femminile) che per il calcio a 7. Pre-Campionato C5 maschile Sono ben 34 le formazioni iscritte al Torneo PreCampionato di calcio a 5 maschile, suddivise in 6 gironi di sei squadre ciascuno (ad eccezione del girone F al quale prendono parte 5 formazioni): le prime due classificate di tutti i raggruppamenti e le quattro migliori terze accedono alla Fase Finale A, mentre le altre compagini si sfideranno nelle Fasi Finali B (le altre due terze classificate e le quarte classificate) e C (le quinte e seste classificate). Dopo tre giornate sono a punteggio pieno Panzer 8 (girone A), Real Coverciano C5 (girone B), Fateci Spazio ed A.C. Vingone (girone C). Lotta aperta per i secondi posti: gironi equilibrati con molte squadre “storiche” a cercare di prepararsi al meglio in vista del Campionato. Da metà ottobre prenderanno il via le Fasi Finali, con le gare degli ottavi di finale. Pre-Campionato C7 maschile 22 squadre si sfidano nel Torneo Pre-Campionato di calcio a 7 maschile: suddivise in quattro gironi, due di 6 squadre e due con 5 formazioni. Accedono ai quarti di finale le prime due classificate (Fase Finale A), con le terze e le quarte che andranno a disputare la Fase Finale B, mentre le ultime due dei gironi giocherano per la Fase Finale C. CS Sorgane, All Scars, Chiavo
MSP Calcio Toscana
Veronica ed Atletico Bukkake sono le capoliste dei quattro raggruppamenti: a punteggio pieno anche il SSS BeyFIN (girone B, ma una gara in meno disputata), mentre imbattuto è pure il FC New Garden che però ha pareggiato un incontro. Anche per il calcio a 7 ci sono conferme di molte squadre che hanno preso parte ai Campionati nella passata stagione: da metà ottobre inizieranno le gare ad eliminazione diretta.
ASD SANCAT
MIX TEAM
Pre-Campionato C5 femminile Sono 10 le squadre iscritte al Torneo Pre-Campionato di calcio a 5 femminile: Gulp!, Sagittae F.T., Team Paddu, New Aton Green e Le Morelline FC (girone A), Mix Team, AC Derba Fem., Sagittae F.T. 2, Sesto Nuova Zambra ed ASD Sancat (girone B). Accedono alle semifinali le prime due squadre classificate di ciascun raggruppamento: il Gulp! comanda a punteggio pieno (dopo tre partite) il proprio gruppo, seguito a tre lunghezze di distanza dalla coppia formata da Sagittae F.T. e Team Paddu, mentre hanno 3 punti ciascuno New Aton Green e Le Morelline FC. Nel girone B ben tre formazioni sono in vetta con 3 punti: Mix Team, AC Derba Fem. e Sagittae F.T. 2 (queste ultime hanno disputato una gara in più); sono invece ancora ferme a 0 punti dopo due incontri Sesto Nuova Zambra ed ASD Sancat.
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rispettive Nazionali. Un trionfo. Però, a questo punto, diventa fondamentale sedimentare energie per quella che sarà una seconda parte di ottobre da brividi. Toccherà a lei, Sousa, gestire bene questo riposo per recuperare quei giocatori che hanno il serbatoio mezzo vuoto e magari portare avanti nella condizione quelli, come Rossi e Suarez, che hanno bisogno di un ulteriore salto di qualità per tornare prepotentemente in Nazionale. C’è da far tornare in squadra il
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capitano Pasqual e c’è da far crescere anche Babacar. Insomma, il lavoro non le è mancato, ma da oggi in poi inizia la parte più complicata. Perché all’orizzonte ci sono partite che, da sole, rappresentano la parte predominante del futuro della squadra. In agguato, trappole micidiali, ci sono la trasferta a Napoli e poi l’arrivo di sua “maestà” Roma, le due squadre probabilmente più forti nel gioco d’attacco e che hanno la stima totale della critica italiana. Ecco, la Fiorentina, adesso, ha la possibilità di misurarsi proprio con quei club che sulla carta vengono considerati i candidati ufficiali, con la Juventus, allo scudetto. I viola hanno già “sistemato” le due milanesi, prima il Milan messo sotto al Franchi e poi , in modo clamoroso, l’Inter di Mancini a San Siro. Ma è adesso che c’è bisogno dell’ulteriore salto di qualità, due partite che valgono davvero l’incoronazione. Non ci saranno solo queste due gare a rendere complicato questo mese, ma si tornerà anche in Coppa per giocare contro il Lech Poznan, al Franchi e in Polonia, per poi rituffarsi in campionato con Verona (in trasferta), Frosinone nel lunch game fiorentino e la Samp, prima
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dell’altra sosta. Comunque per lei, Sousa, aver potuto lavorare finalmente in profondità e tranquillità in questa sosta, sicuramente, ha significato poter sfruttare una dose di potenzialità in più.
FUORIGIOCO di Duccio Magnelli
Settimanale di critica e attualità Aut. Trib. Fi nr. 1947 del 26/09/1968 DIRETTORE RESPONSABILE Mario Tenerani Capo Redattore Tommaso Borghini EDITORE E PUBBLICITà Salvini Editore srl Via S. Quirico 167 50013 Campi B.zio (Fi) tel. 055.9334666 GRAFICA E IMPAGINAZIONE Rossana De Nicola Alexandra Barbieri STAMPA Rotostampa srl HANNO COLLABORATO Alessandro Rialti, Alessandro Latini, Ruben Lopes Pegna, Duccio Magnelli, Lucia Petraroli, Francesca Bandinelli, Francesca Landi FOTO Massimo Sestini
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embrava proprio un salto nel buio. Con l’aggravante − secondo molti frequentatori assidui del calcio viola − di aver indossato, sia pure ere geologiche fa, l’odiata maglia bianconera. Chi era questo Paulo Sousa, novello Carneade che veniva a sedersi sulla panchina che aveva ospitato le nobili terga di allenatori famosi, da Rocco a Liedholm, da Pesaola a Radice? Per tacere di Trapattoni e, buon ultimo, Vincenzo Montella… Un portoghese dal passato di allenatore abbastanza oscuro, proveniente da un campionato di bassa
L'intelligenza al potere popolarità come quello svizzero. E poco importava che al suo primo anno, appena arrivato a Basilea, avesse centrato l’obbiettivo massimo: la vittoria nel campionato (bella forza, giocano da soli!). Molto più importante, agli occhi di coloro che ancora non avevano digerito l’affaire Montella, era cercare appigli per dare corpo alle loro certezze. Un tecnico dimesso adatto a una squadra impoverita. Nel suo palmares c’era addirittura un esonero subito da Flavio Briatore, padrone del QPR − squadra inglese di livello piuttosto basso − per ragioni ancora non ben chiarite (ma, pare, poco calcistiche). E poi altri giri
di giostra nello Swansea City, nel Leicester, nel Videoton, nel Maccabi Tel Aviv. Insomma, agli occhi della maggioranza di osservatori e tifosi, Paulo Sousa non era niente di più che un giramondo come tanti. Un allenatore magari anche vincente ma in campionati modesti e sicuramente inadatto a un torneo di livello come quello italiano. A quasi tutti era sfuggita però la notevole intelligenza che il tecnico aveva mostrato da giocatore. Una sorta di Paulo Falcão di tempi più recenti, apparentemente lento ma tatticamente un maestro. Tanto da far dire a Lippi, suo allenatore alla Juve, “ci parlavamo su come aggredire il
centrocampo avversario”. Riversare poi da tecnico sui giocatori tutto quel sapere calcistico non deve essere stato difficile, visti i risultati strabilianti che ha ottenuto in pochi mesi a Firenze. Con il notevole merito di essere riuscito, nell’apparentemente insensato tourbillon di formazioni, a non lasciare nessuno per strada, a far sentire tutti importanti e devoti alla causa. Quasi a smentire chi in passato aveva detto che i grandi giocatori non possono fare gli allenatori perché non capiscono i mediocri. Dimenticando che spesso basta un po’ d’intelligenza per essere un fuoriclasse: dentro e fuori dal campo.