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Editoriale

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Kratom… C’è molto da imparare

Kratom, Krathom, Ithang, Kakuam, Thom o Ketum sono i nomi comunemente usati per indicare la Mitragyna Speciosa Korth (il nome del genere deriva dalla caratteristica forma a mitra degli stigmi), un albero della famiglia delle Rubiacee che cresce spontaneo in Tailandia, nelle foreste pluviali delle regioni tropicali e sub-tropicali dell’Asia e nelle regioni paludose dell’Africa. L’albero di Kratom può facilmente raggiungere e superare i 15 metri di altezza, con un fusto eretto e molto ramificato, fiori gialli e foglie sempreverdi ovali-acuminate.

L’impiego tradizionale del Kratom è caratteristico della Tailandia, e risale a tempi immemorabili. Il 3 agosto 1943, il governo Tailandese promulgò il Kratom act 2486, con il quale dichiarava illegale l’albero di Kratom, richiedendo l’abbattimento delle piante esistenti e proibendone la coltivazione. Questo provvedimento non ebbe alcuna efficacia, dato che in Tailandia la pianta cresce spontaneamente ovunque. Ad oggi la legge Tailandese classifica il Kratom allo stesso livello della cocaina e dell’eroina: un’oncia di estratto è punibile con la morte. Come per tutte le forme di proibizionismo nel resto del mondo, questa legge ha solo avuto successo nell’incrementare i prezzi del Kratom sul mercato nero. Qui, gli utilizzatori, ne distinguono le caratteristiche in a base alle venature delle foglie: rosse o verdi/bianche. Pur essendo queste ultime quelle con la più alta percentuale di alcaloidi, viene generalmente preferita una mistura delle due tipologie. Tradizionalmente la foglia di Kratom viene masticata fresca (o seccata e poi reidratata), rimuovendo la venatura centrale e aggiungendo del sale per prevenire la nausea, e bevendo poi acqua calda o caffè. In alcune regione viene utilizzata come spezia nella cucina locale. Le foglie possono anche essere fumate (anche se la dose efficace è troppo elevata per essere fumata con facilità) o messe in infusione per fare un tè. Un altro uso molto popolare consiste nella realizzazione di una resina grezza ottenuta tramite la lenta bollitura delle foglie fresche o secche. L’impasto che si ottiene viene poi plasmato in piccole palline che vengono cosparse di farina e immagazzinate fino all’utilizzo. Il Kratom si usa nella medicina tradizionale come rimedio per la dissenteria, come analgesico, per calmare la tosse e per curare la dipendenza da oppio. Più raramente viene usato per prolungare il rapporto sessuale. I tradizionali utilizzatori del Kratom sono i contadini, e gli agricoltori, con un età mediamente alta, che usano le foglie come stimolante/ euforico per aiutarsi nella quotidiana fatica del loro lavoro, mentre è invece raro l’utilizzo tra le donne. La credenza che chi fa uso di foglie di Kratom sia un grande lavoratore è ancora oggi molto diffusa in Tailandia, infatti in alcune regioni i genitori preferiscono dare la figlia in sposa ai masticatori di Kratom piuttosto che ai fumatori di Marijuana. Ad oggi sono stati isolati oltre 40 alcaloidi presenti nella foglia di Kratom, tra cui i predominanti sono 3 indoli e 2 ossindoli. I 3 indoli sono Mitraginina, Painantina, e Specioginina (i primi due sembrano essere una caratteristica esclusiva della Mitragyna Speciosa). I due ossindoli sono Mitrafillina e Speciofolina. La Mitraginina, isolata per la prima volta da Hooper nel 1907 e “battezzata” nel 1921 da Field, è l’alcaloide presente in maggior quantità nella foglia di Kratom. La sua struttura chimica, determinata nel 1964 da Zacharias, Rosenstein e Jeffrey, è simile agli alcaloidi presenti nello Yohimbe (Corynanthe yohimbe) e nel Voacanga (Voacanga africana) e, per certi versi, simile ad alcuni principi attivi psichedelici basati sulle triptamine come la psilocibina o l’LSD. Nonostante questa somiglianza, non è stato riscontrato nessun effetto psichedelico da parte degli alcaloidi del Kratom. L’effetto viene invece descritto come stimolante o rilassante in relazione alla quantità assunta.

In piccole dosi (5 o 6 grammi) si percepisce una stimolazione a livello mentale e fisico, a volte anche sessuale, una maggior propensione verso i lavori manuali e monotoni, e verso i rapporti sociali. Con l’aumentare della dose (10 grammi) sopraggiunge l’effetto oppiaceo: resistenza al dolore (fisico ed emotivo) rilassatezza, sonnolenza ed un generale stato di “sogno da sveglio”. Gli effetti si percepiscono dopo pochi minuti dall’assunzione e possono durare fino a 6 ore. Spesso si percepisce una forte carica euforica il giorno dopo l’assunzione.

Alcuni studi effettuati dimostrano come l’utilizzo sporadico del Kratom non dia assuefazione, ma è probabile che in alte dosi e costante utilizzo nel tempo possa portare alla dipendenza o provocare effetti secondari quali secchezza del cavo orale, perdita dell’appetito, sonnolenza, generale costipazione e depressione del sistema nervoso centrale.

Oggi, il Kratom, viene attentamente studiato come rimedio per combattere l’assuefazione da diverse sostanze: in Nuova Zelanda è stato testato con successo per la disintossicazione da metadone. Presso l’Istituto Nazionale della Medicina Tradizionale Tailandese si stanno conducendo ricerche sulla Mitraginina come rimedio per la dipendenza da oppio e per la depressione. Altri gruppi di ricerca hanno condotto esperimenti sulla Mitraginina, somministrando foglie di Kratom da fumarsi ogni qualvolta il paziente manifesta crisi di astinenza per un periodo di 6 settimane, ottenendo un graduale allontanamento dagli stupefacenti.

Sebbene il Kratom sia utilizzato da tempi immemorabili dai nativi della Tailandia, la scienza occidentale non se né mai interessata. Le ricerche esistenti sono spesso apparentemente contraddittorie, e la conoscenza della pianta stessa fuori dalla Tailandia è limitata a pochi etnobotanici e ad alcuni ricercatori farmacologi. La disponibilità di piante vive e foglie secche è stata praticamente nulla fino a poco tempo fa.

Oggi il governo Tailandese sta prendendo in considerazione l’abrogazione del Kratom Act, nello sforzo di aiutare i quasi 3 milioni di persone attualmente dipendenti dall’uso dello “speed”. Recenti studi hanno infatti dimostrato che gli alcaloidi presenti nella foglia potrebbero essere utilizzati come sostituto organico delle metamfetamine, per facilitare il processo di disintossicazione.

Alcuni usi tradizionali del Kratom Tailandese

Tè di foglie:

Il tè viene tradizionalmente preparato bollendo a fuoco lento, per 15 minuti, 50 grammi di foglie secche e tritate in 1 litro d’acqua. Dopo aver filtrato bene il liquido (premendo bene le foglie in modo da ottenerne più liquido possibile), si ripete il procedimento una seconda volta. L’unione delle 2 bolliture viene poi unito e fatto cuocere ancora a fuoco lento fino ad ottenere 100 ml di liquido. Il tè così preparato viene a volte mescolato con una parte di liquore (vodka, whisky o rum) per ogni tre parti di tè di Kratom. In alcune regioni viene invece mescolato con tè nero e miele, oppure tè di papavero rosso (Papaver rhoeas) o di loto blu (Nymphaea caerulea). Il tè viene spesso assunto fumando tabacco o cannabis.

Tè di resina secca:

La resina secca (6 grammi circa) viene fatta sciogliere in una tazza di acqua bollente. Il risultato è un infuso molto amaro che viene edulcorato con molto miele e a volte con l’aggiunta di un liquore dolce.

Resina morbida:

La resina fresca di Kratom viene solitamente disciolta in acqua come la resina secca, oppure ridotta in piccole palline che vengono ingerite senza masticarle.

Polvere fine:

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