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Il mondo del crimine

Una serie di interviste che indagano sul business della cannabis alla luce del crimine semi-organizzato in Olanda. Lo scopo è disegnare un realistico profilo della gente del network illegale che rende sicuro il mercato sempre ben fornito di hashish e erba. Dai “pezzi grossi” agli spacciatori adolescenti, l’inviato speciale di Soft

Secrets, Charlie Stone, svela il mondo del crimine in tutti i suoi molteplici aspetti. di Charlie Stone

Il distributore

Andrè (chiamiamolo così) viene da Amsterdam e già dagli anni settanta si guadagna il pane, ma anche la marmellata, nell’ambiente. Dopo aver iniziato con la “protezione” ha ben presto fatto conoscenza col mondo dell’haschisch dove ha fatto un po’ di tutto fino a mettersi in proprio. Accanto all’haschisch inizialmente vendeva anche coca prima di scegliere la marijuana che ha cominciato a coltivarsi da sé. Andrè ha visto tutti gli aspetti di questa attività e in quest’intervista racconta a Sosft Secrets la sua vita senza censure.

Andrè, come sei entrato in questa parte del “Mondo del crimine”?

“Circa vent’anni fa vivevo nella stessa casa di un ragazzo che commerciava. Lui commerciava forte in coca e droghe e io vedevo roba in tutta la casa: Dopo un po’ ho cominciato a trasportare roba per lui: un chilo qui, due là, era tutto molto facile.”

Portavi la roba ad altri commercianti o ai consumatori finali?

“Si potrebbe dire a commercianti casalinghi. Ma il tipo per cui lavoravo ha iniziato a farsi ad usare pesantemente la roba finendo col perdercisi. Lentamente ma costantemente ho iniziato a lavorare sempre di piu’ per lui. Così cominciava ad ingrandirsi e io con lui. A un certo punto mi sono detto ‘ehi, questo si che è fantastico’ e così ho iniziato a lavorare per mio conto. Ho comprato una confezione da 25 chili e ho cominciato”.

Solo haschisch o avevi anche dell’erba?

“Solo haschisc. Potevi trovare Libanese, nero, Marocco, ma oggi è differente”.

Che ricompensa avevi dal tuo coinquilino per l’aiuto che gli davi?

All’inizio guadagnavo cento fiorini (l’equivalente di 45 €) per chilo consegnato. A volte ne consegnavo cinque o sei chili in un giorno ed erano bei soldi per un ragazzo di sedici anni. A diciott’anni avevo un entrata stabile di cinquecento fiorini al mese e in piu’ facevo dei soldi extra rimettendo a posto i debitori che non volevano pagare”.

Perché hai deciso di metterti in proprio?

“Perché il tipo si sparava così tanta coca che lasciava indietro un sacco di cose e così io ho cominciato a fare troppo per lui. Ormai avevo imparato molto e stabilito alcuni buoni contatti e a quel punto il passo da fare per mettermi in proprio era breve. Ma anche io ho fatto lo stesso errore con la coca e pensavo solo a spassarmela. Così i primi anni mi sono davvero fottuto”.

Come ti procuravi tutta quella coca?

“Il mio amico aveva troppa roba, così me ne ha data un po’ dicendomi di venderla che avrei fatto molti pu’ soldi. Se compri erba per diecimila fiorini puoi rivenderla aggiungendoci due o tremila, ad essere fortunato cinquemila fiorini (nel testo c’è cinquecento, ma mi sembra un errore, ndr). Se investi la stessa cifra in cocaina il tuo margine di guadagno salta a sette o ottomila. La tagli, ovviamente, e la vendi in piccole quantità. Se vendi dieci once al giorno metti insieme diecimila fiorini. Con l’erba devi venderne cento volte di piu’ per avere lo stesso guadagno. Ero già abituato a correre dei rischi così non ho avuto problemi”.

A che genere di persone hai venduto?

“Non sono mai stato amante delle luci della ribalta così non conosco nessun personaggio popolare. Normalmente facevo affari con persone della classe media. Non ho mai avuto a che fare con i nomi che trovi nelle pagine scandalistiche. Ho fatto affari solo con quel tipo di gente che non ha niente a che fare con quel genere di storie”.

Qual’era il rapporto tra hasch e coca, come prodotti, una volta che hai cominciato a lavorare da solo?

“Circa metà e metà. Non faceva molta differenza per me se il compratore voleva 50 chili di haschisch o di coca. Piu’ avanti, quando le circostanze personali cominciavano a cambiare mi sono impegnato di piu’ nell’erba. E’ seguito un periodo di otto anni in cui tutto andava davvero bene. Dopo iniziarono a succedere strane cose, carichi di merce venivano sequestrati e la gente arrestata”.

Qual’era la tua copertura ufficiale, ad esempio con gli uomini del fisco?

“Ho semplicemente comprato un lavoro sulla carta. Significa che dovevi pagare tu il tuo salario invece del tuo datore di lavoro e in piu’ dovevi dargli un bonus di di 500 fiorini perchè accettasse. Un salario ufficiale di tremila fiorini costava molto ma almeno era totalmente coperto rispetto al mondo esterno. Dovevi però essere sicuro di fare un patto chiaro con il tuo ‘datore di lavoro’: in caso di controlli della polizia o di altri investigatori doveva sapere se eri malato o in ferie.

La scena della droga era piu’ dura rispetto a quella di oggi?

“All’inizio era molto piu’ facile. Comunque c’erano un sacco di imbroglioni. Era molto in voga, specie tra gli slavi. E prima erano spesso gli italiani che ci provavano”.

Ti è mai successo?

“Certo, un paio di volte. Ma roba da poco. Una volta sono andato con un tipo a consegnare del fumo. Lui è sceso dalla macchina per andare a suonare il campanello all’indirizzo giusto. A malapena conoscevo il tipo, così mi ero portato una pistola, giusto in caso di necessità. Ero seduto in macchina quando lui è sparito dietro la porta. Dopo di che non accadde nulla. Cominciavo ad agitarmi e sono andato a vedere cosa fosse successo.Ero piuttosto nervoso e ho bussato alla porta tenendo la pistola in pugno, poi sono entrato e trovando una stanza piena di stranieri sconcertati. Ho salito di corsa le scale, convinto che dovesse essere da qualche parte nella casa. Nell’attico ho trovato una scaletta che portava a quello affianco. La via dalla quale era scappato. Ho avuto anche dei clienti in Inghilterra che pensavano di chiudere in bellezza con gli affari truffandomi. Avevo spedito 100 chili e loro avevano negato di averli ricevuti anche se non potevano produrre una dichiarazione della polizia a dimostrarlo. Sono stato preso in giro in questo modo un paio di volte”.

C’è una grossa differenza tra vendere coca o haschisch?

“Sicuro, quello della coca è un mondo diverso da quello dell’haschisch. Devi essere prudente nel commercio della coca. Se, ad esempio, la merce sparisce qualcuno rischia di lasciarci la pelle. Gente che parte per una vacanza senza ritorno, questo genere di cose. Le truffe stanno diventando anche molto piu’ pericolose. Un mio conoscente, proprietario di un coffeeshop è stato recentemente rapinato in casa sua. L’hanno gettato nella vasca da bagno mentre chiudevano suo figlio nel frigorifero. Gli agitavano un bisturi davanti agli occhi mentre gli tenevano la testa sotto il getto d’acqua. Tutto questo per cinquantamila fiorini. Ho pensato a me stesso quella volta, a cosa potrebbero farmi sapendo quanto guadagno. Così ho deciso di darmi una regolata col commercio di coca”.

Ha smesso di vendere coca allora?

“No, innanzitutto ho cominciato a fare affari con negozi di abbigliamento, società di catering, questo genere di cose. Ho anche investito all’estero. Queste società non hanno legami con la mala ma fanno affari puliti. Accanto a questo ho continuato a vendere ma quasi come hobby. Ho tenuto due o tre clienti tranquilli e ho lasciato le teste calde ad altri. Queste persone agivano come una sorta di zona di sicurezza tra me e i clienti”.

Perché avevi bisogno di questo?

“Un mio buon amico è stato picchiato, un altro si è suicidato, gente che conoscevo è stata arrestata all’estero e qualcuno è poi morto. Tutto questo mi ha fatto fermare a riflettere su quello che stavo facendo. Per questo ho scelto di organizzarmi in quel modo. Così mi pulivo le mani e potevo tenere qualche distanza dalla coca. Si potrebbe dire che mi sono pensionato anticipatamente dal giro della coca.

Hai notato un aumento nella domanda di pillole?

“Si, clienti inglesi che prima prendevano solo fumo improvvisamente mi hanno chiesto di mettere insieme 10 o 20 mila pillole. L’ho fatto una volta perché il trasporto è facile da organizzare. Dopo hanno cominciato a ordinare meno fumo così ho deciso di smettere con le pillole. Non mi piaceva vedere una cosa accantonata rispetto ad un’altra, specie se non potevo avere il controllo totale dell’altra. E’ davvero difficile controllare la qualità delle pillole. Devi sapere davvero cosa fai, è completamente un altro mondo. Non ci si deve rivolgere ad un calzolaio per riparare un buco nel tetto! Certa gente crede che ogni cosa può essere acquistata e pretende che tu sappia se è di qualità. Ma sarebbe un vero disastro acquistare 100.000 fiorini di pillole sbagliate. Devi essere molto attento. Io sono troppo prudente per un mercato così poco controllabile”.

Così hai continuato, ma solo con l’haschisch?

“Ho continuato con l’haschisch per un bel po’ di anni fino a quando i prezzi hanno cominciato a fluttuare ed è diventato troppo difficile cambiare i soldi in banca. Stavo giusto cominciando a pensare ‘dimentica tutto’ quando Nederwiet, semi per coltivazione domestica olandesi, ha fatto la sua comparsa”.

Era una novità per te?

“Avevo un amico in California che coltivava in casa e mi ha portato a considerare quest’idea. E’ stato lui a mandarmi le lampade e i miei primi semi.All’inizio non mi aspettavo di ricavarne dei soldi. Pensavo che ne sarebbe venuto qualcosa di buono piu’ avanti. Lì ho così tenuti da parte e poi, quando la cosa ha cominciato a prendere piede e ho capito che il momento era giunto. Così mi ci sono dedicato seriamente”.

Com’è stata la tua esperienza?

c’erano molti sviluppi in rapida successione. Ho imparato tra tentativi ed errori. Mi ci sono voluti sei mesi prima di avere la mia coltivazione in funzione. Avevo un miglaio di piante e mi consideravo fortunato. Ma non era così facile. E’ un lavoro molto impegnativo. Entri in contatto diretto con la natura e non puoi barare. Mi sono reso conto che era meglio avere dieci stanze con 250 piante piuttosto che una sola grande. Si guadagna realmente di più così, e risparmi anche sul costo del lavoro: hai bisogno di una piccola squadra di tagliatori di foglie che puoi mandare in una nuova camera ogni settimana. Se il ciclo delle piante dura dieci settimane puoi organizzarti per fare in modo che in ogni camera ci sia un raccolto. Piccole porzioni portano ad un buon guadagno”.

Tutto da solo o avevi qualo che ti aiutava?

“Io sono davvero un gran pigrone, così lavoro sempre con qualcuno. Non potrei fare tutto da solo. Per esempio, per cento piante hai bisogno almeno di 500 litri di terra e se vuoi che le tue piante siano felici devi aumentarlo a 800. Questa terra poi devi distribuirla in tutti quei vasi. E questo solo dopo che hai messo insieme una camera: prima devi installare le lampade, i flitri per l’aria e così via. c’è molto da organizzare. Devi cavartela con l’elettricità, tubature dell’acqua, e di tutto e di più. Accanto a questo, avevo anche gli altri miei affari che richiedevano attenzione. Per non parlare della vita privata. Con una piccola coltivazione una persona può cavarsela da sola, con dieci è impossibile”.

Se c’è un problema con una stanza ne crea anche alle altre?

“No, sto molto attento a lavorare con gente diversa in ogni stanza. Ho anche alcune stanze di riserva, così se ne avessi bisogno potrei continuare altrove. Ho perso una stanza per una perquisizaione una volta, ma altrimenti sono molto fortunato. Le persone con cui lavoro non si conoscono tra loro né sanno che faccio affari anche con altri. Sanno solo che fanno parte della mia squadra di tagliatori, non sanno che tutte le stanze sono mie. Io li mando là e basta. Io finanzio il movimento e divido i profitti col proprietario della stanza su una base di 60 e 40. Il 40% per me, dedotti tutti i costi. Comprersi quelli del pagamento della squadra dei tagliatori, che così non vengono pagati da me e io mi tengo un 40% di profitto netto.

Vai mai nelle stanze personalmente?

“Ci passo regolarmente una volta alla settimana. Gli abitanti si preoccupano delle incombenze quotidiane, come annaffiare etc.”.

Chi sono stati i tuoi clienti più importanti all’inizio?

“Principalmente i coffeeshop, i venditori casalinghi non erano interessati e adesso sono praticamente spariti”.

Com’erano i prezzi?

“Per la qualità Nederwiet potevi chiedere 3500 fiorini (approssimativamente mille sterline). I prezzi erano gli stessi per erba africana e giamaicana. Dopo ha cominciato ad andare meglio”.

Vendevi erba o haschisch?

“All’inizio trasformavo tutto in pani di fumo, mischiandolo con haschisch che compravo appositamente. Un po’ di nero nella miscela e prendeva un bell’aspetto. Per l’erba è necessario un po’ di invecchiamenti. Se pressi Nederwiet diventa molto verde. Ogni cento chili devi aggiungere paraffina e latte in polvere. Poi vengono pressati in piastre di 200 grammi ciascuna”.

E’ vero che all’epoca l’hascisch era molto più popolare dell’erba?

“All’inizio si. I fumatori di erba volevano principalmente erba africana, ma la Nederwiet è stata la prima erba a diventare davvero popolare”.

Quando hai notato la prima volta l’arrivo dei negozi specializzati per coltivatori?

“Circa quindici anni fa. Non ho mai fatto affari con loro perché ricevevo tutto dall’America. Questo mi ha anche aiutato a far sì che nessuno sapesse che coltivavo”.

Come hai reagito all’aumento di quei negozi?

“Ammetto di avere avuto sentimenti contrastanti. Il primo pensiero è stato ‘ahimè, la concorrenza. Ma la competizione può anche essere salutare”.

Ed è risultato benefico per te o indifferente?

“Sostanzialmente è risultato un vantaggio. La gente era naturalmente curiosa di sapere da dove venisse tutta quell’erba. Agli inizia c’erano forse un centinaio di persone che rifornivano il mercato, adesso sono migliaia in tutto il paese, col vantaggio che uno è meno visibile. Lo svantaggio è che la gente viene infastidita di più dalle autorità. L’uso di energia elettrica è strettamente controllato e i computer posso facilmente rivelare consumi anomali di elettricità. E questo è il risultato: la gente va nel ‘terzo mondo’ europeo e fa le cose là. La Polonia da qualche anno sta producendo migliaia di chili. L’erba è coltivata con tecnologia olandese e cloni provenienti dall’Olanda. I negozi specializzati sono responsabili di aver esportato la tecnologia olandese. Sarebbe stato più furbo tenersi questo patrimonio più esclusivo, così che tutti potessero ricavarne qualcosa”.

Come hai avvertito la rapida crescita dei coffeeshops?

“Alcuni olandesi hanno iniziato, in chiave amichevole, con alcuni blocchi provenienti dal Suriname. All’inizio i coffeeshops erano giusto dei posti d’incontro finchè qualcuno ha capito l’enorme profitto che poteva ricavarne. Questa prospettiva ha attratto la malavita che spesso entra nel business con grossi mezzi e in modo molto commerciale. Se le autorità ponessero fine a questi negozi commerciali e permettessero solo i locali “amichevoli”: questo farebbe una grossa differenza”.

Quale sarebbe la differenza? Tutti vogliono trarne un profitto.

“Sicxuro, ma io credo che se i malavitosi fossero estromessi dal giro ci sarebbe posto per negozi normali per guadagnare di più: più consumatori, più ricambio e prezzi più onesti. Conosco negozi che ancora vendono erba a 5 € al grammo, mentre i ‘megashops’ la vendono a 7,50 €. E personalmente penso che l’atmosfera nella maggior parte di questi locali è davvero negativa. Se voglio sballare preferisco andare in un locale in cui posso rilassarmi e trovarmi bene con gente amichevole attorno a me e con un buonservizio. Ormai in alcuni locali devi stare attento a non essere picchiato dal buttauori o nonessere guardato male dal venditore. Paradiso e De Melkeweg, ad Amsterdam, usano tagliare un pezzo di haschisch davanti a te, Certi shops dove stanno provando almeno a rendere l’ambiente più accogliente hanno cominciato nuovamente a farlo.

Com’è il mercato del fumo al momento?

“Completamente sottosopra! Devi davvero sbatterti per starci. Oltre al fatto che rischi di restare scottato. I negozi sono responsabili di aver esportato la tecnologia olandese. Sarebbe più furbo tenersela più esclusiva così che tutti possano ricavarne qualcosa.

Io finanzio il movimento e divido il profitto col proprietario della camera sulla base di 60 e 40. 40% che per me è al netto dei costi.

Le persone con cui faccio affari non si conoscono tra loro e neppure sanno che faccio affari con altri. Loro sanno solo che fanno parte della mia squadra di ‘tagliatori’ e non sanno che tutte le camere sono mie.”

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