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TUTELA DELLA SALUTE E DEI GIOVANI: CANAPA AD USO RICREATIVO

La Commissione svizzera per la sicurezza sociale e la sanità del Consiglio nazionale (SGK-N) ha deciso, nella riunione del 13 febbraio, di adottare la legge sulla cannabis non ancora adottata per regolamentare il mercato della cannabis e di sottoporla quindi al processo di consultazione. Alla base di ciò c’è l’iniziativa parlamentare 20.473 “Regolamentazione del mercato della cannabis per una migliore tutela dei giovani e dei consumatori” presentata il 25 settembre 2020 da Hans Siegenthaler (partito Die Mitte).

Ciò significa che agli adulti dovrebbe essere concesso un “accesso rigorosamente regolamentato alla cannabis”, come afferma il comunicato stampa del Parlamento svizzero. Per evitare di utilizzare la legge per forzare l’uso dei prodotti della canapa, questi dovrebbero essere “venduti senza scopo di lucro e soggetti a una tassa di incentivazione”. Questa tassa dovrebbe essere subordinata sia al contenuto di THC dei prodotti che alla forma di consumo. Questo è quanto prevede la corrispondente proposta della Commissione Salute. Un progetto di legge federale sui prodotti a base di cannabis è stato approvato dalla commissione con 14 voti favorevoli, 9 contrari e due astensioni.

Se la legge entrerà in vigore, cosa prevedibile data la situazione attuale, in futuro le persone adulte che vivono in Svizzera potranno coltivare, acquistare, possedere e consumare cannabis.

Devono essere attuate le norme per la protezione passiva dal fumo. Sarà vietata la fornitura e la vendita di cannabis ai minori. Gli adulti possono coltivare un massimo di tre piante femminili nella fase di fioritura. I quantitativi massimi non ancora fissati si applicheranno agli immobili in spazi pubblici e privati.

Anche la produzione commerciale, l’importazione e l’esportazione di fiori di cannabis dovrebbero essere legalizzate a condizioni rigorose. I prodotti a base di cannabis devono essere neutri, senza elementi di marca, avere avvertenze e foglietti informativi ed essere confezionati in modo sicuro per i bambini. La vendita di marijuana ecc. dovrebbe essere riservata allo Stato. «I Cantoni rilasciano le licenze per il commercio al dettaglio, la Confederazione può concedere la licenza per il commercio online. L'offerta deve contenere anche prodotti non fumabili e quelli a basso contenuto di THC per consentire un consumo a minor rischio. L’intera catena di fornitura dovrebbe essere monitorata con un sistema di tracciabilità digitale.

Sarà severamente vietata la pubblicità di prodotti a base di cannabis, ovvero fiori, resina, estratti, nonché talee e semi, nonché accessori per la coltivazione e il consumo. Se la legge diventasse realtà, i Cantoni «dovrebbero svolgere un ruolo importante nell’attuazione secondo la prassi pre-

LA SVIZZERA VUOLE LEGALIZZARE LA CANNABIS

cedente e continuare a concentrarsi in particolare sui giovani nell’ambito della formazione, della consulenza e della prevenzione. Devi controllare la qualità del prodotto e le vendite. Devono anche effettuare acquisti di prova”.

Le persone che continuano a servire il mercato nero in qualsiasi modo saranno perseguite in modo molto più duro dopo l’entrata in vigore della legge sulla cannabis rispetto a oggi. Inoltre, a differenza della Germania, resterà la tolleranza zero assoluta per quanto riguarda il traffico stradale. Il consumo di cannabis dovrebbe essere considerato un criterio di esclusione - in tedesco: chiunque abbia consumato canapa non può mettersi al volante.

Una relazione dettagliata sul progetto di legge dovrà ora essere esaminata dalla Commissione nel corso dell'estate. Il gruppo d'interesse per l'industria svizzera della cannabis IG Hanf ha annunciato che analizzerà dettagliatamente il disegno di legge e presenterà una dichiarazione esaustiva nell'ambito della consultazione.

(Markus Berger)

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La coltivazione di marijuana in Thailandia

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Tutti i profumi di un fiore

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Essiccare la cannabis: metodi tradizionali e moderni Pag. 18

Il 20° anniversario di Sweet Seeds® con nuove uscite! Pag. 26

Sour Diesel

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Report di coltivazione

SUGAR BOMB PUNCH

Banca dei semi: Dutch Passion

Varietà: Sugar Bomb Punch

Dimensioni del vaso: 7,5 litri

Substrato: Substrato Atami coco buffer (50%) + Atami Worm Delight (50%)

Illuminazione: 2 x SANlight Gen 2

Fase vegetativa (fotoperiodo 18/6): 4 settimane

Temperatura in vegetativa: 24°C

Umidità in vegetativa: 76%

Tempo di fioritura (fotoperiodo 12/12): 8,5 settimane

Temperatura in fioritura: 23,5°C

Umidità in fioritura: 43,5%

Fase vegetativa: 18/6

La coltivazione è stata avviata con un semplice processo di germinazione. Ho messo a bagno il seme in una tazza d’acqua per 48 ore, finché non è spuntato il fittone. Il seme germinato è stato poi trapiantato in un vaso da 7,5 litri riempito con una miscela 50/50 di substrato buffer di cocco Atami e Worm Delight Atami. Questa miscela ricca di

sostanze nutritive è stata un’ottima piattaforma di lancio per la piantina, offrendo microrganismi benefici e sostanze nutritive a lento rilascio.

Nelle prime due settimane, la pianta è stata alimentata con una soluzione nutritiva leggera composta da Root-C, Growth-C, Alga-C, Cal-Mag e ATAzyme a una concentrazione di 3 ml per litro. La pianta ha avuto una crescita solida, caratterizzata da foglie larghe e grasse tipiche del suo patrimonio di indica. Le sue dimensioni compatte spiccavano nella tenda di coltivazione, rispecchiando il suo pattern di crescita naturalmente corto e cespuglioso.

Il 28° giorno ho cominciato il low-stress training (LST), utilizzando del filo da giardinaggio per legare delicatamente i rami. In questo modo ho allargato la struttura della pianta, migliorando la penetrazione della luce e promuovendo uno sviluppo uniforme delle cime. Prima di passare alla fase di fioritura, ho potato strategicamente la parte inferiore per concentrare l’energia della pianta sui due internodi superiori.

A questo punto, ho aumentato la concentrazione di nutrienti a 5 ml per litro di miscela nutritiva. La pianta aveva raggiunto 30 cm di altezza e 48 cm di larghezza e aveva rami forti e robusti che non necessitavano di ulteriori supporti. Per incrementare ulteriormente la disponibilità di nutrienti, ho applicato Atami Worm Delight nella parte superiore.

La Sugar Bomb Punch, varietà femminizzata di Dutch Passion, è un ibrido a predominanza indica che nasce dalla potente combinazione di Bubba Island Kush e Critical Orange Punch. Nota per il profilo terpenico esotico e per le elevate rese, questa varietà promette un’esperienza gratificante ai coltivatori di tutti i livelli. Di seguito vi illustro in dettaglio il mio viaggio nella coltivazione indoor della Sugar Bomb Punch in condizioni d’illuminazione controllata a LED.

Fase di fioritura: 12/12

Una volta impostato il fotoperiodo a 12/12, è iniziata la fase di fioritura. Ho mantenuto una temperatura di 23°C e un grado di umidità del 50%. La circolazione dell’aria è stata ottimizzata mediante due ventilatori oscillanti. Durante questa fase, la pianta ha ricevuto la stessa miscela di nutrienti in concentrazione di 5 ml per litro. Il 21° giorno, la pianta ha completato la fase di allungamento, incrementando notevolmente la sua larghezza fino a riempire un angolo della tenda da coltivazione. Alla fine della quarta settimana, ho aggiunto di nuovo Atami Worm Delight nella parte superiore per riempire il substrato. A questo punto, la pianta aveva raggiunto 61 cm di altezza e 86,5 cm di larghezza, con una struttura cespugliosa a forma di ombrello. I densi internodi dei rami laterali hanno cominciato a far uscire i primi germogli.

Durante la 5a e 6a settimana, le cime hanno cominciato a infittirsi, assumendo i classici caratteri dell’indica: strette, spugnose e arrotondate. La struttura compatta della pianta sosteneva densi grappoli di cime lungo ogni ramo. Per aumentare la produzione di resina e promuovere una crescita esplosiva delle cime, durante questa fase ho utilizzato Bloombastic (1 ml/L) in tre applicazioni. Le cime emanavano un aroma dolce e caramelloso con note cremose, riempiendo la tenda di un profumo delizioso. Il 42° giorno, le cime ricoperte di resina scintillavano sotto le luci LED, lasciando intravedere un impressionante potenziale di produzione di hashish. Il 49° giorno, la pianta presentava un’incredibile gamma di colori, con foglie a ventaglio che sfumavano nel rosa, nell’arancione e nel verde. Le cime hanno sviluppato

calici dalla punta color magenta, ricoperti di tricomi alti e scintillanti. La concimazione è stata ridotta a 3 ml/L, mentre ATAzyme è stato portato a 15 ml/L durante il flushing. Il giorno del raccolto, la pianta aveva raggiunto 64 cm di altezza e 87 cm di larghezza. Le cime erano compatte, dense e presentavano vibranti tonalità di verde, rosa e viola. Ogni cima era abbondantemente ricoperta di resina, il che la rendeva un punto di riferimento nella tenda di coltivazione. Il profilo terpenico era notevole, con note di frutta esotica, sorbetto frizzante e funk floreale acido. La pianta è stata appesa a testa in giù in una tenda di essiccazione per preservare i tricomi resinosi. Le foglie glassate sono state raccolte e congelate, pronte per la produzione di bubble hashish.

Report sulla degustazione

Questo ibrido a predominanza indica offre uno sballo profondo e rilassante, che lo rende perfetto per staccare la spina dopo una lunga giornata. I suoi effetti sedativi sono piuttosto forti da cullarvi in un sonnellino ristoratore, seguito da un’esplosione di fame.

La mia conclusione sulla coltivazione indoor della Sugar Bomb Punch Coltivare la Sugar Bomb Punch è stata un’esperienza appagante. Con i suoi colori vivaci, le cime ricche di resina e il profilo terpenico unico, è una varietà di livello per qualsiasi coltivatore indoor. Che siate alla ricerca di cime di prima qualità o di materiale per la produzione di hashish, la Sugar Bomb Punch è in grado di soddisfare ogni tipo di esigenza, il che la rende un’ottima scelta per i coltivatori di tutti i livelli.

Varietà a predominanza indica corta e tozza con moltissima potenza.
Tutte le foglie sono ricoperte di tricomi e sono ottime per la produzione di hashish.

In Memoriam

Testo: Derrick Bergman / Gonzo Media

IN MEMORIAM DI DAVID WATSON ALIAS SAM LO SKUNKMAN

PARTE DEL SUO LAVORO SI TROVA PROBABILMENTE NELLA CANNABIS CHE FUMATE

OGGI

David Watson, alias Sam the Skunkman, ha fatto per la cannabis più di quanto Bill Gates non abbia fatto per i computer. Il più segreto di tutti i pionieri della cannabis era già un mito quando era in vita. È mancato il 27 gennaio 2025 in California, all’età di 75 anni.

I Paesi Bassi sono la seconda patria di Watson. Nel 1984 fugge dagli Stati Uniti e si trasferisce ad Amsterdam, con decine di migliaia di semi di cannabis nel bagaglio. Un vero e proprio tesoro genetico, che ha accumulato negli anni preceden-

ti. La sua banca di semi si chiama Sacred Seeds, la prima al mondo. Ha ricevuto semi della Haze originale dagli Haze Brothers, ma è la sua Skunk #1 che cambierà davvero le cose.

L’erba viene già coltivata nei Paesi Bassi prima che Watson vi arrivi con i suoi semi, ma la qualità è deplorevole. A nessuno interessa incrociare le specie o stabilizzarle; chi coltiva per hobby utilizza semi casuali di cannabis importata da Giamaica, Thailandia e altre regioni lontane. La cura e la precisione con cui Watson lavora per preservare le specie e sviluppare nuovi incroci è senza precedenti.

Con la moglie Diane viaggia lungo la “Hippie Trail” attraverso i Paesi tradizionali dell’hashish, come l’Afghanistan, il Pakistan e l’India. Ovunque raccoglie semi che coltiva e seleziona a casa, in California. Una vecchia confezione di Sacred Seeds descrive proprio questo processo:

“Prodotto biologicamente al 100% da semi importati, accuratamente coltivati in isolamento per garantire l’assoluta purezza varietale. Questi semi vengono raccolti solo da piante femmina completamente mature, accuratamente selezionate per i fiori extra grandi e ricoperti di resina e per le piante eccezionalmente precoci, vigorose, sane, resistenti alle malattie e ai parassiti e ad alta resa (coltivate una sola volta nell’area della Baia di San Francisco per la selezione e l’acclimatazione e per la creazione di questi semi)”.

Per la sua leggendaria Skunk #1, Watson incrocia la Colombian Gold con una varietà afgana.

Incrocia il risultato con un classico messicano, l’Acapulco Gold. L’ibrido risultante emana un odore così pungente che gli viene dato il nome della puzzola: Skunk.

Una volta nei Paesi Bassi, Watson entra presto in contatto con spiriti affini come Wernard Bruining (Positronics and Sinsemilla Fan Club), Nevil Schoenmakers (The Seed Bank of Holland) e Karel Schelfhout (Super Sativa Seed Club). Questi contribuiscono a diffondere le varietà di Watson e utilizzano la sua genetica per nuovi incroci. Lui stesso lo fa con il successore di Sacred Seeds, Cultivators Choice.

Robert C. Clarke, amico di Watson per mezzo secolo, scrive nel suo necrologio: ‘La sua costante offerta ha rivoluzionato la coltivazione domestica mondiale, ha gettato le basi per le varietà di sinsemilla più popolari di oggi e ha dato il via all’industria internazionale della cannabis in continuo sviluppo”.

Negli anni Novanta, Watson ha fondato Hortapharm BV, una delle prime aziende di cannabis terapeutica della storia moderna. Per anni l’azienda ha avuto il permesso dal Ministero della Salute, del Benessere e dello Sport olandese di condurre ricerche scientifiche sulla cannabis. In seguito Hortapharm ha collaborato con la britannica GW Pharmaceuticals, che utilizza, tra l’altro, la Skunk #1 per i suoi farmaci a base di cannabis.

Watson non si faceva mai fotografare, era l’uomo senza volto. Quando ho parlato con lui ad Amsterdam, il 7 dicembre dello scorso anno, mi

ha spiegato il motivo della sua scelta. “Avevo due alter ego: ero Sam lo Skunkman e David Watson di Hortapharm. Dovevano rimanere separati”.

Da Amsterdam, dove ancora viveva, alla fine di gennaio del 2025 è volato in California con Diane dove purtroppo è mancato poco dopo per cause naturali.

Riposa in pace Sam, sei stato una vera leggenda!

David Watson, alias Sam lo Skunkman.
Alcuni dei primissimi semi di cannabis presenti sul mercato mondiale provengono da Sam.

IL PARADISO ESISTE, PARTE II

La legalizzazione della cannabis in Thailandia è un evento di importanza epocale che sta avendo un forte impatto economico sociale su una grande fetta della popolazione locale e non solo. Se da un lato la legalizzazione ha legittimato l'uso che i thailandesi fanno della cannabis storicamente da sempre, dall'altro ha generato un indotto lavorativo a dir poco enorme, attirando l'interesse anche di investitori e operatori del settore stranieri.

La cannabis sta generando grandi speranze soprattutto nelle aree rurali dove l'aspettativa di trovare un lavoro è scarsissima. Nonostante gli stipendi continuano ad essere molto bassi, allineati con quelli di un comune operaio che nel migliore dei casi arriva a guadagnare circa 400 euro al mese, la crescente proliferazione di coltivazioni e punti vendita in tutto il paese sta creando migliaia di posti di lavoro. Inoltre sono tantissime le persone che per decenni sono state costrette a muoversi nell'ombra rischiando la propria vita per coltivare la marijuana e che oggi invece stanno realizzando il sogno di poter liberamente lavorare con la cannabis.

La legalizzazione sta dando un forte impulso all'economia thailandese anche in maniera indiretta, come ad esempio nel settore turistico con la nascita di una categoria di visitatori interessati soprattutto alla marijuana ed al suo facile accesso.

LICENZE

Attualmente il quadro normativo è abbastanza confuso, infatti dopo che il governo thailandese ha rimosso nel 2022 la pianta di cannabis e tutte le sue parti dalla lista delle sostanze stupefacenti, non c'è stata una vera e propria regolamentazione, lasciando un vuoto legislativo che ha contributo all'espansione a macchia d'olio del settore cannabis. Il nuovo governo in carica ha proposto un disegno di legge che mira a regolamentare il settore, con la chiara intenzione di limitare l'uso ricreativo ma è ancora solo una proposta in discussione. Ad oggi per coltivare e vendere marijuana in Thailandia l'iter da seguire per ottenere le licenze necessarie risulta abbastanza semplice. Per quanto riguarda i cittadini thailandesi devono innanzitutto registrarsi su Plookganja, un'app creata dalla FDA, dove i growers dichiarano alcune informazioni come il luogo dove viene realizzata la coltivazione, il numero di piante coltivate e lo scopo finale della coltivazione di cannabis. Una volta registrati si ottiene la licenza per coltivare, il costo è di circa 85 euro. Successivamente bisogna rivolgersi al Ministero della Salute, più precisamente al Dipartimento di Medicina Tradizionale e Alternativa Thailandese per ottenere la licenza per la vendita di marijuana.

I cittadini thailandesi che vogliono coltivare la cannabis da utilizzare per scopi terapeutici hanno bisogno solo della prescrizione medica da parte di un medico autorizzato.

Riguardo la coltivazione di canapa invece non è necessaria nessun tipo di licenza purché il conte-

La coltivazione di marijuana in Thailandia

LA CANNABIS STA GENERANDO GRANDI SPERANZE SOPRATTUTTO NELLE AREE RURALI

nuto di THC sia inferiore allo 0,2%. Gli stranieri che vogliono operare nel settore, secondo il Foreign Business Act, sono obbligati a formare una società con un cittadino thailandese che detenga il 51% delle azioni, detta Thai Limited Company. La procedura per ottenere le licenze per la coltivazione e la vendita è uguale a quella sopra descritta. Le licenze hanno una durata di tre anni allo scadere dei quali devono essere rinnovate e per ogni nuova coltivazione o punto vendita è necessario richiederne una specifica per ogni luogo.

Esistono altri tipi di licenze che vengono rilasciate dal Ministero della Salute oppure dalla Food and Drug Administration thailandese, il cui valore e l'obbligo di possederle provengono da voci discordanti e riguardano l'importazione, l'esportazione e la manipolazione. La licenza per l'importazione è limitata solo ai semi di cannabis, ad esclusione delle piante e delle sue parti destinati alla ricerca e all'industria farmaceutica. Per introdurre sul territorio thailandese semi e parti vegetali è obbligatorio un periodo di quarantena, regolato dal Ministero dell'Agricoltura. Per ottenere la licenza per l'esportazione è necessario avere un partner internazionale in regola con le

leggi del luogo in cui opera, inoltre le aziende produttrici di marijuana devono soddisfare i requisiti GMP e GACP come standard. La licenza per la manipolazione della pianta di marijuana riguarda tutti i prodotti edibili, i cosmetici e le estrazioni come ad esempio il dry sift e il water hash.

TIPOLOGIE DI COLTIVAZIONE

Il clima thailandese è molto favorevole per la coltivazione di marijuana all'aperto o in apposite serre, infatti le temperature medie annuali variano tra i 24°C e i 35°C. Una caratteristica molto interessante è la durata delle ore di luce e di buio, pari a circa 12 ore durante tutto l'anno con piccole variazioni; il fotoperiodo di 12/12 è perfetto per la fioritura della cannabis consentendo ai growers di ottenere fino a 3 raccolti in un anno. In questi casi i growers crescono le loro piante all'interno o in una serra con il supporto di luci per mantenere le piante in fase vegetativa, quando raggiungono le dimensioni desiderate vengono esposte alla luce diretta del Sole passando in questo modo in fase di fioritura. La durata di questa fase varia in base agli strains coltivati, le landraces thailandesi hanno tempi molto più lunghi consentendo un massimo di due raccolti ogni anno al contrario

delle varietà ibride e stabilizzate che spesso risultano essere molto più precoci.

La maggior parte delle coltivazioni outdoor si trovano nelle regioni più a nord della Thailandia dove le temperature risultano leggermente più basse in comparazione con il caldo torrido delle provincie del centro sud.

Uno dei problemi principali per la coltivazione di marijuana è l'umidità, con un tasso di circa il 70% durante tutto l'anno risulta un vero grattacapo per tutti i growers che vivono in Thailandia. Le coltivazioni in serra sono una valida alternativa che si sta diffondendo in maniera crescente consentendo un controllo maggiore sul clima. Molte di queste serre sono dotate di aria condizionata, ventilatori, deumidificatori e di illuminazione di supporto, inoltre assicurano una maggiore protezione contro i parassiti e soprattutto offrono una copertura dalla pioggia. Infatti la Thailandia è interessata dalle piogge per gran parte dell'anno e durante la stagione estiva è colpita dai violenti monsoni.

Coltivare marijuana indoor è l'opzione adottata da molti growers, soprattutto quelli stranieri che hanno a disposizione un capitale maggiore da investire e un bagaglio di conoscenze differente. Le coltivazioni indoor vanno dalle piccole growroom improvvisate ai grandi capannoni industriali completi di tutta la tecnologia disponibile sul mercato e niente da invidiare alle grow room del Nord America. Nelle coltivazioni realizzate all'interno sono molto comuni le Sealed Room, una tipologia di grow room che consente un controllo assoluto del clima, considerate la migliore opzione per tenere a bada il caldo e l'umidità thailandesi.

CASE STUDY

Durante il nostro soggiorno abbiamo avuto l'opportunità di visitare una grande coltivazione legale all'interno di un capannone. La struttura si situava in una delle zone industriali di Bangkok, un'area che pullula di enormi coltivazioni

Sala madri, irrigazione e sala fioritura n°3.
Sala fioritura n°2.

di marijuana. Il capannone era dotato di un parcheggio all'interno del suo recinto, all'entrata siamo stati accolti dal nostro contatto sul posto e dal suo team. Dopo i convenevoli di rito e un joint

Soft Secrets-IT_240426.pdf 1 26/4/24 8:36

di marijuana per accomodarci abbiamo iniziato il tour all'interno delle installazioni. La prima sala era adibita a zona ristoro, seguita da una sala conferenze e da uno spogliatoio per gli addetti

ai lavori. Il capo delle operazioni, un simpaticissimo ragazzo di origini asiatiche, ci ha fornito un camice e delle ciabatte sanitarie da indossare per non contaminare gli ambienti di coltivazione. Dallo spogliatoio si accedeva alla zona destinata alla produzione attraverso una porta dotata di un sistema di riconoscimento facciale per la sua apertura. Questa zona della struttura era costruita completamente con pareti coibentate e con porte ermetiche tipiche dei laboratori. Mediante un lungo corridoio si potevano raggiungere le sale di coltivazione e post raccolta, il capannone infatti ospitava tre sale destinate alla fioritura delle piante, una per la fase vegetativa e le piante madri, una sala per la gestione dell'irrigazione, una dry room, una stanza per le operazioni di manicure e infine un magazzino dove le infiorescenze di marijuana pronte venivano conservate in apposite buste di plastica sigillate e ad una temperatura di circa 12°C per preservane la qualità. È inutile precisare che vi erano interi scaffali pieni di buste di marijuana pronte alla vendita. Due delle stanze adibite alla fioritura misuravano più di 100 metri quadri ed erano illuminate da 60 Led da 750 watt, mentre nella terza stanza erano stati installati dei racks per la coltivazione verticale, illuminati da 40 lampade Led distribuite su due livelli. La soluzione dei racks era stata adottata anche per la sala destinata alla vegetativa. Tutte le stanze di coltivazione erano sealed room, dotate di aria condizionata, dei grossi deumidificatori, ventilatori, filtri per i controllo degli odori e un sistema per l'integrazione della CO2. Il pezzo forte era un dispositivo per il trattamento e la sanificazione dell'aria, denominata UTA, indispensabile per

rispondere alle norme GMP e GACP. L'irrigazione delle sale era eseguita attraverso un sistema automatico goccia a goccia; la stanza adibita alla gestione dell'irrigazione era attrezzata di vari Dosatron, un sistema di dosaggio per la fertirrigazione, da cui si diramavano le tubazioni verso le grow rooms.

Le piante crescevano inizialmente in cubi di lana roccia e quando venivano trasferite nelle sale di fioritura venivano posizionate su degli slabs dello stesso materiale per dare alle radici più spazio per crescere. All'interno del laboratorio dove veniva eseguita la manicure dei fiori lavoravano 12 persone che si dedicavano esclusivamente alla fase di trimming a tempo pieno. Ognuno di loro aveva in dotazione una trimming station, ovvero un vassoio di appoggio ergonomico con uno screen sul fondo per raccogliere la resina, specifico per queste operazioni. L'installazione era in grado di produrre circa 130 kg di marijuana ogni ciclo, per un totale di 650 kg ogni anno. In questa fabbrica della marijuana erano impiegate una ventina di persone, tutte di nazionalità thailandese ad eccezione del manager e del capo delle operazioni di coltivazione cioè il nostro contatto spagnolo.

Approvato dall'Unione di Controllo per l'agricoltura biologica.

Nutrienti direttamente disponibili per le piante.

Ricco di micronutrienti.

Facilmente degradabile in natura.

Sostiene l'economia circolare.

Attualmente il mercato risulta essere molto selvaggio e soprattutto saturo di marijuana, basti pensare che il Ministero della Salute ha rilasciato oltre 12000 licenze che ne autorizzano la vendita. Sicuramente Bangkok è il posto che offre più opportunità rispetto al resto della nazione, ma anche le isole, nonostante i prezzi siano più bassi, risultano essere un buon compromesso.

Sala fioritura n°1 e alcuni dettagli.

Home Growing

TUTTI I PROFUMI DI UN FIORE

Siamo abituati da alcuni anni a sentire parlare di terpeni e più in generale di terpenoidi, ovvero di quei composti volatili in grado di essere percepiti dal nostro olfatto con odori caratteristici. Molto spesso queste molecole vengono associate ad altre essenze vegetali tra cui per esempio gli agrumi, la frutta tropicale o la lavanda. Oltre alle proprietà organolettiche, alcune delle sostanze appartenenti a questa classe sono note per avere anche determinate proprietà bioattive. Per queste ragioni, nel corso degli ultimi decenni, i programmi di selezione varietale e le tecniche di coltivazione si sono focalizzate sul miglioramento del contenuto e del profilo dei terpeni, fino a raggiungere percentuali superiori al 3% sul peso del fiore secco.

Nonostante i composti di questa classe suscitino ancora un grande interesse scientifico, soprattutto in campo farmaceutico e cosmetico, in generale quelli più frequentemente rilevati in una singola pianta di cannabis e a concentrazioni tali da suscitare una nostra risposta olfattiva, sono poco più di una decina. Dunque caratterizzare una varietà con una mera lettura delle percentuali dei terpeni, è sempre risultato insufficiente nel descrivere pienamente tutti i profumi sprigionati da un fiore. Negli ultimi anni l’attenzione si è quindi rivolta verso la ricerca di altri composti non appartenenti alla classe dei terpenoidi, definiti anche più in generale nonterpenoid VOCs (volatile organic compounds). Grazie ai risultati ottenuti dai ricercatori e pubblicati negli ultimi anni, è stato possibile rintracciare molecole in grado di rappresentare in maniera più fedele le caratteristiche del profumo percepite, fino a soppiantare come interesse nel miglioramento varietale il semplice contenuto in terpeni.

Oltre che sulla loro identificazione, i ricercatori si sono concentrati anche sulla loro dinamica di accumulo nel corso del ciclo di coltivazione, essicazione e maturazione. In alcuni casi le concentrazioni rimangono minime, o addirittura non rilevabili, almeno fino alla fase di piena fioritura, per poi aumentare progressivamente solo nelle ultime settimane prima della raccolta. Anche nella successiva essicazione le concentrazioni rilevate variano fino a stabilizzarsi in maniera definitiva dopo alcune settimane di maturazione o concia.

La parte più complicata da affrontare in questi studi è probabilmente tentare di associare ai composti identificati una descrizione univoca in

termini di odore percepito al nostro naso. Per svolgere questo tipo di esperimento, in uno degli studi pubblicati più recentemente, è stato richiesto a un gruppo di 11 persone di valutare con il proprio olfatto (solo annusando e senza fumare o vaporizzare) differenti campioni che erano stati precedentemente caratterizzati sia per il profilo dei terpenoidi più comuni, che per il profilo dei nonterpenoid VOCs.

Sorprendentemente è apparso chiaro che le descrizioni olfattive, fornite dai soggetti tester tramite la compilazione di un quiz di 35 domande per ogni campione, risultavano essere più facilmente associabili al profilo dei composti non-terpenoidi. Al contrario, la concentrazione di un monoterpene ben noto come il limonene, è apparsa insufficiente a identificare tutti i campioni dal profumo agrumato o citrico. Ad oggi i nonterpenoid VOCs identificati in Cannabis e associati in maniera più

o meno fedele ad un aroma specifico, vengono suddivisi in numerose categorie e raggruppati per la tipologia di profumo percepito. Tra questi alcuni dei più frequentemente rilevati sono:

- composti volatili solforati identificati con la sigla VSC seguita da un numero tra cui se ne distinguono alcuni dall’odore pungente e sulfureo, di cavolo e di aglio, caratteristici delle varietà skunk originali;

- tropicannasulfur compounds identificati con a sigla TCSC seguita da un numero, chimicamente simili ai VSC ma differenti a livello sensoriale, associati infatti al profumo di frutta tropicale e agrumi come limone e mandarino;

- acidi grassi a catena corta identificati in campioni dal profumo di formaggio e tipici delle varietà cheese; composti contenenti un gruppo 3-metilindolo dall’odore di idrocarburi spesso definito come

di diesel o di nafta.

Altri composti identificati negli studi includono svariate molecole associate in maniera specifica a profumi di ananas, di banana, d’uva, di mela verde o di cocco.

Sebbene la ricerca sui nonterpenoids VOCs della Cannabis sia ancora ad uno stadio iniziale, alcuni studiosi hanno ipotizzato che la loro produzione e accumulo possa dipendere da più fattori. Il primo è ovviamente il tipo di selezione coltivata, quindi una componente essenziale è la genetica della propria pianta. Un secondo fattore sono le condizioni ambientali: data la volatilità di queste sostanze è fondamentale evitare le temperature troppo elevate o l’eccessiva ventilazione, sia durante la fase di fioritura che durante quella di essicazione. Come per i cannabinoidi, il loro accumulo avviene maggiormente durante la fase di fioritura, motivo per cui l’epoca di raccolta

incide in maniera predominante sulla concentrazione dei differenti nonterpenoid VOCs rilevati. Ulteriore fattore da considerare è che due dei principali gruppi identificati, i VSC e i TCSC, sono rappresentati da molecole che contengono nella loro struttura chimica un atomo di zolfo, motivo per cui anche la disponibilità per la pianta di questo elemento nutritivo potrebbe esercitare un effetto sulla loro sintesi e accumulo. Una proposta interessante e che meriterebbe di essere approfondita, è la possibilità che alcuni microorganismi svolgano un ruolo nello stimolare la pianta a produrre una classe piuttosto che un’altra di composti volatili. Tali microorganismi, che generalmente colonizzano l’apparato radicale, potrebbero essere in grado di produrre specifici precursori biosintetici, assorbiti e utilizzati dalla pianta come blocchi di partenza per la sintesi di determinati nonterpenoid VOCs. Comprendere al meglio questo meccanismo potrebbe tradursi nello sviluppo di una serie di prodotti a base di consorzi di microorganismi, formulati sulla base delle loro doti nell’esaltare i profumi tipici di differenti varietà.

Rimangono ancora numerosi aspetti da chiarire riguardanti la funzione che questi composti esercitano sulla pianta che li produce. Da un lato, per la similitudine con altre sostanze naturali prodotte da differenti piante, è stato proposto che forniscano una protezione in momenti di stress, dovuti per esempio all’attacco di un insetto o ad una condizione ambientale avversa. Dall’altra parte invece, la loro presenza nelle varietà disponibili ai giorni nostri, potrebbe essere il semplice risultato della selezione umana avvenuta nel corso di decenni se non di secoli. Tramite un processo oggi spesso nominato phenohunting, generazione dopo generazione, è stato possibile selezionare e propagare gli individui esclusivamente per le proprietà aromatiche, mentre gli effetti positivi esercitati nei confronti della pianta che li produce potrebbero essere solo marginali. Un aspetto non ancora sufficientemente indaga-

to riguarda la localizzazione di questi composti volatili. Siamo infatti portati a credere che queste sostanze vengano prodotte all’interno delle ghiandole dei tricomi assieme ai principali terpeni e cannabinoidi. Rimane tuttavia da provare che l’origine della loro sintesi possa avvenire in una sede differente della pianta e che solo in una fase avanzata della fioritura questi composti vengano traslocati a livello dei fiori. Sebbene l’effettivo contributo dei terpeni ai profumi caratteristici delle singole varietà sembra essere messo in discussione, dai dati raccolti è anche emerso che singoli monoterpeni possano combinarsi a livello olfattivo con altri nonterpenoid VOCs e ricreare le sensazioni caratteristiche di determinate varietà, tra cui una di quelle citate è la Trainwreck.

Nonostante l’interesse per i nonterpenoid VOCs sia in enorme crescita, rimangono ancora dei limiti al loro studio e al loro miglioramento all’interno di nuove varietà commerciali. Innanzitutto la loro quantificazione richiede delle analisi più complesse rispetto a quelle che si effettuano di routine per quantificare i principali cannabinoidi e terpeni, motivo per cui eseguire degli screening su un numero elevato di piante da selezionare, può risultare estremamente costoso. Inoltre, la loro espressione in una fase avanzata della coltivazione, non permette di selezionare le piante se non al termine della fioritura e spesso affidandosi al proprio olfatto o a quello di un gruppo di persone tester esperte. Altro limite è infatti doversi affidare al proprio naso e a quello dei tester, dal momento che potremmo aver subìto un condizionamento e descrivere con un profumo skunky o cheesy dei campioni che hanno invece una predominanza di profumi agrumati e fruttati.

Nel caso vogliate approfondire questi temi sono disponibili online le pubblicazioni ad accesso gratuito Nonterpenoid chemical diversity of cannabis phenotypes predicts differentiated aroma characteristics, della Dott.ssa Twinkle R. Paryani e Identification of a new family of prenylated

volatile sulfur compounds in cannabis revealed by comprehensive two dimensional gas chromatography del Dott. Iain W H Oswald. In queste due pubblicazioni del 2024 e del 2021 i ricercatori hanno svelato il ruolo essenziale dei nonterpenoid VOCs nel comporre il bouquet caratteristico di numerose varietà.

Il prossimo passo, su cui probabilmente alcuni gruppi di ricerca stanno già lavorando, sarà determinare tutti i passaggi che si susseguono all’interno della pianta e che conducono alla sintesi di ognuno dei composti identificati. Allo stesso tempo, rintracciare quali siano i geni coinvolti nell’espressione di specifici nonterpenoids VOCs, fornirà nuovi strumenti per i programmi di miglioramento varietale. I breeders potranno finalmente avvalersi, oltre che del proprio naso esperto, anche del supporto di analisi genetiche, essenziali per poter effettuare screening su larga scala e selezionare precocemente le proprie piante.

Ultimo punto da tenere in considerazione è la possibilità che non tutte le persone percepiscano allo stesso modo i profumi caratteristici dei fiori di cannabis, un po’ come avviene notoriamente per gli aromi della pianta del coriandolo. Affidarsi al nostro olfatto e giudizio personale, oltre che a quello di tester affidabili ed esperti, sebbene possa farci cadere nel classico errore umano, rimane ancora un metodo efficace ed economico per descrivere il profumo delle nostre varietà preferite.

Hybrid Filters: "Per una fumata disinvolta e senza sorprese!”

Andreas Setzer, austriaco di Vienna, è fondatore ed inventore di Hybrid Supreme Filters. Grazie alla sua preparazione medica ed al duro lavoro, il lancio dei filtri Hybrid è stato un successo repentino. Per merito delle proprietà della cellulosa, infatti, questi nuovi filtri sublimano le qualità del carbone attivo. Se cercate, quindi, ispirazione ed una storia di determinazione e passione, questa intervista è fortemente consigliata... siamo certi, infatti, che tante opportunità professionali possano nascere davvero grazie all'esempio di un pioniere...

Come è iniziato il progetto Hybrid Filter?

L'idea risale a quasi 12 anni fa. A quell'epoca, fumavo con normali filtri a carbone attivo, ma non mi è mai piaciuto il loro sapore e le particelle di carbone che uscivano dai filtri. Intorno al 2015, durante la tesi di ricerca per il dottorato, in uno studio sugli effetti del fumo sui bambini, ho scoperto gli svantaggi dei filtri al carbone attivo, come l'intasamento o la polvere di carbone. Scioccato ho iniziato a costruire i miei propri filtri usando schede flash, filtri di cellulosa tagliati in strati sottili dei quali cospargevo la camera centrale con carbone attivo.

Cosa è successo dopo?

Questo passaggio ha migliorato immediatamente l'esperienza del fumo e così ho deciso di sviluppare la prossima generazione di filtri a carbone attivo. L'effettivo processo di ricerca e sviluppo è iniziato prima della fondazione e ha richiesto centinaia di cicli di campionamento. Abbiamo testato 40 diversi tipi di carbone attivo e siamo entrati nel mercato nell'autunno del 2020, in pieno Covid. In qualche modo siamo riusciti non solo a sopravvivere, ma anche a crescere in modo significativo.

Cosa vuoi offrire alla comunità dei fumatori?

Sono sempre stato interessato all'atmosfera della comunità, a socializzare con le persone, a mettermi in viaggio e a immergermi nel brusio condiviso dei bei momenti. Fin dall'inizio, l'idea di fare le cose insieme ha avuto un impatto su di me, quindi il nostro mantra è diventato "insieme è meglio". Prendi il nostro filtro, che è una fusione intelligente di due componenti chiave, cellulosa e carbone attivo. Oppure dai un'occhiata al nostro Kombipack, metà filtri e

metà cartine, o al nostro posacenere portatile che raddoppia per diventare una custodia per "spinelli". E non si tratta solo di alcune combinazioni intelligenti, tutta la nostra offerta vuol celebrare l'umore di quando rolliamo! Ci piace, insomma, mettere insieme cose con scopi diversi e unire le persone per fare le cose insieme.

Perché Hybrid Filter è stato così ben accolto dalla comunità dei fumatori?

Siamo un'azienda molto giovane in un'attività molto vecchia e facciamo le cose in modo diverso. Non solo pensiamo, ma vediamo e sentiamo di essere ben accolti perché cerchiamo di fare le cose un po' fuori dagli schemi. Gli esempi perfetti sarebbero il nostro Filter o il Kombipack. Facciamo un passo indietro e guardiamo il quadro generale. Quali sono i due requisiti principali per una buona canna? Buona erba e un buon filtro, giusto? Buon'erba è chiaro a tutti, ma c'è anche bisogno di un buon filtro per liberarti delle sostanze nocive (purtroppo bruciare erba pura produce anche

cattivi prodotti collaterali come il catrame) e questo è qualcosa di cui le persone sono meno consapevoli. Ed è qui che entriamo in gioco.

Cosa distingue i vostri filtri dagli altri?

La struttura del filtro. È l'unico filtro a 4 strati su questo pianeta ed è ottimizzato per non intasarsi, riducendo al minimo il filtraggio del sapore e, naturalmente, NON filtrando alcuna sostanza con effetto 420. La discussione su gusto e sapore è molto soggettiva, ma come persona che ha provato tutti i prodotti disponibili sul mercato, penso sinceramente che il nostro filtro produca il fumo più gradevole, più fresco e più "neutro". Non cambia il sapore e nessun pezzo di carbone finisce nella bocca o nei polmoni, il che è essenziale per me come per la maggior parte dei nostri clienti.

Quali sono gli ultimi prodotti rilasciati per il mercato europeo?

Oltre alla nostra solita gamma di filtri, recentemente abbiamo lanciato un accendino chiamato Cloop che comprende un laccio-guinzaglio.

È realizzato in Austria con plastica riciclata al 100% ed è l'unico modo per mantenere sempre il tuo Clipper ricaricabile a prossimità, senza rinunciare al suo design. Inoltre abbiamo appena lanciato un nuovo vassoio in acciaio inossidabile in tre colori e un grinder in acciaio inossidabile che infatti abbiamo soprannominato Forever, perché i suoi denti non si smusseranno mai.

A quali prodotti state lavorando per il futuro?

Sono felice di annunciare che siamo attualmente nelle fasi finali di due nuovi modelli di filtro in arrivo nel 2025. Non posso entrare troppo nei dettagli, ma abbiamo ascoltato molto la nostra comunità negli ultimi anni e sono molto positivo che possiamo soddisfare molti desideri con la nostra gamma di filtri estesa. Oltre a ciò, ovviamente sono in lavorazione tonnellate di nuovi gadget e accessori, quindi preparatevi.

www.hybrid-filter.com

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PULIZIE DI PRIMAVERA

Come tutti gli anni con l’avvicinarsi della primavera, arriva quel momento in cui dobbiamo iniziare a pianificare le prossime semine e la riproduzione delle nostre talee. Ancor prima di pensare a quali semi mettere a germinare, vale la pena effettuare un’ispezione di tutti i nostri strumenti come vasi, sottovasi e sistemi di irrigazione, che potrebbero esser stati abbandonati dal precedente ciclo e aver bisogno di un lavaggio accurato. Che si tratti di un piccolo orticello sul terrazzo, oppure di una produzione commerciale in pieno campo, l’igiene è un aspetto cruciale per prevenire possibili contaminazioni o malfunzionamenti agli impianti. In questo articolo vedremo brevemente alcuni accorgimenti utili a migliorare la pulizia delle nostre attrezzature. Per aiutarci in questo

ponenti che all’apparenza possono sembrare pulite come le taniche dell’acqua distillata e degli erogatori per trattamenti fogliari, soprattutto se non utilizzati per molto tempo e non adeguatamente svuotati.

L’inizio di ogni pulizia prevede appunto la rimozione di tutti i residui della coltivazione passata. Le parti grossolane si possono togliere utilizzando delle spazzole o un compressore/soffiatore ad aria, se lo avete a disposizione. I residui organici rimossi vanno ovviamente raccolti e smaltiti lontano dalla nostra coltivazione. A questo punto è necessario intervenire sui depositi di calcare e sulle altre incrostazioni che generalmente si accumulano nei vasi, sottovasi, contenitori e su tutte le

compito abbiamo a disposizione in commercio numerosi prodotti che possiamo trovare sia in negozi specializzati sia nei comuni supermercati. Le sostanze contenute in questi prodotti possono risultare dannose per l’uomo e per l’ambiente, quindi è sempre necessario leggere attentamente le etichette e adottare protezioni come guanti, occhiali e un abbigliamento adeguato.

Tra le componenti di un impianto più soggette all’accumulo di sporcizia, ci sono ovviamente quelle entrate in contatto diretto con il substrato e con la soluzione nutritiva. Spesso è facile vedere a occhio nudo accumuli di calcare o di alghe, segno evidente che è necessario intervenire con una pulizia profonda prima di ripartire con le semine. Non bisogna sottovalutare nemmeno le com-

componenti del sistema di irrigazione. In questa fase della nostra pulizia, possiamo aiutarci utilizzando prodotti a base di acidi come l’acido cloridrico (muriatico), l’acido citrico o miscele di altri acidi, sia in polvere che in soluzione liquida concentrata. Prima dell’utilizzo è necessario diluirli secondo quanto riportato in etichetta, sia per garantire l’effetto voluto, sia per evitare di danneggiare alcune componenti del nostro sistema.

Per lavare pochi vasi o piccoli accessori, il metodo migliore è immergerli in una soluzione di acido per il tempo necessario a disciogliere le incrostazioni. Quando è necessario lavare molti vasi e accessori più grandi, possiamo utilizzare uno spruzzino o una irroratrice a spalla per applicare la soluzione di acido direttamente sui punti

da trattare, ripetendo l’operazione più volte se necessario. Anche la pulizia di tutte le componenti del circuito d’irrigazione come raccordi, tubi, pompe e cisterne, può essere effettuata riempiendo l’intero sistema con una soluzione diluita di acido. Dopo averlo lasciato agire per alcune decine di minuti o anche qualche ora, è necessario rimuoverne al meglio tutti i residui, prima di proseguire con la successiva fase di igienizzazione.

Dopo il lavaggio con la soluzione acida le nostre componenti risulteranno all’apparenza già sufficientemente pulite. Tuttavia per applicazioni che richiedono un elevato livello di igiene, come la propagazione di talee o la germinazione dei semi, è essenziale trattare tutte le attrezzature utilizzate con un prodotto igienizzante, tra cui i più diffusi sono quelli a base di cloro (ipoclorito di sodio e acido ipocloroso). Queste sostanze sono note per la loro capacità di eliminare con una buona efficacia le alghe e altri organismi potenzialmente dannosi per le nostre piante. I prodotti in commercio possono differire per la concentrazione di cloro contenuto, quindi per un trattamento efficace, è essenziale leggere attentamente le etichette. A differenza del trattamento con acidi, che può durare anche alcune ore, l’effetto dei pro-

dotti igienizzanti è pressoché immediato e non necessita più di qualche minuto prima di essere sciacquato o rimosso con un panno pulito dalle superfici trattate.

Oltre ai prodotti in vendita nei comuni supermercati o nei negozi specializzati, esistono in commercio delle formulazioni per utilizzatori professionali a base di miscele concentrate di perossidi. Questo tipo di molecole è estremamente efficace nel sanificare i sistemi di irrigazione. Tuttavia, data la loro elevata pericolosità, non sono in libera vendita al pubblico e richiedono determinate precauzioni durante il loro trasporto, stoccaggio e utilizzo.

Sappiamo tutti che la pulizia e l’igiene sono aspetti essenziali in ogni ambiente di coltivazione, dal pieno campo fino alla coltivazione in serra o indoor. Che si tratti di una coltivazione biologica oppure di una idroponica fuori suolo, dobbiamo però ricordare che le piante beneficiano della presenza di determinati microorganismi, presenti sia a livello radicale che sulle foglie e sui fusti. Vedremo in un prossimo articolo come effettuare la pulizia degli impianti nel corso della coltivazione, con un occhio di riguardo alla salvaguardia di questi microorganismi benefici.

Coltivazione

Mr. José info@mrjose.eu

info@mrjose.eu

Essiccare la cannabis: metodi tradizionali e moderni

Tutti i coltivatori sanno che la qualità del raccolto non dipende solo dal ciclo di coltivazione, ma anche, in ampia misura, da come viene lavorata, essiccata e successivamente conservata la cannabis. L’essiccazione svolge una funzione fondamentale in questo processo. In questo articolo mi concentrerò sui metodi di essiccazione tradizionali e moderni e cercherò di valutarne pro e contro nel modo più preciso possibile.

Il processo di essiccazione può incrementare la qualità della cannabis raccolta oppure rovinarla del tutto. Gli obiettivi principali sono quelli di preservare il maggior numero possibile di terpeni, prevenire la degradazione dei cannabinoidi, ottenere un’essiccazione uniforme e sopprimere la crescita di microrganismi indesiderati, in particolare le muffe. Inoltre, quando si coltiva cannabis per il mercato commerciale, il processo di essiccazione dev’essere standardizzato per garantire l’uniformità e la stabilità del prodotto a lungo termine.

Si tratta di una serie di sfide per un’unica fase di lavorazione, soprattutto quando alcuni di questi obiettivi richiedono condizioni contraddittorie. Per esempio, per ottenere un’essiccazione uniforme e conservare il più alto contenuto possibile di terpeni, sarebbe utile avere un’umidità più elevata. Tuttavia, per prevenire la formazione di muffe, è necessaria un’umidità inferiore. I coltivatori di tutto il mondo testano costantemente metodi di essiccazione ottimali. Diamo un’occhiata più da vicino ai metodi di essiccazione più importanti e alle loro caratteristiche particolari.

Essiccazione ad aria tradizionale

Il metodo di essiccazione più diffuso è la ben nota essiccazione ad aria. È la tecnica meno impegnativa e può essere utilizzata per essiccare sia piante intere che singoli fiori senza foglie resinose più grandi. La cannabis viene semplicemente lasciata essiccare al buio a una temperatura di 16-20°C e un’umidità relativa del 45-55%. Chi coltiva in casa spesso effettua l’essiccazione a temperature lievemente più alte, che talvolta raggiungono i 24°C. In questi casi, si consiglia di aumentare l’umidità relativa a circa il 60% per evitare un’essiccazione eccessivamente veloce.

Uno dei principali vantaggi di questo metodo è rappresentato dai limitati requisiti tecnici. I livelli di temperatura e umidità target sono condizioni ambientali relativamente comuni, pertanto non è eccessivamente oneroso raggiungere parametri di essiccazione ottimali. Negli spazi di coltivazione normali, queste condizioni possono essere regolate con facilità, anche all’interno delle stanze di coltivazione, consentendo ai coltivatori di essiccare il raccolto nello stesso spazio in cui è stato coltivato. L’intero processo richiede in genere da una a due settimane, a seconda delle

specifiche condizioni di ogni caso. Lo svantaggio principale dell’essiccazione ad aria è il rischio più elevato di evaporazione dei terpeni. I terpeni contribuiscono in modo significativo alle proprietà terapeutiche, al gusto e all’aroma del prodotto finale. Per esempio, il β-mircene e l’α-pinene iniziano a volatilizzarsi già a 21-25°C. In generale, un’essiccazione più lenta a temperature più basse è preferibile per preservare l’intera gamma di composti attivi della cannabis.

Essiccazione ad aria a temperature inferiori

Una soluzione per preservare i terpeni e migliorare la qualità del prodotto finale è l’essiccazione a temperature più basse, in particolare 10-16°C, con umidità relativa mantenuta al 55-60%. Come per l’essiccazione ad aria standard, è fondamentale garantire una circolazione uniforme dell’aria. Tuttavia, il flusso d’aria dev’essere delicato, non forte. Un flusso d’aria eccessivo può portare a un’essiccazione poco uniforme, in cui gli strati esterni dei fiori si asciugano troppo velocemente, mentre le parti interne trattengono l’umidità in eccesso. Per ottenere risultati ottimali, si consiglia

di filtrare l’aria in circolazione attraverso un filtro HEPA per evitare la diffusione di spore di muffa all’interno dell’area di essiccazione. Per quanto si possa fare attenzione, le spore di muffa sono naturalmente presenti in qualsiasi ambiente di coltivazione. L’obiettivo principale è quello di ridurre al minimo le condizioni che favoriscono il loro sviluppo all’interno dei fiori raccolti.

Con questo metodo di essiccazione a bassa temperatura, il processo dura circa due o tre settimane. I vantaggi principali di questo approccio sono: 1) ridotta evaporazione dei terpeni, con conseguente miglioramento della conservazione del gusto e dell’aroma; 2) le temperature più basse inibiscono lo sviluppo della botrite (muffa grigia), riducendo il rischio di contaminazione. È comunque fondamentale effettuare un rigoroso controllo dell’umidità. L’umidità relativa non deve superare il 65%, poiché un’eccessiva umidità può favorire la formazione di muffe. Inoltre, è necessario prevenire la formazione di condensa all’interno del locale di essiccazione o sulle piante per mantenere un ambiente di essiccazione sicuro.

Liofilizzazione – Crioessiccazione

Veniamo ora a metodi di essiccazione meno diffusi ma estremamente interessanti. Sebbene richiedano strumentazione specializzata, possono dare risultati notevoli. Non è un metodo che la maggior parte dei coltivatori domestici testerà, ma nella produzione commerciale di cannabis costituisce una modalità unica per distinguersi dalla concorrenza. Il processo inizia congelando la cannabis fresca a temperature che arrivano fino a -80°C, che trasformano tutta l’acqua della pianta in ghiaccio.

Viene successivamente fatto il vuoto all’interno della camera di liofilizzazione e il ghiaccio sublima, ovvero passa direttamente da solido a vapore senza passare per la fase liquida. In sostanza, l’umidità evapora direttamente dalla pianta. I fiori di cannabis essiccati utilizzando questo metodo mantengono quasi lo stesso aspetto e lo stesso colore di quelli appena raccolti. Le cime sembrano appena tagliate dalla pianta ma, non contenendo acqua, diventano estremamente leggere. Alcuni apprezzano questo tipo di estetica, mentre altri preferiscono l’aspetto tradizionale della cannabis essiccata ad aria.

I vantaggi della liofilizzazione della cannabis sono: 1) conservazione dei cannabinoidi e dei terpeni - la liofilizzazione impedisce la degradazione e l’evaporazione, con conseguente incremento dell’aroma e della potenza; 2) processo significativamente più veloce - l’intera fase di essiccazione e concia dura solo 48 ore; 3) la degradazione della clorofilla avviene in modo veloce, eliminando il gusto aspro tipico della cannabis appena essiccata. Nei metodi di essiccazione convenzionali, la clorofilla si degrada in diverse settimane; 4) rischio minimo di muffa o contaminazione microbica grazie all’assenza di umidità libera durante il processo.

Sebbene la cannabis liofilizzata offra numerosi vantaggi, la sua consistenza e il suo aspetto potrebbero non piacere a tutti i consumatori, che prediligono la struttura densa delle cime essiccate in modo tradizionale. Tuttavia, per i produttori commerciali che vogliono ottimizzare la ritenzione di terpeni e l’efficienza, la liofilizzazione rappresenta un’alternativa interessante.

Oltre alle attrezzature richieste, sono necessarie alcune competenze tecniche per effettuare una liofilizzazione riuscita. È ideale per esempio liofilizzare allo stesso tempo cime di dimensioni simili per assicurare un’essiccazione uniforme. Un’altra sfida sta nel fatto che è relativamente facile eccedere nell’essiccare i fiori, se si riduce il contenuto di umidità al di sotto del 5%, mentre il contenuto di umidità ottimale dei fiori di cannabis essiccati si aggira intorno al 10-12%.

L’essiccazione tradizionale ad aria è il metodo più diffuso per essiccare la cannabis.

Un contenuto di umidità inferiore significa cime più leggere, il che non è auspicabile nelle coltivazioni commerciali, in quanto la riduzione del peso incide direttamente sulla redditività. Inoltre, le cime eccessivamente secche tendono a diventare più fragili, il che le rende inclini a sbriciolarsi durante la manipolazione. Tuttavia, le cime eccessivamente secche possono essere reidratate utilizzando dispositivi di controllo bidirezionale dell’umidità, come Boveda. D’altro canto, se il vostro obiettivo è quello di estrarre cannabinoidi usando CO2, etanolo o butano, un ridotto contenuto di umidità si rivela in realtà un vantaggio, poiché la cannabis liofilizzata è ideale per produrre estratti di qualità elevata. Se state pensando di fare esperimenti con la liofilizzazione, vi consiglio vivamente d’investire in un

liofilizzatore di tipo professionale e di ottenere il maggior numero possibile di consigli pratici dal produttore o dal fornitore per ottimizzare il vostro processo di essiccazione.

Essiccazione in atmosfera controllata

Un altro metodo atto a preservare il più elevato contenuto possibile di terpeni e cannabinoidi nella cannabis è l’essiccazione in atmosfera controllata. Questo approccio prevede non solo il monitoraggio e il mantenimento della temperatura (12-18°C) e dell’umidità relativa (55-65%), ma anche la riduzione al 2-10% della concentrazione di ossigeno nell’ambiente di essiccazione, rispetto al normale livello atmosferico di circa il 21%.

Di recente mi sono imbattuto in uno studio pub-

blicato sulla rivista scientifica Plants, in cui i ricercatori hanno essiccato la cannabis in un’atmosfera contenente il 5% di CO2, il 5% di O2 e il 90% di N2 I minori livelli di ossigeno e l’elevato contenuto di azoto hanno ridotto l’ossidazione di cannabinoidi e terpeni, mentre la limitata disponibilità di ossigeno e l’aumento dei livelli di CO2 hanno inibito la crescita di muffe e batteri.

In queste condizioni controllate, la cannabis essiccata a 15°C ha raggiunto il contenuto ottimale di umidità in soli sei giorni, mentre la cannabis essiccata alla stessa temperatura in condizioni atmosferiche normali (0,04% di CO2, 21% di O2 e 78% di N2) ci ha messo due settimane per raggiungere un contenuto di umidità del 10%.

I vantaggi dell’essiccazione in atmosfera controllata sono: 1) tempi di essiccazione notevolemente più brevi rispetto ai metodi tradizionali; 2) maggiore ritenzione di terpeni e cannabinoidi grazie alla ridotta ossidazione; 3) riduzione del rischio di contaminazione da parte di muffe e batteri. Tuttavia, l’efficacia di questo metodo varia a seconda della varietà.

Gli autori dello studio hanno concluso che cultivar diverse possono rispondere in modo differente alle condizioni di atmosfera controllata.

A prescindere dal metodo di essiccazione scelto, vi auguro di riuscire nel vostro intento e di trarre il massimo beneficio dal vostro raccolto!

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La cannabis liofilizzata mantiene una forma e una struttura simile a quella delle cime appena raccolte, conservando un elevato contenuto di cannabinoidi e terpeni.
Cannabis ben essiccata ad aria.

Report

IL PIONIERE OLANDESE DEI COFFEE SHOP È STATO

DETENUTO INGIUSTAMENTE IN THAILANDIA PER ANNI

È uno dei maggiori scandali nella storia dei coffee shop olandesi. A causa delle bugie e della poca trasparenza da parte della magistratura olandese, l’ex titolare di un coffee shop Johan van Laarhoven è stato detenuto in un carcere tailandese in condizioni infernali per oltre cinque anni. Ora che il procedimento giudiziario nei Paesi Bassi è terminato, può finalmente dire la sua e parlare con la stampa.

Van Laarhoven ha aperto il suo primo coffee shop nel 1981. Nei decenni successivi ha costruito un piccolo impero sotto il nome di The Grass Company, con quattro coffee shop e un’attività di distribuzione all’ingrosso di prodotti per headshop. Nel 2008 si è trasferito in Thailandia con la moglie thailandese Tukta e i loro due figli; tre anni dopo ha venduto The Grass Company.

Nello stesso periodo, la magistratura olandese ha avviato un’importante inchiesta sulla società, in cui Van Laarhoven era il principale sospettato. Non avendo sortito alcun risultato, la magistratura ha cominciato a inviare richieste di assistenza legale alla Thailandia. Dopo un colpo di Stato da parte dell’esercito thailandese nel 2014, la magistratura ha inviato una lettera per sollecitare la giunta thailandese ad avviare una propria indagine penale contro Johan van Laarhoven e la moglie.

La lettera, piena di false accuse, ha portato all’arresto della coppia e a un incubo che non è ancora finito. Alla fine, van Laarhoven è stato detenuto in Thailandia per 5 anni e mezzo, sua moglie un po’ di più. Grazie agli sforzi di familiari e attivisti, Johan è riuscito a tornare nei Paesi Bassi all’inizio del 2020, dove è rimasto in carcere per altri mesi ed è stato rilasciato nell’agosto 2020.

Nei quattro anni successivi al suo rilascio, Johan non ha mai potuto parlare con i giornalisti perché era ancora in corso un processo penale nei suoi confronti, suo fratello Frans e l’attuale titolare dei coffee shop Grass Company. Il caso si è concluso nel dicembre 2024 con un accordo di oltre 7,7 milioni. All’inizio di gennaio, Johan è stato per breve tempo nei Paesi Bassi per la presentazione del suo libro, pubblicato solo nei Paesi Bassi.

Negli ultimi anni, Johan van Laarhoven ha vissuto in diversi Paesi; ha avuto problemi ovunque per aprire un conto in banca o per acquistare o affittare un alloggio. Nei Paesi Bassi non vuole passare un giorno in più del necessario; odia il Paese dopo tutto quello che ha passato. E odia la politica di tolleranza, in cui la vendita di cannabis è tollerata a condizioni rigorose, ma sono vietate la coltivazione e la vendita all’ingrosso. Johan: ‘A causa della politica di tolleranza, ho trascorso sei anni in prigione, innocente. Quindi non credo nella politica di tolleranza’.

Con calma, racconta i 66 mesi trascorsi nella famigerata prigione Khlong Prem di Bangkok. Divideva con 14 uomini una cella di 11 metri quadrati; la violenza era all’ordine del giorno. Johan si è sempre rifiutato di lavorare in prigione e d’indossare le catene, a prescindere dalla violenza con cui le guardie lo minacciavano. ‘Era il mio modo di rimanere me stesso e di essere ancora in grado di fare qualcosa’.

Nei primi mesi ha sicuramente contemplato il suicidio, ma il suo spirito combattivo e la sua famiglia lo hanno fatto andare avanti. È ancora più triste che la sua famiglia non sia sopravvissuta alla tragedia. Tukta (la moglie thailandese - ndr) ha diversi disturbi psicologici. ‘All’inizio mi incolpava molto per tutto quello che era successo, il nostro rapporto si è quindi incrinato. Di conseguenza, anche i miei figli sono arrabbiati, non capiscono e non mi parlano più. Sono quattro anni che i miei figli più piccoli non mi parlano. È incredibilmente doloroso. Mi mancano i miei figli’.

Riguardo l’impatto sulla sua salute, dice: ‘Fisicamente sono distrutto, il corpo mi fa male, anche la testa non funziona più al 100%, la memoria non è buona. E dormo molto male, tre, quattro ore a notte. Ho dei flashback, poi vedo di nuovo

uno appeso in prigione, o vedo di nuovo uno che viene ucciso’.

Di fronte all’accordo proposto dal Dipartimento di Giustizia, si è trovato con le spalle al muro, ha spiegato. Doveva pensare a più persone, non solo a sé: suo fratello, il titolare e i dipendenti dei coffee shop The Grass Company. La giustizia ha minacciato il suo avvocato che se non avesse accettato, avrebbero “distrutto ulteriormente” Johan. Hanno dichiarato: “Allora lo terremo in tribunale per almeno altri 15 anni, imporremo il sequestro di tutti i beni che gli sono rimasti

e faremo in modo che i coffee shop vengano chiusi”. Cosa fare?

Parte dell’accordo: Van Laarhoven non può intraprendere un’azione legale contro i membri della polizia e della magistratura che voleva ritenere personalmente responsabili. Tuttavia, avviare una causa civile contro lo Stato olandese era possibile, cosa che ha fatto a fine dicembre 2024. Alla domanda sul motivo, ha risposto: ‘Ho un senso della giustizia estremamente spiccato. La giustizia nei confronti della mia famiglia, dei miei parenti e di me stesso, è stata schiacciata da un bulldozer. Non riesco ad accettarlo. Vorrei iniziare una nuova vita e dimenticare tutto, ma non succederà mai. Devo ottenere giustizia. Non posso fare altrimenti. Voglio fare i conti con loro, ritenerli responsabili di ciò che hanno fatto. Personalmente sarà un caso molto difficile, ma almeno nello Stato olandese".

Johan nella famigerata prigione tailandese di Khlong Prem.
Johan van Laarhoven nel 2016.

Banca dei semi

BISCOTTI ZKITTLEZ (00 SEEDS)

Questa volta è il turno di Biscotti Zkittlez di 00 Seeds, che ci porta qualcosa di cui abbiamo molto di cui parlare negli ultimi anni. Essendo molto presente e come puoi vedere, realizzato con grande amore, contiene il meglio di ciascuno dei suoi genitori. Da un lato c'è il vigore e la potenza che Biscotti fornisce, grazie ai suoi genitori OG e Gelatto, oltre agli alti valori di THC che queste caratteristiche genetiche generano in sé. D'altra parte, hanno utilizzato una Zkittlez, che fornisce queste sfumature più che dolci e una gamma di terpeni conosciuta in tutto il mondo.

Le dimensioni di questa pianta sono piuttosto piccole, circa 80 cm. Sebbene sia robusta e altamente raccomandata per la coltivazione indoor, in questo modo possiamo ottenere il massimo da questa genetica, poiché i fiori che ci offre sono di alta qualità e con un'ottima consistenza. Senza dimenticare la gamma di terpeni che ci sorprenderà, scoprendo sfumature di frutti di bosco, panna, terra bagnata, caffè, melone...

Infine, come non potrebbe essere altrimenti, questa genetica fornisce livelli piuttosto elevati di THC, tra il 22% e il 25%, e una percentuale relativamente bassa di CBD, il che si traduce in un effetto abbastanza rapido e duraturo.

GERMINAZIONE

Apriamo la confezione da 5 unità, nella quale abbiamo ricevuto i semi di Biscotti Zkittlez.

A prima vista i semi sono fisicamente molto omogenei e di buone dimensioni. Come al solito abbiamo germinato 5 semi, sono usciti tutti e 5, tutti contemporaneamente, deducendo con questo gesto che i semi sono freschi e con molto potenziale.

Per garantire una buona germinazione, viene effettuata in un ambiente ermetico, privo di spore e agenti patogeni che potrebbero ostacolare il normale ciclo di germinazione dei semi di marijuana. Molte volte, quando si effettua una germinazione contaminata, possono comparire funghi che attaccano completamente i semi, rendendoli inutilizzabili.

Dopo le prime 24 ore e come di consueto con i semi che ci vengono inviati da 00 Seeds, possiamo vedere le aperture dei primi cotiledoni. Nelle successive 48 ore osserviamo come appare una piccola radichetta in cerca di luce e crescendo per ore. Dopo 72 ore dalla germinazione, scegliamo di trapiantarle direttamente in vasi da 7L, in questo modo favoriamo la riproduzione delle zone radicali, dando il via alla crescita della pianta.

Dopo le successive 72 ore, i cotiledoni hanno già un'altezza di 3-4 cm. Il substrato utilizzato è una miscela di lombrichi, cocco e torba baltica per favorire un buon assorbimento e l'ossigenazione del bioma, dove cresceranno le nostre piante di marijuana.

CRESCITA

Nella prima settimana di crescita annaffiamo ogni tre giorni, fornendo una soluzione con stimolatore radicale organico sciolto con acqua di osmosi in quantità di circa 200 ml per vaso, poiché è questo il metodo che utilizziamo sempre nei nostri test.

L'apparecchio che utilizziamo normalmente è un LED da 720W con dimmer. Per cominciare utilizzeremo la potenza equivalente a 400W, posizionandola a circa 50cm di distanza dalle piante, dirigendo verso le piante un buon fascio di luce con lo spettro completo di cui hanno bisogno, in modo da non stressarle e farle crescere in condizioni ottimali.

Le piante di marijuana sono già nella prima settimana di vita, sono lunghe circa 10 centimetri e si può notare l'allargamento del fusto e le prime foglie. Come di consueto, il passo successivo è sostituire il radicatore con un fertilizzante per la crescita a base organica. Questo nutriente è facile da assimilare, oltre a fornire i macro e microelementi necessari al suo sviluppo. Abbiamo scelto di iniziare con una dose bassa di nutriente, poiché l'apparato radicale di queste piante

non è ancora molto avanzato, quindi inizia ad assimilare l'apporto di nutrienti ed elementi base in modo più progressivo.

Passiamo alla terza settimana di crescita, in questa settimana si può osservare un grande cambiamento nelle piante. Il prossimo passo da tenere in considerazione è l'adattamento al nuovo ciclo di luce di 18-12 ore nei prossimi giorni. Inoltre, cogliamo l'occasione per applicare una piccola potatura alle piante e aumentare la dose di fertilizzante e acqua a 0,5 L per vaso. In questo caso sposteremo le luci di circa 10 cm, per stimolare la ricerca della luce da parte delle piante di marijuana.

FIORITURA

Dopo alcuni giorni di adattamento al nuovo ciclo di luce, compaiono i primi segni di prefioritura. Per garantire una crescita ottimale e fornire i nutrienti necessari allo sviluppo delle piante, diluiamo in acqua una miscela di fertilizzante biologico ad alto contenuto di potassio e magnesio, oltre a fornire altri micro e macroelementi di base.

All'inizio della seconda settimana di fioritura si possono vedere le prime formazioni di fiori preziosi di questa genetica. L'aspetto dei fiori di questa pianta è appuntito durante i primi periodi di fioritura. Di particolare importanza e da sottolineare è l'aumento delle sfumature terpeniche della pianta, che si presentano molto marcate per la fase in cui si trova.

A circa metà del ciclo di fioritura si osserva uno sviluppo molto rapido e vigoroso dei fiori, poiché i fiori acquistano rapidamente peso e volume. Su ogni ramo si possono contare innumerevoli indicatori di nuovi fiori, così come i tricomi. Questi appaiono in modo massiccio in tutta la pianta, con una forma fine e molto appiccicosa, offrendo una vasta gamma di aromi di agrumi, dolci e terrosi. Come accennato in precedenza, la dimensione del tricoma è piuttosto fine ed estremamente appiccicosa. Questa genetica è perfetta per le estrazioni a freddo, anche per la produzione di hashish con metodo meccanico/statico.

Nella quinta settimana di fioritura, i fiori si vedono con la maggior parte delle loro sfumature verde chiaro e abbastanza compatti. Osservan-

do i fiori, apprezziamo che siano abbastanza compatti, per la settimana di fioritura in cui si trovano le nostre piante. Nell'ultima settimana e mezza di fioritura iniziamo con il lavaggio delle radici, poiché con questa azione riusciremo ad abbattere i cristalli di sale o i depositi di fertilizzante che la pianta non è riuscita a catalizzare. I fiori appaiono più grandi e hanno una gamma terpenica molto marcata e potente.

RACCOLTO

Questi fiori sono pronti tra i 57 ed i 63 giorni, offrendo il massimo potenziale che nascondono al loro interno. Come stiamo osservando ormai da qualche settimana, i fiori sono grandi e piuttosto densi, grazie all'aggiunta di acqua fredda nelle ultime fasi della pianta.

Per essiccare questi fiori utilizziamo una rete di plastica dove potremo posizionare i nostri fiori in posizione verticale, per la prima fase di essiccazione, proprio come facciamo sempre. Dopo due settimane di sospensione sulla rete si può notare un leggero scolorimento e una riduzione delle dimensioni a causa dell'evaporazione dell'acqua. Infine, una volta che i fiori hanno raggiunto il punto di essiccazione ottimale, li mettiamo in barattoli da 500 gr con chiusura ermetica, in modo che gli aromi nei fiori finiscano di stabilizzarsi e possiamo scoprire l'intera gamma di odori e sapori che questa genetica nasconde.

Di Gerismit
Alcuni germogli principali abbastanza omogenei.
Prime due settimane di vita.
Prime 48 ore dopo la germinazione.

Coltiva con Sweet Seeds

Il 20° anniversario di Sweet Seeds® con nuove uscite!

Nel 2025, Sweet Seeds® celebra il suo 20° anniversario con il motto “For 20 Years Growing Together” (Da 20 anni insieme nella coltivazione), rendendo omaggio ai coltivatori di cannabis di tutto il mondo. Sin dalle prime uscite del 2005, con varietà come la leggendaria Black Jack® (SWS01), la pluripremiata Cream Caramel® (SWS04) che si è aggiudicata ben 27 trofei, o la deliziosa S.A.D. Sweet Afgani Delicious S1® (SWS02), abbiamo lavorato in modo instancabile per offrire ai nostri clienti il meglio del mercato.

Nel corso degli anni, abbiamo perfezionato le nostre varietà per garantire una qualità eccezionale, e sapore, rese elevate e tassi di germinazione eccezionali sono stati i tratti distintivi della nostra banca di semi. Sempre all’avanguardia, siamo stati pionieri con le nostre varietà F1 Fast Version®, che consentono ai coltivatori di ottenere raccolti di qualità elevata in tempi record. Per non parlare della bellezza della collezione The Red Family®, con i suoi splendidi fiori rossi e viola, o dell’imponente statura delle nostre varietà autofiorenti XL, che continuano a dimostrare il nostro impegno verso l’eccellenza. Per questo anniversario, siamo fieri di presentare sei nuove varietà straordinarie che riflettono la vitalità e la freschezza di Sweet Seeds®

Iniziamo dalla nostra creazione più recente, dipendente da fotoperiodo, una varietà di cui ci siamo completamente innamorati: la Monster Maker® (SWS117). Questo ibrido mostruoso è il risultato dell’incrocio di due cloni d’élite di varietà americane di altissima qualità e di fama mondiale: l’ultra-resinosa Chimera #3 e la Permanent Marker, premiata come “Strain of the Year” (Varietà dell’anno) da High Times nel 2022 e da Leafly nel 2023. Il risultato è un ibrido altamente potente con un profilo aromatico e gustativo complesso, che emana note fresche con sfumature Diesel e terrose. È ideale per estrazioni di alta qualità grazie al denso strato di tricomi e al profilo terpenico che la caratterizzano.

Seguendo questo percorso di eccellenza, un’altra stella della nostra linea è la Mental Rainbow F1 Fast Version® (SWS118). Con un tempo di fioritura di sole 7-8 settimane, questa varietà unisce rese eccellenti e aromi dolci di frutta tropicale. I suoi effetti sono intensi ed edificanti, e alcuni esemplari raggiungono addirittura il 30% di THC. Questa delizia di alto livello è il risultato dell’incrocio di Rainbow Sherbert #11 e Papaya Zoap Auto® (SWS107).

Diamo ora un’occhiata alle nuove varietà autofiorenti di Sweet Seeds®, molto diffuse fra

i coltivatori e perfette per ampliare la vostra collezione. Nel mondo delle autofiorenti, la Diablo’s Delight XL Auto® (SWS113) si distingue come varietà imperdibile. Questa varietà eredita la sua eccellenza da una vera best-seller, la pluripremiata Diablo Rojo XL Auto® (SWS110), incoronata Miglior Nuova Autofiorente del 2024. È stata incrociata con un clone d’élite di Watermelon OG, che ha consentito di ottenere una varietà vigorosa e ad alta resa. Le sue cime possono assumere un’interessante tonalità rossastra e offrono un aroma tropicale con note di anguria, frutta matura e un tocco di agrumi. In sole 8 settimane dalla germinazione, potrete fare scorta di cime di alta qualità.

La Pineapple Slush XL Auto® (SWS114) è un altro nuovo gioiello della nostra collezione. Con una struttura robusta e cime ricoperte di tricomi che trasudano da ogni poro delle sue foglie e dei suoi calici, questa varietà è il risultato dell’incrocio tra Pineapple Express e Sweet Mandarine Zkittlez XL Auto® (SWS102). Offre aromi intensamente fruttati e freschi, con un’esplosione di sapori tropicali e agrumati che ricordano l’ananas e il mandarino. I suoi effetti sono equilibrati e creativi, il che la rende una scelta ideale per le occasioni sociali.

Un’altra potenza ricca di THC è la nuovissima Permanent Jealousy XL Auto® (SWS115). Questa bomba a orologeria americana, creata incrociando Permanent Marker con Jealousy Z XL Auto® (SWS108), mostra ancora una volta l’eccezionale qualità delle linee genetiche autofiorenti di Sweet Seeds®. Le sue cime traboccano di resina su una struttura altamente vigorosa, offrendo sapori con tocchi di Sour Diesel e note di agrumi e mentolo, con uno spettro aromatico estremamente complesso e delizioso.

Infine, vi presentiamo una gemma che può assumere sfumature rossastre nei fiori di alcuni esemplari e che si distingue per la sua potenza e il suo aroma intenso: la Studio 54 Stardust Auto® (SWS116). Per creare questa varietà sono state selezionate le migliori piante madri, una proveniente dalla California (Studio 54), mentre la genetica autofiorente arriva direttamente da una delle migliori autofiorenti della nostra banca di semi, la Red Strawberry Banana Auto® (SWS90). Un notevole sforzo di selezione ha consentito di garantire che entrambe le varietà mantenessero le caratteristiche che le contraddistinguono, offrendo al contempo squisiti sapori dolci e fruttati che ricordano la banana e il mango. Il suo effetto di Indica è estremamente equilibrato e chiaro.

Per i coltivatori più attivi, abbiamo anche lanciato le nostre confezioni da 25 semi. Inoltre,

per celebrare per questo anniversario in modo speciale, stiamo introducendo le confezioni 20th Anniversary Special Mix Packs di 4 semi a soli 25 euro. Queste confezioni contengono una selezione esclusiva delle nostre novità del 2025. Non aspettate troppo: saranno disponibili solo per un periodo limitato!

Per altri 20 anni di coltivazione insieme: grazie e buon raccolto! Continuiamo a crescere insieme e a raggiungere nuove vette!

Il team di Sweet Seeds®

Storia della cannabis

L’OLIO PER L’UNZIONE CONTENEVA CANNABIS?

Molti storici ritengono che l’olio per l’unzione utilizzato da Gesù e dai suoi discepoli contenesse, fra le altre cose, cannabis. La cannabis può essere assorbita attraverso la pelle e Gesù e i suoi discepoli si spalmavano il corpo con questo olio. La cannabis potrebbe essere stata utilizzata all’epoca per le sue proprietà officinali. Secondo alcuni studi, veniva addirittura utilizzata per le guarigioni miracolose.

Nel 2018, la band americana Cypress Hill ha registrato un brano intitolato “Jesus Was A Stoner” nell’album “Elephants on acid”. Con la sua barba, i capelli lunghi e il messaggio di ‘pace e amore’, Gesù è stato spesso raffrontato a un hippie che fumava canne. Gesù e i suoi discepoli facevano davvero uso di cannabis?

Si ritiene che Gesù di Nazareth sia nato tra il 5 e il 7 a.C. e sia morto intorno al 30 o 33 d.C. Divenne il profeta Gesù Cristo, il Messia che fece guarigioni ed esorcismi in Galilea.

L’unzione era una pratica diffusa nell’antico Medio Oriente. Secondo Erodoto, era una pratica comune tra i mesopotamici. All’epoca, l’olio per l’unzione era preparato con olio d’oliva in cui venivano fatte macerare varie spezie.

Nel 2003, lo storico e scrittore Chris Bennett ha pubblicato un articolo sulla testata High Times intitolato “Gesù era un fattone?”. Chris Bennett ritiene che uno degli ingredienti dell’olio per l’unzione utilizzato all’epoca da Gesù e dai suoi discepoli, chiamato in ebraico kaneh bosem, fosse in realtà un estratto della cannabis. Non si sa quale fosse il contenuto di THC e CBD della cannabis all’epoca. Secondo Bennett, “Chi veniva unto con gli oli usati da Gesù veniva letteralmente immerso in questa potente miscela”.

Carl Ruck, Professore di mitologia classica all’Università di Boston, ha dichiarato: “Sono pochi i dubbi in merito al fatto che la cannabis abbia avuto una sua funzione nella religione giudaica. Ovviamente, la facile disponibilità e la lunga tradizione della cannabis nel primo giudaismo l’avrebbero inevitabilmente inclusa nelle miscele [cristiane]”.

Chris Bennett ha studiato i testi biblici e, citando il Nuovo Testamento, sostiene che Gesù ungesse i suoi discepoli con l’olio e li incoraggiasse a fare lo stesso con gli altri seguaci. Questo avrebbe potuto portare alla guarigione delle malattie agli occhi e alla pelle menzionate nei Vangeli. Bennett suggerisce anche che l’incenso utilizzato da Gesù nelle cerimonie contenesse un estratto della cannabis.

Se la cannabis era uno degli ingredienti principali dell’antico olio per l’unzione e ricevere questo olio è ciò che ha reso cristiani Gesù Cristo e i suoi seguaci, allora perseguitare

coloro che fanno uso di cannabis potrebbe essere considerato da anti-Cristo”, conclude Bennett nel suo libro ‘Sex, Drugs, Violence, and the Bible’.

Nel 2018, lo storico della cannabis, scrittore e giornalista David Bienenstock è stato intervistato dal Daily Star. Al pari di Bennett, ritiene che la cannabis sia stata utilizzata da Gesù e spiega i miracoli a lui attribuiti.

All’epoca in Medio Oriente si faceva largo uso di cannabis. “I documenti storici mostrano come la cannabis fosse ampiamente disponibile all’epoca: dovevano sapere come coltivarla e come sfruttarne le proprietà officinali”.

Ci sono persino alcuni brani della Bibbia in cui il trattamento dei malati da parte di Gesù combacia con quanto viene riportato oggi sull’olio di cannabis che cura l’epilessia. In Marco 6:13, per esempio, si legge: “Scacciarono molti demoni e unsero con olio molti malati e li guarirono”. Come sottolinea

David Bienenstock: "Chi aveva una mentalità religiosa a quel tempo, non comprendendo le basi scientifiche di come o perché funzionasse, probabilmente avrebbe considerato tutto ciò un miracolo”.

David Bienenstock sostiene che Gesù usasse la cannabis per guarire e che potrebbe averla utilizzata anche su di sé: “Gesù stesso è stato unto e se l’unzione ha comportato l’utilizzo di olio di cannabis, allora l’ha certamente usata. Quando si esamina il racconto dell’unzione di Gesù, la stessa viene descritta in termini di psicoattività - viene descritta come il momento in cui Gesù ha avuto questa profonda esperienza che lo ha trasformato”.

Come dice Chris Bennett: “L’uso medico della cannabis in quel periodo è supportato da documenti archeologici. Se la cannabis era uno degli ingredienti principali dell’antico olio per l’unzione usato dai cristiani, come indica la storia, ricevere questo olio è ciò che ha reso cristiani Gesù Cristo e i suoi seguaci”.

Ritratto del Cristo con barba nelle Catacombe di Commodilla a Roma.

PIANTARE SECONDO LA LUNA: IL GIARDINO DI MARTYJUANA

L’obiettivo della coltivazione di Martyjuana è quello di offrire marijuana biologica coltivata al sole e in piccole quantità, adottando i metodi naturali utilizzati per produrre i migliori alimenti biologici.

Ogni raccolto annuale è coltivato seguendo metodi biodinamici, anche se l’azienda non ha la rispettiva certificazione. La semina e il raccolto avvengono secondo i cicli del sole e della luna, utilizzando sistemi sostenibili lungo l’intero processo e operando con flussi ritmici stagionali. Martyjuana pianta i semi in primavera e raccoglie i fiori in prossimità della luna del raccolto autunnale.

I lotti di semi vengono piantati a ogni novilunio di primavera, a partire da marzo e fino a maggio oppure giugno. Le date variano di anno in anno, a seconda di quando cadono i noviluni rispetto all’equinozio di primavera.

Si sa se le piante sono maschio o femmina intorno al solstizio d’estate e queste maturano in tempo per essere raccolte durante o intorno alla luna piena di settembre o di ottobre. Martyjuana ritiene che questi elementi non possano essere ricreati esattamente con la coltivazione indoor, che emula la luce del sole, ma non le fasi lunari che cambiano di notte in notte. Martyjuana segue la teoria secondo cui l’intero spettro degli effetti risulta più vario se si coltiva in pieno sole e sotto la luna e le stelle per l’intero ciclo di vita della pianta. C’è una magia naturale nel consentire ai semi di cominciare a crescere con la luna crescente e nel raccogliere con la luna piena o calante.

I metodi di Martyjuana hanno ottenuto premi e riconoscimenti nel settore californiano della marijuana. Martyjuana si è aggiudicata la Sonoma County Cannabis Cup 2012 per il suo concentrato senza solventi (Hash) ed è stata pubblicata sul noto Sonoma Magazine. Marty Clein, Byron Kohler e il team di Martyjuana sono da tempo sostenitori della riforma delle leggi sulla cannabis. Marty e Byron sono emersi nei primi mercati di marijuana medica della California settentrionale nel 2004 come Big B’s Martyjuana Farm, una delle prime aziende commerciali di marijuana medica a essere legalizzata e regolamentata a livello re-

gionale. Da quando la California ha legalizzato la cannabis per uso adulto nel 2016, questi metodi tradizionali li hanno resi un’azienda produttrice di marijuana artigianale di primo livello nella regione.

L’azienda si trova su una montagna incontaminata a Covelo, in California, una remota comunità nella regione della Round Valley, nella Contea di Mendocino, il cuore del Triangolo dello Smeraldo. Il frutteto ha una superficie di 930 m2. Le cime essiccate finite vengono distribuite in tutto lo Stato in barattoli marchiati. I trimming vengono venduti come white label ad altri marchi regionali che li utilizzano per pre-roll, concentrati, edibili e altri prodotti estratti.

Le piante sono coltivate in un terreno vivo, in fioriere di sequoia riciclate, e vengono alimentate solo con ammendanti organici certificati. Sono irrigate con l’acqua di un pozzo artigianale estratta in loco.

Il piano di gestione integrata dei parassiti esclude l’uso di pesticidi o di qualsiasi tipo di spray o sostanza chimica estranea. Al contrario, la piantumazione di specie compagne crea un insettario di cibo e fiori. Attorno alla coltivazione di marijuana vengono coltivati papaveri della California, rose, lavanda, crisantemi, pomodori, zucchine, zucche e altre piante adatte alle api e agli insetti impollinatori. Vengono liberati insetti predatori benefici come coccinelle, mantidi religiose, crisopidi e nematodi per sconfiggere parassiti come afidi e acari.

Le piante vengono coltivate a partire da semi e selezionate all’interno dell’azienda o nelle aziende circostanti. I semi originali di Supreme, Northern Lights #4 e Super Skunk #1 sono stati resi disponibili tramite la rivista canadese Cannabis Culture Magazine intorno al 2000. Nel corso degli anni, Martyjuana ha incrociato una serie di cultivar attraverso lo scambio di semi con altri coltivatori della comunità. Fra le cultivar preferite figurano le Kush e le OG della vecchia scuola, ma anche cultivar più recenti come Skittles, Jelly Roll e Gelato.

La lavorazione avviene quasi completamente in loco. Le piante vengono raccolte ramo per ramo man mano che maturano per poi essere appese nel fienile per l’essiccatura e la cura, pronte per la conservazione e lo stoccaggio a lungo termine che tutela l’integrità di ogni fiore.

B2B BARBECUE – VENERDÌ 30 MAGGIO 2025

La sera prima del Buds and Beats Festival, CannaTrade ospiterà il B2B Barbecue presso la Halle 622 a Zurigo. Rappresentanti del settore dalla Svizzera e dall’estero sono invitati a fare networking gustando cibo e bevande. Iscriviti ora su www.cannatrade.ch

Coltiviamo

FATE IL PIENO DI GAS CON I COMPOSTI VOLATILI DELLO

ZOLFO

categorie principali di sostanze chimiche: i tioli (o mercaptani) e i solfuri/disolfuri. Uno dei VSC più noti nella cannabis è il 3-metil-2-butene-1-tiolo (VSC3), composto che produce il caratteristico odore di “benzina che incontra la skunk”. Questo composto presenta somiglianze strutturali con le sostanze chimiche presenti nell’aglio e nel luppolo e il suo intenso profilo aromatico lo rende uno dei principali responsabili dell’inconfondibile fragranza della cannabis.

Oltre al VSC3, la cannabis produce diversi altri tipi di VSC che contribuiscono a produrre una serie di altri aromi, da quelli terrosi e muschiati a quelli tropicali e agrumati. Fra alcuni di questi VSC figurano:

- Dimetil disolfuro e dimetil solfuro, che introducono sfumature agliacee e sulfuree.

- Prenil tiolo e prenil tioacetato, che contribuiscono a conferire il classico odore di puzzola.

- 3-mercaptoesanolo (3MH), che conferisce note tropicali e agrumate all’aroma della pianta.

Sebbene i VSC rappresentino meno dello 0,05% della composizione chimica della cannabis, la loro potenza e la bassa soglia di odore li rendono di grande impatto sul profilo della fragranza. Anche in piccole concentrazioni, questi composti dominano l’esperienza sensoriale.

DAL TERRENO ALLA FRAGRANZA:

COME SI SVILUPPANO I VSC NELLA CANNABIS

La formazione dei VSC inizia in profondità nel terreno. La cannabis assorbe lo zolfo dal terreno, che viene poi convertito in aminoacidi e altri metaboliti all’interno della pianta. Man mano che la pianta matura, soprattutto durante le ultime fasi della fioritura, questi composti contenenti zolfo su-biscono trasformazioni enzimatiche e ossidative che li convertono in tioli e solfuri volatili, Skunk #1, selezionata da Dave Watson, “ALIAS Sam the Skunkman”, un grande precursore dei tempi.

SBLOCCARE L’ELEMENTO SKUNK: IL

RUOLO DEI COMPOSTI SOLFORATI

VOLATILI NELL’AROMA E NEL POTENZIALE DELLA CANNABIS

Le piante di cannabis sono note per i loro complessi profili aromatici, che vanno dal fruttato e floreale al terroso e pungente. Sebbene i terpeni siano stati a lungo considerati i principali responsabili di questi aromi, i progressi scientifici recenti hanno scoperto un’altra classe di sostanze chimiche responsabili del famigerato e spesso polarizzante odore di skunk che caratterizza diverse varietà di cannabis. Queste sostanze chimiche, i composti volatili dello zolfo (VSC), hanno aggiunto un nuovo livello di complessità al carattere aromatico della cannabis e possono persino influire sulle sue proprietà officinali.

Approfondiamo la chimica dei VSC, come si formano nelle piante di cannabis e come i coltivatori possono sfruttare il loro potenziale per plasmare sia la fragranza sia gli effetti terapeutici.

LA CHIMICA DELLA SKUNK: COSA SONO I VSC?

I composti volatili dello zolfo sono molecole organiche che contengono atomi di zolfo. Questi composti hanno una caratteristica fondamentale: evaporano con facilità nell’atmosfera, rilasciando odori pungenti e tipici. I VSC sono i principali responsabili del caratteristico aroma di cannabis, che è stato spesso associato a un senso di potenza, anche se questo collegamento non viene apprezzato universalmente. Appartengono a due

che con-tribuiscono in modo determinante alla fragranza finale. Il picco di produzione di VSC si verifica in genere durante la fase di concia successiva alla raccolta della pianta. Dopo la raccolta della cannabis, il processo di concia continua a scomporre questi composti contenenti zolfo nelle loro forme volatili, con un picco di concentrazioni intorno ai 10-14 giorni dopo la raccolta. Durante questo periodo, la composizione chimica della pianta si stabilizza e i VSC raggiungono il livello massimo, consolidando l’aroma caratteristico della pianta.

Diversi fattori incidono sullo sviluppo dei VSC nella cannabis, fra cui:

- Composizione del terreno: le varietà di cannabis coltivate in terreni ricchi di zolfo tendono a produrre più VSC, che comportano aromi più forti e pronunciati.

- Genetica: alcune cultivar di cannabis, come la Chemdog e la Skunk #1, sono predisposte a pro-durre livelli più elevati di VSC, il che le rende la scelta ideale per i coltivatori che puntano a quella fragranza pungente e di skunk.

- Tecniche di concia: per massimizzare la ritenzione di VSC, si consiglia un’essiccazione lenta a un livello di umidità del 60-70%. Un’eccessiva esposizione alla luce e all’ossigeno durante questa fase può degradare tali composti volatili, riducendo di conseguenza l’aroma finale.

Per i coltivatori è fondamentale capire come conservare e valorizzare i VSC. Fattori come il mante-nimento di umidità, temperatura e flusso d’aria adeguati sia durante la fase di fioritura che durante la fase di essiccazione possono contribuire a conservare questi potenti composti.

Anche una corret-ta conservazione post-raccolta in contenitori sigillati con livelli di umidità controllati (58-62% UR) è fondamentale per prevenire la degradazione.

Una miscela di terreni ricchi di zolfo favorisce un maggior numero di VSC.

La concimazione integrativa con sali di Epsom garantisce un’adeguata quantità di zolfo per la formazione di un maggior numero di VSC.

OLTRE L’AROMA: L’IMPATTO

OFFICINALE E SENSORIALE DEI VSC

Sebbene i VSC siano noti soprattutto per il ruolo che giocano nell’aroma della cannabis, alcuni studi recenti suggeriscono che potrebbero avere anche benefici terapeutici. Si ritiene che alcuni VSC, come i tioli prenilati, abbiano proprietà

antinfiammatorie e antiossidanti, simili a quelle dell’aglio. Queste proprietà potrebbero incrementare il potenziale terapeutico complessivo della cannabis, offrendo ai consumatori più di una semplice esperienza sensoriale.

Si ipotizza per esempio che questi composti possano interagire con i recettori-canale che

uscire l’aria viziata. Lo sfiato contribuisce a

Varietà Skunk traboccanti di VSC e pronte per il consumo.

deter-minano variazioni transitorie di potenziale (TRP) nei mammiferi. I canali TRP sono responsa-bili di svariati processi sensoriali nell’organismo, ivi incluse le reazioni al caldo, al freddo, allo stress e al dolore. Influenzando questi canali, i VSC possono avere una funzione nella modulazione della risposta dell’organismo alla cannabis, migliorandone potenzialmente gli effetti terapeutici.

Da un punto di vista sensoriale, la presenza di VSC può anche plasmare il gusto e la consistenza della cannabis. Le varietà a elevato contenuto di VSC presentano spesso sapori terrosi, muschiati o addirittura agliacei, che aggiungono profondità all’esperienza complessiva. Tuttavia, l’odore di skunk prodotto dai VSC può essere polarizzante: mentre alcuni consumatori di cannabis associano l’aroma pungente alla potenza, altri lo trovano meno appetibile.

I selezionatori stanno esplorando sempre di più l’uso dei profili VSC per creare caratteristiche spe-cifiche nella varietà. Alcuni selezionatori possono puntare per esempio a produrre varietà di canna-bis con un profilo di frutta tropicale riducendo al minimo i VSC Skunk, mentre altri possono ab-bracciare e migliorare le qualità pungenti e Skunk per un aroma più robusto.

CONSIGLI DI COLTIVAZIONE PER MASSIMIZZARE I VSC

Se siete coltivatori che puntano ad aumentare la produzione di VSC nella vostra coltura di cannabis, potete adottare diverse strategie:

1. Selezione della varietà: scegliete cultivar note per la loro elevata espressione di VSC, come OG Kush o Durban Poison. Queste varietà sono spesso ricche di composti contenenti zolfo e produco-no un aroma forte e skunk.

2. Gestione dei nutrienti: assicuratevi che le vostre piante ricevano un adeguato apporto di

zolfo, elemento fondamentale per la produzione di VSC. Integratori come i sali di Epsom possono fornire lo zolfo necessario durante la fioritura.

3. Tecniche di conservazione: per conservare i VSC, appendete le piante a testa in giù in condi-zioni di buio e fresco (18-21°C) per 10-14 giorni. Questo lento processo di concia contribuisce a mantenere l’integrità di questi composti volatili.

4. Ridurre al minimo le manipolazioni: maneggiate le piante con delicatezza durante la rifilatura. Una manipolazione brusca può spezzare i tricomi e accelerare la disgregazione dei VSC.

IL FUTURO DEGLI AROMI DELLA CANNABIS

La scoperta dei composti volatili dello zolfo ha trasformato la nostra comprensione della chimica della cannabis. I VSC non sono più considerati semplicemente alla stregua di odori sgradevoli, bensì componenti integranti della complessità aromatica della pianta.

Con l’espansione della legaliz-zazione della cannabis e l’intensificarsi della ricerca, questi composti possono aprire nuove oppor-tunità per la coltivazione, lo sviluppo di prodotti e persino le applicazioni mediche.

Sia ai coltivatori che ai consumatori, i VSC offrono uno sguardo affascinante sull’intricato mondo degli aromi della cannabis. Sia che stiate coltivando la classica fragranza di skunk o che stiate lavo-rando per creare un ibrido più fruttato e tropicale, la comprensione del ruolo dei VSC nella produ-zione della cannabis è fondamentale per plasmare il futuro di questa pianta complessa e sfaccettata.

Pertanto, la prossima volta che vi accendete una canna, prendetevi un momento per assaporare le molecole che stanno lavorando e per apprezzare la complessità dell’aroma: una miscela perfetta di scienza, arte e natura.

Questo articolo è supportato dall’Enciclopedia della Cannabis, ¡¡Gratis!!! in undici (11) lingue - ceco, olandese, inglese, francese, italiano, giapponese, tedesco, portoghese, russo, spagnolo e ucraino su www.marijuanagrowing.com.

Aprite il coperchio dei contenitori di essiccazione per far
preservare i VSC.

year

Storia della varietà di Barney’s Farm

Testo e immagini: Green Born Identity - G.B.I.

SOUR DIESEL UNO SPLENDORE VECCHIA SCUOLA

SENZA TEMPO

Quando due titani della cannabis vecchia scuola s’incontrano, è probabile che si fondano fino a creare una nuova affascinante mega pianta. È proprio ciò che è accaduto, per esempio, negli anni Novanta, quando Super Skunk e Chemdawg hanno avuto una liaison, e parliamo di due varietà che figuravano fra le più hot per i coltivatori e i fumatori dell’epoca. Da questo matrimonio genetico d’élite è nata la varietà Sour Diesel, a predominanza sativa al 70%, destinata a diventare un classico della vecchia scuola estremamente popolare.

È quasi scontato che nel repertorio delle varietà della banca di semi di alta gamma Barney’s Farm figurino anche le genetiche originali di Sour Diesel, che offrono numerose qualità di alto livello. Fra queste, un aroma eccezionalmente sfaccettato che unisce note acide, terrose e gassose con una buona dose di dolcezza in un vero sapore da cannasseur. Ma non è solo a livello aromatico

che la Sour Diesel impressiona con la sua qualità superba, è davvero una campionessa a livello di effetti: alimentati da un 20-24% di THC, i suoi fiori regalano una forte sbronza nel migliore degli stili della sativa - cerebrale, edificante e ottimista, che porta chi la fuma a non provare eccessiva eccitazione, bensì ad avere un equilibrio mentale e una placidità estremamente piacevoli.

Questo rende la Sour Diesel un’ottima erba da giorno, che aiuta ad aumentare la produttività e la creatività, arrivando anche a fungere da lubrificante sociale. Le eccellenti caratteristiche di coltivazione completano l’eccezionale profilo di questa varietà: produce piante robuste e versatili, in grado di ottenere ottimi risultati sia indoor che outdoor. Sotto le luci, in genere raggiunge altezze di 100-120 cm. Dopo una fase di fioritura di 70-75 giorni, i coltivatori riescono potenzialmente a ottenere ampi raccolti che arrivano fino a 600-700 grammi per metro quadrato. In condizioni di luce

naturale, le piante di Sour Diesel non superano in genere i 200 cm di altezza, terminando nella seconda-terza settimana di ottobre. In questo ambiente, ovviamente, il livello della resa si alza, e anche in modo spettacolare: i coltivatori outdoor possono ottenere fino a due chili di cime secche da una sola pianta!

Dopo la germinazione: crescita vigorosa e uniforme

The Doc è noto per il suo grande attaccamento alle varietà vecchia scuola, e la Sour Diesel figurava proprio nella sua lista di varietà ormai da un po’. Era giunto il momento di verificare personalmente se fosse ancora all’altezza della leggendaria reputazione che aveva, ha quindi ordinato una confezione di semi da Barney’s Farm. I due semi femminizzati di Sour Diesel che ha seminato non hanno fatto eccezione alla regola altamente affidabile del 100% di germinazione che The Doc ha sempre ottenuto con questa banca dei semi. Dopo una fase di germinazione estremamente rapida di poco meno di tre giorni, le due piantine sono entrate nella fase di crescita. Dopo una settimana, hanno preso velocità in modo consistente

e hanno cominciato a crescere vigorosamente, con una precoce formazione di germogli laterali. Tre settimane dopo la germinazione, quando The Doc le ha passate in fioritura, hanno assunto un pattern di crescita compatto e cespuglioso, assolutamente bello da vedere. Con un’altezza di 29 e 31 cm rispettivamente, erano anche piuttosto uniformi.

La fase di fioritura: La Sour Diesel produce enormi e grassi fiori intrisi di tricomi

Dopo che quindi le due piante hanno fatto il loro dovere, è giunto il momento che facessero sfoggio di sé nella fase di fioritura. Con un agevole allungamento di 2,5, durante le prime 4,5 settimane di fioritura hanno soddisfatto le aspettative di The Doc. Una volta terminata la fase di allungamento, le piante hanno assunto un elegante portamento a forma di diamante, costellato da giovani cime tondeggianti e paffute che hanno cominciato a produrre tricomi pochissimo tempo dopo, il che ha conferito loro un aspetto argenteo scintillante che prometteva bene. The Doc ha commentato: “Non ci sono dubbi sul fatto che queste due

piante stiano progettando qualcosa di veramente grande! Già a cinque settimane di distanza dall’inizio della fioritura, sono una festa per gli occhi, non solo per lo sviluppo delle cime, ma anche per il fatto che le foglie stanno per assumere un tono rosso porpora”. Nella seconda metà della fioritura, i fiori laterali delle piante si sono evoluti diventando enormi con una grandezza quasi comparabile a quella delle cime. La Sour Diesel ha spalancato le sue porte della resina, producendo abbondanti zampilli di tricomi. A nove settimane dalla fioritura, The Doc ha detto: “Caspita!

Questa varietà così antica può persino competere con le genetiche locali della West Coast californiana a livello di produzione di resina”. Il rivestimento di tricomi incredibilmente ricco si estende anche ad ampie parti delle foglie dei fiori palmati, ecco perché queste piante diventeranno produttrici di prim’ordine di un’abbondante quantità di resina per la produzione di hashish. Ora che sono vicine alla maturazione, le cime si sono fatte super spesse e solide come una roccia, non c’è roba piccola piccola, anche gli esigui gruppi di fiori dal basso non sono ariosi, bensì densi e altrettanto ricoperti di resina. Mi piace anche la

loro bellissima colorazione, le piante presentano un fogliame autunnale con fiammeggianti toni violacei, rossi, gialli e verdi. Le foglie delle cime grandi sono diventate completamente viola e anche i loro calici sono punteggiati di macchie lilla.

La mia felicità non si ferma qui con le due Sour Diesel, che hanno raggiunto il grado di profumazione che speravo di ottenere - tutti gli aspetti aromatici citati da Barney’s Farm sono presenti, è un ricco e intenso pot-pourri di limone, legno di pino, carburante e una dolcezza melliflua che mi fa venire voglia di annusarle tutto il giorno!”.

Con grande sorpresa di The Doc, entrambe le piante hanno raggiunto la maturazione anche un po’ prima del momento ufficiale del raccolto, e già dopo 67 e 69 giorni ha deciso che le cime erano pronte per la raccolta e si è messo al lavoro con il taglio, che è stato piuttosto agevole grazie all’elevato rapporto calice/foglia delle cime.

La misurazione delle altezze finali ha dato come risultato 75 e 81 cm, pertanto le due piante di Sour Diesel hanno ottenuto il massimo dei punti anche nella sezione uniformità.

Genetica Sour Diesel (Super Skunk x Chemdawg)

Fase vegetativa 21 giorni (dopo la germinazione)

Fase di fioritura 67 + 69 giorni / 70-75 giorni in generale

Substrato Bionova Bio Soilmix, vasi da 11 litri

pH 6.4-6.7

EC 1.2–1.6 mS

Dati sulla coltivazione:

Luce Fino a 4 x SANlight EVO 5-100, settate al livello 2 su 3

Temperatura 19-27°C

Umidità dell’aria 40-60%

Irrigazione A mano

Concimazione Bionova Soil Supermix, più PK 13-14 in fase di fioritura

Additivi/stimolatori Bionova Silution, The Missing Link, Vitasol e X-cel

Strumenti CleanLight Pro per la prevenzione delle muffe

Altezza 75 + 81 cm

Resa 128 + 138 g

The Doc dà il benvenuto alla Sour Diesel nel suo club dei 100 raccolti

Una volta essiccate e pesate le cime di Sour Diesel, è stato ufficiale che un’altra varietà di Barney’s Farm fosse entrata ampiamente nel club dei 100 raccolti: il generosissimo risultato è stato di 128 e 138 grammi da essiccate. Grazie a un’attenta concia, l’aroma delle cime è stato messo a punto alla perfezione, come riporta The Doc: “Queste adorabili cime da libro illustrato emanano un aroma sfaccettato e meravigliosamente profumato. Prevalentemente agrodolce, con evidenti sfumature terrose e di benzina in netto contrasto”.

Sotto l’influenza della Sour Diesel: The Doc sperimenta la facilità di guida...

Ancora una volta The Doc era di ottimo umore quando ha iniziato la sua prima sessione di svapo della Sour Diesel, come sempre con mezzo grammo messo nella camera di riscaldamento del suo vaporizzatore Venty. Già di per sé il gusto ha sedotto i suoi sensi: “Mhmm, che erba dal gusto delizioso! È un sapore complesso altamente speciale, le mie papille gustative stanno captando e riflettendo gli aspetti aromatici precedentemente descritti – quando la si aspira, l’elemento agrodolce è molto presente, e quando si espira, il lato terroso e speziato della Sour Diesel ha una presenza pronunciata anche sul palato, il che rende l’esperienza gustativa intensa e deliziosa. The Doc si è concesso il primo assaggio di Sour Diesel verso mezzogiorno, poco prima di dover percorrere un lungo tragitto in bicicletta per raggiungere un amico, il che non è necessariamente la sua disciplina preferita... ma questa volta sarebbe stato diverso, perché i tre profondi tiri dal suo Venty hanno funzionato come un dinamico volano interno, The Doc ha sentito l’effetto esaltante della Sour Diesel in modo intenso, e anche andare in bicicletta è stato “quasi divertente, ma solo quasi” per lui questa volta, come mi ha detto più tardi, ridendo. Di solito, in preda alla frustrazione,

un metro dopo l’altro si lamenta di quanto sia grande la distanza che deve ancora percorrere, ma oltre all’effetto energizzante, la Sour Diesel gli ha regalato serenità e rilassamento interiore, cosicché questo tragitto in bicicletta è stato per lui un’esperienza di easy going o piuttosto di easy driving. Quando è arrivato a casa dell’amico dopo circa tre quarti d’ora, l’effetto è durato più di un’ora.

Il curriculum di The Doc

“La Sour Diesel di Barney’s Farm ha dimostrato uno splendore vecchia scuola senza tempo. Capisco assolutamente il motivo per cui questa varietà non ha perso la sua popolarità. Dopo il controllo della coltivazione e la sessione di prova, posso dire che con questa grandiosa versione, Barney’s Farm è riuscita a confermare lo status leggendario di questa varietà.

Green Born Identity – G.B.I.

Intervista

Vita da growers dal Gran Ducato di Toscana

all'Olanda del Nord

Da quando aveva 20 anni, Marina lavora nel settore della cannabis insieme al proprio ragazzo, Francesco. Dopo aver appreso i rudimenti del mestiere presso il celebre growshop MCK di Livorno, per sette anni e mezzo hanno gestito un growshop alle porte di Firenze. Grazie a quest'esperienza, la loro passione botanica s'è accresciuta e, grazie alla frequentazione di fiere internazionali, anche la rete di contatti professionali europei e mondiali si è debitamente sviluppata. Dopo essersi confrontati con la burocrazia legata alla gestione del negozio, entrambi hanno deciso vendere per tentare un percorso lavorativo all'estero. Prima di sbarcare in Olanda, infatti, e dopo una breve parentesi in Svizzera, Francesco è partito a coltivare in Thailandia per poi ricongiungersi con Marina nei Paesi Bassi dove, a principio del 2024, è cominciata la loro nuova avventura botanofila...Buona lettura!

Allora intanto come avete trovato questo lavoro ?

Francesco: Marina e suo fratello Marco hanno trovato impiego presso una start up in Olanda grazie a Leone, un amico comune. Quando sono andato ad accompagnarli ho fatto conoscenza con due dei capi dell'azienda e, una volta compreso quello che stavano progettando, ho pensato di volermi fermare a lavorare con loro.

Per quale ditta lavorate e di cosa vi occupate?

Francesco: La Holigram [ www.holigram.nl] in provincia di Groningen nel nord dei Paesi Bassi, a dieci minuti dal confine tedesco. La ditta ha ricevuto la licenza dal Governo olandese per produrre legalmente cannabis all'interno del contesto sperimentale. Il nostro lavoro è coltivare cannabis indoor. Io sono attualmente supervisore dell'a-

rea della fioritura e seguo un corridoio da circa 5.000 piante insieme ad una decina di colleghi.

Marina: sono lead grower e da diversi mesi sono responsabile della stanza delle piante madri e dei cloni. Quindi mi occupo del taglio della talee, della stanza dei propagatori, e soprattutto della stanza con diverse piante madri, in varie fasi di crescita, da mantenere in salute per mesi ed anni.

Quante persone sono impiegate e che tipo di contratto avete?

Francesco: Siamo almeno una ventina a lavorare con le piante e di questi quattro italiani, due spagnoli, cinque ucraini, due tedeschi, un ispano americano e ovviamente olandesi. Abbiamo un contratto olandese e siamo inquadrati con un contratto ad hoc come growers.

Cosa avete imparato in questo contesto lavorativo?

Marina: Gli olandesi sono molto bravi nella coltura intensiva e su larga scala. Sono organizzati e molto professionali.

Francesco: C'è grande rispetto della cultura del lavoro, ma allo stesso tempo del benessere personale del lavoratore. Quindi lavoriamo in un

bell'ambiente dove si lavora il giusto ed in sicurezza e stiamo imparando soprattutto dal Head of Operation che viene dagli Stati Uniti dove ha lavorato sei anni per alcune delle più grandi aziende statunitensi fra cui 710 Labs [www.710labs. com] e per alcune grossissime produzioni.

Ci descrivete come è organizzata la produzione a livello di spazi?

Francesco: Abbiamo diciotto stanze da fioritura di cui dodici organizzate su due livelli e sei su livello singolo. Considerando quelle con due livelli, si tratta di circa 200 metri quadrati per ogni stanza. Stiamo coltivando in cocco e per quanto riguarda l'illuminazione è tutta a LED ed il controllo climatico è un sistema chiuso senza ricambio d'aria con l'esterno (per evitare di contaminare i raccolti con i pesticidi spruzzati nei campi vicino all'azienda) e con impianti di area condizionata che controllano temperatura, Co2 ed umidità all'interno delle stanze.

Una volta ogni due mesi riceviamo un'ispezione governativa che raccoglie campioni in ogni stanza per verificare che la coltivazione stia avvenendo seguendo i più stretti parametri.

Marina: “ Anche per questo tracciamo ogni singola pianta in maniera rigorosa con codice a barre registrata nel sistema del Governo ed anche il corriere che viene a ritirare il prodotto finale è mandato dal Governo.

Ci raccontate come è gestita una giornata tipo? Quali sono i vostri compiti specifici ?

Francesco: Arriviamo in ditta alle nove e ci ritroviamo nella caffetteria dove facciamo un piccolo meeting per distribuire i compiti della giornata. Poi si entra nel vestiario, ci si cambia e si indossano i dispositivi per entrare a contatto con le piante. Ogni giorno le attività seguono i bisogni delle piante, quindi a volte le potiamo, facciamo defoliazione, le talee, si gestiscono le madri, i cloni, i travasi, le raccolte. Insomma tutte le fasi necessarie.

Quali sono i compiti che vi danno maggiori soddisfazioni e quelli che invece vi sembrano più pesanti?

Marina: la parte meno divertente, ma fondamentale, è la cura dell'igiene. La pulizia degli ambienti e la manutenzione rappresentano la metà del nostro lavoro e sono davvero molto importanti. Francesco: Non possiamo utilizzare nessun pesticida o anti-criptogamico, quindi la prevenzione e pulizia dell'ambiente sono cruciali, infatti, nel caso di infestazione possiamo contare solo sulla lotta biologica e sugli insetti antagonisti della Koppert che applichiamo preventivamente ad ogni fase della coltivazione. Parliamo di nematodi per il terreno contro tutte le larve ed insetti che potrebbero dar fastidio nel substrato ed acari benefici che mangiano gli spider mites, russet mites e tripidi. Le stanze vengono controllate quotidianamente e gli insetti trovati sulle trappole vengono classificati ed in base a questo decidiamo se applicare altri antagonisti.

Cosa vediamo nelle foto?

Marina: Quella dove sono io è la stanza delle madri. Una stanza molto tranquilla, rispetto alle stanze di fioritura ed i loro ritmi più frenetici. Nella foto dove si trova mio fratello Marco, invece, si vede quella che chiamiamo affettuosamente la “wet room,” ossia la stanza da dove viene gestita l'irrigazione di tutta l'azienda. Marco si occupa di preparare tutte le soluzione nutritive. Francesco: Nella foto sto osservando le piante in fioritura, mancano un paio di settimane al raccolto e sono in ammirazione del risultato.

Quali genetiche coltivate al momento?

Francesco : Per ora in produzione abbiamo sei genetiche: la Koolato, la Zuncle 11, la OGKB 2.1, la Wilson 0., la Chaffeur e la Mac 1.

Fra queste genetiche a livello di coltivazione quali ti hanno stupito?

Francesco: La più bella e l'OGKB. Mentre a livello di prodotto finito, quella che ho preferito è la Zuncle.

In futuro integrerete nuove genetiche?

Francesco: Lo scorso anno ci è stata data una finestra di due settimane dal Governo per inserire nuovi strain e quindi, nel breve futuro, introdurremo nuove genetiche a partire dai cloni. Sono entrate in azienda circa 60 nuove genetiche e dobbiamo valutare cosa mettere in produzione.

E' possibile avere una stima della vostra produzione annuale?

Francesco: La stima di produzione annuale una volta a regime dovrebbe essere di 6 tonnellate e mezzo di prodotto secco. Al momento la metà delle stanze sono operative, ma entro l'estate dovremmo essere pronti anche con la restante metà nella quale adesso stanno installando luci ed area condizionata.

A parte la coltivazione in senso letterale, Holigram si occupa anche di processare il raccolto?

Francesco: Dal momento del raccolto, il materiale converge nelle nostre quattro stanze di essiccazione (in maniera da poter seguire quattro raccolti in contemporanea) per due settimane a temperatura e umidità controllata. Dopo di che si esegue il trimming a mano e a secco e si trasporta il

materiale nella stanza della concia dove passa un ulteriore mese e mezzo. Da quel momento viene impacchettata dai robot utilizzati in questa fase che preparano pacchetti da 1 grammo e da 2,5 grammi in maniera automatizzata. Oltre a questo produciamo i pre-rolled, ma anche il nostro hashish e, in futuro, avremo anche la pasticceria dove cucineremo gli edibili.

Quali sono le vostre principali soddisfazioni in questa avventura?

Francesco: Finalmente, dopo tanti anni di sacrificio, stiamo portando avanti una vera carriera professionale, abbiamo la possibilità di crescere perché lavoriamo per un'azienda vera e propria. Lavoriamo in Europa, in un ambiente legale, producendo cannabis su scala industriale con un contratto di tutto rispetto, con un salario mensile e senza doversi più barcamenare in tutte le insicurezza che legano cannabis all'illegalità.

Cosa significa per voi grower italiani cresciuti nell'ombra poter coltivare in piena legalità con contratto di lavoro, assicurazione e sistema sociale?

Marina: Significa, finalmente, avere più certezze nella nostra vita ed una prospettiva a lungo termine di poter lavorare in questo settore vivendo in maniera più tranquilla e senza l'ansia perenne di quando lavori nell'underground.

Adesso possiamo fare piani per il futuro e quest'esperienza ci farà curriculum per andare a lavorare in tutto il mondo come rappresentanti ufficiali della classe dei coltivatori, fascia alta, di marijuana.

Quest'azienda avete possibilità di crescita e dove guardano le vostre ambizioni?

Francesco: Internamente, sia Marco che Marina

sono già stati promossi da medior a lead growers con la prospettiva di diventare supervisor growers. La cosa bella è che, essendo una start up, Marco e Marina sono entrati al lavoro insieme alle prime piante e quindi stiamo crescendo insieme all'azienda, nel vero senso del termine, perché abbiamo seguito tutte le tappe, dalla progettazione delle stanze alla comprensione del funzionamento dei sistemi installati.

L'esperienza che ci stiamo facendo è enorme e senza prezzo. Una volta usciti da qua eventualmente potremmo candidarci anche a livello manageriale.

Cosa vorreste dire ai grower italiani che ancora lottano e sognano nell'illegalità?

Marina: Per me la cosa più importante è la passione e la perseveranza negli obbiettivi.

Se uno ha veramente passione per la cannabis, la possibilità di crearsi una vita professionale alla luce del sole in questo settore esiste.

Francesco: Insistere, insistere, insistere perché prima o poi l'opportunità arriva.

Andare all'estero non significa abbandonare il proprio paese, ma nella speranza che un giorno sia possibile anche da noi, significa cominciare a formarsi per arricchire il nostro bagaglio con esperienze che in Italia non si possono fare al momento.

WATER HASH STRAINS COME SCEGLIERE LA VARIETÀ

PIÙ ADATTA

Non tutti gli strains di marijuana sono adatti per l'estrazione di water hash, molte varietà ottime da fumare non sempre danno buoni risultati quando vengono lavate.

In particolare gli estratti WPFF, realizzati con fiori freschi e congelati, meritano un'attenzione maggiore. Infatti la resina ancora viva si comporta in maniera differente dalla sua versione essiccata che risulta molto più semplice da lavorare e raccogliere.

Quando si decide di lavare uno nuovo strains di cui non si conoscono le caratteristiche, come la resa e la qualità, è necessario valutare con molta attenzione se si presta allo scopo prima di commettere degli errori irreparabili. Alcune varietà danno un ritorno così basso da non giustificare lo sforzo, correndo il rischio di sprecare interi raccolti. Quali sono le caratteristiche da valutare e i test che si possono eseguire per scegliere la varietà più adatta?

PERCENTUALE DI RITORNO

Uno strains di marijuana per essere considerato adatto per la produzione di water hash deve dare un ritorno minimo del 4%. La percentuale di ritorno indica la quantità di water hash ottenuto da un determinato lotto di infiorescenze e si calcola facilmente con la seguente formula:

(peso in grammi hash/peso in grammi marijuana) x100 = %

Esempio:

(150 g hash/3200 g marijuana) x100 = 4,68%

Le migliori varietà hanno un ritorno che supera il 5% fino ad arrivare all'8% negli strains più incredibili. Spesso la resa è associata anche ad una buona qualità del prodotto finale. Gli strains con una resa che si attesta intorno al 3% a mala pena riescono a garantire il rientro dell'investimento comparato con il valore che i fiori avrebbero avuto se fossero stati essiccati.

STRUTTURA DEI TRICOMI GHIANDOLARI

I water hash di altissima qualità sono formati esclusivamente dalle teste dei tricomi ghiandolari e le piante di cannabis ne possiedono differenti tipologie. I tricomi capitati-peduncolati sono quelli interessati dagli hashmakers, la loro forma è simile a quella di un fungo, caratterizzata da una grossa testa sostenuta da un gambo

sottile. La testa dei tricomi ghiandolari è la parte che contiene la maggior parte dei cannabinoidi e dei terpeni. I tricomi che presentano una debole connessione tra teste e gambi sono perfetti perché le teste si staccano più facilmente. È molto importante che la cuticola dei tricomi ghiandolari, uno strato ceroso che avvolge la testa, sia abbastanza spesso e resistente; i tricomi che hanno una cuticola debole si rompono facilmente durante il lavaggio, rilasciando degli oli all'interno dell'acqua e non risultano per niente facili da lavare. Osservare le infiorescenze con un microscopio prima di raccoglierle è molto utile per capire quali sono le varietà più adatte. La resina migliore brilla come dei diamanti.

DENSITà DEI TRICOMI

GHIANDOLARI

Le piante che possiedono la superficie dei fiori completamente ricoperta dai tricomi senza lasciare spazio tra una struttura e l'altra potrebbero essere ideali per la produzione di water hash. Alcune piante sono talmente dense di tricomi da conferirle un aspetto biancastro e apparentemente gelido, in gergo i fiori di marijuana che presentano questa caratteristica sono chiamati frosty bud.

ODORE

È molto importante scegliere varietà di cannabis che abbiano un profumo molto forte. La quantità di terpeni presenti nella resina influisce

LA RESINA MIGLIORE BRILLA COME DEI DIAMANTI

notevolmente sulla qualità di un water hash. Annusando le piante potete valutare quali sprigionano l'odore più forte e che vi aggrada di più.

TEST DELLE DITA

Questo tipo di prova non è affidabile al 100% però fornisce delle informazioni utili per scegliere la varietà di cannabis ideale. Strofinare con le dita un'infiorescenza per raccogliere un poco di resina dalla superficie e valutarne la sua con-

sistenza. La resina migliore ha una consistenza granulosa e non si perde al tatto, al contrario di quelle più oleose che scompaiono rapidamente. Un ulteriore prova è quella di schiacciare la resina tra due dita e osservare come reagisce alla loro apertura. Un buona resina si allunga creando dei micro filamenti tra i due polpastrelli.

JAR TEST

Il test con il barattolo di vetro è utile per farsi un'idea della quantità e della qualità del water hash che potrebbe venir fuori.

Per eseguire il jar test sono necessari circa 30 grammi di infiorescenze appena raccolte, alcuni cubetti di ghiaccio e un barattolo di vetro da 500 millilitri. Ecco come procedere:

1. raccogliere la marijuana e congelarla in freezer

2. attendere almeno 6 ore per congelare completamente le infiorescenze

3. riempire il barattolo di vetro per metà del suo volume

4. aggiungere 4-5 cubetti di ghiaccio

5. aggiungere le infiorescenze congelate

6. shakerare per 10 minuti il contenuto

7. attendere 30 minuti affinché la resina si depositi sul fondo del barattolo

Osservare la resina raccolta sul fondo del barattolo è di grande aiuto per decidere se lavare un'intero lotto di marijuana. Per avere un quadro più completo si può eseguire un ulteriore prova. Filtrare il contenuto del barattolo con delle mini bubble bags, raccogliere la resina dalle sacche e asciugarla per valutare il risultato. Senza ombra di dubbio il metodo più efficiente per valutare un nuovo strain è quello di eseguire l'intero processo di estrazione con piccole quantità di marijuana, un lotto di circa 500 grammi è sufficiente per ottenere dei risultati precisi.

Jar test.
Resina depositata sul fondo del barattolo.
Singoli tricomi ghiandolari sospesi nell'acqua.

Report di coltivazione

6 MODI PER OTTENERE LA MASSIMA RESA IN SPAZI DI COLTIVAZIONE PICCOLI

Non tutti hanno la possibilità di coltivare in una tenda da coltivazione di grandi dimensioni o in una stanza per gli ospiti convertita allo scopo e per numerosi coltivatori domestici alle prime armi gli spazi piccoli sono un ottimo punto di partenza. Ottenere i maggiori raccolti possibili in uno spazio ridotto non solo consente di avere i vasi traboccanti di cime, aiuta anche a ottenere il massimo dalle bollette dell’elettricità. In questo articolo vi illustro 6 modi per ottenere la massima resa indoor e per diventare i coltivatori domestici più efficienti di sempre.

Utilizzare genetiche di indica

Uno dei modi più semplici per assicurarsi che le piante di cannabis indoor non diventino troppo alte e non superino lo spazio a disposizione è quello di lavorare con le genetiche di indica. Il bello di usare piante a predominanza indica è che rimarranno basse, tozze e produrranno internodi corti.

Quando fioriscono, in genere raddoppiano le dimensioni e ci mettono 7-8 settimane per fiorire. Fra alcuni esempi di piante di cannabis indica figurano Afghani, Northern Lights, Hash Plant o qualsiasi ibrido a predominanza indica. Prima di scegliere la genetica desiderata, effettuate delle ricerche e verificate quali sono le varietà note per la bassa statura e per il fatto che raggiungono un’altezza massima di 90-120 cm. Evitate di coltivare ibridi di sativa e varietà a fioritura lunga.

Tempi di vegetazione brevi

La fase vegetativa è quella in cui le piante hanno bisogno di 18 ore di luce e 6 di buio e le piante di cannabis si concentrano sulla crescita di foglie e steli e diventano cespugliose. Lasciando crescere le piante per un periodo di 2-4 settimane, l’altezza raggiungerà i 30-50 cm. Più saranno corte le piante indoor durante la fase vegetativa, più sarà facile evitare che diventino eccessivamente alte e sarà molto più semplice manutenerle, consentendo loro di ricevere un’intensità luminosa perfettamente bilanciata.

Tenere la luce di coltivazione vicina

La distanza ottimale per appendere le luci di coltivazione è compresa tra 40 e 60 cm. Man mano che le piante crescono, è possibile regolare la distanza di conseguenza, per evitare che le piante diventino alte e costituiscano un problema una volta che il fotoperiodo passerà a 12/12.

È meglio che ricevano correnti d’aria mediante un ventilatore oscillante e che la temperatura venga mantenuta costante attorno ai 2224 gradi centigradi. In questo modo si eviterà

lo stress da calore e si otterrà la quantità di luce e lo spettro perfetto per la fase vegetativa e di fioritura.

Tecniche di training delle piante

Ci sono molti modi per effettuare un training vantaggioso delle piante di cannabis e l’applicazione di tecniche come la cimatura e la legatura verso il basso manterrà l’altezza della pianta il più contenuta possibile, producendo al contempo un pattern di crescita cespugliosa. Vi consiglierei di effettuare tutte le operazioni di training delle piante durante il fotoperiodo 18/6 e di mantenere una distanza internodale breve e minima. La cimatura e la legatura verso il basso delle piante produrranno anche la crescita di diversi germogli, il che renderà la pianta più produttiva durante la fase di fioritura e consentirà lo sviluppo di una chioma uniforme e omogenea.

Il metodo Sea of Green

Il metodo SOG prevede la coltivazione di piante ravvicinate e l’utilizzo di vasi di dimensioni ridotte. Personalmente, utilizzo vasi da 7,5 litri e punto ad avere 6-9 piante in uno spazio ridotto. Il vantaggio di utilizzare il metodo Sea of Green è che le piante non tendono a superare le piante vicine e hanno a disposizione molta luce. È importante che la varietà che si sta coltivando sia adatta al SOG, pertanto le genetiche a predominanza indica sono ideali e non provocano un sovraffollamento delle piante che potrebbe sopraffare un principiante o un coltivatore alle prime armi.

Piante di cannabis autofiorente

Le autofiorenti sono diventate sempre più diffuse fra i coltivatori indoor, grazie al fatto che si tratta di esemplari di medie dimensioni

che crescono in genere raggiungendo gli 80100 cm di altezza una volta fioriti. Le piante di cannabis autofiorente sono davvero facili da lavorare e non hanno bisogno di molta manutenzione. Conviene mantenere un fotoperiodo di 20 ore di luce e 4 di buio per ottenere i migliori risultati e, se si utilizza il metodo Sea of Green, anche un coltivatore alle prime armi può riuscire a ottenere rese e risultati ottimi.

Il mio commento finale sulla coltivazione della cannabis in spazi di coltivazione piccoli

Applicando i 6 consigli presentati in questo articolo, avrete la tranquillità di sapere che ogni raccolto produrrà le migliori rese possibili in uno spazio ridotto.

Non c’è motivo per cui le vostre coltivazioni indoor diventeranno eccessivamente alte o soffriranno di stress da calore e temperatura e umidità incontrollabili. Potrete sempre provare a utilizzare varietà diverse e vedere quali fanno più al caso vostro.

Preparatevi a coltivare piante di cannabis sia a fotoperiodo che autofiorenti e mantenete la vostra luce di coltivazione in un intervallo confortevole fino al momento della raccolta. Buona fortuna per ottenere il massimo dal vostro spazio di coltivazione e per ridurre al massimo le bollette della luce e dell’energia in questa difficile fase economica e per riempire le vasche o i barattoli della concia perché vi durino fino al raccolto seguente!

Esempio di pianta di cannabis indica che è cresciuta raggiungendo gli 80 cm di altezza al momento del raccolto.
Stoney Tark
Le cime di cannabis indica che producono hanno le dimensioni di una pallina da golf, sono compatte e solide.

Di Stoney Tark

QUAL È IL MIGLIOR SISTEMA IDROPONICO

PER LA VOSTRA STANZA DI COLTIVAZIONE INDOOR?

In questo articolo vi presento tutti i sistemi idroponici disponibili, il che vi consentirà di decidere quale faccia più al caso vostro, in base al vostro spazio di coltivazione, al vostro livello di competenza e alla vostra esperienza di coltivazione. Vi parlerò delle differenze fra terreno e idroponica, i sistemi più comunemente utilizzati e vi descriverò i pro e i contro di ciascuno di essi, così che possiate prendere la migliore decisione possibile.

In che modo i sistemi idroponici si differenziano dal terreno?

Se per anni avete coltivato in terra e volete migliorare le rese e risparmiare sull’irrigazione a mano, potreste aver pensato e ripensato all’utilizzo di sistemi idroponici. L’idroponica è un modo di coltivare la cannabis che non prevede l’utilizzo di terra e che può rivelarsi di gran lunga più efficiente a lungo termine, consentendovi di risparmiare sulle bollette dell’energia salate che vi arriverebbero, sull’uso di sostanze nutritive e sui frequenti viaggi al centro di giardinaggio.

Le piante di cannabis coltivate in terra si affidano alle radici per assorbire le sostanze nutritive che vengono rilasciate lentamente e tamponate nell’arco di 72 ore. I microrganismi e i batteri benefici decompongono la materia organica e rendono prontamente disponibili alle radici gli acidi umici, fulvici e gli aminoacidi, oltre a nutrienti primari, secondari e oligoelementi.

L’idroponica funziona in modo diverso, in quanto somministra nutrienti liquidi a base di sali chimici da un serbatoio e da una pompa alle radici della pianta, che si trovano sospese in un substrato inerte. Questo significa che le radici non devono aspettare 72 ore e possono consumare subito i minerali primari, secondari e gli oligoelementi di cui le piante hanno bisogno durante le varie fasi del loro ciclo di vita.

I diversi tipi di sistemi idroponici

1. Sistema a goccia

Si tratta della tipologia più diffusa di sistema idroponico, più indicato per i coltivatori alle prime armi e spesso utilizzato per coltivazioni su larga scala di tipo commerciale. Questo tipo di sistema utilizza una pompa, linee di gocciolamento e picchetti gocciolatori, impostati a intervalli di 15 minuti.

2. Deep Water Culture

Il sistema D.W.C. funziona consentendo alle radici di rimanere sospese all’interno di un serbatoio di soluzione nutritiva, con una pompa d’aria che produce ossigeno disciolto 24 ore al giorno. Il sistema Deep Water Culture richiede livelli di manutenzione elevati, ma le rese sono in genere le più elevate fra tutti i sistemi idroponici di questo elenco.

3. Nutrient Film Technique

Il sistema N.F.T. si può trovare in formato piccolo o in grandi tavole. Le radici si trovano costantemente a contatto con un film di soluzione nutritiva e possono crescere in modo notevole. A me piace usare i sistemi N.F.T. perché sono estremamente gratificanti quando li si mette a punto e richiedono solo una piccola pompa per far ricircolare la soluzione nutritiva.

4. Flood and Drain

Si tratta di un sistema idroponico che utilizza idroton in vasi che vengono inondati con la soluzione nutritiva e poi drenati fino a quando il vassoio non è vuoto. È possibile nutrire le piante coltivate su un vassoio di allagamento e drenaggio fra le 4 e le 6 volte al giorno e si tratta di un’ottima soluzione per replicare il metodo Sea of Green utilizzando vasi di dimensioni più piccole.

5. Aeroponica

Questo tipo di sistema funziona consentendo alle radici di rimanere sospese all’interno di una camera, che le irrora con la soluzione nutritiva utilizzando un ugello di spruzzatura collegato a una pompa e che produce poi aria intorno alle radici ogni 15 minuti. Le piante di cannabis coltivate in aeroponica crescono in modo veloce e tendono a diventare alte e produrre abbondanti rese.

6. Reverse Deep Water Culture

Un sistema R.D.W.C. può rivelarsi complesso in quanto unisce più secchi D.W.C. contemporaneamente. Il rischio che si presenti un problema è molto più elevato, ecco perché questa tecnica dovrebbe essere utilizzata da un coltivatore che abbia esperienza con i sistemi D.W.C. e buone conoscenze d’idraulica. Tuttavia, se finiscono nelle mani giuste, si tratta di sistemi eccezionali e le rese possono essere incredibili.

I vantaggi della coltivazione della cannabis in idroponica

• L’idroponica può produrre grandi rese rispetto alle coltivazioni in terra.

• Per risparmiare energia elettrica e sostanze nutritive sono necessari tempi vegetativi brevi.

Non è necessario irrigare a mano, il che consente di risparmiare tempo e manodopera.

• Le colture idroponiche sono adatte agli spazi ridotti.

• Il tempo che intercorre tra un raccolto e l’altro è molto più breve.

I sistemi possono sempre essere modificati e personalizzati.

I sistemi idroponici possono produrre rese superlative in una configurazione Sea of Green. L’idroton e la fibra di cocco possono essere lavati e riutilizzati, il che consente di tagliare i costi.

• Non è necessario trasportare grandi sacchi di terriccio da e verso la stanza di coltivazione.

• Le piante cresceranno molto più velocemente e diventeranno più grandi rispetto alle coltivazioni biologiche.

Il mio commento finale

Se siete alle prime armi con la coltura idroponica, vi consiglio di cominciare a imparare con un sistema a goccia e di lavorare su piccola scala. Chi desidera qualcosa di più impegnativo può provare i sistemi N.F.T. o flood and drain, mentre per i coltivatori più esperti, la deep water culture o la reverse deep water culture si riveleranno la sfida ideale e i sistemi più produttivi a disposizione.

I sistemi D.W.C. richiedono elevati livelli di manutenzione e sono più adatti ai coltivatori esperti.
Esempio di sistema a goccia su piccola scala che utilizza la lana di roccia come substrato di coltivazione.

SEASON 2

CANNABIS EXPERT VS BEGINNER IN EIGHT EPISODES

Intervista

Vita da grower: dalla Trinacria a Nimega nella Gheldria olandese

Emanuele vive nei Paesi Bassi da otto anni. Il suo percorso con la cannabis inizia presso l'Università di Messina e poi come at tivista dell'associazione Freeweed. Grazie al lavoro informativo dell'associazione, Emanuele entra in contatto con ENCOD e con il giornalista Derrick Bergman, probabilmente il cronista olandese più conosciuto sul tema cannabis. Arrivato in Olanda nel 2016 lavora nel coffeshop Dreadlock & Jetset di Nimega, con una parentesi nelle Isole Canarie dove coltiva un anno e mezzo per il club Apocalypse. Rientrato in Olanda è il momento di mandare il suo curriculum alla ditte che fanno parte della sperimentazione sull'approvvigionamento legale dei coffeshop. Ecco quanto emerso dalla nostra chiacchierata...

Buongiorno Emanuele, ci racconti un po' di te e della tua passione?

Posso dire di aver sempre avuto un interesse antropologico sulla canapa e quindi, oltre alla coltivazione, ho sempre cercato di creare anche un network di intellettuali della cannabis con cui poter condividere idee relative alla regolamentazione del settore.

Proprio grazie a questi contatti ad un certo punto mi è arrivata l'opportunità di poter seguire l'Autorità maltese della Cannabis e, nello specifico, la sua ex portavoce Mariela Dimech, con la quale abbiamo lavorato fianco a fianco per spiegare tutte le assurdità del sistema olandese denominato: “ Het gedoogbeleid”, letteralmente la politica di tolleranza.

Da quanto abiti e come ti trovi a Nimega?

Nimega è una città che mi ha dato tantissimo. Una città che amo e che, fra contraddizioni e paradossi, ha tante somiglianze con Messina. Il simbolo della città, infatti, è un ponte che ha resistito ai bombardamenti, mentre la città venne distrutta come Messina. La presenza italiana è abbastanza rilevante e senza parlare delle origini romane della città...

Come hai trovato questo lavoro e quando hai cominciato?

Ovviamente le persone più radicate nel settore sapevano di questa opportunità. Io avevo cominciato a inviare comunicazioni in precedenza, ed al momento giusto ho inviato il mio curriculum. Nonostante la sperimentazione sia legale la cannabis resta illegale, quindi tutto è stato diramato pubblicamente, ma senza troppa pubblicità.

Adesso, dopo due anni, stanno cominciando a mettere online i siti delle ditte partecipanti con i contatti e tutto il resto. Ma c'è stata molto discrezione. L'atteggiamento è quello di restare sicuri condividendo le informazioni, ma con prudenza. Il network è fondamentale per conoscere le opportunità del mercato legale perché considerando che la cannabis è legata al mercato nero, il fattore di fiducia e il saper come muoversi, diventa molto importante.

Ho cominciato a lavorare concretamente a gennaio 2024, dopo la fase di preparazione degli impianti. Adesso la sperimentazione è entrata in una fase intermedia nella quale i coffeshop possono acquistare sia dalle aziende facenti parte dell'esperimento, sia dal mercato nero. Nella fase successiva i coffeshop di queste dieci città potranno acquistare solamente dalle aziende come la nostra ed è per questo che questo progetto si chiama: “ Experiment gesloten coffeeshopketen” [Ndr. Esperimento della filiera chiusa dei coffeshop].

Il suo obbiettivo è verificare se questo tipo di sistema può garantire continuità nell'approvvigionamento del prodotto e quindi bypassare il mercato nero.

Per quale ditta lavori e di cosa ti occupi?

La ditta si chiama Hollandse Hoogtes [www. hollandsehoogtes.nl] ed io sono supervisore di fioritura. Quindi ho un team di dieci persone ( spagnoli, tedeschi, portoghesi...) ed insieme ci occupiamo di tutta la fase di fioritura, dalle varie tecniche di mantenimento dell'igiene,

della salute della pianta, di organizzazione e report del lavoro settimanale. In un'azienda come questa poi c'è il dipartimento delle piante madri, la propagazione..

Ci descrivi come è organizzata la produzione a livello di spazi?

Non voglio essere troppo specifico però immagina che l'Olanda è al top della tecnologia nell'agricoltura, quindi la loro esperienza applicata alla cannabis, insieme alla conoscenza scientifica e a standard igienico-sanitari elevatissimi, concorrono all'immissione sul mercato di un prodotto di qualità top. A livello professionale è davvero un piacere essere in questo ambiente.

Che tipo di inquadramento hai?

Ognuno ha il suo contratto in base alla funzione che svolge.

Ci racconti come è gestita una giornata tipo?

Intanto arrivo sul posto di lavoro almeno mezz'ora in anticipo per mettere in ordine e preparare tutti gli strumenti di lavoro per me e per i colleghi ai quali verrà poi affidata una

La tua principale soddisfazione?

Entrare nei coffeshop e vedere che i clienti sono soddisfatti dei nostri prodotti.

Di quante piante ti occupi?

Parecchie migliaia di piante.

Quali genetiche troviamo attualmente in commercio?

Le mie favorite del nostro menù sono la Zizi (z x lemontini) e la Rainbow zizi (Rainbow belt x z). Karma Genetic è riuscito a dare vigore e maggiore produzione alla zkittlez, mantenendone però il profilo terpenico che l'ha resa leggendaria. Exodus cheese e Super silver haze offrono ai consumatori la possibilità di fare un salto nel passato e godere dei sapori che hanno segnato un'epoca della cannabis. Formaggio, legno, cioccolata e sentori dolci sono i sapori che hanno reso celebre la Exodus cheese(un fenotipo della skunk). Il citrico con note dolci della Super silver haze, che ha lasciato un segno importante nella storia della cannabis. Queste due piante sono un piacere da coltivare per la loro struttura e resistenza. La Zowahh è un altro capolavoro di Karma genetics (che infatti è l'head of genetics presso Hollande Hoogtes). In ultimo un pensiero alla Karma sour diesel x zkittlez, un cultivar con note sour e dolci, tropicali e floreali.

Cosa significa per te grower italiano cresciuto nell'ombra poter coltivare in piena legalità con contratto di lavoro?

Tanti vantaggi legati al discorso pensionistico e alla protezione sociale. Poi non bisogna dimenticare che, ovviamente, lo stress legato all'illegalità ha un grande impatto nella tua vita sociale e questo viene a mancare quando si lavora alla luce del sole. Il salto di qualità da questo punto di vista è impagabile.

In quest'azienda hai possibilità di crescita? Dove mirano le tue ambizioni?

specifica istruzione giornaliera. Iniziamo quindi con il programma di lavoro con le piante, poi il programma legato alla protezione delle stesse da agenti patogeni o da eventuali parassiti. Da supervisore devo controllare che tutti lavorino correttamente e per me è un onore poter dare un contributo personale in un lavoro di questo livello.

E più facile gestire le piante o le persone?

Per quanto riguarda le piante bisogna lavorare seguire il loro ritmo e quindi c'è bisogno di attenzione e un lavoro costante sette giorni su sette. Fra le due, penso sia più facile gestire le persone, comunque perché ogni pianta ha la sua particolarità, certo come le persone, però con i colleghi puoi comunicare, mentre le piante comunicano con te, ma le paragonerei più a delle divinità da seguire e coccolare.

Perché parli della piante come divinità?

Mi viene da pensare a l'energia che sprigionano le genetiche landrace, sia a livello espressivo che a livello di fiori, la potenza risale a tempi antichissimi ed è inestimabile.

L'ambizione è chiara e cioè poter offrire al pubblico un prodotto che rientri nei miei standard personali. La possibilità di crescita è evidente perché sono in contatto con quello che di meglio l'industria della cannabis ha da offrire attualmente e questo a livello di risorse umane, a livello tecnologico, ma anche di patrimonio genetico. Posso imparare su ogni livello: coltivazione, vendita, supporto, riparazioni e montaggio strumenti. Un'esperienza senza prezzo. Nella mia carriera underground ho imparato a comportarmi con le piante seguendo il mio ritmo. Qui invece applico la mia conoscenza acquisita in passato ad impianti su larga scala.

Vuoi mandare un saluto e incoraggiamento ai growers in Italia che ci leggono?

Intanto un grande onore poter indirizzarmi ai lettori di Soft Secrets, ci tengo parecchio. Dunque consiglio fiducia in se stessi, precisione, interesse, disciplina, responsabilità e di evitare rischi futili. Bisogna sempre pensare di correre una maratona verso il futuro e non una gara di scatto nei cento metri. E poi fondamentale resta sempre la curiosità di sapersi aprire alle altre culture, alle critiche del prossimo, perché c'è tantissimo da imparare, ad esempio, nella mia esperienza spagnola ho imparato tantissimo nella gestione dell'acqua e nella produzione d'estratti.

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Co-Authors

Chief Scientific Officer, Dr. Gary Yates

Stefan Meyer

Table of Contents

• Cannabis Botany

• Life Cycle of Cannabis

• Cannabis Seeds & Seedlings

• Plan Your Garden

• Grow Room Setup

• Twelve-week Garden

• Harvest, Manicuring, Drying, Curing & Storage

• Diseases, Pests & Problems

JORGE CERVANTES

Author Marijuana Horticulture.

Legendary Jorge Cervantes, published in eight languages sold over a million copies worldwide.

Coltiviamo

Di Stoney Tark

IL RINVASO DELLE PIANTE DI CANNABIS INDOOR E I SUOI VANTAGGI

Le piante di cannabis hanno bisogno di abbondanti sostanze nutritive e di spazio per sviluppare le radici, ma non molti coltivatori sanno quale sia il momento giusto per rinvasare. In questo articolo vi spiego tutto quello che c’è da sapere sul rinvaso, sul momento giusto e sui segnali di radici poco sane, oltre a illustrarvi i vantaggi legati alla coltivazione di piante il più sane possibile.

Piante di cannabis radicate

I vantaggi del rinvaso delle piante di cannabis

• Le radici della pianta di cannabis avranno più spazio per crescere e disporranno di più ossigeno.

• Il ritmo di crescita delle piante aumenterà in modo significativo e le stesse avranno maggiore accesso alle sostanze nutritive. La probabilità che si accumulino residui di sale sarà di gran lunga inferiore e i livelli di E.C. rimarranno bassi.

A un certo punto, capovolgendo i vasi, si noterà che le radici stanno spuntando dal fondo e che sono bianche e vivaci. Tuttavia, arriverà il momento in cui la pianta supererà le dimensioni del vaso e il substrato di coltivazione disponibile, e dovrà quindi essere rinvasata. Le piante radicate saranno limitate nella crescita e nel ritmo della stessa, oltre che nella quantità di sostanze nutritive a loro disposizione.

avere una crescita stentata, esaurire le sostanze nutritive a disposizione e presentare carenze che influiscono sulla loro salute e vitalità.

Anche se avere un vaso pieno di radici bianche e lanuginose è positivo, dovreste essere pronti a dare alle vostre piante molto più spazio e terreno per consentire loro di raggiungere il loro pieno potenziale. Se le piante di cannabis vengono lasciate troppo a lungo nello stesso vaso, possono

Ogni quanto tempo devo rinvasare le piante di cannabis?

Il rinvaso delle piante di cannabis deve essere effettuato in modo sistematico quando si nota che hanno riempito i vasi e stanno crescendo in modo circolare. Se si cominciano a coltivare le piantine o i cloni in un vaso da 1 litro, la pratica migliore è quella di rinvasare in un vaso da 5 litri nel giro di 2-3 settimane, per poi passare a un vaso da 10 litri qualche settimana dopo.

Man mano che ogni vaso si riempie di radici e più diventano grandi le piante, in base all’intensità della luce, è necessario somministrare più di frequente terriccio fresco e assicurarsi che ci siano molte sacche d’aria, pertanto è consigliabile utilizzare la perlite in proporzione del 30%.

Segnali di radici poco sane e agenti patogeni

Le radici sono sottili e sembrano fil di ferro.

I pilucchi delle radici sono fragili e si spezzano facilmente se vengono maneggiati.

• Le radici presentano una macchia gialla che con il tempo può diventare marrone.

• In caso d’infezione possono emanare un odore sgradevole.

Residui di sale all’interno dei vasi

Potreste notare che, capovolgendo le piante, si forma un residuo bianco e salato intorno ai lati e al fondo dei vasi. Questo è indice di un accumulo di sale ed è segno che i nutrienti liquidi organici o chimici utilizzati non vengono risciacquati e possono avere effetti negativi sui livelli di E.C. I residui di sale non riescono a essere eliminati e appaiono come macchie permanenti.

Utilizzo di funghi micorrizici e batteri benefici

Uno dei modi migliori per sconfiggere i patogeni del terreno è quello d’ inoculare le piante con funghi micorrizici, Tricoderma e batteri benefici. È possibile utilizzare una soluzione granulare o preparare un tè da applicare come tonico liquido. In questo modo si avrà la certezza di eliminare i batteri anaerobici e le malattie radicali, incrementando drasticamente la massa radicale delle piante e creando una relazione simbiotica con le radici, migliorando al contempo l’assorbimento e la disponibilità dei nutrienti.

• I batteri anaerobi non riusciranno a dominare la zona radicale con facilità.

• Potrete aumentare il volume dei nutrienti e dell’acqua quando concimate.

La salute e la vitalità delle piante raggiungeranno i massimi livelli, il che garantirà le migliori rese.

• Il rinvaso consente di controllare con maggiore attenzione la salute e la struttura della radice.

Le mie conclusioni

Rinvasare le piante di cannabis iniziando da vasi di piccole dimensioni ed effettuandolo in modo sistematico, non solo incoraggerà le radici a cercare sacche d’aria, umidità e sostanze nutritive, vi consentirà anche di essere più pratici quando lavorate in spazi di coltivazione ridotti. È sempre possibile piantare semi o cloni di cannabis direttamente in un vaso o in un contenitore di grandi dimensioni, ma è meglio controllare costantemente le radici, l’accumulo di sale e i primi segnali di batteri o agenti patogeni.

Se notate che la vostra stanza di coltivazione inizia a produrre un odore sgradevole di uovo marcio, saprete che si tratta di un primo segnale che il terreno è troppo umido, i livelli di ossigeno sono inferiori alla norma e il marciume radicale sta per attaccare le radici, causando effetti negativi a lungo termine sulla salute delle piante, sull’assorbimento dei nutrienti e sulla resa.

Questi cloni saranno rinvasati in vasi da 5 litri fra pochi giorni.
Esempio di pianta radicata che mostra i primi segnali di carenza di sostanze nutritive.

Hemporium

Cose di Canapa, Vicenza

S.S. 11 Padana Sup. Verso Verona, 283 36100 Vicenza presso Multicenter hemporiumvi@yahoo.it

dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19.30

sabato dalle 11 alle 19 cell. 339 61 02 455

CHACRUNA Hemp & Growshop

Chacruna Trento dal 2003

Corso 3 Novembre 72 – Galleria al Corso

Tel. 0461 922896

Chacruna Dispensario CBD & Info Point

Corso 3 Novembre 72 – Galleria al Corso

Email: trento@chacrunashop.it

Associazione Chacruna CSC Trentino AAdige

Email: chacrunacsc@gmail.com

Website: www.chacrunashop.it

Fb: chacrunashop / INST: chacrunao cial

Orangebud the Club

Piazza sedile del campo, 7 (Largo Campo), Salerno +39-3389528864

lun: 17:00 - 21:00

mar-sab: 10:00 - 13:00 / 17:00 - 21:00

domenica e lunedì mattina chiuso

Legalized Via Carrozzieri a Monteoliveto, 5 80135 NAPOLI

Lunedì - Sabato

10.00 - 13.30 15.30 - 20.30

Legalized Aversa Viale Kennedy 6 Aversa 81031 (Caserta)

Orangebud point Via porta di mare, 31, Salerno Aperto h24 (distributori self service) www.orangebud.it

Legalized Torre del Greco Via Nazionale, 932, 80059 Torre del Greco NA, Italia www.legalized.it | info@legalized.it twitter@infolegalized | facebook Legalized Napoli NON VENDERE CIO' CHE COLTIVI

Gillyweed Grow Shop

Via Chiesanuova 173, Padova (PD) 35136

Cell. +39 049 645 8981 gillyweedgrowshop@gmail.com

Dal Martedì al Sabato

10:30-13.00 e 15:30-19.30

GROWSHOP-SEEDSHOPHEADSHOP-HEMPSHOP

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Bear BushBotanical Collective

Via Cardassi 77 BARI bari@bearbush.it + 39 080-5536618

Via Roma 273 FASANO (BR) fasano@bearbush.it + 39 351-9210900

Via Aurelio Sa 7 BRESCIA brescia@bearbush.it +39 393-9659571 www.bearbush.it

Sea of Green - Trust in Nature

Lo storico Hemp & Grow shop dell'Alto Adige

Web: www.seaofgreen.it B2B: b2b.seaofgreen.it

Instagram: sea_of_green_italy & Facebook: @SeaOfGreenShop E-Mail: info@seaofgreen.it

Via Goethe, 99/101, 39012 Merano BZ, Italia

Tel: +39 0473 69 25 09

City Jungle

Via Longarone, 34 33100 Udine Tel.: 347.2582098 cityjungle@email.it www.cityjungle.it

Orari:

Da Martedi' a Venerdi' 10.00/13.00 - 15.30/19.30

Sabato 10.00/17.00 continuato

Growerline, Pomezia

Sede: Viale Alessandro Manzoni 33-35

Pomezia (RM) 00071 Tel. 0691801148 Cel. 3403824505

Orario: Dal Lunedì al Sabato

Dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:30

Grow shop online www.growerline.com sta @growerline.com Semi di canapa da collezione su www.seedsline.com sta @seedsline.com

Hempoint CBD

Via T. Landol n.449 Frosinone 03100 (FR)

Lu-Ve 9.00-13.00 e 16.00-20.00

Sabato 10.00-13.00 e 16.00-20.00

Domenica Chiuso

Tel: +39 338 700 2714 hempointcbd@gmail.com Self-Service H24 www.hempoint.shop

WATER HASH 6-STARS Come fare un'estrazione da campioni

La qualità degli estratti di cannabis fresh frozen water hash è classificata secondo un sistema di valutazione che va da una a sei stelle, dove sei stelle rappresentano la qualità più alta. Gli estratti 6-stars sono una tipologia di water hash composti quasi interamente dalle teste dei tricomi ghiandolari e quando vengono consumati con il Dab evaporano completamente senza lasciare residui, ovvero sono full melt. Il fresh frozen water hash a sei stelle rappresenta la massima espressione delle qualità organolettiche e della potenza di un determinato strain di marijuana.

INTRODUZIONE AI LAVORI

Per fare un water hash 6-stars è essenziale che lo strain di cannabis impiegato sia adeguato per le estrazioni di resina. È molto importante che la marijuana sia di ottima qualità, le migliori estrazioni vengono fuori dalle piante coltivate con metodi di agricoltura biologica, come il living soil. Il luogo in cui viene eseguita l'estrazione deve avere una temperatura massima di 16°C e un tasso di umidità che non superi il 55%.

I migliori fresh frozen water hash sono fatti a mano, senza l'ausilio di lavatrici. L'estrazione eseguita a mano richiede l'impiego di un remo, questo metodo consente di compiere dei movimenti più delicati che evitano di scuotere eccessivamente le infiorescenze di marijuana preservando la resina.

AMBIENTE DI LAVORO

Per ottenere i parametri climatici ideali potrebbe essere necessaria l'installazione di un deumidificatore e di un'aria condizionata dotata di un CoolBot, un dispositivo che trasforma un comune condizionatore d'aria in una macchina simile a quelle utilizzate nelle celle frigorifere, in grado di abbassare la temperatura ambientale fino a pochi °C. Le camere frigorifere rappresentano un'ottima soluzione per ottenere un clima perfetto. È molto importante che il luogo di lavoro sia pulitissimo per non contaminare l'estrazione.

STRUMENTI

Per realizzare il fresh frozen water hash sono necessari i seguenti strumenti e materiali:

• 2 secchi di plastica rotondi da 100 litri

• 2 secchi di plastica da 20 litri

• kit Bubble Hash Bags da 120 litri

• freeze dryer

• termometro laser

• polverizzatore a pressione elettrico

• cucchiaio

• bicchiere di vetro cubetti di ghiaccio per cocktail

• acqua osmotizzata remo da canoa

• carta forno antiaderente

Le bubble hash bags sono dei setacci a forma di sacchetto specifiche per estrazioni di water hash, le migliori sono quelle all-mesh che permettono una rapida evacuazione dell'acqua. Il set completo generalmente è di nove sacche e vanno da 25 micron a 220 micron. L'impiego di acqua osmotizzata per eseguire l'estrazione garantisce una purezza maggiore del prodotto finale. Il remo è preferibile che sia con il manico di alluminio e la pala di plastica gommata per evitare contaminazioni. Il ghiaccio migliore è quello di forma cilindrica, reperibile presso qualsiasi supermercato.

PARAMETRI DI LAVAGGIO

In gergo gli hashmakers utilizzano il termine lavare e le sue derivazioni per indicare l'insieme delle operazioni necessarie per l'estrazione del water hash.

Innanzitutto bisogna stabilire la quantità di marijuana fresca e congelata da processare, un secchio da 100 litri può contenere fino a 3 chilogrammi di materiale fresco ma è preferibile non superare i 2,5 chilogrammi per non riempire troppo il secchio e avere più spazio per manovrare il remo. Per lavorare con lotti di marijuana inferiori ad un chilogrammo è preferibile utilizzare dei secchi più piccoli.

La durata di ogni ciclo di lavaggio incide notevolmente sulla qualità del water hash, gli estratti 6-stars generalmente non vengono mescolati in acqua per più di 15 minuti. Il numero di lavaggi dipende da molteplici fattori, se il ciclo dura pochi minuti sicuramente saranno necessari più lavaggi per estrarre completamen-

te la resina dalle infiorescenze di marijuana. La maggior parte degli strains hanno bisogno di circa 4 -5 cicli da 15 minuti l'uno per raccoglierne tutta la resina.

PREPARAZIONE

Nel procedimento che segue sono stati impiegati 2 chilogrammi di infiorescenze di marijuana fresche e congelate mentre la quantità di ghiaccio utilizzata durante l'intero processo è stata di circa 14 chilogrammi. Per svolgere tutte le operazioni previste nei tempi e nella maniera corretta sono necessarie due persone. Il primo passo è quello di mettere in funzione il freeze dryer e preparare i vassoi ricoprendo la

superficie con la carta forno. Bagnare leggermente le bubble bag per renderle più morbide e maneggevoli. Posizionare la sacca da 220 micron all'interno di uno dei due secchi da 100 litri in maniera tale che aderisca alle pareti, il bordo della sacca che fuoriesce deve essere ripiegato all'esterno della bocca del secchio. All'interno del secondo secchio andranno sistemate le altre sacche nel seguente ordine: 45-90-140-160-190 micron. La sacca da 45 micron è quella che deve essere inserita per prima nel secchio e successivamente tutte le altre nell'ordine stabilito.

Riempire con acqua osmotizzata il secchio con la sacca da 220 micron per circa 1/3 del suo volume e aggiungere 6 chilogrammi di ghiaccio all'interno per raffreddare l'acqua. Per abbassare la temperatura dell'acqua a circa 1-2°C sono necessari almeno 20 minuti. Con il termometro laser controllare la temperatura, quando l'acqua è abbastanza fredda aggiungere la marijuana da lavare al suo interno e ricoprirla con circa 2 chilogrammi di ghiaccio.

Chiudere la sacca da 220 micron contenente il ghiaccio e la marijuana con un nodo al collo della sacca e immergerla completamente nell'acqua. È necessario un peso per tenere la sacca immersa altrimenti galleggia. Questa fase di pre-ammollo dura circa 20 minuti ed è necessaria per preparare i tricomi ghiandolari a staccarsi di netto dai fiori di marijuana senza che rilascino clorofilla.

Nel frattempo preparare il polverizzatore a pressione con acqua osmotizzata e ghiaccio per tenerlo pronto all'occorrente. Quando il pre-ammollo è terminato aprire la sacca da 220 micron, riposizionare i suoi bordi intorno al secchio e partire con il lavaggio.

CICLO N° 1

Innanzitutto programmare un timer con il telefono per il tempo desiderato, in questo caso 10

minuti. Con l'ausilio del remo iniziare a mescolare la marijuana all'interno dell'acqua, con molta delicatezza compiere dei movimenti alternati in avanti e indietro, con il remo ben immerso e senza schiacciare le infiorescenze contro le pareti. Attenzione a non muovere il remo con molta forza per evitare che la materia vegetale si sgretoli e rilasci dei contaminanti.

Quando il timer squilla è il momento di fermarsi e lasciar riposare per 2 minuti la pozione magica in modo che i tricomi ghiandolari si raccolgano sul fondo del secchio. Quindi tirare fuori la sacca da 220 micron e lasciare defluire nel secchio l'acqua contenuta all'interno. La sacca può essere poggiata in un secchio più piccolo in attesa di essere riutilizzata per il secondo lavaggio. L'acqua rimasta nel secchio da 100 litri deve essere versata attraverso le sacche sistemate all'interno del secondo secchio. Tirare fuori tutte le sacche insieme, l'acqua filtrata attraverso le sacche rimarrà all'interno del secchio e verrà utilizzata per il secondo ciclo di lavaggio. Riposizionare la sacca da 220 micron contenente ghiaccio e marijuana all'interno del secchio pieno d'acqua e iniziare di nuovo a mescolare con il remo per altri 10 minuti.

FASE DI RACCOLTA CICLO N°1

Mentre viene eseguito il secondo lavaggio bisogna raccogliere la resina contenuta in ogni sacca ottenuta dal primo ciclo. Tirare fuori dal secchio una sacca alla volta, sciacquare con il polverizzatore la sua superficie mantenendola sollevata dalle altre rimaste nel secchio in modo che l'acqua defluisca all'interno. Una volta terminata quest'operazione iniziare a raccogliere la resina contenuta sul fondo di ogni sacca partendo da quella da 45 micron.

Riposizionare la sacca nel secchio e girare i bordi tirandoli verso il basso in modo che la sacca si mantenga tesa; con il polverizzatore spruzzare acqua gelida sulla superficie interna della sacca per raccogliere tutta la resina sul fondo e continuare a spruzzare senza esitazione per eliminare eventuali parti contaminanti, un dettaglio molto importante.

Con il cucchiaio prelevare la resina raccolta sul fondo insieme ad una piccola quantità di acqua, trasferirla sui vassoi del freeze dryer e distribuirla omogeneamente su tutta la superficie in modo tale da creare una lastra sottile che non superi i 5 millimetri di spessore, altrimenti potrebbe non essiccare correttamente. Riporre immediatamente il vassoio all'interno del freeze dryer per iniziare la fase di preraffreddamento. Ripetere il procedimento con tutte le sacche fino ad arrivare a quella da 190 micron.

Il secondo e il terzo lavaggio vanno realizzati seguendo esattamente le istruzioni del primo ciclo. Tra un ciclo e l'altro raccogliere la resina contenuta in ogni sacca e riporla nel freeze dryer come descritto per il lavaggio n°1.

FULL SPECTRUM

Gli ultimi due lavaggi sono destinati alla produzione di una qualità inferiore, detta full spectrum. La sacca da 90 micron viene eliminata e si procede allo stesso modo degli altri lavaggi già eseguiti. Aumentare la forza con cui si mescola il materiale e la durata del ciclo fino ad un massimo di 20 minuti potrebbe favorire la separazione dei tricomi ghiandolari più piccoli.

25 MICRON

Molti hashmakers terminano il loro lavoro con la raccolta del full spectrum ma come ultimo step è possibile recuperare ancora più resina rimasta nell'acqua utilizzata nei precedenti lavaggi. Sistemare la sacca da 25 micron all'interno del secchio da 100 litri rimasto libero e versare l'acqua contenuta nell'altro secchio. Filtrare l'acqua attraverso la sacca da 25 micron e procedere con la raccolta.

FREEZE DRYER

Essiccare il water hash con il freeze dryer assicura che i tricomi ghiandolari si mantengono intatti e separati, inoltre anche l'aspetto e le qualità organolettiche vengono preservate notevolmente rispetto ai metodi di essiccazione all'aria. Per ulteriori informazioni sul liofilizzatore potete consultare l'articolo Il Freeze dryer pubblicato su questa rivista.

CONSERVAZIONE

Quando il liofilizzatore termina il ciclo programmato è il momento di tirar fuori il water hash. Sistemare un foglio di carta forno sul tavolo per avere una superficie pulita, prelevare dall'interno del freeze dryer il water hash, uno alla volta seguendo l'ordine prestabilito, le lastre vanno rotte in piccoli pezzi e setacciate sulla carta forno con un colino a maglie strette per convertirle in polvere.

La polvere depositata sulla carta forno va riposta in dei vasetti di vetro e conservata in congelatore fino al suo utilizzo.

Senza ombra di dubbio la qualità migliore è quella contenuta nella sacca da 90 micron ottenuta dal primo e dal secondo lavaggio, qui si potrebbe nascondere un vero water hash 6-stars.

Mentre la qualità denominata full spectrum risulta più adatta per la produzione di ottimo rosin.

Nel prossimo numero analizzeremo alcuni aspetti fondamentali che riguardano il post raccolta e le tecniche per curare il water hash.

Macrofotografia di water hash 6-stars, Dulce de uva x Zkittlez.
Sacche piene di water hash in attesa di essere raccolto.
CICLO N°2 E N°3

Cannabis

I VIP E IL LORO CANNABUSINESS

Da tempo le star dell’hip hop non sono più le uniche ad associare il loro nome a un marchio di cannabis. Anche attori, pugili e chitarristi stanno cercando di accaparrarsi un pezzo dell’industria della cannabis legale. Per ora solo negli Stati Uniti.

La legislazione canadese sulla cannabis vieta la promozione della cannabis. Nei Paesi Bassi è sempre stata vietata qualsiasi pubblicità di coffee shop o cannabis. La pubblicità è vietata anche nei tre Paesi europei che hanno liberalizzato la cannabis: Malta, Lussemburgo e Germania.

Tuttavia, gli oltre 20 Stati americani in cui la cannabis è legale per uso ricreativo hanno regole di gran lunga meno severe sulla pubblicità. Nell’ultimo decennio, in America sono comparse decine di marchi di cannabis legati a VIP o lanciati da loro stessi. Soft Secrets ve ne dà un assaggio.

KHALIFA KUSH

ENTERPRISES

Fondata in California nel 2015 dal rapper Whiz Khalifa, disponibile in nove Stati e al primo posto nella classifica dei 15 marchi di cannabis più famosi del 2024 secondo il sito Celebstoner. com. Si stima che le vendite di Khalifa Kush si assestino fra i 40 e i 50 milioni di dollari l’anno. Il 7 marzo l’azienda lancerà la sua nuova varietà,

TYSON 2.0

Se si tratta di farsi pubblicità gratis, l’ex campione dei pesi massimi di pugilato Mike Tyson sbaraglia la concorrenza. Gli edibili Tyson 2.0 a forma di orecchio morsicato sono diventati un successo globale. Tyson è imprenditore della cannabis dal 2021.

WILLIE’S RESERVE

L’icona del country e attivista della cannabis Willie Nelson (91), come Whiz Kalifa e Snoop Dogg, è stato un vero precursore; nel 2015 ha lanciato Willie’s Reserve in Colorado, uno dei primi due Stati in cui la cannabis a scopo ricreativo è diventata legale quello stesso anno. La sostenibilità è fondamentale nella produzione della cannabis, delle cartucce da svapo e delle canne pre-rollate di Willie’s Reserve. Disponibile in 12 Stati.

Point Breeze, che prende il nome dal quartiere di Pittsburgh dove è cresciuto Whiz e dove Khalifa Kush ha ancora la sua sede.

MIRAYO BY SANTANA

Il leggendario chitarrista Carlos Santana ha lanciato il suo marchio di cannabis nel 2020. Santana ha collaborato con Left Coast Ventures, società che aveva lanciato in precedenza Marley Natural e altri marchi di cannabis con musicisti di fama mondiale. Le prime tre varietà di Mirayo si chiamano Radiance, Symmetry e Centered.

CANNABIS CO. DI CHEECH & CHONG

BELUSHI’S FARM

Jim Belushi, fratello minore del comico John Belushi, ha avviato nel 2015 una modesta coltivazione di cannabis nella sua tenuta nel sud dell’Oregon. La Belushi’s Farm è stata oggetto della serie Growing Belushi, trasmessa da Discovery Channel. La serie ha debuttato nel 2020 ed è stata vista anche in Europa. Il fatto che The Blues Brothers sia uno dei marchi non deve sorprendere. Più originale è invece il nome del marchio Good Ugly Weed..

CAVIAR GOLD

Jay e Silent Bob: chi non li conosce? Questi antieroi strafatti sono apparsi per la prima volta nel classico film a basso costo Clerks del 1994. Naturalmente, questo duo immaginario ha il proprio marchio di cannabis: Snoogans, una delle parole chiave di Jay. Caviar Gold è anche produttore e distributore esclusivo di Fryday Kush, il marchio di cannabis del rapper Ice Cube. Disponibile in sette Stati americani e in Canada.

DEATH ROW CANNABIS

Sono un po’ meno vecchi di Willie Nelson, ma anche gli attori Cheech Marin (78 anni) e Tommy Chong (86 anni) godono dello status di icone nella cultura globale della cannabis. Fondata nel 2020, Cheech & Chong’s Cannabis Co. comprende diversi marchi, fra cui Cheech’s Stash e Tommy Chong’s Cannabis. L’azienda gestisce sei punti vendita di cannabis in tre Stati diversi con il nome di Cheech & Chong’s Dispensoria.

Snoop Dogg vanta diverse collaborazioni e marchi di cannabis, a partire da Leafs by Snoop con Canopy Growth nel 2015. Death Row Cannabis, che prende il nome dall’etichetta discografica in cui ha iniziato la sua carriera il rapper, è il più recente. Nel 2024 Snoop ha aperto un punto vendita di cannabis a Los Angeles chiamato SWED, o Smoke Weed

Every Day, e un coffee shop con lo stesso nome ad Amsterdam.

Cannabis History

Testo e immagini: Derrick Bergman / Gonzo Media

L’UOMO CHE HA TRADITO

IL ‘RE DELLA CANNABIS’ NEVIL SCHOENMAKERS

Sei anni fa circa è mancato Nevil Schoenmakers, l’uomo che ha rivestito una funzione chiave nella rivoluzione olandese della cannabis ed è stato incoronato Re della Cannabis da High Times. Probabilmente Nevil non ha mai saputo chi lo avesse tradito con la DEA statunitense. Questo Anthony Ray Cogo è ancora attivo nel mondo della cannabis.

Molti amanti della cannabis saranno a conoscenza della Nevil’s Haze. L’uomo da cui prende il nome la varietà, Nevil Schoenmakers (19572019), è già una leggenda per la vita che ha condotto. Nato in Australia da genitori olandesi, alla fine degli anni Settanta è fuggito in Thailandia, con una pesante dipendenza da eroina, e poi nei Paesi Bassi. È vissuto per un po’ con uno zio a Tilburg, dove all’epoca l’eroina era molto facile da trovare. Nel 1980 Nevil è riuscito a smettere di fumare e si è imbattuto in un libro sulla coltivazione della cannabis scritto da Ed Rosenthal e Mel Frank.

In Australia Nevil coltivava occasionalmente erba outdoor e la cosa funzionava bene. A Tilburg inizia a coltivare indoor. All’inizio produce olio di hashish dalle sue piante, ma dopo un incendio smette di farlo. Si concentra unicamente sulla produzione di semi, dopo aver scoperto che era legale nei Paesi Bassi. Per farlo arriva persino a chiedere un prestito a un progetto che aiutava gli ex tossicodipendenti, come racconta nell’articolo di High Times del 1987 che lo ha reso famoso: “Ho detto che volevo coltivare erba in casa. Non erano entusiasti all’idea, ma mi hanno dato comunque i fondi. C’era un terreno libero dietro il mio appartamento e l’ho coltivato completamente a erba. Avevo semi nigeriani, colombiani e messicani. I messicani erano i migliori, ho ancora quella varietà”.

Il primo catalogo della sua azienda, The Seed Bank of Holland, fa la sua comparsa nel 1984. Sempre che si possano chiamare catalogo dei fogli A4 in bianco e nero. In quel periodo, la strada di Nevil va a intersecarsi con quella di David Watson, detto Sam the Skunkman. Questo pioniere americano della cannabis era fuggito in Olanda dalla California, portando con sé decine di migliaia di semi della Sacred Seed Bank da lui fondata, tra cui la Skunk #1, una sua creazione.

Nessun’altra varietà ha influenzato la cannabis moderna quanto la Skunk #1. Ma Sam porta ancora di più: la Haze originale degli Haze Brothers di Santa Cruz, la Afghan #1 e la Durban Poison avute da Mel Frank e la sua Hindu Kush. Nevil venderà queste favolose genetiche attraverso The Seed Bank of Holland, con una commissione per Sam the Skunkman. E avrà l’audacia di mettere un annuncio permanente su High Times, con l’indirizzo di una casella postale olandese.

Fino all’avvento di Internet, questo mensile statunitense è una delle principali fonti di informazione per i coltivatori di cannabis negli Stati Uniti e non solo. Il piccolo annuncio di Seed Bank si rivela una mossa azzeccatissima. I lettori inviano buste di denaro e ordini a frotte. Nevil si trasforma in pochi anni da drogato senzatetto a proprietario di una villa in pietra del XIX secolo a Lent, vicino a Nijme-

Neville ai tempi della 'Seed Bank of Holland.

gen: Il Castello della Cannabis. Il caporedattore di High Times Steve Hager si reca a Lent nel 1986 e scrive uno splendido ritratto di Nevil, ‘Inside Cannabis Castle: The Incredible Story of the Man Who Would be King of Cannabis’. Descrive il flusso quotidiano di lettere come “dollari avvolti in carta carbone per evitare di essere scoperti”. ‘I soldi sono per i semi di cannabis. Non semi di cannabis ordinari, bensì per i semi più potenti disponibili sul mercato, semi che crescono diventando cime enormi con abbondante resina che cola, semi che costano tra i 2 e i 5 dollari l’uno’.

Nevil offre altri classici americani come Northern Lights, Big Bud e Hash Plant. Viaggia in Ungheria e in Afghanistan, per citare alcuni esempi, per procurarsi i semi, e realizza i propri incroci, fra cui il favoloso Northern Lights 5 x Haze. In un articolo pubblicato poco dopo la morte di Nevil, l’attivista, selezionatore e autore americano Todd McCormick scrive:

‘Nevil è per me un grande artista: Pablo Picasso non ha inventato il rosso, il blu e il verde, ma è come ha unito questi colori che tutti apprezziamo. L’arte della coltivazione delle piante è simile a questo. Nevil ha preso le varietà primarie Northern Lights e Haze e le ha incrociate. Nevil ha numerato ogni pianta maschio e femmina e ha testato gli incroci per determinare quale delle due piante producesse i migliori ibridi. Nessuno ha mai sentito parlare di Northern Lights 1, 2, 3 o 4 x Haze A, B o C, è lui che le ha incrociate tutte e ha stabilito che la Northern Lights numero 5 x Haze A funzionava meglio. Purtroppo, la maggior parte di coloro che hanno iniziato a produrre semi dopo di lui non è come Nevil (...) Lui ha davvero dedicato

tempo alla riproduzione e non alla semplice produzione di semi’. Nel 1990, Nevil viene incriminato nello Stato della Louisiana per aver venduto semi di cannabis a cittadini statunitensi. Le accuse si basano sulla testimonianza di un informatore, che coltiva cannabis. È entrato in contatto con Nevil nel 1986 dopo aver ordinato dei semi da lui. Il suo nome è Anthony Ray Cogo, è nato il 20 ottobre 1957 a Detroit, Michigan. Ha quindi quasi la stessa età di Nevil. Cogo effettua diverse chiamate al numero di telefono riportato sul catalogo di The Seed Bank.

Nella sua testimonianza alla DEA, del 26 gennaio 1994, Cogo afferma: “Attraverso varie telefonate e lettere, siamo diventati poco a poco amici”. Nevil ha invitato Cogo nei Paesi Bassi, è andato a prenderlo all’aeroporto di Schiphol e lo ha accompagnato al Cannabis Castle di Lent. “Mentre ero a casa di Schoenmakers, mi ha fatto vedere la coltivazione della cannabis che aveva in casa”, spiega Cogo a proposito di quella prima visita al Cannabis Castle.

Sono seguiti altri viaggi; anche la moglie di Cogo è stata con lui a Lent. Nevil ha rivelato il sistema che utilizzava per far arrivare in modo sicuro i semi ai clienti statunitensi. Dai Paesi Bassi, inviava pacchi postali contenenti vari prodotti alimentari ai distributori negli Stati Uniti. Le lattine di zuppa erano piene di semi, avvolte nel piombo e invisibili alla dogana. I distributori riconfezionavano i semi e li inviavano ai clienti; gli ordini venivano ricevuti in codice per lettera o fax.

Dal 1988, Cogo diventa un distributore segreto di The Seed Bank, con sede nel Michigan. E inizia a

È difficile dire cosa gli passi per la testa, ma Ray Cogo decide di andare alla DEA. Spiega come funziona The Seed Bank e fornisce agli agenti migliaia di indirizzi di clienti, anche se ha promesso a Nevil che li avrebbe distrutti dopo ogni spedizione. ‘È praticamente impossibile determinare’, scrive Todd McCormick, ‘quante persone abbia perquisito la DEA fra gli oltre 11.000 indirizzi forniti da Cogo alla DEA’.

L’elenco è un sogno per la DEA, che nell’ottobre 1989 lancia ‘Operation Green Merchant’, arrestando oltre 1.200 persone e mettendo fuori gioco quasi un migliaio di vivai. Nevil viene arrestato il 24 luglio 1990 in Australia, dove si trova in visita alla famiglia. In attesa dell’estradizione negli Stati Uniti, viene detenuto per 11 mesi. Durante la sua detenzione, vende The Seed Bank e Cannabis Castle a Ben Dronkers di Sensi Seeds.

Il ‘Re della Cannabis’ rimane nascosto per il resto della sua vita e muore di cancro nel 2019, all’età di 62 anni. Nello stesso anno, Todd McCormick corregge un uomo che sostiene su Instagram che Nevil è stato tradito da Sam the Skunkman.

Todd, che ha vissuto nei Paesi Bassi a metà degli anni Novanta, conosce bene entrambi gli uomini e afferma che Sam non è stato di certo il traditore. Chi sia stato, Todd non lo sa. Tramite Pacer.gov, l’uomo richiede la sentenza di Nevil e le dichiarazioni dei testimoni che la corredano. E in queste si legge nero su bianco: il traditore è Anthony Ray Cogo.

vendere concime per piante basato sulla ricetta di The Seed Bank, nell’ambito di un accordo stretto con Nevil. Va tutto bene finché Cogo non viene arrestato nel marzo 1989 per la coltivazione di cannabis. Viene condannato a sei mesi di detenzione. Su richiesta della signora Cogo, Nevil presta alla coppia 30.000 dollari per le spese legali. A quel punto, la DEA non sa nulla della relazione di Cogo con Nevil e The Seed Bank. Le cose cambiano quando Cogo viene a sapere, durante il periodo di libertà vigilata, che il suo distributore ha rubato la ricetta del concime e vuole andare avanti senza di lui.

L’uomo invia i documenti via e-mail a McCormick, che poi li inoltra a me. Il tutto è costato 29,60 dollari, mi scrive. ‘Per meno di 30 dollari, la soluzione dell’intero mistero di Nevil e dell’Operation Green Merchant è arrivata nella mia cassetta della posta. La cosa più assurda è che questo tizio, Anthony Ray Cogo, vende ancora il suo concime e si vanta ancora di come ha ottenuto la ricetta nei Paesi Bassi, tra il 1986 e il 1989’.

E questo vale ancora oggi, nel 2025. Su www. cogosoriginalcannabisformula.com leggiamo: ‘Ray Cogo ha viaggiato nei Paesi Bassi nel 19861989, dove ha raccolto formulazioni di erbe e fiori da coltivatori professionisti ed è poi tornato negli Stati Uniti’. Ci si chiede come facciano certe persone a convivere con la propria coscienza.

(per gentile concessione di Todd McCormick)

Neville in Afghanistan, da qualche parte negli anni '80.
Neville più avanti nella vita.

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Sito internet: www.softsecrets.com

Editore: Cliff Cremer

Collaboratori: Jorge Cervantes, Fabrizo Dentini, Sudestfam, Stoney Tark, Mr. Jose, G.B.I., Tricoma Team, Jaypp, Ed Rosenthal, Dott. Davide Calzolari, Derrick Bergman/Gonzo Media e tanti altri.

Traduzioni: Valefizz

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Soft Secrets è una rivista bimestrale gratuita pubblicata nei Paesi Bassi (con il nome di Highlife), Germania, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito, Polonia, Repubblica Ceca e Cile. A livello mondiale è in corso un processo di

relativa liberalizzazione dell’uso della cannabis, che sia per scopi medici o ricreativi. Diversi Paesi hanno legalizzato la cannabis per separare le droghe leggere da quelle pesanti, come dimostrato in Olanda. Altri Paesi hanno legalizzato l’uso della cannabis per uso medico, ivi incluso il diritto di coltivare piante di cannabis per uso personale. L’editore si propone di mettere in luce il processo di normalizzazione dell’uso della cannabis. Questo presuppone che l’editore non sia necessariamente d’accordo su tutto ciò che figura negli articoli e nelle pubblicità che appaiono sulla rivista. L’editore si discosta quindi in modo esplicito da dichiarazioni o immagini pubblicate che potrebbero dare adito a pensare che siano stati approvati l’uso e/o la produzione di cannabis. Nulla della presente pubblicazione potrà essere copiato o riprodotto in qualsiasi formato senza previa autorizzazione dell’editore e di altri titolari del copyright. L’editore non assume alcuna responsabilità in merito al contenuto e/o al punto di vista degli annunci pubblicitari. L’editore non assume alcuna responsabilità per eventuali documenti presentati indesiderati. L’editore ha cercato di contattare tutti i titolari del copyright di fotografie e/o immagini. Coloro che ritengono ancora di avere diritto ai suddetti diritti sono pregati di contattare l’editore.

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