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Vivere con la Divinità è Vera Educazione (parte conclusiva) Rani Java
Rani Java
Vuoi Moksha?
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DOPO DI CIÒ, SWAMI ANDÒ NELLA Sua stanza e chiamò mio padre e me per un colloquio privato e chiese: “Java, vuoi Moksha?” Mio padre rispose: “Swami, non sono pronto al cento per cento perché non ne sono sicuro.” Quindi, Swami disse: “Va bene.” Ora, francamente, quelle parole non le compresi. Avevo solo 17 anni e Swami domandò: “Pakoda (frittellina), vuoi Moksha?” A quell’età, non sapevo che cosa fosse Moksha. Però, dopo aver frequentato il Corso Estivo, capii di che cosa si trattasse. Allora, dissi: “Swami, qualunque cosa Tu dica che va bene, io ne sono pronta.” Ma Swami replicò: “Avrai molti problemi nella vita; devo ripulire tutta la tua vita passata.” Risposi: “Swami, ci sei Tu; pertanto entrambi condivideremo ciò assieme e andremo avanti nella vita.” Egli mi prese la mano tra le Sue e disse: “Non preoccuparti, Io sono con te. Sarò sempre con te e ti farò attraversare la vita. Dovrai affrontare molti problemi, ma Io sarò sempre con te.” E aggiunse: “Java, vedi, lei ha solo 17 anni e ha accettato Moksha, mentre tu non vuoi.” Mi sentivo molto felice di aver accettato Moksha da Swami. Ha ripulito tutta la mia vita precedente, qualunque cosa io abbia fatto, giusta o sbagliata.
Acquisire un’Istruzione Superiore
Come ho detto, Swami mi ha guidato fin dall’infanzia. Quando andai all’università e frequentai il corso di Economia, Egli disse di essere molto felice. Quindi affermò: “Ora puoi studiare ulteriormente.” Risposi: “Va bene, Swami, ma che cosa farò con così tanta istruzione?” Egli replicò: “No, continua a studiare; non c’è problema.” Ho passato anni ad acquisire un’istruzione. Swami mi chiese di fare il corso di Amministrazione. Quindi, dopo aver fatto i Master in Economia, feci il corso d’Amministrazione. Successivamente, entrai a far parte dell’Arthur D. Little Institute of Management, a Boston, che era affiliato all’Università di Harvard, ma dopo soli tre mesi ebbi difficoltà a vivere senza Swami, quindi tornai in India.
Allora Egli disse: “Torna a Mumbai e fai Informatica all’Università di Mumbai.” Io risposi: “Swami, Informatica! Sono figlia di un industriale del gelato, e sono entrata nel settore industriale. Che cosa devo fare con i computer?” Egli replicò: “No, no. Devi fare Informatica.” Quindi, andai e la feci. Nel lontano 1984, fui una delle prime donne in India a occuparsi d’Informatica. Sono stata molto fortunata perché, essendo la prima donna, mi fu riservato molto rispetto e apprezzamento. L’ho fatto solo perché Swami mi aveva chiesto di farlo. A quel tempo non mi rendevo conto di quanto mi sarebbe stato utile un computer perché oggi la mia vita è solo con i miei dispositivi in mano; sono aperta al mondo solo attraverso di loro. L’ho fatto e poi sono entrata a far parte dell’ufficio di mio padre. Ho automatizzato entrambi i suoi uffici e sono stata molto contenta di gestire l’attività.
Sul Sentiero del Servizio – dal 1981 al 1991
Poi cominciai a fare servizio; ero
* Continua dalla precedente pubblicazione. Questa è la seconda e conclusiva parte dell’articolo.
un’ottima Seva Dal. Ho prestato servizio a Mumbai per un lungo periodo andando negli ospedali, visitando le persone anziane, insegnando ai non vedenti e andando nei quartieri poveri a insegnare come mantenersi in salute e l’igiene. Ero molto appassionata di tutte queste cose e appresi il primo soccorso, l’assistenza infermieristica a domicilio e la protezione civile, nonché il servizio nei villaggi o Grama Seva. L’attività più memorabile fu l’Orientamento Professionale, offrendo consulenza agli studenti del IX e X livello e ai laureati.
Poi, nel 1991, Swami disse: “Pakoda, smetti di prestare servizio. Hai fatto tantissimo servizio per Me. Preferirei che ora tu prestassi servizio ai tuoi genitori; prenditi cura di loro.” Risposi: “Va bene.” Quindi, per la prima volta trascorsi del tempo con i miei genitori perché in precedenza non lo avevo mai fatto. Ero stata più con Swami che con i miei genitori. Nel 1991, i medici di Mumbai pronosticarono che mio padre sarebbe morto presto. Quindi, andai immediatamente a Bengaluru e dissi a mio fratello che avrei portato papà a Puttaparthi. Lo portai da Swami e Gli dissi: “I medici hanno dichiarato di lui che non sarebbe vissuto nemmeno un mese.” Swami rispose: “Bene. Non preoccuparti.” Vedete come opera la grazia di Bhagavan! Mio padre visse ancora tredici anni. Non un anno o un mese, ma tredici anni e, infatti, morì nel novembre del 2003. Quindi, con le benedizioni di Swami potei prendermi molta cura di mio padre. Egli era molto felice di vedere che avevo progredito così tanto. Era solito dire: “Rani, mi ci sono voluti anni per raggiungere il livello centrale e sono orgoglioso di te che lo stai raggiungendo così velocemente.” Risposi: “È tutto un Mahima (miracolo) di Swami.”
All’improvviso, nel 1994, Swami dichiarò: “Chiudi la gelateria di Mumbai e vieni a Bengaluru.” Cessammo quindi l’attività di Mumbai e arrivammo a Bengaluru. Chiesi allora a Swami: “Che cosa faccio?” Swami rispose: “Fai una cosa che non facevi nella fabbrica di gelati. Inizia la trascrizione medica.” (Si tratta di un lavoro che consiste nel mettere nero su bianco le parole dei medici, generalmente al computer, utilizzando dei fogli elettronici forniti in appositi programmi – ndt). Era la Giornata della Donna. Non dimenticherò mai quel giorno della mia vita, il 19 novembre 1998. Swami venne da me e disse: “Inizia la trascrizione medica.” Gli risposi: “Swami, trascrizione medica! Neanche per idea; non fa per me. Non faccio nemmeno un’iniezione. Come puoi aspettarTi che esegua la trascrizione medica?” Egli disse: “Non devi fare l’iniezione; devi solo fare la trascrizione.” Gli risposi: “Swami, ma non mi piace.” Egli ribatté: “Devi fare quello.” “Non ho denaro”, dissi. “Non preoccuparti. Ci sono Io, e me ne occuperò. Hai troppi dubbi di fronte a tutto il pubblico nel Kulwant Hall.” Poi disse ad alta voce: “Fai Namaskar, poi va’ a Bengaluru.” Risposi: “Va bene” e, dopo la Giornata della Donna, andai a Bengaluru. Guardate il Mahima di Swami. Il nostro contabile disse a mio padre che la Karnataka State Corporation offriva prestiti alle donne. Feci domanda per il prestito e mi fu immediatamente concesso. Il pomeriggio del 22 novembre arrivai a Parthi con in mano i documenti del prestito. Swami disse: “Vedi, ti avevo detto che avresti avuto il prestito.” Così lo ottenni e avviai la società.
La compagnia crebbe molto velocemente nell’arco di tre anni. Avevo degli obiettivi. Volevo fare molto per la società; quindi, volevo guadagnare molto. Subito dopo la morte di mio padre, venni a sapere che mia madre aveva perso la vista. Così, chiusi la società e subii enormi perdite finanziarie. Ma sono contenta che mio padre mi abbia vista felice; mi aveva visto in buone condizioni. È difficile per un uomo sopportare il trauma di qualcuno che perde ogni ricchezza. Non ne perdetti una piccola quantità: persi circa
trenta milioni di rupie. Per una ragazza, da sola, era troppo, ma non mi sentivo male perché c’era Swami e io avvertivo che questo denaro non era niente. C’è Swami – pensavo - e si prenderà cura di me.
Viaggi con Swami
Nel 2000, Swami pianificò il mio itinerario per andare all’estero. Fu un viaggio di novanta giorni in Svizzera, Regno Unito, Europa, Stati Uniti e Canada. Era il mio primo viaggio ed ero da sola. Egli mi fece venire nell’Auditorium Poornachandra. Dal piano di sopra, mi mandò tre pacchetti di Vibhuti e disse: “Non preoccuparti; Io sono lì con te. Tu vai.” Quando giunsi a Parigi, il mio bagaglio non arrivò. Quindi, non avrei avuto i bagagli per novanta giorni. Che cosa dovevo fare? Niente vestiti, niente. Solo un computer portatile, un cappotto e un trolley a mano. Quindi, ero preoccupata. In realtà, era il piano di Swami. Con quel borsone così pesante non sarei stata in grado di camminare fino alla stazione di Parigi. Dovevo cambiare due treni per raggiungere la stazione principale. Quindi, Swami fece sì che il bagaglio restasse sul nastro trasportatore. Andai a riferire che la mia borsa era andata smarrita. Mi chiesero l’indirizzo. Detti loro quello di chi mi avrebbe ospitato, Sri Premji. Era il primo indiano in Svizzera. Lo conoscevano bene e consegnarono la borsa il giorno dopo.
Quando raggiunsi la stazione principale, il mio treno scomparve davanti ai miei occhi. Era appena partito e la sua porta era chiusa. Non sapevo che cosa fare. Cominciai a dire: “Sai Ram, Sai Ram, Sai Ram”, perché ero sorpresa di essere riuscita a raggiungere la stazione, ma il mio treno era partito. All’improvviso, un giovanotto scuro, con i capelli ricci, un cappotto giallo oro e con un cappello dello stesso colore mi venne incontro e disse: “Ha un’aria smarrita.” Io risposi: “Sì, sono disorientata. Il mio treno mi passato sotto il naso. Devo andare in Svizzera.” Egli rispose: “Non si preoccupi.” Andò a prendere un carrello e vi mise la borsa, il cappotto e il portatile. Poi chiese: “Ha il numero di telefono del padrone di casa?” Risposi di sì ed egli chiamò chi doveva ospitarmi e lo avvertì che avevo perso il treno, al che quello rispose: “Deve passare la notte a Parigi. Non posso farci niente.” Dissi allora di non poter restare da sola a Parigi, che era impossibile e quindi ero molto preoccupata. Allora il giovane disse: “Venga che cambiamo i dollari che ho.” Li cambiò in franchi e mi fece avere un po’ di franchi francesi.
Poi vide che c’era un treno diretto a Ginevra e disse: “Da lì, sono solo due ore di macchina per raggiungere il luogo dove dovevo andare.” Così, chiamò nuovamente chi doveva ospitarmi, dicendo: “La sto mettendo sul treno; per favore, vada a prenderla.” Nel frattempo, la moglie dell’uomo lo riprese vivacemente con queste parole: “È l’ospite di Swami; è una donna sola e arriva dall’India. Come puoi parlarle in quel modo? Andremo a Ginevra a prenderla.” Così confermarono: “Venga a Ginevra; verremo a prenderla.” Quando il giovane che mi aveva aiutata mi mise sul treno, disse al bigliettaio: “Non ha il biglietto. Ha perso il suo primo treno e, se andassi a comprarle un biglietto, perderebbe anche questo.” Allora il bigliettaio replicò: “Va bene”, e mi assegnò un posto sul treno. Io gli proposi: “Signore, per favore, prenda questi franchi; ha speso tanti soldi prendendo il carrello per me e tutto il resto.” Egli rispose: “No, no. Li tenga.” Insistetti: “No, il mio Guru mi ha detto che questa è la mia ultima nascita e non posso avere alcun debito con nessuno. Quindi, per favore, prenda questo denaro.” Ma egli rise e se ne andò. Quindi, Swami si rese conto che non L’avevo ancora riconosciuto. Così, tornò e mi disse: “Non hai mangiato nulla dopo Delhi. Ti ho fatto sedere vicino alla dispensa. Va’ lì, prendi l’insalata su cui è scritto ‘interamente
vegetariano’, e anche un panino e una coca cola. Tutto il resto non è vegetariano.” Risposi: “Va bene.” Egli rise e se ne andò. Quando arrivai da chi mi ospitava, mi fu detto: “Rani, a Parigi chi ha avuto due ore di tempo per lei? Non era altri che Swami.” Così, chiamai immediatamente mio padre e lo informai: “Papà, per favore, di’ a Swami che mi dispiace tanto. Questa luce al neon ha sempre un problema di luminosità e mi sono resa conto troppo tardi che era Lui.” Quando mio padre andò a Brindavan e riferì ciò, Swami iniziò a ridere. Disse: “Java, che fare? Ella conosce solo una parola ‘Sai Ram, Sai Ram’. Continuava a dire Sai Ram, Sai Ram. Quindi, non c’era altro modo che andare in suo soccorso.”
Poi ci fu la seconda esperienza quando volevo andare al Monte Kailash. Dissi: “Swami, è mio desiderio andare al Kailash perché sono una fervente devota del Signore Siva.” Swami domandò: “Perché vuoi andare lì?” Io risposi: “Swami, voglio andarci.” Ma Egli era molto riluttante. Nel 1995, mentre eravamo con Swami in volo da Mumbai a Bengaluru, i miei genitori Glielo richiesero. Swami ci pensò un attimo e disse: “Va bene, lasciatela andare, ma ditele di non fare il Parikrama (circumambulazione) del Kailash.” Dissi: “Questo è accettabile. Non farò il Parikrama.” Immediatamente, Egli mi dette il permesso. Il governo cinese aveva respinto il mio visto per due anni a causa del mio problema di sovrappeso. Allora, dissi: “Ora che Swami ha dato il permesso, devo perdere peso. Feci una dieta ayurvedica e persi quindici chili. Il governo cinese dichiarò: “Vediamo questa ragazza gelataia che prepara il gelato dalla neve!” Quindi, mi dettero il visto e partii.
Al ritorno dal Kailash, ci fu una frana. Sfortunatamente, le mie gambe non possono camminare su un terreno dissestato. Per camminare ho bisogno di un terreno liscio. Quindi, chiesi ai miei colleghi di andare avanti e di lasciarmi indietro. Dissi: “In ogni caso, ho detto ai miei genitori Alvida (addio). Se torno, va bene; se invece non torno, ciao.” Sapevano che avrei potuto non tornare. Quindi il gruppo replicò: “No, no, dobbiamo portarti con noi. Non se ne parla neppure di lasciarti qui.” Allora chiesi l’aiuto di uno sherpa ed egli mi aiutò. Un suo collega mi reggeva dall’altro lato. Era un padre di famiglia e io vedevo le pietre rotolare giù per la montagna. Pensai: “Swami, se vado giù trascino quest’uomo con me. Ha moglie, figli e tutto il resto. Quindi, perché devo prendere questo peccato su di me?” Immediatamente, arrivò un altro sherpa con i capelli ricci e mi tenne forte per la mano, dicendo: “Metti i piedi sulle mie orme e cammina con me. Concentrati. Non guardare a destra e a sinistra. Concentrati solo.” Mi concentrai su ogni passo dello sherpa che altri non era che Swami. Misi il piede sulle sue impronte e attraversai il sentiero della frana. Mi mise sull’autobus e una signora arrivò con un tè caldo allo zenzero. Lo bevvi, ma stavo tremando perché per me era stato troppo da sopportare. Così, dopo aver bevuto il tè, andai a pagare la signora, che però disse: “No, ho già avuto il denaro.” Domandai: “Dov’è lo sherpa?” Ella rispose: “È andato via.” Cercai Swami, ma non Lo trovai. Così, quando raggiunsi il Nepal, telefonai a mio padre e gli dissi: “Mi dispiace di aver dovuto ancora importunare Swami che è venuto in mio aiuto, ma ancora una volta la luce del neon era fioca.” Allora mio padre ribatté: “Darò il tuo messaggio a Swami. Non appena mio padre andò a Brindavan, Swami gli disse: “Java, sei venuto per raccontare la storia del Monte Kailash. Questo è il motivo per cui le avevo detto di non andare. In ogni caso, gliel’ho fatto attraversare al sicuro e te l’ho riportata.” Prima che mio padre potesse dire qualcosa, Swami gli raccontò la storia del Kailash. Questa è la seconda volta che venne Swami.
Per me, Egli ha rappresentato tanto nella mia vita. Ora la gente dice: “Perché vieni al Samadhi?” Per me è molto importante. Ovunque, dico a tutti i devoti: “Venite al Samadhi. Il Samadhi ha molto potere. Posso dirvi che è un magnete.” Oggi il pieno potere è concentrato nel Samadhi. Appoggiate la testa sul Samadhi e pregate: sarete esauditi. Pregate con arrendevolezza e fede, fede incondizionata. Swami è qui in attesa di riversare il Suo amore e le Sue benedizioni.
Oggi diffondo il messaggio di Swami, i Suoi insegnamenti e racconto le mie esperienze personali ai devoti e li invito a sperimentare il Suo Divino Amore, a sentire la Sua onnipresenza ed essere in pace. Swami è qui proprio come a Shirdi. Potete sentire Sai anche qui. Il magnetismo del ...continua da pagina 8 o un mendicante. Tu mi dai consiglio ed educazione, sei il mio Padrone e Salvatore. Finché io mi affido a Te, non sono povero né misero. O Signore! Tu sei la forma effettiva della dolcezza. Tu mi procuri ogni cosa. Io sono una marionetta nelle Tue Mani.” Quando Gesù disse: “Io sono il figlio di Dio” era consapevole di tutto questo.
Chi ha dato i bellissimi colori alle penne del pavone?
Chi ha dato il becco rosso al pappagallo verde?
Chi ha piantato l’albero in cima alla montagna e lo ha innaffiato?
Chi fornisce il cibo che sostiene il girino nelle fessure di una roccia?
Dio è la base fondamentale di tutta la creazione.
Le persone rivolte al mondo sono cieche a queste meraviglie. L’ignoranza causata dall’ego le porta alla rovina. Tutti e tutto Samadhi attira l’Atma al Paramatma ed è molto potente. Stare con Swami mi ha fatto amare tutti e Lo vedo in tutto. Anche se qualcuno mi ferisce, posso sentirmi ferita momentaneamente, ma poi rifletto che è Volontà di Swami e dimentico il dolore. Ho imparato a vivere in pace. Non mi preoccupo più perché credo fermamente che Swami vegli su di me e questo periodo passerà. Ogni secondo della mia vita rifletto su Swami e Lo ringrazio. Se non fosse per le Sue benedizioni, dove sarei oggi? Mi sono arresa completamente a Swami e seguo le Sue parole “Aiuta Sempre, non Fare Mai del Male.”
– L’autrice, Consulente Amministrativa di professione, è una devota di Bhagavan
di vecchia data
non sono che Dio. Dio è onnipresente. Se acquisite questo tipo di consapevolezza, avrete beatitudine totale e pace imperitura.
Oggi c’è penuria d’amore e compassione nel mondo. L’uomo è privo d’amore, pace e senso di sacrificio. Soltanto la trasformazione della mente può portare al cambiamento dell’individuo e del mondo. La mente soltanto è il volante; se la controlliamo efficacemente, possiamo raggiungere la meta. Al fine di compiacere Dio, che è l’incarnazione della perfezione, anche noi dobbiamo diventare perfetti.
Bhagavan ha terminato il Discorso con il Bhajan: “Madhura Madhura Murali Ghanashyama... ”