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L’Equanimità è Vera Libertà Discorso di Bhagavan del 8 maggio 1997
L’EQUANIMITÀ È VERA LIBERTÀ
“La lingua può procurarvi la grazia di Lakshmi oltre ad amici e parenti. La stessa lingua vi può incatenare e persino condurvi a morte certa.”
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IN OGNI IMPEGNO DATE LA PRIORITÀ A DIO
Incarnazioni dell’Amore!
TUTTI SI IMPEGNANO STRENUAMENTE per raggiungere una posizione elevata ma, per ottenere ogni tipo di ricchezza e felicità, la purezza nel parlare è assolutamente essenziale.
Noi acquisiamo amici e parenti soltanto grazie alla parola, che è anche la causa fondamentale di tutte le schiavitù dell’uomo. Quindi dovremmo stare attenti a parlare in modo veritiero e dolce senza causare irritazione. La Bhagavad
Gita raccomanda: “Bisogna dire soltanto parole veritiere e piacevoli che esprimano intenzioni buone e benefiche per gli altri.”
Oggi, tutti vogliono una libertà senza limiti. Che cos’è esattamente la libertà?
Il fine della saggezza è la libertà.
Il fine della cultura è la perfezione.
Il fine della conoscenza è l’amore.
Il fine dell’educazione è il carattere. (Verso Sanscrito)
La
La pratica è migliore dello studio
Lo spirito di umanità dell’uomo è in declino perché egli sta perdendo questo valore giorno dopo giorno. Leggere dei libri è meglio che rimanere ignoranti, ma comprendere ciò che si studia è più importante del leggere soltanto; assimilare è molto meglio che comprendere, ma il massimo è mettere in pratica. Eventi innumerevoli accadono continuamente nel mondo, e milioni di libri sono conservati nelle biblioteche. Supponiamo che poniate una domanda alla biblioteca: vi risponde? Nelle biblioteche ci sono milioni di libri: a che servono? Così accade alla testa dell’essere umano che è diventata una biblioteca enorme in cui sono accumulati innumerevoli argomenti. A che serve tutta questa informazione?
Che cos’è la libertà?
La libertà è di tre tipi: Svechchha, Parechchha e Anechchha. Svechchha è la volontà individuale, ma le persone devono accettare il successo e l’insuccesso, la vittoria e la sconfitta con equanimità mentale. Aspirare al successo e detestare il suo contrario non costituisce Svechchha. La libertà vera si trova nel considerare uguali la felicità e l’infelicità. La stessa verità è affermata dalla Gita: “Bisogna rimanere equanimi nella felicità e nella sofferenza, nel guadagno e nella perdita, nella vittoria e nella sconfitta.” Supponete di aver invitato un amico a casa: potete accogliere soltanto la sua faccia e chiedere ai piedi di rimanere fuori? L’umanità consiste nel considerarli uguali. Accogliete il bene e il male, il successo e l’insuccesso, la fama e la cattiva reputazione con equanimità. Questo è il modo giusto di sperimentare Svechchha.
Parechchha è il secondo tipo. Essa consiste nell’intraprendere attività indotte da altri.
La vostra ombra vi segue ovunque andiate. Che relazione c’è tra voi e l’ombra? È essa relativa alla testa, alle mani o alle gambe? No, l’ombra è sotto i vostri piedi. Maya è come l’ombra: è ai vostri piedi. Se vi aggrappate saldamente ai Piedi di Dio, maya svanisce. Quindi rifugiatevi ai Piedi del Signore.
Quando riuscite, ve ne prendete il merito ma, se il risultato è negativo, incolpate la persona che vi ha indotti a fare quella cosa. Questo è chiamato Parechchha. Voi dovete usare la discriminazione piuttosto che sottomettervi agli allettamenti di altri. Una volta che vi siete dedicati a un’azione dopo aver discriminato correttamente, il successo e il fallimento non devono più essere affar vostro.
Il terzo tipo è Anechchha. Ciò che ricevete per concessione o grazia divine è Anechchha; essa non è dovuta al vostro sforzo né è indotta da altri. Dovete essere sempre pronti ad accettare qualunque cosa vi giunga per grazia divina; giungere al risultato che desiderate non è sempre possibile. Le persone si esaltano quando i loro desideri sono soddisfatti e si deprimono per il contrario, ma l’uomo deve educare la mente in modo da mantenere l’equanimità verso i risultati opposti. Nell’umanità c’è soltanto l’unità, nessuna divisione. Ecco un esempio. I Veda affermano: “La luna è nata dalla mente e il sole dagli occhi dell’Essere Supremo.” La mente è legata alla luna, gli occhi al sole e i sensi a Indra. Indra non si trova in un mondo separato; colui che ha il
controllo dei suoi indriya (sensi) è Indra. Voi dovete diventare padroni della mente e dei sensi.
C’è un altro aspetto che è oltre il regno della mente e dei sensi: Rudra.
Che cosa si intende per Rudra?
Rudra è il Principio della Beatitudine che unisce l’Antahkarana (organo interno) con i sensi e la mente. Rudra è la combinazione dei cinque sensi di azione, dei cinque sensi di percezione e della mente. Questo undicesimo principio, la mente, è conosciuto come Ekadasa Rudra. I Veda, le Shastra (Scritture) e i Purana (testi mitologici) diffondono molti ideali della vita, ma il loro principio fondamentale è l’unità o unicità nell’apparente diversità.
“La Verità è una, ma il saggio le si riferisce con nomi vari.”
Questo principio non frammentato, l’Atma, è presente in tutto il corpo, dalla testa ai piedi. Ecco un esempio: supponete di coprire una candela accesa con un vaso che ha dieci fori. Grazie a questi, la fiamma unica appare come dieci fiamme differenti. Ora coprite il vaso con un panno spesso: la fiamma non si vede più. Si può pensare che essa non ci sia, ma questo è un errore. Voi non riconoscete la luce dell’Atma che è sempre presente nel corpo. Il Param Jyoti (Fiamma Divina Suprema) è dimenticato, con il risultato che l’essere umano è aggredito da difficoltà e tribolazioni. Voi non lo vedete nonostante la sua presenza sfolgorante perché avete coperto il vaso con il panno spesso dell’accidia (tamas); se togliete quel panno, vedrete dieci fiamme e, se rompete il vaso del rajo guna (qualità della passione), rimane soltanto una fiamma singola che è onnipresente.
I Pandava osservarono meticolosamente questo principio per tutta la vita. Tennero Krishna al primo posto in tutto ciò in cui si impegnarono. Essi erano le incarnazioni della Verità e della Rettitudine (Satya e Dharma), considerarono Dio per primo, poi il mondo e se stessi in coda. Questa è la ragione per cui ottennero un successo dopo l’altro. I Kaurava davano importanza a se stessi per primi, poi al mondo e per ultimo a Dio: ecco il perché delle loro
sconfitte una dopo l’altra.
L’uomo deve trascendere i guna per manifestare il suo vero Sé. Quando venite in un posto in collina come Kodaikanal, indossate una giacca sotto cui avete una camicia che copre la canottiera. Se volete guardarvi il torace, dovete togliere la giacca, poi la camicia e poi la canottiera. La giacca è paragonabile al tamo guna, la camicia al rajo guna e la canottiera al sattva guna; finché non vi liberate di queste tre caratteristiche, non potete raggiungere il Sé.
Quando qualcuno vi chiede chi siete, voi dite che siete un medico, ma questa è la professione non il nome. Se ve lo chiedono di nuovo, dite che siete un indiano, un giapponese o un russo; anche questi sono indicativi della vostra nazionalità, non dicono chi siete. Voi non siete la nazione. In modo simile, quando dite: “Questa è la mia mente, questo è il mio corpo e questo è il mio fazzoletto”, è chiaro che non siete il corpo né la mente o il fazzoletto. Allora chi siete?
Se analizzerete neti neti (non questo, non questo), vi renderete conto del fatto che il corpo, la mente, i sensi ecc. non sono che prodotti dell’illusione. Voi ne siete separati.
In telugu, si dice na dehamu (il mio corpo). Na significa “no”, dehamu indica il corpo. Questa frase afferma che voi non siete il corpo; questi io, me, mio non sono altro che maya. Quindi la priorità corretta deve essere: prima Dio, poi il mondo e io per ultimo. Questa è l’essenza della cultura di Bharat. I cristiani dicono “Jehova” e i maomettani dicono “Allahu Akbar”, che significa “Dio è grande”. I cristiani parlano di gioia (Joy): che cosa significa questa parola? Gesù (Jesus) prima, gli altri (Others) dopo e voi (You) per ultimi.
I Pandava osservarono meticolosamente questo principio per tutta la vita. Tennero Krishna al primo posto in tutto ciò in cui si impegnarono. Essi erano le incarnazioni della Verità e della Rettitudine (Satya e Dharma), considerarono Dio per primo, poi il mondo e se stessi in coda. Questa è la ragione per cui ottennero un successo dopo l’altro. I Kaurava davano importanza a se stessi per primi, poi al mondo e per ultimo a Dio: ecco il perché delle loro sconfitte una dopo l’altra. È una lotta costante tra Dharma e adharma, tra Satya e asatya.
Qual è il simbolismo della guerra tra Rama e Ravana? Rama rappresenta la Verità, mentre Ravana è il simbolo della non verità o falsità. Rama rappresenta il Dharma e Ravana l’adharma.
Maya scompare quando vi tenete stretti ai Piedi del Signore
La vostra ombra vi segue ovunque andiate. Che relazione c’è tra voi e l’ombra? È essa relativa alla testa, alle mani o alle gambe? No, l’ombra è sotto i vostri piedi. Maya è come l’ombra: è ai vostri piedi. Se vi aggrappate saldamente ai Piedi di Dio, maya svanisce. Quindi rifugiatevi ai Piedi del Signore.
Un giorno Krishna entrò di soppiatto in casa di una gopika, rubò latte e burro, li versò sui Propri piedi e sul pavimento e corse via. Le gopika tornarono e, quando scoprirono ciò che aveva fatto, decisero di cercarLo e prenderLo. Essi notarono le orme di Krishna sul pavimento bagnato e le seguirono. Da dove dovete quindi cominciare per trovare Dio? Dovete cercare i Suoi piedi per primi. Prendete rifugio in Dio, tenete Dio al primo posto in ogni impegno e rendete la vita degna di essere vissuta.
Il corpo è fatto dei cinque elementi. È negativo per natura, ed è temporaneo come una bolla nell’acqua. Voi non sapete fin quando ci sarà e quando non ci sarà più. Il corpo è come una bolla nell’acqua e la mente è una scimmia pazza; a che scopo seguirli? Non seguite il corpo, non seguite la mente: seguite la coscienza. La via della coscienza è quella diritta verso la Verità, ma oggi l’uomo segue il corpo e la mente, e spreca la vita. (Continua nella prossima pubblicazione)