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Comunicare la Divinità Richard Bock
Effulgenza della Gloria Divina
COMUNICARE LA DIVINITÀ
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Richard Bock
LA MODERNA TECNOLOGIA HA reso possibile che la voce e le sembianze di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba si diffondessero sulla faccia della terra attraverso film, foto e cassette a nastro. Per quelli al di fuori dell’India, anzi, per molti anche in India, il primo ricordo del contatto con Bhagavan è stato una foto o un film. Questa è stata anche la mia esperienza. Tuttavia, poiché viviamo nel mondo terreno, a volte ci vuole un po’ per capire che, mentre quello è il nostro primo contatto con Lui, non è il Suo primo contatto con noi, che la tecnologia, indipendentemente da quanto sia avanzata, è puramente marginale alla capacità del Signore di raggiungere i Suoi devoti. All’inizio del 1968, dopo alcuni anni di pratica della meditazione e della filosofia della lettura, iniziai a chiedere seriamente che mi venisse mostrato chi fosse il mio vero Guru. Qualche settimana dopo, Ravi Shankar, il famoso musicista che aveva fatto registrazioni per la mia compagnia, la World Pacific Records, che era ed è un amico molto intimo, mi menzionò il nome Sathya Sai Baba. Poco dopo, Mataji Indra Devi mi fece ascoltare una registrazione su nastro di Baba che cantava i Bhajan e mi mostrò un film che aveva portato dall’India. Rimasi affascinato dal suono della voce di Baba e chiesi se pensava che fosse possibile per me ottenere il permesso di fare una registrazione di Baba in India. Alcune settimane dopo vidi un altro amico, di nome Ivan Markov, insegnante di Hatha Yoga, che mi chiese di leggere un manoscritto che aveva appena ultimato. Era una biografia di Baba, la prima scritta in Occidente, ma mai pubblicata.
A quel tempo, negli Stati Uniti, solo una manciata di persone sapeva di Baba, ed erano sconosciuti libri e foto di Lui. Quindi sembrava straordinario che in così poco tempo, dopo aver fatto la domanda, avessi sentito il Suo nome, ascoltato la Sua voce, visto filmati su di Lui, e letto la storia della Sua vita.
A quel punto ero impaziente di vedere Baba di persona. Avendo ricevuto il permesso di portare la mia attrezzatura di registrazione, andai in India a metà novembre del 1968 per registrare i Bhajan di Bhagavan durante le Celebrazioni del Compleanno. Durante una breve sosta a Tokyo, casualmente, e senza alcuna indicazione del Suo futuro ruolo nella mia vita, acquistai una cinepresa Super 8 e qualche rotolo di pellicola.
Arrivai all’Ashram e mi misi subito a lato della folla aspettando il Darshan di Baba. Egli apparve sulla veranda del Mandir. Era stato preparato con cura un percorso pieno di petali di fiori su cui avrebbe camminato dal Mandir all’auditorium e i devoti lo stavano affollando su entrambi i lati. Baba guardò nella mia direzione e mi fece cenno di uscire dalla folla con la mia cinepresa. Seguendo la Sua direzione, mi trovai presto a precederLo lungo il sentiero disseminato di fiori, camminando all’indietro e filmandoLo mentre procedeva fra la folla. Il professor Kasturi teneva in alto l’ombrello cerimoniale, e la madre di Baba seguiva subito dietro. La mia visione sul campo, circoscritta dal mirino della cinepresa, era piena dell’immagine ingrandita del volto sorridente di Baba, mentre andava da una parte all’altra del percorso salutando la folla che si protendeva verso di Lui con le mani tese.
Quel giorno avevo in precedenza installato sul palco dell’auditorium dove Baba doveva parlare l’apparecchiatura per registrare. Quando arrivò, prese una ghirlanda di fiori e l’avvolse attorno a uno dei miei microfoni, quasi a rassicurarmi che avevo il Suo permesso e che tutto sarebbe andato bene. Dopo aver parlato, Baba cantò i Bhajan per quasi quarantacinque minuti. Quella registrazione divenne la prima di lunga durata dei Suoi Bhajan a essere diffusa in India e in Occidente. Sembrava come se Baba mi dicesse: “Ti darò quello che vuoi. Vuoi un film, vuoi un disco? Te li darò a patto che tu accetti ciò che devo davvero darti... la chiave della liberazione stessa.”
A posteriori, posso vedere come quei momenti con Baba abbiano segnato per
Il professor Kasturi regge l’ombrello cerimoniale per Bhagavan.
me un punto di svolta, l’inizio del processo di acquisizione di fede e sviluppo della discriminazione che mi hanno portato a seguire la mano invitante di Baba fuori dal caotico mondo degli affari che mi aveva già causato un attacco di cuore.
In realtà, fu subito dopo l’infarto che feci il viaggio verso di Lui. Quando arrivai all’Ashram, mi sentii bene. Non potevo credere di essere mai stato ammalato.
Madre Eashvaramma con Bhagavan.
Ebbi il mio colloquio con Baba ed Egli materializzò un po’ di Vibhuti per me, mi aprì la camicia e me la mise sul petto. Non gli avevo detto nulla, ma la cosa successiva che disse fu che il mio cuore non era danneggiato. (Avevo avuto l’attacco a settembre ed ero andato in India a novembre.) “Buon cuore, non preoccuparti. Perché temere quando Io sono qui?” Poi materializzò un anello e disse: “Indossalo, sarò sempre con te.” L’anello recava un’immagine che rassomigliava a Baba. Questo mi fece sentire collegato a Lui e cominciò a cambiare la mia vita. Fu talmente naturale che non ebbi nemmeno il tempo di esserne scioccato. Avevo sentito dire che Egli faceva ciò. In effetti, era una delle cose che mi preoccupavano. Prima di andare all’Ashram, avevo detto a Indra Devi: “Posso accettare tutto tranne i miracoli.” Quei miracoli mi infastivano perché avevo letto che Ramakrishna diceva che bisogna stare attenti ai poteri Siddhi; possono portarti fuori strada. Quindi temevo che mostrare questo potere fosse in qualche modo frutto di egotismo e non il più alto livello di espressione. Pertanto, ebbi dei dubbi sulle
Richard Bock e Janet con Bhagavan a Dharmakshetra, Mumbai. Sue motivazioni a ostentarlo. Quando, però, mi avvicinai e iniziai a sperimentarlo, compresi che, per Lui, era del tutto naturale, e la ragione dietro a ciò era così valida che capii che Egli arrivava da una dimensione diversa. Non stava diventando qualcosa; lo era già, e quindi non c’era nulla che potesse danneggiarLo.
Baba è qui per cercare di far evolvere le persone verso la Luce facendole uscire dalla follia che hanno creato da sé. Per chiunque entri nella Sua orbita, e sia disposto a incontrarLo a metà strada, farà tutto il possibile per aiutare, perché questa è la Sua Missione; ecco perché è qui. Solitamente, con un occidentale, ci vuole qualcosa che lo spinga a far uscire la mente dal mondo materiale in cui è intrappolata, e a fargli abbandonare l’idea che tutto possa essere capito scientificamente. Quindi, Baba crea qualcosa fuori dal tempo, spezzando quelle che sembrano leggi naturali scientifiche,
e compie il cosiddetto miracolo. Questo è molto difficile da gestire per chi è immerso nel mondo intellettuale. Le persone devono affrontare ciò e metterlo in discussione, e l’unica risposta è Dio. La maggior parte delle volte, gli intellettuali non possono arrivare a Dio perché, per loro, la cosa non funziona.
È la persona dalla mente semplice, la persona che ha fede e amore che può abbracciare Dio senza doverLo capire. Tuttavia è l’intellettuale che deve capire Dio prima di poterLo abbracciare, e la comprensione di Dio è impossibile! Ci sono milioni di persone là fuori che cercano di capire e ammattiscono perché non ci riescono. E un atto di sospensione del tempo le fermerà e le farà soffermare a riflettere.
La cosa che mi ha cambiato la mente non è stata la creazione dell’anello. È stato quello che accadde quando Indra Devi chiese a Baba se poteva avere ancora un po’ di cenere curativa, la Vibhuti, perché aveva dato tutto il suo primo rifornimento alla gente. Egli disse: “Sì” e, mentre guardavo, roteò una mano e poi le alzò entrambe come se volesse ricevere qualcosa. Apparve allora a mezz’aria un vaso alto dieci centimetri che ricadde nelle Sue mani. Vidi questo e dissi: “Questo non è un gioco di prestigio, non era nella Sua manica: è qualcos’altro!” Poi tolse il coperchio e rovesciò tutta la cenere su un pezzo di carta. Ne versò ancora e fuoriuscì un’altra grossa quantità di cenere in modo tale che, complessivamente, ce n’era circa il doppio della quantità che il vaso avrebbe potuto contenere. Quindi, ne rimise la metà nel vaso e distribuì parte del resto alle persone lì vicino. Ciò che rimase lo mise in un piccolo fazzoletto che dette a Indra. Toccandolo disse: “Ora questa sarà una scorta inesauribile, così non ne rimarrai senza.” Bene! Ella ce l’ha da dieci anni, si sta ancora formando e l’ha donata a migliaia di persone. Per me, quindi, questo è stato un miracolo molto più grande dell’anello, perché io amoreggiavo con il concetto di Dio e studiavo religione, ma non avevo avuto esperienza di Dio. Dopo quell’esperienza con Baba, che Dio esistesse o no non è stata più una domanda che la mia mente si è posta.
Nei dodici anni trascorsi da quella visita, Baba mi ha concesso molte opportunità di stare con Lui, di filmare e registrare le Sue attività e di essere uno strumento nel condividere i risultati con altri devoti. Credo che sia a causa del mio coinvolgimento con la tecnologia e la meccanica per diffondere il Suo messaggio che Baba mi ha permesso di vedere quanto esse siano veramente marginali.
Baba ha ripetutamente affermato che la Sua Missione è stimolare i devoti. Egli non ha bisogno di nessun aiuto in questo compito in quanto la Sua onnipresente onniscienza è al centro di ogni particella all’interno dell’universo. Possiamo considerarci benedetti se ci permette di trascorrere il nostro tempo nel lavoro associato alla Sua Missione come parte della Sadhana della nostra crescita spirituale.
È una pratica terrena attribuire reputazione e meriti ai risultati degli sforzi degli individui, anche se ne sono stati loro i fautori, anziché al Signore che opera attraverso di loro. L’errore di questa pratica è tanto più evidente nel momento in cui portiamo in porto un progetto sapendo che l’ispirazione, l’energia e i risultati sono interamente dovuti a Lui. L’unica cosa da fare, allora, è pregare che lo strumento non abbia distorto la melodia e il messaggio che Egli desidera trasmettere.