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La Storia del Tempio della Gayatri Simboli della Divinità

LA STORIA DEL TEMPIO DELLA GAYATRI

Bishu Prusty

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CHIUNQUE ABBIA AVUTO IL privilegio di visitare il Tempio della Gayatri a Prasanthi Nilayam avrà sperimentato come questo sacro santuario sia un concentrato di serenità e sublimità. Centinaia di persone vi si riuniscono ogni mattina e pomeriggio per immergersi nel beato Darshan della Divina Madre. La storia di questo sacro santuario risale al 1966, quando Bhagavan visitò la città di Madurai. In quell’occasione, rimase per nove giorni nella casa di uno dei Suoi amati devoti, Sri P.S.A. Subramania Chettiar. La famiglia Chettiar ebbe poi l’opportunità di adorare i Piedi di Bhagavan. Ancora oggi, hanno nel loro altare le autentiche impronte di Swami nella curcuma gialla su un panno sacro. In effetti, adorare i Piedi di Swami è stato il modo in cui questa famiglia ha offerto la propria devozione al Signore. Nel 1991, Bhagavan Stesso celebrò a Puttaparthi l’80° compleanno di Sri Subramania Chettiar. In segno di gratitudine, Sri Chettiar realizzò poi un paio di Paduka di Bhagavan in argento. Swami vi mise amorevolmente i Suoi Piedi Divini e li restituì alla famiglia per l’adorazione. Quando Sri Chettiar fece ritorno a Madurai con quei Paduka d’argento che erano stati benedetti, ogni volta che qualcuno arrivava da lui con un problema, egli chiedeva a quella persona di deporre la sua preghiera ai Divini Paduka. Qualcuno che non aveva figli divenne genitore, la malattia di qualcun altro venne guarita e così via. Quando Sri Chettiar assistette a questi miracoli di fede, decise di chiedere il permesso a Bhagavan di creare centinaia di tali Paduka e di distribuirli, in modo che più persone beneficiassero della

Madre Gayatri a Prasanthi Nilayam. Sua grazia.

Quella fu la nascita del movimento Sai Paduka, che, nel 1995, portò alla fondazione dello Sri Sai Padhuga Trust. Ogni anno, si teneva il Paduka Pratishtha Mahotsava alla presenza fisica di Bhagavan e, in ciascuna di queste occasioni, Sri Chettiar andava da Bhagavan e, per commemorare l’occasione, chiedeva la Sua autorizzazione per fare la statua di una Divinità. È così che Prasanthi Nilayam è stata benedetta dai bei santuari di Sri Rama, Hanuman e Karthikeya.

Nel gennaio del 1998, Sri Chettiar e suo figlio, Srinivasan, si trovavano a Prasanthi Nilayam. Durante questo periodo, Sri Chettiar si ammalò e fu ricoverato in ospedale. Una mattina, mentre il padre si stava riprendendo nell’ospedale di Bhagavan, Swami chiese a Srinivasan: “Che cosa installerai quest’anno?”

Non avevano ancora fatto alcun piano per la festa dei Paduka di quell’anno perché mancavano nove mesi. Sri Srinivasan rimase senza parole. L’unica cosa che poté dire fu: “Swami, per favore, guidaci su ciò che dovremmo fare.” Bhagavan, però, rimase in silenzio. Poi, d’impulso, Sri Srinivasan iniziò a proporre molte idee. “Swami, dovremmo fare una statua di Dattatreya o di Siva-Shakti, oppure di Vishnu e Lakshmi?” Bhagavan non rispose favorevolmente a nessuno di questi suggerimenti. Alla fine, Srinivasan si zittì perché non riceveva risposta. Swami, allora, disse: “Vai da tuo padre stasera. Fagli visita in ospedale. Egli ti dirà che cosa fare.” Quando Sri Srinivasan narrò a suo padre l’intera conversazione che aveva avuto con Swami, Sri Chettiar disse: “Srinivasan, che cosa dovrei dirti... dalle prime ore di questa mattina, nel momento in cui chiudo gli occhi Madre Gayatri mi appare in sogno. Ella continua a venire da me. È così bella, così serena! La Sua presenza è così rassicurante! Ma non so perché appaia costantemente nella mia visione... non L’ho mai adorata o meditato su di Lei. Non ho mai pensato a Lei e nemmeno ne so niente... Per favore, chiedi a Swami il significato di tutto questo.”

Il giorno successivo, Bhagavan chiamò di nuovo Sri Srinivasan per un colloquio e Swami gli chiese immediatamente: “Che cosa ha detto tuo padre?” “Swami, ha avuto una visione di Gayatri”, rispose Srinivasan, al che Bhagavan esclamò immediatamente: “Ah, Gayatri! Gayatri Pettu... fai la statua di Gayatri!” Arrivò così l’indicazione diretta del Divino. Senza perdere un secondo, Sri Srinivasan si mise al lavoro. Andò a Jaipur, nel Rajasthan, e incontrò uno scultore devoto e gli diede dettagliate istruzioni sulla forma e le dimensioni della statua come gli aveva detto Bhagavan. “Deve avere 5 facce e 10 mani con tutte le armi celesti, ed essere alta un metro e ottanta centimetri in modo da essere chiaramente visibile a tutti.” Queste erano le istruzioni di Bhagavan. Sri Srinivasan pagò il 50% di anticipo, e l’artista iniziò l’opera. Sri Srinivasan si recava spesso a Jaipur per verificare lo stato d’avanzamento dei lavori. Durante una di queste visite, scoprì che lo scultore era profondamente addolorato. Quando, con delicatezza, ne chiese il motivo, lo scultore rivelò che, all’interno della pietra, c’era un buco. Non sapeva a quel punto che cosa fare, dopo che aveva compiuto circa il 90% del lavoro. In effetti, la statua era quasi pronta: i volti, le mani e le gambe erano completi e doveva essere ultimato solo il busto. Lo scultore era estremamente abbattuto. Avrebbe potuto nascondere il buco e procedere con il lavoro senza che nessuno se ne accorgesse, ma, nel profondo, avvertiva: “Non posso farlo con la statua della Madre Divina e soprattutto perché va a Prasanthi.” Così, il lavoro si era interrotto. Sri Srinivasan consolò lo scultore e lo lodò per non aver nascosto il difetto, poi tornò immediatamente da Bhagavan.

Quando narrò la svolta imprevista degli eventi, la reazione istantanea di Swami fu: “Vedi, quant’è bravo quest’uomo? È così onesto! Digli di non essere ansioso. Riferiscigli di prendere un’altra pietra e di rifare il lavoro. Questa volta riuscirà ancora meglio! E tutto accadrà in tempo, non preoccuparti.” Questa volta, dall’inizio alla fine, lo scultore completò il lavoro in appena un mese e mezzo, ovvero meno della metà del tempo previsto, e fu un capolavoro. Avvenne davvero un miracolo! All’inizio di ottobre del 1998, la statua, del peso di 1400 kg, venne portata da Jaipur su un camion e collocata nell’Auditorium Poornachandra. A quel punto, Srinivasan pregò Bhagavan di benedirla. Swami acconsentì amorevolmente e, nel momento in cui la vide, il Suo volto brillò di gioia e disse: “Guarda com’è bella! È venuta così bene!” Così dicendo, Swami iniziò a guardare attentamente ogni centimetro della statua. Mentre lo faceva, la Sua mano passò su varie parti dell’idolo: i

volti, le mani, i piedi e così via. Sri Srinivasan era elettrizzato! Sapeva che ogni volta che Bhagavan la toccava, non era un fatto ordinario, ma furono proprio quei momenti benedicenti che trasformarono la statua della Dea Gayatri da una pietra a una Gayatri Mata (Madre Gayatri) vivente! Sri Srinivasan era estasiato e si ridestò dalle sue fantasticherie quando Swami chiese improvvisamente: “Che cosa pensi della statua, Srinivasan?” Con atteggiamento di sottomissione, Sri Srinivasan disse: “Swami, ora che i Tuoi occhi si sono posati su di essa, Madre Gayatri ha davvero preso vita! Ha un aspetto bellissimo, potente e sacro!” Bhagavan rispose semplicemente: “No, no; Io non ho fatto niente. È stato lo scultore a fare un ottimo lavoro! Quanto lo hai pagato?” Questa era l’umiltà di Swami! Sri Srinivasan menzionò l’importo anticipato che aveva dato e aggiunse: “È un uomo devoto; accetterà qualsiasi somma.” Ma Bhagavan rispose subito: “No, no; questo non lo accetto! Si merita molto di più! È qui? Chiamalo.” Quando lo scultore entrò, Bhagavan si complimentò con lui dicendo: “Bahut Achchha Bahut Achchha” (molto bello, molto bello). Poi continuò: “La parte migliore di questa statua è che hai aderito alla verità. Avresti potuto nascondere il difetto, ma tu hai deciso di camminare sul sentiero di Sathya (Verità). Sono molto felice.” Con un gesto della mano, creò un anello con uno smeraldo verde e glielo mise al dito. Poi entrò nella stanza e tornò con una grossa busta. In essa c’era cinque volte l’importo che Sri Srinivasan aveva dato allo scultore. Bhagavan la porse sorridendo all’artista devoto e lo omaggiò anche di uno scialle e altro. Alla fine, disse a Sri Srinivasan: “Puoi dargli in più tutto quello che vuoi. Egli ha detto la verità!”

Bhagavan ha sempre affermato che il cosmo è emerso dalla Verità. Anche in questo caso, la Verità Eterna è stata installata da Bhagavan attraverso la pratica del principio di essere sinceri nei nostri pensieri, parole e azioni.

Venne fissata la data per la consacrazione: 9 ottobre 1998. Per tre giorni, prima della consacrazione e dell’installazione, si tenne uno Yajna con elaborati rituali in una delle sale all’interno di Prasanthi Nilayam.

A questo storico evento presero parte decine di persone di Madurai. I Chettiar avevano anche portato una statua di Krishna in oro da offrire a Bhagavan. La mattina dell’installazione, la Divina Madre venne portata, con una grande processione, in un veicolo aperto appositamente progettato, dal salone Purnachandra al sito del tempio.

Oltre 100 donne vi parteciparono portando oggetti sacri, braccialetti, gioielli, fiori, frutti ecc. Una volta che la Divinità fu portata sul basamento con la massima cura, tra Bhajan e canti vedici, Bhagavan pose delicatamente curcuma, kumkum, riso sacro e altri oggetti sacri nel punto contrassegnato ed Egli Stesso vi installò la Madre Divina. Nacque così il Divino Sacrario di Madre Gayatri! Infatti, in molte visite successive di Sri Srinivasan, Swami gli chiedeva spesso: “Come sta la tua Gayatri?” e continuava a descrivere il modo in cui la Madre era vestita quel giorno, il colore del Suo

Bhagavan consacra il tempio della Gayatri.

Sari, la taglia del Suo Bindi (segno decorativo che le donne portano al centro della fronte), il Prasadam offertoLe e così via. Era come se tutto quello che veniva fatto a Madre Gayatri arrivasse a Madre Sai.

Nel Discorso che pronunciò il giorno dopo l’installazione, Bhagavan disse: “Ieri, l’Abhishekam è stato fatto versando miele, latte, latte cagliato ecc. Lo scopo di questo rituale è solo uno: la pulizia e la purificazione del nostro cuore.” Poi aggiunse: “Ciò di cui c’è bisogno non è solo Archana (adorazione), ma Arpitam (abbandono completo).” Un abbandono così totale da perdere la coscienza

... Continua da pagina 9 impresa. Ciò è assolutamente vero; è una verità inconfutabile.” Udendo ciò, Yudhishthira e i suoi fratelli Bhima, Arjuna, Nakula e Sahadeva si guardarono l’un l’altro e provarono una grande gioia. Successivamente, Yudhishthira prese la parola e disse: “Se è così ...”, ma prima che potesse completare la frase, chinò il capo e divenne pensieroso. I Pandit lo notarono e dissero: “Sembri ansioso di sapere qualcosa di più. Devi solo chiedere e noi risponderemo prontamente a tutte le tue domande.” Yudhishthira rispose: “Naturalmente sono felice di tutte le risposte che avete dato. Sarà virtuoso, famoso, vittorioso su chiunque amorevole e gentile ed equanime con tutti. Compirà molti Yajna e Yaga, e non avrà nemici. Porterà onore alla sua dinastia e ne ripristinerà la reputazione. Tutto questo mi dà una grande gioia, ma vorrei anche sapere quale sarà la sua fine.” I fratelli videro Yudhishthira alquanto turbato per l’ansia che lo agitava e la sua voce era un po’ esitante nel porre la domanda. Essi lo consolarono dicendo: “Perché preoccuparsi di quel momento? La fine deve arrivare un giorno, in qualche modo. Non può essere evitata. Qualcosa la causerà; qualche circostanza farà sì che avvenga. La nascita del corpo e della mente e diventare uno con la Coscienza Cosmica che la Madre simboleggia e irradia.

Il viaggio iniziato a Madurai era ora terminato a Prasanthi Nilayam, sfociando nella creazione di un santuario che poteva aiutare i devoti a risplendere nel loro percorso spirituale.

Un documentario video su questo argomento intitolato “La Storia del Tempio della Gayatri” può essere visto nel collegamento del canale YouTube “Sri Sathya Sai Official”: https://www.youtube.com/ watch?v=ieIrq1D4pVw.

implica la morte. Temiamo che l’immensa gioia di questo evento abbia un po’ rovinato i tuoi pensieri. Pensiamo che questo sia abbastanza. Lasciamo che il resto rimanga nel regno del dubbio. Non indaghiamo oltre. Rimettiamo tutto a Dio.” Tuttavia, Yudhishthira non sapeva in che modo rinunciare al desiderio di sapere come sarebbe terminata la vita terrena di un principe così virtuoso. Immaginava che dovesse essere una fine davvero straordinaria dopo una vita così gloriosa, e voleva che gli astrologi glielo rivelassero.

Gli studiosi ripresero i loro calcoli e ci impiegarono molto tempo. Osservando questo, il re si agitò e cominciò a spronarli per ottenere una risposta rapida. Essi, alla fine, dichiararono: “Questo principe rinuncerà al regno come risultato della maledizione di un saggio.” Yudhishthira si chiedeva come un tale modello di virtù potesse mai richiamare su di sé la maledizione di un saggio, e ne fu quindi assai colpito. Successivamente, i Pandit aggiunsero: “I nostri calcoli rivelano che sarà morso da un serpente.” A questa notizia Yudhishthira si scoraggiò e tutta la sua gioia svanì in un istante e si rattristò, sconfortato.

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