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Storia dello Sri Sathya Sai Hill View Stadium Simboli della Divinità

LA STORIA DELLO SRI SATHYA SAI HILL VIEW STADIUM*

Bishu Prusty

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MENTRE GLI INGEGNERI E LO scultore erano al lavoro, Bhagavan partiva per Chennai. Ma da lì arrivò un messaggio al segretario dell’Ashram: “Se

Subramanyam ha finito il disegno, chiedigli di portarlo a Chennai. Voglio vederlo.” Così, lo scultore prese la corriera notturna, pronto con i disegni da presentare a Bhagavan, che allora risiedeva nella casa di un devoto anziano. Lo scultore cercò di entrarvi, ma invano. Tuttavia, dopo alcuni minuti, Bhagavan uscì da quella casa nella Sua auto. All’altezza del cancello, vide Subramanyam lì in piedi con le mani giunte, gli fece cenno di avvicinarsi e disse:

“Entra e siediti. Torno presto.” A quel punto,

Subramanyam fu accolto nella casa con tutti gli onori. Quando Bhagavan esaminò i disegni, si complimentò con lo scultore per il suo lavoro e suggerì anche alcune decorazioni da inserire, dicendo: “Solo se vi aggiungi queste, sarà bello”, e poi diede il via libera finale: “Ora vai a Puttaparthi e inizia l’opera.” I lavori progredirono a buona velocità, anche se allora c’erano molte attività parallele in corso a Puttaparthi per il 60° Compleanno di

Bhagavan, come la costruzione del Planetario

Sri Sathya Sai, l’edificazione di decine di nuovi appartamenti, serbatoi sopraelevati, archi floreali, abbellimento delle mense e pittura di tutte le strutture.

Lo Santhi Vedika

Swami visitava il sito a giorni alterni, caricando l’atmosfera del luogo di lavoro di nuova energia. Proprio mentre si stava preparando il Mandapam, un ardente devoto di Chennai inviò a Puttaparthi grandi statue del Signore Kartikeya, del Signore Chandra, del Signore Surya, del Signore Brahma, del Signore Vishnu, di Madre Parvati e del Signore Ganesh. Quando queste arrivarono, Bhagavan, l’Incarnazione dell’umiltà, chiamò lo scultore e chiese: “Sono belle? Le teniamo qui?” Quando l’artista, in atteggiamento di totale supplica, disse: “Qualunque sia il Tuo comando, Swami, sarà eseguito”, Bhagavan stabilì che la statua di Madre Parvati fosse collocata sul retro della Scuola Elementare Sri Sathya Sai, mentre quella del Signore Ganesh doveva essere installata di fronte alla Scuola Secondaria Superiore. Le altre statue furono elegantemente posizionate su entrambi i lati del Mandapam. Queste incantevoli divinità accrebbero immediatamente la solennità del luogo.

Una volta fatto questo, con una semplice cerimonia, Bhagavan tagliò il nastro e inaugurò questo imponente palco che, la mattina del 14 novembre 1985, battezzò appropriatamente “Santhi Vedika” (luogo pubblico di pace). Tuttavia, la storia dello Santhi Vedika non

Lo Santhi Vedika, il palco nello stadio.

finisce qui. Quando mancavano solo quattro giorni ai festeggiamenti per il Compleanno, guardando il Mandapam dall’interno della Sua auto, Bhagavan chiamò lo scultore e disse: “Il muro dello Santhi Vedika appare un po’ smorto. Dipingici sopra qualcosa.” Lo scultore, con atteggiamento di grande umiltà, disse: “Swami, se mi dai un’immagine, posso farmi un’idea e dipingerla.” L’istante successivo, Bhagavan strofinò i palmi delle mani e apparve una busta! All’interno c’era una foto del Gitopadesham, la sublime scena del Signore Krishna che impartisce la Bhagavadgita ad Arjuna. Lo scultore, stupefatto, accettò quel dono con gioia ed eccitazione, e iniziò l’opera con molto impegno. Il terzo giorno di preparazione del dipinto, Bhagavan arrivò nuovamente e, immensamente soddisfatto del lavoro, disse a un funzionario dell’Ashram: “Guarda che cosa magnifica ha fatto!” Subito dopo, lo scultore cadde ai Suoi piedi dicendo: “Non l’ho fatta io, Swami. L’hai fatta Tu.” Swami lo benedisse profusamente e per i giorni successivi, ogni volta che visitava lo stadio, ebbe un ospite con Sé al quale mostrò con ammirazione quel dipinto. Ricordando quei dolci momenti, Shilpi Subramanyam, con le lacrime agli occhi, disse: “Non so quale merito io abbia ottenuto nelle vite precedenti per avere avuto una simile opportunità.”

Quella scena senza tempo del Mahabharata nello Santhi Vedika costituì di fatto lo sfondo perfetto per gli atti della Conferenza Mondiale e le celebrazioni per il Compleanno che si tennero per otto giorni, dal 17 al 24 novembre 1985. Fu da questo sacro pulpito che Bhagavan concesse il Darshan e tenne il Suo storico Discorso per il 60° Compleanno.

Mentre lo Santhi Vedika fu completato per il Compleanno, l’Hill View Stadium non lo fu. In un certo senso, la storia dello Stadio era appena iniziata. Dopo le spettacolari celebrazioni del 60° Compleanno, lo scultore ebbe un breve periodo di malattia che Bhagavan guarì creando della Vibhuti che venne spalmata su tutto il suo corpo. Per la sua salute e protezione, Bhagavan materializzò anche un braccialetto, glielo mise al polso e poi lo rassicurò dicendo: “Non permetterò che nulla influisca sulla tua salute. Sii coraggioso!” Creò immediatamente per lui anche un anello e lo ricaricò fisicamente e mentalmente.

In seguito per un mese, ogni singolo giorno, Bhagavan gli chiedeva: “Come stai?” Uno di tali giorni, lo scultore disse: “Ora non ho lavoro, Swami.” Bhagavan rispose: “Chi dice che non c’è lavoro? Vai all’Hill View Stadium e aspetta lì. Io arriverò.”

Prontamente, Shilpi Subramanyam vi andò. Bhagavan vi arrivò in macchina la mattina dopo i Bhajan. Mentre scendeva dall’auto, indicò la collina e disse a Shilpi Subramanyam: “Ti faccio dono di tutta questa collina. Puoi farne quello che vuoi. In primo luogo, fai una statua del Signore Krishna.” Bhagavan gli indicò quindi il posto per la costruzione. Tuttavia, non c’era un percorso adeguato per raggiungere

La statua del Signore Krishna nell’Hill View Stadium.

quel luogo. Quando tornò al Mandir, Bhagavan disse al Segretario dell’Ashram: “Ho chiesto a Subramanyam di fare una statua di Krishna. Tu prepara una strada per raggiungere il luogo ove sarà posta.”

Quella sera stessa, fu piantato un albero per contrassegnare l’area, e lo scultore chiese a Bhagavan di andare a confermare la posizione. La mattina seguente, Egli arrivò intorno alle 10, e non solo approvò il sito, ma benedisse anche lo scultore perché desse inizio all’opera. In un giorno, fu tracciata una strada sterrata in modo che la jeep di Bhagavan potesse raggiungere quel punto in qualsiasi momento. Swami usò questo percorso proprio il giorno dopo e, quando arrivò lì, lo scultore chiese maggiori chiarimenti: “Quale dovrebbe essere l’altezza della statua, Swami?” “Falla più grande possibile”, fu la Sua indicazione. “Circa 7 metri, Swami?” – domandò l’uomo. “Sì, falla così!” – fu il comando divino. Quella sera, Shilpi Subramanyam preparò uno schizzo su carta e lo mostrò a Bhagavan che l’apprezzò e gli disse di andare avanti. Da quel momento, Baba andò a vedere spesso come procedevano i lavori della statua dal fondo della collina, ma non andò mai in cima fin quando la struttura non fu completata. Una volta che la statua fu quasi pronta, cominciò ad avvicinarsi a essa e, congratulandosi con lo scultore, diceva: “È molto bella. Continua.” Successivamente, cominciò a portare degli ospiti con Sé e mostrava loro con orgoglio questo bellissimo capolavoro azzurro che, assieme al piedistallo, era alto circa 8 metri.

Una volta terminato il lavoro, lo scultore chiese: “Che cosa devo fare adesso, Swami?” Egli sorrise maliziosamente e disse: “Ti ho detto che ti ho donato l’intera collina. Fai

Le statue delle Divinità nell’Hill View Stadium. quello che vuoi!” Quando lo scultore suggerì di realizzare una statua di Shiva, Bhagavan accettò immediatamente. “Devo fare una statua del Signore Siva in piedi?” – chiese l’uomo. “No, dovrebbe essere seduto”, fu l’istruzione divina. Non solo: Bhagavan Stesso riprodusse la reale postura del Signore Siva, in cui medita con i palmi delle mani congiunti sul grembo. Inoltre, aggiunse: “Non c’è bisogno di fare quattro mani. Fanne solo due.” “La statua di Krishna misura circa 7 metri. La devo fare di 8, Swami?” Lo scultore voleva essere chiaro. “Sì, vai avanti!” Il permesso divino fu concesso. Bhagavan era infatti così felice di come questa statua stava prendendo forma che un giorno portò con Sé un occidentale e, mostrandogli la statua, disse: “Questo è Shiva.” Poi sorrise dolcemente e aggiunse: “Sai chi la sta facendo? È mio figlio, Subramanyam!” (secondo la tradizione indiana, Subramanyam è il figlio del Signore Shiva). Ancora una volta Subramanyam restò senza parole all’infinita misericordia di Bhagavan. Dopo che queste due statue furono completate, Baba Stesso indicò allo scultore di creare le statue del Signore Zoroastro (6 metri) e del Signore Gesù (8 metri) con istruzioni specifiche sulla loro forma e caratteristiche.

Mentre queste gigantesche forme degli Dei riempivano la facciata della collina, un certo giorno del 1987 Swami disse a Shilpi Subramanyam: “Sulla cima della collina voglio una statua di Hanuman. Falla! Egli è tuo amico.” Quando lo scultore chiese quando avrebbe dovuto iniziare l’opera, Bhagavan rispose: “Fai la Bhumi Puja (dissodare il terreno compiendo una cerimonia di consacrazione) domani.” Secondo le istruzioni di Bhagavan, lo scultore eseguì la cerimonia il giorno successivo. Tuttavia, Bhagavan non partecipò all’evento. Quando lo scultore gli chiese di nuovo di andare a benedire il posto, Egli disse: “Vengo, aspetta!”

Quell’attesa trovò realizzazione dopo tre anni, nel febbraio del 1990, quando all’improvviso Bhagavan chiamò Shilpi Subramanyam e disse: “Ti ricordi quel giorno in cui ti chiesi di lavorare per la statua di Hanuman? Ora vai a iniziare il lavoro. Dovrebbe essere alta 20 metri.”

La storia di come il maestoso Hanuman si erga magnificamente in quel luogo, dominando quella sacra collina e ricordando a tutti l’accresciuta grandezza della devozione unidirezionale, è da sola una saga. Bhagavan Stesso creò un piccolo Hanuman d’argento per mostrare agli ingegneri la forma e le dimensioni esatte di tale enorme statua. Questo fu, infatti, uno dei momenti salienti delle celebrazioni del 65° Compleanno di Bhagavan nel 1990.

Ma Swami aveva altri piani per l’Hill View Stadium. Nel 1993, chiese a Shilpi Subramanyam di fare una statua del Signore Buddha. Doveva essere creata anche una grotta per Buddha, e Swami disse: “Falla sembrare il Mandapam di Gaya (il luogo in cui Buddha raggiunse l’illuminazione).” Lo scultore cominciò a realizzare questa statua sulla base di una fotografia inviata da devoti del Giappone. Quando la statua fu quasi terminata, Bhagavan arrivò, ma rimase deluso. Apparentemente infastidito, disse allo scultore: “Qualcuno benedice forse con la mano sinistra? Si benedice solo con la destra.” Lo scultore implorò immediatamente il Suo perdono e, durante la notte, modificò la statua in modo tale che si vedesse che il Signore Buddha (alto circa 8 metri) benediceva con la mano destra. La mattina seguente, quando Bhagavan vide la versione modificata, fu immensamente soddisfatto del tempestivo lavoro e della dedizione dello scultore. Con ciò, la facciata di questa particolare collina era divenuta un panorama delle Divinità di fedi diverse. Non avrebbe potuto esserci una rappresentazione più grandiosa della costante insistenza di Bhagavan in merito all’“Unità della Divinità”.

La Partita di Cricket per la Sri Sathya Sai Unity Cup

Nel 1995, le celebrazioni per il 70° Compleanno di Bhagavan videro il terreno dello stadio riempirsi di innumerevoli persone che desideravano custodire gelosamente nel loro cuore anche solo uno scorcio, pur se

Lo stadio con gli spalti.

da lontano, di quell’Arancione Brillante. Si avvertiva che questo stadio era perfetto per tutti i grandi eventi Sai. Ma, nel 1997, Bhagavan fece comprendere, alla mente dei devoti, ciò che si intende per “evento Sai”, decidendo di tenere una partita internazionale di cricket proprio in questo stadio! Ora, la decisione di Bhagavan catapultava quel terreno a diventare uno stadio di livello mondiale, paragonabile a qualsiasi struttura di questo tipo in India o nel mondo.

Il settore costruzioni della Larsen & Toubro venne incaricato di tale lavoro e, nel giro di 8 mesi, il terreno fu completamente trasformato. Non c’era più un Upper Ground (terreno superiore) e un Lower Ground (terreno inferiore). Quest’ultimo fu portato al livello del terreno superiore. Su tutto il campo furono poste, per circa 10 centimetri di spessore, tonnellate di terra rossa proveniente da Bengaluru, furono create quattro piazzole con allineamento nord-sud e, quando un devoto anziano chiese a Bhagavan di santificare il campo con il tocco dei Suoi Piedi di Loto, Egli prontamente accettò.

Così, lo Stadio Internazionale per la Sri Sathya Sai Unity Cup fu pronto entro il 18 novembre 1997. Era rettangolare e misurava 80 metri da nord a sud e 75 da est a ovest. Contemporaneamente, Bhagavan costruì anche gradinate a dieci livelli sul lato orientale e una tribuna con una superficie di 1500 metri quadrati che la rendeva più grande della maggior parte delle tribune internazionali.

La mattina del 30 dicembre 1997, lo storico incontro tra India XI e World XI venne inaugurato dall’allora Primo Ministro dell’India, Sri I.K. Gujral, srotolando la Bandiera dell’Unità Sri Sathya Sai che recava l’emblema del Sarva Dharma, circondato da bandiere in miniatura di 124 Paesi. Il World XI era composto dai migliori giocatori provenienti da Sri Lanka, Pakistan, Bangladesh e Inghilterra.

A tal proposito, ciò che è immensamente significativo è ciò che Bhagavan disse una volta agli studenti a metà degli anni ’80. Una sera di gennaio del 1985, dopo aver visto una partita di cricket giocata dagli studenti, iniziò a parlare di come dal gioco del cricket si possano imparare profonde lezioni spirituali di vita e, dopo un po’, si fermò, si rivolse ai ragazzi con uno sguardo misericordioso, e disse: “Siete tutti fortunati a giocare in questo stadio che avete voluto, ma ricordate che un giorno grandi giocatori di cricket, provenienti da tutto il mondo, giocheranno qui e Swami li osserverà... vedrete grandi giocatori venire a Prasanthi Nilayam!” Quel penultimo giorno del 1997 fu testimone di come celebri giocatori di cricket indiani ricevessero dalle Mani Divine la “Sri Sathya Sai Unity Cup” di 20 kg in oro puro.

Conclusosi il decennio degli anni ’90, si poteva solo guardare lo stadio con stupore e meravigliarsi pensando a come Bhagavan avesse così magnificamente sintetizzato sport e spiritualità, svelando nuove dimensioni per entrambi e consentendo a tutti un breve saggio su ciò che Egli intende quando dice: “La vita è un gioco, giocala!”

Come gran finale del XX secolo, che fu benedetto in quanto ci si poté beare dell’enigmatica magnificenza in continua espansione dell’Avatar Sri Sathya Sai, e quale dedica per il Suo 75° Compleanno, i vecchi devoti della Missione Sai pregarono Bhagavan che fosse costruito un monumento commemorativo per documentare la splendida Saga di Sri Sathya Sai. Così, il 18 novembre 2000, Bhagavan donò all’umanità il “Chaitanya Jyoti”, il maestoso museo all’angolo nordoccidentale della collina, la cui architettura è una confluenza di molte culture.

È davvero sorprendente che, fino a quando questo edificio non fu eretto, l’Hill View Stadium metteva in mostra le gigantesche figure dei Divini Maestri di varie epoche, ma, quando si trattò del Kali Yuga, non c’era l’immagine del

Maestro, ma un monumento stellare del Suo messaggio e della Sua missione. Non c’è da stupirsi: Bhagavan ha sempre sottolineato: “La Mia vita è il Mio messaggio.”

Mentre l’Hill View Stadium ora sembrava pieno di statue su un lato con il possente Hanuman in cima, enormi gradinate su tre lati e l’imponente palco dello Santhi Vedika a sud, alcuni vecchi devoti ancora pensavano: “Nell’Hill View Stadium come può essere completo lo spettacolo panoramico delle Divinità senza la presenza della precedente incarnazione di Bhagavan?”

Così, cedendo alle loro preghiere, la mattina del 15 ottobre 2002 Bhagavan inaugurò scoprendola una gigantesca statua di Shirdi Sai, accanto a quella del Signore Shiva. A questo punto, con tale installazione, l’Hill View Stadium era davvero perfetto e completo.

È questo anfiteatro divino a essere, ormai da più di trentacinque anni, l’arena scelta per tutte le magnifiche celebrazioni del

Compleanno, nonché il teatro ove i Suoi studenti mostrano le loro abilità, il loro acume e carattere nell’Annuale Incontro di Sport e Cultura dell’11 gennaio. Questo stadio è infatti diventato sinonimo della grandiosità e della magnificenza delle celebrazioni Sai. Quando si entra in questo luogo santo, ci si sente invadere da grande riverenza e umiltà. Allorché si alza lo sguardo e si vedono quelle Divinità, i cuori si inchinano in segno di rispetto e obbedienza, e si inizia a pregare: “O Signore, fai salire anche me a quell’alto livello di La statua di Shirdi Sai Baba. servizio e sacrificio che ha esemplificato il Tuo amato Hanuman, che hai posto sulla cima di questa collina.” Questo è il potere trasformativo di questo sacro luogo. Esso resterà per sempre nel paesaggio del sacro villaggio di Puttaparthi come una solenne testimonianza del Messaggio d’Amore di Swami.

Perché il saggio Vasishtha andò dall’imperatore Dasaratha? Egli non era interessato alla ricchezza o allo sfarzo. Voleva essere lì quando il Signore si sarebbe incarnato come Rama. Sita stimava Hanuman allo stesso modo. Disse che, anche se gli avesse offerto la signoria dei tre mondi, non avrebbe saldato il suo debito nei Suoi confronti. Sita disse in lode a Hunuman: “Tu sei l’incarnazione del sacrificio, ed esemplifichi la pura devozione. Per merito di queste due qualità, hai il diritto di muoverti liberamente in tutti e tre i mondi. Tutti e tre i mondi sperimenteranno la prosperità attraverso la tua presenza.”

– Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Data della pubblicazione 1° luglio 2021

Fissate la vostra Mente nella Meditazione

Per cogliere dall’albero della vostra vita quei frutti che avete protetto e coltivato sotto forma di buone qualità, e li avete offerti a Dio, esiste una particolare peculiarità. Per promuovere le buone qualità, dovete affrontare diversi problemi. Quindi, è attraverso queste buone qualità che anche la vostra mente può acquisire una concentrazione divina. Senza buone qualità e senza buoni pensieri, come potete fissare la mente nella meditazione?

– Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

E d i z i o n e I t a l i a n a d e l S a n a t h a n a S a r a t h i

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