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Suggestivi Momenti con il Divino Maestro Rani Subramanian

Suggestivi Momenti con il Divino Maestro*

Rani Subramanian

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UNA VOLTA, PASSATI MOLTI ANNI, Swami chiamò me e mia sorella per un colloquio. Disse: “Vedete, avete fatto moltissima Sadhana (pratica spirituale), e, per tutta la Sadhana effettuata, dovete aver raggiunto uno stadio molto alto! Le vostre giornate erano piene di attività spirituali: cantare, fare Bhajan e leggere. Tuttavia, nonostante tutto ciò, non avete raggiunto lo stadio che avreste dovuto raggiungere.

Perché? Lo sapete?” Rispondemmo: “No,

Swami. Pensavamo che la Sadhana ci avrebbe portato lì.”

Combinate la Sadhana con l’Autoanalisi

Allora disse: “La Sadhana da sola non può portarvi lì. Dovrebbe essere una combinazione di autoanalisi e Sadhana. Le pratiche spirituali devono essere combinate con l’autoanalisi, perché solo essa vi dirà, come esseri umani, dove state sbagliando. Voi non agite dal livello atmico (il livello dello spirito); agite a livello terreno. Agite nel mondo come esseri umani: io sono la madre di qualcuno, la moglie di qualcuno, la sorella di qualcuno ecc.

Poi aggiunse: “L’autoanalisi vi aiuterà a sottolineare i vostri errori e vi dirà dove avete fallito spiritualmente. Se non fate autoanalisi, non sarete in grado di progredire. Ora, dovete ridurre la vostra Sadhana a un quarto; l’autoanalisi dovrebbe essere di tre quarti: allora i vostri progressi saranno molto veloci.

Come parlate, che cosa sentite, che cosa fate, che cosa mangiate: dovete analizzare tutto, ogni fase della vita: ‘Sto facendo la cosa giusta? Questo è spiritualmente un bene? Sto pensando nel modo giusto? Sto parlando nel modo giusto? Sto facendo la cosa giusta?’

Anche per quanto riguarda i beni, disse a me e a mia sorella: “La semplicità è un dovere per questo cammino. Rendete il vostro viaggio confortevole con bagagli leggeri. Troppi beni non sono necessari; rendeteli minimi. Non aggiungete sempre di più alla

vostra vita perché è un ostacolo al percorso spirituale. Mantenetevi al minimo, in modo da non affidare la mente a varie cose.” Pertanto, in seguito, iniziammo a fare più autoanalisi; prima, facevamo molte sedute e passavamo del tempo a fare Japa, meditazione, Bhajans ecc.

Trovare la Giusta Priorità

Poi, accadde un altro fatto molto interessante, quando ero qui a Prasanthi Nilayam. Un giorno, Swami mi mandò a chiamare la mattina alle 7. Mia sorella minore, in quei giorni, stava facendo Seva (servizio): è una Brahmacharini (celibe). Egli mi chiamò attraverso di lei: “Vai a prendere Rani Maa.” Ella venne giù e disse: “Swami vuole che tu venga su.” Andai di sopra, ove Egli mi accolse molto bene. “Per favore, siediti”, disse. Mi chiedevo perché mi avesse mandato a cercare e mi sentivo nervosa. Pensavo di aver fatto probabilmente un errore, e forse mi avrebbe punito e corretto.

Disse: “Rani Maa, devo dirti una cosa su una certa persona, che è un uomo d’affari.” Mi chiedevo perché avrebbe dovuto parlarmi di un uomo d’affari, ma non Gli chiesi nulla. Egli proseguì: “Un uomo d’affari è venuto da Me e Io gli ho concesso un colloquio, durante il quale mi ha detto di avere molti problemi e di essere molto teso e stressato a causa di quei problemi riguardanti gli affari. Gli ho detto che gli avrei dato alcune pratiche spirituali da fare e di venire a trovarMi dopo un po’ di tempo. È venuto dopo un certo periodo, e di nuovo l’ho chiamato per un colloquio. Gli ho chiesto dei suoi problemi di lavoro: ‘Devono essere diminuiti, non è vero?’ ‘No Swami! Sono gli stessi.’ Allora gli ho detto: ‘Come possono essere gli stessi? No! Non può essere. Hai fatto quello che ti avevo chiesto di fare?’ Gli avevo dato alcune istruzioni... ‘Fai questo la mattina e quello la sera’... e così via.

Ha risposto: ‘Swami! Che posso dire? Ero così occupato e coinvolto nei miei problemi, che non sono riuscito a trovare il tempo di fare le pratiche che avevi consigliato.’ Poi gli ho fatto una domanda: ‘Va bene, eri molto occupato e non hai avuto il tempo di fare le pratiche spirituali. Ma in quei momenti, quando eri così occupato, hai rinunciato al tuo caffè mattutino?’ Ha risposto: ‘No, non l’ho fatto.’ ‘E la tua colazione? Vi hai rinunciato? Anche se non la facevi al momento giusto, potevi rimandarla a più tardi, non è vero?’ Ha risposto: ‘Sì, Swami. Non ho fatto a meno della colazione.’ ‘Hai fatto a meno del pranzo?’ ‘No’, ha risposto. ‘E il tuo tè?’ ‘No.’ ‘La tua cena?’ ‘Neppure.’

Poi ho detto: ‘Quante volte hai avuto tempo per Deha (il corpo), per Sarira Ahara (cibo per il corpo): caffè, colazione, pranzo, tè e cena? Cinque volte per il corpo, che dovrai abbandonare un giorno o l’altro! Ma, il tuo Atma (spirito), che è la tua vera natura, sarà davvero la tua benedizione, e ti manterrà pacifico e felice. Solo il livello atmico potrà darti questo. Sarira (il livello corporeo) non te lo darà. Per l’Atma, però, non hai occupato nemmeno un po’ di tempo. E vuoi la Mia grazia? Come posso dartela?’ ”

Poi Swami aggiunse: “Vedi, la gente vuole la Mia grazia, ma non obbedisce alle Mie istruzioni.” Atma Ahara (cibo per l’Atma) è più importante di Sarira Ahara (cibo per il corpo).”

Non so che cosa gli chiese di fare, ma se gli avesse detto di recitare la Gayatri per un’ora, egli avrebbe sicuramente dato a ciò la priorità. Questo è quello che Swami disse a me: “Dovreste dare la priorità alle Mie istruzioni e non a ciò che volete fare.”

Disse: “Rinunciate a Sarira Ahara, ma non ad Atma Ahara. Se non alimentate l’Atma (spirito), esso non si sveglierà. Si tratta del vostro spirito, che è Dio e non sarà disponibile

se alimentate sempre il vostro Sarira (corpo), quando il vostro Atma sta morendo di fame!” Swami disse all’uomo d’affari: “Non seguendo le istruzioni di Swami, il tuo Atma morirà di fame. Hai dato priorità al cibo per il corpo e nessuna importanza all’anima; come posso aiutarti? Se vuoi il Mio aiuto, devi fare quello che ti dico. Questa dovrebbe essere la tua priorità.”

Vedete, in un certo senso, era una cosa detta in generale, ma voleva che anch’io me ne rendessi conto. Invece di chiamarmi e dirmi direttamente di fare questo e quello regolarmente, citò come esempio quell’uomo. Questo è tutto. Dissi a mia sorella che era un insegnamento per tutte noi.

Supponiamo che un Guru vi abbia detto di leggere la Bhagavadgita, di fare Japa o meditare, e voi dite: “Oggi ho troppo lavoro; quindi, non leggerò la Bhagavadgita.” Se non avete tempo di leggere la Bhagavadgita al mattino, fatelo la sera! Dio non dice: “Fallo in questo momento!” Se vi eleva, perché non leggerla? Questo vi aiuterà. Ci sono altre persone che vi stanno dando aiuto? Andare a fare spese, andare a trovare qualcuno qua e là, non vi aiuterà.

Ricette Divine Personali

Swami ha detto: “Benedico coloro che obbediscono alle Mie istruzioni.” Ma per ognuno di noi, Swami dà istruzioni diverse. Ad esempio, volevo fare Namasmarana con il Japamala (cantare il Nome di Dio con l’aiuto del rosario), e Swami mi disse: “No! Niente Japamala per te. Usa solo la voce.” Ma quando mia sorella disse: “Swami, voglio usare il Japamala”, rispose: “Sì, tu puoi farlo!” E successivamente, quando volevo cominciare qualche attività: “Non c’è bisogno. Medita.”

Durante quei giorni, per la maggior parte del tempo, i devoti dovevano cucinare molto durante Dasara, perché allora non c’erano cuochi. Swami, durante quella ricorrenza, nutriva centinaia di poveri, e anche i devoti di Madras (Chennai) e Bangalore (Bengaluru) aiutavano a cucinare. Le donne anziane, che sapevano bene come gestire tale situazione, scavavano buche a mo’ di braciere nell’Ashram e, per cucinare, accendevano della legna, in quanto allora non c’era una cucina adeguata.

I devoti di Bengaluru portavano enormi recipienti che, per preparare il cibo per centinaia di persone, erano indispensabili. Quindi, in questo modo, partecipavano tutti questi devoti e ognuno aiutava in base alle proprie capacità. Mentre i devoti che rientravano nella fascia d’età di 50-60 anni avevano principalmente l’incarico vero e proprio di cucinare, altri partecipavano ad attività come tagliare verdure, fornire spezie ecc., e tutto questo veniva fatto sotto un sole cocente perché non c’era tetto.

In una di queste ricorrenze, ero appena giunta nell’Ashram, mentre mia sorella minore era già lì. Swami la chiamava Lilly. Egli andò da lei e disse: “Ehi, Lilly! Vai ad aiutare Savitri Amma; sta cucinando per dar da mangiare ai poveri. Vai ad aiutarla.” C’ero anch’io lì in piedi, accanto a mia sorella. Allora ella guardò Swami e chiese: “Swami, che mi dici di lei? Può venire con me ad aiutare?” Swami rispose: “No. Rani Maa starà solo qui.” Mia sorella allora chiese: “Swami! Perché mandi sempre me al lavoro, ma non mandi Rani Maa? Ti prego, lasciala venire.”

A questo, Swami rispose dicendo: “No, non la mando!” Perplessa dalla risposta di Swami, mia sorella chiese: “Perché?” Swami allora rispose: “Tu sei una Brahmacharini; devi lavorare. Rani Maa è una Grihasta (donna di casa, madre di famiglia); ha già fatto un sacco di lavoro in casa sua. Si cura dei figli e del marito ecc. Viene qui per la Sadhana perché là non può fare molto. Vuole meditare qui, ed evolvere spiritualmente. Cerca questo a

Puttaparthi e da Me. Quindi, Rani Maa starà nella sua stanza e mediterà.” Swami prese la decisione per me e le disse: “Non la manderò.” Era lo stesso con qualsiasi attività a cui volessi partecipare. Ogni volta che parlavo di qualsiasi attività, Swami diceva sempre: “No, non per te.”

Ora, quello che voglio trasmettere qui è che Swami è un Guru molto individuale. Non dice: “AdoraMi sempre!” Qualunque cosa tu stia facendo in casa, fallo come se tu stessi servendo Dio. Per una madre di famiglia, questo è ciò che Egli dice: “Considera il marito come Dio; non gridare ai figli; non arrabbiarti; parla amorevolmente. Qualunque cosa dicano, prendila con la consapevolezza che essi sono dei.” Questa è la Sadhana che Egli ci indica.

Parlare in Famiglia

Una volta, però, Swami mi disse una cosa diversa. Per venire a Puttaparthi, sopportavo qualunque cosa mio marito mi dicesse. Egli non era contro Baba, ma non riusciva a capire le mie frequenti visite per vedere Swami. Così, una volta, mentre mi stava lasciando alla stazione ferroviaria per venire a Puttaparthi, mi chiese: “Quando torni?” Risposi: “Non lo so.” Egli proseguì: “Che cosa intendi con ‘non lo so’? Chi deve saperlo? Dovresti conoscere i tuoi programmi.” Dissi: “Mi dispiace dirti che non si fanno programmi su quando andarsene da Puttaparthi, perché sarà Swami a deciderlo.”

A quei tempi, le modalità erano sempre quelle. Non potevamo acquistare i biglietti in anticipo. Se, per esempio, si comprava un biglietto per il 24, Swami diceva: “Stai qui fino al 1° del mese prossimo.” Chi poteva venire a cancellare il biglietto? Così, dissi a mio marito: “Non posso fare alcun programma perché tutto dipende dalla decisione di Swami. Quindi, quando sarà il momento per me di andare, Me lo dirà. Non posso decidere.”

Egli, allora, disse: “Non capisco perché deve essere così.” “Swami è il nostro Guru. Devo obbedirGli”, risposi. Successivamente, quando raggiunsi Puttaparthi, Swami mi mandò a chiamare. Andai al piano superiore, e ciò che poi seguì fu un’altra prova dell’onnipresenza di Swami. Disse: “Subramanian ha detto questo in macchina... e tu hai risposto così...”, e ripeté l’esatto dialogo intercorso fra noi! Disse: “Vedi! Stai troppo zitta. È ora che inizi a dire a Subramanian certe cose sulla vita spirituale, su che cos’è il Dharma (rettitudine) e che cosa non lo è. Devi parlare. Perché stai zitta?”

Risposi: “Swami, non voglio discussioni; non mi piace litigare.” Egli continuò: “No! Devi fare Dharma Yuddha (combattere per la giustizia)! Non lotti per qualche motivo egoistico, ma per il tuo Guru: obbedienza al tuo Guru. Devi dirglielo ed educarlo, perché lui non lo sa; non ha un Guru. Quindi, non tacere. Quando è coinvolto il Dharma, ti prego di parlare. Stando zitta, in un certo senso sei egoista, perché non vuoi iniziare una lite; vuoi la pace a ogni costo. Questo è sbagliato. Perché è stata predicata la Gita? Per Dharma Yuddha! Tu non devi fargli prediche, ma, quando ti accusa, devi dirgli che cos’è il Dharma. Non devi fare paternali, ma devi dare delucidazioni quando vieni attaccata.”

Questo è successo più volte nella mia vita, anche con mia suocera in precedenza. Così, poco dopo, iniziai a spiegare le cose anche a mio marito. Egli non sapeva perché Swami scrivesse delle lettere e perché io rispondessi. Mi chiedeva: “Che cosa scrivi?” Non aveva alcun concetto di Guru-discepolo. Quindi, Swami disse: “Devi dargli delucidazioni. Questo è il tuo compito. Non farai nulla di male; farai ciò che è giusto. Dovresti ovviamente stare zitta se tu facessi una cosa sbagliata!”

Ricevere le Sue Tenere Cure a Whitefield

Una volta ebbi il tetano. Dopo che mi fui

ripresa, andai a trovare Swami mentre si trovava a Chennai. Egli parlò a lungo con mio marito dell’altra mia Janma (nascita). Parlò anche del Suo viaggio nell’Andhra Pradesh, narrando anche che una volta alcuni naxaliti (gruppi di ribelli maoisti – ndt) volevano farGli del male e si erano tutti appostati sulle cime degli alberi per attaccare: “Ero in viaggio... i naxaliti erano lì... appollaiati sugli alberi... non successe nulla...”

Poi, dopo aver detto tutto questo, Swami si avvicinò a me e disse: “Rani Maa, dopo quella malattia, sei in condizioni molto deboli. Vieni a Whitefield e restaci per un po’. Devi riprenderti. Quindi, non tornare ancora: vieni a Whitefield e resta nell’Ashram di Brindavan.”

Così, decisi di andare a stare in quell’Ashram e informai anche Swami sull’approssimativa data di arrivo. Tuttavia, anche prima che arrivassi nell’Ashram, Swami aveva già dato istruzioni alle volontarie: “Verrà una certa persona, Rani Maa, e siederà tra la folla. Dovete andare a chiedere: ‘Chi è, fra voi, Rani Maa? Swami vuole che ella vada dentro.”

Ci credereste? Swami aveva preso tali accordi! Quindi, le volontarie vennero a chiedere: “Chi è Rani Maa?” Ma io non ero ancora arrivata. Giunsi un po’ più tardi. Nel frattempo, la Seva Dal che mi aveva chiamato tornò indietro e disse a Swami: “Swami, abbiamo controllato, ma non c’è nessuna Rani Maa.” Egli rispose: “No! Sta per arrivare. Tornate indietro; è un po’ in ritardo. Andate a riprovare.” Le rimandò indietro e, a quel punto, io ero già arrivata.

Quando raggiunsi l’Ashram, una Seva Dal era tra la folla intenta a chiedere: “Qualcuno, qui, si chiama Rani Maa? Per favore, si alzi. Swami vuole che venga dentro immediatamente.” Così, andai con lei da Swami. Egli mi assegnò una stanza dove alloggiare, ma, dato che avevo portato con me anche mia figlia, volevo avere il Suo permesso. Così chiesi: “Swami, ho portato mia figlia con me. Devo chiederle di tornare indietro o posso tenerla qui?” Swami rispose: “Sì, puoi tenere Sheela con te; lei sarà utile. Puoi portarla con te.” Solo allora portai dentro mia figlia perché, senza il permesso di Swami, non si può far entrare nessuno.

Il Devoto Ideale

Poi, una mattina, durante il mio soggiorno, Swami venne nella mia stanza intorno alle 7 e disse: “Vieni con Me.” La mia camera era al piano di sotto; era come una suite, con un soggiorno, una camera da letto, un bagno annesso e un balcone. La stanza di Swami era di sopra. Egli scese, vide che mia figlia dormiva nell’altra stanza, e non volle disturbarla.

Così, mi portò sul balcone e mi chiese: “Che cosa vuoi? ChiediMelo e Io te lo darò!” Mi domandavo perché Swami mi avesse improvvisamente fatto di nuovo questa domanda! Dissi: “Swami, voglio essere una devota ideale.” Rispose: “Sai che cosa devi fare?” Dissi: “No, Swami. Dimmi Tu, per favore, che cosa devo fare.”

Allora proseguì: “Obbedienza. Un giorno, quando verrai a trovarMi, ti riceverò molto amorevolmente e ti parlerò; un’altra volta potrei chiederti: ‘Chi ti ha chiesto di venire? Per favore, vattene. Potrei essere molto brusco e scortese. Devi comportarti in entrambe le situazioni in maniera equanime. Non dovrebbe esserci differenza. Deve esserci equanimità in entrambe le circostanze. Non dovresti reagire. Quando sono gentile, tu sei felice e, quando non lo sono, sei infelice. Questa non è la Lakshana (caratteristica) di un devoto.” Poi disse: “Qualche tempo fa, venivi qui, a Whitefield, per insegnare a qualcuno i Bhajan, non è vero?” Risposi: “Sì, Swami.” Ero con mia sorella a Bengaluru, e venivo a Whitefield per insegnare a una straniera qualche Bhajan. Questa signora alloggiava a Whitefield. Ma

dopo che Swami era andato a Chennai, mi chiese se potessi insegnarle qualche Bhajan. Acconsentii con gioia a farle questo favore e venivo da Bengaluru ogni giorno per insegnarglieli.

Questa fu la routine per un bel po’ di tempo, fin quando Swami non tornò da Chennai. Come al solito, ero andata a Whitefield per insegnarle i Bhajan, ma ella disse: “Swami è tornato. Oggi è il mio compleanno. Sono davvero fortunata che Egli sia tornato da Chennai. Oggi non posso studiare i Bhajan.” Questo significava che dovevo tornare e sentire che lei dicesse: “Ma come posso rimandarti indietro così? Andrò dentro e chiederò a Swami se puoi entrare.” Nessuno era autorizzato a entrare senza il permesso di Swami; così ella andò dentro e chiese: “Swami, è arrivata Rani Maa. Viene regolarmente per insegnarmi i Bhajan, ma oggi non voglio impararli. Visto che è sempre arrivata fin qui da Bengaluru, posso portarla dentro?” Swami rispose: “No! Dille di tornare indietro.”

Non aspettandosi questa risposta da Swami, ella chiese ancora: “Perché, Swami? Perché non può venire?” Cercava di discutere con Swami. Un’altra signora straniera, che conoscevo e che era presente in quel momento, domandò: “Anche lei è Tua devota! Perché non le dai il Tuo Darshan, Swami? Ti prego, lasciala venire!” Ma Swami era risoluto e disse: “Niente da fare. Non voglio che Rani Maa entri. Ditele di tornare indietro.”

Così, la signora a cui avevo insegnato i Bhajan uscì con un’aria molto triste. Mi disse: “Rani Maa, dovrai tornare indietro; abbiamo cercato di dire a Swami che vorremmo averti dentro, ma Lui ha detto di no. Quindi, dovrai andartene.”

Ero solita prendere un treno per tornare e poi qualche altro trasporto da lì a casa mia. Così, quando stavo tornando indietro, pensai sul treno: “Perché Swami ha fatto questo? Non ha amore? Non ha gentilezza? Swami non dovrebbe farlo. Dopo tutto, che cosa perde dandomi il Darshan? Sarei stata tanto felice, ma Lui me lo ha negato. Come può fare questo?” Era solo un pensiero e non lo esternai a nessuno perché stavo viaggiando da sola. Ma subito seguì un altro pensiero: ‘No! Non posso interrogare Swami. Dopo tutto, Egli è il mio Guru. E Swami dice che non dovremmo mettere in dubbio ciò che dice il nostro Guru. Quindi, qualunque cosa dica, dovrei accettarla.” Dopo queste considerazioni mi misi tranquilla, tanto non riuscivo a capire perché Swami non mi avesse fatto entrare.

Quando Swami mi citò questo episodio, avvenuto alcuni mesi prima, allorché dissi che volevo essere una devota ideale, stentavo a crederGli. Swami disse: “Sei venuta e, quando sei tornata, sul treno pensavi: ‘Come può Swami fare questo? Dov’è il Suo amore? Non c’è amore!’ Questo era quanto avevi in mente, ed era il tuo primo pensiero. Il tuo secondo pensiero è stato: ‘Oh! Egli sa che cosa è meglio. Sa che cosa fare; come posso dubitarne?’ Ti sei messa tranquilla, ma non c’era comprensione. Ti sei rassegnata senza capire, ma eri triste.”

Poi disse: “Oggi sono venuto a dirtelo. Il primo pensiero che hai formulato non avrebbe dovuto esserci. Il secondo pensiero: ‘Swami sa tutto!’ avrebbe dovuto essere il primo. Il tuo primo pensiero, incentrato sul dubbio: ‘Perché fa questo’, avrebbe dovuto essere cancellato. Il devoto ideale non dovrebbe chiedere. Il tuo secondo pensiero: ‘Swami sa tutto’, è giusto. A quel punto il tuo lavoro è finito; sei una devota ideale! Quindi, per essere una devota ideale, non mettere in discussione il Guru!”

Questo potrebbe spiegare perché molti devoti, che hanno continuato a venire qui per anni, improvvisamente hanno lasciato Swami.

Erano tutte persone istruite e con buone posizioni, ma non hanno capito Swami. Egli ci ha costantemente detto nei Suoi Discorsi e anche nelle Sue udienza: “Non cercate di capirMi! È uno sforzo inutile e vano!”

Ricordo un esempio utilizzato da Swami anni fa per farci comprendere perché è difficile capirLo. Aveva detto: “È come contare i granelli di sabbia sulla spiaggia!” Possiamo contare i granelli di sabbia sulla spiaggia? È un compito impossibile. Ed è per questo che non Lo capiremo mai, perché si tratta di una rivelazione, e non è frutto di comprensione. Chi è Swami non lo si potrà mai sapere con l’intelletto, il ragionamento, il dubbio, la lettura o la Sadhana. Tutto ciò non ci porterà a nulla. Quando Egli sarà soddisfatto e compiaciuto di voi, vi si rivelerà!

Quindi, anche se ora proviamo a comprenderLo e affermiamo che Egli è il Paramatma (Essere Supremo), tenderemo a dimenticarlo più tardi e a fare molte cose che non sono in armonia con i Suoi insegnamenti. In questo modo, mancheremo di riconoscerLo come Paramatma! Questo è ciò che Swami sottolinea in questo contesto. (Continua...)

Per gentile concessione dello Sri Sathya Sai Media Centre

– L’autrice, fervente devota per quasi sessant’anni, arrivò da Bhagavan Baba già nel 1950. Fu chiamata “Rani Maa” da Bhagavan. La sua vita è stata uno scrigno di emozionanti esperienze della Divinità di Swami.

Che cos’è la devozione? Chi sono i devoti? La devozione è fede, fermezza, virtù, coraggio, abbandono e assenza di egoismo. L’adorazione fatta, per quanto elaborata e voluta, è pura perdita di tempo ed energia. Perché strappare fiori e accelerare la loro morte? Alcuni di voi vanno in giro per questo Nilayam e sono soddisfatti di aver fatto tante circumambulazioni, ma queste possono essere chiamate così solo quando la vostra mente gira attorno a questo posto assieme ai vostri piedi. Prima di iniziare i vostri giri, che voi chiamate Pradakshina (circumambulazioni), donate la mente come Dakshina (ringraziamento) al Residente del tempio, il Signore. Questa è la prima cosa, e forse l’unica, da fare.

– Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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