SFS Magazine Dicembre

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“Riproponiamo un articolo dell’amico collaboratore Francesco Beltrami già apparso su “Io gioco Pulito” web magazine del Fatto Quotidiano” Arbroath – Bon Accord: quando il portiere prese l’ombrello.

Arbroath

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er trovare il maggior scarto di reti mai fatto registrare in una partita di calcio professionistico bisogna andare molto indietro nel tempo fino al 12 settembre 1885, quando l’edizione della Coppa di Scozia di quella stagione prende il via con le partite del primo turno. Sul campo della cittadina di Arbroath, nel nord del paese, affacciata sul mare e in forte espansione per via delle molte fabbriche lì aperte dall’inizio della rivoluzione industriale in poi, e del grande porto costruito nel 1839 che a partire dai primi del Novecento ne avrebbe fatto uno dei maggiori centri della pesca in Scozia, si affrontano la squadra locale e il Bon Accord.

L’Arbroath calca i campi di calcio scozzesi da sette anni, mentre gli ospiti sono alla loro prima stagione, a quei tempi si poteva partecipare alla Coppa anche senza nessun risultato alle spalle. Il nome “Bon Accord” era stato scelto in omaggio alla parola d’ordine che aveva dato il via all’assalto al Castello di Aberdeen, città dove aveva sede il club, durante le Guerre di Indipendenza Scozzesi. La partita vedeva i padroni di casa ovvi favoriti, ma nessuno si aspettava quello che stava per succedere, sotto una fastidiosa ma abituale pioggia l’Arbroath iniziò a segnare reti a valanga, chiudendo il primo tempo in vantaggio per 15-0. Nella ripresa i giocatori soprannominati “The Red Lichties” dal nome delle lanterne rosse utilizzate dalla barche che pescavano nel Mare del Nord e che facevano base nel porto della cittadina, non si fermarono, e chiusero la partita con un incredibile 36-0. Da alcune cronache dell’epoca, segnatamente dallo Scotthis Athletic Journal, risulta che la palla fosse entrata in porta almeno altre cinque volte, ma che le marcature non vennero registrate, e che tra il pubblico diversi spettatori si appuntassero il punteggio con carta e penna. Lo stesso arbitro dell’incontro, Dave Stormont, dichiarò che se avesse tenuto un metro di direzione più rigido nei confronti del Bon Accord la partita avrebbe potuto finire anche 43-0. Jim Milne Senior, il portiere dell’Arbroath quel giorno non toccò letteralmente palla, anzi sembra si fatto addirittura prestare da un conoscente presente in tribuna un ombrello per ripararsi dalla pioggia mentre osservava i suoi compagni sommergere di reti gli avversari. Nelle fasi successive di quella Coppa di Scozia l’Arbroath superò altri due turni prima di cedere al


quarto per 5-3 contro l’Hibernian. Per lungo tempo circolò la voce che il Bon Accord non fosse in realtà una squadra di calcio, ma di Cricket, l’Orion Cricket Club, che per un errore avesse ricevuto dalla Federazione Scozzese l’invito a partecipare alla Coppa di calcio in luogo della quasi omonima squadra dell’Orion FC e che per spirito sportivo avesse accettato l’invito presentandosi in campo ad Arbroath, è accertato però che l’Orion Cricket Club fu fondato solo alla fine del 1885: qualche mese dopo che la partita del record era stata disputata. Incredibilmente nello stesso giorno a trenta chilometri da Arbroath, in quel di Dundee, si affrontarono per il primo turno di Coppa di Scozia anche il Dundee Harp e l’Aberdeen Rovers. Finì 35-0 per i primi, brutta giornata quel 12 settembre per le squadre di Aberdeen,e anche qui pare che siano sfuggiti al referto ufficiale due gol. Il record del maggior scarto registrato in un incontro di calcio professionistico andò così alla partita di Arbroath, fu riconosciuto dalla società del Guinnes dei Primati e resiste ancor oggi anche se più volte è sembrato cadere, nel dicembre 2000 in Romania il Carpati Mirsa batté l’Avintul Dirlos 41-0, ma in una categoria dilettantistica, mentre nel maggio di quest’anno il Pelileo Sporting Club ha superato 44-1 l’Indi Nativo in una gara di terza Divisione equadoregna, anche in questo caso però gli ispettori del Guinnes non hanno ritenuto sufficiente il livello del campionato per cambiare di proprietà al record. Il 31 ottobre del 2002 l’AS Adema aveva invece sconfitto 149-0 i rivali dell’Emyrne in una gara del campionato del Madagascar, ma in quel caso si era trattato di una partita irregolare in quanto l’Emyrne aveva volutamente perso l’incontro segnando autoreti a ogni messa in gioco del pallone per protestare contro alcune decisioni arbitrali contrarie subite nelle precedenti partite della fase finale per lo scudetto del campionato nazionale malgascio.

Edinburgh City Football Club


I

l 3 agosto ha esordito in Scottish League Two l’ultima arrivata nel calcio scozzese che conta, l’Edinburgh City Football Club. Fondato nel 1928, l’Edinburgh City si propose di emulare il Queen’s Park, competere ai livelli più alti del calcio scozzese, pur rimanendo rigorosamente amatoriale. Dopo due stagioni nella East of Scotland League, nel 1930 entrò nell’Edinburgh & District League. L’anno successivo il club è stato eletto nella Second Division della Scottish League, a sostituire il Clydebank FC. Al tempo vennero sollevati molti dubbi sulla possibilità che L’Edinburgh City potesse giocare ai livelli delle altre squadre, ma l’unica altra candidata era il Nithsdale Wanderers, squadra di un villaggio del Dumfrieshire che aveva fatto parte della Third Division. Nei suoi primi anni l’Edinburgh City FC portò sulle maglie lo stemma della città, la divisa era composta da maglia bianca, pantaloncini neri e calzettoni neri o bianchi. L’impatto con il nuovo campionato fu scioccante, la squadra terminò all’ultimo posto in sei delle otto stagioni tra il 1931 ed il 1939, in sette di queste stagioni incassarono più di 110 reti. L’Edinburgh City venne costretto alla rielezione sei volte nel corso delle otto stagioni e sarebbero state sette, se il Bo’ness & Armadale non fosse stato espulso nel 1932/33 e non ci fu voto di rielezione al termine della stagione. In quegli anni, la Scozia è stata colpita da una grave recessione, non c’erano club disposti a prendere il rischio finanziario di giocare nella Scottish League e per tutto il decennio i club che hanno fanno domanda per la rielezione sono stati respinti senza opposizione. Unico momento di gloria in questi anni, il primo turno di Scottish Cup 1937/38, quando il City vinse il derby contro l’Hibernian, 3-2 ad Easter Road. Durante la seconda guerra mondiale il City ha giocato nella Lothian Amateur League, pur mantenendo il suo posto nella SFL. Quando la Scottish League riprese l’attività nel 1946, l’Edinburgh City venne inserito nella nuova Division C. Nonostante le scarse prestazioni prima della guerra, il club si sentì maltrattato da questa decisione di relegarli in quello che era effettivamente un campionato per le squadre di riserva. Anche a questo livello inferiore, il City non riuscì ad essere competitivo e, in un campionato composto dodici squadre, finì due volte ultimo ed una volta penultimo in classifica. Nel 1947 venne introdotto il professionismo, con riluttanza, ma senza alcun impatto notevole sui risultati. Dilaniato da lotte interne, il club abbandonò la Scottish League nel 1949. Nella stagione successiva entrò nella Scottish Junior FA,

Dopo l’adesione della Scottish Junior FA, per le successive sei stagioni l’Edinburgh City giocò nella Edinburgh & District Junior League, dove sembrò trovarsi molto più a suo agio, finendo in posizioni di metà classifica. Nel 1955 l’Edinburgh Corporation ha rifiutò di rinnovare il contratto di locazione del club sul campo di City Park, per ragioni che sono rimaste oscure. Questa decisione portò alla cessazione dell’attività agonistica, ma il club continuò ad esistere come club sociale Nel 1986, dopo 31 anni di inattività, il Postal United FC, club fondato nel 1966 e membro della East of Scotland League, chiese il permesso di adottare la denominazione di Edinburgh City FC. Il direttivo del club accettò la proposta del Postal United, che venne legalmente incorporato nell’Edinburgh United. La nuova squadra adottò le divise bianche e nere del club originario, abbandonando la divisa completamente rossa del Postal United, e continuò a far parte della East of Scotland League, vincendo il campionato in due occasioni, 1996 e 2006. Nel 1995, il Liberton Cropley AFC venne espulso dalla Scottish Amateur FA, a causa dell’irregolarità nel tesseramento di molti giocatori. I giocatori ed i dirigenti che non erano rimasti coinvolti si unirono all’Edinburgh City, da quel momento la squadra scese in campo con i calzettoni verdi a ricordare i colori della squadra amatoriale. Nel 1998 il verde venne abbandonato, in quanto i dirigenti decisero che il club non doveva avere nessun riferimento ai colori sociali di Hiberbian ed Hearts. Il nuovo City giocò inizialmente sul campo di Saughton, nella parte occidentale di Edimburgo, successivamente cambiò casa tre volte, prima di sistemarsi a Meadowbank Stadium, campo lasciato libero dal Meadowbank Thistle trasferito a Livingston nel 1996. Due anni dopo il club entrò a far parte della Scottish FA, quindi idoneo a partecipare alla Scottish FA Cup. L’Edinburgh City chiese di entrare nella Scottish Football League nel 2002 e nel 2008, ma in entrambe le occasioni altri candidati vennero preferiti. Nel mese di giugno 2013 la Scottish Premier League e la Scottish Football League si fusero, contestualmente venne creata la Scottish Lowlands Scottish Football League che, insieme con l’ormai consolidata Highland League, venne a formare il quinto livello di calcio scozzese in una nuova struttura a piramide. L’Edinburgh City ebbe subito successo nella Lowland League vincendo il campionato nel 2015 e il 2016. Con la nuova struttura i campioni di Scottish Lowlands Football League ed Highland League si incontrano in gara di andata e ritorno, il vincitore poi incontra l’ultima classificata in Scottish League Two per un posto in questo campionato. Nel 2015 l’Edinburgh City è stato battuto dal Brora Rangers nella prima fase, ma l’anno successivo ha vinto lo spareggio promozione contro l’East Stirlingshire. Dopo il pareggio per 1-1 a Meadowbank, il City ha vinto la partita di ritorno grazie ad un calcio di rigore all’87’ minuto della gara di ritorno, ottenendo così la sospirata promozione. Lo stemma del club riprende lo stemma cittadino, i colori nero e bianco sono gli stessi del club, con il castello in primo piano. Gianfranco Giordano


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Leonardo Fasan un italiano al Celtic

Leonardo Fasan Un italiano al Celtic

’Italia è da sempre considerata nell’immaginario comune la patria dei grandi portieri, partendo da Zoff per arrivare sino a Buffon, i nostri estremi difensori hanno da sempre affascinato il mondo è intero. In particolare i talenti di questo particolare ruolo hanno spesso i natali in Friuli Venezia Giulia, ne è un esempio Leonardo Fasan, partito dal nord est italiano per conquistare la Scozia. Sei anni fa infatti, alla giovane età di 16 anni, Fasan ha salutato l’Italia e l’Udinese, la società in cui è cresciuto e con cui è arrivato a giocare sino nella categoria Allievi Nazionali, per partire con la sua valigia piena di sogni alla volta del Celtic Park di Glasgow, un altro italiano per gli Hoops, dopo Paolo Di Canio e Massimo Donati. Fasan ha lavorato tanto e duramente sul campo per poter ottenere questa enorme occasione, fin da piccolo infatti viaggiava un’ora e mezzo al giorno per assecondare il suo talento e il suo sogno di diventare un calciatore professionista. Gli anni nel rinomato settore giovanile dell‘Udinese, che praticamente in contemporanea ha sfornato anche Simone Scuffet e Alex Meret, lo hanno portato a diventare uno dei miglior interpreti del ruolo fra i suoi pari età e ha ricevere appunto l’offerta da uno dei club più storici al mondo, il Celtic. Un’esperienza nella quale si è subito calato con tantissimo entusiasmo e che prima che come calciatore lo ha formato anche come uomo, vista il contesto molto diverso da quello di casa, a partire dal rigido clima e la lontananza dagli affetti della famiglia e degli amici. Il Celtic lo ha accolto come un figlio e lui ha ripagato questa fiducia abituandosi sin da subito al un calcio scozzese, molto più fisico rispetto a quello italiano, seppur meno tecnico, che lo ha costretto a duri allenamenti per aumentare la sua massa muscolare, diventando titolare indiscusso nelle giovanili dei Bhoys. Fasan è ora il terzo portiere del Celtic, alle spalle di Gordon e de Vries , ed è anche stato inserito nelle liste delle competizioni europee, non ha ancora esordito in prima squadra, ma allenamento dopo allenamento sogna di poter scendere in campo con i colori biancoverdi, magari proprio nell’Old Firm, e un giorno tornare in Serie A seguendo le orme del suo idolo Buffon Jacopo Formia


SEGNALI DI RISVEGLIO ?

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on il pareggio a Manchester, si è conclusa l’avventura del Celtic in Champions League. Ma non è tutto da buttare.

Celtic Champions League

Il pareggio dell’Ethiad Stadium contro il Manchester City, di Martedì 6 Dicembre, ha decretato la fine dell’avventura europea per il Celtic di Brendan Rodgers. Un risultato altamente preventivabile, vista la recente “pochezza” storica del Celtic e del calcio scozzese in generale, in ambito europeo. Ma quest’anno, nonostante l’eliminazione nella Fase a Gironi, sicuramente ci sono dei segnali positivi. Sicuramente la guida di Ronny Delia, che tanti successi aveva portato in Scozia anche grazie alla concomitante assenza dei falliti Rangers, aveva annientato ogni velleità europea del club cattolico di Glasgow: una guida tecnica, non adatta al calcio europeo di alto livello, e sulla quale la dirigenza del Celtic non poteva fare più affidamento per un concreto rilancio in termini di risultati, al di fuori della SPL. Ecco che qui cade la scelta su Rodgers: un allenatore “europeo”, che ha fatto benissimo con lo Swansea, e discretamente bene con il Liverpool, sfiorando anche la vittoria della Premier nel 2013-2014. Una scelta che sembra sia stata quanto mai azzeccata, in quanto i verdi di Glasgow continuano a dominare in Campionato (anche in maniera più eclatante rispetto alla gestione Delia); in più il Girone di Champions ha dimostrato che la squadra di Rodgers ha smentito tutti quelli che la davano come vittima sacrificale, in grado di non fare nemmeno un punto nelle sei partite totali. Addirittura, analizzando le partite giocate, la squadra di Rodgers può davvero recriminare per l’unica partita sbagliata nel Girone, escludendo la trasferta del Camp Nou contro il Barcellona (chiaramente fuori portata), e cioè la partita in casa contro il Borussia Moenchgladbach. Quella sconfitta per 2-0 al Celtic Park, ha praticamente decretato l’eliminazione degli Hoops anche dall’Europa League; una competizione che, vedendo anche le meravigliose partite giocate contro il City in casa e a Manchester, forse il Celtic poteva giocare con più consapevolezza. Comunque, fatto sta che il lavoro di Rodgers inizia a vedersi: chiaramente sarà un processo lungo e articolato, ma i segnali che sono arrivati da questa edizione di Champions League, fanno presagire ad una continua crescita di mentalità; un nuovo modo di affrontare le competizioni europee che forse permetterà di ottenere risultati ben diversi rispetto al recente passato. Mino Conenna


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