SCUOLA PRIMARIA “C.COLLODI” CECINA MARE CLASSE PRIMA SEZ. A I Marchesi Ginori, il nostro litorale, Pinocchio: l’aria di mare nei ricordi d’infanzia di Collodi è forse legata al nostro territorio… Da un’ipotesi dello studioso Nereo Liverani, gli indizi per riconoscere nella Bassa Val di Cecina e sulla sua costa l’ambientazione marina delle avventure di Pinocchio. Ins.te Spina Rossana Con la collaborazione di: Gianfaldoni Tiziana e Porciani Nicoletta (Archivio Storico Comunale di Cecina) Bianchi Luana, Benucci Soriana, Mastromarino Anna ( Ludoteca Fantasia)
Anno scolastico 2008/ 2009
Con la collaborazione di Gianfaldoni Tiziana e Porciani Nicoletta (Personale dell’Archivio Storico Comunale del Comune di Cecina) Bianchi Luana, Benucci Soriana, Mastromarino Anna (Personale della Ludoteca Fantasia)
Eccoci qua! Questi siamo noi, gli alunni della classe prima sezione A della Scuola Primaria “C.Colllodi” di Cecina Mare
Questi sono la nostra scuola e il nostro quartiere, Cecina Mare
Tanto tempo fa si chiamava semplicemente la Marina, poi prese il nome di Marina di Cecina, oggi è conosciuto come Cecina Mare. Il nostro quartiere è nato tanti anni fa, circa 300 ed ora vi parleremo della sua nascita. La storia di Marina nasce con la costruzione di “Villa Ginori”, detta “La Colonia”, intorno alla metà del 1700.
Prima di questa data il territorio lungo la costa era un luogo disabitato, ricco di boschi e zone acquitrinose, infestato dalla malaria. La spiaggia era deserta, alle spalle si vedevano dune di rena e diversi paduli di acque stagnanti e putride. Non era certo un luogo invitante!
Il Marchese Carlo Ginori, che già possedeva il territorio di Riparbella, acquistò anche tutta la zona che dalla foce del fiume Cecina arrivava fino al piano di Bibbona, ai Castelli di Bibbona, Casale e Guardistallo.
Fece costruire una serie di canali che portavano in mare le acque dei paduli e così ottenne dei grandi appezzamenti di terreno adatti per essere coltivati.
Il Marchese ordinò la costruzione del palazzo della Colonia, detta oggi Villa Ginori ed i lavori iniziarono nel settembre del 1739. Il Marchese riteneva che la spiaggia di Cecina fosse il luogo più opportuno per i traffici commerciali, essendo i Castelli sulle colline poco distanti. La Colonia era vicina alla foce del fiume Cecina, dove potevano trovare riparo le imbarcazioni; inoltre i venti che spesso spiravano dal mare, secondo gli esperti di allora, allontanavano l’aria malsana che, come si credeva nel 1700, portava la malaria. I lavori per la costruzione della Colonia procedettero speditamente e l’ opera fu terminata nel 1741. La costruzione aveva forma di quadrilatero e indicava che la Colonia doveva essere un vero e proprio villaggio. L’ingresso al cortile interno dava sulla via che conduceva a Riparbella, via che oggi si chiama “Via Ginori”. Intorno al cortile si affacciavano le varie parti dell’ edificio. La parte centrale della costruzione aveva un ingresso sorretto da colonne, da qui partiva la scala principale che portava al piano nobile, ove sul lato rivolto verso il mare, risiedeva il proprietario ed i suoi collaboratori più stretti. Su questo piano si aprivano le sale e le camere. Al piano secondo vi erano stanze ad uso di cucina, di guardaroba e varie dispense. Al piano terreno si trovavano i magazzini per riporre gli attrezzi da pesca, le botteghe, gli uffici ed una Cappella dedicata a S. Andrea.
Dalla parte di mezzogiorno c’erano i forni pubblici, una cisterna e tre piccoli arsenali per la costruzione delle barche.
La grande cucina
La camera con i letti a baldacchino
Uno dei saloni
Gli uffici dei collaboratori del Marchese
I forni comuni
La Cappella dedicata a S.Andrea
I soldati a cavallo difendevano il litorale e la Colonia dagli sbarchi dei Corsari, che veleggiavano sul Mar Tirreno alla ricerca di bastimenti da attaccare e depredare e spesso facevano incursioni sulla terraferma, terrorizzando le popolazioni locali.
Sin
dagli
inizi
il
Ginori
voleva
fare
della
Colonia
un
centro
di
pesca
contemporaneamente alla nascita di un porto per favorire i commerci e per dare riparo all’interno della foce del fiume Cecina alle imbarcazioni. Il Marchese fece arrivare nella Colonia alcune famiglie di pescatori di corallo; furono costruite le feluche, tipiche imbarcazioni per corallari e nel momento massimo dell’attività , nella Colonia si contavano 17 feluche con circa 50 marinai. Ogni feluca aveva 5 archibugi perchÊ
i
corsari
potevano
attaccare le barche e depredare il carico dei coralli. Per favorire la formazione dei coralli, il Marchese fece gettare in mare,
vicino agli scogli della
Colonia, oggetti in porcellana non rifinita,
provenienti
manifattura Firenze.
di
dalla
Doccia,
sua vicino
La pesca del corallo era praticata nella bella stagione, quindi pescatori nei rimanenti mesi si dedicavano alla pesca del pesce ma, si dice, con scarso guadagno. Per assicurare a tutte le famiglie dei pescatori condizioni di vita sicure, il Marchese Ginori volle che la Colonia fosse un vero e proprio villaggio autosufficiente. C’ erano il medico, il giudice, lo speziale, che distribuiva i medicamenti, il fabbro, l’ armaiolo, il calzolaio … Si costruivano reti da pesca, le donne e i bambini lavoravano la paglia per creare cappelli, si fabbricavano feluche per la pesca del corallo.
Poi il Marchese Ginori morì e pian piano la colonia perse la sua importanza.
E allora, cosa c’entra Pinocchio? Da un articolo apparso su “Toscana oggi” in data 9 Settembre 2002, il signor Nereo Liverani, appassionato studioso dell’opera di Carlo Collodi, ipotizza che l’aria di mare che si respira nel libro di Pinocchio possa essere l’aria della nostra… Marina. Perché? I genitori di Collodi, autore di Pinocchio, erano al servizio dei Marchesi Ginori. Questa nobile famiglia è stata artefice e protagonista della rinascita economica della zona della Val di Cecina sin dalla prima metà del 1700 e possedeva vasti terreni e numerose ville anche nei paesi collinari, come Riparbella, che sembrano modelli per le scene iniziali del famoso libro. Collodi bambino potrebbe aver seguito i genitori nei periodi in cui i Ginori soggiornavano nella Val di Cecina, soprattutto per la caccia e quindi aver conosciuto il nostro litorale. Ci sono molte ipotesi sui luoghi toscani , che possono aver ispirato l’ambientazione delle avventure del celebre burattino e nessuno con certezza ha indicato il litorale di Cecina come modello per le scene, eppure ci sono alcuni indizi che varrebbe la pena di approfondire. L’aria di mare già compare nel capitolo nono, allorché si dice che la bottega di Geppetto si trova all’inizio di uno stradone che conduce ad un paesetto sul mare … potrebbe essere lo stradone della Marina, che da Riparbella portava alla Colonia di Marina di Cecina.
Il mare ritorna con la partenza di Geppetto in barca … scogli, spiagge … come il litorale fra S. Vincenzo e Vada. Nel libro di Pinocchio si parla di scogli affioranti, di isole …non sembra proprio il paesaggio caratteristico della nostra costa?
C’erano degli scogli davanti alla Colonia per proteggerla dal mare in burrasca… La famosa balena, o pescecane come dir si voglia, non ricorda la sagoma dell’isola di Capraia così come si staglia all’orizzonte di Cecina Mare?
Altro indizio! Pinocchio, nuotando in cerca del povero Geppetto, fu scaraventato sulla spiaggia dell’Isola delle Api Industriose… eppure questo nome ricorda tantissimo l’ Elba, con le sue tre api d’ oro nello stemma, messe da Napoleone a ricordo della laboriosità degli abitanti.
In “ Pinocchio” c’è anche un richiamo alla febbre terzana, ovvero la malaria, che ha tristemente reso famosa la Maremma. E poi … Pinocchio sa fabbricare canestri, tipica arte della gente di Castagneto e del litorale. Ecco quindi spiegato il legame fra i Ginori, Cecina Mare e Pinocchio. Sono solo indizi, ma ci piace tantissimo l’idea che … Pinocchio sia passato da Cecina Mare. E poi …sarà proprio un caso che la nostra scuola sia intitolata a Carlo Collodi?