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Frati della Corda Notiziario della Custodia di Terra Santa OTTOBRE | 2013

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PAGINA 7 La lunga giornata di Papa Francesco a Assisi PAGINA 16 Oltre 20 associazioni e gruppi alla sesta Giornata dei volontari pro Terra Santa PAGINA 44 Fra Michael Perry, Ministro Generale dell’ordine dei Frati Minori, visita la Custodia


Indice SANTA SEDE La lunga giornata di Papa Francesco a Assisi Giovanni XXIII, Assisi e la “novella Pentecoste” Appello di Papa Francesco durante l’incontro con i rappresentanti della comunità ebraica di Roma Il Papa e il Presidente palestinese Abbas: Decisioni coraggiose per la pace! Summit con il Papa per Siria e Medio oriente

REGIONE SAN PAOLO 3 6 8 9 10

CURIA GENERALIZIA Messaggio del Ministro Generale al Papa Il Papa ad Assisi Consiglio Plenario dell’Ordine 2013 I cambiamenti climatici fomentano i conflitti. Caso allo studio: la Siria

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PATRIARCATO LATINO Attualità impegnativa per gli Ordinari Cattolici di Terra Santa Mons. Lahham: “I rifugiati siriani si sentono visitati”

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CURIA CUSTODIALE Sintesi del verbale del Discretorio Guardianati e Case Filiali Terra Santa, il dono della Custodia Congregazione per le Chiese Orientali Agenda del Custode

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SORELLA MORTE Fra Giambattista BRUZZONE OFM Fra Callistus (Michael D.) WELCH OFM

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I Paesi in frantumi dopo la Primavera araba Il Libano cerca di far tacere le armi Bambini siriani senza scuola Il premio Nobel per la pace all’Opac. “Grazie a loro le armi chimiche sono un tabù” Nuove speranze per i due vescovi ortodossi di Aleppo e padre Dall’Oglio Sotto attacco alcuni quartieri di Damasco “Tutti siamo chiamati a essere poveri” Verso un miglior coordinamento degli interventi umanitari cattolici in Siria In Siria tornano liberi numerosi rapiti. C’è attesa anche per i religiosi cristiani Siria: è emergenza umanitaria. Cosa puoi fare tu.

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FRATERNITAS

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VARIE Piccoli Gandhi crescono Le sfide per la difesa dell’ambiente in Cisgiordania Per il Medio Oriente dialogo senza alternative Cristiani di Gerusalemme manifestano contro le aggressioni dei coloni Al Caritas Baby Hospital inaugurata la Terapia intensiva La Bethlehem Universitycompie 40 anni “I fiori del deserto” a Gerusalemme Desert Flower in Jerusalem Comitato di collegamento cattolico-ebraico a Madrid: il dialogo gode buona salute La storia di Peter e Farida Un “Ulpan” al Vicariato di lingua ebraica Memoriale a Gerusalemme per il cardinale Lustiger L’Annunciazione del Botticelli a Gerusalemme Il Ministro Bray alla Natività di Betlemme Pellegrini e “Pietre Vive” La Valle di Giosafat, luogo del Giudizio

CRONACA DELLA CUSTODIA L’eredità di Francesco d’Assisi in Terra Santa Lettera delle Clarisse ai Frati Gerusalemme festeggia San Francesco COMISARIA DE BUENOS AIRES, ARGENTINA: Semana Franciscana 2013 Misa de Nuestro Padre San Francisco Con Francesco, partecipare alla nuova creazione di Cristo Professioni solenni: consacrati a Dio, consacrati da Dio Il Presidente della Repubblica Ceca visita il Monte degli Ulivi Sesta edizione di “ORGAN RECITALS 2013” A Cafarnao: contemplare le pietre che ci hanno reso Pietre Vive! Cafarnao, luogo della chiamata

La Verna, ottobre 2013 Dalla grotta dell’Annunciazione, in comunione con tutto il mondo Oltre 20 associazioni e gruppi alla sesta Giornata dei volontari pro Terra Santa Fra Michael Perry, Ministro Generale dell’ordine, visita la Custodia Visita del Ministro Generale allo SBF

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Frati della Corda Notiziario della Custodia di Terra Santa FRATI DELLA CORDA Notiziario della Custodia di Terra Santa Edizione n. 10 Ottobre 2013 In copertina. Mosaico Basilica dell’Annunciazione Nazareth Foto Piergiorgio Pescali

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CONTATTi Segreteria Custodia di Terra Santa St. Francis 1 Jerusalem - POBOX: 186 - Israel custodia@custodia.org STAMPA Franciscan Printing Press fpp@bezeqint.net


Santa Sede La lunga giornata di Papa Francesco a Assisi Assisi, 4 ottobre 2013 Di seguito alcuni momenti della giornata LA PACE FRANCESCANA NON È SDOLCINATA Ore 11 Santa Messa, Piazzale Basilica San Francesco «La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo… Anche questo non è francescano, ma è un’idea che alcuni hanno costruito!». In un colpo solo sono smontati tutti gli stereotipi su san Francesco e a farlo è il Papa, che nell’omelia ha puntualizzato che «la pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi prende su di sé il suo giogo, cioè il suo comandamento: amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato. E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo con mitezza e umiltà di cuore». La seconda cosa che Francesco ci testimonia è che «chi segue Cristo, riceve la vera pace, quella che solo Lui, e non il mondo, ci può dare». «San Francesco viene associato da molti alla pace, ed è giusto, ma pochi vanno in profondità», ha ammonito, spiegando che «la pace che Francesco ha accolto e vissuto e che ci trasmette» è la pace «di Cristo, passata attraverso l’amore più grande, quello della Croce. È la pace che Gesù Risorto donò ai discepoli quando apparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!” e lo disse mostrando le mani piagate e il costato trafitto».

Di qui la seconda invocazione del Papa a Francesco: «Insegnaci ad essere strumenti della pace, della pace che ha la sua sorgente in Dio, la pace che ci ha portato il Signore Gesù». «Preghiamo per la nazione italiana, perché ciascuno lavori sempre per il bene comune, guardando a ciò che unisce più che a ciò che divide». Un pensiero per l’Italia e gli italiani quello che esprime Papa Bergoglio. «Non posso dimenticare che oggi l’Italia celebra San Francesco quale suo Patrono. Do gli auguri a tutti gli italiani, nel capo del Governo che è presente», ha detto guardando il premier Enrico Letta, in prima fila con il presidente del Senato Pietro Grasso e il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato. ANNUNCIARE FINO ALLE PERIFERIE ore 15.15 Cattedrale di San Ruffino Incontro con il clero, i consacrati e i laici impegnati «Ascoltare la Parola di Dio, camminare, annunciare fino alle periferie». Queste le tre azioni che Papa Francesco ha consegnato nel pomeriggio alla diocesi di Assisi incontrando, nella cattedrale di San Rufino, i sacerdoti, le persone di vita consacrata e i laici impegnati nei consigli pastorali. «Quanto sono necessari - ha esordito

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Santa Sede integrando a braccio il suo testo - i consigli pastorali. Un vescovo non può guidare la diocesi» senza di essi, e così pure «un parroco» rispetto alla parrocchia. «Diventare tutti più ascoltatori della Parola di Dio, per essere meno ricchi di nostre parole e più ricchi delle sue Parole» è l’invito rivolto a sacerdoti (stigmatizzando le «omelie interminabili, noiose, delle quali non si capisce niente»), genitori, catechisti ed educatori. Ma, ha precisato, «non basta leggere le Sacre Scritture, bisogna ascoltare Gesù che parla in esse, bisogna essere antenne che ricevono, sintonizzate sulla Parola di Dio, per essere antenne che trasmettono». Camminare. «È una delle parole che preferisco quando penso al cristiano e alla Chiesa - rivela il Papa - Ma per voi ha un senso particolare: fare “sinodo” vuol dire camminare insieme. Penso che questa sia veramente l’esperienza più bella che viviamo: far parte di un popolo in cammino nella Storia, insieme con il suo Signore, che cammina in mezzo a noi». «Non siamo isolati, non camminiamo da soli, ma siamo parte dell’unico gregge di Cristo. Qui penso ancora a voi preti, e lasciate che mi metta anch’io con voi...». Francesco lo ripete spesso, come lui stesso sottolinea: «Camminare con il nostro popolo: a volte davanti, a volte in mezzo e a volte dietro; davanti, per guidare la comunità; in mezzo, per incoraggiarla e sostenerla; dietro, per tenerla unita e anche perché il popolo ha fiuto nel trovare nuove vie per il cammino». Il Papa ha sottolineato l’importanza di «camminare insieme», «collaborando, aiutandosi a vicenda», ma anche chiedendo «scusa» e accettando «le scuse degli altri perdonando». Una ricetta, questa, valida anche per far durare i matrimoni: «Ai novelli sposi, io dico sempre: litigate pure, arrivate anche a tirarvi i piatti addosso. Ma alla fine della giornata, chiedetevi scusa e fate la pace!». Ai novelli sposi il Papa non chiede di evitare i litigi, ma raccomanda di «non finire mai la giornata senza fare la pace». Annunciare fino alle periferie, che vuol dire «uscire per andare incontro all’altro, nelle periferie, che sono luoghi, ma sono soprattutto persone in situazioni di vita speciali». Quali periferie? «Certamente, in un primo senso, sono le zone della diocesi che rischiano di essere ai margini», ma «anche persone, realtà umane di fatto emarginate, disprezzate», «che magari si trovano fisicamente vicine al “centro”, ma spiritualmente sono lontane».

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«Non abbiate paura - è l’appello di Papa Bergoglio - di uscire e andare incontro a queste persone, a queste situazioni. Non lasciatevi bloccare da pregiudizi, da abitudini, rigidità mentali o pastorali, dal “si è sempre fatto così!”». Infine ha ricordato che «si può andare alle periferie solo se si porta la Parola di Dio nel cuore e si cammina con la Chiesa, come san Francesco». SUORE E CHIESA SIANO “ESPERTE IN UMANITÀ” ORE 17 Basilica di Santa Chiara La suora di clausura, come la Chiesa, è chiamata a essere «esperta in umanità». E senza «idee troppo astratte», perché – ha scherzato il Pontefice davanti alle monache di clausura nella Basilica di Santa Chiara – «seccano la testa». Il Papa ha quindi richiamato le suore a «essere madri», e a una positiva «vita di comunità». Ha esortato: «Perdonate, sopportatevi, perché la vita in comunità non è facile, il diavolo approfitta di tutto per dividere». È questa la “strada” delineata da papa Francesco nel suo intervento pronunciato - interamente a braccio - davanti alle monache. Due le indicazioni: la «contemplazione sempre con Gesù, Dio e uomo», e «la vita di comunità sempre con un cuore grande». «Quando una suora nella clausura consacra tutta la sua vita al Signore - ha osservato il Papa - accade una trasformazione che l’uomo non riesce a capire»: se per il pensiero corrente sembra che diventi «isolata, sola con l’assoluto» in «una vita ascetica, penitente», in realtà «diventa grandemente umana». Per papa Francesco è la “gioia” il tratto distintivo che deve animare la vita di comunità: essa si manifesta in un sorriso che “viene dal cuore”. «A me dispiace quando trovo suore che non sono gioiose, che forse sorridono col sorriso di un’assistente di volo ma non con il sorriso della gioia che viene da dentro» NO ALLA CUTURA DEL PROVVISORIO ORE 21 Piazzale Santa Maria degli Angeli incontro con i Giovani «Cari amici, ci vuole una base morale e spirituale per costruire bene, in modo solido! Oggi, questa base non è più garantita dalle famiglie e dalla tradizione sociale. Anzi, la società in cui voi siete nati privilegia i diritti individuali piuttosto che la famiglia - questi diritti individuali -, privilegia le relazioni che durano finché non sorgono difficoltà, e per questo a volte parla di rapporto di coppia, di famiglia e di matrimonio in modo superficiale ed equivoco. Basterebbe guardare


certi programmi televisivi e si vedono questi valori! Quante volte i parroci – anch’io, alcune volte l’ho sentito – sentono una coppia che viene a sposarsi: “Ma voi sapete che il matrimonio è per tutta la vita?”. “Ah, noi ci amiamo tanto, ma… rimarremo insieme finché dura l’amore. Quando finisce, uno da una parte e l’altro dall’altra”. È l’egoismo: quando io non sento, taglio il matrimonio e mi dimentico di quell’“una sola carne”, che non può dividersi. È rischioso sposarsi: è rischioso! È quell’egoismo che ci minaccia, perché dentro di noi tutti abbiamo la possibilità di una doppia personalità: quella che dice: “Io, libero, io voglio questo…”, e l’altra che dice: “Io, me, mi, con me, per me …”. L’egoismo sempre, che torna e non sa aprirsi agli altri. L’altra difficoltà è questa cultura del provvisorio: sembra che niente sia definitivo. Tutto è provvisorio. Come ho detto prima: mah, l’amore, finché dura. Una volta ho sentito un seminarista – bravo – che diceva: “Io voglio diventare prete, ma per dieci anni. Dopo ci ripenso”. È la cultura del provvisorio, e Gesù non ci ha salvato provvisoriamente: ci ha salvati definitivamente! «Il Vangelo, cari amici, non riguarda solo la religione, riguarda l’uomo, tutto l’uomo, riguarda il mondo, la società, la civiltà umana. Il Vangelo è il messaggio di salvezza di Dio per l’umanità. Ma quando diciamo “messaggio di salvezza”, non è un modo di dire, non

sono semplici parole o parole vuote come ce ne sono tante oggi! L’umanità ha veramente bisogno di essere salvata! Lo vediamo ogni giorno quando sfogliamo il giornale, o sentiamo le notizie alla televisione; ma lo vediamo anche intorno a noi, nelle persone, nelle situazioni; e lo vediamo in noi stessi! Ognuno di noi ha bisogno di salvezza! Soli non ce la facciamo! Abbiamo bisogno di salvezza! Salvezza da che cosa? Dal male. Il male opera, fa il suo lavoro. Ma il male non è invincibile e il cristiano non si rassegna di fronte al male. E voi giovani, volete rassegnarvi di fronte al male, alle ingiustizie, alle difficoltà? Volete o non volete? [I giovani rispondono: No!] Ah, va bene. Questo piace! Il nostro segreto è che Dio è più grande del male: ma questo è vero! Dio è più grande del male. Dio è amore infinito, misericordia senza limiti, e questo Amore ha vinto il male alla radice nella morte e risurrezione di Cristo. Questo è il Vangelo, la Buona Notizia: l’amore di Dio ha vinto! Cristo è morto sulla croce per i nostri peccati ed è risorto. Con Lui noi possiamo lottare contro il male e vincerlo ogni giorno. Ci crediamo o no? [I giovani rispondono: Sì!] Ma questo ‘sì’ deve andare nella vita! Se io credo che Gesù ha vinto il male e mi salva, devo seguire Gesù, devo andare sulla strada di Gesù per tutta la vita. http://www.vita.it

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Santa Sede Giovanni XXIII, Assisi e la “novella Pentecoste” Con la semplicità dei contadini e la severità degli asceti

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acem in terris, ottava lettera enciclica di Giovanni XXIII, datata 11 aprile 1963, è estremo documento di diuturno servizio sacerdotale e di limpida testimonianza, sigillato con sofferenze del corpo e dello spirito, riacutizzatesi mentre il Pontefice si disponeva al breve tratto di strada che l’avrebbe condotto alla morte il 3 giugno dello stesso anno. A motivo di questa coincidenza, quell’insegnamento suscitò enorme impressione e venne accolto come il testamento che il Padre saggio e lungimirante destinava alla Famiglia umana, dilacerata da interessi contrastanti e da avversioni insensate ed implacabili. A distanza di cinquant’anni, risuona ancora nell’aria il primo commento di quel testo magisteriale nell’eco persistente della voce amica: “In questa enciclica, di mio c’è anzitutto l’esempio che volli dare nel corso della mia esistenza, sull’indicazione del piccolo libro della mia giovinezza: L’uomo pacifico fa più bene che il molto istruito (L’Imitazione di Cristo, II, 3)”. Egli non si arrogava titoli di maestro, di riformatore, di magico risolutore dei problemi sollevati dalla drammatica situazione del mondo. Pago di assolvere il suo primo dovere di catechizzare con amore e di camminare accanto a tutti i suoi simili, che ascoltava ed ammoniva, promosse senza alcun dubbio un’azione capillare per sostenere, contro l’istinto bellicoso, la possibilità della pace; si direbbe, l’ineluttabilità della pace (cfr Luigi Sturzo, La comunità internazionale e il diritto di guerra, capitoli XIII e XIV. Nicola Zanichelli 1954). Sollecitò governanti e popoli, anzitutto i cristiani, a gettare sul problema uno sguardo più attento. Mentre troppi, anche tra i battezzati, erano come bloccati dalle disquisizioni circa l’eventualità e legittimità della guerra moderna, egli mirava a convincere tutti ad avviarsi liberi e consapevoli alla conquista della giustizia per la promozione integrale della persona. Avrebbe voluto sottrarre gli uomini ai condizionamenti della guerra fredda e condurli, in rapporto ad essa, a tale dedizione al bene comune da superare la sfiducia e l’isolamento, sino a rifiutare, a livello di dottrina e di servizio, la divisione del mondo in blocchi contrapposti, proponendo la conversione alla coesistenza e alla collaborazione; e l’avviamento inoltre al confronto della fede con le ide-

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ologie che ispirano e talora confondono le coscienze. Suggerì la scelta del disgelo e dell’impegno nell’immane compito di costruire la pace insieme a tutti gli uomini di buon volere. La prassi segnalata potrebbe compendiarsi con l’aforisma, di cui aveva sperimentato l’efficacia nei suoi anni di Oriente e a Parigi, contenente la quintessenza della sana politica e dell’illuminata pazienza: Se regarder sans se défier, se rapprocher sans se craindre, s’entr’aider sans se compromettre. Guardarsi negli occhi senza sfidarsi; avvicinarsi senza volersi incutere paura, aiutarsi senza compromessi (cfr. Angelo Giuseppe Roncalli, Souvenirs d’un Nonce, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1963, p. 108). Nell’atto di accettare la segnalazione del Premio Balzan per la Pace (10 maggio 1963) associò al suo nome quello dei suoi predecessori del secolo XX, da Pio X a Pio XII, all’intenzione manifesta di presentarsi all’umanità come sacerdote radicato nell’humus della tradizione apostolica, aperta al clima del nostro tempo. L’albero affonda le radici nel profondo della terra e sempre rinnova i suoi rami al sole delle nuove stagioni. La luce della divina rivelazione continua a splendere sulla fronte dell’enciclica che, nulla avendo perduto della sua originaria attualità, stimola tutti ad arrendersi all’evidenza del messaggio evangelico e a riflettere sui segni dei tempi. Dio, infatti, parla per bocca dei profeti e attraverso i fatti della storia. Molti avvenimenti si sono succeduti nel corso di cinquant’anni, evidenziando difficoltà apparentemente insormontabili ed insidie costantemente in agguato. Quanto mai opportuno, pertanto, richiamare l’appello di Giovanni Paolo II, iscritto nel messaggio papale di dieci anni or sono: “Pacem in terris impegno permanente”. Solenne invito, non tanto a celebrare l’anniversario del documento, quanto a farlo oggetto di studio, di approfondimento, di ispirazione. Dotato di quel realismo che è proprio dei puri, dei semplici, dei contadini e degli artigiani, Giovanni XXIII raccomandò accoratamente il disarmo dei cuori, e scongiurò i governanti di adoperarsi “sinceramente a dissolvere la psicosi della guerra, il che comporta, a sua volta, che al criterio della pace che si regge sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può costruire solo nella vicendevole fiducia” (paragrafo 113).


A tanto siamo chiamati, a tanto ci spronano gli operatori di pace di tutti i luoghi e di tutti i tempi, donne e uomini ostinati a proclamare che la pace è necessaria, desiderabile, possibile; donne e uomini abilitati a lottare per essa con la violenza della preghiera e dell’amore, senza desistere mai, contra spem in spem (Romani, 4, 18), a costo di umiliazione e di emarginazione. Rimane vero che per la edificazione del tempio della Pace è necessario puntiglioso ardimento, ben più geniale che non occorresse a Michelangelo per sollevare verso il cielo la cupola della basilica vaticana, poggiata su quattro enormi pilastri. E a proposito di solido ed inattaccabile fondamento, risuona ammonitrice la voce papale: “La pace rimane solo vuoto suono di parole se non è fondata su quell’ordine che il documento ha tracciato con fiduciosa speranza: ordine fondato sulla verità, costruito secondo giustizia, vivificato ed integrato dalla carità, e posto in atto nella libertà”. Dalle parole introduttive che affermano categoricamente che :”la pace può essere instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto dell’ordine stabilito da Dio”, alle singole parti del documento, ogni proposizione è così legata all’altra, che, se viene meno una, cade tutto il resto: i rapporti dell’uomo con l’uomo, degli uomini con i pubblici poteri, delle comunità politiche tra loro, degli esseri umani e delle singole comunità politiche con la comunità mondiale. La pace, secondo Giovanni XXIII, si fonda sul rispetto del dinamismo proprio dell’indirizzo che corre verso la promozione totale dell’uomo, così che tutto il resto - l’economia, l’organizzazione politica, i rapporti tra le

nazioni, la ricerca della sicurezza collettiva, il disarmo, la costruzione progressiva di una autorità internazionale efficace - tutto viene ordinato a quest’ultimo fine e riceve da esso significazione e valore. I pochi superstiti che ebbero le prime confidenze circa il progetto dell’enciclica, e ne seguirono poi la gestazione sino al suo apparire il giovedì santo 1963 - che è quanto dire in clima di ardente preghiera, di reciproca fiducia, di animazione apostolica - sono certi che nulla è andato perduto di quanto venne sapientemente proposto per il superamento degli antagonismi e l’instaurazione di nuovi e duraturi rapporti di pace. Sono convinti che la dottrina esposta con rigore e vigore logico, con linguaggio accessibile a tutte le menti, continua a penetrare nelle coscienze come seme gettato nei solchi nell’attesa sicura di germinazione, poste le condizioni favorevoli indicate dal magistero papale. Sono certi che il consenso di quella primavera del 1963 non è stato effimero, dal momento che un’opinione pubblica, diffusa più che non ci si attendesse, prestò riverente attenzione all’insegnamento del Pontefice romano. Parve addirittura che gli uomini si volgessero unanimi verso quella mano tesa che aveva sottoscritto il documento, verso quel cuore che l’aveva offerto all’umanità: la mano di un figlio dei campi, chiamato da Dio alla missione profetica di moderatore universale; il cuore di un padre che, agli inizi del suo servizio pontificale, aveva proclamato: “Tutto il mondo è la mia famiglia”. Loris Francesco Capovilla (©L’Osservatore Romano 4 ottobre 2013)

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Santa Sede Appello di Papa Francesco durante l’incontro con i rappresentanti della comunità ebraica di Roma città del vaticano, 11 ottobre 1943

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n appello affinché “l’antisemitismo sia bandito dal cuore e dalla vita di ogni uomo e di ogni donna” e un invito alle nuove generazioni a non abbassare la guardia non solo contro l’antisemitismo ma anche contro ogni forma di razzismo. Sono i principali contenuti del discorso rivolto da Papa Francesco ai rappresentanti della comunità ebraica di Roma, nell’udienza di questa mattina, venerdì 11 ottobre, e del messaggio indirizzato al rabbino capo della stessa comunità, in occasione del settantesimo anniversario della deportazione degli ebrei della città. Nell’incontro odierno il vescovo di Roma ha voluto innanzitutto sottolineare “lo sviluppo di rapporti amichevoli e fraterni” tra ebrei e cristiani, che ha caratterizzato questi ultimi anni, soprattutto dopo il Vaticano II. Un’amicizia, ha aggiunto, alla quale “spero di contribuire qui a Roma” così come “ho avuto la grazia di fare con la comunità ebraica di Buenos Aires”. Ricordando la tragedia vissuta dalla comunità ebraica durante l’ultima guerra il Pontefice, rinnovata l’assicu-

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razione della vicinanza spirituale e della preghiera per le vittime, ha ripetuto quanto aveva già detto il 24 giugno scorso nell’udienza al Comitato ebraico internazionale per le consultazioni interreligiose: “Un cristiano non può essere antisemita” perché le sue radici “sono un po’ ebree”. Con il messaggio al rabbino capo e alla comunità ebraica di Roma, Papa Francesco ha inteso unirsi alla commemorazione di quelle “tragiche ore dell’ottobre 1943” quando gli ebrei di Roma furono deportati dai nazisti nei campi di sterminio. “È nostro dovere - ha scritto tra l’altro - tenere ben presente davanti ai nostri occhi il destino di quei deportati, percepire la loro paura, il loro dolore, la loro disperazione, per non dimenticarli”. Ma fare memoria “non significa averne semplicemente un ricordo; significa soprattutto - ha scritto ancora sforzarci di comprendere qual è il messaggio che esso rappresenta per il nostro oggi” per vivere diversamente il presente e illuminare il futuro. (© L’Osservatore Romano 12 ottobre 2013)


Il Papa e il Presidente palestinese Abbas: Decisioni coraggiose per la pace! Città del Vaticano, 17 ottobre 2013

Il

presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) è stato ricevuto in udienza da Papa Francesco ieri mattina, 17 ottobre, in Vaticano. In un comunicato diffuso dopo l’incontro, la Santa Sede rileva che nel corso dei colloqui, definiti cordiali, si è fatto particolare riferimento alla ripresa dei negoziati tra israeliani e palestinesi. I vertici della Santa Sede e dello Stato di Palestina hanno espresso la speranza che il processo di pace «produca i frutti desiderati per trovare una soluzione giusta e duratura ad un conflitto la cui fine si rivela sempre più necessaria e urgente». Si è auspicato che le parti prendano «con determinazione decisioni coraggiose a favore della pace con il sostegno della comunità internazionale». Soffermandosi su altri temi, si è manifestata una «grave preoccupazione» per la Siria. L’auspicio comune è che «alla logica della violenza subentri quanto prima quella del dialogo e della riconciliazione». Riguardo alle relazioni tra Santa Sede e Palestina il comunicato spiega che c’è «soddisfazione per i progressi fatti nell’ elaborazione di un accordo globale su alcuni aspetti essenziali della vita e dell’ attività della Chiesa cattolica in Palestina». Già il mese scorso, i membri della commissione bilaterale tra Santa Sede e Stato di Palestina avevano espresso «grande soddisfazione» per i progressi compiuti al fine di dare un inquadramento giuridico alle istituzioni cattoliche sul suolo palestinese. Il Papa e il presidente Abbas hanno anche discusso della situazione delle comunità cristiane nei Territori Palestinesi e, più in generale, in Medio Oriente, «rilevando il contributo significativo che esse offrono al bene comune della società». Oltre al Papa, il presidente Abbas ha incontrato l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per il rapporti con gli Stati. Il leader palestinese è in Europa questa settimana per cercare di ottenere maggiori pressioni internazionali su

Israele, affinché blocchi la crescita degli insediamenti (in Cisgiordania), condizione considerata essenziale per la pace nella regione. I negoziati in corso sono circondati dal massimo riserbo e non si sa quali progressi siano stati compiuti. Solo il segretario di Stato americano, John Kerry, è autorizzato a parlarne in pubblico. Gli addetti ai lavori riferiscono però ufficiosamente che si è fatta ben poca strada. Non si prevedono svolte imminenti, e le due parti si rimpallano la responsabilità dello stallo. Giovedì, Abbas ha dichiarato alla tivù palestinese che sta pensando di rivolgersi al Consiglio di sicurezza dell’Onu per le continue violazioni contro le proprietà palestinesi e per i ripetuti casi di violenza da parte dei coloni israeliani nei Territori. Un simile passo rappresenterebbe un venir meno alle condizioni poste nei negoziati, in base alle quali il governo palestinese si sarebbe impegnato a non rivolgersi a organismi internazionali contro Israele finché le trattative sono in corso. Secondo il quotidiano israeliano Maariv, Abbas resta comunque determinato a continuare i negoziati, anche se riferirà ai leader europei che fin qui non ci sono progressi significativi. http://www.terrasanta.net

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Santa Sede Summit con il Papa per Siria e Medio oriente

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i svolgerà il 21 novembre in Vaticano un “summit” per la Siria, l’Irak e il Medio Oriente alla presenza di Papa Francesco, dei patriarchi e degli arcivescovi maggiori delle Chiese orientali. Ne ha dato notizia il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, nella prolusione per l’apertura dell’anno accademico 2013-2014 del Pontificio Istituto Orientale, sabato mattina, 26 ottobre.

con Papa Francesco con «i capi e padri delle Chiese orientali» si ricollega idealmente a quello analogo del 2009 promosso da Benedetto XVI, al quale è andato il ringraziamento «per l’amicizia paterna e la considerazione tanto profonda che egli ha sempre riservato all’Oriente cristiano e in particolare alle Chiese orientali cattoliche».

L’incontro è stato organizzato nel quadro della plenaria del dicastero che si terrà dal 19 al 22 novembre e avrà come tema generale per la discussione «Le Chiese Orientali cattoliche a 50 anni dal concilio ecumenico Vaticano II». Sarà comunque un’occasione per riflettere sulle reali possibilità di pace in Siria, Terra Santa e Medio Oriente, e di elevare una preghiera collegiale per i cristiani di quei Paesi martoriati.

Considerazione e amicizia che animeranno anche la plenaria del dicastero, durante la quale ampio spazio avranno la liturgia e la formazione. L’intento di attribuire particolare attenzione alla liturgia è quello di «favorire l’applicazione delle norme codiciali in campo liturgico». Nella plenaria, riguardo all’attività del dicastero verrà poi trattato il tema della formazione, «intendendola rivolta a tutte le componenti del Popolo di Dio, e perciò sempre di più ai laici».

Il cardinale ha ricordato che l’incontro del 21 novembre

(L’Osservatore Romano 27 ottobre 2013)

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Curia Generalizia Messaggio del Ministro Generale al Papa Assisi, 4 ottobre 2013 Santuario di San Damiano Santità carissima, nostro Santo Padre Francesco, il Signore Le doni la pace! Queste semplici parole pronunciate da Francesco d’Assisi fluirono dal suo cuore trafitto dalle sofferenze dell’umanità caduta preda di una ragnatela di conflitti, guerre, povertà e cupidigia. Fu Dio a rompere queste catene di disperazione nella vita di Francesco attraverso l’abbraccio offertogli da Cristo nella persona del lebbroso e attraverso quello di Gesù Crocifisso, che gli parlò tre volte dalla Croce di San Damiano, dicendogli: “Francesco, và e ripara la mia chiesa che è in rovina”. Come Sua Santità già sa, Francesco compì un ulteriore passo nel suo cammino di fede, intraprendendo un progetto di ricostruzione che sarebbe iniziato proprio con i mattoni e la malta che ancora oggi ci circondano in questa piccola cappella. La chiamata ad una semplicità di vita ispirata al Vangelo – sine proprio – vissuta con e in mezzo ai poveri permise a Francesco e ai suoi fratelli di decidersi per forma vitae più profonda e profetica. Ciò implicò anche il rinnovamento spirituale della Chiesa, popolo pellegrinante di Dio, e attraverso di Essa, il rinnovamento della missione di annunciare un messaggio di guarigione, riconciliazione e assoluta dignità di ciascuna persona, a motivo di ciò che Dio è e di ciò che opera per noi e per il creato in e attraverso Gesù. Noi, suoi piccoli fratelli dell’Ordine dei Frati Minori, promettiamo ancora e sempre obbedienza a Lei, Santo Padre, cercando di partecipare al rinnovamento del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Ci impegniamo nuovamente a vivere i consigli evangelici attraverso una radicale povertà di vita in fraternità, in castità e in obbedienza al Padre e Signore della vita. Promettiamo, inoltre, di “fare rumore, far chiasso” per cercare sempre di annunciare profeticamente la misericordia, l’amore e la pace riconciliante di Dio con coraggio e gioia! Chiediamo la sua apostolica benedizione per i fratelli che vivono in questo santo luogo di San Damiano, per i novizi, per la Provincia del Serafico Padre Francesco, per l’Ordine dei Frati Minori e per l’intera Famiglia Francescana. E anche noi oggi vogliamo offrire a Lei una speciale benedizione: la pace di Cristo, che supera ogni comprensione umana, possa illuminare il suo cuore, la sua mente e la sua anima, mentre conduce la Chiesa e discerne il cammino del pellegrinante Corpo di Cristo, chiamato ad essere segno sacramentale dell’eterno amore di Dio e della speranza per il mondo. Le stesse parole che Francesco d’Assisi ricevette dal Signore Gesù pendente dalla Croce di San Damiano ispirino Lei mentre sfidano ciascuno di noi, condiscepoli di Gesù e membri della Chiesa, a credere, a vivere e a professare il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo “Francesco, và e ripara la nostra chiesa”.

Fr. Michael A. Perry, Ofm Ministro Generale

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Curia Generalizia Il Papa ad Assisi ASSISI, 4 ottobre

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ella festa di San Francesco, Patrono d’Italia, il Papa si è recato in Visita Pastorale ad Assisi. Tra le sue visite il Papa ha visitato il Santuario di san Damiano per una visita in privato ed una sosta di preghiera. Fu in questo luogo che nel 1208 San Francesco pregando davanti al Crocifisso udì il Signore che gli diceva di riparare la sua casa. Fu qui che negli ultimi anni della sua vita, il Poverello, compose il “Cantico delle Creature”. Al suo arrivo il Papa è stato accolto da Fr. Michael A. Perry, Ministro Generale e dalla comunità del Convento. Un’altra visita del papa è alla Basilica di Santa Chiara per l’incontro con le suore di clausura. Il Papa si è recato nella cripta per la venerazione del corpo di Santa Chiara e nella Cappella del Coro per la preghiera silenziosa davanti al Crocifisso di San Damiano, che secondo la tradizione chiese a San Francesco di riparare la sua Casa. Nella Cappella del Coro il Papa, accompagnato dal Consiglio di Cardinali, ha incontrato le clarisse ed ha rivolto loro un discorso a braccio.: “Quando una suora nella clausura consacra tutta la sua vita al Signore, accade una trasformazione che non si finisce di capire. La normalità del nostro pensiero penserebbe che questa suora diventa isolata, sola con l’Assoluto, sola con Dio; è una vita ascetica, penitente.

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Ma questa non è la strada di una suora di clausura cattolica, neppure cristiana. La strada passa per Gesù Cristo, sempre! Gesù Cristo è al centro della vostra vita, della vostra penitenza, della vostra vita comunitaria, della vostra preghiera e anche della universalità della preghiera. E per questa strada succede il contrario di quello che pensa che questa sarà un’ascetica suora di clausura. Quando va per la strada della contemplazione di Gesù Cristo, della preghiera e della penitenza con Gesù Cristo, diventa grandemente umana. Le suore di clausura sono chiamate ad avere grande umanità, un’umanità come quella della Madre Chiesa; umane, capire tutte le cose della vita, essere persone che sanno capire i problemi umani, che sanno perdonare, che sanno chiedere al Signore per le persone”. “Oggi nella Messa, parlando del Crocifisso, dicevo che Francesco lo aveva contemplato con gli occhi aperti, con le ferite aperte, con il sangue che veniva giù. E questa è la vostra contemplazione: la realtà. La realtà di Gesù Cristo. Non idee astratte, non idee astratte, perché seccano la testa. La contemplazione delle piaghe di Gesù Cristo! (…) E per questo è tanto bello quando la gente va al parlatorio dei monasteri e chiedono preghiere e dicono i loro problemi. Forse la suora non dice nulla di straordinario, ma una parola


che li viene proprio dalla contemplazione di Gesù Cristo, perché la suora, come la Chiesa, è sulla strada di essere esperta in umanità. E questa è la vostra strada: non troppo spirituale! Quando sono troppo spirituali, io penso alla fondatrice dei monasteri della concorrenza vostra, Santa Teresa, per esempio. Quando a lei veniva una suora, oh, con queste cose… diceva alla cuoca: ‘dalle una bistecca!’. (…) L’umanità di Gesù Cristo! Perché il Verbo è venuto nella carne, Dio si è fatto carne per noi, e questo darà a voi una santità umana, grande, bella, matura, una santità di madre. E la Chiesa vi vuole così: madri (…). Dare vita. Quando voi pregate, per esempio, per i sacerdoti, per i seminaristi, voi avete con loro un rapporto di maternità; con la preghiera li aiutate a diventare buoni Pastori del Popolo di Dio. Ma ricordatevi della bistecca di Santa Teresa! È importante”. “E la seconda cosa che volevo dirvi, brevemente, è la vita di comunità. Perdonate, sopportatevi, perché la vita di comunità non è facile. (…) E che il monastero non sia un Purgatorio, che sia una famiglia. I problemi ci sono, (…), ma, come si fa in una famiglia, con amore, cercare la soluzione con amore; non distruggere questa per risolvere questo; non avere competizione. Curare la vita di comunità, perché quando nella vita di comunità è così, di famiglia, è proprio lo Spirito Santo che è nel mezzo della comunità. (…) Io chiedo per voi questa gioia che nasce proprio dalla vera contemplazione e da una bella vita comunitaria. Al pomeriggio dopo aver attraversato la Piazza antistante la Basilica di Santa Maria degli Angeli, salutando i giovani in attesa, il Santo Padre è entrato in Basilica, accolto dal Custode del Convento della Porziuncola. Dopo la visita e la preghiera silenziosa nella Porziuncola, il Papa ha incontrato i giovani dell’Umbria nel piazzale della Basilica ed ha risposto a quattro domande su famiglia, lavoro, vocazione e missione. Relativamente alla famiglia e al matrimonio, Papa Francesco ha ricordato: “Pensiamo ai nostri genitori, ai nostri nonni o bisnonni: si sono sposati in condizioni molto più povere delle nostre, alcuni in tempo di guerra, o di dopoguerra; alcuni sono emigrati, come i miei genitori. Dove trovavano la forza? La trovavano nella certezza che il Signore era con loro, che la famiglia è benedetta da Dio col Sacramento del matrimonio, e che benedetta è la missione di mettere al mondo i figli e di educarli. Con queste certezze hanno superato anche le prove più dure. Erano certezze semplici, ma vere, formavano delle colonne che sostenevano il loro amore.

Non è stata facile, la vita loro; c’erano problemi, tanti problemi. Ma queste certezze semplici li aiutavano ad andare avanti. E sono riusciti a fare una bella famiglia, a dare vita, a fare crescere i figli”. Papa Francesco ha sottolineato che è necessaria questa base morale e spirituale per costruire una famiglia solida, nonostante la famiglia non sia più garantita dalla tradizione sociale attuale e dalla cultura del provvisorio. Relativamente alle altre domande, il Papa ha affermato che solo il Vangelo, come messaggio di salvezza, può rispondervi: “Ma il Vangelo, cari amici, non riguarda solo la religione, riguarda l’uomo, tutto l’uomo, riguarda il mondo, la società, la civiltà umana. (…) Il Vangelo, questo messaggio di salvezza, ha due destinazioni che sono legate: la prima, suscitare la fede, e questa è l’evangelizzazione; la seconda, trasformare il mondo secondo il disegno di Dio, e questa è l’animazione cristiana della società“. Papa Francesco ha preso congedo dai giovani con queste parole: “Andate con coraggio! Con il Vangelo nel cuore e tra le mani, siate testimoni della fede con la vostra vita: portate Cristo nelle vostre case, annunciatelo tra i vostri amici, accoglietelo e servitelo nei poveri. Giovani, date all’Umbria un messaggio di vita, di pace e di speranza! Potete farlo!”. http://www.ofm.org/ofm/?p=5761&lang=it

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Curia Generalizia Consiglio Plenario dell’Ordine 2013 CONSILIUM PLENARIUM OFM Kostancin - Jezioma - Polonia 17-30.XI.2013

Il prossimo Consiglio plenario dell’Ordine si terrà in Polonia, dal 17 al 30 novembre 2013, a Konstancin – Jeziorna (Varsavia), presso il “Centrum Animacji Misyjnej”, dei Padri Pallotini. Il programma del Consiglio Plenario prevede a riflettere su diversi temi ed approfondirli; questi temi riguardano soprattutto la situazione attuale dell’Ordine. Il tema centrale riguarda il numero e il metodo di elezione dei Definitori generali (cfr. Capitolo 2009, Mandato 45). La decisione del Consiglio plenario su questo tema avrà forza deliberativa ed entrerà in vigore, ad experimentum, nel prossimo Capitolo generale 2015 (cfr. Capitolo 2009, Mandato 45 e 46). Diversi altri temi, che prevede il programma, e su cui si rifletterà nel Consiglio Plenario, afferiscono alla situazione attuale dell’Ordine, tenendo presenti i risultati pervenuti dalle rispettive Commissioni nominate dal Definitorio Generale, secondo i mandati del Capitolo generale 2009 (cfr. Mandati 14 e 48). Inoltre, il Ministro Generale presenterà delle proposte concrete riguardo ad altre strutture (cfr. lettera convocatoria). Data l’importanza di questo Consiglio Plenario, chiediamo al Signore che accompagni, sia partecipanti del Consiglio Plenario sia tutti i frati dell’Ordine per l’intercessione della Beata Vergine Maria e del nostro Serafico Padre Francesco, perché questo Consiglio Plenario porti i frutti che accresceranno la nostra fede, fedeltà e perseveranza. Fraternamente, Fr. Siniša Balajić Segretario del Consiglio plenario

www.ofm.org/CPO2013

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I cambiamenti climatici fomentano i conflitti Caso allo studio: la Siria

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entre la crisi acuta in Siria richiede giustamente la nostra attenzione oggi, nei luoghi competenti i politici dovranno riconoscere e affrontare le cause profonde di questo e altri conflitti, al fine di evitare il tragico ripe-tersi nel futuro. Il cambiamento climatico è una di queste cause. I leaders militari statunitensi identifica-no il cambiamento climatico come un “moltiplicatore di minacce”. La crisi siriana è una tale manifesta-zione, così come un presagio per il futuro, se il cam-biamento climatico non è affrontato con urgenza attra-verso una rapida riduzione delle emissioni globali dei gas serra e le risorse per mitigare gli impatti, in parti-colare per le popolazioni vulnerabili. Oltre 800.000 siriani hanno perso tutti i loro mezzi di sussistenza a causa della siccità senza precedenti. Dal 2006-2011, fino al 60% delle terre della Siria hanno sperimentato “ la peggiore siccità a lungo termine e più grave, con i cattivi raccolti dalla civiltà agricole che iniziarono nella Mezzaluna Fertile molti millenni fa”. Dal 2007, le piogge nel nord della Siria sono state il 30-40 per cento dei loro livelli normali. Il cambiamento climatico indotto ha causato un maggio-re riscaldamento intorno al Mediterraneo, contribuen-do ad un aumento della siccità. Se i tassi attuali di emissioni globali di gas a effetto serra continuano, le rese di colture pluviali in Siria declineranno fino al 57 per cento nei prossimi decenni “. In alcune zone, i cattivi raccolti hanno raggiunto il 75%. I Pastori nella regione nord-orientale della Siria hanno perso circa il 85% del loro bestiame. Oltre 800.000 siriani hanno perso tutti i loro mezzi di sussistenza a causa di questa siccità senza precedenti, la desertificazione artificiale e la mancanza di irriga-zione. Fino al 60 per cento del territorio della Siria e 1,3 milioni di persone (su una popolazione di 22 milioni) sono stati colpiti. Villaggi siriani situati nella Mezzaluna Fertile - il luogo di nascita dell’agricoltura - che è stata continuamente coltivata per 8000 anni, sono stati abbandonati. Migrazioni di massa dai villaggi rurali verso i cen-tri urbani fomentano disordini Il numero di poveri contadini arrabbiati ha fornito il combustibile ideale per le rivolte, visto che la crimina-

lità e la fame creano tensioni con il governo. Il rappresentante siriano alla UNFAO, Abdullah Bin Yehia , ha chiesto al governo degli Stati Uniti un finanziamento per assistere 15.000 piccoli agricoltori nel nord est della Siria, colpita dalla siccità, per evitare disordini sociali . Ha detto ai funzionari del governo degli Stati Uniti che il ministro siriano dell’Agricoltura ha dichia-rato che la ricaduta economica e sociale della siccità è “ oltre la capacità che un paese può affrontare”. “Così decine di migliaia di persone spaventate, arrabbiate, affamate e impoverite, agricoltori costituivano una ‘miccia’ che era pronta a prendere fuoco. La scintilla è scoccata il 15 marzo 2011, quando un gruppo relativamente piccolo si è riunito nella città di Daraa per protestare contro il fallimento del governo per aiutarli. Invece di un incontro con i manifestanti per sentire almeno le loro lamentele, il giro di vite del governo li ha identificati come sovversivi”. I tumulti scoppiati in tutto il paese, hanno prodotto che circa 100.000 persone sono state finora uccise in un conflitto senza una risolu-zione in vista nel prossimo futuro. Le Aspirazioni per un futuro pacifico fiorente per la famiglia umana deve comprendere un impegno globale per affrontare i disagi climatici riducendo le emissioni globali dei gas serra e di finanziamento significativo che permetta alle società umane di preparare, costruire la resistenza, e affrontare i suoi impatti. (© Contatto - Ottobre 2013 - www.ofm.org/jpic)

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Patriarcato Latino Attualità impegnativa per gli Ordinari Cattolici di Terra Santa Amman, 2/3 ottobre 1023

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li Ordinari cattolici di Terra Santa hanno iniziato ieri l’assemblea plenaria di due giorni (2 e 3 ottobre) al Centro Sayydat as-Salam del Patriarcato latino. In programma, tra l’altro, l’adozione di due testi ufficiali su “Le linee di condotta in caso di abusi sessuali” e su “Il servizio (militare e civile) dei cristiani in Israele”. I partecipanti, in tutto 14, sono stati accolti da Mons. Salim Sayegh, Vescovo emerito di Giordania e dal responsabile del centro, don Imad Twal. Nel corso della sessione l’Assemblea ha rinnovato il mandato al Segretario Generale, P. Pietro Felet, per altri 5 anni. È dunque in “un clima molto fraterno tra i vescovi” secondo le parole di Mons. Marcuzzo, Vicario patriarcale per Israele, che “il dibattito si è svolto serenamente”. I temi sono numerosi e complessi di fronte all’attualità regionale e pastorale molto impegnativa. La prima giornata è stata dedicata allo studio del verbale dell’ultima riunione, ricevuto da Roma, dei rapporti sulle attività dei delegati per la pastorale giovanile e la pastorale familiare, del feed-back sull’incontro storico dal tema “le sfide dei cristiani arabi”, tenuto ad Amman sotto l’egida del re Abdallah, che ha riunito più di 70 patriarchi, delegati patriarcali, vescovi, sacerdoti ed altri responsabili delle comunità cristiane della regione. Inoltre il grande tema dei rifugiati siriani in Giordania è stato esplicitato e illustrato attraverso le testimonianze

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della Caritas giordana e di quattro sacerdoti impegnati in questo campo socio-umanitario, particolarmente a Mafraq, Hosson et Zerqa. Oggi la Giordania è una fragile terra di asilo che accoglie più di un milione di rifugiati. Infine ha avuto luogo un incontro con i cappellani (un sacerdote per gli anglofoni, uno per i cingalesi, un terzo per gli ispanofoni) incaricati dei migranti e della loro pastorale nella diocesi. Questa prima giornata si è conclusa con la messa solenne per la festa di Papa Francesco (NdR la festa di San Francesco d’Assisi che ricorre il 4 ottobre), presieduta dal Nunzio in Giordania e Iraq, Mons. Giorgio Lingua, con un’omelia del Patriarca Fouad Twal, seguita da un ricevimento ufficiale offerto dalla Nunziatura Apostolica. I due documenti ufficiali da adottare Oggi, 2 ottobre, nella seconda giornata, gli Ordinari dovranno adottare due documenti ufficiali: “Le linee di condotta in caso di abusi sessuali” e “Il servizio (militare e civile) dei cristiani in Israele”. Una larga panoramica su diversi argomenti dovrebbe concludere l’assemblea plenaria. Si tratta di passare in rivista le scuole cristiane in Terra Santa, in modo particolare per quanto riguarda le difficoltà di finanziamento delle istituzioni educative non-ufficiali, la conclusione dell’Anno della fede con il progetto di una giornata internazionale della fede a Nazareth, il 16 e 17 novembre prossimi, la revisione dell’esperienza del concorso biblico nazionale svoltosi quest’anno. Verrà anche trattata la questione di un’assemblea di un tribunale ecclesiastico comune per i giudici di diversi riti. Il prossimo incontro è già


fissato per l’11 e 12 marzo 2014, probabilmente a Cipro. Altrimenti l’Assemblea degli Ordinari si riunirà al Monte Tabor in Galilea. Il tema centrale sarà scelto a partire dai punti discussi nella prossima riunione dei Patriarchi Cattolici d’Oriente con il Papa a Roma il 22 e 23 novembre 2013. Fatto inedito: dei rappresentanti della Chiesa ortodossa vi potranno partecipare. Questo incontro, organizzato in un momento in cui la guerra in Siria e la crescita dell’islamismo inquietano profondamente le minoranze cristiane d’Oriente, si svolgerà alla fine dell’assemblea plenaria della Congregazione per le Chiese Orientali. http://it.lpj.org

Mons. Lahham: “I rifugiati siriani si sentono visitati” GIORDANIA, 6 ottobre 2013

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na delegazione composta da dieci rappresentanti di organizzazioni umanitarie francesi e da personalità cristiane e musulmane si è recata domenica 6 ottobre in Giordania per incontrare alcuni dei 1 200 000 rifugiati siriani. Di seguito un’intervista del quotidiano La Croix a Mons. Lahham, Vicario patriarcale per la Giordania.

Quale significato dà alla visita di una delegazione interreligiosa venuta dalla Francia e latrice di un messaggio di pace e di solidarietà mentre il Medio Oriente continua a sopportare le conseguenze del conflitto siriano? Mons. Maroun Lahham : È sempre positivo per delle famiglie provate vedere che non sono dimenticate e che le si sostiene. Nessuno non si attende un miracolo, ma almeno i rifugiati si sentono “visitati”, nel senso evangelico del termine. Il fatto che il gruppo sia composto da cristiani e musulmani ha una risonanza molto forte per i nostri paesi arabi. Per quanto ne so, è la prima volta dall’inizio del conflitto siriano che una tale delegazione viene a visitare i rifugiati siriani. È molto incoraggiante per il morale. Teme che i cristiani fuggano in massa dalla Siria come si sono visti abbandonare numerosi l’Iraq in questi ultimi anni?

Mons. Maroun Lahham: Ovviamente i timori ci sono. Ma è necessario ridirlo: se dei cristiani soffrono, se a volte muoiono, succede innanzi tutto perché sono Siriani. All’inizio del conflitto essi hanno sofferto allo stesso modo dei musulmani. Tutta la popolazione è colpita, non bisogna mai dimenticarlo. L’arrivo dei fondamentalisti ha accentuato le loro difficoltà e reso ancora più fragile la loro presenza: oggigiorno sta succedendo che siano presi di mira a causa della loro appartenenza cristiana.

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Patriarcato Latino Lei vede gli inizi di uno scenario di tipo iracheno? Mons. Maroun Lahham: Le due situazioni non si possono comparare. La guerra in Iraq non aveva niente a che fare con una guerra interna. Si trattava da un conflitto venuto dall’estero, un conflitto basato su una menzogna degli Americani che volevano distruggere l’Iraq. In Siria, il cuore della guerra è una popolazione che non può più sopportare la tirannia di un presidente. L’entrata dei movimenti islamici e delle potenze occidentali ha complicato la situazione. Sì, abbiamo paura. Sì, gli estremisti sanno farsi sentire. La loro onnipresenza è sufficiente per concludere che essi incarnano la volontà della maggioranza? Non lo penso. Anche in caso di caduta del regime di Assad dubito che un governo islamico possa succedergli. Il loro fallimento in Egitto e in Tunisia impone di trarne una lezione: i fondamentalisti islamici non sono capaci di governare. Malgrado i loro programmi sociali efficaci, le loro competenze economiche e politiche restano deboli. In cosa i problemi di coesistenza in seno al mondo arabo concernono l’Occidente e particolarmente la Francia? Mons. Maroun Lahham: Il futuro dell’Oriente concerne l’Occidente, come è anche vero l’opposto. La grande differenza tra il pluralismo nel mondo arabo e in quello occidentale, è che qui tutti i cristiani sono nativi del paese. Essi sono giordani, siriani, palestinesi…In Europa la maggioranza dei mu-

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sulmani – anche se sono naturalizzati e se molti vi sono nati – provengono da altra paesi ai quali rimangono culturalmente attaccati. A causa di tutto ciò sono convinto che questi musulmani d’Europa possono permettere all’Islam di integrare una concezione pluralistica. L’esperienza minoritaria porta a riconoscersi uno in mezzo ad altri. Ora, questo sentimento di minoranza non esiste tra i musulmani arabi, maggioritari nelle società del Medio Oriente. Mi auguro che la Francia, forte della sua apertura, possa dare all’Islam europeo la possibilità di percepirsi come minoranza e dunque di aprire le sue porte all’alterità. L’Europa può contribuire all’apertura dell’Islam alla modernità. In questo momento, in cui un nuovo summit internazionale sulla Siria sembra incerto, quale messaggio desidera trasmettere agli Occidentali? Mons. Maroun Lahham: In tutta franchezza desidererei dire loro: pensate al bene del popolo siriano e non ai vostri interessi politici ed economici. L’importante non è schierarsi da un lato o dall’altro, ma aiutare gli uni e gli altri a raggiungere una soluzione che salvi la Siria e permetta di fermare i massacri. Dimenticate le vostre basi militari, i vostri interessi economici. Dimenticate le vostre strategie. E pregate per la pace.

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Curia Custodiale Sintesi del verbale del Discretorio 24-26 OTTOBRE 2013 Il Discretorio si è riunito a San Salvatore in due differenti sessioni. La prima giornata di lavori è stata presieduta dal Ministro Generale fra Michel PERRY. Nel corso dei lavori sono stati trattati i seguenti temi: 1. Il Custode ha informato il Discretorio sulla situazione di alcuni frati ammalati ed in particolare della situazione di padre Virginio Ravanelli, il quale versa in condizioni molto critiche ed irreversibili, ma stabili. Padre Gottlieb Stranner è rientrato temporaneamente in Austria per delle cure.

6. Aggiornamento Tavole di Famiglia. Fra Gabriele Ulloa rimarrà a Damasco, presso il convento di Sant’Antonio-Salhie. Fra Stéphane Milovitch sarà responsabile sia dell’accoglienza dei volontari, sia della Casa Maria Bambina. Fra Filippo Mistrih si recherà a Damasco Bab-Touma, presso il convento

2. Il P. Ministro Generale ha espresso il Suo desiderio di rafforzare le relazioni fraterne tra Governo centrale e Custodia ed ha accolto l’invito di p. Simon Herro, Ministro della Regione San Paolo, a recarsi in Siria non appena sarà possibile. Il Ministro Generale ha sottolineato quanto espressamente richiestogli dal Papa, riguardo la necessità improrogabile di uno stile di vita più sobrio ed austero. Inoltre, ha ringraziato la Custodia per la disponibilità ad offrire p. Oscar Mario Marzo, il quale è stato chiamato alla Congregazione per le Chiese Orientali. 3. A breve sarà istituita una Commissione economica permanente e verrà individuata una ditta internazionale esterna per realizzare un processo di auditing in tutti i suoi vari stadi.

di San Paolo Apostolo. Fra Oscar M. Marzo è assegnato alla fraternità della Delegazione di Terra Santa, in servizio presso la Congregazione delle Chiese Orientali. 7. Commissari di T.S. È stato approvato il vademecum ad uso dei Commissari di Terra Santa. Vengono illustrati i compiti da svolgere, le modalità dei rapporti con le diverse entità (Custodia, Province di appartenenza, Diocesi ed entità varie), competenze dell’ufficio di coordinamento di tutti i Commissariati. 8. Biblioteca San Salvatore. È stato approvato un regolamento volto ad un miglior funzionamento

4. Santuari. In ottemperanza alla delibera C del Capitolo Custodiale, con cui viene previsto l’orario continuato dei Santuari, si è deciso di procedere gradualmente, incominciando da quelli del Getsemani e del Tabor, poiché altri santuari principali già osservano questo tipo di apertura. 5. Formazione Permanente. È stato presentato al Ministro Generale il Programma di Formazione Permanente per i prossimi tre anni (vedi messaggio al Capitolo).

della Biblioteca. 9. Varia. Le suore di Santa Dorotea hanno formalmente accettato di aprire una casa religiosa ad Acri in supporto della nostra parrocchia e del giardino d’infanzia. Fra Sergio Galdi, ofm Segretario di Terra Santa Ottobre 2013 | FdC | 19


Curia Custodiale Summary of the Minutes of the Discretorium 24-26 OCTOBER 2013 The Discretorium met in San Salvatore in two different sessions. The first day of the meeting was chaired by the Minister General, fra Michel PERRY .The following subjects were discussed: 1. The Custos informed the Discretorium on the situation of some sick friars and in particular the situation of fra Virginio RAVANELLI ,who is in a very critical and irreversible condition, but stable. Fra Gottlieb STRANNER has returned temporarily to Austria for medical treatment. 2. The Minister General expressed his desire to strengthen the fraternal relations between the central government and the Custody, and has accepted the invitation of Fra Simon HERRO, Minister of the Region of Saint Paul, to go to Syria as soon as possible. The Minister General strongly reiterated a request of the Pope, about the urgent need for a lifestyle more simple and austere. In addition, he thanked the Custody for the willingness to offer fra Oscar Mario MARZO, who was called to serve in the Congregation for the Oriental Churches. 3. A permanent Economic Commission will soon be appointed; It will be hired an international firm to carry out a process of external auditing in all its various stages. 4. Sanctuaries. In compliance with the resolutions of the Custodial Chapter, which proposed that the Sanctuaries be opened all the day, it was decided to proceed gradually, beginning with those of Gethsemane and Mount Tabor, as other main sanctuaries already observed this. 5. Ongoing Formation. The Ongoing Formation

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Program for the next three years was presented to the Minister General(see Chapter Message). 6. Updated Franciscan Family Composition. Fra Gabriel ULLOA will remain in Damascus, at the Convent of St. Anthony - Salhie. Fra StĂŠphane MILOVITCH will be responsible for both the reception of volunteers, and of Maria Bambina House. Fra Filippo MISTRIH is assigned to the community of Damascus Bab Touma. Fra Oscar M. MARZO is assigned to the fraternity of the Delegation of the Holy Land (Rome), in service at the Congregation for the Oriental Churches. 7. Commissaries of the Holy Land. The Vademecum (handbook) for the use of the Commissaries of the Holy Land has been approved. It describes the tasks to be performed, the relations with the various entities (Fraternities, Province of belonging, Diocese and various entities ), office skills, etc.. 8. Library of St. Saviour. A regulation aimed at improving the functioning of the Library has been approved. 9. Varia. The Sisters of St. Dorothy formally agreed to open a religious house in Acre in support of our parish and the kindergarten. Fra Sergio GALDI OFM Secretary of the Holy Land


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TERRA SANTA, IL DONO DELLA CUSTODIA «Pecore in mezzo ai lupi», i francescani a Gerusalemme testimoniano la fede con la preghiera e la carità, ma anche con il rispetto per ogni uomo, al di là del suo credo testo di Pierbattista Pizzaballa* foto di Basilio Rodella/Bams

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A sinistra, Betlemme con la basilica della Natività (IV-VI secolo).

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i fa dono di un’eredità quando si affida ciò che ci è di più caro ad altri, che si assumono l’impegno di continuare a dar vita a ciò che ha costituito il cuore della vita di chi ci ha preceduto. È in questa luce che un titolo tanto impegnativo trova il suo fondamento. «Questa è la vita del Vangelo di Gesù Cristo che frate Francesco chiese che dal signor papa Innocenzo gli fosse concessa e confermata. E egli la concesse e la confermò a lui e ai suoi frati presenti e futuri»: inizia così la Regola non bollata, primo fra gli scritti di san Francesco, meno di cento pagine. Questo incipit racchiude e dispiega il principio fondante la realtà francescana, che prende corpo nel brevissimo Testamento, nelle Ammonizioni e nelle Lettere, fino a comprendere le venticinque pagine di Laudi e preghiere. Il Vangelo senza se e senza ma, si direbbe adesso: sine glossa. Il Vangelo perché il Vangelo basta. Quando la vita si fa Vangelo si predica con le opere. E si viene capiti. E qualora si venisse fraintesi o non capiti, c’è sempre la perfetta letizia; c’è – puntuale ed esigente – l’amore per i propri nemici. Il Vangelo non concede scorciatoie: è una porta stretta. San Francesco riassume in tre parole il mandato ai suoi frati: l’amore vicendevole «come io li ho amati»; che «sempre amino e osservino nostra signora la santa povertà»; l’obbedienza alla Chiesa. Tre parole che riecheggiano tre pagine evangeliche: il comandamento nuovo di Gesù, la prima fra le Beatitudini, il comprendersi nella comunità dei credenti affidata alla guida

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di Pietro. Sarà quindi la vita concreta del fondatore a costituire lo specifico francescano che, rimandando continuamente alla Parola di Dio, incarna il Vangelo con tanta umile verità e concretezza da meritare la compartecipazione alla Passione del Signore attraverso il dono delle stigmate, e a farsi voce dell’invito di Gesù: «Vieni e seguimi». Il capitolo XVI della Regola non bollata (XII della Regola bollata) tratta «di coloro che vanno tra i Saraceni e altri infedeli»: uno specifico che ci riguarda, come Custodia di Terra Santa, non meno di quanto riguardi i francescani di tutto il mondo, chiamati – ciascuno e tutti, ognuno personalmente e come ordine – a essere missionari. Da dove nasce e come si deve svolgere questo mandato di Francesco? Egli inizia richiamando le parole del Signore: «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi. Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe», per poi dettare che «i frati che vanno tra gli infedeli possono ordinare i rapporti spirituali in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti a ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani. L’altro modo è che, quando vedranno che piace al Signore, annuncino la parola di Dio, perché credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo, creatore di tutte le cose». Poiché nel Vangelo è scritto: «Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli» e «chiunque si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria».

È quindi questo il modo di annunciare il Vangelo: prudenti e semplici, in pace e soggetti a ogni umana creatura per amore di Dio, confessando di essere cristiani, e attenti ai segni dei tempi per cogliere il momento che piace al Signore e poter annunciare la parola di Dio. Sembrerebbe quasi facile e di sicuro “successo”, se non fosse che san Francesco così continua: «E tutti i frati, ovunque sono, si ricordino che hanno consegnato e abbandonato il loro corpo al Signore nostro Gesù Cristo, e per il suo amore devono esporsi ai nemici sia visibili che invisibili, poiché dice il Signore: “Colui che perderà l’anima sua per causa mia la salverà per la vita eterna”». Per concludere con una sequenza di dieci citazioni evangeliche tutte correlate, a partire da Mt 5,10: «Beati quelli che sono perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli». La Beatitudine che, come quella della povertà, colloca qui e ora il possesso del regno dei cieli. Francesco, che vive il Vangelo, non ne nasconde le difficoltà, ma ne incarna quella pienezza che trasforma la vita: che cerca e vuole la perfezione, la santità. «Tutti i frati, tuttavia, predichino con le opere», raccomanda san Francesco. Cosa fa dunque la Custodia di Terra Santa per rendere viva e attuale l’eredità di Francesco? Essere in Terra Santa assumendosi l’impegno di ordinare i rapporti spirituali in modo che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti a ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani, è vivere la ricerca dell’unità nel costante e concreto atteggiamento di empatia verso ogni persona – cristiani locali, ebrei, musulmani, pellegrini e ospiti. Di

A sinistra, il Monte degli Ulivi a Gerusalemme, con la chiesa di tutte le Nazioni (1919-1924), ai piedi del colle, e la chiesa ortodossa di Maria Maddalena (1886).

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Curia Custodiale

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ognuno rispettando cultura e tradizioni, in un continuo e sempre rinnovato dialogo che rispetti la nostra e la loro libertà, nel desiderio sincero di esaltare ciò che ci unisce e di usare carità verso ogni cosa che ci divide. Questo dialogo è diventato la grande realtà delle scuole di Terra Santa, dove più di diecimila bambini e ragazzi ricevono un’educazione al rispetto dell’altro: humus dal quale nasce la trasmissione del sapere e della ricerca. Dalla prima scuola (Betlemme, 1598: 1.050 allievi, il 26 per cento dei quali musulmani) a oggi, le nostre scuole sono aperte a tutte le confessioni cristiane, a ebrei e a musulmani. Un impegno diventato sempre più oneroso a causa della difficile situazione sociale di questi ultimi decenni: ma esse sono luogo di conoscenza profonda e sincera dell’altro, richiamo a una fraternità che trova il suo fondamento in Dio creatore del mondo e dell’uomo. Rispetto verso la natura, le cose, l’altro chiunque esso sia e di qualunque credo, la ricerca e la vita di una libertà che riconosciamo come esigenza di tutti e di ognuno. Il grave problema dell’esodo dei cristiani dalla Terra Santa impone la necessità di essere accanto ai più poveri e indifesi. La mancanza di futuro spinge all’esodo le famiglie, i giovani che hanno studiato, coloro che hanno già all’estero parenti e compaesani. Restano i più deboli, e resta – nella fatica quotidiana – chi è profondamente motivato da una fede esigente, che richiede fedeltà al Vangelo e alla Terra. Abbiamo iniziato e stiamo continuando la ristrutturazione di più di cinquecento unità abitative nella città vecchia di Geru-

salemme, ma l’Opera delle case della Custodia è ovunque: a Betlemme come a Nazareth e in tante altre città dove le comunità cristiane sono più numerose. Ricerche archeologiche, studio, costruzione e ristrutturazione dei vari santuari sono il modo di servire i pellegrini che da ogni parte del mondo vengono a visitare i luoghi santificati dalla presenza di Dio. Un impegno grande e nobile e conosciuto… ma anche l’impegno povero, continuo, instancabile, che ogni giorno risorge dopo la stanchezza di ogni sera. Accogliere i pellegrini è far loro trovare una chiesa in cui pregare, un posto in cui sostare ascoltando una pagina evangelica. Quanto umile lavoro c’è all’interno di ogni luogo che fa memoria dei passi del Signore! Un lavoro nascosto, come è nascosta la gran parte della preghiera così indispensabile per essere sinceri e grati e gioiosi eredi di san Francesco. Se non si vive in ginocchio non si può stare in piedi. Ci consola vedere, accanto ai fedeli locali, i pellegrini unirsi alla Via Crucis, ai pellegrinaggi, ai vespri, alle processioni, partecipare alle Messe festive parrocchiali. Sorpresi dalla fede della nostra gente, possono così scoprire che il Santo Sepolcro, Betlemme, Nazareth non sono musei, ma chiese in cui è bello fermarsi a pregare, e nello stesso tempo comprendere meglio che questa Terra è loro, è la Terra di noi tutti. E tutti abbiamo il dovere di amarla, anche attraverso la sollecitudine e la solidarietà con coloro che la abitano. *custode di Terra Santa © RIPRODUZIONE RISERVATA

A sinistra, la basilica del Santo Sepolcro (IV-XIX secolo), all’interno della città vecchia di Gerusalemme, che ingloba sia la collina del Golgota, sia il sepolcro scavato nella roccia.

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Curia Custodiale Fra Oscar Mario Marzo si recherà di comunità presso il convento della Delegazione di Terra Santa, in Roma e a servizio della Congregazione per le Chiese Orientali, secondo la disposizione del Discretorio del 7 Ottobre 2013, ratificata nel Congresso discretoriale del 26 Ottobre 2013. Fra Sergio Galdi,ofm Segretario di Terra Santa

Congregazione per le Chiese Orientali

L

a Congregazione per le Chiese Orientali ha origine dalla Congregatio de Propaganda Fide pro negotiis ritus orientalis eretta da papa Pio IX il 6 gennaio 1862 con la Costituzione Apostolica Romani Pontifices. Papa Benedetto XV la rese autonoma il 1° maggio 1917 con il Motu Proprio Dei Providentis e la denominò Congregatio pro Ecclesia Orientali. Papa Paolo VI, con la Costituzione apostolica Regimini Ecclesiae Universae del 15 agosto 1967, modificò il nome in Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus. Questo Dicastero ha ricevuto istituzionalmente dal Sommo Pontefice il mandato di porsi in collegamento con le Chiese orientali cattoliche per favorirne la crescita, salvaguardarne i diritti, e mantenere vivi ed integri nella Chiesa Cattolica, accanto al patrimonio liturgico, disciplinare e spirituale della Chiesa latina,

anche quelli delle varie tradizioni cristiane orientali. La Congregazione è composta da un Cardinale Prefetto (il quale la dirige e la rappresenta con l›aiuto di un Segretario) e da 27 Cardinali, un Arcivescovo e 4 Vescovi, designati dal Papa ad quinquennium. Membri di diritto sono i Patriarchi e gli Arcivescovi Maggiori delle Chiese Orientali e il Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei Cristiani. L’attività dei cardinali membri consiste nel definire, riuniti in apposite assemblee ordinarie o plenarie, le questioni più importanti, mentre i problemi di minore entità sono risolti dal Prefetto S. Em. Card. Leonardo Sandri, assistito dal Segretario S. Ecc. Mons. Cyril Vasil’, S.I. e dal Sottosegretario Mons. Maurizio Malvestiti http://tinyurl.com/chieseorient

Agenda DEL CUSTODE

NOVEMbre 2013

02

Incontro con la comunità di S. Francesco ad Cenaculum e Capitolo 04 Ain Karem: Incontro con gli Studenti della Custodia. 05 Gerusalemme: Ingresso Nuovo Console Francese al Santo Sepolcro. 06 Gerusalemme: Incontro Consiglio Formazione e Studi della Custodia; Sessione straordinaria del Discretorio. 07 Nazareth: Visita Fraterna e Capitolo con la fraternità dell’Annunciazione. 08 Cana e Cafarnao: Visita fraterna alle comunità e Capitolo

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09 09

Tabgha: Visita fraterna alla Comunità Tabgha: Incontro con i guardiani e Superiori della Custodia della regione di Terra Santa 10 Betania: incontro fraterno con la comunità Getsemani: 50° Superiore Provinciale Suore Dorotee 10 11-16 Washington DC (USA): Visita alla fraternità e Commissariato. Incontro con il Board of Trustees (Commissariato e Colletta) 17-29 Varsavia: Consiglio Plenario dell’Ordine 30/11 01/12 Betlemme: Solenne Ingresso d’inizio d’Avvento.


Sorella Morte CUSTODIA TERRÆ SANCTÆ IERUSALEM fra Giambattista BRUZZONE OFM n. Masone (GE) 16 gennaio 1943 † Sanremo (IM) 12 Ottobre 2013 Sacro Cuore della B.V.M. Paolo e Barnaba rimasero ad Antiochia, insegnando e annunciando, insieme a molti altri, la parola del Signore.

(At 15, 39) Cari fratelli, Il 12 ottobre 2013 presso l’Hospice di Sanremo, ha concluso il suo pellegrinaggio terreno: Fr. Giambattista BRUZZONE, da Masone (GE), sacerdote. Giambattista è nato a Masone il 16 gennaio 1943 a Masone (GE). Entra molto presto nel seminario minore a Recco. A 15 anni riceve l’abito dei Frati Minori, nel 1964 emette la Professione solenne ed il 26 giugno 1966 riceve l’ordine del Presbiterato. Dopo il ciclo di studi teologici di base, l’obbedienza lo manda a Roma dove consegue la Licenza in S. Scrittura al Pontificio Istituto Biblico e il Dottorato in Sacra Teologia al Pontificio Ateneo Antoniano. Commissario di Terra Santa, Definitore provinciale, parroco a Novi Ligure e Ministro provinciale, svolge per 10 anni il servizio presso il Centro Propaganda e Stampa di Terra Santa a Milano, ove opera in stretta collaborazione con il compianto p. Marco Adinolfi. In servizio presso la Custodia di Terra Santa a far data dal 13 settembre 1995 rientra in Provincia il 1° Agosto del 2004. Tornato a Novi Ligure per breve tempo, si trasferisce poi definitamente a Bordighera. Si è sempre dedicato all’insegnamento della Sacra Scrittura ad Albenga, Tortona, Sanremo e Col di Nava Colpito da grave malattia che lo ha portato in breve tempo alla morte, ha dato testimonianza di coraggio e pace, lasciandosi riconciliare con tutti dal rapporto con il Christus Patiens. Rendiamo grazie al Signore per il dono di fra Giambattista e ringraziamola provincia del Sacro Cuore della B.V.M. per il dono di questo fratello. Fr. Giambattista aveva 70 anni di età, 54 di professione, 47 di sacerdozio e 9 di servizio. A norma dei nostri Statuti Particolari, ogni sacerdote applichi 3 SS. Messe e gli altri frati partecipino ciascuno a 3 SS. Messe. Lodevolmente, i singoli frati pratichino 3 Viae Crucis. In ogni fraternità una Santa Messa sia celebrata in comune. Ricordiamo con sollecitudine questo fratello nella preghiera, nella gratitudine al Padre che ce l’ha donato, affinché ora la nostra unione fraterna sia piena, nella luce del Signore. Convento di San Salvatore 15 Ottobre 2013 Fr. Sergio GALDI OFM Segreterio di Terra Santa

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Sorella Morte CUSTODIA TERRÆ SANCTÆ IERUSALEM

fra Callistus (Michael D.) WELCH OFM n. Walsall (Inghilterra) 21 Novembre 1931 † Washington D.C. (Stati Uniti) 14 Ottobre 2013 Custodia di Terra Santa

Cari fratelli, Fra Callistus WELCH OFM della Custodia di Terra Santa, è stato battezzato con il nome di Michael D. WELCH ed è nato il 21 novembre 1931, a Walsall, Inghilterra. A diciotto anni di età è andato negli Stati Uniti, vivendo prima nella South Carolina, prima di arrivare a Washington D.C., dove è entrato nella Custodia di Terra Santa nel Monastero Francescano nel 1957. Da fratello Terziario, ha lavorato come Sacrestano, Portinaio, e nel Botteghino del Monastero. Il 15 ottobre 1960 ha indossato l’abito Francescano, nella casa di Noviziato della Provincia di San Giovanni Battista a Cincinnati, Ohio, e il 16 ottobre 1961 ha emesso la sua Prima Professione. Tornato a Washington D.C., ha lavorato in vari uffici, incluso il Commissariat Development Office, il Financial Office, e come Vice-Commissario e Vicario, sotto varie amministrazioni. È stato nominato Guardiano e Commissario nel 1994, un ufficio che ha tenuto fino al 1998, mentre è rimasto Commissario fino al 2004. Susseguentemente è stato nominato Economo alla Franciscan Holy Land Foundation. Nel 2011 ha celebrato il cinquantesimo di professione. A causa della sua infermità, si è ritirato in cura al Carroll Manor Nursing Home fino al suo decesso nelle prime ore del 14 ottobre 2013, il giorno in cui celebra il suo Onomastico. Fra Callistus aveva 81 anni di età e 52 di professione. Come prescrive la legislazione della Custodia di Terra Santa ogni sacerdote applichi tre Sante Messe per il defunto. Gli altri frati partecipano a tre Sante Messe e preghino tre Via Crucis. Una Messa sia celebrata in comune in ogni fraternità. Ricordiamo questo nostro confratello con sollecitudine nella preghiera affinché possa splendere nella misericordia gioiosa del Padre.

Convento di San Salvatore 14 Ottobre 2013 Fr. Sergio GALDI OFM Segreterio di Terra Santa

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CUSTODIA TERRÆ SANCTÆ IERUSALEM

fra Callistus (Michael D.) WELCH OFM b. Walsall (England) November 21, 1931 † Washington D.C. (USA) October 14, 2013 Custody of the Holy Land

Dear Friars, Brother Callistus WELCH OFM, of the Custody of the Holy Land, was born Michael D. WELCH, on November 21, 1931, in Walsall, England. He travelled to the United States as a young man of eighteen years, first living in South Carolina, before coming to Washington, D.C., where he joined the Custody of the Holy Land at the Franciscan Monastery in 1957. He was trained as a Tertiary brother working as a Sacristan, Receptionist, and at the Monastery Gift Shop. He was invested with the First Order Habit on October 15, 1960, at the Novitiate of the St. John the Baptist Province at Cincinnati, Ohio, and made his First Profession on October 16, 1961. Returning to Washington D.C., he worked in various offices including the Commissariat Development Office, the Financial Office, and as Vice-Commissary, and Vicar, under many administrations. He was appointed Guardian and Commissary in 1994, a position he held until 1998, while remaining Commissary until 2004. He then was appointed Treasurer of the Franciscan Holy Land Foundation. He celebrated his Golden Jubilee in 2011. Because of ill health, he retired to Hospice Care at Carroll Manor Nursing Home until his death in the early hours of October 14, 2013, the day he celebrated as his Feast. Fra Callistus was 81 years of age and 52 years professed. It is prescribed that each priest offers three Masses for the deceased. The other friars will participate in three Masses and pray three Way of the Cross. A Mass will be celebrated in common in each fraternal house. We remember this brother with solicitude in our prayers so that he may shine forth in the joyous mercy of the Father. St. Saviour Monastery October 14, 2013 Fr. Sergio GALDI OFM Secretary of the Holy Land

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Regione San Paolo I Paesi in frantumi dopo la Primavera araba new york, ottobre 2013

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econdo un analista del New York Times, Siria e Libia rischiano di dividersi in tre parti. Ma anche altri Stati possono subire una “slavina” secessionista. L’inizio delle rivolte aveva un sogno: approdare a un orizzonte democratico, mantenendo le proprie tradizioni culturali. La Primavera araba era cominciata con un intento nobile: i giovani scesi in Piazza volevano segnare una nuova epoca per quei Paesi che hanno vissuto tirannie ultradecennali. Ma dopo meno di 3 anni dalle prime insurrezioni, lo scenario è desolante. La democrazia resta un sogno, mentre la realtà ha le tonalità dell’incubo con le tensioni entiche e religiose che dominano l’intera area. L’analista Robin Wright, sul New York Times, ha ipotizzato addirittura la potenziale nascita di 9 nuovi Stati al termine delle guerre civili che stanno infiammando il Medioriente. Al di là di scenari “fantapolitici”, ci sono concrete possibilità della creazione di Paesi “ex novo”. La Siria potrebbe essere suddivisa in tre parti: l’Alawitestan, sotto il controllo degli alawiti a cui appartiene il presidente Assad, il Kurdistan, che potrebbe unire curdi siriani e curdi iracheni, e il Sunnistan, formato dalla maggioranza sunnita che compone la Siria.

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La Libia è un’altra polveriera che rischia di “esplodere” in tre diversi Stati: la Tripolitania, la parte nordoccidentale del Paese, la Cirenaica, la parte orientale, e il Fezzan, la parte sudoccidentale. La differenza tra tribu, tenuta sotto controllo dalla dittatura di Gheddafi, è uno dei motivi di tensioni etniche e religiose che attraversano la Libia dalla fine del regime. Lo Yemen, invece, potrebbe divedersi in Nord e Sud Yemen. In particolare nella zona medirionale ci sono forti spinte indipendentiste. In questo scenario c’è anche l’Iraq, da anni attraversato da una interminabile guerra civile. Gli interessi occidentali spingono affinché lo Stato non si dissolva, ma di fatto lo scontro quotidiano tra fazioni sciite e sunnite rende ingovernabile il Paese. E alimenta possibili scenari secessionisti. Infine, c’è l’Arabia Saudita che sinora è riuscita a evitare i venti di rivolta. La monarchia di Riyad, tuttavia, corre il rischio di essere scossa dai cambiamenti avvenuti intorno, facendo scoppiare le tensioni etniche e interconfessionali. http://www.iljournal.it


Regione San Paolo Il Libano cerca di far tacere le armi Tripoli, 4 ottobre 2013

Il

Libano sta attuando, in questi giorni, un imponente piano di sicurezza nelle aree «calde» del Paese. Il 4 ottobre le forze di armate libanesi si sono schierate a Tripoli, città che più di ogni altra subisce il sanguinoso contagio della vicina guerra civile siriana, essendo la sua popolazione divisa - esattamente come la vicina Siria - tra maggioranza sunnita e minoranza alawita. I militari hanno stabilito numerosi posti di blocco, all’ingresso di alcuni quartieri a maggioranza sunnita. Altri ne sono stati allestiti a Haykalieh, sulla strada tra la città di Koura e Tripoli; e a Majdlaya, sulla strada tra Zghorta e Tripoli. Lo scopo di questa grande operazione militare, secondo Marwan Charbel, ministro dell’Interno, è di scongiurare l’esplosione di nuove autobomba (dopo che due vetture imbottite di esplosivo hanno causato, lo scorso 23 agosto, 47 morti e oltre 500 feriti) e di diminuire la presenza di milizie armate in città.

dichiarato di «aver suggerito al ministro dell’interno Marwan Charbel, di integrare i miliziani nelle forze di sicurezza interne libanesi». «Lavoro statale in cambio di armi» non è una novità in Libano. Alla fine della guerra civile, nel 1990, il governo tentò di disarmare – e in gran parte vi riuscì - le milizie armate proprio in questo modo, e migliaia di miliziani vennero «assorbiti», deposte le armi, nell’amministrazione dello Stato.

Negli ultimi giorni il governo libanese ha chiesto alle bande armate che imperversano a Tripoli di deporre le armi. Alcuni dei gruppi armati hanno rifiutato, mentre altri sembrano essere favorevoli all’iniziativa del governo. Secondo il quotidiano libanese L’Orient-Le Jour, lo scorso 26 settembre, Ziad Allouki, uno dei capi della guerriglia del quartiere sunnita di Ba belTabbaneh, ha dichiarato che 500 miliziani della sua zona sarebbero d’accordo a deporre le armi in cambio di un lavoro da parte dello Stato e della sospensione del mandato d’arresto nei loro confronti. Il primo ministro libanese dimissionario, Nagib Mikati, ha

Secondo il giornale, i vertici di Hezbollah avrebbero discusso il loro ritiro con il presidente libanese Michel Suleiman, che si era già espresso contro la presenza armata di Hezbollah in Siria. Secondo Suleiman, l’intervento armato di Hezbollah, è contrario ai principi della dichiarazione di Baadba, documento firmato nel giugno 2012 da tutte le forze libanesi. I firmatari della dichiarazione di Baadba concordavano sulla necessità, per la sicurezza del Libano, di dissociare il Paese da conflitti e crisi regionali.

Il piano di Tripoli giunge dopo un analogo piano di sicurezza realizzato dall’esercito nel quartier generale di Hezbollah, a Beirut, dove tra luglio ed agosto sono scoppiate due bombe che hanno causato 30 morti e più di 300 feriti. Secondo fonti citate dal quotidiano online libanese Naharnet, Hezbollah potrebbe ritirarsi dalla Siria - dove ha subito centinaia di morti tra le fila dei suoi combattenti - se i motivi che hanno indotto il movimento a intervenire cadessero.

http://www.terrasanta.net

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Regione San Paolo Bambini siriani senza scuola

La condizione dei piccoli profughi in Giordania ginevra, 11 ottobre 2013

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iù della metà dei circa duecentomila bambini siriani in età scolastica rifugiati in Giordania non frequenta la scuola. Il dato è stato fornito ieri a Ginevra da Michele Servadei, rappresentante in Giordania dell’Unicef, l’agenzia dell’Onu per l’infanzia. Auspicando un rapido miglioramento della situazione, Servadei ha detto che è in gioco il futuro di una generazione e che bisogna agire adesso. Circa 80.000 bambini siriani rifugiati in Giordania sono registrati presso istituti scolastici, il doppio di quelli dell’anno scorso, ma 120.000 non ricevono alcuna educazione formale. Dallo scoppio del conflitto in Siria, circa 540.000 rifugiati sono giunti nella vicina Giordania. I tre quarti di essi non vivono in campi profughi, ma sono ospitati da comunità locali, ponendo una notevole pressione su infrastrutture e risorse.

Sempre ieri, intanto, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con la quale si condanna la persecuzione dei cristiani in Siria e in altri Paesi. In particolare, l’Ue condanna gli attacchi alla città di Maalula e chiede una maggiore protezione nei monasteri del Paese. (© L’Osservatore Romano 12 ottobre 2013)

Il premio Nobel per la pace all’Opac. “Grazie a loro le armi chimiche sono un tabù” Oslo, ottobre 2013

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o ha annunciato l’Accademia di Oslo per “l’impegno a favore dell’eliminazione degli arsenali chimici in tutto il mondo”. Nata nel 1997, l’Organisation for the prohibition of chemical weapons (Opcw) sta supervisionando lo smantellamento dell’arsenale chimico in Siria. Il direttore dell’organizzazione Uzumcu: “Accetto con umiltà L’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac, in inglese Opcw) ha vinto il premio Nobel per la pace. Lo ha annunciato l’Accademia di Oslo, motivando così la scelta: per “l’impegno a favore dell’eliminazione delle armi e degli arsenali chimici nei vari scenari di guerra in tutto il mondo”.

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Il direttore dell’organizzazione, il turco Ahmet Uzumcu, ha ringraziato il Comitato: “Accetto con umiltà il Nobel per la Pace e con voi mi impegno a continuare a lavorare con immutata determinazione. Per 15 anni abbiamo fatto il nostro dovere contribuendo alla pace del mondo. Le ultime settimane hanno dato ulteriore impulso alla nostra missione”. Un impegno che si sta concentrando al momento in Siria, dove è in corso una missione dell’organizzazione internazionale per supervisionare allo smantellamento dell’arsenale chimico del regime di Bashar al Assad. “Grazie al lavoro dell’Opac l’uso delle armi chimiche è un tabù - scrive il Comitato per il Nobel nelle motivazioni per l’assegnazione - Quanto accaduto in Siria, dove sono state usate queste armi, riporta in primo piano la necessità di incrementare gli sforzi per eliminare questi armamenti”. L’assegnazione del Nobel “è un messaggio ai paesi che non hanno ratificato il Trattato che mette al bando le armi chimiche” e vuole essere un invito da parte dell’Accademia norvegese “a firmarlo”. Al momento infatti rimangono fuori cinque paesi: Angola, Corea del Nord, Egitto, Israele e Myanmar. Il comitato ricorda poi come alcuni “Stati non hanno osservato la scadenza, che era aprile 2012, per la distruzione delle loro armi chimiche. E questo si applica specialmente agli Stati Uniti e la Russia”. L’Opac è un’organizzazione internazionale con sede a L’Aia ed è l’organo esecutivo della Convenzione sulle armi chimiche (CWC), entrata in vigore nel 1997. L’attività dell’organismo ha permesso la distruzione

di 57mila tonnellate di armi chimiche, in gran parte appartenenti a Usa e Russia dai tempi della Guerra fredda. E’ intervenuta sul territorio di 86 paesi in oltre 5mila ispezioni. Ad oggi vi aderiscono 189 Stati, che lavorano insieme per prevenire che le armi chimiche non siano mai più utilizzate in guerra, rafforzando in tal modo la sicurezza internazionale. Al momento è stata incaricata da una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu di controllare le operazioni in Siria fino al 30 giugno 2014. Tre giorni fa il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha invitato i Quindici a creare una “missione comune” Onu-Opac, con 100 uomini che opereranno sul territorio siriano. La missione farà base a Damasco e avrà un’altra sede a Cipro, sarà guidata da un coordinatore civile speciale con il rango di sottosegretario generale, e si articolerà in tre fasi. La prima è già iniziata con l’invio di un team di uomini che si trova in Siria dal primo ottobre. La seconda, fino al primo novembre, dovrebbe consentire la distruzione di tutti gli impianti di produzione delle armi chimiche. Mentre l’ultima fase, a partire dal primo novembre, sarà “la più difficile”, e comporterà la distruzione di circa 1.000 tonnellate di prodotti tossici. Gli esperti dell’Opac si occuperanno soprattutto della parte tecnica, mentre l’Onu avrà un ruolo di coordinamento strategico e si occuperà di misure di sicurezza, logistica, comunicazioni e amministrazione. http://www.repubblica.it

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Regione San Paolo Nuove speranze per i due vescovi ortodossi di Aleppo e padre Dall’Oglio ottobre 2013

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arebbe in via di definizione un accordo per liberare al più presto i due vescovi ortodossi di Aleppo rapiti in Siria lo scorso 22 aprile. Lo ha annunciato la dirigenza della Lega siriaca in Libano (organizzazione che si occupa dei cristiani siriaci e si interessa da tempo del caso del rapimento dei due vescovi - ndr) al quotidiano libanese The Daily Star. «Ci sono segnali positivi di un imminente rilascio dei due vescovi - ha dichiarato Habib Afram, segretario della Lega siriaca -. Siamo stati informati dal generale Abbas Ibrahim, responsabile dei servizi di sicurezza libanesi, che insieme all’accordo per liberare gli ostaggi di Azaz (nove cittadini libanesi presi in ostaggio nel distretto di Azaz, presso Aleppo, nel maggio del 2012 - ndr ), ci sarebbe anche un accordo per liberare i due vescovi». Il vescovo greco ortodosso di Aleppo, Boulos al-Yazigi e il siriaco ortodosso Youhanna Ibrahim vennero rapiti lo scorso 22 aprile mentre, mentre in automobile transitavano sulla strada tra la città e il confine turco, entrambi impegnati, a quanto sembra, nelle trattative per liberare due sacerdoti a loro volta sequestrati in precedenza.

Afram ha rivelato che le autorità turche, al lavoro per risolvere il caso degli ostaggi di Azaz, hanno informato i servizi di sicurezza libanesi dell’accordo per la liberazione dei due ecclesiastici. «Hanno detto che potrebbero essere rilasciati prima della festività islamica di Eid al-Adha (che cade il prossimo 15 ottobre - ndr) e ci hanno rassicurati sulle loro buone condizioni di salute». Una notizia arriva anche sul fronte del rapimento di padre Paolo Dall’Oglio. Secondo il quotidiano libanese online Yalibnan, Khalaf Ali Khalaf, reporter e attivista siriano ha dichiarato all’agenzia Adnkronos che alcuni testimoni da lui sentiti (di cui non ha però rivelato l’identità) avrebbero visto sabato 5 ottobre padre Paolo vivo e in buone condizioni, in una regione controllata dall’Esercito islamico dell’Iraq e del Levante (Isis), la formazione islamica più fondamentalista in campo oggi in Siria. Padre Paolo è stato rapito nella città di Raqqa, nel Nord della Siria, tra il 28 e il 29 giugno scorso. http://www.terrasanta.net

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Sotto attacco alcuni quartieri di Damasco Missione di Brahimi per preparare la conferenza internazionale OTTOBRE 2013

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ontinuano i combattimenti in Siria, in particolare nell’area di Damasco dove in queste ore i ribelli hanno provocato vittime nei quartieri abitati in maggioranza da drusi. Trentotto soldati e un numero imprecisato di civili sono stati uccisi da un’esplosione a Jaramana, un sobborgo a dieci chilometri a sud-est dal centro della capitale, che si estende nella provincia di Rif Dimashq. L’agenzia di stampa siriana Sana ha parlato di un attentato suicida dei terroristi, termine con il quale definisce abitualmente i ribelli che hanno preso le armi contro il Governo del presidente Bashar Al Assad. L’area è teatro di battaglia da diverse settimane tra forze governative e insorti che controllano la vicina località di al-Mleah. Ieri c’erano stati cinque morti, compresi due bambini, e più di venti feriti per un attacco con colpi di mortaio sferrato contro il distretto di Bab Touma, nella parte orientale di Damasco, anch’esso a maggioranza drusa. Nelle stesse ore, fonti dell’opposizione hanno riferito di un’aspra battaglia tra forze governative e milizie ribelli nella zona di Khanaser, nella provincia settentrionale

di Aleppo. Venti sarebbero state le vittime tra le fila dell’esercito e sette tra quelle degli insorti. Sul piano politico, intanto, l’inviato per la Siria dell’Onu e della Lega araba, Lakhdar Brahimi, è atteso oggi in Egitto, prima tappa di una missione regionale per preparare la conferenza internazionale di pace, la cosiddetta Ginevra 2. Brahimi prevede di recarsi poi a Damasco e a Teheran. Da parte sua, il ministro degli Esteri britannico, Wlliam Hague, ha confermato ieri sera che martedì prossimo, 22 ottobre, si terrà a Londra una riunione a livello di ministri degli Esteri del gruppo Amici della Siria. L’incontro - ha detto il ministro - avrà luogo «per discutere la preparazione della conferenza di Ginevra, il sostegno alla Coalizione nazionale siriana e gli sforzi per raggiungere una soluzione politica». Le prospettive della conferenza restano comunque incerte, date le profonde divisioni tra le componenti dell’opposizione sull’ipotesi di parteciparvi. (© L’Osservatore Romano 12 ottobre 2013)

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Regione San Paolo “Tutti siamo chiamati a essere poveri” Le parole del Papa e le notizie da Damasco, dove i frati continuano a stare accanto a chi soffre OTTOBRE 2013

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utti siamo chiamati a essere poveri, spogliarci di noi stessi; e per questo dobbiamo imparare a stare con i poveri, condividere con chi è privo del necessario, toccare la carne di Cristo! Il cristiano non è uno che si riempie la bocca coi poveri, no! È uno che li incontra, che li guarda negli occhi, che li tocca. Sono qui non per “ fare notizia”, ma per indicare che questa è la via cristiana, quella che ha percorso san Francesco. San Bonaventura, parlando della spogliazione di san Francesco, scrive: «Così, dunque, il servitore del Re altissimo fu lasciato nudo, perché seguisse il nudo Signore crocifisso, oggetto del suo amore». E aggiunge che così Francesco si salvò dal «naufragio del mondo» (FF 1043)”. Queste le parole di Papa Francesco, pronunciate il 4 ottobre nell’incontro con i poveri assistiti dalla Caritas di Assisi. Parole forti, di incoraggiamento e di stimolo per tutti ma soprattutto per chi ha come missione quella di assistere e stare vicino ai poveri, ogni giorno. Ci giungono le notizie dalla Siria, dove i frati della Custodia hanno scelto – non a caso – la data della nascita di san Francesco, il 4 ottobre, per ricominciare l’attività educativa con i bambini. Una festa che dentro a tante difficoltà riesce ancora a mettere la gioia nel cuore. In Siria, come in tutta la Terra Santa, la devozione per il poverello d’Assisi risale a quasi 800 anni fa. Quando nel 1219, dopo la quarta – e disastrosa – crociata, san Fran-

cesco arrivò in Terra Santa, e ottenne di parlare con il sultano Malek al-Kamel. E proprio lo stile dell’incontro, del dialogo e dell’apertura all’altro è parte fondamentale del carisma di chi ha raccolto l’eredità di Francesco e la vive quotidianamente in Siria. La Custodia è presente ancora oggi, al servizio di tutti – cristiani e musulmani – tra le grandi difficoltà. I frati continuano, instancabili, a pagare gli affitti delle case e a curare i malati. A volte però diventa un’impresa. Queste le parole di uno dei frati che si trovano a Damasco: “Ci hanno raccontato di una parrocchiana morta l’altro giorno per la febbre alta seguita alla frattura del femore. Non aveva medicine in casa e per diversi giorni nessuno è riuscito a trovarle. Noi ci stiamo attrezzando, e abbiamo cominciato a produrre medicine artigianali per far fronte alle emergenze”. Per aiutare i frati a far fronte a tutte queste necessità, ricordiamo l’invito a partecipare alla raccolta fondi per l’Emergenza Siria. Basta poco per dare un segno concreto di vicinanza a questi fratelli, come ha ripetuto Papa Francesco nell’omelia pronunciata sempre il 4 ottobre ad Assisi: “Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: insegnaci a rimanere davanti al Crocifisso, a lasciarci guardare da Lui, a lasciarci perdonare, ricreare dal suo amore. guardare da Lui, a lasciarci perdonare, ricreare dal suo amore. (…) Insegnaci ad essere “strumenti della pace”, della pace che ha la sua sorgente in Dio, la pace che ci ha portato il Signore Gesù. (…) Rispettiamo ogni essere umano: cessino i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque l’odio ceda il posto all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione. Sentiamo il grido di coloro che piangono, soffrono e muoiono a causa della violenza, del terrorismo o della guerra, in Terra Santa, tanto amata da san Francesco, in Siria, nell’intero Medio Oriente, in tutto il mondo”. http://www.proterrasancta.org

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Verso un miglior coordinamento degli interventi umanitari cattolici in Siria Ottobre 2013

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al 2011 ad oggi le organizzazioni umanitarie cattoliche hanno stanziato 72 milioni di dollari per le ricadute della crisi in Siria e nella regione circostante. Gli organismi cattolici coinvolti sono 32 (inclusa l’ong della Custodia di Terra Santa Ats - Pro Terra Sancta), 55 gli enti realizzatori sul campo, 20 le città e località siriane in cui sono stati distribuiti gli aiuti, che sono stati dispensati anche ai profughi siriani presenti in Libano, Giordania, Turchia, Iraq, Cipro ed Egitto. I dati, aggiornati al 9 ottobre scorso, sono stati forniti questa mattina in Vaticano dal Pontificio consiglio Cor Unum, dicastero della Curia romana che intraprende iniziative umanitarie, promuove e stimola tra i fedeli concrete espressioni di carità evangelica e coordina gli organismi umanitari cattolici. Lo stesso Papa Francesco ha stimolato l’azione di Cor Unum verso la popolazione siriana a margine di un incontro di coordinamento svoltosi a Roma il 4-5 giugno scorso. Il Pontefice osservava che «aiutare la popolazione siriana, al di là delle appartenenze etniche e religiose è il modo più diretto per offrire un contributo alla pacificazione e alla edificazione di una società aperta a tutte le diverse componenti». Ora si pone il problema di coordinare meglio gli interventi sul terreno. Tenuto conto, come riconosce il

Pontificio consiglio, che «la difficoltà nel reperimento delle informazioni relativamente alle esigenze della popolazione colpita e anche allo sviluppo della situazione politica e sociale ha portato a una certa sporadicità degli aiuti inviati e alla molteplicità delle forme di sostegno alle istituzioni presenti sul campo». Nasce così un ufficio di coordinamento che farà capo alla sezione Medio Oriente e Nord Africa di Caritas Internationalis. Un ufficio che avrà sede a Beirut, in Libano, e che «avrà il compito di comprendere e monitorare l’entità degli aiuti raccolti, e di condividere le informazioni necessarie tra tutte le istituzioni coinvolte». Tra i compiti specifici che Cor Unum individua per questo nuovo ufficio ci sono: fornire alla Chiesa un quadro completo di riferimento relativamente alla situazione dell’attività umanitaria svolta e un’analisi più puntuale dei bisogni sul campo; trasferire a Caritas Siria le informazioni necessarie sulle opere caritatevoli in favore della popolazione siriana; evidenziare la posizione di rilievo della Chiesa cattolica tra gli attori nel settore umanitario in Siria; condividere le informazioni all’interno della rete delle organizzazioni cattoliche coinvolte, dentro e fuori il territorio della Siria. http://www.terrasanta.net

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Regione San Paolo In Siria tornano liberi numerosi rapiti. C’è attesa anche per i religiosi cristiani 23 ottobre 2013

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otremmo essere a un momento decisivo per la sorte dell’arcivescovo greco ortodosso Boulos al-Yazigi, dell’arcivescovo siriaco ortodosso Yohanna Ibrahim, del gesuita italiano padre Paolo Dall’Oglio e di due sacerdoti locali: padre Michel Kayyal (armeno cattolico) e padre Maher Mahfuz (greco-ortodosso). Tutti rapiti in Siria, in varie circostanze, tra febbraio e agosto di quest’anno. Infatti negli ultimi quattro giorni decine di ostaggi, vittime del conflitto siriano, sono stati rilasciati grazie ad un’azione diplomatica condotta dai governi di Qatar, Libano e Turchia. Azione che potrebbe coinvolgere anche i religiosi cristiani fino ad oggi scomparsi. Le liberazioni «a catena» sono iniziate il 19 ottobre, lo scorso sabato, quando sono stati rilasciati nove pellegrini sciiti libanesi, rapiti in Siria 17 mesi fa. Facevano parte di un gruppo di undici ostaggi (di cui due già rilasciati nei mesi scorsi) sequestrati nel nord della Siria mentre erano di ritorno da un pellegrinaggio in Iraq. Il gruppo dei pellegrini, appena rimesso in libertà, è stato portato in Turchia e da lì è ritornato in Libano su un jet privato del Qatar, sul quale viaggiavano anche il ministro degli Esteri qatariano, Khaled al-Attiyah, e Abbas Ibrahim, capo dei servizi di sicurezza libanese. Secondo il giornale di Beirut al Akhbar, le trattative per il rilascio degli ostaggi libanesi sono durate dieci mesi e il successo si deve anche all’impegno assunto dal Qatar di versare 9 milioni di dollari a quattro leader

ribelli. Stando al ministro dell’Interno libanese Marwan Charbel, l’ex-primo ministro Saad Hariri - leader sunnita oggi all’opposizione - avrebbe giocato un ruolo fondamentale per la liberazione degli ostaggi sciiti: «Già nel maggio 2012 aveva cercato di negoziarne il rilascio, senza successo», ha rivelato Charbel. Il coinvolgimento di Hariri nelle trattative potrebbe contribuire a distendere il rapporto conflittuale tra sunniti e sciiti in Libano. Quello dei nove libanesi è stato il primo anello di una catena di liberazioni in corso in questi giorni; il segnale atteso per il rilascio di due piloti delle linee aeree turche - Murat Akpinar e Murat Agca - rapiti nei pressi dell’aeroporto di Beirut e rimasti 71 giorni nelle mani di un gruppo libanese. Una volta rilasciati, anche loro sono stati riportati a casa a bordo di un aereo del Qatar, per essere accolti domenica 20, con tutti gli onori, dalle autorità di Ankara. Ieri si è realizzato un altro capitolo del piano per il rilascio di prigionieri: le autorità siriane hanno restituito la libertà a 14 donne arrestate perché ritenute vicine ai ribelli. Sono le prime di una lunga lista di persone ancora da liberare. «Per la loro sicurezza dovranno lasciare il Paese - ha dichiarato all’Agenzia France Presse l’attivista per i diritti umani Sema Nassar -. In lista restano altre 128 donne che attendono di tornare libere». La speranza è che un ultimo capitolo di questa «settimana di liberazioni» riguardi i religiosi cristiani. Sempre secondo il ministro libanese Charbel – citato dal quotidiano Ya Libnan - i vescovi Yazigi e Ibrahim, rapiti il 22 aprile scorso nei pressi di Aleppo, sarebbero «in buone condizioni di salute». Si troverebbero in un sobborgo di Aleppo ma gli scontri armati ancora in corso nell’area ostacolerebbero il loro rilascio. Per il quotidiano online libanese Naharnet, il capo dei servizi segreti libanesi, Abbas Ibrahim, avrebbe incontrato in questi giorni il presidente siriano Bashar al Assad, per discutere il caso dei due vescovi di Aleppo. Questione sollevata anche dal patriarca maronita Bechara Rai presso le autorità del Qatar, Paese in cui si è recato in visita ufficiale http://www.terrasanta.net

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Siria: è emergenza umanitaria. Cosa puoi fare tu.

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ono rimasti in pochi nel villaggio di Homs, ogni volta che passo davanti alla scuola mi sembra un miracolo che ci siano ancora dei bambini sui banchi e prego che anche oggi possano tornare a casa vivi. In Siria si esce di casa e si corre il rischio di non tornarci. Ma non posso fermarmi, tanti dei nostri assistiti sono già in fila per comprare qualcosa, fare la spesa è diventato un lavoro, devo andare da loro, sicuramente non avranno abbastanza soldi e mi aspettano. Staremo in fila per ore sperando di non dover scappare da qualche bombardamento.. e domani sarà la stessa cosa. Questa è la nostra quotidianità in Siria”. Fra Halim, ofm. http://www.proterrasancta.org

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Cronaca Custodiale della Custodia L’eredità di Francesco d’Assisi in Terra Santa Gerusalemme, 2 ottobre 2013

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rancesco d’Assisi e la Terra Santa, una storia iniziata ottocento anni fa. Fu nel luglio del 1219 che il Santo approdò a San Giovanni d’Acri, l’odierna Akko, divenuta capitale del Regno crociato dopo la riconquista musulmana di Gerusalemme. E’ di poche settimane successivo il noto incontro, in Egitto, tra Francesco e il Sultano Melek el-Kamel, nipote del Saladino. E proprio lo stile dell’incontro, del dialogo e dell’apertura all’altro è parte fondamentale del carisma di chi ha raccolto l’eredità di Francesco e in particolare di chi la vive quotidianamente qui, in Terra Santa.

La presenza dei francescani in questi luoghi è di poco precedente alla visita del Santo di Assisi. Era il 1217 e si celebrava il primo Capitolo Generale dell’Ordine…. Francesco affidò ai suoi frati il compito di andare in tutto il mondo. L’ordine fu diviso in Province e nacque anche quella di Terra Santa, fin dall’inizio considerata la perla tra le Province, perché luogo dell’incarnazione di Cristo e della realizzazione del mistero della Redenzione.

Dopo la caduta di Acri e l’inizio della dominazione islamica sui Luoghi Santi i cristiani non ebbero vita facile ma i frati non cessarono di essere presenti, ottenendo il possesso legale di alcuni santuari grazie al re Roberto D’Angiò e alla regina Sancia. Le Bolle Gratias Agimus e Nuper Carissimae di Papa Clemente VI, nel 1342, diedero approvazione alle azioni dei reali di Napoli e costituirono i francescani come Custodi ufficiali di Terra Santa. Un servizio e una presenza che continuano da otto secoli. Custodi del Santo Sepolcro e degli altri luoghi santi ma anche delle pietre vive, i cristiani di Israele e Palestina, i frati operano quotidianamente, in mezzo alle contraddizioni e alle divisioni di questa terra contesa, secondo il carisma e l’eredità di Francesco d’Assisi. Segui il video http://tinyurl.com/stfran2013

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“… e noi tutti frati minori, servi inutili, umilmente preghiamo e supplichiamo perché tutti perseveriamo nella vera fede…” San Francesco (Rnb XXIII, 7)

Carissimo p. Pierbattista e carissimi fratelli, la festa di san Francesco ci trova sempre sulla soglia di un nuovo anno che si apre, (provvidenziale !) per affidare a tale padre la vita – tanta- che in quest’ultimo tempo ci ha raggiunti. Vi abbiamo seguito nel vostro Capitolo, nei cambiamenti, avvicendamenti, esodi… I frati in Siria – come promesso – sono in prima fila nelle nostre intercessioni e il loro silenzioso ed esigente esempio sono per noi sprone potente a tenere aperti gli orizzonti e a ricordarci ogni momento la misura dell’amore, quello vero. Non ultimo siamo con voi ad allungare la festa e il rendimento di grazie per le prossime professioni solenni: una grazia, anche per noi, per l’affetto e la gioia di condividere il cammino di questi giovani fratelli. Eccoci, dunque con queste due righe per rinnovarvi la nostra gratitudine anche per i servizi – non pochi – che ci aiutano e ci nutrono nel corpo e nello spirito. Desideriamo anche affidarvi la vita che, anche dentro le mura del monastero, non manca di movimento e intensità. Innanzitutto il dono di una nuova sorella ruandese che da giugno è con noi, finalmente, dopo aver atteso sei mesi in Italia il sospirato visto. Si chiama sr Mariya Assumpta. Quest’estate si sono poi avvicendate per tre mesi a testa due sorelle in aiuto, sr Maddalena e sr Costanza del monastero trentino di Borgo Valsugana. Ora è con noi sr Albachiara, sorella esterna del monastero di Orvieto fino a metà novembre. Questi aiuti temporanei da parte dei monasteri della federazione umbra sono un grande dono per noi e un grande arricchimento anche per loro, una finestra che rimane aperta e tiene viva la sensibilità in tanti monasteri in Italia pe la Terra Santa. Sono un segno tangibile della comunione e della sollecitudine della federazione che, fin dall’inizio, ha preso a cuore la rinascita di questo monastero. I prossimi giorni – dal 10 al 19 ottobre – avremo qui in visita madre Angela Emmanuela, presidente della federazione umbra, insieme ad una Consigliera, madre Chiara Amata, abbadessa del monastero di Orvieto. Sarà una visita fraterna, di supervisione del progetto di aiuto, di confronto. Affidiamo questi giorni anche alla vostra preghiera! Con loro arriverà anche sr Giorgia Maria, una giovane sorella del monastero di Sarzana in Liguria che ha chiesto di essere accolta qui, per un anno di verifica. Anche il suo cammino lo affidiamo alla vostra intercessione. La nostra novizia sr Maria Amata sta continuando con gioia il suo anno canonico in Italia, al monastero di Orvieto con altre novizie e tornerà alla fine di gennaio del prossimo anno. Martine, invece, il mese scorso ha interrotto il suo cammino di postulato ed è rientrata in Francia. Anche lei affidiamo alla vostra preghiera. Quest’anno della fede ci sta educando occhi e cuore ad uno sguardo che sa cogliere in tutti gli eventi il passaggio del Signore: proprio a san Francesco chiediamo di intercedere quella fede retta, quella vera fede che l’ha condotto a riconoscere: Tu sei la nostra fede! Chiedendo gli uni per gli altri tale dono, vi auguriamo di cuore di celebrare questa festa nella gratutidine e nella lode all’Altissimo glorioso Dio.

Le vostre sorelle clarisse di Gerusalemme

Monastère Ste Claire, 3 ottobre 2013

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Cronaca Custodiale Curia Custodiale della Custodia Gerusalemme festeggia San Francesco È il 4 ottobre, il giorno in cui si ricorda il Santo di Assisi. È festa a Gerusalemme e in tutta la Terra Santa, dove l’attaccamento a Francesco è profondamente radicato ed è secolare la presenza dei frati, custodi dei Luoghi Santi. E proprio la Chiesa di San Salvatore, presso il convento della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme, ha raccolto stamattina i tantissimi fedeli per la messa solenne. Secondo una tradizione antica, a presiedere la celebrazione è stato il priore dei Domenicani di Gerusalemme. Da secoli infatti è uso che sia un domenicano a presiedere e predicare nel giorno di San Francesco, mentre sono i francescani a fare lo stesso nella solennità di San Domenico. http://tinyurl.com/stfran2

COMISARIA DE BUENOS AIRES, ARGENTINA: Semana Franciscana 2013 “Caminar, construir y anunciar el Evangelio siguiendo los pasos de San Francisco”

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n nuevo año nos encuentra celebrando nuestra quinta Semana Franciscana y para nosotros es un honor y un orgullo poner en movimiento a toda la Comunidad Educativa en pos de festejar que somos franciscanos y pertenecemos a una Orden que hasta el día de hoy se desvela por proteger y mantener los Lugares Santos, lugares que tanto amó San Francisco de Asís en su devoción a Jesucristo.

El lema cada año marca un trayecto a seguir y en este caminar iniciamos una procesión llevando como estandarte la bandera de la Custodia y marionetas gigantes de San Francisco, deteniéndonos en casas de familia y negocios a orar junto a nuestros alumnos. Nuestra Señora de la Merced de Sión, guía y madre, nos abrió las puertas para que juntos recemos el rosario. A nuestra llegada nos esperaba Fray Rafael para culminar la celebración entre cantos y algarabía en nuestra querida y renovada iglesia. Y sì. Salimos a hacer lìo, como pidió su Santidad, el Papa Francisco, pero con entusiasmos ordenado y res-

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petuoso mostrando al barrio el amor de nuestros niños por formar parte de este proyecto que cada año màs ambicioso y comprometido. Realizamos, asimismo, una emotiva ceremonia de apertura en la que con encendido de antorchas preparamos una obra de teatro que mostraba cada uno de los momentos màs importantes de la vida DE Nuestro


Patrono. La emociòn, la seriedad y la enorme convocatoria que tuvimos superò nuestras expectativas, lo que nos fortaleciò para continuar “construyendo” todas la acciones que decidimos desplegar para homenajear a San Francisco de Asìs. Olimpìadas de matemàtica, ortografìa, inglès, concurso de talentos, torneos deportivos y una competencia por equipos sobre la vida del Santo Patrono mostraron el interès por aprender, el entusiasmo por demostrar las capacidades que nuestros niños tienen y el apoyo de docentes y familias fueron el corolario de una primera semana, intensa pero fructìfera. Con el colegio engalanado y preparado especialmente para la ocasiòn invitamos a la comunidad a participar de nuestro trabajo, logrando ver una institución llena de vida y comprometida con nuestro proyecto. Llenos de emociòn y entusiasmo nos preparamos para la clausura; una clausura que serìa ùnica e inolvidable. Ver en un teatro colmado a nuestro niños representando imàgenes de la vida de San Francisco utilizando todo tipo de recursos y acompañados por las familias, el personal docente, auxiliar y administrativo, y los directivos fue una experiencia invalorable porque allì pudimos plasmar todo nuestro trabajo, nuestra ideas, nuestros sueños.

Al finalizar el mismo, convocamos a Fray Rafael Sube Jimenez, guardìan del convento de Tierra Santa y representante legal del instituto a recibir una placa recordatoria en agradecimiento por sus años de gestiòn y apoyo incondicional al colegio y le auguramos èxitos en esta nueva etapa que inicia; en la que vendràn nuevos desafìos y propuesta de crecimiento para ahondar aùn màs en el ideario franciscano y llevar al Instituto a los màs altos niveles de calidad y prestigio. Nos dirigiò unas càlidas palabras a todos los miembros del colegio y a las familias y nos diò su bendiciòn para que junto a èl podamos hacer realidad el sueño de “ anunciar el Evangelio” con nuestros actos, nuestros gestos, nuestra palabra y fundamentalmente con el compromiso y responsabilidad que tenemos como gestores de una Instituciòn pujante, en un cambio permanente en beneficio de los niños. Dimos por finalizada la clausura participando todos los integrantes de la Comunidad Educativa en una misa de acciòn de gracias a Nuestro Patrono por su ejemp,lo de vida, su obra y fundamentalmente por su legado que hoy està en manos de los frailes y de los laicos que tratamos de cumplir sus reglas tal como èl la soñò Paz y Bien Fra Rafael Sube, OFM

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Cronaca Custodiale della Custodia Misa de Nuestro Padre San Francisco BuEnos Aires, 4 octubre

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ño a año, invariablemente, cada corazón que late al ritmo franciscano empiezan, a fines de septiembre, a acelerarse los latidos porque sabemos que se aproxima la fiesta de nuestro querido Padre San Francisco. Ese santo que amaba a los animales, que calmaba la ferocidad de los lobos, que se decía hermano del sol y la luna, que renunciaba a fortunas terrenales para vivir en la pobreza y besaba a leprosos no es fácil de imitar, no es fácil de repetir, aunque mas no sea, una de esas conductas en el mundo de hoy que vivimos.Celebrar la misa recordándolo, recitar de memoria su famosa oración, no es honrarlo. Este santo “grande” de la Iglesia merece otro tipo de homenaje: nuestro compromiso de irradiar su carisma, de amar el Evangelio y vivirlo cada día pese a los enormes obstáculos que la vida diaria parece ponernos adelante a cada momento porque ser cristiano hoy requiere la valentía, el coraje y la humildad de Francisco . Locos como el de Asís tenemos que estar para no

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dejarnos invadir por la crispación sino tener paz. Locos hay que estar para tener fe cuando todo nos grita que Dios debe estar fuera de nuestra vida y que el dinero es lo único que importa. Locos hay que estar para tener esperanza en medio de hombres y mujeres que viven lo inmediato y lo demás no importa. Locos hay que estar para amar a pobres y enfermos. Por eso, detallar lo vivido en la Eucaristía del día 3 de octubre conmemorando el Tránsito de Nuestro Padre Francisco como lo vivido en la Santa Misa solemne del día 4 de octubre sería extensísimo. Basta con solo mencionar que la celebración presidida por Fray Padre Rafael Sube Jiménez y concelebrada por los frailes de la Comisaria ,estando el coro a cargo del Vicario Fray Luis Angel Anguita, contó con la multitudinaria presencia de fieles de la iglesia, toda la comunidad educativa del Instituto Tierra Santa y de más de 150 peregrinos. En la Homilía el Padre Sube Jiménez, Comisario y Guardián de Buenos Aires, enfatizó de un modo espe-


cial la figura de Nuestro Santo Patrono tratando de mover los corazones de todos a imitarlo, a hacerlo presente en nuestra vida de cada día y exhortando al consolidar urgentemente ese carisma en nuestra institución y en nuestras familias porque resulta esencial hacerlo. Con la referida misa se clausuró la Semana Franciscana y se entregaron, por primera vez, Certificados a los que viajaron en peregrinaciones organizadas por la Comisaria desde 2010. Por ello peregrinos de varias provincias, además de los residentes en Capital Federal se hicieron presentes para recibir su diploma. La emoción de todos los participantes, grandes y pequeños, fue evidente a lo largo de toda la celebración. Luego se sirvió un ágape, oportunidad de compartir la mesa y el pan, reencuentro en donde se recordaron

a pesar de lo cual estamos decididos a colaborar para difundir y sostener los Santos Lugares. A través de este proyecto se buscara además de favorecer a Tierra Santa, a transmitir un mensaje de paz y esperanza sobre todo en este tiempo de guerra y desastre en Siria y Egipto. Emoción, compromiso, proyectos, afirmación del carisma franciscano y amor por la Tierra Santa y la Custodia son las palabras que pueden describir esta celebración del 4 de octubre en la Comisaria de Argentina, Comunidad que tiene la convicción que ser instrumento de paz del Señor es el único camino concreto que hay para mejorar nuestra vida poniendo amor donde haya odio, luz donde haya tinieblas y esperanza donde haya desesperación. Fra Rafael Sube, OFM

detalles que son casi inentendibles si no se conoce o visitado Tierra Santa. Se revivieron momentos como la renovación de las promesas matrimoniales, el reiterado bautismo en el Río Jordán, la estancia en Casa Nova y un cúmulo de experiencias que cada uno de nosotros fue viviendo y que jamás podremos olvidar. Muy especialmente se recordó el viacrucis con los frailes de la Custodia de Tierra Santa y el agradable encuentro con el padre Artemio Vítores. Todos los peregrinos pidieron la concreción de la Asociación de Amigos de Tierra Santa y asumieron el compromiso de trabajar en ella. Ese compromiso de la gente, que no es otra cosa que llevar a cabo un camino que requiere, obviamente, presencia, trabajo y coraje ya que el espacio y el tiempo en este país son enormes,

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Cronaca Custodiale della Custodia Con Francesco, partecipare alla nuova creazione di Cristo Gerusalemme, 3/4 ottobre 2013

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iovedì 3 ottobre, i francescani, venuti da Gerusalemme e da tutta la Terra Santa, si sono radunati per celebrare la festa del loro Santo patrono, Francesco d’Assisi. Nella chiesa di San Salvatore a Gerusalemme il Custode ha presieduto i primi vespri. Il corteo è arrivato in processione all’altare, attorno al quale i Francescani erano riuniti per l’ufficio. Nell’omelia, il Custode ha esortato ciascuno a vivere “l’esperienza di San Paolo con Cristo”. Ha ricordato che, con il Padre e il Figlio, il cristiano è “un uomo nuovo”, se lascia vivere in lui Cristo, poiché Egli è “la luce” che ci guida nelle tenebre verso un mondo nuovo. Dopo il rinnovo dei voti dei fratelli professi temporanei, è iniziata la lettura del Transitus: ovvero il passaggio di frate Francesco nelle braccia di sorella morte. Al termine della benedizione finale, le numerose persone presenti, hanno venerato le reliquie di San Francesco. Venerdì 4 ottobre, alle 10,30, in una chiesa affollata, il corteo di settanta sacerdoti è entrato in processione per celebrare la messa. Consacrati di ogni congregazione, pellegrini e fedeli locali hanno partecipato alla cerimonia in memoria del “Poverello d’Assisi”. Alla presenza del Nunzio Apostolico e del Patriarca di Gerusalemme, il Custode e il suo Vicario hanno lasciato, com’è tradizione, la cura di presiedere la celebrazione al superiore dei domenicani del Convento di Santo Stefano, Fra Guy Tardivy. E, ancora un domenicano, Fra Dominique Marie Cabaret, ha tenuto l’omelia, che, ricordando le sofferenze

del Santo di Assisi, ha esortato i fedeli a “associarsi al Cristo”. “È Cristo che vive in me”, ha affermato, così come la nuova creazione, la vita nuova, deve passare da un “abbandono” totale a Colui che fu “crocefisso per il mondo” e risorto per noi. Francesco d’Assisi, lasciando la comoda vita confacente al suo rango sociale, ha abbandonato ogni cosa per seguire il Cristo e diventare una creatura nuova in Lui, nella povertà, nel farsi piccoli e nella sofferenza :“le stimmate ricevute alla fine della sua vita”. Padre Cabaret, ricordando Francesco come il “Santo della gioia”: perché in Cristo, l’uomo trova la gioia, ha esortato l’assemblea a ispirarsi al Santo e seguirlo sui passi di Cristo. Conclusa la celebrazione, il Custode ha ringraziato i convenuti, particolarmente i quattro Consoli Generali delle Nazioni latine (Italia, Francia, Spagna, Belgio), per la partecipazione e l’amicizia, senza dimenticare tutti gli ordini religiosi, le comunità della grande fraternità francescana, né i Domenicani che ha ringraziato con un particolare tocco di umorismo. Al rinfresco, offerto nei locali della Custodia, è seguito il pasto comunitario che ha riunito i vari rappresentanti delle congregazioni cattoliche di Terra Santa e i Consoli. Durante i momenti di preghiera, il pensiero è andato anche a Papa Francesco, primo pontefice ad aver scelto come patrono il Santo di Assisi, città in cui il Santo Padre ha trascorso questa giornata. La preghiera è stata estesa a tutte le persone che portano questo nome. www.custodia.org

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Professioni solenni: consacrati a Dio, consacrati da Dio Gerusalemme, 5 ottobre 2013

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a voce ferma, posata e serena, il tono rapido senza precipitazione, seguendo il proprio turno, in ginocchio davanti al Custode, con le loro mani nelle sue in segno di obbedienza, Alberto Joan Pari, Luai Bsharat, Tomasz Franciszek Dubiel, Tony Choucry, Ulise Zarza hanno pronunciato la formula della loro professione solenne, scritta di persona. Poi, sono andati all’altare, uno dopo l’altro, per firmarla. Alberto Joan Pari, Luai Bsharat, Tomasz Franciszek Dubiel, Tony Choucry, Ulise Zarza sono, ora, professi solenni, francescani per sempre. Nel momento in cui ricevono l’abbraccio del Custode e quello di tutti i frati francescani presenti, l’emozione è visibile nei sorrisi e negli occhi che brillano.

La celebrazione si è svolta nella Basilica delle Nazioni al Getsemani, « Era il luogo più adatto per accogliere gli amici palestinesi venuti in autobus da Betlemme, gli amici della Qéhilah (la comunità cristiana di espressione ebraica) e qualche altro amico ebreo », spiega Fra Alberto. Una vera sorpresa per gli amici Palestinesi che, tendendo le orecchie, si guardano: sì, è proprio in ebraico che

il salmo viene recitato. L’ebraico, infatti, è una delle lingue usate per la celebrazione poiché i cinque frati che hanno pronunciato la professione solenne, provengono da tre continenti e da cinque Paesi. Fra Ulise è argentino. Da qualche anno lo si notava attorno all’altare come assistente del cerimoniere. Fra Alberto è italiano. La sua voce, bella e calda, anima il coro dei francescani durante le celebrazioni. Inoltre, avendo imparato l’ebraico, è tra coloro che fanno sco-

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Cronaca Custodiale Curia Custodiale della Custodia

prire a molti israeliani la realtà della Custodia. Fra Tomasz è polacco. Assicura un servizio meno visibile, mettendo le sue competenze tecniche ed informatiche al servizio dei suoi fratelli. Fra Tony è libanese e Fra Luai è giordano. Entrambi, hanno messo al servizio della parrocchia e dei gruppi di giovani, la gioia di vivere e l’esempio della loro fede. Con l’animazione dei luoghi santi, il servizio alla comunità locale e il lavoro, svolto nell’ombra, per tutta la comunità francescana, i cinque frati rispecchiano molto bene l’attuale realtà della Custodia di Terra Santa. La Basilica era affollata di persone venute per assistere all’impegno dei cinque frati. In questo momento solenne alcuni parenti e amici hanno potuto stare accanto a loro. Nell’omelia del Custode (vedi allegato) è bene espresso il momento della vita religiosa che i cinque giovani vivono e condividono in questo momento. Disposti, come una volta Samuele, ad ascoltare il Signore, ma anche ad approfondire la conoscenza e l’esperienza religiosa che rivela che Dio non è solo « in mezzo a noi »”, ma anche « in noi ». L’amore che noi portiamo a tutti i nostri fratelli è l’espressione tangibile della presenza di Dio fra noi; invece, l’espressione tangibile del posto che noi lasciamo a Dio in noi si riconoscerà nelle ore più difficili, quando come qui al Getsemani, Gesù visse la sua agonia nell’indefettibile fiducia al Padre suo. Ed

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è sul cuore, che si allarga alle dimensioni dell’amore, che il Custode termina l’omelia. A conclusione dell’omelia, l’intera Custodia, ha augurato ai giovani professi solenni di essere degni dell’Amore che li ha scelti e li ha consacrati. I cinque giovani religiosi hanno manifestato la loro gioia, come primizia di quest’amore che agisce in ciascuno, accogliendo all’uscita della celebrazione i loro fratelli francescani, parenti e amici nel giardino del Romitaggio del Getsemani per gustare insieme un cibo semplice e rustico. www.custodia.org


Il Presidente della Repubblica Ceca visita il Monte degli Ulivi Gerusalemme, 8 Ottobre 2013

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Presidente della Repubblica Ceca, Signor Milos Zeman ha visitato il Monte degli Ulivi. Dopo una breve sosta alla chiesa Russa di santa Maria Maddalena, il Presidente è arrivato al Giardino del Getsemani, accolto dal Padre Guardiano, Fra Benito JOSÉ CHOQUE OFM. Durante lo scambio dei saluti, il Signor Milos Zeman ha offerto a Fra Benito una piccola immagine del Bambino Gesù di Praga. Il Presidente e i suoi accompagnatori sono poi entrati nell’area sacra, dove si trovano gli otto olivi millenari per scattare le consuete foto ricordo. Lasciando il sito ha ringraziato fra Benito per la presenza dei fati francescana, da tanti secoli custodi dei Luoghi Santi.

Sesta edizione di “ORGAN RECITALS 2013” Gerusalemme, 10 ottobre 2013

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rganizzato dall’Istituto Magnificat della Custodia di Terra Santa si è svolto l’Organ Recitals 2013, giunto alla sesta edizione, ogni giovedì di ottobre alle ore 18 presso la chiesa di San Salvatore a Gerusalemme. La rassegna è iniziata giovedì 10 ottobre con il maestro Gian Vito Tannoia, docente di Organo Complementare e Canto Gregoriano al conservatorio di Matera (Italia). Giovedì 17 si è esibito il musicista israeliano di origini russe Alexander Kellarev, già allievo di P. Armando Pierucci. Giovedì 24 l’inglese Charles Cole “Deputy Organist” della cattedrale di Westminster e direttore della Schola Cantorum della London Oratory School. La rassegna si è conclusa il 31 ottobre con il concerto del maestro palestinese di origini armene Haig Aram Vosguerichtian, organista titolare della Basilica dell’Annunciazione di Nazaret e insegnante all’Istituto Magnificat.

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Cronaca Custodiale della Custodia A Cafarnao: contemplare le pietre che ci hanno reso Pietre Vive! Cafarnao, 12 ottobre 2013

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entre a Gerusalemme l’autunno è già in arrivato, una calura estiva aspettava i pellegrini giunti oggi a Cafarnao. Il Villaggio di Pietro, abituato ad accogliere centinaia di migliaia di pellegrini provenienti da tutto il mondo, per rivivere gli avvenimenti accaduti in questi luoghi, questo secondo sabato di ottobre ha accolto con gioia i pellegrini locali, arabi cristiani di Gerusalemme e Nazareth convenuti qui per l’occasione. Quante volte si è udito dire, durante il giorno, dai cristiani di Gerusalemme: “È la prima volta che vengo qui!” Un “qui” a sole due ore di macchina dalla Città Santa, tanto che il loro Parroco, durante l’omelia, ha espresso la sua sorpresa. Così, per colmare questa lacuna, la Custodia di Terra Santa ha voluto inserire nel calendario delle liturgie itineranti i luoghi santi di Galilea finora un po’ trascurati: Naim, Tabgha, Cafarnao. A Cafarnao si potranno celebrare tre memorie: 1 L’Annuncio dell’Eucaristia: il terzo venerdì di Pasqua; 2. La solennità di San Pietro apostolo: il 29 giugno; 3. La solennità del Villaggio di Cafarnao, l’altra città di Gesù: il secondo sabato di ottobre. Alla presenza del Custode di Terra Santa e numerosi francescani venuti da Gerusalemme e dalla Galilea, la folla si è riunita sulla rinnovata piazza, situata tra il Convento e la Chiesa che sovrasta la Casa di Pietro, per assistere, all’aperto, alla celebrazione dell’Eucaristia.

La processione, partita dalla riva del lago, ha girato attorno ai resti dell’antico villaggio, i cui ruderi sono stati valorizzati in maniera mirabile dagli archeologi, per raggiungere la piazza. Tra i presenti si poteva notare il sorriso di Fra Stanislao Loffreda che, dopo la morte di Fra Virgilio Corbo, ne ha proseguita l’opera, portando alla luce il villaggio evangelico. Nella preparazione della liturgia, la Custodia ha voluto porre l’accento su tre aspetti della vita di Gesù a Cafarnao: • Gesù che predica e insegna il Vangelo del Regno di Dio; • Gesù che chiama i primi apostoli; • Gesù che guarisce malattie e perdona i peccati. Questi punti sono stati rilevati anche da Fra Feras Hejazin, Parroco di Gerusalemme, durante la sua omelia. Inoltre, Fra Feras, ha invitato i presenti a divenire, a loro volta, missionari per scoprire, aldilà delle occupazioni quotidiane (casa, lavoro, sicurezza sociale, ecc.), la reale felicità che offre il regno di Dio. In modo gentile, li ha poi rimproverati di non avere, pur vivendo in Terra Santa, legami stretti con le pietre di questo Paese che hanno fatto di loro le Pietre Vive. Al termine della celebrazione, il Custode ha benedetto grandi ceste di frutta distribuita all’assemblea. Un ge-

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sto per esprimere lode al Signore per questa stagione dell’anno, che segna la fine dei lavori della terra, ringraziando per tutti i frutti che essa ha prodotto. A conclusione della celebrazione, sulla riva del lago, si è condiviso il lauto pasto, preparato con cura dalla comunità di Cafarnao, guidata dal nuovo superiore, Fra Arkadiusz Blecharczyk. Se queste righe suscitano in voi la nostalgia del Villaggio di Pietro, non esitate a ritornare ancora sul posto, oppure, a visitare il sito web pubblicato dalla Custodia. http://www.cafarnao.custodia.org/ www.custodia.org

Cafarnao, luogo della chiamata La pellegrinazione dei francescani con la Chiesa locale a Cafarnao, la “Citta’ di Gesù”, dove Lui visse e dove chiamò i primi Apostoli.

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la città di Gesù, così la chiama il Vangelo di Matteo... È qui che proprio Matteo fu chiamato, e così anche Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni. “Venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare di Galilea”. E i resti della cittadina, la casa di Pietro – frutto del lavoro di scavo degli archeologi francescani Corbo e Loffreda – possono essere visitati ancora oggi, a pochi passi dal lago nel quale i primi Apostoli uscivano a pescare. A Cafarnao Gesù visse, predicò, operò miracoli

P. Pierbattista Pizzaballa, ofm Custode di Terra Santa: “Ci sono tantissime pagine del Vangelo che hanno il cuore proprio qui a Cafarnao e ritrovarsi qui come Chiesa di Gerusalemme, Chiesa di Terra Santa, almeno una volta all’anno qui a Cafarnao ha il significato di richiamare innanzitutto a tutti noi che viviamo qui, che anche noi siamo chiamati alla testimonianza dello stare con Gesù e essere anche suoi testimoni e annunciatori qui in Terra Santa”.

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Cronaca Custodiale della Custodia Dallo scorso anno, la Custodia ha voluto inserire nel calendario delle sue pellegrinazioni la commemorazione della presenza, dei segni e della predicazione di Gesù a Cafarnao, il secondo sabato di ottobre. Una celebrazione che comincia al tramonto, sulla riva del lago, quando inizia ad attenuarsi il caldo della giornata ancora estiva. E come ha commentato padre Pizzaballa al termine dell’Eucarestia, sembra quasi di tornare indietro ai tempi di Gesù, quando dopo una calda giornata di lavoro si trovava ristoro qui, lungo il mare di Galilea. Una cele-

brazione e un momento di incontro, qui dove Pietro e gli altri furono chiamati, in cui fare memoria del fatto che ognuno, ogni giorno, è chiamato. P. Pierbattista Pizzaballa: “È un cammino che non finisce mai, un cammino che a volte anche stanca, dove ci sono pause di riflessione, a volte anche rifiuti… guai a noi se negassimo questa realtà. Qui a Cafarnao Gesù ci ricorda la necessità della fedeltà e anche dell’affidarsi. Non possiamo comprendere tutto, solo il Signore sa tutto, ma possiamo affidarci. Quando uno ama una persona si consegna a quella persona e abbandona tutto il resto. Questo è anche la vocazione e, dopo anni, dopo aver detto sì da diversi anni questo consegnarsi acquista più concretezza. All’inizio c’è uno slancio ideale molto bello e necessario, con il tempo diventa più concreto e rinnovare quel sì a volte diventa più difficile ma diventa anche molto più vero e sincero e per questo anche più gradito a Dio”. http://www.fmc-terrasanta.org

La Verna, ottobre 2013

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nostri novizi della Custodia di Terra Santa, Fra Javier Ignacio (Chile); Fra George Raffaele (Siria); Fra Kemal Joseph (Cipro); Fra Paolo Francisco (Brasile); Fra Dariusz Maria (Polonia); Fra Emmanuel Antonio (Argentina); Fra Ernesto Santiago (Argentina) si trovano ospiti del Santuario della Verna (AR) per compiere l’anno canonico di noviziato, che li prepara ad emettere la prima professione dei voti religiosi di povertà, castità e obbedienza. Si sono recati alla Verna il 16 settembre scorso, dopo che, il 13 di settembre, avevano ricevuto dal Rev.mo P. Custode Pierbattista Pizzaballa i ‘panni della prova’, cioè l’abito che Francesco volle a forma di croce, cinto solo da una corda, in ossequio alla parola del Vangelo (cfr. FF 356). La loro vita trascorre ora tra la preghiera comunitaria (che prevede una processione quotidiana alla Cappella delle Stimmate, e la preghiera notturna nella notte tra il giovedì e il venerdì), l’incontro personale con Cristo, la vita fraterna e il lavoro comunitario, il tutto sotto la guida e l’accompagnamento umile ma efficace del

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Maestro, fr. Federico, nel luogo stesso dove Francesco fu reso perfettamente conforme al suo divino Modello, grazie all’impressione delle S. Stimmate. Il Santuario della Verna è Casa di Noviziato interprovinciale, così che, oltre ai nostri ragazzi, vi si trovano novizi e frati delle Provincie di Toscana, Lazio e Lituania.


Dalla grotta dell’Annunciazione, in comunione con tutto il mondo Nazareth, 12 ottobre 2013

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a preghiera di Nazareth, in comunione con il Papa e santuari di tutto il mondo, per la Giornata Mariana del 13 ottobre. Insieme di fronte alla grotta dell’Annunciazione, che la Custodia di Terra Santa ha voluto dotare di telecamere perchè sia sempre più vicina a tutti i fedeli. P. Bruno Varriano, ofm Guardiano della Basilica dell’Annunciazione:

“Qui è l’inizio! Qui è l’inizio… il Verbo di Dio si è fatto carne, san Bernardo diceva che è proprio il bacio di Dio all’umanità, e tutto inizia qui”. Qui, a Nazaret, oggi una città ma un tempo villaggio sperduto della Galilea… Proprio qui l’Angelo portò l’Annuncio a Maria, nel luogo che la tradizione e l’archeologia riconoscono in questa grotta, oggi parte della grande basilica dedicata proprio all’Annunciazione. Nella vigilia della Giornata Mariana del 13 ottobre, mentre a Roma il santuario del Divino Amore accoglieva la statua della Madonna di Fatima, dalle basiliche mariane di tutto il mondo i cristiani si sono uniti in preghiera in comunione con il Papa nella recita del Rosario. L’hanno fatto anche i cristiani e i pellegrini di Terra Santa, proprio di fronte a questa grotta, che da secoli e’ custodita dai francescani P. BRUNO VARRIANO, ofm:

“Luogo dove Dio ha voluto visitare il suo popolo per mezzo del si di Maria. E la Madonna, Maria, è la Madre della Chiesa, e la Chiesa ha le sue fondamenta nella Terra Santa. Per questo ci sentiamo onorati di essere custodi e responsabili di questo luogo santo, e di poter poi essere in comunione con la Chiesa, come San Francesco ci richiama in continuazione”. In comunione con il Santo Padre e con la Chiesa in questa occasione speciale, aperti a tutto il mondo ogni giorno attraverso l’accoglienza ai tantissimi pellegrini che arrivano a visitare questo luogo santo. La Basilica di Nazaret, tra le mete irrinunciabili in ogni pellegrinaggio, presto sara’ ancora piu’ vicina anche a chi non ha la possibilità di raggiungerla. La Custodia di Terra Santa, infatti, ha voluto dotare sia la parte superiore della chiesa che la grotta di un sistema di telecamere fisse. È il primo passo di un progetto che – attraverso le televisioni e Internet – vuole portare il luogo dell’Annunciazione a tutti. P. BRUNO VARRIANO, ofm: “Offrire questa opportunità per il mondo, è come aprire le finestre, in una forma di evangelizzazione che soprattutto inizia qui, e questo è molto bello, che tutta la chiesa del mondo si possa sentire unita alla Terra Santa”. http://www.fmc-terrasanta.org

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Cronaca Custodiale della Custodia Oltre 20 associazioni e gruppi alla sesta Giornata dei volontari pro Terra Santa Roma, 19 ottobre 2013

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ivere la fede in Terra Santa è possibile nonostante la guerra, il fondamentalismo e l’incertezza delle rivoluzioni. Questo messaggio è stato il filo conduttore dalla Sesta giornata per le associazioni di Terra Santa, che si è svolta a Roma, all’Auditorium Antonianum, lo scorso sabato 19 ottobre, alla presenza del padre Custode, fra Pierbattista Pizzaballa. Alla giornata ha partecipato un centinaio di persone, in gran parte delegati e volontari di oltre venti associazioni e gruppi diversi, tutti impegnati nel sostenere e aiutare i cristiani di Terra Santa: dai volontari «giardinieri» del Commissariato della Puglia (impegnati nella poAlessandro ha presentato la figura di alcuni grandi patriarchi, come Abramo e Mosé, e delle due dimensioni che caratterizzano la loro vicenda: il cammino e l’incontro. In questo senso, ha concluso fra Alessandro, la storia di fede di ciascuno di noi può avere il loro modello: una storia di cammino e una storia rivolta all’incontro. Nel corso della giornata si sono susseguiti diversi interventi: il museologo Gabriele Allevi ha fatto il punto sul progetto del nuovo complesso museale della Custodia, che potrebbe essere operativo entro pochi anni; i volontari delle diverse associazioni hanno potuto presentare le loro attività e farsi conoscere. E il vescovo mons. Giuseppe Nazzaro, vicario apostolico emerito di Aleppo tatura degli ulivi dei santuari); agli scout dell’Agesci e della Compagnia di San Giorgio; dagli Amici di Nevé Shalom-Wahat al-Salam (che sostengono le attività del villaggio multi religioso fondato in Israele dal domenicano Bruno Hussar) ai volontari di Finestra per il Medio Oriente (associazione ispirata da don Andrea Santoro, sacerdote fidei donum romano trucidato in Turchia nel 2006); ai volontari di Ats-Pro Terra Sancta, l’ong della stessa Custodia. La mattina è iniziata con una relazione di fra Alessandro Coniglio, del convento della Custodia a Montefalco (Perugia), sul tema «Vivere la fede in Terra Santa». Fra

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dei Latini, ha raccontato la drammatica situazione dei cristiani di Siria. Anche fra Pierbattista Pizzaballa, nell’intervento finale della giornata, ha raccontato della presenza e dell’attività in Siria dei frati della Custodia: una ventina al momento, impiegati a soccorrere e accogliere tutti, in particolare nei villaggi della valle dell’Oronte, dove sono rimasti a condividere la sorte di chi non ha modo di fuggire. Il Custode ha poi spaziato a tutto campo, parlando della società israeliana, del ruolo dei cristiani, del compito dei volontari. Commentando gli episodi di intolleranza che si sono verificati ultimamente nei confronti dei santuari cristiani da parte di fondamentalisti ebrei (scritte offensive sui muri dei santuari, anche a Gerusalemme) il Custode ha commentato provocatoriamente: «Dovrebbero essercene di più di episodi simili! Infatti, dopo ognuna di queste aggressioni, abbiamo assistito a una levata di scudi in difesa della comunità cristiana da parte della società israeliana; un coro di solidarietà, un risveglio di attenzione molto positivo».

Rispetto al ruolo dei volontari, su come possano essere davvero utili, il Custode ha affermato che «il volontario non può mai sostituire il locale. Deve invece scegliere una realtà locale come suo punto di riferimento e poi collaborare con essa». Così l’attività dei volontari stranieri potrà proseguire anche dopo la loro partenza. Rispetto infine alla modalità di fare pellegrinaggio e all’esigenza di incontrare i cristiani locali, il Custode ha invitato a conciliare idealità e realismo: «Ci sono milioni di pellegrini ogni anno in Terra Santa e non è umanamente possibile pensare che le comunità cristiane di Terra Santa siano sempre a disposizione per incontrare tutti, per quanto l’incontro sia importante. Quello che vi propongo io è una cosa molto semplice: cercate di organizzare i pellegrinaggio inserendo nel vostro programma una messa festiva in una delle parrocchie cattoliche di Terra Santa. È un modo semplice e concreto di conoscere le cosiddette pietre vive». La giornata è terminata con l’eucarestia celebrata dal Custode e da diversi altri sacerdoti presenti. http://www.terrasanta.net

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Cronaca Custodiale della Custodia Fra Michael Perry, Ministro Generale dell’ordine dei Frati Minori, visita la Custodia 26 ottobre 2013

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abato mattina 26 ottobre, il Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori, Fra Michael Perry, ha presieduto la messa quotidiana davanti alla tomba del Santo Sepolcro. Per l’occasione, la Custodia di Terra Santa aveva invitato le comunità religiose di Gerusalemme a unirsi all’assemblea dei frati venuti numerosi dai vari Conventi di Gerusalemme. Durante l’omelia, il Ministro Generale ha meditato sulla figura di Maria Maddalena, proposta dal Vangelo: «Il primo giorno della settimana Maria Maddalena si recò di buon mattino al sepolcro, mentre era ancora buio, e vide la pietra rimossa dal sepolcro. Corse allora….» (Gv 20, 1-2).

«Quante volte anche noi corriamo, forse scappiamo?» ha chiesto Fra Michael Perry. «Noi fuggiamo le cose che ci fanno paura, che ci colgono di sorpresa, che minacciano la nostra identità e il falso sentimento di sicurezza che ci siamo costruiti.Non chiudiamoci di fronte alla novità

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che Dio vuole portare nelle nostre vite. Non lasciamoci paralizzare dalla paura. È questo il momento favorevole per accogliere il cambiamento che Dio propone personalmente a ciascuno di noi, che propone all’Ordine, alla Custodia. Il Signore ha rotolato la pietra per donarci la vita in abbondanza. Gesù è vivo! Cantiamo, viviamo, proclamiamo la riconciliazione, la prossimità, l’amore e la speranza di Dio ogni giorno. Facciamolo con tutto il nostro cuore, nelle nostre fraternità, al lavoro, nella quotidianità delle nostre vite. Non chiudiamo il nostro cuore. La tomba è vuota e non ha potuto trattenere la forza della speranza e dell’amore di Dio che si offre a ciascuno di noi e a tutto il mondo creato. Apriamoci alla novità della vita, all’alba di un mondo nuovo e di un futuro nuovo, che Dio ha preparato per noi». Questo invito a rinnovarsi, ciascuno nella sua vocazione francescana individuale e al cuore della Custodia, è stato uno dei messaggi che il Ministro Generale ha voluto offrire ai frati della Custodia durante il suo breve ma intenso, soggiorno.


La sua visita, compiuta dal 24 al 26 ottobre – la seconda dopo quella lampo avvenuta a luglio durante il Capitolo della Custodia –, è stata occasione per incontrare, durante due tempi forti, a Gerusalemme i frati della Giudea, a Nazareth quelli della Galilea. Inoltre, ha incontrato anche le clarisse di entrambe le città e, individualmente, alcuni frati. Il Ministro Generale ha partecipato al Discretorio della Custodia e, nonostante i diversi impegni, ha trovato il tempo per salutare i frati dell’infermeria, incontrare i frati dello Studium Biblicum Franciscanum e visitare il Delegato Apostolico a Gerusalemme. Nonostante la fitta agenda, tutti hanno potuto apprezzare la sua disponibilità e il suo desiderio d’infondere nell’Ordine e nella Custodia uno stile nuovo, in perfetta sintonia con quanto sta operando Papa Francesco. Fra Michael Perry, nato a Indianapolis -USA- nel 1954, è stato eletto Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori nel maggio 2013, sostituendo Fra José Rodriguez Carballo, chiamato alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di vita apostolica.

Recatosi si persona in questa Regione, ha trovato un Paese in guerra e il suo messaggio è cambiato, trasformandosi in appello alla pace e alla conversione del cuore di ognuno. Oggi, la nostra presenza qui è messa a confronto con questo cambiamento, i motivi di conflitto sono così numerosi che il messaggio di san Francesco – che è il nostro – è più valido che mai, a condizione di accettare che la nostra presenza qui sia non solo al servizio della popolazione cristiana, ma anche delle diverse confessioni, dei vari gruppi religiosi, etnici e culturali, e dei pellegrini. Dobbiamo proporre il dialogo, dobbiamo essere artigiani di pace tra noi cristiani e con gli altri. È Dio stesso che ci invita a realizzare questo futuro, un futuro di pace e riconciliazione, un futuro che va verso l’unità dell’umanità. È questo il messaggio che lei ha lasciato ai Frati, durante la sua visita?

Tra un appuntamento e l’altro Fra Perry è riuscito anche a rispondere ad alcune domande. Riportiamo di seguito la breve intervista rilasciata dal Ministro Generale alla signora Marie Armelle Beaulieu, giornalista della Custodia. San Francesco chiamò la Terra Santa «la perla delle Missioni», il Ministro Generale, oggi, direbbe la stessa cosa? Come potrei dire diversamente? È vero, ma forse il significato della missione si è evoluto. Secondo le fonti francescane, c’era in Francesco il desiderio di annunciare il Vangelo, invitando le persone a convertirsi al cristianesimo.

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Cronaca Custodiale della Custodia Ho invitato i Frati a rinnovarsi nella loro vita francescana e, cioè, a rinnovare la loro relazione con il Signore, con Gesù. E su questa base, cercare le possibilità di aprirsi agli altri poiché è il Cristo che ci invita, che ci prende per mano per andare verso i popoli della Regione, verso il mondo. Dobbiamo semplificare la nostra vita, dobbiamo alleggerirci… per andare verso il mondo. È possibile per i Francescani semplificare la loro vita, visto che sono a capo di un’istituzione multisecolare? I Frati hanno una grande responsabilità, affidata loro, dalla Chiesa. Come si sente di Roma si può dire che, anche qui, la struttura è imponente. Ma non sono le strutture che contano, è la qualità della vita, la qualità della presenza. E credo che le strutture possano essere usate per invitare le persone a scoprire se stessi nella loro umanità e, attraverso quest’umanità, raggiungere la presenza di

Dio, la presenza spirituale che è in noi; affinché si possa scoprire la presenza di Dio e la dignità di ciascuno. In questo senso, le strutture non devono essere un ostacolo, ma un mezzo per la conversione della persona. Possiamo sempre semplificare la nostra vita e avvicinarci ancor di più ai poveri; ma vedo che i Frati sono già presso i poveri, i malati, a chi è nel bisogno, sono presenti nell’ambito della formazione e per la salvaguardare il creato. Avrebbe un messaggio da indirizzare agli abitanti della Terra Santa? Non abbiate paura. Dio è con voi. Non abbiate paura, i Frati sono con voi. Non abbiate paura, la pace in Terra Santa è nelle mani di Dio. Non abbiate paura! Non emigrate, non lasciate questa Regione, non abbandonate questa Terra Santa. Voi avete la missione di santificarla.

Visita del Ministro Generale allo SBF

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26 ottobre 2013 il Ministro Generale dell’OFM, fra Michael A. Perry, ha visitato il Convento della Flagellazione sede dello Studium Biblicum Franciscanum. Nella tarda mattinata fra Perry ha incontrato tutti i francescani residenti nella casa, compresi i docenti invitati e gli studenti delle diverse provincie dell’Ordine. Il padre Guardiano della fraternità, padre Najib Ibrahim, gli ha presentato i frati uno ad uno. Dopo il saluto e l’abbraccio fraterno a tutti i singoli membri, il Ministro ci ha parlato della sua

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esperienza di studio e di insegnamento in diverse case dell’ordine, comprese quelle dei territori di missione. Ci ha invitati a chiedere alla Curia Generale secondo i nostri bisogni e le nostre necessità. Da parte sua ha assicurato, anche in qualità di Gran Cancelliere della Pontificia Università “Antonianum”, la sua vicinanza alla nostra istituzione. Il direttore dello Studium, padre Massimo Pazzini, ha moderato questa seconda parte dell’incontro. La visita si è conclusa con un’agape fraterna.


Varie Piccoli Gandhi crescono La Giornata mondiale della non violenza New York, 2 ottobre 2013

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a non violenza “non è inerte o passiva”, praticarla rappresenta un’opposizione risoluta all’ingiustizia, alla discriminazione e alla brutalità e la richiesta di rispetto delle diversità e dei diritti umani fondamentali. Lo sostiene il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel suo messaggio per la Giornata mondiale della non violenza, celebrata in tutto il mondo ieri, per l’anniversario della nascita, il 2 ottobre 1869, del Mahatma Gandhi, che fu il primo leader mondiale, poi imitato da molti, a scegliere appunto la non violenza come strumento di lotta politica.

e di diffusione. Il Segretario dell’Onu ricorda che povertà e discriminazione sono le principali violenze nel mondo e che rappresentano “terreno fertile di violenza e di crimine”. (© L’Osservatore Romano 4 ottobre 2013)

La Giornata, che si celebra ogni anno dal 2007, ha visto in questa occasione l’India guardare al suo futuro con un simbolico omaggio proprio a Gandhi, reso da bambini che ne hanno vestito gli abiti e rappresentato la figura. Nel messaggio per la Giornata di quest’anno, Ban Ki-mon afferma, tra l’altro, che l’educazione alla non violenza ha una significativa capacità di contagio

Le sfide per la difesa dell’ambiente in Cisgiordania Jenin, 2 ottobre 2013

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causa dell’occupazione israeliana e delle sue conseguenze sulla vita quotidiana, non facciamo più caso alla bellezza della Palestina, alla sua incredibile biodiversità». Simon Awad, direttore del Centro di educazione ambientale di Beit Jala, alle porte di Betlemme, sta dedicando la sua vita di studioso all’ambiente della sua terra. Il centro, attivo dal 1986, è presto diventato il punto di riferimento nella salvaguardia della flora e della fauna palestinesi. Un museo di storia naturale, un giardino botanico, una stazione di monitoraggio degli uccelli e una serie di attività di educazione ambientale, rivolte soprattutto alle nuove generazioni: «Per poter sviluppare una società in maniera sana – ci spiega Simon – è necessario puntare su

tre aspetti: economico, sociale e ambientale. In Palestina ad influenzare negativamente la cura dell’ambiente naturale sono sia il comportamento della popolazione che l’occupazione militare. Dal 2000 Israele ha creato oltre 500 checkpoint militari e costruito oltre cento colonie che impediscono oggi l’accesso alle trenta discariche che prima i residenti della Cisgiordania utilizzavano». A ciò si aggiunge un’attitudine molto diffusa tra la popolazione palestinese che guarda all’ambiente non come lo spazio di tutti, ma come quello di nessuno. Un’attitudine che richiede un intervento alla base: «Si sono radicati dei comportamenti completamente erronei, dallo spreco delle risorse idriche alla gestione dei rifiuti, spesso lasciati a marcire per strada, fino all’utilizzo sbagliato

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Varie dell’elettricità. L’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) non è d’aiuto: è un governo ancora giovane e privo delle competenze necessarie ad affrontare la questione ambientale, vuoi per mancanza di professionisti qualificati, vuoi per il clientelismo che porta persone inadatte ad occupare posizioni strategiche. Inoltre l’Anp non ha il controllo di gran parte del territorio della Cisgiordania, che per il 60 per cento è sotto l’amministrazione israeliana». Quello che l’Autorità non fa, lo fanno le associazioni di base. Il Centro di educazione ambientale di Beit Jala (espressione della Chiesa luterana in Terra Santa - ndr) è da anni promotore di iniziative indirizzate ai bambini, ai giovani e ai contadini. Oltre a campagne nazionali – volte a sensibilizzare sullo spreco di risorse e su un loro utilizzo alternativo o a spiegare come occuparsi della manutenzione delle auto – in Cisgiordania sono stati creati 26 Club dell’ambiente, a cui partecipano un centinaio di bambini l’anno, ovvero gruppi che studiano l’ambiente in cui vivono per poi trovare soluzioni concrete per la salvaguardia dell’ambiente. «Teniamo lezioni in moltissime scuole della Cisgiordania, consapevoli che un bambino convinto della necessità di prendersi cura dell’ambiente influenzerà i comportamenti della sua famiglia – continua Simon –, ma lavoriamo anche con i contadini, spingendoli a tornare ai metodi tradizionali di coltivazione che sono gli unici in grado di tenere conto dell’ambiente e di giungere a una produzione biologica vera e propria. E ogni anno, nel Festival dell’Olio, facciamo incontrare i produttori e i consumatori, ridando vita alle vecchie reti commerciali». Il tutto inserito in un progetto più ampio, Eco-Justice for Palestine: la protezione dell’ambiente è parte integrante

Il direttore del Centro di educazione ambientale di Beit Jala, Simon Awad.

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della lotta del popolo palestinese. Che spesso è solo di fronte a una simile sfida e allora mette in campo la creatività. Come ‘Ala, giovane di Betlemme, per anni dipendente di varie organizzazioni non governative in Palestina. Qualche mese fa ha deciso di trasformare la sua passione in un lavoro a tutti gli effetti: costruire oggetti di uso comune utilizzando i rifiuti. Lo scorso 10 giugno ha inaugurato i suoi prodotti e lanciato il suo nuovo brand Resign alla Fiera dell’Ambiente di Jenin, evento organizzato dall’Autorità Palestinese, dall’Università Al Quds e dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) per trattare un tema spesso lasciato ai margini in una terra presa da questioni politiche più stringenti. Obiettivo dell’evento – a cui hanno preso parte scolaresche di tutta la Cisgiordania e organizzazioni non governative palestinesi e internazionali – è quello di creare maggiore consapevolezza rispetto all’ambiente. «Ho iniziato a produrre oggetti cinque o sei anni fa: bicchieri, lampade, cuscini, lenzuola, gioielli – ci spiega Ala’ –. Non immaginate nemmeno quante cose possano essere ottenute lavorando bottiglie di vino o di birra, buste di plastica, barattoli di tonno, contenitori per il latte. La mia è una sperimentazione continua. L’obiettivo non è semplicemente creare soprammobili o oggetti esteticamente belli, ma di produrre cose da poter utilizzare nella vita di tutti i giorni. Tutto si può riciclare. Se prima gettavo nella spazzatura cinque chili di rifiuti al giorno, adesso butto via solo un chilo la settimana». Nella cura e nel rispetto dell’ambiente, in Cisgiordania, interferisce anche il fattore dell’occupazione israeliana. Tra gli effetti più concreti c’è la confisca di terreni agricoli, principale fonte di sostentamento per comunità


tradizionalmente contadine. La perdita di terre a favore delle colonie israeliane o del Muro di Separazione, insieme al mancato controllo delle risorse idriche, ha provocato il crollo della produzione agricola, che oggi rappresenta meno dell’8 per cento del prodotto interno lordo (Pil) dei Territori Occupati. A ciò si aggiunge la perdita di coltivazioni tradizionali palestinesi, per mancanza di spazio o di forza lavoro. Come spiega l’associazione Land Research Center (Lrc, Centro di ricerca sulla terra), molte piante sono scomparse perché distrutte dagli scarichi delle colonie israeliane residenziali ed agricole che molto spesso inondano i campi palestinesi vicini con rifiuti solidi e liquidi. In uno studio appena pubblicato e riferito all’anno 2012, l’Lrc ha catalogato le comunità palestinesi colpite dal problema degli scarichi israeliani: le fognature che terminano nei villaggi hanno danneggiato il raccolto di decine di comunità in tutta la Cisgiordania, per un totale

di 3.985 dunam (398,5 ettari) di terre agricole distrutte. Per questo da due anni il ministero dell’Agricoltura dell’Autorità Palestinese ha lanciato un programma per la produzione di semi e di erbe, tipici della Terra Santa ma minacciati di estinzione. «L’obiettivo è conservare le coltivazioni locali e i frutti della terra – ci spiega Samer Jarrar, presente alla fiera di giugno in rappresentanza del ministero, con un banchetto pieno di barattoli di semi di ogni genere –. Produciamo semi, mandorle, noci, frutta selvatica, erbe e radici. I nostri laboratori operano in due modi: per ogni pianta conserviamo 1.200 semi ad una temperatura inferiore ai 20 gradi, per mantenerli nel lungo periodo; inoltre, ogni anno consegniamo mille qualità di semi e mille di erbe a 300 contadini in tutta la Cisgiordania. Loro li piantano e noi seguiamo l’intero percorso. In questo modo manteniamo vive le coltivazioni». http://www.terrasanta.net

Per il Medio Oriente dialogo senza alternative Torino, 4 ottobre 2013

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ggi in Medio Oriente il dialogo è un’emergenza: necessario per non affondare nell’homo homini lupus», un’opportunità per non arrivare a sbranarsi a vicenda. Lo ha affermato padre Claudio Monge, superiore della comunità dei domenicani di Istanbul, Turchia, lo scorso 4 ottobre, presentando a Torino il suo ultimo libro Stranieri con Dio. L’ospitalità nelle tradizioni dei tre monoteismi abramitici (Ed. Terra Santa, 2013). La serata ha aperto il ciclo di incontri che il Sermig, Arsenale della Pace di Torino, organizza nell’ambito dell’Università del dialogo, giunta al decennio di attività. Padre Claudio Monge, ha iniziato col racconto del suo approccio con la cultura orientale, quando nel 1997 arrivò «disarmato, in una terra dove la Chiesa non era (e non è) neppure riconosciuta giuridicamente, senza conoscere la lingua, senza avere parole per comunicare». Eppure fu questa la provocazione che gli fece subito capire che «per dialogare non è prioritario metterci parole, bensì scoprire il volto dell’altro, riconoscere la sua diversità, anche radicale, e incamminarsi in un lungo itinerario di studio della cultura e della mentalità del

nuovo popolo». Padre Claudio ha raccontato al pubblico del Sermig alcuni suoi primi incontri ad Istanbul, dove sperimentò che l’ospitalità sconvolge il ritmo del tempo, induce a non avere fretta, a lasciar scorrere silenzi, sguardi, parole... Alla domanda su quanti sono i cristiani oggi in Turchia e su come si svolge il dialogo islamo-cristiano, padre Monge ha sfatato le terminologie occidentali: «Non

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Varie esiste il dialogo islamo-cristiano, perché non è dialogo tra sistemi, bensì tra persone singole, tra volti e vite che si incontrano. E non importa quindi il numero, il fatto che i cristiani siano appena lo 0,1 per cento». E ancora: «Dobbiamo superare la logica dei sistemi, che risponde a una strategia politica internazionale che ragiona per sistemi contrapposti». La voce pacata si è scaldata di passione: «Come credenti rispondiamo a un’altra logica, che sembra non avere senso, perché parla di perdono e addita un Dio che oggi allarga ancor di più le braccia sulla croce per reintegrare questa umanità divisa». Nella giornata in cui si è commemorata la tragedia di Lampedusa (la strage di oltre 300 immigrati annegati, al largo dell’isola siciliana, lo scorso 3 ottobre - ndr), parlare di dialogo suonava dunque una strada senza alternative: «un’emergenza – ha spiegato il frate domenicano – per non affondare nell’homo homini lupus, e dunque un’opportunità». Oggi, in Medio Oriente il dialogo tra credenti è ostacolato sia dall’atteggiamento del mondo sviluppato (il «tronfio Occidente» come lo ha definito padre Claudio), ma anche dalle chiusure delle locali comunità cristiane «che rischiano di rimanere ferme alla tomba di Cristo e di non vederne la risurrezione, là

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dove oggi ci si arrocca nella memoria, incatenati dalla storia, e non si è capaci di celebrare il memoriale del sacrificio di Gesù, che è farsi dono». Cosa possono fare invece i cristiani dell’Occidente per favorire il dialogo con le fedi d’Oriente? Padre Monge, oltre ad invitare all’incontro personale con persone di altre fedi, nel rispetto reciproco, ha incentivato il turismo responsabile, «quell’andare scalzi, per ascoltare e scoprire in punta dei piedi l’altro». Particolarmente calzante l’esempio di Abramo, uomo ospitale per eccellenza, «seduto sulla soglia della tenda, piegato dal dolore, ma pronto ad andare incontro all’Altro che si avvicina…». Un incontro paradigmatico perché «Abramo non porta l’ospite nella propria tenda, lo incontra in un luogo neutro, disarmato, dove la sua storia incontra quella dell’Altro, sotto le querce di Mamre». Di qui l’invito a farci tutti «stranieri con Dio», considerandoci esuli su questa terra e aperti alla logica della gratuità. Chiara Tamagno http://www.terrasanta.net


Cristiani di Gerusalemme manifestano contro le aggressioni dei coloni Gerusalemme, 6 ottobre 2013

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n centinaio di cristiani di Gerusalemme hanno organizzato domenica 6 ottobre 2013 una marcia che, partita dalla Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, ha percorso i vicoli della città vecchia fino al cimitero della parrocchia latina, sul Monte Sion per protestare contro le aggressioni ai luoghi di culto da parte dei coloni. Il cimitero latino è stato oggetto di atti di degrado martedì 1 ottobre da parte di coloni estremistici che hanno dipinto delle scritte di carattere razzista sui muri, oltre ad aver danneggiato una delle tombe. Durante la marcia i partecipanti hanno portato una grande croce di legno recitando preghiere e canti contro le aggressioni che hanno colpito numerosi conventi, chiese e cimiteri eseguite da gruppi che agiscono sotto il nome “prezzo da pagare”. I partecipanti hanno manifestato leggendo il seguente volantino: “Noi, abitanti di Gerusalemme, siamo proprietari terrieri legittimi e non persone marginalizzate. Da qui, cioè dalla Terra Santa, denunciamo con

forza tutte le forme di oppressione, di vessazione e di aggressione commesse da gruppi estremistici ebraici, estremistici, indisciplinati, non civilizzati, contro i luoghi di sepoltura dei nostri cari, contro i nostri santuari” I volantini hanno qualificato questi gesti come razzisti facendoli rientrare nel contesto di una serie di atti perpetrati contro i luoghi di culto cristiani ed islamici da un gruppo caratterizzato dall’odio e dal razzismo il cui fine essenziale consiste nell’uccidere lo spirito di carità contro gli abitanti, accelerare l’ebraicizzazione della Città Santa, ovvero far allontanare i suoi abitanti. Il volantino ha inoltre invitato ad una reale unità tra le diverse comunità cristiane di Terra Santa affermando che i cristiani, ovunque siano presenti, sono sostenitori della carità, della riconciliazione e della pace – valori fondamentali della religione cristiana. http://it.lpj.org

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Varie Al Caritas Baby Hospital inaugurata la Terapia intensiva Betlemme, 3 ottobre 2013

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naugurato il nuovo reparto di Terapia intensiva neonatale e pediatrica al Caritas Baby Hospital, ulteriore tappa per l’opera che offre cure e assistenza dal 1952 a Betlemme Attivo dal mese di luglio, il 3 ottobre è stato inaugurato ufficialmente il nuovo reparto di Terapia intensiva infantile e neonatale del Caritas Baby Hospital, a Betlemme. Dott. Hiyam Marzouqa Direttore medico Caritas Baby Hospital: “In tutti gli ospedali pediatrici ci sono casi critici, difficili, che richiedono cure intensive… all’inizio ci occupavamo di questi casi in mezzo agli altri, nelle normali sezioni, ma poi abbiamo deciso di dotarci di una Terapia intensiva, che è molto importante per occuparci dei bambini in condizioni critiche, per dare loro le migliori cure possibili”. I medici, le suore, gli infermieri e tutto il personale dell’ospedale pediatrico di Betlemme, insieme ai tanti amici e sostenitori di questa istituzione, si sono riuniti per la celebrazione eucaristica che ha preceduto l’inaugurazione. Poi il taglio del nastro e la benedizione di padre Michael Schweiger, presidente della fondazione Aiuto Bambini Betlemme. Un risultato ottenuto anche grazie alla rete di donatori che sostengono quest’opera. Dott. Hiyam Marzouqa: “È l’esito di un lavoro durato tre anni. Abbiamo svi-

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luppato il piano e, insieme, raccolto le donazioni per poter costruire quest’area e acquistare le migliori apparecchiature. Dobbiamo ringraziare tutti i donatori che ci hanno sostenuto, in Svizzera, Germania e Italia”. Non solo donazioni, ma anche possibilità di formazione per il personale, negli ultimi due anni, presso gli ospedali italiani di Padova e di Genova. Il Caritas Baby Hospital di Betlemme dal 1952 è attivo offre la preziosa opera delle cure intensive, mediche ambulatoriali e ospedaliere a bambini di ogni nazionalità e religione, in sostegno alle loro mamme, assistenza sociale alle famiglie in difficoltà. Ogni anno, sono circa 33mila i piccoli pazienti assistiti e curati. http://www.fmc-terrasanta.org


La Bethlehem University compie 40 anni Betlemme, 6 ottobre 2013

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ompie 40 anni la Bethlehem University, la prima università dei territori palestinesi che accoglie studenti di ogni credo. In segno di gratitudine per questa grande istituzione cattolica, e’ stata celebrata una messa dal Nunzio Apostolico, alla presenza di molte autorita’. 40 anni fa, nell’ottobre del 1973, nasceva l’Università di Betlemme. In realtà la prima pietra del primo ateneo cattolico del Medioriente venne posata da Papa Paolo VI durante lo storico viaggio in Terra Santa nel 1964, tuttavia le attività accademiche vennero inaugurate dopo quasi dieci anni. All’inizio erano solamente un centinaio gli studenti a frequentare questo istituto cattolico guidato dai Fratelli delle scuole cristiane e seguaci di Jean-Baptiste de La Salle, santo francese patrono degli insegnanti. Ora, a quarant’anni di distanza, gli studenti sono più di tremila, in una realtà che vede convivere pacificamente cristiani e musulmani, costituendo un nucleo importante per la stessa citta’ di Betlemme. Vera Baboun - Sindaco di Betlemme: “Prima di tutto avere una università cattolica, che è la prima università in Palestina, è veramente significativo, per l’importanza della conoscenza che questa università offre. Non è solamente un acculturamento, ma l’importanza della Bethlehem University affonda le sue radici in una tradizione spirituale, che costruisce l’umano”. L’Università propone corsi di laurea in campo umanistico e scientifico, oltre che a scuole di specializzazione e master. Nell’anniversario dell’inizio dei corsi è stata celebrata una messa solenne presieduta dal Nunzio Apostolico. Alla presenza di molte autorit’, tra cui il sindaco di Betlemme Vera Baboun, ex studente e insegnante dell’Ateneo, si è tenuto il ringraziamento per i 40 anni di vita di una Università che significa molto per i Territori Palestinesi. Dr. Michael S. Sansur Vice presidente Bethlehem Università: “È un’Università cristiana cattolica, la prima Università palestinese offerta ai palestinesi nella loro stessa

terra. Prima i palestinesi andavano all’estero per trovare un’educazione di livello superiore, quindi è stata un aiuto per migliaia di studenti. Si sono laureati con noi in più di 14.000 giovani. Il tema dell’anniversario dei 40 anni dell’università è: “Conoscenza, potenziamento e liberazione” e si completano l’un l’altro”. Vera Baboun: “La Bethlehem University in questi 40 anni è stata fondamentale nel liberare anime e persone, permettendo ai giovani una vita migliore”. Al termine della cerimonia, è stato scoperto il mosaico che simboleggia la tensione dei giovani alla conoscenza, tra le tante difficoltà che si incontrano in una terra complessa come questa. Trovarsi a Betlemme può essere difficile, ma è anche un privilegio: una città centrale per la vita cristiana, dalla quale questa istituzione attinge valori e insegnamenti. Dr. Michael S. Sansur: “La Bethlehem University prende il suo nome da una città molto importante, una delle più importanti del mondo. La città e l’università condividono un messaggio comune, che è un messaggio di pace, riconciliazione, giustizia e anche di educazione alla pace. Per questo è molto importante per la Bethlehem University essere qui, in Palestina. Non è semplice perché non lo è mai stato! E sono sicuro che nemmeno i prossimi 40 anni saranno facili!” Vera Baboun: “È l’’Università della tradizione, la tradizione di un arricchimento umano, che difficilmente possiamo trovare in altre università: si rivolge alla mente ma anche al cuore. La Bethlehem University insegna come essere non solo studenti migliori, ma uomini migliori”. http://www.fmc-terrasanta.org

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Varie “I fiori del deserto” a Gerusalemme Gerusalemme, 11-12 ottobre 2013

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enerdì e sabato i giovani del gruppo ‫( פרח המדבר‬Fiori del deserto) si sono incontrati a Gerusalemme. Il fine settimana è iniziato alla Kehila dove insieme, in un’atmosfera molto bella, tutti abbiamo contribuito alla creazione di alcuni oggetti artistici per il mercatino di Natale che si terrà in ogni Kehila per raccogliere un po’ di fondi per il gruppo e le sue attività. Colori, pennelli, découpage, chiacchiere e sorrisi… alcuni volti nuovi e altri che non si vedevano da tempo; ritrovarsi tra amici è sempre qualcosa che fa bene al cuore. Dopo aver celebrato la messa con la Kehila e molti ospiti europei , con zaini e provviste per la cena, ci siamo incamminati verso la Città Vecchia, dove abbiamo alloggiato presso una casa dei francescani, che accoglie gruppi di giovani pellegrini. Un ambiente semplice ma funzionale, cucina spaziosa, cappella e un bel terrazzo con panorama sulla Città Vecchia davvero speciale. Prima della cena in cappella p. Apollinare ha tenuto un esauriente incontro per spiegare lo strumento della “lectio divina”. In molti eravamo desiderosi di sapere di cosa si trattasse, visto che nel programma inviato dagli animatori questo nome aveva incuriosito tutti. Dopo cena ci siamo riuniti in una delle stanze e, accomodati sui materassi per terra e ai tavoli, attorno a fra Alberto, abbiamo ascoltato la sua testimonianza. Molti volevano sapere di più sulla sua storia e come abbia deciso di dire sì definitivamente a Dio come religioso.

Lo abbiamo ascoltato con interesse e siamo stati felici di capire meglio cosa sia la chiamata di Dio e cosa significhi vivere da religioso nel mondo di oggi. Tante domande ci hanno aiutato a capire meglio la scelta del celibato, non facile da comprendere. Al sole del mattino, nella grande terrazza abbiamo pregato le lodi e dopo aver fatto colazione siamo andati al Convento delle suore di San Vincenzo per trascorrere una mattina di volontariato con i disabili ospiti del Convento. Per molti è stata la prima volta che hanno fatto un’esperienza simile e non è stato semplice abituarsi subito alla nuova realtà: la malattia, la disabilità, il prendersi cura di un altro diverso. Durante un sabato mattina nuovo e differente, ognuno è riuscito a dare amore e affetto. Nessuna barriera ci ha ostacolato, né la lingua, né la difficoltà di movimento di alcuni, né il timore della diversità. Abbiamo ricevuto molto più di quello che abbiamo offerto loro. Dopo aver aiutato gli ospiti a mangiare, siamo tornati in Città Vecchia per il nostro pranzo. Nel pomeriggio un’altra passeggiata per raggiungere la Kehila di Gerusalemme dove P. David ci attendeva per un incontro biblico, sul senso delle Scritture e la loro composizione nella Tanakh. Prima di salutarci abbiamo celebrato insieme la Santa Messa con P. Apollinare e abbiamo cenato. Un grazie ai nostri animatori, P. Apollinare, Suor Claudia, Benedetto e fra Alberto per l’organizzazione e le nuove proposte… Il prossimo incontro nel deserto.

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Desert Flower in Jerusalem On October 11 and 12, 2013, the young people of the Hebrew speaking Catholic youth group, Desert Flower, spent the weekend in Jerusalem

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n Friday and Saturday, the youth of the Desert Flower group met in Jerusalem. The weekend began in the kehilla where in a beautiful atmosphere each one contributed to working on some arts and crafts that will be sold at the Christmas market which will take place in order to raise a bit of money for the activities of the group. Colors, pastels, cut out, chatting, laughter… some new to the group, others renewing friendships after not having seen one another. Friends coming together again is always good for the heart. After mass, in which many guests from Europe participated too, the young people went off with their backpacks and supplies for dinner, walking together to the Old City, where they would spend the night as guests of the Franciscans in a house that accommodates groups of youth and young pilgrims. The space is simple but functional, a spacious kitchen, chapel and a beautiful terrace with a magnificent view of the Old City. Before dinner, in the chapel, Father Apolinary held a meeting with the young people in which he explained the prayer known as “lectio divina”. Many wanted to know what this was all about, intrigued by the use of the term in the invitation that had been sent by the animators. After dinner, everyone gathered together on mattresses, on the floor and around the table to listen to Brother Alberto who shared his story. The young people wanted to know more about him and what had led him to say yes to God in his final profession as a religious. The youth listened attentively, clearly happy to understand better

what it means to be called by God, and what it means to be a religious in today’s world. The many questions helped to better perceive the choice of the celibate state, something not so easy to understand. In the morning sun light, on the terrace, they prayed morning prayer and after having eaten breakfast, they set off for the Convent of Saint Vincent de Paul for a morning of volunteering with the handicapped who are welcomed at the convent. For many it was the first time to have such an experience and it was not easy for everyone to accept this newly discovered reality: sickness, disabilities and taking care of someone so different. This was a very different Saturday morning, new and unnerving, but each one succeeded in giving love and affection, no barrier interfered, not language nor the motor difficulties of some or the fear of difference. They received more than they gave. After having helped feed the disabled who needed help, they returned to the Old City for lunch. In the afternoon, they set off again on a trip to go to the Jerusalem kehilla, where Father David was waiting for them for a Biblical encounter on the meaning of the Scriptures and their composition. Before taking leave of one another, they celebrated mass together with Father Apolinary and then had dinner. Thank you to the animators: Father Apolinary, Claudia, Benny and Brother Alberto for the organization and the new elements in the program… The next meeting will be in the desert. http://www.catholic.co.il

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Varie Comitato di collegamento cattolico-ebraico a Madrid: il dialogo gode buona salute Madrid, 12-17 ottobre 2013

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i è tenuto a Madrid, dal 13 al 17 ottobre il 22° incontro del Comitato Internazionale di Collegamento cattolico-ebraico(ILC o IC-JLC). Questa struttura interreligiosa, che compie 42 anni, è la più alta e la più grande istanza di dialogo tra la Chiesa Cattolica e il giudaismo, originata dal Pontificio Consiglio per l’Unità e dal JCIC (Comitato internazionale ebraico di consultazione interreligiosa). All’organizzazione di questa edizione hanno collaborato la Conferenza Episcopale Spagnola (CEE) e la Federazione delle Comunità ebraiche in Spagna (FGJE). Vi hanno partecipato i delegati delle entità menzionate sopra, una ventina in ciascuna delegazione ufficiale con alla loro testa il Cardinale Kurt Koch per la Chiesa e la Signora Betty Ehrenberg da parte ebraica, la Commissione per il dialogo interreligioso della CEE con il Cardinale di Madrid Antonio Maria Rouco Varela e la Federazione delle Comunità Ebraiche in Spagna, con il Segretario Generale Mauricio Toledano. A loro si è aggiunto un buon numero di esperti e di invitati ufficiali, come il Nunzio Apostolico a Madrid, Mons. Renzo Fratini, l’Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, il Sig. Ezion Evrony e il Rabbino David Rosen. Per la Terra Santa sono stati invitati Mons. GiacintoBoulos Marcuzzo, Vicario patriarcale latino per Israele

e vescovo di Nazareth e P. Pierbattista Pizzaballa, ofm, Custode di Terra Santa. Il Patriarca Fouad Twal si è scusato a causa dello stretto programma delle visite pastorali. I partecipanti erano 45-50 per le riunioni plenarie di lavoro, mentre l’apertura e la conclusione solenni sono state seguite da quasi 200 persone. L’incontro si è svolto all’Hotel Intercontinental di Madrid, che si trova vicino ad una chiesa e ad una sinagoga ed assicura anche un regime alimentare kosher. Il tema generale di questo incontro era: “Le sfide della fede nella società moderna”. Durante tre giornate intere e sei sessioni plenarie, 12 conferenzieri – un cattolico e un ebreo per ciascun tema – hanno esposto le loro idee sui seguenti temi: Sfide della religione nei tempi moderni; Risposte cattoliche ed ebraiche; Società contemporanea, prospettive religiose ed etiche; Relazioni cattolico-ebraiche in Spagna; Relazioni Israele e Santa Sede; Sfide alla religione, nuove realtà politiche. P. Pizzaballa ha tenuto una conferenza su quest’ultimo tema, concentrando la sua relazione principalmente sul Medio Oriente e i paesi della Terra Santa. Il programma prevedeva anche due sessioni di tre workshops per piccoli gruppi il cui tema, per lo scambio di esperienze, d’idee e di proposte, affrontava questioni quali: la rinascita dell’antisemitismo; la violenza contro

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i cristiani; le sfide alla libertà religiosa. Mons. G.B. Marcuzzo è stato il moderatore cattolico del secondo gruppo che si è rivelato molto vivace e che ha riunito numerosi partecipanti tenuto conto delle circostanze nelle quali vivono oggi i cristiani in certi paesi, soprattutto in Medio Oriente ed anche in Terra Santa. Le relazioni dei tre workshops sono servite da base e da contenuto per il comunicato finale comune che è stato presentato, discusso e adottato alla conclusione dei lavori. L’incontro prevedeva anche dei momenti di preghiera, ciascun gruppo nel suo proprio luogo, visite a dei luoghi significativi e momenti musicali. Il Comitato ha così visitato la Casa Sefardita di Madrid ed ha ascoltato tre bei canti medievali latini, sefarditi ed ebraici de ‘L’Escolania benedictina de la Santa Cruz’ e ‘Gruppo Eduardo

Paniagua’ accompagnati da strumenti d’epoca. Tutta la delegazione ha potuto visitare Toledo, molto vicina a Madrid, che evoca la storia spagnola, cristiana ed ebraica. Là i partecipanti hanno in particolare visitato, la magnifica cattedrale gotica spagnola che contiene un grande coro in legno, finemente scolpito con centinaia di scene bibliche e la cappella con una molto alta e larga pala d’altare decorata in foglia d’oro di una bellezza ammirevole. Hanno anche visitato l’antico ghetto ebraico con la sinagoga di El Transito e la celebre chiesa Maria la Blanca, un’anziana sinagoga a cinque navate nel puro e bello stile moresco, da secoli trasformata in chiesa cattolica, oggi usata soprattutto come museo.La visita è terminata con un passaggio alla ‘Real Fundacion de Toledo’ dove il Professor David Berger ha tenuto una conferenza su “L’eredità di Maimonide per gli Ebrei di Spagna”. L’incontro è terminato con la presentazione del comunicato congiunto (qui proposto) e con le considerazioni finali del Cardinal Kurt Koch e della presidente Betty Ehrenberg. Tutti partecipanti al Congresso sono stati accolti al Centro della Comunità ebraica di Madrid dal rabbino e dal presidente della comunità che hanno fatto loro visitare la sinagoga e il museo e hanno loro offerto un pranzo d’addio. I delegati si sono dati appuntamento tra due anni – il paese e la città non sono ancora stati decisi. http://it.lpj.org

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Varie La storia di Peter e Farida: aiutare una famiglia significa aiutare la piccola comunità cristiana di Gerusalemme ottobre 2013

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na splendida storia di vicinanza, pur senza conoscersi, tra due coppie di coniugi: una italiana e una di Gerusalemme. Marisa e Francesco ci scrivono che “in occasione del loro cinquantesimo anniversario di matrimonio, uniti ai figli, nipoti e parenti si ricordano dei loro fratelli in Cristo di Terra Santa” e decidono dunque di destinare a una famiglia di Gerusalemme una importante donazione.

Grazie al loro contributo, l’Ufficio tecnico della Custodia di Terra Santa può dunque venire incontro alla necessità di Peter e Farida, un’altra coppia di coniugi, che hanno appena festeggiato il loro 51° anniversario. La loro casa si trova in un complesso chiamato “Dar el kbir”, di fronte alla VIII stazione della Via Dolorosa, nella Città Vecchia di Gerusalemme, e fino ad ora gli anziani coniugi avevano l’unico bagno dall’altra parte del cortile. “Siamo malati tutti e due – dice il sig. Ballouta – e ringraziamo di cuore i francescani e la famiglia italiana per questo lavoro, perché ora non dovremo più uscire di casa per andare in bagno. Soprattutto durante l’inverno, o sotto la pioggia, era molto scomodo”. Il complesso di “Dar el kbir” è un originale e storico esempio di case popolari, costruite a fine 800 dai fran-

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cescani. A quell’epoca si costruiva così, con i bagni comuni a molti appartamenti, situati all’esterno delle case. Ormai la maggior parte degli appartamenti sono stati ristrutturati e hanno i bagni all’interno, l’appartamento di Peter e Farida era uno degli ultimi, e gli operai dell’Ufficio tecnico custodiale, coinvolti nel progetto “Gerusalemme, Pietre della Memoria”, in queste settimane hanno risistemato anche l’impianto fognario di questa abitazione, che come molte altre nella Città Vecchia si trovava in pessime condizioni. La famiglia di Peter è infatti una delle 400 famiglie aiutate dalla Custodia di Terra Santa, la quale si fa carico delle spese di manutenzione e ristrutturazione. Aiutare una di queste famiglie significa aiutare la piccola comunità cristiana di Gerusalemme a sopravvivere, a rimanere legata a questa Città Santa, a essere presenza viva intorno ai Luoghi della Rivelazione. Perciò ATS pro Terra Sancta continua a fare appello alla generosità di tutti, affinché questa componente preziosa che è la comunità cristiana in Terra Santa possa continuare a vivere qui e a dare testimonianza della propria fede. http://www.proterrasancta.org


Un “Ulpan” al Vicariato di lingua ebraica Gerusalemme, 20 ottobre 2013

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omenica 20 ottobre, 32 studenti provenienti da diversi paesi e diverse origini si sono riuniti presso il Vicariato di lingua ebraica per frequentare un “Ulpan” – un corso di lingua ebraica – che si è tenuto per la prima volta nella casa S. Giacomo. Erano, che vive presso la comunità del Vicariato, ha raccontato: “Il nostro obiettivo è quello di dare alla maggior parte della comunità l’opportunità di imparare l’ebraico in un ambiente aperto a tutti, il che significa fornire corsi gratuiti. Un obiettivo altrettanto importante è quello di conoscere meglio le nostre comunità cattoliche di lingua ebraica. Quando abbiamo pensato al progetto di avviare questo corso, non pensavamo che tanti si sarebbero interessati. Con nostra grande gioia, l’adesione è stata davvero grande, così in previsione del corso, abbiamo fatto

alcune modifiche nel foyer della comunità (il Moadon): è stata posta una lavagna bianca. Abbiamo iniziato con due gruppi di studenti che studiano l’ebraico, ogni domenica pomeriggio. Abbiamo letto sui volti degli studenti ansia e la caratteristiche eccitazione quando si inizia ad imparare qualcosa di nuovo; ma questi sentimenti si sono rapidamente trasformati in sorrisi e risate quando ai partecipanti è stato chiesto di eseguire tutti i tipi di compiti strani (aprire una finestra, alzare la mano destra, afferrare una palla…), e tutto in ebraico, lingua che ancora non conoscono. Meraviglie delle meraviglie, hanno capito e amato l’esercizio…”. http://it.lpj.org

Memoriale a Gerusalemme per il cardinale Lustiger Gerusalemme, 24 ottobre 2013

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lla presenza di numerose personalità religiose cattoliche ed ebraiche è stato inaugurato, mercoledì scorso, nel monastero benedettino di Abu Gosh, vicino a Gerusalemme, un memoriale dedicato al cardinale Aron Jean-Marie Lustiger. La scelta di Abu Gosh non è casuale. Il monastero, infatti, oltre a essere meta di numerosi visitatori ebrei e cristiani è anche il luogo dove il cardinale Lustiger ha soggiornato. Grande figura del cattolicesimo dopo essere stato in origine ebreo, il porporato, nato nel 1926 - ricorda Jean-Marie Guénois su «Le Figaro» - si convertì al cristianesimo senza mai condannare la sua precedente appartenenza religiosa. Una delegazione di centocinquanta persone, tra ebrei e cristiani, guidata dall’arcivescovo di Parigi, cardinale André Vingt-Trois, è partita lunedì scorso dalla capitale francese per raggiungere la Terra Santa. Alla cerimonia di inaugurazione del memoriale erano presenti anche il patriarca di Gerusalemme dei Latini, monsignor Fouad Twal, e il gran rabbino di Francia, René Samuel Sirat. A Gerusalemme, il cardinale Vingt-Trois ha incontrato il rabbino capo di Ramat Gan, Yaakov Ariel. Il porporato,

prima di partire per la Terra Santa, ha dichiarato all’emittente Radio Notre-Dame che Abu Gosh, il villaggio arabo musulmano nel cuore di Israele, «è il segno di una speranza di pace». Con queste iniziative ha detto l’arcivescovo di Parigi riferendosi alla commemorazione del cardinale Lustiger - i responsabili religiosi fanno quanto è in loro possibilità «per mantenere dei legami» fra le tre fedi. Nel maggio del 2000 - ricorda «Le Figaro» - sempre a Gerusalemme, fu dedicato un memoriale a un altro cardinale francese, l’arcivescovo di Lione Albert Decourtray (1923-1994). http://www.vatican.va

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Varie L’Annunciazione del Botticelli a Gerusalemme ottobre 2013

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angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo”. (Luca 1, 26-37) L’Annunciazione arriva in Terra Santa, vicina al luogo che vide l’incontro tra l’Arcangelo Gabriele e Maria e che cambiò la storia degli uomini. Un lungo viaggio, nei secoli e nello spazio, ha portato una delle rappresentazioni più illustri di quest’incontro, l’Annunciazione del Botticelli, dagli Uffizi di Firenze al Museo d’Israele di Gerusalemme. L’affresco, dipinto nel 1481 per l’Ospedale di San Martino della Scala a Firenze, è stato prestato dall’Italia a Israele fino alla fine dell’anno. Un evento raro quanto gradito, che ha già attratto enorme attenzione tra i visitatori del museo. “ È incredibile, è magnifico. Mi da’ i brividi”. Nell’affresco Botticelli ritrae il momento in cui a Nazareth l’Angelo si presenta a Maria. E lo fa con l’immensa maestria del genio rinascimentale. Shlomit Steinberg Curatrice sezione arte europea, Museo d’Israele: “Quando l’angelo arriva per dire alla Vergine Maria che sta per portare in grembo il figlio di Dioè’ accompagnato da raggi di luce dorati, che indicano la presenza del Signore. Quindi abbiamo qui tutti e tre i protagonisti di questa storia, anche se ne vediamo soltanto due. Maria è inginocchiata e sotto di lei c’è un tappeto per la preghiera di stile orientale. Dove

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potrebbe aver visto Botticelli un tappeto così, associato di solito con l’Oriente e non con Firenze? Deve averlo preso dai mercanti che da Istanbul, Costantinopoli, portavano ai mercati di Firenze”. Il letto di Maria è virginale; ha un solo cuscino, a simboleggiare il fatto che dormiva da sola. Botticelli ritrae la manciata di secondi di una scena drammatica che ha cambiato il corso dell’umanità. Dietro spicca in tutta la sua altezza il Monte Tabor, luogo della Trasfigurazione di Gesù, a predire gli eventi che si compiranno negli anni a venire. l dipinto del Botticelli non è soltanto un capolavoro d’arte, ma anche di generosità’ e carità cristiana. Shlomit Steinberg: “Questo era il tipo di lavoro che Botticelli realizzava a Firenze per i poveri, i bisognosi, per chi trovava rifugio in ospedale come gli orfani, i malati di peste, i viaggiatori. Il bello era questo: il fatto che Botticelli considerasse l’arte come un mezzo di salvezza, come un modo per dire alla gente comune, ai poveri, che anche loro, come chiunque altro, meritavano arte d’alta qualità “. Ora anche la Terra Santa è testimone di quest’occasione...per rivivere l’Annunciazione attraverso tutta la bellezza e delicatezza di un genio del Rinascimento. L’opera del Botticelli, rimarrà esposta al Museo di Israele a Gerusalemme fino al 10 gennaio 2014. http://tinyurl.com/bottgeru


Il Ministro Bray alla Natività di Betlemme ottobre 2013

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breve viaggio in Medioriente del Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo italiano, Massimo Bray, ha avuto tra le sue prime tappe la basilica della Natività di Betlemme. Il Ministro ha voluto fare visita ad alcune delle eccellenze italiane che operano sul territorio, tra le quali la ditta Piacenti, occupata nel restauro del tetto della Natività. Proprio qui, sotto la guida del responsabile del patrimonio artistico della Custodia di Terra Santa, padre Stéphane Milovitch, il Ministro Bray ha visitato la Basilica, in compagnia del Sindaco di Betlemme, Vera Baboun, e del Console Generale d’Italia a Gerusalemme, Davide La Cecilia. Il Ministro dei Beni Culturali italiano è in Medioriente per siglare alcuni accordi di collaborazione culturale con Palestina e Giordania, dove parteciperà alla cerimonia pe la donazione del fondo librario MiBACT “Biblioteca Italiana” alla Jordan University.

D’obbligo anche la sosta, a Gerusalemme, al Museo Nazionale d’Israele, dov’è da poco giunta L’Annunciazione di Sandro Botticelli. Ma la visita alla Natività, uno dei luoghi santi per eccellenza della cristianità, , non è stata solo istituzionale come ci ha confermato, al termine della visita, lo stesso Ministro. On. Massimo Bray: “C’è questo grande senso di unione tra tutte le chiese. Tantissime storie che hanno poi fatto la nostra civiltà, che è stata una civiltà di grande dialogo, di grande unione, di grande capacità di convivenza. Questo è tanto più importante in momenti in cui questa capacità di dialogo si è smarrita. Tutto in questo luogo da’ questa forte idea, un senso di grande spiritualità, di grande intimità: nei pensieri, in tutte le cose che sono passate... Sono presenti grazie alla memoria conservata in ognuna delle pietre di questo luogo che mi ha molto, molto colpito”. http://www.fmc-terrasanta.org

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Varie Pellegrini e Pietre Vive, il quartiere cristiano della Città Vecchia di Gerusalemme Ottobre 2013

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on un gruppo di pellegrini italiani, una visita al quartiere cristiano della Città vecchia di Gerusalemme e alle case delle “pietre vive”, che la Custodia di Terra Santa sta ristrutturando per rispondere all’emergenza abitativa. La città vecchia di Gerusalemme, circondata dalle mura risalenti al XVI secolo e al regno di Solimano il Magnifico, è divisa in quattro quartieri: musulmano, ebraico, armeno e cristiano. Quest’ultimo ha come cuore la basilica del Santo Sepolcro… intorno alla chiesa che custodisce la memoria della Resurrezione si sviluppa la rete di strade e di vicoli dove vive una buona parte della piccola comunità cristiana della Città Santa. Una realtà che spesso rimane sconosciuta a chi giunge a visitare questi luoghi, sperimentata invece da questi pellegrini italiani. Accanto alle tappe classiche, il gruppo che ha aderito al pellegrinaggio organizzato da Ats Pro Terra Sancta – ONG della Custodia di Terra Santa – insieme all’Ufficio pellegrinaggi della Custodia, ha visitato ogni giorno i progetti portati avanti da Ats: P. Oscar Marzo, ofm - Guida di Terra Santa: “Questo perché potessero capire l’importanza di custodire non soltanto i santuari ma anche e soprattutto le comunità cristiane locali”.

Una richiesta, quella di poter entrare in contatto con le “Pietre Vive” di .erusalemme e di tutta la Terra Santa, che è in continuo aumento. P. Oscar Marzo: “I pellegrini non si accontentano più, giustamente, di visitare soltanto i luoghi, che pur sono molto importanti, perché mantengono la memoria del passaggio di Gesù in mezzo a noi, ma vogliono incontrare le realtà locali, soprattutto la comunità cristiana locale. Direi che è un valore aggiunto al pellegrinaggio”. Nel quartiere cristiano di Gerusalemme, i pellegrini hanno visitato le abitazioni accompagnati dal responsabile dell’Ufficio tecnico custodiale, la sezione dell’Economato della Custodia che si occupa della conservazione e manutenzione degli edifici della Custodia stessa, portando avanti il progetto “Pietre della memoria” che – all’interno di un programma più ampio lanciato dai francescani per sostenere le famiglie cristiane più in difficoltà – prevede la ristrutturazione delle loro case. La Custodia da molti secoli possiede numerosi edifici nella città vecchia, circa 400 appartamenti assegnati alle famiglie bisognose dietro pagamento di affitti simbolici. Le condizioni abitative spesso insicure e disagiate hanno spinto i francescani a dare il via a questo ampio programma di ristrutturazioni che nello stesso tempo sta permettendo di investire nell’assunzione di personale locale, dando vita a un’opera di sostegno ma anche formativa ed educativa. Il commento di una pellegrina italiana: “Qui abbiamo visto come vive la comunità cristiana, abbiamo visto le case e vediamo come i francescani hanno davvero a cuore il loro popolo… È proprio una grazia!” http://www.fmc-terrasanta.org/it

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La Valle di Giosafat, luogo del Giudizio Gerusalemme, 1 novembre 2013

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uogo di sepoltura da millenni per ebrei cristiani e musulmani, la Valle di Giosafat – tra la Città Vecchia di Gerusalemme e il Monte degli Ulivi – è indicata dalle tre religioni come quella in cui avverrà il Giudizio universale “In quei giorni e in quel tempo, quando ristabilirò le sorti di Giuda e Gerusalemme, riunirò tutte le genti e le farò scendere nella valle di Giosafat, e là verrò a giudizio con loro”. (Gioele 4, 1-2) Tra la Città vecchia di Gerusalemme e il Monte degli Ulivi, la valle detta del Cedron, dal nome del torrente da cui fu scavata, dal IV secolo fu chiamata anche Valle di Giosafat, secondo il nome citato dal libro del Profeta Gioele, e identificata con la valle dove avverrà il Giudizio Universale. Fin dall’antichità è luogo di sepoltura per tutte le fedi… a una delle sue estremità, poco lontano dal Getsemani, la tradizione riconosce in un complesso sepolcrale da secoli venerato la Tomba della Vergine Maria. Gli scavi francescani nel luogo dove ora sorge il Santuario del Dominus Flevit hanno scoperto, poco più in alto, i resti di necropoli romane e bizantine ma anche tombe molto più antiche, facendo supporre che il luogo fosse già il cimitero della Gerusalemme gebusea. Ancora oggi prosegue la tradizione di seppellire qui i propri morti… come testimonia il grande cimitero ebraico che occupa gran parte della valle, rivolto verso

la Città santa, il più ampio e più importante al mondo per il popolo ebraico. Il fondo della valle ospita il cimitero cristiano mentre il lato opposto, proprio sotto le mura della città, le tombe musulmane, idealmente rivolte verso La Mecca e poco distanti dalla Porta d’Oro, la più antica tra le attuali otto porte nelle mura della città e unica a non essere accessibile, perché murata da secoli. Associata dai cristiani all’ingresso di Gesù a Gerusalemme nel giorno della Domenica delle Palme e alla sua seconda venuta nell’ultimo giorno, è legata al Giudizio finale anche nella tradizione ebraica e in quella islamica. http://www.fmc-terrasanta.org

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Fraternitas

Fraternitas

VOLUME XLVI • EDIZIONE 205

NOVEMBRE 2013

Notiziario Internazionale OFM

IL PAPA FRANCESCO VISITA ASSISI

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ella festa di S. Francesco, il 4 ottobre, Patrono d’Italia, il Papa Francesco si è recato in visita pastorale ad Assisi. Principali tappe della visita: - Incontro con i bambini disabili e ammalati ospiti dell’Istituto Serafico di Assisi - Visita privata al Santuario di San Damiano, accolto dal Ministro Generale OFM, Fr. Michael A. Perry e la Fraternità del Convento. - Incontro con i poveri assistiti dalla Caritas nella Sala della Spoliazione del Vescovado di Assisi. - Visita privata alla Basilica superiore di San Francesco e alla Cripta per

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la venerazione della tomba di San Francesco. Santa Messa nella Piazza San Francesco di Assisi. Pranzo con i poveri assistiti dalla Caritas nel Centro a Piazzale Donegiani in Santa Maria degli Angeli. Visita privata all’Eremo delle Carceri e preghiera nella Cella di San Francesco, accolto dalla Fraternità Francescana. Incontro con il Clero, Persone di Vita Consacrata e Membri di Consigli Pastorali della Diocesi nella Cattedrale di San Rufino di Assisi. Venerazione del corpo di Santa Chiara nella Cripta della Basilica di Santa Chiara e preghiera silenziosa davanti al Crocifisso di San Damia-

no nella Cappella del Coro della Basilica di Santa Chiara, dove alla fine Papa Francesco, accompagnato dai Cardinali, ha incontrato le Clarisse del Monastero ai quali a rivolto un spontaneo saluto. - Visita e preghiera silenziosa nella Porziuncola della Basilica di Santa Maria degli Angeli, dove è stato accolto dal Custode e la Fraternità Francescana del Convento e incontro con i Giovani dell’Umbria nel Piazzale della Basilica di Santa Maria degli Angeli. Nelle pagine centrali si trova un speziale sulla visita, per sapere di più: http://www.ofm.org/ofm/?p=5761 1

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ALTRE NOTIZIE

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Esercizi Spirituali, COMPI

Dal 17 al 27 agosto 2013 si sono svolti, presso il Convento di S. Maria della Spineta (Fratta Todina, Perugia), gli Esercizi Spirituali COMPI per i frati candidati alla Professione Perpetua. Gli Esercizi sono stati predicati da fr. Andrea dall’Amico, della Provincia Serafica dell’Umbria e hanno avuto come tema “Sulla Tua Parola getterò le reti”. Attraverso alcuni passi dei Vangeli e alcune testimonianze di santità del ‘900 (francescane e non), i frati hanno potuto riflettere sulla relazione con il Signore e su come la Sua chiamata si incarni nella vita minoritica. Oltre alle meditazioni, i frati hanno avuto l’opportunità di ascoltare d. Orazio Pepe (Ufficiale della CIVCSVA) e mons. Guido Marini (Maestro delle celebrazioni pontificie). Gli Esercizi sono stati arricchiti da due pellegrinaggi, a Orvieto e ad Assisi.

delle varie attività dei francescani, momenti di adorazione, preghiera pubblica... Durante il Festival è stato anche ricordato il passaggio di san Francesco in Valmarecchia avvenuto 800 anni fa e la figura di sant’Antonio di Padova, predicatore a Rimini.

Fr. Gilberto Soracchi della Prov. Christi Regis ITALIA, per la Prov. Seraphica S. Francisci Assisi. ITALIA

Assisi, Monastero S. Quirico – Riconoscimento alla Clarissa Giuseppina Biviglia

Fr. Luigi Recchia della Prov. Petri et Pauli ITALIA, per la Prov. Francisci Stigmat. ITALIA

Nuovi Visitatori Generali

Fr. Guido Santiago Zegarra della Prov. SS. XII Apostolorum PERÚ, per la Prov. N.D. de Guadalupe, GUATEMALA

Il Museo Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito il titolo di “giusto tra le nazioni” a Sr. Giuseppina Biviglia (1897-1991), allora abbadessa del Monastero di San Quirico, per aver salvato numerosi Ebrei nel Monastero di San Quirico (II Guerra Mondiale).

Fr. Ernesto Chambi (Assistente) della Prov. SS. XII Apostolorum PERÚ, per la Prov. N.D. de Guadalupe, GUATEMALA Fr. Bobby Vadakkal della Prov. S. Thomae Apostoli INDIA, per la Cust. St. Francisci, PAPUA- NUOVA GUINEA.

Transito e Festa di San Francesco - Curia generale

Festival francescano a Rimini (Italia).

Il Festival francescano si è svolto nel centro storico di Rimini dal 27 al 29 settembre scorso. Arrivato alla sua quinta edizione, ha voluto portare il messaggio francescano per le strade e nelle piazze, per raggiungere la gente nei luoghi di passaggio e di aggregazione. Il tema è stato quello del “cammino”. Inoltre sono stati attivati tutti i mezzi possibili di comunicazione: incontri di spiritualità e di testimonianze, conferenze all’aperto, spettacoli, stand

Il 3 e il 4 di ottobre presso la Curia generale è stata celebrata, la Festa di S. Francesco. Il 3 ottobre si è celebrato il Transito, presieduto da Fr. Vincent Zungu, OFM, Definitore generale. Nella chiesa di Santa Maria Mediatrice erano presenti suore di diversi istituiti, la fraternità locale dell’OFS e amici. Il 4 Ottobre giorno della solennità, è stata celebrata la Messa solenne, presieduta dal Domenicano P. Bernardino Prella, come è da tradizione in questo giorno. Nuovo Vescovo Il Santo Padre ha nominato il fr. João Inácio Müller, O.F.M., Vescovo di Lo-

rena, Brasile. Il Vescovo eletto è nato nel 1960 a Santa Clara do Sul (Brasile), ha emesso la professione religiosa nell’Ordine dei Frati Minori nel 1985 ed è stato ordinato sacerdote nel 1988. Finora era Ministro Provinciale dei Frati Minori della Provincia “São Francisco de Assis” dello Stato di Rio Grande do Sul, Brasile. Raduno del CIME Al “S. Francisco center” in Toronto (Canada) si è radunato il CIME (Consilio Internazionale del SGME) dal 22 al 29 settembre. Sono stati sottolineate le varie esperienze positive e nuove e le difficoltà che i frati e le Province vivono nei vari paesi del mondo dove operano. va a pagina 7 ➤

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Fraternitas SPECIALE - PAPA FRANCESCO AD ASSISI

Saluto del Ministro generale a Papa Francesco

Istituto Serafico

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Santità carissima, nostro Santo Padre Francesco, il Signore Le doni la pace!

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San Damiano

Fu Dio a rompere queste catene di disperazione nella vita di Francesco attraverso l’abbraccio offertogli da Cristo nella persona del lebbroso e attraverso quello di Gesù Crocifisso, che gli parlò tre volte dalla Croce di San Damiano, dicendogli: “Francesco, và e ripara la mia Chiesa che è in rovina”.

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Queste semplici parole pronunciate da Francesco d’Assisi fluirono dal suo cuore trafitto dalle sofferenze dell’umanità caduta preda di una ragnatela di conflitti, guerre, povertà e cupidigia.

San Damiano

Come Sua Santità già sa, Francesco compì un ulteriore passo nel suo cammino di fede, intraprendendo un progetto di ricostruzione che sarebbe iniziato proprio con i mattoni e la malta che ancora oggi ci circondano in questa piccola cappella. La chiamata ad una semplicità di vita ispirata al Vangelo – sine proprio – vissuta con e in mezzo San Damiano

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SPECIALE - PAPA FRANCESCO AD ASSISI

ai poveri permise a Francesco e ai suoi fratelli di decidersi per forma vitae più profonda e profetica. Ciò implicò anche il rinnovamento spirituale della Chiesa, popolo pellegrinante di Dio, e attraverso di Essa, il rinnovamento della missione di annunciare un messaggio di guarigione, riconciliazione e assoluta dignità di ciascuna persona, a motivo di ciò che Dio è e di ciò che opera per noi e per il creato in e attraverso Gesù. Noi, suoi piccoli fratelli dell’Ordine dei Frati Minori, promettiamo ancora e sempre obbedienza a Lei, Santo Padre, cercando di partecipare al rinnovamento del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Ci impegniamo nuovamente a vivere i consigli evangelici attraverso una radicale povertà di vita in fraternità, in castità e in obbedienza al Padre e Signore della vita. Promettiamo, inoltre, di “fare rumore, far chiasso” per cercare sempre di annunciare profeticamente la misericordia, l’amore e la pace riconciliante di Dio con coraggio e gioia!

Vescovado

Messa in Piazza S. Francesco

Messa in Piazza S. Francesco

Chiediamo la sua apostolica benedizione per i fratelli che vivono in questo santo luogo di San Damiano, per i novizi, per la Provincia del Serafico Padre Francesco, per l’Ordine dei Frati Minori e per l’intera Famiglia Francescana.

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Tomba S. Francesco

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Fraternitas SPECIALE - PAPA FRANCESCO AD ASSISI

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Eremo delle Carceri

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Le stesse parole che Francesco d’Assisi ricevette dal Signore Gesù pendente dalla Croce di San Damiano ispirino Lei mentre sfidano ciascuno di noi, condiscepoli di Gesù e membri della Chiesa, a credere, a vivere e a professare il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo “Francesco, và e ripara la nostra chiesa”.

Caritas

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E anche noi oggi vogliamo offrire a Lei una speciale benedizione: la pace di Cristo, che supera ogni comprensione umana, possa illuminare il suo cuore, la sua mente e la sua anima, mentre conduce la Chiesa e discerne il cammino del pellegrinante Corpo di Cristo, chiamato ad essere segno sacramentale dell’eterno amore di Dio e della speranza per il mondo.

Fr. Michael A. Perry, OFM Ministro generale

S. Chiara

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SPECIALE - PAPA FRANCESCO AD ASSISI

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Basilica S. Maria degli Angeli

Piazzale S. Maria degli Angeli

Incontro con i Giovani dell’Umbria

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Fraternitas SEGNALIBRO FRANCESCANO Libri Francescani Manhiça Alfredo M, OFM, I processi di democratizzazione nell’Africa Sub-Sahariana, L’Armattan Italia, Torino 2013, pp. 257. L’Autore, Professore alla PUA, descrive ed interpreta le vicende storico-politiche connesse alle difficoltà di consolidamento della sovranità popolare in Africa e, a partire da tali analisi, cerca d’individuare il futuro del modello democratico nel continente.

santuariograzie@rimini.com

vento francescano di Rama/Šćit (Bosnia e Erzegovina), dal 23 al 25 settembre, ha avuto luogo l´incontro delle due Conferenze slave dei Ministri provinciali. Fusione di Entità

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Onomastico del Ministro Generale

Incontro delle Conf. Nord/Sud slavica Nella Casa della Pace, presso il con-

• Presenza dei Frati Minori in Emilia-Romagna • I Frati minori osservanti e riformati in Emilia-Romagna

Alla presenza del Vicario Generale, Fr. Julio Bunader, la Custodia di Fr. Luis Bolaños in Paraguay, dipendente della Provincia di Arantzazu in Spagna, è stata integrata alla Provincia dell’Assunzione in Argentina.

da pagina 2

Il 1 Ottobre, nella Curia generale, è stata celebrata la Festa onomastica del Ministro generale, Fr. Michael A. Perry, OFM. Alle 18.00 c’è stata la Concelebrazione eucaristica, presieduta dal Ministro, mentre l’omelia è stata tenuta da Fr. Julio Bunader, Vicario Generale.

Fr. Giambattista Montorsi

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Alexandri de Hales Quaestiones disputatae quae ad rerum universitatem pertinent. De aeternitate, aevo et tempore. De duratione mundi seu de materia prima. De duobus principiis. De malo. De oppositione mali. De modo, specie et ordine, critice editae a Hyacintho Matthaeo Wierzbicki OFM. Editiones Collegii S. Bonaventurae ad Claras Aquas - Grottaferrata (Roma) 2013, pag. 493. (Bibliotheca Franciscana Scholastica Medii Aevi - Tom. XXIX. ISBN 978-88-7013- 291-5). Ufficio vendita: quaracchi@ofm.org

CD Rom

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L’Archivio storico della Custodia di Terra Santa (1230-1970) I volumi sono a cura di Andrea Maiarelli (Milano, Edizioni Terra Santa, 2012, pagine 1.646) con le schedature di Maria Clara Cominacini, Tiziana Nandesi e Valeria Vestrelli. Le origini del monumentale inventario risalgono alla stessa presenza dei Frati Minori in Terra Santa, «ispirata e promossa direttamente da san Francesco e dal suo storico viaggio in queste terre» (cf. l’articolo di Isabella Farinelli in “L’Osservatore Romano”, 12 ottobre 2013).

Agenda del

Ministro generale Novembre: 1: Palestrina 3: San Romano Valdarno 4-15: Tempo Forte 8: Antonianum – Giornata Scotista 9: Giornata Case Dipendenti MG 10: Bruxelles – Mandato Missionario 16-30: Polonia - CPO 7

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PICCOLE NOTIZIE CITTÀ DEL VATICANO – ARCHIVI E NUOVA EVANGELIZZAZIONE In occasione dell’Anno della Fede la Congregazione per la Dottrina della Fede, con la collaborazione di vari enti ecclesiastici di Roma, ha organizzato un convegno dal titolo: Memoria fidei: Archivi ecclesiastici e Nuova Evangelizzazione, che si svolgerà dal 23 al 25 ottobre 2013 presso l’Aula S. Pio X in Vaticano. Il Convegno si articolerà in tre giornate: 1. Gli archivi ecclesiastici tra tradizione e innovazione. 2. Esperienze a confronto (interventi di archivisti e operatori del settore). 3. La funzione pastorale ed evangelizzatrice della ricerca storica. Tra gli interventi degli archivisti è previsto quello di Fr. Pedro Gil, OFM, ex Archivista generale e membro della Commissione Sinica. Per ulteriori notizie, consultare: www.memoriafidei.it

conservazione artistica della città di Roma. Per saperne di più, scrivere ad antonianumsssmf@ofm.org

Beatificazione dei Martiri a Tarragona, Spagna

GERUSALEMME: ATS CONSEGNA 35 CASE A FAMIGLIE VULNERABILI Grazie al progetto “Emergenza abitativa e sociale nella Città Vecchia di Gerusalemme Est”, ATS Pro Terra Sancta ha restaurato e consegnato 35 abitazioni alle famiglie cristiane locali. SANTUARIO DI CHIESA NUOVA ASSISI Sergey Matvienko, di San Pietroburgo,ha deciso di finanziare il restauro di Chiesa Nuova, Convento francescano, la casa paterna di Francesco d’Assisi.

ROMA – VII STAGE DI ARCHIVISTICA La Scuola Superiore di Studi Medievali (PUA) organizza la VII stage di archivistica per operatori negli archivi delle Famiglie Francescane. La stage si svolgerà nei giorni 18-21 novembre 2013 presso la sede della Scuola. Sono previste visite di lavoro guidate a luoghi di interesse archivistico e di

Dalla Curia generale 1. Fr. Philippe Schillings, della provincia B. Giovanni Duns Scoto, Belgio, dal 15 Settembre fa parte della fraternità del Laterano come Penitenziere. Ha ricevuto la nomina papale il 22 Agosto. Fr. Philippe continua a tradurre in lingua Francese. Fr. Giovanni Rinaldi, della provincia di S. Carlo Borromeo in Italia, dal 1 Settembre è il nuovo secretario particolare del Ministo generale. Fr. Priamo Etzi, della custodia di S. Maria delle Grazie, Italia, dal 5 Settembre è il nuovo Direttore dell’Archivio Storico della Curia generale.

Un nuovo gruppo di martiri appartenenti dell’Ordine dei Frati Minori e all’Ordine Francescano Secolare si aggiunge al martiriologio francescano. I nuovi beati si inseriscono nel più ampio gruppo di 522 martiri che sono stati beatificati a Tarragona (Spagna) il 13 ottobre 2013. Essi offrirono la loro eroica testimonianza di fede nel corso della cruenta persecuzione religiosa in Spagna nel 1936. Questi sono: fr. Antonio Faúndez López, fr. Buenaventura Muñoz Martínez, Don Pedro Sánchez Bárba e Don Fulgencio Martínez García. Sr. Maria di S. Francesco Wilson Il 9 ottobre 2013 il Papa, ricevendo in udienza privata il Card. A. Amato, ha autorizzato la promulgazione del Decreto sulle virtù eroiche Maria di San Francesco Wilson, Fond. Cong. Suore Francescane N.S. delle Vittorie. Fraternitas notiziario internazionale OFM editore: Fr. Joseph Magro OFM eMail: comgen@ofm.org tel: +39 0668491 339 http://www.ofm.org/fraternitas www.fb.com/ofm.org www.twitter.com/ofmdotorg

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