Alfabeti tipografici. Numeri, nel regime Nazista

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Selene Cardaci

Numeri nel regime Nazista

1919 —45


Alfabeti tipografici / 1

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Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica Biennio specialistico in Graphic Design Editoria Anno Accademico 2016/2017 Grafica Editoriale Docente Gianni Latino Progetto grafico Selene Cardaci Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni, o con qualsiasi sistema di memorizzazione o recupero senza espressa autorizzazione scritta da parte dell'autore e dell'istituzione accademica. Pubblicazione composta in Fette Fraktur, realizzato da Johann Christian Bauer nel 1850, e in Book Antiqua, realizzato da Monotype. © Copyright 2018 Accademia di Belle Arti di Catania Selene Cardaci Tutti i diritti riservati www.accademiadicatania.com

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Selene Cardaci

Numeri

nel regime Nazista

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Indice

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Premessa La collana, un progetto editoriale per analizzare gli anni del terrore

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Collana Progetto editoriale

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Layout Disposizione degli elementi

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Tipografia Disputa tra Antiqua e Fraktur

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Allestimento Sovraccoperte e copertine

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Parte 1 I numeri intesi come date

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Parte 2 Il sistema dei lager nazisti

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Parte 3 Il numero d’ordine

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Parte 4 Stima numerica del genocidio

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Note

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Bibliografia

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Sitografia



Premessa

La collana Un progetto editoriale per analizzare gli anni del terrore

Gli alfabeti tipografici, costituiti nello specifico da numeri, segni e lettere, hanno talmente tanto caratterizzato, da sempre, la vita dell’individuo, che la loro presenza appare, al giorno d’oggi, quasi scontata. Essi costituiscono il primo linguaggio che l’uomo utilizza per comunicare, il metodo di classificazione più semplice ed intuitivo, e per questo il più usato, e soprattutto la base di qualsiasi materia scientifica, umanistica e pratica; sono talmente tanto radicati nella vita dell’uomo moderno, tramite la loro inclusione in pubblicità o marche, per esempio, che egli arriva non soltanto ad entrare in contatto con essi quotidianamente, ma perfino ad indossarli. Lo scopo della presente collana editoriale, divisa in tre tomi, è quello di ripercorrere, anche in senso cronologico, lo sviluppo, la crescita e la decadenza dell’impero nazista, ponendo l’attenzione sul suo progetto organizzativo, ed i crimini da esso perpetrati. Tenendo presente che oggi, la ‘fabbrica’ nazista ci appare come la creatice di uno dei meccanismi più crudeli ed insensati mai sperimentati prima di allora dal genere umano, l’elemento sul quale soffermarsi, al solo scopo documentativo, è costituito dal fatto che gli alfabeti tipografici al suo interno vengono accuratamente impiegati non soltanto al fine di garantire il perfetto funzionamento di un vasto apparato, anche in termini territoriali, e per gestire, le questioni pubbliche e sociali, ma anche e soprattutto per organizzare la reclusione e la repressione di tutti gli oppositori al regime.

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Collana

Progetto editoriale Tre tomi per raccontare l’organizzazione del regime nazista

Si è deciso di dividere la collana editoriale in tre tomi: numeri, lettere e segni, al fine di esplicare al meglio la loro collocazione all’interno del periodo storico trattato: 1919-1945. Così da analizzare il modo in cui essi siono divenuti, al cospetto del regime dittatoriale nazista, lo strumento di persuasione, propaganda, dolore ed organizzazione più forte.

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Tomi formato: 13x21 64 pagine in 4-16imi


Lyout

Disposizione degli elementi Griglia, margini ed impaginato

La griglia modulare 4x6 permette di giostrare in modo variabile lo spazio al fine di posizionare al meglio testo ed immagini, spesso differenti per proporzioni e contenuto.

Griglia simmetrica 4x6 gutter: 5mm

Margini testa: 150mm cucitura: 150mm piede: 300mm taglio: 300mm

Impaginato variabile 3 ½x 6 11


Tipografia

Disputa tra Antiqua e Fraktur Il carattere tipografico come rappresentazione sociale

A partire dall’ XI secolo nelle zone dell’Europa Settentrionale e nei paesi di lingua tedesca, si affermò un tipo di scrittura definita gotica, la quale utilizzava le lettere dell’alfabeto latino. La sua più grande applicazione si trova all’interno della Bibbia a 42 linee composta da Johannes Gutenberg a Magonza, tra il 1450 e il 1455. Da questo momento il carattere gotico si dispiegò in varie forme le quali assunsero con il tempo nomi differenti: Texturalis o Texura, Cursiva, Bastarda, Schmbacher e Frakur. L’utilizzo di questo gruppo di caratteri, in modo particolare in Germania, corrispondeva alla diffusione di quelle che erano le virtù del popolo tedesco e contribuiva all’affermarsi della loro tradizione storica e sociale. All’incirca nel 1800 si tentò di creare una grammatica tedesca unificata e coerente e allo stesso tempo di definire quali fossero i valori, in modo particolare culturali, propri della popolazione tedesca. Fino a questo momento, infatti quasi tutti i testi latini venivano impaginati con un carattere “romano” identificato spesso con il nome di Antiqua; per gli scritti di origine tedesca, si usava invece il gotico. In questo contesto si inseriva una disputa, il cui apice si manifestava proprio in questi anni, dove si levavano le voci di coloro che pensavano che in realtà il gotico, e successivamente il Fraktur, componendosi di lettere arabescate, molto simili tra loro e composte spesso senza una giusta crenatura tra di loro, non fosse adatto alla lettura continua, in quanto essa non avveniva in un modo fluido; questa tesi era portata avanti, per esempio, da 12


Rudolf von Lyrisch, un funzionario pubblico e calligrafo austriaco, all’interno del suo libro Sulla leggibilità del lettering ornamentale del 1904. A confema di ciò il 4 maggio 1991, la Società per l’antica scrittura, che sosteneva il carattere Antiqua, sottopose al Reichstag, la proposta di non isegnare più la Kurrent tedesca nelle scuole e di rendere il carattere romano ufficiale. Gli argomenti a favore del Fraktur, invece, portati avanti da Adolf Reinecke in una pubblicazione del 1910, non vertevano solo su motivazioni storiche, ma anche pratiche: esso era più leggibile. Il carattere gotico ebbe un larghissimo impiego durante il periodo del regime Nazista, ma anche all’interno dello stesso partito vi erano posizioni opposte: l’atteggiamento modernizzatore che volgeva verso lo sviluppo tecnologico, impersonato da Joseph Goebbels e quello radicato alla tradizione portato avanti da Alfred Rosenberg; tutto ciò si rispecchiava anche nel design, motivo per il quale il patito non aveva ancora, agli esordi, un’identità visuale definita e coerente. Nonostante il Fraktur fu propagandato come il solo ed autentico esempio di scrittura tedesca, fu vietato nel 1941 dallo stesso Adolf Hitler e tramite uno Schrifterlass, decreto sulla scrittura, venne dichiarato Schwabacher Judenlettern, scrittura giudaica Schwabacher. Tralasciando il fatto che nei territori occupati non si riusciva a leggerelo, il vero motivo era di carattere pratico: i tedeschi non riuscivano a produrre abbastanza materiale per la costruzione dei tipi e di conseguenza i caratteri scarseggiavano. 13


Tipografia Catalogo dei caratteri

Fette Fraktur Johann Christian Bauer - 1850 Regular

AB C DE FGHJ I LMNOPQRST U V W XYZ abcdef ghijklm nopqr st uvwxyz 0123456789.,;:!?/’”&()[]

Book Antiqua Monotype Regular, bold, italic ABCDEFG HI J K LMN OP QR S T U VW XYZ abcdefg hijkl m no p q r s tuvw xyz 012345678 9 . , ; : ! ? /’ ” & ( ) [ ] ABCDEF G H I J K LM N O PQ RSTU V W XYZ abcdef ghij kl m nopqr s t uvw x yz 012345678 9 . , ; : ! ? / ’ ” & ( ) [ ] ABCDEFGHI J KLM N O PQ RSTU VW XYZ abcde fghijkl m no p qr s t uv wx y z 012345678 9 . , ; : ! ? / ’ ” & ( ) [ ] 14


Applicazioni pratiche

Titoli ed intestazioni Fette Fraktur

corpo: 14,11 pt interlinea: 19pt

disputa tra Antiqua e Fraktur

Testo

corpo: 8 pt interlinea: 12 pt

Book Antiqua - Regular A partire dall’ XI secolo nelle zone dell’Europa Settentrionale e nei paesi di lingua tedesca...

Note

corpo: 7 pt interlinea: 11 pt

Book Antiqua - Regular A partire dall’ XI secolo nelle zone dell’Europa Settentrionale e nei paesi di lingua tedesca...

I pesi Bold e Italic verranno utilizzati all’interno del testo e delle note con i corpi e l’interlinea corrispondenti 15


Allestimento

Sovraccoperte e copertine Sovraccopete, formato: 445x210 mm

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Selene Cardaci

Alfabeti tipografici nella stessa collana

—1 Segni,

Numeri, nel regime Nazista

nel regime Nazista

—2 Lettere, nel regime Nazista

Selene Cardaci

Segni nel regime Nazista

Segni nel regime Nazista

La definizione di segno, in modo particolare in semiotica, è quella di «qualcosa che sta per qualcos’altro, a qualcuno in qualche modo», secondo le parole di Danesi, e Perron risalenti al 1999; ancora secondo Louis Hjelmslev, esso può essere definito come «espressione di un contenuto», l’unione di significante e significato. La sua evoluzione a simbolo ha interessato anche il regime Nazista, il quale se ne è servito non soltanto per creare l’immagine di una macchina indistruttibile, ma anche per gestirla e renderla il più efficiente possibile in ogni ambito.

I campi erano un vero e proprio circo di colori, contrassegni e designazioni speciali Eugen Kogon, sopravvissuto di Buchenwald

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Copertine

formato: 274 x210 mm

Costa formato: 0,7x210 mm 17


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Il Fßhrer, cavaliere senza macchia e senza paura, ha preso nelle sue forti mani la bandiera della cultura e della civiltà , contro la minaccia e l’assalto della rivoluzione. Joseph Goebbels 1938-39

Neuschwanstein, Germania, Adolf Hitler con i giovani militari durante una parata del regime.



Parte 1

I numeri intesi come date L’importanza dei fatti storici nell’epoca contemporanea

Il periodo che vede nel mondo, ma in modo particolare in Europa e specificatamente in Germania, l’espansione e l’affermazione del regime Nazista prende il nome di storia contemporanea. Questo arco temporale, definito in questi termini grazie alla periodizzazione, va dalla Rivoluzione Francese, 1789, ma potremmo anche dire dalla Rivoluzione industriale, e quindi seconda metà del XVIII secolo, fino al presente. Il complicato e lungo processo di periodizzazione consiste in una «suddivisione del tempo storico volta a delineare un susseguirsi di diverse età storiche e ad attribuire a ogni scansione un significato.»1 Ciascun periodo è caratterizzato da una serie di elementi, originali in relazione alle altre fasi storiche, tali da renderlo individuabile rispetto a quelle precedenti e a quelle successive. La suddivisione che comporta tale schema, volendo avere un carattere convenzionale, è soggetta spesso a dibattiti e controversie soprattutto per quanto riguarda gli eventi posti all’interno delle varie età e il criterio di divisione di quest’ultime. Una precisazione va fatta anche rispetto al fatto che ognuna di esse contiene molte differenze per quanto riguarda le diverse aree geografiche, tanto che spesso lo schema preso come riferimento viene considerato valido semplicemente in riferimento al mondo occidentale. La periodizzazione è largamente utilizzata all’interno delle discipline storiche, comprese la Geologia e la Paleontologia, in quanto consente di pensare in termini 21


Parte 1

schematici e facilitare così la collocazione temporale di un determinato evento. Spesso, però, il fatto di preferire o di adottare un determianto schema di periodizzazione piuttosto che un altro, significa interpretare il corso degli eventi in maniera differente e collocarli, quindi, in contesti economici, culturali e sociali diversi. Facendo un passo indietro, è di fondamentale importanza inserire, all’interno di questo quadro, i numerosi tentavi da parte dell’uomo, avvenuti fin dalla sua comparsa, di scandire il trascorrere del tempo. Ad un certo punto, risolto il problema della misurazione delle ore, che adesso venivano intese come successione di istanti, restava la questione della numerazione cronologica dei giorni a partire da determinate date. Appurato il fatto che lo scorrere del tempo sia in relazione con i maggiori cicli astronomici, i primi calendari furono impostati sul moto di un astro, quasi sempre uno tra i due astri maggiori, il Sole e la Luna, o spesso su di entrambi come avveniva per esempio nel caso dei calendari lunisolari. Dall’attuazione di questo metodo deriverà per l’uomo un anno pari al ciclo stagionale, e quindi al periodo di rivoluzione della Terra attorno al Sole. Ogni popolo ed ogni civiltà contano generalmente gli anni a partire da un determinato evento: gli egizi ad esempio contavano i giorni dell’anno a partire dal levare eliaco della stella Sirio, all’incirca in prossimità del solstizio d’estate ed in concomitanza dell’arrivo 22


I numeri intesi come date

delle inondazioni del Nilo; il loro calendario era molto simile al nostro in quanto la durata dell’anno era infatti di 365 giorni, divisi in 12 mesi di 30 giorni più 5 giorni complementari tra di loro. Nel primo periodo della vita di Roma, invece, intorno all’VIII secolo a.C., l’anno civile era di 304 giorni, divisi in 10 mesi, dei quali 6 di 30 giorni e 4 di 31. Fu Giulio Cesare che, nel 46 a.C., procedette ad una nuova riforma: assegnò la durata di 445 giorni all’anno 708 di Roma, 46 a.C., che definì ultimus annus confusionis, e stabilì che che la durata dell’anno sarebbe stata di 365 giorni, e che ogni quattro anni si sarebbe dovuto intercalare un giorno complementare, creando così l’anno bisestile. Lo scopo di far aderire il calendario civile all’anno solare, ovvero con il ciclo delle stagioni fu raggiunto da Papa Gregorio XIII che lo introdusse nel 1582 con la bolla papale Inter Gravissimas. Adesso l’anno è composto da 12 mesi con durate diverse, da 28 a 31 giorni, per un totale di 365 o 366 giorni: l’anno di 366 giorni è detto anno bisestile. Tale ripetizione avviene ogni quattro anni, con alcune eccezioni. Grazie alle precedenti scoperte è diventato oggi possibile consultare un vastissimo bagaglio storico e riuscire a collocarlo al meglio all’interno di un periodo; questo proprio perchè è di importanza fondamentale riconoscere il valore delle singole date, dei singoli anni, e quindi dei singoli eventi del passato, inerenti al mondo intero, al fine di elogiare le imprese, ripeterle o additarle come disumane e fare in modo che esse non vengano mai più perpetrate. 23


Cronologia Prontuario degli avvenimenti storici 1919-1945

1919 1921 1923 5 Gennaio — Anton Drexler e Michael Lotter, un ex militare, fondano il Partito Tedesco dei Lavoratori, Deutsche Arbeiterpartei, DAP, con sede a Monaco di Baviera.

24 Febbraio — Il DAP viene rinominato Partito Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi, Nationalsozialistische Deutsche Arberiterpartei, NSDAP.

10 Luglio — 12 Settembre — Fu ordinato ad Adolf Hitler, caporale dell’esercito tedesco, di spiare un incontro del neonato partito; fu in quella occasione che lo conobbe e ne fece parte.

Hitler sale a capo del neonato partito; sarà sua la tessera numero 1.

5 Ottobre — Si afferma il corpo paramilitare, Sturmabtei lung, battagli- one d’assalto,

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SA, organizzato da Ernst Röhm.

8-9 Novembre— Adolf Hitler assieme ad altri leader del Kampfbund, lega di società patriottiche, organizzarono un colpo di Stato conosciuto come «Putsch di Monaco». Il tentativo non andò a buon fine non avendo l’appoggio delle autorità locali, ed Hitler insieme al generale Ludendorff furono subito arrestati.


1924 1925 1932 1 aprile — Adolf Hitler viene condannato a cinque anni di prigionia da scontare nel carcere di Landsberg.

20 Dicembre — Si procede alla sua scarcerazione in seguito ad amnistia; Durante i mesi di detenzione detterà a Rudolph Hess, uomo politico anch’egli membro nel NSDAP, il Mein Kampf, La mia battaglia.

27 febbraio — Adolf Hitler con i suoi collaboratori organizzò il partito che nel giro di poco tempo passò dall’anonimato alle elezioni di quell’anno. Da questo momento fino al 1930 la situazione sociale era caratterizzata da conflittualità dal momento che le milizie naziste erano già operative e causavano continui scontri

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con le forze comuniste. Nonostante alle elezioni del 1930 il partito Nazional-socialista era il secondo partito tedesco ed aveva conquistato il 18,3% dei consensi, e alle successive del 1932 era arrivato anche a supeare di molto il 30%, viene sconfitto.

Marzo-Aprile — Paul von Hindenburg, candidato di destra vinse le elezioni presidenziali.


Parte 1

1933 30 Gennaio — Adolf Hitler viene nominato cancelliere dal nuovo presidente Hindenburg, il quale capisce di non poter governare senza l’appoggio del partito Nazista.

27 Febbraio — Viene incendia to il Reichstag, sede di riunioni del parlamento del Reich tedesco. I comunisti, furono bersaglio di provvedimenti e divennero il capro espiatorio.

5 marzo — In un clima di terrore la NSDAP ottiene il 43,9 % dei suffraggi e vince così le elezioni.

22 marzo — Viene creato il campo di concentramento di Dachau, destinato agli oppositori politici.

21 marzo — Viene istituito il Volksgerichtshof, Tribunale del Popolo, VGH. Ricordato per aver emanato

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numerose condanne a morte, consisteva in un tribunale penale speciale per i reati politici contro il regime nazista.

23 marzo — Il Reichstag conferisce pieni poteri ad Hitler.

1 aprile — Vengono boicottate delle attività ebraiche.

7 -12 Aprile — Sono emanate le prime leggi discriminatorie contro gli ebrei.


I numeri intesi come date

26 aprile — Nasce la Geheime Staatspolizei, Polizia segreta di stato, conosciuta come Gestapo.

10 maggio — Joseph Goebbels, politico e giornalista tedesco, organizzò il rogo di libri di autori ebrei o di oppositori al regime di fronte all’Università di Berlino. La scena si svolse in contemponea nelle piazze

poste di fronte alle università di 22 paesi tedeschi.

14 luglio — Il partito Nazionalsocialista diviene l’unico partito consentito. Le elezioni da questo momento in poi saranno fittizie, in quanto comparirà il nome dell’unico partito ammesso. Nel frattempo diviene obbligatorio il saluto «Heil Hitler».

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3 ottobre — La Germania esce ufficialmente dalla Società delle Nazioni Unite e dalla Conferenza di Ginevra. Nello stesso momento viene ‘rotto’ anche il patto di Versailles che prevedeva che la Germania riconoscesse la pro pria responsa- biità e quella dei suoi alleati durante la Prima guerra Mondiale e pagasse una grossa indennità in denaro.


Parte 1

1934 1935 1936 30 giugno — Durante la ’Notte dei lunghi coltelli‘ Hitler elimina fisicamente gli appartenenti alle SA, la squadra d’assalto che, volendo una rivoluzione sociale, stava facendo perdere consensi al partito.

2 agosto — Dopo la morte di Hindenburg; Hitler riunisce, su di se le cariche di cancelliere e di presidente

15 settembre — Vengono emanate ufficialmente le leggi razziali contro di ebrei cono sciute come leggi di Norimberga. Di queste facevano parte a loro volta tre emandamenti: 1. La «legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco»; 2. La «legge sulla cittadi nanza del Reich»; 3. La «legge sulla bandiera del Reich».

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23 ottobre — Si conclude il patto di alleanza tra Italia fascista e Germania dopo le controversie circa le differen- ti collocazioni nell’ambito degli schieramenti europei. Esso è denominato «Asse Roma - Berlino». La prima conseguenza fu la partecipazione dell’Italia alla Guerra Civile Spagnola, in appoggio alle forze franchiste.


I numeri intesi come date

1937 1938 1939 16 luglio — Nasce il campo di concentramento di Buchenwald come luogo di detenzione preventiva per oppositori politici, criminali e testimoni di Geova. Si apre un periodo caratterizzato da espansione economica ed innalzamento della qualità della vita: crolla la disoccupa zione ed è riconosciuta l’importanza del tempo libero.

13 marzo — Avviene l’ Anschluss, l’annessione forzata dell’Austria al Terzo Reich.

9 novembre — Si verifca una notte di violenza, ricordata come la «Notte dei cristalli» ai danni di centinaia di ebrei in Germania, Austria e Cecoslovacchia da parte delle SS. Vengono distrutte strade, negozi ed abitazioni.

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22 maggio — Germania ed Italia firmano il patto d’acciaio.

23 agosto — Germania ed URSS stipulano il patto di non aggressione «Molotov-Ribbentropp».

1 settembre — La Germania invade la Polonia: scoppia la Seconda Guerra Modiale.

3 settembre — Francia ed Inghilterra dichiarano guerra alla Germania.


Parte 1

1940 1941 1942 10 Maggio — La Germania invade Belgio, Olanda, Lussemburgo e Francia.

22 Maggio — Viene aperto il campo di concentramento e sterminio di Auschwitz.

10 Giugno — L’italia entra in guerra al fianco della Germania.

27 settembre — Germania Italia e Giappone firmano il «Patto Tripartito».

22 giugno — Inizia l’oper azione Bar- barossa tramite la quale la Germania invade l’Unione Sovietica.

8 ottobre — Nasce AuchwitzBirkenau

7 dicembre — Le forze aereonavali attaccano la base di Pearl Harbor provo cando l’ingresso degli Stati Uniti nella guerra contro le forze dell’Asse.

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20 gennaio — Si svolge la conferenza di Wannsee per pianificare la ‘soluzione finale’ del proble ma ebraico: a causa dell’impossibilità di trasportare gli ebrei nel Mada gasgar, si cercò una soluzione alternativa.

1 giugno — Nasce il campo di Treblinka.

13 settembre — Comincia la battaglia di Stalingrado.


I numeri intesi come date

1943 1944 1945 18 Febbraio — Goebbels, divenuto ormai ministro della propaganda, dichiara la «Guerra totale».

19 Aprile — Scoppia la rivolta nel ghetto ebrei di Varsavia.

16 maggio — La rivolta del ghetto viene rspressa in modo violento.

9 settembre — I tedeschi invadono l’Italia dopo l’armistizio.

6 giugno — Le forze alleate sbarcano in Normandia.

20 luglio — Si verifica un attentato contro Adolf Hitler a Rastenburg, che non andrà a buon fine.

16 dicembre — La Germania stava per soccombere ed attua un disperato tentativo di contrattacco Ardenne che passerà alla storia come il «colpo di coda» di Hitler. 31

27 gennaio — L’armata Rossa libera il campo di Auschwitz.

30 aprile — Suicidio di Adolf Hitler e di Eva Braun.

1 maggio — Dopo aver ucciso i propri figli, i coniugi Goebbels si tolgono la vita.

23 maggio — Suicidio di Heinrich Himmler.

20 novembre — Inizia il proesso di Norimberga.


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Parte 2

Il sistema dei lager nazisti Un metodo organizzativo per gestire la ‘fabbrica’ del terrore

L’istituzione che meglio di tutte incarnava lo spirito del regime Nazista, tra quelle del Terzo Reich fu senza dubbio il sistema dei campi di concentramento, in tedesco Konzentrationslager, KL, il cui meccanismo di dominio, composto da regole proprie e del tutto ‘speciali’ finì per rispecchiare le ossessioni proprie della leadership nazista. Anche se nell’immaginario collettivo la loro nascita è legata alla Germania nazista ed in particolare al periodo che va dal 1933 al 1945 in reltà le loro radici sono più lontane come spesso dichiara lo stesso Hitler; secondo quest’ultimo, infatti, «i loro inventori sono gli inglesi, che hanno usato queste istituzioni per spezzare gradualmente la schiena alle altre nazioni.»2 Nonostante questi discorsi pubblici tenuti in fase di propaganda durante la guerra contro la Gran Bretagna un fondo di verità è presente ed è testimoniato dal fatto che molti studiosi definirono il periodo precedente all’istituzione dei campi di concentramento nazisti come «l’era dei campi», vista la loro capillare diffusione in Europa anche dopo il crollo del Terzo Reich. Il primo di questi siti comparve durante le guerre coloniali quando, tra il XIX e il XX secolo, gli occupatori usarono questo metodo di detenzione per sconfiggere i ribelli e indurli alle resa. Tuttavia i diretti eredi compaiono in Europoa soltanto con l’avvento della Prima

L’entrata del campo di concentramento di Auschwitz I, Raymond Depardon, Magnum. 33


Parte 2

Guerra Mondiale e sono campi di lavoro destinati ai prigionieri di guerra, di internamento per i civili e campi per i rifugiati; grazie alle nuove innovazioni, come per esempio il filo spinato a basso costo, le mitragliatrici ed i casolari prefabbricati, essi furono più facili da sorvegliare. Intorno agli anni Trenta, al di fuori dell’Europa, ciò che più si avvicinava ai campi di concentramento delle SS erano i gulag situati in Unione Sovietica nel periodo in cii era sottoposta al governo stalinista. Anche se la violenza di questi ultimi fu sicuramente fonte di ispirazione all’interno delle colonie penali, dei carceri e dei siti di concentramento e di lavoro sovietici, la probabilità di essere rilasciati era ancora molto più alta. Agli esordi i lager nazisti, nella primavera del 1933, fiorirono nei luoghi più improbabili: hotel abbandonati, castelli, caserme, centri sportivi e ostelli della gioventù; i luoghi più gettonati e conosciuti di tutti restavano le ’taverne delle SS‘ le quali però erano in grado di ospitare soltanto un numero esiguo di prigionieri e fungevano inoltre come una sorta di quartier generale dove riunirsi per divertirsi e pianificare gli attacchi successivi. Nel corso del 1933 le SA e le SS gestivano circa 170 ’campi di concentramento‘ dislocati più che altro nelle zone note per la loro opposizione al regime. I problemi di ordine pratico comunque comparvero presto, non soltanto a causa del fatto che a eccezione delle carceri e delle case di lavoro nessuno di questi luoghi era progettato per adempiere a queste funzioni, ma anche perchè i corpi speciali stavano gestendo questa situazione con ondate di violenza e caos. 34


Il sistema dei lager nazisti

Il 6 luglio 1933 Hitler informa i funzionari che la ‘rivoluzione nazista’, caratterizzata dai tratti elencati precedentemente, tra cui specificatamente violenza e sangue, era terminata e che era il caso di procedere in modo più controllato ed organizzato. Nel momento in cui i nuovi campi, si affermarono come veri e propri stabilimenti riconosciuti in tutto il mondo, adempivano a funzioni differenti, per questo motivo possiamo distinguere: - Campi di lavoro gestiti ed organizzati dalla polizia di sicurezza3 o da industrie private; -Campi di transito che venivano utilizzati come centri di ‘smistamento’ dei prigionieri verso i principali lager nazisti, qui essi venivano privati di ogni bene; -Campi di concentramento, strutture carcerarie adatte alla detenzione di civili o militari; -Campi di detenzione per prigionieri di guerra, destinati soprattutto a soldati sovietici, e IMI, soldati che non avevano aderito alla Repubblica Sociale; -Campi di sterminio utilizzati per l’eccidio programmato dei prigionieri.

2.1

Le fasi temporali dei campi di concentramento Con il mutare delle condizioni sociali, politiche ed economiche e con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale i campi subirono dei cambiamenti: è infatti possibile distinguere tre fasi nelle quali si articola la storia dei campi di concentramento nazisti.

35


36


Il sistema dei lager nazisti

1933 —36

I campi venivano usati per internare gli oppositori al regime, soprattutto quelli di sinistra, al fine di subire una rieducazione politica; dall’autunno del 1933 furono rinchiusi in questi campi altre categorie di persone, vagabondi, mendicanti, elementi asociali e criminali comuni. Quando nel 1934 vennero affidati alle SS, le quali avevano piena autorità, sfuggirono ad ogni forma di controllo, politica e militare. In questa fase inziale la detenzione era ancora a scopo preventivo infatti, anche se veniva propagandata come illimitata, durava all’incirca meno di un anno e aveva l’obiettivo di rieducare l’individuo sotto il punto di vista politico, e di forgiare la sua mente. Anche se cominciavano a manifestarsi i primi casi di violenza ingiustificata, le condizioni di vita erano ancora giudicate ’vivibili‘.

«Il lavoro rende liberi» scritta in ferro presso il cancello di d’Auschwitz I, Raymond Depardon, Magnum. 37


Parte 2

1936 —42

Allo scopo di prepararsi per affrontare l’imminente guerra tutti i campi inziali, a parte Dechau, furono modificati al fine di ospitare un numero maggiore di prigionieri. La creazione dei nuovi campi fu relegata nei nuovi territori conquistati: Austria, Francia, Cecoslovacchia e Polonia. L’intera gestione dei campi a partire da questo momento fu affidata a Heinrich Himmler, il quale li trasformò in luoghi di sfruttamento di manodopera ‘gratuita’: durante questi anni essi rappresentarono la fonte maggiore di risorse economiche. Alle categorie di prigionieri precedenti furono aggiunti gli omosessuali, le prostitute, gli zingari, i disoccupati, i testimoni di Geova e, dopo la Notte dei Cristalli, anche gli ebrei. Il tasso di mortalità era molto più elevato, non soltanto a causa delle pesanti condizioni di sfruttamento alle quali erano sottoposti, ma anche in funzione della creazione dei centri di sterminio e delle recenti camere a gas. 38


Il sistema dei lager nazisti

1942 —45

All’interno di questo contesto di morte, violenza e sfruttamento si inserirono le fabbriche statali o private del Terzo Reich. Paradossalmente, però nonostante l’utilizzo massiccio prima del monossido di carbonio a Belzec, Sobibor e Treblinka, e successivamente dello Zyklon-B ad Auschwitz e Majdanek, le condizioni di vita dei prigionieri migliorarono leggermente. A causa del fatto che la Germania stava per perdere il conflitto e verteva in ritirata, non aveva più assicurato il ricambio continuo di prigionieri, motivo per il quale preferì sfruttare quelli già presenti all’interno dei campi, preservandosi la restante manodopera, piuttosto che procedere ad uccisioni di massa programmate. C’è da dire che lo stesso trattamento non fu riservato, purtroppo, a tutti i prigionieri: per gli ebrei fu deliberato lo sterminio di massa tramite la prima selezione appena giunti presso le strutture, o tramite il deperimento, la denutrizione e le epidemie. 39


Parte 2

Marzo

1933 -

Dachau, Campo di lavoro situato in Germania, chiuso nell’aprile del 1945.

Marzo

1933 -

Oranienburg, Campo di raggruppamento situato in Germania, chiuso nel mese di luglio del 1934.

Marzo

1933 -

Osthofen, Campo di raggruppamento situato in Germania, chiuso nel mese di luglio del 1934.

Giugno

1933 -

Breitenau, Campo di lavoro situato in Germania, chiuso nel luglio del 1934.

Luglio

1936 -

Sachsenhausen, Campo di lavoro situato in Germania, chiuso nell’aprile del 1945.

Luglio

1937 -

Buchenwald, Campo di lavoro situato in Germania, chiuso nell’aprile del 1945.

Maggio

1938 -

Flossenbürg, Campo di lavoro situato in Germania, chiuso nell’aprile del 1945.

40


Il sistema dei lager nazisti

Agosto

1938 -

Mauthausen, Campo di lavoro e di sterminio situato in Austria, chiuso nel maggio del 1945.

Dicembre

1938 -

Neuengamme, Campo di lavoro situato in Germania, chiuso nel maggio del 1945.

Febbraio

1939 -

Le Vernet, Campo di internamento situato in Francia, chiuso nel giugno del 1944.

Maggio

1939 -

Ravensbrßck, Campo di lavoro situato in Germania, chiuso nell’aprile del 1945.

Settembre

1939 -

Stutthof, Campo di concentramento e di lavoro situato in Polonia, chiuso nel mese di maggio del 1945.

Ottobre

1939 Maggio

1940 -

Westerbork , Campo di raggruppamento situato nei Paesi Bassi, chiuso nel mese di aprile del 1945. Auschwitz, Campo di concentramento, lavoro e sterminio, situato in Polonia, chiuso nel mese di gennaio del 1945. 41


Parte 2

Luglio

1940 -

Hinzert, Campo di raggruppamento situato in Germania, chiuso nel mese di marzo del 1945.

Agosto

1940 -

Gross-Rosen, Campo di lavoro situato in Polonia, chiuso nel febbraio del 1945.

Settembre

1940 -

Breendonk, Campo di prigionia e lavoro situato in Belgio, chiuso nel mese di luglio del 1945.

Maggio

1941 -

Natzweiler, Campo di concentramento e lavoro situato in Francia, chiuso nel mese di settembre del 1944.

Luglio

1941 -

Majdanek, Campo di concentramento, prigionia e sterminio, situato in Polonia, chiuso nel mese di luglio del 1944.

Luglio

1941 Agosto

1941 -

Maly Trostenets, Campo di sterminio situato in Biellorussia, chiuso nel mese di giugno del 1944. Jasenovac, Campo di sterminio situato in Croazia, chiuso nell’aprile del 1945.

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Il sistema dei lager nazisti

Settembre

1941 -

Leopoli, Campo di lavoro e di sterminio situato in Ucraina, chiuso nel mese di novembre del 1943.

Dicembre

1938 -

Theresienstadt, Ghetto e campo di transito situato nella Repubblica Ceca, chiuso nel mese di maggio del 1945.

Dicembre

1941 -

Falstad, Campo di prigionia situato in Norvegia, chiuso nel maggio del 1945.

Dicembre

1941 -

Grini, Campo di prigionia situato in Norvegia, chiuso nel maggio del 1945.

Maggio

1942 -

Bełżec, Campo di sterminio situato in Polonia, chiuso nel giugno del 1943.

Aprile

1942 -

Arbeitsdorf, Campo di lavoro situato in Germania, chiuso nell’ottobre del 1942.

Maggio

1942 -

Sobibór, Campo di sterminio, situato in Polonia, chiuso nell’ottobre del 1943.

43


Parte 2

Luglio

1942 -

Treblinka, Campo di sterminio situato in Polonia, chiuso nel novembre del 1943.

Ottobre

1942 -

Berg, Campo di transito situato in Norvegia

Dicembre

1942 -

PlaszĂłw, Campo di lavoro situato in Polonia, chiuso nel gennaio del 1945.

Marzo

1942 -

Riga-Kaiserwald, Campo di lavoro situato in Lettonia, chiuso nel’agosto del 1944.

1942 -

Varsavia, Campo di lavoro e di sterminio, situato in Polonia, chiuso nel mese di agosto del 1944.

Aprile

1943 Giugno

1943 -

Bergen-Belsen, Campo di concentramento e raggruppamento situato in Germania, chiuso nel mese di aprile del 1944. Kaufering, Campo di lavoro situato in Germania, chiuso nell’aprile del 1945.

44


Il sistema dei lager nazisti

Settembre

1943 -

Risiera di San Sabba, Campo di lavoro e detenzione situato in Italia, chiuso nel mese di aprile del 1945.

Settembre

1943 -

Mittelbau-Dora, Campo di lavoro situato in Germania, chiuso nell’aprile del 1945.

Gennaio

1944 -

Fossoli, Campo di transito situato in Italia, chiuso nell’agosto del 1944.

Luglio

1944 -

Bolzano, Campo di transito situato in Italia, chiuso nell’aprile del 1945.

Aprile

1944 -

Langenstein-Zwieberge, Campo di concentramento situato in Germania, chiuso nel mese di aprile del 1945.

Marzo

1943 -

Lager Sylt, Campo di lavoro situato nelle Isole del canale, chiuso nel mese di giugno del 1944.

Dicembre

1941 -

Sajmište, Campo di concentramento e sterminio, situato in Serbia, chiuso nel mese di z luglio del 1944. 45


46


Il sistema dei lager nazisti

2.2

L’ampliamento dei campi e la loro gestione Già nel 1938 Heinrich Himmler, militare tedesco e comandante della polizia dal 1936 e delle forze di sicurezza del Terzo Reich, aveva dichiarato che durante la guerra lo spazio destinato ai luoghi di detenzione già esistenti non sarebbe bastato a causa del fatto che sarebbero state arrestate più persone. Egli, non avendo mai considerato statico questo sistema, riuscì a realizzare il proprio progetto a causa del fatto che la sua visione circa l’afflusso di prigionieri si dimostrò reale: nel giro di poco tempo il sistema dei campi di concentramento era diventato un labirinto che si stava allargando. Il sovraffollamento verificatosi intorno al 1939 indusse Himmler ad organizzare un censimento delle strutture esistenti anche al fine di impedire che i funzionari nazisti locali creassero e gestissero campi privati. Da questa operazione risultò chiaro il bisogno di fornire i campi di un valido sistema di organizzazione, in modo tale che i prigionieri individuassero subito le aree a loro assegnate e le guardie, invece, riuscissero a controllare sempre l’afflusso di prigionieri. I campi più grandi, come per esempio quello di Auschwitz erano dotati di una prima divisione in macroaree: nel caso specifico con questo nome si intende il vasto complesso di campi di concentramento e di lavoro

Il patibolo a cui Rudolph Höss, comandante del campo di Auschwitz, fu impiccato, Raymond Depardon, Magnum. 47


Parte 2

che formarono un sistema concentrazionario situato nei pressi dell’omonima città della Polonia Meriodionale. Tra di questi sono annoverati non solo quarantacinque sotto-campi, costruiti durante il sanguinoso periodo di occupazione polacco, ma anche due campi più grandi, per dimensioni, e più efficienti. Questi ultimi oltre ad avere un loro nome ’proprio‘ derivante generalmente dalla città vicino la quale erano collocati, erano anche indentificati con numeri romani progressivi: campo di sterminio di Birkenau, in polacco Brzezinka, Auschwitz II e quello di Monowitz, in polacco Monowice, Auschwitz III; con la sola denominazione di Auschwitz I, invece, era indicato il campo principale. Una seconda divisione riguardava poi gli edifici interni ad ogni campo: ogni complesso aveva, infatti, bisogno di strutture adibite a determinate funzioni. Anche se la seguente divisione riguarda il campo di concentramento di Auschwitz, è possibile riscontrare la stessa organizzazione in tutti i lager nazisti. Tutti gli edifici in muratura costituivano il nucleo centrale ed erano denominati Block, blocchi, baracche; essi generalmente si eregevano su di un solo livello ed avevano una pianta a forma rettangolare. Molti di questi erano destinati a funzioni burocratiche e di ufficio, i più, invece, soprattutto quelli di fattura sommaria costruiti con il legno, erano designate come abitazioni dei prigionieri; queste ultime erano divise in due Stuben, cameroni, con ingressi separati. Nel primo, Tagesraum, viveva il capo-baracca con i suoi amici; esso comprendeva non soltanto i suoi effetti 48


Il sistema dei lager nazisti

personali, ma anche elementi che servivano per gestire l’altro locale, ovvero il dormitorio: gli attrezzi del Blockfrisör, barbiere autorizzato, i mestoli per distribuire la zuppa e due nerbi di gomma, quello pieno e quello vuoto, utili per mantenere la disciplina. All’interno di questi, al fine di sfruttare tutto lo spazio possibile erano spesso stipate cuccette di tre piani, composte da tavole di legno mobili, che arrivavano fino al tetto, ed erano divise da tre corridoi. Ognuna di queste era provvista di un sottile sacco a paglia e di due coperte ciascuna, per un totale di circa centoquaranta cuccette e quindi, il triplo di uomini che vi soggiornavano. Altri blocks erano adibiti a scopi particolari: cucine, ambulatorio, infiermeria; il criterio di divisione e riconoscimento era spesso il sistema numerico arabo. Ad Auschwitz, come testimonia Primo Levi, il block 24 era riservato agli scabbiosi, il 7 ai Prominenz, cioè all’aristocrazia composta da coloro che ricoprivano incarichi supremi e privilegiati, il 49 ai Kapos, il 12 fungeva da Kantine, cioè da magazzino all’interno del quale si distribuisce tabacco, polvere insetticida, e altri articoli; infine il block 37 accoglieva la Fureria e l’ufficio del lavoro e così via per tutti gli altri edifici. 2.3

L’arrivo al campo e il rituale della vergogna Ad ogni locale, ad ogni luogo, ad ogni edificio, corrispondeva quindi una determinata funzione, in un momento specifico della giornata. A partire dal loro arrivo al campo, i più ‘fortunati’, ovvero coloro che non

49


Parte 2

venivano subito selezionati per l’eliminiazione immediata all’interno delle camere a gas, per esempio, ricevevano le cosidette ’cerimonie di benvenuto‘. Coloro che erano stati individuati come abili al lavoro attendevano nudi ed inermi di fronte al block adibito a bagno, individuato ad Auschwitz-Birkenau con il numero 29: qui venivano rasati, investiti con getti di acqua bollente o gelata e rispediti nel cortile, spesso sofferenti a causa delle basse temperature, dove venivano consegnati loro le uniformi e tutto ciò che avrebbero posseduto durante il resto della loro breve vita li dentro. A questo punto si procedeva alla registrazione e alla marcatura, argomento trattato in modo più ampio nel capitolo successivo, dopo la quale i prigionieri erano costretti ad un periodo di quarantena che durava all’incirca dalle sei alle otto settimane. All’interno di questi block venivano sottoposti ad esercizi estenuanti, percosse, e marce: la quarantena aveva l’obbligo, anche tramite le porzioni ridotte a causa del fatto che essi non lavoravano ancora e non contribuivano quindi ad incrementare l’economia dello stato e del campo, di spezzare non soltanto psicologicamente ma soprattutto fisicamente ogni individuo. Coloro che sopravvivevano a questo periodo erano assegnati subito ad un Kommando, squadra di lavoro, guidata, da un kapo, raramente in base al criterio delle proprie abilità. Auschwitz contava circa duecento kommandos, ognuno dei quali, a sua volta ’ospitava‘ da quindici a centocinquanta uomini, in base al lavoro, più o meno urgente da svolgere. 50


Il sistema dei lager nazisti

2.4

Una rigida e disumana scansione della vita umana Una giornata cominciava in media molto presto, circa verso le 4 di mattina; prima di lasciare gli alloggi i prigiornieri dovevano rassettare la loro ’postazione‘. Ognuno di loro riceveva da mangiare tre volte al giorno: per la colazione era previsto mezzo litro di surrogato di caffè e 5 grammi di zucchero; il pranzo, a mezzogiorno, consisteva in una zuppa raramente calda ed infine a cena ritornava il mezzo litro di surrogato di caffè o infuso di erbe, con qualche supplemento: 300/350 grammi di pane, 20 grammi di salame, 30 di margarina ed un cucchiaio di marmellata. L’apporto di kalorie medie per indivuduo era calcolato in modo preciso ed estremamente inferiore al fabisogno giornaliero: 13001700 kalorie: il loro peso andava dai 30 ai 40 kili, il 50/70% in meno del peso medio di un uomo. Grazie all’insufficiente nutrimento, il sistema riusciva a controllare la vita media di ogni individuo all’interno del campo: essa andava dai 3 ai 6 mesi in relazione al lavoro che essi svolgevano: duro, medio, leggero. Gli appelli, generalmente 2, erano programmati in determinate ore del giorno; durante questo periodo i detenuti dovevano formare file di 3 o 5 persone. Tra le 20 e le 21 era proclamato il silenzio ed era proibito riunirsi o farsi sorprendere in blocks diversi da quello che vi era stato assegnato. Prima del 1938 le condizioni, più agevoli, permettevano di acquistare viveri, ricevere lettere e visite e scardinare il ritmo la domenica, al fine di alleggerirla.

51


52


Parte 3

Il numero d’ordine I prigionieri privati del loro nome e della loro identità

«Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare si che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.»4

Dopo il processo di lavaggio e di rasatura al quale venivano sottoposti i prigionieri arrivati in qualsiasi campo di concentramento, i funzionari tedeschi procedevano alla loro registrazione annotando le generalità di ognuno di loro. Da quel momento in poi a tutti veniva assegnato un numero composto da una o più cifre in base al numero dei detenuti presenti nella struttura: una sequenza di numeri più elevata corrispondeva ad un nuovo arrivato e di conseguenza faceva prevedere un campo molto affollato, al contrario un numero basso corrispondeva ad un veterano del campo. A questo punto tutti dovevano cucire sulla propria divisa, composta da pantaloni e blusa, il numero d’ordine assegnatogli, di colore nero, stampato in una

Quattro prigionieri schedati all’interno del campo di concentramento di Auschwitz, 1940. 53


Parte 3

stoffa speciale rettangolare bianca, il quale fungeva da passepartout per ogni attività del campo, compreso il fatto di mettersi in fila per ricevere la razione giornaliera del pasto o semplicemente per lavarsi. Il numero veniva assegnato in ordine alfabetico per cognome e faceva riferimento ai prigionieri immatricolati in un solo giorno; bisogna precisare che a questa pratica burocratica ’sfuggivano‘ coloro che venivano selezionati all’arrivo e condotti ai forni. Esso veniva assegnato nel campo principale e valeva poi, di riflesso, anche per quelli dipendenti e veniva riportato su qualsiasi tipo di registro, compresi alcuni speciali che servivano ad individuare i deportati ai quali era stata rilevata la presenza di protesi dentali d’oro da asportare al momento del decesso. Il prigioniero è chiamato soltanto con il suo numero identificativo, durante l’appello in lingua tedesca, o più raramente in altre lingue durante altre comunicazioni. Nel caso in cui il prigioniero era privato dei propri vestiti, durante il ricovero in infermeria per esempio, il numero veniva tracciato a matita sul petto o sulla coscia; nel caso di decesso veniva invce appeso all’alluce destro un cartellino identificativo. A proposito dell’abbigliamento oltre ai due capi precedentemente elencati ogni prigioniero riceveva anche una leggera camicia, un paio di mutande e scarpe, spesso zoccoli di legno, le quali non erano adatte ai lavori pesanti e provocavano piaghe ed infezioni che in quel contesto potevano risultare mortali. Generalmente le divise tendevano ad essere pressocchè le stesse in modo tale da 54


II numero d’ordine

omologare gli individui; la trama consisteva in delle righe scure alternate a righe di colore più chiaro: verde scuro e bianco, blu scuro e bianco. All’interno di ogni campo il criterio di assegnazione poteva variare leggermente: a Bolzano agli ebrei e ad altri prigionieri non è attribuito alcun numero; a Bunchenwald e Flossenbürg talora era posto anche sul berretto; a Mauthausen il numero era posto anche su di una piastrina da legare al polso con del filo di ferro. A partire dal 1942 ad Auschwitz, e nei lager che ne dipendevano, venne implementato un nuovo metodo di catalogazione: il numero d’ordine non veniva più cucito sugli abiti , all’altezza del petto a sinistra nei campi femminili, e all’altezza del petto a sinistra e della coscia destra laterale in quelli maschili, ma anche tatuato barbaramente sull’avambraccio sinistro nella parte esterna; se si trattava invece di un uomo che non era ebreo, nella parte interna. A questa pratica riuscivano solo a sottrarsi i prigionieri tedeschi non ebrei e quelli da ’rieducare‘, in quanto ne furono giudicati esenti. L’operazione, il cui significato era chiaro: comunque vada queste atrocità resteranno per sempre impresse dentro di voi, durava circa un minuto ed era eseguito con dei timbri di metallo recanti i numeri fatti con aghi lunghi circa 1 cm; successivamente esso fu sostiuito da una lancetta fissata ad un cannello di legno. Oltre ad essere un gesto crudele esso conteneva una violenza ancora maggiore per gli ebrei ortodossi la cui legge mosaica vietava il tatuaggio in quanto segno distintivo dei barbari. 55


56


Parte 4

Stima numerica del genocidio Quanti sono stati i deportati? I morti? I sopravvissuti?

È difficile riportare una stima precisa delle vittime dell’olocausto, ovvero di tutti quegli individui che, tra il 1933 ed il 1945, persero la vita in conseguenza delle dirette misure di persecuzione razziale e politica, di pulizia etnica e di genocidio, messe in atto dal regime nazista del Terzo Reich e dai loro alleati. In realtà il termine assume due significati: in senso stretto esso si riferisce agli ebrei vittime della Shoah, sia nei ghetti che nei campi di concentramento; in senso più ampio rientrano, invece, all’interno di questa definizione anche coloro che persero la vita durante questo periodo: rom, disabili, omosessuali, slavi, dissidenti politici e criminali di guerra. Lo United States Holocaust Memorial Museum calcola che circa 15-17 milioni di persone furono uccise come risultato diretto dei processi promossi dal regime nazista; in ogni caso è da tenere presente il fatto che nessun calcolo potrebbe mai essere definitivo per il semplice fatto che è impossibile considerare tutti gli individui che non furono registrati all’arrivo nei campi o tutti coloro che morirono violentemente nei vari luoghi in seguito a rappresaglie non documentate. Per quanto riguarda la prima ’categoria‘, la popolazione ebraica, è stato stimato che tra di essa rientrano circa 6 milioni di vittime. Uno dei primi

Scatola di Zyklon B, concime chimico utilizzato nelle camere a gas di Auschwitz, Raymond Depardon, Magnum. 57


Parte 4

obiettivi della politica nazista, infatti, fu da sempre quello di incentivare il trionfo e l’incremento della razza ariana, purificandola rispetto alle razze minori. Quello degli ebrei non è di certo il primo genocidio della storia, resta comunque unico per natura e dimensioni: adesso si stavano sterminando individui per motivazioni ideologiche. L’Europa del periodo dei lumi e del trionfo della ragione aveva attuato un processo di emancipazione nei confronti degli ebrei che era iniziato già dalla Rivoluzione Francese; ad un certo punto però il crollo della tradizione ed il raffrozarsi delle passioni nazionalistiche, in seguito anche alla sconfitta della Germania nella Prima Guerra Mondiale, rafforzarono la giudeofobia cristiana e quindi di colpo l’emancipazione divenne il problema: nel 1882, a Dresda, fu organizzato il primo congresso antisemita. Nel 1939 gli ebrei sparsi per il mondo ammontavano a 16 milioni, la maggior parte dei quali viveva in Europa; era proprio a questa fetta di popolazione che si doveva il proliferare di studi sulla medicina, sull’arte, sull’economia e sulla letteratura. Va chiarito, in ogni caso, che già all’inizio degli anni Trenta quasi il 60% degli ebrei tedeschi lascia il proprio paese: 154.000 restano in Europa, di questi 100.000 in paesi che nel 1940 saranno invasi, 66.000 entrano in Palestina, una cifra modesta a causa delle restrizioni del governo britannico, ed infine solo il 9% dei 309.000 che nel 1939 avevano richiesto un visto per la gli Stati Uniti riescono ad ottenerlo. 58


Stima numerica del genocidio

Il più alto numero di vittime, non solo ebree, è registrato dopo gli anni 40’ quando, furono messi in funzione i campi di sterminio di Chełmno, Bełżec, Sobibór, Treblinka, Majdanek ed Auschwitz, all’interno dei quali si provvedette a portare a compimento la soluzione finale del problema ebraico. In questo periodo si verifitò, tra le tante violenze anche il Porajmos, termine con il quale Rom e Sinti indicano lo sterminio del proprio popolo ’zingari’ per mano del governo nazista; durante questo processo perirono tra le 196.000 e le 300.000 persone. Il terzo gruppo selezionato per lo stermino completo fu quello dei disabili, ariani compresi, tramite il programma di eugenetica5 che implicò l’uccisione cruenta di oltre 250.000 persone. Altri gruppi non ariani, slavi, russi, serbi, ucraini, polacchi e sloveni, furono soggetti a programmi di ’riduzione numerica‘, e sottoposti a forme di sfruttamento coercitivo di lavoro, che provocarono la morte di almeno 7-8 milioni di persone. Dato che il nuovo ordine imponeva l’eliminazione di ogni forma di dissenso, tra le vittime rientrarono anche comunisti, socialisti e massoni, per esempio, per un totale di almeno un milione e mezzo; tra di esse furono circa 30.000 i deportati politici italiani e 40.000-50.000 gli internati militari italiani dopo l’8 settembre 1943. Vanno inoltre considerati gli indesiderabili, e i non-assimilabili al nuovo ordine, è il caso per esempio degli omosessuali per un totale che va da 5.000 a 15.000 persone, o dei testimoni di Geova. 59


Capitolo 4/ Stima numerica del genocidio

60


Stima numerica del genocidio

4.1

Il lavoro forzato e l’incremento dell’economia tedesca Da diverse fonti, scritte e non, è emerso che uno dei pilastri portanti su cui poggiava la rete dei campi di concentramento era il lavoro forzato. Secondo alcune notizie è stato possibile stimare che nel 1943, per esempio, ad Auschwitz i prigionieri furono occupati nell’industria di guerra per 60.837 giornate lavorative e solo nel novembre di quell’anno per 537.00. Presto le imprese industriali si rivolsero al Centro Economico Amministrativo, WVHA, diretto da Oswald Pohl, per richiedere l’assegnazione dei prigionieri, i quali lavoravano per circa dodici ore al giorno. La IG-Farbenindustrie, che si occupava della produzione di benzina sintentica, gomma elastica ed estrazione di carbone, definì la collaborazione con la SS come una benedizione: la ditta pagava al campo 4 marchi per ogni giornata lavorativa di un esperto e 3 marchi per quella di un lavoratore non specializzato. Così in soli sette mesi di lavoro dei prigionieri e nove delle prigioniere, le autorità del campo ricevettero più di 12 milioni di marchi. Di contro l’industria tedesca si sviluppo grazie allo sterminio dei prigionieri: la ditta Degesch, di proprietà della IG-Farbenindustrie, produceva lo zyklon B e dal 1941 al 1944 aveva incassato, infatti, quasi 300.000 marchi per la vendita del gas letale per i prigionieri.

Veduta dall’alto dell’immenso complesso di Auschwitz, Raymond Depardon, Magnum. 61



Note 1 . Treccani, Dizionario di storia, 2011. 2. Cit. del discorso di Adolf Hitler del 30 gennaio 1941, Nikolaus Wachsmann, KL Storia dei campi di concentramento nazisti, Mondadori, Oscar storia, 2017. 3. Essa veniva anche definita Sicherheitspolizei o Sipo e rappresentava le due forze di polizia che si occupavano della sicurezza del Reich dal punto di vista politico e criminale: Geheime Staatspolizei, Polizia segreta di stato, nota come Gestapo, e la Reichskriminalpolizei, Polizia criminale del Reich nota come Kripo. 4. Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino 1997. 5. Politiche sociali razziste destinate a coloro che vennero identificati come ’vite di nessun valore‘. A questi avrebbe dovuto essere impedito di riprodursi, in modo da non diffondere i propri geni all’interno della popolazione:oltre 400.000 persone subirono la sterilizzazione coatta, e 70.000 furono uccise.

63


Bibliografia Christian Bernadac, I giorni senza fine, Ferni, 1977 Piero Caleffi e Albe Steiner, Pensaci, uomo!, Feltrinelli, Milano 1960 Lucy S. Dawidowicz, The War Against the Jews: 1933-1945, Bantam Dell Pub Group, 1991 Anna Frank, Diario, Et scrittori, Einaudi,vv Torino 2015 Adolf Hitler, Mein Kampf, Edizioni Clandestine, Trento 2016 Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino 1997 Rocco Marzulli, La lingua dei lager, Parole e memoria dei deportati italiani, Donzelli Editore, Roma 2017 Mßnchner Neuesten Nachrichten, Monaco di Baviera 1933 Vittorio Vidotto, Hitler e il nazismo, tratto da i volti del potere, Editori Laterza, Bari 2003 Nikolaus Wachsmann, KL, Storia dei cmapi di concentramento nazisti, Mondadori, Oscar storia, Trento 2017 Georges Bensoussan, Atlante della Shoah (1939-1945), Libreria Editrice Goriziana, Orizzonti, 2018

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Sitografia ANED, Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, http: www.deportati.it. Giornalettismo, testata su esseri umani, http://www.giornalettismo.com. La stampa, http://www.lastampa.it. Likniesta weekend, http://www.linkiesta.it/it/. Shoah-Nakba.it, per una memoria che guarda al presente, http://www.shoah-nakba.it. United States Holocaust Memorial Museum, https://www.ushmm.org. Wikipedia, l’enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org. Wikipedia, The Free Encyclopedia, https://en.wikipedia.org/wiki.

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Finito di stampare nel mese di maggio 2018 presso Arti Grafiche Leonardi, Catania


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