Alfabeti tipografici. Segni, nel regime Nazista

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Selene Cardaci

Segni nel regime Nazista


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Alfabeti tipografici / 3


Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica Biennio specialistico in Graphic Design Editoria Anno Accademico 2016/2017 Grafica Editoriale Docente Gianni Latino Progetto grafico Selene Cardaci Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni, o con qualsiasi sistema di memorizzazione o recupero senza espressa autorizzazione scritta da parte dell'autore e dell'istituzione accademica. Pubblicazione composta in Fette Fraktur, realizzato da Johann Christian Bauer nel 1850, e in Book Antiqua, realizzato da Monotype. © Copyright 2018 Accademia di Belle Arti di Catania Selene Cardaci Tutti i diritti riservati www.accademiadicatania.com


Selene Cardaci

Segni nel regime Nazista



Indice

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Premessa L’utilità dei segni, le parti costitutive e la loro affermazione

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Parte 1 Tra funzionalità e misticismo

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Parte 2 La svastica

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Parte 3 L’aquila e la croce di ferro

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Parte 4 SS-Runen

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Parte 5 La stella a sei punte

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Parte 6 Contrassegni triangolari

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Note

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Bibliografia

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Sitografia



Premessa

L’utilità dei segni Le parti costitutive e la loro affermazione

La definizione più generale di segno fa riferimento a qualsiasi oggetto, anche se più spesso si manifesta sotto forma di figura, che, in modo convenzionale, viene assunta come espressione o rappresentazione di un’altra cosa, spesso astratta; è necessario, però, che le due cose abbiano un nesso ontologico o analogico. I suoi elementi costitutivi vengono indicati nel punto, concetto astratto che rappresenta con precisione una giunzione, un incontro o un’intersezione; nella linea, sequenza di punti che invita l’occhio al completamento; nella curva, che conferisce ad un essere umano una sensazione molto più gradevole rispetto ad una retta per il fatto che la volta del cielo ed il globo terrestre sono all’origine dell’idea di cerchio che egli ha. I segni basilari, derivanti dagli elementi sopra esposti, sono il cerchio, il quadrato ed il triangolo. Loro peculiarità comune è quella di creare relazioni tra di essi e, in modo particolare, con altri segni. A questo punto, i segni, oltre ad essere la base costitutiva delle scritture figurative, diventano, con il passare del tempo, elementi caricati di contenuti culturali e valori emotivi particolari, tanto da essere riconosciuti e adottati universalmente. I simboli, quindi, nonostante nel corso dell’evoluzione delle varie discipline abbiano assunto significati diversi, ed il più delle volte specifici, hanno come caratteristica il fatto che la loro percezione suscita un’idea diversa rispetto al suo immediato aspetto sensibile.

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Il popolo tedesco non è più il popolo della vergogna e del disonore. Signore, il popolo tedesco è rinato; si è rinvigorito nello spirito, nella volontà, nella sopportazione di tutti i sacrifici. Adolf Hitler 1938 ca.

Adolf Hitler e Benito Mussolini sui gradini di uno degli Ehrentempel nella Könlicherplatz di Monaco.



Parte 1

Tra funzionalità e misticismo Il ruolo dei segni all’interno della macchina nazista

La dittatura è una forma autoritaria di governo in cui il potere è accentrato in un solo organo, spesso addirittura nelle mani del solo dittatore, non limitato da leggi, costituzioni, o altri fattori politici e sociali interni allo Stato; è proprio il singolo individuo che, affiancato spesso da un elitè fidata, crea istituzioni e leggi ad hoc. Il potere, nel 99% dei casi, è detenuto con la forza, in questo senso la dittatura coincide spesso con l’autoritarismo e con il totalitarismo, ed ha come conseguenza anche la negazione della libertà di espressione e di stampa, cosa che si è specificatamente verificata in questo caso. Ma nel corso della storia, è capitato di assistere a forme di governo dittatoriali il cui potere era stato legittimato attraverso mezzi democratici, come per esempio le elezioni; queste forme particolari, a causa del fatto che vedevano la luce in periodi immediatamente successivi alle guerre, caratterizzati quindi da una grave crisi economica, erano affiancate e supportate da una cospiqua fetta di popolazione che vedeva nella nuova forma di governo un mezzo attraverso il quale innalzare la propria condizione sociale e migliorare il tenore di vita. È il caso della situazione tedesca della metà del novecento, che ha visto tra gli anni ‘20 e ‘40 l’affermazione, la crescita e la disfatta del regime nazista. Per capire l’importanza che i segni, trasformati in simboli, hanno assunto all’interno di questa spietata forma di governo, è bene far riferimento alla forte presa ammaliatrice esercitata da parte dei funzionari, e dello stesso leader Adolf Hitler, sulle menti della popolazione. 13


Parte 1

Il modello fascista di Stato, appena consolidato in italia, fu il punto di riferimento dalla Germania nazista, soprattutto sotto il punto di vista dello strumento che più di ogni altro venne utilizzato per cementare la diffusione del regime tra le masse, grazie all’utilizzo dei giornali e delle radio e all’avvento, successivo, del cinema e della televisione: la propaganda. La differenza fondamentale tra i due metodi di accrescimento del consenso popolare stava nel fatto che Hitler aveva a disposizoone uno strumento, anzi un individuo, poltico potentissimo, il ministro della Propaganda del Terzo Reich, dal 1933, Joseph Goebbels. Nonostante quest’uomo fosse menomato nel fisico, invalidità che fece poi passare come la causa del fatto che fosse un veterano del Primo Conflitto Mondiale, egli fu stimato dallo stesso leader, cosa che andava contro la sua politca ai danni degli invalidi; grazie a questo uomo, di straordinaria intelligenza, l’ideologia nazional-socialista divenne il punto di riferimento nella vita quotidiana di ogni tedesco, il fine a cui ogni ariano doveva immolare la propria esistenza. Con la nomina del 1939, passò alla guida della neonata camera della cultura, ed ebbe, così, l’assoluto controllo su tutti i media: cinema, musica, stampa, teatro, radio, arte e televisione. Con appositi provvedimenti legislativi fu inoltre stabilito che i giornalisti dovessero rispondere, non più ai direttori, ma all’apparato statale, mentre tutte le agenzie di stampa vennero assorbite dall’unica consentita, la DNB, Deutschesd Nachrichten Bureau. 14


Tra funzionalità e misticismo

Nel momento in cui il Mein Kampf, la mia battaglia, la biografia di Hitler, si stava già affermando come testo obbligatorio, tanto che veniva regalato, sotto ordine del Führer, a tutte le giovani coppie che intendevano sposarsi, vennero prodotti film e documentari ispirati alle dottrine in esso contenute, con lo scopo di persuadere i tedeschi circa la necessità di eliminare quelle che venivano considerate le razze etnicamente inferiori, ed inculcare la più totale devozione e fiducia nel proprio leader. A questo punto era di fondamentale importanza legare al nome del regime un’immagine che rispecchiasse la perfezione alla quale si ispirava, un’immagine di forza, di sicurezza, di purezza; tutte le parate avvenivano sotto la supervisione delle forze del regime, le quali si presentavano disposte in schieramenti perfetti, ed erano tutte presiedute da quello che diventaerà preso il tratto distintivo dell’intero regime: la svastica. Presto tutto l’apparato si dotò di segni convenizonali che non servivano soltanto ad un’organizzazione interna, ma anche, come si è detto, alla creazione di un’immagine coordinata, di un sistema d’identità che presentasse il nuovo assetto della Germania alla popolazione interna e alle altre forze mondiali: Goebbels affidò all’esteta del III reich, Albert Speer, l’incarico di creare la giusta ambientazione, le giuste geometrie. Con lo scoppio della guerra però la propaganda del ministro cambiò: adesso l’unico obiettivo era quello di esaltare lo spirito di coraggio e sacrificio di ogni tedesco per la vittoria finale.

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Tra funzionalità e misticismo

1.1

La corrente mistica all’interno del regime Nazista Quando si parla generalmente del regime dittatoriale nazista, si fa riferimento, anche, ad alcune correnti mistiche, vere o presunte che spesso di confondono con l’occultismo, la religione ed il paranormale. Gran parte delle pseudoteorie scientifiche proprie del nazismo vennero importate nel partito dai gerarchi di grado più elevato, Rudolf Hess, Heinrich Himmler, Alfred Rosenberg; tali teorie provenivano dalla società mistica segreta denominata Thule-Gesellschaft, società Thule. Il misticismo nazista attribuisce in genere alla persona di Adolf Hitler e alla missione nazista un significato semireligioso, di «uomo della Provvidenza». Hitler, che inizialmente abbracciava queste teorie, ed in generale tutte le scienze che si basavano su ideologie mistiche, come per esempio l’astrologia, che prevedevano la partecipazione di maghi, veggenti ed indovini, bandì, nel momento della sua presa di potere, tutte le società iniziatiche e misteriche, comprese le antiche religioni che venivano usate, secondo alcune testimonianze, a supporto della teoria della purezza della razza ariana. Nonostante ciò, resta il fatto che molti segni, divenuti poi simboli, che il regime adottò nel corso della sua espansione, provengono quasi tutti da queste società misteriche e da antiche religioni.

Il ministro della propaganda del regime nazista, Joseph Goebbels, durante uno dei suoi discorsi. 17


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Parte 2

La svastica Dal significato religioso a quello politico

L’immagine che più di tutte è associata oggi al regime nazista è senza dubbio la svastica, nella sua forma più semplice ed elementare. Esse venne scelta personalmente da Adolf Hitler e adottata in modo ufficiale su tutti i supporti, a cominciare dalle strisce poste sul braccio sinistro dei maggiori gerarchi, e dello stesso leader, per continuare successivamente con l’applicazione su tutti i mezzi di trasporto, le divise, e per finire con gli stendardi ed i gonfolani che presiedevano qualsiasi discorso o parata. In realtà il suo uso è molto più antico e controverso: la parola italiana svastica deriva dalla resa del termine maschile sanscrito, svastika, attestata nella nostra lingua a partire dal 1897. La sua etimologia risale a due parole differenti: svastí, sostantivo neutro che sta per benessere, successo, prosperità, e asti, coniugazione della radice verbale as, essere. Ancora, il prefisso su- va a comporre la prima parola e sta per buono, bene, linguisticamente affine al greco ευ, eu- che ha lo stesso significato; invece il suffisso -ka si usa per formare un diminutivo, per cui svastika è traducibile letteralmente come ‘è il bene’ o ‘ben-essere‘ oppure ancora come ‘piccola cosa che porta fortuna’. In italiano a causa della traduzione erronea di ‘felicità’ è divenuta una parola di genere femminile.

Adolf Hitler tiene un discorso davanti al municipio in occasione del ’Grande giorno della Germania‘, Vienna, 1938. 19


Parte 2

— Figura 1 Svastika Giainista.

— Figura 2 Svastika religione Buddhista.

— Figura 3 Svastika Induista.

— Figura 4 Svastica Cristiana.

— Figura 5 Svastica Greca.

— Figura 6 Svastika Tibetana. 20


La svastica

2.1

Il significato della svastica nelle varie religioni La svastica consiste, formalmente, in una croce a 4 bracci di uguale lunghezza, terminanti con uncini volti in senso orario o antiorario, da qui il tedesco Hakenkreuz e l’italiano croce uncinata o croce a quattro battenti; come simbolo, con i significati augurali, fu usato pressocchè fino al Neolitico. Essa rappresenta la potenza dinamica della terra ed è a sua volta rappresentata dal numero sedici, che benchè sia un numero pari, e la tradizione vuole che i numeri pari esprimano passività, è un numero molto dinamico. La croce collega il basso e l’alto, ovvero la Terra ed il Cielo, e suggerisce il movimento rotatorio continuo in quanto afferma la capacità che la natura ha di rinascere, di ricominciare e di riprodurre sempre gli stessi ritmi; dato che la natura non si ferma mai essa non conosce alcun fallimento: niente la tocca in modo durevole. È proprio per questo motivo che la natura è superiore all’uomo, il quale invece è sempre abbattuto e scalfito da numerosi problemi, le sue costruzioni sono effimere e, al contrario di quelle naturali, crollano sempre. Con la svastica il numero sedici si scinde, 4x4, scindendo così anche la materia, e rappresenta, quindi, l’onnipotenza della Terra sull’uomo e sulle sue azioni.

2.1.1

Giainismo Il giainismo o jainismo, è la religione dei seguaci di Jina, in sanscrito il Vittorioso, i quali sono concentrati soprattutto nell’India nord occidentale.

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Parte 2

È una religione molto antica che affonda le proprie radici nella tradizione induista, dalla quale si distinse in seguito ad un movimento riformista. Il simbolo dei giainisti (figura 1), diverso dal simbolo dello giainismo che fu usato da tutti i gruppi giainisti dal 1974, indica il ciclo continuo delle rinascite ed è costituito da uno svastika recante quattro punti all’interno e tre al di sopra: quelli interni indicano le quattro condizioni di nascita, divina, umana, infernale e animale, compresi gli esseri vegetali; I tre punti sopra indicano invece le tre gemme: retta fede, retta conoscenza e retta pratica. Infine la mezza luna con un punto sopra indica il luogo in cui si trovano le anime perfette, siddha, una volta raggiunta la liberazione. 2.1.2 Buddhismo In generale, in ambito buddhista il simbolo dello svastika indica il sole o, in Tibet, un simbolo dell’infinito. Questo simbolo (figura 2), che viene usato sia nella scrittura che nell’arte buddhista, è noto in Giappone con il nome, manji, il simbolo dell’eternità, e rappresenta il Dharma universale, l’armonia, l’equilibrio degli opposti. Quando gira a sinistra, è chiamato omote manji, anteriore, e rappresentanza l’amore e la misericordia; quando gira a destra, invece, rappresenta la forza e l’intelligenza, ed è chiamato ura manji, posteriore. Nel Buddhismo cinese esso è rappresentabile in entrambi i sensi di rotazione, ed ha molti significati diversi, tra cui: 10.000 ovvero miriadi, infinito, oppure

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La svastica

ancora «tutte le cose che si manifestano nella coscienza di un buddha», per questo motivo è riportato sulle statue della divinità all’altezza del cuore; nel Buddhismo Zen, invece, rappresenta il busshin-in, ovvero il «sigillo della mente-cuore del Buddha». 2.1.3 Induismo In ambito induista il simbolo dello svastika destrorso (figura 3) è associato con il Sole e con la ruota del mondo che gira intorno ad un centro immobile; si sostiene che lo svastika debba essere apposto all’ingresso dei templi, cosa che avvenne, stampato sui vestiti, ricamato sulle borse e disegnato sugli strumenti musicali. Anche qui, la rotazione verso destra indica il sole e la vita, invece, quella verso sinistra richiama il buio, la magia. 2.1.4 Cristianesimo ed altre religioni Data la sua forma che richiama una croce, fu usata anche dal cristianesimo (figura 4): tutt’oggi, per esempio, è raffigurata sulla basilica di Sant’Ambrogio a Milano e nei mosaici bizantini della chiesa di San Vitale, a Ravenna; fioccano, inoltre, testimonianze medievali che ne certificano ulteriormente l’utilizzo nei luoghi di culto dove si pratica la religione cristiana. Nel Nord ed Est Europa, dove vigeva il culto celtico delle divinità Odino e Thor, la svastica rappresentava la luce solare, salvezza dalle tenebre portate dal male e veniva infatti utilizzata nei riti apotropaici.1 Ne esistono testimonianze in Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania.

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Parte 2

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La svastica

2.2

La svastica prima di Hitler La svastica, prima dell’ascesa del regime nazista e prima che Hitler la scegliesse come simbolo di rappresentanza del suo partito, era stata utilizzata negli ambiti più svariati: come portafortuna, come marchio aziendale e all’interno di immagini pubblicitarie. Già nei primi anni del 1900 era comparsa su alcune banconote sovietiche, successivamente era divenuto il marchio di una storica lavanderia di dublino fondata nel 1912 e poi era comparsa anche su pacchetti di sigarette e sul packaging di alcuni medicinali. Tra il 1881 ed il 1940 l’azienda Carlsberg, produttrice di birra, aveva implementato il simbolo nella propria etichetta. Nel 1933, l’ASEA, società elettrica di Milano, cambiò il proprio logo in seguito all’adozione da parte del regime nazista, il quale comprendeva una svastica e le quattro lettere che comprendevano l’acronimo della società. L’azienda canadese, Swastika drug company, con sede in Ontario, aveva inveito contro il regime, il quale aveva ormai associato il simbolo alla violenza e ad atti intimidatori, pronunciando la frase «Hitler sia dannato, questo è il nostro logo dal 1922!». Essa era il marchio riportato sugli arei dell’aviazione finlandese dal 1918 al 1945 fino a divenire un gadget pubblicizzato dalla cocacola sottoforma di apribottiglia.

Apribottiglie commercializzato da Cocacola a forma di svastica, portafortuna, 1925. 25


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La svastica

2.3

La svastica come emblema del Nazimo Verso la fine dell’Ottocento, alcuni studiosi tedeschi, al fine di ripercorrere la loro genealogia, ipotizzarono che la popolazione tedesca discendesse direttamente da un antico popolo indo-iranico, quello degli ari; essi fecero però confusione, in quanto all’interno della popolazione degli ari scambiarono popolazioni diverse che in comune avevano solo la lingua. Poi, gli stessi studiosi credettero che la svastica, fosse stata inventata dagli ari; e fu per questo motivo che essa venne adottata da alcuni gruppi antisemiti intorno al 1910, soprattutto in Germania. Nel 1920 fu adottata dal partito Nazional-socialista:

«Dopo innumerevoli esperimenti, ho trovato

la forma finale: una bandiera a sfondo rosso,

un disco bianco e una svastica nera al centro.

Dopo molte ricerche, ho deciso le corrette

proporzioni»2

Come simbolo del regime nazista la svastica subì un’inversione di rotazione che simboleggiava il trionfo dell’uomo sulle leggi universali della natura; divenne quindi il simbolo del sole che si contrapponeva al fatto che la popolazione ebrea era devota alla luna.

Partenza dei consiglieri militari tedeschi di Chiang Kai-shek, Robert Capa, 1938. 27


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Parte 3

L’aquila e la croce di ferro Da stemmi dell’Impero Tedesco ad esaltazione del Nazismo

Tra i segni, divenuti successivamente simboli, della tradizione tedesca e prussiana, di cui il regime nazista si appropria al fine di valorizzare la forza fisica e di spirito e la purezza del popolo tedesco vi sono senza dubbio l’aquila e la croce di ferro. 3.1

L’aquila Lo stemma della Germania, in tedesco Bundeswappen o Bundesadler, è formato da un’aquila con le ali spiegate posizionata su di uno scudo giallo. Essa ha una tradizione antica: le tribù germaniche la identificavano come rappresentazione di Odino, successivamente un’aquila di tipo diverso fu portata durante la dominazione romana, fino ad arrivare al Sacro Romano Impero che continuava ad identificarsi ancora tramite essa. Nella simbologia l’aquila è l’equivalente celeste del leone ed è definita, quindi, come il re degli uccelli; essa è associata in tutte le tradizioni al sole e per questo motivo è l’incarnazione della potenza cosmica. Infatti, in riferimento alle sue capacità di sfidare il sole e di dominio assoluto sull’aria, vengono conferite a questo animale qualità straordinarie. Nel corso della storia e della mitologia vi sono stati diversi Dei, re e soldati che si sono appropriati della

Hitler dichiara guerra agli Stati Uniti nel Reichstag, Heinrich Hoffmann, Berlino 1941. 29


Parte 3

sua forza scegliendola come attributo; l’aquila, ancora, è l’uccello favorito di Zeus, uno dei simboli di Cristo e l’emblema di Cesare e di Napoleone. In riferimento allo stemma tedesco, l’apparizione dell’attuale aquila imperiale è da ricercare nell’epoca di Carlo Magno: nel 1433 l’imperatore Sigismondo adottò un’aquila a due teste. Da allora il simbolo dell’impero sarebbe rimasto l’aquila bicipite, con impressa sul ventre l’insegna della casata imperiale. Nel 1806, in seguito alla caduta dell’Impero e la creazione della Confederazione germanica, composta da trentanove Stati teutonici, non esistette più nessun simbolo fino al 1848, circa; durante la rivoluzione imperiale, poi il Parlamento di Francoforte riprese l’aquila con due teste, ma senza le insegne imperiali, anche se il simbolo non raggiunse una popolarità diffusa. In seguito, durante la Repubblica di Weimar su uno scudo giallo fu impressa un’aquila nera, anche stavolta con una testa sola; durante il regime nazista, poi, prima della svastica, lo stemma tedesco era proprio l’aquila. Essa però rimase sempre presente all’interno ‘dell’immagine coordinata’ del regime; inizialmente l’emblema del NSDAP era l’uccello che teneva per gli artigli una corona recante una svastica. Poi questo stesso stemma fu adottato specchiato per rappresentare la Germania nazionalsocialista nota anche come Terzo Reich; di questo esiste anche una variante: l’aquila posta dentro uno scudo nero che sorregge tramite gli artigli una svastica. Esso è riportato sulle facciate di alcuni edifici pubblici e sugli elmetti dell’esercito, Heer. 30


L’aquila e la croce di ferro

3.2

La croce di ferro La Croce di Ferro, in tedesco Eisernes Kreuz, è una decorazione militare utilizzata inizialmente dal Regno di Prussia e poi dall’Impero tedesco. Essa venne Istituita dal Re di Prussia Federico Guglielmo III, il 10 marzo 1813, ed era consegnata soltanto in tempo di guerra: le guerre Napoleoniche, quelle guerre Franco-Prussiane, poi la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, per questo motivo, all’interno della medaglia, è indicato un numero che indica il conflitto per il quale la decorazione è stata assegnata; l’ultima è stata attribuita nel 1945, prima della caduta del Terzo Reich. La Croce di Ferro riprende un vecchio simbolo tedesco, l’araldica croce patente, con le braccia che si allargano nelle terminazioni finali. La forma della croce di ferro, disegnata dall’architetto neoclassico Karl Friedrich Schinkel, sul modello delle croci distintive dell’Ordine Teutonico nel XIV secolo, è quella di una croce patente nera in ferro brunito racchiusa in una cornice di metallo argentato. Nel 1939 fu istituita da Hitler come decorazione tedesca, e non prussiana, e fu suddivisa in due classi, II e I, con una categoria a parte, la Croce di Cavaliere della Croce di Ferro; tutte le croci della Seconda Guerra Mondiale riportano l’anno 1939 ed una svastica. Ogni croce aveva un nastrino che riprendeva i colori del Terzo Reich nero, rosso e bianco; Hitler creò inoltre la Croce al Merito di Guerra per rimpiazzare le precedenti Croci di Ferro per il personale non combattente.

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Parte 4

ss-Runen I simboli runici delle SS ed i simboli militari delle SA

La possente struttura monolitca della Germania nazista, organizzata in modo impeccabile su tutti i fronti, possedeva una divisione articolata anche per quanto riguarda le forze armate: esercito, squadre di sicurezza ed organizzazioni paramilitari; nonostante l’idea di una struttura coesa e indistruttibile, gli organismi che costituivano tale apparato, ognuno dei quali aveva compiti specifici e differenti erano spesso in contrasto tra di loro, soprattutto a causa dei gerarchi che li guidavano. Il primo apparato difensivo era quello dell’esercito del Terzo Reich, la Wehrmacht, istituito nel 1935 e formalmente sciolto nell’agosto del 1946 in seguito alla resa incondizionata della Germania il 7 maggio 1945. Esso comprendeva 3 settori: l’esercito, Heer, che rappresentava la forza armata di terra, la marina militare, Kriegsmarine, e l’aereonautica militare, Luftwaffe; infine vi era anche il reparto militare delle Waffen-SS, ramo delle Schutzstaffel, che tratteremo più avanti, che rappresentava di fatto un quarto settore. L’apparato di sicurezza tedesco, invece, era composto essenzialmente da due strutture: la Polizia d’ordine, Ordungspolizei, ORPO, e l’Ufficio Centrale di Sicurezza del Reich, Reichsichereitshauptamt, RSHA. La ORPO raccolse al suo interno la polizia municipale, Schutzpolizei o Schupo, la protezione antiaerea, i vigili del

Heinrich Luitpold Himmler, militare tedesco, comandande delle SS dal 1929 e comandante della polizia dal 1936. 33


Parte 4

fuoco e la polizia fluviale. La sua caratteristica principale era di aver avuto fin dall’inizio addestramento e equipaggiamenti tipicamente militari che ne facevano un corpo altamente professionale. La polizia tedesca fu dotata fin dall’inizio di veicoli corazzati, inizialmente autoblindati, pratica che si sarebbe accentuata in seguito con la creazione di compagnie corazzate dotate anche di carri armati. Il suo personale inizialmente era composto da professionisti poi verranno inseriti elementi non adatti al servizio nelle forze armate, come per esempio anziani ed invidiui troppo giovani, ed elementi dell’esercito regolare provenienti dalla divisioni di sicurezza disciolte. La RSHA era la vera e propria polizia con l’uniforme, certificata dal Terzo Reich, e al suo interno raggruppava altri reparti tra cui polizia criminale, Kriminalpolizei o Kripo,3 polizia politica Gestapo,4 e servizi di sicurezza delle SS, Sichereitsdienst, conosciuti anche come SD: essi si occupavano di vari reati, da quelli comuni a quelli politici e di spionaggio e controspionaggio, ed erano composti generalmente da personale professionista. A queste si aggiungevano le due milizie paramilitari, il reparto di assalto, Sturm Abteilungen, SA e le, Squadre di protezione, Schutz-Staffeln, SS, delle quali facevano parte anche alcuni reparti distaccati ed in parte autonomi come per esempio i Gruppi d’Operazione, Einsatzgruppen, e il reparto militare delle Waffen-SS. Ognuna di queste organizzazioni procedeva, spesso in forma quasi del tutto autonoma e libera da vincoli legislativi che gli impedivano di usare la violenza. 34


SS-Runen

4.1

Reparto di assalto, Sturm Abteilungen, SA Tale reparto, che si è affermato nell’uso comune e nella letteratura scientifica come squadre d’assalto, fu la prima organizzazione paramilitare del Partito Nazista; essa viene anche definita «camice brune» a causa del colore della divisa dei suoi iscritti. Il nome attuale entrò in uso il 5 ottobre 1921, prima di questo momento il gruppo nasce con il nome iniziale di corpi franchi, Freikorp, e successivamente nel 1920 Emil Maurice, politico tedesco, conia l’espressione «Reparto di difesa del Palazzo», Saalschutz Abteilung. Essa costituì il braccio armato dei nazisti nel fallito putsch della birreria di Monaco, che costrinse Hitler a scontare cinque anni di reclusione; in seguito a questo le SA furono sciolte. Nell’aprile del 1924 fu rifonda con il nome di Frontbann. Nel febbraio del 1925 il bando fu tolto e le SA ripresero il loro nome originale. Dal 1930 fu di fatto organizzata e guidatea da Ernst Röhm, che ne assunse la guida ufficiale nel 1931. Essi erano soprannominati Beefsteak, ovvero ’bistecca - nera fuori, rossa dentro’, perché ne facevano parte numerosi ex socialdemocratici ed ex comunisti. Il successo politico e la crescita della popolarità di Hitler indussero i vertici delle SA a ritenere che egli avesse tradito l’originario scopo della rivoluzione nazionalsocialista, per questo motivo si guadagnarono l’ostilità di Himmler, capo delle SS e di Göring, politico tedesco, che culminò con un violento bagno di sangue durante la Notte dei Lunghi Coltelli, il 30 giurno 1934.

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Parte 4

4.2

Squadre di protezione, Schutz-Staffeln, SS Consistevano in un’organizzazione paramilitare d’élite del Partito Nazionalsocialista Tedesco; formate nel 1925, reclutarono appartenenti delle SA per essere le guardie personali di Adolf Hitler e per sorvegliare i raduni del partito. Essi facero ancora parte delle SA fino al 1926. Prima del 1932 le SS vestivano la stessa uniforme delle SA, ad eccezione di una cravatta nera e di un berretto nero con un simbolo a forma di teschio, Totenkopf, testa di morto; successivamente adottarono un’uniforme nera e, appena prima della guerra, una grigia, Feldgra, mentre la nera rimase come altra uniforme, soprattutto per gli ufficiali e per i membri della guardia del Führer. Nel 1931 Himmler diede a Reinhard Heydrich l’incarico di costituire un servizio di intelligence all’interno delle SS, il Sicherheitsdienst, SD; mentre nel 1936 ricevettero il controllo della Gestapo. Una delle loro caratteristiche fondamentali era il tatuaggio, obbligatorio, nella parte interna del braccio sinistro, che riportava il gruppo sanguigno ed il numero di matricola della SS; esso era funzionale non soltanto ai medici, i quali così riuscivano ad intervenire prontamente, ma anche al riconoscimento dei cadaveri. Dopo la fine del Secondo Conflitto Mondiale, durante la resa della Germania, fu proprio sulla base del tatuaggio che gli Alleati selezionarono chi continuare a tener prigioniero e chi rilasciare. Dalla metà del 1934 le SS non militari inziarono ad essere chiamate SS-Generiche, Allgemeine-SS.

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SS-Runen

Al momento dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale il numero dei membri salì a 250.000; vennero formate le Waffen-SS nel 940 per combattere a fianco della Wehrmacht. In questo periodo Himmler dichiarerà:

«Così ci siamo schierati e secondo leggi

immutabili marciamo come ordine militare

nazionalsocialista, uomini di impronta nordica,

comunità giurata della nostra stirpe, verso

un lontano avvenire, e desideriamo e crediamo

di essere non soltanto i pronipoti che meglio

la difendono, ma anche e in più i padri di

generazioni future, necessarie alla vita eterna

del popolo tedesco-germanico.»5

In questo periodo Hitler diede alle SS giurisdizione su tutti i campi di concentramento e permise loro di supervisionare il controllo quotidiano di tutte le nazioni conquistate dalla Germania durante la guerra. Esse avevano diverse sedi: il vero e proprio centro d’influenza nel comando era il Pers. Stab RfSS, situato a Berlino in Prinz Albrecht Strasse 8; l’Ufficio centrale delle SS o SS-HA era invece situato a Berlino-Grunewald in Douglasstraße 7-11 ed era il più vecchio tra i dipartimenti delle SS; infine, il dipartimento delle SS per la razza e il popolamento o RuSHA, situato a Berlino in Hedemannstraße 24. Di seguito sono riportati i simboli runici utilizzati dalla squade in vari ambiti ed occasioni.6

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Parte 4

— Figura 1 Sig, Schutzstaffeln, Vittoria Rappresenta il sole, poi la vittoria, in tedesco Sieg; la doppia ‘SS’ riprende anche le iniziali e due fulmini.

Il simbolo venne creato nel 1933 da Walter Heck.

— Figura 2 Eif, Zelo, entusiasmo La Eif venne utilizzata dagli aiutanti personali di Hitler, tra cui Rudolf Hess. — Figura 3 Ger, Spirito comune Venne infatti utilizzato dall’11. SS-Freiwilligen- Panzergrenadier-Division Nordland e dalle Waffen-SS. — Figura 4 Hagall, Fede Indica fanatismo estremo, fede incrollabile, ‘fino alla morte’; viene usato anche nei matrimoni. — Figura 5 Leben, Vita Questo simbolo venne utilizzato dal lebensborn, organismo delle SS che sosteneva il programma razziale: il simbolo significava ‘ariano’, inteso come uomo biologicamente superiore..

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SS-Runen

— Figura 6 Odal, Parentela, famiglia, legami di sangue La runa Odal aveva più significati legati

all’espressione di massimi legami tra le parti e quindi alla fedeltà e alla lealtà.

— Figura 7 Opfer, Sacrificio Simboleggiava il mettere in atto le parole di Adolf

Hitler: «Avanzare ad oltranza fino all’ultimo uomo» — Figura 8 Tod, Morte Opposto della Lebensrune, era rappresentata sulle

lapidi dei membri delle SS caduti in guerra.. — Figura 9 Hagall, Tyr La runa Tyr simboleggiava la vittoria eroica ed epica in chiave mitologica. — Figura 10 Heilszeichen, Prosperità Questo simbolo appare inciso sull’SS Totenkopfring, Anello col Teschio, che Himmler donava alle SS

selezionate e meritevoli in segno di riconoscimento ed apprezzamento.

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Parte 5

La stella a sei punte Un simbolo antico come flagello discriminatorio

La stella a sei punte è nota anche come stella di David, scudo di David, o anche sigillo di Salomone, nome in uso presso i falascià, popolo etiope di religione ebraica; essa è costituita da due triangoli sovrapposti, specchiati in verticale, ed insieme alla Menorah rappresenta la civilità e la religiosità ebraica. L’incontro dei due triangoli simboleggia l’unione perfetta dello spirito e della materia: tutto ciò che esiste e si manifesta nel mondo fenomenico degli effetti, infatti, è un riflesso del mondo invisibile delle cause. Rappresenta anche l’unione e l’equilibrio del principio maschile, rappresentanto dal triangolo con la punta rivolta verso l’alto e di quello femminile, presente, invece, nel triangolo con la punta rivolta verso il basso. Essa essendo formata da due triangoli equilateri aventi tre angoli di 60° ciascuno è un esempio dell’esagramma, un simbolo significativo anche per altri popoli i quali lo usarono anticipatamente alla religione a alla cultura ebraica. Alcuni ricercatori hanno anche teorizzato che il simbolo in questione rappresenti la situazione astrale al momento della nascita di David o della sua incoronazione a Messia; ancora una tradizione popolare sarebbe quella secondo cui la Stella di David venne tratta dallo scudo del giovane guerriero.

Ritratto di una bambina che indossa il contrassegno ebreo, campo di concentramento di Loborgrod, 1941. 41


Parte 5

— Figura 1 Stella di David.

— Figura 2 L’emblema del Magen David, rosso.

— Figura 3 Croce Rossa.

— Figura 4 Bandiera di Israele, bianco e azzuro.

— Figura 5 La bandiera di Candar.

— Figura 6 Svastica Greca. 42


La stella a sei punte

5.1

La stella a sei punte nelle varie religioni e gli altri usi La Stella di David (figura 1) può essere trovata sulle lapidi degli ebrei religiosi fin da centinaia di anni in Europa, ed è universalmente accettata come simbolo del popolo ebraico. Come conseguenza dell’emancipazione giudea dopo la Rivoluzione Francese, le comunità ebraiche scelsero la stella di David per rappresentarsi, un po’ come la croce usata dalla maggioranza dei cristiani. Questi usarono la stella fino al XIX secolo come motivo ornamentale anche in chiese o altri edifici sacri; a partire dall’Ottocento, invece, crebbe una certa perplessità di fronte all’impiego di questo simbolo a causa del fatto che veniva associata all’occultismo. Per quanto riguarda l’islamismo, invece, è possibile ritrovare il simbolo sulle bandiere dei musulmani della Turchia e dei Giannizzeri, durante le dinastie Qaramanide e Candaroglu, oltre che in moschee e in altri manufatti dell’arte islamica. Stelle a sei punte sono state trovate anche come diagrammi cosmologici nell’Induismo, nel Buddismo e nel Giainismo; nel Buddhismo, infatti, alcune vecchie versioni del Bardo Thodol, altresì conosciuto come Il Libro tibetano dei morti, contengono una Stella di David con una svastica posta al suo interno. Essa è usata nell’Emblema Magen David Adom, (figura 2) Stella rossa di Davide, che è la Società di Soccorso Nazionale e, ancora, iscritta dentro un rombo diviene il nuovo simbolo adottato nello stato di Israele per le ambulanze della Croce Rossa (figura 3).

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Parte 5

5.2

L’uso della stella a sei punte nel regime Nazista Il 6 settembre del 1941 il regime Nazista impose a tutti gli ebrei al di sopra dei sei anni, residenti nei paesi occupati, di portare cucita sugli abiti una stella a sei punte, spesso di colore giallo, recante all’interno la scritta «ebreo» nelle varie lingue: Juif in francese, Jood in olandese; per i tedeschi era semplicemente Die Jude Stern, la stella ebraica. La sua imposizione, molto tempo prima che in altri paesi nazisti, fu avviata il 1 dicembre del 1939 nella Polonia occupata. Gli ebrei polacchi furono costretti a portare una fascia al braccio recante la stella ed una pezza simile davanti e dietro i propri abiti. Questo era semplicemente uno dei tanti e violenti passi verso la Shoah, il genocidio di massa degli ebrei; serviva a marcarli a fare in modo che non soltanto le forze armate li riconoscessero sempre, ma anche gli stessi tedeschi. In quel periodo erano già state emante le leggi che tagliavano fuori dalla vita di ogni città la popolazione ebrea; il 15 settembre 1935, infatti, durante l’annuale Congresso del Partito Nazista a Norimberga, in Germania, Hitler promulga le leggi razziali, note come Leggi di Norimberga, dalla città da cui furono emanate.

«Gli ebrei devono portare la stella

giudaica; gli ebrei devono consegnare

le biciclette; gli ebrei non possono

prendere il tram; gli ebrei non possono

andare in auto, neanche se è di loro

proprietà; gli ebrei non possono fare

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La stella a sei punte

acquisti dalle 15 alle 17; gli ebrei

possono andare solo da parrucchieri

ebrei; gli ebrei non possono uscire per

strada dalle 20 alle 6 di mattina; gli

ebrei non possono andare al teatro, al

cinema e in altri luoghi di divertimento;

gli ebrei non possono frequentare la

piscina nè i campi da tennis e di hockey

e quelli per altri sport; [...] gli ebrei

non possono trattenersi nel proprio

giardino, nè in quello di conoscenti

dopo le otto di sera; [...] così

vivacchiavamo senza poter fare

questo e quello.;»7

La stella, con vari colori e composizioni, in base al tipo di prigioniero in questione, fu poi applicata sulle divise degli ebrei nei campi di sterminio; tuttavia questo procedimento ebbe diversi precedenti ugualmente cruenti e discriminatori: nel 1215 il IV Concilio del Laterano, sotto il pontificato di Innocenzo III, impose che gli ebrei portassero un segno distintivo; nel 1416 Amedeo VIII di Savoia negli scritti Statuta Sabaudiae dedicò 16 lunghi capitoli alla popolazione ebraica citando, in particolare, l’obbligo, in uno di questi, di portare un segno distintivo sulla spalla sinistra; infine, nel luglio del 1555 nella bolla papale Cum nimis absurdum Paolo IV stabilì l’istituzione dei ghetti, quindi la separazione degli ebrei dalla restante popolazione, ma anche l’adozione di un segno distintivo, grigio in questo caso.

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Parte 6

Contrassegni triangolari Il sistema addizionale di differenziazione dei prigionieri

A partire dal 1937 in ogni campo appartenente alla rete dei lager nazisti furono istituiti dei contrassegni per identificare ogni prigioniero e relegarlo all’interno di una precisa categoria, formata da altri gruppi di persone, il cui colore dipendeva generalmente dal motivo dell’arresto: colori, lettere, numeri, facevano parte, infatti, di un sistema semiologico di identificazione. I contrassegni erano in stoffa e venivano apposti sulla divisa a strisce, Zebra, in posizioni differenti in base alla loro funzione: il contrassegno più identificativo, dopo il numero di matricola era il triangolo, Winkel, definto, appunto, anche angolo. Ogni triangolo veniva cucito con il vertice rivolto verso il basso e posto sopra il numero di matricola del prigioniero. Nei campi di concentramento maschili esso è affibbiato all’altezza del petto, a sinistra, e lateralmente nella coscia destra; nei campi di concentramento femminili, invece, è cucito sul braccio sinistro e, nuovamente, all’altezza del petto a sinistra. Il triangolo, in realtà, era spesso il marchio di un’ideologia, di un credo, di un modo di essere o, addirittura, di una discendenza. I criteri per l’identificazione degli internati variavano a seconda del luogo di detenzione, ma erano sottoposti sempre alla supervisione della Gestapo.

Schema riassuntivo dei vari contrassegni, simili per forma ma diversi per colori, applicati sulle divise dei prigionieri. 47


Parte 6

Triangolo

— rosso

Il triangolo rosso, all’interno di quasi tutti i campi della rete del sistema dei lager, identificava i prigionieri politici, Politischer Vorbeugungshäftling, i quali venivano spesso arrestati con la scusa di fermo protettivo, in tedesco Schutzhaft. Questa era generalmente un pretesto per arrestare in modo del tutto illecito tutti i non simpatizzanti nei confronti della politica razzista tedesca e soprattutto tutti gli oppositori al regime nazionalsocialista. La stragrande maggioranza di questi era composta, il più delle volte, da membri affiliati al partito comunista o molto spesso anche ad associazioni comuniste. In alcuni casi erano denominati Roter, per esempio secondo la lingua del lager di Mauthausen. Il segno era anche usato spesso per identificre i massoni, e quindi anche tutti coloro che praticavano l’occulto ed i sacerdoti antifascisti o comunque quelli considerati tali.

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Contrassegni triangolari

Triangolo

— mar- rone

Il triangolo marrone, all’interno di quasi tutti i campi della rete del sistema dei lager, identificava i prigionieri zingari, Zigeuner, i quali erano anche denominati Brauner secondo la lingua del campo di concentramento di Mauthausen. Tra di questi rientravano i Rom e i Sinti, i quali furono dichiarati, una razza inferiore, e vennero rinchiusi nei cosiddetti campi zingari, Zigeunerlager, con l’intento di essere deportati altrove. Le autorità tedesche uccisero decine di migliaia di Rom nei territori che l’esercito aveva occupato in Unione Sovietica ed in Serbia, insieme ad altre migliaia nei centri di sterminio. Nel dicembre del 1942, Himmler ordinò la deportazione di tutti i Rom che ancora vivevano nella cosiddetta grande Germania, con alcune eccezioni per gli appartenenti all’esercito o per gli integrati che non si comportavano da zingari, con l’intento di sterminarli all’interno dei campi più funzionanti.

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Parte 6

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Contrassegni triangolari

Triangolo

— nero

Il triangolo nero, all’interno di quasi tutti i campi della rete del sistema dei lager, identificava i prigionieri asociali, Asoziale, chiamati anche Aso secondo la lingua del lager di Mauthausen. In questa categoria rientravano tutti i detenuti vagabondi, etilisti, malati di mente; inoltre prostitute, lesbiche e zingari. Bisogna specificare infatti che seppur utile il sistema dei contrassegni durante tutta la sua vita subì non soltanto modifiche, ma specialmente all’inizio non identificava gruppi specifici ed omogenei, per questo poteva capitare che venissero indicati con lo stesso contrassegno prigionieri molto diversi o che una categoria di detenuti fosse presente all’interno di gruppi diversi; inoltre le ‘definizioni’ erano molto labili e potevano sfumare in altre. Uno dei capisaldi del programma del regime nazista fu da sempre

Prigionieri ebrei disabili, fotografati a scopo di propaganda, Buchenwald, 1938. 51


Parte 6

la lotta contro la devianza sociale, finalizzata all’allontanamento di tutti coloro che non volevano o non potevano integrarsi nella comunità nazionale, di conseguenza, per esempio, non potevano rendersi utili dal punto di vista lavorativo. Già nel 1936 la polizia e le SS avevano attivato delle misure di prevenzione razziale generalizzata nel tentativo di ripulire il corpo della nazione tedesca; i primi campi del 1933-34, infatti, non erano destinati solo ai prigionieri politici o agli oppositori al regime. Nel corso di giugno del 1938 venne messo in atto il più radicale attacco sferrato nei confronti delle categorie marginali della società; si tratta dei rastrellamenti a tappeto attuati dalle forze di polizia, le quali avevano usato violenza per giorni al fine di deportare questi individui all’interno dei campi. Tutto ciò valeva indistintamente per le caterogie sopra elencate, anche se nel corso degli anni i malati di mente e i disabili fisici vennero sottoposti a programmi di eutanasia programmata. 52


Contrassegni triangolari

Triangolo

blu

Il triangolo blu, all’interno di quasi tutti i campi della rete del sistema dei lager, identificava i prigionieri emigrati, Emigranten. Questa categoria era formata da individui fuoriusciti dalla Germania, in quanto oppositori nazisti, e rientrati successivamente perchè richiamati con la frode, e quindi con l’inaganno, o in quanto minacciati di ritorsione nei confronti dei loro familiari. Nel lager di Mauthausen i triangoli blu, o più precisamente azzurri, erano attribuiti ai detenuti politici spagnoli. Una parte cospiqua di questi internati era costituita dagli apolidi e soprattutto dai combattenti della Spagna Repubblicana che si erano riparati all’estero; essi all’interno dei campi erano spesso costretti a vivere in un isolamento dettato dalle circostanze linguistiche. In alcuni campi di concentramento inoltre, il triangolo blu simboleggiava, in modo generale, la forza lavoro straniera e poteva anche fare riferiemento in modo particolare a quella polacca. 53


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Contrassegni triangolari

Triangolo

— verde

Il triangolo verde, all’interno di quasi tutti i campi della rete del sistema dei lager, identificava i prigionieri considerati criminali, Kriminelle, i quali successivamente venivano investiti del ruolo di Kapò a causa della loro propensione alla violenza e al crimine; in ogni caso va precisato che l’etichetta di criminale costituiva spesso un pretesto per arrestare qualsiasi tipo di cittadino, ebreo e non. Nel 1936 quando Himmler fu nominato capo della polizia tedesca si servì del potere appena ricevuto per condurre una campagna contro gli ex carcerati; nello specifico, nel 1937 diede ordine all’ufficio di polizia criminale dello stato Prussiano, di condurre la prima operazione di portata nazionale per la repressione di criminali di professione o abituali. A parte l’ossesione di Himmler nei confronti del crimine, il suo odio aveva anche un risvolto

Prigioniero costretto a stare in piedi senza muoversi per ore come punizione, Dachau ,1938. 55


Parte 6

economico, in quanto sulla scia della ripresa dell’economia la Germania doveva fare i conti con un deficit della forza lavoro; per questo motivo, sempre nello stesso anno, Himmler accennò ad un progetto che prevedeva una rieducazione dei criminali privi di occupazione, i quali dovevano scontare quattordici ore di lavoro, cosicchè tale punizione fosse servita da esempio per tutto coloro che intendevano intraprendere azioni criminali nei paesi occupati. Questo nuovo approccio introdotto iniziò a modificare l’assetto del campo di concentramento di Dechau, che, già dal 1933, anno della sua crezione, stava servendo per internare tutti i possibili criminali. Himmler in realtà non era il solo a promuovere politiche aggressive nei confronti di questa categoria di persone; atti simili si stavano già verificando ad Amburgo e in Prussia, dove venne conferito ai giudici il potere di condannare l’imputato a pene carcerarie seguite da periodi di custodia cautelare. 56


Contrassegni triangolari

Triangolo

— rosa

Il triangolo rosa, all’interno di quasi tutti i campi della rete del sistema dei lager, identificava i prigionieri omosessuali, homosexuell, maschili. Verso la metà degli anni Trenta venne introdotta all’interno dei campi questa nuova categoria di internati; nel 1935 vennero guidate diverse retate da Himmler, che era particolarmente omofobico, nei confronti di questi cittadini. Secondo le SS essi erano dei pervertiti che meritvano particolari punizioni, ed è proprio per questo motivo che subirono trattamenti particolarmente duri; per proteggere gli altri internati, essi vennero addirittura collocali in barecche seprate. Per curarli, invece, essi venivano obbligati a lavori particolarmente umilianti e pesanti, come per esempio la pulizia delle latrine; inoltre essi erano spesso i protagonisti di esperimenti medici, che sarebbero dovuti avvenire sotto il loro consenso, che li conducevano il più delle volte alla morte.

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Triangolo

— giallo

Il triangolo giallo, all’interno di quasi tutti i campi della rete del sistema dei lager, identificava i prigionieri ebrei, Jude; esso era in realtà formato da due triangoli gialli sovrapposti, specchiati, che costituivano la stella di David. Il criterio di selezione dettagliato, messo subito a punto intorno al 1935, era il seguente: -chiunque, con due nonni ebrei, appartenesse alla Comunità Ebraica al 15 Settembre 1935, o vi si fosse iscritto successivamente; -chiunque fosse sposato con un Ebreo/a al 15 settembre 1935 o successivamente a questa data; -chiunque discendesse da un matrimonio o da una relazione extraconiugale con un Ebreo al o dopo il 15 settembre 1935. Poi, coloro che avevano due nonni Ebrei erano considerati ibridi di primo grado, mentre coloro che avevano un solo nonno Ebreo erano ibridi di secondo grado.

Un bambino alza le mani durante il rastrellamento del ghetto di Varsavia in seguito ad una rivolta, 1943. 59


Triangolo

— viola

Il triangolo viola, all’interno di quasi tutti i campi della rete del sistema dei lager, identificava i prigionieri studiosi della Bibbia, Bibelforscher, ovvero, più in generale tutti i testimoni di Geova; essi venivano anche detti «i viola», in tedesco die Violetten. Questo gruppo, verso la metà degli anni Trenta, costituiva in assoluto il contingente religioso più numeroso internato nei lager. La loro persecuzione iniziò agli albori del Terzo Reich, quando avevano rifiutato di prestare servizio nel nuovo esercito e di conseguenza la loro associazione religiosa era stata messa al bando. Essi, definiti anche «pagliacci del cielo» o «uccelli del paradiso», erano spesso accusati di essere in combutta con i comunisti, aggravante che gli procurò uno dei trattamenti peggiori. In ogni caso, ciò che faceva infuriare più di tutto le SS non era la loro fede religiosa, quanto il rifiuto di obbedire agli ordini e il cercare di convertire gli altri detenuti del campo. 60


5.1

Contrassegni speciali Accanto a questi otto contrassegni principali, divesi per colore, la complicata macchina del regime nazista aveva studiato anche dei segni addizionali che rappresentavano categorie speciali di prigionieri. Quando, sopra ad ogni triangolo era presenta una fascia dello stesso colore ciò significava che il prigioniero era recidivo; quando invece al di sotto del triangolo era riportato un cerchio nero il contrassegno intero stava ad identificare i detenuti delle compagnie di disciplina. La situazione per gli ebrei era differente: loro avevano di base un triangolo di colore giallo al quale poi veniva sovrapposto, a formare la stella di david, un altro triangolo recante uno degli otto colori; per gli ebrei profanatori della razza, Rasseschänder, ovvero coloro che avevano violato la legge per la protezione del sangue, è affibbiato il bordo di un triangolo nero sovrapposto ad un trinagolo giallo con il vertice rivolto verso l’alto; ad una profanatrice della razza, invece, spetta un triangolo giallo sovrapposto ad un nero con il vertice rivolto verso l’alto. Generalmente quasi tutti i prigionieri, soprattutto quelli politici, dentro il triangolo recavano l’iniziale del paese di provenienza; poi, ancora, a tutti i detenuti sospettati di fuga era affibbiato un cerchio rosso con il bordo bianco, invece a quelli che avevano tentato la fuga una croce di Sant’Andrea di colore rosso; solo per i membri delle forze armate, invece, il triangolo rosso aveva il vertice rivolto verso l’alto. Il più delle volte i contrassegni o le lettere venivano poste su fasce di diverso colore in base al campo.

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Note 1 . L’aggettivo apotropaico, dal greco allontanare, viene generalmente attribuito ad un atto, oggetto o persona che ha il potere di allontanare gli influssi maligni. 2. Adolf Hitler, Mein Kampf, Edizioni Clandestine, Trento 2016. 3. La Kriminalpolizei, detta comunemente anche Kripo, è la designazione dei corpi di polizia giudiziaria in Germania, Austria e nei Cantoni svizzeri di lingua tedesca. 4. La Gestapo era la polizia segreta della Germania nazista che aveva il compito di investigare e combattere «tutte le tendenze pericolose per lo stato». 5. Dichiarazione di Himmler sulle SS come ordine nazionalsocialista, 1939. 6. Il termine runa deriva da run, parola nordica che significa scrittura segreta. Le rune erano caratteri che le tribù germaniche utilizzavano già in epoca precristiana sia per la scrittura ordinaria che per quella magica; Heinrich Himmler, notoriamente appassionato di occultismo, le adottò come riferimento simbolico per le divisioni SS. 7. Anna Frank, Diario, Et scrittori, Einaudi, Torino 2015.

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Bibliografia Christian Bernadac, I giorni senza fine, Ferni, 1977 Piero Caleffi e Albe Steiner, Pensaci, uomo!, Feltrinelli, Milano 1960 Lucy S. Dawidowicz, The War Against the Jews: 1933-1945, Bantam Dell Pub Group, 1991 Anna Frank, Diario, Et scrittori, Einaudi, Torino 2015 Adolf Hitler, Mein Kampf, Edizioni Clandestine, Trento 2016 Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino 1997 Rocco Marzulli, La lingua dei lager, Parole e memoria dei deportati italiani, Donzelli Editore, Roma 2017 Mßnchner Neuesten Nachrichten, Monaco di Baviera 1933 Vittorio Vidotto, Hitler e il nazismo, tratto da i volti del potere, Editori Laterza, Bari 2003 Nikolaus Wachsmann, KL, Storia dei cmapi di concentramento nazisti, Mondadori, Oscar storia, Trento 2017 Georges Bensoussan, Atlante della Shoah (1939-1945), Libreria Editrice Goriziana, Orizzonti, 2018

Corinne Morel, Dizionario dei simboli, dei miti e delle credenze, Giunti Editore, 2016

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Sitografia ANED, Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, http: www.deportati.it. Giornalettismo, testata su esseri umani, http://www.giornalettismo.com. La stampa, http://www.lastampa.it. Likniesta weekend, http://www.linkiesta.it/it/. Shoah-Nakba.it, per una memoria che guarda al presente, http://www.shoah-nakba.it. United States Holocaust Memorial Museum, https://www.ushmm.org. Wikipedia, l’enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org. Wikipedia, The Free Encyclopedia, https://en.wikipedia.org/wiki.

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Finito di stampare nel mese di maggio 2018 presso Arti Grafiche Leonardi, Catania


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