Teatro Sergio Maifredi

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TEATRO

SERGIO MAIFREDI


Catalogo a cura di Sergio Maifredi e Michał Jandura Produzione Lucia Lombardo per Teatro Pubblico Ligure e TeARTo Le traduzioni in inglese sono di Laura Santini Le traduzioni in polacco sono di Kamila Badoń-Lehr Grafica: Michał Jandura Edizioni TeARTo – 2014 Stampato a Cracovia da Pasaz Editore – Ottobre 2014


SERGIO MAIFREDI

a Wiktoria Teresa Halina e Federico Pietro Stanisław


Nara Livet Lisa Galantini e Valentina Picello foto Max Valle

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Ritagli da una biografia PHY

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Appunti da una conversazione rimasta aperta, impressioni “mosse” su un regista nomade sedentario, forse possono raccontare, seppure come tracce, la storia personale e professionale di Sergio Maifredi, regista teatrale. Buio. Silenzio. Sipario. Il teatro non è stata una luce al centro di un palco da raggiungere, ma un buio in cui calarsi per tirare fuori forme, strutture, storie. Scovato in fondo a una scala in uno scantinato, il teatro per Sergio Maifredi è stato inizialmente un luogo altro: “Al Teatro Laboratorio (a Genova negli anni ’80) si arrivava percorrendo una scala buia che scendeva e portava in una stanza ancora più buia e un po’ misteriosa. Il teatro era trasgressione. Era superare un limite, era andare verso il buio, uscendo dal conforto della luce del quotidiano”. Un luogo in cui non riconoscersi e non essere riconosciuto, in cui apprendere e affinare strumenti intorno a un’idea, che potesse applicarsi al palcoscenico: la regia. Prima in senso letterale per creare spettacoli di prosa, più tardi la regia sarà modus operandi con cui modellare eventi spettacolari fuori scala; griglia in cui incanalare pensieri, attraverso cui architettare eventi, dare corpo a stagioni, rassegne, festival.

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di Laura Santini

Tra rigore e determinazione, tra senso pratico e lucida visionarietà da palcoscenico, alla continua ricerca di testi originali e di una drammaturgia non consueta, eppure classica, sono trascorsi più di trent’anni: gli inizi, il lavoro in Islanda, gli spettacoli nordici (Isbjorg, Nara livet, Signorina Giulia, Io sono il Maestro), gli spettacoli tedeschi (Mercedes di Thomas Brash, Notte Araba e La Donna di un tempo di Roland Schimmelpfennig), la lunga convivenza accanto a Tonino Conte al Teatro della Tosse, il teatro fuori del teatro in grandi spazi - la Diga Foranea, i Forti e il centro storico di Genova - mobilitando un pubblico numeroso e spesso protagonista. Alle spalle qualche convinzione mai tramontata: “l’attore è un palombaro, tu regista stai in superficie a decifrare segni”. Oppure: “Il più grande libro di regia è Il Principe di Machiavelli: occorre traghettare ogni massima dalla politica al teatro”. Due libri da leggere prima di ogni regia: Lo spazio vuoto di Peter Brook e La lanterna magica di Ingmar Bergman. E sul fronte dei grandi incontri quello con l’italianista Franco Croce Bermondi, con il drammaturgo Giuseppe Manfridi; con Pietro Marchesani docente di letteratura polacca, e più recentemente con Janusz Wiśniewski direttore del Teatr Nowy a Poznań in Polonia.


Nara Livet Lisa Galantini e Enrico Campanati foto Max Valle

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CLIPPINGS FROM A BIOGRAPHY by Laura Santini

Notes from an open conversation and blurred pictures of a stable nomad director might tell - though just as clippings in a scrapbook - the personal and professional journey of theatre director Sergio Maifredi. Accurate, determined and gifted with both rational thinking and a crystal clear imagination, Sergio Maifredi has been at work for more than three decades looking for and then staging brand new plays and original plays with a classical nature. From the early days to the research work in Iceland, along the Bergman’s plays (Isbjorg, Nara livet known as So Close to Life or Brink of Life, Signorina Giulia, Io sono il Maestro), or the German ones (Mercedes by Thomas Brash, Die arabische Nacht and Die Frau von früher by Roland Schimmelpfennig), the long collaboration with Tonino Conte at Teatro della Tosse and the open-air huge theatre productions in unusual locations his directing experience stretches a long way in many different directions. Then, all of a sudden, the time was ripe for Maifredi to become a nomad, a wanderer. And theatre an essential idea, an organizational paradigm, a codebreaking technique to disrupt expectations, patterns, schemes and enable to work on a new order of words, performances and productions. First there was absolute freedom with Teatri Possibili Liguria - lately renamed Teatro Pubblico Ligure – where the essence of directing, that is putting together words and actors, was about translating new ideas into new formats such as Conversations on Representation - a series of conferences; I Frantoi dell’Arte - “squeezing ideas like oil from olives”; Festival degli Scali a mare - theatre performances on small harbours by the seaside; Grock Festival (Imperia) - to celebrate Grock the clown; readings from Homer’s Odyssey in amazing natural locations by actors turned into fascinating and inspiring storytellers. As a nomad Sergio Maifredi has been operating across time and space and yet always focused and aiming at clear goals carved in stones or weaved in precise if tangled webs of relationships, meetings, agreements spread on a diary unashamed to say Rome on Monday, Bari on Tuesday, Poznań on Friday and Genoa on Sunday. This was the time he spent in Poland as Resident Director at Teatr Nowy, staging works by Pirandello, Goldoni and Fellini and learning about a brand new theatre world and a culture through a first-hand experience with a Polish theatre company. This was the time he designed and curated two art exhibitions around the theatre as seen from quite different perspectives: Theatre in a poster / Tutto il teatro in un manifesto. Poland 1989-2009 (Palazzo Ducale, 2009) and Yves Klein. Judo and Theatre - Body and Vision (Palazzo Ducale, 2012) around Yves Klein’s blue and him as an artist and a man. As a nomad, Sergio Maifredi has been into a lot more and elsewhere too: i.e. four years in Barletta as Artistic Director at Teatro Curci / Curci’s Theatre (Puglia) and five years working as Executive Director at Teatro Vittoria in Rome. 7


A un tratto, dopo tutto questo, è arrivato per Maifredi il tempo del nomadismo: il teatro è ritornato al valore di un’essenziale idea, “un paradigma organizzativo”, un’applicazione da attivare per creare uno scarto all’interno di modelli pre-definiti, fossero parole, spazi, o anche gruppi di persone: “Un mese prima non ti conosci. Un mese dopo ti abbracci sudato gioendo per un risultato raggiunto insieme. In un mese ci si è odiati, amati, baciati, insultati, per davvero, per finta, per un minuto, per sempre”. Dapprima c’è stata la libertà assoluta con il progetto Teatri Possibili Liguria - di recente rinominato Teatro Pubblico Ligure – dove mettere insieme attori intorno ad azioni e parole ha coinciso con una serie di iniziative tra cui I Dialoghi sulla rappresentazione, I Frantoi dell’Arte - “spremiture di idee” - il Festival degli Scali a mare, il Festival Grock (a Imperia), la lettura integrale dell’Odissea in scenari naturalmente spettacolari con interpreti disposti ad accogliere gli elementi esterni nel loro recitato. Essere nomade ha significato poter essere impegnato in tempi e su spazi diversi seppure con una meta sempre ben a fuoco e un obiettivo da raggiungere scolpito in una fitta rete di appuntamenti, incontri, accordi, in un’agenda disposta ad accogliere nella stessa settimana Roma, Bari, Poznań, Genova. È stato dunque il tempo della residenza al Teatr Nowy in Polonia in compagnia di Pirandello, Goldoni e Fellini e di un sistema teatrale e culturale del tutto nuovo da imparare da un gruppo di attori polacchi. È stato il tempo dell’ideazione, progettazione e curatela di due mostre intorno al teatro: Tutto il teatro in un manifesto. Polonia 1989-2009 (Palazzo Ducale, 2009) e Yves Klein. Judo e Teatro - Corpo e Visioni (Palazzo Ducale, 2012) intorno al blu di Yves Klein - uomo e artista. Durante il tempo del nomadismo, Sergio Maifredi è stato anche molto altro o meglio anche altrove: quattro anni a Barletta in Puglia, cinque al Teatro Vittoria di Roma.

Ritagli da una biografia di Laura Santini

Da tempo questa sua esperienza, che sfugge da tutte le parti, sempre rispondendo però a un moto centripeto estremamente puntuale, Maifredi vuole tradurla in una serie di immagini a cui aggiungere poche ma significative parole. Ne abbiamo parlato e riparlato. Nella calura estiva, una prima volta. Più avanti in una serie di interviste. Raccogliendo materiali, note di regia, pensieri su anni di esperienza intorno al palcoscenico. Inseguendo un’idea semplice, quasi banale: “un buon curriculum vitae non parte mai dall’inizio, ma dalla fine”. Di fronte a un caffé, al telefono o attraverso Skype. Ci incontriamo ancora per mettere a punto alcune parti nodali, verificare “compiti”, intervistare compagni e compagne di viaggio, colleghi e colleghe di questa o quella fase della carriera. Ricordi fugaci, letture, locandine, fotografie, nomi di artisti, di scuole, di registi e drammaturghi. Arriva una storia mai lineare, onestamente accidentata, che procede per accumulo ma sempre più lontano dal disordine, perché mai lasciata scorrere a caso, sempre ricondotta a un punto, con una sferzata o come per abile destrezza, e trasformata da fiume di parole e idee, quasi sempre poetiche e gocciolanti tenacia, in scelte non sempre pienamente calzanti, non sempre in linea con il suo ‘io’, ma piuttosto aderenti a un progetto e fedeli ad esso. Passaggi chiave si parlano nonostante distanze geografiche, culturali, temporali. Così improvvisamente, un altro modo di ripercorrere questa storia emerge: “Struttura del volume spaziale, tematica, visiva. Rifiuto della cronologia. Determinazione di una dimensione spaziotemporale stratificata del racconto; narrazione come scena: con entrate e uscite e sovrapposizione orchestrata e precisa di pochi ma essenziali personaggi, oggetti, luoghi”. E allora a ritroso dal recente al più remoto passato. In Polonia è regista residente. A Barletta inventa un cartellone teatrale per un teatro cittadino, l’unico, che deve rispondere

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Notte Araba Jurij Ferrini 9

Foto di Max Valle


Wycinki z biografii Laura Santini

Notatki z rozmowy, która pozostaje otwarta, „ruchome” wrażenia dotyczące reżysera koczownika, które opowiadają, nawet, jeśli tylko w zarysie, drogę osobistą i zawodową Sergia Maifredi, reżysera teatralnego. Pomiędzy rygorem a determinacją, pomiędzy zmysłem praktycznym a jasnym wizjonerstwem; od sceny do ciągłych poszukiwań oryginalnych tekstów i niezwyczajnych a zarazem klasycznych dramatów, upłynęło ponad trzydzieści lat: początki – praca w Islandii, spektakle nordyckie (Isbjorg, Nara livet, Panna Julia, Ja jestem Panem), spektakle niemieckie (Mercedes Thomas Brash, Arabska noc i Kobieta z przed lat Schimmelpfennig), długie lata spędzone obok Tonino Conte w Teatro della Tosse, teatr poza teatrem, na dużej przestrzeni. Nagle, po tym wszystkim, nastał dla Sergia Maifredi czas koczownictwa: teatr wrócił do wartości jego zasadniczej idei, „paradygmatu organizacyjnego”, stał się aplikacją, którą można aktywować, aby stworzyć odrębny kształtu z określonego już modelu poprzez słowa, przestrzenie czy grupy ludzi. Na początku była wolność absolutna przy projekcie Teatri Possibili Liguria, – który ostatnio zmienił nazwę na Teatro Pubblico Ligure – gdzie zebranie aktorów razem, wokół akcji i słów zbiegało się z serią inicjatyw, wśród których Rozmowy o przedstawieniu, Gniotowniki sztuki – „wyciskacze idei” – Festiwal Scali a mare, Festiwal Grock (w Imperii), pełne czytanie Odysei w naturalnej, spektakularnej scenerii, przez artystów, którzy potrafią dodać do swojej gry elementy zewnętrzne. Stać się koczownikiem oznaczało możliwość podejmowania zobowiązań w różnym czasie i w różnych miejscach, jeśli nawet była gdzieś ciepła meta jej celem było wyrzeźbienie subtelnej sieci spotkań, ustaleń w kalendarzu będącym w stanie zawrzeć w jednym tygodniu: Rzym, Bari, Poznań, Genuę. Był to jednak czas rezydowania w Teatrze Nowym w Polsce, w towarzystwie Pirandella, Goldoniego i Felliniego, w systemie teatralnym i kulturalnym zupełnie nowym, którego nauczał zespół polskich aktorów. Był to czas wymyślania, projektowania i kurateli nad dwoma okołoteatralnymi wystawami: Teatr na plakacie. Polska 1989-2009 (Pałac Dożów, 2009) i Yves Klein. Dżudo i Teatr – Ciało i Wizje (Pałac Dożów, 2012) wokół koloru niebieskiego Yves Kleina – człowieka i artysty. Przez te lata koczownictwa Sergio Maifredi był jeszcze: cztery lata w Barletta w Apulii, pięć w Teatro Vittoria w Rzymie.

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Mi chiamo Isbjorg e sono un leone Lisa Galantini 11

foto Max Valle


La donna di un tempo Alice Arcuri foto Alberto Rizzerio

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ad un pubblico molto vario. A Roma, al Teatro Vittoria è alla direzione organizzativa di uno dei teatri della capitale in cui si affollano le più diverse proposte artistiche. A Genova: le origini, la formazione, il Teatro della Tosse, Teatri Possibili Liguria prima, il Teatro Pubblico Ligure poi, il ruolo di consigliere al Teatro dell’Opera, il Carlo Felice. Nella storia di un teatrante, mi pare, i fatti non si allineano mai, di preferenza, piuttosto che adattarsi a un prima e un dopo il discorso si fa percorso, come su un palcoscenico la parola tramite l’attore passa da essere silenzio in movimento a voce immobile. Prendendo a prestito il titolo di un celebre lavoro dello storico Carlo Ginzburg, si seguono Il filo e le tracce. Vero falso finto si percorre quanto la memoria trattiene: finzione, immagine, idea di vissuto. Lascio che Sergio improvvisi. Gli do qualche spunto qua e là, lo lascio scivolare, perdersi in un percorso in cui rintracciare testimonianze involontarie della sua storia, qualche volta anche storiche. Là, emergono fattori ricorrenti in intrecci adiacenti: questo suo modo di intendere la regia, questo fare il teatro ma anche fare con il teatro, o pensare attraverso il teatro, architettando scenari anche là dove non c’è parte dunque il più lontano nel tempo possibile, nel buio di uno scantinato, su uno scalo a mare, dove tutto si può immaginare ma solo se disposti a “tagliarsi i ponti alle spalle”. Ecco da dove parte il nomadismo sedentario di Sergio Maifredi: da un suo continuo scartare dentro il presente, collocando alle spalle tutto quanto non immediatamente adatto alla scena del nuovo spettacolo, come un mucchio di vecchie scenografie da riutilizzare e vecchi costumi da ripensare, ogni luogo è uno spazio vuoto da vestire di drammaturgia. Questo catalogo è dunque un primo ritratto per frammenti, quasi Polaroid: scatti sovrapposti, forse persino mossi, per trattenere tanti ruoli, luoghi, momenti. Tante tracce che restituiscano le contraddizioni della

figura severa e conservatrice di Sergio Maifredi, accanto al suo lato morbido, aperto e dialogico, quel suo fare amichevole seppure all’interno di convinzioni ferree, quel suo essere immobile eppure nomade. C’è un prima? E c’è un dopo? Ci sono, certo, tappe e mappe e ci sono agende dove si consuma l’autobiografia del regista nomade: Barletta, Roma, Genova, Milano, Varsavia, Polonia, Roma, Barletta, Genova e, ancora, Polonia. In una bulimia di idee che trovano quasi sempre pace in un formato praticabile (sostenibile per costi e potenziale successo), Sergio Maifredi è un nomade senza valigie, che semina storie, spettacoli, incontri, nuovi progetti. In tasca solo i dialoghi di una nuova drammaturgia da studiare; la soluzione per spostare i limiti del palcoscenico ancora un po’ più in là; uno spettacolo convincente da mettere in un cartellone; quello da provare a tavolino con attrici e attori o da perfezionare con tecnici e collaboratori. All’inseguimento di intuizioni e incontri seminali, fare un lavoro sul passato con Sergio, ha qualcosa di profondamente sbagliato nei presupposti: «In genere butto via tutto. Ogni anno butto via tutto ciò che posso. Ho fatto tanti traslochi nella mia vita. E anche quella è un’occasione per buttare via tutto». Un’idea quasi definitiva di non lasciare tracce sembra emergere da questa affermazione. Eppure da qualche parte, su una delle sue scrivanie ideali, Sergio ritrova con sicurezza: Riflessioni sul teatro di Jean Louis Barrault e i libri di Umberto Albini. Di queste letture ha una visione che oscilla tra l’utilitaristico e lo scaramantico: “sono manuali, contengono linee guida e regole, ma sono anche i migliori compagni ogni volta che si deve intraprendere una nuova avventura”.

Ritagli da una biografia di Laura Santini 13


IL MIO MESTIERE Froken Julie - Signorina Julie Romeo e Giulietta Valentina Picello foto Giorgio Bergami Foto Max Valle

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MÓJ ZAWÓD

THE DIRECTOR’S CRAFT

IL MIO MESTIERE

Moim zawodem jest opowiadanie historii innych innym

My job is to tell other people’s stories to other people

Il mio mestiere è quello di raccontare storie di altri ad altri

Giorgio Strehler

Giorgio Strehler

Giorgio Strehler

Robić teatr.

Working in the theatre

Fare teatro.

Moim zawodem jest wywoływanie napięć między artystami, budowanie emocji.

My job in the theatre is about making people and things clash to create emotions.

Il mio mestiere è provocare cortocircuiti tra artisti, costruire emozioni.

Paradygmatem zawsze jest spektakl. Doprowadzenie do zdarzenia „tu i teraz”. W sposób niepowtarzalny.

The show is the paradigm, the idea is to make something happen here and now. Never the same, never again.

Il paradigma è sempre lo spettacolo. Il far accadere qui e ora. In modo irripetibile.

Kierowanie zespołem aktorów, strukturą teatru czy tworzenie wystawy - żywej i na żywo - to to samo. Zmienia się tempo, czas trwania, rytm - od sprintera po maratończyka - ale to nadal to samo.

Leading a theatre company, directing actors, curating an art exhibition with live urgency, this is but one and the same job to me. What changes is time, length, rhythm. It may be a sprint or a long-distance run, but to me it is just one and the same job.

Teatr podróżujący. Teatr, który przywołuje twarze, historie, zapachy, materiały, światła napotkane podczas moich podróży. Teatralny koczownik. Bywam, podróżuję, spotykam, poznaję: z entuzjazmem mój wschód Europy, zapadam się w moje południe Włoch lub odnajduję się w mojej ziemi liguryjskiej; Wyruszam z konieczności, konieczności dotarcia do miejsc, w których tworzę. Koczuję jak pasterz czy handlarzy. Konieczność poszukiwania strawy i poszukiwanie produktów na wymianę. Jednego dnia jestem w słońcu Apulii, deszczu Rzymu, wietrze Genui, mediolańskim zimnie i poznańskim śniegu. Koczownictwo genueńskie i barbarzyńskie zarazem.

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A theatre that travels. A theatre that recalls faces, stories, smells, fabrics, lights and colours, those same I met during my journeys. I move about according to the season. I am a nomad: I travel, I wander, I meet people, I learn. I take my enthusiasm with me during my travelling across East Europe, all the way down to the South of Italy or back to my homeland again, in Liguria. I start from a need. The need is about getting to the right place where I can best express my craftmanship. Sheepmen and traders migrate: the former look for better and greener fields, for more spices to sell the latter. I always carry with me Puglia’s sun, Rome’s rain, Genoa’s wind, Milan’s cold and Poznan’s snow. Travelling is about being at the same time from Genoa and the odd one out somewhere else.

Guidare una compagnia di attori, la struttura di un teatro o creare una mostra d’arte viva e dal vivo è la stessa cosa. Cambia il tempo, la durata, il ritmo, da scattista o da maratoneta, ma è la stessa cosa. Un teatro viaggiante. Un teatro che riporti i volti, le storie, gli odori, le stoffe, le luci incontrate nel mio viaggiare. Nomade del teatro, giro, viaggio, incontro, conosco: con entusiasmo attraverso il mio Est Europa, come sprofondo nel mio Sud Italia o mi ritrovo nella mia terra di Liguria; parto da una necessità, la necessità di raggiungere luoghi in cui creare. Il nomadismo è dei pastori e dei mercanti. Necessità di campi con erba da brucare e ricerca di spezie da scambiare. Nello stesso giorno ho il sole della Puglia, la pioggia di Roma, il vento di Genova, il freddo di Milano, la neve di Poznań. Il nomadismo è genovese e barbaro al tempo stesso.


uno che si fa costruire una casa su quest’isola, secondo voi, vuole vedere gente? Ingmar Bergman

Romeo e Giulietta foto Giorgio Bergami

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Podążając za bergmanem Looking for bergman Settembre 2005

INSEGUENDO BERGMAN

Quasi un viatico

Dopo aver messo in scena Isbjorg sono stanco, svuotato. L’estate è afosa e il non aver programmato neppure un giorno di vacanza la rende ancora più interminabile. Occorre fare qualcosa, qualcosa che dia una direzione a questa energia che sento girare a vuoto. Cosa vorrei davvero? Incontrare Ingmar Bergman. Questo vorrei. Bene allora. Con Corrado d’Elia, sulla piazza di Foligno con Google map inquadro Fårö, l’isola dove Bergman si è ritirato. Telefono ad ogni locanda dell’isola, millanto un appuntamento con il Maestro, chiedo la distanza tra la locanda e la casa del Maestro. Dopo tre telefonate faccio il “punto nave”: la casa deve essere qui, sul lato dolce e verdeggiante dell’isola. In viaggio quindi. Parto con l’idea di estorcergli i diritti di Sarabanda, il suo film per la televisione, ma in cuor mio so che non ne sono all’altezza, che non dirigerò mai quel copione. Dentro di me so che voglio semplicemente dirmi d’aver raggiunto il mio sogno. E’ lì, dietro la grande vetrata della sua casa nel bosco, intento a scrivere: a quindici metri da noi c’è Ingmar Bergman. Siamo partiti, Lisa Galantini ed io, da Milano per atterrare a Stoccolma, quindi con un piccolo aereo abbiamo raggiunto Visby sull’isola di Gotland. Poi in pullman fino all’imbarco per Fårö , la “sua” isola. In bicicletta all’imbrunire abbiamo setacciato le spiagge, i sentieri, le strade sconnesse spazzate dal vento fino ad arrenderci per decidere di riprovare l’indomani. Sveglia 17

all’alba e pedaliamo; il sorriso di Lisa riesce a far cedere uno dei protettivi abitanti dell’isola che finalmente ci da l’indicazione giusta. Arriviamo ad un viale tra gli alberi, l’aria è quella fresca del settembre nordico, il cielo è terso e la luce è limpida. Abbiamo pensato a questo momento da mesi, lo abbiamo preparato in ogni particolare, studiando i filmati della televisione svedese per individuare la casa, per riconoscere la macchina, una vecchia jeep rossa, per sapere le sue abitudini. Non abbiamo però appuntamento. Impossibile averlo. Ma ora è lì, davanti a noi. Resto immobile, guardo Lisa. Aspettiamo che si accorga di noi. Scrive, si volta. Ci ha visti. Esce. E’ alto e forte. Con una mano fa un gesto, please! Fraintendiamo il senso e avanziamo. Urla: Ho dei cani qui dentro, ora ve li lancio contro! Inutili i miei tentativi di consegnargli una lettera, in svedese, con cui vorremmo presentarci; ci ritroviamo fuori dal cancello lasciato aperto. Qui pianifico una strategia d’assedio: i viveri li abbiamo, resteremo davanti alla casa fino a quando la governante, che tutti i giorni lo va a trovare, non passa; in ogni caso, lo sappiamo, alle tre del pomeriggio lui esce per andare al cinema che si è fatto costruire e dove ogni giorno assiste alla proiezione di un film. Sono le undici, nel suo bosco raccogliamo pigne che conserveremo e aspettiamo. Alle tre non succede nulla. Lisa telefona in Italia. Sento il motore della jeep, è lui, è la jeep rossa che sale veloce. Mando avanti Lisa, da sola, incontro a Bergman. Lisa è vera, come attrice, come donna.

Il suo sguardo è disarmante e ti trafigge. Bergman si ferma. Si parlano. Li vedo da lontano. Parlano e si sorridono. Bergman mi fa cenno di raggiungerli. Mi avvicino: è un uomo anziano e robusto, le mani nodose sul volante, gli occhi duri e ironici. La voce è sicura e in un inglese indulgente ci dice: Mi dispiace molto essere maleducato con voi ma uno che si fa costruire una casa su quest’isola, secondo voi, vuole vedere gente? Sorridiamo, ci chiede da dove veniamo. Italia. Avevo Fellini come amico in Italia, ma sono vecchio non tornerò in Italia. Ci chiede cosa faremo domani; con un solo fiato rispondiamo che siamo venuti per lui, che siamo assolutamente liberi. Bene, allora promettetemi una cosa… Che non tornerete. Ubbidiamo. Ci sorride, Lisa gli stringe la mano, lui gliela tiene stretta e si parlano ancora. Bergman lo sa che negli occhi di Lisa c’è lo sguardo di Ingrid Thulin, di Bibi Andersson. A sorpresa Lisa gli chiede se può dargli un bacio. Bergman brontola un po’ ma sotto sotto è divertito e accetta, poi con uno scatto si volta verso di me e dice ironico: noi due non ci baciamo, però. No, Maestro non ci baciamo. Mi prende dalle mani la copia di Lanterna Magica, la sua autobiografia, un libro che rileggo prima di affrontare ogni mia regia, e mi dice: Ti scrivo qualcosa? Lisa ed io ci guardiamo, ci eravamo detti niente foto e autografi. Ma lui insiste: Ti basta il mio nome? Mi basta, mi basta. E allora, col pennarello sottile blu, Ingmar Bergman.


LOOKING FOR BERGMAN

September 2005

Looking for a guide

After staging Isbjorg, I feel tired and empty. This summer is hot, it is scorching outside and having nothing planned ahead, not even a single day off, time feels even slower than usual. I feel a strong need to do something; a need to redirect the restlessness I feel and that leads me nowhere. What would I really like to do? I wish I met Ingmar Bergman. This is what matters most. Fair enough. I start my journey aiming to get the performance rights to stage Sarabanda, Bergman’s TV movie. And yet, deep inside me, I know I will never direct that work. Somewhere deep inside me, I know I just wish that dream, my dream, to come true. I land on Fårö Island and after a short siege I manage to meet Bergman. Talking to him in the wood opposite his house seems to me like a poetic and surreal experience. Just before saying goodbye he takes the book I’m holding, it’s his autobiography The magic lantern - a book I read every now and then, especially before starting any new production. He says “Would you like me to write anything...” I am speechless. He asks again “Shall I sign it?” Sure, that’s great. And there it is in fine blue ink, Ingmar Bergman.

PODAZAJAC ZA BERGMANEM Wrzesień 2005 Niczym za przewodnikiem

Po wystawieniu Isbjorga jestem zmęczony, pusty. Lato jest parne a fakt, że nie zaplanowałem nawet jednego dnia wakacji sprawia, że staje się ono niekończące. Należałoby coś zrobić. Coś, co nada kierunku tej energii, krążącej wokół. Czego tak na prawdę bym chciał? Spotkać Ingmara Bergmana. Tego bym chciał. A zatem... Wyjeżdżam z zamiarem wydarcia mu praw do jego ostatniego filmu Sarabanda, ale w głębi serca wiem, że nigdy tego nie wyreżyseruję. Tak naprawdę chcę móc powiedzieć sobie, że spełniłem swoje marzenie. Przybywam na wyspę Fårö i po krótkim “oblężeniu” udaje mi się go spotkać. Rozmowa z nim, w lesie, przed jego domem, ma w sobie coś poetyckiego i surrealistycznego. Podczas pożegnania zabiera mi z rąk egzemplarz Laterna Magica, jego autobiografii, książki, którą czytam przed zmierzeniem się z każdą kolejną reżyserią i pyta: Napisać Ci coś?. Odebrało mi mowę, ale on nalega: Wystarczy ci moje nazwisko? Wystarczy mi, wystarczy. Pisze, więc, cienkim niebieskim flamastrem: Ingmar Bergman.

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Romeo e Giulietta Antonio Carli e Aldo Ottobrino 19

foto Giorgio Bergami


TEATRO PUBBLICO LIGURE Gdy w 2007, z Corrado d’Elia i Lucia Lombardo, zakładaliśmy TPL Teatri Possibili Liguria, które dziś nosi nazwę Teatro Pubblico Ligure, jasne było dla mnie, że, jeżeli chcemy skoncentrować się na projektach, o których myślimy, musimy pomyśleć o nowym modelu organizacyjnym. Lekka łódka, z łatwością wykonująca zwroty, która może poruszać się tam gdzie większe łodzie utykają. Komputer, telefon komórkowy i ruchome biura: w barach, na brzegu moża, na stacji, w samolocie. Mniej więcej o tym myślałem spacerując w genueńskim porcie, mając w głowie naszą nową przygodę teatralną, która właśnie się miała rozpocząć. Nowy model organizacyjny, nieobciążony biurkami, fotelami, sekretarkami, wynajmami i utrzymaniem. Software a nie hardware.

, e r a r i v a a t n a o r s s p o , r a g r i e d g i g v e l a a n c e r l a e b v a o d Un a i v r . a l o o n v a i i c l s g a a TEATRO PUBBLICO LIGURE c n i i s a z z a t s In 2007 Corrado d’Elia, Lucia Lombardo and I launch TPL, namely Teatri Possibili Liguria, nowadays known as Teatro Pubblico Ligure. I am fully aware that we need to come up with a new organisational strategy if we really want to turn into real productions the projects we have in mind. A light vessel ready to change course, one able to move away smoothly where big vessels would get stuck. A PC, a mobile and a portable office. In bars, on rocks by the seaside, at the train station or at the airport.

Teatro Pubblico Ligure Festival Grock / Imperia / Liguria Avner foto Circo e Dintorni

This is what comes across my mind while wandering down Genoa harbour quay and while our theatre enterprise is about to set off. A new organisational strategy that is not overloaded by desks, chairs, rents and maintenance costs. A software rather than an hardware. 20


UN PROGETTO Theatre and territory: a project PER UN TERRITORIO Projekt dla regionu

IL TEATRO PUBBLICO LIGURE

Quando nel 2007 fondo, con Corrado d’Elia e Lucia Lombardo, TPL Teatri Possibili Liguria, oggi Teatro Pubblico Ligure, ho ben chiaro che dobbiamo pensare ad un nuovo modello organizzativo, se vogliamo concentrarci sui progetti che abbiamo in testa. Una barca leggera, pronta a virare, a scivolar via dove le navi di grossa stazza si incagliano. Computer, telefonino e uffici volanti, nei bar, sugli scogli, in stazione, in aeroporto. Più o meno questo penso passeggiando sui moli del porto di Genova, avendo in testa la nostra avventura teatrale che sta per salpare. Un nuovo modello organizzativo non appesantito da scrivanie, poltrone, segretarie, affitti e manutenzioni. Un software e non un hardware. Un modello che applichi il paradigma del teatro, dell’andare in scena, del qui ed ora, non solo agli spettacoli, ma a ciò che vogliamo raccontare dal vivo, rendendolo vivo. Intendendo per teatro il far accadere, confrontare, emozionare, dialogare. Una struttura a rete, fatta di amici fidati, in grado di riunirsi al momento giusto, ciascuno con le proprie competenze. Service tecnico, ufficio stampa, grafica, web master, amministrazione e contabilità. Noi sparsi tra Genova e Milano, l’ufficio stampa a Padova, il grafico, l’insostituibile Luigi Fabii, a Bari. Gli artisti con noi, dove serve, dove si va in scena. Un software e non un hardware, appunto. Qualcosa che possa agire con una propria, forte, identità progettuale senza assumersi l’onere di gestire la quotidianità.

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Ci diamo un ambito geografico di lavoro, la Liguria, inizialmente. E ci diamo un compito: valorizzare il territorio attraverso la Cultura. Per me la Liguria sono gli ulivi. E’ la terra in cui coltivo il futuro. Qui sono nati progetti come l’Officina dei Sogni, Dialoghi sulla Rappresentazione, Frantoi dell’Arte; mostre spettacolo come Tutto il Teatro in un Manifesto / Polonia 1989-2009 oppure Yves Klein / Judo e Teatro – Corpo e Visioni; ed i relativi progetti editoriali curati da Michał Jandura, realizzati e stampati in Polonia a Cracovia, editi da TeARTo. E poi spettacoli e festival: Vero West di Sam Shepard, La donna di un tempo di Roland Schimmelpfenning, Viaggiatori Viaggianti e Chitarre Corsare, fino a Odissea – Un racconto mediterraneo; il Festival Grock Città di Imperia, giunto ora alla 10a edizione, il Festival degli Scali a Mare di Pieve Ligure, ora alla 6a edizione. Reti culturali d’eccellenza, costruite con Istituzioni comunali, regionali e nazionali, come l’appena varato progetto STAR – Sistema Teatri Antichi Romani. Scegliamo la Liguria come nostro porto d’imbarco. Da cui partire, dove tornare. Inventiamo progetti per il territorio e progetti che dal territorio partono per attraversare l’Italia ed andare oltre i confini italiani. Alla barca leggera si affiancano altre barche leggere. Una piccola flottiglia corsara.


Teatri Possibili Liguria - Teatro Pubblico Ligure Corrado d'Elia e Sergio Maifredi brindisi alla conferenza stampa di inaugurazione Settembre 2007

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Teatro Pubblico Ligure Festival Grock / Imperia / Liguria Il banchetto degli elefanti foto Gerolamo Acquarone

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Teatro Pubblico Ligure Odissea un racconto mediterraneo Arsenale Militare di La Spezia / Liguria foto Max Valle

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ODISSEA UN RACCONTO MEDITERRANEO

Un progetto di Sergio Maifredi da Omero produzione Lucia Lombardo per Teatro Pubblico Ligure con: Roberto Alinghieri, Valerio Binasco, Giuseppe Cederna, Ascanio Celestini, Maddalena Crippa, Corrado d’Elia, Gioele Dix, Davide Enia, Teresa Mannino, Moni Ovadia, David Riondino, Paolo Rossi, Amanda Sandrelli, Tullio Solenghi, Dario Vergassola. XXXIII Orestiadi di Gibellina 2014 XXXV Festival La Versiliana 2014 Rassegna Teatri Antichi Uniti, Regione Marche, 2014 LIX edizione Tindari Festival – Festival dei due Mari 2014 Velia Romana Festival di Teatro Antico 2014 VII Festival degli Scali a Mare di Pieve Ligure IV edizione Palcoscenico Liguria – Chiavari, Albisola Superiore, Camogli, Portofino, La Spezia Regione Liguria IV Festival Il Contastorie 2014 - Ischia Lugano in Scena – stagione 2012 – 2013 In coproduzione con Politeama Genovese – stagione 2013 – 2014 e 2014 - 2015 28


Odyssey

–A

ean n a r r e t i d Me

ODYSEJA OPOWIE

Tale

RODZIEMNOMORSKA

Teatro Pubblico Ligure Odissea un racconto mediterraneo il pubblico ad Albisola Superiore / Liguria 29

foto Max Valle


Teatro Pubblico Ligure Odissea un racconto mediterraneo Amanda Sandrelli foto Max Valle

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ODYSSEY - A MEDITERRANEAN TALE Concept and production by Sergio Maifredi Odyssey – A Mediterranean Tale is about going back to the power of oral storytelling, to a flesh and blood storyteller that brings every page of the Odyssey alive. It is a production performed in several parts - Odyssey is the first installment fiction. Each short story is absolute and unique. It is the audience that works on the “film editing” each night by using his/her imagination. I asked a different actor to play the storyteller for each of the 24th Homer’s Cantos. I did not choose the most gifted among theatre actors rather those among them that could be called artists and would be able to speak to a large audience providing their own original readings of the poem. The production has been on a tour across Italy and Switzerland, set both in amazing natural landscapes and in Greek and Roman ancient theatres as well as in some of the most important Italian Theatre Festivals.

ODYSEJA OPOWIE

RODZIEMNOMORSKA

Projekt Sergio Maifredi Odyseja - opowieść śródziemnomorska przywraca opowiadaniu ustnemu, mówcy żywemu, z krwi i kości, strony Odysei. To spektakl seryjny: Odyseja to pierwsza opowieść w odcinkach. Opowiadania żyją w całości. Montaż odbywa się w głowie widza spotkanie po spotkaniu. Każdą z dwudziestu czterech ksiąg powierzyłem innemu mówcy, wybierając wśród aktorów nie wyłącznie teatralnych, ale wśród aktorów intelektualistów, będących w stanie rozmawiać z publicznością tu i teraz, tworząc niejako „zapiski na marginesie”, każdy zgodne ze swoją osobowością. Spektakl zjeździł Włochy i Szwajcarię i wystawiany był zarówno w niezwykłych sceneriach naturalnych, jak i w antycznych teatrach romańskich i greckich. Gościł na afiszach najważniejszych festiwali włoskich.

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ODISSEA UN RACCONTO MEDITERRANEO Inizio da una meta mai raggiunta per raccontare il viaggio. Con il nostro ultimo lavoro. Un’attraversata del poema omerico fatta da moderni cantori, in luoghi unici per bellezza. Odissea – Un racconto mediterraneo. Un attore, un leggìo, una luce. Ventiquattro canti, diciassette artisti.

(…) Sempre devi avere in mente Itaca raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo sulla strada: che cos’altro pretendi? (…) Kostantinos Kavafis

A Gibellina, nel deserto inflitto dal terremoto e dalla devastante ricostruzione, esiste un luogo benedetto dagli Dèi: il Baglio di Stefano, dove in un silenzio che è quello dei conventi o dei rifugi alpini, Claudio Collovà, direttore artistico delle XXXIII Orestiadi, parla al suo pubblico che si è messo in macchina due ore prima per arrivare fino a qui. I cavalli neri, travolti nella montagna di sale di Mimmo Paladino, si stagliano nella notte, bagnati dalla luce lunare. Accanto a Claudio, trovo il senso del mio intrecciare artisti, parole, progetti, luoghi, teatri, bilanci, sogni, copioni, poemi. Odissea – Un racconto mediterraneo restituisce alla narrazione orale, al cantore vivo e in carne ed ossa, le pagine dell’Odissea. L’Odissea è la prima fiction a episodi. I racconti vivono assoluti. Il “montaggio” avviene nella testa dello spettatore. Il percorso spettacolare è costruito a tappe, in una sorta di staffetta che permette la creazione di un pubblico con cui incontrarsi, inseguirsi e riconoscersi. In due settimane, a Gibellina, ci ritorno quattro volte, con quattro episodi diversi, mentre altri episodi stanno andando in scena a La Versiliana, a Tindari, nelle Marche, in Liguria, in luoghi distanti eppure uniti dalla loro bellezza. Gli occhi che ho davanti sono occhi che mi sembra di conoscere, di avere già incontrato. Mi costringono a cambiare ogni sera la mia introduzione, sento che il discorso non può ripetersi ma deve continuare, rivolgendosi a quello spettatore che non c’è ma che esiste, quello che ogni sera si incammina verso di noi per condividere un rito civile. 32


Teatro Pubblico Ligure Odissea un racconto mediterraneo Ascanio Celestini 33

foto Max Valle


Teatri Teatri Possibili Possibili Liguria Liguria e Teatro e Teatro Pubblico Pubblico Ligure Ligure progetto progetto Sergio Sergio Maifredi Maifredi grafica grafica Luigi Luigi Fabii/Pagina Fabii/Pagina poster poster Grock Grock didi Michal Michal Batory Batory 34


Teatro Pubblico Ligure Odissea un racconto mediterraneo Paolo Rossi, Valerio Binasco, Teresa Mannino, Roberto Alinghieri, Davide Enia, Tullio Solenghi, Moni Ovadia, Amanda Sandrelli 35

foto Alessandro Fabbrini e Max Valle


“La Pologne? La Pologne? Deve esserci un freddo terribile, vero?” “Pas du tout” rispondo glacialmente. Wisława Szymborska

Traduzione di Pietro Marchesani

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MY THEATRE ABROAD

UN TEATRO all'EST TEATR ZA GRANICA

E RO

TEATR NOWY di Poznań – Polonia

Regista residente dal 2006 al 2014 Spettacoli diretti: Sei Personaggi in cerca d’autore (Sześć postaci szuka autora) di Luigi Pirandello (122 recite, in scena dal 2006 al 2010) Il raggiratore (Oszust) di Carlo Goldoni (170 recite, in scena dal 2009 al 2014) Lo Sceicco bianco (Biały Szejk) di Federico Fellini (73 recite in scena dal 2012 al 2014) “La Pologne? La Pologne? Deve esserci un freddo terribile, vero?” mi ha chiesto, e ha tirato un sospiro di sollievo. Infatti sono saltati fuori tanti di quei paesi che la cosa migliore è parlare del clima. “Oh, signora” vorrei risponderle “i poeti del mio paese scrivono in guanti. Non dico che non se li tolgano mai; quando la luna scalda, allora sì. In strofe composte di grida tonanti, perché solo questo penetra attraverso il mugghio della tempesta, cantano l’esistenza semplice dei pastori di foche. I classici incidono con ghiaccioli d’inchiostro su cumuli di neve calpestati. Gli altri, i decadenti, piangono sul destino con stelline di neve. Chi si vuole annegare deve avere una scure per fare un buco nel ghiaccio. Oh, Signora, mia cara signora!” E’ così che vorrei risponderle. Ma ho dimenticato come si dice foca in francese. Non sono sicura del ghiacciolo e del buco nel ghiaccio. “La Pologne? La Pologne? Deve esserci un freddo terribile, vero?” “Pas du tout” rispondo glacialmente. Wisława Szymborska Traduzione di Pietro Marchesani 37


TEATR NOWY w Poznaniu – POLSKA Reżyser współpracujący od 2006 do 2014 Zrealizowane spektakle: Sześć postaci szuka autora (Sei Personaggi in cerca d’autore), Luigi Pirandello (122 spektakle, w repertuarze od 2006 do 2010) Oszust (Il raggiratore), Carlo Goldoni (170 spektakli, w repertuarze od 2009 do 2014) Biały szejk (Lo Sceicco bianco), Federico Fellini (73 spektakle, w repertuarze od 2012 do 2014) POZNAŃ TEATR NOWY – POLAND Resident Director – 2006–2014 Stage productions Pirandello’s Six Characters in search of an author / Sei Personaggi in cerca d’autore (Szesc postaci szuka autora): 122 performances, on stage from 2006 to 2010); Carlo Goldoni’s The con man / Il raggiratore (Oszust): 170 performances, from 2009 to 2014); Federico Fellini’s The White Sheik / Lo Sceicco bianco (Bialy Szejk): 73 performances - from 2012 to 2014. I was introduced to Poland and the Polish culture by Pietro Marchesani, one of the best renowned Italian scholars for Polish Literature. It was thanks to Pietro that I produced the play The Madman and the Nun by Witkacy. It was thanks to Pietro that I got involved in the setting up of an exhibition around Bruno Schultz’s works. And it is defintely thanks to Pietro that Kantor’s The Dead Class was published with Luigi Marinelli’s first Italian translation. In 2005 I invited Janusz Wiśniewski and his Faust, a Teatr Nowy’s production, to Italy - in those days Janusz was the artistic director of Teatr Nowy. It was the beginning of a great collaboration between me,Janusz and Teatr Nowy: an amazing experience. Teatr Nowy is the theatre where I became resident director and where I produced three new plays: Pirandello’s Six Characters in search of an author, Carlo Goldoni’s The con man (Il raggiratore) and Federico Fellini’s The White Sheik. In Poland I also discovered another art related to theatre: Polish theatrical posters. Later I designed an exhibition around these unique beautiful works of art. The exhibition - i.e. Tutto il Teatro in un Manifesto (Theatre in a poster) - was held at Palazzo Ducale (Genoa) in 2009 and moved to Rome at Villa Doria Pamphilij the following year.

Faust Janusza Wiśniewskiego, w Teatrze Nowym, w Poznaniu Faust w Teatrze Nowym, wyreżyserowany przez Janusza Wiśniewskiego, był dla mnie niczym wrota otwierające się na Polskę. W sierpniu 2005 roku jestem na festiwalu w Edynburgu. 20 spektakli do obejrzenia w trzy dni. Fausta w tym nie ma. Wystawiany jest po moim wyjeździe. Corrado d’Elia, mój serdeczny przyjaciel, zostaje kilka dni dłużej i ogląda spektakl. „Musisz go obejrzeć, bezwzględnie!” Lecę do Poznania, do Teatru Nowego i po raz pierwszy przestępuję próg budynku, który przez siedem kolejnych lat będzie moim teatrem. Teatr Nowy Teatr Nowy w Poznaniu jest przede wszystkim domem. Domem Teatru, domem Artystów. Poza trzema scenami na czterysta, dwieście dwadzieścia i sto pięćdziesiąt miejsc, w budynku Teatru Nowego mieszczą się sale do prób, magazyny, pracownie krawieckie i dekoracyjne, biura, restauracja dla publiczności i pracowników teatru otwarta od dziewiątej rano do północy oraz dwa piętra pokoi gościnnych. Ponadto pracownia perukarsko-charakteryzatorska, która przeobraża niemalże czterdziestoosobowy zespół aktorów w dziesiątki, setki postaci; pracownia „dramatopisarza” wyłożona książkami, pudłami z programami, w której można opracowywać scenariusze, opowiadać spektakle… Na dworze jest minus szesnaście stopni, polska zima nie zachęca do wychodzenia; zdarza się, że cały tydzień spędzam w tym mikrokosmosie. Teatr Nowy stał się naszym subiektywnym spojrzeniem na Polskę. To stąd wyrusza i tu kończy się każdy nasz wypad: Kraków, Warszawa, Zakopane, Toruń, Łódź, Wrocław. Wsie, rzeki, pociągi, stacje; Gdańsk, który na nas czeka i chęć powrotu, jak do domu, jak do Polski.

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Antefatto

Esiste una sorta di preistoria nel mio amore per la Polonia. Il primo volume della collezione Teatro di Einaudi che ho comprato, a quindici anni, è stato il Matrimonio di Gombrowicz. La Polonia per me allora era una terra distante, un mondo d’Oltrecortina: un francobollo grigio con un sommergibile che affiora; me l’aveva regalato mio nonno, per la mia collezione di bambino. La Polonia e la sua lingua hanno iniziato a prendere, nella mia testa, una forma reale grazie a Pietro Marchesani. Ho conosciuto Pietro portando in scena Il Pazzo e la Monaca di Witckacy. La sua Polonia è una Polonia di fotografie in bianco e nero. Mi racconta delle dune di sabbia al nord, di Cracovia, della biblioteca dell’Università Jagellonica. Parla di tempi buii, dove persino i caratteri della macchina da scrivere erano preventivamente controllati, dove nelle case si bisbigliava per il timore d’essere ascoltati. Ma, nelle sue foto di giovane lettore, Pietro appare sorridente e circondato da belle studentesse dai colori chiari.

Bruno Schulz - il Profeta sommerso

Trieste Museo della Revoltella / Genova Museo di S. Agostino catalogo edizioni Scheiwiller Un giorno Pietro mi dice che devo raggiungerlo a Trieste: al Museo Revoltella c’è una mostra su Bruno Schulz, 70 disegni e l’unico “olio” sopravvissuto. Il catalogo, pubblicato da Scheiwiller gli è costato sei mesi di notti insonni. Tre mesi dopo, apre a Genova nel Museo di Sant’Agostino.

La Classe Morta

Durante una cena con Pietro Marchesani, Luigi Marinelli, ordinario di lingua e letteratura polacca alla Sapienza di Roma, mi dice di avere il dattiloscritto de La Classe Morta di Kantor. “Mai tradotta in Italia!”, aggiunge Pietro. La notizia per me è storica, clamorosa. “Dobbiamo assolutamente pubblicarla!” urlo entusiasta. Chiamo Tonino Conte, il suo “naso”, come dice lui, è infallibile: contribuisce anche il Teatro della Tosse, va pubblicato! Pietro fa il resto: convince Scheiwiller e La Classe Morta esce per i suoi tipi.

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Wisława Szymborska e Pietro Marchesani

Grazie a Pietro ho incontrato Wisława Szymborska. La prima volta a Bologna: Pietro Marchesani, traduttore italiano dell’opera omnia della Szymborska, è accanto a lei. Wisława commossa, dice al microfono senza di te in Italia non esisterei!. Tradurre da una lingua “disperatamente” inaccessibile come il polacco è ricreare poesia. Ora che balbetto qualche parola di polacco cerco Pietro nella metrica della Szymborska, godendomi, in italiano, le poesie di Pietro, lasciando che sia Wisława, per una volta, a fare da “testo a fronte”, ad aiutarmi a decifrare una traccia di Pietro impigliata in un verso.

Faust di Janusz Wiśniewski al Teatr Nowy di Poznań

Faust del Nowy Teatr, diretto da Janusz Wiśniewski, per me è il portone che si spalanca sulla Polonia. Nell’agosto 2005 sono al Festival di Edimburgo. Venti spettacoli da vedere in tre giorni. Faust non c’è. Debutta dopo la mia partenza. Corrado d’Elia, mio fraterno amico, si ferma qualche giorno in più e lo vede. Devi prenderlo, assolutamente!. Volo a Poznań al Teatr Nowy. E per la prima volta varco il portone di quello che per sette anni sarà il mio teatro.

Il Teatr Nowy

Il Teatr Nowy di Poznań è prima di tutto una casa. Una casa del Teatro, una casa degli Artisti. Oltre alle tre sale da quattrocento, duecentoventi e centocinquanta posti, il Nowy Teatr, in un unico edificio, assembla sale prove, magazzini, laboratori di sartoria e scenografia, uffici, ristorante per pubblico e dipendenti aperto dalle nove del mattino a mezzanotte e due piani di appartamenti per gli ospiti. E poi sale trucco per trasformare gli oltre quaranta attori della compagnia stabile in decine, centinaia di personaggi; lo studio del “dramaturg” tappezzato di libri, stipato di casse di programmi di sala, per elaborare copioni, raccontare spettacoli... Fuori i meno sedici gradi dell’inverno polacco non invitano ad uscire; a volte la settimana scorre per intero all’interno di questo microcosmo. Il Teatr Nowy è diventato il nostro sguardo in soggettiva verso la Polonia. Da lì parte e lì ritorna ogni nostra scorribanda: Cracovia, Varsavia, Zakopane, Toruń, Lódź, Wrocław. Campagne, fiumi, treni, stazioni; Danzica che ci attende e voglia di tornare, come a casa, come in Polonia.


Sześć Postaci Szuka Autora / Sei Personaggi in cerca d’Autore di Luigi Pirandello, (2006-2010) Teatr Nowy, Poznań, Polonia con: Malwina Irek, Grażyna Korin, Małgorzata Łodej, Magdalena Planeta, Daniela Popławska, Paweł Binkowski, Zbigniew Grochal, Andrzej Łajborek, Cezary Łukasiewicz, Przemysław Pankowski regia: Sergio Maifredi musica: Jerzy Satanowski scene: Marta Roszkopf debutto: 1 dicembre 2006

E’ il 21 Febbraio, sono a Rovigo per le prove de Il Maestro di Scuola di Telemann; al Teatro della Tosse debutta Faust del Teatr Nowy di Poznań con la regia di Janusz Wiśniewski. Sento che devo tornare a Genova, non so come, visto che sto provando, ma devo tornare. Anticipo l’orario delle prove a Rovigo, alle 17.00 parto, arrivo a Genova che lo spettacolo sta per iniziare, alle 21, dopo 500 km di corsa. Rivedo Faust: un successo anche in Italia. Anni dopo lo richiamerò, nella mia prima stagione da direttore al Teatro Curci di Barletta. Vado a cena con Janusz e i suoi attori. Parliamo fino a notte fonda e Janusz mi dice che devo andare a Poznań, a dirigere uno spettacolo nel suo teatro. Che testo vuoi fare? Mi chiede. Sei personaggi, rispondo sicuro. Bardzo dobre, molto bene dice Janusz. E’ una promessa. Sentivo che dovevo venire e ora so il perché. Riparto nella notte verso Rovigo, alle 9.00 sono in teatro. Non dormo ma sono felice. Le prove di Sei Personaggi in cerca d’Autore iniziano ad agosto. Una sostanziale incoscienza mi permette di affrontare il lavoro con gli attori del Teatr Nowy. Ricordo lo stupore del direttore Wiśniewski nel vedermi tranquillo nel suo studio prima dell’inizio delle prove. Dirigere Pirandello in polacco non conoscendo una parola di polacco può sembrare un’impresa folle. In realtà mi guida l’assoluta certezza che il teatro si capisca al di là delle parole. Mi guidano

Sześć postaci szuka Autora / Sei Personaggi in cerca d’Autore Wg Luigi Pirandello, (2006-2010) – Teatr Nowy, Poznań, Polska

aktorzy: Daniela Popławska, Zbigniew Grochal, Cezary £ukasiewicz, Grażyna Korin, Miłosz Konarczyk, Magdalena Planeta, Malwina Irek reżyseria: Sergio Maifredi muzyka: Jerzy Satanowski scenografia: Marta Roszkopf premiera: 1 grudnia 2006 Jest 21 lutego, jestem w Rovigo, prowadzę próby do Il Maestro di Scuola (tyt. org. Der Schulmeister) Telemanna; w Teatro della Tosse wystawiany jest Faust Teatru Nowego z Poznania, w reżyserii Janusza Wiśniewskiego. Czuję, że muszę wrócić do Genui, nie wiem jak – jestem w trakcie prób, ale muszę wrócić. Zmieniam godziny prób w Rovigo, wyjeżdżam o godzinie 17, po 500 kilometrach szybkiej jazdy docieram do Genui, jest 21, godzina rozpoczęcia spektaklu. Ponownie oglądam Fausta: również we Włoszech odnosi sukces. Kilka lat później, po objęciu stanowiska dyrektora Teatro Curci w Barletta, zapraszam Fausta na mój pierwszy sezon. Po spektaklu idę na kolację z Januszem i jego aktorami. Rozmawiamy do późnej nocy. Janusz mówi mi, że muszę przyjechać do Poznania, wyreżyserować spektakl w jego teatrze. Jaki tekst chciałbyś zrobić? Pyta mnie, Sześć postaci, odpowiadam bez zastanowienia.

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Sei personaggi in cerca d'Autore Manifesto creato da Jerzy Czerniawski


i tanti spettacoli che ho visto in ogni parte del mondo senza capire una parola eppure partecipando profondamente al dramma davanti ai miei occhi. Ma è solo un’intuizione. Tutto può arenarsi nella fatica di tradurre ogni parola dall’italiano al polacco e viceversa. La compagnia è schierata attorno al tavolo per la lettura del copione. Janusz Wiśniewski tiene il discorso di saluto e ci da la sua benedizione. Ora tocca a me. Attacco in inglese. Comincia un bisbiglio tra gli attori. Alcuni capiscono bene e traducono per gli altri. Non può funzionare. La compagnia deve muoversi all’unisono. Mi affido all’interprete. Parlo, traduce, parlo, traduce. Gli attori chiedono – Mam pytanie, ho una domanda! – e lei traduce. Rispondo e lei traduce. Daniela, l’attrice che avrebbe interpretato la Madre, si spazientisce. Dopo due giorni, l’interprete sparisce. Viene sostituita da Sabina Sędecka. Sabina ha studiato a Pisa. Il suo italiano è perfetto, solo un lieve accento. Sabina traduce sostanzialmente in simultanea. C’è giusto un leggero ritardo che diviene per me un tempo prezioso. In quel ritardo il cervello frulla per cercare la parola più semplice, più chiara, meno equivocabile; il cervello lavora a semplificare il pensiero. I discorsi intellettuali si frangono contro quel muro da scavalcare: proszę Państwa zaczynamy; signori cominciamo, rozumiem, capisco, jeszcze raz, ancora una volta. Le cose sembrano funzionare. La Compagnia inizia a intuire la forza di Pirandello e si fa più compatta, più forte. Finisce il primo periodo di prove. Finisce l’estate. Qui si prova per tre mesi. Il primo mese, da metà agosto a metà settembre è andato. Rientro in Italia. Il secondo periodo di prove inizierà a novembre.

Bardzo dobrze – mówi Janusz i jest to obietnica. Czułem, że muszę przyjechać i teraz już wiem, dlaczego. Tej samej nocy wyruszam do Rovigo, o 9.00 jestem w teatrze. Niewyspany, ale szczęśliwy. Próby do Sześć postaci szuka autora zaczynają się w sierpniu. Moja beztroska pozwala mi stawić czoło pracy z aktorami Teatru Nowego. Pamiętam zdziwienie dyrektora Wiśniewskiego, gdy zobaczył mój spokój przed samym rozpoczęciem prób. Reżyserować Pirandella po polsku nie znając nawet jednego słowa w tym języku może się wydawać szaleństwem. W rzeczywistości kieruje mną przekonanie, że teatr rozumie się i bez słów. Przekonanie utwierdzone doświadczeniem wielu spektakli obejrzanych w różnych częściach świata, gdy nie rozumiejąc ani słowa mogłem w pełni uczestniczyć w dramacie rozgrywającym się przed moimi oczami. Ale to tylko intuicja. Wszystko może ugrzęznąć w trudzie tłumaczenia każdego słowa z włoskiego na polski i odwrotnie. Zespół zasiada dookoła stołu na czytanie scenariusza. Janusz Wiśniewski mówi kilka słów na powitanie i daje nam swoje błogosławieństwo. Teraz pora na mnie. Zaczynam po angielsku. Aktorzy szepczą między sobą. Niektórzy dobrze rozumieją język i tłumaczą pozostałym. W ten sposób nie możemy pracować. Zespół musi działać zgodnie. Zdaję się na tłumaczkę. Mówię, ona tłumaczy, mówię, ona tłumaczy. Aktorzy przerywają – Mam pytanie! - A ona tłumaczy. Odpowiadam, a ona tłumaczy. Daniela, aktorka, która ma zagrać Matkę, traci cierpliwość. Po dwóch dniach tłumaczka znika. Na jej miejsce przychodzi Sabina Sadecka. Sabina studiowała w Pizie. Jej włoski jest perfekcyjny, z lekkim akcentem. Sabina przez większość czasu tłumaczy symultanicznie. Jest oczywiście lekkie opóźnienie, które staje się dla mnie niezwykle

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Sei Personaggi in cerca d'Autore Teatr Nowy / Poznań / Polonia Cezary Šukaszewicz 43

foto Marta Stawska


Sei Personaggi in cerca d'Autore Teatr Nowy / Poznań / Polonia Malwina Irek foto Marta Stawska

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A Genova intanto, dopo dodici anni insieme, inizia ad apparirmi chiaro che il mio tempo al Teatro della Tosse sta finendo. Tonino mi chiede di fermarmi, di non ripartire per la Polonia. So quello che mi sto giocando, ma dico no, non posso non ritornare su, i “miei” attori mi aspettano. Mi aspetta soprattutto qualcosa che sento sta arrivando, che non so definire. A Poznań mi sento a casa, non sogno un ritorno. Parto. E’ novembre. La mia stanza profuma di legno. E sotto, al ristorante del teatro, mi aspettano gli attori per festeggiare. Vodka. E spremuta d’arancio. Un bicchiere di vodka e uno di arancio. Na zdrowie! Salute! Impossibile rifiutare. Cado nel tranello. La partita la sto giocando a digiuno, nessuna possibilità di salvezza. Alla sesta vodka crollo. Un’intera notte e un intero giorno sdraiato a letto non risolvono quasi nulla. Sono a pezzi. Alle 18.00 inizia la prova. Mi tiro su. Sudando, tremando affronto le quattro ore di lavoro serale. Saranno mesi faticosi. Non capisco ancora i tempi 45

cennym czasem. W tej krótkiej chwili mój mózg pracuje jak oszalały, aby znaleźć jak najprostsze słowo, najbardziej zrozumiałe, nie dwuznaczne; mózg pracuje, aby uprościć myśl. Intelektualne wywody rozbijają się o mur: proszę Państwa, zaczynamy; rozumiem; jeszcze raz. Zdaje się, że jesteśmy na dobrej drodze. Zespół zaczyna czuć siłę Pirandella i staje się bardziej zwarty, mocniejszy. Kończy sie pierwszy okres prób. Kończy się lato. Tutaj próby trwają trzy miesiące. Pierwszy miesiąc od połowy sierpnia do połowy września zakończył się. Wracam do Włoch. Druga część prób odbędzie się w listopadzie. W Genui pomału dochodzi do mnie, że, po dwunastu latach, mój czas w Teatro della Tosse dobiega końca. Tonino prosi mnie, żebym został i nie wracał do Polski. Wiem, że ryzykuję, ale mówię nie. Nie mogę nie wrócić do „moich” aktorów, czekają na mnie. Czeka na mnie przede wszystkim coś, co czuję, że nadchodzi, ale nie wiem jak to określić. W Poznaniu czuję się jak w domu, marzę o powrocie. Wyjeżdżam. Jest listopad. Mój pokój pachnie drewnem. A na dole, w teatralnej restauracji, czekają na mnie aktorzy. Będziemy świętować. Wódka. I sok pomarańczowy. Kieliszek wódki i szklanka soku pomarańczowego. Na zdrowie! Nie sposób odmówić.


polacchi, magicamente identici alle usanze del nostro migliore Sud che però, a quel tempo, non conosco. Tutto è powoli powoli, piano piano. Per ogni richiesta c’è tempo, jutro, domani. Un giorno perdo la pazienza e urlo: Jutro è la prima parola che ho imparato in Polonia, basta jutro!. Mi pento profondamente per quella frase. Ancora oggi. Se sono sopravvissuto lo devo a Janusz Wiśniewski, il direttore del Nowy Teatr che, da maestro, da collega più adulto, ha saputo perdonare e mi ha insegnato quel tempo dilatato che è poi il tempo della creazione artistica, è il tempo del thè, herbata, qui in Polonia, il tempo di un espressino giù nel mio Sud adorato. Ritorno in Italia giusto in tempo per mettere in valigia le cose più care che ho nel mio ufficio e lasciare il Teatro della Tosse. La Polonia archivia, riassume e assume dodici anni di lavoro.

Wpadam w pułapkę. Ten “mecz” rozgrywam na czczo, żadnej możliwości ratunku. Po szóstej wódce padam. Cała noc i cały dzień spędzone w łóżku nic nie dają. Jestem wykończony. O 18 zaczyna się próba. Biorę się w garść. Trzęsąc się i pocąc stawiam czoło czterogodzinnej próbie wieczornej. To będą męczące miesiące. Wówczas nie rozumiem jeszcze polskiego tempa pracy, tak magicznie podobnego do zwyczajów naszego lepszego południa, których również jeszcze nie znam. Wszystko jest powoli, powoli. Na spełnienie każdej prośby jest czas - jutro. Któregoś dnia tracę cierpliwość i krzyczę: „Jutro” to pierwsze słowo, jakiego nauczyłem się w Polsce, już dość „jutro”! Bardzo żałuję wypowiedzenia tego zdania. Nawet jeszcze dzisiaj. To, że przeżyłem zawdzięczam Januszowi Wiśniewskiemu, dyrektorowi Teatru Nowego, który jako mistrz i starszy kolega umiał wybaczać i nauczył mnie tego rozciągniętego tempa, które daje nam czas na twórczość artystyczną, czas na herbatę tu w Polsce, a na espresso na moim ukochanym południu Włoch. Wracam do Włoch, akurat na czas, żeby spakować do walizki najcenniejsze rzeczy z mojego biura i opuścić Teatro della Tosse. Polska zamyka i podsumowuje dwanaście lat mojej pracy.

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Sei Personaggi in cerca d'Autore Teatr Nowy / Poznań / Polonia Pawel Binkowski 47

foto Marta Stawska


Sei Personaggi in cerca d'Autore Teatr Nowy / Poznań / Polonia Malwina Irek e Zbigniew Grochal foto Marta Stawska

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Oszust (Il raggiratore) (2009) di Carlo Goldoni - Teatr Nowy, Poznań, Polonia con: Janusz Grenda, Małgorzata Łodej-Stachowiak, Ewelina Dubczyk, Marta Szumieł, Bożena Borowska-Kropielnicka, Tadeusz Drzewiecki, Agnieszka Różańska, Anna Mierzwa, Paweł Binkowski, Zbigniew Grochal, Andrzej Lajborek, Paweł Hadyński, Cezary Łukaszewicz, Grzegorz Gołaszewski regia: Sergio Maifredi scene: Danièle Sulewic musiche: Bruno Coli assistente alla regia: Katarzyna Dawid direttore di scena: Krzysztof Przybyłowicz debutto: 9 gennaio 2009 (tuttora in scena)

Il Raggiratore è una commedia “nera”. Non c’è lieto fine. Il Conte Nestore, il protagonista, è una sorta di Tartufo. Espugna la famiglia di uno sciocco aristocratico sull’orlo della rovina finanziaria, come si espugna una città sotto assedio: con astuzia e ferocia. Janusz Wiśniewski, la sera della prima di Sei Personaggi, nel foyer del Teatr Nowy mi prende vicino a lui e nella confusione dei brindisi mi chiede serio: Hai già pensato al tuo prossimo lavoro qui? Faccio finta di non aver capito bene per essere sicuro di non aver frainteso. Dimmi un autore e un titolo. Carlo Goldoni, il Raggiratore sparo io. In Polonia il testo non è tradotto. Janusz se lo fa tradurre e dice sì. E i suoi sì non sono affatto scontati o facili. Il Raggiratore inizia le prove il 24 Ottobre 2008. Dentro di me sono cambiate tante cose dai tempi di Sei Personaggi. Non me ne ero accorto. Se ne accorgono i miei attori. Ora non sono più un “emigrante” lontano dal suo Teatro che inesorabilmente si allontana; ora sono un “nomade” che si muove con la sua carovana: il mio teatro accade qui, in questo momento. Accanto ho Lucia Lombardo che con me e Corrado d’Elia ha, nel frattempo, costruito la nostra nuova avventura teatrale. Danièle Sulewic, la mia scenografa, è con me e con lei inizio un’esplorazione anche geografica della Polonia. Bruno Coli, il mio musicista, compone musiche splendidamente italiane, portando gioia ed entusiasmo, quando non è in Polonia spedisce i suoi pezzi in mp3, ci sentiamo via skype ed è come se fosse qui. Alberto Rizzerio, cattura in immagini fotografiche il nostro lavoro, per sua natura effimero.

Oszust /Il raggiratore (2009) Wg Carlo Goldoni – Teatr Nowy, Poznań, Polska aktorzy: Janusz Grenda, Małgorzata £odej-Stachowiak, Ewelina Dubczyk, Marta Szumieł, Bo¿ena BorowskaKropielnicka, Tadeusz Drzewiecki, Agnieszka Ro¿añska, Anna Mierzwa, Paweł Binkowski, Zbigniew Grochal, Andrzej Lajborek, Paweł Hadyñski, Cezary £ukaszewicz, Grzegorz Gołaszewski reżyseria: Sergio Maifredi scenografia: Daniele Sulewic muzyka: Bruno Coli asystentka reżysera: Katarzyna Dawid inspicjent: Krzysztof Przyby³owicz premiera: 9 stycznia 2009 (do dziś w repertuarze)

Oszust to czarna komedia. Nie ma szczęśliwego zakończenia. Główna postać, Hrabia Nestore jest typem Świętoszka. Wkrada się w łaskę rodziny dziwacznego, zubożałego arystokraty, tak jak można zakraść się do miasta podczas oblężenia: podstępem i okrucieństwem. Janusz Wiśniewski, na popremierowym przyjęciu Sześciu postaci odbywającym się we foyer Teatru Nowego, wziął mnie na stronę i, pomiędzy jednym toastem a drugim, zapytał z powagą: Myślałeś już o Twojej kolejnej pracy tutaj? Udaję, że nie zrozumiałem, żeby się upewnić czy dobrze usłyszałem. Powiedz tylko autora i tytuł. Carlo Goldoni, Oszust - wypaliłem. W Polsce dzieło to nie zostało przetłumaczone. Janusz zleca jego tłumaczenie i mówi „tak”. A jego „tak” nie są ani oczywiste, ani łatwe. Próby do Oszusta zaczynają się 24 października 2008.

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Il Raggiratore Manifesto creato da Wiesław Wałkuski


Le prove sono scandite dalle nostre scorribande durante i week end: Varsavia, Wrocław, Toruń, Cracovia. Si accumulano indizi, tracce, non si sa bene per cosa, forse per la mostra che ho in testa ma che non so bene ancora come fare, ma intanto si raccolgono segni, sensazioni, umori, manifesti, libri, racconti, volti, promesse. Dopo tre settimane, a Berlino, ho un’ intuizione: ho sbagliato a scegliere un protagonista giovane, immaginando che il fascino del Raggiratore stia nella sua bellezza, nella sua energia fisica. Il Raggiratore è vecchio, decrepito, rugoso, ha inciso nel suo volto anni di fatiche, di ferite, per questo è spietato, per questo è affascinante: nessuna speranza nessun timore. Ha la sensualità delle anime disperate.

Od czasów Sześciu postaci wiele się we mnie zmieniło. Nie zdawałem sobie z tego sprawy. Zauważają to moi aktorzy. Teraz nie jestem już „emigrantem” z dala od swojego Teatru, który nieubłagalnie się oddala; teraz jestem „koczownikiem”, który przemieszcza się wraz ze swoją karawaną: mój teatr w danym momencie jest tu gdzie ja. Przy boku mam Lucię Lombardo i Corrado d’Elia, z którymi w międzyczasie rozpocząłem nową teatralną przygodę. Jest ze mną Daniele Sulewic, moja scenografka, i z nią rozpoczynam przeszukiwanie Polski, również geograficzne. Bruno Coli, mój kompozytor, tworzy muzykę cudownie włoską, dającą radość i entuzjazm. Gdy nie jest w Polsce przesyła gotowe fragmenty w formacie mp3, rozmawiamy przez

Il Raggiratore Teatr Nowy /Poznań / Polonia Małgorzata Łodej e Tadeusz Drzewiecki foto Marta Stawska

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Il Raggiratore Teatr Nowy / Poznań / Polonia Scena di insieme foto Marta Stawska

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Chiedo un incontro con Janusz. Gli spiego. Capisce. Gli dico che però è un’intuizione, forse sbagliata, nel testo di Goldoni è giovane. Sei tu il dio di quel mondo mi risponde. So cosa intende, conosco la sua fede. E ogni mondo ha un suo dio. E pure il teatro e pure l’universo di Goldoni. Sei tu che decidi l’età, sei tu che lo rendi credibile. Serve l’attore che sostituisca l’attuale protagonista. In compagnia, gli dico, ho Tadeusz: è straordinario, ora dice solo poche battute. Janusz fa due telefonate. Il giovane attore, soffrendo, lo so, cede il posto: andrà a fare una piccola parte, con un po’ di rammarico ma senza tragedie. Tadeusz inizia a studiare e oggi stesso farà la prova costume. La macchina del Nowy riparte regalandomi lezioni di grande teatro.

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skype’a i czujemy jakby był na miejscu. Alberto Rizzerio, uwiecznia na zdjęciach naszą pracę, z natury ulotną. Próby są przeplatane naszymi weekendowymi wypadami: Warszawa, Wrocław, Toruń, Kraków. Gromadzą się ślady, wskazówki nie wiadomo dokładnie, do czego. Może do wystawy, na którą pomysł mam w głowie, ale jeszcze nie wiem jak ją zrobić. Póki, co zbieram: znaki, wrażenia, nastroje, plakaty, książki, opowiadania, twarze, obietnice. Po trzech tygodniach, będąc w Berlinie, nachodzi mnie myśl: pomyliłem się decydując, że główny bohater będzie młody, myśląc, że urok Oszusta tkwi w jego urodzie i energii fizycznej. Oszust jest stary, zgrzybiały, pomarszczony, na jego twarzy odznaczają się lata zmęczenia, rany, dlatego też jest bezwzględny i dlatego też jest


Arriva Natale e passiamo tutti insieme l’antivigilia. Nel ristorante, sotto il Teatro, Janusz fa benedire il pane che ognuno di noi ha in mano. Poi ciascuno ne dona un pezzetto agli altri. Mi sento davvero a casa. Adoro il calore del Teatr Nowy, così come adoro il freddo dei meno quindici che ti assale fuori dal portone. Il debutto è previsto per l’08 Gennaio 2009. Tre giorni prima iniziano le prove generali che il regista può aprire al pubblico o meno. So che il nostro lavoro deve affrontare un’altra importante prova. Esiste un momento in cui il Direttore scende a vedere un’intera “filata”. Lo tzunami arriva una sera. Il bilancio è di qualche attrice in lacrime, qualche tecnico con le orecchie basse, ed un protagonista in crisi.

fascynujący: żadnej nadziei, żadnego strachu. Ma zmysłowość zdesperowanej duszy. Proszę o spotkanie z Januszem. Tłumaczę mu. Zrozumiał. Dodaję jednak, że to intuicyjne, może błędne, w tekście Goldoniego Oszust jest młody. To ty jesteś bogiem tego świata, odpowiada. Wiem, co ma na myśli, znam jego wiarę. Każdy świat ma swojego boga. Również teatr i również świat Goldoniego. To ty decydujesz o wieku, ty sprawiasz, że on staje się wiarygodny. Potrzebny jest aktor, który zmieni obecnego Oszusta. W zespole, mówię, mam Tadeusza, jest nadzwyczajny, w tej chwili ma tylko kilka kwestii. Janusz wykonuje dwa telefony. Młody aktor z bólem, czego jestem świadomy, oddaje swoje

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Il Raggiratore Teatr Nowy / Poznań / Polonia Małgorzata Łodej 57

foto di Alberto Rizzerio


Quando reciti mi viene da vomitare. Ecco, Janusz non ama i giri di parole. In compenso c’è, non ti abbandona. Bene, mi dice, è la prova generale e sai che per contratto oggi gli attori non hanno limite d’orario: puoi provare anche ventiquattro ore di seguito, che vuoi fare? Vuoi che me ne vada o resto? Non ho dubbi: Voglio provare, voglio mettere in pratica, ora, i tuoi consigli; tu resti e lavoriamo insieme, d’accordo? Mi stupisco di me stesso. Due anni prima sarei andato in crisi, come i miei attori. Stanotte invece sono sereno, ho voglia di lavorare e domani si va in scena.

miejsce. Zagra małą rólkę. Godzi się z tym ze smutkiem, ale bez tragedii. Tadeusz zaczyna się uczyć roli i jeszcze tego samego dnia ma przymiarkę kostiumu. Machina teatru Nowego rusza i daje mi lekcję „dużego” teatru. Zbliża się Boże Narodzenie. W restauracji, na dole Teatru, spędzamy wspólnie wieczór przed-wigilijny. Janusz pobłogosławił chleb, który każdy z nas trzyma w rękach. Następnie dzielimy się nim między sobą. Czuję się naprawdę jak w domu. Uwielbiam ciepło Teatru Nowego, tak jak uwielbiam zimno, minus piętnaście, które uderza po wyjściu na zewnątrz. 58


Il Raggiratore Teatr Nowy / Poznań / Polonia Janusz Grenda 59

foto di Alberto Rizzerio


foto di Alberto Rizzerio

Il Raggiratore Teatr Nowy / Poznań / Polonia Tadeusz Drzewiecki, Zbigniew Grochal, Pawel Binkowski, Janusz Grenda, Cezary Łukaszewicz e Danièle Sulewic foto di Alberto Rizzerio

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foto di Alberto Rizzerio

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Il Raggiratore Teatr Nowy / Poznań / Polonia Ewelina Dubczyk foto di Alberto Rizzerio

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Il Raggiratore Teatr Nowy / Poznań / Polonia Tadeusz Drzewiecki 63

foto di Alberto Rizzerio


Alle tre di notte il ristorante che è restato aperto – fa parte del Teatro, lavora per il Teatro e il personale resta ai posti di combattimento – porta i rinforzi, per me una carbonara fumante che il cuoco polacco fa in mio onore. Ed è buonissima. Oszust debutta come previsto. Il pubblico ride, si diverte. Goldoni, anche tradotto, è inesorabile e funziona. Nel foyer ci aspetta il discorso ufficiale. Janusz saluta il pubblico, poi mi passa la parola. Ringrazio e concludo sillabando do widzenia , arrivederci. Janusz riprende la parola: do widzenia davvero perché ritornerai per un nuovo spettacolo. Questa volta capisco al volo e sono felice. Felice davvero! Dziękuję bardzo, grazie di cuore, Maestro.

Premiera zaplanowana jest na 8 stycznia 2009. Trzy dni przed premierą rozpoczynają się próby generalne, które reżyser może otworzyć dla publiczności lub nie. Ja jednak wiem, że nasza praca musi przejść inną ważną próbę. Przychodzi, bowiem taki moment, gdy na widownię schodzi dyrektor i ogląda cały spektakl. Tsunami nadchodzi wieczorem. Jego bilans to kilka aktorek we łzach, parę techników ze spuszczonymi uszami i zdołowany główny bohater. Grasz tak, że rzygać mi się chce. Janusz nie przebiera w słowach. Ale jest, nie opuszcza cię. Dobra, mówi mi, to próba generalna, więc zgodnie z regulaminem, nie ma limitów czasowych: możesz próbować nawet dwadzieścia cztery godziny ciągiem. Co zrobisz? Chcesz, żebym został, czy mam iść? Nie mam wątpliwości: Chcę próbować, chcę od razu wprowadzić w życie twoje rady; zostań, będziemy pracować razem, zgoda? Zadziwiam sam siebie. Jeszcze dwa lata temu bym się załamał, tak jak moi aktorzy. Jednak tej nocy jestem spokojny, chcę pracować, a jutro na scenę. O trzeciej nad ranem, restauracja, która jest ciągle otwarta – jest częścią Teatru, pracuje dla Teatru i jej pracownicy zostają na polu walki – przynosi posiłki. Ja dostaję gorące spaghetti carbonara, przygotowane przez kucharza polskiego na moją cześć. Jest pyszne. Premiera Oszusta odbywa się zgodnie z planem. Publiczność jest rozbawiona, śmieje się. Goldoni, nawet przetłumaczony jest powalający. We foyer czekają nas oficjalne przemówienia. Janusz wita widzów i przekazuje mi głos. Wyrażam swoje podziękowania i na zakończenie sylabizuję do widzenia. Janusz wraca do mikrofonu: rzeczywiście do widzenia, ponieważ wrócisz z nowym spektaklem. Tym razem rozumiem w mig i jestem szczęśliwy. Naprawdę szczęśliwy! Dziękuję bardzo, Mistrzu.

Il Raggiratore Teatr Nowy / Poznań / Polonia Bożena Borowska, Pawel Binkowski foto Marta Stawska

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Biały Szejk / Lo Sceicco Bianco (2011) di Federico Fellini - Teatr Nowy, Poznań, Polonia Con: Marta Szumieł, Waldemar Szczepaniak, Mirosław Kropielnicki, Anna Mierzwa, Daniela Popławska, Oksana Hamerska, Maria Rybarczyk, Tadeusz Drzewiecki, Radosław Elis, Zbigniew Grochal, Andrzej Lajborek, Ildefons Stachowiak figuranti: Mirosław Bartkowiak, Krzysztof Baumann, Franciszek Leśniewski, Krzysztof Przybyłowicz, Robert Szymlet, Brunon Urbaniak, Tomasz Zientkowski bambini: Jakub Głowicki, Stanisław Miedziejko regia: Sergio Maifredi scene e costumi: Danièle Sulewic musica: Bruno Coli e Nino Rota assistenti alla regia e traduttrici: Kamila Badoń-Lehr, Agnieszka Domaradzka assistente scenografa: Emilia Grzeczka direttore di scena: Krzysztof Przybyłowicz

Pinocchio! Dopo Pirandello e Goldoni con Janusz siamo d’accordo, Pinocchio può essere la nuova impresa qui al Teatr Nowy. Assolutamente italiano, assolutamente internazionale. Lavoriamo quasi due anni, sul copione, sulle scene, sui costumi. Pochi mesi prima dell’inizio delle prove lo stop. Un’altra compagnia, a Varsavia, mette in scena Pinocchio. Salta tutto. Cosa altro posso trovare, cosa c’è di altrettanto italiano e altrettanto internazionale? Fellini? Potrebbe essere. Parto per Poznań. Fellini? Lo Sceicco Bianco? Nino Rota? Tak, tak, tak, sì, sì, sì! Janusz è convinto, si parte! Un altro anno di ricerche, bozzetti, viaggi, discussioni. Di prove fissate e rimandate. Poi un giorno si inizia davvero. Oltre venti attori impegnati, comparse, tecnici, scenografie che salgono e scendono, cavalli, bambole e cineprese fuori scala, sovradimensionate come in primo piano. Si prova a microscene, a fotogrammi, a sequenze. Tenere il filo dell’insieme è una fatica. Dorota, il direttore di scena, entra in lacrime in sala. Fuori ci sono i giornalisti! mi dice singhiozzando. Il sindaco vuole la testa del direttore, di Janusz Wiśniewski, reo di avergli detto senza mezzi termini che il teatro lo dirige lui, che il teatro appartiene agli artisti, che i politici potevano andare a farsi benedire.

Biały Szejk / Lo Sceicco Bianco (2011) wg Federico Fellini – Teatr Nowy, Poznań, Polska

aktorzy: Marta Szumieł, Waldemar Szczepaniak, Mirosław Kropielnicki, Anna Mierzwa, Daniela Popławska, Oksana Hamerska, Maria Rybarczyk, Tadeusz Drzewiecki, Radosław Elis, Zbigniew Grochal, Andrzej Lajborek, Ildefons Stachowiak statyści: Mirosław Bartkowiak, Krzysztof Baumann, Franciszek Leśniewski, Krzysztof Przybyłowicz, Robert Szymlet, Brunon Urbaniak, Tomasz Zientkowski dzieci: Jakub Głowicki, Stanisław Miedziejko reżyseria: Sergio Maifredi scenografia: Danièle Sulewic muzyka: Bruno Coli oraz fragmenty kompozycji: Nino Rota asystentka reżysera - tłumacz: Kamila BadońLehr, Agnieszka Domaradzka asystentka scenografa: Emilia Grzeczka inspicjent: Krzysztof Przybyłowicz Pinokio! Po Pirandello i Goldonim, co do tego jesteśmy z Januszem zgodni. Pinokio może być nowym przedsięwzięciem w Teatrze Nowym. Absolutnie włoski, absolutnie międzynarodowy. Niemalże dwa lata pracujemy nad scenariuszem, scenografią, kostiumami. Na parę miesięcy przed rozpoczęciem prób stop. Inny teatr w Warszawie wystawia Pinokia. Wszystko pada.

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Lo Sceicco Bianco Manifesto creato da Jerzy Czerniawski


Seguono giorni furiosi. Il teatro sembra un fortino assediato. Janusz non lascia né il suo ufficio né il suo appartamento. Gli attori a piccoli gruppi si riuniscono. Dopo una settimana Janusz rassegna le dimissioni. Col sorriso strano di chi si incammina con curiosità verso un futuro che non conosce, passa in rassegna le truppe. Ha il giubbotto di pelle e gli occhi brillano. Ci abbracciamo. Non trovo le parole per dirgli che è stato per me un maestro, per dirgli powodzenia! buona fortuna! Riprendiamo a provare Lo Sceicco Bianco, ma in un clima surreale. Si andrà o no in scena? Jacek, il vicedirettore, sa tenere la barra del timone, tratta con le Istituzioni. Gli spettacoli in corso e quelli in prova vanno avanti, via libera.

Co innego mógłbym znaleźć, co istnieje innego równie włoskiego i równie międzynarodowego? Fellini? Mógłby być. Wyjeżdżam do Poznania. Fellini? Biały szejk? Nino Rota? Tak, tak, tak! Janusz jest przekonany, zaczynamy! Kolejny rok poszukiwań, szkiców, podróży, dyskusji. Prób ustalanych i przekładanych. Aż w końcu, któregoś dnia zaczynamy. Zaangażowanych ponad dwudziestu aktorów, statyści, technicy, elementy scenografii, które opuszczają się i podnoszą, konie, lalki, kamery filmowe nadzwyczajnych rozmiarów, jakby znajdowały się na pierwszym planie. Próbujemy małymi scenami, fotogramami, sekwencjami. Złożenie tego w całość jest męczące. Dorota, inspicjentka, wchodzi zapłakana na salę. Na zewnątrz czekają dziennikarze! Mówi mi, szlochając. Marszałek chce głowy dyrektora, Janusza Wiśniewskiego, zarzuca się mu, że bez ogródek powiedział, że teatrem kieruje on, że teatr należy do artystów, że politycy mogą iść do diabła. Po tym następują szalone dni. Teatr zdaje się być oblężoną fortecą. Janusz nie opuszcza swojego gabinetu, ani swojego apartamentu. Aktorzy gromadzą się w małych grupkach. Po tygodniu Janusz podpisuje rezygnację ze stanowiska. Z dziwnym uśmiechem osoby, która z ciekawością wyrusza w nieznaną przyszłość. Ma na sobie skórzaną kurtkę, a jego oczy błyszczą. Ściskamy się. Nie znajduję słów, żeby powiedzieć mu, że był dla mnie mistrzem, żeby życzyć mu powodzenia!

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La Sceicco Bianco Teatr Nowy / Poznań / Polonia Marta Szumiel 69

foto Marta Stawska


Lo sceicco bianco Teatr Nowy / Poznań / Polonia Marta Szumiel Waldemar Szczepanik Foto Marta Stawska

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Viene nominato il nuovo direttore, Piotr Kruszczyński. Regista quarantenne. La macchina del Nowy riparte. Tutti si allineano. Chiedo un incontro con il Direttore. Parliamo guardandoci negli occhi, con rispetto reciproco. Sappiamo quanto io sia legato a Janusz, sappiamo al tempo stesso le ansie e la gioia di chi si accinge a dirigere un teatro. Lo invito alle prove. Lo ascolto. E Piotr mi da consigli da collega. Alla conferenza stampa siamo accanto. I miei spettacoli restano in scena ancora per molti anni. E nello zaino ho sempre la chiave della mia stanza al Nowy.

Wracamy do prób Białego szejka w dziwnym klimacie. Będzie czy nie będzie wystawiony? Jacek, zastępca dyrektora, potrafi trzymać ster w rękach, rozmawia z urzędem. Spektakle będące w trakcie realizacji będą wystawione, droga wolna. Nominowano nowego dyrektora, jest nim Piotr Kruszczyński. Czterdziestoletni reżyser. Machina teatru Nowego rusza ponownie. Wszystko wraca do normy. Proszę o spotkanie z Dyrektorem. Rozmawiamy, patrzymy sobie w oczy z wzajemnym szacunkiem. Obaj wiemy jak bardzo związany byłem z Januszem, obaj znamy niepokój i radość, jakie pojawiają się na początku kierowania teatrem. Zapraszam go na próby. Wysłuchuję go. Piotr udziela mi koleżeńskich rad. Na konferencji prasowej siedzimy obok siebie. Moje spektakle grane będą jeszcze przez wiele lat. A ja w plecaku mam zawsze klucz od mojego pokoju w Nowym.

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Teatro Pubblico Ligure Tutto il teatro in un manifesto / Genova / Liguria Foto Alberto Rizzerio

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ARTE IN SCENA ART ON STAGE

SZTUKA NA SCENIE Per decifrare le innumerevoli tracce raccolte in anni di viaggi lungo quella cerniera d’Europa che è la Polonia, per ritrovare e raccontare una nazione che ha secoli di storia alle spalle, cancellata per centocinquanta anni, fino al 1918, dalla cartina geografica, costretta in confini che cambiano disegno nel tempo con la rapidità delle nuvole, sento che il tempo e lo spazio concessi da uno spettacolo teatrale non bastano. Così come non trova dimensione su un palcoscenico la teatralità vissuta da Yves Klein, artista geniale e visionario, che mi affascina come, a suo tempo, mi aveva rapito Artaud. Decido di portare in scena questi due viaggi in forma di mostre spettacolari: i saloni del piano nobile di Palazzo Ducale a Genova diventano per me un palcoscenico di 700 metri quadri ed il tempo si dilata nei tre mesi di permanenza. If you were to grasp the various bits and pieces I collected in several years of travelling to and fro along that European zipper that is called Poland; if you were to discover and tell about a country that is several hundreds years old but whose history has been deleted - up to 1918 - from any map, and has been forced into borders that were redesigned as quickly as clouds shaped by wind, I believe that the time and space of a theatre production would not be enough. Similarly, Yves Klein’s performance-like life would not fit onto the stage: he was a highly imaginative and extremely gifted artist as attractive as Antonin Artaud. One day I made up my mind and designed stagelike settings for these two journeys: Klein and Polish posters. I turned the two grand rooms (Genoa) on the main floor of Palazzo Ducale into a 700 square-metre stage. I felt as if the time I spent there was by far longer than the actual three months it lasted. 73

Aby rozszyfrować te niezliczone ślady, zbierane latami, podczas podróży wzdłuż skraju Europy, jakim jest Polska. Aby opowiedzieć o narodzie, który ma wieki historii na barkach, o kraju wymazanym na sto pięćdziesiąt lat z map geograficznych (aż do 1918), o granicach zmieniających się tak szybko jak chmury na niebie czuję, że czas i przestrzeń, jaką daje spektakl teatralny nie wystarczy. Podobnie jak brakuje wystarczającej przestrzeni na scenie dla teatralności Yves Kleina, genialnego artysty-wizjonera, który fascynuje mnie tak, jak swojego czasu zachwycał mnie Artaud. Decyduję się przedstawić te dwie podróże w formie spektakularnych wystaw: salony w dostojnym Pałacu Dożów (Palazzo Ducale) w Genui stają się dla mnie sceną o wielkości 700 metrów kwadratowych, a czas trwania rozciąga się trzy ciągłe miesiące.


TUTTO IL TEATRO Polonia 1989 - 2009

Una mostra prodotta da TPL Teatri Possibili Liguria e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura

THEATRE IN A POSTER TEATR NA PLAKACIE

Genova, Palazzo Ducale 28 maggio al 30 agosto 2009 Roma, Villa Doria Pamphilj Villino Corsini, Casa dei Teatri 06 maggio – 17 ottobre 2010 Un progetto di Sergio Maifredi A cura di Corrado d’Elia, Danièle Sulewic e Sergio Maifredi Produzione Lucia Lombardo per TPL SPOSA: In sogno siedo nella carrozza e chiedo, perché mi portano nei boschi, attraverso città di mattoni “Ma dove mi portate, demoni?” e loro dicono:”in Polonia” Ma questa Polonia dove sarà? Lei lo sa? POETA: Per il mondo intero potrai cercarla, sposa, senza mai trovarla. SPOSA: Allora forse è inutile cercarla. POETA: C’è però una piccola gabbia Jagusia, accosti la mano sotto il seno. SPOSA: È una piega del corsetto troppo stretta in questo punto. POETA: E c’è un battito? Lo sente? SPOSA: Ma che trovata sorprendente! È il cuore!? POETA: La Polonia, appunto. Stanisław Wyspiański, Le nozze (1901), Atto III, scena 16 traduzione di Pietro Marchesani

La prima notte che passo al Nowy Teatr, m’addormento vegliato dal manifesto del Gabbiano di Cechov dipinto da Wiesław Wałkuski. Il mattino dopo trovo altri manifesti sparsi su ogni muro del Teatro. Diventano il modo per decifrare spettacoli passati, per intuire i segni di una regia, per sillabare i primi titoli in polacco. Inseguendo i plakaty, i manifesti, mi spingo sfacciatamente in ogni anfratto del teatro: lì scopro manichini, sedie, valigie, armadi, divise militari a centinaia... C’è un Est anche per l’attrezzeria teatrale, qualcosa che capisci da noi sarebbe diverso. Qui le valigie non sono un fatto estetico, sono l’oggetto concreto a cui aggrapparsi nei

naufragi della propria nazione; i manichini dai volti feriti sono soldati in disfatta prima che metafisici doppi sui banchi della Classe Morta di Kantor. Attraverso il manifesto d’arte in Polonia scorre la Storia della nazione. La mostra questo è: raccontare come in quei 70 per 100 centimetri (le dimensioni appunto di un manifesto) sia passato il sentimento di un intero popolo, superando le strette maglie della censura, come ogni manifesto sia una regia racchiusa in quei 70 per 100 centimetri. Un ulteriore modo, per noi, di leggere la vita e la storia con la lente del teatro. 74


IN UN MANIFESTO

Teatro Pubblico Ligure Tutto il teatro in un manifesto / Genova / Liguria 75

Foto Alberto Rizzerio


Teatro Pubblico Ligure Tutto il teatro in un manifesto / Genova / Liguria Lech Wałesa inaugura la mostra Foto Alberto Rizzerio

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THEATRE IN A POSTER Poland 1989 - 2009

An exhibition organised by TPL - Teatri Possibili Liguria and Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Genova, Palazzo Ducale 28 May - 30 August 2009 Roma, Villa Doria Pamphilj, Villino Corsini, Casa dei Teatri 6 May –17 October 2010 Designed by Sergio Maifredi Curators: Corrado d’Elia, Danièle Sulewic e Sergio Maifredi Project manager: Lucia Lombardo (TPL) The history of Poland unfolds in a collection of unique Polish theatrical posters. The exhibition is an inspiring visual narrative about the feelings of a whole country shaped in 70x100 centimetre-sized poster. Each piece communicates in spite of censorship. Each piece is a theatre production in spite of its 70x100limited size. This was yet another opportunity for us to read life and history using theatre as a magnifying glass. 78


Teatro Pubblico Ligure Tutto il Teatro in un Manifesto / Genova / Liguria Margarethe Von Trotta interviene alla mostra In collaborazione con Goethe Institut Genua Foto Alberto Rizzerio 79


Teatro Pubblico Ligure Tutto il teatro in un manifesto / Genova / Liguria Foto Alberto Rizzerio

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TEATR NA PLAKACIE Polska 1989 – 2009

Wystawa wyprodukowana przez TPL Teatri Possibili Liguria i Genova Palazzo Ducale Fundacja dla Kultury Genua, Pałac Dożów 28 maja - 30 sierpnia 2009 Rzym, Villa Doria Pamphilj Villino Corsini, Casa dei Teatri 06 maja – 17 października 2010 Autor projektu: Sergio Maifredi Kuratorzy wystawy: Corrado d’Elia, Danièle Sulewic i Sergio Maifredi Produkcja dla TPL: Lucia Lombardo Oglądając plakat artystyczny w Polsce możemy przejść przez historię narodu. Tym też jest ta wystawa: opowieścią o tym jak na powierzchni 70 na 100 centymetrów (wymiary plakatu) zawarły się uczucia całego narodu, uciekając czujnemu oku cenzury; jak na każdym plakacie, na tych 70 na 100 centymetrów zawiera się cała reżyseria. Kolejny sposób na odczytywanie historii i życia przez pryzmat teatru. 81


YVES KLEIN

YVES KLEIN

Judo and Theatre - Body and Visions

YVES KLEIN

Dzudo i Teatr – Ciało i Wizje

Judo e Teatro - Corpo e Visioni Una mostra prodotta da TPL Teatri Possibili Liguria e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura In collaborazione con Yves Klein Archives, Paris diretti da Daniel Moquay Genova, Palazzo Ducale 06 Giugno – 26 Agosto 2012 Un progetto di Sergio Maifredi A cura di Bruno Corà e Sergio Maifredi Con la consulenza judoistica di Pino Tesini, cintura nera 7° dan Produzione Lucia Lombardo per TPL

Per anni ho cercato una via per raccontare, attraverso il teatro, il tempo della mia vita passato sul tatami. Per sdebitarmi in qualche modo con un arte, il Judo, a cui so di dover molto. Per chi, come me, è stato accompagnato dal Judo per tutta la vita, è impossibile non leggere in trasparenza, tra le righe di Klein, gli insegnamenti ricevuti in ore e ore di esercizio in judogi; per chi, come me, di teatro vive è una luminosa scoperta la genialità dello spazio scenico intuito da Klein. Il Judo e il Teatro si intrecciano. Jigoro Kano, il creatore del Judo, nel racchiudere i suoi insegnamenti nei paradigmi dei Kata, usa i codici del Teatro No. Ogni Kata porta in scena un principio del Judo, lo rappresenta.

Il Judo e il Teatro vivono nelle tre dimensioni: lo spazio del judoka e quello del teatrante non sono circoscrivibili su un piano, quanto piuttosto in una sfera. Non esiste solo un “avanti e indietro”, un “destra o sinistra” ma anche un “sopra e sotto”. Nel Judo il tuo corpo scivola nell’aria, rotea, cade, si rialza; conosci il peso di un corpo che si muove nello spazio sottoposto alle leggi gravitazionali. L’attore affronta lo stesso spazio. Il Judo e il Teatro sono fatti di contatto fisico. Di corpi che si toccano, si sfiorano si intrecciano. Di odori, di carne. In Teatro non c’è un “io” senza un “tu”. Nel Judo non c’è un “Tori” senza un “Uke”. Non puoi fare Teatro da solo. Non puoi fare Judo da solo. L’immortalità si conquista insieme scrive Klein.

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Teatro Pubblico Ligure Yves Klein Judo e Teatro / Corpo e Visioni Genova / Liguria / Italia 83

Foto Giuseppe Mestrangelo


YVES KLEIN

Judo and Theatre - Body and Visions An exhibition organised by TPL Teatri Possibili Liguria and Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura In collaborazione con Yves Klein Archives, Paris diretti da Daniel Moquay Genova, Palazzo Ducale 6 June – 26 August 2012 Designed by Sergio Maifredi Curators: Bruno Corà and Sergio Maifredi Judo expert: Pino Tesini - black belt 7th Dan Project manager: Lucia Lombardo per TPL For a long time I have been thinking about how I could possibly stage a narrative around the long hours I spent on the tatami. I felt the need to be grateful to the art - I knew - had taught me a great deal. For those who, just like I have been doing, have practiced judo all their life, it is hard to deny the role played in Klein’s art by judo and to see to what extent the long training was to be turned into a learnt lesson by him. For those who, just like me, live theatre as life, Klein’s understanding of the space designed for performance is a brilliant intuition and an enlightening discovery. Judo and theatre intertwine. Jigoro Kano, the founder of judo, carved his expertise in Kata paradigms, traditional forms that he reshaped by using Noh Theatre system and rules. Each Kata brings to the space of performance one of Judo principles. Each Kata stages judo. In a three-dimensional space judo and theatre live: a judoka’s space and an actor’s stage cannot be defined as a surface rather as a spherical environment. There is not only back and front or right and left but also up and down. In judo your body swings in the air, turns, falls and stands up again; you learn about your body weight and its movement in space by the rules of gravitation law. An actor faces that same space and law. Judo and theatre are about direct body contact: touching, tapping, intertwining. Smell and flesh are there too. In theatre there is no “I” unless there is a “you”. In Judo there is no “Tori” unless there is a “Uke”. You cannot do theatre on your own. You cannot do judo on your own. Eternal life can only be achieved together, wrote Klein. 84


YVES KLEIN

Dzudo i Teatr – Ciało i Wizje Wystawa wyprodukowana przez TPL Teatri Possibili Liguria i Genova Palazzo Ducale Fundacja dla Kultury We współpracy z Archiwami Yves Kleina w Paryżu, kierowanymi przez Daniel Moquay Genua, Pałac Dożów 06 czerwca – 26 sierpnia 2012 Autor projektu: Sergio Maifredi Kuratorzy wystawy: Bruno Corà i Sergio Maifredi Konsultant ds. dżudo Pino Tesini, czarny pas, 7 dan Produkcja dla TPL: Lucia Lombardo Przez lata szukałem sposobu na opowiedzenie, poprzez teatr, czasu w moim życiu spędzonego na tatami. Żeby w jakiś sposób spłacić dług sztuce (Dżudo), której tak wiele zawdzięczam. Dla kogoś takiego jak ja, komu przez całe życie towarzyszyło Dżudo, niemożliwe jest nieodczytanie pomiędzy wierszami u Kleina nauk, jakie pobierał godzinami podczas ćwiczeń dżudo; dla kogoś takiego jak ja, kto żyje z teatru łatwo odkryć u Kleina genialne podejście do przestrzeni scenicznej.

Teatro Pubblico Ligure Yves Klein Judo e Teatro / Corpo e Visioni Genova / Liguria / Italia Foto Giuseppe Mestrangelo 85

Dżudo i Teatr się przeplatają. Jigoro Kano, twórca Dżudo, aby móc zawrzeć swoje nauki w układach kata, skorzystał z kodu, jakim posługuje się Teatr Nō. Każdy kata wprowadza „na scenę” podstawę Dżudo, reprezentuje je. Dżudo i Teatr funkcjonują w trzech wymiarach: przestrzeń dżudoki i aktora teatralnego nie powinna być określana na jednej płaszczyźnie, raczej w kuli. Tutaj nie istnieje tylko jedno „do przodu i do tyłu”, jedno „prawo lub lewo” czy nawet jedno „góra i dół”. W Dżudo nasze ciało ślizga się w powietrzu, zatacza koła, opada, podnosi się; znamy ciężar ciała, które porusza się w przestrzeni, poddane prawu grawitacji. Aktor ma do czynienia z taką samą przestrzenią. Dżudo i Teatr opierają się na kontakcie fizycznym. Na ciałach, które się dotykają, ocierają, splatają. Na zapachach, na mięsie. W Teatrze nie ma „ja” bez „ty”. W Dżudo nie ma „Tori” bez „Uke”. Nie możesz robić Teatru sam. Dżudo też nie możesz uprawiać sam. Nieśmiertelności nie zdobywa się w pojedynkę, pisze Klein


Teatro Pubblico Ligure Yves Klein Judo e Teatro / Corpo e Visioni Genova / Liguria / Italia Vasca con pigmento IKB International Klein Blue Foto Alberto Rizzerio

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Teatro Giuseppe Curci / Barletta Il proscenio Foto Pierluigi Siena

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BARLETTA T DLA T TEATRO COMUNALE GIUSEPPE CURCI Teatro storico, 500 posti

Direzione artistica dal 2009 al 2013 Media statistica su quattro anni 183 spettacoli 306 repliche +30% incremento del pubblico 91% occupazione sala

LA LINEA D’OMBRA Sei il primo in graduatoria!, l’aereo è appena atterrato a Genova, ho riaperto ora il cellulare e sul display mi appare questo sms. Ho partecipato al concorso per la direzione artistica del Teatro Curci di Barletta con tutto lo scetticismo di chi affronta un concorso pubblico, incoraggiato da due amici pugliesi che in quel ruolo mi vedevano bene. Un mese dopo firmo il contratto per due stagioni e varco la linea d’ombra, quella linea sottile che separa l’apprendistato dal momento in cui la rotta la tracci tu e gli ordini li devi dare tu davvero. Ricordo lo stato d’animo di quei giorni, quando la mia prima stagione al Curci è ancora tutta da disegnare. Guardando avanti si aprono infinite possibili scelte, ognuna di queste potrebbe determinare un diverso rapporto con il pubblico, con la Città, con il senso del nostro fare teatro.

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TR EA

U

EK EGO J O PR JSKI E MI

IL TEATRO DELLA CITTA’ A PLAN FOR THE THEATRE OF A TOWN


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Stagioni Stagioni teatrali teatrali 2009, 2009, 2010, 2010, 2011, 2011, 2012 2012 e 2013 e 2013 Teatro Teatro Curci Curci Barletta Barletta direzione direzione artistica artistica Sergio Sergio Maifredi, Maifredi, grafica grafica Luigi Luigi Fabii/Pagina Fabii/Pagina 91


A PLAN FOR THE THEATRE OF A TOWN BARLETTA – GIUSEPPE CURCI’S THEATRE Historical theatre, 500 seats Artistic director: 2009 - 2013 183 productions 306 performances +30% increase in the audience 91 % productivity average per season, calculated on number of available sits, performances, tickets sold Curci’s Theatre is one of the jewels of Italian architecture: 500 seats for a town with 100,000 people. It is the theatre of the town. The challenge is to model a theatre season that establishes the theatre identity but that makes it attractive for anyone as well. Anyone working in the theatre sector knows what theatre s/he likes, anyone has his/her perfect model in mind as much as any football fan knows who should take part in the winning team when faced with the World Cup. And yet when you are the coach, all good ideas and favourites blur into growing doubts. As a theatre director, I believe that a theatre season is like a one-year long director’s job. The focus is as much on the opening of the curtains as on how to make the audience love each and all of the characters on stage. Focus is as much on making people laugh as on having them cry. And eventually, focus has to be on how to close the curtains but also on how to inspire people so that they come back. The key is to understand how you should direct the audience’s breathing, that audience’s one, the audience that your theatre is going to attract. This can only be achieved by not giving to the audience what they like rather offer them what they will like in the future. A successful artistic director plays the role of the leader and shows the way to his/her own audience. Others let themselves being uncarefully guided by the audience. The latters will be trapped in the effort of guessing what the audience likes and will be unable to guess what the audience will ask tomorrow when they would have discovered a new artist. Four years spent working at Curci’s Theatre have been an enriching individual and professional experience thanks to the collaboration of a very clever and well educated mayor, Nicola Maffei, and a hard-working staff.

Teatro Giuseppe Curci / Barletta Dalla graticcia Foto Pierluigi Siena

Ogni teatrante ha in mente un suo modello di teatro, un suo teatro ideale, un po’ come tutti gli appassionati di calcio hanno in mente la formazione per vincere i mondiali. Ma quando il “mister” sei tu le certezze cominciano a lasciare spazio al dubbio. In quei primi giorni ho “ascoltato” il teatro, come un musicista ascolta il suo strumento. Fare una stagione teatrale per me, regista, è come fare una regia lunga un anno. Occorre immaginare come aprire il sipario, come far amare i personaggi dal pubblico, come far sorridere o piangere, come far calare il sipario, in tempo per lasciare ancora la voglia di tornare. Occorre riuscire a capire come solfeggiare il respiro del pubblico, di quel pubblico, del pubblico che il Teatro avrà. Non dando al pubblico ciò che al pubblico piace ma ciò che al pubblico piacerà. Su questo apparente gioco di parole si vince la partita tra una direzione artistica che guida il pubblico in un percorso ed una direzione artistica “guidata” dal pubblico, prigioniera del tentativo di capire ciò che il pubblico oggi vuole, incapace di scommettere su ciò che il pubblico domani, dopo aver visto un artista che prima non conosceva, saprà chiedere e desiderare. I PRIMI PASSI IN TEATRO Il Teatro Curci è un teatro con un lungo e consolidato rapporto con il suo pubblico. Questo rende il mio compito ancora più difficile. Non mi trovo davanti ad un Teatro da risanare, senza pubblico, ma di fronte ad un Teatro che ha già un suo nucleo forte di spettatori appassionati. Il rischio di scontentarli è elevato. Le possibilità di aumentare il numero degli spettatori e degli abbonati scarse. Chiedo un incontro con lo staff del Teatro. Voglio incontrare tutto il personale, tecnico, di accoglienza, di sicurezza, di botteghino. Tutti coloro che per anni sono stati e saranno la forza del Teatro Curci sono lì, seduti sulle poltrone rosse della platea. Io sto in piedi, spalle alla buca d’orchestra. Siamo un po’ tesi. Cerco di non scoprire troppo le carte, per non dire fesserie. Faccio qualche domanda. Lilli sorride, intelligente ed ironico: dottore, noi siamo come le stazioni che stanno ferme e restano e voi, direttore, siete come i treni che passano. Messaggio ricevuto. 92


Voglio fare una visita approfondita al Teatro. La graticcia è a diciotto metri. Dottore, ve la sentite? volete salire? Soffro da sempre di vertigini, non riesco a salire neanche sulla scala di casa per cambiare una lampadina. Ma quella è una sfida. Certo che sì! E ci arrampichiamo. Dignitosamente cammino sulla graticcia. Ovunque il Teatro è tenuto in modo impeccabile, con amore e cura. In quel momento provo una sensazione che penso sia vicina a quella di un violinista che possa suonare uno Stradivari. Il Teatro Curci è in perfetta efficienza, protetto ed amato da chi vi lavora. Chi mi ha preceduto ha fatto un buon lavoro. Direttore, ci andiamo a prendere un espressino? Forse inizio ad essere accettato. LA RICERCA DELL’IDENTITA’ Un’intera Stagione ancora da disegnare, una struttura come il Teatro Curci, delle risorse non indifferenti a disposizione, fanno vagare la fantasia a 360 gradi e tante sono le strade possibili che mi si aprono davanti mentre cerco di comporre un percorso che qualifichi ulteriormente il Teatro. Penso ai filoni di ospitalità, ma vorrei anche invitare una compagnia che possa trovare “casa” al Teatro Curci, offrendo in cambio i suoi spettacoli, creando un “repertorio”; penso all’idea di produrre piuttosto che all’idea di dirigere un nuovo spettacolo; penso al ritorno dell’Opera Lirica così come penso a spettacoli agili da fare a tutte le ore del giorno, al di là dello spettacolo serale. Penso di aprire il Teatro a mezzogiorno per dei brevi rapidi concerti e momenti di prosa e penso ad un Teatro pronto a trasformarsi in un “dopo Teatro” per proporre nuovi artisti. Direttore, il teatro a mezzogiorno? ma qui c’è la controra, sapete cos’è la controra? E no che non lo so, ancora non lo so. Direttore, la pomeridiana alla quindici e trenta? ma lo sapete a che ora finisce qui il pranzo della domenica? Per fortuna, grazie a Pino Caggia che in questi anni mi è accanto come amico e collega fidato e sincero, capisco in tempo la “vocazione” del Curci, evitando di percorrere strade dispendiose e senza reali possibilità di sviluppo, così come evito di sperimentare orari surreali per questa latitudine.

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realizzare una evoluzione senza rivoluzione

LA VOCAZIONE DEL TEATRO CURCI Il Teatro Curci è il Teatro della Città di Barletta. Deve essere il Teatro di tutti. Non di un solo pubblico ma di più pubblici. Di chi ama la prosa e di chi ama la musica. Di chi ama la musica classica e di chi ama la musica leggera. Di chi ama il teatro comico e di chi ama la danza. I miei amici intellettuali mi chiedono qual è il mio target di riferimento: tutti! rispondo lasciandoli perplessi. EVOLUZIONE SENZA RIVOLUZIONE Voglio che il Teatro Curci trovi all’interno della sua “vocazione” una eccellenza che possa caratterizzarlo. La preoccupazione iniziale è quella di non creare uno shock nel pubblico ma al tempo stesso portarlo verso territori inesplorati. Mi confronto con molti amici teatranti. Alla fine uno dei miei maestri, Janusz Wiśniewski, direttore del Teatr Nowy di Poznań in Polonia, mi dice: devi realizzare una evoluzione senza rivoluzione. Mi pare una formula semplice e chiara. CAPOVOLTI AD ARTE / STAGIONE 20092010 Ho deciso di dare un nome, un titolo alle nostre stagioni. Come un’intenzione, come una promessa. La stagione 2009/2010 l’ho chiamata “Capovolti ad Arte”. Capovolti nel senso di messi sottosopra ma al tempo stesso con gentilezza, con misura, “ad arte” appunto. Eppoi “Arte” rimanda all’ “Arte” del teatro, alla “commedia dell’arte”. Scelgo di aprire con un concerto, un concerto che è un saluto, il mio saluto, il saluto di un genovese alla Puglia; e pure il saluto tra due città di mare: Barletta e Genova. Invito quindi Gino Paoli, genovese e uomo di mare. In quella mia prima stagione nella prosa spiccano i nomi di Alessandro Haber, Toni Servillo, Paolo Rossi; nella musica quelli di Stefano Bollani, Luis Bacalov, Salvatore Accardo e nel Physical Theatre la Camut Band (Spagna) i Pluck (UK) , David Larible (Italia), Familie Floez (Germania), Teatr Nowy di Poznań (Polonia). IL PREMIO NAZIONALE DELLA CRITICA A BARLETTA La stagione 2009/2011 si conclude portando a Barletta il Premio Nazionale della

Teatro Giuseppe Curci / Barletta La platea e i palchi Foto Pierluigi Siena

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Critica 2010, la cui cerimonia coinvolge oltre trenta critici provenienti da tutta Italia in rappresentanza di tutte le testate nazionali. Portare il Premio Nazionale della Critica a Barletta è un’operazione complessa che richiede un anno di lavoro serrato da parte mia e da parte dell’Amministrazione ma restituisce un’eco nazionale evidente al nostro lavoro. FUNAMBOLI DI EMOZIONI / STAGIONE 2010-2011 Dopo il successo della prima stagione, dopo aver stretto un patto di fiducia con il pubblico, ormai abituato a farsi sorprendere, ormai curioso di scoprire un teatro nuovo come il Physical Theatre, voglio che lo sguardo ritorni al palcoscenico “classico”. Chiamo la stagione 2010-2011 “Funamboli di emozioni” dedicandola a chi, come il funambolo si gioca la vita ogni sera sulla scena. C’è una frase di Goethe che dice: vorrei che il palcoscenico fosse sottile come la corda di un funambolo, così chi non è capace non vi si avventurerebbe. Immagino una stagione che porti al Teatro Curci i grandi artisti del teatro italiano che, senza facili compromessi, hanno dedicato una vita al palcoscenico. E accanto a loro gli artisti del physical theatre: Arturo Brachetti, il più grande tra gli italiani, conosciuto nel mondo e poi artisti dal Canada, dalla Russia, dagli Stati Uniti. ANCORA DUE STAGIONI NEL MIO TEATRO Passano ventiquattro mesi e il primo mandato finisce. Siamo a marzo. Ci sono le elezioni, il sindaco si ricandida. Il sindaco vince le primarie. Il sindaco vince le elezioni. Ai primi di agosto la telefonata del sindaco arriva. Scendi! Siamo pronti, presentiamo al stagione! Firmo il contratto, altri ventiquattro mesi. Due stagioni. Durante il secondo mandato occorre alzare il livello di guardia. Non puoi più contare sull’adrenalina. Non puoi contare sulla sorpresa. E’ il secondo mandato mio ed è il secondo mandato del Sindaco. LECH WAŁĘSA – LA SFIDA Il Sindaco vuole rilanciare la Disfida di Barletta. L’episodio che ricordiamo dai tempi delle scuole elementari è difficile da ripulire dal cliché della rievocazione storica. Suggerisco di spostare l’attenzione sul concetto di sfida. Possiamo creare un premio Barletta Città di Sfida.

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La Città che ha la sfida nella sua storia premia chi ha sfidato la Storia: Lech Wałęsa. Wałęsa che ha dato una spallata al Muro di Berlino. Wałęsa senza il quale il Comunismo in Europa chissà quando sarebbe crollato. Wałęsa leader del sindacato Solidarność, Wałęsa Nobel per la Pace, Wałęsa in prigione, Wałęsa Presidente della Polonia. Wałęsa che ha sfidato tutto e tutti. Wałęsa, quello con i baffi sulle barricate dei cantieri di Danzica. Il Sindaco Maffei è entusiasta. Bene. Ora tocca a me convicere Wałęsa a venire a Barletta. Wałęsa lo avevo avuto ospite a Genova, per inaugurare la mostra Polonia 1989/2009 Tutto il Teatro in un Manifesto. Chiamo la sua Fondazione. La segretaria è la stessa e mi riconosce. Magicamente trova tre date nell’agenda del Presidente. Inizia l’organizzazione del viaggio. Gamberoni e patate bollite. Questo è il mio primo pensiero. Quando era venuto a Genova li aveva chiesti ma la città neanche in quello era stata all’altezza della sua venuta. Barletta non mi tradirà, lo so. Gamberoni e patate bollite dalla cena d’arrivo alla partenza, sempre a disposizione. Eppoi l’accoglienza. Witamy we Włoszech, Panie Prezydencie, benvenuto in Italia, Signor Presidente! mi ripeto nella testa per non scordarmi. A Bari in aeroporto ci schieriamo, in cinque auto con il lampeggiante, sotto l’aereo che atterra di notte. Come nei film. Wałęsa scende con accanto la guardia del corpo. Il sindaco ha la fascia tricolore. Carabinieri e polizia sull’attenti. Michele, il maresciallo della Polizia Municipale di Barletta, è pronto a lanciare l’auto di servizio sulla 16 bis. La cena sarà sul mare. Fatta di parole semplici. E poi a letto presto. Domani in battaglia.

E l’indomani il vecchio Lech è un leone. Alla conferenza stampa arriva per primo. Non aspetta nessuno (perché dovrebbe?) si siede ed inizia a parlare. Non gli importa di essere nella hall d’un albergo anziché di fronte al parlamento a Varsavia. Va diretto e diritto. Prova a sollevare il pesante tavolo da conferenza. Fa finta di non riuscirci. Chiede aiuto. In quattro lo si solleva facilmente. Questo è Solidarność, questa è solidarietà. Applausi. Alle sera in teatro. Tutto pronto. Sincronizziamo gli orologi con la scorta. Si calcolano i minuti dall’albergo al Teatro Curci. Non ci devono essere tempi morti. Wałęsa non aspetta, l’abbiamo capito. E infatti scende dall’auto, attraversa il foyer, supera le porte, prosegue in platea, arriva sotto il palcoscenico e lì, di scatto, si gira verso il pubblico, le braccia al cielo. Applauso. Interminabile. Un leader, un capo da sempre. Poi sale sul palco. Parla ai giovani che affollano in palchi. Non pensate che qualcosa sia impossibile. Sembrava impossibile anche che il Comunismo potesse avere una fine. Se mio padre rinascesse e gli dicessi che il Comunismo è finito morirebbe di nuovo di crepacuore. Non potrebbe crederci. Voi avete molte più possibilità di quelle che potevo avere io. Voi siete liberi, studiate. Io ero un elettricista e basta eppure guardate cosa ho fatto. Poi foto, con tutti, ovunque. Sul palco, per strada, al ristorante, in aeroporto. Non c’è una mano che non abbia stretto. Una foto che non abbia fatto. Un sorriso che non abbia ricambiato. Dziękuję, Panie Prezydencie, dowidzenia! Grazie, Signor Presidente, arrivederci!

Teatro Giuseppe Curci / Barletta Un argano Foto Pierluigi Siena

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PROJEKT DLA TEATRU MIEJSKIEGO BARLETTA – TEATRO COMUNALE GIUSEPPE CURCI Teatr zabytkowy, 500 miejsc Dyrektor artystyczny od 2009 do 2013 183 spektakli 306 przedstawień +30% wzrost frekwencji 91% wypełnienia sali Teatro Curci jest perełką włoskiej architektury teatralnej. Pięćset miejsc w mieście liczącym zaledwie sto tysięcy mieszkańców. Jest to teatr miejski. Zadanie jest takie: stworzyć sezon rozpoznawalny a zarazem dla wszystkich. Każdy człowiek teatru ma w głowie swój model teatru, swój idealny teatr, tak jak wszyscy pasjonaci piłki nożnej mają pomysł na drużynę marzeń, która wygra mundial. Ale gdy to ty stajesz się „panem” pewność ustępuje wątpliwościom. Przygotować sezon teatralny dla mnie, reżysera, to tak jakby reżyserować cały rok. Należy sobie wyobrazić, w jaki sposób podnieść kurtynę, jak sprawić, aby publiczność pokochała występujące postaci, jak rozśmieszyć lub wzruszyć, jak i kiedy opuścić kurtynę, aby w widzach pozostała jeszcze chęć powrotu. Należy zrozumieć jak dyrygować oddechem publiczności, tej publiczności, która dopiero będzie publicznością teatru. Nie dając publiczności tego, co jej się podoba, ale to, co jej się spodoba. W ten sposób wygrywa ta dyrekcja artystyczna, która prowadzi publiczność określoną drogą z tą dyrekcją artystyczną, która daje się prowadzić publiczności, która staje się więźniem usilnej chęci zrozumienia, czego pragnie dzisiejsza publiczność, niezdolnej postawić na to, o co publiczność będzie prosić jutro. Cztery lata na stanowisku dyrektora artystycznego w Teatro Curci to bogate doświadczenie towarzyskie i zawodowe, zdobywane przy boku burmistrza Nicola Maffei, człowieka o wielkiej inteligencji, kulturze i uczciwości, oraz przy współpracy całego zespołu na najwyższym poziomie.

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ROMA

TEATRO VITTORIA COMPAGNIA ATTORI & TECNICI direzione artistica Viviana Toniolo direzione organizzativa Sergio Maifredi Teatro Stabile di Interesse Pubblico 500 posti Direzione organizzativa dal 2010 Medie statistiche su base annua 20 titoli in cartellone 220 repliche +10% di incremento del pubblico ogni anno 70% occupazione sala

Non c’è tempo, venga a Roma subito, ci vediamo il 23! Mancano pochi giorni a Natale quando, nel dicembre 2009, sento per la prima volta al telefono Viviana Toniolo, attrice, direttrice artistica del Teatro Vittoria di Roma e della storica Compagnia Attori & Tecnici, da quando Attilio Corsini, che con lei trent’anni prima aveva creato questa splendida avventura teatrale, è scomparso. Sono in Puglia, è da poco iniziata la mia prima stagione al Teatro Curci di Barletta ed un amico comune, Antonio Carli, ci ha messo in contatto. La raggiungo a Roma. La proposta è bella, un impegno affascinante: diventare il direttore organizzativo del Teatro Vittoria e della Compagnia Attori & Tecnici. Se penso ad Attori & Tecnici penso ad una sera di neve a Genova a metà degli anni Ottanta. C’è chi arriva e c’è chi parte, siam figli d’arte, siam figli d’arte! è il ritornello di un loro meraviglioso spettacolo, I due Sergenti. E’ uno di quegli

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UN TEATRO DI UNA CITTA’


ROMA spettacoli da cui, quando hai vent’anni, esci sognando di entrare in accademia, di far parte pure tu di quel mondo di teatranti all’antica italiana, perennemente in tournée, con la valigia che non si disfa mai. Attori & Tecnici è una compagnia teatrale che ora ha trent’anni ed un bel teatro in uno dei quartieri più autenticamente romani di Roma.

Non posso e non voglio, però, lasciare il Teatro Curci e Barletta, così come è impensabile non continuare il progetto TPL in Liguria o le mie regie in Polonia. E poi tra poco parto e vado in America. Viviana è tenace. Si può fare lo stesso, passi da Roma due giorni alla settimana e il resto via telefono e computer. Devo parlare con il sindaco di Barletta prima. D’accordo, ti aspetto, vai e torni. Il sindaco Maffei accetta, con lungimiranza e generosità. Inizia un periodo di adrenalinico ping pong: Genova, Roma, Barletta, Roma, Genova e poi Poznań, in Polonia. Taxi, treno, taxi, aereo. B&B con la stanza fissa pronta per me. Devo cambiare testa, mentalità, ritmo, ogni volta che scendo dal treno. La rapidità e maleducazione del nord, l’apparente aggressività romana, la calma e gentilezza del sud. Devo pensare ogni volta per un pubblico diverso, con diverse abitudini. E soprattutto il Teatro Curci a Barletta è il teatro della città. E’ il teatro pubblico, dove ciò che accade fa notizia il giorno dopo in città, è un teatro che deve essere per tutti e di tutti. Il Teatro Vittoria a Roma è un teatro di una città. Ci si batte contro una concorrenza feroce, nella disattenzione totale delle Istituzioni. Occorre riposizionare il Teatro Vittoria a Roma. Conquistargli un nuovo pubblico senza perdere il vecchio. Farlo riconoscere esteticamente, nella linea grafica e di comunicazione. Con Viviana Toniolo, Stefano Messina e Annalisa Di Nola – che formano in quel momento il consiglio direttivo del teatro (se Dio vuole un un consiglio direttivo fatto da gente di teatro!) – iniziamo ad analizzare la situazione economica, organizzativa, gestionale ed artistica del teatro. Si individuano gli artisti che potrebbero abitare il Teatro Vittoria, farlo diventare la loro casa. Viviana si attacca al telefono, racconta il progetto, conquista attori che comprendono la prospettiva nuova che cerchiamo di dare al Vittoria. Chiamiamo artisti internazionali, anche questo

un cromosoma inscritto nel DNA del Vittoria. Lo staff interno del teatro è giovane ma, in molti casi, di lunga esperienza, cresciuto in parte dentro al Vittoria ed in parte appena arrivato. Si ridisegnano i ruoli, si crea l’affiatamento giusto, si cerca di levigare le spigolosità di ognuno per amalgamare la squadra. Arruoliamo un ottimo ufficio stampa di Milano (Goigest con la collaborazione della Fondazione Giorgio Gaber) che si mette al lavoro con noi per dare visibilità agli artisti ed al teatro. Presento a Viviana Luigi Fabii, il grafico che ha lanciato la mia prima stagione a Barletta, l’idea che Luigi propone per l’immagine del Vittoria la convince e Luigi diventa un nostro inseparabile compagno di viaggio. Insieme al Teatro occorre rilanciare il marchio della Compagnia Attori & Tecnici, se si vuole riprendere ad andare in tournée; bisogna ritornare alle origini e all’identità della Compagnia, a quel tipo di teatro, la commedia brillante, fatto di ritmo e di coralità che ha caratterizzato questa compagine di attori per tre decenni. Studiamo attentamente i possibili autori, i possibili copioni. Alla fine, con Stefano Messina, il regista della Compagnia, si individua Trappola per Topi di Agatha Christie. Soldi per la pubblicità non ci sono. Ma la prima è sold out e così le repliche a seguire. Tre anni di tournée. C’è chi arriva e c’è chi parte, siam figli d’arte, siam figli d’arte! Questa volta ci sono anch’io.

TEATRO

VITTORIA 100


ROME – ONE THEATRE IN A BIG CITY

RZYM – PROJEKT DLA PEWNEGO TEATRU MIEJSKIEGO

Teatro Vittoria – ATTORI & TECNICI theatre company

TEATRO VITTORIA – COMPAGNIA ATTORI & TECNICI

Teatro Stabile di Interesse Pubblico 500 seats

Teatr stały, użyteczności publicznej 500 miejsc

Executive director since 2010

Dyrektor organizacyjny od 2010

20 productions per season 220 performances +10% increase in the audience per year

Średnie dane statystyczne z jednego roku: 20 tytułów na afiszu 220 przedstawień +10% wzrost frekwencji każdego roku 70% wypełnienia sali

It was almost Christmas when, on December 2009, I first answered the phone to Viviana Toniolo, actress, artistic director of Teatro Vittoria (Rome) and of the historical theatre company Attori & Tecnici. The offer was interesting and the job intriguing: she asked me to take on as their production manager at Teatro Vittoria and for their theatre company Attori & Tecnici. Attori & Tecnici is a theatre company founded 30 years ago, their productions are good ones and they are staged in one of the more truly authentic neighbourhood in Rome. I started travelling more and more to and fro: Genoa, Rome, Barletta (Bari), Rome Genoa and then Poznań. By taxi, train, plane. The usual B&B was always there ready to welcome me. Teatro Vittoria needed to be remodelled, to find a new identity in Rome, and to conquer a new audience without losing the old one. Branding was the priority, so that people would distinguish it from others. The theatre needed a strong branding strategy but the company, Attori & Tecnici needed it too if their shows were to go on tour once again. A search for identity led us back to the theatre company’s origins thirty years earlier, when they based their acting on hilarious comedy plays, filled with rhythm and a strong team work. We sat down and worked on selecting the perfect playwright and the right play. Once we had a plan we set off with a new production. The first night was sold out and quickly all performances were. Soon the show was scheduled for a three-year tour.

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Jest kilka dni przed Bożym Narodzeniem, gdy, w grudniu 2009, po raz pierwszy słyszę w telefonie głos Viviany Toniolo, aktorki i dyrektorki artystycznej Teatro Vittoria w Rzymie oraz historycznej już grupy Compagnia Attori & Tecnici. Propozycja jest atrakcyjna, praca fascynująca: zostać dyrektorem organizacyjnym Teatro Vittoria i Compagnia Attori & Tecnici. Attori & Tecnici to grupa teatralna, która obecnie liczy sobie trzydzieści lat a sam teatr jest ładny, w jednej z najbardziej autentycznych, romańskich dzielnic Rzymu. Rozpoczyna się okres „adrenalicznych” skoków: Genua, Rzym, Barletta, Rzym Genua i jeszcze Poznań w Polsce. Taksówka, pociąg, taksówka, samolot, hotel B&B ma stale gotowy dla mnie pokój. Należy wzmocnić pozycję Teatro Vittoria w Rzymie. Zdobyć nową publiczność, nie tracąc jednak tej starej. Sprawić by stał się rozpoznawalny estetycznie, graficznie i komunikacyjnie. Razem z Teatrem należałoby ponownie wypromować markę Compagnia Attori & Tecnici, jeżeli chcemy ponownie wyruszyć w tournée; należy wrócić do korzeni i do tożsamości Compagni, do ich rodzaju teatru, do świetnej komedii zbudowanej na rytmie i harmonii, to tego, co charakteryzowało tę grupę aktorów przez trzy dziesięciolecia. Z uwagą analizujemy ewentualnych autorów, ewentualne scenariusze. W końcu projekt rusza i idziemy na scenę: premiera jest wyprzedana, tak samo kolejne spektakle. Trzy lata tournée.


Io sono il Maestro Lisa Galantini e Paolo Graziosi Foto Tommaso Le Pera

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Il Pazzo e la Monaca Elena Arvigo e Enrico Campanati foto Tommaso Le Pera

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Il pazzo e la monaca Scena di insieme Foto Tommaso Le Pera

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Road Gianluca Gobbi Foto Giorgio Bergami

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SERGIO MAIFREDI

SPETTACOLI DIRETTI / DIRECTING / WYRE YSEROWANE SPEKTAKLE 2012 – 2014 Odissea un racconto mediterraneo Un progetto di Sergio Maifredi da Omero produzione Lucia Lombardo per Teatro Pubblico Ligure in coproduzione con Politeama Genovese, Corte Ospitale di Rubiera, XXXIII Orestiadi di Gibellina, XXXV Festival La Versiliana, Festival dei Due Mari, Festival di Tindari, Progetto Teatri Antichi Uniti – Amat Marche, Festival il Contastorie di Ischia, Festival degli Scali a Mare di Pieve Ligure, Festival della Filosofia di Modena con: Roberto Alinghieri, Valerio Binasco, Alessio Boni, Giuseppe Cederna, Ascanio Celestini, Lella Costa, Maddalena Crippa, Corrado d’Elia, Gioele Dix, Davide Enia, Teresa Mannino, Moni Ovadia, Max Paiella, Elisabetta Pozzi, David Riondino, Paolo Rossi, Amanda Sandrelli, Tullio Solenghi, Dario Vergassola. 2011 Lo sceicco bianco / Bialy Szejk di Federico Fellini - Teatr Nowy, Poznań, Polonia Vedi la sezione dedicata / see specific section / patrz odpowiedni rozdział pag 66 2010 Sirene di Lucia Rossetti – Teatro Giacosa – Ivrea (Torino) con: Maria Alberta Navello, Martina Galletta regia: Sergio Maifredi scena e costumi: Danièle Sulewic 2009 Il Raggiratore / Oszust di Carlo Goldoni – Teatr Nowy di Poznań (Polonia) Vedi la sezione dedicata / see specific section / patrz odpowiedni rozdział pag 50 La donna di un tempo di Roland Schimmelpfennig ­– Milano, Teatro Libero, produzione Teatri Possibili Liguria con: Corrado d’Elia, Monica Faggiani, Laura Ferrari, Alice Arcuri, Marco Taddei scena e regia: Sergio Maifredi costumi: Danièle Sulèwic musiche: Bruno Coli Chitarre Corsare da Paganini, Mazzini, Taraffo, De’ André – Genova, Teatri Possibili Liguria Con: Fabrizio Giudice - chitarra, Andrea Nicolini - voce e fisarmonica, Gianluca Nicolini - flauto traverso regia: Sergio Maifredi ideato da: Fabrizio Giudice – Sergio Maifredi – Andrea Nicolini drammaturgia: Sergio Maifredi, Andrea Nicolini testi e musiche: Fabrizio De André, Giuseppe Mazzini, Niccolò Paganini, Pasquale Taraffo debutto: 19 luglio 2009 2008 Viaggiatori Viaggianti da vari autori – Genova, Teatri Possibili Liguria con: Max Manfredi, Franco Carli, Antonio Carli, Andrea Nicolini, gli GnuQuartet regia: Sergio Maifredi Vero West di Sam Shepard - Genova, Teatri Possibili Liguria (spettacolo vincitore Premio dell’Associazione 109

Nazionale Critici Teatrali come miglior regia 2008) con: Corrado d’Elia, Jurij Ferrini e Roberta Calia scena e regia: Sergio Maifredi 2007 Notte Araba di Roland Schimmelpfennig - Fondazione Luzzati Teatro della Tosse – Genova con: Andrea Cosentino, Jurij Ferrini, Lisa Galantini, Simonetta Guarino, Rosario Lima regia: Sergio Maifredi traduzione: Umberto Gandini scene: Emanuele Conte musiche: Luca Mazzella luci: Simone Novaro 2006 Froken Julie di August Strindberg - Fondazione Luzzati Teatro della Tosse – Genova con: Enrico Campanati, Valentina Picello, Mariella Speranza e trenta comparse traduzione e adattamento: Renato Zatti scene: Emanuele Conte costumi: Danièle Sulewic regia: Sergio Maifredi debutto: 6 febbraio 2006 Il Maestro di Scuola di Telemann (2006) - Teatro Sociale - Rovigo con: Alessandro Calamai regia: Sergio Maifredi maestro concertatore e direttore d’orchestra: Lucia Visentin orchestra e coro di voci bianche del Conservatorio “F.Venezze” di Rovigo maestro del Coro: Giorgio Mazzucato Orchestra Giovani Archi Veneti e Orchestra giovanile del Conservatorio Sei Personaggi in cerca d’autore / Sześć postaci szuka autora di Luigi Pirandello – Teatr Nowy di Poznań (Polonia) Vedi la sezione dedicata / see specific section / patrz odpowiedni rozdział pag 40 2005 Mi chiamo Isbjorg e sono un leone di Havar Sigurdjonsson (2005) – Teatro della Tosse - Genova finalista Premio Ubu migliore novità straniera. con: Enrico Campanati, Lisa Galantini, Simona Guarino, Bruno Cereseto, Andrea Lupo, Valentina Picello, Mariella Speranza, Edoardo Ribatto regia: Sergio Maifredi scene: Emanuele Conte costumi: Danièle Sulewic 2004 Nara Livet – Alle soglie della vita di Ingmar Bergman e Ulla Isaksson (2004) - Teatro della Tosse – Genova con: Enrico Campanati, Eva Drammis, Lisa Galantini, Anna Gualdo, Valentina Picello regia: Sergio Maifredi scene: Emanuele Conte costumi: Danièle Sulewic debutto: 2 marzo 2004 Nel 2008 per il progetto Fårö su Bergman – Piccolo Teatro di Milano viene riallestito con: Mariella Speranza, Luca Catanzaro, Eva Drammis, Lisa Galantini, Valentina Picello regia: Sergio Maifredi debutto: 1 aprile 2008, Milano

2003 Io sono il Maestro di Hrfnihildur Hagalin (2003) - Teatro della Tosse finalista Premio Ubu migliore novità straniera con: Lisa Galantini, Paolo Graziosi, Aldo Ottobrino nella stagione 2004/2005 Aldo Ottobrino è sostituito da Rosario Lisma. regia: Sergio Maifredi scena: Emanuele Conte costumi: Danièle Sulewic progetto luci: Francesco Tagliabue debutto: 6 maggio 2003 2002 Noccioline di Fausto Paravidino (2002) - Teatro della Tosse scene realizzate dagli studenti del master di Architettura dello spettacolo costumi: Danièle Sulewic musiche: Bruno Coli con G. Amarilli, A. Arcuri, V. Baratta, V. Barone, T. Benazzo, C. Bobbio, G. Boeddu, M. Brighenti, E. Brisca, M. Bruzzone, M. Cagnazzo, A.G. Crigna, A. Damerini, L. Damerini, G. Dufour, E. Gallarati, J. Musumeci, M. Orró Moglia, D. Polmonari, A. Pruzzo, E. Scorza, A. Sommariva, S. Spinaci, N. Stegani, L. Taddei, M. Taddei, E. Tambone, J. Troian, C. Valdambrini, O. Valentino, M. Vallebona, E. Vassallo, O.T. Vatavuk, A. Zedda. regia: Sergio Maifredi 2001 La Partitella di Giuseppe Manfridi (2001) - Teatro della Tosse con: Chiara Alberti, Giulia Amarilli, Alice Arcuri, Tania Benazzo, Eugenio Brisca, Matilde buzzone, Manuela Capellino, Ayrton G. Crigna, Alessandro Damerini, Roberto De Chiara, Eleonora Gallarati, Valentina Moro, Jessica Musumeci, Cristina Poggi, Dario Polmonari, Davide Rossi, Valeria Roustan, Elisabetta Scorza, Maurizia Sola, Stefano Spinaci, Niccolò Stegani, Marco Taddei, Erika Tambone, Jacopo Troian, Chiara Valdambrini, Valentino Omar, Chiara Vallebona, Marco Vallebona, Elena Vassallo, Alessandro Zedda, Carola Zerbone regia: Sergio Maifredi costumi: Neva Viale riprese video: Francesca Donato Didone Abbandonata di Pietro Metastasio, musica di Bruno Coli – Accademia Filodrammatici di Milano preparazione musicale Liliana Oliveri scene e costumi Romeo Liccardo disegno luci Alessandro Carminati con Paolo Cauteruccio, Eva Drammis, Marta Furlan, Alessandro Federico, Alessandra Guazzini, Giuseppe Lanino, Gerardo Maffei, Davide Menchetti, Valentina Martinelli, Aron Marzetti, Lorenza Pisano regia Sergio Maifredi 2000 Il Pazzo e la Monaca di Stanislaw Ignacy Witkiewicz (2000) - Teatro della Tosse con: Elena Arvigo, Enrico Campanati, Pietro Fabbri, Gianluca Gobbi, Myria Selva , Bergamini, Massimiliano Mecca costumi di Tania Bucur musiche di Sergio Limuti e Martino Roberts scena: Emanuele Conte regia: Sergio Maifredi


1999 Esopo Opera Rock da Esopo (1999) - Teatro della Tosse con: Roberta Alloisio, Enrico Campanati, Pietro Fabbri, Carla Peirolero regia: Sergio Maifredi musica: Bruno Coli libretto: Stefano Curina coreografie: Alessandra Manari scene: Paola Ratto costumi: Bruno Cereseto 1998 Il Barbiere di Siviglia di Rossini (1998) Centro Studi Busoni – Empoli con: Gregory Bonfatti, Alessandro Petruccelli, Patrizia Cigna, Carlo Morini, Leonardo Sagliocca, Leonardo Nibbi, Consuelo Cellai regia: Sergio Maifredi concertatore e direttore: Marco Severi scene: Roberto Zizzo debutto: 22 marzo 1998 Piccoli Omicidi tra Amici di John Hodge (1998) - Teatro della Tosse con: Gianluca Gobbi, Paolo Scheriani, Francesca Donato (in ripresa Luca Catanzaro, Paolo Scheriani e Marta Salaroli) ed altri interpreti regia: Sergio Maifredi scena: Emanuele Conte Decameron (1998) da Giovanni Boccaccio (regia firmata insieme a Tonino Conte) - Teatro della Tosse Con gli attori della Compagnia Teatro della Tosse Romeo & Giulietta (Amarsi a morsi) di Francesca Mazzuccato da W.Shakespeare (1998) Teatro della Tosse Aldo Ottobrino, Marina Remi, Mario Marchi, Myria Selva, Carla Peirolero, Giancarlo Ilari, Antonio Carli, Orlando Cinque, ed altri interpreti 1997 Road di Jim Cartwright (1997) - Teatro della Tosse con: Gianluca Gobbi, Carla Peirolero, Myria Selva, Mariella Speranza, Enrico Bonavera, Bruno Cereseto, Aldo Ottobrino regia: Sergio Maifredi impianto scenico: Emanuele Conte costumi: Guido Fiorato debutto: 4 marzo 1997 1996 Vittime del dovere di Ionesco (1996) - Teatro della Tosse con: Carla Peirolero, Enrico Bonavera, Roberto Recchia, Veronica Rocca regia: Sergio Maifredi scena: Emanuele Luzzati costumi: Guido Fiorato progetto luci: Francesco Tagliabue Onore di pianti di Adriano Sansa (1996) – Santa Maria di Castello – Genova Con: Gianluca Gobbi, Aldo Ottobrino, ed altri interpreti Regia: Sergio Maifredi 1995 Mercedes di Thomas Brasch (1994) - Comp.Malebranche – Milano con: Roberto Recchia, Raffaella Russo regia: Sergio Maifredi scene e costumi: Romeo Liccardo progetto luci: Francesco Tagliabue musiche: Davide Daolmi debutto: 14 febbraio 1995

Un’eroica giornata di fine era di Piero Pieri (1995) - Teatro della Tosse - Genova con: Antonio Carli, Carla Peirolero, Paola Bigatto, Marco Casotto, Davide Catena, Francesca Donato, Mattia Mariani regia: Sergio Maifredi scena: Emanuele Luzzati costumi: Emanuele Luzzati progetto luci: Francesco Tagliabue Coccodrillo di Cristina Argenti (1995) – Sala Duse del Teatro Stabile di Genova Con Eliana Quattrini, Sergio Vecchio, Beppe Nuti, Roberta Uccelli ed altri interpreti 1994 Teppisti! di Giuseppe Manfridi (1994) – Comp. Origamundi – Cagliari con: Marcello Enardu, Raffaele Chessa, Alessandra Asuni scena e costumi: Romeo Liccardo disegno luci: Francesco Tagliabue e Danilo Deiana regia: Sergio Maifredi debutto: Cagliari, agosto 1994 1993 Teppisti! di Giuseppe Manfridi (1993) - Teatro Garage – Genova con: Luca Catanzaro, Roberto Recchia, Raffaella Russo scene e costumi: Romeo Liccardo disegno luci: Francesco Tagliabue regia: Sergio Maifredi debutto:14 aprile 1993

1988 Szerelmem Elektra di Laszlò Gyurkò, tradotto da Umberto Albini – C.A & S.M Produzioni – Genova con: Cecilia Del Sordo, Filippo Salmieri, Susanna Newsom, Cinzia Portacci, Francesco Berlinghieri, Nicola Pannelli regia: Sergio Maifredi e Cristina Argenti debutto: 6 ottobre 1988, Genova, Santa Maria di Castello 1987 L’Attore e la Maschera di Anne Paolucci, traduzione e riduzione di Etta Cascini – Compagnia Teatrale dell’Atelier – Genova con: Paolo Portesine, Giuliano Pastorino, Maurizia Grossi regia: Sergio Maifredi musiche: Giorgio De Martino aiuto regia: Fabio Alessandrini scene e luci: Giorgio Gambardella costumi: Maurizia Grossi musiche: Giorgio De Martino debutto: 22 gennaio 1987 – Genova, Sala Garibaldi Storia di un biologo di Andrea Ovcinnicoff - Compagnia Teatrale dell’Atelier - Genova con: Giuliano Pastorino, Sergio Maifredi, Francesco Berlinghieri regia: Sergio Maifredi aiuto regia: Fabio Alessandrini scene e luci: Giorgio Gambardella costumi: Maurizia Grossi musiche: Giorgio De Martino debutto: 22 gennaio 1987 – Genova, Sala Garibaldi

Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori da Ariosto, Tasso, Pulci – Teatro Filodrammatici – Milano con: Monica Faggiani, Paolo Colonna, Paola Messina, Paolo Scheriani regia: Sergio Maifredi

1986 Jacques o la sottomissione di Eugène Ionesco – Compagnia Teatrale dell’Atelier – Genova con: Andrea Guglieri, Anna Dego, Giorgio Ruscito, Paola Piacentini, Raimondo Lopergolo, Rita Deplano, Marinella Magrì, Marco Romei, Maurizia Grossi regia: Sergio Maifredi assistente alla regia: Maurizia Grossi musiche scritte e suonate: Giorgio De Martino, Francesco Berlinghieri coreografie: Raimondo Lopergolo movimenti scenici: Franca Fioravanti debutto: 13 marzo 1986, Genova, Oratorio S. Filippo, via Lomellini.

1991 Atti unici da Svevo, Pirandello, Verga - Teatro Filodrammatici – Milano G. Verga, Caccia al lupo – L. Pirandello, La morsa – I. Svevo, Il terzetto spezzato con: Claudio Migliavacca, Marisa Della Pasqua, Tiziana Ferranda, Luca Catanzaro regia: Sergio Maifredi

1985 Un cuore per due di Guy Foissy – Compagnia Teatrale dell’Atelier – Genova con: Cristina Parodi e Demetrio Priano regia: Sergio Maifredi musiche: Giorgio De Martino debutto: 18 – 19 dicembre 1985 Teatro Ex Enal di Genova Quarto

Labirinto di Alfredo Balducci - Teatro Filodrammatici – Milano con: Claudio Beccari, Karin Giegerich Scena e costumi: Romeo Liccardo regia: Sergio Maifredi

Delirio a due di Eugène Ionesco – Compagnia Teatrale dell’Atelier – Genova con: Maurizia Grossi e Sergio Maifredi regia: Sergio Maifredi musiche: Giorgio De Martino debutto: 18 – 19 dicembre 1985 Genova, Teatro Ex Enal di Quarto

1992 Un racconto mediterraneo da Iliade, Odissea di Omero ed Eneide di Virgilio(1992) – Teatro Filodrammatici – Milano con: Roberto Recchia, Grazia Vecchi, Federica Toti, Matteo Zanotti regia: Sergio Maifredi

1990 Aristodemo di Carlo De’ Dottori – C.A. & S.M. Produzioni Genova con: Nicola Alcozer, Paola Filippa, Raffaella Russo, Stefano Gandolfo, Lucia Chiarla regia: Sergio Maifredi debutto: 2 giugno 1990, Genova, Centro Civico Cornigliano

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DIREZIONI Direttore artistico del Teatro Pubblico Ligure (dal 2007) GENOVA Direttore organizzativo Teatro Vittoria – Teatro Stabile di interesse pubblico / Attori & Tecnici (dal 2009) ROMA Direttore artistico Festival Grock Città di Imperia (dal 2007) Direttore artistico TeARTo (dal 2007) INCARICHI ISTITUZIONALI Membro della Giuria del Grand Off - World Independent Film Awards (dal 2013) VARSAVIA Membro del Consiglio direttivo del Museo dell’Attore di Genova (dal 2008) GENOVA Membro della Commissione Nazionale Unesco (dal 2009) ROMA Accademico corrispondente dell’ Accademia Ligure di Scienze e Lettere (dal 2011) GENOVA INCARICHI RICOPERTI: Membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova (dal 2010 al 2014) Regista residente al Teatr Nowy di Poznań in Polonia (2005-2014) POLONIA Direttore artistico Teatro Curci di Barletta (20092013) BARLETTA Presidente nazionale circuito consorzio Teatri Possibili (2008 - 2011) MILANO Codirettore artistico Teatro Libero di Milano (2008 2011) MILANO Vicedirettore della Fondazione Teatro della Tosse di Genova (1997 – 2007) GENOVA PREMI e ONORIFICENZE: Medaglia di “Bene Merito” conferita dal Ministero degli Esteri della Repubblica polacca il 07 maggio 2012 Premio della Associazione Nazionale Critici Teatrali 2007-2008 per la regia di Vero West di Sam Shepard - Teatri Possibili Liguria Premio Regione Liguria “per lo Spettacolo” nel 2008 PUBBLICAZIONI: 2012 - Yves Klein - Judo e Teatro - Corpo e Visioni, Kraków, Pasaz Editore, Genova, TeARTo Editore 2009 - Tutto il teatro in un manifesto. Polonia 1989-2009, Kraków, Pasaz Editore, Genova, TeARTo Editore 2004 - Alle soglie della vita, di Ulla Isaksson e Ingmar Bergman, Milano, Iperborea 2004 2003 - Io sono il Maestro (con breve storia del Teatro in Islanda), di Hrafnhildur Hagalìn, Milano, Iperborea 2003 1990 - Aristodemo, un incontro di studio (1990), Genova, Edito da CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche MOSTRE: 2012 - Yves Klein - Judo e Teatro - Corpo e Visioni. Genova, Palazzo Ducale dal 06 Giugno al 26 Agosto 2012. Prodotta da Fondazione Ducale, Regione Liguria, Fondazione Edoardo Garrone, Società Per Cornigliano, Teatri Possibili Liguria e TeARTo. Catalogo TeARTo Editore. 2009 e 2010 - Tutto il Teatro in un manifesto, Polonia 1989-2009, realizzata nel 2009, prodotta da Fondazione Palazzo Ducale di Genova, Teatri Possibili Liguria e TeARTo a Genova e, nel 2010, dalla Casa dei Teatri di Roma, Teatri Possibili Liguria e TeARTo a Roma. Catalogo TeARTo Editore. STUDI: 1991 - Laurea in Lettere Moderne con una tesi in Letterature Teatrale Italiana - Università di Genova 1989 - Diploma corso di recitazione - Accademia dei Filodrammatici di Milano

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FORMAZIONE: 1995-1997 - Regista assistente di Tonino Conte – Teatro della Tosse – Genova 1994 - Assistente alla regia di Lamberto Puggelli – Piccolo Teatro – Milano 1992 - Assistente alla regia di Gudjon Pedersen al Teatro Nazionale di Reykjavik - Islanda 1989 – 1992 - Assistente alla regia di Marco Sciaccaluga – Teatro Stabile di Genova 1989 - Assistente alla regia di Gabriele Lavia – Teatro Stabile di Trieste 1987 - Assistente alla regia di Paolo Graziosi – Beat 72 Roma Assistente alla regia di Giovanni Pampiglione – A.P.A di Sebastiano Calabrò - Roma ALTRE ESPERIENZE: 1999 - 2011 -Membro della Giuria del Premio Hystrio - Milano 2008 - 2010 -Docente Accademia dei Filodrammatici – Milano 2007 - Docente seminario - Dams – Università di Torino 2001- 2003 -Docente al Master di Architettura per lo Spettacolo - Università di Genova. 2001 - Docente Accademia dei Filodrammatici - Milano 1994 - Docente Accademia dei Filodrammatici - Milano

DIRECTING: Teatro Pubblico Ligure - Artistic Director (since 2007) GENOA Teatro Vittoria Executive Director - Teatro Stabile di interesse pubblico / Attori & Tecnici theatre company (since 2009) ROME Festival Grock Città di Imperia - Theatre Director (since 2007) TeARTo -Theatre Director (since 2007) INSTITUTIONAL EMPLOYMENT: Grand Off Award Board Member - World Independent Film Awards (since 2013) Warsaw Genoa’s Actors’ Museum - Executive Commitee Member (since 2008) GENOA Member of National Commission for Unesco (since 2009) ROME Accademico corrispondente dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere (dal 2011) GENOA

STANOWISKA KIEROWNICZE: Dyrektor artystyczny Teatro Pubblico Ligure (od 2007) GENUA Dyrektor organizacyjny Teatro Vittoria – Teatro Stały użyteczności publicznej / Attori & Tecnici (od 2009) RZYM Dyrektor artystyczny Festival Grock Città di Imperia (od 2007) Dyrektor artystyczny TeARTo (od 2007) FUNKCJE SPOŁECZNE: Członek Jury Grand Off - World Independent Film Awards (od 2013) WARSZAWA Członek Rady dyrekcyjnej Museo dell’Attore w Genui (od 2008) GENUA Członek Narodowej Komisji Unesco (od 2009) RZYM Członek korespondent Liguryjskiej Akademii nauk ścisłych i humanistycznych (od 2011) GENUA

THYE REMAINING FUNCTIONS: Opera House Teatro Carlo Felice - Board of Directors Member (from 2010 to 2014) GENOA Teatr Nowy (Poznań) - Resident Director (20052014) POLAND Teatro Curci - Artistic Director (2009-2013) BARLETTA (BARI) Teatri Possibili - Chairman (2008 - 2011) MILAN Teatro Libero - Associate Artistic Director (2008 2011) MILAN Teatro della Tosse - Vice Artistic Director (1997 – 2007) GENOA

POZOSTAŁE FUNKCJE: Członek Rady Administracyjnej Fundacji Teatro Carlo Felice w Genui (od 2010 do 2014) Reżyser współpracujący w Teatrze Nowym w Poznaniu (2005-2014) POLSKA Dyrektor artystyczny Teatro Curci w Barletta (20092013) BARLETTA Przewodniczący stowarzyszenia Teatri Possibili (2008 - 2011) MEDIOLAN Współdyrektor artystyczny Teatro Libero w Mediolanie (2008 - 2011) MEDIOLAN Wicedyrektor Fundacji Teatro della Tosse w Genui (1997 – 2007) GENUA

AWARDS AND HONOURS: "A medal for meritorius conduct" awarded by Poland Foreign Affairs Department - on May 7th 2012 2007-2008 Italian Theatre Critic Association Award for directing True West by Sam Shepard - Teatri Possibili Liguria production 2008 Regional Theatre Award (Regione Liguria)

NAGRODY i WYRÓŻNIENIA: Odznaka honorowa "Bene Merito" nadana przez Ministra Spraw Zagranicznych Rzeczpospolitej Polskiej 7 maja 2012 Nagroda Narodowego Stowarzyszenia Krytyków Teatralnych 2007-2008 za reżyserię „Vero West” Sama Sheparda - Teatri Possibili Liguria


Giulietta e Romeo Sergio Maifredi e Aldo Ottobrino Foto Giorgio Bergami

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