LUCA ALINARI VIVO QUADRI VIVI SIMBOLI ART GALLERY FIRENZE
I “quadri vivi” di Luca Alinari «Sembra un paesaggio di caramelle». Con questa affermazione dal gusto vagamente surreale, e certamente ingenua – in parte dovuta anche ad una difficoltà di esprimersi correttamente in lingua italiana –, un'amica tedesca ha descritto, poco tempo fa, un paesaggio fiabesco dipinto negli anni Novanta da Luca Alinari, artista che fino a quel momento non conosceva. Confesso che mi è rimasta in mente per giorni questa definizione, che, pur nella sua candida e riduttiva
Emanuele Greco Critico e Storico dell’Arte
nari, infatti, non raccontano una realtà contingente – e a ben vedere di realtà quotidiana non si può parlare nemmeno nelle opere dell'inizio della sua carriera, nel momento della sua riflessione critica sulla Pop Art, tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta, dove erano rappresentati alcuni selezionati oggetti o segni emblematici dalla valenza prevalentemente mentale più che ottica e visuale –, ma esse si muovono in una prospettiva narrativa carica di implicazioni evocative. L'artista
stingue come fine e coltissimo artista – ci svela, in verità, che i suoi quadri, ricchi di colori intensi e sfavillanti e di figure fluttuanti in spazi irreali e privi di prospettiva, non sono realmente dei racconti, anche se fantastici. Le sue opere, infatti, sono portatrici di rivelazioni inquietanti, ovvero, in primo luogo, dell'impossibilità di una narrazione logica della nostra realtà, fino ad arrivare ad insinuare il dubbio che l'irrazionalità sia la sola misura della realtà in cui siamo immersi. A que-
1 semplicità, è stata un utile stimolo, insieme – ovviamente – alla ricca ed importante antologia critica dell'opera di Alinari, alla riflessione che stavo intraprendendo sull'artista. Quelle parole, infatti, sembravano cogliere, con un'immediatezza disarmante, alcuni aspetti essenziali della poetica dell'artista fiorentino. Nella retrospettiva del pittore tenutasi a Palazzo Reale a Milano nel 1993, Enrico Crispolti, il critico che dagli inizi degli anni Settanta aveva seguito con acutezza il lavoro dell'artista e che in quella occasione curava la mostra, identificava la sua opera dei decenni Ottanta e Novanta con una definizione che sarebbe rimasta storica, ovvero come una «figurazione leggera», orientata su una narrazione d'orizzonte meraviglioso-fantastico. Le opere di Ali-
sono e il loro compito sembra essere quello di destarci e renderci vigili sulla realtà». Ed infine conclude: «La realtà si spiega solo con le fiabe!» La sensibilità di Alinari, nonché le sue ingenti e varie risorse intellettuali, che vanno dalla letteratura, alla poesia, alla filosofia, e all'arte figurativa – naturalmente –, lo hanno portato ad una riflessione seria sul proprio lavoro, spingendolo ad una sperimentazione continua. Agli inizi degli anni Duemila, infatti, l’artista inizia una meditazione sulla
2 traduce la realtà secondo un proprio sentimento e pensiero personale, trasportandola in una dimensione fantastica, dove è evidente il riferimento all'infanzia, intesa non come una regressione all'età dell'incoscienza, bensì come una possibilità di logica diversa, altra, incondizionata dalle convenzioni sociali. L'infanzia, ricostruita ed evocata con un sentimento di nostalgia da parte dell'artista, rappresenta per Alinari una sorta di "età dell'oro", dove è pienamente possibile un poetico mondo del favoloso. Si capisce subito, però, che sotto il candore di un universo fantastico proprio dell'immaginazione infantile si nascondono, in realtà, dubbi profondi ed inquietudini dilanianti. L'acuto spirito critico del pittore – un'ironia sottile, che lo contraddi-
sto proposito, infatti, Crispolti ha parlato di Alinari come di un «dispensatore di seduzioni apparenti», «un insinuatore di dubbi, sottili quanto si vuole, né sempre subito avvertibili, ma tutt'altro che a loro modo inquietanti». Le opere di Alinari, quindi, hanno ben poco di rassicurante, se non all'apparenza. Su questo punto si è espresso recentemente anche lo stesso artista che, a proposito del "fiabesco" riscontrabile nelle proprie opere, ha affermato: «Tale movimento [il fluttuare] nei quadri e questi colori apparentemente allegri possono dare l'idea di qualcosa di fiabesco. Però, vorrei ricordarvi che le fiabe non sono fiabe, le fiabe sono la verità!» «Le fiabe – continua Alinari – contengono delle verità che noi non sappiamo esistere, ma che ci
figurazione e sulla grande arte classica italiana, e toscana in particolare, che lo dirigono verso una pittura ordinata e pulita. Il suo disegno, di ascendenza grafica, delinea con precisione e chiarezza la plasticità dei volti e dei corpi umani, spesso ritratti di figure o nudi in pose languide. Alinari si confronta con la grande pittura antica, in un rimando di citazioni colte rielaborate dal suo segno distintivo e dalla sua personalità artistica. Convivono così, nei suoi dipinti, frammenti di figure che spesso – ma non sempre – si possono intuire come riprese da pittori fiamminghi, tra cui Rogier van der Weyden, da Piero della Francesca, da Bronzino, da Pontormo, da Gérard, da Canova, da Modigliani, da de Chirico, solo per citarne alcuni. Il passato rivive in scenari rarefatti
LUCA ALINARI e privi di prospettiva, dove una luce a tratti metafisica sembra donare alle figure un'aura atemporale. In questa mostra di inizio estate alla Simboli Art Gallery, dal significativo titolo Vivo quadri vivi, sono esposte una selezione di circa venticinque opere di Luca Alinari, che rendono un quadro abbastanza ampio della produzione degli ultimi vent'anni dell'artista. In esposizione, infatti, si possono ammirare alcuni esempi dei famosi paesaggi degli anni Novanta, la produzione con figure degli anni
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Duemila, tra cui i Quadri rossi e anche alcune opere del ciclo Classico apparente, e, infine, l'ultimissima produzione, risalente a quest'anno corrente, – e che viene presentata per la prima volta al grande pubblico proprio in questo evento – incentrata sul tema dei fiori. In quest'ultime opere Alinari non dipinge più figure o volti umani di "odore" antico, ma si concentra su vasi di fiori, in cui, ancora una volta, si sentono con forza i richiami alla pittura del passato. Tra i vari con-
fronti che si potrebbero fare con i vasi di fiori dipinti da Alinari, si potrebbe pensare, in primo luogo, alla sterminata serie della pittura di natura morta, ovvero alla pittura di genere, d'inizio Seicento (tra cui, per esempio, quel dettaglio squisito del vaso di fiori presente in basso a sinistra nella pala dell'Annunciazione dell'Empoli nella Chiesa di Santa Trinita a Firenze). Alinari, però, non cita soltanto la pittura antica, ma anche quella del Novecento. In particolar modo, egli sembra guardare ai
vasi di fiori epurati e cristallini, propri della stagione pittorica del "Realismo Magico", dipinti da Antonio Donghi negli anni Trenta. Anche il titolo della mostra, Vivo quadri vivi, è, come si intuisce, un piccolo capolavoro di raffinatezza e poesia. È stato lo stesso Alinari a sceglierlo, ma non ne ha voluto dare una spiegazione esaustiva, preferendo lasciare ad ognuno libertà d'interpretazione. Mi sono domandato quale fosse il messaggio sotteso a questo titolo, finendo per dare tre possibili soluzioni. In primo luogo si può ipotizzare che il titolo alluda alla condizione stessa dell'esistenza dell'artista in cui arte e vita coincidono in un connubio vitale inscindibile. In secondo luogo, però, il misterioso ed affascinante titolo potrebbe fare riferimento alle ultime opere dell'artista: i vasi di fiori che egli non considera brani di "natura morta", bensì di "natura viva", in quanto frutto della vitalità della sua immaginazione, limpida e vivace come quella di un fanciullo. Infine la terza chiave di interpretazione, forse la più corretta, trova riscontro in un suo scritto del 1982 in cui l'artista, riferendosi al romanzo di Henry James intitolato Le spoglie di Poynton dichiarava: «Che le cose inanimate siano in realtà animate, vive e parlanti, ha a che fare, credo, con il senso del mio lavoro. Forse perché, ogni tanto, il sospetto che, al contrario, le cose animate e parlanti non siano che la variazione infinita dell'immobilità, di un eterno elemento "minerale" eroso dal vento, si propone inequivocabilmente». È, quest'ultima, una vera e propria dichiarazione di poetica di Alinari, che ci ricorda come nel suo universo fantastico, in un'altra possibile realtà, ogni cosa è animata e viva. Per questo egli può affermare di "vivere quadri vivi", perché essi sono davvero vivi nella realtà del meraviglioso-fantastico.
In copertina: Senza titolo, 2012, acrilico e resine su tela applicata a tavola, 35,5 x 30 cm.
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1. Senza titolo, acrilico e resine su tavola, diametro 84 cm. 2. Senza titolo, acrilico e resine su tavola, 90 x 90 cm. 3. Senza titolo, acrilico e resine su tavola, 29 x 39 cm. 4. Senza titolo, acrilico e resine su legno, sfera 64 cm.
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9 5. Senza titolo, acrilico e resine su tavola, 29,5 x 50,5 cm. 6. Senza titolo, acrilico e resine su tavola, 37,5 x 28 cm. 7. Senza titolo, acrilico e resine su tavola, 40 x 50 cm. (particolare)
10 8. Senza titolo, acrilico e resine su tela applicata a tavola, 34 x 24 cm. 9. Senza titolo, acrilico e resine su tavola, 25 x 40 cm. 10. Senza titolo, acrilico e resine su tavola, 29 x 29 cm.
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11. Senza titolo, 2012, acrilico e resine su tela applicata a tavola, 35 x 30 cm. 12. Senza titolo, 2012, acrilico e resine su tela applicata a tavola, 34 x 29 cm. 13. Senza titolo, 2012, acrilico e resine su tela applicata a tavola, 30 x 35,5 cm. 14. Senza titolo, 2012, acrilico e resine su tela applicata a tavola, 39 x 59 cm. 15. Senza titolo, acrilico e resine su tela applicata a tavola, 47,5 x 37 cm. 16. Senza titolo, acrilico e resine su tela applicata a tavola, 39 x 29 cm.
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17. Senza titolo, acrilico e resine su tela applicata a tavola, 25 x 25 cm. 18. Senza titolo, acrilico e resine su tela applicata a tavola, 39,5 x 29,5 cm. 19. Senza titolo, acrilico e resine su tela applicata a tavola, 34 x 44 cm. 20. Senza titolo, acrilico e resine su tela applicata a tavola, 29,5 x 29,5 cm. 21. Senza titolo, acrilico e resine su tela applicata a tavola, 24 x 19 cm. 22. Senza titolo, acrilico e resine su tela applicata a tavola, 35 x 25 cm. 23. Senza titolo, acrilico e resine su tela applicata a tavola, 70 x 50 cm
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Biografia di Luca Alinari a cura di Alessandra Pinchera
Artista fra i più impegnati e renze e frequenta circoli letterari. Una forte amicizia poliedrici della contempora- si instaura con il poeta Alfonso Gatto. Alimenta i suoi neità italiana, Luca Alinari si è studi universitari sulla letteratura: comincia ad occudistinto nel corso della sua parsi di comunicazione scritta e televisiva, tanto che carriera grazie ad un singolare nel 1979 fonda la rivista d'arte «Signorina Rosina». segno personale, muovendosi Tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta abilmente nell'ambito di di- anticipa il concetto di Arte Povera, si dedica alla sculverse realtà artistiche: dalla tura in plexiglas ed in vetro, alle “stelline”, ai ritocchi pittura alla scenografia fino fotografici, agli interni domestici che rivelano un animo alla passione per la scrittura e per la letteratura. dedito alla continua ricerca. Nato a Firenze nel 1943, sin da giovanissimo si avvi- È questo il periodo dei primi riconoscimenti: nel 1982 cina all’arte: i suoi primi passi da artista avvengono espone alla Biennale di Venezia, nel 1985 alla XI Quanegli anni Cinquanta, periodo storico che incarna un driennale romana, nella sezione “Emergenze nella rimomento sociale ed culturale pesantemente provato cerca artistica dal 1950 al 1980”. dal secondo conflitto mondiale. È questo un periodo di Nel 1990 dipinge il “Cencio” per il Palio di Siena, crisi profonda di tutte le certezze etiche e morali che evento culturale che già da molti anni aveva affidato l'arte aveva celebrato fino ad allora: la guerra aveva l’esecuzione dell’ambito premio alla creatività di noti cancellato ogni valore etico, ammutolito ogni speranza di riscatto ed ogni possibilità di espiazione. La sensibilità artistica inevitabilmente subisce in questo periodo notevoli cambiamenti. Il segno, il gesto, il concetto, il colore stavano rimpiazzando quello che era stata la protagonista dell’arte fino ad allora: la figurazione. Il vento dell'Informale e di tutti gli eventi collaterali ad esso connessi, segnano profondamente l'approccio iniziale del giovane artista: in un clima tumultuoso di proposte e permeato di cambiamenti e polemiche in campo artistico e culturale, Alinari –attento osservatore – riesce a filtrare attraverso uno sguardo critico le tante realtà che si respirano in quegli anni. La sua prima mostra è del 1969 alla Galleria Inquadrature di Firenze, alla fine di un decennio che aveva portato alla ribalta le Neo- 24. Senza titolo, acrilico e resine su tela applicata a tavola, 49 x 49 cm. avanguardie, urla spiazzanti del mutamento sociale, esperienze che portano ad un al- artisti. Gli anni Novanta aprono una nuova produzione lontanamento dal conformismo estetico a favore del carica di inventiva: i Paesaggi. È in queste opere che significato profondo del concetto. si respira a pieni polmoni la galoppante fantasia mai Negli anni Settanta Alinari dà il via ad una produzione assopita di Alinari, che si esprime ora in tutta libertà varia, nella quale si rispecchiano il gusto e le tendenze in scene fiabesche, prospettive ribaltate, sovrapposidel tempo. Egli spazia da un’arte improntale, abbrac- zioni di piani che costruiscono atmosfere scandite da ciando quindi la poetica new dada, ad una figurazione colori espressionisti, liberamente accostati in brillanti fumettistica dal sapore pop, senza rinunciare a quella ed allegre soluzioni. Si avverte ancora una volta l'atsensibilità onirica e fantasiosa che resterà segno di- mosfera surrealista dei primi anni, rivitalizzata, però, stintivo del sua produzione artistica. da dirompenti colori memori del primo Kandinskji, tinte Sono questi anni fecondi di creatività, durante i quali calde a tratti violente che sono l'anima ed il corpo della egli si confronta con diverse tecniche quali la decalco- scena. Agli inizi degli anni Duemila si apre una nuova mania, il collage, le trasposizioni fotografiche, in linea pagina: l’artista crea una cesura con la rielaborazione con la sete di sperimentazione di quel periodo. e la personalizzazione delle avanguardie. Alinari ceTra il 1972 ed il 1973 espone in diverse gallerie di Fi- lebra la propria italianità – o per meglio dire la sua
toscanità – dedicandosi ad una pittura ordinata e pulita: inizia la lunga meditazione sulla figurazione e sulla grande pittura classica. Prendono forma tele che esaltano la vigorosa plasticità di visi e corpi umani, ritratti e nudi squisitamente immortalati in pose languide e maliziose. Le tele rendono omaggio alla pittura tradizionale in tante sfaccettature e si lasciano respirare. Una serie di odori a tratti arrivano ai sensi di chi le osserva, odori già conosciuti che creano una serie di sorprendenti déjà vu: il freddo edonismo del Bronzino, il modellato marmoreo del Canova, la statica contemplazione fiamminga, l'inespressività metafisica di De Chirico, gli interrogativi ritratti di Frida Kahlo, i pallidi e morbidi incarnati di Piero della Francesca, la carnale sensualità di Modigliani. Confluiscono in queste opere tutta una serie di citazioni colte della pittura antica e non, rielaborate con il segno distintivo di Alinari: il passato rivive ed è contemplato in scenari rarefatti, in assenza di prospettiva in uno spazio dove la luce zenitale accarezza le maestose figure, donando loro un aspetto a tratti sacrale. Le sovrapposizioni di corpi, i misteriosi accostamenti di segni ed oggetti senza un apparente senso logico, mettono in luce ancora una volta l'interesse mai assopito per l'indagine surrealista. Sembra che le poesie del suo amico Alfonso Gatto siano state tradotte in arte con un linguaggio rarefatto, allusivo, tipico di una poetica dell'"assenza" e dello spazio vuoto, ricco di motivi melodici. L'interesse per la figura umana porta Alinari ad indagarla, estremizzandola nell’evanescenza: i volti poi si dissolvono, lasciando solo pochi accenni fisiognomici della serie della "Neb24 bia". Molte sono state le mostre tenute da Alinari nelle gallerie in Italia ed all'estero: la Blu a Milano, Spagnoli di Firenze, Medusa di Roma; ha esposto in gallerie a Parigi, Madrid, Miami, Chicago, Lisbona. In Italia tra le mostre più significative sono da ricordare le esposizioni presso la sala di Palazzo Vecchio, a Firenze nel 1986; presso Palazzo Reale, a Milano nel 1993; presso il Museo d'Arte Contemporanea "Villa Croce" a Genova nel 1995. Nel 1999 la Galleria degli Uffizi ha acquisito un suo Autoritratto, oggi inserito nella famosa raccolta collocata anche nel Corridoio Vasariano. Recentemente ha tenuto un ciclo di mostre nella Repubblica Popolare Cinese. Attualmente vive e lavora a Firenze.
SIMBOLI ART GALLERY Via di San Giuseppe, 6/R - 50122 - Firenze (Italia) Tel. +39 055 0502418 +39 349 1438941 info@simboliartgallery.com - www.simboliartgallery.com DAL 22 GIUGNO AL 15 LUGLIO 2012 Orario galleria: lunedì 16-20 e martedì-domenica 10-13 / 15-20