SERGIO SCATIZZI, Lo sguardo del tempo (Opere scelte 1960-2009)

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SERGIO SCATIZZI Lo sguardo del tempo (Opere scelte 1960-2009)

SIMBOLI ART GALLERY FIRENZE


Il Natale del 2008. Un breve ricordo di Sergio Scatizzi

Emanuele Greco

Mancavano pochi giorni al Natale, in quel 2008 per me ricco di eventi importanti (mi ero, infatti, laureato da poco più di cinque mesi), quando mio cugino Michele venne da me e da mio fratello Gabriele per chiederci se volevamo andare con lui a porgere gli auguri a Sergio Scatizzi, il noto maestro fiorentino con cui Michele aveva rapporti di lavoro ormai da alcuni anni. Sia io che mio fratello accettammo volen-

derna all'Università. Era per me una vertigine: figure sacre e figure mitologiche, personaggi biblici, santi in gloria e donne maliziose nei panni di allegorie, dipinti da artisti come Felice Ficherelli, Cristofano Allori, Giovanni Bilivert, Orazio Fidani, Alessandro Rosi e Cecco Bravo. Tutte quelle nobili e antiche presenze, insomma, sembravano animare silenziosamente quel luogo speciale, quel luogo

lativo alla mostra tenutasi alla Strozzina nel 1982 e curata da Carlo Ludovico Ragghianti. Con questo bagaglio di conoscenze e con un certo comprensibile imbarazzo, mi unii a mio fratello e a mio cugino per far visita al maestro. Ricordo precisamente la sensazione che provai quando qualcuno venne ad aprire la porta di quell'appartamento in via Maggio. Mi sentii, di colpo, come im-

Critico e Storico dell’Arte

toscani, che avevo visto soprattutto nei cataloghi delle mostre, e che più di ogni altro suo soggetto avevano colpito il mio animo. Larghe spatolate di colore spesso e corposo, ma allo stesso tempo sensibile e raffinato – eredità della sua personale fase di avvicinamento alla poetica informale tra gli anni Cinquanta e Sessanta –, che viravano da un giallo ocra intenso, per passare

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tieri l'invito – anche se non senza un certo timore –, poiché ci sembrava una di quelle rare occasioni della vita che non potevamo farci scappare. Personalmente avevo imparato a conoscere l'opera di Scatizzi nei miei anni di studio della storia dell'arte all'Università di Firenze. Sull'opera dell'artista, infatti, ricordavo di aver letto, qualche anno prima, il denso saggio scritto da Carlo Del Bravo, professore di cui avevo seguito vari corsi universitari. Inoltre conservavo a casa anche alcuni cataloghi di esposizioni dell'artista, raccolti proprio in quegli anni di studio, tra cui risultava a me più caro quello re-

merso in un luogo e in un'atmosfera senza tempo. Prima ancora di incontrare quel celebre padrone di casa, infatti, l'elegante appartamento, così ricco di fascino e di bellezza, che un selezionato arredamento antico gli conferiva, già narrava, come le pagine aperte di un racconto, il gusto raffinatissimo del pittore che avremmo incontrato a breve. Ricordo che rimasi immediatamente colpito dai quadri alle pareti, e, specialmente, dalle tele del Seicento fiorentino, alcune delle quali avevo visto pochi anni addietro proiettate nell'aula dove si tenevano le lezioni di attribuzioni di Storia dell'arte mo-

dove sapevo che si rinnovava ogni volta il miracoloso atto della creazione artistica. Ci trovammo, finalmente, di fronte all'artista. Egli era un uomo ormai anziano, aveva compiuto infatti da poco novant'anni, ma il suo volto emanava ancora una forza vitale incredibile, come dimostravano, del resto, i suoi occhi arguti. Egli aveva da poco finito di lavorare ad alcune opere – ci disse –, ma in quel momento desiderava riposarsi un po' e parlare con noi, ospiti inattesi di quel pomeriggio invernale. A quelle sue parole, passarono per un istante nella mia mente le immagini di quei suoi paesaggi

attraverso tonalità aranciate, fino ad erompere in un rosso acceso, per descrivere le terre assolate delle colline toscane. I cieli tersi di quei passaggi – impressi come un fermo-immagine nella mia memoria – erano di un azzurro tenue, solo qua e là turbati da piccole candide nubi. Erano paesaggi che sapevo essere stati accarezzati dalla memoria dell'artista e percorsi, con emozione, dal suo sguardo attento. Paesaggi resi in maniera immediata, quasi come fossero dettati da un'urgenza vitale ed incontenibile di cogliere quell'attimo fugace, che l'artista sapeva essere un alito leggero di poesia. Il maestro si dimostrò cordiale


SERGIO SCATIZZI con noi, ma anche curioso. Di me e di mio fratello, che incontrava per la prima volta, volle sapere tutto: i nostri studi, i nostri interessi, le nostre passioni. Ricordo che parlò con mio fratello di letteratura francese, e soprattutto dell'amato Baudelaire, di cui recitò anche alcuni versi. Con me, invece, parlò di pittura: dai maestri del Seicento fiorentino a quelli del Novecento. Parlammo anche dei suoi tanti incontri fol-

goranti con i protagonisti del mondo artistico, primi tra tutti Ottone Rosai e Filippo De Pisis. Infine ricordo che parlammo anche della critica d'arte e di certi suoi eccessi, da cui l'artista mi invitò a prendere le distanze. Consigli preziosi di un vero maestro. Saremmo potuti restare ore a parlare in quell'atmosfera sospesa, ma ad un certo punto il tempo tornò di nuovo reale ed

incombente. Prima che noi ce ne andassimo, però, Scatizzi volle dimostrarci la sua gratitudine per quella conversazione lieta. Fece portare, infatti, tre tra i suoi più recenti cataloghi di mostre, uno per ognuno di noi, che ci dedicò e ci firmò personalmente, e, inoltre, un suo recente libro di poesie, che donò a mio fratello, particolarmente interessato di poesia. Uscimmo da quell'appartamento

quell'episodio, quei due giovani e un po' timidi fratelli, insieme al più esperto cugino, hanno aperto una piccola galleria d'arte nel centro storico di Firenze, e sono riusciti ad organizzare una sua mostra personale. Infine sarebbe sicuramente contento di sapere che anche quell'incontro cordiale avvenuto con lui ha contribuito a far germogliare in loro la volontà di dedicarsi totalmente al mondo

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come elettrizzati. Quell'incontro aveva destato in tutti noi – ne sono certo – un'emozione che non ci saremmo più dimenticati. Appena chiuso il portone, aprii il libro e lessi quello che il maestro aveva pensato per me: "Per Emanuele bene augurando. S. Scatizzi". Un augurio semplice per la mia carriera di storico e critico d'arte. Sono sicuro che il maestro sarebbe felice di sapere che oggi, a distanza di quasi quattro anni da

dell'arte. Personalmente ebbi almeno altre due o tre occasioni di incontrare il maestro prima della sua scomparsa. In una di queste egli mi disse che, se avessi voluto, la prossima volta che sarei tornato da lui, egli avrebbe volentieri eseguito un mio ritratto. Ma non c'è stato il tempo. E adesso, invece, sono io che cerco di tracciare un suo breve ritratto attraverso le parole.

In copertina: Paesaggio in Maremma, 1999. Olio su tavola, 69x50 cm.

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1. Frutti, 1961. Olio su tavola, 32x45,3 cm. 2. Terre, 1965. Olio su tela, 40x50 cm. 3. Natura morta, 2007. Olio su tavola, 49x61 cm. 4. Natura morta, 1970. Olio su tela, 40x50 cm. 5. Campi d'estate, 1988. Olio su cartone, 61,5x46 cm.


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10 6 - Vaso di fiori, 2006. Olio su tavola, 15x15 cm. 7 - Mazzo di fiori, 2003. Olio su cartone, 15x15 cm. 8 - Marina, 1998. Olio su tavola, 20,7x49,7 cm. 9 - Fiori, senza data. Olio su tavola, 30x23,7 cm. 10 - Natura astratta, 2006. Olio su tavola, 15x15 cm. 11 - Natura morta, 2005. Olio su tavola, 15x15 cm. 12 - Il pino, 2006. Olio su tavola, 15x15 cm.

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13. Quadratura rossa, 2007. Olio su tavola, 15x15 cm. 14. Il giallo ed il rosso, 2005. Olio su tavola, 15x15 cm. 15. Vaso di fiori, senza data. Tempera su carta applicata a tavola, 50,5x35,5 cm. 16. Natura, senza data. Olio su tavola, 33,5x49,7 cm. 17. Fiori, 2005. Olio su tavola, 15x14,5 cm. 18. Pini e prati, 2006. Olio su tavola, 15x15 cm. 19. Prati, 2006. Olio su tavola, 15x15 cm.


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20. Campo di papaveri, 2003. Olio su tavola, 58x68 cm. 21. Verdi colline, 2005. Olio su tavola, 57x77 cm. 22. Paesaggio, 1999. Olio su tavola, 28,5x40 cm. 23. Estate, 1997. Olio su tavola, 32x42 cm. 24. Natura, 2005. Olio su tavola, 45x55,7 cm. 25. Dopo il temporale, 2002. Olio su cartone pressato, 97,5x53 cm. 26. Omaggio a Cecco Bravo, 2001. Olio su tavola, 50x70 cm.


Biografia di Sergio Scatizzi SERGIO S C AT I Z Z I nasce il 20 ottobre 1918 a Gragnano, nella provincia di Lucca. Trascorre gli anni della prima giovinezza in Valdinievole e nella campagna lucchese. Tredicenne soggiorna a Napoli dove si interessa agli esiti della scuola di Posillipo. Nel 1936 a Roma frequenta Mafai, Stradone, Cavalli e Antonietta Raphaël. A Parigi, conosce Colette, Maurice de Vlaminck e Paul Léautaud. Al suo ritorno, soggiorna in Valdinievole dove dipinge paesaggi. Dal 1939 inizia la lunga amicizia con lo scrittore Giovanni Comisso e con Filippo De Pisis. A Bologna, nel 1942, conosce Giorgio Morandi. L’anno dopo conosce Ardengo Soffici. Nel 1949 tiene la sua prima personale di soli paesaggi presso la Libreria Ariel di Montecatini, con presentazione in catalogo di Alfiero Cappellini. Nel 1950 espone alla XXV Biennale di Venezia. Nello stesso anno conosce Carlo Carrà. Nel 1955 si trasferisce definitivamente a Firenze dove in-

staura rapporti con il vivace mondo culturale della città. Conosce Ottone Rosai, Capocchini, Marcucci, Tirinnanzi, Pregno ed i critici Carlo Ludovico Ragghianti e Pier Carlo Santini. Nel 1956 espone alla Galleria L’Indiano. L’anno seguente è alla Galleria La Medusa di Roma, presentato in catalogo da Luigi Baldacci. Nel 1958 tiene una grande mostra alla Strozzina di Firenze. Nel 1961 espone alla Galleria L’Indiano, con presentazione di Michelangelo Masciotta. L’anno successivo, sempre alla Galleria L’Indiano, presenta le sue Terre volterrane, un ciclo di lavori che rappresenta il suo personale avvicinamento alla poetica dell’Informale. Questa scelta lascerà fertili tracce in tutta la sua attività pittorica, fino agli ultimi anni. Nel 1965 partecipa alla IX Quadriennale di Roma. Nel 1967 viene insignito del XVIII Premio Internazionale del Fiorino e della Città di Firenze. L’anno seguente tiene la sua prima mostra americana all’Asheville Art Museum, North Carolina (USA). Il 1969 è l’anno della sua mostra antologica alla Biennale del Fiorino. Dal 1970 al 1975 tiene numerose

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mostre personali in diverse città italiane. Nel 1976 viene organizzata una vasta antologica presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, curata da Pier Carlo Santini, dove vengono esposte opere fino ad allora rimaste inedite. È del 1982 l’antologica di opere dell’artista in Palazzo Strozzi a Firenze. Il catalogo è presentato da Carlo Ludovico Ragghianti.

Durante tutti gli anni Ottanta tiene numerose mostre personali in importanti gallerie italiane. Nel 1991 espone Le carte dipinte alla Galleria Moutinas di Los Gatos, in California (USA). Nel 1994 espone al Columbus Centre di Toronto (Canada) con prefazione di Antonio Paolucci. È del 1997-1998 la mostra alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti di Firenze, dedicata al periodo informale con presentazione in catalogo di Antonio Paolucci, Carlo Sisi, Franco Zabagli, Raffaele Monti e Carlo Falciani. Gli anni Duemila iniziano con importanti mostre personali a Firenze, Lucca, Pietrasanta, Milano e Montecatini Terme. Nel 2006 tiene un’importante personale a Firenze: Sergio Scatizzi – Immagini presso il Salone delle Reali Poste – Piazzale degli Uffizi, con presentazione di Antonio Paolucci, Ornella Casazza e Raffaele Monti. Nel 2009 tiene la sua ultima mostra Il Barocco informale di Sergio Scatizzi alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti – Quartiere d’Inverno, con presentazione di Cristina Acidini, Giuseppe Cantelli e Simonella Condemi. Muore a Firenze il 1 dicembre 2009.

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27. Campi di grano, 1998. Olio su tavola, 49,5x23,5 cm. 28. Vaso di fiori, 2007. Olio su tavola, 70x50 cm. 29. Paesaggio in Maremma, 1998. Olio su tavola, 64x53 cm. Retro di Coperta: Paesaggio, 1992. Olio su tavola, 50x40 cm.


Via di San Giuseppe, 6/R - 50122 - Firenze (Italia) Tel. +39 055 0502418 +39 349 1438941 info@simboliartgallery.com - www.simboliartgallery.com DAL 20 OTTOBRE AL 30 NOVEMBRE 2012 Orario galleria: lunedì 16-20 e martedì-domenica 10-13 / 15-20


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