Cjosul - Agosto

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CJOSUL mensile digitale di informazione sportiva

AGOSTO 2017 N.05

UDINESE Mercato ancora aperto: cosa manca a Delneri? PAROLA DI TIFOSO

WIMBLEDON E LE MIE 36 ORE DI CODA PER FEDERER

Quidditch

IL TRIVENETO RIUNITO NEI MIDGARD VIKINGS

ITALVOLLEY

Chi ha fatto le scarpe allo Zar?


CJOSUL Par furlan, cjosul e je chê peraule che si dopre cuant che ti mancjin lis peraulis.

Enrico Arcolin arcolinenrico@gmail.com Francesco Di Filippo francesco.difilippo4@gmail.com Mirco Gazziola mircogazziola@gmail.com Mattia Meroi mattia.meroi32@gmail.com Marco Michielis michielismarco@gmail.com Tommaso Montanari tommaso.montanari@hotmail.it Gianmaria Monticelli ilmiticomonti@libero.it Simone Narduzzi simone.narduzzi@cjosul.it Cristian Trevisan cristian.trevisan.94@gmail.com

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Un attrezzo, una pietanza, un pennarello oppure un libro. Cjosul è quel termine che in friulano può assumere diverse connotazioni a seconda della situazione in cui esso viene impiegato. Nel nostro caso, Cjosul è una rivista, una rivista digitale a cadenza mensile che si propone di raccontare lo sport dagli occhi di chi lo vive in prima persona e in tutte le sue sfaccettature: calcio, basket, cinema o fumetti. Ogni aspetto della nostra vita può essere toccato dallo sport che amiamo. Ogni aspetto della nostra vita può diventare Cjosul. La redazione di Cjosul è composta in gran parte da studenti che vogliono avvicinarsi al mondo del giornalismo sportivo e lo vogliono fare all’interno di un ambiente giovane, in cui ogni proposta è accolta con entusiasmo. Rodato o ancora acerbo, ogni aspirante giornalista è il benvenuto in Cjosul. Il nostro obiettivo? Una crescita del gruppo che comporti inevitabilmente la maturazione professionale di ogni singolo partecipante.


SOMMARIO

agosto 2017 CJOSUL

fischio d’inizio

UNA ZEBRA A POIS 04

LAVORI IN CORSO: ROSA AL COMPLETO, O QUASI. MANCA UN VICE-WIDMER

20 A TUTTO VOLLEY

di Mattia Meroi

SOLO COTONE 08

AL VIA LA PRE-SEASON, ROSTER GIÀ BEN DEFINITO di Gianmaria Monticelli

AZZURRE A TINTE ORANGE di Simone Narduzzi

FOCUS SERIE A 14

UNO SGABELLO COME ADDIO

di Enrico Arcolin

“IL MIO AMICO ERIC”, OVVERO IL CALCIO COME SOSTEGNO E RIPARTENZA di Marco Michielis

26 MAGIC IN THE AIR

IL TRIVENETO DEL QUIDDITCH ALLA RISCOSSA CON I MIDGARD VIKINGS! di Tommaso Montanari

PAROLA DI TIFOSO 16 di Francesco

di Cristian Trevisan

24 CALCI AL PALLONE, PELLICOLE IN CANTINA

FACCIA A FACCIA 10

UNA SANA FOLLIA, VVERO QUANDO FECI 36 ORE DI FILA

#SHOESGATE, PER UN PAIO DI SCARPE IVAN PERSE LA CAPPA

30 LE DONNE, I CAVALLIER, L’ARME, I MOTORI BILANCIARE LA FORMULA di Mirco Gazziola

32 SPECIALE BEARZI

di Ragazzi Bearzi a cura di Alessandro Poli

Una sana follia: ovvero di quando feci 36 ore di fila.


UNA ZEBRA A POIS CJOSUL

Fonte foto: Emiliano Foramiti

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CJOSUL | AGOSTO 2017


CJOSUL

UNA

ZEBRA A POIS Mattia Meroi

mattia.meroi32@gmail.com

Lavori in corso: rosa al completo, o quasi.

MANCA UN VICE-WIDMER CJOSUL | AGOSTO 2017

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UNA ZEBRA A POIS CJOSUL >> SEGUE

A

ttenzione: cantiere aperto, lavori in corso. Nel ritiro di San Veit l’Udinese ha continuato, e quindi concluso, la sua preparazione per la stagione 2017-2018. Il calcio d’agosto non è materia su cui fare grande affidamento, ma qualche piccolo spunto lo suggerisce. E si riflette. Tutti assieme, ognuno con la propria testa. Società, allenatore, tifosi. Cosa manca, quali sono i problemi, come porvi rimedio.

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Amichevoli. Le prime uscite bianconere sono state abbastanza positive, più luci che ombre, più certezze che dubbi. L’esordio contro la Rappresentativa del Friuli Venezia Giulia è stata la classica partita di apertura terminata 5-1 per i friulani. Ma le gambe erano ancora imballate. Si sono visti dei progressi e delle buone trame di gioco contro gli arabi dell’Al Ahli. Gli uomini di Delneri si sono portati in vantaggio con una bella rovesciata di Perica, che si candida per una stagione da protagonista. Lasagna ha firmato una doppietta e la rete del poker è stata siglata da Ewandro. I turchi del Kayserispor hanno impensierito poco l’Udinese nell’incontro del 23 Luglio. In evidenza Scuffet per aver parato un rigore. I gol di Lasagna e di Matos hanno fatto pregustare il sapore della vittoria che però è sfumata negli ultimi minuti complici delle disattenzioni difensive che hanno comportato il 2-2 finale. In Inghilterra la sfida all’Huddersfield ha visto una rimonta dei nostri ragazzi. In svantaggio dopo pochi minuti, la reazione con il solito Lasagna a bersaglio assieme a Matos. I tedeschi dell’Hannover 96, nell’amichevole del 30 luglio, sono stati fermati sull’1-1 da una nuova marcatura di Perica.


Il primo impegno ufficiale dei bianconeri sarà il turno eliminatorio di Coppa Italia, domenica 13 agosto contro la vincente tra Frosinone e Pisa. Modulo. “Non conta la disposizione tattica, ma l’atteggiamento”. Ce la siamo sentiti dire tante volte dagli allenatori questa frase fatta. Chiaro che lo spirito con cui una squadra scende in campo è di primaria importanza, ma il modulo conta eccome. Delneri nella sua carriera da tecnico ha sempre avuto la peculiarità di schierare a 4 i suoi difensori. Subentrato a Iachini nella scorsa stagione a inizio ottobre, ha impostato la sua Udinese col classico 4-4-2. Nei momenti di crisi – come quelli vissuti dai bianconeri a quei tempi – è stato giusto ripartire dalle

bosniaco Bajic. L’Udinese si è assicurata le sue prestazioni

basi. Ricominciare dalla disposizione con cui è nato

pagando 5 milioni di euro ai turchi del Konyaspor. Il

questo sport, quella che ti permette di coprire meglio e

nuovo arrivato si giocherà il posto con uno scalpitante

più facilmente ogni zona del campo. I risultati gli hanno

Perica. Ma i tifosi sognavano il grande centravanti.

dato ragione. Le frequenti avanzate di De Paul hanno poi

Pavoletti era l’ideale, però non era una trattativa semplice

trasformato il 4-4-2 in un 4-3-3.

considerato l’ingaggio percepito dal calciatore fuori dai

In ritiro il mister ha lavorato su più assetti in quanto sarà importante adattarsi anche allo sviluppo di soluzioni alternative. Può essere un’idea curiosa, a tal proposito, il

parametri della società bianconera. Ora manca solo un terzino destro che faccia da vice a Widmer considerato l’addio di Faraoni.

4-3-2-1, l’albero di natale con Lasagna e De Paul dietro a

Prospettive. “Facciamo i 40 punti che servono per

una punta fra Thereau, Perica o il neo arrivato Bajic.

salvarsi, poi vedremo”. È la dichiarazione-mantra che

Mercato. Il lavoro della società finora è stato positivo. La base è stata il trattenimento dei gioielli. Incrociamo le dita, ma finora sono tutti ancora qui: Samir, Fofana, Jankto e De Paul. Se dovesse arrivare un’offerta irrinunciabile sarà difficile rispedirla al mittente. Le

caratterizza le nostre estati. Delneri non l’ha ancora pronunciata. Che il tecnico voglia alzare l’asticella e puntare a qualcosa in più di una semplice permanenza nella categoria? L’augurio è che ci aspetti un campionato tranquillo e senza patemi.

proposte arrivate sin qui, tuttavia, non hanno convinto

Calendario. A differenza degli anni scorsi, in cui

i Pozzo.

all’esordio ci attendeva uno scontro con una big, l’avvio

In entrata va detto che è stata un’abile mossa assicurarsi le prestazioni di Lasagna già dal gennaio scorso. L’attaccante proveniente dal Carpi si è messo in evidenza in questo precampionato sia a livello finalizzativo sia di gioco. È giovane e duttile. Ingelsson sembra un profilo interessante e una valida alternativa a centrocampo. Pezzella ha suscitato una buona impressione tra gli addetti ai lavori in questi primi mesi friulani. Nelle ultime gare l’Udinese ha trovato difficoltà in fase difensiva.

in questa stagione sulla carta sembra più soft. Chievo in casa, Spal in trasferta e Genoa al Friuli. Queste le prime tre giornate. Bisogna fare punti subito prima di incappare in incroci pericolosi. Seguirà infatti una settimana di fuoco tra Milan a San Siro, Torino in quel dei Rizzi nel turno infrasettimanale e Roma all’Olimpico. La prima grande ad arrivare qui sarà la Juventus campione in carica il 22 ottobre. Il derby, o presunto tale, contro l’Hellas Verona avrà luogo a Udine il 23 dicembre. La speranza è di passare le festività natalizie festeggiando

Al posto di Felipe è arrivato dall’Anderlecht l’olandese

una vittoria sui gialloblù. Il ritorno al Bentegodi il 13

Nuytinck, difensore centrale mancino di 27 anni. La

maggio nella penultima partita del torneo. Si chiuderà

punta da acquistare di cui si parla da tempo sarà il

tra le mura amiche il 20 maggio contro il Bologna.

CJOSUL | AGOSTO 2017

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SOLO COTONE

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SOLO COTONE

Al via la pre-season, roster già ben definito

L

a Gsa Apu Udine è pronta per la nuova stagione sportiva 2017-2018. Il team di Lardo, a un paio di settimane dall'inizio della preparazione precampionato, ha il roster già al completo, fatta eccezione per gli altri due under da affiancare al giovane talento senegalese Ousmane Diop. Probabile la scelta ricada su Rafael Chiti, come già avvenuto nel corso della scorsa annata. Sarà dunque da valutare il secondo under 20 che, in virtù degli accordi con la Virtus Feletto, i quali hanno permesso ai maggiori talenti di questa squadra di trasferirsi all'ombra del Carnera, proverrà quasi sicuramente dalla cantera della squadra udinese. La campagna abbonamenti, come di recente annunciato dal Presidente Alessandro Pedone, procede a gonfie vele. Sono più di 1100 i sostenitori bianconeri sicuri del loro posto nello storico impianto del capoluogo friulano. C'è enorme entusiasmo attorno all'Apu-mania, il Presidente vorrebbe puntare a quota 2000 sostenitori e si dice sicuro di poter raggiungere tale numero di sottoscrizioni. Il fenomeno del basket e la simpatia di una squadra sempre votata a vincere, infatti, stanno facendo sempre più riavvicinare la gente a questo meraviglioso sport, nonché al team che di esso si caratterizza quale maggior interprete a livello locale: l'Apu Gsa appunto. Un gruppo e una società ambiziosi, aspetto questo evidenziato anche dall’immediata reazione agli ultimi “ostacoli” in cui è incappata la macchina bianconera. Udine, dopo aver perso per problemi di natura familiare il giocatore americano TJ Price, si è rituffata sul mercato per andare a prendere la funambolica point guard Kyndall

Gianmaria Monticelli

simone.narduzzi@cjosul.it

Dykes, proveniente dal Cluji, con il quale ha vinto il campionato rumeno e, nella scorsa Euro cup, è risultato il miglior realizzatore della competizione. Ottimo acquisto, fortemente voluto dal Presidente e da coach Lardo, secondo il quale ben si amalgama per caratteristiche al resto del roster; un nuovo elemento di prestigio per riuscire a legittimare la prossima qualificazione ai playoff. La squadra, per trovare subito la forma giusta, partirà il 20 agosto per il ritiro di Gemona del Friuli, dove tanto bene si era preparata grazie alle strutture offerte dalla cittadina pedemontana già nella passata pre-season. Il soggiorno di preparazione avrà fine il 26 agosto. Udine ha organizzato, grazie anche il suo Team manager Carlo Nobile, un ricco programma pre-campionato, la tabella di marcia ideale per farsi trovare pronti già dalla prima complicata palla a due contro la Fortitudo Bologna in casa. Si parte con un torneo a Lignano Sabbiadoro nelle giornate dell'1 e 2 settembre. Il venerdì la Gsa giocherà con la scudettata Reyer Venezia, mentre nella giornata successiva se la vedrà contro l’Acegas Trieste o l'Universo Treviso. Il weekend successivo, quello del 9-10 settembre, la Gsa si rivedrà all'opera al torneo GradoBasket. Sabato, alle ore 18, è in programma la semifinale contro i croati dello Skrljevo, mentre il giorno seguente sarà la volta di affrontare una tra Agrigento o Trieste in finale. Mercoledì 13 amichevole singola da confermare contro i russi del B.K Avtodor Saratov a Caorle. Il 15-16 settembre la due giorni clou del pre-campionato bianconero. L'Apu infatti entrerà al Carnera per il Torneo Piera Pajetta, intitolato alla madre del Presidente Pedone. Le avversarie dei bianconeri saranno Ferrara, Forlì e Trieste, con incroci ancora da definire. Infine il 23-24 settembre è in agenda un torneo al Pala Dozza di Bologna in compagnia di Verona, Fortitudo e Rieti, con incroci, anche qui, ancora da definire. Insomma, un’estate ricca di eventi per mettere a punto i meccanismi di un team che nelle prime tre di campionato affronterà Fortitudo, Mantova e Ravenna, ovvero tre squadre che l'anno scorso hanno disputato i playoff, ad oggi l’obiettivo anche dei friulani di coach Lino Lardo.

CJOSUL | GIUGNO 2017

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Foto: http://www.fiba.com/it/world/u19women/2017/Italy/#iset=1dac1673-6035-4cb4-a0c3-b89deb2ef239&iid=bc14ffbd-3750-43bc-8581-06d6fb9c7b70

FACCIA A FACCIA

Simone Narduzzi

simone.narduzzi@cjosul.it

AZZURRE A TI

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FACCIA A FACCIA

INTE ORANGE

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FACCIA A FACCIA >> SEGUE

P

foto: www.fiba.com/it/world/u19women/2017/Italy/#iset=1dac1673-6035-4cb4-a0c3-b89deb2ef239&iid=4cb41d88-bf52-4ef7-846a-cba20baccca5

ortabandiera nel mondo della palla a spicchi friulana, specialmente se è il mondo a spostarsi sul nostro parquet. Dalla Cina all’Egitto, dal Mali all’Australia: sono 16 in tutto le nazioni che dal 22 al 30 luglio scorsi han preso parte ai Mondiali di basket U19, rassegna al femminile di scena a Udine e Cividale, prima chance internazionale per la centrale Elisa Pontoni. Classe 1998, in forza alla Libertas Basket School, l’atleta arancione è arrivata al trofeo iridato grazie alla brillante stagione vissuta in A2 con la sua Delser, un’annata che quindi le è valsa il ticket convocazione da parte di coach Giovanni

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Lucchesi. Tre le apparizioni in World Cup di Elisa lungo il cammino che ha portato l’Italia a classificarsi undicesima dietro a potenze quali Russia, Stati Uniti e Canada – rispettivamente sul primo, secondo e terzo gradino del podio. Per lei 36 minuti distribuiti fra il match di girone perso contro il roster USA e gli incontri conclusivi di fronte a Corea e Messico. Un’esperienza di prestigio andata a impreziosirsi anche grazie ai 12 punti messi a segno tra un rimbalzo a canestro e qualche sportellata. Ne abbiamo parlato con la stessa cestista azzurra a pochi giorni dal termine della competizione internazionale.


FACCIA A FACCIA

Elisa, partiamo dalla chiamata in azzurro. Te l’aspettavi? “No, sapevo di essere tra le trenta ragazze che potevano essere chiamate e un po’ mi immaginavo di fare il raduno, essendo io di Udine, però era un sogno, non ci credevo più di tanto. Poi ho visto le convocazioni e ho realizzato”. Sul parquet contro Stati Uniti, Corea e infine Messico. Quale il ricordo più bello di queste tue apparizioni in azzurro? “Giocare contro i magnifici Stati Uniti, anche se poi hanno perso la finale. E lì che ho fatto i miei primi due punti in nazionale, su tiro libero: la palla pesava tanto, infatti gli altri due non sono entrati”. Il torneo per voi si è concluso con la conquista dell'undicesimo posto: vi aspettavate qualcosina in più? “Noi all’inizio puntavamo ad entrare fra le prime otto. Poi la partita contro la Spagna agli ottavi non è andata come doveva andare. Poteva andare meglio, ma poteva andare anche peggio, quindi non ci lamentiamo”. In tutte le vostre gare, al Carnera oppure a Cividale, non è mai venuto meno il sostegno del pubblico padrone di casa. E tantomeno l’affetto dei fan provenienti da tutto il mondo. Come hai vissuto, da friulana, questo aspetto? “Mi sentivo a casa. Al Carnera e a Cividale ho trovato i tifosi del Benedetti, e quindi ero contentissima di vederli, di sapere che mi supportavano. In ogni caso è stato qualcosa di magico vedere tanta gente proveniente da tutto il mondo, persone con la mia stessa passione, tutte riunite qui a Udine. Ad esempio contro gli Stati Uniti c’è stata tantissima gente a fare il tifo per entrambe le squadre. È stata un’occasione per riunirsi aldilà del basket, un incontro tra culture sportive differenti”.

Un pensiero, infine, rivolto al prossimo campionato Libertas. Quali aspettative dopo una stagione chiusa ai playoff e una salvezza raggiunta senza grossi patemi? “Ovviamente faremo il meglio possibile. Punteremo a qualcosa in più rispetto all’anno scorso, magari a non finire in calando nelle ultime partite – cosa che alla fine ci ha fatto scender di due posizioni – ma piuttosto a tenerci quel quarto posto che era nostro fino a poche gare al termine del campionato. Quest’anno poi ad allenarci sarà coach Amalia Pomilio, quindi sarà tutta una nuova scoperta”. CJOSUL | AGOSTO 2017

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foto: www.images.performgroup.com/di/library/GOAL/92/bb/leonardo-bonucci-milan_1ht4nugsu8dxw12m2zudxguf4y.jpg?t=1962240997

FOCUS SERIE A

Enrico Arcolin

arcolinenrico@gmail.com

FOCUS SERIE A

UNO SGABELLO COME addio

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FOCUS SERIE A

U

n’estate, quella rossonera, senza dubbio, condita da molti colpi di mercato, parecchi dei quali hanno portato a Milano dei veri top players, griffati dal duo ormai più che conosciuto Fassone-Mirabelli. Sembrava una solita giornata d’estate farcita da mille e talvolta noiose indiscrezioni di mercato, quando verso metà mattina Sport Mediaset lancia la clamorosa “bomba”: Bonucci potrebbe trasferirsi alla corte dell’Ac Milan. All’inizio regnava lo scetticismo generale: pareva impossibile che un campione del calibro di Leonardo Bonucci si potesse trasferire ad una diretta concorrente come il Milan. Incredibile a dirsi, per la gioia dei tifosi rossoneri il “miracolo” è avvenuto. Una trattativa lampo è stata quella che ha portato in breve tempo il centrale difensivo a “passare alle cose formali”: nel giro di due giorni, infatti, Bonucci ha varcato i cancelli di Casa Milan. Una folla che non si vedeva da anni nella Milano rossonera ha travolto l’ex juventino, concessosi a foto e autografi per dedicarsi poi a visite mediche e firma del contratto. Ancora adesso non son del tutto chiari i motivi che hanno spinto Bonucci ad abbandonare la Juventus, anche se la voce ricorrente è che nel corso della seconda parte di stagione i rapporti tra il difensore centrale e l’allenatore Massimiliano Allegri si siano incrinati, e non di poco. Tutto può essere cominciato, si suppone, all’inizio della scorsa stagione, quando già la relazione fra giocatore ed allenatore non doveva essere delle migliori; queste crepe sono sfociate poi all’episodio di Oporto quando, dopo un acceso diverbio verificatosi nella precedente partita di campionato, il giocatore è stato messo fuori rosa per la successiva partita di Champions e piazzato a mo’ di punizione sopra uno sgabello. In tribuna. Accanto a Marotta e Nedved.

Goccia che ha fatto traboccare il vaso, poi, è stata la finale di Cardiff dove, dopo la sconfitta, si pensa ci sia stata una presunta lite fra Bonucci ed allenatore. All’indomani del passaggio al Milan, allora, il difensore della nazionale ha colto l’occasione per dedicare una pagina della Gazzetta dello Sport ai ringraziamenti per società, tifosi e compagni. Tutti, meno che l’allenatore Max Allegri. Numero di maglia e, forse, fascia da capitano Appena approdato alla corte di mister Montella, si è subito aperto il caso del numero di maglia: come già noto, Bonucci in carriera ha quasi sempre indossato la maglia numero 19, che però apparteneva a Kessie. Il giorno della presentazione in rossonero ha quindi mostrato la maglia con il suddetto numero ringraziando il compagno Kessie per la gentilezza dimostrata lasciandogli appunto la possibilità di vestire la 19; all’ivoriano andrà poi la numero 79. Altra incognita in casa Milan è quella del capitano: tutto infatti faceva pensare che la fascia andasse a Jack Bonaventura; stando però alle ultime indiscrezioni, si vocifera che Montella abbia promesso la fascia di capitano a Bonucci non solo quale incentivo per portare a termine il trasferimento, ma anche per la sua innegabile esperienza e per il carisma che può dare ad ogni elemento della squadra.

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PAROLA DI TIFOSO Francesco Di Filippo

francesco.difilippo4@gmail.com

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PAROLA DI TIFOSO

OVVERO DI QUANDO FECI 36 ORE DI FILA. CJOSUL | AGOSTO 2017

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CJOSUL >> SEGUE

È

il 29 gennaio 2017, mi trovo a Taipei in un bar straripante di giocatori di freccette. Sono seduto davanti a un maxischermo ad assistere alla finale degli Australian Open tra Roger Federer e Rafael Nadal. Per ragioni di spazio tralascio la cronaca di quella serata, posso solo garantirvi che nel momento successivo al match point di Federer finisco in piedi sulla mia sedia ad esultare, tra le risate dei compostissimi taiwanesi di fianco a me. In quel momento di esaltazione sportiva, quando l’impossibile era diventato possibile, prendo una decisione dettata da cuore e istinto: entro il 2017 avrei visto Roger Federer dal vivo, in carne e ossa.

Inizialmente mi dico che per avere qualche possibilità di vederlo sarebbe stato più conveniente scegliere uno dei tornei di scena a Roma oppure a Madrid, località raggiungibili senza troppi sforzi fisici ed economici. Mai avrei immaginato di avere la chance di contemplarlo nel suo regno, nel suo giardino di casa. Wimbledon. Eccomi dunque il 1 luglio all’aeroporto di Londra con un programma ben preciso: recuperare una tenda da campeggio, portarmi alla Discrit Line e arrivare alla stazione di Wimbledon, da dove poi avrei raggiunto Church Road. Fin qui tutto bene, se sorvoliamo sulla difficoltà di prendere due linee della metropolitana armato di tenda, sedia da campeggio, materassino e due zaini. La parte più complessa del racconto arriva soltanto adesso. Per avere infatti la possibilità di poter far mio uno dei 500 biglietti messi in vendita ogni giorno per il Centre Court – il campo centrale – è necessario fare almeno 2430 ore di coda. Ripeto, 24-30 ore di coda. A questo punto del racconto sarebbe doveroso narrare della meravigliosa dinamica che viene a crearsi sin dal principio dalla Queue, la coda, che ogni visitatore privo di ticket deve affrontare per entrare all’All England Club. Tuttavia non lo farò. Non me ne vogliate, ma le 36 ore passate in coda per ottenere uno dei 500 biglietti sono qualcosa di indescrivibile, appartengono a quella sfera di esperienze che vanno vissute, non raccontate. Dovesse a qualcuno restare la curiosità in merito alle gioiose pene vissute in quel frangente della mia avventura non gli rimane che presentarsi nel luglio del 2018 davanti ai cancelli di Church Road. Quei cancelli che mi hanno accolto il 4 luglio 2017 alle ore 9 del mattino. Finalmente, dopo tanta attesa, stavo varcando le soglie del più prestigioso circolo di tennis al mondo con in mano un biglietto per il campo centrale. L’ordine di gioco di quel giorno prevedeva tre partite che, nonostante si trattasse di un primo turno, si prospettavano tutt’altro che prive di emozioni. Primo match: la numero uno del mondo – almeno fino a quella settimana – Angelique Kerber contro Irina Falconi. Secondo match: Novak Djokovic vs Martin Klizan. Terzo match… rullo di tamburi: Roger Federer di fronte ad Alexandr Dolgopolov.

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CJOSUL

Gran parte del mio interesse, l’avrete già capito, era rivolto verso l’ultimo di questi incontri. Sulla carta si prospettava un match piuttosto acceso; Dolgopolov propone un tennis creativo, per tipologia di colpi e imprevedibilità degli stessi. Tuttavia, come spesso accade, i piaceri più grandi della vita sono spesso anche quelli più brevi. Vi starete chiedendo come sia possibile che lo sport per antonomasia più lungo e talvolta noioso venga descritto come breve. È possibile se dopo il primo set, vinto in totale controllo da Federer, all’inizio del quarto game del secondo set, il giocatore ucraino decida che possa bastare così. Dopo 43 minuti terminava il mio sogno sportivo. Se ci ripenso ancora mi stupisco della mia reazione. Sarà stato il clima che si respira sul campo centrale di Wimbledon: mi sono alzato e ho applaudito con lo sguardo fisso su Roger, un uomo che all’alba dei 36 anni ci ha regalato un’ulteriore dimostrazione di come in fondo, lo sport, nella sua veste più bella, rappresenti un’autentica metafora della vita. Mi dovrete scusare se mi permetto, al termine di questa cronaca, di ringraziare due persone che, in modi differenti, hanno reso possibile la mia piccola grande impresa. Davide, amico e compagno di avventure tennistiche: senza i suoi consigli e la sua esperienza da veterano di Wimbledon sarebbe stato tutto più difficile. Ludwig: senza la sua amicizia mi sorgerebbe il dubbio che la mia passione e ammirazione per Roger Federer possano arrivare a sfiorare la pazzia.

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A TUTTO VOLLEY Cristian Trevisan

Foto: http://rio2016.fivb.com

cristian.trevisan.94@gmail.com

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A TUTTO VOLLEY

#SHOESGATE,

per un paio di scarpe Ivan perse la cappa

S

emifinale olimpica, quarto set, Italia 19 Stati Uniti 22, americani in vantaggio per 2 a 1; un mani fuori di Buti porta Zaytsev al servizio, lo forza, ricezione perfetta, attacco, muro di Lanza, 21 a 22. Di nuovo lui, lo Zar, un pallone di fuoco scagliato a 122km/h, giocata lunga, Anderson fuori: 22 pari. Un’altra lavatrice su Shoij: fuori, ace! Italia 23 Usa 22. La concentrazione è altissima, ci si gioca tutto e ora. Di nuovo lui, Ivan il terribile, sferza un colpo micidiale sul filo della linea dei 9 metri. Fuori. L’Italia non ci crede, chiama il challenge: l’occhio di falco dà il suo responso: in, la palla pizzica la riga 24 - 22. Sono 2 i set point a disposizione per portare l’Italia al tie break. A mettere la parola fine ci pensa ancora lui: Ivan Zaytsev con i suoi 110km/h di pura potenza, come a Firenze due

anni prima, sempre contro gli Stati Uniti. Lo sport evidentemente deve aver memoria breve, anzi brevissima, perché da quella partita non è passato nemmeno un anno. Era il 19 agosto 2016 e tutti ce ne stavamo incollati allo schermo delle nostre tv per gustare l’impresa dell’Italvolley, inaspettatamente candidatasi ad un posto per l’oro. Quel 19 agosto è andata in scena una delle partite più esaltanti della storia della pallavolo. Chi c’era, o chi l’ha seguita sul piccolo schermo, ha provato delle emozioni forse irriproducibili su carta stampata. Eppure una buffa guerra di sponsor si è interposta fra questo evento e la possibilità di viverne altri di pari intensità.

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A TUTTO VOLLEY >> SEGUE

Quello appena trascorso per la Fipav è stato un anno di rin-

ni prende forma un fenomeno mediatico, sfuggito ampiamente

novamento tra l’insediamento di Cattaneo – dopo i 22 anni

di mano, denominato “shoesgate”.

di presidenza Magri – e il turnover degli sponsor: sono infatti

La radice del problema pare risiedere nel contratto personale

subentrati ad Asics Erreà per l’abbigliamento e per le calzature

che Ivan ha stipulato con l’Adidas, un accordo che non gli per-

Mizuno. Cambiamenti che hanno introdotto delle novità nel re-

metterebbe di poter calzare scarpe Mizuno durante gli impegni

golamento per gli atleti delle squadre nazionali. Nello specifico,

con la nazionale. Dopo l’incontro tra le parti, con il patrocinio

è stato imposto un vincolo nell’utilizzo di solo e soltanto il ma-

del presidente del Coni Giovanni Malagò, viene trovato un ac-

teriale messo a disposizione dalla federazione, pena l’esclusione

cordo che prevede la fornitura di scarpe personalizzate dallo

da tutte le attività federali – Superlega inclusa – e sanzioni am-

sponsor federale per superare i problemi fisici che non riescono

ministrative dell’ordine dei 50.000 €.

a coprire quelle a stock. La parentesi sembrerebbe chiusa e il

Disposizioni sicuramente molto vincolanti che si immagina, o

tutto rientrato nella normalità.

spera, abbiano in qualche modo portato a dei benefici quanto-

Il 18 luglio, come un fulmine a ciel sereno, la smentita. La Fipav

meno economici alla federazione, la quale, priva di questi introi-

rilascia sul proprio sito un comunicato:

ti, navigherebbe sicuramente in acque non troppo tranquille.

“La Federazione Italiana Pallavolo, alla luce di tutte le situazio-

Ma quando lo sport diventa lavoro, fatto di bilanci, entrate, usci-

ni che si sono create attorno all’atleta Ivan Zaytsev e alla nota

te e dipendenti, inevitabilmente acquisisce dei connotati tipici di

querelle riguardante le sue calzature, ha ritenuto di revocare

quegli ambienti e in alcuni casi un paio di scarpe possono stare

la sua convocazione per il collegiale della Nazionale Seniores

piuttosto strette.

Maschile in corso di svolgimento a Cavalese.”

Nessuna metafora avrebbe potuto calzare più a pennello di que-

La causa? Un mancato accordo nel trovare una scarpa adatta

sta nel caso di Ivan Zaytsev, escluso per quest’anno dal giro della

nonostante l’impegno da parte di federazione e Mizuno e una

nazionale – con tanto di europei in vista – per un problema di

certa mancanza di disponibilità dell’atleta nel trovare un com-

scarpe. Sì, avete letto bene, un paio di scarpe ci ha privato del

promesso:

giocatore che dalla scorsa estate è stato il simbolo del rilancio

“La Fipav – si legge ancora nel comunicato – alla fine del mese

del volley tra le gente.

di maggio è venuta a conoscenza che l’atleta Ivan Zaytsev ave-

Tutto ha avuto inizio l’8 luglio 2017, al ritorno al lavoro del team

va contratto un accordo per le sue calzature da gioco con una

a Cavalese dopo la parentesi in World League. Inizia a circolare

azienda diversa da quella ufficiale della nazionale azzurra.

la voce che Ivan non si stia allenando con i suoi compagni a cau-

Negli incontri che sono seguiti il giocatore ha denunciato una

sa di problemi legati alle calzature. Da quelle prime indiscrezio-

problematica fisica che gli impedirebbe di utilizzare le calzatu-

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re fornite dallo sponsor federale. [...] Tutti i settori della Fipav che sono coinvolti nella vicenda, insieme all’azienda Mizuno Italia, hanno cercato di proporre soluzioni alla situazione, attraverso riunioni e azioni concrete con l’atleta ed i suoi rappresentanti. [..] La Federazione, in accordo con la Mizuno Italia, ha prospettato all’atleta la possibilità di consentire l’utilizzo in allenamento delle sue scarpe coprendo il logo del brand per il tempo necessario all’azienda Mizuno di intervenire sul modello per soddisfare le esigenze del giocatore. Anche questa ipotesi è stata scartata da Ivan Zaytsev che al riguardo ha manifestato dei vincoli contrattuali con il suo sponsor. La Federazione e l’azienda ritengono di aver messo in campo tutte le soluzioni possibili per consentire di utilizzare un prodotto Mizuno adatto alle esigenze del giocatore in linea con i regolamenti e i contratti siglati dalla Fipav”. Due giorni dopo, nonostante le speranze di un passo indietro da parte di una delle parti, a mettere la parola fine ci pensa il Ct Blengini, che chiude definitivamente la porta allo Zar al fine di tutelare il lavoro del resto del gruppo – augurandosi comunque di poter riavere in un futuro prossimo il giocatore nella nazionale. Qualche giorno più tardi Ivan rilascia una lunga intervista esclusiva a Sky Sport nella quale, oltre ad esporre le sue verità, manifesta un sincero dispiacere sia per l’epilogo della faccenda che per le molteplici accuse a lui rivolte da più parti. Dopo le olimpiadi, ha raccontato, era stato chiamato dalla Mizuno per essere contrattualizzato, ma l’accordo non era andato a buon fine a causa di una incompatibilità tra le calzature offerte e il suo fisico. Per chiarire definitivamente ogni dubbio ha poi svelato che il suo contratto con l’Adidas non prevede alcun vincolo per l’utilizzo delle scarpe in nazionale, che la sua disponibilità c’è stata e che purtroppo l’utilizzo delle calzature convenzionate gli avevano provocato da subito alcuni problemi fisici, tra l’altro documentati dai medici dello staff azzurro. Nell’intervista Ivan è stato molto politically correct, l’apertura al dialogo c’era e il messaggio era chiaro: lo Zar avrebbe dato una gamba per la nazionale, bisognava solo trovare una soluzione! Voleva tornare al lavoro per gli europei da subito. Non tardano delle precisazioni dalla federazione nella quale si specifica che per i medici i problemi fisici denunciati dall’atleta non erano riconducibili all’utilizzo delle calzature. Blengini infine chiude a due mandate la porta ripetendo: per quest’anno Ivan è fuori. Molto è stato detto in merito, forse troppo. Così tanto che forse qualcosa è stato addirittura inventato. Molti hanno letto quanto

volevano leggere, numerosi leoni da tastiera hanno dato sfogo sui social alle loro frustrazioni. Insulti piovuti su una persona ed un professionista icona di questo movimento. Prima donna, bambino capriccioso, mercenario... gli aggettivi si sono sprecati. Ma torniamo al cuore della questione. Un atleta di quei livelli si sa, ha una carriera piuttosto breve e deve poter ottimizzare il proprio rendimento, sia fisico – tutelandosi come il suo staff ritiene opportuno – che economico – vincolandosi ai brand che più lo aggradano. Basti pensare che tra gli atleti più in vista c’è chi ha assicurato le proprie doti fisiche per cifre sconsiderate: 12 milioni di dollari è il valore dei polsi di Valentino Rossi, mentre Cristiano Ronaldo ha coperto da sinistri i suoi piedi per 144 milioni di dollari. Cifre assurde ma irrisorie se confrontate con quelle in ballo in questo caso, dove si parla di qualche semplice paio di scarpe, in fondo lo strumento di lavoro principale per chi gioca a pallavolo. Questa querelle ha decisamente diviso opinione pubblica e professionisti del settore. Entrambe le parti in causa hanno probabilmente gestito male alcuni aspetti della faccenda, due su tutti: il tempismo in cui prendere in considerazione il problema e la decisione di rendere da subito tutto pubblico sulla stampa. Fatto sta che da un sassolino nella scarpa ci siamo trovati un intero macigno sul piede. Una cosa è certa: quando in ballo ci sono interessi di salute, economici e di carriera le dinamiche sono tutt’altro che scontate e un punto di incontro tra le parti evidentemente non è sempre possibile. Non resta da sperare che, dopo la batosta subita in WL, gli azzurri convocati possano sopperire alla mancanza di tasso tecnico – oltre a Zaytsev mancherà anche Juantorena – dando la dimostrazione di essere comunque un gruppo coeso, un team competitivo.

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CALCI AL PALLONE, PELLICOLE IN CANTINA Marco Michielis

Foto: https://unpaidfilmcritic.files.wordpress.com/2010/05/looking-for-eric1.jpg

michielismarco@gmail.com

“Il mio amico Eric” ovvero il calcio come sostegno e ripartenza 24

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CALCI AL PALLONE, PELLICOLE IN CANTINA

CALCI AL PALLONE, PELLICOLE IN CANTINA

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eve aver intuito ciò Ken Loach quando nel 2008 si è lanciato a girare un film che si sarebbe poi intitolato “Looking for Eric” (da noi, in Italia, “Il mio amico

Eric”). Un lavoro parzialmente insolito per un regista come lui, che vede addirittura comparire l'elemento fantastico. Infatti, davanti ad Eric Bishop, postino che sta attraversando un periodo di crisi nella sua vita e intenzionato a riavvicinarsi alla ex moglie, compie un'apparizione improvvisa Éric Cantona, suo idolo calcistico quando vestiva la maglia dell'amato Manchester United. Cantona diventa subito non solo un amico sincero per Eric, ma anche e soprattutto un fidato consigliere, un motivatore, qualcuno che sa stargli accanto nei momenti di rabbia e debolezza e rimetterlo in piedi quando cade. L'apparizione – e qui risiede l'elemento fantastico – di Cantona diventa una presenza fissa e decisiva nella vita di Eric Bishop. Potremmo dire che il calciatore francese è un amico immaginario per lui. Tra tante scene memorabili, rimane impressa quella del dialogo tra il postino e Cantona a proposito della carriera di quest'ultimo e più in generale del calcio. Vi sono espressi molti concetti interessanti, alcuni perfettamente riconducibili alla poetica di Loach, da sempre attento alle tematiche sociali e sostenitore della più assoluta solidarietà tra gli esseri umani. Per esempio, a Eric che gli chiede quale sia il più bel ricordo che conserva della sua carriera, convinto che sia senz'altro una delle sue moltissime e splendide

Quante volte ci siamo sentiti ripetere che il calcio è solo un gioco? Quante volte abbiamo sentito pesare sulla nostra nuca lo sguardo severo di madri, amici e fidanzate mentre ci avviavamo verso lo stadio per l'ennesima domenica trascorsa assieme alla nostra squadra del cuore? Quello che a tanti può apparire incomprensibile, per un “footballer” è ordinaria amministrazione. La sua devozione non va solo alla maglia che sostiene e ai giocatori che la indossano, ma anche alla ritualità del finesettimana dedicato in buona parte al campionato.

realizzazioni, Cantona dà una risposta parzialmente sorprendente, affermando che, in realtà, è un assist per un suo compagno. Perché “devi fidarti dei tuoi compagni, in ogni caso, altrimenti tutto è perduto”. E poi la convinzione che “senza rischiare, non possiamo superare i rischi” che spinge e motiva il suo amico Eric, un altro di quei meravigliosi personaggi di Loach messi all'angolo dalla vita e alla faticosa ricerca di un riscatto che alla fine arriva sempre, puntuale. Fiducia nell'esistenza umana, quindi, nonostante tutto. Come, allo stesso modo, fiducia nel compagno lanciato a rete. E in uno sport, che, ancora una volta e qui in maniera stupenda, sa lenire le ferite del passato e regalare la forza per ripartire.

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MAGIC IN THE AIR Tommaso Montanari

tommaso.montanari@hotmail.it

Il Triveneto del quidditch alla riscossa con i Midgard Vikings! Trento, Udine e Verona si uniscono in un’ambiziosa sinergia per competere nella prossima stagione di questo magico sport.

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MAGIC IN THE AIR

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e in Italia il clima è torrido in questi giorni, in Norvegia è rovente: questo perché, dal 7 al 9 luglio, si sono giocati gli European games di quidditch a Oslo. Meritata la vittoria del titolo da parte del Regno Unito dopo un’accesa e combattuta finale contro la Francia. Agli Azzurri dei tre anelli spetta un dignitoso ottavo posto; i giocatori e i tecnici del team non possono certo definirsi insoddisfatti, in quanto la nazionale allenata per Oslo si è rivelata una squadra combattiva, unita e molto abile, forte di numerosi debuttanti che hanno affiancato i veterani vestendo l’azzurro per la prima volta. Ma le novità non arrivano solo da Oslo, perché il panorama del quidditch nostrano si è scombussolato dopo un’inattesa novità che viene proprio dal cuore nord-orientale del paese. Da poco è stato reso noto al pubblico un progetto che bolliva in pentola da qualche mese tra le squadre di quidditch di Trento, Udine e Verona: numerosi giocatori di queste squadre, infatti, hanno deciso di unire le proprie forze in un unico team che conterà un numero sufficiente di giocatori per poter permettere la partecipazione agli eventi ufficiali AIQ della prossima stagione. Questa squadra porta il nome di Midgard Vikings. Anziché raccontare in terza persona la nascita e gli obiettivi del progetto, abbiamo deciso di lasciare la parola ai capitani delle tre squadre partecipanti al progetto includendoli in una tripla intervista dove espongono, con chiarezza e simpatia, i propri punti di vista. Mara Colautti, 24 anni, è il capitano delle Fenicis Furlanis Quidditch. Fresca di laurea presso l’Università di Trieste, è venuta a contatto con il quidditch durante il suo Erasmus trascorso in Austria, dove ha giocato tra le schiere dei Danube Direwolves. Al suo rientro in Italia ha tentato di creare una squadra binazionale Italia-Austria; nel dicembre 2016, insieme a Nicolas Hanot, ha creato le basi su cui poi è nata la compagine udinese. Sara Panico, 21 anni e napoletana di origine, ha da subito mostrato un’innata capacità di traslare sempre più a nord – secondo gli esperti morirà nelle Isole Svalbard. Studentessa di Politica e organizzazioni internazionali a Trento, entra a contatto con il mondo del quidditch durante un evento di beneficenza con altri tre ragazzi, i quali fonderanno poi le squadre dei Bombarda Brixia e degli Hinkypunks Bologna. Dal canto suo, Sara fonda la squadra delle Aquilae Tridentum Quidditch e ne diviene il capitano.

Tommaso Corcioni, 27 anni, insegna educazione fisica e motoria a Verona e conosce il quidditch tramite il passaparola di amici e conoscenti. Diventa quindi allenatore della già formata squadra degli Hydras Verona Quidditch e, successivamente, assume anche il ruolo di capitano. Nonostante la loro giovanissima età, vediamo in queste tre figure una forte maturità sportiva e un’ottima leadership che daranno manforte alla neonata squadra nel corso della propria crescita. >> Com’è nato il progetto e quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati? Mara: Il progetto è nato perché ci siamo resi conto che singolarmente non riuscivamo a partecipare alle competizioni ufficiali, come la Coppa italiana, e quindi abbiamo deciso di unirci, forti del fatto che avevamo già fatto qualche allenamento in comune in precedenza e che quindi conosciamo sia i giocatori di Trento che quelli di Verona. Per il momento, l’obiettivo principale che ci siamo prefissati è quello di partecipare al Girone verde di Brescia, poi vedremo come si evolve la squadra. Sara: Il progetto è nato dopo il Quidditch day di Verona, quando Nicolas aveva proposto questa fusione. All’inizio se ne era parlato molto, ma non si era poi fatto nulla. Poi, dopo il Quidditch day a Trento la cose hanno iniziato a muoversi e sono stati creati i vari gruppi. Io ne ho parlato con le Aquile, Mara e Nicolas con le Fenici e, successivamente, si sono uniti al progetto alcuni giocatori di Verona. L’obiettivo più grande è sicuramente quello di far crescere tutte e tre le squadre in modo da non aver più bisogno, un giorno, dei Midgard Vikings. È quindi un progetto a termine – quanto breve non si sa – che va rinnovato di anno in anno in base ai numeri delle singole squadre. Guardando più vicino, invece, sicuramente l’obiettivo primario è quello di partecipare al Girone verde di Brescia. Tommaso: Dopo l’esperienza del Quidditch day si è proposto di fare qualche allenamento in comune. Sono andati abbastanza bene e la cosa ha portato a formulare l’ipotesi della squadra unita per ovviare al problema di tutti e tre i team: pochi giocatori per poter partecipare ad eventi e tornei ufficiali. Sotto la spinta di alcuni perciò si è riusciti a formare un’unica squadra mista pronta ad allenarsi e giocare insieme. Gli obiettivi sono riassumibili, credo da tutti, innanzitutto con il partecipare a quante più

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manifestazioni sportive possibili. Allenamenti e incontri poi potrebbero, perché no, anche portare a formulare qualche altro obiettivo, ad esempio quello di un buon piazzamento in classifica.

tecnico e di “gioco ben dialogato”. Poi le ovvie e incombenti esigenze per partecipare saranno i test arbitrali, le divise, l’iscrizione all’AIQ come squadra e senz’altro qualche partita di prova al torneo di Lubiana.

>>La squadra attualmente è solo agli inizi: quali sono i prossimi step in vista della Lega quidditch?

>>È stato detto che la squadra ha come chiari obiettivi le competizioni ufficiali italiane e non. Ma, accanto a questa componente più agonistica, riuscirete a portare avanti anche il filone “conoscitivo” dello sport, con eventi finalizzati ad attirare curiosi ed avvicinarli al quidditch?

M: Abbiamo una scaletta abbastanza precisa per la nostra scalata verso la conquista del mondo: innanzitutto gli allenamenti individuali – delle singole squadre, anche se noi Fenici ci siamo un po’ fermate – e comuni in giro per l’Italia. I prossimi appuntamenti certi saranno a Udine il 30 luglio e ad agosto al Volta Comics. A settembre seguirà la nostra prima esperienza oltre confine, nonché l’ultima occasione di metterci alla prova prima del debutto ufficiale al Girone verde: il Golden nut tournament di Lubiana. A ottobre ci sarà dunque il motivo principale per cui abbiamo deciso di formare questa squadra, il Girone verde a Brescia, in cui non ci aspettiamo di raggiungere posizioni alte in classifica, ma da cui speriamo comunque di imparare molto confrontandoci – per tanti di noi sarà la prima volta – con squadre veramente forti. Nel frattempo, ci stiamo organizzando per avere nei giusti tempi tutti i requisiti necessari per partecipare al torneo: un numero consistente di giocatori, di cui almeno sette con le certificazioni arbitrali, e tutti dotati di certificato medico e paradenti. S: Innanzitutto bisogna iscriversi all’AIQ, quindi tutti dovranno fare un certificato medico per l’attività sportiva agonistica. Poi bisognerà iniziare a lavorare sui requisiti arbitrali. Mi piacerebbe effettuare, per chi avrà voglia di tentare, una serata a settimana in cui ci si metterà a studiare il regolamento tutti insieme, magari tramite piattaforme come Discord. Il certificato medico e i requisiti arbitrali sono fondamentali per poter partecipare al Girone verde. Nel frattempo, è importantissimo concentrarsi sugli allenamenti: abbiamo quattro mesi davanti a noi per poterci sentire veramente una squadra, e non solo pezzi di un puzzle! T: Le squadre, anche se unite, per la maggior parte del tempo faranno allenamento autonomo. Una buona idea comunque sarebbe il monitorare i vari esercizi e le diverse modalità di allenamento per poterci passare suggerimenti o idee. Fondamentali poi saranno le giornate di allenamento in comune, anche per poter migliorare dal punto di vista

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M: Ovviamente ogni allenamento in comune o torneo è una nuova occasione per distribuire volantini e farci un po’ di pubblicità. Ad esempio, grazie al Quidditch day a Udine dell’8 aprile scorso, abbiamo avuto un sacco di tifosi a guardarci, nonché una emittente tv locale. E continueremo su questa strada per cercare di attrarre più gente possibile. S: È fondamentale che questo avvenga, perché altrimenti le singole squadre non avrebbero possibilità di crescere e i Midgard Vikings diventerebbero l’unica squadra del Triveneto che, per quanto adori tutti i giocatori che ne fanno parte, rappresenterebbe un’involuzione dal punto di vista del numero di formazioni presenti in Italia. T: Senz’altro. Il tentativo di cercare nuovi giocatori da parte di ogni team resterà costante per poter sperare di vedere i Vikings come un progetto a termine e sostituirlo, quando sarà possibile, dalla partecipazione delle realtà delle nostre tre diverse squadre alle partite ufficiali. Inoltre vorrei che le squadre portassero avanti anche i loro progetti a livello locale. Gli Hydras, per quanto mi riguarda, manterranno il loro impegno nel progetto “Quidditch nelle scuole”, parteciperanno ad alcuni eventi e fiere del territorio e si alleneranno cercando di portare ai ritrovi nuova gente disposta a provare il nostro sport. >> Avete più volte menzionato il Golden nut tournament di Lubiana come “battesimo” della squadra: quali sono le speranze riposte in questa competizione? M: La speranza è soprattutto quella di crescere come squadra. E magari non finire proprio ultimi in classifica! Ma, per quanto mi riguarda, non conoscendo né le squadre polacche né quelle tedesche, non posso fare grandi pronostici. Ma sono certa che i Vienna Vanguards saranno


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valere!

tosti da battere e anche i Danube Direwolves sono migliorati molto da quando li ho lasciati un anno fa. Sarà triste giocare contro la squadra che mi ha dato i natali, ma ciò non mi rende meno agguerrita. Per quanto riguarda gli Aemona Argonauts, pur non essendo una squadra di alto livello vista la particolare situazione della Slovenia – che conta due milioni di abitanti, dei quali la metà vive a Lubiana – hanno comunque dei giocatori molto forti, come abbiamo potuto appurare al Quidditch day udinese. E anche noi potremmo contare sui “rinforzi” provenienti dai Milano Meneghins, che hanno sempre partecipato con entusiasmo ai nostri allenamenti in comune. Ma sicuramente sarà anche un torneo importante per conoscere e farci conoscere all’estero e rinsaldare legami di amicizia.

Ai lettori non sarà certo sfuggito il riferimento a questo “Girone verde”. Ma che cos’è esattamente? Come era stato accennato nello scorso numero, uno dei tornei italiani principali è la Lega quidditch. Questa, a sua volta, è divisa in tre competizioni: il Girone verde, il Girone bianco e il Girone rosso. La distinzione di questi tre tornei è puramente geografica, in quanto tali gironi interessano, rispettivamente, le squadre del nord, del centro e del sud. La Lega quidditch richiama particolare attenzione tra i giocatori perché rappresenta un primo trampolino di lancio verso la European quidditch cup, il torneo per club che si disputa annualmente in Europa – da non confondere con i trascorsi European games, ai quali hanno partecipato le nazionali.

S: Tenendo conto che non so se potrò partecipare al Golden nut, considererò già un grandissimo traguardo il poter partecipare come squadra a un torneo internazionale, cosa che non ho mai avuto occasione di fare. Non spero assolutamente di vincere, non sarebbe realistico. Possibile è, invece, il non arrivare ultimi. Tutto dipende dagli allenamenti in comune, da quelli in solitaria – e qui le Aquile devono mettere il turbo – e dai rinforzi che ci verranno da fuori. T: Impossibile fare un pronostico serio perché non conosciamo la loro forza e nemmeno la nostra. Ma questo è il bello, sarà un evento importante perché ci permetterà di definire meglio il nostro livello. Le date di allenamento comune saranno dei momenti per migliorare la tecnica di squadra, ma quel torneo sarà la vera prova del nove per testarci in azione. E poi che diamine, saremo l’unica formazione italiana presente: cercheremo senz’altro di farci

I Midgard Vikings Quidditch Triveneto sono presenti su Facebook con una pagina da cui è possibile seguire attività, progetti, aggiornamenti e sessioni di allenamento, quest’ultime rigorosamente sempre aperte al pubblico. La più recente è stata organizzata proprio a Udine, al Parco Moretti, lo scorso 30 luglio.

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LE DONNE, I CAVALLIER, L’ARME, I MOTORI

Bilanciare la formula

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LE DONNE, I CAVALLIER, L’ARME, I MOTORI Mirco Gazziola

mircogazziola@gmail.com

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he cosa ci vuole per fare bella la Formula 1? Ultimamente è una domanda che viene “formulata” in diversi modi a molti personaggi del motorsport. Le risposte sono varie perché vario è l’interesse di ogni singolo appassionato, anche se alla fine, come dicono in molti, bisogna sempre cercare il giusto equilibrio tra progresso tecnologico e spettacolo. Da quest’anno molti appassionati lamentano un calo di quest’ultimo durante le gare: si vedono indubbiamente meno sorpassi rispetto al 2016. Questa difficoltà delle vetture nel compiere un sorpasso deriva da grandi modifiche al regolamento tecnico, come abbiamo già spiegato in un precedente articolo: l’aerodinamica per noi spettatori è invisibile ma gioca un ruolo fondamentale nella riuscita o nel fallimento di un sorpasso. Se proviamo per un momento a tralasciare l’alettone posteriore mobile (DRS), dobbiamo pensare che se un pilota vuole compiere un sorpasso si troverà a dover affrontare un flusso d’aria che arriva dalla vettura che lo precede, un flusso molto turbolento in virtù delle maggiori superfici aerodinamiche introdotte dal regolamento; si troverà quindi alla guida di una vettura che fa fatica a raffreddare i freni, l’olio e tutta la parte del motogeneratore elettrico. Siccome il flusso d’aria che investe la vettura non è regolare, la deportanza tende a diminuire; questo significa minore velocità in curva e, inoltre, che se il pilota della vettura che segue non trova una strategia di sorpasso in grado di sfruttare i punti forti della vettura, come trazione, velocità di punta, differente tipo di gomma o bilanciamento meccanico, sarà costretto a restare dietro. Per gli appassionati di aerodinamica, favorevoli allo sviluppo di questo aspetto delle vetture, la cura maniacale dei piccoli particolari aerodinamici che viene fatta dagli ingegneri è molto interessante. Pensare che una sola aletta può dare a una monoposto anche solo mezzo chilo di carico deportante in più diventa intrigante. Ovviamente tutto questo si traduce in decimi e centesimi di secondo “mangiati” a cronometro in pista, cosa che l’occhio umano non nota. Ed è qui che entra in gioco lo spettatore medio che non ha studiato ingegneria aerospaziale e che quindi ha poco interesse riguardo alle finezze aerodinamiche, ma piuttosto trova entusiasmante saltare sulle tribune per vedere i piloti sorpassarsi anche con arroganza, come facevano Gilles Villenueve e Renè Arnoux durante il GP di Francia nel ‘79. La Formula 1, che piaccia o no, finisce dunque per ridursi a un mero business. E anche se in questo momento le innovazioni tecnologiche delle case automobilistiche possono portare a un guadagno, è probabile che nelle prossime stagioni ci si torni a sbilanciare maggiormente dalla parte dello spettacolo, in modo così da avere una più ampia percentuale di pubblico. Molti appassionati tireranno un sospiro di sollievo, anche se, alla luce dell’evoluzione della stagione in corso, le scelte del 2017 non possono che esser considerate di grande equilibrio. La speranza allora è quella di vedere una Formula 1 capace di stare al passo coi tempi lasciando sempre spazio al tanto bramato spettacolo.

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SPECIALE “A scuola di giornalismo” Il nuovo progetto targato Cjosul è andato in scena all’Istituto salesiano G. Bearzi di Udine, dove dal 26 giugno al 21 luglio scorsi centinaia di giovani si sono avvicendati tra i cortili dello storico oratorio friulano per dar vita a una nuova edizione del celebre centro estivo conosciuto ai più con il nome di Estate Ragazzi. Dalla penna dei ragazzi del corso di giornalismo, allora, una serie di articoli inerenti il calcio, la pallavolo, senza dimenticare il baseball o il football americano, da cui emerge come le diverse attività sportive andate in scena nel corso di questo mese abbiamo tutte come aspetto in comune il desiderio di giocare crescendo sotto l’egida della spiritualità salesiana portata avanti da S. Giovanni Bosco.

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PARTITA “IN” DELL’ESTATE RAGAZZI

ANIMA... DOMINATORI!

Schiacciante vittoria degli animatori E.R.: non c’è stata storia nella partita “in” dell’estate Di Alberto Botto (11) e Andrea Di Bernardo (10)

Da giorni era attesa la partita “in” dell’Estate Ragazzi 2017. Dopo alcune brevi “selezioni”, sono stati scelti i giocatori per questo importantissimo match svolto giovedì 20 luglio tra animatori e ragazzi di seconda e terza media partecipanti al centro estivo dell’Istituto salesiano G. Bearzi. Gli animatori si sono schierati con un modulo 4-3-1-2. In porta Michele Cimbaro; terzino destro Gabriele Gianuzzo; terzino sinistro Gabriele Casco; difensori centrali Marco Ferrari e Francesco Sinicco; regista Paolo Ponte; mezzali Riccardo Serra e il capitano Gioele Durì; trequartista Simone Valsecchi; attaccanti Lorenzo Verrettoni e Marco Carlesso con Zampa come riserva. I ragazzi invece si sono schierati con un classico 4-3-3. In porta il capitano Basso; terzino destro Blanchin; terzino sinistro Andrighetti; difensori centrali Candussio e Pevere; regista Stefanutti; mezzali Toso e Manente; ala destra Florio; ala sinistra Salvador; centravanti Rusconi e come riserva Vicario. Gli animatori hanno distrutto i ragazzi con

un umiliante 6-1: una vittoria sì prevista, ma non con questa facilità e larghezza. Missione fallita dunque per i ragazzi che non sono mai sembrati in partita. La prima emozione su un tiro degli animatori parato dal portiere e capitano dei ragazzi Basso. Subito dopo il suo opposto gli risponde con una grande parata. Dopo ancora Basso salva la sua squadra, ma alla fine capitombola sul tiro di Carlesso. Subito dopo segnano ancora gli animatori con Valsecchi. All’inizio del secondo tempo i ragazzi sembrano avere una reazione con il gol di Rusconi, ma subito dopo il capitano-animatore Gioele Durì aumenta nuovamente le distanze. Basso fa altri quattro miracoli anche aiutato dal subentrato Vicario. Poi però lo stesso Basso è protagonista di un’incredibile papera che fa segnare a Ponte la quarta rete degli animatori. Subito dopo il suo opposto Cimbaro compie un miracolo. Per concludere l’opera, Ponte e Durì segnano altri due gol che chiudono definitivamente il match.

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SPECIALE “A SCUOLA DI GIORNALISMO” >> SEGUE

Le pagelle di tutti i giocatori in campo Di Alberto Botto (11) e Andrea Di Bernardo (10)

L’arbitro della partita ragazzi vs animatori è stato il richiestissimo Fabio Sanna. Durante l’incontro è stato decisivo e ha dimostrato che quando succede qualcosa in campo, lui rimane della sua idea. Ha 15 anni e vive a Pradamano; appartiene alla squadra dei rossi. LE PAGELLE:

ANIMATORI: Cimbaro 7,5; Gianuzzo 7; Casco 6,5; Ferrari 7; Sinicco 7; Ponte 7,5; Serra 5,5; Durì 8,5; Valsecchi 8; Verrettoni 6; Carlesso 8,5; Zampa 7.

RAGAZZI: Basso 6,5; Blanchin 5; Andrighetti 8; Candussio 6; Pevere 5; Stefanutti 5,5; Toso 6; Manente 5; Florio 5,5; Salvador 5; Rusconi 6; Vicario 6,5. Arbitro: Fabio Sanna 7.

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GIANUZZO

FERRARI

SERRA

SINICCO

PONTE

VALSECCHI

CARLESSO FLORIO TOSO

CASCO

DURÌ VERRETTONI

RUSCONI

SALVADOR

STEFANUTTI MANENTE

ANDRIGHETTI BLANCHIN PEVERE CANDUSSIO BASSO

PANCHINA: ZAMPA

CIMBARO

PANCHINA: VICARIO

A N I M AT O R I IN PARADISO, RAGAZZI, CHE DISASTRO!

VIVERE LA VITTORIA, VIVERE LA SCONFITTA

Il pre-partita: la parola a un animatore Di Chelsea Okeke (9)

Facendo una breve intervista a Marco Ferrari, un animatore che ha partecipato alla partita di calcio contro i ragazzi, alla domanda “che cosa ti aspetti da questo incontro?”, lui ha risposto sinceramente dicendo che sperava di vincere, ma soprattutto di divertirsi. Ha poi continuato: “non c’è nessuno nella mia squadra più bravo di…tutti, e credo che sia proprio questo il motivo per cui vinceremo. Tuttavia, anche se perdessimo, ma avremo fatto una bella partita, sarò comunque soddisfatto”.


SPECIALE “A SCUOLA DI GIORNALISMO”

PALLAVOLO… MA CHE DIFFICILE LA BATTUTA! Di Petra Mirabile (13) e Chiara Zalateu (12) Momenti importanti dell’Estate Ragazzi sono stati dedicati allo sport. Come corso giornalisti abbiamo deciso di sondare le opinioni di alcuni partecipanti ai corsi di pallavolo. “Ho scelto questo sport per socializzare, divertirmi e regalarmi emozioni irripetibili nella vita”, queste sono le parole di Emma, una giovane che anima il corso di pallavolo dell’Estate Ragazzi. Sia animatori che animati concordano che vincere è una soddisfazione enorme e, a perdere, ci si sente un po’ amareggiati. Erica ci dice che quando gioca l’ansia è al massimo e la squadra è molto unita. Tutti ci rivelano come la mossa più complessa sia la battuta dall’alto, tranne Andrea che afferma: “nessun movimento è troppo difficile se si gioca con costanza e impegno”.

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SPECIALE “A SCUOLA DI GIORNALISMO”

BASEBALL: INTERVISTA ALL’ANIMATRICE MICAELA Di Beatrice Sibilla (11), Elisa Marcinko (12)

All’Estate Ragazzi del Bearzi, gli sport, l’attività fisica e la salute sono molto importanti e vengono presi in grande considerazione da tutti. Uno dei tanti sport presenti è il baseball. Ce ne parla Micaela, 18 anni. È il suo secondo anno all’Estate Ragazzi come animatrice. Segue baseball e ama gli sport in generale, come ci rivela durante l’intervista. Di solito non pratica questo sport in particolare, ma l’ha affascinata da sempre. Lo guarda in tv e la interessa il fatto che non è basato solo sul gioco, ma su schemi e tecniche da imparare. Nel gioco del baseball il braccio è la parte del corpo che si allena di più, visto che è sempre in movimento: sia nel lancio sia nella presa della palla. “Anche nel momento in cui si utilizza la mazza si allena la parte superiore del busto”, ci spiega Micaela. Sia la forza che la precisione sono importanti, perché “senza forza non si gioca”. Ci sono molte regole, ma non sono difficili da imparare. La cosa più importante è far proprie le varie tecniche, alcune più difficili, altre meno. Nel baseball ci sono delle attrezzature specifiche. Secondo Micaela “le più importanti sono di sicuro la mazza, le palline, le divise, i caschetti e i guantoni”. Una curiosità sta nel fatto che nel baseball si utilizzano ben tre tipi di guanti: da prima base, del ricevitore e da battuta. Non cambia solo il nome, ma anche la forma e la funzione di essi. Il catcher, poi, ha attrezzature speciali, differenti da tutte le altre. Si sta molto attenti alla sicurezza dei giocatori, per cui il catcher indossa la pettorina per il petto e le gambe, la maschera per il viso e la testa ed infine gli schinieri per le gambe. Secondo noi il baseball è importante, soprattutto per i ragazzi dell’Estate Ragazzi, per via del fatto che è necessario capire le regole, studiare gli schemi ed essere concentrati sul movimento delle braccia. È molto educativo, essendo una sana mescolanza di sport, amicizia, intelligenza ed allegria.

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NON PER SOLI MASCHI...

IL FOOTBALL AMERICANO È UNA DELLE ATTIVITÀ SVOLTE NELLE QUATTRO SETTIMANE DELL’ESTATE RAGAZZI Di Bassi Rudas Anastasiia (13) e Cicuttini Elisabetta (12)

Secondo Elia, capo animatore dell’attività di football americano, quest’ultimo, a prima vista, sarebbe uno sport in cui semplicemente si danno e ricevono tante botte. Quello che l’ha colpito fin dal primo momento, tuttavia, sono state le strategie complicate di questo gioco molto avvincente. Un gioco che pratica da tre anni e mezzo e che ogni volta gli fa provare il 100% di carica e adrenalina. Il suo ruolo non gli permette di placcare, ma ci racconta che, per lui, essere placcati fa venire un filo di nervoso, anche se alla fine si diverte. Il football americano è uno sport non solo maschile. A questa attività hanno partecipato pure due ragazze che, da quanto ci raccontano, sono state tra le migliori dell’attività. Questi due “prodigi” del football americano si chiamano entrambe Emma, una delle quali sorella di Elia. L’altra Emma è stata colpita dal fatto che si debba correre molto; più di tutto, in ogni caso, le è piaciuto provare una grande libertà di esprimersi. Sono ormai tre settimane che pratica questo sport e si trova molto a suo agio soprattutto quando placca le persone, perché si diverte. Riccardo, Emanuele e Amos sono gli altri tre ragazzi che si sono offerti di essere intervistati. Riccardo ci racconta che è la prima volta che pratica questo sport, ma per lui è molto importante la concentrazione e la scarica di adrenalina. Emanuele ogni volta che gioca si diverte molto. A colpire Amos sono state l’azione e la sorpresa che questa disciplina sa regalare ai suoi atleti.

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SPECIALE “A SCUOLA DI GIORNALISMO”

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SPECIALE “A SCUOLA DI GIORNALISMO”

A COSA SERVE LO SPORT? L’OPINIONE DEGLI ANIMATORI Di Anna Rana (12) e Alice Degano (11)

Noi del team “giornalismo” abbiamo chiesto ad alcuni animatori a che cosa serve, secondo loro, lo sport e abbiamo ottenuto un sacco di risposte interessanti. “Lo sport serve a sfogarsi, ed è anche un ottimo passatempo. Invece di consumare le giornate a giocare ai videogiochi, con lo sport ci si diverte e si fa una cosa buona per il proprio corpo.” Paolo.

ovvero come un gruppo di persone che ha gli stessi interessi riesca a combatte per difenderli. Lo sport aiuta anche il corpo, la mente. Per me è la cosa migliore che possa esserci per qualcuno!” Emma. “Lo sport può essere visto in tanti modi. Per esempio è un modo per distrarsi dagli impegni giornalieri, per svagarsi e stare con gli amici, ed è utile per tenersi in forma.” Michele. “Lo sport serve a svagarsi, e ad essere leali.” Lara. “Secondo me lo sport serve a imparare a stare insieme e condividere sia le cose belle sia quelle brutte.” Fabio. “Per noi lo sport è adrenalina, vita, tensione, ma soprattutto divertimento.” Francesca e Valentina. “Per me lo sport è un grande sfogo, ed essendo il football americano uno sport di squadra, ti aiuta a fare nuove amicizie e a condividere una passione comune.” Elia.

“Lo sport serve a scatenarsi, divertirsi e farsi tanti nuovi amici!” Elisa. “Lo sport serve a tenersi in forma, ovviamente, e aiuta quando bisogna scaricare la tensione e sfogarsi” il gruppo di gastronomia (Dania, Lara, Monica) “Secondo noi lo sport serve a tenersi in forma divertendosi!” il gruppo di calcio (Gioele, Marco, Marco, Gabriele). “Lo sport, se è di squadra, serve a fare amicizie nuove, insegna ad essere più uniti, e mostra lo spirito di squadra,

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