Cjosul - Novembre

Page 1

Tutti gli articoli presenti all’interno di questo magazine sono protetti ai sensi delle normative sul diritto d’autore. Vietata la riproduzione dei testi o di parte di essi. Cjosul testata Giornalistica registrata Tribunale di Udine (N° 6 del 02/10/2017) Dir Resp Riccardo Michielan

CJOSUL NOVEMBRE 2017 N.08

mensile friulano di informazione sportiva

Football americano

I LEONI A BASILIANO INDOSSANO CASCO E SPALLIERA

UDINESE

L’Ajax 20 anni dopo, Paolo Poggi racconta APU GSA

PINTON E IL SUO AVVIO DI STAGIONE

Per chi soffia il vento del nord?

L’ESORDIO UFFICIALE DEI VIKINGS


CJOSUL Par furlan, cjosul e je chê peraule che si dopre cuant che ti mancjin lis peraulis.

Alberto Zanotto alberto.zanotto@cjosul.it Alessandro Poli alessandro.poli@cjosul.it Cristian Trevisan cristian.trevisan@cjosul.it Enrico Arcolin enrico.arcolin@cjosul.it Gianmaria Monticelli gianmaria.monticelli@cjosul.it Marco Michielis marco.michielis@cjosul.it Marzio Paggiaro marziopaggiaro@gmail.com Mattia Meroi mattia.meroi@cjosul.it Giulia Meozzi meozzigiulia@gmail.com Simone Narduzzi simone.narduzzi@cjosul.it Tommaso Montanari tommaso.montanari@cjosul.it Tommaso Nin tommaso.nin@cjosul.it

Graphic design Veronica Duriavig veronica.duriavig@gmail.com www.veronicaduriavig.it Copyright titolare dei diritti 2017

Un attrezzo, una pietanza, un pennarello oppure un libro. Cjosul è quel termine che in friulano può assumere diverse connotazioni a seconda della situazione in cui esso viene impiegato. Nel nostro caso, Cjosul è una rivista, una rivista digitale a cadenza mensile che si propone di raccontare lo sport dagli occhi di chi lo vive in prima persona e in tutte le sue sfaccettature: calcio, basket, cinema o fumetti. Ogni aspetto della nostra vita può essere toccato dallo sport che amiamo. Ogni aspetto della nostra vita può diventare Cjosul. La redazione di Cjosul è composta in gran parte da studenti che vogliono avvicinarsi al mondo del giornalismo sportivo e lo vogliono fare all’interno di un ambiente giovane, in cui ogni proposta è accolta con entusiasmo. Rodato o ancora acerbo, ogni aspirante giornalista è il benvenuto in Cjosul. Il nostro obiettivo? Una crescita del gruppo che comporti inevitabilmente la maturazione professionale di ogni singolo partecipante.


SOMMARIO

novembre 2017 CJOSUL

fischio d’inizio

UNA ZEBRA A POIS 04

SEGNA TU CHE SEGNO ANCH’IO

di Simone Narduzzi

22

FACCIA A FACCIA 08

POGGI: “AJAX, RICORDO INDIMENTICABILE, L’UDINESE DEVE TROVARE EQUILIBRIO. LASAGNA EMERGERÀ”

di Mattia Meroi

IL RAMARRO RAMPANTE 12 VERTIGINI D’ALTA CLASSIFICA

di Alessandro Poli

PRIMAVERA IN GOL 14

UNA CLASSIFICA SEMPRE PIÙ CORTA

di Alberto Zanotto (foto di Emiliano Foramiti)

FOCUS SERIE A 16

GODFRED DONSAH, DA LAMPEDUSA AI CAMPI DI SERIE A

di Enrico Arcolin

UNO SGUARDO OLTRECONFINE 18

SOLO COTONE

A TU PER TU CON PINTON FIRE di Gianmaria Monticelli

24

100 YARD PER LA GLORIA I LEONI TORNANO A RUGGIRE

di Marzio Paggiaro e Giulia Meozzi

26

A TUTTO VOLLEY #MAIUNAGIOIA

di Cristian Trevisan

30

MAGIC IN THE AIR

BROOMS UP PER LA LEGA QUIDDITCH! di Tommaso Montanari

34

THE SOUND OF SPORT

LA NORD AL RITMO DEI “CREEDENCE”: GENESI DI UN CORO di Marco Michielis

L’ARTISTA DEL CONTROLLO

Ajax, ricordo indimenticabile, l’Udinese deve trovare equilibrio. Lasagna emergerà

foto: http://www.calciogazzetta.it/wp-content/uploads/2016/02/asada-800x515.jpg

di Tommaso Nin


UNA ZEBRA A POIS Simone Narduzzi

simone.narduzzi@cjosul.it

Segna tu che segno anch’io

4


Fonte foto: Foto Petrussi

CJOSUL

5

CJOSUL | NOVEMBRE 2017


UNA ZEBRA A POIS >> SEGUE

Un’intera formazione a rete. Fra gli elementi a disposizione di mister Gigi Delneri, infatti, ben undici quei giocatori che, a partire dalla prima giornata di campionato, sono apparsi almeno una volta sul tabellino dei marcatori. Reti inutili in diversi casi ai fini del risultato, gol pesanti, pietre angolari per la ricostruzione, nei quattro match vinti fin qui dai bianconeri. Diciotto marcature in undici gare giocate: statistica che trascende la crisi di gioco manifestata dall’Udinese di questi tempi – o forse anni? – andando invece a toccare sul vivo gli effetti concreti del lavoro di Gigi da Aquileia. Venga esso valutato positivo o meno. Se poi gli ultimi due incontri fruttano alle zebre un bottino di sei punti, il dato prima ignorato va a inserirsi quale punto in grassetto nella polizza salva-panchina post-vittorie con Sassuolo e Atalanta. Su rigore o a conclusione di sporadiche combinazioni? Quando vinci poco importa: Delneri può tornare al lavoro – il double non cancella le lacune di questa squadra – e il merito è del gruppo, di quanti gli han permesso di sedere ancora in panchina. CJOSUL | NOVEMBRE 2017

Bomber all’occorrenza. Già, perché scorrendo tra gli autori di una o più marcature non c’è traccia di un goleador più vorace rispetto agli altri. Passino i tre rigori insaccati da De Paul o la doppietta di Maxi Lopez ai danni della Sampdoria: in questa squadra anche un difensore pare a suo agio nel trovar la porta. Danilo, Samir – in un caso la porta era la nostra –, Nuytinck e Stryger Larsen grazie ai rispettivi gol messi a segno hanno reso un po’ meno amare alcune loro performance ben poco rassicuranti. Il primo in particolare, oltre al 2-2 della speranza contro la Juve, in seguito al tonfo di quella serata pare aver ritrovato l’attenzione giusta per guidare l’incerta retroguardia dei friulani. A centrocampo che dire del neo-acquisto Antonin Barak, che dire del suo mancino già a bersaglio in due occasioni? All’appello manca qualcuno, su tutti – in quanto elemento votato all’offesa – il brasiliano Ryder Matos: dal suo arrivo ancora attendiamo il primo centro ufficiale in maglia bianconera. La forza del gruppo. Quando mancano triangolazioni e la palla scavalca il centrocampo andando a perdersi fra le maglie avversarie, tocca affidarsi alle giocate dei singoli e alla grinta, la sostanza, la cattiveria espressa da ognuno. Se l’insieme lavora bene, a risentirne positivamente sono le prestazioni di tutti gli undici sul terreno di gioco, indipendentemente dal modulo impiegato in quel frangente. Valon Behrami in questo è il simbolo. La sua aggressività gli permette di trascinare la squadra alla conquista del pallone nella trequarti avversaria, senza contare l’effetto umano che un giocatore di rodata esperienza come lui riesce a instillare nei compagni più giovani. La lesione alla coscia rimediata dal nazionale svizzero al termine della gara contro l’Atalanta gli impediranno, molto probabilmente, di prender parte a tutte le sfide in programma per questo novembre – Lazio all’Olimpico, poi Cagliari e Napoli in casa. La soluzione, a tal proposito, dalla bocca di coach Delneri proprio nell’immediato dopogara con la Dea: “Non ho due Behrami, ne ho uno. Abbiamo altri giocatori che devono dimostrare di essere da Udinese”. L’affiatamento in questione sembra inoltre abbia giovato, in termini di applicazione, all’apprendimento dei diktat difensivi

6

L’esultanza di mister Delneri al termine della gara con l’Atalanta


predicati da mister Gigi. Due vittorie non cancellano gli svarioni emersi in precedenza – i quali hanno contribuito a uno dei peggiori inizi di sempre in casa Udinese –, ma appare tuttavia innegabile come giocatori quali l’esterno iracheno Ali Adnan stiano acquisendo, col passare dei giorni, precisione negli interventi, prontezza in alcune chiusure. Tallone d’Achille del numero 53, la fase difensiva potrebbe ora diventare proprio quella discriminante in grado di garantirgli un posto da titolare da qui alle prossime partite.

Svezia per l’accesso al Mondiale, sarà il turno del Cagliari del “sogno” sfumato Pavoletti. Sardi ospiti al Friuli, così come, domenica 26, il Napoli di Maurizio Sarri. Cambierà poco che i partenopei per quel giorno siano ancora o meno in vetta al campionato, quella azzurra è una formazione da affrontare al top della forma. Fisica, tattica, mentale. Si chiude sotto l’arco dei Rizzi contro il Perugia il 30 novembre: match secco, gara valida per il quarto turno di Coppa Italia.

Novembre, sfide da brividi. Veniamo dunque agli appuntamenti in calendario nel corso di questo mese. Si parte all’Olimpico il 5 novembre contro una Lazio rullo compressore, lanciata verso la testa della classifica di Serie A. Ciro Immobile con 14 gol è il più prolifico fra i cannonieri, dietro al centravanti della Nazionale una squadra costruita per puntare a traguardi importanti. Il 19, superati i playoff fra Italia e

7

I GOL FATTI FIN QUI DAI BIANCONERI

RODRIGO DE PAUL

3

ANTONIN BARAK

2

KEVIN LASAGNA

2

MAXI LOPEZ

2

SAMIR 1 LARANGEIRA DANILO

1

BRAM NUYTINCK

1

JENS STRYGER-LARSEN

1

SEKO FOFANA

1

JAKUB JANKTO

1

STIPE PERICA

1

CJOSUL | NOVEMBRE 2017


foto: http://www.gazzamercato.it/wp-content/uploads/sites/53/2016/11/image-6.jpg

CJOSUL

>> SEGUE

CJOSUL | NOVEMBRE 2017

8


CJOSUL

FACCIA A FACCIA Mattia Meroi

mattia.meroi@cjosul.it

Poggi: “Ajax, ricordo indimenticabile, l’Udinese deve trovare equilibrio. Lasagna emergerà” 9

CJOSUL | NOVEMBRE 2017


FACCIA A FACCIA >> SEGUE Paolo, partiamo dal passato. Torniamo indietro di vent’anni. 4 novembre 1997. Che partita è stata Udinese-Ajax?

Quella notte di vent’anni, fa quando Oliseh effettuava lo sciagurato retropassaggio che consentiva a Paolo Poggi di firmare l’1-0, ci avevano creduto in molti. Ribaltare il risultato contro l’Ajax non era impossibile. Il raddoppio di Bierhoff al termine di una bellissima azione aveva aumentato la speranza sfumata all’80’ con la rete-beffa di Arveladze. Un gol, quello dei lancieri, preceduto dall’errore del possibile 3-0 di Cappioli e dalle grandi parate di Van der Saar sui tentativi di Marcio Amoroso e dello stesso ex centrocampista bianconero. Eliminazione o meno, quella resta “La partita”. Nonostante l’uscita dalla Coppa Uefa, quella notte non viene ricordata con amarezza e delusione in virtù della capacità che quell’Udinese aveva di far sognare la sua gente. Erano 41500 a inseguire un passaggio del turno contro la formazione olandese, all’epoca un team di primissimo livello. Il primo marcatore di Udinese-Ajax, oggi responsabile dei rapporti internazionali al Venezia FC, ripercorre quella serata e analizza lo status dell’Udinese odierna.

“Bellissima. La cosa che ricordo meglio è l’attesa febbrile della gara. I quindici giorni tra le due sfide contro gli olandesi sono stati molto intensi. In città e ovviamente anche nello spogliatoio si respirava l’aria delle grandi occasioni. Io tendo a suddividere in tre momenti quel match: l’ingresso in campo con lo stadio gremito, il nostro primo tempo in cui stavamo vincendo giocando bene e infine la doccia gelata del gol subito”. C’è il rimpianto per l’eliminazione? “Sinceramente non c’è un rammarico forte per non essere andati avanti. Forse, visto il doppio confronto, avremmo anche meritato di passare. Ma affrontavamo un grande avversario che un anno e mezzo prima era arrivato in finale di Champions League. E siamo usciti a testa alta con la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile, di esserci espressi al massimo delle nostre potenzialità. Se ci fossimo qualificati per gli ottavi, nell’immaginario collettivo, UdineseAjax non sarebbe stata etichettata come “La partita” perché ce ne sarebbero state altre in seguito”. Torniamo al presente. L’Udinese è reduce da due vittorie che hanno salvato la panchina di Gigi Delneri. È una situazione strana. Nel momento in cui si pensa di cambiare allenatore, i risultati tornano a essere positivi e le acque si calmano. Fa parte dell’imprevedibilità del calcio. Contro Sassuolo e Atalanta non sono state disputate due grandissime partite, ma con l’impegno i bianconeri hanno portato a casa punti preziosi. C’è da apprezzare lo sforzo fatto dai ragazzi che si sono isolati dalle chiacchiere e hanno risposto sul campo. Ma non bisogna sentirsi ancora tranquilli, la salvezza è ancora da conquistare. È fondamentale mantenere l’equilibrio: non bisogna esaltarsi quando le cose vanno bene e nemmeno demoralizzarsi troppo quando vanno male”. La squadra ha sempre segnato in queste prime dieci giornate di campionato con più uomini. Non ha un marcatore che spicca

CJOSUL | NOVEMBRE 2017

10


FACCIA A FACCIA

sugli altri. Che contributo alla causa possono dare gli attaccanti bianconeri? “Segnare con più calciatori è una nota positiva. Per quanto riguarda le punte, il più interessante è Lasagna. Deve crescere, ma si vede che ha qualità, emergerà nel corso della stagione. Perica è un buon giocatore, tende anche a sacrificarsi aiutando in fase difensiva. L’esperienza di Maxi Lopez può tornare utile nei momenti decisivi. Inoltre l’argentino può essere importante per la maturazione dei suoi compagni di reparto più giovani”. Capitolo portieri. Come valuta l’avvicendamento tra Scuffet e Bizzarri? “Premetto che non conosco benissimo la situazione, bisognerebbe essere dentro per dare un giudizio valido. Da fuori mi sembra che sia stata fatta una scelta ponderata per proteggere Simone in un momento difficile per la difesa dell’Udinese. Penso che per Scuffet non sia una bocciatura, torneranno dei momenti in cui si farà nuovamente affidamento a lui. In ogni caso, trovo che la strategia di affiancargli un esperto come Bizzarri sia corretta. Quello del portiere è un ruolo delicato”. In Friuli tanti si lamentano per il fatto che Gino Pozzo sia maggiormente impegnato a seguire le vicende del Watford. Cosa dice al riguardo? “È difficile rispondere. Non so dire se sia poco presente a Udine. Io nella mia testa ho sempre visto l’Udinese come un prodotto della famiglia Pozzo. La loro è stata una gestione perfetta”. A che punto è invece il progetto del Venezia? “È in fase di consolidamento. Dopo due promozioni consecutive non possiamo avere la pretesa di salire un’altra volta di categoria. Bisogna dare stabilità economica alla società che viene da due fallimenti nel giro di pochi anni. Comunque stiamo facendo bene in un campionato come la serie B di quest’anno che si prospetta molto equilibrato”. Da quelle parti c’è un ex bianconero, Domizzi. Quanto è importante avere uno zoccolo duro di calciatori italiani?

“Indispensabile. Serve per creare quel senso di appartenenza che è importante per conseguire buoni risultati. Poi semplifica il lavoro del mister, velocizza i miglioramenti di coloro che vengono da altre realtà. Domizzi sta giocando molto bene, è capitano e punto fermo. Grazie alla sua esperienza, sta dando un grande contributo a livello tattico oltre a dare una grossa mano agli altri ragazzi”. In serie A stiamo apprezzando Simone Inzaghi alla guida della Lazio. Che allenatore è suo fratello Filippo? “In questo processo di crescita del Venezia, Inzaghi ha inciso molto. Si è dimostrato capace. Bravo a gestire i momenti di difficoltà, a dare un’identità e una mentalità alla squadra”.

migliorata rispetto a qualche anno fa. Il nostro calcio è in ripresa grazie ad alcune squadre che stanno facendo ottime cose sia in serie A che nelle competizioni europee. Ma non siamo ancora competitivi ai massimi livelli”. Un pensiero, infine, sulla nazionale. L’Italia riuscirà a battere la Svezia per andare al Mondiale in Russia? “Non c’è mai la certezza in questo sport. Gli azzurri devono affrontare uno spareggio impegnativo. Io sono fiducioso. Non posso pensare che l’Italia non partecipi alla fase finale di un campionato del mondo. Venire eliminati sarebbe un fallimento che dovrebbe portare a uno stravolgimento totale”.

Quale idea si è fatto della novità di quest’anno in Serie A: la Var? “Mi piace perché ha portato maggiore giustizia. È chiaro che non può eliminare tutti gli sbagli. Ma dà la possibilità di correggere un errore e non è una cosa da poco. È un bel cambiamento che merita ulteriore tempo per essere migliorato”. Chi vincerà lo scudetto? Come vede il calcio italiano? “Per il tricolore io dico Napoli. La qualità nel nostro campionato è

11

CJOSUL | NOVEMBRE 2017


determinata da un generale momento di ansia per una poltrona, come il primo posto, che scotta, e scotta eccome.

“Quanta fatica per salire in cima, per poi scoprire che c’è poco ossigeno e non si respira”: così cantano Fedez e J-Ax in un recente successo – “Piccole cose” – e allo stesso modo si potrebbe descrivere l’attuale situazione in casa dei neroverdi. Certamente nessuno mette in discussione il secondo posto, alla pari con la Renate, a una sola lunghezza dal Padova, e l’ancora perdurante imbattibilità – eliminazione dalla Coppa Italia di Serie C a parte – ma la squadra di Colucci sembra in evidente difficoltà nel lottare per un piazzamento così elevato. Dopo una partenza sprint dei ramarri, infatti, si nota sempre di più una tendenza al pareggio, che ha fatto finora registrare addirittura sei risultati di questo tipo anche contro squadre non proprio irresistibili come Gubbio e Fermana. Ben quattro di tali X, inoltre, sono state ottenute nelle ultime cinque sfide, fatto che porta i friulani a vedersi soltanto noni nella speciale classifica facente riferimento allo stato di forma di ciascuna squadra. Cosa manca dunque a questo Pordenone, che a inizio campionato aveva prodotto risultati insperati e fatto sognare ad occhi aperti migliaia di tifosi? Senza addentrarsi in analisi di schemi e tattiche di gioco, basta osservare poche altre statistiche per capire dove stia il problema, ossia nella carenza di coraggio e di aggressività della squadra, forse

CJOSUL | NOVEMBRE 2017

Innanzitutto si può notare come i gol subiti siano già undici in altrettante partite e, in particolare, che in quattro occasioni siano stati gli avversari i primi a passare in vantaggio, anche se non si può certo affermare che il Pordenone non abbia forza di reagire, dato che detiene il miglior attacco del girone, con ben diciotto reti, e, come si è detto, non ha ancora incassato sconfitta alcuna. In secondo luogo saltano all’occhio le sole due vittorie non ottenute di misura – il 3-1 contro il Sudtirol e il 4-2 al Teramo, entrambe peraltro in casa – e i match decisi negli ultimi minuti come la vittoria esterna a Santarcangelo, quella interna contro il Ravenna oppure il pareggio casalingo di fronte al Gubbio, risultati tutti agguantati dopo il novantesimo. Inutile sottolineare quindi l’occasione ormai persa di allungare sul gruppo di testa imponendosi come prima solitaria in un girone che anche in questo inizio di novembre vede delinearsi una zona alta della classifica dal predominio incerto, con ben dieci formazioni racchiuse in soli sei punti. Domenica 5 novembre ci sarà il derby tra le mura amiche contro la Triestina, un bivio stagionale e un’occasione di riscatto per i ramarri, che dovranno impiegare tutte le loro forze per cercare di riconquistare vetta e identità.

LE ALTRE I rosso-alabardati si presentano al derby regionale con alle spalle una serie alternata di vittorie e pareggi che dura da cinque giornate e li vede dunque più determinati dei loro colleghi pordenonesi. Dopo un inizio di campionato che aveva portato solamente una vittoria e tre pareggi in cinque gare, la riscossa è iniziata lunedì 8 ottobre con la larga vittoria interna sulla Fermana, per 3-0, continuando con un importante pareggio a Bassano e una vittoria corsara per 3-1 sul Vicenza, il tutto fino al pareggio in casa per 1-1 contro il Santarcangelo di sabato 28. La

12

situazione attuale vede quindi i giuliani al decimo posto con 14 punti. In Serie D continua la corsa salvezza del Cjarlins Muzane che, sebbene con un po’ di fatica, mantiene inalterata la quartultima posizione: in dieci gare finora disputate, nove sono i punti ottenuti dal team della bassa friulana, con una sola vittoria e ben sei pareggi; il Tamai raggiunge invece la metà della classifica con i tredici punti finora conquistati. Lo scontro diretto tra queste due squadre, giocato il 22 ottobre in quel di Carlino, si è concluso con un pareggio per 2-2. Nonostante sia ancora molto presto per parlare di promozioni, è quantomeno da sottolineare anche l’avvio fortissimo del Chions in Eccellenza, ancora a punteggio pieno dopo otto giornate e seguito a fatica solo dal Lumignacco, con 22 punti: ricordiamo che il primo posto in questa categoria significa accesso diretto alla Serie D, mentre alla seconda toccherebbero i preliminari. In conclusione, anche se ciò esula dal calcio nostrano, è doveroso notificare il nostro dispiacere per un’altra società vicina al fallimento, ossia il Modena Calcio – militante nello stesso girone del Pordenone – che molto probabilmente si vedrà radiata dal campionato per i continui inadempimenti. L’augurio che lasciamo per questa squadra è di riprendersi e tornare al più presto agli attuali livelli che sarà a breve costretta ad abbandonare.


foto: http://www.padovasport.tv/wp-content/uploads/sites/39/2017/10/img_7004.jpg

CJOSUL

IL RAMARRO RAMPANTE Alessandro Poli

alessandro.poli@cjosul.it

Vertigini d’alta classifica PAREGGITE, DIFESA DISTRATTA, OCCASIONI MANCATE: COSA MANCA A QUESTO PORDENONE PER ESSERE VERAMENTE DA B?

13

CJOSUL | NOVEMBRE 2017


PRIMAVERA IN GOL

CJOSUL

foto Emiliano Foramiti

>> SEGUE

Alberto Zanotto

alberto.zanotto@cjosul.it

Una classifica sempre più corta SONO PASSATE SETTE GIORNATE DALL’INIZIO DEL CAMPIONATO PRIMAVERA 1 E LA CLASSIFICA È ANCORA CORTISSIMA. CJOSUL | NOVEMBRE 2017

14


CJOSUL CJOSUL

I

n testa troviamo l’Atalanta, squadra ricca di talento, come ampiamente dimostrato in questo inizio di stagione. Solidità difensiva e spregiudicatezza dal centrocampo in su hanno portato la squadra di Brambilla fino alla testa della classifica con 16 punti e il miglior attacco della lega. Sugli scudi soprattutto Musa Barrow, attaccante classe ‘98 che sembra essere già pronto per il salto in prima squadra. Gli undici gol messi a segno fin qui lo hanno lanciato in vetta alla classifica marcatori. Ben quattro di questi, peraltro, li ha segnati proprio nell’ultima gara contro la Roma, annichilita con un larghissimo 7-1. I giallorossi, dopo un buon inizio, sembrano dal canto loro aver smarrito un po’ di lucidità: sconfitta per loro sia contro la Fiorentina che nel match con l’Atalanta. Dietro la Dea, a macinare gol su gol, troviamo il Sassuolo di Felice Tufano. Sette punti nelle ultime tre gare per i neroverdi che, nonostante i problemi difensivi, continuano a vincere trascinati, in particolare, dalle ultime prestazioni di Aristidi Kolaj. Nelle gare contro Udinese, Sampdoria e Chievo il centrocampista albanese è infatti andato per tre volte in gol. Terzo posto, invece, per un inaspettato Genoa: i rossoblù, dopo un inizio altalenante, si sono ripresi e nell’ultima partita sono riusciti anche a strappare tre punti all’Inter di Stefano Vecchi, una vittoria che ha permesso al Grifone il sorpasso proprio a discapito dei nerazzurri. Squadra messa bene in campo da coach Sabatini quella vista in queste gare: quando Altare gioca così in difesa non passa nessuno, mentre davanti con Zanimacchia e Salcedo, due dei più interessanti prospetti di quest’anno, diventa tutto più facile. Vedremo se riuscirà a mantenersi su questi livelli anche nelle prossime uscite. Sconfitta pesante dunque quella dell’Inter che dopo le ottime vittorie contro Fiorentina e Sampdoria, nelle quali si erano messi in mostra soprattutto Emmers e Lombardoni, non è riuscita a ripetersi in casa dei liguri. Una brutta partita quella giocata dai ragazzi di Vecchi, evidentemente affaticati per i continui impegni in Coppa Italia e le assenze di alcuni pilastri chiamati da Spalletti in prima squadra. Altra formazione inspiegabilmente crollata nell’ultimo weekend di ottobre è

la Fiorentina, uscita sconfitta per 3-0 dal match giocato in casa contro il Torino. La Viola arrivava già dalla battuta d’arresto contro l’Inter e, dopo i tre punti persi con i granata, si trova ora al sesto posto, posizione che non può certo soddisfare mister Emiliano Bigica. Torino, invece, che grazie a questa vittoria esce dalla zona critica della classifica dopo un inizio di stagione non convincente. Ciononostante la squadra di Coppitelli può vantare la miglior difesa del campionato – solamente sei reti subite – e fare affidamento in attacco sulla fisicità di Butic, dietro a Barrow nella classifica marcatori con sei gol messi a segno finora. A riprendersi dopo un inizio disastroso anche il Milan di Gennaro Gattuso. I rossoneri, che non perdono dal derby e sono pure riusciti a inchiodare l’Atalanta al pareggio lo scorso 21 ottobre – 1-1 il risultato finale –, sembra abbiano trovato solidità e motivazione anche grazie alle cure del proprio allenatore, sempre convinto della validità della rosa messa a sua disposizione. La fantasia di Dias e il fiuto del gol di Forte, in particolare, stanno iniziando a portare ottimi risultati in casa Milan. Chissà che Montella – al netto di un futuro esonero – non ci faccia un pensierino... Nella zona calda della classifica si sente la mancanza di una squadra su tutte: la Juventus. I bianconeri continuano a non convincere e a non trovare una vera e propria fisionomia di gioco che rispecchi e metta in mostra il vasto numero di talenti in rosa. Le maggiori difficoltà sono emerse dalla fase difensiva; in attacco le qualità non mancano – Nicolussi e Olivieri han mostrato di poter fare buone cose – ma evidentemente per risalire in classifica occorre anche un cambio immediato di mentalità.

due avversari ostici, e mostrando molte lacune nel reparto difensivo – due reti subite contro il Grifone, ben tre nella sfida a domicilio degli emiliani. Dal centrocampo in su si è vista una buona squadra, con discrete qualità. Bisognerà dunque fare di più sotto l’aspetto tattico per riuscire a portare a casa più punti possibili nelle prossime gare contro Roma, Torino e Fiorentina. Partite difficili ma non impossibili viste le gravi lacune messe in mostra soprattutto da giallorossi e viola in queste ultime gare.

Un’occhiata al calendario A novembre ci aspettano partite promettenti e cariche di aspettative: Atalanta-Genoa ci mostrerà di che pasta è veramente fatta la squadra di Sabatini, mentre dalle molte sfide tra le formazioni di bassa classifica capiremo chi ha veramente le qualità per restare in Primavera 1. Calendario di fuoco invece quello che attende la Vecchia Signora, che dovrà affrontare in un mese Fiorentina, Milan, Sassuolo e infine Inter. Dovrà mostrarsi pronta e preparata per qualunque evenienza la Juve, capendo al più presto quali sono i suoi limiti e cercando di non ripetere più gli errori compiuti fino a questo momento della stagione.

La situazione in casa Udinese Partenza modesta quella dei ragazzi di Giulio Giacomin, che si trovano appena fuori dalla zona retrocessione sopra a Sampdoria, Napoli, Juventus e Bologna. Due pareggi e due vittorie per i bianconeri, una delle quali è arrivata proprio nell’ultimo turno in casa dell’Hellas per 0-1 grazie alla rete di Mak Varesanovic. Nelle due partite precedenti la squadra era andata in difficoltà portando a casa zero punti contro Sassuolo e Genoa,

15

CJOSUL | NOVEMBRE 2017


FOCUS SERIE A

CJOSUL

Enrico Arcolin

enrico.arcolin@cjosul.it

Godfred Donsah, DA LAMPEDUSA AI CAMPI DI SERIE A Il calcio spesso è contornato da meravigliose storie che parlano di importanti traguardi raggiunti da un giocatore nel corso della sua carriera; alle volte, però, solo in pochi conoscono le problematiche incontrate e i sacrifici fatti da quell’atleta per raggiungere tali livelli: è questo il caso di Godfred Donsah.

Una storia certamente non facile da raccontare che parla di migranti, lavoro nei campi e tanta, tanta speranza. Ospite alla trasmissione televisiva “Che tempo che fa” accanto a Roberto Saviano, lo scorso 8 ottobre il ghanese ha raccontato alcuni episodi significativi della sua vita, primo fra tutti il viaggio intrapreso dal padre quando Godfred aveva appena otto anni ed era ignaro di tutte le preoccupazioni che si trovavano al di fuori del campetto in cui giocava a pallone. Dal Ghana, senza soldi a sufficienza per prenotare un volo, papà Twaku decide di intraprendere un lungo viaggio attraverso il deserto. A piedi. Un cammino lungo un mese durante il quale vede molti suoi compagni morire, un tragitto a dir poco estenuante al termine del quale riesce a salire su un barcone diretto in Sicilia. Arrivato in Italia trova lavoro a Foggia, in una coltivazione di pomodori: in cambio un letto per dormire e un tetto sotto cui stare. Periodicamente arriva qualche manciata di soldi, spediti puntualmente

alla sua famiglia in Ghana. Là, c’è sempre il figlio Donsah che si sfama di calcio ad ogni ora del giorno. Intanto il padre ha trovato un nuovo lavoro, un’occupazione più remunerativa con la quale riesce a mantenere la propria famiglia. In seguito, allora, si trasferisce a Como, dove riesce a lavorare come magazziniere. Siamo nel 2011 e Godfred, ormai quindicenne, decide un giorno di prender l’aereo per volare in Italia e riabbracciare il padre. Otto lunghi anni poi, finalmente, il ricongiungimento. Per il giovane Godfred si presenta quindi la possibilità di poter giocare a calcio prima nel Como e poi nel Palermo: per problemi legati al permesso di soggiorno, tuttavia, è costretto a tornare in Ghana. Indubbiamente nel cuore della famiglia di Donsah aleggia l’amarezza, sino a quando il Ds dell’Hellas Verona, Sean Luca Sogliano, decide di dare una nuova opportunità a questo ragazzo in cui intravede un talento innato. E a tal proposito non sbaglierà. Con gli scaligeri inizia quindi

la sua carriera da professionista: Donsah è un centrocampista dinamico, fisico ma dotato anche di piedi diligenti, abile sia in fase di possesso che di non possesso. Un lieto fine, dunque, per questa travagliata avventura che parla di migranti africani diretti in Italia, alla ricerca disperata di un futuro migliore: un tema ricorrente sulle bocche di molti italiani. Accettare o respingere? La problematica divide il Paese. Accantonando però un istante idee politiche e timori per chi è straniero, pare doveroso quantomeno riflettere sulla fortuna in possesso di molti derivata dal semplice fatto di esser nati in contesti più agiati, un’occasione concessa a tanti giovani del nostro paese anche grazie al sacrificio – spesso non riconosciuto – dei propri genitori. Coetanei di Donsah con meno senso di gratitudine, verso un padre, una madre, verso la vita “toccatagli in sorte”. La stessa che a Donsah, ora ventunenne in forza al Bologna, sta regalando una carriera ricca di soddisfazioni.


http://ghanasoccernet.com/godfred-donsah-shares-fathers-migrant-story-as-he-joins-football-cares-to-raise-funds-for-refugees-in-europe#

CJOSUL CJOSUL

17

CJOSUL | NOVEMBRE 2017


foto https://cc-media-foxit.fichub.com/thumb/fox-it-foxsports/cf4fffde-5173-4197-ae66-36b08d07edca/181017-it-perform-guardiola-rv-2-1508310488871-1724-mp4-1280x720.jpg

CJOSUL

CJOSUL | NOVEMBRE 2017

18


UNO SGUARDO OLTRECONFINE Tommaso Nin

tommaso.nin@cjosul.it

L’artista del controllo PEP GUARDIOLA È AL SUO SECONDO ANNO ALLA GUIDA DEI CITIZENS: PARE AVER TROVATO IL MODO PER ESPORTARE LA SUA FILOSOFIA DI GIOCO OLTREMANICA E INSEGUIRE UN TRONO, QUELLO INGLESE, CHE SOLO FILIPPO II, CINQUECENTO ANNI PRIMA, ERA RIUSCITO PER POCO TEMPO A CONQUISTARE.

19

CJOSUL | NOVEMBRE 2017


UNO SGUARDO OLTRECONFINE >> SEGUE

C

hi ha studiato un poco la storia europea saprà che Spagna e Inghilterra sono due nazioni che solo in un certo frangente del passato si sono venute a trovare in strettissimi quanto delicati rapporti: a metà del ‘500 sul trono iberico siede Filippo II, re di un impero che mai sarà poi così vasto. Filippo sposa nel 1554 Maria I d’Inghilterra con la volontà di estendere anche Oltremanica la propria egemonia. Alla morte di Maria, la decisa Elisabetta I rifiuta le avance del sovrano spagnolo così da allontanare il fantasma del dominio straniero sull’orgogliosa isola britannica. È però la successiva condanna a morte di Maria Stuart, regina cattolica di Scozia, la miccia che fa scoppiare il conflitto tra le due nazioni sul finire del XVI secolo. La spedizione dell’Invincible Armada si traduce in un totale disastro; quello che sarebbe dovuto essere l’atto con cui la Spagna avrebbe conquistato l’Inghilterra ed esportato Oltremanica la propria lingua e il proprio credo, può essere anche letto come il segno di un’incompatibilità di fondo, di una divergenza essenziale tra due modi di vedere il mondo, tra due lingue così opposte, tanto passionale e irrazionale quella spagnola, quanto composta e pudica quella inglese – lingua che Filippo II, a riprova di ciò, non riuscì mai ad imparare. Cinquecento anni dopo un altro spagnolo si è mosso alla conquista dell’Inghilterra, calcistica s’intende, dopo esser passato per la Germania. Pep Guardiola l’inglese, a differenza di Filippo II, lo conosce, eccome. Deve aver pensato che conoscere l’idioma di quel popolo che ogni weekend affolla gli stadi inglesi sia il primo passo per poter esportare anche laggiù il suo credo calcistico fatto di possesso, ragionamento e posizione. Conoscere una lingua è entrare in fondo nel modo di pensare delle persone, vedere il calcio con occhi che non sono i propri, e a una prima impressione nulla come il football box to box della Premier sembra essere così distante dal tiqui taka che ha caratterizzato le squadre di Pep. Eppure Guardiola, novello Filippo II, ha accolto la sfida che il Manchester City gli ha posto davanti. Non si tratta solamente di arricchire la sala trofei dei Citizens e giocarsi la reputazione di allenatore più che vincente: ciò che la Premier, con la sua intensità e la sua totale imprevedibilità può mettere in discussione sono le stesse idee, la stessa filosofia di gioco dell’allenatore catalano, estremamente razionale, totalmente votata al controllo, così diversa da quei pazzi spettacoli di goal decisi al 95’ che sanno essere le partite inglesi. In fondo

CJOSUL | NOVEMBRE 2017

allenare in Premier, per Pep, significa misurare la portata universale, la verità del proprio verbo tattico e confrontarsi anche con la possibilità del fallimento, del non adattamento ad un mondo forse troppo differente.

E in effetti, in tempo di bilanci dopo il primo anno alla guida del City, le ombre parevano essere più delle luci, le incognite più delle certezze. A luglio 2016, appena sbarcato in Inghilterra, in un’intervista caricata sul canale YouTube dei Citizens, provocato sull’adattabilità del proprio calcio al contesto inglese, aveva risposto: “Ho solo da imparare, sono arrivato con un’idea. [...] C’è chi dice che Pep non si adatterà, io sono qui per dimostrare che è possibile applicare la mia idea di calcio anche qui; è una grande sfida”. In verità dopo le prime sei partite questa sfida Pep sembra poterla vincere e il suo calcio pare potersi adattare all’ambiente della Premier: arrivano infatti sei vittorie consecutive, affermazioni piuttosto nette, a cui però fanno seguito due pareggi e la prima sconfitta col Tottenham. Al giro di boa del campionato è quarto, a dieci punti dal Chelsea capolista e poco sotto Arsenal e Liverpool. A dicembre, in una conversazione per Sky Sports con Thierry Henry, l’atmosfera che fa da sottofondo alle sue parole è molto meno serena rispetto all’incanto di qualche mese prima. Guardiola non riesce a controllare le partite ed il pallone come vorrebbe: “Molte volte la palla viaggia più per aria che rasoterra, e mi devo adattare”. Il controllo dello spazio e del ritmo è reso difficoltoso dal fatto che le squadre non provino a giocare, mentre “la palla va direttamente all’attaccante e se vuoi mettere pressione è un problema”. In definitiva “il calcio qui è più imprevedibile, perché non puoi controllare tante cose”. Palle lunghe, arbitri che fischiano di meno, grande intensità e importanza delle seconde e terze palle sono tutte variabili nuove con cui Guardiola faticherà a trovare un compromesso nel suo primo anno a Manchester. Eppure Pep, stuzzicato da Henry, a chi gli dice di cambiare le sue idee ribatte secco: “capisco benissimo gli inglesi, hanno vinto e hanno perso giocando così (all’inglese, s’intende ndr) ma sono nato in Catalogna e sono ispirato da come giocano lì”. Guardiola ammette

20

che tenterà di adattarsi, ma non potrà mai scendere a patti con quel juego de posición che è più di una filosofia, è una fede, un’ideale, non potrà rinunciare a quell’esigenza profonda di controllo del campo e dell’avversario attraverso il proprio esasperato possesso. E forse è stato proprio questo troppo convinto idealismo la causa del terzo posto del City, a quindici punti dal Chelsea e a otto dal Tottenham. In Champions i sogni di gloria di Agüero e compagni si sono infranti contro il dinamismo e lo stato di forma incredibile del Monaco di Mbappè e Falcao. Proprio la doppia sfida degli ottavi di finale contro i monegaschi è l’immagine dei pregi e dei limiti di questo City I dell’allenatore catalano. I Citizens sono una squadra indubbiamente tecnica, ma che pare non aver ancora assimilato a dovere i dettami del suo timoniere; mancano di equilibrio, il 5-3 dell’andata ne è un chiaro segnale. I meccanismi di pressione alta non funzionano a dovere e aprono spazi in cui squadre veloci come il Monaco si trovano a proprio agio. I difensori di Pep, al contrario, vanno in grande difficoltà quando si tratta di correre all’indietro e difendere ampie porzioni di campo. Se a questo si aggiungono l’ancora non fluida costruzione di triangoli per l’uscita bassa del pallone, i troppi errori tecnici individuali, le non equilibrate distanze tra i posizionamenti degli uomini in campo nelle diverse fasi, il fallimento del cileno Bravo e l’incapacità di trovare un undici titolare sempre affidabile, non è difficile comprendere che a fine maggio Guardiola si sia trovato di fronte a numerosi interrogativi: l’esportazione del tiqui taka Oltremanica non sarebbe stato affar facile, ma avrebbe avuto bisogno di tempo e, perché no, di calciatori anche diversi, più adatti ad un certo gioco, a certi meccanismi. Ed in quest’ultima direzione si è mosso il City d’estate. Un mercato concitato: alle cessioni di Nolito, Hart, Nasri, Fernando, inadatti al calcio dogmatico di Pep, di Zabaleta, Clichy, Caballero, Jesus Navas, Sagna, e alla partenza fortemente richiesta da Kolarov, destinazione Roma, hanno compensato acquisti assai mirati: Mendy, Walker e Danilo a rinforzare le fasce, Bernardo Silva ad aggiungere imprevedibilità e tecnica sulla trequarti, Ederson abilissimo nel gioco coi piedi. Tagliare i rami non funzionali, e aspettare la crescita e l’apprendimento tattico di giocatori talentuosi in un contesto tattico ideale in cui esprimersi, come Stones, Sané, Sterling, Fernandinho. Questo progetto, ben chiaro nella mente di Guardiola, sta cominciando a dare i suoi frutti. Il rollino di marcia di quest’anno in


foto: https://static.independent.co.uk/s3fs-public/styles/article_small/public/thumbnails/image/2017/05/16/12/pep-guardiola.jpg

Premier League è invidiabile: nove partite fino a novembre, otto vittorie e un solo pareggio alla terza giornata, con l’Everton; 35 reti segnate, 6 quelle subite, 5 clean sheets. Pep è partito da un inedito 3-1-42, per poi virare stabilmente dalla partita di Champions con il Feyernord (0-4) su un più classico 4-3-3. Il 5-0 sul Liverpool di metà settembre è un primo indizio della diversa tenuta del City di quest’anno: il risultato rotondo, la porta inviolata ma soprattutto una percentuale di possesso palla e di precisione di passaggi del 66 e del 90% sono numeri più che rassicuranti. La conferma che la musica che si ascolterà all’Etihad Stadium quest’anno sarà diversa è arrivata dalla vittoria, davvero mai in discussione, a spese del Chelsea di Conte. L’azione del goal di De Bruyne è un manifesto del calcio posizionale del tecnico catalano applicato ai ritmi della Premier: velocità, verticalità e gioco fra le linee. Otamendi gestisce la palla all’altezza della metà campo; con un filtrante forte e preciso salta una linea – quella di Fernandinho – e pesca direttamente De Bruyne, la mezzala opposta, che si è liberata fra la difesa e il centrocampo dei Blues. Il belga si appoggia di prima intenzione su Gabriel Jesus che, muovendosi in profondità, libera il centro, dove lo stesso De Bruyne si sposta per raccogliere l’uno-due ed arrivare infine ai 20 metri per scagliare una conclusione mancina, precisa e potente, in piena libertà, con Rüdiger costretto a seguire il taglio di Silva. Meccanismi come questi sono frutto di una costante catechesi, di giocatori talentuosi che occupano intelligentemente lo spazio e moltiplicano continuamente le offerte di passaggio per il compagno, costringendo l’avversario a fare delle

CJOSUL

scelte. In questo contesto di maggior ordine che Pep è riuscito a costruire, giocatori come Fernandinho, Sterling, Sané risultano finalmente decisivi, mentre accanto al solito Agüero, De Bruyne si sta confermando su livelli assoluti. Anche il cammino in Champions è privo di inciampi: alla vittoria di Rotterdam è seguita l’affermazione sul giovane Shakhtar, mentre contro il Napoli i tre punti sono arrivati al termine di una gara in cui, specie nel secondo tempo, i Citizens si sono anche adattati al palleggio di Sarri e hanno amministrato un bottino di due goal – frutto di una prima mezz’ora perfetta – che sarebbe potuto essere più largo. Guardiola ha costruito una squadra più matura e consapevole, che ricerca la superiorità posizionale, costruisce con pazienza, attira la pressione ma poi libera nei mezzi spazi la velocità e la tecnica di mezzali ed attaccanti, e che è infine capace di leggere i momenti della partita e di non soccombere sotto l’inerzia imprevedibile della Premier.

È decisamente più tranquillo e fiducioso Pep quando risponde alle domande di Gary Lineker in un’intervista per la BBC dello scorso settembre. Punzecchiato per l’ennesima volta sul suo credo calcistico, alla domanda se abbia dovuto adattare i propri principi, risponde: “Non ho dovuto adattare le idee fondamentali, ma la mia filosofia alla qualità dei giocatori”. Nessun

21

ripensamento, nessuna conversione radicale, ma solo un continuo lavoro di perfezionamento del materiale tecnico a disposizione. Guardiola è in vena di confidenze: “Vorrei essere più paziente con la palla ma qualche volta non puoi farlo! Mi devo adattare quando giocano palle lunghe, adattarmi alle seconde palle, tutte cose a cui a Barcellona non ero abituato a pensare e che ora devo allenare”: sfide nuove, situazioni inedite, ma la percezione è quella di un continuo affinamento di un genoma tattico costante, composto da dogmi calcistici immutabili che di volta in volta devono trovare le modalità ottimali per sopravvivere ad un mutevole ambiente. Che quest’anno il finale possa essere diverso lo lascia intravedere proprio il tecnico catalano: “Differenze rispetto all’anno scorso? Ora c’è la sensazione che quando arriviamo là, in area, segneremo un goal, mentre l’anno scorso non ce l’avevamo”. Se a questo si aggiunge una ritrovata stabilità difensiva, il City in questa stagione sembra approdato ad un livello superiore di consapevolezza e di controllo: proprio quel che vuole il suo allenatore. Ciò significa che l’egemonia del football iberico si estenderà finalmente anche oltre la Manica e Guardiola riuscirà a farsi incoronare, cinquecento anni dopo Filippo II, re dell’Inghilterra, calcistica s’intende? Se è vero che il campionato inglese è lungo, il cammino verso il titolo estenuante, le competizioni parecchie e le energie non infinite, ciò che i Citizens e il loro condottiero hanno mostrato fino ad ora è il miglior punto di partenza possibile per la consacrazione definitiva delle idee e dell’uomo Pep Guardiola, un allenatore, un filosofo, o forse, più semplicemente, un artista del controllo. CJOSUL | NOVEMBRE 2017


CJOSUL

Fonte foto: Apu Gsa

>> SEGUE

A TU PER TU CON Pinton Fire

CJOSUL | NOVEMBRE 2017

22


SOLO COTONE Gianmaria Monticelli

gianmaria.monticelli@cjosul.it

S

ul finire di ottobre, dopo la vittoria contro gli Sharks di Roseto con un rotondo +24 e quella più rocambolesca della settimana prima in casa di fronte a Ravenna - gara terminata dopo i primi 5' di over time grazie a due triple di fila di Benevelli - siamo andati al Carnera a far visita alla squadra di coach Lino Lardo impegnata nella preparazione alla partita di Orzinuovi. Senza storia o quasi l'incontro a domicilio del team bresciano, match nel quale l'Apu ha prevalso 61-76, terzo successo consecutivo sulla strada che porta ai playoff. È in questo contesto che abbiamo voluto dar voce al vice-capitano della squadra Mauro Pinton. Grande momento quello vissuto dal veneziano sotto l’aspetto fisico, balistico e difensivo, senza contare l'apporto del giocatore all'interno dello spogliatoio griffato Gsa. Guardia jolly classe ’84 dalla brillante carriera in formazioni come Treviso e Sassari, Pinton, davanti ai nostri microfoni, si è dimostrato molto aperto, disponibile, solare. Dalle sue parole pensieri sul basket arricchiti da curiosità che vi aiuteranno a conoscere meglio il cestita, l’uomo, il papà Mauro “Elettroshock” Pinton. Mauro, hai mai avuto un inizio di campionato così brillante per quanto riguarda le percentuali al tiro? “Due anni fa in serie B, l’anno della promozione in A2, ho tirato con medie del 50%. Questa stagione l’ho iniziata molto bene, speriamo di continuare su questa strada, è comunque solo l’inizio della stagione. A Mantova ho preso dei tiri molto difficili, a Roseto i primi due tiri erano dall’alto tasso di difficoltà, gli altri tre li ho presi da libero. Chiaramente di solito non mi viene lasciata questa libertà di tirare e sono marcato molto stretto dalle difese avversarie. Comunque se mi lasci libero negli ultimi 7 metri, mi viene tutto più facile. Attenzione, non è detto che se sei libero segni al 100%: alle volte, quando sei libero, è più facile sbagliare rispetto a quando prendi tiri con le mani addosso. Personalmente, quando ho tanto

tempo e spazio per tirare i tiri risultano più difficili”. Rispetto agli anni scorsi ti senti meglio tu o è cambiata la fluidità di gioco, aspetto questo che ti permette di arrivare al tiro più facilmente? “Stiamo cercando di completare il lavoro che abbiamo cominciato l’anno scorso e che per questioni di infortuni e discontinuità non siamo riusciti a fare. Fin dall’inizio stiamo provando a riallacciare con continuità il discorso dello scorso anno. Quando giochiamo assieme si nota subito una maggiore fluidità in campo, i tiri sono più puliti ed ovviamente le percentuali sono più alte, mentre quando i tiri sono presi da situazioni più intricate o sul filo dei 24 secondi è più difficile che si riesca a fare canestro”. Quali sono i trucchi per migliorare tempi ed esecuzione di tiro? “Non ci sono trucchi particolari. Bisogna tirare, tirare e tirare, provando sempre a migliorarsi tecnicamente. Il tutto poi dipende dalla personalità del giocatore e dai momenti. Se sbagli un canestro solitamente prima di sganciare ulteriori tiri ci pensi di più, quando sei in fiducia invece hai meno difficoltà a prenderti qualche lusso. Non ci sono trucchi quindi è questione di allenamento, bisogna tirare tanto!” Obiettivi personali e di squadra per questa stagione? Obiettivi personali no, se non quello di aiutare il gruppo come posso e come mi chiede Lino (ndr Lardo). A livello di squadra, se l’anno scorso l’obiettivo era capire dove potessimo stare in graduatoria, quest’anno è quello di centrare i play-off cercando di formare un gruppo solido, granitico e d’identità. Nelle ultime partite mi sembra che la squadra abbia capito in che direzione remare”. Come procede l’inserimento dei nuovi giocatori, in particolare degli stranieri? E i giovani? I giovani li avevamo anche lo scorso anno. Sono forti. Tra l’altro Ousmane (ndr Diop) e Vito (ndr Nobile) conoscono

23

gli schemi meglio dei nuovi e questo è un elemento fondamentale. Per quanto riguarda i nuovi Raspino sta acquisendo fiducia, Pellegrino sta entrando bene nei giochi, adesso però dobbiamo aspettarlo un po' per l’infortunio patito a Roseto; Andrea (ndr Benevelli) è un giocatore molto intelligente, sa quello che deve fare. Al momento non gli stanno arrivando tanti palloni giocabili, ma il basket è così… Magari a Orzinuovi lo lasceranno libero e tirerà quindici volte (ndr Infatti per lui ad Orzinuovi 16 punti). Lui non si deve sbloccare, è un giocatore completo, esperto. Ripeto, gli arrivano pochi palloni giocabili, questo è un dato di fatto. Sei arrivato a Udine nell’estate del 2015. Udine ormai, vista anche la vicinanza con la tua città natale, potrebbe considerarsi la tua seconda casa. La senti come tale? Che rapporto hai con la città e la sua gente? Qui si sta benissimo. Spesso torno a casa perché in Veneto ho mia moglie che lavora e due bambini. Le due città sono vicine, gli usi, le consuetudini i modi di pensare di friulani e veneti sono simili. Se uso il mio dialetto, qui mi capiscono senza problemi (ndr sorride). Comunque a Udine mi son sentito da subito accolto e sinceramente sto molto bene. Oltre al basket quali altre passioni hai? La famiglia e i bambini. Fino a qualche tempo fa erano i videogiochi e i libri. Adesso se c’è un po' di tempo libero, una mattina, un pomeriggio, una giornata, li passo in famiglia. Poi tra partite ed allenamenti ultimamente sto leggendo l’ultimo libro di Dan Brown. Le prossime gare dell’Apu Gsa si terranno a Udine il 5 novembre contro la Bondi Ferrara, poi trasferta a Verona l’11 prima del doppio turno casalingo di fronte a Jesi il 19 e l’Assigeco Piacenza domenica 26.

CJOSUL | NOVEMBRE 2017


CJOSUL

foto: Andi King Photography

>> SEGUE

100 YARD PER LA GLORIA Marzio Paggiaro e Giulia Meozzi

marziopaggiaro@gmail.com - meozzigiulia@gmail.com

I leoni tornano a ruggire Tutti voi avrete visto sicuramente almeno una scena di film dove al college i ragazzi si cimentano nel gioco del football americano. CJOSUL | NOVEMBRE 2017

24


CJOSUL

Q

uesta realtà, questo sport, non si trova solo oltre oceano ma lo possiamo ritrovare anche in Italia, anche qui in Friuli Venezia Giulia. Questo mese vi parleremo di una squadra di Basiliano che da anni gioca a flag football – la versione senza contatto del football americano – la quale ha deciso di mettersi in gioco indossando casco e spalliera. Tutto è iniziato, per l’appunto, dal flag football, disciplina no-contact affine e propedeutica al football americano: si gioca 5 contro 5, due team distinti che si alternano in attacco e difesa. Qui per fermare l'avversario si ricorre ad una cintura con due flags, ovvero bandierine: se un giocatore viene “deflaggato” l'azione si ferma e riprende nel punto in cui si era interrotta. Scopo di questo sport, come d’altronde del football americano, è quello di guadagnare più terreno possibile fino a varcare la zona di meta e poter fare touchdown. A differenza del flag, il football americano vede invece schierati sul campo 11 giocatori impegnati nel seguire uno schema, in attacco per raggiungere la zona di meta, in difesa per impedire l'avanzata dell'avversario – azione che spesso si traduce con un placcaggio. È questo lo sport che da sempre ha appassionato gli atleti dei Leoni Basiliano, ragazzi poco più che ventenni a cui le “bandierine” non bastavano più. Dopo una lunga meditazione è quindi maturata la decisione di fondare, o meglio rifondare, il settore di American Football con casco, spalliera e placcaggi. Rifondare perché già dal 1984 l'allora società Leoni Palmanova era protagonista nei campi da football di tutta Italia. Nel 1985, infatti, troviamo la formazione palmarina piazzarsi al secondo posto del primo campionato di American Football di serie C, torneo poi vinto soltanto un anno dopo, successo corredato dalla meritata promozione in B. Poche stagioni in quella categoria fino al salto in A2 del 1988. Da questo importante piazzamento, però, la parabola ascendente dei Leoni comincia ad affievolirsi sino a condurre – a causa del numero oramai esiguo di giocatori rimasti – alla chiusura della società. Nel frattempo i Leoni Basiliano nascevano nel 2005 come società di flag football, militando nel campionato italiano e riuscendo a piazzarsi ai vertici delle classifiche, risultando sempre tra i top club d'Italia. Non ultimo il terzo posto conquistato il 14-15 ottobre nelle finali nazionali disputate a Grosseto, un risultato senza dubbio notevole ma specchio solamente dell’inizio di un nuovo percorso. Sì perché le gesta dei vecchi Leoni Palmanova e delle loro

battaglie consumatesi in tutto il Paese hanno finito per echeggiare sino a questi talentuosi ragazzi che, volendo onorare anche con casco e spalliera i colori rosso-argento della società, hanno deciso di dar nuova vita al progetto football targato Basiliano. È così che sabato 21 ottobre nella sala consiliare del comune di Basiliano si è tenuta la presentazione della squadra di American Football Leoni Basiliano, alla presenza del sindaco Marco del Negro e dell'assessore allo sport Roberto Coppetti. Le prime parole sono state dell'assessore, che ha espresso grande ammirazione nel vedere come la società rosso-argento porti in alto il nome del Comune di Basiliano in tutte le finali nazionali. Anche il sindaco Marco Del Negro si è dichiarato favorevole al progetto, rinnovando la disponibilità e l'impegno a supportare, anche burocraticamente, la società sportiva. Ha preso poi la parola un emozionatissimo Giampiero Meozzi, Presidente dei Leoni Basiliano, contento nel vedere una sala gremita di giocatori, parenti e amici. Il Presidente ha spiegato che questo nuovo

25

capitolo della società è ambizioso ma, grazie al duro lavoro e al nuovo consiglio direttivo, si auspica la partecipazione al campionato di terza divisione di football a 9 nel 2019, creando, a partire dal primo allenamento, un solido settore giovanile. Orgoglio nel vedere anche vecchie glorie dei Leoni Palmanova sostenere questo nuovo progetto e grande ammirazione per l'affiatamento dimostrato dall'attuale formazione a livello flag, uno spirito che non può che far ben sperare in vista del capitolo football prossimo al suo nuovo inizio. I Leoni American Football Team sono rinati e ti aspettano ogni sabato pomeriggio alle 15.30 presso il campo sportivo di Orgnano (Basiliano, Udine).

PER INFORMAZIONI: FACEBOOK: LEONI AMERICAN FOOTBALL TEAM INSTAGRAM: LEONI_FOOTBALL_TEAM TEL.: +39 329 7385717

CJOSUL | NOVEMBRE 2017


A TUTTO VOLLEY Cristian Trevisan

cristian.trevisan@cjosul.it

Ci sono voluti tre treni e otto ore di viaggio per portare Cjosul a Civitanova Marche, ridente cittadina marchigiana affacciata sul medio Adriatico. Ad ottobre ormai i turisti rincasano e i passi cedono spazio alle gialle foglie cadute dagli alberi, il tepore delle giornate tramuta in venti più freschi e meno temperati, la confusione diventa calma, la città cerca di ritrovare il suo naturale decorso, parallelamente succede questo anche per la stagione pallavolistica. La parentesi estiva delle nazionali e il mercato si sono concluse, il riposo cede alla preparazione atletica, le rinnovate squadre si conoscono, si allenano e testano i meccanismi nelle prime amichevoli, tutto per prepararsi ad una nuova stagione sportiva. Qualcosa però interrompe questo pacato tentativo di ritorno alla normalità, ed è un evento che ha un dolce gusto di déjàvu. Un trofeo, il primo da conquistare per questa nuova stagione, una ghiotta occasione per confermarsi o per stupire, per redimersi o togliersi qualche CJOSUL | NOVEMBRE 2017

soddisfazione. Mille chilometri percorsi per non perdersi la Del Monte Supercoppa, andata in scena il 7 e 8 ottobre scorso all’ombra del Eurosuole Forum. Come qualche mese prima, durante i play-off scudetto, a scontrarsi saranno i primi quattro della classe, le quattro squadre più forti della scorsa stagione, i quattro assi del campionato di Superlega. Prima dell’elenco è la Lube Civitanova di Osmany Juantorena, padrona di casa e vincitrice dello scudetto nella passata stagione. Inutile dire che per loro l’obbiettivo è di mantenere il titolo e vincere qualcosa in più. Per farlo scelgono la formula “squadra che vince non si cambia”: il sestetto titolare è lo stesso, la differenza sta in qualche bel rinforzo in panchina per ampliare le possibilità di gioco. Ostacolo con cui la squadra dovrà fare i conti è il cambio al timone. Il condottiero Gianlorenzo Blengini ha lasciato spazio al suo vice Giampaolo Medei così da potersi dedicare alla Nazionale. Secondo si presenta il Trento di Simone Giannelli, formazione la quale cercò di strappare il titolo ad una Lube che però non lasciò alcuno spiraglio. La squadra ora si trova stravolta, unici capisaldi in campo la coppia Lanza - Giannelli e in

26


foto: Lega Pallavolo Serie A www.legavolley.it/photogallery.asp

CJOSUL

27

CJOSUL | NOVEMBRE 2017


A TUTTO VOLLEY >> SEGUE panchina lo stratega Angelo Lorenzetti. Meccanismi nuovi, complicità e gruppo da ritrovare. Il livello resta molto alto, tanto lavoro da fare e una Champions da affrontare. Terza Modena, la casa di “Monsieur Magique”: il francese Earvin Ngapeth. La società, come Trento, ha cambiato molto a partire dalla cabina di regia. È tornato il beniamino brasiliano dalle mani d’oro Bruno ed è arrivato un nuovo allenatore: il bulgaro Radostin “Rado” Stojčev, che, tanto per enumerare, portò alla vittoria di 3 scudetti, 3 coppe italia e 3 Champions League Trento tra il 2009 e il 2015. Acquisti ambiziosi così come gli obbiettivi: tornare a vincere il triplete e riportare Modena sulla vetta. Infine il Perugia di Zaytsev, classificatosi seconda squadra in Europa nella scorsa stagione, ma malamente eliminata dalla lotta scudetto. Eterna seconda, bacheca vuota e mai violata nonostante gli enormi sforzi economici del patron Sirci che ogni anno porta pezzi da 90 a giocare per la sua squadra. Per questa stagione cambia – ma di poco – il sestetto introducendo due centrali di spessore, Simone Anzani e Fabio Ricci, e il miglior libero presente sulla piazza: Massimo Colaci, attualmente arruolato anche dalla nazionale italiana. L’obbiettivo dei ragazzi di Lorenzo Bernardi è vincere, scrollarsi di dosso

CJOSUL | NOVEMBRE 2017

l’etichetta di eterni secondi e regalare la gioia agli onnipresenti tifosi Sirmaniaci che troppe volte hanno dovuto reprimere in gola l’urlo per la vittoria. Con queste premesse lo spettacolo della Final four di Supercoppa è assicurato! All’arrivo a Civitanova la giornata è praticamente estiva, il tepore del sole viene temperato dallo sferzare di un venticello fresco. Si respira un’aria diversa, carica di entusiasmo. Un serpentone di persone vestite chi di bianco, chi di rosso, chi di gialloblu, chi con la maglia del proprio idolo o della tifoseria di appartenenza circonda l’ingresso del palazzetto. L’occasione ha portato nelle Marche oltre quattromila spettatori per godere di questo show di alta pallavolo e, grazie all’organizzazione dell’evento, nei quattro angoli dell’Eurosuole hanno potuto trovare spazio le tifoserie organizzate delle rispettive squadre. L’emozione è forte e lo diventa ancora di più all’ingresso delle squadre in campo. Prima semifinale: Civitanova contro Modena. I precedenti sono di ben ottanta match di cui quarantadue i successi per la formazione marchigiana e trentotto per quella modenese. Una sfida molto equilibrata il cui risultato sarebbe stato difficile da prevedere seppur sicuramente influenzato dal fattore campo grazie all’incessante

28

supporto del tifo “Lube nel cuore”. Civitanova parte male, non trovando una degna prestazione in attacco e a muro, debolezze su cui i modenesi insistono chiudendo il primo parziale con ben nove punti di vantaggio. Negli altri set Juantorena e compagni ritrovano la concentrazione e grazie all’inserimento di Candellaro e Sanders nei momenti di difficoltà la squadra di casa riesce ad ottenere i parziali successivi con il risultato di 3 a 1. Seconda semifinale: Perugia contro Trento. Queste squadre si sono scontrate ben venti volte, ma le più recenti sfide, risalenti ai play-off semifinale scudetto, hanno lasciato un segno nel morale della formazione umbra. Quello di cui aveva bisogno la squadra di Bernardi era una prestazione concreta, di carattere, di riscatto: quella messa in campo non ha deluso le aspettative. La Sir cede soltanto un set ad una Trento che dimostra di avere tanto potenziale ma ancora molto lavoro da fare per ottenere la maturità in un gruppo così rinnovato. Si delinea quindi la finalissima: a contendersi la Supercoppa saranno i padroni di casa della Cucine Lube Civitanova contro la Sir Safety Conad Perugia. Nella finale per il terzo posto Modena si afferma per 3 - 1 su Trento in una gara equilibrata giocata punto a punto.


Il quarto set, decisivo per gli emiliani, si conclude ai vantaggi per un risultato finale di 32-30! A fare la differenza una buona dose di cinismo e concentrazione per Bruno e compagni, caratteristica questa mancata nei momenti cruciali e conclusivi dei set per i trentini.

Per la finalissima l’intero palazzetto cambia aspetto. Da una parte gli immancabili e numerosissimi Sirmaniaci, di fronte la marea della “Lube nel cuore”, un palazzetto gremito di persone, neanche una poltroncina vuota! Sul campo tricolore scendono in campo gli atleti, la tensione è palpabile. Una finale dove non c’è nulla da perdere, se non proprio la coppa. Ogni pallone fa la differenza e deve essere possibilmente schiacciato nella metà campo avversaria. Da un lato per mantenere alto l’onore della squadra e continuare con la scia di vittorie della precedente stagione, dall’altro con la consapevolezza di giocarsi l’ennesima finale alla quale, però, si vuole dare un finale diverso. Nel primo set si vede una Perugia agguerrita con Civitanova costretta a correre ai ripari. Il risultato parla chiaro, 20 – 25, così come le percentuali, 67% di efficacia in attacco per gli umbri contro il 33% dei marchigiani. Nel secondo set invece la Lube cambia registro, l’inizio è in equilibrio ma poi i cucinieri prendono il largo e si allungano fino al 19-16 sopra la Sir. La risposta dei Block Devils non si fa attendere molto, ma è su un muro di Kovar su Atanasijevic che si conclude il secondo parziale: 1-1. Tutto è ancora possibile. Il terzo set inizia sempre punto a punto fino a quando l’irruenza in attacco dell’americano Russel e la solidità del muro perugino hanno la meglio sulla compagine marchigiana. Nemmeno i cambi possono fare qualcosa contro questo stato di grazia: 1 a 2 per la Sir. Il quarto set può sancire la fine

dell’incontro oppure la completa riapertura. Il livello è altissimo, il clima caldissimo. Ogni pallone è un’ovazione da l’una o dall’altra parte del palazzetto. I megafoni amplificano, i cori si rincorrono e si sorpassano quasi come se i tifosi, sotto forma di voce, fossero sul campo insieme ai loro beniamini. Le squadre si inseguono sui rispettivi vantaggi, prima stacca Perugia, recupera Civitanova che stacca, ma viene ripresa da Perugia con 3 ace consecutivi di Russel, giocatore in forma smagliante poi nominato MVP dell’incontro. Il finale è protagonista di un incessante delirio. I tamburi e i cori dei Predators si oppongono alla curva senza sosta dei Sirmaniaci in un’altalena emozionale. Il primo set-point per il tie-break è in mano alla Lube, ma Christenson sbaglia la battuta che va insaccarsi sulla rete. Tocca a lui, lo Zar Ivan Zaytsev, non nella sua forma migliore ma comunque indispensabile grazie a una solida prestazione difensiva. In battuta spara una bordata piena di grinta sulla seconda linea marchigiana, che riceve con difficoltà e schiaccia dritto sulle mani del muro perugino. Un servizio violento che forse racchiude in sé tutta la rabbia repressa dopo la vicenda consumatasi in nazionale. Fuori per un paio di scarpe. “Nizuno di può giudicare” canzona ironico uno striscione bianconero. Primo match-point Sir. Ivan ne spara un’altra delle sue su Grebennikov che attutisce il colpo e permette a Sokolov di comprimere il pallone sulla metà campo dei Block Devils. 25 pari. Torna subito in vantaggio Perugia su una sassata

29

nata dalle mani di Atanasijevic che poi si appresta ad andare al servizio: è il secondo match-point Perugia. L’ultimo punto è, come direbbe Jerry Calà, “libidine”. Un’azione interminabile, salvataggi al limite della fisica, le squadre si scambiano la palla da una parte all’altra della rete fino a quando, con determinazione, Sokolov schiaccia sbattendo contro le mani del muro perugino, la palla si impenna e va verso fondo campo, ma ad impedirne la caduta in un volo spettacolare c’è proprio lui: Ivan Zaytsev, che con leggiadria salva una palla impossibile schiacciata poi definitivamente da Russel sulla metà campo avversaria. Perugia è cambiata, Perugia è maturata rispetto alla scorsa stagione. Perugia si sacrifica su ogni punto, adesso c’è e finalmente ha vinto dopo ben sei finali nelle quali ha visto gli altri indossare l’oro. Regna - con diritto, dirà poi il presidente Sirci - e rompe i sigilli della sua bacheca dei trofei grazie ad una prestazione concreta e di altissimo livello. Vivere queste emozioni dal vivo non ha prezzo. Urlare, saltare, sudare, sentirsi mancare il fiato ad ogni scambio pericoloso ed infine ritrovarsi abbracciati tra i pianti e senza voce, increduli per quanto accaduto. Se questo era l’antipasto per la stagione da poco iniziata, se queste sono le sfide tra le cosiddette big, allora se ne vedranno davvero delle belle in una stagione di Superlega da considerarsi la più equilibrata di sempre. CJOSUL | NOVEMBRE 2017


CJOSUL

Brooms up per la Lega quidditch! CJOSUL | NOVEMBRE 2017

30


CJOSUL CJOSUL

MAGIC IN THE AIR

SI PARTE CON I PRIMI DUE GIRONI DELLA LEGA QUIDDITCH, CHE HANNO VISTO CONSUMARSI BATTAGLIE SENZA ESCLUSIONE DI COLPI TRA I CAMPI DI BRESCIA E PERUGIA. Tommaso Montanari

tommaso.montanari@cjosul.it

31

CJOSUL | NOVEMBRE 2017


MAGIC IN THE AIR >> SEGUE

“PER CHI SOFFIA IL VENTO DEL NORD?” Con questo urlo di battaglia i Midgard Vikings sono scesi in campo lo scorso 7 ottobre nel Girone verde, il primo dei tre eventi ufficiali della Lega quidditch targata 2017/18.

Già alle prime luci del mattino le squadre – Midgard Vikings Quidditch Triveneto, Bombarda Brixia Quidditch Club, Green Tauros Quidditch Torino e Milano Meneghins – hanno preso confidenza col manto del Bengals Stadium di Brescia, dove un nutrito team di volontari si è prestato di buona lena all’allestimento del campo di gioco. Alle 10 il via alla prima partita: i Bombarda Brixia padroni di casa affrontano con tenacia i Green Tauros Torino, i quali riescono a portarsi a casa 190 punti e il boccino, aggiudicandosi così l’incontro. I nostri vichinghi si scontrano quindi con i Milano Meneghins, facendosi valere di fronte a quella che si distingue come una formazione dotata di grande tecnica e forza fisica. La gara termina 260 a 70 per i milanesi, poi usciti sconfitti contro Torino in un match all’ultimo respiro teatro, peraltro, dell’infortunio di Gianluca Tenzone, volto storico dei Meneghins e personaggio conosciuto in tutto il panorama nazionale. Pronto soccorso per lui in seguito ad una contusione alla testa. I successivi due incontri dei Vikings pongono fine a questa prima avventura sul palco nazionale della neonata formazione del Nord Italia: il primo contro i Bombarda e il secondo al cospetto dei Tauros. Gli esiti non son dei migliori – due nuove sconfitte per il team unito del Triveneto

CJOSUL | NOVEMBRE 2017

– ma il morale resta comunque alto. Una sola vera tegola: l’infortunio del cacciatore Davide Steccanella, anche lui finito in pronto soccorso per una frattura alla clavicola sinistra rimediata nell’ultima gara in seguito a un brusco contatto di gioco. Chiude il torneo la vittoria dei Bombarda contro Milano. Il team bresciano si aggiudica così il secondo posto nella classifica finale, dove a precederli troviamo i Green Tauros Torino. Milano Meneghins sul terzo gradino del podio. Un torneo emozionante quello andato in scena al Bengals Stadium, una manifestazione che ha permesso ai Vikings di imparare molto acquisendo nozioni e tecniche di gioco importanti per il proseguo della stagione e in vista delle prime vittorie ufficiali. Un plauso va ai giocatori di ciascuna squadra, abili in sella alle scope e al contempo solidali con gli avversari vittime di infortunio. Ultimi, ma non certo per importanza, i volontari di gara, capaci di allestire un torneo coi fiocchi conducendo il tutto con professionalità e buonumore. Una menzione speciale a Matteo Plebani, uno dei volontari il quale ha passato gran parte del torneo in pronto soccorso ad assistere e supportare i feriti tenendo costantemente aggiornati compagni di squadra e addetti ai lavori. Da Brescia a Perugia per giungere al Girone bianco, competizione svoltasi nel

32

Di seguito risultati e classifica generale dei due tornei disputati:

GIRONE VERDE: 1.

Green Tauros Quidditch Torino (GTQT) 2. Bombarda Brixia Quidditch Club (BBQC) 3. Milano Meneghins Quidditch (MMQ) 4. Midgard Vikings Quidditch Triveneto (MVQT)

GTQT 190* - 40° BBQC MVQT 70° - 260* MMQ GTQT 220* - 30° MMQ BBQC 160* - 80° MVQT GTQT 250* - 40° MVQT BBQC 150* - 110° MMQ

GIRONE BIANCO: 1.

2. 3. 4. 5.

Hinkypunks Bologna Quidditch (HBQ) Perugia Gryphons Quidditch (PGQ) Siena Ghibellines Quidditch Club (SGQC) Imola Hurricane Quidditch (IHQ) Manticores Modena (MM)

IHQ 130* - 120° PGQ SGQC 140° - 70* MM IHQ 20° - 180* HBQ SGQC 120° - 230* PGQ MM 60* - 200° HBQ IHQ 80° - 150* SGQC PGQ 70° - 100* HBQ IHQ 180° - 170* MM HBQ 180* - 70° SGQC PGQ 220* - 60° MM * Squadra che ha catturato il boccino. ° Partita conclusa nei tempi regolamentari.


CJOSUL

centro sportivo La Renaccia, evento di richiamo per tutte le squadre del Centro Italia: Hinkypunks Bologna Quidditch, Perugia Gryphons Quidditch, Siena Ghibellines Quidditch Club, Imola Hurricane Quidditch e le matricole Manticores Modena. Ad aprire le danze Imola e Perugia in un match che sulla carta, secondo Andrea Zaniboni, uno dei volontari intervenuti al torneo, “sembrava dare per scontato il successo della squadra ospitante”. Una sfida, questa, che tuttavia vede il pronostico ribaltato a favore di Imola, vincitrice con uno scarto di soli dieci punti grazie allo splendido gioco in difesa dei propri battitori, bravi nel tener testa ai

tre cacciatori scuola rugby dei Gryphons. “Altra partita emozionante – secondo il nostro intervistato – quella che ha determinato il primo posto del torneo: Hinkypunks contro Ghibellines”. Tensione alta per tutta la durata dell’incontro e Bologna abile nell’approfittare di un momento di debolezza dei senesi per imbastire la rimonta che li ha portati poi alla vittoria. “Brillante”, infine per Zaniboni, il debutto dei Manticores: “la squadra si è presentata con soli sette giocatori, ma che giocatori! Così giovane come team, eppure in grado di dar del filo da torcere sia a Imola che a Perugia”. Al termine dei giochi son quinti, ma a testa più che alta e con qualche boccino in saccoccia.

33

Il prossimo appuntamento della Lega sarà a novembre, a Bari, con il Girone rosso per le squadre del Sud Italia. Seguirà quindi, a Milano, l’European Quidditch Cup Qualifier, torneo in cui le migliori squadre emerse dai gironi si contenderanno l’unico posto disponibile per partecipare agli Europei accanto ai Virtute Romana Quidditch – questi ultimi si sono guadagnati l’altro slot disponibile vincendo la scorsa edizione della Coppa italiana. Chi si aggiudicherà lo spot per partire, il prossimo aprile, alla volta di Pfaffenhofen An Der Ilm, in Germania, e competere con i miglior club del quidditch europeo?

CJOSUL | NOVEMBRE 2017


Fonte foto: Foto Petrussi

CJOSUL >> SEGUE

CJOSUL | NOVEMBRE 2017

34


CJOSUL

Marco Michielis

marco.michielis@cjosul.it

La Nord al ritmo dei "Creedence": genesi di un coro

S

aper osservare con attenzione ogni minimo fenomeno umano è sinonimo di grande cura, una cura che oggi stiamo perdendo, schiavi come siamo della frenesia e dell’approssimazione. Capita così che a guardarlo e, in questo caso, soprattutto ad ascoltarlo meglio, quello che all'apparenza sembra un semplice coro da stadio riveli una stratificazione semantica e una gestazione più complessa. Tutti i tifosi dell'Udinese, ormai, conoscono a memoria quello che sta diventando un vero e proprio inno per la curva Nord. Quel “Siamo l'armata bianconera” che magari fischiettano andando la mattina a lavoro o che canticchiano sotto la doccia. Parole, quelle di questo coro, che hanno accompagnato e sostenuto i bianconeri per due stagioni difficili, con l'apice dell'indegna sconfitta casalinga con il Torino per 1 a 5. E la Nord a intonare quel coro per quasi un'ora dopo il fischio finale, guadagnandosi attenzione anche a livello mediatico, non solo locale.

“Anche nel tuo peggior momento, io giuro, t'accompagnerò”. Parlano il linguaggio dell'amore i tifosi friulani, e perché non dovrebbero? Il calcio è un fenomeno complesso e di certo, oggigiorno, non è più solo un gioco. Lo aveva già capito Pasolini e lo sperimenta sulla propria pelle ogni football addicted che la domenica si reca sugli spalti per prendere parte a una passione immensa e scrosciante, che abbatte muri e divisioni di qualsiasi genere tra sostenitori di una stessa squadra per farne un tutt'uno. Un unico cuore pulsante che batte all'unisono e resta, non ho esitazioni a dirlo, la più grande dimostrazione del nostro tempo della naturale fratellanza che lega ogni uomo al suo simile. Forse quello che solo alcuni sanno, a proposito di questo coro, è che la sua melodia e il suo ritmo leggero e incalzante hanno la propria origine in una canzone del 1969. Più precisamente in “Bad Moon Rising”, grande pezzo della storica band dei Creedence Clearwater Revival. Primo singolo estratto dall'album “Green River”, “Bad

35

foto: http://coverlaydown.com/wp-content/uploads/2014/09/creedence-clearwater-revival-4e748d56860bb.jpg

THE SOUND OF SPORT

Moon Rising” ci parla di una catastrofe che sembra imminente, di un male che incombe alle porte. Ci mette in guardia e ci invita a trovare rifugio il prima possibile, mentre la sonorità leggera e quasi divertita della band sembra prendersi gioco del testo della canzone stessa. Variamente interpretata all'epoca della sua uscita, dato il momento storico, come una critica all'intervento statunitense in Vietnam – tanto che venne intonata anche durante alcune proteste pacifiste –, il fatto che la musica dei Creedence venga ora filtrata nei cori da stadio non deve ingannarci e, per i motivi detti sopra, non deve farci considerare questo accadimento una sorta di livellamento culturale verso il basso. In fondo, le parole sono cambiate, i termini della contesa anche, ma, lasciando stare il Vietnam, l'Udinese in questi ultimi anni ha rischiato più volte la disfatta della retrocessione. E, se l'ha evitata, lo deve anche ai suoi tifosi oltremodo appassionati. E pure musicofili, a questo punto, perché no?

CJOSUL | NOVEMBRE 2017


FAME DI SPORT E PASSIONE PER LA SCRITTURA? Cjosul sta cercando proprio te! Entra a far parte della nostra redazione: basta un’e-mail e il gioco è fatto! Scrivi a simone.narduzzi@cjosul.it Spiegaci chi sei e come nasce il tuo amore per il mondo del giornalismo.

COSA ASPETTI? #joincjosul

CJOSUL


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.