Cjosul - Settembre

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CJOSUL

SETTEMBRE 2017 N.06

mensile digitale di informazione sportiva

Formula 1

AMARCORD Marcio Amoroso tra Var, ricordi e futuro

TOP TEAM E PILOTI: LE PAGELLE DI METÀ STAGIONE

UDINESE DULÀ SETU?

BIANCONERI CHIAMATI A FAR PUNTI DOPO IL DIFFICILE AVVIO DI STAGIONE

APU GSA

Le parole di capitan Ferrari


CJOSUL Par furlan, cjosul e je chê peraule che si dopre cuant che ti mancjin lis peraulis.

Simone Narduzzi simone.narduzzi@cjosul.it Gianmaria Monticelli ilmiticomonti@libero.it Mattia Meroi mattia.meroi32@gmail.com Alessandro Poli alessandropoli97@gmail.com Cristian Trevisan cristian.trevisan.94@gmail.com Tommaso Montanari tommaso.montanari@hotmail.it Alberto Zanotto albyzan81@gmail.com Enrico Arcolin leopoldoarcolin@alice.it Tommaso Nin tommaso.nin@gmail.com Marco Michielis michielismarco@gmail.com Elisabetta Zerbinatti bettarte@hotmail.it Mirco Gazziola mircogazziola@gmail.com

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Un attrezzo, una pietanza, un pennarello oppure un libro. Cjosul è quel termine che in friulano può assumere diverse connotazioni a seconda della situazione in cui esso viene impiegato. Nel nostro caso, Cjosul è una rivista, una rivista digitale a cadenza mensile che si propone di raccontare lo sport dagli occhi di chi lo vive in prima persona e in tutte le sue sfaccettature: calcio, basket, cinema o fumetti. Ogni aspetto della nostra vita può essere toccato dallo sport che amiamo. Ogni aspetto della nostra vita può diventare Cjosul. La redazione di Cjosul è composta in gran parte da studenti che vogliono avvicinarsi al mondo del giornalismo sportivo e lo vogliono fare all’interno di un ambiente giovane, in cui ogni proposta è accolta con entusiasmo. Rodato o ancora acerbo, ogni aspirante giornalista è il benvenuto in Cjosul. Il nostro obiettivo? Una crescita del gruppo che comporti inevitabilmente la maturazione professionale di ogni singolo partecipante.


SOMMARIO

settembre 2017 CJOSUL

fischio d’inizio

UNA ZEBRA A POIS 04

WORK IN PROGRESS UDINESE

di Simone Narduzzi

SOLO COTONE 08

FERRARI, CAPITANO DI UNA SQUADRA CHE NON SI NASCONDE di Gianmaria Monticelli

FACCIA A FACCIA 12

AMOROSO: “UDINE NEL MIO CUORE, I GIOCATORI DEVONO ONORARE LA MAGLIA”

di Mattia Meroi

SPORT FVG 14

SQUADRA CHE CAMBIA? VINCE di Alessandro Poli

A TUTTO VOLLEY 16

CONOSCIAMO MATTERO PARIS, DA PERUGIA A CASTELLANA GROTTE PER UN ANNO DA PROTAGONISTA!

di Cristian Trevisan

20 MAGIC IN THE AIR

LUBIANA APRE LE DANZE CON IL GOLDEN NUT TOURNAMENT di Tommaso Montanari

22 SPECIALE PRIMAVERA

AL VIA IL NUOVO CAMPIONATO PRIMAVERA di Alberto Zanotto

24 FOCUS SERIA A

FISCHIO FINALE PER LA SESSIONE DI MERCATO. TOP E FLOP CAMPAGNA ACQUISTI ESTIVA di Enrico Arcolin

28 UNO SGUARDO OLTRECONFINE IL MERCATO È ESPLOSO? di Tommaso Nin

32 STORIE DI SPORT

QUANDO IL TERRORISMO COLPÌ AL CUORE LO SPORT: MONACO ’72 di Marco Michielis

32 LE DONNE, I CAVALLIER, L’ARME, I MOTORI PAGELLINE DI METÀ SEMESTRE di Mirco Gazziola

Intervista esclusiva a Marcio dos Santos Amoroso


UNA ZEBRA A POIS >> SEGUE Narduzzi Simone

simone.narduzzi@cjosul.it

La pausa nazionali e un mese di sfide accese. BIANCONERI AL LAVORO PER LASCIARSI IL PEGGIO ALLE SPALLE.

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UNA ZEBRA A POIS >> SEGUE

DAREMO L’ANIMA. Sì, ma quando? Verbo al futuro semplice in un contesto già complicato. L’Udinese è uscita sconfitta dai primi incontri della sua nuova stagione di A, un paio di buchi nell’acqua in due gare sulla carta agevoli.

Si era parlato di inizio abbordabile contro avversari alla nostra portata, poi l’amaro esordio col Chievo e l’insinuarsi di critiche e dubbi. L’1-2 casalingo subito dai gialloblù a minar la speranza di cogliere punti facili, speranza in seguito divenuta certezza al minuto 94’ del match con la Spal. Nonostante la momentanea rimonta andata in scena infatti a Ferrara, i friulani sono crollati allo scadere con la rete del 3-2 firmato Luca Rizzo, un gol – il quinto subito in 180’ – che ha dunque già inaugurato la prima crisi di questo campionato bianconero. Udinese al palo, ancora ferma a zero punti: non certo l’avvio sognato dal tifo friulano. Per smaltire le scorie e continuare a plasmare il suo gruppo, in soccorso a mister Delneri ecco la pausa per le gare di qualificazione ai prossimi Mondiali di Russia 2018. Si è fermata la Serie A ed è già tempo di riflessioni. Occorre comprendere, in questo breve periodo di stop, la natura dei problemi riscontrati nel mese di agosto, capire, correre eventualmente ai ripari, ingranare in vista del prossimo incontro di campionato. Il 10 settembre si torna al Friuli, ospite in quel dei Rizzi, il Genoa di Ivan Juric. Per coach Gigi da Aquileia, prima del match contro il Grifone, ancora qualche giorno utile

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per modellare la sua fin qui innocua e macchinosa creatura. Perché la manovra è lenta, addirittura inefficace? Cosa rende così permeabile il sistema difensivo delle zebrette? Un paio di semplici questioni che riassumono i temi caldi su cui la squadra bianconera è chiamata a dar delle risposte – possibilmente incoraggianti – già a incominciare dalla terza di campionato. In particolare a mancare, ma forse è solo un’impressione, la spina dorsale che regge tutta la formazione una volta sul campo di gioco. Scuffet ha vissuto un’esperienza di appannamento, i centrali di turno in difesa non danno sicurezza al reparto. Hallfredsson non è al meglio e là davanti manca una punta, un centravanti di ruolo. Lasagna è adattato, servirebbe… un Pavoletti. Lo stesso che pochi giorni fa ha deciso di vestire la maglia del Cagliari, club a cui l’Udinese non ha nulla da invidiare. Nulla, se non il monte ingaggi. Ciò non bastasse, Cyril Thereau si è trasferito alla Fiorentina: due gol per Monsieur poi l’addio un po’ inaspettato. Al suo posto Maxi Lopez, ex Torino, pure lui, al pari del francese, nel bel mezzo della fase calante della propria carriera sportiva. L’Udinese, intanto, si sta allenando al

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Gigi Delneri è tra i bersagli delle critiche generate dalle due sconfitte in campionato


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Bruseschi priva di ben quindici elementi convocati dalle rispettive nazionali. Un gruppo sparuto quello lasciato alle cure del tecnico friulano dal quale tuttavia è necessario si irradi lo stimolo necessario a conquistare i primi tre punti della stagione 2017/18. Due, come già detto, i nodi fondamentali del momento no bianconero: circolazione palla e difesa un po’ “ballerina”. Tutto si gioca, in entrambe le situazioni, sugli schemi e i meccanismi provati in allenamento. Ma c’è dell’altro. Al lavoro finalizzato a rodare il gioco friulano, si unisce la necessità di un graduale passaggio dalla formazione vista lo scorso anno – déjà-vu manifestatosi

soprattutto nella sfida al Chievo Verona – a un undici che rispecchi anche l’identità dei nuovi elementi giunti via via a rimpolpare le fila del club. Premere l’acceleratore sull’inserimento dei nuovi arrivati al insomma: l’olandese già in gol Bram Nuytinck, Kevin Lasagna e Giuseppe Pezzella, ma anche Barak, Bajic o il non più neoacquisto Balic. Alcuni già impiegati, altri convocati soltanto, tutti alla ricerca dell’intesa coi nuovi compagni. Serve del tempo, ma il tempo già stringe, specie se alla quarta si affronta il Milan a San Siro. Diavolo avversario dei friulani il 17, mentre il turno infrasettimanale del 20 sarà Udinese-Torino sotto l’arco dei Rizzi. Si chiude il mese di settembre all’Olimpico

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contro la Roma di Di Francesco, sabato 23 alle ore 15. Daremo l’anima? Diamola adesso.

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SOLO COTONE

Gianmaria Monticelli ilmiticomonti@libero.it

FERRARI, CAPITANO DI UNA SQUADRA CHE NON SI NASCONDE:

“Gruppo allestito per raggiungere i playoff” CJOSUL | SE T TEMBRE 2017


SOLO COTONE >> SEGUE

Manca poco alla fatidica data del 30 settembre, giorno in cui si giocherà la prima partita della stagione che vedrà l'Apu Gsa opposta alla Fortitudo Bologna al Carnera.

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Gli udinesi, guidati dal tecnico bianconero Lino Lardo, si allenano a ranghi completi per trovare immediatamente coesione ed amalgama, così come il corretto stato di forma atletica. In questi giorni la Gsa sta preparando, dopo lo scrimmage a buona intensità di sabato 26 agosto a Gemona, la prima uscita stagionale in quel di Lignano – venerdì 2 settembre alle ore 21.15 – contro la scudettata Reyer Venezia di coach Di Raffaele. Il 3 di settembre si replicherà per la finalissima sempre alle ore 21.15 oppure per la finalina 3°-4° posto contro una fra Trieste e Treviso: palla a due ore 19.15. Abbiamo deciso di farci raccontare le sensazioni e le tappe di avvicinamento alla regular season da Michele Ferrari, giocatore udinese doc e nuovo capitano della squadra di coach Lardo. Dalle sue parole le emozioni provate nell'indossare la fascia di capitano nella realtà cestistica principale della propria città dopo una lunga trafila nelle giovanili in maglia Snaidero Udine, società che poi l’ha visto arrivare alle porte della prima squadra.

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Michele, quando da ragazzino ti allenavi e giocavi al Carnera, ti saresti mai aspettato di Indossare la fascia di capitano della squadra? “Sicuramente no, magari uno ci spera. È un sogno! Ma perché questo sogno si realizzi non è tutto automatico. Per me è molto bello. Sono molto contento!” Quali sono le tue emozioni per essere stato incoronato capitano e quindi leader in pectore della squadra? “Sicuramente avere la fascia di capitano è una responsabilità in più. Al contempo però, mi rende molto orgoglioso e mi dà una carica maggiore per affrontare l’annata che è già e sarà importante. Per questo sono ancora più carico. La società mi ha investito di questa responsabilità, quindi si vede che mi considera un giocatore che può far sentire il suo peso a livello caratteriale all’interno dello spogliatoio. Il mio ruolo, diciamo di leader carismatico, già l’anno scorso è stato importante per superare i periodi di difficoltà che abbiamo affrontato con il gruppo. E oltre al mio apporto c’è stato anche quello di Mauro (ndr Pinton), a prescindere dall’aspetto cestistico. È stato il riconoscimento per quello che abbiamo fatto l’anno scorso”. Come vedi la presenza di 9/10 titolari in un gruppo che mi è parso già coeso come il vostro? “I ragazzi del roster sono molto intelligenti, quindi non ci saranno fastidi in termini di minutaggio. Ognuno all’interno del gruppo sa quello che può dare, ognuno sa il proprio ruolo. Ognuno di noi sa che in certi momenti della stagione ci sarà chi giocherà di più e chi di meno anche a seconda dell’avversario e dello stato di forma. Credo sia molto importante non avere gelosie all’interno del gruppo. Tutti siamo chiamati a dare il massimo una volta che scendiamo sul parquet.” La preparazione in ritiro a Gemona sembra aver lasciato in eredità a Lardo un gruppo già granitico. Cosa ne pensi? “Non voglio sbilanciarmi (ndr ride). Questo si vedrà con il tempo. Alcune cose dobbiamo ancora sistemarle, sicuramente però ci troviamo molto bene come persone e questo è già un buon punto di partenza. Sul campo ci stiamo aiutando l’uno con l’altro per conoscerci meglio. Chi magari conosce già il sistema di gioco di Lino, cerca di far capire agli altri cosa vuole il coach e gli altri danno suggerimenti e spunti nuovi per sfruttare al meglio determinate situazioni. Da questo punto di vista il gruppo si sta amalgamando

molto bene”. Cosa mi dici sul nuovo Usa, Kyndall Dykes? “È arrivato con l’atteggiamento giusto di chi vuole sia ascoltare che dire la sua sempre con toni consoni. Si è messo al servizio della squadra in modo molto positivo. Lo vedo molto voglioso di fare bene. È un giocatore che ci garantirà imprevedibilità all’interno del campo, è un giocatore che dovrà per forza garantirci parecchi punti ma, allo stesso tempo, lo trovo molto propenso allo scarico per i compagni. Se viene raddoppiato o triplicato ha buona visione di gioco e ha anche una corretta gestione dei tempi di gioco. Per il momento posso dire che ha l’atteggiamento giusto e il modo di giocare e di stare in campo che ci può aiutare”. La partita con Venezia e le partite del torneo di Lignano sono alle porte. Vi state preparando già sulle singole partite o continuate il lavoro in ottica campionato?

La partita ovviamente sarà difficile ma importantissima per aiutarci a capire cosa stiamo facendo bene e le cose invece su cui dobbiamo ancora migliorare lavorando in palestra.” Quali sono gli obiettivi della squadra? E i tuoi personali? “Direi che non ci si può nascondere. Siamo una squadra allestita per raggiungere i playoff. Già l’anno scorso siamo arrivati ad un soffio, quest’anno invece vogliamo arrivarci, non si può nascondere questo desiderio. Personalmente sono un giocatore che gioca bene quando la squadra gioca bene, quindi sono felice (ndr ride). Confermarmi a questo livello come ho fatto l’anno scorso è importante perché quest’anno il roster è più ricco di talento. Per me l’importante è fare il meglio che posso in campo e fuori, al completo servizio della squadra.”

“Stiamo facendo la preparazione in ottica campionato, stiamo infatti caricando tanto. Al torneo saremo un po’ imballati. Sarà la prima uscita e quindi sarà una partita particolare. Giocare contro Venezia, la squadra che ha vinto la passata stagione lo scudetto, è uno stimolo in più a fare bene.

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FACCIA A FACCIA >> SEGUEMeroi Mattia

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“Udine nel mio cuore, i giocatori devono onorare la maglia” CJOSUL | SE T TEMBRE 2017


“Ci manca un centravanti che faccia gol”.

in tutto il territorio sudamericano. Rappresento la squadra in Brasile con i Camp Academy per i ragazzi giovani”.

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A che punto è il calcio in America? “Sta crescendo gradualmente. Tra un po' di tempo diventerà più interessante e competitivo. Già oggi ci sono delle belle partite. È importante il fatto che alcuni grandi calciatori a fine carriera vengano a giocare qui. Penso a Pirlo, Lampard, Gerrard, …”.

Quali possono essere i motivi di questi ultimi campionati al di sotto delle aspettative? “Difficile dirlo. Al giorno d'oggi per i calciatori è diventato tutto più facile. Mangiano bene, dormono bene, vivono serenamente, hanno a disposizione ogni genere di aiuto. Però alla fine giocano male. Credo che la prima norma per un professionista è dare tutto per la maglia che indossa. Solo così si possono fare delle grandi annate individuali e collettive”.

Torniamo indietro. Uno sguardo al passato. Cos’è stata per te l’Udinese? “Una città, un pubblico e una squadra che mi resteranno sempre nel cuore. Ho fatto tre stagioni che sembravano venti... Ho conosciuto persone eccezionali sia dentro che fuori dal campo, ho tanti amici con cui mi sento ancora. L'ambiente friulano mi ha aiutato a crescere come calciatore e come uomo”.

È diventato un ritornello nelle discussioni tra i tifosi dell'Udinese archiviate le prime due deludenti giornate di campionato. Dopo il ciclo Totò Di Natale, è arrivato sotto l'arco dei Rizzi Duvan Zapata in prestito per due anni; oggi Bajic ha il sapore di una scommessa, Maxi Lopez un punto interrogativo e Perica garantisce impegno seppur debba migliorare ancora molto. Ma Udine è stata, e speriamo sarà, terra per grandi attaccanti. Come dimenticare Marcio Amoroso? Capocannoniere della Serie A nella stagione 1998/99; reti belle, quasi mai banali. Ottantasei presenze e trentotto gol con la maglia friulana di cui il brasiliano ha un bellissimo ricordo. Ma al tempo stesso i tifosi ripensano con nostalgia ai tempi del tridente allenato da Zaccheroni che arrivò terzo in campionato. “Bierhoff, Amoroso, Poggi e sono tre punti anche oggi”: non una rima che richiedesse gran fantasia, ma sicuramente uno slogan che ben racchiudeva quanto implacabile fosse quei trio là davanti. Con loro in campo le zebrette facevano paura e spesso uscivano trionfanti. Marcio, come stai? “Bene. L'anno scorso ho giocato alcune partite di campionato con il Boca Raton in Premier Soccer League (quarta divisone americana), in Florida, vicino a Miami. Adesso gestisco il marchio della società

All'epoca eravate una squadra fortissima. “Avevamo un grande spogliatoio, unito. Conservo ricordi bellissimi. Inoltre è stato un onore per me essere presentato da Zico in piazza”. Qual è stato il gol più bello in bianconero? “Quello contro il Parma nella stagione con Guidolin allenatore. Lancio di Poggi, controllo di petto spalle alla porta, pallonetto di destro per aggirare il difensore, controllo di testa e sinistro di potenza sul primo palo”. Ci puoi raccontare un aneddoto particolare della tua esperienza in Friuli? “In campo davo il massimo, ma mi è capitato più volte di uscire di nascosto la sera con gli amici del club di Orsaria a sorseggiare un po' di vino friulano nelle osterie. Mi piacevano in particolare il Cabernet e il Tocai. Si diceva che chi beveva non segnava...”. Torniamo al presente. L'Udinese ha avuto una brutta partenza. Dove può arrivare questa squadra in campionato? “Prima di tutto deve pensare a salvarsi. Una volta sicuri di restare in A, si può guardare a qualcosa in più. È una politica che ha sempre dato ottimi risultati. Spesso l'Udinese ha lottato per un posto in Europa, ma ultimamente le cose vanno meno bene”.

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Molti tifosi vorrebbero che la società fosse maggiormente protagonista sul mercato. Concordi? “Indubbiamente il mercato deve essere fatto bene, con criterio. Nelle ultime sessioni ci sono stati dei procuratori che hanno consigliato male i giocatori da portare a Udine. Ogni tanto è meglio cambiare quelle persone che da anni decidono il mercato bianconero. Gino Pozzo è un bravo dirigente, ma deve essere più presente. Quando c'è lui, la giostra gira”. A proposito di Gino Pozzo. Avresti qualche nome brasiliano interessante da consigliargli? “Non me la sento, non sono bravo in questo mestiere”. Il tuo connazionale Neymar è passato al PSG... “È un grandissimo talento. Oggi e per il prossimo decennio sarà difficile trovare un altro come lui. Credo che se un calciatore professionista riceve delle proposte che lo intrigano, le debba accettare. Così può trovare nuovi stimoli e fare la storia anche in altri posti. Neymar ha fatto bene ad andare a Parigi”. Chiudiamo con quella che è la novità di questa stagione, l'ausilio tecnologico per gli arbitri. Che idea ti sei fatto del Var? “Confesso che non mi piace. Preferisco la decisione dell'arbitro. Non risolve granché i problemi. In Sudamerica c'è la moviola, ma la confusione è rimasta. Perché alla fin fine il calcio è fatto di polemiche e di discussioni”.

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opo aver concluso la scorso campionato di Lega Pro sfiorando per la seconda volta consecutiva l’accesso alla serie B, sconfitto ai calci di rigore in una combattuta e discussa semifinale contro il Parma, vincitore poi anche della finale, il Pordenone ricomincia la nuova stagione nel migliore dei modi. La squadra, sotto la guida del nuovo tecnico Leonardo Colucci, vince e convince, nonostante la mancanza dell’allenatore che l’aveva portata a questi insperati livelli, Bruno Tedino, e uno stravolgimento non indifferente della rosa, con gli addii, tra gli altri, di Tomei, Ingegneri, Suciu, Pietribiasi e del bomber marocchino Arma.

>> SEGUE

Ben più ostico si è dimostrato, invece, il secondo turno eliminatorio. Questo si è svolto la settimana successiva in casa del Venezia di Pippo Inzaghi e del citato ex Suciu, forte della qualificazione in Serie B con 14 punti di distacco dal Pordenone. Alla fine di un match molto combattuto è però proprio quest’ultimo ad aggiudicarsi la vittoria per 2-1 grazie ancora a Burrai, che risponde nell’ultimo quarto d’ora al pareggio veneziano di Moreo, dopo che al 13’ la partita era stata sbloccata da Martignago. Il 12 agosto si è infine giocato il terzo turno, dove al Bottecchia la squadra di Colucci ha affrontato il Lecce, anch’essa qualificata nella passata stagione ai play off di Lega Pro come seconda del girone, ma sconfitta ai quarti di finale dall’Alessandria ai calci di rigore.

In particolare, i primi match ufficiali dell’anno si sono svolti nell’ambito della Coppa Italia maggiore e hanno visto i neroverdi trionfare in tutti e tre i turni eliminatori qualificandosi, per la prima volta nella storia del club, addirittura ai sedicesimi di finale, col raggiungimento, come ulteriore record, dei loro “colleghi” dell’Udinese. L’esordio in questa competizione è avvenuto il 30 luglio nell’abbordabile impegno casalingo contro il Matelica, militante in Serie D, e si è concluso con un secco 2-0 con doppietta del centrocampista Burrai.

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L’impegno sarebbe dunque potuto sembrare più semplice sulla carta rispetto a quello di Venezia, tuttavia si è rivelato non poco insidioso per i friulani, costretti a rimontare il doppio vantaggio avversario firmato da Di Piazza, impresa realizzata solamente negli ultimi minuti con le reti di Raffini (78’), Burrai su rigore (83’) e Parodi (90’). Seppure con un po’ di sofferenza, insomma, il Pordenone ottiene la qualificazione ai sedicesimi di finale, rimanendo inoltre l’unica squadra ad essere ancora in gara dal primo turno, e si scontrerà quindi il 28 novembre al Sant’Elia contro il Cagliari, trionfante solo ai rigori contro il Palermo allenato ora da Tedino; il team di Colucci non ritroverà perciò il suo vecchio mister, ma potrà sognare un match in quel di San Siro, in quanto in caso di vittoria sarebbe l’Inter la squadra da affrontare agli ottavi.

Anche in campionato l’esordio è vittorioso: nella trasferta di Santarcangelo di domenica 27, sebbene un po’ in affanno il Pordenone ci crede e trova il gol che sblocca la partita in pieno recupero, su rigore trasformato ancora da Burrai, al suo quarto gol stagionale. Tecnico e giocatori sono in lacrime per la gioia e non hanno intenzione di mollare, anche quest’anno, la difficile lotta per l’accesso alla Serie B. Insomma, una squadra friulana che dà l’anima c’è, ma non è quella che gli slogan proclamano.


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Squadra che cambia? Vince! L’INIZIO È DA FAVOLA PER IL RINNOVATO PORDENONE: SOLO SUCCESSI TRA CAMPIONATO E COPPA ITALIA 15

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A TUTTO VOLLEY

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Cristian Trevisan

cristian.trevisan.94@gmail.com

Conosciamo Matteo Paris, DA PERUGIA A CASTELLANA GROTTE PER UN ANNO DA PROTAGONISTA!

“Volerei da te, da Milano fino a Hong Kong passando per Londra” cantavano Giusy Ferreri e Baby K qualche estate fa. Per Matteo Paris potremmo dire che il passaggio alla nuova stagione è stato proprio un volo da Syros fino a Castellana Grotte passando per Perugia!

Trentatré anni per un metro e ottantotto, originario di Anguillara Sabazia in provincia di Roma, oggi è il nuovo palleggiatore in forze al New Mater Volley team della cittadina di Castellana Grotte in provincia di Bari, che nella scorsa stagione si è guadagnata l’accesso alla Superlega. Rompiamo il ghiaccio con qualche domanda secca! Roma o Lazio? Lazio… Lazio! Cucina Italiana o greca?

Italiana, anche la greca non è male ma quella italiana è la più buona del mondo!

Mare o montagna?

Palleggiatore o opposto?

Passiamo alle cose formali! Ripercorrendo la tua carriera hai cominciato ad Anguillara sul lago di Bracciano, poi Latina, in Grecia, Perugia e infine a Castellana Grotte. Qual è il legame con le tue origini pallavolistiche?

Un bel dilemma, io sono un palleggiatore ma con una mentalità da opposto, perché appena ho una palla buona la butto di là. Mi piace far punto. Ma diciamo palleggiatore, dai! Allenamento o partita? Partita. Giocare o allenare? Giocare. Volley o Beach? Volley. Facebook o Instagram Instagram.

Mare.

Tutto è nato per caso, sia io che mio fratello giocavamo a calcio e poi un pomeriggio mentre stavamo andando al campo per allenarci ho incontrato dei miei amici di infanzia che giocavano a pallavolo, mi hanno parlato di questo sport e mi hanno fatto fare una prova nella società del nostro paese. Mi è piaciuto e quindi ho cambiato sport.


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<< SEGUE CJOSUL Cosa ti ha convinto a cambiare sport? Ero piccolo, avevo quattordici, quindici anni e il fatto che ci fossero anche le ragazze a giocare fu sicuramente un incentivo. La pallavolo mi ha affascinato subito perché è fatta di coordinazione, movimenti che devi eseguire in maniera perfetta, il movimento del salto e il tempo di salto vanno fatti alla perfezione. Era uno sport che mi incuriosiva e piaceva tanto e quindi ho iniziato a giocare. Da sempre palleggiatore? No, il primo anno ho giocato come schiacciatore. Poi il mio primo allenatore, Saverio Fagiani mi ha fatto cambiare. In pratica, nel passaggio da U14 e U16 si introducono i primi tempi, purtroppo il palleggiatore che all’epoca avevamo non riusciva a eseguirli, allora ho detto: “provo io ad alzare”, ho alzato bene e da lì mi hanno messo in cabina di regia. All’inizio nonostante tutto l’ho presa un po’ maluccio, però poi mi ha cambiato la carriera! Com’è vivere palleggiatore?

il

ruolo

del

È il ruolo più bello di tutti, perché gestisci il gioco, tutte le palle passano da te e se

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hai una buona ricezione sei libero di fare quello che vuoi, se invece la devi correggere sei un po’ più limitato e non puoi fare un primo tempo, cosa che a me piace, anche con la palla un po’ staccata. È bello perché sei tu che decidi tutto, sei il regista e quindi devi essere sempre lucido e sveglio. Meglio un primo tempo o una alzata dietro? Quale “colpo” ti piace di più? Il colpo che mi piace di più è l’alzata dietro ad una mano! Come cambia lo stile di vita di un professionista? Io ho giocato in tutte le categorie, dalla più bassa alla finale di Champions League, quindi le ho fatte proprio tutte. Lo stile di vita cambia parecchio perché devi fare molti sacrifici, io ne ho fatti tanti, magari uscivo un po’ di meno con gli amici per guardare qualche partita in televisione, per studiare un po’ i movimenti. Devi cercare di fare una vita regolare, mangiare bene, darti degli orari normali, ti devi allenare tantissimo, pensa che facciamo quasi sempre doppio allenamento. Vivi praticamente in palestra, e magari hai una o due serate libere da spendere per fare quello che ti piace.

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Il miglior rivale? Ce ne sono tanti. In una finale a Latina ho giocato contro Ivan Miljkovi , che è uno dei più grandi opposti di sempre, ed è stato uno spettacolo vederlo giocare! Ma anche nell’ultima finale di Champions League a Roma veder giocare da vicino Wilfredo Leon è stata una cosa davvero indescrivibile. Cosa ti ha dato la pallavolo nella vita? Mi ha insegnato a crescere, prima ero molto più impulsivo, mi ha insegnato a stare in mezzo alle persone e a conoscerle meglio. È uno sport bellissimo perché avendolo fatto anche all’estero mi ha permesso di conoscere nuove culture e nuove cose. Mi ha dato tanto, tantissimo e la cosa più bella è la compagna che ho adesso, una ragazza greca che ho conosciuto a Syros. Tra pochi mesi diventeremo genitori! Questa è la cosa più grande che mi ha dato! L’esperienza all’estero ti ha portato bene quindi! Guarda, è un’esperienza bellissima che consiglio a tutti, hai modo di conoscere altre culture, vedere come si lavora all’estero. Anche se il campionato greco


CJOSUL CJOSUL non è di primissimo livello, ci sono squadre molto forti. Nel primo anno che ho fatto lì ho ricevuto il premio come miglior alzatore del campionato ed è stata una bellissima sensazione. Peccato che abbiamo perso lo scudetto sul finale, però è stata una bellissima stagione. Cosa ci racconti della Grecia? Sono rimasto affascinato dalla Grecia, avevo studiato qualcosa, la storia, la mitologia greca. Però ho imparato a conoscere il popolo greco, che è una popolazione che vive senza orario, sono tutti molto rilassati, vanno a prendere dei caffè lunghissimi, stanno sempre insieme. È un’altra cultura, diversissimi da noi che siamo molto più stressati e nervosi. Loro invece lasciano vivere. È stata una bellissima esperienza. Ho fatto tre mesi a Salonicco e poi sono andato a Piacenza. Poi ho fatto due anni su questa isola, Syros, nelle isole Cicladi, vicino a Mykonos. Lì si gode di un paesaggio stupendo e credo che quando finirò di giocare ci andrò a vivere!

La differenza tra campionato greco e italiano? Beh, la differenza c’è. Le prime tre, quattro squadre italiane sono inarrivabili. Diciamo che le prime tre greche sono l’equivalente di quelle di media classifica in Italia, le restanti sono squadre dello stesso livello di quelle di A2.

E il tifo?

Il tifo è spettacolare! Diversissimo dal nostro, un tifo più da stadio di calcio, ci sono rivalità pazzesche. La polizia è sempre presente durante le partite, vieni addirittura scortato. Quando vai a giocare fuori casa sei praticamente odiato. Nelle

partite spesso viene della gente che non ne capisce niente di pallavolo e che viene solo per fare casino. Però è bello e stimolante. Giocare una finale scudetto davanti a diecimila persone pazze è stata una cosa incredibile. È decisamente diverso rispetto all’Italia dove la pallavolo è anche uno spazio per le famiglie. E poi un infortunio del secondo palleggiatore della Sir ti ha portato a Perugia. Perugia è stata una parentesi bellissima, ho realizzato tutti i sogni che avevo da sportivo. Sono stato accolto benissimo sia dai tifosi che dai giocatori, mi hanno fatto sentire uno di loro È stato stupendo avere l’occasione di allenarmi e giocare tutti i giorni con uno dei miei idoli che è Luciano De Cecco. Lui è stato molto bravo e carino con me, eravamo sempre insieme anche fuori dal palazzetto, sono stati due mesi bellissimi. Ogni giorno vissuto come un sogno. Ho cercato di imparare il più possibile, di dare il mio massimo, sono molto contento di quello che ho fatto a Perugia. Sono veramente contento e orgoglioso. È stato un bellissimo punto di arrivo. I Sirmaniaci, poi, sono l’arma in più, c’è un entusiasmo incredibile. Nelle tre partite di semifinale a Trento da Perugia sono venute quattrocento persone. Vedere un’intera curva bianca al PalaTrento è stata una cosa incredibile. Poi quello che è successo a Roma è un capitolo a parte. Se ancora ci penso ho i brividi! Non riesco ancora a spiegare l’emozione che ho provato e che abbiamo provato in quei due giorni al PalaLottomatica. È stata un’esperienza bellissima! Peccato aver perso la finale, però avevamo di fronte la squadra più forte al mondo e ci può stare. Roma è stata qualcosa di impensabile, è stata scritta la storia perché se ci pensi la Sir è vice campione d’Europa ed è in Superlega da appena quattro anni, un grandissimo traguardo e sono orgogliosissimo di esserne stato parte!

Ora nuovo capitolo con Castellana Grotte, neopromossa in Superlega. Come stanno andando i primi giorni di allenamento? Abbiamo appena ultimato la prima settimana di allenamenti, è una società neopromossa che comunque ha tantissima voglia e tantissima ambizione. Ha costituito una squadra che sulla carta è normalissima, ma composta da atleti super motivati. Non vedo l’ora di iniziare! È una società che ha scommesso su di me e voglio ripagare tutta la fiducia che mi è stata data. C’è tantissima motivazione da parte di tutti, vogliamo fare bene allenamento dopo allenamento, vogliamo provare a stupire! Sensazioni e obbiettivi? Migliorare giorno per giorno e toglierci qualche soddisfazione. Ovviamente ci sono squadre molto più forti ed attrezzate di noi, però abbiamo una gran voglia, un gran cuore e parecchia motivazione. Io credo che con le motivazioni si possa arrivare davvero molto lontano. Siamo una squadra a cui piace lavorare e in questa settimana abbiamo lavorato bene e penso che ce la potremo fare a toglierci delle grandissime soddisfazioni. Ci sono inoltre molti compagni che esordiscono in serie A, quindi c’è voglia di dimostrare che in Superlega c'è posto anche per loro. C'è un bel clima a Castellana Grotte, l’unico problema è che non potremo giocare nel nostro palazzetto, il PalaGrotte, perché troppo piccolo rispetto agli standard della serie A. Dovremo spostarci, non sappiamo ancora dove. Questo sicuramente è un piccolo svantaggio ma non un alibi. C’è tantissima voglia in paese, i tifosi sono carichi e si sta bene! La squadra che temi di più? Sono di parte, quindi… Perugia!

Un aneddoto dallo spogliatoio? Ce ne sono tanti... anche se non mi piace raccontare le cose che accadono in spogliatoio. Uno tra tutti: ad un’ora dalla semifinale di Champions League, De Cecco seduto sulla sua sedia tranquillissimo e isolato da tutti. Noi tutti vestiti e pronti e lui invece seduto lì che si doveva ancora cambiare! Mi ha colpito l’enorme calma che, in un momento di agitazione collettiva, era riuscito a trovare.

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tommaso.montanari@hotmail.it

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MAGIC IN THE AIR CJOSUL

Lubiana apre le danze con il Golden Nut Tournament UN TORNEO FONDAMENTALE PER IL QUIDDITCH SLOVENO E DEL TRIVENETO, CON QUEST’ULTIMO CHIAMATO AL DEBUTTO NELLA SUA PRIMA COMPETIZIONE UFFICIALE.

Settembre, andiamo. È tempo di giocare.” Ora che i calori estivi vanno spegnendosi, si accendono i riflettori sulla nuova stagione del quidditch nostrano, che si apre con un’agenda ricca di appuntamenti. Trascorso il Quidditch Day – o meglio, Quidditch Weekend – a Volta Mantovana in occasione del Volta Comics ‘n Cosplay svoltosi il 26 e 27 agosto, le squadre italiane cominciano i preparativi per l’imminente Lega Quidditch, i cui tornei si distribuiscono tra i mesi di ottobre e novembre. Si inizia infatti il 7 ottobre con il Girone verde a Brescia, che vedrà i Midgard Vikings del Triveneto competere contro i Bombarda Brixia, i Green Tauros, i Milano Meneghins e il Genova Quidditch. Seguono il Girone bianco a Perugia il 21 ottobre e il Girone rosso a Bari il 18 novembre. Atteso preludio alle competizioni nazionali e palco in cui i Vikings saggeranno per la prima volta la propria forza il Golden Nut Tournament in programma a Lubiana i prossimi 23 e 24 settembre. È questo un evento che, secondo le parole di Miha Breznik – portavoce degli Aemona Argonauts, che hanno organizzato il tutto – “è nato quasi per caso”. Infatti, dopo l’ultima European Quidditch Cup, la squadra slovena si è trovata abbattuta nel proprio morale e incerta su dove ritrovare nuova energia e grinta così da poter continuare a giocare e quindi migliorarsi. Ricordiamo che gli Aemona Argonauts sono l’unica squadra

attiva in Slovenia e dunque hanno l’arduo compito di mantenere vivo l’interesse e lo sviluppo del quidditch nel loro paese. Da questo presupposto, Breznik ha preso contatti tramite Facebook con il panorama europeo del quidditch per raccogliere consensi in merito all’organizzazione di un torneo sloveno. Inutile dire come il riscontro abbia superato le aspettative del team, chiamato immediatamente ai lavori di pianificazione. Tra le sei squadre che hanno accolto l’invito degli Argonauts ricordiamo i tedeschi Tübinger Thestrale e Bavarian Barbarians, i Vienna Vanguards dall’Austria e, dalla Polonia, i Kraków Dragons e le Warmaids. Ai nostri Midgard Vikings spetta il ruolo di rappresentare l’Italia in questo torneo, forti di un team che includerà anche giocatori di altre squadre nostrane. Per gli Argonauts il torneo rappresenta un eccellente strumento utile a rafforzare i rapporti con le altre squadre europee e maturare esperienza in vista della prossima EQC. Manifestazione fondamentale allora per i ragazzi di Lubiana, da cui trarranno beneficio senza dubbio anche i nostri Vikings, i quali scenderanno per la prima volta in campo come squadra in un torneo ufficiale: un debutto dal quale i giocatori di questa formazione nuova e fresca potranno trarre enorme esperienza e mettersi alla prova, unendo i background dei tre team di provenienza: Udine, Trento e Verona.

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CJOSUL

Da quest'anno il campionato Primavera subirà una vera e propria rivoluzione. Fino a pochi mesi fa, infatti, il torneo giovanile era suddiviso in più gironi per poi arrivare a giugno con le 8 squadre qualificate alle final eight a contendersi il titolo. Il 9 settembre comincerà, invece, il primo campionato Primavera a girone unico. Sarà suddiviso in due campionati distinti: Primavera 1 e Primavera 2. Il primo formato esclusivamente da squadre di Serie A quali Atalanta, Bologna, Chievo Verona, Genoa, Fiorentina, Hellas Verona, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Napoli, Roma, Sampdoria, Sassuolo, Torino e Udinese. Il secondo, suddiviso in due gironi da 13 squadre, raggrupperà le formazioni di A escluse dal Primavera 1 e tutte quelle di B. Al termine della stagione, ovviamente, entreranno in gioco promozioni e retrocessioni a cambiare gli equilibri all’interno dei due campionati. Il mercato dell’Udinese La squadra del neo-tecnico Giulio Giacomin lo scorso anno, con Mattiussi alla guida, ha disputato una stagione tranquilla conclusa al sesto posto nel proprio girone di competenza. Per quanto riguarda il mercato, però, i bianconeri si son fatti notare soprattutto alla voce cessioni. A lasciare Udine, infatti, l’australiano Panagiotis Armenakas e Djoulou Zohoki, elementi in grado di fornire ottime prestazioni nella passata stagione, con il primo, parcheggiato in prestito ai belgi del Tubize, autore di 8 marcature e 6 assist in 25 gare giocate. Passando agli acquisti, come già detto, a parte i molti rientri dai prestiti, non si è allargata di molto la rosa dei friulani – l’ultimo arrivo il difensore Aldo Caiazza dal Benevento. Un aspetto, questo che non deve assolutamente venir letto come un’accusa nei confronti del team Giacomin, anzi. È questa infatti la filosofia delle squadre Primavera: far crescere i propri giovani, attingendo raramente ai

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pozzi di talento altrui. Sono poche, dunque, le società che decidono di spendere molti soldi per giocatori già forti per la categoria. Molte di più, invece, i club che scelgono di investire puntando su promettenti calciatori già presenti nelle proprie rose. Dominio sul campo, e non solo La squadra che si è fatta più notare in questa sessione estiva è stata sicuramente l’Inter campione d’Italia. Dei nerazzurri infatti il trasferimento di maggior risonanza, ovvero il passaggio del classe 1999 Nicolò Zaniolo dall’Entella al Biscione per poco meno di 2 milioni di euro. Giocatore dal mancino vellutato, ha concluso la stagione con 9 gol, che per un centrocampista non sono di certo pochi. Interessava a molte squadre di Serie A tra cui la Juventus, ma i nerazzurri sono stati bravi nel chiudere al più presto questa trattativa, assicurandosi uno dei migliori prospetti del calcio italiano. La squadra campione d’Italia si è rinforzata anche con l’arrivo di Jens Odegaard, attaccante danese diciottenne, arrivato dall’Lyngby per circa 1,5 milioni. Vedremo che ruolo avrà tra le fila di Stefano Vecchi ma, con Pinamonti sempre più vicino alla prima squadra, potrà ottenere più di qualche soddisfazione. Se i tifosi dell’Inter posson gioire per l’arrivo di questi due ottimi giocatori, a stemperare l’entusiasmo l’addio di Gravillion, ceduto al Benevento per 1,5 milioni. Sempre presente nella difesa di Vecchi lo scorso anno, il centrale della Guadalupa sarà difficile da sostituire. Altra grave perdita per l’Inter la cessione, questa volta in prestito, di Bakayoko al Sochaux, formazione francese che milita in Ligue 2. Un occhio al calendario Inter che sarà proprio la prima avversaria contro cui dovrà scontrarsi l’Udinese nella gara di avvio in programma il 9 settembre a Milano. I friulani esordiranno poi in casa il 16, ospite la Lazio. L’ultimo turno di regular season prima dei playoff andrà in scena il 19 maggio 2018 (Chievo Verona - Udinese) con l’inizio di questi ultimi il successivo 26 maggio. Ritorno cinque giorni più tardi e fase finale dal 5 al 9 giugno.

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SPECIALE PRIMAVERA CJOSUL Alberto Zanotto

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Al via il nuovo campionato Primavera 23

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FOCUS SERIE A Enrico Arcolin

leopoldoarcolin@alice.it

UDINESE 5,5

Fischio finale per la sessione di mercato. TOP E FLOP CAMPAGNA ACQUISTI ESTIVA

Un’ondata di caos ha travolto l’Udinese che ha operato in modo non brillante sul mercato: attacco rafforzato con Lasagna e la scommessa Bajic; venduto poi negli ultimi giorni Thereau, quasi cacciato, probabilmente a causa di un po’ di ruggine all’interno dello spogliatoio. Sono stati regalati a Delneri Behrami e l’olandese Nuytinck; i due non sembrano però bastare visto che i friulani in due gare hanno collezionato zero punti contro due dirette rivali per la salvezza. A coronamento di questa confusione sul mercato c’è stato l’ingaggio di Maxi Lopez, svincolatosi dal Torino: acquisto, questo, tutto da decifrare.

MILAN 8 Scoppiettante mercato estivo quello del Milan, che con la nuova dirigenza targata Fassone-Mirabelli ha portato a “passare alle cose formali” ben undici giocatori. Difesa e centrocampo completamente rivoluzionati con acquisti del calibro di Bonucci e Biglia. In attacco il Milan ha scelto di puntare su un talento come Andrè Silva, soffiandolo a molte altre squadre europee. I rossoneri erano poi alla ricerca di un top player, sempre in attacco: alla fine è arrivata una punta che ben si sposa con il gioco di Montella: l’ex viola Nikola Kalinic. Il vero acquisto dell’estate rossonera è stato in ogni caso il rinnovo di Donnarumma: un lavoro estenuante quello dei due dirigenti del Milan, che dopo un duro braccio di ferro con Mino Raiola sono riusciti a far rinnovare Gigio. In cambio qualche milione e l’acquisto del fratello Antonio.

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CJOSUL

Cessioni importanti in casa nerazzurra, dove a svuotare l’armadietto son stati due fra i protagonisti dell’ottima stagione scorsa: Conti e Kessie, entrambi passati al Milan. Abile la Dea nel fare cassa cedendo esuberi come Paloschi, Grassi, Zukanovic e D’Alessandro. Per coltivare il sogno Europa l’Atalanta ha fatto affidamento su Cornelius, Castagne, De Roon e giovani di prospettiva come Orsolini, Vido e Pessina. Sufficienza piena per i bergamaschi anche perché bravi a trattenere il loro giocatore più forte, il capitano, il Papu Gomez.

BENEVENTO 6,5 Nuova avventura per il Benevento, che ha deciso di attrezzarsi in vista della massima serie ricorrendo a un mix tra esperienza e talento. Costa e Letizia saranno utili per la fase difensiva, mentre per quella offensiva la squadra giallorossa ha scelto di puntare su Cataldi e D’Alessandro, elementi già ben ambientati nel contesto della serie A. Inseguito per molto un attaccante che potesse fare il titolare, alla fine i campani hanno trattenuto Ceravolo affidandogli il peso dell’attacco, supportato da Ciciretti e dal nuovo acquisto, il già citato ex Atalanta D’Alessandro.

BOLOGNA 5 Non brilla certo il Bologna in questa sessione di mercato estiva. I felsinei mettono a segno davvero pochi colpi importanti in entrata e in uscita vendono solamente quattro giocatori. Da sottolineare solamente gli approdi di Poli e Palacio, che senz’altro saranno d’aiuto alla squadra di Donadoni; nella precedente stagione il Bologna aveva messo in evidenza carenze molto gravi in difesa. In quest’estate gli emiliani non hanno approfittato del mercato per mettere una toppa a tali mancanze. La conseguenza? Insufficienza piena.

CAGLIARI 6,5 Molto attivo il Cagliari in questo mercato che ha visto protagonisti della salvezza dell’annata passata come Di Gennaro e Bruno Alves lasciare i rossoblù per far posto ad Andreolli, Cigarini, l’olandese Van Der Wiel e molti altri. Cessione importante è stata quella di Marco

Borriello, un addio fortemente voluto dallo stesso centravanti: molti parlano di un possibile litigio con il tecnico Rastelli, il calciatore invece sostiene di aver semplicemente esaurito le motivazioni che lo trattenevano in Sardegna. Il Cagliari non ha perso tempo e si è subito fatta avanti per Pavoletti: l’attaccante, in cerca di riscatto, ha subito accettato la proposta, generando così l’acquisto più caro della storia del club.

rimpiazzare i partenti con scommesse quali Veretout e Victor Hugo, e con gente più o meno esperta come Benassi, il Cholito Simeone e l’acquisto last minute Cyril Thereau. La squadra di Pioli però ha iniziato male questa nuova stagione collezionando zero punti in due partite. Già tanti i rimpianti per i protagonisti della passata stagione.

CHIEVO VERONA 6

La scorsa stagione non è stata di certo una delle migliori per il Genoa, che ha dovuto lottare sino alle ultime giornate per conquistare la salvezza. La società in questi tre mesi non è stata certo a guardare, infatti giocatori importanti come Lapadula e Bertolacci hanno scelto il Grifone; sono arrivati inoltre pedine che potranno rivelarsi utili alla causa rossoblù come Zukanovic e Centurion. Il Genoa aveva molti vuoti da colmare in rosa ma in questo mercato pare esser riuscita a consegnare a coach Juric una squadra più che competitiva.

Copione già più volte recitato nel corso delle varie estati quello del Chievo che rimane sempre poco attivo sia in entrata che in uscita riuscendo a mantenere in linea di massima invariata la spina dorsale della squadra. Acquisto degno di nota è quello di Manuel Pucciarelli proveniente dal retrocesso Empoli e quindi pagato ben poco. Chievo che riesce a trattenere uno dei suoi pezzi più pregiati, ovvero Valter Birsa, formando così, insieme a Pucciarelli e all’eterno Pellissier, un frizzante assetto offensivo.

CROTONE 6 La squadra di Nicola perde il suo pezzo più pregiato, l’indiscusso protagonista dell’eroica salvezza della passata stagione Diego Falcinelli, accasatosi al Sassuolo. Per rimpiazzarlo, i calabresi hanno scelto di puntare su di un ex, il centravanti della promozione in A Budimir: il bosniaco quest’anno con la Samp ha trovato poco spazio collezionando solamente qualche apparizione. Per sopperire alla perdita di Rosi sulla fascia destra, il Crotone ha prelevato dall’Udinese Faraoni: ultima stagione non brillante la sua dovuta ai frequenti infortuni. È rimasto Marcello Trotta: freccia in più per Nicola che può contare su un buon attacco, magari formato salvezza.

GENOA 7

HELLAS VERONA 6+ Il neo-promosso Hellas punta alla permanenza in A, e per farlo ha condotto una discreta campagna acquisti estiva. A vestire la casacca gialloblù sono arrivati Cerci e Verde, ottimi giocatori offensivi. Non sono poi mancati i rinforzi per il reparto arretrato, si vedano l’ex Juve Caceres e il francese Heurtaux. L’estate veronese è stata però turbata dal caso Antonio Cassano: una situazione che la società non ha saputo ben gestire ed è per questo che al Verona va solamente un 6+. Sarebbe stato indubbiamente più alto il voto, peccato per la “macchia” Fantantonio.

FIORENTINA 5,5 Fiorentina che nell’arco di questi tre mesi ha fatto spesso e volentieri parlare di sé: a inizio estate la famiglia Della Valle annunciava la vendita della società, cessione che però poi non si è concretizzata. Tutto il mondo viola ha passato un periodo confusionario che ha portato alla vendita di giocatori del calibro di Borja Valero, Vecino, Kalinic e Bernardeschi. Tutti hanno deciso di cambiare aria. La società ha cercato di

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ATALANTA 6


>> SEGUE

INTER 7 Molti gli acquisti in casa Inter, che ha finalmente sistemato la difesa acquistando Skriniar e due giovani e affermati terzini che da anni mancavano al Biscione: Dalbert e Cancelo. Abile nel cedere giocatori che allungavano solamente la panchina o che raramente giocavano come Andreolli e Banega, ma brava anche nel trattenere il croato Perisic, che al tridente offensivo nerazzurro potrà dare molto con gol e assist. Il valore aggiunto di questa Inter sembra però essere Luciano Spalletti. Il tecnico ex Roma sembra aver finalmente dato ai nerazzurri un’identità tattica da anni latitante.

JUVENTUS 7Dopo quel 29 maggio, dopo l’amara sconfitta di Cardiff, molta delusione arieggiava nell’ambiente juventino. Tuttavia la dirigenza della Vecchia signora non si è lasciata scoraggiare e si è dimostrata anche quest’anno molto attiva sul mercato. Caso che ha infuocato l’estate juventina è stato quello di Leonardo Bonucci, passato al Milan con non poche polemiche; i bianconeri hanno scelto di rimpiazzarlo prelevando dallo Schalke il tedesco Howedes. Nel centrocampo juventino mancava un perno fisso ed è arrivato Matuidi. Juve che si è rafforzata anche sugli esterni concludendo due acquisti top quali Douglas Costa e Bernardeschi. Con questa rosa i bianconeri possono ancora puntare al tanto desiderato

triplete, nonché al settimo scudetto che consegnerebbe alla leggenda gli uomini di Max Allegri.

LAZIO 6,5

accasato al Cagliari e la società si è così riuscita a liberare di un pesante ingaggio.

ROMA 7

La Lazio in questo mercato ha ceduto giocatori importanti come Biglia e Keita, prontamente sostituiti da Lucas Leiva e dal portoghese campione europeo in carica Nani. Molte pedine importanti come Immobile e il muro De Vrij sono comunque rimaste dando così ad Inzaghi la possibilità di far bene in tutte le competizioni che i biancocelesti affronteranno nel corso della stagione; già dalla Supercoppa all’Olimpico si è potuto vedere l’ottimo lavoro che il tecnico ha saputo svolgere, battendo all’ultimo respiro la Juventus. Un’annata impegnativa aspetta la Lazio, che però sembra essersi già fatta trovare pronta.

Monchi non ha certamente passato un’estate tranquilla, ed ha infatti effettuato molte operazioni, sia in entrata che in uscita. Il mercato dei giallorossi non è iniziato nel migliore dei modi, con le cessioni di Salah, Rudiger e Paredes: il ds spagnolo però ha immediatamente operato sul mercato acquistando Gonalons, Hector Moreno, Pellegrini e, dopo un paio di settimane, l’ex Lazio Kolarov. Con la partenza di Salah la Roma si trovava senza esterni sulla destra: prima dunque ha comprato Defrel, poi, sfumata la pista Mahrez, ha portato a concretizzarsi il trasferimento più caro nella storia del club: 38 milioni più bonus per Patrick Schick.

NAPOLI 6

SAMPDORIA 7

Solamente due gli acquisti del Napoli di Maurizio Sarri, ovvero Mario Rui e Ounas. La scelta di De Laurentiis è stata quella di mantenere invariata la rosa confermando quasi tutte le pedine già protagoniste dell’anno passato; ne son la prova il rinnovo di Reina e le molteplici offerte rifiutate per quei tre là davanti – Mertens, Insigne, Callejon –, che se continueranno a giocare come negli ultimi mesi dello scorso campionato potranno certamente infastidire, e non poco, la Juventus nella rincorsa al titolo. I partenopei hanno effettuato infine una cessione di lusso: Pavoletti infatti si è

Più di cento milioni quelli che ha incassato la Sampdoria con le cessioni dei vari Skriniar, Bruno Fernandes, Muriel e Schick. Il presidente Massimo Ferrero ha avuto quindi la possibilità di investire molto nel calciomercato, sistemando una squadra a tratti barcollante nello scorso campionato. Strinic e Murru hanno rafforzato la linea difensiva blucerchiata, mentre a centrocampo sono arrivati Verre e Capezzi; sarà un attacco pesante quello della Sampdoria l’anno prossimo con i nuovi arrivi Duvan Zapata e Caprari, un duo senza dubbio in grado di dare una grossa mano al sempreverde Fabio Quagliarella.

SASSUOLO 6,5

www.novantesimo.com/juventus-matuidi-si-presenta-mai-avuto-dubbi/

Trattenuto Matri, il Sassuolo ha subito richiamato dal prestito al Crotone Falcinelli, che quindi sarà indiscusso protagonista nella stagione 2017/18 degli emiliani; da evidenziare anche la cessione di Defrel, la quale ha permesso di fare cassa pur non minando il potenziale della rosa neroverde sulle fasce. Mezzo voto in più va dato perché la società è stata in grado di trattenere il richiestissimo Berardi, e soprattutto perché è riuscita a portare Acerbi a un rinnovo a giugno insperato. Sassuolo che allora avrà ancora il suo capitano e baluardo difensivo nella stagione appena iniziata.

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Tommaso Nin CJOSUL

tommaso.nin@gmail.com

Elisabetta Zerbinatti

bettarte@hotmail.it

SPAL 7 Scatenata la Spal in questo mercato che ha visto la propria dirigenza muoversi in modo ottimale, con rinforzi importanti in tutti i reparti. Difesa puntellata con Felipe e Oikonomou – senza dimenticare il ritorno in prestito di Meret –, centrocampo rafforzato con il talentuoso Grassi e attacco reso davvero forte con gli approdi di lusso di Paloschi e Borriello. Tanti gli acquisti per mister Semplici, che insieme alla sua squadra può candidarsi come possibile sorpresa del torneo.

TORINO 7 Di certo non lotterà per il titolo, ma il Torino in questa sessione estiva sembra essersi ben rinforzato, con acquisti in tutte le zone del campo. N’Koulou e Burdisso saranno i nuovi centrali dei granata, mentre Rincon farà da mastino in un talentuoso centrocampo, affiancato a Baselli e Acquah. Braccio duro di Cairo che ha trattenuto con le unghie e con i denti Belotti, promosso capitano. Il Gallo si prepara alla stagione della consacrazione con il supporto di Iago Falque, Ljaijc e il nuovo acquisto M’Bayè Niang. Nell’ultimo giorno di mercato inoltre ha dato l’addio ai Granata Zappacosta, destinazione Chelsea, al suo posto ecco Ansaldi.

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INGAGGI MILIONARI, CENTINAIA DI MILIONI DI EURO SPESI DAI TOP CLUB EUROPEI, L’APPRODO DI NEYMAR A PARIGI: IL TRIONFO DEL DIO DENARO O SOLO L’INIZIO DI UNA NUOVA FASE?

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UNO SGUARDO OLTRECONFINE CJOSUL Tommaso Nin

Il mercato è esploso?

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Estate, tempo di calciomercato. Tempo di procuratori e giornalisti, tempo di infinite maratone televisive in cui poveri inviati tentano di strappare improbabili dichiarazioni in tempo reale sulle trattative ai malcapitati dirigenti, dinanzi all’ingresso di un lussuoso hotel milanese o addirittura sotto il sole di qualche lido nostrano. L’estate, il tempo delle bombe di mercato, di improvvisi accordi tra società e giocatori che rimescolano le pedine di un intero campionato. A scoppiare e a far più rumore di tutti quest’anno è stato Leonardo Bonucci, con il sorprendente, ma in fondo nemmeno troppo, passaggio al Milan: l’impressione però, è che a esplodere sia stato l’intero sistema del calciomercato e dei prezzi di vendita e acquisto dei giocatori. Un intero sistema che si regge su un sottile equilibrio sembra essere deflagrato, aprendosi ad un avvenire incerto, carico di ansie e prospettive, economiche s’intende, totalmente nuove.

valutato 40 milioni; Bernardo Silva 50, Walker, in uscita dal Tottenham, 55, mentre Mendy 58 milioni e Danilo 30 dal Real; prezzi enormi, se si pensa anche al fatto che siano tutti, eccetto Bernardo Silva, dei difensori e che il loro palmarès non abbia alcunché di speciale. È in Premier League, in Inghilterra, che si è speso di più. I rivali dei Citizens, lo United di Mourinho, hanno sborsato ben 85 milioni di euro per i goals del belga Lukaku, quando solo un anno fa erano state anche superiori le cifre per il cartellino di Pogba e della commissione a Raiola. Il Chelsea di Conte, sfumata la pista Lukaku e congedato Diego Costa, ha pagato caro l’acquisto a titolo definitivo di Alvaro Morata, valutato 80 milioni di euro, e ha strappato Bakayoko al Monaco per 45 milioni. Un’altra londinese, l’Arsenal di Wenger, ha invece speso 54 milioni per l’ex Lione LaCazette, alla sua prima avventura oltremanica. Infine, tra le grandi, Salah è costato al Liverpool “solo” 42 milioni.

Se negli anni passati i casi di trasferimenti superiori ai 50 ma più vicini ai 100 milioni di euro erano stati degli episodi isolati, dei capricci di top club che volevano acquistarsi le prestazioni e l’immagine di campioni affermati, Bale e Pogba per fare dei nomi, in questa sessione già dai primi colpi risuonati da Manchester, sponda City, si è capito che forse si sta entrando in una nuova fase, in cui i prezzi medi sono lievitati in modo esponenziale. Il portiere Ederson, voluto fortemente da Guardiola, è stato

Mercato impazzito solo in Inghilterra?

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CJOSUL >> SEGUE

In vero la valutazione dei calciatori è esplosa un po’ ovunque:

la promessa brasiliana Vinicius è stata acquistata dal Real per 45 milioni di euro; Vitolo è passato all’Atletico Madrid per 35 milioni mentre il laterale destro Semedo è approdato dal Benfica alla corte di Messi per 30 milioni. In controtendenza solo il prezzo di Dani Ceballos, valutato 17 milioni di euro. In Serie A Leonardo Bonucci ha portato 40 milioni nelle casse della Juventus, che suonano pochini a fronte dei prezzi circolanti, reinvestiti subito in toto per il talentino viola Bernardeschi; eccessivi sembrano anche i 38 milioni versati dal Milan per Andrè Silva, indubbia promessa, ma talento ancora acerbo e avaro di esperienza nelle top leghe europee. Skriniar è invece costato all’Inter ben 32 milioni di euro. Il giro di denaro appena descritto appare davvero enorme, anche se sfigura di fronte al colpo più clamoroso e spettacolare della storia, l’affaire Neymar.

http://www.manutd.com/sitecore/shell/~/media/A17CCB88FF3D40EBA4BFFC8E1B0ACC66.ashx?w=1280&h=720&rgn=0,0,2000,1125

Se chiarezza dovrà essere fatta da un punto di vista economico e legale sul trasferimento dell’asso brasiliano a Parigi, certo è che i 222 milioni di euro

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della clausola che sono stati versati, sembrerebbe dal PSG, i cui conti sono direttamente legati ai patrimoni della famiglia reale qatariota, rappresentano l’introduzione di un vero e proprio punto di non ritorno e di pericoloso precedente. Dopo questa folle operazione, un ennesimo tabù sembra essere stato sfatato e pare si sia entrati in una fase dove davvero nulla appare più impossibile. Innanzitutto il valore simbolico del trasferimento di Neymar: si pensava che le clausole a due zeri avrebbero congelato ipotesi di trasferimento clamorose, ma così non è stato. Quindi la questione del fair play finanziario; questo insieme di norme prodotte dall’Uefa volte a garantire trasparenza e bilanci sostenibili, non appare più una reale garanzia, ma una debole barriera che certi club possono aggirare, mentre si rivela un vero fardello per quelli più piccoli. E ora? È possibile porre un argine a questa sfrenata corsa in cui le cifre continuano ad alzarsi senza fine? È giusto sborsare tutti questi soldi per un calciatore? Le domande si moltiplicano, i malumori, anche di chi il calcio lo ama, non cessano, anzi aumentano. Ci sarà ancora spazio per la genuina passione


Conclusione. Mentre starete leggendo queste righe Dembelè sarà probabilmente passato dalle industrie della Westfalia al caldo di Barcellona per poco più di 100 milioni euro: era costato un anno fa ai gialloneri di Dortmund appena 15 milioni. Un altro enfant prodige, Mbappè, bomber del Monaco, sarà passato al PSG per un’altra cifra superiore ai 100 milioni. Tutto normale? 31

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di milioni di tifosi? Esisteranno ancora delle bandiere che faranno voto di rimanere tutta la carriera nella squadra che gli ha dato gloria, titoli e fama? O anch’esse finiranno strappate dal vento delle banche e dai tornadi dei fondi miliardari cinesi e arabi? Esisterà ancora il calcio come lo conosciamo? È difficile tentare una risposta: certo non ha senso stracciarsi le vesti o imprecare idealmente contro un mondo corrotto in balia del denaro, per quanto queste considerazioni siano in parte sostenibili. Bisogna ripensare un sistema, questo sì: riscrivere le regole, ideare delle misure di pesi e contrappesi, e perché no, porre dei limiti, mettere un tetto agli stipendi. Pensare nostalgicamente ad un calcio puro, senza soldi, procuratori e scambi clamorosi è pura utopia, e forse non è nemmeno mai esistito nella realtà, ma solo nelle strade che riempivamo da bambini e che poi prontamente lasciavamo per assieparci davanti ad uno schermo, a rimirare le prodezze di campioni che pretendono di essere anche pagati. Meno moralismi insomma e più realismo, più proposte. I problemi scoperchiati dall’affaire Neymar sono molti e complessi, ma dalle risposte che saranno date si giocherà il futuro e la credibilità del football del prossimo decennio.

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STORIE DI CJOSUL SPORT Marco Michielis

michielismarco@gmail.com

Quando il terrorismo colpì al cuore lo sport: Monaco ’72 U no dei macabri principi su cui si basa la logica del terrorismo è quello di colpire nei punti nevralgici delle città prese a bersaglio, dove si sa che si troverà il maggior numero di potenziali vittime possibile. Non solo: attraverso tale meccanismo, si attiva in noi anche una componente psicologico-emotiva per cui, ad esempio, le Ramblas di Barcellona, conosciute in tutto il mondo come luogo di svago e divertimenti, ora rischiano di essere eternamente associate nelle nostre menti al recente atto terroristico.

Il terrorismo ha assunto varie forme ed è stato originato e portato avanti da più cause e fazioni nel corso della storia. In Italia, per esempio, abbiamo sperimentato sulla nostra pelle il terrorismo nero e la violenza delle Brigate Rosse. Neppure lo sport è stato risparmiato. Quando si avvicinano i primi di settembre, ad alcuni forse potrà capitare di tornare indietro con la mente al 1972. A

quello che accadde in Germania e, più nello specifico, a Monaco di Baviera, durante i Giochi olimpici di quell'anno.

Già, perché anche allora venne violato un luogo che non si era abituati a veder violato. Un villaggio olimpico, quello che ospitava gli atleti israeliani, preso d'assalto da terroristi palestinesi appartenenti all'organizzazione "Settembre nero". Un altro tra i principali e più feroci conflitti che affliggono il nostro mondo quello tra israeliani e palestinesi. Due atleti provano ad opporre resistenza e vengono uccisi immediatamente, altri nove, invece, vengono sequestrati. La sicurezza del villaggio, come quella di tutta la città, era bassa: così era stato deciso per riconferire prestigio alla Germania post-nazista, in modo tale che un eccessivo dispiegamento di forze non ricordasse il regime. Volontari dotati unicamente di ricetrasmittente pattugliavano le zone interessate dalla manifestazione. 33

Gli atleti sequestrati verranno anch'essi uccisi. Torture indicibili, tra cui l'evirazione, saranno rivelate dopo anni, attraverso filmati che alcune consorti delle vittime sceglieranno coraggiosamente di guardare. Alcuni cadaveri verranno ritrovati con le ossa fratturate in più punti. La violenza più cieca che colpisce anche nello sport, dunque, solitamente e auspicabilmente attività d'integrazione e incontro per eccellenza. Il bel film di Spielberg metterà in luce gli avvenimenti di quel giorno, la paura e il terrore dipinti sui volti di persone recatesi in Germania per disputare delle gare. L'assenza di pietà che si cela dietro a un passamontagna, in uno scatto divenuto simbolo della strage. Perché il male, ancora una volta, non ha un volto umano.

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TOP TEAM E PILOTI A CONFRONTO: le pagelle di metà stagione

FERRARI

Dopo una deludente stagione senza nemmeno una vittoria ecco una Ferrari che può mettere fine al dominio Mercedes, mai in vero pericolo da quando sono stati introdotti i motori ibridi. Il team di Maranello nutre grandi e fondate speranze per il campionato piloti: in testa alla classifica Sebastian Vettel è in vantaggio rispetto a Lewis Hamilton, mentre il titolo costruttori resta ancora un po’ fuori portata per la Rossa. La Ferrari è matura per spezzare la maledizione dei quasi 10 anni senza successi iridati. Voto 9


LE DONNE, I CAVALLIER, L’ARME, I MOTORI Mirco Gazziola

MERCEDES

Con l’addio di Nico Rosberg e Paddy Lowe, la Mercedes si è trovata con un paio di buchi da tappare. Considerato che la vettura di quest’anno ha un passo lungo, che la rende più performante nei tracciati veloci, le Frecce d’argento non se la stanno cavando affatto male: i due alfieri del team di Stoccarda sembrano gestiti in modo equo, anche se nell’aria non è difficile intuire una continua preferenza verso Lewis. D’altro canto Bottas, nonostante si sia dimostrato un pilota molto veloce, è appena arrivato e di strada ne deve ancora fare tanta. Quest’annata ci ha regalato una Mercedes che ad ogni gran premio dà problemi agli scommettitori, in quanto non costante nella prestazioni, seppur in nessun modo esclusa dalla lotta per tutti e due i titoli.

Voto 8

RED BULL

Molti pensavano che il cambio di regolamento tecnico fosse un terreno molto fertile per Adrian Newy, ma non è stato così, la RB13 oltre a non essersi dimostrata competitiva soffre di problemi di affidabilità. La Red Bull in questa prima parte di campionato si è confermata poco competitiva, tralasciando qualche sporadico caso; spesso si ritrova a battagliare per le posizioni centrali. L’ultima gara prima della pausa estiva ha forse evidenziato qualche attrito tra i due vivaci piloti Daniel e Max. Si spera che le Red Bull recuperino un po’ di punti nei circuiti più adatti a loro così da insidiare la diarchia Ferrari-Mercedes.

Voto 6

SEBASTIAN VETTEL

Sebastian ha 14 punti di distacco da Lewis conquistati con grinta e come se non avesse nulla da perdere. Della disastrosa passata stagione Sebastian ha mantenuto solo il vizio di insultare chi non guida correttamente. Tralasciando la ruotata di Baku, il pilota della Ferrari si è dimostrato abile nel gestire le strategie e nel cogliere le opportunità. La possibilità che possa vincere il titolo iridato, o almeno che possa lottare fino ad Abu Dhabi, è molto alta.

mircogazziola@gmail.com

LEWIS HAMILTON

Il risultato della precedente stagione avrebbe dovuto far indiavolare il pilota britannico, ma così non è stato. Lewis continua a passare più tempo sui social che a rivedere le sue quattro gare non all’altezza di un weekend da “hammer time” di dominio puro come quello a Silverstone. Nei prossimi appuntamenti del mondiale, dovrà limitare i danni nelle piste svantaggiate per la sua Mercedes e imporre il suo ritmo nei ciruiti veloci.

Voto 7

DANIEL RICCIARDO

L’australiano dalle origini italiane non smette mai di sorridere nemmeno quando la sua vettura non è veloce come le altre. Sembra di vedere un Alonso nel periodo Ferrari, difficoltà in pole position ma costante presenza a punti. Questa “strategia”, se alla lunga mantenuta, può portare a vincere il titolo, ma statisticamente non è molto affidabile. Non si corre soli, infatti il fraticidio che gli ha causato Max Verstappen nel gran premio di Ungheria ha messo fine alla costante presenza a punti del giovane pilota.

Voto 7

KIMI RAIKKONEN

Prestazioni molto più soddisfacenti quelle del finlandese rispetto alla passata stagione, soprattutto dopo Silverstone. Da poco riconfermato in Ferrari per il 2018, Kimi a volte è stato veloce come il compagno di squadra Vettel, ma ha avuto anche molta sfortuna. Ora che ha firmato il contratto per il prossimo anno le sue precedenti gare non sono sembrate da seconda guida, ma piuttosto a gare da pilota collaudatore che dà le giuste linee guida ai tecnici per sviluppare al meglio la SF70H.

Voto 7.5

VALTERRI BOTTAS

Con la sua prima vittoria in carriera a Sochi, Bottas ha dimostrato di saper essere veloce tanto quanto il suo compagno di squadra Hamilton. Il finlandese della Mercedes ha saputo rispettare gli ordini di scuderia per favorire – purtroppo – il britannico anche quando le prestazioni delle due vetture erano simili. È pilota inoltre abile nel compiere rimonte incredibili. Sorride poco, e quando lo fa è perché si diverte veramente ed è soddisfatto delle proprie performance. A meno 33 punti da Vettel e a meno 17 da Hamilton, Bottas potrebbe intromettersi tra i due litiganti già abbondantemente iridati.

Voto 8.5

MAX VERSTAPPEN

Con i molti problemi meccanici alla RB13 è difficile valutare il rendimento del giovane olandese. Se contiamo anche gli incidenti con conseguenze sulla vettura, le gare in cui valutare Max rimangono poche. Oltre alle ottime performance a Silverstone e a Shangai, il giovane di casa Red Bull non è riuscito a trarre il massimo dal suo talento, complice anche il gap prestazionale della vettura rispetto a Mercedes e Ferrari. Con l’ultima gara in Ungheria Vertsappen ha dimostrato, colpendo il proprio compagno di squadra, di essere una volta di più un pilota arrogante che si preoccupa solo di se stesso.

Voto 6

Voto 9

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