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lunga vita ai nostri mari
from ForteMagazine 2019
DALLA DUNA del bagno Alle Boe la vista spazia sul largo mare della Versilia. Non è il promontorio della natìa Diamante e non è l’amatissimo mare della Calabria, ma per Damiano Iovino è comunque aria di casa. «Dopo un po’ che vivi a Milano ti abitui a considerare la Versilia come una delle bellezze della metropoli», dice. «Punti il compasso in piazza Duomo, tracci un arco tanto ampio quanti sono i chilometri che la tua auto può fare in due ore ed eccoti a Forte dei Marmi. A me piace venire soprattutto in inverno, per godermi lunghe e solitarie passeggiate su queste spiagge senza fine». Giornalista di vaglia, una carriera trentennale nelle redazioni dell’Ansa e di Panorama, tanta cronaca giudiziaria ma anche tante regate intorno al mondo al seguito dei velisti più arditi, Damiano Iovino i mari li ha conosciuti pressoché tutti. «Ognuno ha il suo fascino», racconta. «Ne ho visti di bellissimi e di bellissimi ne ho visti distruggere. Basta poco per rendersi conto di quale impatto abbia l’uomo sull’ecosistema marino. Da quando sono in pensione esco spesso con le mie piccole derive a vela e noto una gran differenza tra la pulizia delle acque in primavera e in estate, quando le coste si riempiono di bagnanti. Dobbiamo impegnarci di più per difendere l’ambiente». Proprio Alle Boe quest’anno si è deciso di rinunciare alle bottiglie in plastica, sostituite da borracce che si ricaricano con un sistema di acqua “alla spina”. Nel vicino bagno Piero sono banditi già da un po’ anche i bicchierini e le cannucce. «Fa benissimo Roberto Santini a spingere in questa direzione», commenta Iovino. «La plastica deve essere assolutamente limitata. Gli sforzi degli imprenditori e delle famiglie rischiano però di avere scarsi effetti se a monte non c’è un sistema pubblico che funziona: raccolte differenziate, riciclo, fontanelle e “casette” dell’acqua potabile più numerose, come incentivo all’uso delle bottiglie in vetro». Quando il nostro ospite racconta di aver fatto parte dell’equipaggio del Puritan, la maestosa goletta d’epoca di Arturo Ferruzzi, il pensiero corre spontaneo a Raul Gardini: capitano d’industria, appassionato velista e, purtroppo, anche tragico protagonista delle cronache degli anni Novanta. «Era un visionario, nell’accezione positiva che il termine ha nella cultura anglosassone: una persona con una visione precisa del futuro», dice Iovino. «Voleva abbandonare la chimica di base per spingere su quella avanzata, mettendo a frutto gli studi che il premio Nobel Giulio Natta aveva realizzato sulle plastiche proprio grazie al patrocinio dell’industria Montecatini, poi Montedison. Nello scetticismo dei più, Gardini guardava ai prodotti chimici a basso impatto ambientale. Settore in cui opera oggi la Novamont di Catia Bastioli. L’Italia ha quindi gli strumenti per fare la sua parte e contribuire a un mondo più pulito».