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ritorno al futuro

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Forte J'ADIOR

Forte J'ADIOR

TRAGHETTARE IL PRESENTE, se non addirittura il passato, nel futuro: una missione importante alla quale, inaspettatamente, si stanno dedicando tanti giovani versiliesi. Lontani i tempi dei “poveri ma belli” che coltivavano sogni sulla battima del mare o alla Capannina, può capitare che anche un giovane bagnino, di guardia in spiaggia nella zona più vip del paese, disveli un mondo e una volontà che ci ha stupito e rincuorato. Lui si chiama Curzio Barberi, ha una laurea triennale in Ingegneria nautica e, in attesa della laurea magistrale, è di vedetta al Bagno Angelo, coltivando il sogno di diventare un maestro d’ascia per portare nel futuro la bravura e l’ingegno di tanti maestri che su questi lidi hanno fatto la storia. «La passione per il mare e le barche antiche l’ho sempre avuta, ma la svolta ci fu due anni fa», racconta Curzio «quando mi capitò tra le mani la rivista della Compagnia della Vela e un articolo annunciava che Livio Maggi, l’ultimo dei maestri d’ascia fortemarmini, aveva iniziato una nuova imbarcazione. Dopo la goletta costruita pezzo su pezzo dietro le cabine del Bagno Royal, adesso voleva riportare in vita una barca a vela – una Classe A – che da queste parti ha avuto tempi gloriosi e grandi campioni. Andai così a conoscerlo avvicinandomi a lui con rispetto, come solo può fare un apprendista con il maestro di bottega. Da allora però il mio sogno di conservare e tramandare le tecniche dei vecchi costruttori di imbarcazioni ha iniziato a realizzarsi. Frequentare Livio Maggi è un onore e un’opportunità unica di imparare tecniche che rischiano di scomparire e che vanno assolutamente preservate. Un rapporto non facile all’inizio, anche per la grande differenza d’età, ma il giorno in cui ho visto che a Livio brillavano gli occhi per una cosa che mi era ben riuscita ho capito che la scintilla era scoccata». «Ormai non c’è più nessuno dei vecchi», sentenzia Livio Maggi dall’alto delle sue ottantasette primavere «ed è stato bello vedere questo ragazzo che, oltre ad esser ingegnere navale, si è mostrato dotato di tanta attitudine e volontà. Apprende facile, ha una bella mano a disegnare e potrebbe davvero diventare un bravo maestro d’ascia, come quelli di un tempo». «Se una foto vale più di mille parole, allora un tour virtuale vale ormai ben più di mille foto!». A mostrarci un mondo che è già assolutamente futuro sono altri due giovani: Marco Francesconi e Leonardo Gasperetti. Un architetto e un fotografo di grande sensibilità. Si sono messi insieme e rappresentano l’élite europea della realtà virtuale. È grazie a loro che si può visitare una biblioteca, come quella di Forte dei Marmi, curiosando fra le stanze e gli scaffali proprio come se fossimo lì. «Oggi possiamo ricreare in poche ore interi ambienti», spiegano «ma non vogliamo sostituirci alla realtà, vogliamo semplicemente catturarla per conservarla, e anche se queste tecnologie si sono sviluppate negli USA soprattutto in campo immobiliare, noi riteniamo che siano davvero preziose per tramandare monumenti, edifici ed anche luoghi che sono comunque a rischio di conservazione. Pensate, ad esempio, a una mostra che si potrà continuare a visitare con queste tecnologie anche quando sarà smontata. Senza contare che grazie a questi ambienti ricostruiti e visitabili si può consentire alle persone con disabilità di raggiungere virtualmente luoghi ai quali non potrebbero accedere, e analogamente si può fare per luoghi inaccessibili, a rischio o semplicemente interdetti al pubblico. E Marco e Leonardo sono così convinti di questo ponte virtuale passato-presente-futuro da aver usato un termine latino e uno inglese per nominare il loro progetto: ReiView. Il presente si può esportare nel futuro anche con una sorta di memento degli orrori del presente. Ci sta provando Alessandro Debenedetti, giovane designer con laurea in architettura a cui la serie di gravissimi attentati e stragi che hanno funestato l’Europa ha dato ispirazione per una svolta in carriera: «Fatti che hanno scosso me e il collega livornese Emiliano Fiordi», racconta Alessandro «facendoci riflettere e stimolandoci a fare qualcosa di concreto. Sull’onda emozionale abbiamo visto che tante città si stavano attrezzando per non soccombere agli eventi terroristici, ma spesso lo facevano in maniera non funzionale, con presidi di cemento, se non camion o ruspe, che hanno creato solo tanto allarmismo nella gente. Così ci siamo messi al tavolo ed è nata una startup che ha iniziato a studiare il fenomeno del terrorismo veicolare. Per combattere il quale nasce appunto Testudo, nome latino di una grande e moderna fioriera che cela in realtà un presidio studiato e messo a punto per salvaguardare soprattutto i forti assembramenti di persone durante fiere, feste e occasioni pubbliche». Esattamente come l’antica e coriacea formazione di fanteria dell’esercito romano, che era in grado di resistere ad attacchi molto importanti pur restando in grado di muoversi con compattezza e resistenza. «Oggi Testudo è omologata con i più severi protocolli di sicurezza», continua Alessandro «e già stiamo lavorando all’ampliamento della gamma anche grazie allo sviluppo delle tecnologie in corso. Devo dire che registriamo grande interesse in Italia, ma soprattutto all’estero». Detto per inciso, Testudo è in grado di fermare un camion da tre tonnellate e mezzo a 64 km/h, è già stato brevettato in Italia e negli Stati Uniti, mentre il brevetto europeo è in corso. Ne siamo certi: “Il futuro – ha scritto Malcom X – appartiene a coloro che si preparano per esso oggi.”

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