PIER PAOLO PASOLINI “MAMMA SONO POETA PER TE”
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI FOGGIA
PIER PAOLO PASOLINI “MAMMA SONO POETA PER TE”
M O S T R A D E I D O C E N T I D E L L ’ A C C A D E M I A D I B E L L E A RT I D I F O G G I A T R I B U N A L E
D E L L A
D O G A N A
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P A L A Z Z O
FOGGIA- MAGGIO 2007
D E L L A
P R O V I N C I A
MINISTERO DELL’ UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA ALTA FORMAZIONE ARTISTICA E MUSICALE
ACCADEMIA DI BELLE ARTI FOGGIA
PROVINCIA DI FOGGIA
ASSOCIAZIONE CULTURALE INTERNAZIONALE PIER PAOLO PASOLINI
Evento a cura di FLORIANA MUCCI - ANTONIO NASUTO - BARBARA TROMBETTA Collaborazione alla realizzazione del progetto MARIANNA PELULLO - FABIO CASIERO - BARBARA DE CESARE Progetto grafico ANTONIO NASUTO - GIANFRANCO D’AVERSA
Tribunale della Dogana - Palazzo della Provincia Foggia - maggio 2007 Allestimento mostra MARIANNA PELULLO - FABIO CASIERO - BARBARA DE CESARE
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’ autorizzazione degli autori.
Ciao Pietro
Pietro Graziano “ ESSENZA”
scultura in mar mo ed acciaio 135 x 135 x 72 2003 (par t.)
SOMMARIO 6
PASOLINI, L’IDENTITA’ E LA DIFFERENZA
Gaetano de Perna Presidente Accademia di Belle Arti di Foggia
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ESORCISMO
Savino Grassi Direttore Accademia di Belle Arti di Foggia
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PASOLINI E LA MADRE
Barbara Trombetta Docente Accademia di Belle Arti di Foggia
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LE ORIGINI
Floriana Mucci Docente Accademia di Belle Arti di Foggia
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PASOLINI, LA MAMMA, LA PITTURA
Giuseppe Magaletta Presidente dell’Ass. Cult. Int. P. P. Pasolini, Foggia
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LE OPERE
PASOLINI, L’IDENTITA’ E LA DIFFERENZA
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ue legami nella parola “mamma”: uno esclusivo, l’altro generale. Quello esclusivo permea tutta la vita di un uomo, nel bene e nel male, ed è intimo, talmente intimo che non puoi parlarne se non parli di te, di ciò che sei stato e sei. Pasolini dice di questo rapporto ma dice sopratutto dell’altro, di quello generale, di quello tra tutti gli esseri umani. “Mamma sono poeta per te”, ed immediatamente lo sentiamo vicino, fratello, perché in quel luogo dell’anima dove il tempo non conta, lo vediamo bambino come eravamo e sappiamo che la sua innocenza non era differente dalla nostra. Poi lo diventa, differente, perché ciascun uomo è sempre diverso dall’altro, ma la consapevolezza dell’innocenza originaria di ognuno ci spinge ad accogliere le differenze ed a comprendere. In tempi di globalizzazione non c’è intelligenza più utile di quella che accetta le differenze tra gli individui, si sforza di capire gli altri e di collaborare e non c’è simbolo più concreto della maternità per evocarla ed utilizzarla. Un allegoria che non poteva sfuggire ad un artista dello spessore di Pasolini e la cui vitalità è ben rappresentata dal contenuto delle opere della mostra; nelle maggior parte di esse, invero, v’è anche la rappresentazione della solidarietà, rappresentazione a cui gli autori sono stati indotti, consapevolmente o meno, da quel simbolo magico. Gaetano de Perna Presidente Accademia di Belle Arti di Foggia 6
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ESORCISMO Infirmos curate, mortuos suscitate, leprosos mundate, daemones eicite; gratis accepistis, gratis date. Sanate gli infermi, risuscitate i morti, mondate i lebbrosi, cacciate i demoni; gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. (Mt 10:8)
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el vortice dei pensieri, di fronte a colori brillanti o a tenui pastelli e a statiche figurazioni, nuove levitazioni intellettuali cercano ancora risonanze interiori. Il desiderio inappagato, come dopo un appuntamento mancato, simile ad una canzone mai intonata, preme sottile nell’anima ruvida. Abbiamo incontrato esaltanti sarabande cromatiche, forme parlanti e atmosfere nebbiose, ma il mistero dell’arte tiene ancora impegnati le mente e il cuore. Ma poi si plana, più o meno dolcemente…, la realtà ci trattiene. L’arte esalta il sentimento, le emozioni prendono forma, i ricordi diventano visioni…, ma loro arrivano sempre, i demoni, terribilmente beffardi. I demoni ci toccano, paure e angosce si ricompongono e ci fanno svolazzare come foglie perdute nel vento d’autunno.
“Dormi, piccolo, dormi! Nessuno farà del male al mio diletto figlio.” Il distacco, il buio della notte, la durata del sonno…, quanto manca al mattino? Una voce di richiamo, di rimprovero…, un canto stanco e ammaliante… Tanto bastava per prendere coraggio, mettere la testa sotto le coperte e riprovare piano a chiudere gli occhi, con una piccola preghiera. E i demoni così si allontanavano… L’ordinaria quotidianità, i ruoli della realtà, l’agognato apprezzamento di ognuno conducono ad altri lidi dove misura e rigore fanno avanzare ed ottenere rispetto e valore. L’infanzia è lontana, sorrisi e giochi si 8
fanno stranieri e il cuore smette di battere forte. La crescita è sì, lontananza e perdita. Ma ogni forma è ricerca di lei, la prima esorcista, ogni viso richiama vagamente il suo. E poi, c’è sempre una madre per ogni ferita… Ma a un tratto comincia davvero la corsa all’indietro, a quanto perduto, alle terribili emozioni lasciate da qualche parte per strada, lontane… ma sempre più prossime al cuore. Senza orpelli e senza scarpe si corre di più, per andare a cercare la nostra vita.
“Dormi, piccolo, dormi! Nessuno farà del male al mio diletto figlio.” Ma quando fuori piove e dentro si fa buio, quando il cuore si gonfia, … allora Dio è madre: eterna nuova amante, con il suo braccio ci cinge il fianco e ci consola: «Sta lieto piccolo! Maria di Nazareth è di nuovo incinta. Continuerà suo figlio a cacciare ogni sorta di demoni». Savino Grassi Direttore Accademia di Belle Arti di Foggia
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PASOLINI E LA MADRE
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ià il titolo a suo modo, contiene quasi un grido, forse un’appello, un lamento. Immediatamente mi viene alla mente una famosa supplica del poeta alla madre. Chi l’ha letta, e la conosce, sa quanto dolore Pasolini affida a quella poesia, è un dolore violento come sempre è il parlare di questo artista, ma è anche un dolore familiare, come è sempre il dolore che accompagna questo, che è il più intenso dei nostri rapporti. Ma questo è “il rapporto “. È l’origine dei nostri legami, la radice del nostro crescere, la leggerezza del nastro andare, e insieme, l’àncora e spesso la catena, e la condanna della nostra esistenza. Questo per Pasoloni era senz’altro il suo legame di figlio. Ma non è forse così per ognuno di noi? Non è forse questa intensità a garantire la via dell’emozione che percorre la nostra vita? Questa riflessione affidata ad un gruppo di artisti con una mostra sul rapporto di Pasolini con la madre, è senz’altro il modo migliore per riandare tutti, con la parte più profonda di noi, a quella che forse è la parte migliore di noi. Barbara Trombetta Docente Accademia di Belle Arti di Foggia
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LE ORIGINI
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l mondo intero, il nostro essere uomo, tutto l’universo si può racchiudere in una sola parola: Madre. Quante volte il suo abbraccio ci ha trasmesso sicurezza e fiducia, dolcezza e amore, quell’amore così profondo che in casi estremi oltrepassa quel sottile limite e diventa odio, aggressività, oserei dire ferocia… La madre primordiale, ma ancora oltre, il Dio Madre che ci accoglie sempre e comunque, in un caloroso abbraccio materno. Questa figura, che ci plasma e ci modella come le mani modellano l’argilla seguendo il proprio pensiero (madre), con le sue carezze plasma il nostro crescere salvandoci o rovinandoci. Mamma... quante volte abbiamo pronunciato questo nome; per molti di noi è stata la prima parola detta, poi ancora è stata gridata, sussurrata e molte volte nascosta, semplicemente non detta. Il conflitto più grande è il confronto più distruttivo che ognuno si porta dietro, nel suo bagaglio personale. Ma c’è sempre l’ ultima madre come l’ ultima spiaggia che coincide anche con il nostro punto di partenza: Dio. All’inizio di ogni cosa c’è sempre una madre… Floriana Mucci Docente Accademia di Belle Arti di Foggia
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PASOLINI, LA MAMMA, LA PITTURA
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piegare l’amore di Pier Paolo Pasolini per la mamma Susanna significa, inevitabilmente, entrare nell’analisi psicoanalitica del soggetto, arrivare alla conclusione del complesso di Edipo. Più interessante è sottolineare come si è evoluto tale amore, come l’artista l’ha espresso nelle sue opere. Il primo periodo di Pasolini è quello friulano: a causa del lavoro del padre, ufficiale di fanteria, la famiglia dovette girare spesso per varie città del nord Italia: Bologna, Belluno, Conegliano, Casarsa, Sacile, Cremona, ecc. Tuttavia, è nel Friuli, in particolare a Casarsa, che l’artista vive la maggior parte della sua vita sino al 1949. La mamma di Pasolini amava lo studio, la cultura, era una donna allegra, una compagnia ideale per Pier Paolo. Ella desiderava che il figlio diventasse uno studioso, riponeva in lui le speranze di un vita. Quando Pier Paolo aveva sette anni gli dedicò un sonetto, scritto da lei, il cui contenuto era il suo amore per l’amato figlio. Pasolini assorbe in pieno il desiderio della mamma e lo rivela in una lettera scritta all’amico Luciano Serra il 10 luglio 1942, mentre era a Porretta ad un corso di allievo caporale, al quale confessa: Oggi è venuta a trovarmi mia madre, pensando a lei provo una fitta d’amore. Io sono poeta per lei. Mi ha scritto l’altro giorno una lettera che mi ha fatto salire alla gola una vampata di pianto. Pier Paolo scopre l’antifascismo della madre, in netto contrasto con il padre, nazionalista fascista. Tuttavia, va detto che entrambi i genitori desideravano che il figlio diventasse poeta, e il padre, negli anni in cui visse a Roma, gli fece da segretario. Il periodo friulano è quello più bello dal punto di vista poetico: le sue poesie in friulano restano un capolavoro, migliori rispetto a quelle successive in italiano. Pasolini soffre per la condizione della mamma, sempre sola e in forte dissidio col marito, nelle poesie cerca di consolarla, si offre affinché ella trovi in lui la serenità dimenticando il dolore, soprattutto quello grande per la perdita del figlio Guido, avvenuta nel 1945, ucciso per mano dei comunisti. In una poesia scritta a Bologna il 10 marzo 1939 si nota il rapporto amorevole nei confronti della mamma: Mamma, ti vedo triste: è lo stillicidio delle piccole cose d’ogni giorno, che triste ti china la fronte, e tristi ti piega le labbra. E tu sei nata, mamma, per essere una Lodoletta: dare un colpetto di becco qua 16
uno là, e poi fare una frullatine pel cielo senza troppo stancarti; oppure come una farfalla lieve volare senza una meta precisa pei prati, dimenticare il giglio e il giaggiolo, se tu beva il nettare della rosa! In Friuli Pasolini scopre di essere omosessuale, questa scoperta la vive con profonda amarezza; in fondo, come lui stesso afferma, era nato per vivere serenamente, per essere felice, invece si ritrova a dover combattere una condizione personale che mai avrebbe voluto. Il suo amore verso i ragazzi è sempre platonico, mai volgare, le sue poesie, i suoi racconti che vertono in larga parte sulle attenzioni verso i giovani e l’amore per essi e per la vita che rappresentano, sono pura poesia, mai un accenno alla volgarità. La mamma è al corrente, ma è silente, e quando Pier Paolo viene denunciato ingiustamente per corruzione di minori e atti osceni in luogo pubblico, soffocato dalle ire del padre, decide col figlio di partire segretamente per Roma. A Roma inizia una vita nuova, anche se gl’inizi furono tremendi, infatti, il poeta, appena giunto nella Capitale, vive nella miseria, la mamma è costretta a fare la cameriera mentre il giovane non riesce a trovare un lavoro. Pasolini vive nell’angoscia dell’insuccesso, ma non demorde. La mamma è tutto il suo mondo, egli è disperato al solo pensiero che la donna possa morire, piuttosto preferisce che sia lui il primo. Cresce in lui un sentimento di pietà per quella donna che sta invecchiando, che tanto ha sofferto. Nelle poesie del primo periodo romano, dal 1950 al 1960, la tristezza di sapere che la madre morirà riempie la mente del poeta che la trasferisce nelle poesie. APPENDICE ALLA «RELIGIONE»: UNA LUCE (1959)
La casa è piena delle sue magre membra di bambina, della sua fatica: anche a notte, nel sonno, asciutte lacrime coprono ogni cosa: e una pietà così antica, così tremenda mi stringe il cuore, rincasando, che urlerei, mi toglierei la vita. La poesia continua con l’invocazione della morte che renderà indivisibili Pier Paolo e la mamma, è l’unico pensiero che consola il Poeta: 17
…………….Saremo insieme, presto, in quel povero prato gremito di pietre grige, dove fresco il seme dell’esistenza dà ogni anno erbe e fiori: ……………….Presto anche noi, dolce superstite, saremo perduti in fondo a questo fresco pezzo di terra La carriera cinematografica, dopo il successo dei suoi romanzi Ragazzi di vita e Una vita violenta, lo distolgono e lo allontanano dall’idea fissa per la mamma. L’amicizia stretta con Alberto Moravia lo sprovincializzerà. Pasolini era un piccolo borghese di provincia che non conosceva nulla, il mondo era rimasto il suo Friuli e le borgate di Roma. Moravia gli aprì le strade dell’Africa, dell’India, del terzo mondo. Moravia, infatti, detestava passare le feste natalizie in Italia e in quel periodo partiva per quei paesi insieme ad Elsa Morante. Pasolini si accodò e si aprirono per lui nuovi scenari. Nel 1962 gira Mamma Roma, un film tragico, come tutti i film del regista, che vede protagonista Anna Magnani ed Ettore Garofolo. È la storia di una mamma che vive in provincia ma intende migliorare la sua posizione sociale soprattutto in funzione del figlio che non vuole rimanga un burino. Decide anche lei, come tanti in quel momento di boom economico, di lasciare la campagna per andare a vivere a Roma, un viaggio della speranza. La realtà è che il boom è stato un fenomeno positivo per pochi, per coloro che dovevano consolidare i propri patrimoni, ma che ha rovinato molti disperati. Emblematico il film Il boom di Vittorio de Sica del 1963. In Mamma Roma il rapporto madre-figlio è intenso, la mamma vuole che il figlio diventi un piccolo borghese, in pratica un signor nessuno come tanti, felice di vivere una vita anonima, ma di vivere senza i problemi economici. Purtroppo il progetto della donna si scontra con la realtà, la sua ambizione distruggerà se stessa al punto di perdere il figlio che morirà in carcere mentre implora la mamma chiedendole di ritornare al suo paesello dove era felice. I film di Pasolini imperniati sul rapporto madre-figlio (Mamma Roma, La ricotta, Il Vangelo) vedono sempre la madre che patisce il calvario del figlio che muore sotto gli occhi della stessa. Una premonizione: Pasolini morirà anche lui prima della madre dopo che la stessa ha vissuto il calvario del figlio. Mentre gira La ricotta, nel 1962, conosce Ninetto Davoli, il suo grande amore, figlio di contadini calabresi immigrati nelle baracche del Prenestino, che allora ha quattordici anni. Quando nel 1963 esce il film, questi viene subito stroncato e sequestrato dalla magistratura per vilipendio alla religione di stato. Pasolini viene condannato a quattro mesi di reclusione. La mamma Susanna è distrutta. 18
L’amore per la madre non gli fa perdere, comunque, la lucidità e nel 1964-65 compone un poema dal titolo F. (che sta per Fica), mai portato a termine, dove si scaglia contro la madre e quello che rappresenta: questo si deve all’educazione sentimentale che Tu, lietamente, con le brevi note di un canto popolare, imponi, tiranna, madre snaturata, povera gatta, buco di mediocrità, pozzo di uguaglianza, cloaca di rassegnazione, catino di imitazione, vaso di conformismo Negli anni sessanta Pasolini è preso dal cinema e abbandona la narrativa, in questo periodo scrive qualche racconto e inizia la Divina Mimesis, una sorta di Divina Commedia, che non terminerà mai e che darà alla stampa nel 1975. Lo scrittore definisce questo scritto come «documento» e, nel settimo canto, scrive che pur raccolta, dolce, protettrice e bambina, ancora nella luce del Paradiso terrestre, è la madre la regina dell’Inferno. Da quando ha conosciuto Ninetto Davoli, nel 1962, non se n’è più separato, lo ama svisceratamente, se lo porta dappertutto, è felice. L’amore per Ninetto diventa più forte di quello della mamma, ormai anziana donna, e lo testimonia prima in una lettera che invia a Paolo Volponi nell’agosto 1971, dove gli confida che ormai senza l’amore di Ninetto desidera solo morire. Quando Ninetto decide di sposare Patrizia, Pasolini, la stessa confessione la rivela, poi, alla fidanzata di Ninetto scrivendole una lettera piuttosto penosa nella quale afferma senza mezzi termini che per Ninetto ha un immenso affetto che ha sostituito quello per la madre. Perciò, senza di lui, vorrebbe morire. Siamo nel 1971 e Pasolini, mai rassegnato a questo destino, compone una serie di poesie intitolate L’Hobby del sonetto (1971-73) dedicate al caro amico Ninetto, poesie originali e spietate nei confronti di Patrizia e di rimprovero nei confronti di Ninetto che per la fica ha deciso di buttare all’aria tutto, gli ha confidato che per lei è disposto a tutto, perfino a mettersi a fare il falegname. Pasolini è distrutto, nel 1974 incomincia a scrivere un romanzo, Petrolio, che dovrà essere il suo grande romanzo, purtroppo non riuscirà a terminarlo perché morirà l’anno successivo, il 2 novembre 1975. Gli appunti vengono comunque pubblicati, in essi il rapporto madre-figlio è morboso; Carlo, protagonista della storia, dopo aver incontrato la madre che non vedeva da tempo si reca nella camera della stessa che si sta preparando per uscire, ma lui, eccitato nel vederla, tira fuori il suo affare e nonostante lo stupore della madre la butta sul letto e la monta dopo averle strappate le mutande. Siamo nel periodo finale dell’artista, quello in cui Pasolini ha gettato al vento ogni inibizione, l’odio per il mondo in cui vive lo ha ormai allontanato per sempre dalla terra, egli naviga in pieno oceano. Il periodo friulano, l’odore dei campi, il suono delle campane, il brusio delle preghiere, tutto ciò è soltanto un ricordo molto lontano. La mamma non è più mamma come l’ha sempre chiamata, ora è diventata madre, il tempo ha scolorito l’amore per lei, l’amarezza della vita gli ha tolto anche l’amore per la mamma. 19
LA PITTURA Pasolini si è cimentato in quasi tutte le arti: la poesia, la narrativa, il cinema, il teatro, la musica, la pittura. Negli anni 1941-43 si cimentò nel disegno, erano gli anni di Casarsa. L’artista bolognese desiderava manifestare quello che sentiva, disegnare era certo più immediato che comunicare con la poesia; era alla ricerca di un proprio stile senza, peraltro, raggiungere alcuna originalità. Come per la musica, anche per la pittura, Pasolini si presentava piuttosto sprovveduto, un dilettante, ma se la musica esige un orecchio particolare, la pittura può nascondere carenze tecniche e strutturali, almeno ai meno esperti. Non aveva seguito alcuna scuola, era, infatti, autodidatta, ma seguiva il suo maestro di università Roberto Longhi dal quale apprese il gusto pittorico. Oltre ai disegni (Giovane che scrive, Uomo che legge, Ritratto d’uomo, Ritratto di Susanna Pasolini, Bersagliere, Ritratto di Bersagliere, Ragazzo, Ritratto di ragazzo, ecc.) si affacciò alla pittura e nel 1946 dipinse Autoritratto con la vecchia sciarpa, l’anno dopo Autoritratto. In Autoritratto con la vecchia sciarpa vi è un chiaro richiamo a Van Gogh, ma anche a Ensor. Divertente il racconto Douce del 1947. Pasolini si reca a Rosa, un paesino vicino Casarsa, alla sagra domenicale dove i giovani ragazzi ballano, il più delle volte, tra di loro. Fa la conoscenza di un ragazzo quattordicenne, un certo Angelo Dus di Rosa, ne rimane particolarmente attratto. Cerca di avvicinarlo ma il ragazzo è timido e indisponibile, lui insiste e, pur di frequentarlo, gli chiede di poterlo ritrarre, ma Angelo Dus è irremovibile. Niente da fare. Pasolini, il giorno dopo, escogita il sistema di abbordaggio, pensava: adesso vado dalla madre, le dico che sono un pittore e che voglio ritrarre suo figlio, visti i miei modi gentili non lo potrà rifiutare. In effetti, così sarà. Ma la cosa divertente è che vittima di questo abbordaggio sarà lo stesso Pasolini. Una sera, mentre era in compagnia della madre e del fratellino, un ragazzo di diciannove anni lo puntò e per abbordarlo gli disse proprio che desiderava ritrarlo. Ironia della sorte! Dopo il film Accattone, molti critici contestarono al regista una tecnica cinematografica non proprio ortodossa, ma il regista fece presente che lui era un figurativo, le sue scene cinematografiche erano dei quadri, in particolare rinascimentali, dove sempre c’è un soggetto in primo piano lasciando la parte retrostante come sfondo, proprio il tipico sfondo dei quadri rinascimentali e pre-rinascimentali. Pasolini amava Giotto, Piero della Francesca, Pontormo, Masaccio, Rosso Fiorentino. Questa particolare concezione del cinema mise in difficoltà Anna Magnani la quale nel corso del film Mamma Roma chiese a Pier Paolo spiegazioni su quel modo strano per lei di procedere. In sostanza Pasolini dava poco spazio alla recitazione perché tutto doveva essere funzionale al suo progetto. I film sono una serie continua di fotografie montate in maniera cinematografica. La Magnani doveva mettere il suo viso e ridere o piangere quando lo diceva il regista e basta, senza aggiungere altro. Alla fine l’attrice non renderà in pieno per quello che era, Mamma Roma è un grande film, molto commovente, ma la Magnani si scoprirà piuttosto impacciata. Troppi sono i rimandi all’arte figurativa nel cinema, quelli più visibili sono senz’altro la Crocifis20
sione del Masaccio in Mamma Roma, quando Ettore è in fin di vita legato ad una umile branda; la Deposizione di Cristo del Rosso Fiorentino ne La ricotta, scena bellissima accompagnata in sottofondo dalla Sinfonia dalla Cantata Su le sponde del Tebro di Alessandro Scarlatti; durante la scena della Deposizione la Madonna recita i versi della Passione di Cristo e pianto della Vergine di Jacopone da Todi. Nello stesso film vi è la Deposizione del Pontormo, accompagnata provocatoriamente dal cha cha cha di Carlo Rustichelli... L’amore per Giotto il regista lo rivela nel film Decameron dove veste proprio i panni del pittore che giunto a Napoli il 2 gennaio 1330 dipinge l’Apocalisse nella chiesa di Santa Chiara; dopo aver realizzato l’affresco si mette di fronte all’opera e commenta: Perché realizzare un’opera, quando è così bello sognarla soltanto?. Giuseppe Magaletta, musicista e scrittore Presidente Associazione Culturale Internazionale P. P. Pasolini, Foggia
Bibliografia
Autoritratto con la vecchia sciarpa, 1946 Due ragazzi (lapis e tempera), 1950
P.M. De Santi – A. Mancini, Il diaframma di Pasolini, 2005 G. Magaletta, La musica nell’opera letteraria e cinematografica di Pier Paolo Pasolini, 1997 P.P.Pasolini, Tutte le poesie, Mondadori, I Meridiani, 2003 P.P.Pasolini, Romanzi e racconti, Mondadori, I Meridiani, 1998 P.P.Pasolini, Lettere, 1940-1954, Einaudi, 1986 E. Siciliano, Vita di Pasolini, 1995
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LE OPERE
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ALBERTO GIANCARLO FABIO GIANFRANCO COSIMO ALBA PIETRO ANTONINO FLORIANA ANTONIO MARIANNA BARBARA SALVATORE
BALLETTI BIANCO CASIERO D’ AVERSA DEL VECCHIO DE SARIO DI TERLIZZI FOTI MUCCI NASUTO PELULLO TROMBETTA VITAGLIANO
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A LB ERT O B A LLET TI 26
MATER Elaborazione digitale su carta fotografica a colori 33 x 30 2007
A LB ERT O B A LLET TI 28
PESTARE T’ ERRA Fotodigitale di backstage da “Pestare T’Erra” su carta fotografica a colori 30 x 45 2005
GIANCARLO BIANCO 30
LA MIA MAMMA Fotografia su tela 70 x 50 (4 pezzi) 2007
GIANCARLO BIANCO 32
LE NOSTRE MAMME Fotografia su tela 70 x 50 2007
FABIO CASIERO 34
MADRE ANCESTRALE Tecnica mista 45 x 45 x 35 2006
FABIO CASIERO 36
SLITHER Acciaio e gesso 38 x 10 x 29 2006
GIANFRANCO D’ AVERSA 38
PENSIERI Elaborazione digitale su carta fotografica a colori 40 x 30 2007
GIANFRANCO D’ AVERSA 40
ARBORVITAE Elaborazione digitale su carta fotografica a colori 40 x 30 2007
COSIMO DEL VECCHIO 42
MATERNITA’ Matita su carta 2000
COSIMO DEL VECCHIO 44
FIGURE TRA LE ROCCE Penna su carta 24 x 33 1980
ALBA DE SARIO 46
BALLATA POETICA Olio su tela 60 x 90 2007
ALBA DE SARIO 48
IMPOTENTI AI REALI RICHIAMI DEL CUORE Olio su tela 50 x 70 2000
PIETRO DI TERLIZZI 50
LA VIRTU’ DELL’ IGNORANZA Acquerello e matita su carta 20 x 30 2007
PIETRO DI TERLIZZI 52
SALE DI LETTURA Acquerello e matita su carta 19 x 13 2007
ANTONINO FOTI 54
MATER 2007 Tecnica mista 13 x 18 x 60 2007
ANTONINO FOTI 56
SCREAM IN BABYLON Tecnica mista su tavola 41 x 85 2007
FLORIANA MUCCI 58
RUT Terracotta patinata 15 x 35 x 22 2006
FLORIANA MUCCI 60
SOL AMEN TE
SOL TE AMEN
Terracotta smaltata diametro 23 2007
ANTONIO NASUTO 62
GEA - MADRE TERRA Olio su tela 100 x 100 2007
ANTONIO NASUTO 64
GEA - MADRE TERRA Fotografia digitale su carta fotografica a colori 30 x 40 2007
MARIANNA PELULLO 66
MADRE CON FIGLIO Carta e sughero 33 x 13 x 38 2007
MARIANNA PELULLO 68
FRAGILITA’ Carta e tufo 20 x 10 x 30 2007
BARBARA TROMBETTA 70
NEL TEMPO CHE MI RIMANE TI SCRIVERO’ UNA LETTERA Tecnica mista con resina compressa 100 x 100 2007
BARBARA TROMBETTA 72
FORSE E’ PERCHE’ HO ANCORA NEGLI OCCHI NIZZA Tecnica mista con resina compressa 100 x 100 2005
ZHAO SALVATORE VITAGLIANO 74
FIUME Tecnica mista su tavola 100 x 130 2007
ZHAO SALVATORE VITAGLIANO 76
CAVALLO Tecnica mista 8x8 2007
Finito di stampare nel mese di ottobre 2007 presso le
Grafiche Gercap Foggia - Roma
Questa ricerca della madre domina, nelle profondità dell’inconscio, gli affetti umani, ed è comune sia al maschio che alla femmina, poichè anche per quest’ultima, come Freud sottolinea negli ultimi suoi scritti, la relazione con la madre è quella originaria, e quella col padre fu contratta solo in un secondo momento.
Savino Grassi (1981)