SLOW ECONOMY 04

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© Claudio Scaccini

TIRATURA LIMITATA DA COLLEZIONE SU CARTA PREZIOSA

ANNO 2 NUMERO 4 Maggio/Giugno 2013




Sommario

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La fiscalità al servizio della competizione

Sviluppo e decrescita con un solo paradigma: la Qualità

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Albano Carrisi: un respiro fra due silenzi è la nostra vita

Valorizzare il territorio per rilanciare il turismo

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Massimo Incagnoli: creare valore aggiunto per un territorio a beneficio di tutti

Ferrari e Cantine Albea: due “patrimoni” italiani 4

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Pane di Altamura D.O.P. un valore da tutelare

“Capitani Coraggiosi”: la qualità di pane, pasta e taralli... cose di grano.

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I “Mercatini del gusto”

Tuttofood 2013 scelto da Expo 2015 come vetrina d’eccellenza

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L’orgoglio italiano sfreccia sotto le stelle

L’olio extravergine d’oliva italiano è ancora il nostro “oro liquido”?

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Umbria e Puglia: matrimonio enogastronomico all’insegna dell’unità d’Italia

Con Re Giorgio e suo nipote Enrico, il sereno dopo la tempesta perfetta

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Vino rosato italiano, una scommessa vincente

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Fabrizio Nardoni: rilanciare il comparto vinicolo

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Come tutelare i prodotti d’eccellenza di Puglia

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Orgoglio italiano

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Emblema eyewear: dress your life

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Michele Del Giudice, un Angelo fatto uomo

I gioielli del GAL “Terra dei Trulli e di Barsento”

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Finalmente fatti concreti: “CHEF day ECCELSA”

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Letti per Voi

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Miss Slow Economy 2013

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ANNO 2 NUMERO 4 Maggio/Giugno 2013

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di Stefano Masullo

Editoriale

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La fiscalità al servizio della competizione

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’utilizzo della leva fiscale per attrarre investimenti , creare posti di lavoro ed ottenere ritorni economico - finanziari è la strategia che ha caratterizzato la politica tributaria di un numero crescente di Paesi. Si è vista anche durante la recente tornata elettorale la sensibilità che il Paese ha dedicato al problema fiscale ed alla tassazione degli utili di impresa e non è un mistero per nessuno che l’Europa in molti dei suoi Paesi, trovi in questo, un vincolo insormontabile allo sviluppo economico. Che la fiscalità sia un fattore competitivo tra sistemi Paese è cosa nota: la pressione tributaria, ma anche la qualità e la quantità delle riforme in questo settore, sono monitorati costantemente dai Governi e ciascuno di essi guarda a cosa fanno gli altri. Molti dei Paesi che oggi offrono opportunità di impresa con fiscalità ridotte, sono in alcuni casi,

anche Paesi che propongono quale cavallo di Troia, per attrarre imprenditori, manager ed investitori, l’approccio del turismo golfistico. Il rapporto Doing Business pubblicato dalla Banca Mondiale cerca di rendere possibile un confronto con graduatorie annuali utilizzando 11 indicatori. La fiscalità Il Direttore Responsabile di Slow Economy Stefano Masullo continua e continuerà ad essere fiscale complessivo sul reddito un fattore importante e a volte dell‘ impresa tipo, Total Tax Rate, decisivo per la localizzazione o la per il periodo dal 2004 al 2011, delocalizzazione di una impresa. nel 2011 la riduzione complesMa è il concetto sottostante di siva è stata solo dello 0,3 % e fiscalità che sta evolvendo rapi- quasi esclusivamente ascrivibile damente e di questo le politiche ai Paesi Asiatici e dell‘America fiscali non potranno non tenerne Centrale. conto. Lo stesso rapporto evidenzia Innanzitutto vi è il prelievo fi- che esisteuna forte correlazione scale complessivo previsto per tra prelievo fiscale e crescita ma una certa attività che è general- che il solo basso prelievo fiscale mente somma di una serie di non è sufficiente a stimolare la prelievi che gravano sul reddito crescita. generato e di altri prelievi, nella La componente peso degli forma di tributi indiretti e minori, adempimenti fiscali può rappreche gravano sull‘attività per il fat- sentare un vincolo per la crescita to stesso che viene esercitata. interna, ma ancor più dell’ elevaTuttavia non si tratta solo di ta imposizione, una riduzione dei questo: a fronte di una riduzione vincoli di tipo amministrativo rapcomplessiva dell‘ 8% del prelievo presenta un fattore per la crescita


economica di un Paese, come il numero dei pagamenti di imposte ed il numero di ore necessarie ad adempiere. La questione si sta quindi spostando sul peso che le imprese danno alle condizioni diverse dal prelievo fiscale. E’ in questo senso che il concetto di fiscalità sta rapidamente mutando verso una accezione più vasta. Alla misura della pressione fiscale bisogna affiancare nelle scelte strategiche almeno alcuni dei seguenti altri fattori quali: • stabile quadro normativo di riferimento in materia fiscale o con modifiche accompagnate da una fase di adeguamento prima della loro entrata in vigore; • certezza e tempestività nei criteri interpretativi; • capacità della pubblica amministrazione di essere un interlocutore affidabile a livello di accountability; • quadro sanzionatorio ripensato in funzione della proporzionali-

tà tra violazione e sanzione; • cooperazione tra amministrazioni evitando che comportamenti fiscalmente ammessi in un dato Paese siano fonte di contenzioso in un altro; • maggiore attenzione da parte di molte amministrazioni al fenomeno dell‘evasione, soprattutto nella sua componente off shore, infatti alcuni Paesi tollerano sempre meno una competizione giudicata non corretta attraverso la leva fiscale da parte di altri Paesi . Guarda caso, un Paese come la Turchia, che negli ultimi anni ha portato sul mercato turistico una offerta golfistica di primo ordine, dal 2004 ha ridotto dal 53% al 41,2% la pressione fiscale complessiva sulle imprese e tagliato dal 5% al 14,5% gli oneri sociali sul lavoro dipendente, istituendo nel 2012 un articolato sistema di esenzioni fiscali ed agevolazioni, zone industriali, vere e proprie zone franche, con l’obiettivo di attrarre investimenti esteri.

A riprova di quanto affermato sopra dal 2005 ad oggi a livello mondiale, si sono registrate ben 296 riforme fiscali in 142 economie, come illustrato dl rapporto annuale sulla fiscalità nel mondo, stilato da Price Waterhouse Coopers e dalla Banca Mondiale denominato Payng Taxes. Complessivamente le economie mondiali hanno alleggerito dell‘1% l’anno, in totale un calo pari al -8%, il Total Tax Rate, ovvero l‘incidenza effettiva del carico fiscale e previdenziale sui profitti maturati ogni anno dalle imprese, portandolo al 44,7%, hanno ridotto di una settimana il tempo per effettuare gli adempimenti, 54 giorni in tutto, e il numero di pagamenti, 6,5. Con enormi differenze, come è prevedibile tra aree geografiche ed economiche. Aliquote irrilevanti in Medio Oriente grazie ai proventi del petrolio e pressione insostenibile in Africa, tempi biblici per gli adempi La Banca Centrale Europea

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Il Direttore Responsabile di Golf People Club Magazine Stefano Masullo e Bianca Maria Miola Vecelli sul campo da golf

menti in Sudamerica, flessibilità e iter semplificati in USA e Canada. E se l‘Eurozona si qualifica come sistema complessivamente efficiente ma con aliquote rilevanti per sostenere un welfare articolato, la palma del riformismo fiscale se la aggiudicano Asia Centrale ed Europa dell‘Est. In 5 anni, Europa Orientale e Asia Centrale hanno registrato il più ampio miglioramento: hanno ridotto i tempi medi per i pagamenti di 200 ore, 261 ore è il tempo per adempiere e il numero degli adempimenti da 52 a 28. Aliquote basse ed informatizzazione premiano soprattutto i Paesi balcanici, dalla Bosnia alla Serbia ma anche Romania e Bulgaria, con un’IVA compresa tra 10 e 16% e la corporate tax tra 17 e 24%: più lenti a vedersi i risultati nelle Repubbliche Caucasiche. Le aliquote più pesanti, in media dal 57,4 % ma che comprendono dal 15,2 % dello Zambia al 340 % della Repubblica Demo-

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cratica del Congo, e del maggior numero di pagamenti e di tempo perso per adempere restano ad appannaggio dell‘Africa. La sola Africa sub sahariana ha registrato la più ampia riduzione del Tax Rate totale, - 13,3 % dal 2005. L‘Italia si posiziona al 131o posto nella classifica generale, prendendo ad esame 185 economie. In Italia il carico fiscale complessivo è il più alto d’Europa, pari al 68,3 % dei profitti commercia-

li, sostanzialmente stabile contro una media scesa, nonostante la crisi, dal 43,4 % al 42,6 %, media mondiale pari al 44,7%. A breve distanza dall‘Italia si posiziona l‘Estonia (67,3 %), seguita dalla Francia (65,7 %). Tra i primi 10 Paesi al di sopra della media europea si trovano anche il Belgio (57,7 %), l‘Austria (53,1 %), la Svezia (53 %), l ‘Ungheria (50,3 %), la Repubblica Ceca (49,3 %), la Slovacchia (47,9 %), la Germania (46,8 %). Ad avere l’aliquota più bassa sono invece Lussemburgo, con un carico di un terzo rispetto a quello italiano (21 %), seguito da Cipro (23 %) ed Irlanda (26,4 %). Il golf attrae un turismo qualificato, occorre perciò che dietro a questa vetrina, quella italiana ha tutte le carte in regole per essere tra le migliori, ci sia un Paese che realmente incentivi gli investimenti e che convinca, non solo gli stranieri a tornare, ma anche gli imprenditori intaliani a continuare ad investire . Il golf deve far capire questo semplice concetto: “Qualunque player alla fine si dirige verso i campi migliori ai costi più convenienti e dove dietro c’è un servizio pronto ad accoglierlo“ .


Stefano M. Masullo, classe 1964, laurea in Scienze Economiche e successivi Master di Specializzazione in Comunicazione, Marketing e Finanza, opera nel settore finanziario dal 1984, ha iniziato il proprio percorso professionale nella società Consulenti Finanziari SpA, controllata dal finanziere commercialista Pompeo Locatelli, in seguito, ha collaborato per oltre un lustro, con mansioni e incarichi crescenti quali Procuratore di Borsa, autorizzato con delibera CONSOB, presso lo Studio di Agenti di Cambio Leonzio Combi, costituito a Milano nel 1903 e reputato uno dei più importanti in Italia. Nel 1995 fondatore, presidente e azionista qualificato, per oltre 11 anni, del gruppo di consulenza ed intermediario finanziario non bancario ex articolo 106 T.U.B., autorizzato dall’Ufficio Italiano Cambi, Opus Consulting S.p.A., capitale sociale 625.000 euro, in seguito alla cessione della struttura avvenuta nel 2006 è diventato azionista ed amministratore delegato della holding di investimenti e partecipazione Euro Sopa SpA, capitale sociale 800.000 euro. Già Rappresentante alle Grida alla Borsa Valori di Milano e Broker registrato al NASD a New York è specializzato nella consulenza e gestione di patrimoni mobiliari ed immobiliari,nella finanza di impresa,nella pianificazione fiscale,nella comunicazione finanziaria e nella formazione. Socio fondatore e tuttora segretario generale ASSOCONSULENZA Associazione Italiana Consulenti di Investimento la prima ed unica associazione di categoria dei consulenti di investimento riconosciuta a livello istituzionale in Italia, fondata nel 1996 che ha registrato oltre 700 iscritti, è inoltre socio fondatore e segretario generale ASSOCREDITO Associazione Italiana Consulenti di Credito Bancario e Finanziario di cui è presidente Luigi Pagliuca, già presidente del Collegio di Milano e Lodi dei Ragionieri Commercialisti, oltre 3.000 membri.

Docente universitario, autore di oltre 300 pubblicazioni e di 22 best sellers aziendali, di cui uno adottato, nel 1998, come testo d‘esame all‘Università Bocconi di Milano, opinionista presso le più importanti testate giornalistiche e televisive specializzate di settore, quali RAI, CNBC Class Financial Network e Bloomberg Television, è stato chiamato a tenere relazioni e conferenze in Italia ed all’estero organizzate da prestigiose istituzioni quali Marcus Evans, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università Commerciale Luigi Bocconi, IUAV Università di Venezia, Università Statale di Pavia, Fondazione Banca Europa. Nel 2002 ha realizzato il primo manuale pubblicato in Italia dedicato al ruolo professionale del Consulente di Investimento.

gazine, direttore responsabile ROSSIA, magazine di lifestyle in duplice lingua, italiano e russo, direttore editoriale Family Office Patrimoni di Famiglia primo periodico italiano dedicato alle aziende di famiglia ed alla tutela dei patrimoni familiari. Attualmente è direttore responsabile, fin dalla fondazione, avvenuta nel 2000 della testata on line di finanza operativa www.trend-online.com e direttore responsabile della rivista multimediale di settore denominata Golf People costituita da portale internet, web television e trimestrale cartaceo. Magnifico Rettore della Libera e Privata Università di Diritto Internazionale ISFOA di Lugano e legalmente autorizzata con delibera del Consiglio di Stato e Repubblica del Cantone Ticino.

Stefano Masullo e Bianca Maria Miola Vecelli

Autore nel 2001, venti giorni dopo il drammatico attentato alle Torri Gemelli di New York, del primo libro pubblicato in Italia dedicato alla finanza islamica, di cui è reputato uno dei maggiori esperti in Italia, intitolato Le Guide Operative ai Mercati Finanziari dei Paesi Arabi: Bahrein. Nel settore editoriale ha ricoperto importanti ruoli quali direttore editoriale delle prime due ed uniche riviste italo elvetiche dedicate alla finanza dei Paesi Mediorientali ed a quella islamica, denominate rispettivamente Finanza Araba e Shirkah Finance, vice direttore del patinato dedicato al lusso World & Pleasure Ma-

Ha operato con incarichi di direzione o di consulenza presso importanti gruppi bancari, assicurativi, finanziari, industriali quali: Norwich Union, CIM Banque, Broggi Izar, Henderson Investor, Fleming, Corner Bank, Lemanik, Nationale Nederland, Banca Popolare Commercio Industria, Prudential Vita, Banca Popolare di Milano, Cassa di Risparmio di Cento, Cassa di Risparmio di Perugia, Socièté Bancarie Priveè, Liberty Financial, FMG Fund Marketing Group, Credito Italiano, ING Group, Colomba Invest SIM, MPS Banca Personale SOFIA SGR, 81SIM.

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Attualità di Saverio Buttiglione

Sviluppo e Decrescita con un solo paradigma: la Qualità.

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embrerebbe, di primo acchito, non esserci la “via di mezzo” che coniughi le teorie della Decrescita sostenute dal professore di Scienze Economiche dell’Università di Parigi/ Sud Serge Latouche e quelle

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del libero mercato che da solo è capace di autoregolamentarsi sostenute, per esempio, dall’economista Alessandro De Nicola, Presidente della “Adam Smith Society”, ma forse non è così e le intelligenti menti apparente-

mente contrapposte potrebbero e dovrebbero cercare i punti in comune. Probabilmente il Prof. Emerito Latouche intende uno sviluppo ed una crescita economica con “decrescita dei consumi sfrenati ed inutili” evitando di moltiplicare a dismisura le produzioni, quando sintetizza la sua teoria con le “8 R: rivalutare, rilocalizzare, riciclare …”, teoria compatibile pure in un libero mercato, che abbia però delle regole, che perfino i banchieri auspicano per il mercato finanziario. Uno sviluppo sostenibile per una nuova economia virtuosa, che tenga conto delle nuove frontiere tecnologiche, conservando tuttavia, e consumando, anche i prodotti del lavoro e dell’ingegno del passato, come, per esempio, le ricchezze artistiche, culturali ed architettoniche italiane, oppure le risorse agroalimentari, (esattamente come fa SlowFood con i “presìdi” dei prodotti locali tipici), può essere una delle ricette per produrre reddito e benessere pur sostenendo la “decrescita” di consumi illimitati e ansiotici di tutto quello che ci viene propinato e spacciato come “indispensabile” per la nostra vita. Anche l’Istat, il 9 aprile di quest’anno, ha annunciato un


secondo elemento che affiancherà d’ora in poi il PIL (Prodotto Interno Lordo) per misurare lo sviluppo del paese, l’Indice di Benessere IDB. La stessa sera dell’annuncio Istat il filosofo Massimo Cacciari lo ha commentato specificando che ci sono delle variabili oggettive che compongono questo elemento, quali per esempio il reddito delle persone, ma anche il lavoro e la stessa qualità del lavoro, poi ci sono alcune variabili soggettive come per esempio la famiglia di appartenenza di ogni individuo (si può vivere in una famiglia ricca ma esserne frustrati nei rapporti oppure in una famiglia economicamente modesta ma ricca di relazioni parentali). Il sociologo Franco Ferrarotti ha invece distinto tra felicità e contentezza, essendo la prima più un’aspirazione da raggiungere che uno stato d’animo concre-

tamente sperimentabile, mentre la contentezza è raggiungibile anche nelle piccole soddisfazioni quotidiane che insieme possono contribuire a porci in pace con noi stessi e quindi a provare benessere. Tornando sul concetto del “consumismo sfrenato” che ha imposto, almeno nei nostri paesi occidentali, lo stile di vita degli ultimi decenni (ma vedo che lo abbiamo inculcato anche in paesi lontani come la Cina) mi domando che senso abbia cambiare il

telefono cellulare od il tablet, inseguendo freneticamente il possesso del nuovo modello proposto, oppure, come siamo stati abituati da almeno vent’anni, sostituire continuamente l’auto fino ad averne anche più di una, con l’aggiunta di consumare a dismisura quel combustibile fossile che le fa muovere, che sarà esaurito in breve tempo perché si è costituito nel sottofondo terrestre in milioni di anni e non è quindi rinnovabile né a breve né a medio termine?

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Se almeno sostituire l’auto significasse acquistarne una che vada ad idrogeno oppure ad energia solare sarebbe un passo avanti, come pure, per esempio, comperare una nuova casa ci consentisse di abitare luoghi domotici e soprattutto autonomi energeticamente, a costo zero e senza nessun impatto ambientale inquinante. Ha poi senso comperare abiti, calzature ed accessori in continuazione quando gli armadi sono ancora pieni di roba nemmeno usata oppure mangiare cibo molto velocemente senza gustarlo nemmeno (come invece insegna Slowfood) e senza neppure stare a guardarne la qualità, solo perché ci viene venduto a basso prezzo oppure perchè l’accattivante campagna pubblicitaria che lo promuove solletica le nostre fantasie gustative? Quest’anno due giorni prima di Pasqua la Guardia di Finanza ed i Carabinieri hanno sequestrato di tutto e di più, in tutta la penisola da nord a sud, tutta merce alimentare taroccata o addirittura nociva per la salute (ad esem-

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pio pesce congelato scaduto da anni!) e pronta ad invadere le cucine delle famiglie ignare o dei ristoratori incauti, sicuramente tutti invogliati dal basso costo accessibile che alletta in tempi di grandi ristrettezze economiche. Ma se ci pensiamo un attimo e comperiamo un chilo di pasta fatta con trafile in bronzo, grano duro “Senatore Cappelli”, per esempio asciugata con la lenta essiccazione uno o due giorni, al prezzo che ci sembra esorbitante di 5 euro, facendo il conto ci mangiano dieci persone con un

costo per ciascuno di 50 centesimi, invece dei 10 centesimi di altre paste cosidette economiche, e mi pare un costo sostenibile anche dai meno abbienti se si considera che i benefici, in termini di salute futura (e quindi di risparmio in medicine e cure) oltre che di immediata soddisfazione gustativa, saranno enormi. Lo stesso discorso si può fare per l’olio extravergine d’oliva che ci serve per condire quella pasta, che non può costare meno di 3 euro a litro per dirsi veramente “olio”, ed il medesimo esempio vale anche per il formaggio che la condirà o per il pane che l’accompagnerà. Pensate all’enorme differenza che esiste per esempio tra il Pane D.O.P. di Altamura e la insulsa baghette che troviamo all’ipermercato, basterebbe l’odore a spiegare tutto. Ci sono infatti prodotti che hanno un loro costo oggettivo, che si compone a cominciare dalla materia prima che li costituisce per proseguire con quello relativo alle tecniche di trasformazione “lente, salubri, ricche di saperi e sapori”, e scegliere que-


sti invece di altri che attraggono per risparmio di prezzo oppure perché spinti da una pubblicità ingannevole, scegliere cioè la “qualità” non è un lusso da spreconi, piuttosto è una necessità che tutti dovrebbero poter disporre (e scegliere quando e se ben informati). Se scegliessimo tutto con questa procedura consapevole anche gli altri ingredienti della nostra vita quotidiana, dagli oggetti che usiamo, fino addirittura al tempo che utilizziamo nelle nostre faccende, dal lavoro al tempo libero, dalle relazioni interpersonali agli sport praticati, quindi con l’unico paradigma della Qualità, ci accorgeremmo che più che spendere fuori misura e fuori budget stiamo “investendo su noi stessi” ed in definitiva così facendo spenderemmo il nostro denaro procurandoci l’allungamento della nostra vita accom-

pagnandola con un equilibrio psico/fisico accettabile. E’ chiaro che i poteri forti a livello di mercato globale, che non sono solo politici e/o finanziari ma anche industriali, produttori di manufatti utili alla nostra esistenza, specie quando sono grandi compagnie multinazionali,generalmente orientate più a lucrare nel breve termine a tutti i costi, piuttosto che a ricavare i giusti profitti di big company nel medio/lungo periodo, (perseguendo la fedeltà dei consumatori che può derivare solo ed esclusivamente dalla loro fiducia conquistata negli anni lentamente ed inesorabilmente, in maniera “slow”, proponendo la qualità), saranno sempre un ostacolo formidabile su questa strada della qualità a tutti i costi, anche perché le multinazionali possiedono le risorse finanziarie da impiegare pure nel convinci-

mento e nella persuasione dei consumatori con tutti i mezzi di comunicazione possibili che riescono a trasformare il brutto in bello, l’insano in sano ed appetibile. In molti casi questi poteri, che non sempre tengono conto di un’etica sociale ed imprenditoriale che sarebbe utile persino ai loro giusti profitti, usano anche mezzi scorretti e sleali che nessun consumatore potrà mai scoprire e nemmeno immaginare. In questo senso, sabato 6 aprile su RAI3, nella sua ottima trasmissione TV “Metropoli”, Massimo Manfredi, parlando di Torino e della illuminata imprenditoria che in quella città è nata nel secolo scorso, portando molti benefici alla comunità globale, ha accennato alla distorsione dell’etica industriale che ha un nome ben preciso: obsolescenza programmata.

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Si tratta proprio della “fast economy” come la chiamo io, dello sviluppo con crescita illimitata dei consumi non più sostenibile, proprio quella che ci ha portati ai disastri che ora ben conosciamo e subiamo, quella del “comprare, buttare e ricomprare ancora”, in definita la filosofia del produrre ed ancora produrre senza sosta, la ricetta che si è sempre usata per creare lavoro quando non ce n’è. Un esempio fu addirittura un secolo fa la creazione del cartello Phoebus, che ufficialmente non è mai esistito ma è accertato che fu costituito dalla olandese Philips, dalla tedesca Osram e dalla francese De Holland, che si accordarono, proprio quando la pubblicità spiegava che le lampadine potevano durare 2.500 ore, affinché fossero invece costruite dai rispettivi laboratori con una durata non superiore alle 1.000 ore. Dopo la guerra persino la scadenza dei prodotti alimentari veniva anticipata apposta in etichetta per far rinnovare le dispense e più recentemente alcuni scienziati/consumatori/etici hanno ri-

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velato che la vita delle stampanti, per esempio, dipende da un chip interno programmato apposta per bloccarla in anticipo, affinché si possa buttarla e comprarne una nuova. Perciò, come in politica le scelte delle diverse parti servono ad immaginare ed offrire soluzioni alternative ai medesimi problemi da risolvere, anche in campo industriale quella dell’obsolescenza programmata è sempre stata una possibile soluzione alla crisi economica favorendo, spesso in modo sleale (perché nascosto), l’aumento dei consumi e quindi la produzione industriale che sta a

monte del processo di scambio, ma forse ora ci sono altre soluzioni possibili per creare consumo e quindi crescita economica e quindi lavoro, si potrebbe produrre altro investendo meglio le nostre intelligenze. Oggi non possiamo più permetterci nemmeno queste antiche soluzioni alle crisi economiche, dobbiamo guardare allo sviluppo da un punto di vista diverso ed inedito, la realtà ce lo impone, non possiamo permetterci, per esempio, di buttare un cellulare solo per comprere il nuovo modello quando non riusciamo ad avere denaro sufficiente per mangiare. Ha ragione l’architetto milanese Stefano Boeri quando parla del futuro del suo comparto, quando dice che bisogna per esempio riqualificare gli spazi nei centri storici delle città o le aree dismesse e dimenticate dei vecchi opifici, piuttosto che continuare ad espandere periferie senza senso. Ha ragione anche il giornalista esperto di automotive Carlo Bellati che sperimenta e divulga con entusiasmo le nuove frontiere tecnologiche raggiungibili già adesso dalle automobili, per


esempio le auto che acquisiscono i nostri sensi con l’A.I. (Intelligenza Artificiale) inserita nei computers di bordo, tanto che potremmo guidare, per assurdo, leggendo un libro e disinteressarci della strada in tutta sicurezza, (ma non lo faremo mai perché l’A.I. rimarrà sempre e solo un ausilio alla nostra guida affinché sia sempre più sicura, senza sostituire la nostra sensibilità derivata dall’intelligenza biologica tuttora imbattibile, se non per la memoria che estesa nelle protesi tecnologiche dei microchips diventa illimitata). Queste nuove autovetture saranno mezzi che possono guardare attraverso la nebbia, perché dotate di telecamere e di radar in grado di intercettare ed individuare perfino un pedone a noi completamente invisibile e di conseguenza agiscono sui freni automaticamente oppure sono capaci di prevedere le azioni di altre auto davanti a noi ed intervenire quando dovessero frenare improvvisamente, oppure grazie al gps riescono ad impostare una velocità costante mantenendosi nella propria corsia come se fossero sui binari ferroviari, effettuando persino i sorpassi in modo automatico ed in tutta sicurezza. Se poi andassero anche ad idrogeno o con l’energia solare sarebbe l’ideale! Tutti questi esempi, uniti a quelli relativi alla prossima e spero immediata produzione di nuove celle fotovoltaiche miniaturizzate e perciò poco invasive per l’ambiente agricolo e paesaggistico, al fine di produrre energia pulita ed alternativa a quella fossile (petrolio, gas e carbone, oltre

che esauribili sono pure inquinanti) possono essere giuste ricette per un “nuovo sviluppo economico con decrescita del consumo tout court”. Gli industriali che difendono l’obsolescenza programmata con la scusante dell’effetto benefico per il lavoro che questa pratica produce (aumentando la produzione), potrebbero cambiare punto di vista e, rispettare maggiormente l’ambiente in cui vivono anche loro, potrebbero per esempio (alcuni lo stanno già facendo) inaugurare il “riciclo programmato dei materiali che compongono i manufatti”, eliminando il concetto stesso di rifiuto, e creando pure ulteriori posti di lavoro! In fondo che si creda in Dio o meno anche ognuno di noi ha una sua propria obsolescenza programmata alla nascita, però la scadenza dipende molto dalle nostre azioni e dallo stile di vita che scegliamo se viene anticipata rispetto alla data approsimativamente prestabilita dalla genetica di ciascuno. Ottimo ed esplicativo, in tema di Obsolescenza Programmata ed anche di Obsolescenza Percepita, questo articolo apparso sul social network “Decrescita Felice” di Simone Zuin (ideatore e fondatore del sito) il 6 maggio 2012 che mi piace riportare qui di seguito:

“Il 23 dicembre 1924 venne istituito a Ginevra “Phoebus”, il primo cartello mondiale che si prefiggeva il controllo della produzione e della vendita delle lampadine ad incandescenza. L’accordo, che coinvolgeva le più importanti case produttrici, prevedeva, tra l’altro, di far scendere la vita delle lampadine dalle oltre 2500 ore (garantite prima dell’accordo) a sole 1000 ore.

I progettisti dovettero mettersi al lavoro per ideare delle lampadine meno efficienti e meno durature. Nasce con Phoebus l’obsolescenza pianificata degli oggetti d’uso comune. Nel 1933, in piena crisi economica, l’immobiliarista americano Bernard London nel suo “The new Prosperity”, al primo capitolo “Ending the Depression Trough Planned Obsolescence” arrivava a teorizzare l’obsolescenza obbligatoria per ogni bene di consumo.

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London riteneva fondamentale per uscire dalla recessione e per rilanciare una nuova prosperità, imporre una domanda continua per alimentare la produzione ed il profitto delle aziende. Questo il pensiero di London: “Secondo il mio progetto, i governi assegneranno un ‘tempo di vita’ alle scarpe alle case alle macchine, ad ogni prodotto dell’industria manifatturiera, mineraria e dell’agricoltura, nel momento in cui vengono realizzati. Questi beni saranno venduti ed usati nei termini ‘definiti’ della loro esistenza, conosciuti anche dal consumatore. Dopo che questo periodo sarà trascorso, queste cose sarebbero legalmente ‘morte’ e […] distrutte nel caso ci sia una disoccupazione diffusa. Nuovi prodotti sarebbero costantemente immessi dalle fabbriche

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sui mercati, per prendere il posto di quelli obsoleti”. Le idee di London non furono attuate, ma l’obsolescenza vede una nuova primavera negli anni ’50 con Brooks Stevens che ne conia il termine e una nuova definizione: “è il desiderio del consumatore di possedere qualcosa un pò più nuovo, un pò meglio, un pò prima del necessario” ed aggiunge, riferendosi ai processi di idealizzazione dei prodotti: “[l’obiettivo è] creare un consumatore insoddisfatto del prodotto di cui ha goduto affinché lo venda di seconda mano e lo comperi più nuovo con una immagine più attuale“. Con questo spirito Stevens si adoperò per progettare sempre nuovi manufatti che rendessero obsoleti quelli già in commercio, piuttosto che crearli di scarsa

qualità in modo che si guastassero in poco tempo. Parole, quelle di Stevens che non rimasero relegate al solo ambito de l design e dell’industria manifatturiera, ma diventarono lo stile di vita dell’intero occidente. Pensiamo all’economista americano Victor Lebow, membro dello staff di analisti economici del Presidente Eisenhower, che nel 1955 disse “La nostra economia incredibilmente produttiva ci richiede di elevare il consumismo a nostro stile di vita, a trasformare l’acquisto e l’uso di merci in rituali, di far sì che la nostra realizzazione personale e spirituale venga ricercata nel consumismo. Abbiamo bisogno che sempre più beni vengano consumati, distrutti e rimpiazzati ad un ritmo sempre maggiore”. Esistono quindi due tipologie


di obsolescenza: quella pianificata, come nel caso di Phoebus, e quella percepita, come professato da Stevens. Nell’obsolescenza pianificata abbiamo visto che tutto nasce dalla progettazione dell’oggetto, momento in cui i costruttori definiscono il tempo massimo di vita dell’oggetto stesso. Spesso non vengono previsti i pezzi di ricambio o si rende particolarmente difficoltosa e costosa (quindi non conveniente) la riparazione. Basta guardarsi attorno o pensare al nostro recente passato per trovare oggetti che sono stati progettati secondo la logica dell’obsolescenza programmata: stampanti che si bloccano all’improvviso dopo aver raggiunto un certo numero di stampe, elettrodomestici che si rompono subito dopo lo scadere della garanzia, il lettore mp3 di una nota azienda

americana che nelle prime versioni non prevedeva la sostituzione della batteria benchè inutilizzabile dopo solo pochi mesi di vita. Questi alcuni esempi di obsolescenza pianificata, a cui va aggiunta la voluta miniaturizzazione degli oggetti (auspicata anche dai fautori del così detto “sviluppo sostenibile”), resi sempre più complessi e a buon mercato. Concordo con quanto ci ricorda Jacopo Fo nel suo blog, ovvero che “Costruire prodotti programmati per rompersi è un crimine contro i consumatori e contro l’ambiente“. (1) L’obsolescenza quindi va osteggiata in tutti i modi possibili. Come cittadini consumatori possiamo fare la nostra piccola parte. Quando possibile è bene acquistare i nostri prodotti da artigiani specializzati anziché affidarsi ai

negozi della grande distribuzione. Acquistare servizi e non oggetti (ad esempio posso acquistare il servizio car sharing e non l’automobile). Possiamo poi orientare i nostri acquisti verso beni che garantiscano una maggior durata, comparando ad esempio il tempo di vita tra prodotti di diverse marche (per questo ci possono venire in aiuto qualche ricerca su internet, le riviste delle associazioni dei consumatori o un’attenta lettura dei manuali d’uso). L’obsolescenza pianificata va poi combattuta dai Governi colpendo quelle aziende che palesemente la attuano e stabilendo per legge degli standard di produzione, definendo quindi i requisiti minimi di durata dei prodotti. Un’altra strada che la politica deve perseguire è l’apertura ed il sostegno di scuole tecniche mi-

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rate alla formazione di nuovi artigiani dediti alla riparazione. Una nuova classe di professionisti che possa sostituire ed integrare quei pochissimi artigiani ancora presenti nelle nostre città. L’obsolescenza percepita è, se possibile, ancor più subdola rispetto alla pianificata, in quanto agisce in modo diretto sul nostro stato d’animo con l’obiettivo di renderci infelici per ciò che abbiamo e, soprattutto, per ciò che siamo. La moda ne è l’esempio lampante. Nuove collezioni ogni anno, un cambio di colore, un tacco più o meno alto, rendono rapidamente obsoleti i nostri armadi. La moda ci fa sentire inadatti, “imponendoci” per essere accettati dagli altri di abbandonarci al rituale dello shopping, rimettendoci “al passo con i tempi”. Altri esempi sono l’informatica e la telefonia mobile. Nuovi prodotti, con nuove funzioni (che quasi mai utilizziamo) o con lievi modifiche di design, invadono quotidianamente il mercato e, con la pubblicità, il nostro privato. Software sempre più complicati che richiedono computer sempre più potenti, rendendo inutilizzabile quelli già esistenti. L’obsolescenza pianificata ci rende consumatori obsoleti ancor prima di consumare e a questo dobbiamo opporci, con la forza della nostra volontà. Mi pare che queste riflessioni di Simone Zuin siano da condividere. Da anni la mia sensibilità percepiva che non si trattava dell’inizio di una consueta (anche se grave) crisi economico/finanziaria (che molti incominciano a paragonare a quella disastrosa del crollo in bor-

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sa a Wall Street del 1929) ma che fossimo proprio in un momento di passaggio tra un’epoca ed un’altra, proprio come Dante Alighieri percepiva che tutto lo stile di vita medievale era alla fine (senza purtroppo aver mai visto che ci fu l’epoca del Rinascimento). Spero solo che non debbano passare intere generazioni per avere nuovi codici di vita, come quando la cultura secolare dell’antica Roma si spense in una lenta agonia con degrado iniziata con l’invasione dei Visigoti nel 410 dopo Cristo! Ma contemporaneamente, mentre il lusso ozioso e la corruzione aveva lasciato la città Eterna indifesa all’aggressività di quei barbari, si imponeva l’Impero Bizantino che produceva sviluppo economico e crescita di benessere a Costantinopoli, dove investivano, per esempio, in grandi opere pubbliche, come i mae-

stosi acquedotti che gli ingegneri romani resero capaci di portare da lontano l’acqua nelle grandiose cisterne sotterranee della città (incredibile opera di ingegno la cisterna Basilica), rendendola autonoma negli assedi perché dotata anche di mura inattaccabili perfino dagli Unni di Attila, che invano cercò di conquistarla per gli enormi tesori che ricavava quale crocevia dei commerci tra oriente e occidente. Se le considerazioni fin qui fatte fossero un manifesto per un nuovo Sviluppo economico con Decrescita del consumo illimitato, non si potrebbe trascurare di parlare delle responsabilità che dovrebbero assumersi, insieme al sistema produttivo di cui abbiamo detto, anche i poteri politici e quelli finanziari, per il bene di tutti. La finanza, che concettualmente significa prestare denaro al


sistema produttivo (soprattutto attraverso l’uso della Borsa), per ricavarne nel tempo i giusti interessi, deve tornare a collegarsi appunto all’economia “reale”, evitando speculazioni ardite se non addirittura fraudolente, come abbiamo già visto in Italia con la cosidetta “finanza creativa” che ha distrutto un simbolo come era Parmalat, oppure come è successo nel 2008 coi subprimes statunitensi, per continuare con le speculazioni sui titoli di Stato oppure coi derivati e le speculazioni su aziende quotate (che diventano scommesse sulla vita o la morte, a volte provocata ad arte, delle stesse) o sulle materie prime indispensabili per nutrire il pianeta come il grano o l’acqua. Qualora la Finanza non sappia

che ne riceve un danno anch’essa) deve assolutamente intervenire la Politica con regole severe di prassi e di controllo, ma per far ciò gli uomini politici dovrebbero autoregolamentarsi anch’essi cercando di diminuire la corruzione che pervade anche questa importante scienza sociale. Per un nuovo sviluppo economico con decrescita sfrenata dei consumi, proprio nel nostro paese la politica, oltre che scegliere legislatori ed amministratori affidabili, dovrebbe ritornare a fare la programmazione industriale, che è la principale via progettuale a medio/lungo termine, la bussola pubblica dell’economia reale, che purtroppo in Italia manca da almeno vent’anni. Per esempio, proprio dopo la

o non voglia autoregolamentarsi (dovrebbe farlo anche da sola proprio perché dai risultati raggiunti recentemente è palese

crisi del 1929, quando la Germania non seppe scegliere altra via di sviluppo che il riarmo bellico, gli Stati Uniti d’America oltre a

quella antica ricetta di aumento produttivo e di lavoro, affiancarono col Presidente Franklin Delano Roosevelt anche e persino una forte iniezione di capitali investiti nella cultura, con la quale, nel tempo, si mangia! In tempi di crisi può sembrare un paradosso, ma investendo in cultura si mangia eccome! L’Italia, il Belpaese da tutto il mondo sempre agognato, può offrire paesaggi, storia, musei, architetture, opere d’arte in qualità e quantità ineguagliabili, ed in ogni luogo per quanto piccolo e periferico sia. Perché non investirvi massicciamente? Si creerebbero nuovi posti di lavoro e si genererebbe un flusso turistico formidabile, che porterebbe nuovo denaro che circolerebbe proprio nell’attuale asfissia di consumi interni. Perché le regioni del Sud, che godono anche della mitezza di clima durante tutto l’anno non investono massicciamente, nello sport del golf, che dai sondaggi già pubblicati anche da noi, porterebbe molti turisti/sportivi dal Nord Europa e dall’Est propensi sia a spendere denaro nei territori che ospitano i campi attrezzati, sia a gustare i prodotti tipici della enogastronomia? Perché la Politica non investe in nuove leggi che sgravino, almeno a cominciare dalle regioni del sud fortemente colpite dalla disoccupazione giovanile, le imprese dal pesante cuneo fiscale e che contestualmente allegeriscano dai mille legacci burocratici, favorendo così gli investimenti di capitali stranieri? Perché la Politica non investe in un altro settore sempre nella

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filiera della cultura, quello della formazione nella scuola e nell’università oltre che con risorse economiche anche con disposizioni legislative che favoriscano l’osmosi di scambio fra esse e le imprese? Perché la Politica attuale, come fece quella degli anni ’60 investendo nella rete autostradale (che sembrava anche allora un’opera irrealizzabile per i costi eccessivi), non investe nell’alta velocità tra l’attuale capolinea di Napoli e le città di Bari, Lecce, Cosenza, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Agrigento e Trapani e Trenitalia o Italo non concorrono a prendersi la loro parte di responsabilità portandoci i vettori? Perché l’attuale classe politica non investe quindi nella “larga banda” implementando tutto il territorio nazionale con le fibre ottiche, e non decide di favorire le 2 autostrade del mare, a destra e sinistra dell’italico stivale, decongestionando le autostrade asfaltate dal traffico dei tir per le merci che potrebbero essere trasportate su rotaia e/o su acqua? Risposte concrete, coi fatti, a queste domande forse creerebbero nuova occupazione, sia in manovalanza che in termini di sano sfruttamento degli ingegni dei giovani laureati costretti a fare gli emigranti del terzo millennio, e forse metterebbero in un nuovo circolo virtuoso anche il denaro che favorirebbe nuovi “consumi consapevoli e quindi Crescita Economica”. Giocare sui campi da golf italiani, magari arrivandoci indossando un abito di Giorgio Armani a bordo di una Ferrari, che da marca commerciale è diventato in tutto il mondo un “simbolo” di benes-

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sere, un vanto italiano, è l’augurio che faccio a quanta più gente possibile, ma mi piace sottolineare che i poteri forti (imprese e banche soprattutto) debbono trarre spunto anche da persone come Diego Delle Valle, patron di Tod’s, che dopo aver già l’anno scorso sovvenzionato il restauro del Colosseo, e dopo aver condiviso coi suoi operai i premi di produzione derivati dagli utili della sua azienda (anch’essa un altro must del “fatto in Italia”), dopo aver finanziato opere di rilevanza sociale nella regione Marche che

sa che hanno liquidità immediata e naturalmente tutte le banche, in questa urgenza senza tempo, decidere oggi, disporre domani e sostenere famiglie e giovani in crisi dopodomani è fattibile concretamente, in 3 giorni di tempo, io lo faccio! Infine anche i mezzi di comunicazione dovrebbero dare il loro contribuito ad esempio enfatizzando notizie positive ed imitabili (invece che inseguire a tutti i costi le cattive notizie che fanno audience ma che alimentano ulteriormente la generale depres-

ospita la sua famiglia e la sua impresa, il 10 aprile 2013 ha pure annunciato che d’ora innanzi l’1% dell’utile netto aziendale sarà destinato a progetti di solidarietà, in favore di famiglie e di giovani !!!! Ha detto: in questo terribile momento di crisi economica, così come potrebbero fare anche tante altre aziende quotate in bor-

sione psicologica), come hanno fatto i TG televisivi nazionali proprio il 10 aprile, parlando di un imprenditore che ha sorpreso un ladro a rubare nella sua villa ed invece di denunziarlo gli ha offerto un posto di lavoro, invitando tutti nell’intervista a non chiamarlo ladro perché era solo un nuovo povero!



di Saverio Buttiglione

Il personaggio

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Albano Carrisi: un respiro fra due silenzi è la nostra vita

T

roppo piccolo non ho vissuto la rivoluzione culturale e sociale dei giovani del 1968 ma ne ho respirato le conseguenze fatte di ribellione agli schemi precostituiti e di ricerca del nuovo, anche nella musica, con sentimenti spesso fra loro contrastanti. Adriano Celentano portava il rock in Italia eppure la melodia dei nostri fratelli più grandi ai quali noi bambini anelavamo di assomigliare perché con invidia li vedevamo ballare con splendide ragazze, veniva conservata in chiave moderna dai Beatles. Le mamme ci consentivano di guardare la TV fino a Carosello, alle 21, e poi tutti a nanna.

Era uno splendido esempio di pubblicità commerciale con creatività tutta italiana, 5/6 piccoli films da 2 minuti nei quali ho poi scoperto che si sono cimentati “tutti” i più grandi attori e registi, e dove sono nati celebri cartoons, come Calimero, che rimavano per la gioia di grandi e piccoli, in chiave comica e gradevole, la marca del prodotto da reclamizzare. Ma ci veniva concesso di vedere oltre quell’ora anche trasmissioni come il Festival di Sanremo, e ricordo che in quell’occasione facevo il tifo per Gianni Morandi perché il suo competitore era Claudio Villa, troppo vecchio ed antiquato per noi (solo da adulto

ho riscoperto il valore della sua incredibile voce). Per questo motivo ricordo di esser andato da solo a 13 anni (e quasi di nascosto per la vergogna di essere additato come antiquato) al cinema per guardare un film di un cantante dal bell’aspetto che in quegli anni aveva una storia d’amore con la figlia del divo di Hollywood, Tyrone Power, che recitava pure lei in quella storia romantica dal titolo “Nel sole”. Era una coppia splendida e speravo da grande di avere anch’io quella fortuna in amore. Un giorno, anni dopo, a cento metri da casa mia, nella cittadina celebre per il Carnevale e per


le industrie del tessile/abbigliamento, Putignano in provincia di Bari, all’ingresso dell’hotel Plaza che era un avvenistico palazzo vetrato di quindici piani, vidi scendere da una Range Rover Albano e Romina coi loro tre bambini e rimasi incantato a guardarli, l’istantanea di quella splendida immagine di famiglia mi è sempre rimasta impressa nella memoria. Un giorno, altri anni dopo, il Mago Zurlì dello Zecchino d’Oro, Cino Tortorella mi ha portato a casa di uno di quelli che lui definisce VIP, i Very Important Pugliesi, (per l’amore che Tortorella ha per le Puglie, per i suoi abitanti e per i suoi personaggi celebri sparsi nel mondo e nella sua Milano), proprio da Albano Carrisi a Cellino San Marco nel Salento pugliese. Qui nella masseria del padre Carmelo, dopo ogni tourneè in

In casa di Albano a Cellino San Marco, da sinistra il produttore TV Saverio Buttiglione, il presidente dell’International Council of Management Consulting Institutes Francesco D’Aprile, Albano Carrisi e Cino Tortorella, il Mago Zurlì dello Zecchino d’Oro.

giro per il mondo, Albano torna da anni e qui vi ha investito tutti i guadagni della sua incredibile carriera, rivitalizzando per esempio la splendida Cantina di famiglia facendo diventare il vino che vi viene prodotto uno dei migliori del mondo ed in questo luogo del sud Europa vi ha co-

struito uno splendido relais con ristorante tipico pugliese. Nei terreni limitrofi, immerso fra migliaia di alberi di ulivi secolari, insieme al fratello Franco Carrisi, ha costruito un parcodivertimenti acquatico, sempre nell’ottica di fare marketing territoriale, portando il Salento l’in-

Saverio Buttiglione ed Albano nella tenuta Carrisi

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© Rocco Lamparelli

da sinistra Albano, l’ing. Montrone presidente di Telenorba, il prof. Schittulli presidente Provincia di Bari, il direttore editoriale di Slow Economy Saverio Buttiglione, l’arch. Germano direttore di Apulia Golf District

tera regione all’attenzione dei tours operators internazionali. In questa occasione Albano mi ha regalato un dvd con un suo concerto tenuto a Mosca e ancora una volta, come quando ero bambino ed erroneamente prevenuto verso l’anzianità di Claudio Villa, a casa l’ho riposto fra gli altri dvd senza molta voglia di guardarlo considerandolo, a torto, antiquato! Per caso e per curiosità dopo mesi l’ho guardato e sono rimasto a bocca aperta, l’immenso teatro moscovita era stracolmo di giovani russi e le canzoni di Albano avevano una incredibile freschezza specie nei duetti che faceva con le più celebri cantanti di quella nazione, cimentandosi persino a cantare in russo. Pochi giorni fa, il 20 aprile 2013, giorno nel quale i 1000 grandi elettori a Roma hanno eletto per la seconda volta a Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la sera mi hanno in-

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vitato a Bari per un concerto di Albano. Francamente non ne avevo tanta voglia ma ci sono andato e non me ne sono pentito, ancora una volta l’amico Albano, omai arrivato alla soglia dei settant’anni, mi ha stupito per freschezza e giovanilità, anche e soprattutto musicale. Per la prima volta si cimenta in un tour teatrale organizzato dalla sua “AC Production” e dal “Teatro Verdi” di Montecatini Terme, per la regia di Gennaro Nunziante, lo scopritore di talenti del calibro di Checco Zalone. Una voce limpida e

potente, rubata alla lirica, con arrangiamenti moderni ed accattivanti uniti a pochi ma importanti tocchi teatrali. Dalla platea, all’inizio della serata, tre splendide ragazze in abiti del folklore salentino sono salite sul palco accompagnate da un giovane e bravo cantante al suono della “pizzica”. Accese le luci del palcoscenico sono apparsi il maestro Ar-


tenisio Paoletti alle tastiere ed il chitarrista Adriano Martino con tre coriste che hanno intonato “Nel Sole” ed è apparso lui, la Voce, Albano Carrisi. Sullo schermo alle loro spalle scorreva un film degli anni sessanta con un piccolo Albano che giocava nelle terre della sua famiglia di agricoltori a Cellino. Albano ha quindi fatto gli auguri al Presidente della Repubblica eletto da poche ore, un giovane di 88 anni, come sua madre di 90 anni che a sorpresa lo ascoltava dalla platea, nell’auspicio

che Napolitano possa aiutare l’Italia a ritrovare il benessere, che lui vede intrinseco nelle terre e nelle cose della nostra penisola ogni volta che ritorna dall’estero riscontrando però ed incredibilmente solo malessere nella vita delle genti che ci abitano, ed ora anche al NordItalia. Ha raccontato di quando questo malessere era solo al sud tanto da spingere ragazzi di vent’anni come lui ad andare a lavorare nei cantieri edili di Milano, dove aveva sistemato una brandina per dormire sognando

la Puglia ed infatti ha subito intonato “Nostalgia canaglia”. Ma la sera, dopo il lavoro, un altro oriundo Pugliese che già aveva avuto successo nella città meneghina, Adriano Celentano, gli dava la possibilità di utilizzare il suo innato talento facendolo cantare nel suo Clan, perciò Albano gli ha dedicato “Azzurro”. Quando studiava al magistrale mentre la professoressa spiegava la chimica Albano scriveva i versi, per memorizzarli, della canzoni di Modugno, ed ai rimproveri che riceveva rispondeva che quella era la sua chimica! Come non ricordare allora il suo maestro ed amico di Polignano a Mare Domenico Modugno, ed allora Albano ha dato la sua splendida versione della canzone che ha portato l’Italia nel mondo, “Volare”. In questo tour Albano canta oltre all’Amore anche canzoni che denunciano con fermezza i disastri ambientali ed ogni for

Il produttore TV project manager “Milano Food&Moda” Saverio Buttiglione ed il concessionario televisori “Mivar” per Emilia Romagna, Puglia e Basilicata Gianvito Laera davanti al ristorante “Don Carmelo” nella tenuta Carrisi

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ma di razzismo, emarginazione o violenza. “Amanda” è uno splendido quadro musicale sul problema della prostituzione minorile, “Ti parlo del Sud” una toccante poesia messa in musica e tratta dal libro di Pino Aprile “Terroni” (sul sacco compiuto già dall’Unità d’Italia sulle eccellenze industriali e produttive, all’epoca prime al mondo, del Regno di Napoli da parte dei nordisti Savoia), “Ma il Paradiso dov’è?” è l’immagine di una bimba con la sua bambola abbandonata nella folla di profughi della guerra del Kossovo. Nella pausa Albano si è chiesto come mai non passa mese senza sentire dai media dell’esplosione di un nuovo conflitto in qualche parte del mondo, come mai non esplode dovunque invece la pace, considerando che un respiro fra due silenzi è la vita di ognuno di noi, quindi troppo corta e troppo preziosa per sprecarla così.

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Albano è sceso poi in platea ed ha invitato sul palco alcune signore a sedersi ai tavolini predisposti all’uopo per continuare a seguire da lì il concerto offrendo loro del vino e invitando tutto il teatro a brindare alle “donne”, senza le quali noi non esisteremmo, visto che ci ospitano tutti per i primi nove mesi della nostra vita e sono le nostre mamme, le nostre sorelle, le nostre amiche e le nostre amanti. Ha invitato a parlare dal pal-

co anche alcuni rappresentanti dell’Evento mondiale “Race for the Cure”, tre giorni di salute, sport e benessere, che si svolgeranno per la 7° edizione a Bari dal 24 maggio, ed ha ringraziato della presenza al concerto del Presidente della Provincia di Bari, il prof. Francesco Schittulli, oncologo presidente della Lega Italiana per la lotta ai tumori, che ha salvato dal cancro al seno più di seimila donne. Il concerto/spettacolo è continuato con la parte musicale che avvicina Carrisi al suo grande amore, la musica classica e lirica, che lui interpreta con arrangiamenti modernissimi e contaminazioni pop e rock (in alcuni casi tocchi di rap da parte delle 3 coriste). Dopo la splendida “Aurora” una ragazzina è salita sul palco e l’ha abbracciato a lungo: dopo questo toccante momento spontaneo, lui ha intonato “Il mio concerto per te” di Ciajkovskij, “Vesti la giubba” da “I Pagliacci” di Leoncavallo, “Astro d’Argento” ed infine ha toccato toccando il cuore di tutti con il “Va pensiero” dal “Nabucco” di Giuseppe Verdi con cui ha voluto ricordare il bicentenario della nascita di questo grande italiano.


Lo stand della Regione Puglia con Albano Testimonial del brand “Prodotti di Puglia”

A seguire ha intonato l’”Ave Maria” di Bach e quella più pop ma altrettanto splendida di Fabrizio De Andrè. Prima della chiusura con “Salazar”, che ha coinvolto tutto il pubblico a cantarla con lui, ha intonato il suo personale inno musicale, “E’ la mia vita”, mentre sullo schermo veniva proiettato uno splendido film con lui al pianoforte sulla pista di ghiaccio circondato da patti-

natrici in maschera. Albano, non c’è che dire, è proprio un grande uomo che ben rappresenta nel mondo la nostra italianità e perciò bene ha fatto la Regione Puglia a scegliere proprio lui come testimonial dei “Prodotti di qualità Puglia”, le eccellenze enogastronomiche certificate e garantite dall’Ente pubblico in tutte le sue strategie di marketing internazionali a favore dell’agroalimentare di questa regione.

Tour teatrale “E’ la mia vita”: • Montecatini Terme Teatro Verdi 06/04 • Brescia PalaBrescia 11/04 • Modena PalaPanini 12/04 • Torino Teatro Colosseo 14/04 • Napoli Teatro Augusto 17/04 • Bari Teatro Team 20/04 • Palermo Teatro Golden 24/04 • Catania Teatro Metropolitan 25/04 • Milano Teatro Nazionale 30/04 • Sanremo Teatro Ariston 04/05 • Bergamo Teatro Creberg 10/05 • Padova Teatro Geox 12/10 • Roma Teatro Sistina 25 /11

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di Salvatore Messina - presidente della Valle d’Itria s.c.a.r.l. e Rettore Università Europea per il Turismo

Strategie

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Valorizzare il territorio per rilanciare il turismo

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erché un territorio che detiene risorse naturali e culturali di primissimo livello, dalla grave di Castellana Grotte ai trulli di Alberobello, dal castello di Conversano al centro storico di Polignano a mare, di Monopoli o di Ostuni, che ha a Fasano e dintorni la maggiore concentrazione di campi da golf e masserie a 5 stelle della Puglia, che possiede un panorama che sembra disegnato proprio per fare innamorare gli inglesi o i tedeschi che vengono fin qui anche per sposarsi e assaporare i piatti tipici preparati dalle centinaia di chef che negli anni si sono diplomati negli istituti alberghieri di questo

angolo delle Puglie e che stanno facendo crescere il livello qualitativo dei ristoranti, delle trattorie e dei “fornelli pronti” che hanno ampliato in maniera significativa la loro proposta gastronomica senza però peccare di presunzione, che ha una sua vivacità culturale fatta di sagre popolari, dalle fanove alle rappresentazioni storiche in costume, ma anche di eventi originali che godono di una certa notorietà internazionale come il World Dance Movement, che presenta il meglio della danza contemporanea internazionale a luglio, o per la loro originalità, come nel caso di Hell in the cave, lo spettacolo dell’Inferno dante-

sco che anima le grotte nei week-end, perchè - dicevamo - un territorio con un’offerta così diversificata non riesce a diventare una vera destinazione turistica? Perché non ha mai pensato di esserlo, non ha mai organizzato i servizi per il turista ascoltando i suoi “desiderata” per soddisfare le sue aspettative, progettando con criteri di integrazione territoriale e non solo per l’orgoglio effimero del primato del campanile locale intriso di incompetenza, improvvisazione, inefficienza e della capacità di ripetere sempre gli stessi errori! Sia chiaro, queste mancanze vanno suddivise paritariamente


fra pubblico e privato, per l’incapacità delle pubbliche amministrazioni e degli enti locali di dialogare preventivamente fra di loro per organizzare un sistema integrato dell’offerta, dai trasporti locali alla calendarizzazione degli eventi, all’accoglienza, alla promozione in loco, dando un servizio che faciliti la “scoperta” del territorio da parte del turista individuale che – sempre di più la farà da padrone e non crei barriere all’accesso, come nel caso della segnaletica turistica in lingua italiana: ma non abbiamo sostenuto tutti e a gran voce - che per ampliare l’attuale marcata stagionalità turistica dovevamo puntare sul turismo estero? O dobbiamo continuare ad accogliere i pugliesi che nei week-end occupano il territorio – e che fanno registrare arrivi e presenze quantitativamente similiari alla somma di tutte le componenti estere del turismo pugliese - per riequilibrare, per quanto possibile, i conti in rosso del turismo locale? Sia chiaro, anche i privati hanno le loro responsabilità: hanno preferito guardare al proprio tornaconto immediato invece di progettare lo sviluppo del territorio in concorso con gli altri operatori privati e le pubbliche amministrazioni locali, hanno preferito sollecitare un contributo pubblico per un’iniziativa a vantaggio del singolo operatore vicino alla maggioranza di questo o di quell’ente locale territoriale invece che richiedere un servizio utile per l’intera destinazione turistica E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: percentuale decisamente

bassa di occupazione delle strutture alberghiere, decremento del prezzo di vendita per presenza turistica, pur di accalappiare il cliente, matrimoni, battesimi e prime comunioni per raddrizzare la gestione. Ma quanto può durare ancora questo circolo vizioso? Possiamo lavorare in maniera diversa? Alcuni enti pubblici e alcuni operatori privati che operano in questo territorio delle Puglie – e non della Puglia, per la marcata differenziazione dell’offerta regionale, che va dal Gargano al Salento passando per la terra di Bari e il tarantino - hanno detto basta al silenzio colpevole. Hanno

costituito una società consortile a responsabilità limitata denominata “Valle d’Itria” per riflettere insieme, progettare insieme, agire insieme in maniera condivisa, definendo insieme obiettivi, priorità e metodologie. Partendo dal basso, coordinando ciò che già c’è, senza inventare nulla di nuovo, razionalizzando gli sforzi di tutti e valutando insieme i risultati. E, per chiarire meglio le finalità della loro azione, hanno azzerato qualsiasi compenso agli amministratori, che si impegnano per contribuire allo sviluppo di questo territorio che ha nel turismo il suo settore centrale.

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di Adriano Bottaccioli

Sinergie

Umbria e Puglia: matrimonio enogastronomico all’insegna dell’unità d’Italia

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ue regioni italiane come l’Umbria e la Puglia che hanno storia e tradizioni diverse ma anche molti punti in comune, grazie all’intraprendenza di Dante Renzini, hanno inaugurato un matrimonio enogastronomico sotto il profilo della qualità che si spera possa trovare altre alleanze per la presentazione di un paniere di eccellenze enogastronomiche al mercato globale, che guarderà anche a Milano già in Tuttofood e poi in EXPO2015. Quando il cav. Dante Renzini, umbro fino al midollo, cominciò a parlare della Puglia ed a formulare l’ipotesi di acquistare una delle più antiche cantine della regione, proprio nella città dei trulli, sito tutelato dall’Unesco, furono in molti, la maggior parte, a credere che il suo fosse un innamoramento dovuto più alla suggestione dei luoghi così affascinanti che presenta Alberobello, che all’iniziativa consapevole di un imprenditore senza grilli per la testa. Eppure di considerazioni, il cav. Dante, ne deve aver fatte molte, se in poco tempo (ed impegnandosi con la solerzia che lo ha sempre distinto) è riuscito a dare nuova vita ad una cantina che, per una serie di eventi, non godeva più della fama e della no-

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torietà che l’aveva contraddistinta sin dagli inizi dell’attività, oltre un secolo prima, che era arrivata ad ottenere riconoscimenti prestigiosi come quello di potersi fregiare del titolo di “Fornitrice della Real Casa Savoia”.

I vini prodotti dalla storica cantina Albea, con l’andare del tempo e complice anche un momento poco fortunato per il mercato enologico, avevano finito con il perdere la propria identità ed anche la clientela si era


ridotta agli occasionali turisti di passaggio ed al mercato locale. Triste sorte per una cantina che, unica ai suoi tempi ed in considerazione della gran mole di lavoro prodottovi, si era vista “costretta” a connettersi direttamente alla rete ferroviaria nazionale con un tratto di binario che la collegasse alla vicina stazione di Alberobello (arrivando a mandare i suoi vini persino a Bordeaux per tagliare e “migliorare” i celebri vini francesi), ma che con il passare del tempo aveva finito per perdere ogni interesse commerciale sui nuovi mercati enologici. Per questo motivo la prima preoccupazione del cav. Renzini, non appena completato l’acquisto ed avvenuto il passaggio di conse-

Il cav. Dante Renzini in compagnia del wine-maker Riccardo Cotarella

gne, è stato quello di assicurarsi quanto di meglio offriva il mercato professionale in fatto di enologi e la scelta è andata su Riccardo Cotarella, uno dei più accreditati wine makers al mondo.

Di poco più giovane del nuovo titolare della Cantina Albea ed umbro anche lui (ma questa è stata solo una combinazione fortuita) Cotarella ha dato nuova linfa alla produzione enologica,

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nicola locale e proprio con l’entusiasmo che contraddistingue i giovani si è anche assunto con responsabilità l’oneroso compito di rappresentare l’azienda sia nei rapporti con la clientela, sia garantendo la perfetta capacità operativa della Cantina, ben coadiuva- Claudio Sisto, Direttore Tecnico Cantine Museo Albea to dalle maestranze esperte e sempre prodotti di qualità, ma di grande professionalità come nell’accezione comune meno il capo cantiniere Giorgio Petrel- meritevoli dell’attenzione da li, aiutato inoltre dallo storico parte della stampa di cui hanno enologo alberobellese Martino goduto in passato altri blasonati Annese e, per la zona museale, prodotti enogastronomici di altre che il cav. Renzini ha voluto de- regioni. Infatti il vino pugliese è stato considerato per anni “vino da taglio” , con la conseguenza di essere relegato tra i prodotti meno nobili, nonostante la consapevolezza (di chi compiva questa ghettizzazione mediatica e commerciale) che proprio grazie ai milioni di ettolitri partiti da stazioni ferroviarie come quella di Alberobello oppure dai porti della Puglia, che molti vini italiani Dante Renzini e il personale della Cantine Albea e d’Oltralpe si sono trasformati preziosi suggerimenti, un giova- dicare a tutti i vitigni della Puglia, in vini di rango venduti a prezzzi esorbitanti, da quei prodotti ne enologo pugliese, di Martina dall’artista Mimmo De Felice. Partendo da queste premes- anonimi e dal gusto scialbo ed Franca molto vicina ad Alberobello, Claudio Sisto, non appe- se è nato l’inedito connubio tra inconsistente che erano prima na si è laureato all’Università di la Puglia e l’Umbria, facendo del “taglio”. La stessa sorte, per molti ver“sposare” due prodotti che ben Cesena. Il dott. Sisto, anche se così rappresentano queste regioni, il si, era toccata al Prosciutto di giovane e fresco di studi, si è Vino ed i Salumi, già accomuna- Norcia, che fino a qualche anno subito dimostrato un profondo ti da tempo dallo stesso desti- fa era venduto dai negozianti conoscitore della tradizione vi- no di essere, pur considerati da come generico “prosciutto di utilizzando al meglio i generosi e mai abbastanza apprezzati vitigni locali pugliesi, sfruttando altresì le tante peculiarità della struttura (raro esempio di archeologia industriale del primo Novecento), studiata apposta già in progetto per ricevere le uve provenienti dal territorio e trasformarle in quei raffinati prodotti che ora, dopo solo pochi anni dall’intervento di rinascita, hanno già raggiunto le vette del gradimento da parte della clientela di tutto il mondo, meritandosi anche i più ambiti riconoscimenti da parte delle maggiori riviste enologiche nazionali ed estere come pure nelle più importanti fiere di settore come il Prowine di Colonia ed il Vinitaly di Verona. Dante Renzini ha voluto affiancare a Riccardo Cotarella in questa delicata opera di trasformazione qualitativa, e per mettere in pratica quotidianamente i suoi

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montagna”, quasi che non meritasse una maggiore considerazione culinaria, mentre ora viene finalmente stimato tra i migliori prosciutti italiani e degno di competere con altri che avevano goduto di una formidabile spinta promozionale e comunicativa da parte dei Consorzi di appartenenza. Situazioni identiche quindi per queste due eccellenze di origini territoriali diverse le quali, non avendo avuto un adeguato sostegno pubblicitario e di marketing, senza l’attenzione dei media, hanno dovuto faticare molto prima per sopravvivere e poi per affermarsi nel caotico e concorrenziale mercato delle Specialità Tipiche, guadagnando ora il posto che meritavano da tempo. Solo adesso e dopo tanti anni di impegno, grazie anche al movimento turistico incrementato verso mete prima snobbate come la Puglia, molta gente ha

scoperto che questa regione non è soltanto terra generosa baciata dal sole e lambita dalle brezze favorevoli al microclima del suo splendido mare, ma anche, grazie soprattutto ai suoi abitanti, una perfetta custode di antiche e preziose tradizioni millenarie, legate ad un’ottima cucina di territorio ed a vini molto importanti. Lo stesso discorso vale per la “mistica” Umbria, la terra del patrono d’Italia Francesco da Assisi, che se continua a rappresentare con i suoi monumenti ed il suo ambiente naturale particolarissimo, anche i mille volti di una fede intramontabile, ha pur sempre mostrato anche un risvolto più umano e terreno offrendo prodotti della terra di elevata qualità (basti pensare al raro tartufo umbro oppure all’olio ricavato dagli ulivi da sempre coltivati e tramandatici dai mille monasteri dei monaci eredi del Santo) trasformati dalla sapienza delle genti umbre proprio come i sapidi squisiti salumi, retaggio moderno di una cultura gastronomica che risale anch’essa a tempi antichissimi.

Si tratta di sensazioni che una persona attenta come sono i nuovi consumatori consapevoli riesce immediatamente a percepire, nonostante le tante distrazioni che la vita ci offre nella sua frenesia e fretta (anche culinaria). Quelle stesse sensazioni spiegano, almeno in parte, come un imprenditore del livello di Dante Renzini, ben conosciuto per l’approccio schietto e pervicace con il mondo degli affari, abbia affrontato questa nuova avventura imprenditoriale in terra di Puglia, favorendo così un matrimonio imprevedibile, ma sicuramente più duraturo e proficuo di tanti altri che, aldilà dell’entusiasmo iniziale, mancando proprio di solide basi, rischiano di dissolversi nel tempo.

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della Redazione

Menù

M

Il menù di “Mastro Dante”

astro Dante è il nome con il quale è da tempo conosciuto il cav. Dante Renzini, presidente dell’omonima azienda umbra produttrice di salumi e proprietario della Cantina Albea in Alberobello, nelle sue frequenti apparizioni televisive anche in qualità di esperto gourmet enogastronomico. Mastro Dante ha infatti anche un rinomato ristorante a Monte-

castelli Umbro: memorabile la ricostruzione storico/medievale televisiva nella quale Mastro Dante impersonava l’oste ed il noto giornalista Raspelli uno dei commensali. Per questo motivo è particolarmente significativo proporre un menù da lui suggerito, proprio come ha fatto recentemente più volte invitato nella rubrica “Gusto” del TG5 delle 13.

Naturalmente il menù di Mastro Dante suggella il matrimonio, all’insegna del buon gusto, proprio tra i grandi Vini Pugliesi della Cantina Albea di Alberobello ed i Salumi e specialità umbre della Renzini.

Cannelli di prosciutto cotto “Il Francescano” con verdure di stagione Vino consigliato: “Raro” 2012 (14 gradi) Cuocere i piselli al vapore, unendoli ai fagiolini, alle patate ed alle carote già tagliate a pezzetti. Amalgaare il tutto con la maionese, insaporita con un cucchiaino di senape e spalmare il composto ottenuto sulle fette di prosciutto cotto umbro. Arrotolare su se stesse le fette, servendole in tavola su di un letto di insalata fresca.

Prosciutto di Norcia “LUI” in carpaccio alla Umbra Vino consigliato “Petrarosa” 2012 (12 gradi) Disporre al centro di un piatto losanghe di formaggio pecorino fresco e fettine di cuore di sedano, irrorando il tutto con olio extravergine d’oliva umbro o pugliese. Insaporire il tutto con poco sale e pepe. Formare quindi una corona fatta con fette di prosciutto di Norcia “LUI” tagliate al momento e cosparse con scaglie di tartufo nero e funghi porcini.

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Pasta di Garibaldi “Benagiano” con Gran Carrè Renzini all’arancia Vino consigliato “R’Osè” 2011 (12 gradi) Disporre in tegame un cucchiaio di olio extravergine della Puglia o dell’Umbria ed un ricciolo di burro ed a fuoco lento far dorare la cipolla rossa di Acquaviva delle Fonti (presidio Slowfood), dopo averla spruzzata con qualche goccio di Grand Marnier. Aggiungere panna da cucina. Nel frattempo cuocere al dente le fettuccine del pastificio Benagiano di Santeramo in Colle, trafilate al bronzo ed asciugate con lenta essiccatura. Tagliere in listarelle sottili il Grand Carrè Renzini. Condire la pasta con la salsa calda, un po’ di formaggio cacioricotta pugliese, con le listarelle di Gran Carrè, decorando con fettine d’arancia.

Grigliata di prosciutto alla Brace “Norcino” con frutta e verdure Vino consigliato “LUI” 2010 (16 gradi) Cuocere alla griglia zucchine, pomodori, fette di arancia e fette di ananas e condirle con poco sale e pepe e con prezzemolo tritato. Tagliare fette molto spesse di Prosciutto Norcino alla Brace e passarle sulla griglia, facendole cuocere qualche minuto per ogni lato. Accomodarle poi su di un piato da portata contornandole con verdure e frutta prima griglaite. Irrorare poi tutto con olio extravergine d’oliva umbro o pugliese e servire in tavola.

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Con Re Giorgio e suo nipote Enrico, il sereno dopo la tempesta perfetta

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possibilità di eleggere il suo successore per i veti incrociati dei tre blocchi parlamentari (eguali per numero con in mezzo quello del 10% espresso dal governo Monti ed inutilizzabile da ciascuno dei 3) che non consentivano di avere una maggioranza al Senato per la fiducia ad un nuovo governo. Perciò dopo ben due mesi dalle elezioni, con l’incarico esplorativo a formare Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano un nuovo governo affidato alla coalizione uscita maggioA questo punto ci si era buttati a ritaria nella solo Camera capofitto in questa nuova elezione dei Deputati nella per- ma prima il nome del sindacalista sona di Pierluigi Bersani, Marini di area PD, (gradito a Berlued il netto rifiuto “a so- sconi e proprio per ciò rifiutato dalstenere i vecchi politi- la base con proteste in rete e dalla ci” da parte del M5S di metà circa dei suoi parlamentari Beppe Grillo ed ancora in maniera palese prima del voto il netto rifiuto ad allearsi segreto), poi inaspettatamente col Popolo delle Libertà (mentre Grillo, dalle sue consultada parte del Partito De- zioni in rete dette “quirinarie” tiramocratico, si era arrivati va fuori il nome del costituzionaliad un nulla di fatto, ar- sta Stefano Rodotà, arrivato terzo rivando così pure alla dopo la giornalista d’inchieste tescadenza naturale del levisive Gabanelli e dopo il medico settennato del Presi- “senza frontiere” Gino Strada che dente della Repubblica, avevano rinunciato, ottima per“la tempesta perfetta” sona che sarebbe dovuto essere in piena cris economica gradito dal PD vista l’antica miliIl Presidente del Consiglio Gianni Letta ed occupazionale. tanza comunista, ma non veniva

ono apparsi in TV alle 17.15 di sabato 27 aprile, dopo gli ultimi terribili 63 giorni della tempesta perfetta italiana, re Giorgio Napolitano e suo nipote il principe Enrico Letta, stringendosi entrambe le mani proprio come fossero un saggio nonno di quasi novant’anni ed il suo discepolo con la metà degli anni, il quale in quell’occasione ha presentato la sua squadra di soccorso, o come ha detto lui stesso, di governo a servizio del paese, composta da sette donne e quattordici uomini di grande valore. Il Capo dello Stato, appena una settimana prima era stato pregato a restare con un nuovo incarico, vista l’enpasse creatosi con l’im-

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© Quirinale

di Saverio Buttiglione

Attualità


nemmeno preso in considerazione) veniva proposto il nome del cofondatore del PD il prof. Romano Prodi, voluto per acclamazione unitaria al mattino e impallinato da ben 110 deputati PD nel segreto dell’urna poche ore dopo, finalmente alla quarta votazione nella quale sarebbero bastati 504 voti invece che i 2/3 dei 1007 grandi elettori votanti (senatori, deputati e 3 delegati per regione) necessari per le prime tre, è stato rieletto Giorgio Napolitano. Infatti questo tsunami aveva portato, dopo la brutta figura con Romano Prodi, alle dimissioni del presidente incaricato Bersani dal suo ruolo di segretario del suo partito che l’aveva tradito, costringendo sia i suoi che gli uomini di Berlusconi (insieme a quelli di

Monti) a pregare Giorgio Napolitano a ricandidarsi, cosa che per mesi lui rifiutava di prendere in considerazione per prassi e per la sua età avanzata. Ha accettato questa richiesta quasi implorata dalle inconcludenti forze politiche per il bene del nostro paese, ma nel discorso alle camere riunite, una volta rieletto ha usato toni durissimi con tutti, ricordando loro che da mesi li aveva avvertiti come fossero necessarie le riforme istituzionali prima del voto, a cominciare dalla inadeguata legge elettorale che infatti aveva ora portato alla impossibilità per chiunque di avere i numeri per governare, per finire a forti ed incisive misure anticrisi da concordare tutti “insieme”, abbandonando le contrapposte e

violente battaglie dei veti incrociati e dell’incomunicabilità reciproca, ormai perpetuati per anni, per il bene della nazione alla quale apparteniamo tutti ed ormai sull’orlo del baratro. Ritornato ora al Quirinale quasi implorato, dopo il cosiddetto semestre bianco (in cui non aveva più il potere di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni), ha rafforzato la prerogativa costituzionale di moral suasion, invitando i parlamentari a coesistere in un governo di larghe intese fino a poche ore prima considerato da quasi tutti impossibile, Quando poi si pensava avrebbe dato un nuovo mandato esplorativo ad Amato (gradito a Berlusconi ma non alla Lega) oppure a D’Alema, a sorpresa l’ha affidato

Il Palazzo del Quirinale

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Palazzo Madama

al giovane Enrico Letta, che con consultazioni lampo (ottime quelle in streeming impostegli, come già a Bersani pochi giorni prima, dal gruppo di Grillo, che ha saputo gestire senza imbarazzi di sorta e ponendo lui in difficoltà gli interlocutori parlando di concretezze) ed efficaci “mediazioni” ha saputo al fine proporre una squadra di governo all’altezza della difficile impresa che l’attende. Utile potrebbe essere il lavoro fatto fare da Napolitanno alla fine del mandato precedente al cosiddetto “gruppo dei saggi”. Ci sarà bisogno infatti di tutta la buona volontà possibile, di grande serietà, competenza, umani-

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tà, capacità di mediazione unita a fermezza decisionale, rinuncia allo spirito di parte, per costruire un percorso virtuoso che faccia vedere al popolo italiano almeno la luce in fondo al tunnel in cui si è cacciato. Un popolo che ormai da tempo incolpa di tutti i guai economici che lo riguardano “la politica” in senso lato. Eppure qualunque comunità, piccola o grande che sia, per coesistere deve darsi delle regole e qualcuno le deve immaginare e scrivere e qualcun altro le deve applicare ed altri ancora farle rispettare, tanto meglio quindi che siano formulate in maniera effi-

cente ed utile alla collettività, che i rappresentanti eletti delegati alla scrittura delle leggi siano trasparenti ed onesti, che il governo chiamato alla loro ispirazione e successiva applicazione e la pubblica amministrazione che le deve applicare quotidianamente sia fatto di persone capaci e lungimiranti, che gli organi di polizia e la magistratura preposti al controllo che queste leggi siano rispettate agiscano con imparzialità e giustizia, così si potrà ottenere anche nuova prosperità per “tutti”. Ogni decisione sulle “cose pubbliche” presa da un delegato di qualunque comunità è infatti per sua natura “politica” e quindi non si può fare a meno di questa scienza sociale, anzi bisogna riconsiderarla nella sua importanza, è semplicemente necessario e sufficiente delegare le persone giuste altrimenti la colpa di eventuali ineffi-


Montecitorio

cenze è di tutti, basti ricordare che nell’antica Grecia venivano delegati a questo alto compito addirittura i Filosofi, perché li si riteneva i più capaci di usare il cervello nel definire e gestire il bene comune. I nostri nonni hanno vissuto il ventennio fascista ed ho capito da loro che, come molti processi, specie italiani, all’inizio quella ideologia aveva in sé buone proposte per la gestione della cosa pubblica, se pensiamo alle dottrine sociali del “socialista” Benito Mussolini, alle riforme agrarie da lui volute, alla bonifica degli agri laziali, alle politiche del lavoro per tutti ed alla politica delle infrastrutture e dell’architettura pubblica che forse è stata l’unica realizzata nel novecento in modo decente, ma poi purtroppo alla fine si era corrotta diventando una scialba e ridicola dittatura. Anche la cosidetta “prima Re-

pubblica”, nata dagli sforzi congiunti di opposte fazioni politiche unitesi già nella resistenza partigiana, aveva saputo all’inizio produrre, negli anni ’60, il miracolo economico con la costruzione delle autostrade, con la mobilità autonoma di massa, con l’abbon-

danza di cibo per tutti dopo anni di ristrettezze anche nutrizionali, dovute al disastro di una guerra incauta e voluta per inseguire “sogni imperiali”, ingiusti eticamente e pure impossibili praticamente (perché perseguiti mandando i giovani figli della Patria entusiasticamente coinvolti dalle parole di propaganda della vanagloria imperiale a combattere “con le scar-

pe di cartone ed i carri armati di latta”) era poi anch’essa finita nel 1992 con l’esplosione dello scandalo “mani pulite” . E’ emersa ancora una volta la vocazione italica alla decadenza ciclica (stavolta con corruttele di ogni tipo in seno alla politica), dovuta al nostro evidentemente innato senso di incostanza quando si tratta di perseverare e proseguire sui buoni traguardi raggiunti ogni volta adagiandoci ogni volta sugli allori conseguiti. Questo carattere “italiano” lo riscontriamo persino nello sport, ogni qualvolta una nostra squadra sportiva parte in vantaggio (sulla carta o sul risultato dei primi minuti di una partita) finisce per perdere, quando invece è il contrario riesce a rimboccarsi le maniche, usare intelligenza e creatività, e cavarsi dai problemi anche quando sembrano disperati ed impossibili da

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risolvere: il grande tennista Adriano Panatta così vinse nel 1976 la Coppa Davis, gli Internazionali di Parigi e quelli di Roma, così negli anni ’80 vinceva nello sci Alberto Tomba, tranne poi anche loro adagiarsi sugli allori conquistati, umiliando il loro incredibile innato talento che avrebbe potuto dargli altre e numerose soddisfazioni. Ma gli ultimi 20 anni, dopo che tangentopoli aveva dissolto 2 dei tre principali partiti, la Democrazia Cristiana ed il Partito Socialista, lasciando un vuoto colmato da Silvio Berlusconi, si è creato un clima di contrapposizione con il centrosinistra che, senza entrare nel merito di un giudizio di merito a favore dell’ una o dell’altra parte, ha di fatto creato una terribile situazione di stallo come fu secoli fa quella di Firenze dovuta alla guerra tra Guelfi e Ghibellini. Questa situazione ha portato, (spinta anche dai venti della globalizzazione che trasformano ormai

ogni crisi finanziaria internazionale inevitabilmente in una un’epidemia contagiosa globale, come è stato cominciando dai mutui subprimes statunitensi nel 2008, proseguendo poi con gli sconquassi dei titoli sovrani spazzatura degli Stati in default, per finire coi derivati della “finanza creativa” e col successivo inevitabile scollamento dall’economia reale della quale, per sua natura, dovrebbe esserne linfa vitale, finanziandola, ossia appunto prestandole denaro a titolo diinvestimento lungimiran-

te), ad un “nulla di fatto”, come stigmatizzato dallo stesso Capo dello Stato, generando in questo inizio del 2013 proprio in Italia la “Tempesta Perfetta”: lo stallo dei consumi, la perdita di lavoro, la disoccupazione crescente fra i giovani, la chiusura esponenziale delle aziende, il creditcrash bancario (per paura delle sofferenze da parte degli istituti creditizi), il tutto in totale assenza di scelte e decisioni politiche, soprattutto in totale assenza di programmazione economica! Una pezza alla falla della “barca italia” è stata messa a dicembre 2011 dal bocconiano Mario Monti, chiamato in tutta urgenza proprio dal Presidente Napolitano, per i sui ottimi trascorsi nella gestione dell’antitrust Europeo (era stato l’unico ad aver il coraggio di multare per concorrenza scorretta la potentissima americana Microsoft) ad un difficile salvataggio, sull’orlo del baratro dei conti dello

Il Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, Il Presidente Giorgio Napolitano, e il Presidente del Senato Pietro Grasso, all’Altare della Patria per la “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera”

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sione vulcanica, la terra mischiata alla lava produce fertilità e nuovi fiori. L’avvento del governo di Enrico Letta, giovane uomo capace ed onesto, ben attrezzato sotto il profilo della professionalità se ricordiamo che è stato discepolo del compianto Beniamino Andreatta, penso proprio sia il politico giusto che possa far tornare il sereno dopo la tempesta perfetta. Il Presidente del Consiglio uscente, Mario Monti Se così sarà allora potremo considerare a po- società ed i nuovi modi di comusteriori “un bene” il concatenarsi nicazione politica via web, anche degli ultimi avvenimenti, anche la la mancanza dei voti necessari tripartizione numerica delle forze ai due poli per vincere a causa in parlamento che ha dissolto il della nascita della forza politica bipolarismo e non ha consentito del 10% creata da Mario Monti, a nessuno di vincere ed impor- pompiere chiamato a spegnere re la sua ricetta, anche l’avvento l’incendio in casa che, una volta ed il successo elettorale del Mo- eseguito il compito, è stato accuvimento 5 Stelle di Grillo che ne sato di aver bagnato l’arredo! è stata causa ma che al contemSpero potremmo quindi consipo ha portato in primo piano le derare un bene la stagnazione che nuove istanze che salgono dalla poi ha prodotto un governo innovativo con un nuovo modo di fare politica, mi sono quasi commosso come quando ascolto l’inno di Mameli quando nel mondo vince la Ferrari nei GP di Formula1, quando questi 21 signori e signore, dopo Enrico Letta, domenica 28 aprile 2013 alle ore 11.30 sono stati chiamati da Napolitano a firmare ed ognuno ha detto: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le Leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione”. Il Governo Letta riunito per la consueta “foto di gruppo”

stato italiano che ci avvicinavano alla bancarotta come è successo in Venezuela dieci anni fa ed ora in Grecia, con uno spread tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi (i bund) che sfiorava quasi 500 punti base (che significa pagare interessi vicino all’8% da parte dello Stato che finanzia il proprio debito proprio con l’emissione dei titoli). Ma anche in questo caso, dopo i primi sei mesi di cura da cavallo, raccogliendo il denaro necessario con le tasse dai soliti noti (visto che per recuperarlo dall’evasione fiscale sarebbero occorsi mesi e mesi di interventi strutturali di base) e raggiunto il primario obiettivo di drammatica urgenza, anche questo governo di tecnici si è sgonfiato dell’iniziale spinta propulsiva non riuscendo poi a produrre la successiva e necessaria politica di sviluppo e di ripresa dell’economia. Ma come ci insegna la teoria dell’evoluzione di Darwin, dopo ogni disastro le specie viventi sopravvissute si evolvono in altre più forti delle precedenti, perfino dopo una tempesta perfetta od un evento apparentemente catastrofico (ma naturale) come un’esplo-

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Il Governo Letta

Giorgio Napolitano si complimenta con Enrico Letta

Enrico Letta, l’allievo di Andreatta Nipote di Gianni Letta, 47 anni, esperto di economia e di Europa. pur così giovane ha già una importante carriera politica alle spalle, proveniente dal Partito Popolare è tra i fondatori del Partito Democratico ed è Deputato dal 2001, è stato già Ministro dell’Industria nei governi presieduti da Massimo D’Alema (1998, il più giovane ministro nella storia della Repubblica) e Giuliano Amato. Enrico Letta è nato a Pisa il 20 agosto 1966, ed è il secondo più giovane pPesidente del Consiglio nella storia della Repubblica Italiana dopo Giovanni Goria. Enrico Letta è figlio di Anna Banchi e di Giorgio, professore di Calcolo delle Probabilità all’Università di Pisa e socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei e dell’Accademia Nazionale delle Scienze. Ha trascorso parte dell’infanzia a Strasburgo dove ha frequentato la scuola dell’obbligo. Laureatosi in diritto internazionale presso l’Università degli Studi di Pisa, ha conseguito un dottorato di ricerca in Diritto della Comunità Europea presso la Scuola superio-

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re di studi universitari e perfezionamento “S. Anna” di Pisa. Dal 1993 al 1994 è stato Capo della Segreteria del Ministro degli Esteri (suo maestro) Beniamino Andreatta nel governo guidato da Carlo Azeglio Ciampi. Dal 1996 al 1997 ha rivestito il ruolo di segretario generale del “Comitato per l’euro” del Ministero del Tesoro, Bilancio e Programmazione economica, ed è segretario generale dell’Arel (l’Agenzia di Ricerche e Legislazione fondata da Andreatta) dal 1993.

Dal gennaio 1997 al novembre 1998 è stato vicesegretario del Partito popolare italiano. Dal gennaio all’aprile del 2000 è stato Ministro dell’Industria, Commercio e Artigianato nel secondo governo guidato da Massimo D’Alema, e dall’aprile del 2000 al maggio 2001 è stato ministro dell’Industria, Commercio, Artigianato e Ministro del Commercio con l’estero nel secondo governo guidato da Giuliano Amato. Deputato della Repubblica dal maggio 2001, in seguito alle elezioni europee del giugno 2004, nelle quali è stato eletto per la circoscrizione del Nord- Est, ha dato le dimissioni dall’incarico di parlamentare nazionale. Nella XV Legislatura è ritornato deputato della Repubblica italiana e il 17 maggio 2006 è stato nominato sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, incarico che ha ricoperto fino al maggio del 2008. Nel 2007 si è candidato alla segreteria del neonato Partito Democratico ottenendo, con le primarie del 14 ottobre, oltre l’11% dei consensi.

Enrico Letta con il Direttore Editoriale di Slow Economy, Saverio Buttiglione


Nelle elezioni del 13 e 14 aprile 2008, come capolista PD nella Circoscrizione Lombardia/2, è stato eletto alla Camera dei Deputati. Poche settimane dopo Walter Veltroni lo ha chiamato a far parte del governo ombra del PD in qualità di “responsabile del welfare”. Dopo le dimissioni dell’intera segreteria del PD del 20 aprile scorso, dovuta alle vicende e ai problemi relativi a un mancato accordo nel partito per l’elezione di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica, Enrico Letta è diventato ufficialmente il reggente del PD, fino al prossimo congresso. Nel 2012 ha partecipato alla riunione del Gruppo Bilderberg presso Chantilly, Virginia, USA, e fa parte del comitato esecutivo dell’Aspen Institute Italia. È sposato con Gianna Fregonara e ha tre figli, Giacomo, Lorenzo e Francesco. Tra i suoi libri ricordiamo: Passaggio a Nord-Est, Arel-Il Mulino, 1994; Euro sì - Morire per Maastricht, Laterza, 1997; La Comunità competitiva, Donzelli, 2001; Dialogo intorno all’Europa (con L. Caracciolo), Laterza 2002; L’allargamento dell’Unione europea, Il Mulino, 2003; Viaggio nell’economia italiana (con Perluigi Bersani), Donzelli, 2004; L’Europa a Venticinque, Il Mulino, 2005; In questo momento sta nascendo un bambino, Rizzoli, 2007. Costruire

Beniamino Andreatta

Giorgio Napolitano, Re Juan Carllos di Spagna ed Enrico Letta

una cattedrale. Perché l’Italia deve tornare a pensare in grande, Mondadori, 2009. Enrico Letta è segretario generale dell’Arel - Agenzia di Ricerche e Legislazione, fondata da Beniamino Andreatta e costituita da parlamentari, studiosi, dirigenti e imprenditori. La sua attività è finalizzata all’esame, mediante ricerche, documenti e dibattiti, dei principali temi economici e istituzionali, sia come presupposto di un lavoro legislativo, sia come approfondimento di alcune questioni decisive per lo sviluppo della società italiana e per la sua collocazione europea e internazionale. L’AREL nasce nel 1976 da un’intuizione di Nino Andreatta che, insieme a un gruppo di personalità di primo piano del mondo dell’università, dell’industria e delle professioni (tra gli altri Umberto Agnelli, Urbano Aletti, Adriano Bompiani, Franco A. Grassini, Ferrante Pierantoni), avverte l’esigenza di un luogo ove approfondire, con i più moderni e rigorosi strumenti d’indagine e con un forte segno di innovazione culturale, i più rilevanti temi economici, am-

ministrativi e istituzionali italiani e internazionali. Nelle attività che si sono da allora succedute il confronto che si è sviluppato si è sovente tradotto in articolate proposte che, approdate in Parlamento, sono diventate leggi del nostro ordinamento. Gli incontri, i convegni e i seminari dell’AREL, unitamente alle attività di ricerca, hanno affrontato nel tempo un ampissimo arco di questioni, come è testimoniato dalla varietà dei temi toccati nei numerosi volumi pubblicati nella collana editoriale pubblicata in collaborazione con il Mulino. Da argomenti tipicamente economici, come il rapporto tra Stato e industria in vari Paesi europei o l’esame delle dinamiche e dell’intreccio tra salari e partecipazione si passa a studi e iniziative nei settori della giustizia, della riforma della pubblica amministrazione e delle amministrazioni locali, della trasparenza della finanza e della borsa, delle riforme istituzionali, delle tematiche europee e dell’ambiente. Negli ultimi anni le pubblicazioni dell’AREL si sono arricchite di nuove collane editoriali.

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Agli “storici” volumi monografici firmati Arel - Il Mulino e al periodico telematico Arel Europa Lavoro Economia, mensile di approfondimento sui temi dell’Occupazione, degli affari sociali e della politica economica nell’Unione europea e in Italia, si sono aggiunte nuove iniziative editoriali: Nino Andreatta, Monografie, la rivista dell’Arel, Le Conversazioni. L’AREL ha inoltre rafforzato la collaborazione con importanti centri di ricerca italiani e internazionali, per la realizzazione di attività di ricerca, e di cicli di convegni e di attività seminariali. Tra questi la London School of Economics and Political Science – Economic and Social Cohesion Laboratory, la Fondazione CIDOB di Barcellona, con la quale viene organizzato dal 1999 il Foro di dialogo Italia–Spagna, l’Ispi (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), lo IAI (Istituto Affari Internazionali), il CERST (Centro di Ricerca per lo Sviluppo del Territorio) dell’Università Cattaneo di Castellanza Enrico Letta è fondatore dell’Associazione Trecentosessanta, tra i cui Progetti c’è “Controesodo: Talenti in Movimento”.

È il primo dei progetti di TrecentoSessanta, nato da un’intuizione di Guglielmo Vaccaro nell’autunno del 2008 e portato avanti in questi anni dallo stesso Vaccaro e da Alessia Mosca, entrambi tra i fondatori dell’Associazione. Attenzione puntata sui talenti: quelli italiani che abbandonano il nostro Paese alla ricerca di un’opportunità di crescita altrove. E quelli che nel nostro Paese faticano a trovare le motivazioni per venire. Talenti in senso lato: non solo cervelli, ma anche braccia, mani, menti eccellenti, che potrebbero contribuire a restituire «ossigeno» e freschezza a una società come la nostra vecchia e bloccata da mille interessi particolaristici. Favorirne la circolazione e premiare il merito, dovunque si manifesti, sono dunque gli obiettivi di questo progetto, coordinato da Alberto Matassino. Delle 5 proposte, la prima – Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia -, che ha avuto come primi firmatari Enrico Letta e Stefano Saglia ed è stata promossa da deputati di PD e PDL e dall’Intergruppo parlamentare per

Enrico Letta sale al Quirinale con la sua auto: è il primo segnale di austerity

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la Sussidiarietà, è diventata legge dello Stato il 23 dicembre 2010, e in seguito all’emanazione dei decreti attuativi, è ora completamente operativa. Insieme al pacchetto delle altre 4 proposte di legge, è stata presentata nei mesi scorsi in un tour pubblico in Italia, in Europa e negli Stati Uniti. Enrico Letta è fondatore dell’Associazione VeDrò: è un think tank italiano, fondato nel 2005, che focalizza la sua attenzione sul futuro dell’Italia, seguendo temi come economia, tecnologia, politica, cultura, lavoro, e comunicazione. Tra i fondatori ci sono Enrico Letta e Giulia Bongiorno. Il nome richiama la città di Dro, in cui ogni anno a fine agosto l’associazione tiene una manifestazione della durata di quattro giorni. L’obiettivo principale dell’Associazione è di creare un nuovo modo di pensare basato sulle dinamiche e le esperienze contemporanee: attraverso la formulazione di proposte, cerca di affermare nuovi punti di vista e nuovi modi di affrontare i problemi. Template: Chiarire VeDrò ha contribuito alla creazione del neologismo “Pimby” (Please in My Backyard), in contrapposizione a “Nimby” (Not In My Backyard), un atteggiamento basato sulla ricerca di soluzioni innovative per la realizzazione di infrastrutture e il


coinvolgimento della popolazione locale nei progetti. L’evento principale: I partecipati di VeDrò si riuniscono durante l’estate per quattro giorni a Dro per discutere su diversi temi attraverso incontri in plenaria, nei quali si dà spazio a ospiti internazionali o italiani che offrano uno scenario sulle tendenze contemporanee

che possono avere un impatto sui “futuri possibili” (tra gli ospiti che hanno partecipato alle plenarie ci sono Michael O’Leary, Mauro Moretti, Giampaolo Pansa, Roberto Cingolani, Roberto Vittori, e Corrado Passera, working group che focalizzano l’attenzione su temi specifici, e momenti conviviali che prevedono la presentazione

e discussione di libri, concerti, sport, e visione di film e videoclip. Benedetta Rizzo è il Presidente, Maura Satta Flores il Vicepresidente, Riccardo Capecchi il Tesoriere, Emanuela Lantieri, Responsabile Organizzazione, Giulia Bongiorno il Presidente del Comitato scientifico e Marco Meloni Coordinatore del Comitato scientifico.

Tutti gli uomini...e le donne del Governo Letta

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uesta è la squadra dei 21 uomini e donne che compongono il “Governo al servizio del Paese Italia” come l’ha voluto battezzare il Premier Enrico Letta: Ministro Interni: Angelino Alfano (Vice Premier) Ministro Difesa: Mario Mauro Ministro Affari Esteri: Emma Bonino Ministro Giustizia: Anna Maria Cancellieri Ministro Economia e Finanze: Fabrizio Saccomanni

Ministro Riforme Costituzionali: Gaetano Quagliariello Ministro Sviluppo Economico: Flavio Zanonato Ministro Infrastrutture e Trasporti: Maurizio Lupi Ministro Politiche Agricole, Alimentari e Forestali: Nunzia Di Girolamo Ministro Istruzione, Universita’ e Ricerca: Maria Chiara Carrozza Ministro Salute: Beatrice Lorenzin Ministro Lavoro e Politiche Sociali: Enrico Giovannini Ministro Ambiente, Tutela Territorio e Mare: Andrea Orlando

Ministro Beni, Attività culturali e Turismo: Massimo Brai Ministro Coesione territoriale: Carlo Trigilia Ministro Politiche Comunitarie: Anna Maria Bernini Ministro Affari Regionali, Sport e Turismo: Graziano Delrio Ministro Pari opportunita’, Sport, Politiche Giovanili: Josefa Idem Ministro Rapporti Parlamento: Dario Franceschini Ministro Integrazione: Cécile Kyenge Ministro Pubblica Amministr.: Giampiero D’Alia

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ANGELINO ALFANO, al Viminale l’avvocato che fu gia’ Guardasigilli Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, e’ nato ad Agrigento il 31 ottobre 1970. Laureato all’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e’ avvocato e dottore di ricerca in diritto dell’impresa presso l’Universita’ degli studi di Palermo. Giornalista pubblicista dal 1989 avendo collaborato con numerose testate regionali e nazionali. Nel 1994 è eletto consigliere provinciale nel collegio di Agrigento, svolge la funzione di Presidente della commissione affari generali ed e’ il coordinatore del “Polo delle Liberta’” in consiglio. Nel 1996 e’ eletto deputato all’Assemblea Regionale Siciliana, e’ il piu’ giovane componente. Presiede il gruppo parlamentare di Forza Italia all’Ars dal 1998 al 2001: lo stesso anno e’ eletto deputato al Parlamento Nazionale nella Sicilia occidentale, nella lista di Forza Italia. E’ Segretario della conferenza dei coordinatori regionali di Forza Italia dal luglio 2002. Nel febbraio del 2005 viene nominato coordinatore regionale di Forza Italia per

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la Sicilia, incarico dal quale si dimette il 7 maggio 2008. Nello stesso anno viene rieletto deputato al Parlamento Nazionale nelle fila del Popolo della Liberta’. Il 7 maggio 2008 e’ nominato Ministro della Giustizia. E’ il piu’ giovane ministro della Giustizia nella storia della Repubblica Italiana. Eletto Segretario Politico del PDL il 1 luglio 2011, lascia l’incarico di Ministro della Giustizia, il 27 luglio 2011, per dedicarsi al partito. EMMA BONINO, una radicale guidera’ la Farnesina Apprezzata nella comunita’ internazionale, determinata nel perseguimento degli obiettivi della propria agenda. In una parola: radicale, piu’ radicale, forse, dello stesso compagno politico di una vita, Marco Pannella. Emma Bonino, ministro degli Esteri del governo guidato da Enrico Letta, e’ nata a Bra in provincia di Cuneo il 9 marzo 1948. Anche se fuori dai canoni distintivi dei bocconiani anche lei lo è, anche se sembra aver fatto di tutto per far dimenticare l’immagine fredda e compassata che molti attribuiscono ai laureati di quell’Universita’. D’altronde quella scelta fu quasi obbligata: “Cercavo - ha raccontato a “Correva l’anno” - l’unica facolta’ che non esisteva a Torino,

cosi’ non sarei dovuta rientrare a casa la sera dopo le lezioni”. La tesi, trascorso un Sessantotto lontano dalle piazze, nel 1972 fu su Malcom X, il leader storico della minoranza nera americana, il piu’ radicale, il piu’ intransigente. Emma la preparo’ a New York, nelle ore libere dal suo lavoro di commessa in un negozio di scarpe. A 24 anni la linea d’ombra che sara’ quasi costretta a varcare da un fatto drammatico. “A 24 anni ho fatto l’amore senza essere sposata. Mi spiegarono che avrei dovuto premunirmi ma un ginecologo mi aveva detto che ero sterile. Ma non lo ero e mi disse che con 500.000 lire potevo abortire”. In quelle ore nasce la “compagna” Emma Bonino, il cui percorso incrocia quello dei radicali di Gianfranco Spadaccia, Adele Faccio e Marco Pannella nella battaglia per la liberalizzazione dell’interruzione di gravidanza: “Erano gli unici che si occupavano di interruzione di gravidanza, Marco mi guardava con diffidenza”, racconta. Nel 1976 Bonino diventa deputato, ha 28 anni. Era la stagione


delle battaglie per i diritti civili ed Emma aveva collaborato con il CISA - il Centro per l’informazione, la sterilizzazione e l’aborto fondato da Adele Faccio - nelle cui cliniche clandestine, utilizzando il metodo Karman, si assistevano le donne che non avevano i mezzi per pagare i “cucchiai d’oro”, o per volare all’estero per poter abortire. La sua presenza nel Parlamento italiano e’ stata, da allora, pressoche’ ininterrotta, ma a questa si e’ aggiunta una proiezione internazionale che la porto’ alla carica di commissario europeo nel 1994 e poi alla guida del ministero per il Commercio internazionale nel secondo governo Prodi. Fino alle elezioni politiche del 2006 ha fatto la spola tra le sedi di lavoro dell’Unione europea e Il Cairo, dove ha studiato l’arabo e al focus sui diritti civili ha aggiunto la conoscenza dei temi che agitano il Medio Oriente. I diritti civili, e in particolare delle donne, sono l’architrave della politica estera di Emma Bonino, spesso candidata dagli esiti di diversi sondaggi anche al Quirinale. “Senza diritti civili e liberta’ scrive nel proprio sito web - non c’e’ possibilita’ ne’ speranza neanche di sviluppo economico”.

Durante una missione umanitaria a Cuba, nel maggio 1995, Bonino aveva incontrato Fidel Castro e, in presenza del corpo diplomatico europeo, gli aveva sottoposto il grave problema del rispetto dei diritti umani, soprattutto quelli degli oppositori del regime. Alla partenza della missione, Castro liberera’ sei detenuti politici che erano stati oggetto di una campagna internazionale promossa dalla stessa Emma Bonino quando era Segretaria del Partito Radicale Transnazionale. Le battaglie degli anni successivi sono in linea con questa strategia: la moratoria globale della pena di morte, la battaglia contro le mutilazioni genitali femminili, quella per il Tribunale penale internazionale. GAETANO QUAGLIARIELLO, da ‘saggio’ a Ministro delle Riforme Il nome di Gaetano Quagliariello e’ stato accostato al governo Letta da prima ancora che si parlasse del vicesegretario del pd quale possibile presidente del consiglio. Piu’ precisamente, da quando Giorgio Napolitano lo ha nominato nel gruppo dei saggi chiamati a occuparsi di riforme.

Nato a Napoli nel 1960 ma cresciuto a Bari, dove suo padre Ernesto e’ stato Rettore dell’Universita’, Gaetano Quagliariello si iscrive giovanissimo al Partito Radicale di cui diventa segretario cittadino e poi vicesegretario nazionale. Sul suo blog dice di aver “sempre respirato, in famiglia, lo spirito delle idee liberali” che furono del padre di cui ripercorre anche le orme intraprendendo la carriera universitaria. Nel frattempo inizia la sua attivita’ politica con i radicali. Nel 1994, ‘sedotto’ dalla rivoluzione liberale di Silvio Berlusconi, Quagliariello lascia i Radicali e aderisce a Forza Italia. Per diversi anni la sua militanza politica avviene lontano dal Parlamento, e nel frattempo diventa professore ordinario di Storia Contemporanea alla Luiss. La nuova svolta arriva nel 2001, quando Marcello Pera, eletto presidente del Senato, lo chiama come Consigliere Culturale a Palazzo Madama. Entra nelle liste di Forza Italia alle elezioni del 2006 e viene eletto senatore divenendo membro della Commissione Affari Costitu-

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zionali. Rieletto nel 2008, viene nominato vicecapogruppo del Pdl al Senato e membro della Commissione Giustizia. Rieletto nel 2013, viene fatto il suo nome come possibile candidato alla Presidenza del Senato. Scelta Civica lo appoggerebbe, ma il Pdl preferisce insistere su Renato Schifani. Arriva pero’ la chiamata dal Quirinale come “saggio” e gli si spalancano le porte del Ministero per le Riforme. BEATRICE LORENZIN, una quarantenne alla salute Giovane (41 anni), determinata, una carriera in crescendo partita da un municipio di Roma, la “Meg Ryan” della Capitale (nomignolo affibbiatole ai tempi della militanza in Campidoglio): e’ Beatrice Lorenzin il nome nuovo per ricoprire una casella delicatissima come quella del ministero della Salute. Classe 1971, inizia il suo avvicinamento alla politica aderendo al movimento giovanile di Forza Italia nel Lazio nel 1996. Nell’ottobre 1997 l’elezione, nella lista di Forza Italia, al Consiglio del XIII Municipio di Roma.

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Nell’aprile 1999 e’ Coordinatore Regionale del Lazio del movimento giovanile di Forza Italia, che conta 15 .000 iscritti e oltre 100 eletti negli enti locali. Nel maggio 2001 e’ eletta Consigliere comunale di Roma. Unica donna nella coalizione di centrodestra, e’ Vicepresidente della commissione Donne Elette e Vicepresidente del Gruppo consiliare di Forza Italia. Tra la fine del 2004 e la meta’ del 2006 e’ Capo della Segreteria Tecnica di Paolo Bonaiuti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’Informazione e l’Editoria nel governo Berlusconi III. Nel maggio del 2005 e’ nominata Coordinatore Regionale di Forza Italia per il Lazio. Dal settembre 2006 al marzo 2008 ha ricoperto il ruolo di Coordinatore Nazionale di Forza Italia - Giovani per la Liberta’. Eletta alla Camera dei deputati nelle elezioni politiche del 2008 nella lista PdL,

per la XVI Legislatura. Membro del Consiglio Direttivo del gruppo PdL alla Camera e della commissione Affari Costituzionali della Camera, della Commissione Bicamerale per l’Attuazione del Federalismo Fiscale, della Commissione Parlamentare per l’Infanzia. Nel 2013 e’ inizialmente candidata alla presidenza della Regione Lazio, ma lascia in seguito il posto a Francesco Storace, gia’ presidente della regione Lazio dal 2000 al 2005. Alle elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013 viene riconfermata deputata alla Camera dei Deputati nelle liste del PDL. FABRIZIO SACCOMANNI, da Bankitalia alla scrivania di Sella Apprezzato economista, appassionato di musica classica e poesia, Saccomanni e’ stato tra i favoriti per la successione di Mario Draghi alla guida della Banca d’Italia e dopo una lunga carriera all’interno dell’istituto di Via Nazionale, dove e’ entrato nel giugno del 1967 ed direttore generale dal 2006, siedera’ ora alla scrivania di Quintino Sella. Romano, classe 1942, Saccomanni proviene da una famiglia di medici, e’ amante dei versi di Giuseppe Gioacchino Belli, si diletta a scrivere sonetti (uno lo dedico’ a Carlo Azeglio Ciampi per il suo settantesimo compleanno). Nel 2002 ha pubblicato un libro (‘Tigri globali e domatori nazionali’) in cui viene predetta la futura instabilita’ dell’economia mondiale.


Dopo la laurea in Economia e Commercio all’Universita’ Bocconi di Milano, ha seguito corsi di perfezionamento in economia monetaria e internazionale alla Princeton University. Ha iniziato la sua carriera in Banca d’Italia nel giugno 1967, quando e’ stato assegnato all’Ufficio Vigilanza della Sede di Milano. Dal 1970 al 1975 e’ stato distaccato presso il Fondo Monetario Internazionale, in qualita’ di economista nel Dipartimento Rapporti commerciali e di cambio e, dal 1973, come assistente del Direttore Esecutivo per l’Italia. In quegli anni incontra Lamberto Dini all’F.M.I. dal 1959. Rientrato in Banca d’Italia, e’ stato assegnato al Servizio Studi. Nel 1984 e’ diventato Capo del Servizio Rapporti con l’Estero e nel 1997 e’ stato nominato Direttore Centrale per le Attivita’ Estere. Ha rappresentato la Banca nell’ambito dei principali organismi

finanziari internazionali (Bce, Bri e l’Unione Europea). Dal febbraio 2003 al settembre 2006 e’ stato vice presidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo a Londra

dove ha svolto funzioni sia gestionali, quale membro del Comitato esecutivo, sia operative, come responsabile delle aree di Gestione del rischio, Sicurezza nucleare, Protezione ambientale e Cofinanziamenti ufficiali. Alla Pubblica Amministrazione l’UDC D’ALIA Gianpiero D’Alia, ministro della Pubblica amministrazione e della Semplificazione del Governo formato da Enrico Letta, e’ nato a Messina il 22 settembre 1966. E’ un avvocato cassazionista, sposato con un figlio. Attualmente e’ vice capogruppo vicario di Scelta Civica alla Camera dei Deputati e segretario regionale dell’Udc in Sicilia. Dopo diversi anni di impegno politico come amministratore comunale di Messina, viene eletto alla Camera dei deputati per la prima volta nella XIV Legislatura (2001). Durante il mandato e’ stato, fra l’altro, segretario del Comitato per la legislazione e della Giunta per le elezioni E’ stato Sottosegretario all’Interno, nel terzo governo Berlusconi, in quota UDC. Nel 2008 e’ stato eletto al Senato e diventa presidente del gruppo parlamentare Gruppo UDC, SVP e Autonomie. Alle ultime politiche e’ stato rieletto alla Camera dei Deputati.

ENZO MOAVERO MILANESI agli affari UE Nato a Roma, nel 1954, sposato, con tre figli, Moavero Milanesi, ministro per gli Affari Europei del Governo Monti e’ laureato in giurisprudenza con lode, all’Universita’ La Sapienza di Roma con una tesi in diritto commerciale. Procuratore legale, si e’ specializzato in diritto comunitario ed europeo (College d’Europe, Bruges). Prima di assumere l’incarico di Ministro nel 2011, era dal 2006, giudice e poi Presidente di Sezione presso il Tribunale dell’Unione Europea (Corte di Giustizia dell’Unione Europea), a Lussemburgo Ha lavorato, per oltre venti anni, alla Commissione Europea, a Bruxelles, dove e’ entrato come funzionario, con concorso pubblico. Nel corso della carriera, e’ stato fra l’altro: Capo di Gabinetto del Vice Presidente; Capo di Gabinetto del Commissario per il Mercato Interno, per la Fiscalita’ e per la Concorrenza; Direttore della Direzione Antitrust ‘Servizi’; Segretario Generale aggiunto della Commissione; Direttore Generale dei Policy Advisors del Presidente della

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Commissione (BEPA). In Italia, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (1993-1994), ha guidato la Segreteria per gli Affari Comunitari del Presidente del Consiglio ed e’ stato membro del Comitato degli esperti per il Programma di Governo e del Comitato tecnico del CIPE per il coordinamento della politica economica nazionale con quella comunitaria. Ha insegnato Diritto Comunitario e dell’Unione Europea, in particolare diritto della concorrenza (College d’Europe, Bruges; Universita’ Bocconi e LUISS). E’ autore di svariate pubblicazioni scientifiche, fra le quali tre libri: uno sulla disciplina antitrust delle concentrazioni fra imprese; uno di lezioni di diritto comunitario; e uno sulla tutela della libera concorrenza nell’Unione europea. Fa parte del comitato di direzione di riviste giuridiche italiane ed estere; e’ membro fondatore del comitato di direzione del Journal of European Competition Law and Practice (Oxford University Press). MARIO MAURO, alla Difesa un cattolico nel segno della U.E. Da Comunione e Liberazione al Pdl, da Berlusconi a Monti.

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La parabola di Mario Mauro, all’anagrafe Mauro Walter Mauro, e’ all’insegna dell’impegno politico ispirato ai valori cattolici. Il ministro della Difesa del governo Letta nasce il 24 luglio del 1961 a San Giovanni Rotondo, in Puglia e si laurea in filosofia all’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore. Si iscrive a Forza Italia dove diventa responsabile nazionale per la scuola e l’universita’. Viene eletto per la prima volta nel 1999 al Parlamento Europeo, nella lista di Forza Italia, e si iscrive al Gruppo Popolare Europeo. Viene rieletto, sempre con Forza Italia, anche nel 2004 diventando uno dei 14 vicepresidenti del Parlamento europeo nella legislatura 2004-2009. Nel 2009 nuova candidatura e nuova elezione, stavolta con il Pdl, nato dalla fusione di Forza Italia e Alleanza Nazionale. Mauro viene proposto dal suo partito alla presidenza del parlamento europeo, ma non ottieme il successo sperato. Nello stesso anno, pero’, comincia la sua attivita’ di rappresentante personale delle presidenza dell’Ocse contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione dei cristiani e delle altre religioni. Il gennaio 2013 segna l’uscita dal Pdl per entrare in Scelta Civica, la nuova forza politica fondata dal premier Mario Monti e nella quale va a ricoprire il ruolo di capogrup-

po al Senato; il passaggio a Scelta Civica coincide con le dimissioni ufficiali da Capo Delegazione del PdL all’Europarlamento e dal Partito, criticando duramente la ricandidatura a Premier da parte di Silvio Berlusconi e la rinnovata alleanza con la Lega Nord. Il discorso di Mauro e’ stato lungamente applaudito da tutti gli esponenti del Partito Popolare Europeo. Il 30 marzo 2013 viene nominato dal Quirinale, membro del gruppo di lavoro per le proposte programmatiche in materia istituzionale. MASSIMO BRAY, dalla Treccani al MIBAC Neodeputato, dopo una vita all’Enciclopedia Treccani, Massimo Bray, nuovo ministro dei Beni Culturali, e’ nato a Lecce l’11 aprile 1959, ha studiato a Firenze, vive a Roma. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia, conseguita nel 1984 e un itinerario da borsista a Napoli, Venezia, Parigi, Simancas, nel 1991 entra all’Istituto della Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani, come redattore responsabi-


le della sezione di Storia moderna dell’Enciclopedia La Piccola Treccani. Non lascera’ piu’ l’Istituto: nel 1994 ne diviene il direttore editoriale. In questo ruolo, ne ha seguito l’apertura al web. Il progetto di definire l’Enciclopedia degli italiani online e’ il modo di interpretare la missione della Treccani nel XXI secolo. La scelta e’ quella di mettere a disposizione di un numero sempre maggiore di utenti un patrimonio di conoscenza di alta qualita’; la convinzione e’ che il nostro Paese debba elaborare nuove forme di gestione del patrimonio culturale, coniugando la forza dei contenuti con le innovazioni tecnologiche. Massimo Bray e’ anche Direttore Responsabile della rivista edita dalla Fondazione di cultura politica Italianieuropei, che ha tra i suoi principali obiettivi quello di elaborare analisi e riflessioni pubbliche sui nodi cruciali dell’innovazione politica ed economica europea. La fondazione e’ un luogo di incontro tra le diverse tradizioni culturali del riformismo italiano. Presiede il consiglio d’amministrazione della Fondazione La Notte della Taranta, che organizza il piu’ grande festival europeo di

musica popolare, dedicato al recupero della pizzica salentina e alla sua fusione con altri linguaggi musicali, dalla world music al rock, dal jazz alla sinfonica. Grazie al lavoro del gruppo di competenze che gestisce la Fondazione e soprattutto alla straordinaria coralita’ dei talenti musicali coinvolti nell’Ensemble Notte della Taranta, il festival e’ divenuto, negli anni, un riconosciuto modello culturale che, di edizione in edizione, non cessando di produrre nuove forme di elaborazione artistica, ha cominciato a produrre interessanti economie per il territorio. CARLO TRIGILIA, un sociologo Ministro per la Coesione Sociologo, e’ professore ordinario di sociologia economica nella facolta’ di Scienze Politiche Cesare Alfieri dell’Universita’ di Firenze, si legge nella biografia ufficiale dell’istituto. E’ presidente del corso di laurea in Analisi e politiche dello sviluppo locale e regionale e direttore del Centro Europeo di Studi sullo Sviluppo Locale e Regionale. Ha insegnato nelle Universita’ di Palermo e di Trento ed e’ stato Lauro De Bosis professor alla Harvard University. E’ stato direttore ed e’ membro del comitato editoriale della rivista “Stato e Mercato”, e del comitato editoriale di “Sviluppo locale”. E’ socio del Consiglio Italiano per le Scienze So-

ciali (CSS) e presidente della Fondazione RES / Istituto di Ricerca su Economia e Societa’ in Sicilia. Collabora con Il Sole 24ore. ANDREA ORLANDO, nuovo Ministro dell’Ambiente E’ uno degli esponenti di punta tra i “quarantenni” del Pd: nato al La Spezia l’8 febbraio 1969, dal 2008 e’ portavoce nazionale del Partito Democratico e deputato alla Camera dei Deputati. Giovane, ma una carriera gia’ ultraventennale: nel 1989 diventa segretario provinciale della FGCI e l’anno successivo viene eletto nel consiglio comunale de La Spezia con il PCI; in seguito allo scioglimento del Partito Comunista Italiano, verra’ rieletto con il PDS, di cui diviene capogruppo nel consiglio comunale della sua citta’. Nel 1995 diventa segretario cittadino del partito, nel 1997, primo degli eletti in consiglio comunale, e’ nominato assessore dal Sindaco Giorgio Pagano, prima alle attivita’ produttive e poi alla pianificazione territoriale, incarico che svolge sino alle elezioni del 2002. Nel 2000, entra a far parte della segreteria regionale come

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responsabile degli enti locali dei DS e nel 2001 diventa segretario provinciale; poi, nel 2003, e’ chiamato alla Direzione nazionale del partito da Piero Fassino, prima con il ruolo di viceresponsabile dell’organizzazione, poi come responsabile degli enti locali (2005) e ancora, nel 2006, come responsabile dell’organizzazione entra a far parte della segreteria nazionale del partito. Nel 2006 si presenta alle Elezioni politiche del 9 e 10 aprile venendo eletto nelle liste dell’Ulivo nella X circoscrizione (Liguria).

Allo scioglimento dei DS, nel congresso dell’aprile del 2007, segue la linea della maggioranza del partito e del segretario e confluisce quindi nel Partito Democratico, diventandone il responsabile dell’organizzazione. Alle politiche del 2008 viene rieletto per il Partito Democratico alla Camera nella circoscrizione Liguria, diviene membro della commissione Bilancio della Camera e componente della Commissione parlamentare Antimafia. il 14 novembre 2008 e’ nominato portavoce del Partito Democratico da Walter Veltroni, incarico confermato da Dario Franceschini.

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Nel novembre del 2009 Pier Luigi Bersani, neoeletto segretario nazionale del Pd, lo nomina presidente del Forum giustizia del Partito. Nel gennaio 2011 Bersani lo nomina commissario del PD di Napoli. All’integrazione CECILE KYENGE, primo ministro di colore Nasce a Kambove, nella provincia congolese del Katanga e grazie all’interessamento di un vescovo, ottiene una delle tre borse di studio messe a disposizione degli studenti congolesi per frequentare medicina all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. La Kyenge arrivò in Italia nel 1983, e si laurea in medicina e chirurgia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma discutendo una tesi in pediatria, per poi si specializzarsi in oculistica presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Esercita la professione di medico oculista. Sposata dal 1994 con Domenico, ingegnere, ha due figlie adolescenti Giulia e Maisha.Dal settembre 2010 è portavoce nazionale della rete Primo Marzo che si occupa di promuovere i diritti dei migranti. Nel 2010 è scelta come testimonial nella campagna di sensibilizzazione sull’immigrazione realizzata dall’Ufficio di Roma dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). E’ una nomina dal forte impatto simbolico, visto che la signora Kyenge e’ la prima persona di colore titolare di un dicastero in un governo del nostro Paese. FLAVIO ZANONATO, sindaco di lungo corso inizio’ nel pci Flavio Zanonato, sessantatre’

anni a luglio, e’ sindaco di Padova (per il terzo mandato) esponente del Pd con un passato nel Pci di cui fu in gioventu’ segretario provinciale. “Sono cresciuto - dice di se’ nel quartiere di via Palestro e provengo da una famiglia operaia di forti ispirazioni cattoliche”. La sua carriera politica prosegui’ a Roma alla direzione nazionale del partito come responsabile del settore immigrazione e emigrazione approfondendo soprattutto le realta’ internazionali dell’Europa e dell’America Latina. Divenne per la prima volta sindaco di Padova nel ‘93, poi nel 1995 e nel 2004.


Dal 2000 al 2004 fu consigliere regionale per i Democratici di Sinistra. “Non mi occupo solo di politica, sono un lettore vorace, un appassionato di materie scientifiche, di storia e di filosofia” scrive Zanonato nel suo blog ufficiale. “Nel tempo libero mi piace giocare a scacchi, andare al cinema, in bicicletta e ho una forte passione per la montagna”. Zanonato e’ sposato da oltre trent’anni, ha un figlio che fa l’avvocato e una nipotina. Josefa Idem, un’olimpionica come Ministro dello Sport Nata in Germania ma ormai ravennate ‘ad honorem’, la neoministra dello Sport Josefa Idem ha 49 anni. E’ nata a Goch, in Germania, il 23 settembre del 1964. Sposata con il suo allenatore Gugliemo Guerrini, due figli, e’ cittadina italiana dal 1990, e’ stata campionessa mondiale e olimpica nella specialita’ del kayak individuale. Ha vinto 35 medaglie tra Olimpiadi, mondiali ed europei. E’ la prima e unica donna nella storia della canoa italiana ad avere vinto sia un campionato mondiale sia un’Olimpiade.

Alle ultime elezioni e’ stata candidata al Senato dal Pd, capolista in Emilia Romagna. ENRICO GIOVANNINI, al lavoro ‘maestro’ delle statistiche Presidente dell’Istat dal 4 agosto 2009 e durante il governo di Mario Monti e’ stato a capo della Commissione governativa incaricata di esaminare i redditi dei titolari di cariche pubbliche in sei dei principali stati europei, incarico da cui si e’ dimesso nel luglio 2011. E’ finito sotto i riflettori proprio in questi giorni, dopo essere stato nominato nel gruppo di lavoro socio-economico dei 10 saggi nominati da Giorgio Napolitano. MARIA CHIARA CARROZZA, un rettore all’Istruzione Nata a Pisa, 48 anni a settembre, e’ laureata in fisica ed e’ stata eletta nelle file del Pd, capolista per la Camera in Toscana. Prima di candidarsi, era dal 2007 rettore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa dove insegna Bioingegneria all’istituto di Biorobotica. Dopo la laurea a Pisa nel 1990, quattro anni dopo ha conseguito il PhD in Ingegneria. E’ membro delle societa’ scien-

tifiche IEEE Society of Engineering in Medicin e and Biology (EMB) e della IEEE Society of Robotics and Automation (R&A). Alla Scuola Sant’Anna ha tenuto corsi interni di Neuro-Robotica, Fondamenti di Robotica Umanoide, Criteri di progettazione di mani artificiali, Robotica umanoide, Neuroscienze e Robotica. All’Universita’ di Pisa, nel corso di laurea specialistica in Ingegneria Biomedica, ha tenuto corsi di Biomeccatronica, (2003-2006), e di Bioingegneria della riabilitazione (2004-2008). Ha insegnato anche al Campus Biomedico di Roma ed e’ Visiting Professor alla Technical University of Vienna, Austria. Ha tenuto corsi e seminari in diverse universita’

straniere, tra cui la Salford University in Gran Bretagna, la Waseda University a Tokyo, la KAIST Daejeon in Corea e all’MIT di Boston. ANNA MARIA CANCELLIERI, una riconferma per il Viminale Nata a Roma nel 1943, già ministro dell’Interno nel governo Monti, è prefetto dal 1993. Nata in una famiglia di emigrati italiani in Libia, appena diplomata è entrata alla Presidenza del Consiglio grazie

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a un concorso. Nel 1972 è entrata nell’amministrazione del ministero dell’Interno. Viene nominata prefetto il 1 settembre 1993. Nel 1994 è commissario straordinario a Parma. E’ stata prefetto di Vicenza, Bergamo, Brescia, Catania, Genova, Parma e Bologna. A Bologna, in soli 20 giorni ottiene ciò che tre giunte non erano riuscite ad ottenere: lo sblocco dell’iter per la costruzione della metropolitana bolognese. A Catania si segnala per la gestione del delicato periodo che seguì l’uccisione dell’ispettore di polizia Filippo Raciti nel 2007. Dal 2010 al 2011 è stata nominata commissario prefettizio a Bologna dopo lo scandalo che travolse il sindaco Flavio Delbono, fino alle nuove elezioni. Dal 20 ottobre 2011 è stata nuovamente commissario prefettizio a Parma in seguito alle dimissioni del sindaco Pietro Vignali, ma è rimasta meno di un mese, fino alla nomina a Ministro dell’Interno il 16 novembre 2011. Nella storia della Repubblica Italiana è la seconda donna in assoluto, dopo Rosa Russo Iervolino, a ricevere la nomina di Guardasigilli. MAURIZIO LUPI, per far ripartire il sistema Infrastrutture e Trasporti

politica è passione, servizio per la collettività, perseguimento del bene comune è l’arte di governare le società”. Fra le più battagliere esponenti Pdl nei talk show televisivi, il suo matrimonio con il deputato Pd Francesco Boccia, economista pugliese, è stato uno degli eventi politico-sentimentali della scorsa legislatura.

Classe 1959, militante di Comunione e Liberazione dal 1990, inizia la carriera politica nella sua città, Milano. Nel 1993 viene eletto consigliere comunale del capoluogo lombardo con la Democrazia cristiana. A partire dal 1997 ricopre l’incarico di Assessore all’Urbanistica nella giunta Albertini. Il 13 maggio 2001 viene eletto per la prima volta alla Camera, poi rieletto nelle tornate successive (sarà anche vicepresidente di Montecitorio). Tifoso del Milan e appassionato podista, nel 2009 fonda l’associazione di beneficenza ‘Montecitorio Running Club’, che riunisce oltre 80 deputati di diverso orientamento politico che insieme promuovono la raccolta fondi. Nel 2011 ha pubblicato il libro “La prima politica è vivere”. NUNZIA DE GIROLAMO, l’agricoltura è nel suo DNA E’ nata a Benevento nel 1975. E’ alla seconda legislatura, dopo l’arrivo in Parlamento nel 2008 come deputata del Pdl, oltreché coordinatore provinciale per la sua città d’origine. Laureata in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, è avvocato. Nella sua biografia le prime righe sono già un programma: “La

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DARIO FRANCESCHINI, il fautore del dialogo come soluzione Avvocato, scrittore, politico, a favore del dialogo con Silvio Berlusconi, è nato a Ferrara nel 58. Segretario del Pd nel 2009 e capogruppo fino al 2013. Il padre Giorgio fu partigiano bianco e deputato per la Dc dal 1953 al 1958.

Nel 1994 dà vita a Ferrara a una delle prime giunte di centrosinistra d’Italia, divenendo Assessore alla Cultura e al Turismo. Alle elezioni politiche del 2001 viene eletto deputato nel collegio maggioritario di Ferrara. Tra i fondatori della Margherita, nel luglio 2001 entra a far parte del comitato costituente del partito, del quale diventa coordinatore dell’esecutivo nazionale. Con la nascita del Partito Democratico il 14 ottobre 2007 e


l’ascesa alla segreteria di Walter Veltroni, è divenuto vicesegretario nazionale del nuovo partito. Il 25 ottobre 2009 alle primarie del Pd ottiene oltre un milione di voti, pari al 34% dei consensi, venendo superato da Bersani che diventa quindi il nuovo segretario. GRAZIANO DELRIO, un “renziano” di ferro per gli Affari Regionali Nato nel 1960 a Reggio Emilia, è laureato in medicina, specializzato in endocrinologia.

Ricercatore universitario con studi in Gran Bretagna e Israele, padre di nove figli, è cresciuto nel quartiere della Rosta Vecchia, dove dice di sé - ha “respirato” i valori della sinistra riformista, del cattolicesimo democratico e dell’impegno sociale. Con l’Associazione Giorgio La Pira, di cui è stato fondatore e presidente, ha promosso iniziative culturali e di solidarietà. Eletto in consiglio comunale a Reggio Emilia nel 1999 e consigliere regionale nel 2000, diventando presidente della Commissione sanità e politiche sociali della Regione Emilia Romagna. Nel 2004 viene eletto sindaco di Reggio Emilia con il 63% con l’Unione, e riceve l’incarico di vice-

presidente Anci con delega al welfare. Nel 2009 la riconferma con il 52,4%, l’incarico di vicepresidente Anci con delega al personale, poi alla finanza, quindi l’elezione a presidente al congresso Anci nell’ottobre 2011 a Brindisi. Se il buon giorno si vede dal mattino allora ottimo ed inaspettatamente concreto è stato il discorso di Enrico Letta alle Camere fatto il 29 aprile, dopo il quale ha incassato una larga maggioranza che ha fatto nascere questo Governo, sperando che sia il primo della tanto agognata Terza Repubblica. Accogliendo l’appello del Capo dello Stato ha inteso rivolgersi con il linguaggio “sovversivo” delle verità, la prima delle quali è che la situazione economica dell’Italia è ancora grave, nonostante l’opera meritoria di risanamento dei conti pubblici apportata da Mario Monti, ed ha posto in cima alle tante priorità quella del lavoro. E come già il Presidente Napolitano aveva inteso cogliere il momento di eccezionalità sia nell’accettare un nuovo incarico sia nello stimolare a mò di levatrice la na-

scita di un governo di responsabilità fra opposte fazioni (da Letta definito appunto “a servizio del Paese”), lo stesso discorso vale per le Nazioni che compongono l’Europa, che per secoli si sono fronteggiate addirittura in guerre fratricide e che ora, avendo creato solo l’unione monetaria, ma non ancora quella politica, bancaria e fiscale, … è in crisi di legittimità ed efficacia proprio quando tutti i Paesi membri e tutti i cittadini ne hanno più bisogno. L’Europa può tornare ad essere motore di sviluppo sostenibile, e quindi di speranza e di costruzione di futuro, solo se finalmente si apre. Il destino di tutto il continente è strettamente legato e non ci possono essere (anche qui come

Saverio Buttiglione consegna “Slow Economy” al Presidente della Commissione Bilancio alla Camera, l’economista Francesco Boccia

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in Italia n.d.r.) vincitori e vinti, se l’Europa fallisse questa prova. Saremmo tutti perdenti : sia nel Sud che nel Nord del continente… Ma di solo risanamento l’Italia muore, dopo più di un decennio senza crescita le politiche per la ripresa non possono più attendere semplicemente perché non c’è più tempo! Nel corso del discorso ha annunciato l’immediato viaggio, l’indomani a Berlino, Parigi e Bruxelles, verosimilmente per concordare coi partners europei un allentamento della stretta del patto di stabilità che dia più ossigeno alla ripresa economica, dopo il credito acquisito grazie all’uscita dell’Italia dalla zona di infrazione dei conti di bilancio dopo 13 mesi di duri sacrifici. Il Presidente del Consiglio Enri-

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Il Direttore Saverio Buttiglione parla di “Slow Economy” con il Premier Enrico Letta e con il Presidente Commissione Bilancio Francesco Boccia

co Letta parla e agisce da grande statista che, vista l’ottima accoglienza ricevuta dai premiers europei visitati, potrebbe divenire anche un importante personalità di rilancio dell’azione Comunita-

ria, se così sarà e se gli daranno tutto il tempo necessario, almeno quello dell’intera legislatura, sarà un bene sia per noi che per tutti i cittadini del Vecchio Continente.



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Testi tratti da Air Planes (fonte Aeronautica Militare)

Frecce Tricolori

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L’orgoglio italiano sfreccia sotto le stelle


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I

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l 313° Gruppo Addestramento Acrobatico “Frecce Tricolori”, Pattuglia Acrobatica Nazionale, ha da poco tagliato il traguardo delle 50 candeline e e oggi più che mai, sono testimoni di un “sistema” tutto italiano che funziona. Una tessera dell’ampio mosaico composto da tutte le realtà operative dell’Aeronautica Militare, che ha come compito principale, insieme con le altre Forze Armate, la difesa e la sicurezza del territorio nazionale, nonché quello di dare il suo apporto fondamentale alle missioni fuori dei confini nazionali. Cento anni dopo gli avvenimenti che hanno finalmente reso unita l’Italia, l’Aeronautica Militare nel marzo del 1961 costituisce, sull’aeroporto di Ri-

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volto, il 313º Gruppo Addestramento Acrobatico; da quei giorni a seguire la Pattuglia Acrobatica Nazionale ha accompagnato e sottolineato, con i fumi tricolori dei suoi aeroplani, i momenti salienti della vita della Nazione. Sfogliando le prossime pagine ripercorrerete alcuni di questi significativi eventi; un ideale viaggio attraverso alcune delle tappe che hanno segnato la storia d’Italia, alla quale dal 1961, con orgoglio e dedizione, si affianca la storia delle Frecce Tricolori. In realtà, il processo che porterà all’istituzione formale del 313º Gruppo Addestramento Acrobatico ha inizio negli anni ‘20, quando viene introdotta, nell’addestramento dei piloti militari, l’acrobazia aerea collettiva, ritenuta fin da allora una avan-

zata tecnica di volo in grado di migliorare sensibilmente le capacità operative dei piloti. La neonata “Regia Aeronautica” percorse così una strada impervia ed impegnativa che l’avrebbe portata ad un risultato positivo; scelse di essere unita, di condividere esperienze, di non fermarsi alle prime difficoltà e di accettare le sfide che si sarebbero presentate. Oggi le esibizioni delle Frecce Tricolori confermano che la strada scelta all’inizio della loro storia è stata quella giusta. Una strada tracciata cercando di individuare tra le varie possibilità e ad ogni bivio la soluzione più rispondente ai valori umani, professionali e tecnologici che sono alla base della tradizione italiana.


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che ebbe luogo a Roma nel giugno del 1930, intraprese un tour nell’Europa orientale. A partire dal 1950, l’onore di raccogliere l’eredità e di rappresentare l’Aeronautica Militare nelle manifestazioni aeree in Italia e all’estero toccò alle pattuglie che si formavano annualmente presso i vari Reparti da caccia. Fu così che nomi come il “Cavallino Rampante” (4° Stormo con velivoli DH Vampire), i “Getti Tonanti” (5a Aerobrigata con velivoli F-84 G), le “Tigri Bianche” (51° Aerobrigata), i “Diavoli Rossi” (6a Aerobrigata con velivoli F-84 F) ed i “Lanceri Neri” (2a Aerobrigata con velivoli F-86 E) entrarono nella leggenda. Alla fine del 1960 lo Stato Maggiore dell’Aeronautica decise costituire un Pattuglia Acrobatica Nazionale con sede stabile sull’aeroporto di Rivolto del Friuli: nacque così, sotto la guida del

Magg. Mario Squarcina, il 313° Gruppo Addestramento Acrobatico “Frecce Tricolori” che, operativo dal 1961 con nove velivoli più il solista, costituisce la più numerosa formazione acrobatica del mondo e universalmente riconosciuta come una delle più prestigiose. La colorazione del Sabre, blu scuro con i colori della bandiera della dipinti sotto le ali ed un arco (simbolo della caccia) sulla

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STORIA E CARATTERISTICHE Il 313° Gruppo Addestramento Acrobatico “Frecce Tricolori”, Pattuglia Acrobatica Nazionale (chiamata anche PAN), è dislocato sull’aeroporto di Rivolto, a pochi chilometri da Codroipo (Udine), nel cuore del Friuli Venezia Giulia e sono la componente sicuramente più conosciuta e visibile dell’Aeronautica Militare Italiana. La Pattuglia Acrobatica si considera, giustamente e a buon diritto, l’erede dell’acrobazia aerea militare collettiva, che ha avuto la sua prima espressione presso la Scuola di Campoformido (UD) nel 1930. La prima Pattuglia Acrobatica dell’Aeronautica Militare nacque dal 1° Stormo Caccia, che aveva sede sull’aeroporto friulano ed era dotato di velivoli FIAT CR20. Dopo aver partecipato alla 1a Giornata dell’Ala, una grande manifestazione aerea nazionale

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vo l o n t a r i e t à individuale tra dei candidati aventi particolari caratteristiche umane e professionali. La perizia di cui danno prova è frutto di una peculiare disciplina morale e di entusiasmo rivolto a ben servire il proprio paese. Il loro addestramento non è limitato solamente all’aspetto acrobatico ma comprende attività operative ed esercitazioni a fuoco per mantenere la qualifica di “Combat ready” (pronto al combattimento). Iinfatti, tra i compiti del ruppo c’è quello di concorrere alle

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fusoliera, contribuì a battezzare la nuova formazione delle Frecce Tricolori. Gli F-86E vennero sostituiti nel Dicembre del 1963 da una apposita versione del G.91 tratta dagli esemplari di preserie e denominata G.91 PAN: a questi aerei furono affiancati negli anni alcuni G.91R appositamente modificati per le esigenze di volo acrobatico sino a quando, nel 1981, iniziarono ad entrare in servizio i primo MB-339PAN a tutt’oggi impiegati dal Gruppo. L’addestramento al volo acrobatico raggiunge la sua massima espressione presso la P.A.N. e si realizza con una serie di figure che sono un naturale modo di essere per un insieme di velivoli che si muovono nelle tre dimensioni dello spazio. I piloti assegnati alla P.A.N. provengono da tutti i Reparti da caccia dell’Aeronautica Militare e la loro scelta è basata sulla

operazioni di supporto aereo in appoggio all’Esercito, nonché quello della caccia agli elicotteri. In più di cinquant’anni anni si sono esibite in trentanove diversi paesi, elevando l’immagine ed il lustro della Forza Armata e del “marchio Italia” nel mondo.

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tricolore è quella di essere uno splendido continuum. Circa mezz’ora da passare in apnea alternando lo sguardo tra la formazione di nove che si divide in due sezioni (5 e 4), il velivolo solista, e gli incroci, le salite, i tonneaux, le virate

Chi volesse visitare il “Sancta Sanctorum” dell’acrobazia con la “A” maiuscola potrà recarsi all’aeroporto di Rivolto (UD), la dimora dell’acrobazia per antonomasia. Ardimento, capacità, disciplina, affiatamento, spirito di appar-

schneider per concludersi nel grande ed emozionante tricolore finale dell’”Alona”: e poi la “Bomba”, la figura che ha contribuito a rendere famose le Frecce Tricolori nel mondo : la più imitata ma mai replicata da nessuna delle formazioni acrobatiche.

tenenza, generosità, sofisticata creatività: e, soprattutto, senso dello Stato su questi pilastri poggia il lavoro quotidiano del 313° Gruppo Addestramento Acrobatico - Pattuglia Acrobatica Nazionale, capace di stendere il tricolore più lungo del mondo.

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LA PATTUGLIA Cinquanta anni fa l’Italia ha scelto le Frecce Tricolori per sottolineare i suoi momenti più significativi e per rappresentare in modo efficace le sue eccellenze all’estero. Con i suoi dieci velivoli di produzione italiana - Alenia Aermacchi MB.339PAN - la Pattuglia Acrobatica Nazionale, costituisce la più numerosa compagine acrobatica al mondo che offre in circa 25 minuti di “volo in coro”. Uno spettacolo indimenticabile anche per il più smaliziato degli spettatori e una dimostrazione di capacità e coraggio, orgoglio di un’intera nazione. Diciotto sono le figure eseguite in volo che danno vita ad uno spettacolo arobatico che non dà tregua: una delle peculiarità infatti di questa armonia tutta

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I PILOTI (da sinistra) • PONY 9 - STEFANO VIT Cap. Pil. - 2° Fanalino • PONY 11 - FABIO MARTIN Magg. Pil. - Supervisore Addestr. Acrobatico • PONY 8 -STEFANO CENTIONI Cap. Pil. - 3° Gregario Destro • PONY 6 - MARCO ZOPPITELLI Cap. Pil. - 1° Fanalino • PONY 5 - VIGILIO GHESER Cap. Pil. - 2° Gregario Destro • PONY 0 - JAN SLANGEN Magg. Pil. - Comandante • PONY 3 - FILIPPO BARBERO Cap. Pil. - 1° Gregario Destro • PONY 1 - MIRCO CAFFELLI Cap. Pil. - Capoformazione • PONY 2 - GAETANO FARINA Cap. Pil. - 1° Gregario Sinistro • PONY 10 - FABIO CAPODANNO Cap. Pil. - Solista • PONY 4 - MATTIA BORTOLUZZI Cap. Pil. - 2° Gregario sinistro • PONY 7 - PIERANGELO SEMPRONIEL Cap. Pil. - 3° Gregario Sinistro

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IL COMANDANTE Il Maggiore Pilota Comandante Jan Slangen, è nato a Roma l’11 luglio 1975 ed entra in Accademia Aeronautica nel 1994 con il corso “Rostro III” proveniente dal 13° Gruppo del 32o stormo. Ha ricoperto le posizioni di Pony 7, 2 e 1, è abilitato sui velivoli SF260, T37, T38, MB339A, AMX e AMX-T. ed ha al suo attivo 3.000 ore di volo.

Questa è la “formazione a Diamante” da cui è possibile individuare la posizione di ogni pilota in volo: Pony 0, il Comandante, è a terra per dirigere, coordinare e controllare le fasi di volo

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IL SOLISTA Il solista merita un discorso a parte. Nell’economia del programma della Pattuglia rappresenta uno spettacolo nello spettacolo, è colui che consente alle “Frecce Tricolori” di offrire al pubblico quella armonia e continuità nella sequenza delle figure che è altra caratteristica peculiare della PAN. Come per il resto della Pattuglia, il programma del numero “10” viene messo a punto durante la fase invernale dell’addestramento. Si analizza quindi ogni singola figura e si decide l’introduzione di qualche “tecnicismo” o di piccole personalizzazioni che generalmente non vanno a stravolgere un programma consolidato negli anni.

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Durante la stagione invernale, ogni volo d’addestramento del solista prevede l’esecuzione di tutto il programma della Pattuglia perché una buona parte della difficoltà del volo del solista è costituita dalla scelta dei tempi di inserimento tra le figure eseguite dalla formazione. Il rispetto dei tempi di ingresso è una responsabilità del solista il quale deve modificare la propria esibizione per riuscire ad accordarsi al ritmo dettato dal capoformazione, un ritmo che può dipendere dalla copertura nuvolosa, dal vento, dal luogo in cui si svolge l’esibizione: il 60% della difficoltà dell’esibizione del solista sta nell’esecuzione delle manovre; il restante 40% sta nel rispetto della tempistica.

I voli di addestramento del solista richiedono la presenza costante presso la biga (in collegamento radio) del comandante, l’unico pilota titolato a commentare e a seguire gli aspetti di sicurezza del volo del “10”. Il comandante solitamente si limita a esprimere considerazioni sulla qualità estetica della manovra senza fornire suggerimenti tecnici: solo il solista titolare detiene il bagaglio di conoscenze tecniche necessarie a correggere eventuali difetti di esecuzione delle figure acrobatiche a suo appannaggio. Anche dal punto di vista addestrativo il solista è abbastanza autonomo rispetto alla formazione potendo pianificare, eseguire e gestire il proprio allenamento.


Il normale turn-over che caratterizza ogni reparto operativo prevede che, prima dell’inizio della stagione estiva, uno o due nuovi piloti siano selezionati per entrare a far parte della formazione nelle posizioni che si rendono libere per il naturale avvicendamento all’interno del gruppo. Anche il meccanismo della selezione si basa su un modello ormai ben consolidato: una prima scrematura dei candidati segnalati dai vari gruppi viene eseguita direttamente dal Comando della Squadra Aerea sulla base del profilo di carriera del pilota. L’esito della prima valutazione riduce a non più di 8-10 il numero dei candidati che, superato lo sbarramento iniziale, sono invitati a trascorrere, tra marzo e aprile, una settimana a Rivolto per la se-

conda e decisiva selezione, condotta direttamente dalle “Frecce Tricolori”. Anche se durante il soggiorno a Rivolto è previsto un volo con il comandante, uno in coppia e uno con la formazione completa, i nuovi piloti sono scelti non solo sulla base dello “skill”, ma anche e soprattutto per le qualità caratteriali. Trattandosi di piloti che possiedono già un certo bagaglio d’esperienza, tutti i candidati sono dotati più o meno delle stesse capacità di pilotaggio. Conseguentemente, la valutazione e la successiva scelta si basano su altri criteri. Quel che conta in pattuglia è l’umiltà, la capacità di mettersi in discussione, lo spirito di sacrificio e la possibilità di inserirsi velocemente nel gruppo.

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L’ADDESTRAMENTO L’anno delle Frecce Tricolori può essere suddiviso in due grandi periodi, impropriamente definiti “stagione estiva” e “stagione invernale”. La stagione estiva si identifica con l’intero periodo delle manifestazioni, che inizia ufficialmente il 1° maggio con la tradizionale esibizione di Rivolto e termina generalmente verso i primi di ottobre. La stagione invernale invece coincide grosso modo con il periodo che va da novembre alla fine di aprile ed è interamente dedicato all’addestramento e all’inserimento in formazione dei piloti neoassegnati. In questo periodo la PAN opera principalmente da Rivolto, volando in media tre sortite al giorno per cinque giorni alla settimana.

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I VELIVOLI Le Frecce Tricolori dispongono in media di 15 velivoli MB.339A nella versione PAN che si differenzia da quella “di serie”, in servizio presso il 61° Stormo, per la livrea blu e per il sistema che genera i fumi colorati. Comandato attraverso due pulsanti (quello sulla cloche per i fumi bianchi e quello sulla manetta per i colorati), l’impianto sfrutta un serbatoio subalare di carburante da esibizione suddiviso in due comparti, uno da 170 litri e l’altro da 65 chili di colorante, e due ugelli posti nel cono di scarico per l’immissione del colorante nel getto e la succes-

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siva vaporizzazione che genera la scia colorata. Altra peculiarità è che i velivoli della PAN per aumentare la manovrabilità lungo l’asse longitudinale (e diminuire il sovraccarico delle semiali) volano senza i “tip-tank” cilindrici da 510 litri, montati solo per le trasferte più lunghe e sostituiti da un’apposita carenatura che serve a coprire l’estremità alare. I grandi numeri gialli che identificano gli aeroplani sono adesivi e vengono rimossi in occasione delle revisioni e nei cambi velivolo. All’interno della formazione le sollecitazioni sono distribuite in

modo non uniforme ed è per questa ragione che i velivoli disposti lungo la linea centrale subiscono fattori di carico inferiori rispetto agli esterni, e quindi rimangono per più stagioni nella stessa posizione mantenendo il proprio numero, mentre il “10”, ovvero quello del solista, viene sostituito ogni anno con la cellula che ha meno ore di volo o quantomeno con quella nelle migliori condizioni. L’efficienza dei velivoli è assicurata dal personale del servizio tecnico responsabile degli interventi sui velivoli fino al 2o livello manutentivo. Gli specialisti, volontari selezionati secondo criteri simili a quelli previsti per i piloti, svolgono un ruolo fondamentale nell’economia della Pattuglia dovendo garantire la “produzione” delle ore di volo non solo sulla base di Rivolto, ma anche e soprattutto, sugli aeroporti di rischieramento dove può essere necessario eseguire delle riparazioni o dei veri e propri interventi manutentivi per assicurare lo svolgimento dell’esibizione. Un C-130J della 46a Brigata Aerea supporta gli MB.339 durante ogni trasferta, trasportando il personale specialista di supporto, un sistema AGE, pneumatici di scorta e un certo numero di pezzi di ricambio scelti su base annuale, tenendo in considerazione il tasso di rottura e la velocità di invecchiamento degli stessi. Per rendere minimi i tempi di reazione a un guasto, una parte degli specialisti vola con gli MB.339; oltre ad intervenire direttamente sugli scali intermedi, questi tecnici possono eseguire


ne) e 900 ore (un mese), e le revisioni generali, eseguite al raggiungimento delle 1.500 ore di volo (LOF, Limite Orario di Funzionamento) o degli otto anni di impiego (LIC, Limite Impiego Calendariale), che richiedono un fermo macchina di 7-9 mesi. Poiché a differenza degli altri reparti di volo, i velivoli delle Frecce volano più o meno le stesse ore nello stesso intervallo di tempo, un’attenta programmazione della manutenzione è indispensabile per avere

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un primo assessment del problema in volo e comunicarne il tipo e l’entità all’aeroplano di supporto affinché il personale specialista a bordo possa predisporre quanto necessario per l’intervento a terra. Qualora un problema richieda tempi di lavoro incompatibili con la manifestazione, si ricorre a una delle due riserve: la prima, sul posto, è il velivolo del comandante, mentre l’altra è uno dei “339” rimasti a Rivolto. E’ ovvio che durante il periodo estivo l’attività del personale tecnico sia finalizzata a garantire la disponibilità di tutti i velivoli della formazione per le varie manifestazioni mentre durante il periodo invernale sono “pane quotidiano” le manutenzioni programmate delle 150 (che richiedono un fermo macchina di una settimana), 300 (due settima-

il numero minimo di velivoli disponibili per l’attività addestrativa e garantire tutti gli aeroplani “abili e arruolati” alla fine di aprile per l’inizio della nuova stagione delle manifestazioni.

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LE MANOVRE ACROBATICHE Qui di seguito sono illustrate alcune delle più “acrobatiche” e spettacolari figure che i componenti delle Frecce Tricolori attuano durante le loro esibizioni.

CARDIODE Manovra della formazione: cardiode VENTAGLIO E APOLLO 313, TONNEAUX Manovra della formazione: ventaglio e Apollo 313 Manovra del solista: 5 tonneaux

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APERTURA BOMBA, INCROCIO Manovra della formazione: apertura bomba Manovra del solista: incrocio

ALONA CON CARRELLO ESTRATTO, INCROCIO Manovra della formazione: alona con carrello estratto Manovra del solista: incrocio

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di Luigi Caricato

Il punto

C

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L’olio extravergine d’oliva Italiano è ancora il nostro “oro liquido”?

on grande preoccupazione pubblichiamo la notizia arrivata alla posta di “Slow Economy” da parte di uno dei massimi esperti italiani di olio, il prof. Luigi Caricato, che poniamo con urgenza all’attenzione del neo Ministro alle Politiche Agri-

cole Nunzia De Girolamo: “E’ una notizia eclatante e vi sarei grato se la prendeste in considerazione su Slow Economy. Analizzando i bilanci di venti aziende olearie italiana, a fronte di un fatturato complessivo di circa 1,7 miliardi di euro, relativo

a oltre il 50% del fatturato consolidato del settore, il risultato netto è stato pari solo a circa 15 milioni di euro, corrispondendo a una media dello 0,87%. Il che significa che per ogni 100 euro di fatturato, il guadagno netto è pari a soli 87 centesimi”.

Il comparto oleario italiano è in sofferenza, ma nessuno se ne accorge. Le aziende italiane esibiscono fatturati significativi, ma gli utili, tranne quelli di poche imprese virtuose, restano piuttosto esigui.

Lo studio effettuato da Massimo Occhinegro per Olio Officina presenta un quadro dalle tinte fosche Far luce sull’effettivo stato di salute del comparto oleario italiano, al di là dei soliti e quanto

mai prevedibili luoghi comuni, è stato il filo conduttore che ha mosso e ispirato l’indagine disponibile gratuitamente sul portale di Olio Officina Food Festival raggiunibile direttamente al sito www.olioofficina.com.


Il report, realizzato da Massimo Occhinegro, dal titolo “Analisi economica su venti imprese del comparto olio di oliva. Confronto degli esercizi 2010 e 2011”, è stato pensato allo scopo di sensibilizzare intorno alle sorti future del comparto, con la chiara volontà di reagire allo stato di quiescenza che sta attraversando da anni il settore. “Ciò che resta da fare - ammette Luigi Caricato, il direttore di Olio Officina Food Festival, che ha commissionato l’indagine - è spingere gli operatori del settore a riflettere e reagire. Finora tutti si sono affidati alle Istituzioni, sbagliando, perché queste hanno burocratizzato e reso ingestibile un comparto che ha bisogno di azioni culturali più che di nuove e macchinose leggi”. Le aziende che riescono a spuntare buoni margini di guadagno sono poche. Ci perdono tutti: olivicoltori, frantoiani, confezionatori, commercianti, e perfino la Grande Distribuzione Organizzata.

Il prof. Luigi Caricato

Sul portale ufficiale di Olio Officina (www.oliofficina.com) è disponibile un ebook gratuito con il report dettagliato dell’indagine, unica nel suo genere. Così, per la prima volta in assoluto, sono stati presi in considerazione i bilanci di venti aziende olearie, tutte di proprietà italiana. Il quadro è desolante: se da un lato i volumi di vendita sono elevati, in quantità e in

valore, il risultato d’esercizio, al netto delle imposte, è estremamente basso. A fronte di un fatturato complessivo di circa 1,7 miliardi di euro, relativo a oltre il 50% del fatturato consolidato del settore, il risultato netto è stato pari solo a circa 15 milioni di euro, corrispondendo a una media dello 0,87%; il che significa che per ogni 100 euro di fatturato, il

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guadagno netto è pari a soli 87 centesimi. Una vera delusione se si pensa che il la qualità nutrizionale e sensoriale dell’olio extra vergine di oliva è stata da sempre percepita come un valore. L’oleologo Luigi Caricato, direttore di Olio Officina, sostiene e ribadisce che l’intento della pubblicazione è di mettere in guardia coloro che, chiusi nel proprio egoismo, non intendono cambiare atteggiamento, nonostante la realtà si dimostri poco rosea.

Il mercato degli oli di oliva va gestisto diversamente, manca una strategia comune, mai adotatta in oltre trent’anni in cui, a parte le felici eccezioni dovute all’intraprendenza e capacità di alcuni imprenditori, non si è mai pianificato nulla. La situazione attuale, divenuta ormai insostenibile, va necessariamente mutata. “Uno spiraglio di luce positiva a ben vedere c’è. Dall’attenta analisi dei bilanci delle aziende olearie si scopre che le imprese virtuose vengono, nonostante

tutto, premiate dal mercato, ma non basta, perché non possono lavorare in perenne stato di incertezza. Occorre creare il clima ideale perché si lavori bene, in maniera condivisa e coesa. Non è un sogno irrealizzabile - spiega Caricato - basta frenare ogni pretesa di stampo ideologico. La strada della rinascenza è possibile. E’ sufficiente non demordere e lavorare per l’unità della filiera. Non è chiedere troppo, ma è ciò che è mancato in tutti questi anni”.

Saverio Buttiglione “abbraccia” un ulivo di Masseria Brancati, sulla riviera di Ostuni in Puglia. L’ulivo è nato prima di Gesù, come certificato dalle analisi delle radici fatte col carbonio14 dagli scienziati del CNR

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di Michele Bruno

L’evento

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I “Mercatini del gusto”

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a tredici anni, Maglie ospita il Mercatino del Gusto, imperdibile manifestazione estiva di cultura enogastronomica, ideata da Michele Bruno, già Presidente di Slow Food Puglia, e condivisa dalle istituzioni locali e regionali (Regione Puglia, Provincia di Lecce, Città di Maglie, CCIAA di Lecce) e da Aziende Private. Piazze, palazzi ottocenteschi, cortili nascosti dell’elegante centro della provincia di Lecce, a pochi chilometri dal mar Ionio e dal mar Adriatico, contribuiscono a rendere speciale l’atmosfera del Mercatino. Il successo dell’evento, inaugurato nel 2000, sta nell’interpretare i piaceri della tavola come punto di partenza di un percorso attraverso antiche usanze, tradizioni, identità, territori.

Durante le serate del Mercatino, ciò che si assaggia viene spiegato, raccontato, per lasciare a chi è curioso qualcosa di più di un sapore: la memoria di un incontro. La manifestazione prende il nome dalle tante bancarelle di espositori regionali - suddivise per tipologie gastronomiche che animano le “Piazze” dell’Olio

Extravergine e del Vino e le “Vie” della Gastronomia, dei Dolci, dell’Ortofrutta, dei Presìdi e Comunità del cibo Slow Food. Se durante il Mercatino el Gusto si vuole cenare sotto il cielo estivo, ma comodamente seduti, c’è solo da scegliere tra le eleganti “Cene in Villa” e le informali “Piazze”, dove chef di primo piano della ristorazione pugliese, sanno come conquistare il palato dei commensali o spazi dove gustare pizza e birra o la carne alla brace. Un’area a parte, nella corte interna di un palazzo del centro storico, è destinata ad ospitare i microbirrifici artigianali pugliesi e il cibo di strada, ossia la scapece gallipolina, la focaccia barese, le bombette, il pesce fritto, il rustico e il calzone salentino, tutti prodotti da gustare camminando con un cartoccio caldo in mano.


Non mancano le degustazioni guidate, rivolte non solo agli adulti, ma dedicate anche ai più giovani e alla loro educazione al gusto e varie iniziative culturali, come musica all’aperto, presentazioni di libri e mostre. Incursioni guidate nel mondo di cocktail, liquori e distillati, tra un mix di chiacchiere, ironia, divertimento animano la tarda serata. Maglie si prepara alla nuova edizione, in programma dal 1 al 5 agosto 2013, un peccato non esserci! Per restare aggiornati sul programma della manifestazione vi invitiamo a visitare il sito ufficiale: www.mercatinodelgusto.it INDAGINE STATISTICA DELL’UNIVERSITÀ DEL SALENTO Nell’ambito della tredicesima edizione del Mercatino è stata

effettuata un’indagine statistica svolta dal gruppo di Ricerca di Statistica del Dipartimento di Scienze dell’Economia dell’Università del Salento, guidato dal Prof. Donato Posa, attraverso la somministrazione di un questionario al fine di valutare le opinioni, le abitudini e il livello di soddisfazione dei visitatori e delle aziende partecipanti Conoscere e quantificare il target di riferimento significa disporre di elementi per proporsi sempre meglio e mirare sempre più verso il soddisfacimento delle aspettative del territorio. Dai dati di tale indagine, pubblicati dall’editore Giappichelli, è emerso, tra le altre cose, che

il Mercatino del Gusto di Maglie è percepito dai visitatori come un evento “unico” nel territorio pugliese, diverso da altre manifestazioni (fiere e sagre) che si svolgono abitualmente nel periodo estivo, capace di stimolare il flusso turistico nel Salento. Inoltre è interessante notare la grande soddisfazione rilevata sia dai visitatori che dagli espositori rispetto all’organizzazione dell’evento nel suo complesso.

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IL PUBBLICO Nei giorni di Mercatino, le strade di Maglie sono state affollatissime di visitatori, desiderosi di comprendere questo evento che al Sud non ha eguali, né per offerta né per concezione. Le degustazioni guidate proposte nei laboratori del gusto, hanno registrato sempre una notevole partecipazione, segno tangibile che ci sono tante persone che verso il cibo, quello buon pulito e giusto, dimostrano interesse e curiosità e che molti dei frequentatori del Mercatino hanno un approccio critico e consapevole verso il mondo dell’enogastronomia. Il pubblico della manifestazione magliese è evidentemente costituito da consumatori enogastroappassionati del terzo Mil-

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lennio, per i quali il cibo è passione vera, autentica, un piacere da condividere con gli altri. Questo lo si capisce anche osservando, alle bancarelle, il rapporto visitatore-espositore: non c’è solo l’acquisto o l’assaggio, ma ci sono domande, spiegazioni, dialoghi. Grazie a questa modalità di promozione del food&wine il Mercatino del Gusto vanta numerosi affezionati, che partecipano più sere di seguito e che, di edizione in edizione, si segnano in agenda questa iniziativa. L’indagine statistica dell’Università del Salento conforta tale aspetto in quanto emerge che i visitatori intervistati hanno preso parte, mediamente, a sei edizioni della manifestazione, che può essere considerata un appunta-

mento fortemente atteso in cui acquistare e degustare prodotti tipici pugliesi, nonché immergersi nella cultura salentina. CONCLUSIONI Il Mercatino del Gusto ha chiuso la tredicesima edizione con un bilancio positivo di presenze, nonostante la crisi economica e il calo dell’affluenza turistica della prima settimana di agosto nel Salento. Il pubblico attento e curioso del mercatino si è dimostrato affezionato e per cinque serate ha affollato il centro storico della città di Maglie. Le strade e le piazze sono state letteralmente invase da un festoso popolo di turisti, visitatori locali e di appassionati di enogastronomia.


L’evento si è riconfermato un momento importantissimo non solo per la visibilità che riesce a garantire alle aziende d’eccellenza dell’agroalimentare pugliese, ma anche per l’economia di Maglie e dei comuni circostanti. I numerosi fornitori che collaborano con la manifestazione, selezionati sulla base della qualità dei servizi, sono tutti del territorio, così come magliesi sono i ragazzi e le ragazze che collaborano al Mercatino, in qualità di hostess e steward.

La ricaduta della manifestazione riguarda anche gli esercizi commerciali della città, che godono dell’elevato numero di visitatori che il Mercatino fa confluire nel centro storico. Le strutture ricettive di Maglie e dintorni hanno certamente lavorato molto bene: organizzatori, relatori e i tanti espositori provenienti dalle diverse province pugliesi hanno avuto la necessità di alloggiare cinque giorni nel Salento, in b&b, agriturismi, hotel. Oltre alla sua capacità di creare indotto sul territorio, il Mercatino

del Gusto trova il suo valore aggiunto anche nell’essere stato in grado di avviare, in tempi non sospetti e su un territorio che tredici anni fa non aveva certo la ribalta attuale, un sistema virtuoso di promozione delle piccole produzioni di alta qualità, sistema che ha contribuito a far crescere e far conoscere tante aziende meritevoli e numerose specialità tipiche regionali.

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a cura dell’Ufficio Stampa Expo 2015 S.p.A.

Sinergie

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Tuttofood 2013 scelto da Expo 2015 come vetrina d’eccellenza

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’Expo 2015 comincia a Tuttofood 2013 le prove tecniche: grazie all’accordo siglato tra Fiera Milano S.p.A., società organizzatrice della biennale sull’agroalimentare in programma dal 19 al 22 maggio 2013 e Expo 2015, organizzatore dell’Esposizione Universale che avrà luogo a Milano tra due anni, i valori e i temi di Expo 2015 ispireranno numerosi eventi e convegni della manifestazione fieristica, all’interno della quale sarà anche ospitato uno spazio interamente dedicato all’evento. Tuttofood è infatti stato scelto da Expo 2015 come punto di riferimento per il settore dell’agroalimentare e occasione privilegiata per incontrare un pubblico di operatori vasto e internazionale, in una cornice di

eccellenza e forte specializzazione come quella della manifestazione. “Le manifestazioni fieristiche sono storicamente occasioni di scambio economico, ma anche di incontro tra genti e popoli differenti - afferma Enrico Pazzali, Amministratore Delegato di Fiera Milano S.p.A. - Per questo, il nostro ruolo di organizzatori di eventi fieristici non può prescindere dal valore culturale e sociale della nostra attività. Lavorare fianco a fianco con Expo Milano 2015 sarà per noi occasione privilegiata per potenziare ulteriormente la nostra sensibilità verso la dimensione umana degli scambi, valore indispensabile oggi, visto il forte orientamento all’internazionalizzazione in cui Fiera Milano è impegnata”.

Enrico Pazzali, A.D. Fiera Milano S.p.A.

“Da oggi abbiamo un nuovo compagno di viaggio - ha spiegato Giuseppe Sala, Amministratore Delegato di Expo 2015


S.p.A. - Per Expo Milano 2015, Tuttofood è una piattaforma ideale per incontrare le aziende che operano nel settore agroalimentare e coinvolgerle nelle sfide lanciate dal tema ‘Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita’. Siamo certi che questi anni di collaborazione porteranno buoni frutti: condividendo progetti e ambiti d’azione, potremo rispondere insieme alle urgenze segnalate dal World Food Programme”. In collaborazione con Expo 2015, così, Tuttofood organizzerà vari eventi, tra cui il convegno inaugurale, appuntamento di grande rilievo voluto da Tuttofood con il World Food Programme, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare. Il convegno tratterà “La sostenibilità nell’alimentazione” e vedrà l’apporto di Expo 2015 con il contributo esperto di un proprio relatore. Inoltre, Expo 2015 sarà presente a Tuttofood 2013 con uno spazio dedicato, dove saranno presentate tutte le iniziative di avvicinamento all’Esposizione Universale e all’interno dell’Area Educational nello spazio Ho.Re.

Ca., oltre che in speciali aree preview accanto agli spazi dedicate ai settori della manifestazione. Fiera Milano con Tuttofood bandirà poi un concorso a premi legato al tema degli sprechi dei viveri e dell’equa distribuzione delle risorse alimentari. Giuseppe Sala, Commissario Unico EXPO 2015 I vincitori saranno premiati da una giuria tecnica nalità un punto di vista compeformata da rappresentanti dei tente sulla responsabilità e una Ministeri, dell’Agricoltura e, di testimonianza di grande prestiExpo 2015, del CONAI (Consor- gio sul ruolo cardine del settore zio Nazionali Imballaggi) e del agroalimentare per il progresso World Food Programme. e lo sviluppo del pianeta. L’Esposizione Universale troUna prima, importante tappa verà spazio anche all’interno di di avvicinamento all’Esposizione Tuttofood Magazine, rivista de- Universale in attesa del 2015, dicata alla manifestazione edi- quando Tuttofood aprirà la sua ta da Fiera Milano Media, che quinta edizione a pochi gioroffrirà una rubrica fissa ai temi ni dall’inaugurazione di Expo dell’Expo 2015. 2015, e ancora una volta si diParte così da Tuttofood il dia- mostrerà imprescindibile alleato logo di Expo 2015 con tutti gli del più atteso evento mondiale operatori della filiera, arricchen- legato ai temi dell’alimentazione do ulteriormente la manifesta- e della nutrizione. zione di contenuti importanti che aggiungono alle dimensioni Per info: www.tuttofood.it e del business e dell’internaziowww.expo2015.org

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Panificio La Maggiore di Giuseppe Barile

Pane di Altamura D.O.P. un valore da tutelare

Il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, riceve in omaggio una forma di pane di Altamura D.O.P. da Giuseppe Barile, Presidente dell’omonimo Consorzio di Tutela

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I “Panificio La Maggiore Snc” fa ormai parte della grande storia dell’arte bianca italiana. Fondato nel 1880, nel corso degli anni ha sapientemente coniugato la valorizzazione delle tradizioni con le innovazioni conservando intatto l’alto valore nutrizionale e gastronomico dei prodotti. I risultati prestigiosi conseguiti sul mercato nazionale e internazionale sono il frutto di una gestione costantemente orientata alla qualità. La lievitazione naturale e l’impiego delle migliori materie prime, accuratamente selezionate,

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sono a fondamento del nostro processo produttivo a garanzia del vostro mangiar bene e mangiar sano. Il gruppo di lavoro è costituito da personale altamente specializzato e qualificato in arte bianca: all’altezza delle vostre aspettative. L’informatizzazione molto qualificata dell’ufficio vendite, garantisce risposte rapide e personalizzate oltre che un servizio celere di consegne. Massima attenzione alla sicurezza del consumatore La qualità e l’efficenza sono la

nostra missione e il nostro principale fattore di competitività: sono costantemente perseguite grazie alla selezione delle migliori materie prime, ai controlli in ogni fase produttiva dall’impasto, alla lievitazione naturale, fino alla cottura e al confezionamento. Le materie prime sono garantite dalla loro tracciabilità,oltre che dalle certificazioni ISO 14001 ( certificazione ambientale) e ISO 9001 dei nostri fornitori. Le nostre procedure di lavorazione oramai standardizzate sono in corso di certificazione per il riconoscimento UNI EN ISO 9002.


Organigramma aziendale Il Panificio Barile S.r.l. si occupa della preparazione di prodotti da forno quali: • Pane di Altamura DOP; • Focacce di Grano Duro; • Friselle di grano duro e integrali L’opificio sito a pianterreno è di circa 250 m2, suddiviso in 5 ambienti ben distinti: • Laboratorio per la produzione dei prodotti da forno. • Impacchettamento. • Celle di lievitazione. • Magazzino materia prima e prodotto finito. • Ufficio vendite ed amministrativo/contabile. Nel panificio si producono giornalmente circa 10.000 pezzi di pane per circa 2500 kg. al giorno, destinati al mercato cosi suddivisi: • 10% destinato alla vendita al dettaglio; • 5 % per il mercato estero; • 85 % per il mercato italiano. Il Panificio è presente con il 75 % sul mercato del nord Italia (Emilia Romagna, Umbria, Liguria, Piemonte, Lombardia) ed il 10 % nei mercati locali quali Bari e paesi limitrofi. L’azienda ha nel proprio organico interno 10 dipendenti suddivisi in 9 operai, 1 impiegato, un Team Leader (Giuseppe Barile),si avvale di un Tecnologo alimentare, di un esperto selezionatore di farine e materie prime e lieviti (Dott. Andrea Di Benedetto) e di un consulente revisore contabile.

grano duro e lievitato naturalmente è unico nel suo genere. Colore giallo, crosta croccante, mollica soffice e porosa, sapore ed odore caratteristico, lunga conservabilità: queste le esclusive caratteristiche organolettiche che hanno portato, anche a livello internazionale, il grande successo del noto Pane di Altamura. Per le sue esclusive peculiarità ha ottenuto il riconoscimento del marchio D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta). Il marchio D.O.P .indica il luogo di origine e viene conferito a quei prodotti nati e lavorati in una particolare area geografica, le cui caratteristiche sono dovute a quelle

specifiche condizioni climatiche e ambientali in cui viene prodotto. Pane della salute: la ricerca al servizio del benessere Questo prodotto dietetico è il risultato di attente ricerche. Infatti è stato sperimentato da dietologi di fama internazionale e da professori specializzati nelle patologie mediche che interessano i sistemi gastroenterici e vasco-circolatori. I risultati analitici sono stati forniti dal Laboratorio TecnoLab di Altamura, sulla base di ricerche condotte dalla Dott.ssa Caterina Serino, responsabile del laboratorio.

Pane di Altamura: sapore unico di tradizioni autentiche Il tipico Pane di Altamura prodotto con semola rimacinata di

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La materia prima per ottenere il Pane della Salute, è ricavata dalla macinazione di ottimi grani duri prodotti sul territorio dell’alta murgia barese. Trattandosi di un prodotto di caduta, il Pane della Salute utilizza soltanto due specifiche fibre della cariosside, l’una chiamata Nucella tissue e l’altra Testa. Per il complesso sistema di separazione di queste fibre, viene necessariamente interessata una parte di germe di grano e piccolissime particelle dello strato aleuronico. Con questi elementi e con una speciale tecnica di lavorazione della materia prima, basata sulla lievitazione a pasta acida e senza alcun additivo, si ottiene un prodotto privo di grassi, privo di zuccheri e con una elevata percentuale di fibre alimentari. Il Pane della Salute è, pertanto, un alimento ricco di fibre naturali. Come si sa, le fibre sono un in-

sieme complesso poco o niente digeribile dall’uomo; esse sono composte da polisaccaridi o idrati di carbonio, cellulosa, emicellulosa e pectina. Le proprietà e gli effetti del Pane della Salute sono diverse: se consideriamo che questo alimento ricco di fibre a livello della bocca, necessita di una prolungata masticazione e, di conseguenza, di un abbondante salivazione del bolo alimentare, ciò produce il benefico effetto di predisporre l’organismo al processo digestivo. A livello dello stomaco, poi, aumenta l’effetto tampone, nel senso che l’acidità prodotta nello stomaco dagli alimenti è molto importante per una buona digestione. Un bolo ricco di fibre ristagna più a lungo nello stomaco, quindi lo svuotamento gastrico è rallentato; in questo modo, uno stomaco che si svuota più lentamente

Giuseppe Barile e lo showman Renzo Arbore

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è garanzia di una sensazione di sazietà durevole che ci permette di non avvertire lo stimolo della fame e, quindi, di normalizzare l’assunzione dei pasti. A livello dell’intestino tenue le fibre contenute nel Pane della Salute favoriscono la secrezione degli enzimi digestivi e la miscelazione degli stessi con il bolo alimentare. Mentre, a livello dell’intestino crasso, la proprietà fisica delle fibre di assorbire liquidi, gioca un ruolo importante; infatti aumentando di volume, viene assicurata un’espulsione più regolare. In questo modo, diminuendo il tempo di contatto del bolo fecale con le pareti del colon (e ciò avviene con lo svuotamento regolare quotidiano dell’intestino), le fibre contenute in questo prodotto intervengono nella prevenzione di diverse e gravi patologie. Per info visitate il sito: www.panificiolamaggiore.it


L’amore per la qualità Il rispetto per la tradizione Benagiano Pastificio srl Corso Italia 138-140/b - 70029 Santeramo in Colle (Ba) Tel. 080-3036036 - E-mail: benagiano@benagiano.it - Website: www.benagiano.it


di Saverio Buttiglione

Il personaggio

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“Capitani Coraggiosi”: la qualità di pane, pasta e taralli... cose di grano.

el 1927, Sante Barile rilevava un antico forno a legna costruito nei primi dell’ Ottocento nella città di Altamura, nella Puglia denominata il “granaio d’Italia”. La conduzione dell’azienda naturalmente, come in tutta la penisola, era di tipo familiare, infatti ci lavorano anche i figli di Sante, in modo particolare i fratelli Giuseppe e Saverio. L’attività ha avuto una profonda trasformazione nel 1964, quando il forno venne trasformato in una moderna impresa di panificazione, conservando però la lavorazione tradizionale ed artigianale del rinomato pane di Altamura, unico in Italia che oggi ha il riconoscimento D.O.C. A seguito della prematura scomparsa del fratello Saverio nel 1975, da quell’anno l’azienda viene condotta da Giuseppe Barile che nel 1990 fa subentrare i propri figli, Antonio e Sante, mantenendo per sé il ruolo di amministratore delegato. Il loro Panificio La Maggiore è oggi conosciuto in tanti Comuni d’Italia che vengono serviti, da nord a sud, per la bontà e la genuinità dei propri prodotti da forno e del Pane di Altamura, ottenuto con semole rimacinate di grano duro di primissima qualità e con lievito madre, cotto in forno alimentati a legna, un pane che

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inoltre mantiene per giorni la sua fragranza. Il Panificio La Maggiore (antico nome “Forno La Maggiore”)nel 1999 ha ricevuto il Premio qualità dal Ministero. A Santeramo in Colle, nella collina pugliese chiamata Murgia, vicino ad Altamura, città entrambe situate tra Bari e Matera, che guardano dall’alto le immense

distese di campi di grano tutte intorno, vive e lavora un altro grande Capitano Coraggioso, il mastro pastaio Andrea Benagiano, che i tecnici della “Barilla” in visita al suo pastificio definirono anni fa l’”uomo che parla col vento”, per la sua estrema sensibilità e conoscenza del microclima e dei venti cangianti, a lui molto più utile dei computers di controllo

Da sinistra: mastro Mimmo Egizio del Trallificio Farinella di Putignano, don Peppino Barile dell’Antico Forno La Maggiore e presidente Consorzio Pane DOP di Altamura e mastro Andrea Benagiano dell’omonimo pastificio di Santeramo


nel decidere giorno per giorno le miscele di semola, da impastare e da trafilare ancora con macchine in bronzo, e soprattutto quali fessure aprire o chiudere empiricamente nelle celle per la lenta essiccazione della sua pasta. La Pasta Benagiano ottiene riconoscimenti da Università italiane ed estere, ed ultimamente anche dal CNR, che ha testato le sue novità Da sinistra: Cosacco presidente Proloco Putignano, Buttiglione project manager “Milano Food&Moda”, Egizio a.d. tarallificio Farinella, Detomaso account manager, D’ambruoso a.d. ottenute con la Curcucaseificio Artigiana, Giannandrea a.d. liquorificio Merak, Benagiano a.d. pastificio Benagiano ma e con la Cannabis. Oltre che salubre la sua pasta è tando sempre soluzione tecniche tato sotto la sua direzione imporbuona (la rugosità delle trafile in migliorative nella panificazione. tanti stages per la formazione bronzo amalgama splendidamenL’esperienza maturata e la cul- professionale di addetti alla pate il condimento) come quando tura tecnica assimilata in tanti nificazione e lui personalmente a 150 anni fa Giuseppe Garibaldi, anni di infaticabile dedizione alla collaborato come consulente con nominato deputato del neonato propria azienda, lo hanno reso importanti Enti Pubblici italiani olParlamento Italiano nella circo- uno dei panificatori più esperti e tre che col Comune di Altamura e scrizione della vicina Andria, si competenti d’Europa. con la Comunità Montana dell’alta recò apposta a Santeramo per Nel 1979 è stato infatti proprio Murgia. gustare la pasta dei Benagiano. Attualmente Giuseppe Barile è lui tra i fondatori del Consorzio di Giuseppe Barile ha più di set- Tutela del Pane di Altamura, di cui consulente nel master postlaurea tant’anni portati con lo spirito, la ha ricoperto sempre e dall’inizio di panificazione diretto dal Prof. forza e la passione di un ragazzo, a carica di presidente: in diverse Marco Gobetti dell’Università Deforse perché ha dedicato tutti gli occasioni la sua Azienda ha ospi- gli Studi di Bari. sforzi di una vita di lavoro nel creare una moderna impresa di panificazione, pur rimanendo fedele alla tradizione, e portando in alto il prestigioso e antico nome del “Forno La Maggiore“ di Altamura, diventando perciò il Presidente dell’omonimo Consorzio di Tutela, unico in Italia col riconoscimento a Denominazione di Origine Controllata per il settore Pane. Sapiente conoscitore dei sistemi di lavorazione del pane, ha Di fianco alla trafila in bronzo, sulla bilancia, i due nuovi prodotti di Pasta Benagiano testati dal CNR: la pasta alla Curcuma e quella alla Cannabis studiato da autodidatta, appor-

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Peppino Barile ha contribuito a far conoscere il Pane di Altamura in diverse rassegne espositive importanti per l’agroalimentare, dall’ANUGA (Mercato Mondiale dell’alimentazione di Colonia) all’IBA (Esposizione Internazionale Specializzata per la Panetteria di Berlino), dal CIBUS di Parma al TUTTOFOOD di Milano, spesso unico prodotto pugliese ospite dello stand istituzionale del Ministero Italiano alle Politiche Agricole insieme al Prosciutto di Parma ed al Parmigiano Reggiano, tutti simboli inimitabili della nostra Penisola del Gusto. La passione per la ricerca di Giuseppe Barile e gli studi approfonditi del suo staff di panificatori nel ruolo delle fibre alimentari nella panificazione, hanno dato modo di creare un prodotto che potesse dare all’organismo effetti naturali utili come prevenzione a fastidiose patologie, per questo denominato “PANE DELLA SALUTE” dell’Antico Forno La Maggiore di Altamura. Mastro Andrea Benagiano è più giovane di una decina di anni di don Peppino Barile ma anche lui è ostinatamente immerso nel suo lavoro, per poter lasciare in eredi-

I famosissimi e buonissimi taralli “Farinella”

tà alla nuova generazione questo tesoro della gastronomia italiana che è la pasta di Santeramo. Una ventina d’anni ancor più giovane del presidente Barile è Domenico Egizio, da tutti chiamato a Putignano “Mimmo Farinella”, perché ha dato il nome della maschera del Carnevale di questa cittadina del sudest barese alla sua azienda di biscotti e taralli. Figlio d’arte anche lui, ha proseguito il lavoro dei genitori che producevano pane e tarallini nell’antico forno a legna “San Domenico”, situato di fronte alla omonima chiesa e monastero dei frati domenicani.

i prodotti del liquorificio Merak/Beltion in vetrina della Proloco di Putignano

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I tarallini e le friselle “Farinella” stanno ottenendo un consenso entusiasta persino sul mercato tedesco e su quello russo, tradizionalmente legati al gusto dei propri prodotti autoctoni. Ma quando su qualunque tavola del mondo si comincia a “degustare” la semplicità di prodotti arrivati a noi dalle povere tavole dei contadini dei secoli passati, come sono tutti i prodotti della famosa Dieta Mediterranea, scoperta decenni fa dal medico Ancel Keys quale “elisir di lunga vita” dopo aver analizzato le diete di sette zone del mondo, allora stuzzicare i tarallini di Farinella ed il vino primitivo di Gioia del Colle “Falco Grillaio” delle Cantine del Colle, insieme alle friselle condite coi pomodorini dell’oasi marina protetta di Torre Guaceto (presìdio Slowfood), e poi si passa alle penne di Benagiano condite solo con un filo d’olio extravergine dell’Olearia Liberanus di Leveranno nel Salento leccese, si prosegue con le burrate e le mozzarelle del caseificio Artigiana, finendo il pasto con l’uva da tavola di Rutigliano, sorseggiando il latte di mandorla liquorato nello splendido “Opera” di Beltion, insieme


Il green del castello di Acaya

ad una fetta di ricotta infornata (al limone o al cioccolato) di Sapori dell’Antica Murgia, non certo per stupido ed anacronistico campanilismo di regione ma per ammissione grandi gourmet, della gente comune turista nelle Puglie e di tanti chefs internazionalei, proprio allora si gusta il Paradiso. Questo Paradiso, nell’attuale periodo di crisi economica inaudita, quando i consumi alimentari (e persino le cure mediche) delle persone sono in calo per la mancanza del denaro necessario agli acquisti (persino gli hard discount restano desolatamente vuoti pur proponendo prodotti senza marca e spesso senza qualità, a prezzi stracciati), molte persone, an-

che nell’orgoglioso sud dell’Italia, proprio come Giuseppe Barile, Andrea Benagiano e Domenico Egizio, che si ostinano a produrre squisitezze salubri e buone, sono certamente i Capitani Coraggiosi d’Italia. Se poi si è turisti slow economy, dopo aver incontrato queste prelibatezze enogastronomiche a maggio nella nuova Fiera di Milano/Rho per la biennale Tuttofood, (la prossima edizione sarà in contemporanea con l’esposizione universale EXPO 2015 da maggio ad ottobre fra due anni), certamente bisognerà fare un viaggio di 10 giorni in Puglia nei

L’inconfondibile skyline della Masseria San Domenico

luoghi amati dall’Imperatore “Stupor Mundi” Federico II di Svevia, per giocare a golf sul “18 buche” nel castello di Acaya a Lecce, al BariAlto sulla superstrada tra Taranto e Bari, sul mar Jonio nel cuore della Magna Grecia al Riva dei Tessali di Castellaneta Marina, a Masseria San Domenico tra gli ulivi secolari affacciati sull’adriatico di Savelletri ed anche allo spettacolare “9 buche” di Masseria Torre Coccaro, splendido maniero di avvistamento delle navi dei pirati Saraceni limitrofo al sito archeologico di Egnazia, dal cui porto, attraverso la Via Francigena, partivano gli eserciti dei crociati ed i pellegrini provenienti da Canterbury e dalla Francia per

liberare Gerusalemme dai musulmani. Qualora ci siano musiche ben scritte in spartito, occorre che poi vi siano abili mani su strepitosi strumenti che le eseguano, come fa Claudio Abbado col suo violino Stradivari, egualmente i prodotti tipici della Puglia, se si hanno a disposizione 10 giorni di vacanza all’insegna dello sport del golf, vanno gustati “slow” se preparati e cucinati da sapienti professori d’orchestra culinaria, ed alla fine della vacanza, se si è in auto, è consigliabile portar via a casa alcune eccellenze di Vino e di Olio. Ecco una piccola mappa, non certo esaustiva, di un possibi-

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La Grotta di San Michele in Monte Laureto a Putignano

le minitour d’eccellenza per i 10 giorni di soggiorno e gioco nei 5 campi da golf di cui sopra, ipotizzando l’arrivo in autostrada dal nord: GIORNO 1 Grotta di San Michele (protettore dei Crociati sulla Via Francigena e visitata per preghiera nel Medioevo da Francesco di Assisi per l’apparizione dell’Arcangelo avvenuta l’8 maggio) a San Giovanni Rotondo sul promontorio del Gargano e la Foresta Umbra che guardano verso Vieste e Peschici sul mare e verso il tavoliere di Puglia (pianura di grano duro) dalla parte opposta dell’entroterra: lo chef maestro Peppe Zullo a Orsara di Puglia vi delizierà a cena e sarà indimenticabile; GIORNO 2 Castel del Monte, gioiello di pietra ottagonale voluto dall’imperatore Federico tra Andria e Corato, colazione al sacco con la “burrata di Andria”, si consiglia lo spaccio aziendale della famiglia Sanguedolce, caseificio della Pu-

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glia col più alto fatturato perché i suoi prodotti vengono richiesti da tutto il mondo, e con i confetti e le praline di Mucci, prese nel centro storico di Andria, nella sede del fantastico museo della cioccolata. Pietro Zito a Monterosso di Andria ha coinvolto l’intera comunità nella coltivazone di un immenso orto per il recupero di antiche erbe ormai sconosciute che prepara con maestrìa nella sua trattoria “Antichi Sapori”, dopo aver pranzato, di fronte ci sono le can-

Castel Del Monte

tine Rivera, che sotto la guida del dott. Sebastiano Decorato traducono in vino le uve nate sotto il Castello di Federico, portar via il “Falcone”, spostarsi poi a Corato, sempre in vista del castello (si pensa sia esotericamente collegato a Stonehenge in Britannia ed alle Piramidi egizie, come quei siti anch’esso patrimonio dell’umanità Unesco) alle cantine Torrevento per acquistare il negroamaro “Matervitae” del prof. Francesco Liantonio;


maestoso castello normanno: lo chef Nicola Savino vi accoglierà al “Savì”, dove ha reinventato ilò concetto di crèpe francese creando quella pugliese, bisogna assolutamente assaggiare sia quelle infarcite dei prodotti di questa zona d’Italia che quelle dolci. Savino è tornato dopo le esperienze fatte nel suo ristorante a Dallas, nel quale, giovanissimo ed appena diplomato chef, serviva braciole e polpette al sugo pugliesi sia a Frank Sinatra che ai presidenti Bush (sia padre che figlio); La bellissima Cattedrale di Trani

GIORNO 3 Cattedrali sul mare di Trani e di Molfetta, dove è consigliabile acquistare alcune bottiglie dall’Oleificio Goccia di Sole, organizzazione di produttori con più di 400 soci, condotti dal presidente Giambattista Mastropierro, che traducono in extravergine le olive soprattutto della cultivar Coratina. A pochi chilometri Bari, porta d’Oriente e enclave russa (costantemente invasa da fedeli di Mosca) per la presenza delle reliquie del Santo universale (sia per i cattolici che per gli ortodossi, trasfigurato poi nel Sancta Klaus, Babbo Natale, persino dai popoli scandinavi) il vescovo di Myra in Turchia San Nicola, dove bisogna visitare la Basilica del Santo, la Cattedrale ed il castello fortificato sul mare di Federico II: nel moderno ed elegante quartiere creato dal generale francese Gioacchino Murat, Re di Napoli, nel 1813, oggi quadrilatero della moda e delle banche, in via Putignani Piero Conte e Georgia Colombo vi accoglieranno in un ristorante, che sembra una coorte della vecchia Bari, con affaccio di antiche botteghe sul lasticato in

basole di pietra, “Terranima” che è stato proclamato dal Sole24Ore “miglior trattoria d’Italia”, per cui ogni commento è superfluo, gustate le strascinate baresi ed alla fine i dolci “sporcamuss”! Connesso alla trattoria è il celebre caffè letterario che prese il nome dalle sigle delle provincie pugliesi, “BaTaFoBrLe” GIORNO 4 Arrivando a Conversano starete per entrare nella vasta area della Valle d’Itria e dopo aver visitato il

GIORNO 5 Dopo la visita alla “Grotta di San Michele” di Monte Laureto a Putignano, restaurata nel suo splendore e posta dalla locale Proloco per merito del presidente Cosacco all’attenzione della nuova Via Francigena, supportata dalla Comunità Europea, sotto la guida del professor Pietro Guerra dell’Accademia alle Belle Arti di Torino, a 5 chilometri è irrinunciabile andare a pranzo a Noci, nel centro storico, all’”Antica Locanda” del mitico Pasquale Fatalino, gustando il suo purè di fave e cicorie, le orecchiet-

Il maestro Vincenzo Capozza (a sin.) consegna al Presidente Pinuccio Cosacco l’insegna in ferro battuto della Pro Loco di Piazza Plebiscito a Putignano

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te fresche fatte a Castellana Grotte dal pastificio di Donato Sabatelli, i suoi involtini in sugo. Personaggi famosi vengono apposta a Noci da Pasquale che è pure diventato un divo televisivo perché invitato costantemente da anni alla trasmissione della RAI “La Prova del Cuoco” di Antonella Clerici. Ben meritatamente Fatalino è ora presidente dei circa 120 chefs della Valle d’Itria riuniti nella ”Federazione Italiana Cuochi Trulli e Grotte”. GIORNO 6 La sera, sempre a Noci, è consigliabile cenare dallo chef Natale Martucci nel suo “Falco Pellegrino”, dopo una visita al castello che l’imperatore Federico II costruì a Gioia del Colle per l’amata Bianca Lancia ed all’incantevole monastero Abbazia della Madonna della Scala, situato fra le due cittadine, che riporta ai tempi dei frati benedettini che ancora operano seguendo l’ordine “Ora et Labora” e nella chiesa risuonano i canti gregoriani. A Noci, città enogastronomica, famosa in Europa per la settima-

La Cantina Albea di Alberobello

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Donna Francesca Dello Russo dona al grande chef Pasquale Fatalino una bottiglia di olio extravergine d’oliva biologico del suo Feudo dei Verità

na del 4 novembre “Bacco nelle gnostre (piazzette)”: Vino novello e caldarroste in sagra e per la settimana natalizia un mese dopo “Pettole nelle gnostre e cioccolato in sagra”, è auspicabile acquistare mozzarelle da portare nei breaks delle partite a golf dal caseificio dei “Mastri casari D’Onghia” oppure dal modernissimo caseificio “Delizia” che riesce a coniugare grandi produzioni con alta qualità. GIORNO 7 A pochi chilometri, proprio nel cuore della valle d’Itria, cosparsa di magiche casette in pietra dai

tetti conici, c’è da visitare Alberobello coi suoi quartieri fatti di Trulli, Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco. Consigliabile la visita alla cantina Albea, dalla quale ben prima dell’unità d’Italia partiva via ferrovia il vino qui prodotto per il nord Europa, perfino per Bordeaux, per “tagliare”, migliorandoli, i vini d’oltralpe. In Albea oggi il perugino cav. Dante Renzini che l’ha acquistata, ha reso omaggio a questa regione costruendo ul museo del vino pugliese che raccoglie bottiglie, vitigni e strumenti di lavoro provenienti da tutte le zone. A pranzo il presidente dell’associazione Cuochi di Alberobello, Ignazio Spinetti, insieme al socio lo chef Martino Convertino, vi potranno deliziare in un antico frantoio ipogeo (scavato sottoterra nella roccia per produrre olio con il metodo “a freddo”) nel ristorante “Casanova”; GIORNO 8 Per recarsi al Golf club “Riva dei Tessali”, scendendo verso Taranto, si passerà da Crispiano nel cui territorio insistono le “Cento Mas-


La magìa della masseria Quis Ut Deus a Crispiano

serie di Crispiano”, molte delle quali produttive, altre ristrutturate in modernissimi resorts, come quella del presidente del Consorzio, il dott. Antonio Prota, l’ineguagliabile Quis Ut Deus con la sua Salus per Acquam ricavata in tre trulli coi nomi Inferno (bagno turco), Purgatorio (idromassaggio) e Paradiso (sorpresa) ed i due ristoranti “dei Briganti” e “degli Angeli” dove gusterete il meglio delle Puglie. GIORNO 9 Al ritorno, per recarvi a giocare al Golf San Domenico oppure al

Golf Torre Maizza, passerete dal Canale di Pirro (dove il famoso condottiero transitò col suo esercito a cavallo di elefanti) sulla Selva di Fasano, prima di scendere verso il mare le cui rive sono puntellate di milioni di ulivi secolari. Sulla Selva il pranzo è d’obbligo alla “Tenuta Monacelle”, un antico monastero di suore costruito con maestosi trulli e perciò assomigliante ad un quartiere di Alberobello. La famiglia napoletana dei Consonni (il papà mobiliere di Cantù) dopo averla acquistata, ha creato nella pineta adiacente un resort

moderno con piccole masserie in tufo che circondano una grande piscina ed il ristorante “Il ciliegeto” (nel ciliegeto, a maggio, i turisti internazionali ospiti amano raccogliere le ciliegie direttamente dall’albero) affidato alla conduzione del bravo chef Pier Luca Ardito. GIORNO 10 L’ultimo giorno del golf tour pugliese, prevedendo la partita al golf club di Acaya a Lecce, passa dalla provincia di Brindisi, facendo tappa a Cisternino direttamente al Salumificio Santoro per acquistare il celebre “Capocollo di Martina

Nell’Antica Locanda di Pasquale Fatalino (anche lui a tavola con altri ospiti) Angela Donvito, amministratore delegato di “Sapori dell’Antica Murgia”, una delle uniche 2 aziende italiane che producono la ricotta infornata

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Franca” ora sbarcato pure all’Harrods di Londra, a Cellino San Marco per acquistare il “Selva Rossa” dalla Cantina DuePalme, pluripremiata al Vinitaly di Verona, e nella tenuta Carrisi del cantante Albano il vino “Don Carmelo”. A pochi chilometri, nella cantina/reggia del conte Piernicola Leone De Castris è d’obbligo rifornirsi del “Five Roses”, primo rosato prodotto nel mondo più di settant’anni fa. La cena, prima di ritornare al

La natura incontaminata della Selva di Fasano

nord Italia, è consigliabile nella calda atmosfera dell’accogliente “Al fornello” della famiglia Ricci a Ceglie Messapica, dove Antonella Ricci vi farà servire golosità che sicuramente lasceranno in voi un buon ricordo di questa che è una delle venti speciali regioni da cui è composta l’Italia unita. Spero che il Gruppo Incagnoli prosegua col suo progetto Apulia Golf Destination di circa 20 nuovi campi da golf localizzati nell’area della Valle d’Itria, perché da tutti i sondaggi eseguiti, per esempio dal grande architetto Giuseppe Miliè nel suo studio di fattibilità, migliaia di sportivi/turisti del nord Europa e della Russia sono disposti a frequentare la Puglia nei mesi invernali grazie al clima favorevole di questa regione, e questo sarebbe un grande aiuto alla economia delle produzioni locali di eccellenza oltre che alla destagionalizzazione dell’incoming turistica, da sempre cruccio

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ossessivo dei responsabili politici e degli operatori (ristoranti ed alberghi) di questa importante filiera. Lo scorso 8 dicembre ero a Bruxelles dove ero stato ospite al Parlamento Europeo del Presidente della Commissione Agroalimentare Paolo De Castro, mentre in Italia era la festa dell’Immacolata ed alla Scala di Milano si inaugurava la stagione invernale cenavo alla Capannina nella Grand Place della città belga. La proprietaria Anna Bianco proviene da Noci in Puglia e da 50 anni ottiene un costante successo presso i parlamentari che provengono da tutti i paesi dell’Europa proponendo la cucina della regione dov’è nata. Quella sera nella spendida piazza nel centro storico di Bruxelles c’era una ineguagliabile atmosfera natalizia con un presepe gigante, vari abeti addobbati, giochi di luci che illuminavano gli antichi palazzi


al suono di musiche accattivanti con 10 gradi sotto zero, avevo proprio voglia di passare lì Natale!

Ma gli impegni mi costringevano a tornare in Puglia, e la cena alla Capannina, unita al fatto che avrei fatto un salto di almeno 20 gradi, mi confortò, infatti come arrivai all’aeroporto internazionale “Karol Wojtyla” di Bari, che dall’alto vedevo come una piccola oasi immersa in una immensa distesa verde costituita dai milioni di alberi di ulivo della mia terra, prendendo la mia auto dal parcheggio, prima di tornare a casa, nonostante fosse sera, fui preso dall’impulso di andare a fare gli auguri natalizi a 2 amici importanti imprenditori dell’eccellenza olearia entrambi a pochi chilometri dall’aereoporto. Nicola Ruggeri presidente ad Andria di Oliveti d’Italia mi regalò una novità: un panettone fatto con l’olio extravergine d’oliva. Donna Francesca Dello Russo, splendida ragazza che avevo sempre incontrato elegantissima in

occasione di convegni, e che da tempo mi aveva invitato a visitare la sua azienda, era in tuta nel suo Frantoio Oleario Feudo dei Verità nella frazione Mariotto di Bitonto, a dirigere alla pesa esterna il traffico di camion che arrivavano da tutta la zona e da Corato per portare le olive che i suoi collaboratori all’interno trasformavano in olio biologico con le macine a freddo. Per fortuna nel trolley avevo la mia telecamera e filmai quella scena che lei mi disse si sarebbe ripetuta ogni notte, Natale e Capodanno compresi, poi mi regalò alcune bottiglie del suo “oro liquido” come auguri di buone festività. Nel tornare a casa pensai che il popolo biondo che avevo lasciato da poche ore al freddo di 2.000 chilometri più a nord forse avrebbero voluto essere al mio posto per andare domattina a giocare a golf. La spettacolare Grand Place di Bruxelles

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di Saverio Buttiglione

Il punto

I

Massimo Incagnoli: creare valore aggiunto per un territorio a beneficio di tutti

Il dott. Massimo Incagnoli è il General Manager della Trade Management & Consulting con la quale supporta numerose aziende italiane nelle difficili sfide di competizione che il mercato globale impone per il loro successo (e sempre più frequentemente per la loro pura sopravvivenza economico/finanziaria).

Ora il Gruppo Incagnoli ha deciso di investire nell’ambizioso progetto Apulia Golf Destination che darà un formidabile valore aggiunto a questa regione, del quale potranno certamente beneficiare tutti, dagli amministratori pubblici alle imprese locali ai comuni cittadini. Questo progetto è la concretiz-

Dott. Massimo Incagnoli, G.M. della Trade Management Consulting

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zazione di quello che Slow Economy va predicando da mesi: il gioco del golf è il fil rouge che unisce incoming turistica importante all’offerta delle eccellenze dei territori, a cominciare dall’enogastronomia e dalla moda, in una cornice ambientale che, nel caso della Puglia per esempio, è unica al mondo ed è perciò inimitabile. Pur in un’era di inevitabili cambiamenti degli stili di vita, dovuti al crollo continuo, con effetto domino, delle certezze che ci davano sicurezza negli scorsi decenni, con risultati dirompenti nell’economia reale e quindi nei consumi, l’inizio di questo millennio ha visto lo sviluppo di un nuovo modo di fare turismo, non più quello di visitare luoghi sconosciuti attratti spesso passivamente dalle offerte pubblicitarie e promozionali, quanto invece la richiesta del nuovo viaggiatore di “fare nuove esperienze”, richiedendo “nuovi prodotti turistici” che contengano qualità culturali, ambientali ed agroalimentari in aggiunta alla ormai scontata qualità, giustamente pretesa nei servizi di ospitalità, e cioè nel vitto, alloggio e nei collegamenti (aeroporti, strade e ferrovie efficenti), L’AGD (Apulia Golf Destination) proposta ai milioni di turisti/ sportivi che di questa filosofia


del viaggio sono stati pionieri, contiene tutti questi ingredienti che possiamo riassumere nel concetto the Puglia Golf Experience. AGD consolida l’offerta turistica integrata e la valorizzazione dei paesaggi dell’ospitalità con la creazione di un Circuito Golfistico Diffuso nell’”anfiteatro naturale” della Valle d’Itria pugliese, in perfetta armonia con gli archetipi storici rurali. Le Masserie, con la pietra elemento costruttivo primario, anche nei muretti a secco a confine delle proprietà che tracciano i sentieri delle transumanze tra un pascolo e l’altro, insieme ad ulivi secolari e viti ad alberello, sono gli elementi distintivi dell’offerta turistica identitaria arricchita dal Gruppo Incagnoli con la contemporaneità di linguaggi e rappresentazioni inedite.

Naturalmente questa capacità, espressa nel progetto, di coniugare la passione per l’ambiente ed il paesaggio con l’identità dei luoghi, qualificherà il golf come pratica eccellente di valorizzazione e fruizione territoriale. Se consultiamo l’Atlante del Paesaggio predisposto dal Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia, l’area del Progetto AGD ricade all’interno dell’ambito di paesaggio n° 7, denominato “murgia dei trulli”, che comprende i territori della valle d’Itria coi suoi splendidi Trulli e la limitrofa piana costiera fitta di ulivi secolari. La caratterizzazione è la “campagna abitata”, rapporto diretto tra residenza (trulli e masserie) e produzione agricola di antica

origine, oggi ben spendibile nel gradimento della nuova richiesta turistica. Il brand AGD è quindi un valore aggiunto nel brand Puglia che è già un must di successo crescente in Europa e nel mondo. Nel progetto infatti sono inserite una decina dimasserie ristrutturate ad uso resort in una rete di circa 20 nuovi campi da golf (attualmente la Puglia conta solo 4 campi da golf a 18 buche!!), Già fruibili prossimamente la Masseria Tenente a Torre Canne (cittadina sul mare a circa 50 chilometri sia dall’aeroporto di Bari che da quello di Brindisi, famosa per le sue terme e vicino all’incredibile sito archeologico di Egnazia (porto d’imbarco, insieme a Brindisi, delle truppe crociate per Gerusalemme terminale della Via Francigena) e Masseria Tarturiello a Ceglie Messapica. Masseria Tenente è dotatata di resort hotel con Salus per Acquam, di residence con ville deluxe, di ristorante e di spiaggia attezzata su sabbia bianchissima, di maneggio e prevede

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quindi un campo da 18 buche a firma del campione Nick Faldo a ridosso sul mare con un percorso fra gli ulivi secolari. Masseria Tarturiello accanto al corpo centrale è dotata di un gruppo di trulli quasi fosse un borgo della incantevole città di Alberobello (sito Unesco) e presenta nell’enogastronomia del suo ristorante il “re dei salumi pugliesi”, il “Capocollo di Martina Franca”, che vede Ceglie Messapica fra i maggiori produttori nell’area indicata dal disciplinare DOP. Per comprendere la valenza di Apulia Golf District a beneficio anche dei prodotti tipici della regione e quindi dell’intera economia voglio ricordare che i turisti golfisti nel mondo sono 25 milioni, in Italia 1,8 milioni, per un fatturato mondiale nel mercato turistico di ben 28 miliardi di euro con circa 34.000 campi da golf e 64 milioni di praticanti, in Italia ci sono 385 campi dei 6.741 europei. Chi si sposta per praticare golf è un turista high-profile, con una buona capacità di spesa, e spende in media 74 euro al giorno per l’alloggio, ossia 20 euro in più rispetto al turista tout-court,

Polignano a Mare

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Masseria Tarturiello

e per le attività correlate alla vacanza (visite culturali, escursioni, shopping, wellness, ecc,) genera una spesa media pro capite di 113 euro, a fronte dei 66 euro di media degli altri turisti. Inoltre la pratica del golf incentiva la destagionalizzazione turistica, preferendo luoghi dal clima mite tutto l’anno, come può offrire appunto la Puglia ponendosi in competizione con Marocco e Tunisia che hanno investito molto nella costruzione di nuovi campi da golf.

Il turismo golfistico è quindi una leva significativa per il segmento hospitality sia per la copertura temporale di tutto l’anno sia per la permanenza media che si attesta intorno ai 7 giorni per ciascun viaggiatore/sportivo, posizionandosi inoltre sulla fascia alta da 4/5 stelle. Diventa però anche un volàno per tutta l’economia del territorio, che nel caso della Puglia può offrire prodotti del tessile/ abbigliamento di alta sartoria unitamente alle eccellenze agroalimentari tipiche. Puglia Destination è già cominciata con la scoperta del turismo nazionale e poi estero delle favolose riviere marine a partire dal Gargano, per proseguire con la splendida Polignano a Mare e finire con le spiagge del Salento leccese. Ma ultimamente al mare si sono aggiunti, finalmente in periodi diversi dall’estate, luoghi ed eventi sempre più apprezzati dai turisti consapevoli, dalle masserie resort alle masserie di


Masseria Tenente

produzione, coi frantoi ipogei e le produzioni casearie e vinicole che, per bontà del prodotto finito e per fascino dei metodi di lavorazione che conservano ancora i cardini dell’artigianalità, incantano i visitatori negli show-cooking didattici sempre più richiesti. Sempre più apprezzati sono anche i riti della tradizione popolare come quelli della settimana santa pasquale o dei presepi viventi (splendido quello di Pezze di Greco che più che un presepe è la ricostruzione di un villaggio del passato con tutte le sue produzioni manifatturiere), quelli dei carnevali pugliesi, quelli della musica folkloristica (basti pensa-

re al successo ormai mondiale ottenuto dalla Notte della Taranta, creata nel paesino leccese di Melpignano, di appena 3.000 abitanti). Già tutto questo sta progressivamente aiutando a risolvere il problema atavico della regione Puglia e cioè l’elevata stagionalità con netta prevalenza dei turismi del mare ed un basso indice di internazionalizzazione. Il golf diffonde nuove forme di turimo motivazionale per una clientela attenta alla componente ambientale ed interessata a vivere in modo mirato la propria passione sportiva in località ad alta potenzialità durante tutto

l’anno, invertendo in modo più repentino il vecchio trend di cui si deceva. Infatti al Gruppo Incagnoli hanno già manifestato il proprio interesse due compagnie aeree come Airberlin e Ryanair per l’Apulia Golf Destination. Per l’area sviluppo è stata interessata la Hill & Forrest (in 35 anni ha realizzato più di 100 parchi da golf nel mondo ed è leader in America per la progettazione di impianti ad alto contenuto ambientale e basso impatto paesaggistico) mentre per la progettazione arrchitettonica, con restauro conservativo ed integrazione di nuove strutture secondo standards di bioedilizia e risparmio energetico anche la Benedetti Golf International con il management dell’architetto Giuseppe Miliè, progettista mondiale di campi da golf ed attuale direttore del Golf Club Parco Roma. In questa operazione il Gruppo Incagnoli ha coinvolto il famoso ed indimenticato direttore sportivo della Ferrari Cesare Fiorio, si è affidata per l’international e-learning alla BIC Puglia guidata da Gianni Tedeschi, ed ha ricevuto plausi e sostegno da parte di ItaliaTurismo e di ENIT. Non è da trascurare infine il dato relativo all’occupazione che un progetto come AGD porterebbe al teritorio con la messa in rete di circa 20 campi da golf e le relative strutture di hotellerie, ristorazione e beauty centers: circa 2.500 nuovi occupati diretti e 1.000 nell’indotto per i circa 4.500 utenti attesi ogni giorno, quindi 1.089.600 di nuovi turisti high-profile ospitati tutto l’anno. Un buon viatico per una nuova Slow Economy, non c’è che dire!

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di Saverio Buttiglione

Evento

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Ferrari e Cantine Albea: due “patrimoni” italiani

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a Ferrari nel sito Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità Alberobello, in visita alle storiche Cantine ALBEA, da dove 160 anni fa, prima dell’Unità d’Italia, partivano i vini pugliesi per Bordeaux, per “taglia-

re” .... e migliorare, i noti vini francesi. Un bel riconoscimento in vista dell’Evento al Castello di Otranto del 18 maggio durante il quale il neo Assessore alle Risorse Agroalimentari della Re-

gione Puglia Fabrizio Nardoni, alla presenza del senatore Dario Stefàno, premierà I vini vincitori promossi negli eventi in Italia e all’estero della Regione Puglia per la 2a edizione del Concorso Nazionale sui Vini Rosati.


Proprio in Puglia, a Salice Salentino, nelle cantine dei Conti Leone De Castris, nacque il “Five Roses”, grazie all’ordine per gli USA del colonnello Poletti, di stanza a Brindisi con le truppe americane, durante il governo Badoglio, imbottigliandolo nelle bottiglie di birra dei suoi soldati, perchè l’Italia divisa in due non permetteva al conte di approviggionarsi dal nord delle bottiglie da vino.

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Concorso di Eustachio Cazzorla

Vino rosato italiano, una scommessa vincente

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on le premiazioni del secondo Concorso nazionale vini Rosati d’Italia la città più orientale d’Italia si consacra “Capitale del vino Rosato”. E come non poteva esserlo, nel Tacco d’Italia, il Salento, la terra a più alta “densità” di Rosato. Una tradizione produttiva antica che risale ai tempi della Magna Grecia e che oggi per tutta la Puglia significa il 40% della produzione dei vini Rosati italiani.

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I premi sono stati consegnati il 18 maggio scorso nella splendida cornice del Castello di Otranto, alla presenza dei 2 testimonial di eccezione come il direttore delle Guide de L’Espresso nonché appassionato di vini “Rosati” Enzo Vizzari, e la nota lady-sommelier Master Class Adua Villa. Ovviamente con la presenza dell’Assessore Regionale pugliese alle Risorse agroalimentari Fabrizio Nardoni, della

Regione che organizza l’evento ideato lo scorso anno dal suo collega, oggi Senatore, Dario Stefàno, presente anch’egli alla premiazione. Il concorso è in partnerariato con Assoenologi, Accademia Italiana della Vite e del Vino, Unioncamere Puglia, è autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole. Soddisfatto dell’iniziativa il direttore generale di Assoenologi Giuseppe Martelli, il neopresidente Assoeneologi per


la Puglia Basilicata e Calabria, Massimiliano Apollonio e tutti i protagonisti di questo concorso che, con quel “finalmente” che mancava, riporta in auge una tipologia enoica, il Rosato, che negli anni era caduto in disuso, vittima ingiusta di strani pregiudizi dei consumatori che ora, con questo Concorso, sono stati definitivamente cancellati. Le selezioni del secondo Concorso enologico nazionale dei vini Rosati d’Italia ha dato interessanti risultati. Il 70% dei 337 campioni valutati raggiunge un giudizio ‘ottimo’ con un punteggio di 80/100. Sono stati, infatti, 236 sui 337 campioni ammessi a valutazione a raggiungere il lusinghiero risultato, per il quale hanno ricevuto un diploma di merito in occasione della premiazione.

I commissari, sotto la presidenza di Assoenologi e divisi in 8 commissioni di 5 componenti ciascuna (composta da 4 qualificati enologi e da un giornalista del settore), hanno compilato complessivamente 3.370 schede per un totale di 47.860 giudizi parziali per valutare i 337 campioni, provenienti da tutte le 20 regioni italiane, tra le quali le più rappresentate sono state Puglia, Abruzzo, Veneto e Lombardia. Ogni vino è stato valutato da due commissioni diverse con il metodo “Union Internationale des Oenologues”; sui risultati c’è stato il massimo riserbo fino all’evento del 18 maggio quando sono stati premiati con medaglia d’oro, d’argento e di bronzo i 3 vini di ogni categoria con il miglior punteggio complessivo (sogli minima 80/100). «Gli ottimi punteggi ottenuti dalla maggioranza dei vini partecipanti - ha spiegato Fabrizio

Nardoni, assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia - confermano la tendenza a sempre migliori performance qualitative da parte di tutti i produttori italiani di Rosato. Segno di come il Concorso si sia fatto interprete di una scommessa che in termini di esportazioni e di mood consegna all’Italia grandi prospettive di crescita. Scommessa vinta dai produttori e scommessa vinta anche dalla Regione Puglia che ora, del vino Rosato, è degnamente punto di riferimento in ambito nazionale ed estero».

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di Eustachio Cazzorla

Intervista

Fabrizio Nardoni: rilanciare il comparto vinicolo

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uesto numero di Slow Economy, ha il piacere di ospitare l’intervista al Dott. Fabrizio Nardoni, il nuovo Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regionae Puglia dallo scorso marzo. Fabrizio Nardoni, 49 anni, tarantino, sposato con Valentina e padre di due bimbi (Edoardo e Riccardo), è un ex imprenditore non dite che solo la passione per la politica ma anche quella per lo sport, tant’è che è il presidente del Taranto Calcio. Nel suo passato ritroviamo importanti incarichi in Confindustria, ma anche nel settore della formazione d’impresa e ruolo di promotore per grandi impegni nel volontariato e nei progetti di rinascita civica e culturale della sua città Taranto. Prima volta da Assessore pugliese alle risorse agroalimentari e seconda volta del Concorso Rosati d’Italia. Quale il suo stato d’animo e gli obiettivi di questa seconda iniziativa in favore di un vino troppo spesso giudicato ingiustamente di serie B? Il battesimo da “assessore” è avvenuto in uno dei periodi più concitati per il mio assessorato: il Vinitaly e la seconda edizione del Concorso Enologico dedicato ai rosati su cui come Regione stiamo investendo molto. Per cui non c’è stato tempo per analizzare i singolari stati d’a-

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Fabrizio Nardoni, il nuovo assesssore Risorse Agroalimentari Regione Puglia

nimo o acclimatarsi. Si doveva lavorare e basta e sono contento di averlo fatto con una squadra rodata ma anche confermando l’impegno per una vetrina che tende ad affermare una qualità enoica su cui come territorio regionale stiamo tentando di essere capofila. Affermare la consuetudine al rosato significa infatti contribuire ad aumentare quella quota di mercato che vede la Puglia al 40% di produzione. Poi da presidente di una società sportiva

ho una piccola esperienza anche nell’ambito delle corse per risalire in classifica. Lo dicono le statistiche sui trend di vendita da qui al 2016 e si respirava anche al Vinitaly: i Rosati hanno tutte le carte in regola per conquistare il campionato di serie A. Lo scorso anno guadagnarono le medaglie d’oro sia l’Abruzzo che la Lombardia mi pare proprio che il proposito per questo nuovo anno sia quello di vedere nei


primi posti anche la sua regione che storicamente produce Rosati da sempre? Se si fa un concorso nazionale, con tanto di autorizzazione del Ministero, prestigiosi partner come Assoenologi e l’Accademia della Vite e del Vino, l’unico in Italia dedicato ai Rosati, in qualità di referente istituzionale si deve sperare che il medagliere venga conquistato dai più meritevoli. Sono convinto che in Puglia ci siano tanti vini e tante etichette capaci di conquistare l’oro. È normale che da cittadino pugliese io faccia il tifo per loro. Ma il concorso è solo quell’occasione che mancava per rimettere in discussione un prodotto

e i suoi produttori sempre con l’obiettivo, è chiaro, del miglioramento continuo, o può anche avere dei riscontri altri, secondo lei, penso al rilancio del Rosato italiano sui mercati internazionali, penso anche al miglioramento delle quote di mercato del Rosato su quello nazionale? Appunto è esattamente così. È una forma di affermazione culturale che prova a scardinare anche antichi pregiudizi attorno ad un vino un tempo considerato inferiore rispetto al classico “nero”, né da pasto né da taglio, un “mezzo” vino o “da osteria”, ma che invece ha nel mondo milioni di estimatori che hanno riscoperta la piacevolezza di questa qualità enoica ricca di profumi ed essenze.

Il Concorso mira dunque anche a questo: ad affermare il ritorno alla cultura del rosé e così allargare la platea dei suoi potenziali consumatori. Poi penso all’area del confronto che offre questa nostra iniziativa. Confronto tra produttori e vini ma anche nuove tecniche di vinificazione e affinamento dei rosati. Al Vinitaly la presentazione del Concorso in conferenza stampa con la novità di quest’anno, i due testimonial con tanto di quota rosa, quindi Enzo Vizzari e Adua Villa, ma c’era anche il suo predecessore Dario Stefàno che lo scorso anno ideò e realizzò la prima edizione del Concorso. Ci parli del perché di questi due testimonial così importanti e quin-

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di del rapporto di continuità del lavoro già ben fatto da Stefàno lo scorso anno e che oggi le ha passato il testimone di questo bell’impegno sul fronte delle Risorse Agroalimentari. Il mio predecessore ha dimostrato con i risultati quanto sia stata importante la promozione nel settore delle produzioni tipiche, dei vini e dei prodotti a marchio Puglia. Un lavoro ben impostato che era opportuno proseguire perché confutato da risultati più che apprezzabili sia sul piano della stima dei mercati, sia sul piano dei valori medi relativi all’export. Vizzari, giornalista esperto, nome di riferimento per le Guide de L’Espresso, così come la lady sommelier Adua Villa, hanno raccontato meglio di me la meravigliosa “onda rosa” che parte dalla Puglia. E tutti

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sanno quanto sia difficile in questo settore raccontare lo sforzo di chi produce specie se l’alchimia è frutto di un processo di vinificazione delicato e costoso. I due testimonial sono stati all’altezza di questa responsabilità. Prima di bere un sorso di vino, ovviamente Rosato, ci racconti un evento magari legato alla sua infanzia o alle prime esperienze con il vino, Rosato ovviamente? Provengo da una famiglia molto legata alla terra. Fino a qualche anno fa io stesso producevo olio. Il vino è per me legato alla festa. Ne ricordo ancora uno molto buono, guarda caso Rosato, che veniva destinato soprattutto a noi più giovani della famiglia. Era il vino delle ricorrenze, del brindisi, delle occasioni. Il Rosa-

to lo lego a tutto quel periodo della mia vita. La stagione di un fermento delicato e nuovo, proprio come i rosati. Torniamo a parlare di vino, ma questa volta di dati di mercato. Se il mercato interno mostra segni di debolezza all’estero fortunatamente le cose cambiano. I big spender sono gli stessi da molti anni a questa parte (Usa, Regno Unito e Germania), ma che dire dell’aumento di consumi di vino in Cina, Russia, Indonesia e Brasile? E’ un treno che proprio il vino Rosato potrà cogliere? Noi italiani abbiamo scoperto il Rosato troppo tardi, ora stiamo recuperando questa propensione al consumo anche attraverso la pratica dell’aperitivo. Ma per gli inglesi, i russi, i tedeschi e gli


americani l’idea di un vino fresco e di grande beva è sempre stata di forte appeal. I dati di Vinexpo/ Iwsr danno il rosato in crescita. A dominare è sempre il rosso, ma grazie ai nuovi assetti del mercato con l’ingresso di paesi come la Cina i rosati dovrebbero segnare un aumento del consumo del 7,58% tra il 2011 e il 2016. Tra i Paesi emergenti nei consumi anche l’Europa dell’Est. Le percentuali di crescita vanno dal +38% della Repubblica Ceca (il mercato al momento più importante dell’area, 14mo nel ranking mondiale degli importatori di vino nel 2012) al +255% dell’Ungheria nel 2012. E sembra quasi di ritornare al 1891 quando il rosato pugliese e soprattutto quello salentino da negroamaro iniziò ad affermar-

si con l’applicazione del trattato con l’Impero Austroungarico e all’epoca il consumo di Rosato in quelle terre assorbiva un quinto della produzione dei vini. Lei che ne pensa di questa rivoluzione sapendo anche che storicamente i più grandi consumatori europei di Rosato sono gli inglesi e gli olandesi? In quel caso la Puglia esportò anche per debolezza degli altri mercati. Le malattie crittogamiche che infestarono i vigneti della Francia favorirono indirettamente i vini del Salento, i rosati e i cerasuoli. Ma oggi parliamo di una qualità enoica matura, pronta ad affrontare i mercati anche con spirito di innovazione. Possiamo rilanciare il comparto con maggiore forza e il Concorso Nazionale enologico nasce nel solco di questo spirito.

Al di là dei risultati del Concorso che termina a Otranto il 18 maggio prossimo, ma quale futuro prevede per il Rosato italiano e in particolare per quello pugliese? Che dire se non roseo.

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di Francesco Caputo - Assessore alle Risorse Agroalimentari della Provincia di Bari

Il punto

Come tutelare i prodotti d’eccellenza di Puglia

L

’assessorato all’innovazione agricola della Provincia di Bari opera su 3 distinte macroaree di attività (agricoltura, caccia e pesca, risorse marine) ognuna delle quali è frutto di specifiche deleghe, operate dalla Regione Puglia, nonché dai processi di riorganizzazione attuati dall’amministrazione provinciale. A partire dal 2009 e sino ad arrivare ad oggi l’Assessorato provinciale ha coordinato una serie di attività tecnico-amministrative funzionali al perseguimento

degli obiettivi programmatici di medio periodo definite con i rispettivi bilanci di previsione. In particolare l’Assessorato all’innovazione agricola della Provincia di Bari coordina, per quanto concerne la macroarea “Agricoltura”, i provvedimenti amministrativi derivanti dalle funzioni delegate, che si concretizzano nell’istruttoria delle istanze per l’iscrizione all’albo regionale degli operatori agrituristici, nell’istruttoria delle richieste per calamità naturali e nell’attuazione delle funzioni amministrative

L’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Provincia di Bari (al centro) Francesco Caputo riceve una copia di “Slow Economy”

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per il rilascio del tesserino d’identità ai raccoglitori di tartufi. Inoltre, seppur facendo i conti con le esigue disponibilità di bilancio, l’Assessorato ha continuato ad avviare interventi volti a favorire una più puntuale attività di ricerca applicata, sperimentazione e divulgazione, con l’obiettivo della riduzione dei costi di produzione a livello aziendale, ed una conseguente più larga ed uniforme applicazione delle innovazioni di processo e di prodotto da parte delle imprese agricole. In questo contesto la Provincia di Bari ha puntato molto sulla rivalutazione e valorizzazione delle produzioni locali che rappresentano un patrimonio importante non soltanto dal punto di vista produttivo, ma soprattutto perché ricco di tradizioni frutto di un lungo lavoro portato avanti da generazioni e generazioni. L’obiettivo degli interventi attivati a livello provinciale è stato finalizzato principalmente a soddisfare la crescente domanda di produzioni tipiche del consumatore, ampliare la gamma di prodotti provinciali, rivalutare alcune cultivar di grandi potenzialità, dimenticate o addirittura quasi del tutto scomparse. Sono state, pertanto, avviate numerose iniziative tese a realizzare, anche con il sostegno della Provincia, percorsi di promozione e valorizzazione delle produzioni agricole.


Tali politiche di valorizzazione dei prodotti sono state indirizzate prevalentemente verso la tracciabilità delle produzioni agricole, strumento indispensabile per garantire l’origine del prodotto, tutelare i produttori agricoli e difenderli dai rischi della globalizzazione. In tale contesto, il progetto pilota di valorizzazione della “ciliegia della Terra di Bari”, ha dimostrato l’importanza delle iniziative partecipate, coordinate dall’Ente Provincia, al fine di dare autorevolezza all’azione di tali politiche sul territorio. L’iniziativa ha tratto origine dalla consulta cerasicola provinciale, un tavolo di concertazione al quale partecipano tutti gli attori della filiera, che ha concepito gli obiettivi del progetto, la cui realizzazione ha consentito di aggregare l’offerta di ciliegie sul territorio e definire il marchio “ciliegia della Terra di Bari” attraverso il quale garantire e differenziare il prodotto stesso. L’esperienza maturata con il progetto pilota ha dimostrato che

Stemma della Provincia di Bari

per dare concretezza ad un’azione politica territoriale, finalizzata alla salvaguardia ed allo sviluppo del settore agricolo, è indispensabile un maggior coinvolgimento degli Enti locali, ed in particolar modo delle province, poiché solo attraverso tali misure sarà possibile creare quei canali privilegiati che permetteranno di investire sull’ambiente, sulla qualità delle produzioni, sul basso impatto ambientale, sulla autenticità e tracciabilità dei prodotti, sulla filiera corta, sulla fruibilità degli spazi

comuni e sul mantenimento del territorio. In questo contesto si colloca il ruolo degli Enti locali intermedi ed in particolar modo l’azione di coordinamento che potrebbe continuare a svolgere l’Ente al fine di portare ad unità tutti gli interventi che si esplicano sul territorio provinciale. Questo non vuol dire demotivare o limitare l’autonomia del territorio stesso, ma evitare il sovrapporsi di azioni ripetitive che alla lunga possono risultare controproducenti. In tale ambito merita la dovuta attenzione anche la definizione del protocollo d’intesa, fortemente voluto dall’Assessorato provinciale, che vede coinvolti l’Ente Provincia, i Gruppi di Azione Locale ed i Gruppi di Azione Costiera operanti sul territorio, il cui fine è la realizzazione di iniziative di sviluppo territoriale partecipate. Tale iniziativa ha ulteriormente confermato la validità dei modelli di sviluppo dal basso per proporre strategie di crescita del territorio, condivise da tutti gli attori locali, in una logica di attuazione

Il nuovissimo Teatro di Corato appena restaurato dalla Comunità Europea

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sinergica degli interventi programmati. Nell’ambito delle funzioni delegate in materia di caccia e pesca nelle acque interne l’Assessorato ha coordinato, attraverso la presidenza del comitato tecnico faunistico provinciale, le numerose attività definite dal quadro normativo vigente (Legge 157/92 e L.R. 27/98). Dette attività, nello specifico, hanno riguardato: l’istruttoria delle istanze relative ai contributi danni causati dall’attività venatoria, il controllo della fauna selvatica, il rilascio e rinnovo dei decreti di nomina delle guardie volontarie, il controllo e coordinamento sull’attività del comitato di gestione dell’Ambito Territoriale di Caccia di Bari, l’immissione di fauna selvatica sul territorio, il rilascio ed il rinnovo delle licenze di pesca nelle acque interne, il coordinamento

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delle guardie volontarie delle associazioni agricole, venatorie ed ambientalistiche, il rilascio dei tesserini per la vigilanza sulla pesca nelle acque interne, la definizione di particolari istituti previsti dalla normativa sulla caccia, l’allevamento e la detenzione della fauna selvatica ornamentale e amatoriale e, infine, gli incentivi per interventi di miglioramento faunistico ambientale. L’attività dell’Assessorato, nell’ambito delle Risorse marine, ha visto la Provincia di Bari attivamente impegnata in un ulteriore processo di aggregazione e concertazione dal basso, tra soggetti pubblici e privati, che è sfociato nella costituzione di due Gruppi di Azione Costiera (GAC), a cui l’Ente ha aderito in qualità di socio, ovvero il “GAC Mare degli Ulivi” a sud di Bari e il “GAC Terre di Mare” a nord. I GAC, sono espressione di un partenariato locale che ha l’obiettivo d’incentivare l’economia del territorio, mediante la promozione di progettualità capaci di innesca-

re sinergie tra le misure del Fondo Europeo per la Pesca e generare integrazioni rispetto alle altre politiche di sviluppo sostenute dalla programmazione finanziaria 2007/2013. In particolare, grazie all’intensa attività dell’Assessorato, la Provincia risulta capofila del GAC Mare degli Ulivi, il risultato raggiunto è significativo se si pensa che da diverso tempo non si interveniva con una politica incisiva sul territorio provinciale volta a costituire strutture deputate ad innescare processi di sviluppo endogeno nel settore della pesca.


La sede della Provincia di Bari

Il prof. Francesco Schittulli, Presidente della Provincia di Bari e Presidente Lega Italiana per la Lotta ai Tumori

Particolare attenzione è stata dedicata, inoltre, all’organizzazione delle attività dell’Istituto “Osservatori Radar di Bari”, riconosciuto con decreto del Ministro della Marina Mercantile del 14 agosto 1969 (G.U. 07 ottobre 1969 n.254), con lo scopo di organizzare e gestire la scuola Radar con corsi di addestramento e formazione previsti dall’art.4 dello Statuto dello stesso Istituto. L’impegno dell’Assessorato, infine, si è concretizzato

nel coordinare le attività svolte dal laboratorio di biotecnologie marine della Provincia di Bari nell’ambito di diversi progetti di ricerca, in corso di realizzazione, finalizzati alla tutela e salvaguardia delle risorse del mare. La descrizione delle funzioni amministrative fin qui indicate, attualmente in capo all’Assessorato, evidenzia l’importanza che riveste la Provincia, quale Ente intermedio tra Comune e Regione, nella cura degli interessi

della comunità locale, finalizzata a promuove e coordinare lo sviluppo del territorio. Il dibattito politico che seguirà nei prossimi mesi sulla questione delle province, o meglio del riordino dei livelli istituzionali, dovrà tener conto dell’importanza delle funzioni svolte dall’Ente che, troppo spesso, negli ultimi anni, è stato affrontato in modo superficiale e sbrigativo e senza considerare il reale valore dei compiti attualmente assegnati.

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di Saverio Buttiglione

Testimonial

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Orgoglio Italiano

ersino in chiesa purtroppo per maleducazione non si spegne il cellulare ma ho scoperto che invece sul campo da Golf devi farlo perché per ore il silenzio è d’obbligo (ed allora sentirai la voce della natura per qualche ora), se giocando causi una buca devi ricomporla con una zappetta che devi avere obbligatoriamente nella sacca, l’arbitro che ha l’ultima decisione su ogni controversia è la tua autodisciplina …. ma alla fine non si tratta in fondo che di un banale gioco da ragazzi (o da vecchi snob) se dal teen al green, dove c’è una delle 18 buche, inon devi far altro che “buttare dentro la buca una palla con una mazza”? Che valenza fisica può poi avere questo gioco che inventarono gli olandesi e codificarono con tanta enfasi quelli dell’Università scozzese di Sant’Andrea, semplicemente per buttare una pallina tra una buca e l’altra, che per esempio se codificata “par 5” dovresti fare in 5 tiri se sei bravo? Invece nel golf conta la concentrazione, la precisione, l’analisi del vento che spira e degli

Rory Mc Ilroy (n°1 classifica Mondiale Pro) e l’arch. Giuseppe Miliè, specializzato in Golf Design e Landscaping

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ostacoli, la perfetta forma fisica dei muscoli e dei tendini che devono essere allenati prima e dopo il gioco, perchè ogni tiro necessita che il tuo corpo si arcui nell’impugnare il legno o il ferro o il putt (che hanno teste di diversa forma a seconda dell’altezza e della lunghezza del tiro) e nel lancio oscilli armonicamente nello swing ... esatto, proprio come lo swing a suon di musica perchè il golf è una danza del corpo nella natura per buttare una palla in una buca con una mazza! La difficoltà nasce dal fatto che quando un architetto come Giuseppe Milliè costruisce un nuovo campo da golf in ogni parte del mondo, rispetta la natura del luogo, lasciando fra una buca e l’altra gli ostacoli naturali come i torrenti, i laghetti, gli alberi e ne costruisce di nuovi come le fosse di sabbia, dove, se sbagli, la pallina può impanarsi. Chi gestisce poi il circolo ha la responsabilità della costante manutenzione di quella natura, a cominciare dall’erba nutrita e tosata come il panno verde di un biliardo, ma anche gli alberi ed i cespugli, esattamente come fanno i montanari che curano i nostri boschi, i pascoli e gli argini dei fiumi (ottenendo il risultato che le frane e le alluvioni siano meno distruttive). Allora quando devi far viaggiare la pallina tra boschi, ostacoli d’acqua e dune di sabbia, facendolo, se ti riesce, lungo la strada maestra tracciata dall’architetto, la “fairway”, bellissima erba rasata

Il produttore televisivo Saverio Buttiglione e l’attore Michael Reale alla buca 18 del Castello di Acaya

tra una buca e l’altra, capisci che non è un gioco tanto stupido, è la sinergia mentale tra l’emozione ludica dell’uomo e la natura che ci ospita, il matrimonio tra la tattica degli scacchi e la prestanza fisica del ballerino o del ginnasta. Ma tutto lo sport, se praticato con senso di onestà, soprattutto rispettando gli avversari e cercando di vincere solo grazie alle proprie forze ed al proprio talento, senza aggirare le regole con le furbizie, aiuta tutti, sin dalla tenera età, a crescere per diventare adulti responsabili nella società e nella famiglia, e da adulti a godere della vita. Perciò i campioni che ci rappresentano nelle varie discipline sono sicuramente l’orgoglio italiano nel mondo come quelli che presentiamo in questa carrellata di immagini.


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...È ARRIVATA: VENITE A SCOPRIRLA!

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Lifestyle

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urigane Industrie srl nasce nel 1987 con l’intento di produrre componenti d’eccellenza per i settori dell’ottica, della gioielleria e delle penne da scrittura di alta gamma e collezionismo. Tutto ciò sfruttando le conoscenze e l’esperienza maturate in Svizzera dal fondatore, allora emigrante, Giuseppe Iacobacci, durante i 15 anni di attività svolti all’interno delle primarie aziende del settore. Successivamente con l’entrata in azienda del figlio Luca, la realtà artigianale si è evoluta verso una dimensione più industriale con l’inserimento di avanzate tecnologie, sia in ambito produttivo che nell’ area dedicata alla ricerca e allo sviluppo. Con le evoluzioni del mercato Aurigane Industrie srl ha infine cercato una propria identità imprenditoriale sviluppando l’intero processo di realizzazione di prodotti finiti, nei vari settori di appartenenza. Durante gli anni più recenti l’intero processo, dall’idea alla commercializzazione, è dunque maturato e consolidato con il preciso obiettivo di affermare i valori di qualità e creatività del prodotto Nazionale. Nel 2004, dalla sinergia di Aurigane Industrie con una splendida realtà francese, complementare nelle attività e negli obiettivi, nasce Aurigane Group.

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Simultaneamente, in parallelo alle normali attività del gruppo viene varato il progetto EMBLEMA che vuole finalmente dare forma ad una propria idea di sviluppo del prodotto, e il percorso inizia dall’oggetto più intrigante: l’occhiale. Il progetto, di chiara matrice italiana, è coordinato con l’avanzatissimo reparto di ricerca e sviluppo della sede francese, Aurigane Créations, alla quale ven-

gono delegate tutte le fasi della prototipazione e dello studio dei materiali. In Italia, nel frattempo, prende vita anche uno staff per lo studio del mercato e delle operazioni di marketing che saranno necessarie alla sua penetrazione, direttamente coordinato da Luca Iacobacci che, oltre alle normali funzioni direzionali ricopre anche gli incarichi di Responsabile delle Attività Commerciali, per l’Italia


Emblema Ti - 300 H

e l’Estero ed è, a tutti gli effetti il cuore pulsante della mission aziendale. Il Team di EMBLEMA è costituito da uomini di esperienza, che riversano nel prodotto la propria passione per la ricerca della perfezione: mpegno costante, spirito di squadra, raggiungimento di traguardi ambiziosi, sono l’espressione del valore di un Team che con consapevolezza moltiplica i valori dei singoli. MISSIONE E VALORI Per lo sviluppo dei prodotti a marchio EMBLEMA vengono utilizzate grandi risorse umane e tecnologiche. Denominatore comune è l’utilizzo di materiali d’avanguardia e di processi innovativi, ricercati e sviluppati per il mondo sportivo nella sua costante e ossessiva ricerca di nuovi traguardi. Le competenze specifiche e complementari dei due poli in-

dustriali italo-francesi, sono alla base di un progetto imprenditoriale di livello internazionale. EMBLEMA rappresenta appieno il desiderio del gruppo Aurigane di esplorare ed esprimere nuovi concetti di design e di stile. MATERIALI E TECNOLOGIA Analizziamo più approfonditamente quali sono le peculiarità dei materiali utilizzati. • Le lenti SOLA, prodotte da Carl Zeiss Vision Sunlens, sono il cuore, l’essenza degli occhiali. Le prestazioni richieste raggiungono livelli esasperati per garantire un’ottima visibilità, nessuna deformazione dell’immagine, resistenza all’urto e al graffio, durata nel tempo. Per soddisfare la clientela più esigente e offrire il livello qualitativo più elevato, EMBLEMA non scende a compromessi utilizzando lenti Impacto SOLA, prodotte dalla Carl Zeiss Vision Sunlens,

leader mondiale nel campo dell’ottica. • Per le montature, tutta la produzione EMBLEMA è realizzata esclusivamente con preziose leghe metalliche, ultra leggere, resistenti agli agenti atmosferici, biocompatibili e anallergiche, impiegate per applicazioni aeronautiche, missilistiche e spaziali. Beta (ß)-titanio per le montature (tutti i modelli) Il ß-titanio è una lega formata per il 76% di titanio, 15% vanadio, 3% cromo, 3% stagno e 3% alluminio. Ha caratteristiche uniche di: forza, resistenza, elasticità, versatilità, duttilità e malleabilità pari o superiore all’acciaio, minor frizione, assenza di nichel. La lega ß-titanio, estremamente preziosa, è tre volte più costosa del puro titanio e ha circa due volte la capacità di ritorno dell’acciaio, inoltre possiede un’eccellente lavorabilità con la metà della forza. Ha il 40% della rigidità di un arco in acciaio della stessa misura e può essere deflesso due volte tanto senza alcuna defor-

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mazione. Ne deriva la possibilità di realizzare montature molto più sottili, e grazie all’assenza di nichel si rivela totalmente biocompatibile. • Ergal per i cerchi della serie 900H Utilizzato su vasta scala in applicazioni aeronautiche, l’ergal è una lega leggera di alluminio che ha naturalmente trovato la sua collocazione nel mondo motociclistico da competizione per la produzione di accessori e viteria. La sua leggerezza si abbina a eccellenti doti di robustezza e lavorabilità con gli utensili delle macchine a controllo numerico. Si rivela la scelta ideale per accogliere le preziose lenti da vista e da sole. • PVD Physical Vapor Deposition Il trattamento PVD è un processo di deposizione fisica di vapore che supera i normali trattamenti superficiali estetici quali l’anodizzazione. Attraverso un processo di deposizione atomica il materiale di rivestimento viene evaporato da una sorgente solida o liquida in forma di atomi o molecole e trasportato in forma vapore attraverso un ambiente sottovuoto

o plasma fino al substrato dove condensa. Il materiale di rivestimento e il supporto si “fondono” chimicamente ottenendo un trattamento superficiale ad altissima resistenza all’usura e al graffio. • Thermolast-K®, Il materiale utilizzato per i terminali delle aste e l’appoggio dei naselli è quanto di meglio si possa offrire per il comfort anche

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dopo diverse ore a contatto con la pelle. Esente da rilascio di alcuna sostanza, anche con il caldo o l’umidità del sudore della pelle mantiene le proprie caratteristiche, garantendo le prestazioni di comfort e grip. Per informazioni visitate il sito: www.emblemadyl.com


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EMBLEMA GOLF CLASSIC TOUR 2013 Emblema così come nel settore della moto é divenuto un simbolo riconosciuto nel mondo del golf creando e producendo dal 2010 il modello da golf in versione titanio ed acciaio, Ti 300 H che é stato testato, ancor prima della sua messa in commercio, da circa 10 professionisti di golf italiani che ne hanno suggerito la forgia ed i dettagli per farlo divenire un accessorio tecnico ed irrinunciabile del golfista. Da questo prodotto emblema ha realizzato e prodotto e distribuito EMBLEMA GOLF CLASSIC TOUR, il prestigioso circuito nazionale amateur 3 categorie stableford che ha fatto testare in quasi tre anni i propri occhiali ad un numero totale di circa 9.500 golfisti.

Un evento elegante e fortemente apprezzato in italia, organizzato dalla agenzia di organizzazione eventi di Stefano Lopez, già agente di ex numeri uno del mondo del golf come Greg Norman e Nick Faldo ai tempi in cui lavorava per la International

Management Group di Mark Mc Cormack, primo agente dell’ex n° 1 del mondo Arnold Palmer e di quello attuale, Tiger Woods. Una garanzia di affidabilità e di valore proprio come gli occhiali Emblema hanno ormai largamente dimostrato in campo

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di Saverio Buttiglione

Personaggi

Michele Del Giudice, un Angelo fatto uomo

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n extremis, quando questo numero stava già per andare in stampa, la notte ho dovuto e voluto scrivere della scoperta di un uomo che sarebbe importante fosse invitato nelle scuole per ripetere ai ragazzi le narrazioni che ho ascoltato nella sua visita alla Grotta Sovrana di Monte Laureto a Putignano in Puglia, dedicata proprio al Santo di cui porta il nome, pochi giorni prima della sua partenza a fine maggio che, dopo 3500 chilometri a piedi, lo porterà a Gerusalemme il 15 ottobre 2013. Michele Del Giudice è un “Pellegrino”, un sostantivo che an-

che a me diceva poco prima di conoscerlo, se non che si trattasse di persone dedite ad intime spiritualità che, mentre nel Medioevo percorrevano in massa lunghi tragitti per pregare in luoghi considerati santi, nell’attuale civiltà globalizzata e tecnologica lo fanno ancora ma in auto o in pulman, per esempio per visitare i luoghi di Padre Pio. Michele invece è un pellegrino camminatore della modernità ma con le modalità antiche, un nuovo pioniere del marketing territoriale che da giovane correva i 110 ad ostacoli sulle piste di atletica di Foggia (qualche anno

prima che io corressi i 100 metri nello stadio della Vittoria di Bari), che poi è diventato un tennista vincendo anche alcuni tornei in Medioriente ed infine, da speleologo ed amante della montagna, ha aperto la sede del Club Alpino Italiano a Foggia. Come tutti i veri sportivi cerca i limiti psicofisici dentro di sé più che l’agonismo spinto contro altri avversari, e mentre il grande Messner li trova e li supera nelle difficili apnee sulle cime più alte del mondo, Michele ha scelto i lunghi e faticosi cammini delle antiche Vie Sacre, ed in particolare i “Cammini dell’Angelo”.

Da sinistra: il Presidente della Proloco di Putignano Pinuccio Cosacco, il pellegrino della Via Francigena Michele Del Giudice, il produttore televisivo Saverio Buttiglione all’interno della Grotta di San Michele in Monte Laureto a Putignano

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Dai tempi delle crociate più di mille anni fa e poi per tutto il medioevo c’erano infatti le Vie Francigene che percorrevano tutta l’Europa, da Canterbury passando per Mont Saint Michel in Francia, percorse anche dai pellegrini oltre che dagli eserciti cristiani, tutti insieme sotto la protezione di San Michele, per cui le tappe obbligatorie erano i suoi luoghi di culto. Queste vie avevano, per i pellegrini appunto, tre grandi direttrici, quella verso Santiago di Compostela, meta verso la quale si incamminavano con una grande conchiglia, quella verso Roma con il simbolo della chiave data da Gesù a Pietro per la porta della sua chiesa e quella verso Gerusalemme, luogo del Santo Sepolcro di Cristo con il simbolo della croce. L’Impero di Roma che era pagano, aveva perseguitato per secoli i seguaci di Gesù a cominciare dall’apostolo Pietro, ma adottò la regione di Cristo dopo il 330 per volere dell’Imperatore Costantino, dopo che in una battaglia ne portò il simbolo della Croce e la vinse, su suggerimento di sua madre Elena che in sogno ne aveva avuto la premonizione e si era convertita dopo un viaggio appunto a Gerusalemme.

Per questo, ed anche per pratici motivi economico/commerciali, Roma costruì ben due autostrade che portavano ai porti pugliesi d’imbarco per la Terrasanta, da Barletta a Bari, da Taranto ad Otranto, le vie Francigene del Sud, la Traiana costruita circa 400 anni dopo la maestosa Appia, per poter girare al bivio di Benevento verso est e raggiungere Monte Sant’Angelo sul Gargano, dove il giorno 8 maggio era apparso l’Arcangelo Michele in una grotta. Entrambe le starde romane si ricongiun-

gevano nei porti di Egnazia e di Brindisi, che divennero i due più importanti scali per raggiungere Gerusalemme e liberarla dai musulmani o per pregare sulla tomba di Gesù. Soldati e pellegrini, lungo le Vie Francigene, furono così i messaggeri di culture diverse nei due sensi di marcia e furono proprio loro che crearono la Civiltà Europea, quella che oggi abbiamo istituzionalizzato con l’Unione dei 27 paesi, purtroppo per ora solo monetaria, ma che necessita da subito, come sta ripetendo in ogni intervento pubblico il nostro nuovo Premier Enrico Letta, anche di un unico

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Il santuario di Mont Saint Michel, sull’omonimo isolotto in Normandia

che aveva già percorso precedentemente quella per Santiago de Compostela in Spagna. Quando è arrivato a Mont Saint Michel i monaci lo hanno ospitato per una notte invitandolo a cena con loro ed lui ha vissuto un’esperienza unica che mi ha detto di aver visto prima solo nei films, ma incredibilmente alla ripartenza l’Abate del convento ha chiesto a lui di pregare per i suoi monaci. Anche i monaci dell’Abbazia della Novalesa in Piemonte, dopo averlo accolto, hanno chiesto a Michele di pregare per loro durante il suo cammino; nell’ultimo L’Abbazia della Novalesa tratto verso la grot-

organismo politico, bancario e fiscale. Michele Del Giudice ha percorso lo scorso anno la Via Francigena dall’Inghilterra a Roma e poi fino a Monte Sant’Angelo, dopo

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ta di San Michele sul Gargano lo ha accompagnato un esperto di trekking tedesco dichiaratamente ateo, ma non appena arrivati l’atmosfera del posto ha fatto pronunciare il nome di Dio anche all’ateo con un meravigliato “oh my God!”. Michele mi ha raccontato che tutta l’impresa è stata realizzata col supporto scientifico del docente universitario prof. Renzo Infante che gli ha fornito le antiche mappe, e su quella base, con il gps, seguito dai bloggers di tutto il mondo (www.camminacammini.com), sta tracciando i cammini per i pellegrini del ventunesimo secolo, ufficializzando così la Via Francigena che Bruxelles intende supportare e che si legge negli occhi di questo incredibile uomo quanto bello sia nei suoi paesaggi e nelle genti che li abitano se si lascia l’autostrada e si visitano questi posti.


L’anno scorso, al termine dell’impresa, Michele ha dovuto subire un’intervento all’anca e nel dubbio di non poter più contare sulle sue risorse da atleta ha fatto il voto che se ne fosse stato in grado avrebbe voluto (e dovuto) raggiungere Gerusalemme, partendo da Monte Sant’angelo per un cammino di ben 3500 chilometri, con un lavoro fisico e mentale di ben sei mesi, sa già che comunque vada perderà ben 20 chili del suo peso corporeo, che finora ha cercato di aumentare apposta. Questa volta metterà ancor più a rischio anche la sua vita, perché in 146 tappe attraverserà l’Albania, la Macedonia, la Grecia, la Turchia, ma prima di arrivare in Israele dovrà passare dalla Siria in guerra nella quale non gli sarà possibile transitare coi supporti tecnologici nello zaino, nemmeno con il cellulare che potrebbe salvarlo in caso di pericolo, e poi anche dal Libano dove il rischio dei cecchini nascosti che sparano su chiunque è ancora molto alto. Gli ho detto che questa volta saremo noi tutti a pregare per lui accompagnandolo spiritualmente. Mi ha raccontato, a proposito di spirito, scusandosene con l’arciprete emerito di Putignano don Battista Romanazzi che era presente, che, durante l’ascesa sul Gargano dello scorso anno, il percorso era tanto ripido e disagevole da indurlo più volte a pesanti imprecazioni. Ma poi, dopo una discesa anch’essa faticosa, come i naufraghi dei deserti di sabbia quando incontrano un’oasi, ha incontrato una splendida villetta che aveva nel giardino ben curato e pieno di

fiori, una vasca d’acqua con una fontana. Senza pensarci su e senza chiedere permesso, si è subito spogliato, si è lavato e messo al sole per asciugarsi: a quel punto ha sentito la voce di una donna dalla finestra che dava sulla vasca e che lui nella foga non aveva nemmeno notato! La donna gli ha detto che lo invidiava per il suo cammino da pellegrino perché lei, zoppa, non potrebbe farlo, prigioniera com’era di quella splendida casa!

uno sponsor e dovrà accontentarsi addirittura dell’ospitalità che incontrerà e che gli venisse offerta (speriamo), sarà nel nuovo viaggio povero e mendicante come lo erano molti degli antichi pellegrini religiosi, proprio come anche oggi predica il nuovo Papa Francesco sulla scia tracciata da San Francesco, che a piedi anche lui si recò dalla sua Assissi a pregare nella grotta di Monte Sant’Angelo, povero ma ricchissimo nello spirito. Ma Michele Del Giudice, che

Uno scorcio della via Francigena

Michele non ha saputo cosa risponderle ma dal quel giorno non impreca più per nulla, ma proprio per nulla, nemmeno se venisse offeso, e non invidia più nessun altro, ed infatti nel nuovo cammino che farà non avrà nemmeno il supporto economico di

conosce bene il mondo anche sotto il profilo pratico, mi ha spiegato che questi nuovi ed antichi percorsi della fede sono importanti anche sotto il profilo economico per i luoghi che vengono attraversati: le 33 tappe che portano a Santiago, per esempio,

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lo scorso anno hanno visto il passaggio di ben 190.000 viaggiatori/camminatori, turisti che hanno lasciato ben 4 milioni di euro in ognuna delle tappe! Questo pur considerando che la strada per Santiago di Compostela, ormai organizzata come importante mezzo di incoming turistica, ha alcune lacune nell’attrazione turistica come, per

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esempio, il “menù del pellegrino”, uguale, e perciò noioso, in ogni sosta, sempre la stessa della partenza a Roncisvalle. Invece, mi diceva Michele, in Italia la Via Francigena potrebbe presentare ai turisti/viaggiatori (di cui lui è ora formidabile testimonial ed apripista) menù diversi, gustosi ed eccellenti in ognuna delle centinaia di tappe,

favorendo così le economie enogastronomiche locali e favorendo pure la promozione all’estero dei nostri prodotti tipici, e quindi delle nostre culture, esattamente come accadeva con le masse di pellegrini secoli fa. Alla fine della serata con Michele Del Giudice mi sono sentito più ricco ed ho provato un’invidia, quella di non essere lui, perciò


grazie Michele per quello che ci hai dato con i tuoi racconti … e buon viaggio, sulle strade dell’Angelo. “La durata media di un abbraccio tra due persone è di 3 secondi. Ma i ricercatori hanno scoperto qualcosa di fantastico. Quando un abbraccio dura 20 secondi, si ...produce un effetto terapeutico sul corpo e la mente. La ragione è che un abbraccio sincero produce un ormone chiamato “ossitocina”, noto anche come l’ormone dell’amore. Questa sostanza ha molti benefici sulla nostra salute fisica e mentale, ci aiuta, tra l’altro, a rilassarci, a sentirci al sicuro e calmare le nostre paure e l’ansia. Questo meraviglioso tranquillante è offerto gratuitamente ogni volta che si prende una persona tra le nostre braccia, che si culla un bambino, che si accarezza un cane o un gatto, che si balla con il nostro partner, che ci si avvicina a qualcuno o che si tiene semplicemente un amico per le spalle.” Per sentirci straordinariamente bene saremo in molti a volerti abbracciare per più di 20 secondi

al tuo ritorno da Gerusalemme Michele, dimostrandoti che ci sarai andato anche al posto nostro. Sulla Via Francigena, al ritorno da Gerusalemme, il pellegrino Michele ha deciso di considerare Putignano tappa fondamentale, dopo essere stato affascinato dalla sua visita alla Grotta Sovrana di San Michele in Monte Laureto e vi passerà per sostare in preghiera. Putignano per il cattolicesimo riveste quindi una importanza storica anche per la presenza della chiesa di Santa Maria La Greca, che più di seicento anni fa era possedimento dei Cavalieri di Malta e perciò su questa collina portarono le ossa di Santo Stefano, dal loro castello sul mare di Monopoli, per salvarle dalle incursioni dei pirati saraceni (al corteo che percorse quei 25 chilometri si accodarono le genti intente alla vendemmia che all’arrivo festeggiarono con gioia e con il vino l’impresa, dando vita al Carnevale). Putignano infine ospita la chiesa e l’antico Convento dei Domenicani, splendido esempio di architettura edificato nel 1664 dall’ordine

Sua Santità Papa Francesco riceve il parroco di San Domenico in Putignano, Don Beppe Recchia ed il suo vice, Don Davide Garganese

Saverio Buttglione, Pinuccio Cosacco e il loro parroco don Beppe Recchia davanti al convento dei Domenicani

di San Domenico, sul cui portale d’ingresso campeggia l’iscrizione tratta dalla Genesi “Haec domus Dei est et porta coeli”. Domenico di Guzman scelse una vita di carità e povertà convinto che bisognasse riportare il clero ad una austerità di vita e fondò a Tolosa in Spagna l’Ordine dei Frati Predicatori, sulla regola di Sant’Agostino, basato sulla predicazione itinerante, con osservanze di tipo monastico, studio approfondito e mendicità per la prima volta legata ad un ordine clericale, ancor prima di San Francesco da Assisi. Il parroco Don Beppe Recchia ed il vice Don Davide Garganese si sono recati in visita al Santo Padre Francesco che di questi valori è testimone, concelebrando con lui la messa a Santa Marta in Roma. Papa Francesco pregherà certamente per il lungo viaggio del pellegrino Michele Del Giudice, che pur senza predicare coi suoi racconti colpisce i cuori di tutti (e sembra un Domenico da Guzman dei nostri tempi) ed il suo abbraccio ideale sarà quello di tutti noi.

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di Matteo Antonicelli - Direttore GAL TErra dei Trulli e Barsento

Associazioni

I gioielli del GAL “Terra dei Trulli e di Barsento”

Da sinistra Enzo Lavarra presidente EuropaMed, l’ex Ministro MIPAAF Catania, presidente Gal Stefano Genco, Matteo Antonicelli direttore GAL Terra dei Trulli e Barsento, Donato Fanelli presidente Coldiretti Provincia di Bari.

L

’analisi delle componenti sociali, economiche, culturali, storiche e paesaggistiche del territorio del GAL ha messo in evidenza una profonda omogeneità dell’area composta da sette Comuni della provincia di Bari (Alberobello, Castellana Grotte, Gioia del Colle, Noci, Putignano, Sammichele di Bari e Turi) del GAL “Terra dei Trulli e di Barsento, società consortile a responsabilità limitata, costituitasi nel marzo 2003. L’identità territoriale si radica nella particolarità del paesaggio rurale, nel rapporto profondo fra agricoltura e altri settori produtti-

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vi, nella storia sociale ed economica; un insieme di componenti e di contenuti che, se opportunamente coordinati, possono determinare le condizioni per superare alcuni punti di debolezza, anche attraverso l’attuazione di politiche di sviluppo rurale mediante il coinvolgimento attivo del partenariato pubblico e privato. In questa direzione, attraverso un’attenta analisi dei punti di forza e di debolezza e delle opportunità, il GAL, con l’attiva partecipazione dei partner e delle imprese del territorio, ha definito, in linea con le indicazioni

dettate dal Programma di Sviluppo Rurale (PSR) della Puglia, il proprio Piano di Sviluppo Locale (PSL) 2007-2013. Il PSL ha, come tema catalizzatore principale, la valorizzazione delle risorse produttive e locali, puntando: sull’incentivazione degli investimenti finalizzati alla diversificazione delle attività delle imprese agricole; sullo sviluppo e sull’innovazione delle microimprese artigianali, commerciali e sociali; sulla promozione di sistemi di rete a supporto delle attività turistiche; sulla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale; sulla promozione dei


prodotti enogastronomici tipici (prodotti lattiero caseari, fra cui la Treccia della Murgia, la ciliegia, l’uva da tavola) e a Denominazione di Origine (D.O.C. Gioia del Colle e D.O.P. Olio di Terra di Bari). L’attività svolta dal GAL, in stretto coordinamento con le imprese del territorio e con i partner pubblici, ha consentito, d’intesa e in coordinamento con l’Autorità di Gestione Regionale, di attivare i bandi per l’attuazione delle Misure dell’Asse 3 del PSR Puglia, finanziando, pur nelle difficoltà economiche delle imprese in questo particolare momento dell’economia nazionale, diversi progetti con investimenti pari a 5.281.678,00 euro e una spesa pubblica di 2.640.839,00.euro. Vi è stata, quindi, un’interessante partecipazione per l’attuazione delle Misure relative alla diversificazione delle attività delle imprese agricole (agriturismo e masserie didattiche), tranne che verso le attività sociali. E’ questo un punto di debolezza che rimane e che ha bisogno di un approfondimento e di un coinvolgimento maggiore dei Servizi Sociali di Zona e delle imprese, per un coordinamento delle attività e delle professionalità specifiche, capaci di far con-

dividere agli imprenditori agricoli un approccio sostanziale a favore delle categorie più deboli. E’ un tema, questo, oggetto di un seminario di approfondimento che il GAL intende organizzare, cui seguiranno visite di studio presso Masserie sociali attive, soprattutto nel Nord Italia. Infatti, è necessario fare riferimento a situazioni consolidate che possono rappresentare delle buone pratiche, come emerge sia dai rapporti diffusi dalla Rete Rurale Nazionale che dal resoconto dei lavori della Camera dei Deputati. In ogni caso, su questa tematica relativa all’impatto delle attività sociali nelle aree rurali il GAL si sta confrontando con i partner pubblici (amministrazioni comunali) per ristrutturare beni da mettere a disposizione di soggetti che operano nel sociale per rendere un servizio alle fasce deboli della popolazione, in attuazione della Misura 321 del Piano di Sviluppo Rurale. Per la promozione del territorio sono state avviate due iniziative che coinvolgono direttamente le

imprese: l’avvio della procedura per la richiesta della denominazione di origine protetta per la “Treccia della Murgia” e la realizzazione del progetto “Ciliegia di Terra di Bari”. La Treccia della Murgia è un prodotto tipico delle aree clas-

sificate fra i Siti di Interesse Comunitario (SIC), che fanno riferimento alla Murgia Alta, alla Murgia di Sud Est e alla Murgia dei Trulli; aree che presentano sul proprio territorio insediamenti di imprenditori agricoli in masserie strutturate e finalizzate, fra l’altro, alla produzione di latte da allevamenti di bovine essenzialmente di razza Bruna e di razza Frisona. La tecnologia prevede l’utilizzazione esclusivamente di latte locale e del siero innesto, quale

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metodo rinveniente dalla tradizione dei massari nella produzione di prodotti lattiero - caseari, fra cui, oltre la treccia, si annovera il caciocavallo, la scamorza, la ricotta, la manteca. E’ stata costituita l’Associazione Temporanea di Scopo fra produttori di latte e casari ed è stata coinvolta l’Università degli Studi di Bari, per le necessarie determinazioni scientifiche legate alla tipicità della produzione della Treccia, e la Camera di Commercio di Bari, che tramite l’Azienda Speciale SAMER si occuperà di tutti gli aspetti connessi alla tracciabilità della produzione. Il progetto “Ciliegia di Terra di Bari” è condiviso fra i Gruppi di Azione Locale “Ponte Lama” di Bisceglie, “Le città di Castel del Monte” di Andria, “Sud Este Barese” di Mola di Bari e “Terra dei Trulli e di Barsento” di Alberobello, nei cui territori si produce circa il 70 per cento della produzione di ciliegia a livello nazionale, fra cui spicca la varietà “Ferrovia”.

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Per la realizzazione del progetto hanno offerto il proprio contributo, anche finanziario, le Province di Bari e di Barletta - Andria - Trani e la Camera di Commercio di Bari. La finalità del progetto è quella di determinare un migliore e più diretto collegamento delle imprese produttrici con la Distribuzione Organizzata, in modo da raggiungere l’obiettivo importante di dare un vantaggio competitivo alle imprese aderenti, mediante l’incremento del valore aggiunto alla produzione, saltando quindi la fase di inter-

mediazione, e un vantaggio anche al consumatore, il quale può acquistare un prodotto di qualità ad un prezzo inferiore. La qualità è garantita dall’utilizzo del Marchio “Prodotti di Qualità di Puglia” messo a disposizione dalla Regione Puglia, nel rispetto delle procedure e delle condizioni previste dallo specifico disciplinare. Rilevato che il primo anno sono stati raggiunti gli obiettivi che le imprese avevano fissato, il progetto sarà replicato in questa annata agraria, avvantaggiandosi anche dell’attività che sarà


svolta dall’Organizzazione di Produttori Ortofrutticoli riconosciuta dalla Regione Puglia, nel rispetto della specifica normativa comunitaria. Ma l’azione operativa del GAL comprende anche la realizzazione di specifici progetti di cooperazione interterritoriale e transnazionale. Infatti, il GAL “Terra dei Trulli e di Barsento” ha sottoscritto specifici accordi di programma con altri GAL della Puglia, di altre Regioni italiane e di altri Stati europei. Infatti, fra gli altri, il progetto di cooperazione transnaziona-

le “Locande” è stato condiviso con GAL pugliesi (capofila il GAL “Meridaunia” di Bovino - FG -), da GAL della Sardegna, da GAL dell’Inghilterra, della Svezia e della Romania, ed ha l’obiettivo di promuovere le produzioni tipiche dei territori interessati mediante la realizzazione di show room, nell’ambito delle “Locande” (luoghi di incontro per il recupero di tradizioni e di prodotti tipici), e di azioni di marketing. Per la cooperazione interterritoriale è stato sottoscritto un accordo di programma con altri tre GAL della Puglia (“Sud Est

Barese” di Mola di Bari, “Terra di Murgia” di Altamura e “Valle d’Itria” di Locorotondo) e con il GAL ”Polesine Delta Po” di Rovigo, capofila del progetto, individuato con l’acronimo “LAPIS” e che ha come obiettivo principale la realizzazione di attività promozionali a vantaggio delle imprese agroalimentari e artigianali. In questo progetto sono attivamente coinvolti gli Istituti Alberghieri di Andria, di Castellana Grotte e di Altamura, con i quali sono state realizzate e di realizzeranno iniziative con il coinvolgimento diretto degli studenti per la preparazione e la degustazione di piatti confezionati con i prodotti tipici dei territori interessati. In conclusione, il GAL, quale agenzia di sviluppo, sta realizzando iniziative per la valorizzazione del territorio e delle imprese che vi operano, senza trascurare gli aspetti legati alla storia, alla tradizione e alla cultura, anche al fine di incrementare il flusso turistico, soprattutto nel periodo di destagionalizzazione.

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di Saverio Buttiglione

Eventi

Finalmente fatti concreti: CHEF day ECCELSA

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opo aver tanto predicato che l’enogastronomia, insieme ad uno sport come quello del golf ed alle risorse ambientali, culturali, architettoniche ed artistiche, sono i plus da tutti considerati i nostri “valori aggiunti” che consentiranno di aumentare in Italia sia un’importante incoming turistica internazionale sia un nuovo sviluppo economico con conseguente aumento di posti di lavoro, e senza il timore di impossibili imitazioni estere, finalmente ci sono fatti concreti a cominciare dalla Puglia.

Ad Alberobello esiste un’azienda che in questi anni ha progettato e prodotto arredi, attrezzature ed impianti per i pubblici esercizi, la “Grandi Impianti Matarrese”, fornendo soprattutto le cucine ai più importanti ristoranti ed hotels italiani ed allestendo i più rinomati bar/caffetterie a cominciare dal lounge bar del colosso internazionale dei salotti in pelle Natuzzi negli Stati Uniti d’America. La Matarrese produce anche impianti e macchine per la trasformazione ed il trattamento

Saverio Buttiglione consegna “Slow Economy” al grande Chef Pierluca Ardito

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delle materie prime agrioalimentari, consentendo alle filiere agricole di diventare gli eccelsi prodotti che tutti noi gustiamo sulle nostre tavole. A completare la sfera delle attività questa azienda fornisce anche gli impianti di climatizzazione, trattamento e depurazione dell’aria. Il design grazie all’ingresso in fabbrica di Roberto Matarrese fresco di laurea si ispira al piacere di forme nuove, per ambienti personalizzati ed in linea con il concetto di life-style.


La funzionalità degli impianti costruiti nelle dimensioni tiene conto del lavoro e delle azioni che i professionisti dell’arte culinaria dovranno operare, sempre con soluzioni tecnologicamente innovative. La ricerca di materiali destinati a durare nel tempo e la selezione degli strumenti di lavoro utili agli chefs tiene conto dell’economicità delle aziende clienti affinché i costi affrontati con l’implementazione di questi impianti diventino un ottimo investimento sempre con il bollino della qualità. Il fatto concreto, a supporto di un territorio italiano importante come la Valle d’Itria, popolata dai migliaia di Trulli patrimonio mondiale dell’Unesco, è l’Evento CHEFdayECCELSA, una dodici ore che ha inaugurato la l’Istituto di Alta Formazione al Gusto Alimentare, riconosciuto dalla Regione Puglia, costruito ed attrezzato al secondo piano dell’azienda Matarrese.

il direttore Saverio Buttiglione ed il vicepresidente del Consiglio Regionale Proloco Puglia, l’imprenditore Domenico Matarrese, all’inaugurazione dell’Istituto di Alta Formazione al Gusto Alimentare Eccelsa

Questa giornata che ha richiamato sia i media regionali che quelli nazionali come la RAI, è stata un convegno, uno show cooking ed una vetrina del gusto. I personaggi che vi hanno partecipato sono stati tanti, a cominciare dal Presidente della Provincia di Bari Francesco

Da sinistra: il presidente Proloco di Putignano Pinuccio Cosacco e il presidente del Consiglio Regionale Proloco Puglia Angelo Lazzari allo CHEF day ECCELSA

Schittulli, che nella sua veste di Presidente della “Lega Italiana per la lotta ai tumori – LILT” porta l’Olio Extravergine d’Oliva a testimonial del gusto ma anche di potente ingrediente naturale anticancro, da Sandro Ambrosi presidente della Camera di Commercio di Bari, a Vito Nicola Savino preside della facoltà di Agraria dell’Università di Bari, per continuare con Paolo Caldana presidente della Federazione Italiana Cuochi, Igles Corelli Maestro della Cucina Italiana d’Autore, lo stilista Angelo Inglese che ha cucito le camicie per le nozze del Principe d’Inghilterra, gli chefs internazionali Pierluca Ardito, Pasquale Fatalino, Pietro Zito e tanti altri. Questa iniziativa Eccelsa … in tutti i sensi, darà sicuramente un gran contributo allo stile di vita italiano, un sogno che all’estero perfino i divi di Hollywood conobbero nella “dolce vita” romana degli anni ’60 e che è poi pro-

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seguita fino ai nostri giorni con le griffes della nostra moda e con le automobili Lamborghini, Maserati e Ferrari, fino alla scoperta dei nostri cibi e dei nostri paesaggi.

Saverio Buttiglione e il preside della facoltà di Agraria dell’Università di Bari Vito Nicola Savino

Sabrina Merolla, scrittrice e conduttrice televisiva presenta lo CHEF day ECCELSA

Da sin. il vicepresidente regionale delle Proloco di Puglia Domenico Matarrese, il presidente della Proloco di Putignano Pinuccio Cosacco, il direttore Saverio Buttiglione e il sindaco di Alberobello l’Avv. Michele Longo

I Maestri chef docenti dell’Istituto Alta Formazione al Gusto Alimentare ECCELSA

Foto di gruppo presso l azienda Grandi Impianti Matarrese, all’inaugurazione del progetto Eccelsa - Istituto Alta Formazione Gusto Alimentare, da sinistra il direttore Saverio Buttiglione, l’imprenditore Domenico Matarrese (vicepresidente regione Puglia Proloco) , il sindaco di Putignano Gianvincenzo Angelini De Miccolis, il sindaco di Alberobello Michele Longo, l’imprenditore Vito Matarrese, la nuova generazione a guida dell’azienda Gianvito e Roberto Matarrese

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Letti per voi

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della Redazione

tanley è ancora un ragazzino, e si sente solo. Da quando il fratello è partito per la guerra, il padre non è più lo stesso. È freddo e distante. Eppure Stanley ha trovato un modo per essere di nuovo felice: prendersi cura dei suoi cani. Lui è l’unico che sa come comunicare con loro. Quando Soldier, un cucciolo dal pelo chiaro, sembra troppo fragile per sopravvivere, Stanley gli salva la vita. Qualcosa di speciale li unisce e i due diventano inseparabili. Ma il loro legame è destinato a spezzarsi: un giorno, all’improvviso, Soldier scompare. Per Stanley è una nuova ferita difficile da ricucire. Non gli rimane che una scelta: vestire la divisa dell’esercito inglese e partire per il fronte. Partire alla ricerca del fratello e cercare di riunire la sua famiglia. Editore: Garzanti - Pagine: 260 - Prezzo: 16,40 euro

C

’è una sensazione che tutti, prima o poi, abbiamo provato nella nostra vita: il desiderio di scomparire. Di fuggire da tutto. Di lasciarci ogni cosa alle spalle. Ma c’è qualcuno per cui questa non è una sensazione passeggera. C’è qualcuno che diventa prigioniero di questa sensazione, che diventa poi un’ossessione, e che ne viene divorato, inghiottito. Queste persone spariscono davvero. Spariscono nel buio. Nessuno sa perché. Nessuno sa che fine fanno. E quasi tutti presto se ne dimenticano. Ma se d’improvviso queste persone scomparse... tornassero? E non solo: se tornassero non per riprendere la propria vita, non per riallacciare contatti perduti, non per riannodare i fili di un’esistenza spezzata... Ma tornassero per uccidere? Editore: Longanesi - Pagine: 432 - Prezzo: 18,60 euro

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emmeno all’inferno può fare così caldo. È una torrida estate, a Udine, quando il giudice Martello viene chiamato sul luogo di un atroce delitto. In un appartamento del centro è stata uccisa e orrendamente sfigurata Barbie, un transessuale molto popolare in città, che si guadagnava da vivere prostituendosi. L’ispettore di polizia Raul Cavani, a cui è stato assegnato il caso in breve tempo arriva ad arrestare un sospettato. Su incarico della famiglia dell’indiziato, anche l’ex agente Alex Nero inizia a indagare sull’omicidio, scoprendo che Barbie filmava gli incontri con i suoi clienti più potenti e facoltosi. L’indagine si sviluppa nel mondo della prostituzione, coinvolgendo personaggi illustri e apparentemente insospettabili. La soluzione del mistero arriverà al termine di un percorso di dolore e di sangue, in cui niente è come sembra e ognuno ha qualcosa da nascondere. Editore: Marsilio - Pagine: 352 - Prezzo: 18,00 euro

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carlett O’Brien sogna una vita da film: il cinema, e in particolare le sue amate commedie romantiche, sono molto più eccitanti della banale realtà di tutti i giorni accanto a David, il suo noioso fidanzato. Ossessionata da Hugh Grant, Brad Pitt e Johnny Depp, Scarlett trascorre le giornate con la testa tra le nuvole, e tante serate davanti allo schermo per vedere i suoi romantici film, con un pacchetto di fazzoletti per asciugarsi le lacrime e un sacchetto di popcorn. Così, quando le si presenta l’occasione di trascorrere un mese in una villa di Notting Hill, non ci pensa due volte: potrà capire così cosa desidera davvero e vivere le sue fantasie almeno una volta. Ma quando, a Londra, Scarlett incontra, l’affascinante Sean, si rende conto che il copione del suo personalissimo film sta per sfuggirle di mano… Editore: Newton Compton - Pagine: 190 - Prezzo: 9,90 euro

P

ia Kirchhoff e Oliver von Bodenstein sono alle prese con una nuova, scottante indagine che sconvolge la quieta esistenza del Taunus con risvolti a livello internazionale. Tutto comincia con il ritrovamento del cadavere del guardiano notturno di un’azienda che progetta e realizza impianti eolici, la WindPro. Gli investigatori si rendono conto che non si è trattato di una morte accidentale e iniziano a scavare nella vita del defunto e nelle attività dell’azienda. Comincia così a delinearsi un quadro delicato e complesso che vede contrapposte un’associazione di cittadini contraria alla realizzazione di un parco eolico e la WindPro, che preme in tutti i modi per portare a termine il progetto e scongiurare il fallimento. Editore: Giano - Pagine: 512 - Prezzo: 16,90 euro

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ella, solare e spigliata, Minty Davenport è la tipica brava ragazza del Sud degli Stati Uniti. Ma la vita di provincia le è sempre stata stretta e, fin da piccola, sfogliando montagne di riviste di moda e di gossip, ha sognato di vivere nella sfavillante New York – il cuore pulsante del mondo fashion –, di passeggiare lungo Park Avenue, di fare shopping nei negozi più chic della 5th Avenue e di dormire al mitico Hotel Plaza. E, ora che il suo ragazzo le ha chiesto una maledetta «pausa di riflessione», lei ha deciso: è giunto il momento di provare a realizzare quel sogno.Non appena si trasferisce nella Grande Mela, Minty partecipa a una cena di beneficenza insieme a una sua vecchia conoscenza dell’università e, all’improvviso, la sua vita diventa esattamente come l’ha sempre desiderata: frenetica, caotica e senza respiro. Editore: Tre60 - Pagine: 326 - Prezzo: 9,90 euro

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C

athleen Harrington lascia l’Irlanda nel 1919 e si trasferisce in Sudafrica per sposare l’uomo che ama, ma che non vede da cinque lunghi anni: isolata e straniata in un ambiente così diverso da quello a cui era abituata, cerca conforto nella musica del suo pianoforte e nell’amicizia con la governante e con sua figlia Ada. In loro trova quell’amore e quella comprensione che la sua stessa famiglia non sembra poterle offrire. Sotto la guida di Cathleen, la piccola Ada, dotata di uno straordinario talento, diventa un’abile pianista e una lettrice vorace, anche di quel diario che Cathleen tiene gelosamente nascosto e in cui confida tutti i suoi segreti… E quando Ada, suo malgrado, tradirà la fiducia di Cathleen e sarà costretta ad abbandonarne la casa dove è stata allevata per scomparire nel nulla, Cathleen farà di tutto per ritrovarla nel nome di un’amicizia che oltrepassa il tempo, i rancori, lo status sociale... Editore: Corbaccio - Pagine: 384 - Prezzo: 16,40 euro

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’istante più bello della sua vita. Così Mary McAllister ricorda la prima volta in cui ha varcato la soglia della grande casa di marmo in cima alla collina di Mill River. Era il giorno del suo matrimonio e, tra le braccia di Patrick, il giovane più ricco e affascinante della città, Mary si era sentita al sicuro, protetta. Ancora non sapeva che l’animo di Patrick era nero come la notte e che quella casa sarebbe diventata la sua prigione… Sono passati sessant’anni dalla morte del marito, eppure Mary non riesce a dimenticarlo e ha ancora paura di lui, del suo carattere violento, dei suoi eccessi. In realtà, Mary ha paura di tutto e di tutti e vive come una reclusa, oggetto di chiacchiere e di congetture da parte degli abitanti di Mill River. Editore: Nord - Pagine: 364 - Prezzo: 16,90 euro

C

osa ci vorrà mai a prendersi cura di un appartamento di lusso? Basta lasciar fare alla domestica, non giocherellare coi tasti del pianoforte a coda, non sfondare i divani in pelle nera, non sporcare le pareti color bianco ghiaccio e attenersi alle istruzioni. Sí, perché il padrone di casa Oskar, famoso compositore minimalista e poliglotta, amante del design e della semplicità che costa un occhio, impegnato a Los Angeles con gli avvocati della moglie sul piede di guerra, non solo ha affidato la sua elegante casa a un vecchio amico di università e aspirante scrittore, ma gli ha lasciato anche biglietti, noticine e istruzioni per ogni situazione possibile: da come scegliere la dieta ideale per i gatti a quale deodorante d’ambiente usare, dal divieto di toccare il pianoforte a dove ricomprare tempestivamente il caffè, a come riciclare nella maniera piú efficace. Editore: Neri Pozza - Pagine: 288 - Prezzo: 16,50 euro

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Nuova nomina all’Associazione Europea delle Vie Francigene

C

ongratulazioni vivissime al prof. Federico Massimo Ceschin da parte delle redazioni di Slow Economy, Golf People Club Magazine e della Proloco di Putignano per il prestioso incarico europeo ottenuto. Siamo lieti di pubblicare il testo della email che il prof. Ceschin ha inviato al presidente della Proloco Pinuccio Cosacco: “Cari amici della Proloco di Putignano, trascorso qualche giorno dalla magnifica accoglienza riservataci a Putignano, vi indirizzo queste poche righe per ringraziarvi ancora e per rinnovarvi la mia disponibilità alla più ampia collaborazione. Ne approfitto, di ritorno dall’Assemblea Generale di Formello (Roma) scoltasi durante il fine settimana di metà maggio, per informarvi dell’assunzione della Vicepresidenza dell’”Associazione Europea delle Vie Francigene”: un risultato raggiunto a voti unanimi, che mi consegna la responsabilità di contribuire ancor

della Redazione

Ultim’ora

Federico Massimo Ceschin in visita alla Grotta Sovrana di San Michele in Monte Laureto a Putignano, nella stessa giornata della visita del Pellegrino Michele Del Giudice, pioniere della nuova Via Francigena, ospite della Proloco Putitignano

più alla costruzione del Grande Itinerario Culturale Europeo verso i porti della Puglia, l’Oriente e la Terra Santa.

Un caro saluto e arrivederci a presto”. Federico Massimo Ceschin

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PUGLIA

TuTTa TuTTa l’odonToiaTria l’odonToiaTria didiqualiTà al qualiTà al servizio pazienTi servizio dei dei pazienTi SPECIALE ODONTOIATRIA

di Enrico Deodato

Speciale Odontoiatria Puglia

il dottor deodato peruna una bocca e bella il dottor deodatospiega spiegaii“segreti” “segreti” per bocca sanasana e bella

LL

a bocca anon serve bocca non solo serve per solorespiraper respirare e mangiare, ma è ma anche un imre e mangiare, è anche un imdi comunicazione, portanteportante organoorgano di comunicazione, non stupisce che, denti bianchi, pertanto pertanto non stupisce che, denti bianchi, splendenti e regolari, sono riconosciuti splendenti e regolari, sono riconosciuti come un segno di vitalità e di salute del come un segno di vitalità e di salute del corpo; inoltre, un sorriso accattivante incorpo; inoltre, sorrisodecisivo accattivante fluenza un in modo la fiduciainin se fluenza instessi. modo decisivo la fiducia in se stessi. Oggi il paziente pretende dal suo dentista non solo un risultato Oggi il paziente pretende dal funzionalmente suo dentiperfetto trattamento, ma anche e semsta non solo un del risultato funzionalmente pre di più un miglioramento del proprio perfetto del trattamento, ma anche e semaspetto. Chi ha dei denti belli sorride più pre di piùspesso un miglioramento delsaproprio e più volentieri di chi di avere dei aspetto. Chi dei dentie belli sorride più dentiha inguardabili preferisce nasconderli. Come tutti sanno, la perdita di unodei o più spesso e più volentieri di chi sa di avere denti compromette sia lanasconderli. funzione mastidenti inguardabili e preferisce catoria sia l’estetica del sorriso e del viso. Come tutti sanno, la perdita di uno o più La cura della malattia parodontale (piordenti compromette sia la funzione mastirea) è un pilastro essenziale per la salucatoria siate l’estetica del viso. del cavo orale,sorriso mentre eledel proteLa cura della malattia gli parodontale (piorsi sostituiscono elementi persi compromessi garantendo la salurea) è uno pilastro essenziale per la corretta Tutte del cavo orale,masticazione. mentre le proteto ciò è realizzabile sia grazie si sostituiscono gli elementi persi alle protesi fissa su denti nao compromessi garantendo la turali e impianti, ma anche corretta grazie masticazione. all’impiego diTutnuove to ciò è realizzabile sia grazie tecnologie come l’implantoprotesi computer assistialle protesi fissa su denti nata e materiali di elevatissiturali e impianti, ma anche ma qualità estetiche come grazie all’impiego di nuove le ceramiche integrali. tecnologieDottor comeDeodato, l’implancosa si intoprotesi tende computer assisti- parodonper malattia ta e materiali tale? di elevatissiLa estetiche parodontologia ma qualità come è una branca dell’Odontoiatria le ceramiche integrali. che si occupa della diagnosi e terapia delle malattie che Dottor Deodato, cosa si ininteressano il parodonto (organo di tende persostegno malattia del parodondente). Queste vengotale? La parodontologia è una branca 38 odontoiatria Più dell’Odontoiatria che si occupa della diagnosi e terapia delle malattie che interessano il parodonto (organo di sostegno del dente). Queste vengo-

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odontoiatria Più

nonochiamate malattie ri formano la cosiddetta placcao batterica o chiamate genericamente genericamente malattie pa- pa- ri formano la cosiddetta placca batterica rodontali, parodontiti dentale, unoappiccicoso, strato appiccicoso, rodontali, parodontopatie, parodontopatie, parodontiti o o dentale, uno strato nel qua- nel quapiorrea(termine (termine storico ancora uti- uti- le i batteri possonopossono facilmente moltiplicar-moltiplicarpiorrea storicooggi oggi ancora le i batteri facilmente lizzatonella nella popolazione). popolazione). si in maniera indisturbata. Le tossine Le pro-tossine prolizzato si in maniera indisturbata. Che cosa è la parodontite o piorrea? dotte da questi batteri portano dapprima Che cosa è la parodontite o piorrea? dotte da questi batteri portano dapprima La piorrea è un’infezione cronica delle alla gengivite che si manifesta con gengiLa piorrea è un’infezione cronica delle alla gengivite che si manifesta con gengistrutture parodontali. Essa viene causata ve che sanguinano quando spazzoliamo i strutture parodontali. Essainviene causata denti.veSeche sanguinano quando spazzoliamo i da particolari tipi di batteri, parte anala gengivite perdura più a lundaerobici particolari tipi di batteri, in parte anadenti. Se la gengivite perdura (viventi in assenza di ossigeno), e go, l’infiammazione può estendersi dalle più a lundecorre(viventi solitamente in mododiasintomatipaerobici in assenza ossigeno), e gengive go,all’apparato l’infiammazione può estendersi dalle ca. Se l’igiene orale èintrascurata, i batterodontale sottostandecorre solitamente modo asintomatigengive all’apparato paa distrug-sottostanca. Se l’igiene orale è trascurata, i batte- te finorodontale gere le fibre te fino a distruggere le fibre


parodontali e l’osso alveolare che sorreggono i denti, creando la malattia parodontale o piorrea. Si formano allora delle tasche prima gengivali, poi ossee (tasche intraossee), che nascondono al loro interno residui di tartaro e placca batterica automantenendo la patologia. La malattia parodontale, se trascurata, inevitabilmente progredisce, portando alla completa distruzione dell’organo di sostegno dei denti con comparsa di mobilità fino alla perdita dei denti. Si può curare? Oggi la piorrea si può prevenire e curare efficacemente, purché non la si trascuri fino a portarla agli ultimi stadi. è importante però conoscere cos’è e come si manifesta negli stadi iniziali. i progressi fatti in questa branca permettono oggi di conoscere la predisposizione individuale a sviluppare la malattia e di diagnosticarla precocemente. Cos’è l’implantoprotesi computer assistita? Entrare dal dentista senza denti e uscire, solo dopo poche ore, con una protesi fissa su impianti. Oggi questo è possibile grazie alle nuove tecnologie e a una nuova procedura clinica chiamata “implantoprotesi computer assistita”. Si tratta di una moderna tecnica computeriz-

INSERZIONE PUBBLICITARIA

un’immaginE dELLO STudiO

zata che agevola il lavoro del dentista e offre molti vantaggi al paziente. in pratica, si utilizza un nuovo e moderno programma informatico, che permette di progettare al computer tutto l’intervento chirurgico e sapere, in anticipo, senza dover tagliare e aprire le gengive, dove posizionare gli impianti. Si può così costruire una protesi fissa provvisoria

prima dell’intervento, che viene applicata sugli impianti appena inseriti (carico immediato). La mini-invasività degli interventi e il carico immediato fanno dell’implantoprotesi computer assistita, il sistema per la pianificazione implantare unico nel suo genere. L’immediato comfort percepito dai pazienti, la precisione e la predicibilità, inoltre, rendono questo protocollo clinico idoneo per la riabilitazione dei pazienti, sia totalmente che parzialmente privi di denti. Che funzione hanno le corone in ceramica integrale? Le ceramiche integrali si distinguono per la loro eccellente estetica, dato che la luce non viene solo riflessa ma, come nei denti naturali, esiste una vera trasparenza (la luce attraversa il dente). Questo effetto rende la corona di ceramica integrale specialmente adatta per i denti frontali, di cui permette anche piccole correzioni di forma e posizione. un ulteriore vantaggio è che i bordi delle corone in ceramica non devono per forza essere posti nella zona sub gengivale, in questo modo si evitano irritazioni e retrazioni della gengiva causate dal bordo della corona. Le ceramiche integrali sono materiali estremamente biocompatibili, che non hanno potenzialità allergeniche. Per i pazienti allergici ciò può essere un vero vantaggio.

BaRi tel (+39) 080 5045113 www.studiodeodato.com

odontoiatria Più

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della Redazione

Miss Slow Economy 2013

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Antonella Intini

ntonella nasce il 23 settembre 1988 e risiede a Putignano. Attualmente è impiegata come collaboratrice di uno Studio Medico Associato.

Il suo curriculum scolastico la qualfica come “Tecnico dei servizi turistici”. Tra gli sport praticati da Antonella troviamo la danza, il kara-

te, l’aerobica, la danza aerea e il nuoto. Ama viaggiare ed è particolarmente attratta dai paesi di cultura orientale.


Rossella Rella

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ossella Rella, pugliese di Acquaviva delle Fonti, ha svolto i lavori di segretaria d’azienda e di consulente assicurativo ed ora svolge sopratutto il suo lavoro di fotomodella e di indossatrice presso showroom insieme all’impegnativo ruolo di mamma della splendida Asia. Nella scorsa edizione ha partecipato al concorso di Miss Italia. alle vendite nello showroom “Sass & Bide” per la Victoria Gallery di Sidney in Australia… A dire il vero, quindi, ci sembrava, letto il curriculum, perfetta più per il titolo di “Miss Fast Economy” che per il nostro, poi, per aver già fatto tutto questo po’ po’, pensavamo che avesse almeno 70 anni! Invece, avendola conosciuta di persona, l’abbiamo scelta fra le tante candidate perché vogliamo che metta a frutto in maniera più “Slow” la sua laurea in “Scienze Politiche”che ha conseguito dopo la maturità classica, il master in“E-

government e management nella pubblica amministrazione” conseguito alla facoltà di Giurisprudenza, il corso “recitazione, laboratorio di formazione, linguaggio del teatro e tecniche dell’interpretazione”, il corso “improvvisazione teatrale e teatro comico" con l’insegnante canadese Ian Algie, il workshop teatrale in lingua inglese sull’interpretazione e recitazione di estratti e sonetti di Shakespeare, il corso alla MED (Mediterranean E n t e r p r i s e Development) dell’Universus CSEI di

Bari con stage presso la University “Science Park” di Patrasso in Grecia e quello in “Regia Multimediale” all’istituto di formazione Di Cagno Abbrescia di Bari, per finire con quelli in “Marketing Internazionale per le Piccole e Medie Imprese” e di “Marketing della Moda” a Londra. Sopratutto vogliamo che concentri il suo talento nel nuovo sviluppo economico necessario al nostro Paese. Perciò auguri e Buon vento Slow, piccola Priscilla (ha meno di trent’anni).

Miss "Slow Economy"

Al fine della selezione utile alla pubblicazione di miss "Slow Economy" per ogni numero della rivista, inviare CV e foto figura intera e primo piano (ad alta risoluzione) all'indirizzo mail: sloweconomy2012@gmail.com

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Punti didi distribuzione Punti distribuzione

S

italiana nel mondo, ottimi primi, ottima pizza, squisita la frittura di calamari e gamberi

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italiana nel mondo, ottimi primi, ottima pizza, squisita la frittura di calamari e gamberi

low Economy - Golf in tour gustando Moda, Agroalimentare e Turismo lo trovi anche in queste 65 eccellenti locations. Bruxelles lowrue Economy - Golf in12 tour• Petit au beurre, gustando Moda, AgroaliRistorante La Capannina a due mentare e Turismo lo trovi piani nel centro storico, strada che anche in queste 65 eccellenti loimmette nella fantastica “Grand cations.della città belga sede del Place” Bruxelles Europeo, con cucina Parlamento • Petitrivisitata rue aual gusto beurre, 12 italiana francese Capannina aprimo due eRistorante clientela La internazionale, piani nel centro storico, strada che ristorante italiano in città fondato immette nella fantastica “Grand 50 anni fa da una giovanissima e Place” della belga sede del tenace Anna città Bianco emigrante da Parlamento Europeo, con cucina Noci in Puglia. italiana rivisitata al gusto francese e clientela internazionale, primo ristorante italiano in città fondato 50 anni fa da una giovanissima e tenace Anna Bianco emigrante da Noci in Puglia.

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• Lower Ormonde Quay, Dublin 1 - ristorante pizzeria "Bar Italia". Infotel: 353 1 874 1000 e-mail: info@baritalia.ie website: www. baritalia.ie. Fa onore alla cucina

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• Lower Ormonde Quay, Dublin 1 - ristorante pizzeria "Bar Italia". Infotel: 353 1 874 1000 e-mail: info@baritalia.ie website: www. baritalia.ie. Fa onore alla cucina

• Upper Merrion Street, Dublin 2 - "Merrion Hotel" website: www. merrionhotel.com. Nel centro storico si nota l’eleganza già dal portale d’ingresso, di fronte al palazzo di governo irlandese. • Upperdalla Merrion Street, 2 Creato fusione di 4Dublin antiche -case "Merrion Hotel" website: www. in stile georgiano si sviluppa merrionhotel.com. attorno a 2 giardiniNeldelcentro XVIII storico si secolo. nota l’eleganza già dal portale d’ingresso, di fronte al palazzo di governo irlandese. Creato dalla fusione di 4 antiche case in stile georgiano si sviluppa attorno a 2 giardini del XVIII secolo.

Torino • via Santa Chiara, 54 - Ristorante "Asian Fusion". infotel: 338 8194846. Nel quadrilatero romano non lontano dalla Mole Antoneliana ottime cucine tipiche Torino cinese, giapponese ed malese, • via Santa 54 - Ristorante Italiana, conChiara, pietanze fedeli alle "Asian Fusion". infotel: 338 tradizioni ed ai gusti originali, 8194846.culinario Nel tra quadrilatero crocevia oriente ed romano non lontano dalla Mole occidente. Antoneliana ottime cucine tipiche Cuneo cinese,digiapponese •malese, Santuario Vicoforte edItaliana, con pietanze fedeli alle Ristorante albergo CioccoLocanda tradizioni ed ai gusti originali, - via F. Gallo,19. infotel: 0174 crocevia culinario tra oriente ed 563312. Del grande artigiano occidente. della cioccolata Silvio Bessone, Cuneostanza dedicata ad un ogni • Santuario di che Vicoforte paese del mondo produceRistorante albergo CioccoLocanda cioccolata, un museo incredibile. - via F. Gallo,19. infotel: 0174 Milano artigiano •563312. EsclusivaDel Golfgrande Club House del della cioccolata Silvio Bessone, presidente Maria Grazia Borelli ogni stanza dedicata ad un paese del mondo che produce cioccolata, un museo incredibile. Milano • Esclusiva Golf Club House del presidente Maria Grazia Borelli

• Fiat Lounge Cafè - via Alessio di Tocqueville, 3. Meta della movida meneghina • Ristorante l’Osteria dei Pirati - via Fogazzaro, 9 del noto presentatore TV Marco Predolin • Fiatoffre Lounge Cafè -menù via Alessio di che fantastici a base Tocqueville, 3. Meta della movida di pesce con musica dal vivo meneghina • Ristorante l’Osteria dei Pirati - via Fogazzaro, 9 del noto presentatore TV Marco Predolin che offre fantastici menù a base di pesce con musica dal vivo

Hotel Madison (4 stelle) - via Gasparotto, 8. Fra Stazione Centrale e nuovo grattacielo Regione Lombardia, si affaccia sulla chiesa di Sant’Agostino e sul complesso di scuole dei Salesiani Hotel primarie Madisonai (4 (dalle licei)stelle) - via Fra Stazione •Gasparotto, Residence 8. Abbadesse Resort Centrale e nuovo grattacielo - via Oldofredi e via Abbadesse Regione Lombardia, affaccia antico monastero fra isigrattacieli sullanuovo chiesaQuartiere di Sant’Agostino e sul del della Moda, complesso di scuole Isola di Porta Nuova,dei benSalesiani diretto (dalle primarie ai licei) dal proprietario ing. Antonio Savia. • Residence Abbadesse • Residence Pola - via Resort Pola. - via Oldofredi e via Abbadesse Suites ed appartamenti di fronte antico monastero al nuovo Pirellone. fra i grattacieli del nuovo Quartiere Churrascaria della Moda, • Ristorante Isola di Porta Nuova, ben diretto Barbacoa - via delle Abbadesse, dal proprietario ing. Antonio 30. Primo in Europa dopoSavia. Sao • Residence Pola - via Pola. Paulo, Campinas, Salvador, Suites edTokyo, appartamenti fronte Manaus, Osaka, di propone al nuovo Pirellone. carne tipica brasiliana • Ristorante Churrascaria Camisano Vicentino (VI) - viaLocanda delle Abbadesse, •Barbacoa Ristorante alla Torre 30.Zemin Primo- inviaEuropa dopo Sao da Torerossa, 39/41 Paulo, Campinas, Salvador, locale n.407 zona 4est infotel: Manaus, Tokyo, Osaka, propone 049 9065621. Nella torre di carne tipica brasiliana avvistamento del 1270 sul Camisano Vicenza/Padova, Vicentino (VI) confine nei • Ristorante Locanda alla Torre due piani della locanda un da Zemin - via Torerossa, Zemin 39/41 incredibile Gianfranco locale n.407 propone una zona cucina4est soloinfotel: con 049 9065621. Nella torre di prodotti di stagione e ingredienti avvistamento del “piramide 1270 sul del territorio, dalla di confine Vicenza/Padova, tartare di tonno su battuta nei di due piani della con locanda mango e avocado salsa un di incredibile Gianfranco Zemin limoni caramellati” alla “suprema propone una cucina solo con prodotti di stagione e ingredienti del territorio, dalla “piramide di tartare di tonno su battuta di mango e avocado con salsa di limoni caramellati” alla “suprema


d’Italia (Carpi), all’incrocio fra l’autostrada adriatica nord/sud e l’autostrada del Brennero che collega l’Austria ed il nord Europa Quattro Castella (RE) • Ristrante Albergo La Maddalena - via L.Pasteur, 5. Emilio ed Emiliano Montanari accolgono con simpatia ospiti da tutta Italia deliziandoli con salumi parmensi e formaggio Parmigiano Reggiano San Polo d’Enza (RE) • Ristorante La Grotta - via della Resistenza, 2/B. Sulla collina reggiana, fra stalattiti e stalagmiti in grotta con cucina tipica reggiana Quattro Castella (RE) • Resort B/B Quattrocolli - Via Lenin, 81. Sulla collina tra Parma e Reggio Emilia offre una discreta raffinata ospitalità di lusso Copia di cortesia

di faraona”, indimenticabili i suoi risotti. Se lo si prega Gianfranco, forse, racconterà la storia di Occhi d’Oro e del cavaliere misterioso. Padova • Q Bar - vicolo dei Dotto, 3 infotel: 049 8751680. Nella centralissima piazza Insurrezione è elegantissima meta della movida chic padovana, anche ritrovo preferito dei calciatori del Padova calcio. Dinner&Dance, cucina mediterranea e sofisticata musica live • Osteria Barabba - via Vicenza, 47. Marco offre la cucina delle osterie venete in un lounge space, a cominciare dall’ora dell’aperitivo, memorabile quello del mercoledì con ricco buffet, ottimo winebar infotel: 049 8716845 Parma • Ristorante I Tri Siochett strada Farnese, 74/a. Squisiti “tortelli all’erbetta” piatto tipico parmense (grandi ravioli ripieni di spinaci annegati in burro fuso con parmigiano) e torta fritta (detta anche “gnocchi fritti” nel modenese e nel reggiano, di origine longobarda, semplici sfoglie di pasta per pane fritte in olio che si gonfiano come panzerottini vuoti all’interno) ottima per accompagnare il salame di Felino, il culatello di Zibello ed il prosciutto di Parma, oppure il Parmigiano Reggiano sorseggiando Lambrusco di alta qualità (per es. di Cantine Ceci). Collecchio (PR) • Agenzia Viaggi Tra le nuvole via Giardinetto, 6/I. Condotta con competenza e professionalità da Elena Bizzi Città di Castello (PG) • Ristorante La Taverna di Mastro Dante - via Montecastelli Umbro/ Promano in località Coldipozzo, 45. E' la patria dei prosciutti di montagna di Norcia infotel: 075 8648133 Soliera (MO) • Hotel Carpi - via Modena/Carpi, 81. Situato tra la patria dell’aceto Balsamico e la più bella piazza

SE Slow Economy Golf in Tour gustando Moda, Agroalimentare e Turismo SU CARTA PREZIOSA DA COLLEZIONE

Italian Style

ANNO21NUMERO - NUMERO42 ANNO Gennaio/Febbraio 2013 Maggio/Giugno 2013

Roma • Golf & Country Club “Parco di Roma” - quartiere Cassia, via dei due ponti, 110. Progettista P.B.Dye per un 18 buche “par72” infotel:06 33653396, direttore architetto Giuseppe Miliè, progettista di campi da golf in tutto il mondo • Ristorante Ristovino quartiere Prati - via Durazzo, 19. Nei pressi dell’emittente televisiva nazionale LA7, è anche caffetteria per ottime colazioni mattutine ed enoteca ben fornita per pranzi o cene che vanno dai tipici piatti romani come gli “gnocchi freschi ai 4 formaggi” a quelli napoletani

tipo gli ottimi “rigatoni fatti a Gragnano preparati alla genovese con sugo napoletano”. Sant’Agata sui due Golfi (NA) • Ristorante albergo “Don Alfonso dal 1890” - corso Sant’Agata, 11/13. Nel cuore della penisola sorrentina si affaccia sul Golfo di Salerno ed è considerato tra i primi dieci migliori ristoranti d’Italia, condotto da Alfonso Iaccarino, chef internazionale, che vi ha aggiunto un prestigioso albergo e la scuola di cucina con frequenti eventi di showcooking Orsara di Puglia (FG) • Piano Paradiso ristorante. Peppe Zullo noto chef internazionale, riceve ospiti da tutto il mondo infotel: 0881 964763 Torre Canne (BR) • Masseria San Domenico e Golf Club. Struttura composta dalla prestigiosa masseria San Domenico e da Borgo Egnazia, resort di alta qualità apprezzata anche da importanti clienti arabi e russi e dai divi di Hollywood, è munita di campo da golf a 18 buche fra gli ulivi secolari ed è affacciato sul mare Bari • Barialto Golf Club. Storica club house pugliese con importante campo da golf • Hotel Boston - via Piccinni, 155. Albergo a 5 minuti dal centro storico e dalla Basilica di San Nicola, meta da Mosca di pellegrini cristiani ortodossi e, nel quartiere Palese hotel Parco dei Principi, di fronte al nuovo aeroporto Karol Wojtyla, modernissimo e dotato di tutti i confort per clientela business, entrambi della famiglia del vicepresidente Federalberghi di Bari, Antonio Vasile • Villa Romanazzi Carducci - via Capruzzi, 326. Albergo resort elegante e con architettura di prestigio circondata da splendido parco in pieno centro cittadino, direttp dalla famiglia dell’imprenditore ing. Lorenzo Ranieri, è dotato di suggestive sale convegni sparse nel giardino 127 159


Modugno (BA) • Gruppo Logistica Trasporti Futura Enterprise - SS.98. Il Gruppo della famiglia di Pietro Conserva opera in tutta Europa con una flotta di 1.000 autotreni Monopoli (BA) • “Tartarella Gold” - via Baione, zona industriale. Concessionaria Alfa Romeo è la prima concessionaria della Puglia per Alfa Romeo infotel: 080 2462400 Polignano a Mare (BA) • Resort & SPA Borgobianco -

128 160

Copia di cortesia

ed offre la cucina del noto chef prof. De Rosa • Ristorante Terranima - via Putignani. Nella strada delle banche e della movida, in pieno centro, è l’unico ristorante che conserva l’architettura antica, dalle “basole” del pavimento alla coorte che ricorda le piazzette degli artigiani dei secoli scorsi (presenti ancora solo nel centro storico) offre l’inimitabile cucina tipica barese, dalle "strascinate alle patate e cozze", dalle mozzarelle ai dolci caldi con crema “sporcamuss” • Radicci Automobili S.p.A. - Via Amendola, 146. Concessionaria Ferrari e Maserati per il Sud Italia ora Concessionaria anche per la dorsale adriatica con la nuova sede di Ancona. Il Gruppo Radicci a Bari, in altra sede, è anche prestigiosa Concessionaria Jaguar e Land Rover. • Hotel Oriente, nel centralissimo Corso Cavour al numero 32, un 4 stelle di lussuosa eleganza, ospita da gennaio 2013 la Golf Club House "Porta d'Oriente", punto d'incontro al Sud Italia di giocatori ed eccellenze della moda e dell'enogastronomia.

SE Slow Economy Golf in Tour gustando Moda, Agroalimentare e Turismo

Contrada Casello Favuzzi. Moderni arredi interni in una struttura esterna a masseria, intonacata a calce bianchissima che si specchia su di una immensa piscina con idromassaggio, che compone la “Salus per acquam” insieme al centro benessere interno “Unica”. Cinque stelle meritate come meritata è stata l’elezione a presidente “Associazione Albergatori Polignano” di Roberto Frugis socio e marketing manager. Tel:080-8870001 • B&B dei Serafini - piazza Vittorio Emanuele, 43. Riduttivo chiamarlo B&B perché si tratta di un eccezionale albergo diffuso nel centro storico della città di Domenico Modugno. Sporgendosi dalle case costruite sulla scogliera a picco sul mare sembra proprio di ascoltare “Volare” o “Nel blu dipinto di blu” onde sonore che da ANNO Polignano raggiunto 1 - NUMERO 1hanno Novembre/Dicembre 2012 ogni angolo del globo. Altamura (BA) • Condotta Slowfood Murge - Via Cappelle della Via Crucis, 77. Fiduciario medico veterinario Michele Poligneri, esperto in ricerche sulle carni e promotore del grano Senatore Cappelli e del famoso Pane DOC di Altamura. Santeramo in Colle (BA) • Pastfico Benagiano - corso Italia,134. Da 160 anni produce la pasta che gustò Giuseppe Garibaldi, con trafile in bronzo e lenta essiccatura. • Dolci Pensieri - Corso Italia, 95/97. Pasticceria e caffetteria, produce le “tette delle monache”, soffici e squisitamente ripiene di crema chantilly. • Gastronomia Arcimboldo corso Italia, 103. Enoteca ed alta gastronomia italiana tipica selezionata da Cristina Schiavarelli

SU CARTA

PREZIOSA Putignano (BA) DA COLLEZIONE • Proloco - piazza Pebliscito,1. Nel centro storico della città patria degli abiti da sposa e del Carnevale più antico e lungo del mondo. • Fondazione Carnevale di Putignano via Conversano, 3. • Agenzia ViaggiNetti - via Tripoli, 63. La signora Netti organizza viaggi in tutto il mondo, pur in tempi del “fai da te via internet”, con una costante ricerca del prezzo più basso col massimo della qualità e della garanzia, facendo inoltre incoming turistica in Puglia con educationals tours, showcooking ed itinerari guidati in posti unici ancora sconosciuti ai grandi tours operators. Noci (BA) • Ristorante L’antica Locanda - via S.Santo, 49. In una “gnostra” del centro storico meta di turismo internazionale a novembre per “Bacco nelle gnostre”, di Pasquale Fatalino, chef noto in trasmissioni RAI, che prepara orecchiette con fave e cime di rape ed incantevoli braciole di carne al sugo. indimenticabili come dimostrato dai personaggi del mondo dello spettacolo che lo raggiungono apposta in ogni momento dell’anno. • Ristorante "Il falco Pellegrino" in località Montedoro a Noci, immerso nella campagna della Murgia pugliese, fra antiche masserie, nel quale lo chef Natale Martucci prepara primi indimenticabili, secondi di pesce fresco o tagliate di manzo podolico, con attenta scelta dei migliori vini regionali. Conversano (BA) • Ristorante Savì - via San Giacomo. Condotto dallo chef Nicola Savino, già chef a Dallas dove ha servito al presidente

Speciale Made in Italy


Bush ed al famoso cantante Frank Sinatra le polpette al sugo pugliesi. A conversano ha inventato le crepès pugliesi, panzerottoni (dolci o salati) ripieni di leccornie regionali. Turi (BA) • Ristorante Menelao - via Sedile, 46. A Santa Chiara in un palazzo signorile del 1600 nella cittadina custode dell’”oro rosso”, la Ciliegia Ferrovia. Aperto da Michele Boccardi che dopo la laurea in economia e commercio e l’abilitazione di commercialista è diventato Marketing Manager alla Scuola di Economia & Turismo di Londra. Visto il successo ottenuto dall’aver trasformato la masseria fortificata di famiglia “Menelao”, sulla strada per Rutigliano, in eccellenza per la banchettistica, i ricevimenti, le cene di gala ed i meeting, con “Santa Chiara” affronta la sfida della cucina di alta classe internazionale. Dispone di un’ottima cantina di vini ed offre prodotti tipici, sia nazionali che d’oltremare, dai cappelletti con cicoriella campestre su letto di fave alla costata di manzo podolico della Murgia non disdegnando però il salmone Balik norvegese o la costata di manzo della val di Chiano della Toscana. Infotel: 080 8911897. Castellana Grotte (BA) • Palace hotel Semiramide - via Conversano. Affascinante albergo immerso nella natura, accanto al parco dei dinosauri in cartapesta, ospita anche la sede italiana dell’Università Europea per il Turismo, a cinque minuti dalle famose Grotte che richiamano visitatori da tutto il mondo per gli affascinanti percorsi carsici sotterranei lunghi chilometri, famose per le eccezionali stalattiti e le stalagmiti della “grotta bianca”. • Ristorante e braceria Le Jardin Bleu Belle - via Firenze. Affascinante struttura in legno

costruita su quella in pietra dell’antico bar della villa comunale, creandone un unico ambiente che guarda dalle vetrate le cime degli alberi che la circondano mentre si gustano squisiti piatti tipici pugliesi. Alberobello (BA) • Ristorante Casanova - via Monte San Marco, 13. Ricavato in un antico frantoio ipogeo sotterraneo in pieno centro fra i trulli patrimonio UNESCO. I soci Ignazio Spinetti (presidente Associazione Ristoratori Alberobello) e lo chef Martino Convertino offrono l’ottima cucina tipica pugliese indescrivibile a parole perché semplicemente da gustare in silenzio. • Museo del vino Antica Cantina Albea - via Due Macelli, 8. Unico completo museo del vino pugliese produce vino anche per il Vaticano, è la storica cantina che prima dell’unità d’Italia inviava, dalla vicina e collegata stazione ferroviaria, i propri vini per tagliare e migliorare quelli di Bordeaux in Francia. Produce “Lui” negramaro in purezza affinato in barrique primi 12 mesi. • Condotta Slowfood “Alberobello e Valle d’Itria” - via Sisto Sante, 5. Fiduciario Francesco Biasi, promotore dei presidi “salame Capocollo di Marina Franca” (ingrediente delle famose “bombette”), “Cipolla rossa di Acquaviva delle Fonti” e “Pomodorino di oasi protetta Torre Guaceto”. • GAL Terra dei Trulli e di Barsento - Via Bligny, 23. Il primo Gruppo di Azione Locale fra quelli in cui, per zone omogenee, è stata diviso il territorio d’Europa, ad essere partito operativamente con gemellaggi in tutto il continente. I GAL sono un’iniziativa UE, che li finanzia col programma “Leader”, al fine di valorizzare le potenzialità dei territori integrando produzioni agricole, artigianali e di piccola industria per uno sviluppo sostenibile.

Questo GAL comprende i comuni di Alberobello, Putignano, Castellana Grotte, Turi, Sammichele, Noci, Gioia del Colle. Andria (BAT) • Ristorante "Antichi Sapori" contrada Montegrosso. Pietro Zito importante chef internazionale offre la cucina tradizionale pugliese e le antiche erbe ed ortaggi riscoperti e curati nell’immenso orto che ha costruito e nel quale lavora tutta la contrada. • Cantina Rivera con annessa sala di degustazione, condotta dal presidente di “Movimento Turismo del Vino” Sebastiano De Corato, produce il famoso “Falcone Rivera”. Corato (BA) • Cantina Torrevento condotta dal prof. Francesco Liantonio presidente della “Strada dei vini Castel del Monte” guarda lo splendido maniero ottagonale dell’imperatore Federico II di Svevia “Stupor Mundi” patrimonio UNESCO e produce eccellenti vini pugliesi. Crispiano (TA) • Masseria Resort Quis Ut Deus. Una delle inimitabili “Cento Masserie di Crispiano”, affascinanti masserie in pietra e tufo, ristrutturate per resort di livello e aziende agricole di prodotti tipici quali olio extravergine d’oliva e prodotti caseari Fasano (BR) • Tenuta Monacelle - Selva di Fasano. Antico monastero di monache del 1700 fatto di trulli, ognuno adibito a stanza d’hotel, con affianco parco nel quale sono ricavate modernissime stanze d’albergo costruite in tufo. Si affaccia dal monte Selva sui sei milioni di ulivi secolari che lo distanziano dal mare di Fasano Savelletri di Fasano (BR) • Masseria Resort Torre Coccaro contrada Coccaro, 8. Infotel.:080 4827992. Bianca e splendida sul mare, antica torre di avvistamento della linea difensiva dalle scorribande 129 161


dei Saraceni del XVI secolo, che andava dal Gargano al “finibus terrae” Santa Maria di Leuca. Non ci sono parole per descriverla, guardare sul web! La stessa famiglia Muolo possiede la collegata Masseria Torre Maizza infotel: 080 4827838. Un hotel a 5 stelle con campo da golf 9 buche executive “par27” costruito fra gli ulivi secolari ed affacciato sul mare. A Coccaro Golf Club il 4 novembre, festa della Vittoria dell’Italia nella grande guerra, l’Apulia Golf District dell’architetto Giuseppe Germano e Do You Golf di Ester Monacelli hanno organizzato per il Circuito “Eccellenza di Puglia 2012” la 2a edizione della gara

Pitch&Putt, 18 buche stableford con 18 squadre e 36 giocatori. Il buffet preparato dagli chefs della struttura è stato inimitabile. Masseria Torre Coccaro è risultata per il 2012 tra i migliori 10 Beach Hotel nella classifica di “Conde Nast Travel”. Ostuni (BR) • Grand Hotel Masseria Santa Lucia SS.39, km 23.5 località Costa Merlata. Incantevole resort sul mare sotto la città bianca di Ostuni, diretto da Bartolo D’Amico, presidente ADA Puglia, associazione direttori d’albergo. Cellino San Marco (BR) • Cantina Tenuta Albano Carrisi. Prestigioso albergo e ristorante ricavati nella masseria del padre del famoso cantante, don Carmelo, che da il nome al vino più prestigioso prodotto dall’azienda. Cellino San Marco (BR) • Cantina Due Palme. Con avveniristica sala convegni ricavata nella bottaia produce vini ormai famosi nel mondo e vincitori di primi premi al Vinitaly di Verona come il “Selva Rossa”

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Salice Salentino (BR) • Cantina Conti Leone De Castris. Cantina ricavata nel palazzo dei conti Leone De Castris, dove è nato il primo vino rosè del mondo settant’anni fa,il "Five Roses". E' annessa al prestigioso albergo e ristorante di proprietà della famiglia. Lecce • Acaya Golf Resort - Strada per Acaya,km.2 località masseria S.Pietro. Infotel: 0832 861385. Splendido campo da golf rivisto e ristrutturato, anche agronomicamente, dallo studio di architetti “Hurdzan Fry” per un 18 buche “par71” di 6192 metri, con ben sette ettari di specchi d’acqua, accanto al “Castello di Acaya”, costruito seguendo le nuove esigenze fortificatorie dell’epoca dovute all’affermarsi delle armi da fuoco ed ora esempio di moderno restauro. L’albergo resort della catena Hilton è costruito nel ricordo stilistico degli antichi monasteri con una grande piscina esterna ed un’importante SPA di ben 1200 metri quadri.

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