“EXTRADIVINO”
“EXTRA VIRGIN OLIVE OIL & WINE INTERNATIONAL WEEK” NEI CASTELLI D’ITALIA
TIRATURA LIMITATA DA COLLEZIONE SU CARTA PREZIOSA
EXTRA DiVINO
VLADA KURILOVA GOLFMATE
ANNO 3 NUMERO 6 Gennaio/Marzo 2014
www.luisasposa.it
Sommario Sommario 4
4 Chi gioca Chi gioca a golf a golf è consumatore è consumatore 64 64 Flavia Flavia Pennetta, Pennetta, intelligente intelligente e consapevole e consapevole l’orgoglio l’orgoglio e la tenacia e la tenacia di prodotti di prodotti e servizi e servizi di qualità di qualità trionfano trionfano agli Indian agli Indian Wells Wells
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8 “Cinecittà” “Cinecittà” nellanella terraterra dell’Olio dell’Olio68 68 Turismo Turismo ed impresa ed impresa da dove da dove parte parte Checco Checco Zalone Zalone alberghiera alberghiera aiutano aiutano per spiegare per spiegare all’Italia all’Italia intera intera la ripartenza la ripartenza dellodello sviluppo sviluppo la crisi la crisi economica economica … … economico. economico. Un esempio? Un esempio? La Puglia! La Puglia! 14 14 Una Una storia storia di vino di vino e di viti e di viti 74 74 Il Consorzio Il Consorzio delledelle Pro Loco Pro Loco del Gargano del Gargano 22 22 Cantine Cantine Torrevento, Torrevento, vini di vini un’altra di un’altra Puglia Puglia 76 76 Piccoli Piccoli e diversi e diversi ma …vincenti 26 26 “Extra “Extra DiVino: DiVino: extra extra virgin virgin oliveolive ma …vincenti se uniti in squadra. in squadra. oil and oil wine and wine international international week” week” se uniti in tour in tour nei castelli nei castelli d’Italia d’Italia 80 80 Le Pro Le Loco Pro Loco dell’Unpli dell’Unpli Bari Bari in visita in visita da Papa da Papa Francesco Francesco 30 30 Vergine Vergine ed extravergine ed extravergine 40 40 Il New Il New YorkYork Times Times contro contro l’oliol’olio d’oliva d’oliva italiano italiano 44 44 La pirateria La pirateria agroalimentare agroalimentare punta punta sullosullo stereotipo stereotipo pizza, pizza, mafia mafia e mandolino e mandolino
83 83 Pro Loco Pro Loco e istituzioni: e istituzioni: una nuova una nuova frontiera frontiera per ilper territorio il territorio 86 86 La cosmesi La cosmesi biologica, biologica, etica, etica, biovegana, biovegana, ecologica ecologica e sociale e sociale
90 90 MissMiss “Slow “Slow Economy”: Economy”: 48 48 Il “Capitale Il “Capitale Umano” Umano” NelaNela LucicLucic e Iliriana e Iliriana Berisha Berisha è il principale è il principale fattore fattore per ilper rilancio il rilancio dellodello sviluppo sviluppo economico economico italiano italiano 92 92 ListeListe distribuzione distribuzione “Slow “Slow Economy” Economy” 60 60 Josefa Josefa Idem, Idem, 98 98 Michele Michele Emiliano, Emiliano, ministro ministro per 57 pergiorni, 57 giorni, campionessa campionessa a vita a vita il sindaco il sindaco più amato più amato d’Italia d’Italia
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www.facebook.com/SlowEconomy www.facebook.com/SlowEconomy - www.issuu.com/SlowEconomy - www.issuu.com/SlowEconomy
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di Stefano Masullo
Editoriale
Chi gioca a golf è consumatore (intelligente e consapevole) di prodotti e servizi di qualità
U
n mercato quello del lusso on line che negli ultimi tre anni ha raggiunto i 6,2 miliardi di euro di vendite, crescendo ad un un tasso tre volte superiore a quello del lusso nel suo complesso, 191 miliardi a livello globale. Al primo posto vi è l’Europa, seguita da Americhe, Asia - Pacifico e Giappone. Questi sono i risultati della terza edizione del Digital Luxury Experience Observatory di Altagamma - Mc Kinsey, uno studio condotto su più di 300 marchi, contro i 187 dell‘edizione precedente, che gestiscono oltre 700 siti, la maggior parte dei quali dotati di una sezione di e-commerce, nel 2012 le vendite di prodotti di lusso on line hanno raggiunto i 7,5 miliardi di euro, pari al 4% del totale, 212 miliardi, ed in crescita del 21% rispetto ai
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6,2 miliardi del 2011. Per il 2017 si prevede un ulteriore aumento a 17 miliardi, +125% circa, grazie ad un tasso medio di crescita annuo del 20% ed una incidenza sul totale che passerà al 6%, Europa ed USA continueranno ad Il Direttore Responsabile di Slow Economy essere i merStefano Masullo cati principali, ma l’Asia - Pacifico, Cina in meno, è che il 50% delle ventesta, trainerà lo sviluppo. Tra dite vengono fatte a prezzo le novità ci saranno il Brasile e pieno su siti monomarca o l’Australia, mentre il Giappo- equivalenti dei multimarca fine, verosimilmente secondo sici, come i department store. Nel 2012 il mercato dei beni mercato fisico al mondo per l’alto di gamma dopo gli Stati di lusso è cresciuto del 5%, se Uniti, continuerà a comprare però si considerano le categorie più importanti, cioè abpoco online. I motivi sono due: le diverse bigliamento, accessori, gioielli piattaforme tecnologiche per ed orologi, escludendo art de cellulari e smartphone ed il fat- la table, profumi e cosmetica to che il Giappone è il Paese in l’aumento è stato del 10%. Ma per le vendite on line la cui i marchi del lusso hanno la distribuzione retail più capillare. percentuale raddoppia ed è Altro dato interessante e molto interessante vedere che sfata uno dei miti relati- l’andamento dei diversi canali vi all’ecommerce, che cioè si di vendita on line, perchè anche compra online per spendere questo mondo si va differen-
ziando velocemente, proprio come quello della distribuzione nel mondo reale. Anche on line esiste infatti una parte retail, fatta dai siti gestiti direttamente dai brand o in collaborazione con società come Yoox.com, e una parte wholesale, costituita dai siti dei depatment store e da quelli multimarca, full price o con prezzi da outlet, e dai portali che si occupano di vendite ad invito. La crescita maggiore, del 48%, rispetto al 2011, è stata quella dei siti multimarca che vendono a prezzo pieno ,da cui si può dedurre che che per i consumatori del lusso quello che conta, proprio come nel mondo reale, è il servizio e la completezza di offerta. Un altro risultato importante è la conferma del ruolo sempre più centrale degli smartphone e dei tablet, usati per informarsi sui brand, ma sempre più an-
che per fare acquisti. Il mobile commerce è una realtà che in alcuni Paesi, come il Giappone, potrebbe superare l’e-commerce tradizionale. Nel complesso la ricerca indica che i consumatori di lusso effettuano il 50% dell loro ricerche on line sui prodotti, da un dispositivo mobile. Per un marchio del lusso essere digitali vuol dire molto più che vendere online: i social network hanno una importanza fondamentale e oltre ad essere strumento di comunicazione, influenzano le vendite online e offline, creando circoli virtuosi o in alcuni casi viziosi, se le finestre su internet dei marchi del lusso deludono le aspettative dei consumatori moderni, sempre più esigenti a livello digitale. Il Digital Observatory indica che i marchi del lusso sbarcati su Facebook sono cresciuti del 63% mentre per Twitter
l’aumento è stato addirittura del 422%. I brand devono tenerne conto, utilizzando i rispettivi siti e gli investimenti nel digitale devono comunque essere mantenuti e restare prioritari. Avere un sito ben costruito non serve solo a generare vendite dirette, ma anche indirette, ci sono molti consumatori che si informano on line per poi comprare nei negozi e altri che fanno un percorso inverso. Ma digitale significa poi social network, marketing, e-procurement, training virtuale e molto altro. Un altro dato sul quale riflettere è la sempre maggiore indipendenza dei consumatori di lusso, che decidono cosa comprare dopo essersi informati sui siti aziendali, considerati autorevoli, ma soprattutto su Twitter e sui forum, mentre cala l’interesse per i blogger di moda che si occupano solo di
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Il Direttore Responsabile di Golf People Club Magazine Stefano Masullo e Bianca Maria Miola Vecelli sul campo da golf
prodotti che vengono considerati sempre meno autonomi ed affidabili. Lo studio mostra una chiara correlazione tra l’aumento delle vendite ed il numero di pagine viste. I marchi con un indice di page per visit sotto la media del panel hanno visto le vendite crescere del 10%, per quelli con un indice superiore alla media del panel l’aumento è stato del 16%. La segmentazione dei beni acquistati è la seguente: per la moda il range va dal 12 al 25% del totale, un settore superato solo dall’ospitalità, dove le vendite online potrebbero coprire il 30% del totale. Il Digital Observatory conferma infine l’importanza degli investimenti: i best performers tra i marchi di lusso, quelli che vendono di più online e dai loro siti traggono i maggiori benefici per le vendite offline, sono quelli che hanno speso di più.
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Infatti hanno destinato il 50% di risorse in più ad internet, hanno divisioni digitali quattro volte più grandi degli altri e piattaforme perfettamente integrate tra e-commerce, social media, app per smartphone. Vi sono, e questo è un dato molto interessante, 17 - 18 miliardi di euro di acquisti generati direttamente da una esperienza digitale di ricerca di informazioni sul prodotto fatta consultando siti ufficiali, social
network, blog che parlano di moda o confrontano i prodotti e aggiornano su sfilate, novità e celebrità. Vi è poi un ulteriore 20% di acquisti fatti offline, il cui valore sarebbe quindi di circa 34 milioni di euro, ma che non possono più dirsi immuni o impermeabili a quello che si è visto su internet. Come dire che, magari senza saperlo, chi compra nel mondo fisico lo fa dopo aver avuto una esperienza digitale. Perennemente connessi come si è, niente di ciò che si fa è ormai slegato da quello che si è visto su internet, dalle immagini virtuali da cui si è stati bombardati e da quanto facilmente qualcuno ha permesso di usare uno strumento tecnologico. Lanciato nel 2007 il sito online di vendite di Ralph Lauren è diventato un canale distributivo importantissimo, i ricavi complessivi dell‘esercizio 2011 hanno sfiorato i 7 miliardi di dollari, crescendo del 23%. Saks il department store americano ha lanciato l’e-commerce nel 2000: nel corso degli ultimi due anni la crescita registrata è stata del 28%.
Stefano M. Masullo, classe 1964, laurea in Scienze Economiche e successivi Master di Specializzazione in Comunicazione, Marketing e Finanza, opera nel settore finanziario dal 1984, ha iniziato il proprio percorso professionale nella società Consulenti Finanziari SpA, controllata dal finanziere commercialista Pompeo Locatelli, in seguito, ha collaborato per oltre un lustro, con mansioni e incarichi crescenti quali Procuratore di Borsa, autorizzato con delibera CONSOB, presso lo Studio di Agenti di Cambio Leonzio Combi, costituito a Milano nel 1903 e reputato uno dei più importanti in Italia. Nel 1995 fondatore, presidente e azionista qualificato, per oltre 11 anni, del gruppo di consulenza ed intermediario finanziario non bancario ex articolo 106 T.U.B., autorizzato dall’Ufficio Italiano Cambi, Opus Consulting S.p.A., capitale sociale 625.000 euro, in seguito alla cessione della struttura avvenuta nel 2006 è diventato azionista ed amministratore delegato della holding di investimenti e partecipazione Euro Sopa SpA, capitale sociale 800.000 euro. Già Rappresentante alle Grida alla Borsa Valori di Milano e Broker registrato al NASD a New York è specializzato nella consulenza e gestione di patrimoni mobiliari ed immobiliari,nella finanza di impresa,nella pianificazione fiscale,nella comunicazione finanziaria e nella formazione. Socio fondatore e tuttora segretario generale ASSOCONSULENZA Associazione Italiana Consulenti di Investimento la prima ed unica associazione di categoria dei consulenti di investimento riconosciuta a livello istituzionale in Italia, fondata nel 1996 che ha registrato oltre 700 iscritti, è inoltre socio fondatore e segretario generale ASSOCREDITO Associazione Italiana Consulenti di Credito Bancario e Finanziario di cui è presidente Luigi Pagliuca, già presidente del Collegio di Milano e Lodi dei Ragionieri Commercialisti, oltre 3.000 membri. Docente universitario, autore di oltre 300 pubblicazioni e di 22 best sellers aziendali, di cui
uno adottato, nel 1998, come testo d‘esame all‘Università Bocconi di Milano, opinionista presso le più importanti testate giornalistiche e televisive specializzate di settore, quali RAI, CNBC Class Financial Network e Bloomberg Television, è stato chiamato a tenere relazioni e conferenze in Italia ed all’estero organizzate da prestigiose istituzioni quali Marcus Evans, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università Commerciale Luigi Bocconi, IUAV Università di Venezia, Università Statale di Pavia, Fondazione Banca Europa. Nel 2002 ha realizzato il primo manuale pubblicato in Italia dedicato al ruolo professionale del Consulente di Investimento. Autore nel 2001, venti giorni dopo il drammatico attentato alle Torri Gemelli di New York,
magazine di lifestyle in duplice lingua, italiano e russo, direttore editoriale Family Office Patrimoni di Famiglia primo periodico italiano dedicato alle aziende di famiglia ed alla tutela dei patrimoni familiari. Attualmente è direttore responsabile, fin dalla fondazione, avvenuta nel 2000 della testata on line di finanza operativa www.trend-online.com e direttore responsabile della rivista multimediale di settore denominata Golf People costituita da portale internet, web television e trimestrale cartaceo. Magnifico Rettore della Libera e Privata Università di Diritto Internazionale ISFOA di Lugano e legalmente autorizzata con delibera del Consiglio di Stato e Repubblica del Cantone Ticino. Ha operato con incarichi di
Stefano Masullo e Bianca Maria Miola Vecelli
del primo libro pubblicato in Italia dedicato alla finanza islamica, di cui è reputato uno dei maggiori esperti in Italia, intitolato Le Guide Operative ai Mercati Finanziari dei Paesi Arabi: Bahrein. Nel settore editoriale ha ricoperto importanti ruoli quali direttore editoriale delle prime due ed uniche riviste italo elvetiche dedicate alla finanza dei Paesi Mediorientali ed a quella islamica, denominate rispettivamente Finanza Araba e Shirkah Finance, vice direttore del patinato dedicato al lusso World & Pleasure Magazine, direttore responsabile ROSSIA,
direzione o di consulenza presso importanti gruppi bancari, assicurativi, finanziari, industriali quali: Norwich Union, CIM Banque, Broggi Izar, Henderson Investor, Fleming, Corner Bank, Lemanik, Nationale Nederland, Banca Popolare Commercio Industria, Prudential Vita, Banca Popolare di Milano, Cassa di Risparmio di Cento, Cassa di Risparmio di Perugia, Socièté Bancarie Priveè, Liberty Financial, FMG Fund Marketing Group, Credito Italiano, ING Group, Colomba Invest SIM, MPS Banca Personale SOFIA SGR, 81SIM.
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di Saverio Buttiglione
Editoriale
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“Cinecittà” nella terra dell’Olio da dove parte Checco Zalone per spiegare all’Italia intera la crisi economica …
on ottanta professionisti del cinema, la RM Consulting - Produzioni Cinematografiche di Roma, ha trascorso alcuni mesi del 2013 in Puglia, intorno al Castel del Monte tra Bitonto, Corato ed Andria, la terra dove si produce olio extravergine d’oliva dalla cultivar “Coratina”, per le riprese del film “Ameluk”. Sono capitato nel bel mezzo della scena in un bar nella quale il personaggio del Sindaco aveva una discussione coi carabinieri, l’azione si svolgeva nella frazione di Mariotto, che già conoscevo perché, tornando da Bruxelles la vigilia di Natale dell’anno prima ed avendo l’auto nel parcheggio del vicino aeroporto di Bari, mi ero recato proprio lì a salutare la dott.ssa
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Francesca Dellorusso, proprietaria dell’oleificio “Feudo dei Verità”. Quella sera al rientro dal parlamento europeo avevo per fortuna nel trolley la mia telecamera, che mi era servita per intervistare il presidente Paolo De Castro, perché mi resi conto che in piena notte, ed in piene ferie natalizie, come per tutto il periodo invernale, feste comprese, nel Feudo dei Verità v’era un continuo arrivo di camion che portavano le preziose olive della zona per essere molìte e la scena che trovai da Francesca era una bellissima rappresentazione di tutto il lavoro della filiera dell’olio, infatti filmai con molto piacere. Tornando al film “Ameluk”, ho notato che, al pari dei noti
Il Direttore Editoriale, Saverio Buttiglione
Nanni Moretti, Sergio Rubini, Gabriele Muccino e Leonardo Pieraccioni, anche Mimmo Mancini ama interpretare un ruolo nei films che dirige da regista, infatti era proprio lui il sindaco della scena al bar. I produttori cinematografici Luigi Ricci e Andrea Mattei hanno creduto nelle sue capacità per rendere gradevole questa commedia che, con sottile ironia, parla di un tema profondo ed attuale come quello del confronto, e spesso dello scontro, tra fedi religiose e culture diverse, nell’ambito dell’integrazione degli immigrati. Immaginate se, nei luoghi
Jim Caviezel e Mel Gibson, durante le riprese del kolossal “La Passione di Cristo” dove ancora la fede cattolica è talmente radicata da sconfinare nella superstizione, coi suoi riti che scandiscono le stagioni, le ricorrenze e le feste di tutti, proprio nella processione dei Misteri del Venerdì Santo il principale dei figuranti, quello che impersona Gesù Cristo, per un piccolo incidente improvviso si faccia male e venga sostituito da un ragazzo della Giordania, immigrato e va una collegiale che è stata pure messa a suonare la chipure di religione musulmana!. una delle protagoniste proprio tarra in modo egregio! Mimmo Mancini ha saputo del “Grande Fratello”, per cui Con sorpresa ho appreso dal raccontarlo miscelando sa- l’approccio mi ha colto freddo regista che questa ragazza, pientemente comicità e tra- e prevenuto. Francesca Giaccari, fa parte gedia, dando modo allo spetInvece quando il complesso anche lei del cast di attori di tatore di divertirsi “pensando”, ha cominciato a suonare pro- Ameluk e che è pure brava. proprio con la tecnica psicolo- prio lei ha preso il microfono e Quando Mel Gibson ha degica dei tempi di Socrate e Pla- si è rilevata la cantante di quel ciso di girare “The Passion” a tone: “ludendo docere”. gruppo, con una voce talmente Matera, un film divenuto record Il casting degli attori di Ame- bella che mi ha ricordato gente d’incassi mondiale, ha creato luk è molto qualificato, insieme tipo Aretha Franklin piuttosto una tale attenzione sulle bellezalla figlia d’arte Rosanna Ban- che Whitney Huston, poi si è ze di quella città che tutt’oggi fi ed a Mimmo Mancini ci sono la “città dei sassi” gode ancora Cosimo Cinieri, Claudia Lerro, di quel formidabile “spot proMedhi Mahloo, Dante Marmomozionale” che ha creato imne, Roberto Nobile, Paolo Saportante incoming turistica in sanelli e Tiziana Schiavarelli. Basilicata da tutto il mondo. Pur facendo da anni il produtIo penso che anche un film tore televisivo, anche su Mecome Ameluk potrà essere diaset, devo dire che non ho un buon veicolo promozionamolta simpatia per programmi le per le locations scelte, la come il Grande Fratello. cattedrale sul mare di Trani, Invitato sul bordo della piil centro storico di Bitonto, la scina del Park Hotel Elisabeth misteriosa cattedrale di Ruvo di Mariotto, insieme a tutto il di Puglia, tutti i luoghi amati e cast del film, mi hanno presengustati già secoli fa dall’impetato una ragazza che sembraratore Federico II di Svevia,
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infatti qui vi costruì il Castel del Monte, oggi patrimonio Unesco dell’Umanità. Ma queste terre di Olio della provincia di Bari hanno allevato anche personaggi che in questo inverno stanno spiegando con estrema leggerezza all’Italia intera, che ne sta godendo, un altro tema molto duro, un tema che spinge invece a piangere e disperarsi alle volte fino al suicidio: l’attuale crisi economica! Sto parlando di Luca Medici, in arte “Checco Zalone”, che aiutato nei testi dal bravissimo Gennaro Nunziante, con la produzione di Pietro Valsecchi, stanno spopolando i botteghini con “Sole a catinelle”. A Novembre, all’uscita nelle sale, sono stato invitato a vederlo. Non ne avevo voglia, sia perché vedere films comici al cinema mi sembra tempo sprecato
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(visto che dopo un’anno sono già in TV e poi sono privi degli effetti speciali gustabili solo in una moderna sala cinematografica) sia perché da sempre qualunque buon attore comico, che nei cinque minuti di scheck televisivo risulta esilarante, in un film di 90 minuti quasi sempre si perde in una trama noiosa, con la conseguenza che le risa-
te sono le stesse già viste nei trailers promozionali del film! Si trattava di un altro bravo attore comico pugliese (la mia terra d’origine) che seppur riconosco essere tutti in possesso di uno slang per sua natura “allegro” (come ritengo, per esempio, lo slang napoletano per sua natura “melodrammatico”) purtroppo non hanno mai avuto grande successo nei primi anni della loro carriera. Infatti i films dei comici in generale (non solo quelli pugliesi) sono sempre stati considerati di seconda categoria. Persino il grande Lino Banfi agli inizi faceva dei films (oggi rivalutati) che venivano considerati di serie “B” ed anni fa, quando produssi uno spot pubblicitario per una azienda di cioccolata e chiamai Alvaro Vitali come testimonial per “usarne” il noto personaggio di Pierino (con il quale aveva in-
terpretato decine di quel tipo di films) rimasi perciò stupito dal conoscerne la grande professionalità (aveva lavorato in ben sei films di Federico Fellini), ma era noto solo per quei films di cassetta ed anch’io ne ero condizionato. Quando poi mi dissero che le file rimaste libere al cinema erano solo le prime, ancor di più preferivo rinunciare perché pensavo al mal di testa che mi avrebbe procurato la vicinanza allo schermo sia con la vista sia con l’udito - invece mi convinsero a restare e, nonostante peraltro non fossi già dalla mattina di buon umore, sin dalle prime scene ho dimenticato quella scomoda posizione ed incredibilmente le risate mi sono venute spontanee per tutta la durata del film. Ulteriore stupore ho avuto sentendo i temi affrontati, gli stessi che affrontiamo dalle pagine di Slow Economy, anche quello dei mutui subprimes che nel 2008 hanno provocato la
prima crisi finanziaria negli Stati Uniti, crisi che poi si è estesa a tutto il mondo e che ora si è riversata anche nell’economia reale. Complimenti perciò a Checco Zalone, “Sole a catinelle” insegna anche ad affrontare problemi seri con vitalità e positività, ottimismo piuttosto che depressione! Gli stessi temi con i quali Checco Zalone sta facendo sorridere l’Italia io stesso li ho riassunti in questa mail che ho inviato il 21 novembre al professor Leonardo Becchetti, docente di economia all’Università Tor Vergata di Roma, che ha molto apprezzato: “Buongiorno prof. Becchetti, l’ho seguita con estremo interesse ieri in Checkpoint di Tgcom24
e comprerò senz’altro il suo libro “C’era una volta la crisi”. Complimenti per presiedere, con le idee che lei ha espresso così bene in TV, i comitati sia di Banca Etica sia di Campagna 005. Apprendo da lei che Banca d’Italia possiede più riserve di Deutsche Bundesbank, ossia 131 miliardi - come non essere daccordo col prof. Alberto Quadrio Curzio che, in parte, le userebbe a garanzia di eurobonds da emettere allo scopo di finanziare lo sviluppo e/o ridurre il debito pubblico, se persino la tanto strombazzata “spending review” del prof. Monti si è rilevata nei fatti il classico topolino partorito dalla montagna? Vedremo cosa farà Carlo Cottarelli che annuncia 32 miliardi di risparmi tra 2014 e 2016. Se parliamo di un ente pubblico come Banca d’Italia
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per me sarebbe ovvio che la rendita da signoraggio dovrebbe andare alla collettività e non alle banche private che la controllano. Sarebbe non solo auspicabile ma semplicemente logico intervenire, come dice lei, una norma che separi le banca commerciali da quelle d’affari, intervenire, come all’estero, con una tassa sulle transazioni finanziarie (ho letto del TTF 005) e proseguire con una lotta, concertata almeno con l’UE, ai paradisi fiscali. Resto allibito nel sentire da lei che il fiscal compact porterà all’Italia nei prossimi anni manovre da circa 58/60 miliardi !!!!!!! Sarà impossibile vivere in questo Paese. Purtroppo questa imposizione, che attualmente
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addirittura avvantaggia l’economia tedesca, è fortemente difesa dalla Germania, forse per l’incubo del “complesso di Weimar” e per l’ossessione che il debito sia “sempre” una colpa, quindi l’unica strada sarebbe l’austerità. Ma come lei dice una politica europea espansiva, che sembrerebbe un paradosso in questa crisi economica derivata da quella finanziaria, è
invece la strada intelligente. USA e Giappone seguono la strada del buon senso fregandosene del fiscal compact. La finanza creativa sarà però ancora e sempre vincente se i grandi managers nel decidere gli investimenti sanno bene che l’economia reale garantisce rendite del 2/3 % mentre quelle della finanza autoreferenziata ( persino Mediobanca ammette che il 98% degli investimenti va alla finanza dei derivati) dei fondi sono a “doppia cifra”. Spero che lei abbia contatti stretti con Enrico Letta e gli parli di queste cose. Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di parlarne a Milano in Slow Economy, se ne ha voglia è sfogliabile anche online
cliccando issuu.com/sloweconomy. Lei chiamando “finanza ad alta velocità” le operazioni deleterie che spostano in frazioni di secondo ingenti capitali in borsa, “scommetttendo su tutto” (ma così facendo decidendo anche il destino delle vite reali di tutti noi), la considera una finanza che andrebbe perlomeno tassata. Noi vorremmo una “finanza a bassa velocità”, che come alla sua origine finanzi appunto l’economia reale dell’impresa, vorremmo quindi una “slow economy”. Cordialità. Saverio Buttiglione” Slow Economy infatti spera che la crisi economica ormai globale ci induca tutti, gioco-
forza, ad immaginare e quindi a realizzare un nuovo sviluppo semplicemente guardando in modo diverso, da un altro punto di vista, alla produzione di beni e servizi, che sia meno schiava del “massimo consumo a tutti i costi” e molto più “sostenibile”, anche perché sappiamo bene che non potremmo ritornare ai modi e metodi pre-crisi. La politica potrebbe indirizzare le sue scelte puntando sulle infrastrutture: gli eventi catastrofici come l’alluvione in Sardegna di novembre sono ormai ciclici ogni anno, è dimostrato che la prevenzione costa meno che riparare i danni, quindi investire nella manutenzione di canali di sfogo ed argini dei fiumi ed applicare norme più
severe ai piani regolatori sanerebbe i disastri idrogeologici, inoltre si potrebbero fare leggi che impongano di costruire dovunque in Italia case antisismiche, tutto questo oltre che economicamente conveniente creerebbe nuovo lavoro. Incentivare e finanziare poi la larga banda e l’uso dei mezzi pubblici a cominciare dai treni ci avvicinerebbe agli standards di civiltà dei paesi del nord Europa. Se infine anche le imprese private, aiutate dal sistema bancario col credito ora negato soprattutto alle PMI, investissero nelle nuove tecnologie ecosostenibili come le auto all’idrogeno, le case domotiche ed “off grid” (autonome dalle reti di acqua, energia elettrica, fognature e gas e dalle relative bollette), nei nuovi materiali come il grafene (erede portentoso dei composti in fibra di carbonio), probabilmente anche i consumi riprenderebbero con beneficio di tutta l’economia reale. Bella la frase del cantante Luciano Ligabue che, Intervistato in occasione del nuovo album Mondovisione, ha detto: “… sono sempre i sogni a dare forma al mondo … ed è una visione in cui mi ostìno ancora a credere!”.
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di Saverio Buttiglione
Testimonianze
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Una storia di vino e di viti
e vicende della vita fanno spesso fare ai suoi protagonisti lunghi giri, per riportarli però a quei valori essenziali e fondanti che un personaggio come Giuseppe Palombo ha sempre respirato e vissuto. Il suo percorso universitario lo aveva intrapreso in quel di Roma iscrivendosi alla facoltà di Filosofia, ma a seguito della prematura scomparsa del papà ,dovette occuparsi dell’azienda e della cantina di famiglia, che produceva vini base da tagliare e imbottigliare a Nord Italia. Le idee del nostro protagonista sono sempre state il frutto possibile solo della straordinaria sensibilità di una mente disallineata dalla immediatezza storica; così curioso e alla continua ricerca del modo migliore per valorizzare il territorio Pugliese e le sue ricchezze fondò assieme a un gruppo di “menti illuminate” (Prof. Liuni, Prof. Calò, Prof. Iannini, Dott. Stramaglia), un’azienda “speculativa”
( in cui si faceva ricerca), in agro di Minervino Murge: la Torrebianco. Qui nel 1985 vennero impiantati su ampie superfici, per la prima volta in Puglia, vitigni internazionali, e usate tecniche enologiche e di coltivazione innovative. Nel 1998 la Gancia cedette la proprietà Torrebianco Giuseppe Palumbo, A.D. di Tormaresca al Marchese Piero Antinori, dando vita al da circa di circa 500 ha, di cui primo nucleo della realtà Tor- circa la metà vitati. maresca. Passione, coraggio e fiduNel 1999 il Marchese Pie- cia nell’enorme potenziale ro Antinori, su suggerimento qualitativo che la Puglia, ed in degli A.D. di Tormaresca Ren- particolare le zone di Castel zo Cotarella e Giuseppe Pa- del Monte e del Salento, poslumbo, acquistò nell’alto Sa- sono esprimere, sono stati gli lento a San Pietro Vernotico, elementi che hanno spinto gli Masseria Maime, costituita Antinori ad investire in questa regione. Il territorio Pugliese ha inoltre saputo dimostrare una grande versatilità nella produzione di vini d’eccellenza sia con vitigni internazionali che con quelli tradizionali. La superficie prevalente di Tormaresca è coltivata a Primitivo, Negroamaro, Fiano, Aglianico, Nero di Troia e
Chardonnay. Nel Salento a San Pietro Vernotico Tormaresca produce i vini I.G.T “Masseria Maìme”, “Torcicoda”, “Roycello”, “Calafuria” e “Fichimori”. Questa tenuta è un esempio d’innovazione e tradizione: coesistono, infatti, antichi sistemi di allevamento delle uve, classici in Puglia, come l’”alberello”, tecnica volta soprattutto a ridurre al minimo il consumo di acqua, e nuovi vigneti con impianto a spalliera, perfetto compromesso tecnico ed economico per ottenere vini di ottima qualità. Nella proprietà è situata una Masseria seicentesca, al centro della quale si trova un ampio cortile, anticamente utilizzato per l’ammasso del grano e per le attività di vinificazione. All’esterno delle mura è situata una piccola cappella gentilizia, denominata S. Pasquale a Maìme e risalente al XVII secolo.
Il cuore della tenuta è costituito dalla “Cantina Tormaresca”, una struttura dalle caratteristiche innovative, che re-interpreta in stile contemporaneo le forme tipiche della vegetazione del Salento, come le curve sinuose delle foglie d’agave e degli alberi di ulivo. La Tenuta Bocca di Lupo di Minervino Murge (a circa 250 metri s.l.m.) già dal 1996 iniziò un ciclo virtuoso che la portò a produrre in regime di agricol-
tura biologica e a oggi potrà vantare la produzione Bio per l’intera produzione enoica delle D.O.C Castel del Monte “Bocca di lupo”, “Pietrabianca”e “Trentangeli”, e la D.O.C. Moscato di Trani “Kaloro. La vicinanza all’antico vulcano Vulture, il clima, caratterizzato da una notevole escursione termica tra giorno e notte, e la composizione dei terreni, hanno una notevole influenza sui vigneti (130 ha). Costruita secondo i canoni delle tipiche masserie della Murgia con la sua struttura “fortificata” e i luminosi muri bianchi in tufo. All’interno della cantina, la barricaia, con volta in tufo a crociera, contiene circa 1000 barriques di rovere; Non solo l’azienda Tormaresca, ma tutta la viticoltura pugliese, ed italiana, deve un grazie al “filosofo” Peppino Palumbo se si sono fatti grandi passi nel mondo nell’autorevolezza dei nostri vini.
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Seduto, il dott. Peppino Palumbo
A sinistra, il dott. Peppino Palumbo
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Filosofia produttiva di Antinori in Puglia Produrre grandi vini da vitigni autoctoni :il Primitivo, il Negroamaro, il Fiano, l’Aglianico ed il Nero di Troia Passione, coraggio e fiducia nell’enorme potenziale qualitativo che la Puglia nelle zone di Castel del Monte e del Salento può esprimere, sono gli elementi che hanno incoraggiato gli Antinori ad investire in questa regione. La maggior parte dei vitigni coltivati in azienda sono tradizionali, alcuni dei quali risalenti alla civiltà della Magna Grecia, e fortemente radicati nel territorio. Queste varietà, spesso non adeguatamente valorizzate ed apprezzate sono capaci di regalare vini di grande personalità, tipici, strutturati ma al tempo stesso moderni e piacevoli .
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Masseria Maime “S. Pietro V.co”
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La “Masseria Maìme” è stata acquisita nel 1999 a San Pietro Vernotico (BR) - IGT Salento e la filosofia produttiva di Tormaresca è di produrre grandi vini da vitigni autoctoni pugliesi: Primitivo, Negroamaro, Fiano, Aglianico e Nero di Troia
Il Marchese Antinori e il dott. Peppino Palumbo
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di Saverio Buttiglione
Cantine storiche
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Cantine Torrevento, vini di un’altra Puglia
el Seicento, nel cuore della Murgia Nord Occidentale e precisamente in località “Torrevento”, fu realizzato uno degli esempi più belli di monastero in pietra. Nel 1948 la tenuta (monastero, cantina e 57 ettari di vigneto circostante) fu acquistata dai F.lli Liantonio, i quali proprio in quell’ ex monastero-cantina trasferirono l’attività di produzione e commercio di vini che era iniziata con il loro padre già nel 1920 a Palo del Colle. Proprio lì, in contrada “Torrevento”, sorse la Cantina vinicola a gestione familiare e di carattere rurale, trasformandosi nel 1989 in forma societaria nell’attuale Azienda Vitivinicola Torrevento S.r.l.
L’azienda Torrevento si estende con i suoi vigneti (quasi 200 ettari di proprietà e ulteriori 200 ettari in conduzione in differenti zone della Puglia) sulle colline del maestoso e suggestivo “Castel del Monte”, il famoso monumento dalla particolare struttura ottagonale, localizzato nel Parco Francesco Liantonio, presidente Consorzio Rurale dell’Alta Strade del Vino Castel del Monte; Murgia. Imponenti mura di pietra grande e moderna cantina; lavorata a secco, dello spes- gli antichi sotterranei a 8 mt. sore di mt. 1,50, cingono la di profondità, costituiscono oggi i perfetti locali per la conservazione dei vini. L’antica stalla, recentemente ristrutturata, è oggi una splendida sala interamente in pietra, a disposizione dei clienti, turisti e appassionati del mondo del vino, per una piacevole visita in cantina con degustazione di ottimi vini. E per
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rendere il tutto ancora più piacevole l’azienda si completa con albergo, ristorante, agriturismo, maneggio. Torrevento da sempre porta avanti una politica aziendale rivolta al recupero della tradizione viticola pugliese, alla valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti tipici. Ingenti opere di ristrutturazione, ampliamento e ammodernamento tecnologico sono state intraprese dalla Torrevento S.r.l. secondo un preciso piano di sviluppo aziendale, il tutto nel pieno rispetto della struttura originaria preesistente - dando origine ad un perfetto connubio tra “antico” e “moderno” - e nel rispetto del territorio delle Murge e del favoloso scenario della zona Castel del Monte in cui è inserita. Torrevento, azienda Certificata ISO 9001 per la Qualità Aziendale, ISO 14001 per la Qualità Ambientale e di recente BRC e IFS, si colloca tra le strutture più attente alla vinificazione dei vitigni autoctoni, rendendosi una moderna interprete di antiche tradizioni dell’intero territorio pugliese.
Grazie alla sapiente combinazione di fattori (quali l’accurata selezione varietale delle uve, il microclima particolarmente favorevole, la natura rocciosa del territorio collinare, la moderna tecnologia di fermentazione, vinificazione e affinamento, una struttura perfetta per la conservazione e l’invecchiamento dei vini), le grandi qualità delle uve autoctone come Nero di Troia, Aglianico, Bombino Nero, Bombino Bianco, Pampanuto, Moscato Reale e Moscato, Negroamaro, Malvasia Nera e Negroamaro vengono ulteriormente esaltate e valorizzate. I vigneti L’Azienda Vinicola Torrevento S.r.l. controlla (per
quanto attiene sistemi di impianto, controlli in campo, qualità e tipologie delle uve prodotte) una superficie vitata complessiva di circa 400 Ha di cui circa Ha 197 sono di sua proprietà (parte in produzione, parte di giovane impianto), mentre i rimanenti Ha 203 sono in conduzione - appartengono infatti a vari produttori ma sono gestiti da Torrevento per quanto attiene tutte le operazioni colturali ed i relativi controlli. La superficie vitata di proprietà (Ha 197) così suddivisa: - Ha 50.00 ubicati in agro di Corato (Ba), in contrada “Pedale”, e destinati alla coltivazione del vitigno “Nero di Troia”. Da ciò si ottiene uva per la produzione del vino rosso che trae il suo nome proprio dalla contrada in cui il vitigno è coltivato: il “Vigna Pedale Castel del Monte D.O.C. Riserva”. - Ha 12.00, confinanti con la superficie vitata dicui sopra, impiantati di recente con la medesima varietà “Nero di Troia” e già in produzione, destinati sia alla lavorazione
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del vino “Vigna Pedale Castel del Monte D.O.C. Rosso” che del “Kebir I.G.T. Puglia” con affinamento in Barrique (Nero di Troia e Cabernet). - Ha 20.00 ubicati in agro di Andria (Ba) e destinati alla coltivazione dei vitigni “Nero di Troia” per l’80% e “Aglianico” per la restante parte. Da essi si ottiene uva per la produzione del vino “Bolonero Castel del Monte D.O.C. Rosso”. - Ha 7.00 ubicati in agro di Corato (Ba), in contrada “Pedale”, e destinati alla coltivazione dei vitigni “Bombino nero” per l’80% e “Montepulciano” per la rimanente parte, da cui si ottiene uva per la produzione del vino “Primaronda Castel del Monte D.O.C. Rosato”. - Ha 10.00 ubicati nel comune di Corato (Ba), in contrada “Friuli” e destinati alla coltivazione dei vitigni “Bombino bianco” per il 70% e “Pampanuto” per la restante parte, da cui si ottiene uva per la produzione del vino “Pezzapiana Castel del Monte D.O.C. Bianco”. - Ha 10.00, ubicati in Corato (Ba), in contrada “Friuli” e
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destinati alla coltivazione dei vitigni “Cabernet franc”, “Cabernet Sauvignon” e “Nero di Troia”. - Ha 5.00, a Corato (Ba) in contrada “Regina”, sono invece destinati alla coltivazione del vitigno “Moscato di Trani” da cui si ottiene uva per la produzione del vino “Dulcis in fundo Moscato di Trani D.O.C. Dolce”. Le uve vengono lasciate sulla pianta sino ad avere una presenza di acini appassiti del 10-15%. - Ha 55.00 ubicati in agro di Corato (Ba), in contrada “Pezzapiana”, sono coltivati con le varietà “Nero di Troia”, “Merlot” e “Aglianico”. - Ha 4.00 ubicati in agro di Corato (Ba), in contrada “Regina”, sono coltivati con la varietà “Fiano Minutolo”. - Ha 2.00 ubicati in agro di Corato (Ba), in contrada “Regina” sono coltivati con la varietà “Falanghina”. - Ha 12.00 ubicati in agro di Corato (Ba), in contrada “Regina” e “Friuli” sono coltivati con la varietà “Chardonnay”. - Ha 10.00 ubicati in Valle d’Itria, nei pressi dei comu-
ni di Locorotondo e Martina Franca, sono coltivati con le varietà “Fiano Minutolo” e “Bianco d’Alessano”. Accordi commerciali con altri Produttori. L’Azienda Vinicola Torrevento S.r.l. ha definito accordi con alcuni produttori per il controllo e l’acquisto di uve atte alla produzione di ulteriori tipi di vini. L’Azienda infatti seleziona ulteriori uve, tra “Montepulciano” e “Nero di Troia”, nelle località ritenute più idonee della Murgia, destinate alla produzione del vino rosso “Solstizio I.G.T. Murgia Novello”. L’Azienda ha definito accordi anche con produttori della zona Salento (su un’area di circa Ha 15.00) per la produzione dei vini rossi “Faneros Salice Salentino D.O.C.” e il “Sine Nomine Salice Salentino D.O.C. Rosso Riserva” ottenuto con uve Negroamaro e Malvasia Nera e della zona Primitivo per la produzione del “Ghenos Primitivo di Manduria D.O.C.”.
di Saverio Buttiglione
Fiere & Saloni
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“Extra DiVino: extra virgin olive oil and wine international week” in tour nei castelli d’Italia
a Fiera internazionale Olio e Vino - B2B Turismo e Marketing Territoriale nei Castelli “Extra DiVino”, nella forma di start-up 2014, istituisce un tavolo permanente di lavoro a favore dei due comparti pugliesi dell’Agroalimentare di eccellenza, teso alla valorizzazione e promozione delle cultivar della vite e dell’ulivo italiani. Non si esclude che, sotto il marchio ExtraDiVino, le aziende aderenti partecipino anche ad altre manifestazioni e/o Fiere di settore nazionali ed estere.
Premesse: 1) l’unica Fiera italiana per il comparto del “vino” di rilevanza internazionale è il “Vinitaly“ che si svolge con ottimi risultati (di pubblico, di buyers internazionali, di media coinvolti, di aziende partecipanti e soprattutto di affari da esse conclusi) nel quartiere fieristico di Verona ogni anno nel mese di aprile. 2) Fiere di Verona, nelle stesse giornate, hanno ritenuto di “aggiungere” in questa kermesse fieristica anche il comparto dell’ “olio d’oliva” denominato “SoL”.
3) La Puglia è ormai protagonista indiscussa in entrambi i saloni di Verona, sia per la qualità dei suoi vini ormai certiificata a livello mondiale, sia perché terra vocata alla produzione di olio extravergine d’oliva con i suoi circa sessanta milioni di alberi impiantati. 4) La Puglia nei suoi Castelli quindi potrebbe e dovrebbe avere ormai l’ambizione di essere sede di una fiera di settore, considerando anche che Vino ed Olio sono due dei suoi prodotti “simbolo” sempre più apprezzati dal mercato globale, a condizione che si enfatiz-
EXTRA DiVINO
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zino i seguenti aspetti: a. il target del pubblico/consumatore finale, turista enogastronomico, dai sondaggi rilevati, è favorevolmente invogliato ad una gita/vacanza in terra di Puglia per un Evento promo/commerciale purchè possa al contempo “gustare” anche l’ambiente di contorno (architettura, paesaggio e clima favorevole tutto l’anno), come dimostrano gli eventi “Calici di stelle” e “Cantine aperte” organizzate da “Movimento Turismo Vino Puglia”. b. il target dei buyers internazionali è favorevole a partecipare ad una manifestazione di rilevanza internazionale organizzata nel Sud Italia (e perciò purtroppo lontana dai grandi circuiti commerciali europei)
qualora, nella fase di start-up della prima edizione insieme all’invito comprensivo di viaggio/vitto/alloggio sia anche prevista la visita ai luoghi di produzione (cantine e frantoi) ed al territorio, come ha dimostrato l’esperimento fatto da Camera di Commercio Bari in Fiera del Levante pochi anni fa per il settore oLIo (con la partecipazione di circa 50 operatori internazionali) oppure l’incontro B2B tenuto lo scorso anno allo Sheraton di Bari da UnICrEDIT che ha fatto incontrare circa 20 buyers russi e polacchi con le aziende di filiere agroalimentari del Sud Italia e come infine rilevato dai nostri sondaggi in fase di preprogetto. c. E n trambi i targets sarebbero quindi disponibili ad un viaggio culturale e di affari in Puglia (le ultime stime comunicate da Federalberghi all’ultima Fiera
del Levante parlano infatti di un forte incremento turistico nella scorsa primavera/estate grazie anche agli attrattori architettonici che la Puglia può offrire, dalle masserie ai castelli federiciani, dai trulli alle grotte). Utilizzare perciò quale location di Extra DiVino un Castello della Puglia, lungo i percorsi delle Vie Francigene, significa farne una variabile vincente ed un volàno per un nuovo marketing territoriale. I relatori invitati al Convegno sul Vino e sull’Olio sono: - prof. Paolo De Castro Presidente Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo; - prof. Enzo Lavarra Presidente Associazione Puglia – Europa; - dott. Fabrizio nardoni Assessore Regione Puglia alle Risorse Agroalimentari; - prof.ssa Silvia godelli Assessore Regione Puglia al Turismo; - prof.ssa Angela Barbanente Assessore Regione Puglia Qualità del Territorio; - prof. Francesco Schittulli Presidente LILT (Lega Italiana alla Lotta contro i Tumori ed
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esperto delle proprietà salutistiche dell’olio extravergine d’oliva); - direttore Michela Fischer (già Cibus Parma e Tuttofood Milano ed esperta di marketing internazionale, fiere e buyers esteri); - Prof. Luigi Caricato (direttore di Oliofficina a Milano); - Prof. Stefano Masullo docente universitario di finanza internazionale a Milano e direttore di “Golf People Club Magazine”; - dott. Peppino Palumbo CEO Tormaresca; - dott. Mimmo Lacirignola Direttore Istituto Agronomico Mediterraneo ; - dott. Alessandro Ambrosi Presidente Camera di Commercio Bari; - dott. Francesco Liantonio presidente Consorzio Strade del Vino Castel del Monte. Le date delle Fiere internazionali del settore da tenere in considerazione per l’organizzazione di “ExtraDiVino” sono: - 19/21 gennaio SAn FrAnCISCo “USA Fancy Food”
- 23/25 gennaio MILAno “Olio Officina Food Festival” - 2/5 febbraio rIMInI “Rhex Ho.Re.Ca Expo” - 9/12 febbraio ROMA “IHM Ho.Re.Ca Italgrob” - 10/14 febbraio MoSCA “Prodexpo” - 13/15 febbraio MILAno “BIT Borsa Internazionale del Turismo”
- 23/27 febbraio DUBAI “Gulfood” - 4/7 marzo ToKYo “Foodex” - 7/10 marzo TrIESTE “Olio Capitale” - 23/25 marzo DUSSELDorF “Prowein” - 31 marzo /3 aprile BArCELLonA “Alimentaria” - 6/9 aprile VEronA “Vinitaly” - 5/8 maggio PArMA “Cibus” Il Programma di progetto della kermesse “Extra Divino” sarà scandito con il seguente timing: 1° gIorno arrivo dei buyers esteri la sera (cena di accoglienza) 2° gIorno ore 10.00 Inaugurazione “Extra DiVino”
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ore 10.30 inizio incontri B2B delle Aziende partecipanti con i Buyers ore 10.30 apertura stands Aziende nel castello (tutta la giornata) per target dei turisti ore 13.00 pranzo coi buyers e con le aziende ore 17.00 Convegno su Olio e Vino ore 20.00 Galà Televisivo “Taste and Buy Puglia” (circa 200 invitati vip: buyers Olio e Vino, operatori del turismo e tours operators invitati da Trenitalia, autorità ed imprenditori, stampa) e svolgimento della 5° edizione Premio “Puglia: Unici e Protagonisti” per i settori: Giornalismo, Economia, Impresa, Moda, Management, Politica, Turismo, Sport, Agroalimentare, Spettacolo a seguire cena con prodotti tipici e sfilata di Moda “Il Vino SI Sposa Extra Vergine” 3° gIorno nel corso della mattina: missione dei buyers nelle
aziende accreditate e nei siti Unesco ore 10.00 apertura stands Aziende nel castello (tutta la giornata) nel pomeriggio: missione dei buyers alle aziende accreditate e nei siti Unesco 4° giorno nel corso della mattinata ripartenza dei buyers dall’aeroporto di Bari, ore 10.00 apertura stands Aziende nel castello (tutta la giornata)
La comunicazione pubblicitaria “Extra Divino” è fatta tramite posters 6x3 nelle maggiori città della Puglia, con pubblicità radiofonica e televisiva regionale, e con pagine pubblicitarie su “La gazzetta del Mezzogiorno” e sul magazine “Slow Economy” (versione cartacea e web). Si è scelta la via dell’ “ingresso libero”, in questa prima edizione (al Vinitaly il biglietto d’ingresso per il pubblico è di 50 euro), con il solo onere di acquisto per il pubblico del calice all’ingresso del castello, utile alle degustazioni negli stands delle aziende partecipanti. Ogni stand è allestito secondo canoni estetici di qualità (simili a quelli del Vinitaly), personalizzati da ogni azienda partecipante. Per la fruizione della missione dei buyers nelle proprie aziende, il giorno successivo ai B2B, le aziende devono accreditarsi nella scheda di adesione ad Extra DiVino Slow Economy è sfogliabile anche online cliccando ISSUU.CoM/SLoWEConoMY, Teleregione è sul digitale terrestre canale 14, la 4a edizione del galà televisivo Premio Puglia: Unici e Protagonisti, svolta in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia con Poste Italiane, è visibile cliccando in rete youtube italia da gustare (integrale 95 minuti per Antennasud e sintesi 27 minuti per Telenorba).
www.facebook.com/SlowEconomy www.issuu.com/sloweconomy
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Olio protagonista
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Vergine ed extravergine
S
ono nato nell’era della televisione, della plastica e del petrolio. Chi è nato dopo di me si trova nell’era della comunicazione globale e della crisi economica planetaria, della plastica (l’innovazione principale del secolo scorso) e del petrolio (il grande traguardo dell’energia facile del secolo scorso) ne riceve le conseguenze negative in termini di disastro ambientale. Quando la metà degli studi professionali di ogni genere usava ancora solo penna e calcolatrice, prima di occuparmi di comunicazione e marketing, il mio primo lavoro, per anni, è stato programmatore analista su grossi computers (mainframes) IBM nel Consorzio Nazionale Informatica (CNI), perciò
intuii subito dove saremmo andati a parare e che alcune generazioni sarebbero state nelle condizioni in cui si sentiva Dante Alighieri, di passaggio tra un’epoca e l’altra, ma nemmeno io potevo immaginare che persino il valore ed il prezzo del cibo in tutto il pianeta, come per il grano o per il latte, un giorno si sarebbe potuto determinare anche con speculazioni di Borsa proprio grazie ai computers, che in pochi nanosecondi acquistano e vendono titoli online. Chi nasce oggi si trova invece nell’era della trasformazione biologica del genere umano in piena estensione nelle sue capacità sensoriali, con protesi del nostro fragile corpo sempre più sofisticate e fatte di materiali più resistenti.
Edifici che da case si trasformano in estensione della pelle, auto e aerei in estensione delle gambe, computers, tablet e smartphone in estensione della vista e dell’udito, resterà forse intatto il palato per gustare i cibi, sempre che sapremo conservarli degni di essere apprezzati per gusto e salubrità. Gli scienziati stanno progettando anche nuove protesi di quasi tutte le parti interne del
corpo, che potranno sostituire quelle malate in maniera anche più efficace di quelle originali, alcuni di loro dicono che si arriverà anche a trasferire tutto l’insieme dei dati dei singoli cervelli in una macchina (in casi estremi). La TV della mia epoca viene sostituita da Internet, la plastica per fortuna da quella biodegradabile (la produce proprio in Italia la emiliana Bio-On di Marco Astorri), il petrolio dalle fonti energetiche pulite e rinnovabili (proprio la mia Puglia è la maggiore produttrice in Europa di eolico e solare). Questi esempi suggeriscono che la crisi economica planetaria potrebbe essere risolta se tutti, ciascuno per le proprie competenze a tutti i livelli, usassimo più intelligenza e creatività mettendo in campo nuove idee realizzandole, a volte rischiando l’insuccesso. Ma alcuni prodotti che derivano dal passato ritengo debbano essere salvaguardati ed anzi ancor di più valorizzati. Mi riferisco senz’altro ai prodotti culturali ed artistici, che nella nostra penisola significano monumenti e ritrovamenti archeologici i quali, uniti alle opere d’arte scultorea e pittorica, rendono l’Italia il paese primo al mondo nella filiera della cultura, che ci renderebbe incredibilmente ricchi se la sapessimo vendere adeguatamente al resto del mondo, e l’occasione dell’EXPO 2015 a Milano da maggio a ottobre potrebbe essere una chance irripetibile.
Mi riferisco poi ai prodotti agroalimentari, anch’essi unici al mondo per gusto e salubrità, se è vero che anche l’Unesco ha riconosciuto la Dieta Mediterranea, scoperta più di sessant’anni fa dal medico Ancel Keys e da lui studiata nel suditalia a Pollica, degna di essere
dante ed alla fine in qualunque minestra è pure ottimo al gusto, persino su di una semplice fetta di pane. Perciò alto e rumoroso deve essere il grido di allarme per la tutela del vero olio d’oliva, ormai sofisticato e taroccato da potenti multinazionali.
riconosciuta Patrimonio dell’umanità. In questa particolare dieta alimentare, che il medico americano dichiarò eccellente dopo aver studiando le popolazioni di sette regioni del mondo, indagando l’età media di vita e le malattie degli abitanti di ciascuna di esse, la fa da padrone l’Olio di Oliva. Per ultimo il noto oncologo Francesco Schittulli ha accertato anche le proprietà antitumorali dell’olio d’oliva. L’Olio d’Oliva sappiamo essere anche un ottimo antiossi-
Il consumatore trova l’extravergine a 2,5 euro a litro nei supermercati, non è olio extravergine d’oliva, e bisogna dirglielo. Quello italiano, dalle colline toscane alle pianure della puglia, con i suoi alberi secolari, ormai è un “brand” famoso nel mondo e perciò anche le etichette degli olii tarocchi vengono taroccate usando il nome “Italia” e le immagini dei nostri luoghi di produzione. Anni fa Luigi Veronelli chiamò Cino Tortorella, che me lo ha riferito, e lo portò con sé a
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Brindisi, convocò la stampa e la televisione, fece arrivare da Altamura il pane, distribuendolo dopo avervi versato il vero olio extravergine d’oliva, mentre nel porto attraccava una nave cargo estera con olio taroccato. Ne parlò il New York Time con stime di questo traffico simile a quelle del traffico di cocaina, in Italia ne parlò solo il quotidiano Repubblica.
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Sono perciò stato contento della inchiesta fatta in prima serata dalla RAI nella trasmissione di “Presa diretta” del 10 marzo. L’olio può essere ricavato da semi di varia natura (girasole, mais) oppure dalla spremitura delle OLIVE, è contenuto nei lipovacuoli del mesocarpo (polpa). Si estrae la fase liquida dalle
cellule, si separano le frazioni solide lipidica (oleosa) da quella acquosa. Gli olii d’oliva vergini si distinguono da altri olii per la materia prima, rappresentata dalla polpa delle olive e per il metodo di estrazione con processi di natura esclusivamente meccanica (non chimica dunque), con l’urto, la pressione, la centrifugazione, la decantazione, la filtrazione, la tensione superficiale ed il trattamento meccanico delle emulsioni, meglio se a freddo anche se è ammesso il riscaldamento con temperature “moderatamente” alte al fine di incrementare la resa in olio. I metodi fisico/chimici sono invece processi
attuati in impianti industriali per rettificare olii non commestibili. L’Olio Extravergine è il prodotto migliore del mercato degli olii da olive e le sue analisi chimiche e fisiche devono soddisfare una lunga serie di parametri richiesti per legge (regolamenti CE 2568/91,1989/03, 640/08) tra i quali l’acidità (acidi grassi liberi) che deve essere inferiore allo 0,8% e all’esame organolettico effettuato da gruppi di assaggiatori selezionati riuniti in panel test, devono rilevare l’assenza di difetti e la presenza del “fruttato”, come ho personalmente sperimentato quando fui chiamato in una giuria di Olio Biologico nella masseria Quis Ut Deus di Crispiano. Il Fruttato dell’olio d’oliva è l’insieme di sensazioni olfattive e gustative (flavor) che ricor-
da l’odore ed il gusto del frutto sano (che deriva dal terreno dove sono impiantati gli alberi d’oliva e dalla cultivar (la genetica) dell’albero stesso), fresco e colto al punto ottimale di maturazione. Se un olio all’assaggio presenta difetti, non sa di fruttato oppure le sue analisi chimiche
non soddisfano i parametri richiesti dalla legge per gli extravergini, anche se è stato prodotto in frantoio e ottenuto da olive e solo con procedimenti meccanici, non può essere catalogato come “extravergine”, ma come “vergine” o “lampante”. L’olio lampante non è commestibile, perché ha elevati livelli di acidità e/o risulta sgradevole al gusto e all’odore e si chiama così perché centinaia di anni fa era impiegato come combustibile per le lampade, dopo la scoperta del fuoco da parte dell’uomo fu la prima fonte di energia per ottenere luce e calore, veniva e viene usato anche nella cosmetica. Purtroppo l’olio lampante, pur degno prodotto genuino, trattato in raffineria (deodorato), una volta tolti odori e sapori
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cattivi, viene miscelato con olio extravergine e poi spacciato per esso. Ecco perché si trovano in commercio olii cosiddetti extravergini venduti a 3 euro per litro. Carlo Petrini, con la sua organizzazione Slow Food, si sforza con ogni mezzo di salvare l’equo sostenibilità (soprattutto economica dei contadini produttori) dei prodotti agroalimentari, la loro salubrità e gustosità, soprattutto la loro biodiversità, ma diventa tutto inutile davanti ad un prezzo di extravergine di tre euro a litro, chiaramente non può essere olio. Nella puntata di “Presa diretta” l’ottimo Riccardo Iacona ha fatto parlare da Siena Franco Bardi del Consorzio “Terre di Siena olio DOP” che ha mostrato come, nella sua azienda “La Carraia” per esempio, anche la raccolta delle olive viene fatta a mano per evitare gli urti che generino “ematomi
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interni alla polpa prima di essere messa in pressa”. Anche il senese Luigi Fanciulli, Fanciulli giovane olivicoltore, ha sostenuto l’impossibilità di competere in qualità con le multinazionali dell’olio, con i loro prezzi impossibili quando si vuole perseguire la qualità, non trattandosi spesso di economie di scala derivanti dalla massiccia produzione (che giustamente genera prezzi più bassi), ma proprio di truffe o di prodotti scadenti, col l’indicazione del “nome Italia” in etichetta (il cosiddetto “italian sounding”). Carlo Alberto Bindi, nella sua Antica Fattoria “La Romita” di Montisi di Siena si è preso la briga di collezionare i manifesti pubblicitari degli olii taroccati che invogliano i consumatori coi bassi prezzi, ed anche tutte le locandine di promozione della GDO che gli fanno concorrenza sul prezzo. Grande olivicoltore il Bindi, nel la-
boratorio i suoi esperti chimici hanno messo a punto un’analisi a raggi ultravioletti che mostra immediatamente una variazione di colore rosa quando nella provetta è contenuto un olio extravergine, invece un colore bianco quando in provetta vi è un olio vergine “raffinato”. Il giornalista svizzero Andrea Smartz, che ha deciso di vivere a Siena fra gli olivi, a causa delle suoi articoli contro le grandi marche di olio che truffano i consumatori, è stato minacciato e poi anche denunciato per diffamazione, poi in tribunale i giudici gli hanno dato ragione, davanti alla puzza dell’olio rancido portato in prova (evidente anche ai non esperti). Il programma di Iacona ha parlato a lungo per esempio della multinazionale italiana Valpesana, il cui amministratore Francesco Fusi è indagato per truffa, ed ha intervistato l’avvocato del Consorzio “Olio
DOP Terra di Bari”, una delle tante parti civili offese costituitesi in processo. Tutto è nato da una semplice ispezione fiscale della Guardia di Finanza che trovò per caso degli appunti su “strane miscelazioni”, per le quali si sono ipotizzate 2 tipi di frodi, come ha spiegato il colonnello intervistato, si tratta di ottomila tonnellate di olio sequestrato, un’inchiesta seguita dal PM Aldo Natalini. L’inviata di “Presa diretta” ha seguito le vie dell’olio deodorato nelle grandi raffinerie della Spagna, a Malaga ed in Andalusia dove le industrie del colosso “De Olio” per giornalisti e telecamere sono più impenetrabili del Pentagono degli Stati Uniti.
La beffa è che queste costose raffinerie sono impiantate in mezzo a sterminate praterie di alberi d’ulivo, dove i contadini devono accontentarsi di vendere le olive a prezzi da fame. Dalla Spagna in genere arriva nell’Italia grande produttore di olio gran parte di quello estero, anche buono, specie nel porto di Livorno (20.000 tonnellate nel 2013) ed infatti alcuni marchi storici come Carapelli e Bertolli sono stati acquistati da “De Olio”, anche se gli spots pubblicitari relativi mostrano pur sempre paesaggi toscani. Cerchiamo perciò di salvare il nostro olio italiano, cominciando dai piccoli produttori, acquistando da loro al giusto prezzo, e guardiamo bene quello che è scritto sui prodotti alimentari
che scegliamo anche nei supermercati. Una recente legge europea impone in etichetta anche il luogo di raccolta delle olive, oltre a quello di trasformazione, speriamo che possa servire, anche se alla fine è sempre e solo il consumatore che sceglie in tutta libertà. Ma se si ha la certezza dell’origine delle olive e della loro trasformazione corretta in olio, se poi questo è biologico, se poi gli alberi sono stati piantati addirittura prima della nascita di Gesù Cristo, come hanno verificato i ricercatori dell’Università di Bari, analizzando col carbonio 14 pezzi di radici fossili prelevate sotto gli stupendi Ulivi della Masseria Brancati di Ostuni in Puglia, tenuti in vita ben produttivi dopo 2000 anni grazie a passione, amore, tempo e sacrifici, il prezzo non può essere tre euro a litro! Il biologico ha formidabili caratteristiche di salubrità, dall’azione antiossidante alla regolazione del colesterolo cattivo a favore del colesterolo buono, con grandi benefici a livello car-
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diocircolatorio, ma deve essere prodotto solo da olive locali, autoctone (senza che siano mischiate con olive importate e quindi di origine incerta e non rintracciabile) coltivate con totale assenza di sostanze chimiche di sintesi (concimi e pesticidi), poi trattate in frantoio con tecniche che non alterino le loro proprietà salutari ed organolettiche. La raccolta delle olive deve avvenire, a seconda delle condizioni atmosferiche e del luogo, tra fine ottobre e novembre, quando cominciano a passare dal colore verde al nero, ritardandola l’olio aumenta l’acidità per cui diventa più dolce ma meno fruttato. Deve avvenire sulla pianta per garantire le migliori caratteristiche organolettiche e preferibilmente a mano, sempre su reti e mai a terra. Il trasporto in frantoio deve essere sollecito per evitare le fermentazioni ed in
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cassette sfinestrate per garantire una buona aerazione, poi anche in frantoio bisogna evitare l’ammasso sul piazzale o nei sacchi. Bisogna defoliare e lavare le olive prima di molirle entro 48 ore dall’arrivo, meglio con macine o molazze da frantoio (anche se più ingombranti e discontinue nell’azione) che con frangitori (a cilindro o a martel-
lo) che portano al surriscaldamento delle paste deteriorando le caratteristiche dell’olio. La gramolatura, che nella pasta di olive ottenuta separa l’olio dall’acqua, favorendo l’aggregazione delle singole gocce di olio, non deve superare i 27 gradi centigradi. Gli incrementi di temperatura e la durata di questa operazione (che aumenterebbe la resa in olio) influiscono negativamente sul tenore degli antiossidanti naturali aumentando il numero di perossidi mentre la prolungata permanenza della pasta all’interno della gramola manda i benefici polifenoli incontro ad una elevata ossidazione, determinando una passaggio dalla fase oleosa a quella acquosa, creando un impoverimento dell’olio relativamente a questi componenti. L’estrazione dell’olio dalla pasta oleosa per “pressione” si fa ancora in alcuni antichi frantoi con presse manuali, più spesso con presse
idrauliche. L’estrazione per “percolamento” invece consente la separazione attraverso lamelle di acciaio inossidabile alle quali l’olio aderisce più dell’acqua cadendo poi in un apposito contenitore, questo procedimento ha tempi lunghi quindi costi maggiori, ma l’olio ottenuto ha caratteristiche organolettiche superiori. Altra tecnica di estrazione è per “centrifugazione”, con costi di mano d’opera bassi, maggiore resa d’olio e minor durata del processo. Tra i tre sistemi di estrazione si riscontrano più valori antiossidanti, cioè maggiori quantità di sostanze come i polifenoli ed i fenoli, nell’olio biologico ottenuto per pressione o per percolamento, mentre non si notano grandi differenze da un punto di vista organolettico (gusto e profumo dell’olio). La conservazione
dell’olio è infine tutt’altro che marginale (il biologico per non più di un anno), perché assorbe facilmente le sostanze odorose, volatili e liposolubili, aumentando caratteristiche organolettiche sgradevoli. Ci possono essere cessioni di metalli da parte delle superfici che contengono l’olio, sia nello stoccaggio che nel confezionamento, bisogna perciò evitare alterazioni con materiali non idonei ed ossidative, oltre che da contatto prolungato con impurezze acquose. Questi problemi sono esclusi quando lo stoccaggio avviene in serbatoi di acciaio inox ed il confezionamento in bottiglie di vetro evitando le lattine metalliche. Le alterazioni ossidative dell’olio derivano dall’autossidazione che può essere ritardata con opportune tecniche ma non evitata, non esponendolo alla luce, all’aria ed a temperature superiori a 15/20 gradi centigradi. Le alterazioni da contatto con l’acqua di vegetazio-
ne (morchia) che, anche se in minima quantità, resta ancora anche dopo l’estrazione, derivano dai processi fermentativi a carico delle sostanze idrosolubili presenti in questo strato acquoso. Se questo contatto si prolunga l’olio presenterà un difetto di morchia (tipico odore delle acque di vegetazione fermentate), un difetto di putrido (la fermentazione anaerobica dei fondami), un innalzamento dell’acidità libera dovuta all’azione lipolitica degli enzimi che ci sono nella fase acquosa. Questi inconvenienti si evitano allontanando subito i fondami dall’olio ricorrendo ai travasi ed a operazioni di filtrazione con prodotti idrofili. Può quindi un vero olio extravergine di oliva, per di più italiano e biologico, costare tre euro a litro? Sono stato sul Gargano, Gargano a San Giovanni Rotondo, Rotondo ospite del dott. Angelo Marino che, oltre che presidente della locale Proloco e promotore del Consorzio Gargano, ammini-
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L'Olio Biologico in regalo al Drettore Editoriale Saverio Buttiglione
stra il frantoio “L’Olio Ritrovato” della moglie, l’avvocato Mariaelena Ritrovato. Mi sono innamorato di questa azienda, perché coltiva biologicamente una sola cultivar (100% Ogliarola del Gargano), ne ricava un olio extravergine inimitabile (mettendo la bottiglia controluce mi sembra miele) con il metodo tradizionale di spremitura a freddo, un olio buono e dalle alte capacità salutistiche. Per questo motivo ne ho re-
galato una bottiglia ad ognuna delle indossatrici che sfileranno quest’anno durante i galà di Extra Divino nei castelli d’Italia sulle passerelle di “il Vino si sposa Extravergine”, perché a queste ragazze così giovani e belle, questo olio consentirà certamente di crescere in salute, così come olii d’oliva di questa qualità aiutano anche gli sportivi, gli anziani e tutti noi. Ho ricambiato l’invito portando il dott. Marino e l’avvocatessa Ritrovato, insieme al professore dell’Accademia alle Belle Arti di Torino, presidente delle “Vie Francigene” Pietro Guerra, in un posto particolare. Nell’osteria “Chi va piano” a Putignano dove tutto è “slow”, poi al museo del Carnevale e della Cartapesta, pregando il prof. Pietro Sisto, docente all’Università di Bari, di fare da “Cicerone”. L’amico Albano Carrisi, che viene osannato anche e soprattutto dai giovani quando canta nei teatri di Mosca, famoso per le sue cantine di vino
L’Olio Biologico alla modella e insegnante di danza Roberta Debellis durante le prove d’abito
a Cellino San Marco in Puglia, produce anche lui un ottimo olio extravergine, per competenza quindi, e non solo perché famoso divo della canzone, ha accettato di essere testimonial delle giornate della LILT (Lega Italiana Lotta ai Tumori) insieme al testimonial Olio e perciò gli faccio i miei complimenti insieme alla redazione di “Slow Economy”. Come dicevo all’inizio, parlando del passato dell’umanità, mi ha colpito la notizia apparsa su
Il Direttore Editoriale di "Slow Economy" Saverio Buttiglione in compagnia di Albano Carrisi
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Il Direttore Buttiglione accarezza un grande e bel vecchio, un Ulivo nato prima di Gesù nella masseria Brancati
ni invivibili in quel continente dove si era evoluta. La glaciazione di circa 70.000 anni fa ridusse lo spazio marino tra Africa e penisola Arabica da circa 30 chilometri ad 11 e permise questo passaggio pericoloso. Per i pochi che ce la fecero l’acqua fresca, fornita dai fiumi Tigri ed Eufrate, dal Karun e dal Wadi Baton con sorgenti sotterranee di acqua dolce e potabile, si rivelò un rifugio ideale in mezzo ai deserti che circonda-
vano questa oasi, un santuario di vita nell’Era Glaciale, quando dovunque la terra fu resa inabitabile a causa dell’iper aridità, ed infatti quella la zona fu chiamata Eden (paradiso), nome poi ripreso nella Bibbia. Il futuro dell’umanità, dicono Current Antrhropology, dove gli scienziati, potrebbe essere il dott. Jeff Rose, archeologo un ipercervello, con memoe ricercatore dell’Università di rie gigantesche che conservi Birmingham, sostiene che la le capacità e le esperienze di specie umana, potrebbe esognuno di noi, trasferite nel sere partita dall’Africa, per poi computer di un robot, che poespandersi su tutta la terra, al trebbe viaggiare nell’Universo nord del mondo mutando gequando la Terra fosse resa inoneticamente in biondi con ocspitale del tutto, una macchina chi azzurri, proprio quando era che non avrebbe bisogno di spinta da necessità di condiziocibo come energia vitale. Ma tutti noi vogliamo e dobbiamo preoccuparci soprattutto del presente nel quale viviamo, e quindi cerchiamo di usare al meglio le capacità del nostro caro cervello biologico, anche nel scegliere ciò che mangiamo, controllando che sia salubre e tracciato, oltre che buono, soprattutto quando scegliamo l’Olio d’Oliva Da sinistra: il prof. Guerra, il presidente della Proloco di Putignano Cosacco, il da acquistare. dott. Marino, il prof. Sisto e il direttore Buttiglione
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della Redazione
Attualità
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Il New York Times contro l’olio d’oliva italiano
na infografica interattiva a cura di Nicholas Blechman, sulla base del testo di un blogger, Tom Mueller, accusa il nostro extravergine d’oliva di essere troppo spesso adulterato e mescolato con olii meno nobili. L’articolo postato sul sito del giornale, è intitolato ‘Extra Virgin Suicide’, una parafrasi del titolo del primo film di Sofia Coppola, ”The Virgin Suicide”, tradotto in italiano ‘Il giardino delle vergini suicide’. Quindi un macabro simbolo del veleno, ma al posto del classico teschio, una oliva, con accanto due ossa incrociate. E poi, come sottotitolo: ”L’adultera-
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zione dell’olio d’oliva italiano”. L’infografica sostiene, senza citare alcuna fonte ufficiale, che “gran parte dell’olio venduto come italiano viene in realtà da Spagna, Marocco e Tunisia. Quindi che viene ‘tagliato’ con olio più scadente e persino con clorofilla per il colore, colorante e beta-carotene per il sapore, e trasportato al porto di Napoli, dove viene mescolato con altri olii scadenti, non di oliva. Quindi le bottiglie vengono marchiate con il simbolo dell’Extra vergine’ e del ‘Made in Italy’.” In America, secondo il Nyt, circa il 69% dell’olio arriva ‘adulterato’. Il giornale ricorda che esiste un corpo speciale dei
Carabinieri specializzato nella lotta alle frodi alimentari. Tuttavia sostiene che i test di laboratorio sono facilmente falsificabili e che la Polizia si basa sul semplice odorato. ”Gli agenti regolarmente fanno dei raid contro queste raffinerie per cercare di mettere a regola il settore, tuttavia – sostiene il giornale - i produttori, grazie alle loro connessioni con politici potenti, sono raramente indagati dalla legge”. ”Tutte queste frodi - conclude - hanno così fatto precipitare il prezzo dell’olio d’oliva. Produttori corrotti hanno rovinato se’ stessi, commettendo di fatto una sorta di suicidio economico”.
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della Redazione
Lotta all’Italian Sounding
La pirateria agroalimentare punta sullo stereotipo pizza, mafia e mandolino
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al caffe’ “Mafiozzo” stile italiano ai sigari “Al Capone”, dalla pasta “Mafia” agli snack “Chilli Mafia”, dall’amaro “Il Padrino” al limoncello “Don Corleone”, dal sugo piccante rosso sangue “Wicked Cosa Nostra” alle spezie “Palermo Mafia shooting”, ma a Bruxelles nella Capitale d’Europa si intingono addirit-
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tura le patatine nella “SauceMaffia“ e si condisce la pasta con la “SauceMaffioso” mentre in tutto il mondo spopolano i ristoranti e le pizzerie “Cosa Nostra” e “Mafia” e su internet è possibile acquistare il libro di ricette “The mafia cookbook”, comprare caramelle sul portale www.candymafia. com o ricevere i consigli di
Mamamafiosa (www.mamamafiosa.com) con sottofondo musicale a tema. E’ quanto ha denunciato la Coldiretti che per la prima volta ha censito e mostrato gli esempi piu’ scandalosi di prodotti agroalimentari, venduti in Italia, in Europa e nel mondo, con nomi che richiamano gli episodi, i personaggi e le forme di
criminalità organizzata più dolorose ed odiose, che vengono sfruttate per fare business, nell’ambito della presentazione della Fondazione ”Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare”, promossa dalla Coldiretti con la Presidenza del Comitato Scientifico del procuratore Giancarlo Caselli. All’iniziativa sono intervenuti il Ministro della Giustizia Andrea Orlando e quello delle Politiche Agricole Maurizio Martina. Presidente della Fondazione è lo stesso presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo che ha chiesto
“l’intervento delle Istituzioni nazionali e comunitarie per porre fine ad un oltraggio insopportabile” alla vigilia dell’incontro del Santo Padre con le vittime delle mafie, nella “Giornata della memoria delle vittime innocenti delle mafie” promossa dalla Fondazione “Libera”. “Siamo di fronte ad uno schiaffo all’immagine dell’Italia sui mercati globali che sottolinea la Coldiretti - parte dall’antipasto a base di anacardi in vasetto di vetro commercializzati nel Regno Unito”. La confezione di “Chilli Mafia” contiene noccioline aromatizzate al peperoncino e
la scritta in etichetta avverte che occorre stare attenti e utilizzare “with caution” il prodotto che risulta essere estremamente piccante. Vengono dalla capitale europea di Bruxelles, in Belgio, le salse che servono per insaporire le patatine con la “Sauce Maffia” della Good ‘n Food di Malines contenente una salsa a base di olio di colza, rosso d’uovo, aceto, senape, polvere di cipolla, zucchero e spezie varie mentre la “Sauce Maffioso”, realizzata a Diest, nelle Fiandre, e commercializzata con il marchio “The Smiling Cook”, è invece a base di spinaci, cipolla, aglio, for-
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maggio emmenthal, pepe rosso e aromi vari. Ma ci sono in vendita anche - continua la Coldiretti la pasta “Mafia” a Taiwan, le spezie “Palermo Mafia shooting” in Germania o la salsa piccante “Wicked Cosa Nostra” in California. L’oltraggio all’Italia - afferma la Coldiretti - non si ferma al pasto, con il commercio dalla Psc Start S.A. di Blagoevgrad (Bulgaria) del “Caffè Mafiozzo” confezionato in grani in cui l’unica scritta nella nostra lingua che campeggia sulla busta in plastica è: “Lo stile italiano” che purtroppo fa esplicito riferimento alla criminalità organizzata come si evidenzia nelle immagini. E c’è anche il sigarillo dedicato al sanguinario “Al Capone”, confezionato negli Stati Uniti per il mercato olandese, con tanto di scritta, quanto mai adatta, “Roken is dodelijk” (il fumo uccide). Ma c’è anche chi - continua la Coldiretti - sfruttan-
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do la fama della saga cinematografica “Il Padrino”, nel paese siciliano che ha tristemente legato il suo nome alla mafia, ha messo in vendita il liquore d’erbe “Don Corleone” a base di miscela d’erbe ed estratti naturali “product in Sicily” o l’amaro “Il Padrino” anch’esso nato da una antica ricetta corleonese per acchiappare qualche turista inconsapevole
del dolore provocato dalla criminalità in questi territori. Il marchio “Mafia” viene peraltro usato “a raffica” nella ristorazione internazionale per fare affari come nel caso - riferisce la Coldiretti - della catena di ristoranti “La Mafia” diffusa in Spagna che fa mangiare i clienti sotto i murales dei gangsters più sanguinari (da Vito Cascio Ferro a Lucky Luciano, fino ad Al Capone), mentre praticamente ovunque, dal Messico a Sharm El Sheik, dal Minnesota alla Macedonia si trovano ristoranti e pizzerie “Cosa Nostra” e l’insegna “La Camorra Pasta Pizza & Grill” si puo’ trovare a La Paz in Perù. “La nostra ricerca ha consentito di scoprire nel mondo un vero mercato dell’orrore che fa affari su una delle piaghe piu’ dolorose della nostra società - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che - anche su questi casi farà luce la neonata Fondazione “Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare” con la presidenza del Comitato Scientifico del procuratore Giancarlo Caselli”. L’obiettivo è quello di fermare comportamenti commerciali inaccettabili che danneggiano l’immagine dell’Italia all’estero, ma soprattutto colpiscono profondamente i tanti italiani che sono stati o sono purtroppo vittima della criminalità organizzata.
L’amore per la qualità Il rispetto per la tradizione Benagiano Pastificio srl Corso Italia 138-140/b - 70029 Santeramo in Colle (Ba) Tel. 080-3036036 - E-mail: benagiano@benagiano.it - Website: www.benagiano.it
di Francesco Sgherza – Vicepresidente Nazionale Confartigianato
Economia
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Il “Capitale Umano” è il principale fattore per il rilancio dello sviluppo economico italiano
n occasione della 59a giornata dell’Artigianato che, nelle vesti di Presidente di Confartigianato Puglia, ho voluto a Bari invitando il presidente nazionale Giorgio Merletti e chiedendo gli interventi qualificati della Vicepresidente Regione Puglia, assessore alle attività produttive Loredana Capone, del presidente della Provincia di Bari Francesco Schittulli, del presidente della Camera di Commercio Bari Alessandro Ambrosi e del presidente Fiera del Levante Ugo Patroni Griffi oltre che del Comune di Bari e della Università nella persona del prof. Chieco, ho scelto quale tema del convegno la ripresa dello sviluppo, dopo ben sei anni di crisi, sia del sistema delle piccole e medie imprese sia del Mezzogiorno, focalizzandola sul fattore “ca-
pitale umano” quale prima variaible da incentivare. Come ben detto da Patroni Griffi il capitale finanziario di per sé è improduttivo se non accompagnato dalla genialità, competenza, inventiva, unicità di quello umano che proprio nell’artigianato è ben espresso. Come espresso da Ambrosi le piccole aziende non possono però competere sui mercati globalizzati se non si presentano unite in rete sistemica perché troppo piccole. Ricordo inoltre che le aziende che hanno fatto grande il “brand Italia” negli ultimi decenni sono state imprese ad alto contenuto artigianale, enfatizzando così nella medio/grande azienda proprio il concetto del “fare ad opera d’arte”, come hanno dimostrato le aziende di moda nate dalla mano di un sarto
Francesco Sgherza, Vicepresidente Nazionale Confartigianato
stilista o bandiere simbolo del made in Italy come la Ferrari, campione della alta tecnologia artigianale. Ritengo perciò che la fine della crisi non possa fare a meno di riconsiderare la centralità dei talenti individuali e collettivi da cui ripartire. In ogni caso, nonostante i primi segnali di frenata nella caduta del nostro sistema economico, dobbiamo constatare che l’economia del nostro Paese è ancora immersa negli effetti negativi della crisi, anche se la ripresa delle produzioni manifatturiere (per le quali siamo secondi in Europa dopo la Germania) viene interpretata da alcuni economisti non solo come una fisiologica ricostituzione delle scorte di magazzino, ma come un primo, flebile,
segnale di una inversione di tendenza. Temo, tuttavia, che il recupero dei livelli pre-crisi della nostra economia si presenti come un percorso non lineare ed irto di ostacoli, in quanto ben sette anni di crisi hanno profondamente modificato non solo la struttura dell’apparato produttivo italiano, rendendo evidente a tutti la crisi della grande impresa, ma, soprattutto, lo scenario internazionale che ha prodotto l’affermarsi delle economie di nuovi Paesi ed una sostanziale redistribuzione delle quote di mercato internazionale relative alle diverse tipologie produttive. L’ISTAT ci ricorda che dall’inizio della crisi sia la grande impresa (più di 500 addetti) che la media (più di 250 addetti) hanno fatto segnare un calo dell’8% e questo significa che
quasi una azienda su 10 nell’ultimo anno ha smesso di essere “grande impresa” o perché non esiste più oppure perché non ha più di 500 addetti. In Italia ha resistito bene solo il tessuto delle piccole imprese ed ha retto nella indifferenza sostanziale o, quanto meno, nella sottovalutazione dei drammatici problemi a cui l’impresa ha dovuto far fronte da sola!
Pensiamo per esempio al credito negato dal sistema bancario al sistema delle imprese, un enorme problema che permane ancora oggi non del tutto risolto ed al quale si aggiunge l’incognita costituita dal fatto che dal 2015 partiranno i nuovi obblighi imposti da “Basilea III” (coi relativi accantonamenti che le banche dovranno effettuare per la concessione dei crediti). Non ho potuto che rilanciare un “appello” al Governo della Regione Puglia per rilanciare perciò l’operatività dei Cofidi, che molte altre regioni ci hanno inviditato in passato. Perché, nonostante la morìa generalizzata d’imprese, in Puglia, nella grande maggioranza, sono ancora in piedi ed operative e, sopratutto, il loro collaboratori sono quasi tutti al lavoro e retribuiti.
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La crisi ha alzato l’asticella della competitività tra imprese del territorio mettendo inevitabilmente fuori mercato quelle meno competitive eppure il numero di quelle artigiane iscritte presso le Camere di Commercio della Puglia si è solo contratto di poco in quanto possiamo contare ancora su ben 78.000 aziende artigiane! Questo non accade per un miracolo divino ma perché il fulcro di questa capacità di “resistere, reagire e risollevarsi” sta nella Persona stessa dell’Imprenditore Artigiano che proprio per ciò finalmente non è più considerato retaggio di un’economia tramontata bensì rinnovamento economico centrale per un nuovo sviluppo, grazie proprio al legame tra famiglia, impresa e territorio. L’artigianato è ormai da tutti
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considerato la base di una cultura d’impresa che tutti noi, nei ruoli e responsabilità che occupiamo, abbiamo il dovere di sostenere e rafforzare, semplicemente perché la recente storia economica ha ampliamente dimostrato che il know how e la flessibilità della “piccola impresa” l’hanno resa unico soggetto economico in grado di conservare ed addirittura accrescere l’occupazione anche durante la crisi. La spiegazione è data dal fatto che chi guida la piccola impresa la considera parte della sua attività familiare e perciò anche i collaboratori sono considerati, in quanto Persone, parte importante della famiglia allargata. Infatti su di loro viene fatto un costante investimento per innalzare la loro capacità di far-
si carico di un lavoro qualitativamente sempre più elevato e quindi diventano un vero e proprio Patrimonio, appunto un Capitale Umano, dal quale si farebbe una gran fatica a distaccarsi.
Così si spiegano molti suicidi di imprenditori di piccole imprese che sono stati costretti a licenziare, così si spiega che le assunzioni nella piccola impresa sono quasi sempre a “tempo indeterminato”.
Se tutti in Italia non comprendono bene che la Piccola Impresa Artigiana ha un modello organizzativo incentrato proprio sulle relazioni personali tutti perderanno di vista l’enorme potenzialità di successo di questo modello anche e proprio nel contesto produttivo internazionale dove i mercati globalizzati premiano sempre di più le produzioni di qualità che, con le nuove teconologie di comunicazione, possono essere acquistate in ogni parte del globo. Ma per rafforzare il sistema economico italiano bisogna che ci sia anche la ripresa dei consumi interni ancora in fase di grave stagnazione. Tuttavia sono ben consapevole che la crisi, i mutamenti strutturali ed i cambiamenti dei gusti hanno trasformato
il mondo per cui i consumi futuri saranno diversi da quelli pre-crisi. Purtroppo nel recente passato sono stati operati tagli “incoerenti” al bilancio statale pensando che la ripresa economica si sarebbe riavviata sulla base di automatismi che non potevano essere governati per loro natura. Non si sono cioè poste le basi per un serio riposizionamento della Macchina Produttiva del Paese in funzione della ripresa, non pensando che essa sarà selettiva ed adotterà criteri di competitività ben differenti da quelli passati premiando solo chi avrà saputo adeguare le proprie produzioni ai nuovi bisogni. Occorreranno pertanto Risorse Umane di Talento per leggere e gestire le nuove si-
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tuazioni, sia all’interno delle aziende stesse, sia negli Organismi e Organizzazioni che dovranno supportarle nel cammino verso i nuovi contesti di mercato. Vedo perciò l’attuale situazione economica caratterizzata da queste tre emergenze: 1) la gravissima crisi che dal 2008 si è riversata dal mondo della finanza nell’economia realeha innescato una profonda recessione dalla quale noi italiani fatichiamo più di altri ad uscire. Per le nostre aziende significa tra l’altro seri problemi di accesso al credito e maggiore competizione per intercettare un potere d’acquisto in contrazione. In prima istanza abbiamo quindi la necessità di aumentare il più rapidamente possibile la nostra quota di esportazioni 2) la mancata soluzione del problema del debito pubblico italiano che si mangia una enorme quota di PIL in interessi quando si poteva destinarla agli investimenti infrastrutturali riduce al lumicino la possibilità di scegliere “strategie
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vincenti” per fronteggiare adeguatamete la crisi economico/ finanziaria, mettendo qualsiasi Governo nell’incapacità di assumere politiche industriali di lungo periodo, che in Italia mancano da decenni. Occorrerà abilità e creatività alle forze di governo nell’inventare una politica industriale che indichi un cammino, una rotta possibile alle imprese 3) il nostro Paese, rinviando di continuo qualunque decisione relativa ai propri assetti Istituzionali oltre a creare insta-
bilità innesca inevitabilmente un ulteriore fattore di criticità che deriva dall’aumento delle spese periferiche che si sono dimostrate nei fatti inefficenti, inefficaci e molto spesso fuori controllo. Occorre perciò che si prendano decisioni bipartisan che, seppur dolorose, creino efficienza nelle spese pubbliche. Anche se nel ruolo istituzionale che ricopro sono certamente di parte nella considerazione che segue ritengo che essa sia sotto gli occhi di tutti. Nello stesso momento in cui si è verificata la catastrofe finanziaria che ha trascinato nella sua caduta tutto il sistema economico mondiale, la previsione che l’economia fosse destinata inevitabilmente a terziarizzarsi si è rivelata una bnalità, così come si è rivelata dannosa la pretesa di “creare valore” da parte di una certa “finanza autoreferenziata”, che ha dimenticato la sua natura di finanziare l’impresa slegandosi invece dall’economia reale, soprattutto eliminando ogni vin-
colo morale e di tutela del bene comune. Il controllo dei mercati finanziari, da tutti all’inizio della crisi auspicato, e tutt’oggi lontano dall’esser stato attuato, restituirebbe centralità alla produzione di beni e servizi concreti, la cui tangibilità ritroverebbe, agli occhi del “cittadino consumatore consapevole” una nuova attenzione. Questo controllo sarebbe presupposto imprescindibile per costruire un futuro economico sostenibile nel quale proprio il settore del manifatturiero torni ad essere il perno intorno al quale le comunità facciano nuovamente crescere il benessere collettivo. In questo contesto il lavoro artigiano, lungi dall’essere residuo del passato destinato a ridursi fino a scomparire, diventa nuovo protagonista facendo leva proprio sulle due grandi forze motrici che stanno spingendo le trasformazioni odierne: la rivoluzione tecnologica e la globalizzazione. La globalizzazione aumenta la competizione tra lavoratori così come tra le aziende e per paradosso questo aumento quantitativo delle relazioni veloci a lunga distanza si traduce in una rinnovata importanza qualitativa delle collaborazioni a livello di territorio locale. Il territorio diventa quindi una risorsa in grado di aumentare la competitività. Sempre più l’orizzonte delle imprese dovrà superare i confini locali, in quanto la globalizzazione deve essere assunta come prospettiva irreversibile consolidando e sviluppando la
presenza delle nostre imprese sui mercati globali. Parallelamente a queste evoluzioni necessarie sarà obbligo snellire le nostre imprese dall’onerosità di alcune variabili di produzione che ne condizionano pesantemente la produttività. I nostri costi energetici sono più cari del 30% rispetto a quelli dei competitori europei, la nostra burocrazia asfissiante ci costa 23 miliardi l’anno ossia l’1.5 % del Prodotto Interno Lordo nazionale, la giustizia civile è così lenta da risultare quasi inesistente ed il fisco divora il 56% dei fatturati azien-
dali con un cuneo contributivo che “deve essere ridotto” per lasciare nelle tasche dei lavoratori più reddito, come ha dichiarato l’ex Premier Letta nel discorso inaugurale di Fiera del Levante a settembre . Negli specifici ambiti territoriali bisogna assolutamente costruire le competenze che potranno consentire ad una moltitudine di piccole imprese familiari di approfittare finalmente dell’allargamento dei propri mercati di riferimento fino ad oggi impensabile. Con orgoglio ricordo che le imprese rappresentate da Confartigianato hanno costi-
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tuito già nel passato proprio quel ceto medio produttivo che si è fatto artefice dello sviluppo italiano sintetizzando l’aspirazione ad essere e divenire di chi sognava ed immaginava il fare impresa una sorta di ascensore sociale. La crisi ha per fortuna solo scalfito questo ceto medio produttivo che mantiene la caratteristica principale di far coincidere la propria famiglia con quella allargata ai propri collaboratori professionali. L’Italia è ancora al primo posto in Europa per numero di imprenditori e lavoratori autonomi tra i 15 e 39 anni con 1.736.400 imprese guidate da giovani (il 19.2% del totale imprese) ed il 30% è composto da giovani imprenditori artigiani. Se c’è ancora tra i giovani chi ha voglia di rischiare in proprio, questo costituisce per tutti noi e per le Istituzioni a qualunque livello un obbligo a mettere in campo ogni sforzo e sacrificio per sostenerli consentendo loro di radicarsi nel nuovo contesto competitivo.
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Un Paese fermo perché cresce poco (negli ultimi 15 anni, in media, poco più dell’1% annuo) e perché non investe è un Paese senza futuro. Nel bilancio dello Stato Italiano (che ammonta a circa 800 miliardi di euro, praticamente 2 miliardi al giorno) il 40% della spesa pubblica serve per produrre servizi pubblici, il 30% per le pensioni, il 14% per la spesa corrente, il 9% per gli interessi sul debito pregresso che ammonta a più di 2.000 miliardi di euro (oltre 80 miliardi annui di interessi e per raggiungere il pareggio tra entrate ed uscite è spesso costretto a produrre manovre regressive che paghiamo tutti) resta ben poco per investire sul futuro. Ma se tutta l’intera penisola soffre, il Sud in particolare soffre la crisi con effetti devastanti sulle comunità, perché alle antiche debolezze strutturali cominciate dall’unità d’Italia (prima dell’Unità il regno borbonico presentava eccellenze in tutti i campi, a cominciare dalle infrastrutture, come spiega
bene il prof. Lino Patruno nei suoi libri) si sommano quelle congiunturali. La conseguenza è stata che il PIL del Mezzogiorno d’Italia, che avrebbe risorse endemiche (culturali, paesagistiche, architettoniche, agroalimentari, artigianali appunto) per essere la “california d’europa”, è arretrato per diversi anni consecutivi peggiorando il divario col Centro Nord del Paese. Naturale conseguenza è stata l’enfatizzarsi, ancor di più in questi territori, del modesto contributo della domanda interna aggravando tutte le attività economiche. Inoltre il contenimento della spesa pubblica mentre da un lato isola territori distanti dal centro Europa impedendo la creazione di infrastrutture logistiche quali strade, ferrovie ad alta velocità e rete di banda larga, dall’altra rallenta ulteriormente la dinamica della spesa delle famiglie e degli investimenti
per mancanza di denaro spendibile nel territorio. Infatti la storia dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno (che doveva compensare il sacco fatto economico al Sud dai Savoia 150 anni fa) insegna che esso ha funzionato molto bene fino a quando è stato speso per la realizzazione di investimenti in infrastrutture, riuscendo, per un breve ed unico periodo della nostra storia nazionale, a restringere la forbice dello sviluppo con il resto dell’Italia, ma si è avviato inesorabilmente al fallimento quando si è cercato di finanziare lo sviluppo attraverso i grandi insediamenti produttivi di Stato o con leggi come la 64 o con interventi a pioggia sulle imprese, consegnandoci alla fine un divario assestato al 60% rispetto alle regioni del Nord.
Tutta l’Italia e soprattutto chi governa le regioni del Sud deve tenere bene a mente questa amara lezione perché, come ha ben detto il Presidente del Consiglio, questo Paese ce la farà se ce la farà il suo Sud. La prossima programmazione di fondi comunitari supererà per i territori del Sud i 100 miliardi di euro e potrebbe essere l’ultima chance da cogliere. 30 miliardi arriveranno dai fondi strutturali messi già nel bilancio UE, altri 30 dovrebbero arrivare dal cofinanzia-
mento (obbligato dall’Europa) nazionale se si confermerà la tradizione di un cofinanziamento nazionale al 50% (le regole europee prevedono che sia tra il 25% ed il 50%) , infine ulteriori 40 miliardi sono già nella competenza del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) che dovrebbe incassare però dalla prossima legge di stabilità altri 10/15 miliardi. Tutti dobbiamo allertarci ed evitare gli errori del passato perché sappiamo che finora i cicli di spesa delle “importanti”
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risorse comunitarie non sono stati esempi di efficienza ma soprattutto di efficacia. Gli stessi dati che si riferiscono alla programmazione in corso rivelano che le spese per le opere infrastrutturali di fatto non sono partite! In larga parte ciò è dovuto al fatto che le regole che presiedono agli affidamenti dei lavori pubblici non contemplano purtroppo l’obiettivo della rapidità del completamento dell’opera, ma al contrario, nel loro impianto garantista, offrono molteplici occasioni di ricorsi e di rinvii della loro realizzazione. per questo temo che, pur rispettando lo spirito garantista che li ha ispirati, se non si pone mano ad una revisione dei meccanismi che presiedono alla gestione dei processi
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di governo nella realizzazione delle opere pubbliche, il ruolo della nuova Agenzia Nazionale voluta dal Governo Letta per sostenere la capacità di spesa dei Fondi Comunitari da parte delle Regioni interessate possa risultare “molto limitato”. Per quanto riguarda Confartigianato noi abbiamo comunque condiviso la proposta del Ministro Trigilia di istituire questa Agenzia Nazionale per l’assistenza alla realizzazione dei progetti finanziati dall’Europa ed anzi abbiamo richiesto il coinvolgimento, oltre che dei territori considerati virtuosi (per aver saputo spendere i fondi passati, come appunto la Puglia), anche delle Associazioni nell’ambito di una collaborazione partenariale che garantisca a queste Organizzazioni
della produzione di apportare il proprio contributo per il raggiungimento dell’obiettivo utile a tutti. Per la Puglia, nella quale presiedo la Confartigianato regionale, la materia del sostegno all’investimento ha rivestito un ruolo cruciale già nelle precedenti programmazioni e continuerà a costituire una delle azioni di maggiore rilevanza anche nella programmazione 2014/2020. L’analisi dei dati relativi alle precedenti esperienze assume un’importanza unica, stante la continuità degli strumenti che la Regione Puglia ha intenzione di attivare. Purtroppo i dati a nostra disposizione evidenziano come la programmazione 2007/2013 abbia archiviato
un sostanziale e netto passo indietro rispetto a quella 2000/2006, pur a fronte di un allargamento delle imprese potenzialmente candidabili ad usufruire della misura comunitaria. Tra il 2000 ed il 2006 le imprese “artigiane” erano le uniche ammesse a ricevere finanziamenti agevolati e pur tuttavia sono state ben 14.000 per un importo totale finanziato pari a 77 milioni di
euro e per un investimento totale realizzato che ha superato gli 800 milioni. Proprio sulla scia di questo successo la programmazione successiva ha esteso la possibilità di accesso alla misura di aiuto comunitario anche alle aziende del commercio ed a tutte le PMI in generale. Sarebbe quindi stato logico attendersi un incremento della platea di soggetti finanziati ed invece (incredibilmente) il loro
numero si è drasticamente ridotto così come, di conseguenza, l’ammontare degli investimenti. Soltanto 3.578 (!) imprese hanno visto prendere in carico la loro pratica e nemmeno la metà di esse è stata poi finanziata per il periodo 2007/2013 ! Solo 1.700 imprese per un finanziamento totale di 400 milioni. Nel disegnare gli strumenti di sostegno al finanziamento
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delle imprese per il futuro bisognerà pur tener conto di questo dato inadeguato avviando perciò una seria riflessione per individuare i motivi del passo indietro evitando che ciò si ripeta. Purtroppo poi, guardando al Paese Italia nel suo complesso, un ulteriore freno all’impresa è da molto tempo rappresentato dalla mancanza di politiche industriali. Inoltre la scelta di dismettere il pubblico intervento nell’economia reale e l’impossibilità, dopo l’adesione all’euro, delle periodiche svalutazioni competitive della moneta nazionale praticate nel passato, hanno costretto il Paese ad affidarsi solo ed esclusivamente alla capacità di ogni singola impresa nel definire il proprio equilibrio produttivo e la propria convenienza economica. Infine l’intero Paese, quando è esplosa la crisi economica a livello planetario, non ha potuto nemmeno intraprendere le poli-
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tiche anticicliche basate sull’espansione della spesa pubblica, perché i Governi degli ultimi anni erano invece, al contrario, impegnati nella necessità di contenere l’espansione del debito pubblico. Ora però bisogna avere il coraggio di ripensare al ruolo dello Stato in economia per andare, se necessario, oltre il solo risparmio con nuove politiche economiche di lungo respiro, riflettendo sulla propria spesa storica e sulla qualità delle prestazioni rese ai cittadini. Agli inizi degli anni settanta, per esempio, si sostituì il sistema delle Casse Mutue col Servizio Sanitario Nazionale per coprire, attraverso un’unica fiscalità generale, tutte le necessità della popolazione in campo sanitario, con le competenze date alle singole Regioni. Il risultato ad oggi è stato la creazione di una voragine finanziaria, un vero e proprio buco nero nei conti dello Sta-
to, proprio a causa della Sanità, dove le Regioni spendono il 96% (novantaseipercento) delle proprie risorse per questa pur importante funzione sociale, coltivando grandi ed inaccettabili differenze di costi (e purtroppo anche di qualità) tra i servizi offerti nei diversi territori regionali, causando inefficenze e
spese fuori controllo.
Non certo per ergerci a primi della classe ma semplicemente per indicare una delle strade percorribili “devo” rilevare che, quarant’anni dopo il varo di quella riforma sanitaria da tutti all’epoca salutata come una grande rivoluzione di eguaglianza, i 500.000 dipendenti del settore artigiano, attraverso un modesto contributo minimo mensile di 10,42 euro, attivano una copertura assicurativa collettiva che garantisce l’accesso alla quasi totalità delle prestazioni del servizio sanitario nazionale (con l’opportunità aggiuntiva di scegliersi il medico dal quale farsi curare). Dal prossimo anno questa copertura assicurativa potrà estendersi anche ai familiari dei lavoratori e degli imprenditori artigiani attraverso il pagamento di un premio assicurativo annuale. Sono fiero perciò del fatto che Confartigianato (con le altre Associazioni che rappresentano gli artigiani e insieme a CGIL, CISL e UIL) nella mia regione Puglia abbia sottoscritto il primo accordo quadro che garantirà contenuti comuni per tutti i contratti del nostro settore che saranno stipulati e questo significa, per esempio, che l’Ente bilaterale Pugliese fornirà agli artigiani prestazioni aggiuntive. Nella pratica significa, per esempio, che con un piccolo incremento del contributo versato a questo Ente per ciascun lavoratore artigiano, si potrà accedere al beneficio di borse di studio per i figli meritevoli, oppure al rimborso di una quota degli interessi pagati annual-
mente dalle imprese artigiane che abbiano utilizzato i nostri consorzi fidi per ristrutturare i propri debiti aziendali. Partendo dal core business di “rappresentanza sindacale e fornitore di servizi” una associazione quale Confartigianato deve essere in grado di “accompagnare” le imprese, non soltanto per garantirne la sopravvivenza ma soprattutto per aiutarle ad effettuare quei passi di coraggio ulteriori che la crisi rende non più rinviabili, specialmente in materia di innovazione. Apprezzo perciò che proprio in Puglia la nuova legge regionale sull’artigianato istituisca la “bottega scuola” con il conseguente riconoscimento del maestro artigiano che la presiede. Con una disoccupazione giovanile che vede l’Italia in una situazione sempre più disperata il vecchio Istituto dell’Apprendistato risulterebbe ancora efficace a patto che saltino i troppi vincoli burocratici che ancora persistono. La ragione della rinnovata attenzione rivolta allo strumento dell’Apprendistato come modalità di risposta alla ricerca del lavoro da parte delle giovani generazioni sta nel fatto che
l’apprendista viene inserito in un contesto di organizzazione produttiva imperniata sul rapporto tra persone, in una naturale continuità con la vita di ogni giorno, costituendo in tal modo la vera ricchezza del mondo moderno, nei singoli territori ricchi di tipicità uniche e ineguagliabili. Il capitale umano sarà sempre di più il principale fattore per il rilancio dello sviluppo economico italiano, di questo ne sono profondamente convinto. Spero almeno che il Governo centrale possa aiutare il nostro comparto (così facendo aiuterebbe tutti i settori produttivi del Paese) tratando a Bruxelles per superare la rigidità dei limiti imposti alle Pubbliche Amministrazioni dal Patto di Stabilità, almeno per quanto riguarda le spese “produttive” di sostegno agli investimenti ed al contempo spero anche che il Governo possa sbloccare tutti i pagamenti dei debiti (che ancora ammontano a 140 miliardi) della Pubblica Amministrazione verso le imprese che hanno fornito ad essa opere e/o servizi, anche attraverso forme più ampie di compensazione tra crediti e debiti, come da tanto tempo, fra i primi, chiede proprio Confartigianato.
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Ritratti di Saverio Buttiglione
Josefa Idem Ministro per 57 giorni, campionessa a vita
L
e vicende della vita fanno spesso fare ai suoi protagonisti lunghi giri, per riportarli però a quei valori essenziali e fondanti che un personaggio come Josefa Idem, nata in Germania e adottata dall’Italia, ha sempre respirato e vissuto. Da bambina è stata avviata allo sport, nella sua città tedesca, che ha decine di società sportive, anche di canottaggio, e impianti all’avanguardia, dove gli adolescenti si formano, anche nel carattere. Quelli che poi possiedono talento innato vengono seguiti scientificamente per l’agonismo e così è stato per la piccola Josefa, che a vent’anni ha partecipato alla prima Olimpiade respirandola e vivendola con l’emozione della giovinezza, felice che tutto quel villaggio olimpico e tutta quell’attenzione fossero solo per lei, infatti salì sul podio delle vincitrici, diventando una campionessa mondiale della canoa. Ma poi le cose si complicarono e la pressione che la ferrea organizzazione tedesca, meticolosa e pragmatica, le impose per ottenere altri risultati al top in tutte le manifestazioni internazionali, la disorientò e cominciò a perdersi.
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La Idem mostra orgogliosa la medaglia vinta alle Olimpiadi di Pechino
L’ho incontrata ospite in Puglia del suo collega Senatore Piero Liuzzi, con il quale, ora Senatrice dello Stato Italiano, condivide la 7° Commissione a
Roma, con deleghe che comprendono Sport, Istruzione, Cultura e Beni Architettonici. Mi ha detto che in quel periodo tedesco, dopo la prima
Olimpiade, se l’avessero svegliata di notte a qualunque ora avrebbe rifatto i suoi tempi record in canoa, ma le aspettative che i dirigenti tedeschi avevano nelle gare ufficiali pretendendo le medaglie a tutti i costi, la caricava di una tensione che non le consentiva di ottenere quei risultati che pure aveva in allenamento. Per caso conobbe un allenatore italiano, di Ravenna, che si interessò a lei e la convinse che quella non era una vita da donna ma piuttosto una procedura di efficienza robotica, la convinse che doveva riprendersi la sua vita. Lei si innamorò dell’uomo, si trasferì a Ravenna, lo sposò e si fece allenare da lui, men-
tre anche i suoceri entravano a comporre un piccolo team di supporto (la suocera anche con l’alimentazione italiana che ora lei ama in assoluto). Pur senza le strutture sportive della Germania (a Ravenna vi era, per esempio, una sola società di canottaggio) ma con l’estro e la fantasia tipica della genìa italica, Josefa ricominciò gli allenamenti guardando al mondo dello sport da un altro punto di vista. I risultati arrivarono di nuovo e fino a quasi cinquant’anni Josefa ha partecipato ad ogni Olimpiade sotto la bandiera italiana ed è sempre andata sul podio. Come dico per l’Economia, se vogliamo risolvere i proble-
mi della crisi globale, secondo me più terribili di quelli causati dal crollo di Wall Street del 1929, perché si tratta di una svolta epocale e di una nuova guerra senza apparente spargimento di sangue, così come fece Iosefa ognuno di noi, per la sua parte e per le sue responsabilità, dovrebbe cercare di guardare al suo operato professionale, nel mondo produttivo, ma anche in quello politico, “da un altro punto di vista”, e questo è appunto il senso di Slow Economy. Nell’incontro che abbiamo avuto, ho scoperto una Josefa Idem che non mi aspettavo, una bella persona. Non ha esitato a parlare delle sue dimissioni da Ministro del
La grinta e la tenacia sono sempre state le armi segrete di Josefa
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Il Senatore Piero Liuzzi, la Senatrice Josefa Idem e il Direttore Editoriale di Slow Economy Saverio Buttiglione alla presentazione del libro
governo Letta dopo solo 57 giorni per le irregolarità derivate dal pagamento dell’IMU sulla sua palestra! Non ha dato la colpa al suo commercialista, ha preso su di sé ogni responsabilità, ha detto che presa da mille cose è stato come entrare in un bar per un caffè e, presa da tanti pensieri, uscirne senza pagarlo. Per questo si è dimessa da Ministro (secondo me poteva farlo solo una tedesca/italia-
na), non accampando scuse di sorta, anzi mi ha detto che volendo avrebbe potuto, grazie al suo incarico governativo, non solo risolvere la faccenda (come ha fatto) ma anche in tempi brevi. Ha invece deciso di seguire lo stesso percorso che farebbe qualunque semplice cittadino italiano che incappasse nella stessa disavventura nei confronti dell’erario, compresi i tempi lunghi dovuti alla burocrazia del nostro Paese.
Josefa Idem alla conferenza stampa per le sue dimissioni da Ministro
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Inoltre ha ritenuto di non doversi nemmeno togliere sassolini dalle scarpe quando si è dimessa, non accusando né Letta né il suo partito di non averla difesa, non accusando la stampa di averle creato una gogna mediatici, perché lei è fatta così, ha il senso della responsabilità, quello che manca purtroppo a molti italiani. Una bella persona la Idem, campionessa dello sport ed anche di vita, che ora si occupa di politica nel nostro Paese (è già stata Assessore a Ravenna) ma pure di trasmettere, alle Imprese che le chiedano la consulenza, la sua esperienza di lavoro in team, con un misto, mi ha detto, tra la precisione ed il pragmatismo tedesco e la creatività italiana.
Tutto questo Josefa l’ha scritto in un libro, che era in gestazione da tanti anni, intitolato “Partiamo dalla Fine”. “Che bello - ha concluso Josefa Idem - se si potesse schekerare la mentalità e le positività di Germania ed Italia, si otterrebbe una bevanda buona e benefica, per tutti”.
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di Saverio Buttiglione
Vittorie italiane
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Flavia Pennetta, l’orgoglio e la tenacia trionfano agli Indian Wells
opo aver passato ore ed ore davanti la TV da ragazzino, giorno e notte, ogni volta che giocava a tennis Adriano Panatta, dopo Ivan Lend forse erano anni che non vedevo una partita in diretta, con Rafael Nadal credo. Ho evitato ogni impegno per guardare la finale di Indian Wells dell’amica Flavia Pen-
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netta... ed ho fatto bene! Ero già orgoglioso, e con me tutta la redazione milanese di Slow Economy, del fatto che Flavia avesse battuto in semifinale la fortissima Li Na e che oggi si giocasse la finale contro Agneska Radwanska, numero 20 contro numero 2. La mattina di domenica lo avevo espresso personal-
mente alla sua manager Silvia Tedeschi. Flavia nel 2012 a trent’anni, proprio in casa al Foro Italico, contro Serena Williams si era infortunata ed ormai tutti pensavano che la sua carriera volgesse al termine. I pronostici non erano poi favorevoli perchè su 22 finali disputate la brindisina ne aveva vinte solo 9.
Invece il primo set già sul 2 pari la Pennetta aveva mostrato un gioco preciso e d’attacco, soprattutto facendo correre la polacca da una parte all’altra del campo e con due breaks l’ha chiuso 6 a 2. A quel punto ho voluto cambiare canale perchè quando noi italiani siamo in testa finiamo per perdere e viceversa (anche Panatta dava il meglio di se quando la situazione era disperata ribaltando il risultato finale). Mi stavo pure perdendo Crozza che mi piace e a maggior ragione ho tardato a riguardare la partita. Erano sull’1 a 0 per la Ra-
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dwanska ma nel secondo game Flavia, per assurdo, perdeva concentrazione perchè la polacca giocava con una vistosa fasciatura al ginocchio e non correva più come nel primo set. Ho sperato che la non si ritirasse affinchè la vittoria fosse stata completa e così è stato, con interventi costanti della sua fisioterapista la numero 2 ha stretto i denti perchè comunque si trattava di uno dei tornei più importanti del WTA dopo quelli dello Slam. Ma alla fine è stato 4 aces a 0 per Flavia, con 3 doppi falli della Radwanska, risultato finale 6 a 1 e trionfo con la polacca in lacrime e Flavia bella e splendente. Custodisco ancora gelosamente la targa che nel 2009, quale “Protagonista della Puglia nello Sport”, Fla-
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via non potè venire a ritirare dalle mani del Governatore della Regione Puglia, (essendo stata il primo italiano, dai tempi di Adriano Panatta, a rientrare nel ranking mondiale dei top ten), perchè era in finale nel torneo svedese. La sua classifica arrivata lo scorso anno al numero 166 gridava già vendetta per una come Flavia e sono certo che per capacità, talento, orgoglio e tenacia (mi ricorda, per me che ho fatto
le stesse gare di velocità, il mio maestro Pietro Mennea, siamo pugliesi come Flavia), nonostante le vicissitudini personali e gli infortuni, tornerà ancora fra le primissime al mondo. Ho chiesto a Silvia Tedeschi che, quando vuole e può, premieremo Flavia Pennetta in uno degli eventi “Extra DiVino” (nei castelli di Federico II della Puglia). Grazie Flavia, orgoglio italiano.
di Antonia Pedone - Dott.sa commercialista in Putignano (BA)
Federalberghi
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F
Turismo ed impresa alberghiera aiutano la ripartenza dello sviluppo economico. Un esempio? La Puglia!
ermare la caduta del Turismo, soprattutto interno, e ridare ossigeno alle Imprese Alberghiere, è un fattore cruciale per far ripartire lo sviluppo economico del “sistema Italia”. Questo è il tema che il dott. Francesco Caizzi, nella sua veste di presidente, ha voluto dare al convegno nella 24a assemblea annuale di Federalberghi delle provincie pugliesi Bari e Barletta/Andria/Trani alla presenza del direttore nazionale. Le Istituzioni Pugliesi, il sindaco di Bari Michele Emiliano, i presidenti delle Provincie di Bari e Bat Francesco Schittulli e Francesco Ventola, il
presidente di Fiera del Levante Ugo Patroni Griffi, dopo il loro intervento unanime nel ritenere il Turismo, proprio in questa regione, una variabile indispensabile alla ricrescita economica, hanno ascoltato con attenzione le relazioni del Direttore Nazionale di Federalberghi Alessandro Nucara, dell’Assessore Regionale al Turismo Silvia Godelli, del Presidente della Camera di Commercio di Bari Alessandro Ambrosi e del Vicepresidente Regione Puglia (assessore alle attività produttive) Loredana Capone. E’ chiaro che se il turismo, sia quello interno che quello dall’estero, va assolutamente
Il Dott. Francesco Caizzi, nuovo Presidente di Federalberghi Bari
incrementato in tutto il Belpaese, valorizzando monumenti, arte e paesaggi con metodologie moderne, proprio in Puglia ciò diventa un obbligo perché a questi fattori attrattivi si aggiunge il clima mite tutto l’anno. Secondo Caizzi “l’impresa alberghiera è pronta, per competenze e servizi disponibili, a supportare le nuove politiche pubbliche che incrementino l’offerta di accoglienza nei territori italiani, offrendo nuovi “prodotti turistici” al passo con la domanda del turista/ consumatore del terzo millennio che è molto più consapevole nelle sue richieste perché più informato, grazie alla rete, ben prima della partenza dal
suo luogo di residenza.” “Eppure - dice Caizzi - l’imprenditore alberghiero soffre alcune pesanti criticità che il legislatore politico potrebbe e dovrebbe risolvere, a cominciare dal peso della burocrazia, rendendola snella concentrando i pur giusti controlli in capo ad un solo Organismo Pubblico evitando così di dover dar conto dell’attività (con pratiche, permessi, controlli, verifiche ed ispezioni) ad una miriade di amministrazioni ed organi di polizia locali e nazionali”. Francesco Caizzi ha affermato di non soffrire la crescita numerica e quindi la concorrenza dei “bed & breakfast”, che in Puglia è stata esponenziale, perche c’è spazio per tutti ed
anzi un’offerta turistica integrata anche con queste realtà, nate nello spirito di soddisfare l’utenza nei centri storici, nei piccoli paesi o nelle periferie, sarebbe auspicabile. Quello che secondo lui non è tollerabile è la quasi totale mancanza di controlli ai B&B che, spesso con astuzie e furbizie di concorrenza sleale, riescono
a camuffare sotto questa tipologia una “vera e propria attività alberghiera” (per esempio con molte più camere di quelle previste per legge grazie all’utilizzo dell’albergo diffuso oppure con la totale assenza dell’inquilino proprietario in quel domicilio come da regolamento) evitando di conseguenza, come ha lamentato pure la Prof.ssa Silvia Godelli, di trasmettere (come dovrebbero per legge) il numero dei clienti ospitati alimentando così pure l’evasione fiscale. Le imprese alberghiere invece devono sottostare a mille norme sulla sicurezza ed a severe e precise regole, l’importante è che anche i B&B rispettino le loro. Francesco Caizzi riferendosi poi agli investimenti che la maggior parte delle imprese alberghiere devono sostenere ma che spesso non sono in grado di affrontare in tempi di
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generale congiuntura economica auspica un accesso meno farraginoso ai fondi europei che sarebbero l’unica boccata d’ossigeno di aiuto. Purtroppo però le famose “strutture annesse” richieste per legge tagliano fuori la gran parte delle imprese che non possono prevedere tutte grandi opere (come un campo da golf o di calcio per esmpio) e quindi bisognerebbe ritornare al concetto di “servizi annessi”, così come si dovrebbe tornare al concetto finanziario del “deminimis” che permette piccoli investimenti necessari (200.000 euro in tre anni). Il Direttore Generale di Federalberghi dott. Alessandro Nucara nel suo intervento ha
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ritenuto anche lui utile e complementare la nuova tipologia di ospitalità rappresentata sia dai B&B che dagli Agriturismi, purchè valga dovunque il concetto “stesso mercato, stesse regole, per tutti….”. Si è espresso poi su un altro tema economico/finanziario che incide parecchio sulle attività alberghiere, quello che era la tassazione IMU (e che cambierà probabilmente solo il nome nel 2014), specificando che, pur nella consapevolezza di dover pagare una tassa sarebbe più equo che questa sia deducibile alla stregua di ogni altro investimento produttivo. La prof.ssa Silvia Godelli, nella sua veste di Assessore della Regione Puglia al Turismo, ha ri-
cevuto da tutti i complimenti per il successo delle sue politiche svolte sui mercati esteri i quali considerano definitivamente la Puglia un “brand di qualità” da inserire ai primi posti nelle proposte dei loro tour operators. Nel suo intervento lei ha però dato il merito a tutti quei pugliesi che, nelle proprie rispettive competenze, si sono impegnati, nel periodo del suo assessorato, a valorizzare le risorse culturali, artististiche, monumentali e paesagistiche che già esistevano in questo territorio e che ci hanno trasmesso, quasi “incontaminati”, i nostri nonni e padri. Questo ha fatto sì che il turista, che ha bisogno di un “sogno” da realizzare durante la
sua vacanza, trovi in Puglia proprio la soddisfazione di questa emozione non razionale. Così Silvia Godelli spiega gli inusitati successi di enorme clamore mediatico e promozionale derivati, per esempio, dai
matrimoni da “mille e una notte” che gli sceicchi arabi sono venuti a fare in Puglia, o dalle migliaia di turisti stranieri che la “Notte della Taranta” ospita in un paesino (Melpignano) di appena 3.000 abitanti.
La Regione Puglia, ha detto la Godelli, ha fatto solo il suo dovere quando ha sostenuto la buona volontà di questi operatori locali, per di più giovani, che hanno potuto così esprimere sia le loro competenze professionali acquisite con lo studio sia la grande creatività delle loro fertili menti. Fare quindi il Cineporto a Bari, per esempio, era, secondo lei, un atto “dovuto”, ed infatti ora tutta la Puglia è diventata un “set all’aperto” per molte produzioni cinematografiche di rilevanza internazionale. Fare sistema con l’assessorati alle Attività Produttive e con quello alle Risorse Agroalimentari era un altro atto dovuto dal buon senso.
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da sinistra: il direttore Radio RAI Sergio Valzania, la prof.sa Gaia Ferrara ciclista/pellegrina, il presidente Pro Loco Putignano Pinuccio Cosacco e il presidente CAI Foggia Michele Del Giudice pellegrino/camminatore
L’enogastronomia pugliese, per esempio, è una ricchezza che tutto il mondo ci invidia e non può essere slegata da politiche di sinergia anche per quanto riguarda la promozione del turismo. Per quanto riguarda i targets turistici che la Regione intende ancora incentivare la Godelli si è detta convinta che, in questa fase di “start-up” delle nostre politi-
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che in materia turistica, dopo decenni di sonnolenza, tutti i mercati vanno sostenuti, dal turismo religioso a quello di massa, da quello culturale a quello sofisticato degli sceicchi, tutti purchè abbiano le caratteristiche della sostenibilità. Non è più possibile secondo lei tollerare situazioni come quelle che si sono verificate la scorsa estate a Gallipoli, che
all’improvviso è stata considerata da molti giovani (italiani e stranieri) un “porto franco per lo sballo e la trasgressione indiscriminata” senza rispetto alcuno per abitanti e luogo, incentivati in questa maleducazione anche dalle speculazioni economiche di operatori del divertimento senza scrupoli. Silvia Godelli ha concluso dichiarando che a breve partiranno anche pesanti sanzioni per gli operatori dei B&B che non dichiarino il numero di ospiti, che vendano in nero l’alloggio, oppure che non siano in regola con le minime prescrizioni di sicurezza ed igiene previste per questa tipologia di offerta turistica: “…le notizie di alloggi venduti via internet e rilevatisi poi, all’arrivo degli ospiti, “inesistenti” oppure i casi delle cattive condizioni igieniche dei bagni di alcuni B&B, finiscono nei telegiornali nazionali annullando in un istante mesi e mesi di promozione che la Regione Pu-
Il pellegrino/camminatore Michele Del Giudice e Saverio Buttiglione
glia investe in tutto il mondo!”. Orgogliosa si è detta invece la Godelli del successo via via crescente che sta assumendo l’Expo&Fest – Vie Sacre nato nel quartiere fieristico di Foggia nel 2010. I percorsi e le manifestazioni del Sacro, rivisti in chiave moderna e confezionati come nuova offerta turistica, portano nei territori migliaia di turisti anche e soprattutto stranieri, come testimoniano i “fenomeni turistici” quali Santiago de Compostela, e di conseguenza anche la Via Francigena che proprio in Puglia aveva il terminale di tutto il continente, sia per la presenza dei porti d’imbarco dei Crociati e dei Pellegrini alla volta della Terrasanta (Barletta, Bari, Egnazia, Brindisi) sia per le stazioni di posta e preghiera nei luoghi di culto micaelico (San Michele Arcangelo era protettore di soldati e pellegrini) come quelli nelle grotte del Gargano o di Putignano. Expo&Fest, con spettacoli, rievocazioni storiche e con-
vegni internazionali è stata fortemente sostenuta dall’Assessorato diretto dalla professoressa Godelli. A fine 2013, nella sua terza edizione, ha ospitato SergioValzania Vice Direttore di RadioRAI, che in questa occasione ha presentato il libro edito da Touring Editore “La Via Francigena nel Sud: un percorso di 700 km da Roma a Brindisi” . Il pellegrino/camminatore Michele Del Giudice e la pellegrina/ ciclista Gaia Ferrara hanno raccontato le loro rispettive esperienze dal palco di Expo&Fest. Molto utile alla fine del Convegno di Federalberghi è
stato l’intervento dell’avvocato Loredana Capone, Assessore Regionale alle Attività Produttive, tutto incentrato sulla programmazione dei fondi europei 2014/2020, per la quale ha dichiarato che si avvarrà certamente del partenariato anche di Federalberghi per quanto riguarda fondi e incentivi nel nuovo “contratto di programma”. In conclusione il Presidente Caizzi si è detto ottimista circa il futuro del comparto turistico, a condizione che in Puglia, ma soprattutto in tutto il Paese Italia, le forze politiche, gli opinion makers, gli operatori privati e gli stakeholders decidano tutti insieme di puntare sul Turismo, in maniera integrata e sinergica anche con altri comparti produttivi e culturali (agroalimentare, qualità dell’ambiente, risorse culturali ed architettoniche, artigianato) quale carta vincente per una nuova ripresa economica.
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di Angelo Marino - Presidente Consorzio delle Pro Loco del Gargano
Associazioni
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Il Consorzio delle Pro Loco del Gargano
a nascita del Consorzio delle Pro Loco del Gargano è il risultato di un percorso avviato dalla Pro Loco di San Giovanni Rotondo, la quale ha trovato immediata disponibilità ed interesse nei rappresentanti delle altre Pro Loco del promontorio. Il comune intento degli interlocutori è stato quello di mettere in pratica l’idea ed il sogno di creare sul territorio garganico la prima esperienza importante di fare sistema. Fare rete è infatti un’esigenza avvertita da tempo nelle Pro Loco, esigenza che a livello locale non aveva trovato sinora l’attenzione giusta negli altri ambiti istituzionali. Viceversa, la consapevolezza che non esistono più
margini di sviluppo autonomo e che il futuro si costruisce attraverso l’interazione tra soggetti privati, associazioni ed istituzioni, ha favorito il dialogo tra realtà locali con peculiarità diverse, quali sono quelle dei fondatori del Consorzio delle Pro Loco Gargano. Il percorso, avviato da pochi Angelo Marino, presidente del Consorzio mesi, ha già iniziaal Consorzio di imbastire una to a dare i suoi primi frutti. L’attenzione rivolta al terri- fitta rete di colloqui con le torio, al patrimonio materiale Aziende che meglio rappreed immateriale, ha permesso sentano le eccellenze della
Foto di gruppo in occasione della costituzione Consorzio Pro Loco Gargano del 10.5.2013
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In esso si mescola una varietà di proposte, da I piatti della memoria, ai giochi di strada, dall’artigianato locale, alle visite guidate in vernacolo. Il primo Festival del dialetto garganico (balli, musiche, racconti e chiacchiere in vernacolo) concluderà questa due giorni (2 e 3 agosto 2014) che si terrà a Mattinata.
nostra terra, nonché con diversi enti, come l’Università di Foggia, che da anni sta promuovendo i prodotti tipici del territorio. Stiamo insomma attuando un meccanismo virtuoso, con i principali protagonisti dell’economia locale, che ci permetterà questa estate, come nel resto dell’anno, di proporre un corposo ed interessante calendario di eventi, per turisti e abitanti del Gargano, nel quale il paesaggio, la cucina
(materie prime e prodotto finito), l’arte, la storia (con un forte accento sulle Vie Sacre), in una sola parola la cultura, saranno il vero motore che permetterà di trainare la Capitana verso uno sviluppo economico e sociale sostenibile e duraturo. Tra queste iniziative, Apulia in mensa, progetto che stiamo realizzando in collaborazione con l’UNPLI, con il Carpino Folk Festival e selezionate Aziende del territorio.
Per info: CONSORZIO PRO LOCO GARGANO - Via Petrucci 7 - 71013 San Giovanni Rotondo (FG) - e-mail: consorzioprolocogargano@gmail. com - cell. 3331468189
Da sinistra: Pietro Guerra cons. naz. Unpli - Angelo Lazzari pres. reg. Unpli Puglia - Angelo Marino pres. Consorzio Pro Loco Gargano - Rocco Lauciello giunta naz. Unpli
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Associazioni di Valentina Lacaputo - segretario e tesoriere Comitato Provinciale UNPLI Bari (Pro Loco di Casamassima)
Piccoli e diversi ma … vincenti se uniti in squadra.
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uò sembrare un controsenso che i borghi d’Italia, legati al proprio campanile, tifosi dei propri interessi territoriali, alle volte piccoli e sconosciuti, sistema endemico prettamente italiano che, sin dai tempi delle guerre fra Guelfi e Ghibellini nella stessa città di Firenze per esempio, ha di fatto impedito una vera unità nazionale, a causa di un deleterio individualismo, possano proprio in un millennio caratterizzato dalla globalizzazione risultare vincenti. Eppure è così, a patto che se si mettano in rete ed operi-
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no con lo spirito di una squadra sportiva piuttosto che di un team di medici o di scienziati. Perché la “diversità” caratteristica di ogni borgo, in termini di paesaggio, arte,
storia, cultura, architettura, produzioni artigianali, è una ricchezza preziosa sicuramente vincente sull’omologazione globale che sembra dominante, infatti è sempre più apprezzata dai turisti/consumatori consapevoli del terzo millennio. Addirittura l’Evoluzione della Vita su questo pianeta ci insegna che dalla diversità genetica ogni specie e razza vivente ne trae beneficio, nel lungo termine, proprio quando questa diversità è “messa in rete” con la trasmissione genetica alle nuove generazioni nell’atto della procreazione.
Ma cosa c’è a livello istituzionale che possa generare questo processo virtuoso? Una massa di volontari, politicamente indipendente, (perché risponde, con decreto, direttamente e solo allo Stato Italiano) che fa parte della Unione Nazionale Pro Loco d’Italia (UNPLI). Tante piccole unità territoriali che conoscono e divulgano le preziose eredità che le generazioni precedenti hanno generato e conservato consegnandole alla fruizione qualitativa di tutti. Nella mia responsabilità di segretario e tesoriere del Comitato Provinciale UNPLI Bari ringrazio pertanto Slow Economy Magazine per lo spazio che ci ha voluto dedicare con la pubblicazione di questa rubrica nella quale ho scelto di inserire, a titolo di esempio, due articoli scritti
da due nostre socie, uno sulla missione dell’UNPLI da Papa Francesco e l’altro sul convegno nazionale che si è tenuto in Puglia questo inverno, nel quale l’autorità istituzionale di questa regione è stata la prima a riconoscere alle Pro Loco, con legge regionale e successivi regolamenti attuativi, un ruolo privilegiato, ed addirittura ispettivo, fra le tante benemerite Associazioni Onlus, che operano sui territori. Si chiamavano comitati di cura le prime Pro Loco nate in Veneto nel 1881 assumendo denominazioni quali “Comi-
tato di cura”, “Società per concorso di forestieri”, “Associazione per il movimento dei forestieri”, “Società di abbellimento” oppure semplicemente “Pro”. Il nome Pro Loco fu poi esteso a tutte le Associazio-
ni turistiche locali e perciò sono sicuramente le prime associazioni ricettive italiane. Il 29 giugno 1962, nel corso del convegno delle Pro Loco Trivenete di Recoaro fu proposta la nascita di un’Associazione che avesse funzioni di coordinamento e rappresentatività a livello nazionale, per cui a settembre nasceva l’UNPLI, Unione Nazionale Pro Loco d’Italia, che nel 1965 otteneva l’istituzione dell’albo nazionale presso il Ministero del Turismo e dello Spettacolo. Se vogliamo la storia comincia dai Romani che crearono singole associazioni chiamate proprio Pro Loco, che rendessero attraenti ed accoglienti le località attraversate dalle Vie Consolari. Ma dalla invenzione della locomotiva di George Stephenson nel 1825 il viaggio
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giorno, libere associazioni di cittadini che col tempo si trasformeranno in enti pubblici. In Italia nacquero il Club Alpino Italiano nel 1863, il Touring Club Italiano nel 1894 e l’Automobil Club Italiano nel 1898. Nel Trentino, che faceva ancora parte dell’impero austroungarico, a gruppi di cittadini volenterosi le comunità
su rotaia iniziò a collegare capillarmente i luoghi e nel 1841 l’agenzia dei fratelli Cook iniziò ad organizzare viaggi in treno nei giorni festivi con un tale successo che nel 1872 organizzarono il primo giro del mondo a fini turistici. In Svizzera e Francia videro la luce le prime associazioni che si occupavano di turismo e di accoglienza, le Sociétés Suisses de Développement e i Syndicats d’Initiative, nel regno Austro/Ungarico le Società di Abbellimento ed i Comitati di Cura e Sog-
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cominciarono a demandare la gestione delle festività collettive, con un’origine strettamente legata alle Badìe di
montagna, e a Pieve Tesino nel 1881 nacque la “….società per l’imboscamento e l’abbellimento del grazioso colle di San Sebastiano, da molti anni affatto deserto, brutto e sterile del tutto”, che più tardi, su indicazione dell’ENIT, assunse la denominazione PRO LOCO, la prima in Italia. Alla fine dell’ottocento si affermò anche il turismo individuale sulla scia di grandi personaggi come Byron, Stanley, Carducci, Lawrence, Garibaldi, Nobile che traccia-
rono grandi itinerari di storia e cultura in tutto il mondo. Lo Stato Italiano nel 1936 emise la circolare n° 323 con precisi adempimenti burocratici che ne regolassero l’attività perché le Pro Loco Italiane erano diventate circa 500. Nel 1962 nacque l’UNPLI per progettare politiche di carattere ambientale, culturale, sociale, storico e turistica con assistenza fiscale, legale, nell’organizzazione di eventi, nella formazione del servizio civile, nell’informazione editoriale, nelle nuove leggi, norme, regolamenti, convenzioni, nel marketing. Oggi le diramazioni regionali e provinciali si sforzano di adempiere a livello locale gli stessi compiti di ausilio e quindi anche il Comitato Provinciale UNPLI BARI che opera ormai da molti anni al servizio delle singole Pro Loco favorendo la nascita di nuove sinergie e strette collaborazioni teritoriali. Pertanto a nome del Presidente Provinciale Unpli Bari avv. Nadia Spinelli (Pro Loco
“Curtomartino” di Acquaviva delle Fonti), del Vicepresidente Giovanni Tateo ((Pro Loco “Dino Bianco” si Sammichele di Bari) e dei Consiglieri Michele Colafiglio (Pro Loco di Gravina di Puglia) e Chiara Spinelli (Pro Loco di Turi), ringrazio il direttore editoriale di “Milano – Slow Economy” Saverio Buttiglione per averci concesso questa vetrina di rilevanza nazionale, importante opportunità attraverso la quale possiamo dar voce alle numerose iniziative di grande spessore turistico e culturale di cui le Pro Loco sono promotrici, così
rendendo loro il giusto merito. Gli articoli che seguono, come dicevo, sono frutto della collaborazione con professionalità vicine al mondo dell’associazionismo Pro Loco, e ripercorrono due importanti incontri che hanno visto protagonisti i volontari delle pro Loco della Provincia di Bari: il primo è “Le Pro Loco dell’UNPLI Bari in udienza da Papa Francesco” di Francesca Dell’Aia, mentre il secondo è il convegno “Pro Loco e Istituzioni … una nuova frontiera per il territorio” scritto dall’architetto Marilina Pagliara.
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di Francesca Dell’Aia (La voce del paese - Casamassimaweb)
Eventi
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Le Pro Loco dell’Unpli Bari in udienza da Papa Francesco
S
i annovera anche una delegazione di soci Pro Loco della provincia di Bari tra i protagonisti della trasferta a Roma dello scorso 6 novembre organizzata dall’UNIONE NAZIONALE PRO LOCO D’ITALIA per prendere parte ad un’Udienza generale di Papa Francesco svoltasi in Vaticano. L’appuntamento in questione, sorto nell’ambito dell’Anno della fede, è stato promosso dall’UNPLI nazionale in collaborazione con l’Opera romana pellegrinaggi. Tutte le Pro Loco italiane aderenti all’iniziativa si sono
riunite per condividere un’esperienza che di lì a poco si sarebbe rivelata indimenticabile e per stabilire un contatto ravvicinato con la figura carismatica di Papa Francesco. “Partecipando all’evento ha spiegato Giovanni Tateo, socio della Pro Loco di Sammichele di Bari e vice presidente dell’UNPLI provinciale Bari - abbiamo risposto con vivo entusiasmo all’invito diramato da Claudio Nardocci, presidente dell’UNPLI nazionale, che in quella circostanza ha anche annunciato la sua presenza in Puglia a febbraio 2014, probabilmente in con-
comitanza con i festeggiamenti di Carnevale, ospite di un importante Convegno sulle Sagre nella terra dei Trulli, occasione che radunerà attorno a sé tutte le Pro Loco della provincia barese”.
Nel corso della giornata, indossando berretti targati rigorosamente “Pro Loco”, i pellegrini hanno potuto colorare di azzurro una maestosa Piazza San Pietro, come di consueto gremita di fedeli provenienti da ogni parte del mondo. Durante l’udienza Bergoglio ha sottolineato l’importanza dei sacramenti e rivolto un pensiero particolare a Noemi, la bambina di un anno e mezzo della provincia di Chieti affetta da atrofia muscolare spinale. Come d’abitudine, il Santo Padre ha inserito nel suo discorso un piccolo fuori programma, chiedendo ai fedeli un atto di carità, ovvero di pregare per la bimba che aveva incontrato proprio quella mattina prima dell’appuntamento pubblico. Papa Francesco ha inoltre spinto alla riflessione sulla forza dell’amore, l’unico sentimento in grado di riempire il vuoto dentro ognuno di noi.
“Spesso siamo troppo aridi, indifferenti, distaccati e invece di trasmettere fraternità, trasmettiamo malumore, freddezza, egoismo. E con il malumore e l’egoismo non si può far crescere la Chiesa”, ha dichiarato convinto. I partecipanti all’evento, entusiasti e commossi, hanno fatto rientro a casa dopo aver trascorso l’intero pomerig-
gio aggirandosi per le vie del centro di Roma, decisamente una cornice suggestiva in cui il gemellaggio tra le Pro Loco d’Italia è potuto proseguire in un clima di festosa serenità. Tra le piccole, grandi conquiste della trasferta romana, oltre all’aver fatto tappa in un luogo di alto valore religioso e culturale, in grado di regalare bellissime emozioni, e l’aver visto e ascoltato dal vivo un Papa capace di fare leva sui fedeli e di lanciare costantemente messaggi positivi, c’è anche aver assistito al bacio che il Santo Padre ha riservato al piccolo Cosimo Gabriele di Casamassima, in provincia di Bari. Il bambino di un anno e mezzo - che è anche il più piccolo socio della Pro Loco di Casamassima - una volta indicato da Bergoglio, è stato fatto avvicinare al Pontefice che lo ha accarezzato e benedetto teneramente.
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“Già prima di partire - hanno raccontato Massimo Malanga e Annamaria Colapietro, genitori del piccolo Cosimo Gabriele - speravamo che il Papa potesse anche solo sfiorare nostro figlio e invece lo ha persino preso in braccio e baciato”. “Francesco è un grande Papa. È profondo, vicino alla gente. Abbiamo notato che a bordo della sua ‘papamobile’ è passato tra la folla guardando la gente negli occhi”, hanno affermato commossi.
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Il degno coronamento di una giornata memorabile, in modo particolare per i tanti fedeli
delle Pro Loco della provincia di Bari accorsi per partecipare alla trasferta romana.
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“Pro Loco e Istituzioni… una nuova frontiera per il territorio”
Lo scorso 23 novembre, “nell’ambito della tre giorni di convegno nazionale”, la Pro Loco di Ruvo di Puglia in collaborazione con l’Amministrazione Comunale (Assessorato alle Politiche Culturali e Turistiche) e l’UNPLI Puglia, ha organizzato il Convegno Nazionale dal tema: “Pro Loco e Istituzioni …una nuova frontiera per il territorio”. Il Convegno moderato dal giornalista RAI Michele Peragine, ha visto la partecipazione dell’Assessore Provinciale Caputo con i saluti del Presi-
dente della Provincia Francesco Schittulli, del Presidente della Pro Loco di Ruvo Rocco Lauciello, del Sindaco di Ruvo Vito Nicola Ottombrini, del Presidente UNPLI Puglia Angelo Lazzari, di Alessandro Ambrosi Presidente della Camera di Commercio di Bari, di Gianvito Matarrese Vicepresidente Vicario dell’ANCI Puglia. Dopo i vari interventi sul tema dei partecipanti in cui si è ribadita l’importanza delle Pro Loco per la tutela del patrimonio territoriale e la sua promozione, coadiuvata soprattutto dall’Assessorato al Turismo e Marketing Territoriale insieme alle ConfArtigianato e ConfCommercio dei rispettivi Comuni di appartenenza, è seguita la relazione del Presidente Nazionale UNPLI Claudio Nardocci, che ha esordito, con evidente orgoglio, che: “l’Unione delle Pro Loco (UNPLI) è stata accreditata ufficialmente dall’Assem-
di Marilina Pagliara (Pro Loco Casamassima)
Eventi
blea Generale UNESCO come ONG (Organizzazione Non Governativa , in Italia ONLUS) che si è distinta per i risultati ottenuti in questi anni nel campo della tutela e valorizzazione dei patrimoni culturali immateriali, ed è stata prescelta come consulente del Comitato Intergovernativo previsto dalla Convenzione coordinando il lavoro delle sole 156 associazioni accreditate a riguardo a livello mondiale.“ Il Presidente Nardocci ha continuato col dire che occorre sempre di più lavorare in sinergia con le Istituzioni svolgendo insieme tutte quelle attività di tutela e salvaguardia del ricco e inestimabile patrimonio artistico-paesaggistico e immateriale locale, rivolgendo in particolar modo l’attenzione verso i bisogni e le problematiche più comuni che devono essere costante-
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mente monitorate e stimolate con incontri che avvicinino sempre di più le Pro Loco alle Istituzioni, e viceversa, e di conseguenza ai cittadini. Di qui l’annuncio che il 13 dicembre sarà presentato in Calabria un “Modello Unico Regionale” con le direttive da seguire uguali per tutte le regioni. Bisogna puntare molto sul patrimonio, i prodotti e le tradizioni locali, creare un “turismo emozionale” basato anche su azioni semplici. Il turista è maggiormente attratto e vuole sempre di più conoscere la storia del territorio e le usanze locali vivendole in prima persona, come “impastare il pane” o “raccogliere le olive”, un tipo di turismo sempre più ricercato. Puntare molto sulle “sagre di qualità” in cui il prodotto sia veramente locale e non inventato o importato, così come la riscoperta dei dialetti, la musica di tradizione, l’artigianato. I borghi antichi devono dar luogo ad un tipo di turismo “sostenibile ed emozionale” che cala il turista in una dimen-
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sione fuori tempo immergendolo nella sua storia. Non occorre creare sempre eventi che in un giorno portano 10000 persone, ma assicurarsi la presenza settimanale anche di 100 con un programma mirato di conoscenza e diffusione che coinvolga e coccoli il turista. Inoltre bisogna salire sul proprio “campanile” (Pro Loco), e dialogando con gli altri (istituzioni, associazioni, ecc.) del proprio comune, guardare poi i “campanili” lontani per collaborare tutti insieme .
Sia il Presidente Lauciello della Pro Loco di Ruvo che il Sindaco di Ruvo Ottombrini hanno ribadito che ormai il loro rapporto in sinergia anche con la ConfCommercio e
la ConfArtigianato è più che collaudato con eventi di rilievo come il TALOS Festival, il Museo Jatta, ecc. inserendosi sia nel grande panorama di offerte a forte attrattiva turi-
stica, ma anche per stimolare i cittadini che vivono tutto l’anno sul territorio alla partecipazione ed alla coesione sociale. In conclusione la dott.ssa Stefania Mandurino, responsabile della progettazione di Puglia Promozione e delegata dell’Assessorato alle Politiche Culturali Turistiche e al Mediterraneo della Regione Puglia, riporta che la Regione Puglia già da tempo collabora con le Pro Loco e identifica in
loro gli ambasciatori della cultura e del turismo, infatti con deliberazione regionale ha istituito un percorso preferenziale per l’apertura di centri di informazione territoriali-locali (IAT) con la presenza delle Pro Loco Locali, riferendosi alla “DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 20 dicembre 2012, n. 2873 / LINEE GUIDA RELATIVE A COMPITI, FUNZIONI, CRITERI, PROCEDURE, AMBITI OPERATIVI E TERRITORIALI DEGLI UFFICI IAT DELLA PUGLIA. Art.5 comma 4 - la rete regionale degli IAT (Informazione e Assistenza Turistica). Ma importante è creare una rete oltre che Pro Loco, IAT e Istituzioni locali, anche con i GAL, i SAC e le altre Istituzioni presenti sul territorio regionale per propagandare la Puglia, le sue bellezze e soprattutto i suoi prodotti sempre più richiesti, a livello nazionale ed internazionale, grazie soprattutto ad una sentita ospitalità da parte della gente di Puglia..
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di Marco Silvani e Mauro Luisetti
Mondo Bio
La cosmesi biologica, etica, biovegana, ecologica e sociale
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a oltre trent’anni, Sanoll, azienda del Tirolo Austriaco, si prodiga con immutata coerenza, per lo sviluppo e la produzione di cosmetici biologici di altissima qualità, interamente naturali e composti da ingredienti selezionati in base a rigorosi criteri ecologici, etici e sociali, individuati nella tradizione ed integrati con le moderne conoscenze. La rinuncia all’impiego di conservanti e profumi sintetici, prodotti derivati dal petrolio e grassi animali, ha permesso di ottenere, fin dal
1996, la certificazione ufficiale rilasciata da Austria Bio Garantie, ente austriaco per le certificazioni di cosmetici biologici, le cui rigorose linee guida vengono soddisfatte in pieno dalla produzione Sanoll. L'azienda è “cruelty free”, certificata dall’Associazione internazionale di produttori contro la sperimentazione animale nella cosmetica, associazione registrata (ihtk), e dall’Associazione protezione animali tedesca Gli ingredienti vegetali utilizzati, provengono da: a) Agricoltura biologica,
Gli incantevoli paesaggi del Tirolo Austriaco
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che esclude qualunque utilizzo di prodotti di sintesi chimica o di organismi geneticamente modificate (OGM), con lo scopo non solo di offrire prodotti non contaminati da fitofarmaci e concimi chimici,
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H101259 ma anche di evitare impatti deleteri sull’ambiente. b) Agricoltura biodinamica, metodo di coltivazione elaborato dal grande antroposofo Rudolf Steiner,, che, oltre ad includere la filosofia dell’Agricoltura biologica, arriva a considerare la terra e la vita che vi si svolge sopra come un unico sistema vitale, regolato dalle influenze planetarie da cui dipendono gli esiti delle coltivazioni. c) Origine selvatica,, ossia vegetali di crescita spontanea raccolti nel loro habitat naturale, situato in zone non soggette ad inquinamenti, secondo criteri scrupolosamente ecosostenibili. Gran parte dell’offerta è biovegana.. Gli unici componenti animali impiegati sono i prodotti apistici (cera cera d’api e propolis) e il latte di capra, secondo le più antiche tradizioni tirolesi. La produzione Sanoll è naturale al 100%:: malgrado le linee guida relative ai cosme-
tici naturali ammettano, come materiali “ausiliari”, più di un centinaio di materiali sintetici, l’azienda ha scelto di privilegiare l’aspetto etico prima che quello commerciale. L'unico materiale ausiliario viene usato: lo zucchero tensioattivo, che viene preparato sulla base di oli e zuccheri vegetali. Questa lavorazione è realizzata con il minor impatto possibile sulla struttura e riceve così il valore ecologico di questa risorsa, con eccellenti proprietà dermatologiche. I processi produttivi Sanoll si sono sempre evoluti nel corso degli anni, garantendo completamente le valenze di qualità biologica delle materie prime.
Il Ghassoul
Questo indirizzo ha consentito di evitare l’utilizzo di materiali chimici e/o sintetici, purtroppo presenti anche nella cosmesi naturale, come gli emulsionanti. Si tratta di una scelta
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L'echinacea
La calendula
che deriva dall’adesione alla filosofia olistica ed ecologica, unica vera linea guida dell’attività aziendale, attività che si traduce fondamentalmente in tre aspetti: 1) l’intervento delicato che sostiene il corpo e lo aiuta a ritrovare e mantenere il benessere, senza costringerlo a reazioni provocate da interventi di contrasto e non di supporto. 2) la valenza curativa che ogni intervento naturale comporta. La natura è meravigliosa in quanto armonica e per mantenersi tale mette continuamente in atto processi di “guarigione”, i me-
desimi processi che induce nell’uomo prendendosi cura del suo corpo. Un corpo ed una pelle in salute emanano bellezza, la vera bellezza naturale e non quella indotta artificiosamente, effimera, di breve durata e spesso responsabile di pesanti conseguenze. 3) dopo l’utilizzo, le componenti del prodotto interamente naturale vengono riassorbite dall’ambiente da cui provengono, senza impatti devastanti che mettono a repentaglio l’ecosistema, a cui siamo indissolubilmente legati per le nostre necessità vitali.
Tecnologia e ambiente perfettamente miscelati fra loro
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La lunga esperienza ha consentito di presentare, oggi, un’offerta ricca e diversificata, che si articola su linea dedicate per donna, uomo, adolescente e bambino, offrendo soluzioni per la cura e la bellezza naturali di corpo, viso e capelli. La produzione Sanoll comprende le seguenti linee specifiche: – shampoo per capelli, – cura intensiva per capelli, – styling per capelli, – ghassoul shampoo, – infanzia per bambini e neonati, – cura per il viso alle essenze di cristallo, – Just for you per giovani, – Just for men Morion, – bagnodoccia, – creme e oli per il corpo, – igiene del cavo orale, – deodoranti alle gemme, – cura neutra, – cura estate, – saponi liquidi. Per info e approfondimenti www.facebook.com/Sanollitalia oppure http://www.issuu.com/sanoll
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FIERA MILANO
19/22 MAGGIO 2013
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della Redazione
Miss Slow Economy
Nela Lucic
N
ata in Bosnia - Erzegovina il 10 aprile 1977. Altezza: 173 cm. Colore occhi: verde castano. Capelli: castano scuro Lingue parlate: Italiano, Bosniaco/ Croato (madrelingue), Inglese (ottimo), Francese (buono). La sua formazione artistica annovera corsi e partecipazioni a Susan Batson Studio, NYC, 2012 - Margaret Pikes (Roy Hart Theatre), laoratorio. di canto ed uso della voce, Torino 2010 - Catherine alle vendite nello showroom Carlen (Actor’s Studio), lab. di re“Sass & Bide” per la Victoria citazione, Hollywood 2009 - Shime Gallery di Sidney in Australia… Shigeyama (maestro di “kyôgen” A dire il vero, quindi, ci tecnica di recitazione giapponese), sembrava, letto il curriculum, lab. di recitazione, Parigi 2005 - Silperfetta più per il titolo di “Miss vio Giordani, ”Master di Comicita’”, Fast Economy” che per il nostro, Roma 2004 - Francesca de Sapio, poi, per aver già fatto tutto lab di recitazione “metodo Strasquesto po’ po’, pensavamo che sberg”, Roma 2001 - “Conservaavesse almeno 70 anni! torio Teatrale” di G.B. Diotajuti (ex Invece, avendola conosciuta “Scaletta”), Roma 2000-2003. di persona, l’abbiamo scelta fra Per tutto quello che riguarda la sua le tante candidate perché partecipazione a film, a programmi vogliamo che metta a frutto in tv e a spettacoli teatrali (e sono maniera più “Slow” la sua laurea veramente tanti e di qualità), vi ininvitiamo “Scienze Politiche”che ha a consultare il suo sito ufficonseguito dopo la maturità ciale www.nenalucic.com
classica,
il
master
in“E-
government e management nella pubblica amministrazione” conseguito alla facoltà di Giurisprudenza, il corso “recitazione, laboratorio di formazione, linguaggio del teatro e tecniche dell’interpretazione”, il corso “improvvisazione teatrale e teatro comico" con l’insegnante canadese Ian Algie, il workshop teatrale in lingua inglese sull’interpretazione e recitazione di estratti e sonetti di Shakespeare, il corso alla MED (Mediterranean E n t e r p r i s e Development) dell’Universus CSEI di
Bari con stage presso la University “Science Park” di Patrasso in Grecia e quello in “Regia Multimediale” all’istituto di formazione Di Cagno Abbrescia di Bari, per finire con quelli in “Marketing Internazionale per le Piccole e Medie Imprese” e di “Marketing della Moda” a Londra. Sopratutto vogliamo che concentri il suo talento nel nuovo sviluppo economico necessario al nostro Paese. Perciò auguri e Buon vento Slow, piccola Priscilla (ha meno di trent’anni).
Miss "Slow Economy"
Al fine della selezione utile alla pubblicazione di miss "Slow Economy" per ogni numero della rivista, inviare CV e foto figura intera e primo piano (ad alta risoluzione) all'indirizzo mail: sloweconomy2012@gmail.com
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Iliriana Berisha
vederla sembra la ragazza della porta accanto. A giugno Iliriana Berisha torna all’Accademia delle Belle arti di Bari, dall’Erasmus in Europa, per laurearsi. Non è una delle tante ragazze della porta accanto, non è solo semplice e simpatica, è molto di più. Nella grave crisi economica mondiale sia Iliriana che sua sorella (appena laureata in lettere e giornalismo) hanno dovuto affrontare grossi sacrifici per completare gli studi. Eppure Iliriana ha sempre il sorriso pronto e infonde coraggio agli altri, anche a quelli che economicamente stanno molto meglio di lei. Ha fatto la barista e la commessa, sa cucinare (che per una giovane ragazza d’oggi non è scontato), pratica la danza, ma sopratutto ha un cuore grande, una perfetta Miss Slow Economy. Dopo la laurea, la redazione di Slow Economy potrebbe utilizzare la sua professionalità e passione per i beni culturali ed ambientali e per le coreografie di eventi e spots pubblicitari. In bocca al lupo Iliriana.
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Punti di distribuzione Bruxelles • Petit rue au beurre, 12 - Ristorante “La Capannina” a due piani nel centro storico, strada che immette nella fantastica “Grand Place” della città belga sede del Parlamento Europeo, con cucina italiana rivisitata al gusto francese e clientela internazionale, primo ristorante italiano in città fondato 50 anni fa da una giovanissima e tenace Anna Bianco emigrante da Noci in Puglia.
Dublino • 208 Lower Rarhmines Road, Dublin 6 - ristorante pizzeria “Il Manifesto”. Infotel: 353 1 496 8096 - m a n i f e s t o r e s t a u r a n t @ gmail.com - www. manifestorestaurant.ie - In Irlanda una vera pizza napoletana, fatta da Salvatore di Salerno che, se è in vena, fa pure il giocoliere con l’impasto, è un miraggio che pure in Italia sarebbe raro.
• Lower Ormonde Quay, Dublin 1 - ristorante pizzeria “Bar Italia”. Infotel: 353 1 874 1000 info@baritalia.ie www. baritalia.ie. Fa onore alla cucina italiana nel mondo, ottimi primi, ottima piz-
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za, squisita la frittura di calamari e gamberi.
ogni stanza dedicata ad un paese del mondo che produce cioccolata, un museo incredibile. Milano • Ristorante l’”Osteria dei Pirati” - via Fogazzaro, 9 del noto presentatore TV Marco Predolin che offre fantastici menù a base di pesce con musica dal vivo
• Upper Merrion Street, Dublin 2 - “Merrion Hotel” - www.merrionhotel.com. Nel centro storico si nota l’eleganza già dal portale d’ingresso, di fronte al palazzo di governo irlandese. Creato dalla fusione di 4 antiche case in stile georgiano si sviluppa attorno a 2 giardini del XVIII secolo.
Torino • via Santa Chiara, 54 - Ristorante “Asian Fusion”. infotel: 338 8194846. Nel quadrilatero romano non lontano dalla Mole Antoneliana ottime cucine tipiche malese, cinese, giapponese ed Italiana, con pietanze fedeli alle tradizioni ed ai gusti originali, crocevia culinario tra oriente ed occidente. Cuneo • Santuario di Vicoforte - Ristorante albergo “CioccoLocanda” - via F. Gallo,19. infotel: 0174 563312. Website: www.cioccolocanda.it. Del grande artigiano della cioccolata Silvio Bessone
• Residence “Abbadesse Resort” - via Oldofredi e via Abbadesse antico monastero fra i grattacieli del nuovo Quartiere della Moda, Isola di Porta Nuova, magistralmente gestito dal proprietario ing. Antonio Savia.
“Pola Residence” - via Pola Milano. Di fronte al nuovo grattacielo sede della Regione Lombardia, al centro del nuovo quartiere della moda meneghina, e vicino alla Stazione Centrale
Camisano Vicentino (VI) • Ristorante Locanda “Alla Torre da Zemin” - via Torerossa, 39/41 locale n.407 zona 4est infotel: 049 9065621. Nella torre di avvistamento del 1270 sul confine Vicenza/Padova, nei due piani della locanda un incredibile Gianfranco Zemin propone una cucina solo con prodotti di stagione e ingredienti del territorio, dalla “piramide di tartare di tonno su battuta di mango e avocado con salsa di limoni caramellati” alla “suprema di faraona”, indimenticabili i suoi risotti. Se lo si prega Gianfranco, forse, racconterà la storia di Occhi d’Oro e del cavaliere misterioso. Padova • “Q Bar” - vicolo dei Dotto, 3 infotel: 049 8751680. Nella centralissima piazza Insurrezione è elegantissima meta della movida chic padovana e ritrovo dei calciatori del Padova calcio. Dinner&Dance, cucina mediterranea e sofisticata musica live • “Osteria Barabba” - via Vicenza, 47. Marco offre la cucina delle osterie venete in un lounge space, a cominciare dall’ora dell’aperitivo, memorabile quello del mercoledì con ricco buffet, ottimo winebar infotel: 049 8716845 Parma • Ristorante “ I Tri Siochett” strada Farnese, 74/a. Squisiti “tortelli all’erbetta” piatto tipico parmense (grandi ravioli ripieni di spinaci annegati in burro fuso con Parmigiano) e torta fritta (detta anche “gnocchi fritti” nel modenese e nel reggiano, di origine longobarda, semplici sfoglie di pasta per pane fritte in olio che si gonfiano come pan-
zerottini vuoti all’interno) ottima per accompagnare il salame di Felino, il culatello di Zibello ed il prosciutto di Parma, oppure il Parmigiano Reggiano sorseggiando Lambrusco di alta qualità. Collecchio (PR) • Agenzia Viaggi “Tra le nuvole” - via Giardinetto, 6/I. Condotta con competenza e professionalità da Elena Bizzi. Città di Castello (PG) • Ristorante “La Taverna di Mastro Dante” - via Montecastelli Umbro/ Promano in località Coldipozzo, 45. E’ la patria dei prosciutti di montagna di Norcia infotel: 075 8648133
Soliera (MO) • “Hotel Marchi” - via Modena/ Carpi. Situato tra la patria dell’aceto Balsamico e la più bella piazza d’Italia (Carpi), all’incrocio fra l’autostrada adriatica nord/ sud e l’autostrada del Brennero che collega l’Austria ed il nord Europa . Quattro Castella (RE) • Ristorante Albergo “La Mad-
dalena” - via Pasteur, 5. Emilio ed Emiliano Montanari accolgono con simpatia ospiti da tutta Italia deliziandoli con salumi parmensi e Parmigiano Reggiano. • Resort B&B “Quattrocolli“ - Via Lenin, 81. Sulla collina tra Parma e Reggio Emilia offre una discreta raffinata ospitalità di lusso San Polo d’Enza (RE) • Ristorante “La Grotta” - via della Resistenza, 2/B. Sulla collina reggiana, fra stalattiti e stalagmiti in grotta con cucina tipica reggiana. Roma • Golf & Country Club “Parco di Roma” - quartiere Cassia, via dei due ponti, 110. Progettista P.B.Dye per un 18 buche “par72” infotel: 06 33653396, direttore architetto Giuseppe Miliè, progettista di campi da golf in tutto il mondo. • Ristorante “Ristovino” quartiere Prati - via Durazzo, 19. Nei pressi dell’emittente televisiva nazionale LA7, è anche caffetteria per ottime colazioni mattutine ed enoteca ben fornita per pranzi o cene che vanno dai tipici piatti romani come gli “gnocchi freschi ai 4 formaggi” a quelli napoletani. Sant’Agata sui due Golfi (NA) • Ristorante albergo “Don Alfonso dal 1890” - corso Sant’Agata, 11/13. Nel cuore della penisola sorrentina si affaccia sul Golfo di Salerno, è considerato tra i primi dieci migliori ristoranti d’Italia, condotto da Alfonso Iaccarino, chef internazionale, che vi ha aggiunto un albergo e la scuola di cucina con showcooking.
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Orsara di Puglia (FG) • “Piano Paradiso” ristorante. Peppe Zullo noto chef internazionale, riceve ospiti da tutto il mondo. Infotel: 0881 964763 Torre Canne (BR) • Masseria San Domenico e Golf Club. Struttura composta dalla prestigiosa masseria San Domenico e da Borgo Egnazia, resort di alta qualità apprezzata anche da importanti clienti arabi e russi e dai divi di Hollywood, è munita di campo da golf a 18 buche fra gli ulivi secolari ed è affacciato sul mare
da Mosca di pellegrini cristiani ortodossi e, nel quartiere Palese hotel Parco dei Principi, di fronte al nuovo aeroporto Karol Wojtyla, modernissimo e dotato di tutti i confort per clientela business, entrambi della famiglia del vicepresidente Federalberghi di Bari, Antonio Vasile. • Villa Romanazzi Carducci - via Capruzzi, 326. Albergo resort elegante e con architettura di prestigio circondata da splendido parco in pieno centro cittadino, diretto dalla famiglia dell’imprenditore ing. Lorenzo Ranieri, è dotato di suggestive sale convegni sparse nel giardino ed offre la cucina del noto chef prof. De Rosa. • Ristorante Terranima - via Putignani. Nella strada delle banche e della movida, è l’unico ristorante che conserva l’architettura antica, dalle “basole” del pavimento alla coorte che ricorda le piazzette degli artigiani dei secoli scorsi (presenti ancora solo nel centro storico) offre l’inimitabile cucina tipica barese, dalle “strascinate alle patate e cozze”, dalle mozzarelle ai dolci caldi con crema “sporcamuss”
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Polignano a Mare (BA) • Resort & SPA Borgobianco - Contrada Casello Favuzzi. Moderni arredi interni in una struttura esterna a masseria, intonacata a calce bianchissima che si specchia su di una immensa piscina con idromassaggio, che compone la “Salus per acquam” insieme al centro benessere interno “Unica”. Cinque stelle meritate come meritata è stata l’elezione a presidente “Associazione Albergatori Polignano” di Roberto Frugis socio e marketing manager. Tel: 080-8870001 • B&B dei Serafini - piazza Vittorio Emanuele, 43. Riduttivo chiamarlo B&B perché si tratta di un eccezionale albergo diffuso nel centro storico della città di Domenico Modugno. Sporgendosi dalle case costruite sulla scogliera a picco sul
Bari • Barialto Golf Club. Storica club house pugliese con importante campo da golf.
• Hotel Boston - via Piccinni, 155. A 5 minuti dal centro storico e dalla Basilica di San Nicola, meta
• Hotel Oriente, nel centralissimo Corso Cavour al numero 32, un 4 stelle di lussuosa eleganza, ospita da gennaio 2013 la Golf Club House “Porta d’Oriente”, punto d’incontro al Sud Italia di giocatori ed eccellenze della moda e dell’enogastronomia.
• Radicci Automobili S.p.A. - Via Amendola, 146. Concessionaria Ferrari e Maserati per il Sud Italia ora Concessionaria anche per la dorsale adriatica con la nuova sede di Ancona. Il Gruppo Radicci a Bari, è anche prestigiosa Concessionaria Jaguar e Land Rover.
mare sembra proprio di ascoltare “Volare” o “Nel blu dipinto di blu” onde sonore che da Polignano hanno raggiunto ogni angolo del globo. Putignano (BA) • Proloco - piazza Plebiscito,1. Nel centro storico della città patria degli abiti da sposa e del Carnevale più antico e lungo del mondo. • Fondazione Carnevale di Putignano. via Conversano, 3. • Osteria “Chi va piano” - Via Monache, Putignano, 0802373445 - cell. 3932378898. In un vicolo nascosto di Putignano, Stefano Guglielmi, ex macellaio, ha creato una locanda di eccellenza. Con il suo staff cucina solo teglie di terracotta in un enorme camino utilizzando solo eccellenze enogastronomiche fresche di giornata. Il suo motto è “cibo e vino per andare lontano”.
• B&B “San Domenico” - Estramurale a Levante, 4 - 70017 Putignano (BA) - Cell. 3332284769 - info@bebsandomenico.com. La struttura è in un angolo pittoresco della città, a pochi passi dalla Chiesa di San Domenico con vista sul campanile,
nei pressi di Porta Barsento e dell’interessante centro storico. La struttura è gestita in maniera esemplare da Vincenzo Gigante: la sua gentilezza e le sue attenzioni vi metteranno a vostro agio, facendovi sentire in famiglia. • Agenzia Viaggi Netti - via Tripoli, 63. La signora Netti organizza viaggi in tutto il mondo, pur in tempi del “fai da te via internet”, con una costante ricerca del prezzo più basso col massimo della qualità e della garanzia, facendo inoltre incoming turistica in Puglia con educationals tours, showcooking ed itinerari guidati in posti unici ancora sconosciuti ai grandi tours operators. Noci (BA) • Ristorante “L’antica Locanda” - via S.Santo, 49. In una “gnostra” del centro storico meta di turismo internazionale a novembre per “Bacco nelle gnostre”, di Pasquale Fatalino, chef noto in trasmissioni RAI, che prepara orecchiette con fave e cime di rape ed incantevoli braciole di carne al sugo. in-
Da sinistra: Ignazio Capasso (imprenditore nel campo della plastica), Saverio Buttiglione, lo chef Pasquale Fatalino e Pino Sguera (Presidente di Teleregione) davanti al ristorante Antica Locanda di Noci
dimenticabili come dimostrato dai personaggi del mondo dello spettacolo che lo raggiungono apposta in ogni momento dell’anno.
• Ristorante “Il falco Pellegrino” in località Montedoro a Noci, immerso nella campagna della Murgia pugliese, fra antiche masserie, nel quale lo chef Natale Martucci prepara primi indimenticabili, secondi di pesce fresco o tagliate di manzo podolico, con attenta scelta dei migliori vini regionali.
Conversano (BA) • Ristorante “Savì” - via San Giacomo. Condotto dallo chef Nicola Savino, già chef a Dallas dove ha servito al presidente Bush ed al famoso cantante Frank Sinatra le polpette al sugo pugliesi. Qui ha inventato le crepès pugliesi, panzerottoni (dolci o salati) ripieni di leccornie regionali. Turi (BA) • Ristorante “Menelao” - via Sedile, 46. A Santa Chiara in un palazzo signorile del 1600 nella cittadina custode dell’”oro rosso”, la Ciliegia Ferrovia. Aperto da Michele Boccardi che dopo la laurea in economia e commercio e l’abilitazione di commercialista è diventato Marketing Manager alla Scuola di Economia & Turismo di Londra. Visto il successo ottenuto dall’aver trasformato
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la masseria fortificata di famiglia “Menelao”, sulla strada per Rutigliano, in eccellenza per la banchettistica, i ricevimenti, le cene di gala ed i meeting, con “Santa Chiara” affronta la sfida della cucina di alta classe internazionale. Dispone di un’ottima cantina di vini ed offre prodotti tipici, sia nazionali che d’oltremare, dai cappelletti con cicoriella campestre su letto di fave alla costata di manzo podolico della Murgia non disdegnando però il salmone Balik norvegese o la costata di manzo della val di Chiano della Toscana. Infotel: 080-8911897. Castellana Grotte (BA) • “Palace Hotel Semiramide” via Conversano. Affascinante albergo immerso nella natura, accanto al parco dei dinosauri in cartapesta, ospita anche la sede italiana dell’Università Europea per il Turismo, a cinque minuti dalle famose Grotte che richiamano visitatori da tutto il mondo per gli affascinanti percorsi carsici sotterranei lunghi chilometri, famose per le eccezionali stalattiti e le stalagmiti della “grotta bianca”. • Ristorante e braceria “Le Jardin Bleu Belle” - via Firenze. Affascinante struttura in legno costruita su quella in pietra dell’antico bar della villa comunale, creandone un unico ambiente che guarda dalle vetrate le cime degli alberi che la circondano mentre si gustano squisiti piatti tipici pugliesi. Alberobello (BA) • Ristorante “Casanova” - via Monte San Marco, 13. Ricavato in un antico frantoio ipogeo sotterraneo in pieno centro fra i trulli patrimonio UNESCO. I soci Ignazio Spinetti (presidente
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sostenibile. Questo GAL comprende i comuni di Alberobello, Putignano, Castellana Grotte, Turi, Sammichele, Noci, Gioia del Colle.
Associazione Ristoratori Alberobello) e lo chef Martino Convertino offrono l’ottima cucina tipica pugliese indescrivibile a parole perché semplicemente da gustare in silenzio. • Museo del vino Antica Cantina Albea - via Due Macelli, 8. Unico completo museo del vino pugliese produce vino anche per il Vaticano, è la storica cantina che prima dell’unità d’Italia inviava, dalla vicina e collegata stazione ferroviaria, i propri vini per tagliaree migliorare quelli di Bordeaux in Francia. Produce “Lui” negramaro in purezza affinato in barrique primi 12 mesi. • Condotta Slowfood “Alberobello e Valle d’Itria” - via Sisto Sante, 5. Fiduciario Francesco Biasi, promotore dei presidi “salame Capocollo di Marina Franca” (ingrediente delle famose “bombette”), “Cipolla rossa di Acquaviva delle Fonti” e “Pomodorino di oasi protetta Torre Guaceto”. • GAL Terra dei Trulli e di Barsento - Via Bligny, 23. Il primo Gruppo di Azione Locale fra quelli in cui, per zone omogenee, è stata diviso il territorio d’Europa, ad essere partito operativamente con gemellaggi in tutto il continente. I GAL sono un’iniziativa UE, che li finanzia col programma “Leader”, al fine di valorizzare le potenzialità dei territori integrando produzioni agricole, artigianali e di piccola industria per uno sviluppo
Andria (BAT) • Ristorante “Antichi Sapori” contrada Montegrosso. Pietro Zito importante chef internazionale offre la cucina tradizionale pugliese e le antiche erbe ed ortaggi riscoperti e curati nell’immenso orto che ha costruito e nel quale lavora tutta la contrada.
• Cantina Rivera con annessa sala di degustazione, condotta dal presidente di “Movimento Turismo del Vino” Sebastiano De Corato, produce il famoso “Falcone Rivera”. Corato (BA) • Cantina Torrevento condotta dal prof. Francesco Liantonio presidente della “Strada dei vini Castel del Monte” guarda lo splendido maniero ottagonale dell’imperatore Federico II di Svevia “Stupor Mundi” patrimonio UNESCO, dove produce eccellenti vini. Crispiano (TA) • Masseria Resort “Quis Ut Deus”. Una delle inimitabili “Cento Masserie di Crispiano”, affascinanti masserie in pietra e tufo, ristrutturate per resort di livello e aziende agricole di prodotti tipici quali olio extravergine d’oliva e prodotti caseari.
Fasano (BR) • Tenuta Monacelle - Selva di Fasano. Antico monastero di monache del 1700 fatto di trulli, ognuno adibito a stanza d’hotel, con affianco parco nel quale sono ricavate modernissime stanze d’albergo costruite in tufo. Si affaccia dal monte Selva sui sei milioni di ulivi secolari che lo distanziano dal mare di Fasano. Savelletri di Fasano (BR) • Masseria Resort Torre Coccaro - contrada Coccaro, 8. Infotel.:080 4827992. Bianca e splendida sul mare, antica torre
di avvistamento della linea difensiva dalle scorribande dei Saraceni del XVI secolo, che andava dal Gargano al “finibus terrae” Santa Maria di Leuca. Non ci sono parole per descriverla, guardare sul web! La stessa famiglia Muolo possiede la collegata Masseria Torre Maizza infotel: 080 4827838. Un hotel a 5 stelle con campo da golf 9 buche executive “par27” costruito fra gli ulivi secolari ed affacciato sul mare. A Coccaro Golf Club il 4 novembre, festa della Vittoria dell’Italia nella grande guerra, l’Apulia Golf District dell’architetto Giuseppe Germano e Do You Golf di Ester Monacelli hanno organizzato per il Circuito “Eccellenza di Puglia 2012” la 2a edizione della gara Pitch&Putt, 18 buche stableford con 18 squadre e 36 giocatori.
Il buffet preparato dagli chefs della struttura è stato inimitabile. Masseria Torre Coccaro è risultata per il 2012 tra i migliori 10 Beach Hotel nella classifica di “Conde Nast Travel”. Ostuni (BR) • Grand Hotel Masseria Santa Lucia SS.39, km 23.5 località Costa Merlata. Incantevole resort sul mare sotto la città bianca di Ostuni, diretto da Bartolo D’Amico, presidente ADA Puglia, associazione direttori d’albergo. Cellino San Marco (BR) • Cantina Tenuta Albano Carrisi. Prestigioso albergo e ristorante ricavati nella masseria del padre del famoso cantante, don Carmelo, che da il nome al vino più prestigioso qui prodotto. • Cantina Due Palme. Con avveniristica sala convegni ricavata nella bottaia produce vini ormai famosi nel mondo e vincitori di primi premi al Vinitaly di Verona come il “Selva Rossa”. Salice Salentino (BR) • Cantina Conti Leone De Castris. Cantina ricavata nel palazzo dei conti Leone De Castris, dove è nato il primo vino rosè del mondo settant’anni fa,il “Five Roses”. E’ annessa al prestigioso albergo e ristorante di proprietà della famiglia. Lecce • Acaya Golf Resort - Strada per Acaya, km.2 località masseria S.Pietro. Infotel: 0832 861385. Splendido campo da golf rivisto e ristrutturato, anche agronomicamente, dallo studio di architetti “Hurdzan
Fry” per un 18 buche “par71” di 6192 metri, con ben sette ettari di specchi d’acqua, accanto al “Castello di Acaya”, costruito seguendo le nuove esigenze fortificatorie dell’epoca dovute all’affermarsi delle armi da fuoco ed ora esempio di moderno restauro. L’albergo resort della catena Hilton è costruito nel ricordo stilistico degli antichi monasteri con una grande piscina esterna ed un’importante SPA di ben 1200 metri quadri. Bari • Eataly Bari - Lungomare, ingresso monumentale Fiera del Levate: Oscar Farinetti ha voluto portare in Puglia Eataly per il sudItalia, affittando e ristrutturando la parte monumentale della Fiera del Levante, facendo affacciare i ristoranti sul lungomare di Bari, offrendo nel capoluogo pugliese le migliori specialità enogastronomiche italiane, così come Eataly fa ormai in tutto il mondo.
Oscar Farinetti tra il Presidente del Consorzio DOP Pane di Altamura Giuseppe Barile ed il direttore Saverio Buttiglione
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della Redazione
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Michele Emiliano, il sindaco più amato d’Italia
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ichele Emiliano, Piero Fassino e Giuliano Pisapia sono tutti e tre esponenti della sinistra, e sono i tre sindaci di capoluoghi di regione più amati d’Italia. Ad affermarlo è l’indagine trimestrale Monitorcittà aree metropolitane dell’istituto di ricerca Datamedia sulla soddisfazione dei cittadini. A spuntarla su tutti è il sindaco di Bari, che nel quarto trimestre 2013 ha ottenuto il 60,1% di gradimento (+0,9 sull’ultima rilevazione). Emiliano è seguito in seconda posizione da Piero Fassino (Torino) con il 56,1% (+0,8%) e da Giuliano Pisapia (Milano) con il 55,8% (-2,7%). La quarta posizione è per il sindaco di Genova Marco Doria che con il suo 54,9% ha registrato un -3,7% nel gradimento dei suoi cittadini. In discesa dell’1,6% invece Virginio Merola, sindaco di Bologna, che con un gradimento generale del 51,4% si trova in quinta posizione. Sesti a pari merito il sindaco di Roma, Ignazio Marino che con un gradimento generale del 51% fa segnare un calo del 2,6%, e Giorgio Orsoni di Venezia che ha fatto invece segnare un -1,8% (gradimento sempre al 51%). Mentre chiude la classifica in ottava posizione il sindaco di Napoli Luigi De Magistris con il 49% dei consensi ed una flessione dello 0,5%.
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Gli otto sindaci presenti in classifica sono sette di centrosinistra e uno ex Idv ora Movimento arancione (Luigi De Magistris). Degli otto sindaci delle città metropolitane soltanto tre (Emiliano, Fassino e Pisapia) sareb-
bero entrati nella classifica dei super sindaci con un gradimento superiore o pari al 55%. Non sono presenti Reggio Calabria, perché commissariata, e Firenze, il cui sindaco Matteo Renzi è l’attuale presidente del Consiglio.
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