SLOW ECONOMY 10

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- 1906 - 2015 -

ANNO 4 NUMERO 10 Maggio / Giugno 2015

L’Esposizione Universale ritorna a Milano



Sommario

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di Stefano Masullo

Editoriale

Sport & turismo: un binomio vincente per l’industria delle vacanze internazionali

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olte volte abbiamo osservato che il golf è uno sport, specchio dell’anima di chi lo pratica, ma potremmo allargare questo concetto allo specchio dell’anima di una nazione, la nostra, che in questo momento può e deve trarre, nella gestione del golf, vari spunti di opportunità. Archiviato un 2014 orribile, sotto tanti aspetti: non solo la crisi economica ha visibilmente limato il numero dei giocatori e degli sponsor, ma un clima veramente inclemente, soprattutto nel Nord Italia, ha ulteriormente accentuato l’effetto di crisi, che già si respirava. Numerosi campi sono letteralmente rimasti in ginocchio per le pesanti piogge ed alluvioni che hanno creato danni talmente rilevanti, da paralizzarne l’attività per mancanza

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di fondi e mezzi, necessari a fronteggiare lo stato di crisi. In questo senso, encomiabili le prove di solidarietà e lo sforzo di volontà, messo in piedi da molti personaggi del per poter permettere a queste realtà, di rimettersi in sesto e riprendere il cammino. In questa nuova stagione, quello che conta sono invece i propoIl Direttore Responsabile di Slow Economy Prof. Stefano Masullo siti e gli spunti di novità su cui contare per po- infatti il binomio sport/turismo ter trovare spazi di rilancio e marcia a pieni giri e costituisce di espansione atte a creare un elemento chiave per l’indupromozione turistica e di busi- stria delle vacanze internazioness, legate al mondo del golf , nali. Dal 2007 ad oggi, sono aumentate del 25% i flussi di appassionati che raggiungono mete turistiche, scelte in base alla possibilità di praticare il proprio sport preferito e il golf potrebbe essere sicuramente uno di questi; in Europa si tratta di oltre 10 milioni di persone che si spostano per il turismo sportivo, 600 milioni di pernottamenti l’anno, per un


giro di affari di circa 9 miliardi di euro. In realtà non si tratta solo di golfisti, ma certo è che questi costituiscono la parte più “pregiata” di tali flussi. In tale contesto l’Italia potrebbe giocare un ruolo molto importante, per ospitare un’ampia quota di questi flussi internazionali. Il Presidente del C.O.N.I., Giovanni Malagò, ha dichiarato che il peso dello sport sul PIL, è pari all’1,6% della ricchezza prodotta in Italia e che il valore della produzione attivato dallo sport, direttamente ed indirettamente, ammonta ad oltre 53 miliardi di euro, raddoppiando potenzialmente il dato relativo al PIL. Su questo dato, due considerazioni, la prima è che in termini assoluti si tratta di quota rilevante per l’economia nazionale , ma la seconda è che invece tale dato può giudicarsi as-

solutamente insoddisfacente, se rapportato ad un paese che, come l’Italia, gode su tutta l’estensione Nord/Sud di un clima

favorevole, praticamente 12 mesi l’anno e con bellezze artistiche e cultura eno-gastronomica, tale da catalizzare ampie percentuali di questo turismo che, crisi o non crisi, sarà per forza di cose destinato ad aumentare. Italia Experience, Chinova (Join Venture Cinese, nata come braccio operativo di China Pay, 700 milioni di clienti attivi) e Golf People Club Magazine , hanno stretto un accordo per la proposizione del prodotto golfistico italiano, da offrire sul mercato cinese. D’altronde, il numero dei golfisti cinesi, pur se percentualmente basso, conta già 45 milioni di praticanti, che sono interessati a visitare, gustare ed indossare le eccellenze italiane, oltre che a calcare i campi da golf, proposti dai migliori club nazionali.

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A conferma si può citare il fatto che questo anno al Carnevale di Venezia, le feste più dotate, in termini di budget, sono state quelle sponsorizzate da illustri e sconosciuti magnati cinesi, desiderosi di poter spendere sulla qualità e l’eccellenza italiana. Il premier cinese, Li Keqiang, al World Economic Forum, ha dichiarato recentemente che nei prossimi 5 anni, la Cina importerà 10 trilioni di dollari di beni, investirà 500 miliardi all’estero e manderà 400 milioni di turisti in giro per il mondo, sottolineando l’estrema importanza che rivestirà il ruolo del turismo nell’internazionalizzazione del Paese. Infatti, la Cina ha registrato una crescita di 19 milioni di passeggeri nel 2011 sul 2010, i cinesi, 83 milioni di turisti fuori dalla Cina nel 2012, sono tra i più disposti ad allargare i cordoni della borsa: infatti spendono più di altre nazioni, in me-

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dia 1.139 euro a viaggio, il 70% in più della media mondiale. Quindi se qualcuno si do-

manda quali sono i serbatoi a cui andare ad attingere, per “generare economia”, come si dice in gergo, ecco che un’idea nasce spontanea , anche perché l’Italia , in termini golfistici, continua ad avere delle peculiarità abbastanza particolari, che è possibile elencare di seguito : a) la totalità dei campi è praticamente privata, ma al contrario che in altri Paesi, l’accesso è consentito, salvo disponibilità, praticamente sempre e a chiunque, ancor meglio se si potesse creare un flusso verso i circoli, preventivabile e stabile; b) il costo medio del green fee sui nostri campi, dopo tutti gli scossoni valutari che ci sono stati, risulta essere


oramai molto conveniente, anche rispetto a competitor quali Spagna, Turchia e Marocco; c) il fatto che la maggior parte dei campi sia insediato vicino a grandi città, come Milano, Torino, Roma, Firenze e Venezia, dà occasione di abbinare l’esperienza golfistica a quella del business, dello shopping e dell’esperienza culturale; d) la presenza di campi invece situati in località turistiche di eccellenza, conosciute in tutte il mondo per la bellezza dei luoghi e per la qualità della proposta, sia alberghiera sia eno-gastronomica (gli esempi di Puglia, Sicilia, Sardegna e Lago di Garda, su tutti); e) il fatto che comunque all’estero il nostro paese sia vissuto come un paese “pic-

colo” e perciò con una densità di campi tutt’altro che trascurabile (ho assistito personalmente ad un discorso tra un australiano e un business-man thailandese, che siccome avrebbero avuto un meeting a

Stoccarda, decidevano di andare a giocare a golf in Toscana nel week-end, perché tanto “era lì vicino”). Ogni anno vengono disputate 12.700 gare di golf, che sono un numero enorme e consi-

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business importante che Golf People Club Magazine ha più volte sottolineato a rimarcarne l’importanza, non tanto per i numeri di consuntivo, quanto per le prospettive in proiezione, che si potrebbero sviluppare oltre questi numeri. • SE derando che i nostri tesserati veleggiano sempre intorno alle 100.000 unità, è evidente che il 1.300.000 giri di golf giocati in gara, hanno coinvolto anche giocatori stranieri, generando, solo in termini di tasse ed iscrizioni, come 15/20 milioni di euro, mentre il giro d’affari complessivo, comprendente soggiorni, acquisti, noleggi, ha superato i 300 milioni. Un

Biografia di Stefano Masullo

Stefano M. Masullo, classe 1964, laurea in Scienze Economiche e successivi Master di Specializzazione in Comunicazione, Marketing e Finanza, opera nel settore finanziario dal 1984, ha iniziato il proprio percorso professionale nella società Consulenti Finanziari SpA, controllata dal finanziere commercialista Pompeo Locatelli, in seguito, ha collaborato per oltre un lustro, con mansioni e incarichi crescenti

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quali Procuratore di Borsa, autorizzato con delibera CONSOB, presso lo Studio di Agenti di Cambio Leonzio Combi, costituito a Milano nel 1903 e reputato uno dei più importanti in Italia. Nel 1995 fondatore, presidente e azionista qualificato, per oltre 11 anni, del gruppo di consulenza ed intermediario finanziario non bancario ex articolo 106 T.U.B., autorizzato dall’Ufficio Italiano Cambi, Opus Consulting S.p.A., capitale sociale 625.000 euro,

in seguito alla cessione della struttura avvenuta nel 2006 è diventato azionista ed amministratore delegato della holding di investimenti e partecipazione Euro Sopa SpA, capitale sociale 800.000 euro. Già Rappresentante alle Grida alla Borsa Valori di Milano e Broker registrato al NASD a New York è specializzato nella consulenza e gestione di patrimoni mobiliari ed immobiliari,nella finanza di impresa,nella pianificazione fiscale,nella comunicazione finanziaria e nella formazione. Socio fondatore e tuttora segretario generale ASSOCONSULENZA Associazione Italiana Consulenti di Investimento la prima ed unica associazione di categoria dei consulenti di investimento riconosciuta a livello istituzionale in Italia, fondata nel 1996 che ha registrato oltre 700 iscritti, è inoltre socio fondatore e segretario generale ASSOCREDITO Associazione Italiana Consulenti


di Credito Bancario e Finanziario di cui è presidente Luigi Pagliuca, già presidente del Collegio di Milano e Lodi dei Ragionieri Commercialisti, oltre 3.000 membri. Docente universitario, autore di oltre 300 pubblicazioni e di 22 best sellers aziendali, di cui uno adottato, nel 1998, come testo d‘esame all‘Università Bocconi di Milano, opinionista presso le più importanti testate giornalistiche e televisive specializzate di settore, quali RAI, CNBC Class Financial Network e Bloomberg Television, è stato chiamato a tenere relazioni e conferenze in Italia ed all’estero organizzate da prestigiose istituzioni quali Marcus Evans, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università Commerciale Luigi Bocconi, IUAV Università di Venezia, Università Statale di Pavia, Fondazione Banca Europa. Nel 2002 ha realizzato il primo manuale pubblicato in Italia dedicato al ruolo professionale del Consulente di Investimento. Autore nel 2001, venti giorni dopo il drammatico attentato alle Torri Gemelli di New York, del primo libro pubblicato in Italia dedicato alla finanza islamica, di cui

è reputato uno dei maggiori esperti in Italia, intitolato Le Guide Operative ai Mercati Finanziari dei Paesi Arabi: Bahrein. Nel settore editoriale ha ricoperto importanti ruoli quali direttore editoriale delle prime due ed uniche riviste italo elvetiche dedicate alla finanza dei Paesi Mediorientali ed a quella islamica, denominate rispettivamente Finanza Araba e Shirkah Finance, vice direttore del patinato dedicato al lusso World & Pleasure Magazine, direttore responsabile ROSSIA, magazine di lifestyle in duplice lingua, italiano e russo, direttore editoriale Family Office Patrimoni di Famiglia primo periodico italiano dedicato alle aziende di famiglia ed alla tutela dei patrimoni familiari.

Attualmente è direttore responsabile, fin dalla fondazione, avvenuta nel 2000 della testata on line di finanza operativa www. trend-online.com e direttore responsabile della rivista multimediale di settore denominata Golf People costituita da portale internet, web television e trimestrale cartaceo. Magnifico Rettore della Libera e Privata Università di Diritto Internazionale ISFOA di Lugano e legalmente autorizzata con delibera del Consiglio di Stato e Repubblica del Cantone Ticino. Ha operato con incarichi di direzione o di consulenza presso importanti gruppi bancari, assicurativi, finanziari, industriali quali: Norwich Union, CIM Banque, Broggi Izar, Henderson Investor, Fleming, Corner Bank, Lemanik, Nationale Nederland, Banca Popolare Commercio Industria, Prudential Vita, Banca Popolare di Milano, Cassa di Risparmio di Cento, Cassa di Risparmio di Perugia, Socièté Bancarie Priveè, Liberty Financial, FMG Fund Marketing Group, Credito Italiano, ING Group, Colomba Invest SIM, MPS Banca Personale SOFIA SGR, 81SIM.

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di Saverio Buttiglione

Punti di vista

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L’eredità delle Esposizioni Universali

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a gente fatica a capire cosa sia una Esposizione Universale, probabilmente la associa ad una grande fiera di prodotti e merci con baracconi e giostre di divertimento, e poi, considerando i troppi anni di crisi economica che hanno portato problemi di ogni tipo in quasi tutte le famiglie della classe media, non si preoccupa più di tanto per capirne significato e portata. I giovani, alle prese con un futuro ignoto, in molti casi non conoscono neppure l’origine e la storia delle EXPO, perché anche quando possiedono una laurea, questa formazione è ormai così specialistica che lascia un vuoto di formazione cultura-

le, infatti mi fa specie ascoltare interviste televisive nelle quali, presi a caso, non conoscono neppure chi erano personaggi e storie di pochi anni fa, la seconda guerra mondiale o Mussolini, Aldo Moro, Sandro Pertini per esempio. I teenagers vivono una vita fatta di smartphone e social network, eppure sono loro che costruiranno i futuri processi economici con le loro scelte fra pochi anni. Ma anche gli imprenditori, soprattutto tanti delle filiere agroalimentari, che da EXPO2015 intitolata “Nutrire il pianeta, energia per la vita” dovrebbero trarne benefici se la utilizzano con accorte stra-

Il Direttore Editoriale di Slow Economy, Saverio Buttiglione

tegie, non ne comprendono appieno il senso. Diciamo che queste mostre internazionali nate centosessantaquattro anni fa a Londra


possono essere suddivise in tre fasi. La prima del 1851, della quale ammiriamo ancora il Crystal Palace in vetro e acciaio, e le successive di quel secolo, fino a quella di Parigi che ci ha lasciato la torre Eiffel, erano una gara di prodezza delle nazioni che vi partecipavano, perché per decenni vi era un fervore di scoperte e di novità tecnologiche che hanno portato alla industrializzazione, alle tecnologie di comunicazione, dal telefono al cinema, ai mezzi di trasporto moderni, con una fiducia nel progresso che portava all’ottimismo sul futuro. Nel secolo scorso, già a cavallo delle due guerre mondiali, le esposizioni diventano una concorrenza dei nazionalismi, quella di Roma del 1942, l’unica non disputata, ci lascia un intero quartiere costruito apposta, l’EUR, col Palazzo delle Civiltà, il foro italico, la Farnesina. Direi che, anche se la terza fase che dura tuttora, mirata a temi speciifici che guardano al

mondo globalizzato ed alla fragilità del pianeta, ha visto forse l’ultimo capitolo della promozione massiccia del “marchio”

nazionale in quella cinese di Shanghai, con i suoi settantatre milioni di visitatori. A Milano per sei mesi ne sono attesi ventimilioni, e la città si è adeguata, sia nel centro con i suoi avveniristici grattacieli del quartiere Isola, sia nel quartiere fieristico con le sue infrastrutture ed i padiglioni di circa sessanta nazioni, ognuno dei quali necessiterebbe di una giornata intera di visita. La prima esposizione universale fu l’Esposizione universale di Londra. Venne organizzata nel 1851 al Crystal Palace in Hyde Park ed è conosciuta anche come la Great Exhibition (formalmente Great Exhibition of the Works of Industry of all

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Nations). Questa manifestazione nacque da una intuizione del Principe Alberto, marito della Regina Vittoria e divenne il riferimento per tutte le successive, influenzando numerosi aspetti della società quali le arti, l’educazione, il commercio e le relazioni internazionali. La seconda esposizione universale fu l’Esposizione universale di Parigi, che venne accolta dalla Francia come una sfida per superare il grande successo della precedente manifestazione londinese. La scelta di organizzare le Expo maggiori solo una volta ogni cinque anni è stata probabilmente presa per ridurre le spese dei Paesi partecipanti; in effetti si ritiene che l’Australia scelse di non partecipare all’Expo ‘98 proprio per questo motivo, forse perché la Expo di Siviglia era troppo vicina nel tempo per giustificare un’altra rappresentanza.

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Lungo i decenni l’espressione EXPO è stata associata indiscriminatamente a qualsiasi esposizione di carattere internazionale sebbene l’organismo internazionale che coordina gli eventi di questo genere, il Bureau International des Exposi-

tions (abbreviato in BIE), definisse una nomenclatura ben precisa. In tempi moderni comunque l’aggettivo universale viene associato a qualsiasi Expo di categoria superiore (in contrasto con le esposizioni internazionali, più piccole, come per esempio quelle settoriali). L’attrazione principale delle Esposizioni sono i padiglioni nazionali, gestiti dai Paesi partecipanti, che si aggiungono ai padiglioni tematici dell’organizzazione. Storicamente ogni esposizione è stata sempre caratterizzata da particolari strutture, divenute simbolo dell’esposizione, nonché talvolta della città organizzatrice o del Paese organizzatore stesso. Secondo le ultime regole definite dal BIE una esposizione universale (in lingua inglese International Registered Exhibition) è caratterizzata da: 1) Frequenza: ogni 5 anni 2) Durata massima: 6 mesi


3) Costruzione dei padiglioni da parte dei partecipanti 4) Dimensioni dell’area non definite 5) Tema scelto che ne da il titolo all’Esposizione A ricordo delle Esposizioni Universali e per il loro pregio architettonico e innovativo c’è una lunga serie di strutture rimaste alla fruizione dei visitatori contemporanei dei Paesi che le hanno ospitate, la Biosfera a Montreal costruita per l’Expo del 1967 per esempio, oppure per l’ Expo 1958 Brussels Germania dove si sono cimentati gli architetti Egon Eiermann et Sep Ruf. Le strutture espositive di una Esposizione Universale infatti sono normalmente e per la maggior parte temporanee, e vengono smantellate a fine evento. Ciò non succede alle strutture principali (centri con-

gressi, anfiteatri, teatri, padiglioni dei Paesi organizzatori, ecc.) che solitamente sono riutilizzate e riconvertite. Talvolta alcune installazioni sono state mantenute e diventate veri e propri simboli cittadini o nazionali: A Budapest, delle strutture del 1896 (che prevedevano anche un villaggio di contadini ricostruito alla perfezione con famiglie intere che vi abitavano nei giorni della Esposizione) rimangono vari complessi architettonici nella zona di “Piazza degli Eroi”, dove è possibile seguire la storia dell’architettura ungherese (romanico, gotico, rinascimento e barocco).

A Milano, nel 1906, l’Esposizione lanciò la Fiera di Milano dentro la città (ora sostituita da quella di RHO/Pero) ma venne sfruttato anche il Parco Sempione, nel quale è ancora attivo l’Acquario Civico. A Parigi è la Torre Eiffel, costruita per l’Exposition Universelle di Parigi. Il Crystal Palace, della prima esposizione universale di Londra del 1851, scelto perché

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poteva essere riciclato per recuperare le perdite, fu un tale successo che venne spostato e divenne permanente, solo per essere distrutto da un incendio (del suo contenuto) nel 1937. L’edificio principale della Centennial Exposition del 1876 è oggi il Palazzo di Arti e Industrie della Smithsonian Institution a Washington. Altre notevoli eccezioni sono i resti dell’Expo ‘92 Siviglia, dove l’Isla de la Cartuja è divenuta un parco tematico. Per l’Expo Internazionale del 1992 a Genova venne costruito l’acquario, recuperato il Porto Antico con i magazzini del cotone ed installato il Grande Bigo con ascensore panoramico tuttora in funzione, fu chiamato il grande architetto Renzo Piano ad occuparsene. L’Exploratorium di San Francisco è ciò che rimane della Panama-Pacific International Exposition del 1915; in precedenza il Palazzo delle Belle Arti.

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A Bruxelles, l’Atomium resta ancora sul luogo dell’esposizione del 1958. Lo Space Needle di Seattle era il simbolo dell’esposizione universale del 1962, e il padiglione statunitense di quella fiera divenne il Pacific Science Center. San Antonio ha mantenuto intatta la Torre delle Americhe, l’Istituto di Cultura texana e il Centro Congressi dell’HemisFair ‘68. Tra le strutture ancora esistenti dell’Expo 67 di Montreal troviamo l’Habitat 67 di Moshe Safdie, il Padiglione Americano di Buckminster Fuller (oggi la Biosfera), e il Padiglione Francese (oggi il Casino de Montréal). La Sunsphere dell’esposizione universale di Knoxville 1982 è ancora esistente. Il Museo della Scienza e

dell’Industria di Chicago è ospitato negli ultimi edifici restanti della World Columbian Exposition del 1893. L’intento era di rendere permanenti tutte le strutture di tale esposizione, ma molte di esse bruciarono, forse per cause dolose, duran-


te lo Sciopero Pullman. Il Royal Exhibition Building di Melbourne venne costruito per la Melbourne International Exhibition del 1880, ed è un altro esempio. L’Arco di Trionfo, costruito per l’Expo 1888, il Poble Espanyol, le varie strutture della Plaça d’Espanya edificati per l’Expo 1929 di Barcellona. La Torre Eiffel e il Globo Celeste, Esposizione Universale del 1889 Un caso particolare è il quartiere EUR di Roma, costruito in previsione dell’Esposizione Universale del 1942, che non si svolse mai a causa della seconda guerra mondiale. Alcuni siti di esposizioni universali sono divenuti dei parchi che incorporano alcuni elementi dell’esposizione, come: Nashville - Tennessee Centennial Expo, Montreal - Expo 67, San Antonio - HemisFair ‘68, Osaka - Expo 1970, Spokane (Washington) - Expo 1974, Vancouver - Expo 1986, Brisbane - Expo

1988, Siviglia - Expo ‘92, Daejeon - Expo 1993 per finire con Lisbona - Expo ‘98. Alcuni padiglioni sono stati spostati oltremare intatti; il padiglione dell’URSS dell’Expo ‘67 è oggi a Mosca. Molte esibizioni e attrazioni costruite da Walt Disney e dalla sua WED Enterprises per la New York World’s Fair 1964 (che si tenne nel 1965) vennero spostate a Disneyland dopo la

chiusura dell’esposizione. Molte delle attrazioni funzionano ancora oggi. Il Padiglione Belga dell’Expo di New York 1964 è stato trasferito alla Virginia Union University di Richmond (Virginia), mentre è visitabile il Panorama della città di New York costruito da Robert Moses e ospitato dal Queens Museum of Art. Chissà cos’avranno progettato per il 2020 a Dubai... • SE

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della redazione

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l conto alla rovescia è finalmente finito e Milano, da poco meno di un mese, ha l’onore di ospitare l’Esposizione Universale 2015, ma per il capoluogo lombardo non è la prima volta: c’è già stata un’Expo in terra milanese più di cento anni fa, nel 1906. Certo, un’altra era, un’altra epoca, un’altra organizzazione. Ma comunque una grandissima Esposizione. Ancor più grande, se si considera il clima di inquietudine e di incertezza che si respirava all’inizio del secolo scorso e che culminò con il primo confronto bellico su scala globale.

Già negli ultimi decenni dell’Ottocento Milano era diventata la vera capitale industriale, culturale e finanziaria dell’Italia, unita da qualche decennio appena. Ma per non perdere la ghiotta possibilità di mostrare il meglio di sé al mondo (erano d’altronde passati solo pochi anni da quel 1889, anno in cui l’Exposition Universelle di Parigi regalò all’intera umanità la meravigliosa e leggendaria Tour Eiffel), Milano si rifece il look: in pochi anni vennero eseguiti i lavori di restauro di palazzo Marino, del palazzo della Borsa, della Banca d’Italia, di palazzo Turati, del Castello Sforzesco e della sede del Corriere della Sera. Insomma, una buonissima parte della città rinacque, più bella di prima, per far sì che

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l’Expo 1906 potesse essere memorabile. L’idea di proporre il capoluogo lombardo come città ospitante l’Esposizione Universale nacque nel 1901 in Consiglio Comunale, sperando che potesse essere una nuova spinta per la crescita culturale, economica, industriale della città. La proposta raccolse subito pareri favorevoli: la Lega Navale e l’Associazione Lombarda dei Giornalisti si schierarono in prima fila per l’organizzazione. Il Comitato organizzatore era formato dal sindaco di Milano Giuseppe Mussi e da tutti i principali attori della vita politica, economica e culturale. La vera anima di questo progetto era però l’industriale Angelo Salmoiraghi, in qualità di presidente della Camera di commercio di Milano e di costruttore di strumenti scientifici; al suo fianco spiccavano altre grandi personalità milanesi, come Cesare Mangili, industriale operante nel ramo dei trasporti, i grandi scienziati e industriali come Mangiagalli, Celoria, Colombo, Pirelli e Breda, ma anche uomini dell’Umanitaria come Augusto Osimo.

La tematica scelta come fil rouge per tutto l’evento era il lavoro e tutto quanto avesse a che fare con il dinamismo. In realtà si trattava di un ripensamento rispetto all’idea di partenza basata esclusivamente sui mezzi di trasporto (da qui il nome originario dell’Esposizione, che sarebbe stato “Trasporti terrestri e marittimi”): a questo tema vennero poi affiancate anche le celebrazioni per il completamento del fondamentale traforo alpino del Sempione (19.803 metri che mettevano in comunicazione l’Italia con il resto dell’Europa: era il traforo più lunS go al mondo), e la conseguente inaugurazione del tratto ferroviario Parigi-Milano. E infatti il logo simbolo dell’esposizione, realizzata da Leopoldo Metlicovitz, rappresentava proprio l’apertura del traforo. I nuovi sviluppi delle vie di comunicazione attorno a Milano permetteranno, qualche anno dopo, la nascita del “triangolo industriale Milano-Torino-Genova”. L’area che l’immensa Esposizione sarebbe andata ad occupare era di circa un milione di metri quadri e si estendeva dall’attuale Parco Sempione,

alle spalle del Castello Sforzesco, sino all’ex area della Piazza d’Armi (dove poi, nel 1923, sarebbe sorta la Fiera di Milano) collegati per l’occasione tramite una avveniristica ferrovia sopraelevata. La data fissata per l’inaugurazione era il 28 aprile: da allora, per quasi sette mesi, fino all’11

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novembre, Milano sarebbe diventata capitale del mondo.

Più di quaranta nazioni con una partecipazione diretta o indiretta, 225 edifici ufficiali o privati coinvolti - molti di questi vennero progettati dai più celebri architetti dell’epoca -, trentacinque mila espositori. Come già detto, un milione di metri quadri è l’estensione della superficie occupata, di cui 285 mila al coperto. Un totale di circa cento ettari. L’investimento, complessi-

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to dall’allora re d’Italia, Vittorio Emanuele III, insieme alle E più grandi personalità della vamente, era di tredici milioni Nazione. Il biglietto d’ingresso, di lire. Altri sei milioni vennero valido per più giorni, costava raccolti, in una sottoscrizione una lira. popolare, a pochi giorni dall’iNel Parco vennero poste le naugurazione (una cifra enorme sezioni di maggiore rappresenrispetto ai due milioni di lire con tanza mentre in Piazza d’Armi cui venne finanziata, venticin- trovarono posto i padiglioni “inque anni prima, l’Esposizione dustriali”. Universale di Atlanta del 1881). Proprio questo luogo, che Alla fine si contarono più di diventerà la casa della Fiera, cinque milioni e mezzo di visi- era “arredata” con locomotitatori, anche se alcune fonti ve italiane, olandesi, austriaparlano di dieci milioni: una cifra che, tedesche, belghe, franrecord, se paragonata al mezzo cesi. Sorse, in milione di milanesi che abitava- quell’occasiono in quella che, comunque, era ne, l’Acquario già una metropoli. Nella giornata Civico di Miladi maggior affluenza dell’intero no, ospitato evento si registrarono più di in uno splen168 mila ingressi. Cifre straor- dido edificio dinarie, che resero l’Expo mila- p r o g e t t a t o nese uno dei più visitati fino ad dall’architetallora. to Sebastiano I numeri dell’Esposizione Uni- Locati, decoversale di Milano 1906, quindi, rato da maiolisono grandiosi, raccontano che di Richard di un evento dalle proporzioni Ginori e situaimpressionanti, per l’epoca. Il to nell’attuale taglio del nastro per l’apertura Viale Geroladei padiglioni venne effettua- mo Gadio. An-

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cora oggi l’edificio che ospita l’Acquario rappresenta una delle espressioni più significative del Liberty milanese. Con l’Esposizione Universale sullo sfondo, venne posta la prima pietra per la costruzione della nuova Stazione Centrale di Milano. A dare il via ufficiale ai lavori intervenne direttamente Vittorio Emanuele III. Il nuovo sbocco ferroviario, attualmente sita in Piazza Duca d’Aosta, avrebbe sostituito dal 1931 la vecchia Stazione Centrale di Milano, che era nell’attuale Piazza della Repubblica. Tutto lo spazio espositivo venne diviso in alcuni settori,


corrispondenti alle tematiche principali affrontate nel corso dell’evento: trasporti terrestri, aeronautica e metrologia; trasporti marittimi e fluviali; previdenza; arte decorativa; galleria del lavoro per le arti industriali; mostre retrospettive dei trasporti; piscicoltura; agraria; igiene pubblica; belle arti. La gente prese d’assalto il settore dedicato all’Igiene ma anche quello con il Salone dei Concerti. Nel settore dell’aeronautica erano esposti l’aeroci-

cloplano costruito da Aldo Corazza, dotato di una bicicletta per creare la forza di propulsione, e il dirigibile “Italia”. Riscosse enorme successo il settore del Parco Aerostatico, in cui erano esposti numerosi, spettacolari e innovativi palloni aerostatici. Oltre a questi settori, poi, ogni Nazione ospitata nell’Expo aveva a disposizione un padiglione. In quello russo lo zar Nicola II in persona rappresentava la sua Nazione con la collezione

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delle porcellane delle fabbriche imperiali. Nello spazio cinese fu letteralmente preso d’assalto il ristorante che, ovviamente, proponeva piatti tipici. Fu anche ricostruita una via del Cairo fornita di un ristorante egiziano davanti al quale stazionava un cammello. Proprio la ristorazione fu uno dei settori più attivi durante i sette mesi di Expo: vennero costruiti 120 tra bar e ristoranti. Proprio in questa occasione vengono realizzati, per la prima volta nel nostro Paese, i ristoranti self service, nati da pochissimi anni. La sopracitata ferrovia sopraelevata, un gioiello avveniristico, non fu l’unica innovazione che Milano presentò ai turisti e agli espositori Purtroppo buona parte delle costruzioni appositamente realizzate per l’Expo sono state distrutte al termine dell’evento, ma grazie alle cronache dell’epoca si possono ricordare il faro Salmoiraghi elettrificato, la radio Marconi, un nuovo sistema per la produzione industriale


dell’ossigeno, la filovia elettrica, il Museo sociale inaugurato all’Umanitaria, il laboratorio di idrobiologia applicata dell’Acquario e una prima Clinica del lavoro. Nel corso dei sette mesi di Expo vennero organizzati più di 120 congressi nazionali e internazionali; inoltre vennero costruiti tre grandi cinematografi. Complessivamente c’erano quasi 4000 persone fra impiegati e operai. Cento vetture tramviarie vennero costruite per l’occasione, per agevolare i turisti a spasso per Milano: si andarono ad aggiungere alle quattrocento vetture già esistenti. La ferrovia sopraelevata che collegava Piazza d’Armi con l’Arco della Pace, all’inizio di Parco Sempione, fu utilizzata complessivamente da oltre sei milioni di persone.

Non tutto, però, andò per il

verso giusto. Il 3 agosto un gravissimo incidente coinvolse l’Esposizione. Nella galleria d’Arte decorativa italiana e ungherese scoppiò un terribile incendio che distrusse diversi edifici e alcuni padiglioni. Il padiglione dell’Architettura venne devastato, apparentemente in modo irrimediabile. Ma la perfetta organizzazione di Milano 1906 fece di tutto per ricostruire quanto distrutto: infatti, dopo ap-

pena quaranta giorni, gli edifici interessati dall’incendio riaprirono ai visitatori. Ad inaugurare questa “seconda parte” dell’Esposizione Universale accorse Vittorio Emanuele III. Solo la sezione d’arte decorativa ungherese, molto apprezzata sino ad allora, riaprì ad ottobre: il 1° del mese, alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Giovanni Giolitti, anche questo padiglione ritornò regolarmente a funzionare.


Cosa resta di quell’Expo? Come già detto, gran parte degli edifici costruiti per l’Esposizione furono distrutti al termine dell’evento. Di conseguenza restano poche tracce di un evento che ha portato a Milano e all’Italia intera lustro, fama e prestigio a livello internazionale. Milano si è contraddistinta per efficienza, laboriosità, organizzazione e fantasia, e anche dopo l’incendio si è dimostrata perfettamente in grado di reagire. Oggi, a più di cent’anni da quei momenti, i milanesi e i turisti possono ancora ammirare l’Acquario Civico, posto in Viale Gerolamo Gadio che è attualmente uno dei più antichi d’Europa e in Italia è secondo solo all’Acquario di Genova. Lo “splendido edificio liberty accanto all’Arena civica e ai margini del Parco Sempione, di cui riproduce l’architettura ellittica” (come riporta il sito

ufficiale dell’Acquario), è ancora oggi meta di turisti da tutto il mondo. All’interno dello spazio espositivo era possibile utilizzare una speciale moneta da venti centesimi coniata per l’evento: la moneta era poi riconvertibile in valuta corrente utilizzabile anche all’esterno. Per celebrare l’occasione dell’Expo vennero realizzati cartoline, francobolli, adesivi, cataloghi e altro materiale commemorativo: ormai questo materiale è reperibile solo nei mercati dell’antiquariato o all’interno delle collezioni di esperti e appassionati. Nel corso di uno dei convegni organizzati all’interno della ma-

nifestazione, inoltre, venne presentato l’eternit, una speciale miscela di cemento, amianto e acqua creata dallo scienziato austriaco Ludwig Hatschek. Lo studioso gli diede questo nome richiamando il termine latino “aeternitas”, eternità. Le buone caratteristiche di isolamento e il costo contenuto lo resero popolare sin da su-

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Il nuovo skyline di Milano La nuova sede della Regione Lombardia

Il palazzo Unicredit in piazza Gae Aulenti

Porta Nuova

Un palazzo del Bosco Verticale La Darsena

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di Dario Stefàno

Punti di vista

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La grande opportunità per la Puglia

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d eccoci qui, dopo il taglio del nastro di un appuntamento su cui sono puntati i riflettori di tutto il mondo, anche per le criticità che purtroppo non sono mancate. Forse la portata stessa dell’evento, il più grande mai realizzato dedicato all’alimentazione e alla nutrizione, custodiva difficoltà e ostacoli che sarebbe stato più opportuno prevedere e che puntualmente si sono presentati. Tralascio l’aspetto relativo alle vicende giudiziarie, non spetta a me esprimermi, ma so bene quanto i ritardi e la mancanza di una “trama” comune, al di là del tema, hanno fatto maturare nei territori un certo disorientamento e la percezione di non far parte di una grande unica famiglia. Tuttavia, sono certo che, come sempre, anche questa volta il nostro Paese darà il meglio di sé. Proverà a supe-

rare deficit organizzativi e di natura politica. Non ci faremo, cioè, sfuggire questa grande occasione per parlare di noi, per mettere in mostra il talento italiano e le nostre ricchezze, per lasciare un segno indelebile in questa esperienza S storica poiché sarebbe un peccato dover ammettere a conclusione dell’Esposizione Universale, che “si poteva fare di più”. Mi emoziona molto pensare all’impegno delle regioni che, nonostante tutto, hanno espresso una motivazione straordinaria, che saprà arricchire la narrazione complessiva di una storia e di un Paese che sulle differenze, culturali e colturali, dei singoli territori, ha costruito la sua identità.

Anche la Puglia contribuirà a questa narrazione collettiva, attraverso quel profilo di qualità, tipicità ed autoctonia che ci rende unici e inconfondibili. Per stare alla Puglia, con una punta di orgoglio cito i Rosati, presenti ad Expo perché capaci di raccontare la nostra identità storica, culturale e produttiva. Quella dei Rosati di Puglia è una storia che abbiamo scritto a più mani, insieme a tutto il sistema, e parla di voglia di riscatto, di cose fatte per bene, di amore per le proprie radici, di qualità. Siamo agli inizi, c’è tutta una strada da percorrere, ma già oggi siamo orgogliosi di come attraverso i vini rosati abbiamo valorizzato il protagonismo della filiera vitivinicola pugliese sulla scena internazionale. Poter essere ad Expo è una grande opportunità, anche, per la Puglia. E l’impegno che sarà profuso da tutti i protagonisti sarà massimo. Come sempre. • SE


con olio d’oliva extravergine nostrano. La Puglia non vanta soltanto il pane di Laterza, fatto con semola di grano duro, acqua sale e lievito, noto e richiesto dappertutto, oltre che bello a vedersi; o quello di Altamura, che come il primo può avere diDa sx: Franco Presicci e Francesco Lenoci mensioni…monumentali. Assaggiando, l’uno o l’altro, con una uando un milanese va a pranzo o a cena da guarnizione di pecorino puglieun pugliese, si aspet- se, non si resiste alla voglia di ta un bel piatto di orecchiette ripetere. E non è, la Puglia, neppure alle cime di rapa. Magari con un pizzico di peperoncino: non si soltanto la terra del fiordilatte, contano i patititi dell’habanero. della burrata, del cacioricotta Capita che l’invito venga ac- o degli appetitosi “ghjummiricolto con la richiesta del piat- eddi”. Oltre al sole, alla bellezto preferito: le “chiangarèdde” za del paesaggio, alle case a da tempo sono celebrate nel cappuccio della campagna di

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Martina Franca, e al mare, dove c’è, questo angolo benedetto offre preziosi prodotti della terra e delle stalle, che danno vita ad architetture culinarie eccezionali. Colori e sapori, tipici, genuini. La sera, soprattutto il sabato e la domenica, è interminabile la fila di auto dirette alla città del Festival, che profuma di fegatini, bombette e di salsiccia a punta di coltello. Prelibatezze che avrebbero fatto gola anche a personaggi dal palato fine come Balzac e Zola; e tra i più recenti Gianni Brera, Giovannino Guareschi, Riccardo Bacchelli, Paolo Monelli…. Molte delle nostre eccellenze enogastronomiche eranopresenti a “Martina Gourmet… Il cinema gustoso”, la manifestazione progettata da Phain Promoter, svoltasi lo scorso 29 aprile, presso la Società Umanitaria di Milano, fondata nel 1892 da Prospero Moisè Loira nell’ex Convento di Santa

di Franco Presicci

Pronti via pugliese per Expo 2015

mondo. Se al loro posto l’ospite si vede fumare sotto il naso una tiella di riso, patate e cozze, con la quale può non avere familiarità, per convenienza non arriccia il naso; ma alla prima forchettata, che delizia! Una delle tante del paradiso di Puglia. Ne siamo orgogliosi, e amiamo farle apprezzare. Pochi hanno idea della gioia con cui per i forestieri prepariamo, per esempio, il coniglio della Valle d’Itria o i cardoncelli con soffritto d’agnello o la minestra dei trappetari insaporita

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Maria della Pace. E se ne parlerà diffusamente, anche con l’ausilio di filmati realizzati da Giuseppe Caramia, ideatore e organizzatore dell’iniziativa. Scorreranno le immagini dei forni a legna; delle fasi produttive dei vari tesori enogastro-

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nomici che vantiamo, dotati dei marchi dei Presidi Slow Food, Dop, Igp, Doc… Proiezioni interessantissime, che descriveranno i territori, gli animali al pascolo, il percorso del vino dalla vigna alla mensa, uliveti, campi di grano, distese di le-

gumi e ortaggi (“Tòtta cime jè ‘a catalogne”, urlavano in piazza i verdumai), senza far torto ai lampascioni, o cipollotti col fiocco, a “le puperùsse” e a “le diavulìcchie asquànde” che, tritati, in una sagra a loro dedicata a Crispiano vengono spruzzati anche sulle friselle e addirittura sul gelato per i più devoti della spezia. Un’occasione, “Martina Gourmet”, davvero importante, anche perché in grado di fornire al consumatore ogni tipo di risposta, esauriente, competente. Oggi la gente è più attenta e più smaliziata; e ha più voglia di approfondire o allargare il proprio sapere soprattutto nel settore dell’alimentazione, anche per poter schivare le insidie che i soliti furbi dispongono compromettendo la nostra salute. La massaia, tra l’altro vir-


tuosa dei fornelli, vuole tenersi informata sulla natura degli oli, del pane, della pasta, dei latticini… E lo scopo della manifestazione è divulgativo, didattico, educativo, in un contesto elevato come quello che Milano si appresta a vivere, poche ore dopo, con l’inizio di l’EXPO 2015. Tra un filmato e l’altro si potranno ammirare e degustare il decantato capocollo di Martina Franca, caciocavalli e scamorze, la ricotta marzotica leccese, il pane di Laterza, il pomodoro regina di Torre Canne, il pallone di Gravina, il pomodoro fiaschetto di Torre Guaceto� il cece nero della Murgia Carsica, la cipolla rossa di Acquaviva delle Fonti, le fave di Carpino, il pezzente della montagna Materana, la “bella” di Cerignola, la “pastinaca” di Polignano a Mare, olio extravergine d’oliva, conserve sottolio essiccate al sole, il biscotto cegliese, il Primitivo….

Queste e altre eccellenze, con relativi assaggi, seguiti o preceduti dai ritratti di alcuni talenti che operano in questa miniera “en plein aire”, che è la Puglia. Maggiori chiarimenti sui vari prodotti, sulle loro origini, la loro storia, le loro qualità organolettiche verranno dalla relazione della dottoressa Rosa Alba Petrelli, esponente del Gruppo Umanesimo della Pietra. Il professor Francesco Lenoci, martinese autentico, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore e ambasciatore dei valori della Puglia a Milano e non solo, ha spiegato come e perché occorre stimolare l’educazione alimentare e quindi stili di vita sani, essendo un paradosso che ci siano 805 milioni di persone al mondo che soffrono la fame e un miliardo e mezzo obese. Questi sono alcuni degli obiettivi di EXPO E FUORIEXPO 2015, ma non basta. “Il cibo è

strumento di pace e di espressione culturale” continua a ripetere Francesco Lenoci. “Se per un verso l’accesso al cibo rappresenta un requisito fondamentale di una convivenza pacifica dei popoli, d’altra parte il cibo e le modalità del suo consumo sono il principale strumento di incontro, dialogo, conoscenza e integrazione tra i popoli”. “Martina Gourmet” ha il patrocinio dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano (di cui Francesco Lenoci è vicepresidente); del Gruppo Umanesimo della Pietra (presieduto da Nico Blasi); della Fondazione Paolo Grassi (diretta da Rino Carrieri) e del Comune di Martina Franca. “Questa giornata pugliese a Milano”, dice Giuseppe Caramia, “sposa tradizione e cultura”; aggiunge Francesco Lenoci che “si tratta del pronti via ideale per EXPO 2015, che è molto più di una grandissima fiera”. • SE

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di Francesco Schittulli

Dieta Mediterranea e olio extravergine d’oliva validi alleati della prevenzione

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a dieta mediterranea, riconosciuta il 16 novembre 2010 come patrimonio dell’Umanità dall’U.N.E.S.C.O (Med-Diet) è sinonimo di nutrizione sana e bilanciata grazie alle sue notevoli proprietà. Gli effetti benefici sulla salute si riscontrano soprattutto nei confronti delle malattie legate all’apparato cardiovascolare e nella prevenzione ai tumori, come dalle prime osservazioni dell’americano Ancel Keys negli anni 60 attraverso le abitudini alimentari degli abitanti del Cilento e dei greci dell’isola di Creta. Secondo uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il 35% dei casi di cancro è riconducibile ad abitudini alimentari sbagliate e la dieta mediterranea è quella che più rispetta le semplici regole della

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corretta alimentazione grazie alla sua naturale e ottimale composizione – 15% proteine, 60% carboidrati, 25% grassi – assicurando il giusto apporto di nutrienti. Essa non è semplicemente un paniere di alimenti opportunamente distribuiti nel tempo e nelle quantità bensì un insieme armonico di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni, che hanno contribuito alla valorizzazione della cucina mediterranea. In realtà, sono concetti già espressi nell’antichità da Galeno in uno scritto, che rappresenta un primo documento sulla corretta ali-

mentazione, prevalentemente impostata sui cereali, legumi, verdure e frutta, nozioni confermati dalla scuola medica salernitana e dal famoso trattato La Vita Sobria di Alvise Cornaro nobile veneziano del cinquecento. Il tutto sostenuto dai pareri autorevoli della scienza medica e avvalorati da dati statistici che confermano una minore incidenza di malattie cardio vascolari e dei tumori nelle regioni meridionali, rispetto a quelle settentrionali le quali hanno un elevato consumo di insaccati, carni rosse e grassi saturi. I principali cibi che compongono la dieta mediterranea apportano carboidrati complessi


come pasta, riso e cereali preferibilmente integrali. Importantissime frutta e verdura per l’apporto di fibre, acqua, vitamine, minerali, fitonutrienti, proteine vegetali. La diffusa consuetudine di preparare piatti a base di pasta insieme a legumi e verdura di stagione che contribuisce a ridurre il carico glicemico. In alcuni alimenti come

nei cavoli e nei broccoli inoltre vi sono delle sostanze, tra cui il sulforafano che si forma durante la masticazione in grado di sviluppare oltre che un’azione antitumorale diretta, anche antiproliferativa e disintossicante. Altri alimenti fondamentali per la difesa del nostro corpo sono l’aglio e la cipolla i quali contengono molto zolfo organico ed il pomodoro altresì ricco di licopene, un antiossidante lipofilo che aumenta la sua concentra-

zione in presenza dell’olio d’oliva. L’elemento essenziale della dieta mediterranea è l’olio extravergine d’oliva di alta qualità da consumare preferibilmente crudo e mai soffritto, oltre a rappresentare un condimento noto e apprezzato in tutto il mondo per le sue tantissime virtù, ne richiama pienamente lo spirito e la cultura. L’apporto nutrizionale dell’alimento e le sue tante proprietà curative sono dimostrati da molti studi scientifici, infatti, contiene ben cinquanta sostanze che sono attive sulla nostra salute. Esse comprendono antiossidanti, anticancerogeni,

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ipotensivi naturali, acidi grassi benefici per le nostre arterie, fattori di protezione per i nostri organi e vitamine non apportate da altri alimenti. Altra componente importante dell’olio extravergine di eccellenza sono i polifenoli che contribuiscono alla protezione dei lipidi ematici nello stress ossidativo e pertanto prevengono il cancro del colo, forniscono all’organismo una protezione contro l’invecchiamento cellulare. Il contenuto di fenoli è influenzato dalle agrotecniche dalle modalità di trasformazione e dalle varietà. Per esempio la Coratina in Puglia è considerata tra le più ricche in contenuto di polifenoli capace di conferire il sapore pungente. Sono, quindi, utili nella prevenzione di tantissime malattie, per esempio diabete e tumori. Inoltre è un alimento indispensabile nell’alimentazione dei bambini e andrebbe introdotto sin dalle primissime fasi dello svezzamento, cioè già intorno ai sei mesi. L’olio extra-

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vergine d’oliva, infatti, contribuisce alla formazione delle ossa, al processo di mielinizzazione del cervello e all’accrescimento oltre ad essere un ottimo aiuto per le difese immunitarie. Non presenta controindicazioni ma occorre solo fare attenzione a due fattori: la conservazione d’olio e la quantità che si consuma. L’olio d’oliva, come tutti i grassi, è molto calorico e non bisogna, quindi, esagerare con il consumo, specie quando si ha necessità di controllare il peso corporeo. Parlando in termini scientifici, è stato dimostrato in laboratorio che alcuni composti chimici naturali sono capaci di rallentare la crescita delle cellule tumorali. Altri facilitano l’apoptosi, ovvero il

“suicidio programmato” delle cellule, un meccanismo naturale di protezione del corpo al quale sfuggono alle cellule tumorali. Diversi fitochimici, ovvero sostanze di origine naturale hanno proprietà antiangiogenesi, cioè bloccano lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni in prossimità dei tumori, rendendo loro difficile nutrirsi e quindi ingrandirsi. Infine moltissimi alimenti agiscono sul cosiddetto microambiente, ovvero lo stato generale dell’organismo in prossimità delle cellule, in tal modo facilitano il lavoro del sistema immunitario, e ostacolano le cellule tumorali impedendo loro di crearsi un ambiente che ne faciliti la crescita. Parlare di cancro oggi è come inoltrarsi in un campo pieno di dolore, delusione, impotenza, rappresentando una delle mag-


giori cause di morte del mondo occidentale. La ricerca e studi altamente scientifici però ci inducono a riprendere un antico percorso di salute partendo dall’alimentazione. La trofoterapia, ovvero la cura attraverso il cibo dovrebbe ripristinare l’equilibrio biologico del nostro corpo soddisfacendo tre istanze fondamentali : 1) ripristinare l’equilibrio acido-base che dovrebbe essere lievemente alcalino per compensare l’acidosi, terreno fertile per infiammazioni e malattie degenerative; 2) ridurre lo stress ossidativo per limitare i danni che le cellule e i tessuti subiscono ad opera dei radicali liberi, qualora siano in eccesso; 3) apportare una maggiore quantità di micronutrienti che, nella moderna alimentazione industriale, sono man mano andati perduti e che invece il nostro organismo reclama per le sue funzioni biologiche: vitamine, minerali, oligoelementi, enzimi. Esistono tumori legati più di altri al tipo di alimentazione e questo perché ci sono tumori più sensibili di altri agli effetti del cibo. La conferma viene da alcuni grandi studi, principalmente l’European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC), che ha indagato sulle conseguenze per la salute delle abitudini alimentari degli europei. Tra quelli che risentono di più della quantità e della qualità dei cibi ci sono ovviamente i tumori dell’apparato gastrointestinale, e in particolare quelli

dell’esofago, dello stomaco e del colon-retto si calcola, infatti, che fino a tre quarti di questi tumori si potrebbero prevenire mangiando meglio a tavola. Importante è la scelta dei cibi anche per il tumore del fegato, organo attraverso cui passano tutte le sostanze assorbite dall’intestino, e quindi particolarmente esposto ai danni provocati da eventuali elementi cancerogeni. Il tumore del colon rappresenta la seconda causa di morte per tumore nel nostro paese ed è ormai certo il legame tra questa neoplasia e l’alimentazione. Nell’area mediterranea il tumore del colon è meno diffuso rispetto ad altre aree geografiche e questo indica che la dieta mediterranea, i cui benefici sono già noti in ambito cardiovascolare, è in grado di svolgere un importante ruolo protettivo nei con-

fronti di questo tipo di cancro. Anche il tumore della prostata si alimenta a tavola, infatti, una dieta ricca di grassi saturi, fritti e carne rossa aumentano esponenzialmente la probabilità di sviluppare il cancro. Per giocare d’anticipo sulla neoplasia più diffusa tra gli uomini, che in Italia ha registrato più di 36mila nuove diagnosi, si devono quindi privilegiare ortaggi gialli, olio d’oliva e frutta. Così facendo si può allontanare il rischio del tumore che, comunque, rispetto al passato e grazie ad informazione e prevenzione fa sempre meno paura, infatti, nell’ultimo decennio si riscontra una riduzione della mortalità pari al 10%. Pertanto un notevole impegno è in atto in Italia con il coordinamento della lega tumori (Lilt) a favore di una maggiore diffusione della dieta mediterranea. • SE

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di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo

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a Fondazione Sandretto Re Rebaudengo nasce a Torino il 6 aprile 1995 da un sogno: quello di trasformare la mia passione per l’arte contemporanea e l’attività di sostegno ai giovani artisti, che svolgevo già da alcuni anni a titolo personale, in una “attività organizzata”, volta alla promozione dell’arte contemporanea e ad una sua maggiore conoscenza nel nostro paese. All’inizio degli anni ‘90 in Italia esistevano solo due musei dedicati all’arte contemporanea: il Castello di Rivoli (TO) e il centro Pecci di Prato. Quest’insufficienza di spazi espositivi destinati ad esplorare e far conoscere la produzione artistica delle ultime generazioni mi colpì, in particolare se paragonata a quanto avevo osservato

all’estero dove avevo apprezzato soprattutto le kunsthalle tedesche: spazi espositivi ma anche luoghi di incontro per le famiglie, con caffetterie e bookshop specializzati. Ho così deciso di donare alla mia città, Torino, un centro per l’arte aperto a tutti, anche a chi al contemS poraneo doveva ancora avvicinarsi. Un luogo di formazione, in cui esplorare le diverse forme della cultura contemporanea (arti visive,

musica, teatro, danza, cinema, moda, letteratura), svincolato da dinamiche politiche o di mercato. Un ente no profit e indipendente, che mi consentiva anche di collaborare con istituzioni italiane e straniere per sostenere e promuovere gli artisti in modo più efficace. La Fondazione ha oggi due sedi: il settecentesco Palazzo Re Rebaudengo a Guarene d’Alba (CN) e il centro espositivo di Torino. I tre obiettivi principali della Fondazione sono: sostenere e promuovere gli artisti, offrendo loro spazi in cui esporre e aiutandoli a realizzare nuove opere; far conoscere ad un pubblico sempre più ampio i fermenti e le tendenze più attuali nel panorama dell’arte


contemporanea internazionale; collaborare con altri enti, italiani e stranieri sia pubblici che privati, per promuovere l’arte contemporanea. La committenza di nuove opere e la loro realizzazione avviene su iniziativa della Fondazione, ma anche in base alla proposta degli artisti o alla richiesta di importanti istituzioni internazionali, come la Biennale di Venezia. In questi 20 anni la Fondazione ha commissionato o finanziato la produzione di oltre 600 nuove opere, la cui proprietà resta in capo agli artisti che le hanno realizzate. Il vasto campo delle arti visive - pittura, scultura, fotografia, video, installazioni e performance - viene analizzato e proposto al pubblico non solo grazie alle mostre, ma anche attraverso molteplici attività didattiche ed eventi di approfondimento, come conferenze, laboratori, incontri con artisti, curatori e critici. Nelle sale espositive è sem-

pre disponibile gratuitamente il servizio di mediazione culturale dell’arte: i mediatori, giovani laureati in storia dell’arte e specializzati in mediazione culturale, avvicinano i visitatori alle opere in mostra con un approccio basato sul dialogo, lo scambio e il confronto. Tra le attività di formazione professionale, la Fondazione promuove dal 2006 il progetto Residenza per Giovani Curatori

stranieri. Ogni anno tre curatori, provenienti dalle migliori scuole curatoriali del mondo e selezionati da una giuria internazionale, vengono in Italia per quattro mesi per conoscere la scena artistica italiana e curare una mostra finale, in cui coinvolgono gli artisti conosciuti durante la residenza, affiancati dai professionisti della Fondazione. Oltre a costituire un laboratorio di pratiche curatoriali, il progetto ha la funzione ulteriore di promuovere la conoscenza degli artisti italiani all’estero, creando un network tra i curatori e i nostri giovani artisti che ha già dimostrato la sua efficacia nel tempo. Dal 2012 la Fondazione propone inoltre CAMPO, un corso professionale per curatori dedicato ai giovani italiani. Il Dipartimento Educativo offre infine percorsi di avvicinamento all’arte contemporanea pensati per bambini e ragazzi, che accoglie circa 15.000 studenti ogni anno. • SE

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di Angela D’Onghia Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Istruzione

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’Italia, paese d’origine della Dieta Mediterranea, riconosciuta da parte dell’UNESCO dal 2010 modello virtuoso di salute e patrimonio dell’umanità, possiede una “fortuna” alimentare unica al mondo, frutto di una storia plurimillenaria che ha visto interagire la bellezza dei paesaggio con la bontà dei prodotti del territorio, il sapere scientifico e gli strumenti tecnologici delle filiere agroalimentari, i valori nutrizionali e le abilità gastronomiche delle famiglie e delle tradizioni. La Scuola come luogo di diffusione e di creazione di cultura, può attivare un processo di continua riscoperta e valorizzazione del patrimonio alimentare attraverso un approccio sistemico, attento non soltanto ai prodotti da manipolare ed ai soggetti che li utilizzano, ma anche alle relazioni interpersonali ed interculturali che posso-

no svilupparsi in cucina come intorno ad una bella tavola. L’autonomia scolastica favorendo le relazioni con il territorio, le realtà sociali e produttive, può diventare strategica per la individuazione di processi e strumenti che rendano questo patrimonio alimentare di cui disponiamo una vera ricchezza per il Paese capace sempre di innovarsi e di accendere nuovi interessi sul piano del benessere fisico,psichico e ambientale. Sul territorio pugliese, l’IISS “Caramia Gigante” di Locorotondo – Alberobello, emerge come sede scolastica di eccellenza nel settore agro-

alimentare. In questo Istituto, oltre agli indirizzi di agronomia ed enologia, sono attivi un Centro Risorse contro la dispersione scolastica, un Centro di Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura e un Istituto Tecnico Superiore nel settore Agroalimentare del Made in Italy. Sono soci della Fondazione che gestisce e finanzia l’I.T.S. anche le Università di Bari e di Foggia, molto attive nei settori disciplinari e di ricerca agro-alimentare. EXPO 2015 rappresenterà una vetrina di portata internazionale per queste esperienze di eccellenza e consentirà una contaminazione positiva fra culture e gusti diversi, seguendo i ritmi e le regole di un respiro globale come il mondo oggi richiede. • SE


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di Silvio Maselli - Assessore alle Culture, Turismo, Partecipazione e Attuazione del Programma

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’attività culturale dell’Amministrazione Comunale è incentrata sul recupero e la valorizzazione degli spazi da destinare a luoghi di cultura, al cui interno ospitare iniziative che favoriscano lo sviluppo culturale della città. Tre prestigiose strutture come la Sala Murat, l’ex Mercato del pesce e l’ex Teatro Margherita, a seguito di un importante accordo siglato a inizio 2015, diventeranno presto il Polo delle Arti Contemporanee, ospitando esposizioni e installazioni d’arti visive, concerti, un grande roof garden con orto urbano e un mercato di prodotti enogastronomici e artigianali tipici. Il Fortino Sant’Antonio è la sede dell’Urban Center, luogo di riflessione sullo sviluppo della città e casa della partecipazione attiva, dove ospitare

convegni, congressi, dibattiti e presentazioni. La casa natale del compositore settecentesco Niccolò Piccinni e il Museo Civico, adibiti principalmente a sale espositive, rappresentano la culla della storia locale. Nell’ambito del programma sulle politiche giovanili della Regione Puglia “Bollenti Spiriti”, nell’ottica di un incremento dei contenitori culturali della città e con uno sguardo particolare

rivolto al mondo giovanile e alle industrie culturali e creative, è attiva la bellissima “Officina degli Esordi”, un laboratorio culturale multifunzionale dove si esprime appieno la creatività grazie a sale di incisione musicale, open space creativi, biblioteca musicale, il box office, spazio concerti e performance. Nel solco della tradizione, fiore all’occhiello della programmazione istituzionale sono i festeggiamenti legati al culto di San Nicola, patrono della città di Bari e Santo venerato dai pellegrini di tutto il mondo in virtù della sua duplice radice, cattolica e ortodossa. Tra i momenti più spettacolari in programma ogni anno a maggio, la rappresentazione del


Corteo Storico riproposto nella più fedele aderenza alle fonti, di certo tra gli appuntamenti più attesi e amati dalla cittadinanza e dai numerosissimi turisti che vi accorrono. All’interno del calendario delle principali manifestazioni culturali organizzate dall’Amministrazione Comunale, d’intesa con la Regione Puglia, rivestono particolare importanza il Bari International Film Festival (Bif&st) che si tiene all’interno dello straordinario Teatro Petruzzelli nel mese di marzo; la Fiera delle Musiche Medimex presso la Fiera del Levante, a ottobre e numerosi altri eventi fieristici, espositivi, allestitivi. Di capitale importanza è la Fiera Campionaria di settembre, presso il quartiere della Fiera del levante, dove espositori di tutto il mondo incontrano

le migliaia di visitatori che giungono a Bari per l’esposizione temporanea. Ma Bari è una città dinamica, viva, bella e affascinante perché, pur conservando del Sud la sua anima più languida, ha in serbo sorprese sempre nuove per i visitatori e i cittadini. Una gita per mare, dal molo Sant’Antonio, vi consentirà di conoscerne il famoso lungomare monumentale. Oppure una lunga passeggiata dal Museo Archeologico di Santa Scolastica al sontuoso palazzo della ex Provincia sul Lungomare Nazario Sauro, vi consentirà di conoscere opere pittoriche dell’epoca moderna di inestimabile valore. E, addentrandovi nel cuore della città vecchia, scoprirete tra nicchie votive, corti in fiore e decine di chiese, il gigantesco Castello Normanno Svevo, a due passi dalla Cattedrale di Bari in piazza Odegitria, esem-

pio di romanico pugliese, non meno incantevole dell’abbacinante facciata che si offre ai visitatori che giungono al cospetto della Basilica di San Nicola nella omonima piazza, dove sono conservate le ossa del Santo più venerato al mondo. E per i curiosi e gli amanti dello shopping, Bari offre una varietà di ristoranti di qualità eccelsa e quantità infinita, al pari dei suoi negozi che garantiscono acquisti per tutte le tasche e il godimento di passeggiate in vie prive di auto e traffico, nel centro della città nuova. Perché Bari è una continua sorpresa. • SE

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di Fucsia Fitgerald Nissoli

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’Expo costituisce il principale evento internazionale che si svolgerà nel nostro Paese in questi anni. Il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” è più che mai importante alla luce dei nuovi assetti che si stanno delineando nel mondo, per ragioni politiche, economiche e sociali. Infatti, Milano ha vinto su Smirne, anche grazie al tema proposto per l’evento. Nel nostro Paese e nella memoria degli anziani, i ricordi di tempi in cui l’alimentazione era la preoccupazione principale non è ancora spento, soprattutto è ben vivo nei ricordi di chi è emigrato per sfuggire alla miseria. L’Esposizione Uni-

versale 2015 rappresenta una occasione di eccezionale rilevanza per il sistema Italia per coniugare mondo produttivo e cultura che tanto ci contraddistingue nel mondo. A Milano si segna una discontinuità rispetto alle logiche rappresentative delle esposizioni universali del passato, improntate alla monumentalità e all’esibizione tecnologica, per incarnare il tema della soste-

nibilità unita al nutrimento, non solo fisico ma anche intellettuale, e rimanere come segno tangibile di tale impegno.


L’Expo2015, quindi, rappresenta, al contempo, una opportunità per il territorio e una per il rilancio del nostro Paese sotto molteplici aspetti anche tenendo conto della situazione di crisi in cui ci troviamo e del potenziale di rilancio economico che può rappresentare. Esso è un grande investimento pubblico che deve servire anche a lasciare ai cittadini e al territorio un patrimonio di risorse utilizzabili. Con l’Expo si è avviato un percorso progettuale ambizioso con al centro la vita stessa del pianeta e i nuovi saperi creativi dell’uomo artigiano del mondo globalizzato. Un evento di grande potenziale simbolico, una vetrina straordinaria per l’intero sistema Paese che, tra l’altro richiamerà milioni di persone. In questo contesto, credo che sia fondamentale cogliere l’occasione per raccontare un nuovo modo di fare agricoltura e di affrontare la sfida della qualità e dell’innovazione tecnologica. Oltre che per tutelare

la biodiversità. Tutto ciò in un luogo cruciale per la geopolitica prossima, perché Milano è una grande metropoli che si pone tra i Paesi ricchi dell’Europa e i Paesi poveri del Nord Africa, dove proprio sul tema dell’alimentazione si generano conflitti e spinte di innovazione politica. Insomma, l’Expo di Milano è un luogo simbolo dove le parole sicurezza alimentare, ricerca, innovazione, educazione

alimentare e conservazione ambientale potranno trovare quella sintesi culturale in grado di proiettare il pianeta verso un futuro sostenibile. Credo che questo debba essere il primo motivo per lavorare, tutti ed alacremente, alla buona riuscita dell’Esposizione universale di Milano. Ad essa, sono convinta, potranno dare un contributo notevole anche le nostre Comunità all’estero. • SE

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di Omar Ahmed - Direzione Offerta e Acquisti Export Specialist

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on export.auchan.it fornitori italiani e potenziali importatori esteri possono entrare in contatto con un sistema integrato di distribuzione già collaudato in 17 Paesi del mondo Nasce export.auchan.it, il nuovo sito ideato da Auchan Italia per portare all’estero l’eccellenza enogastronomica del nostro Paese, coinvolgendo sempre più importatori e distributori. L’obiettivo è di valorizzare e sviluppare sempre di più il Made in Italy nel mondo. “L’attività Export di Auchan Italia è iniziata nel 2009 per esportare attraverso la rete

internazionale del Gruppo Auchan i prodotti a marchio delle piccole e medie imprese italiane, in particolare attraverso la linea “I sapori delle Regioni” - dichiara Alessandro Montanari Responsabile Import/Export e Franchising di Auchan Italia - Negli ultimi anni si è sviluppata anche in Paesi dove non è presente il Gruppo e abbiamo esteso la distribuzione dei prodotti italiani all’interno di nuovi mercati. Fino ad oggi il progetto Export ha portato sugli scaffali di 17 Paesi del mondo 1000 referenze di 130 PMI italiane, con un fatturato che nel 2015 raggiungerà oltre 20 milioni di euro, e negli


ultimi anni l’attività è stata estesa a tutti i brand nazionali.” Attraverso il sito www. export.auchan.it, nuovi fornitori italiani, potenziali importatori, distributori e catene estere possono conoscere nel dettaglio il progetto Export di Auchan Italia e quali sono i servizi offerti. Le pagine Chi Siamo e Partner presentano le realtà di Auchan Italia e dell’Export, mettendo in evidenza alcuni partner con cui l’azienda collabora. Una parte del sito web è dedicata alle varie tipologie di prodotti offerti, con un particolare focus sulla gamma dei vini “Cavallo Rampante”, linea dedicata all’export. Nella pagina Servizi sono spiegate le tre principali attività: Esportazione, Comunicazione e Assistenza. Il sostegno ai produttori italiani, infatti, si concretizza in un sistema integrato che va dalla gestione dei rapporti con i clienti e le catene straniere, gestione delle pratiche commerciali e doganali, fino alle iniziative di comunicazione e promozione rivolte ai consumatori finali. Ne sono un esempio le operazioni “Made in Italy” condotte periodicamente in Russia, Cina, Taiwan, Polonia e Francia, con volantini contenenti oltre 100 prodotti italiani. Un ulteriore vantaggio del servizio Export offerto ai fornitori è l’organizzazione di spedizioni in groupage: piccole quantità di prodotto dei vari brand, per garantire al cliente

un minimo ordine più basso mantenendo comunque prezzi d’acquisto competitivi Tra le referenze italiane più vendute all’estero per numero di pezzi ci sono, ad esempio, la pasta fresca nel mercato polacco, la pasta di semola di grano duro in quello ucraino e ungherese, gli ammorbidenti in Romania, i gelati in Russia, l’olio extravergine di oliva a Taiwan e il pesto in Ucraina. Attualmente tra i mercati più promettenti ci sono i Paesi dell’Est Europa e Taiwan» conclude Montanari. Nel sito www.export.auchan. it, raggiungibile anche dal sito

www.auchan.it, sono presenti inoltre le pagine News, con gli aggiornamenti sulle ultime attività Export, e Contattaci, con la possibilità per il cliente e per il fornitore di inserire i propri dati e inviare così una richiesta di contatto direttamente all’ufficio Export di Auchan. • SE

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di Gianvincenzo Angelini Demiccolis

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Le cose buone della nostra terra sono la locomotiva della Puglia

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va da tavola 68%, pomodoro 35%, ciliegie 30%, mandorle 35%, olive 35%, grano duro 21%, carciofo 31%, mandorle 30% e uva da vino 14%: sono i primati che l’agricoltura pugliese vanta rispetto ai quantitativi nazionali. Il settore primario riveste un ruolo importante nel contesto nazionale tanto è vero che la produzione lorda vendibile è pari all’8% della produzione agricola dell’intero paese. C’è tuttavia la consapevolezza che si potrebbe fare molto di più soprattutto perché può contare sulla forza attrattiva della dieta mediterranea basata su pasta, pane, olio, vino, legumi, latticini, ortaggi e frutta, un modello nutrizionale cosiddetto povero che di recente l’Unesco ha riconosciuto come patrimonio immateriale dell’umanità e che sta suscitando l’interesse dei

consumatori e pertanto una grande diffusione in America tanto che i nomi di molti prodotti venduti in quei Paesi vengono spacciati per italiani. Il Made in Italy, infatti, oggi nel mondo non è solo sinonimo di bello per la Saverio Buttiglione e Gianvincenzo Angelini Demiccolis moda e per l’arredamento ma viene associa- di grano, vino e pomodoro. Al to anche alla bontà della sua centro il barese si caratterizza cucina e quindi alle cose buone nella produzione di olio, frutta che la nostra terra produce. (ciliegie, percoche, uva da taNon a caso dal primo maggio vola), ortaggi e zootecnia. Il Sae sino al 31 ottobre si tiene a lento, infine, si è specializzato Milano l’Expo 2015 con sottoti- nella produzione di agrumi, uva tolo “Nutrire il pianeta”. La Puglia da vino e ortofrutta. Eppure noè quindi un tassello fondamen- nostante i grandi sforzi e i notale del sistema agroalimenta- tevoli risultati ottenuti la Puglia re nazionale an- è al settimo posto nella grache se per la sua duatoria regionale dell’agroacaratteristica limentare per fatturato dietro forma allungata Lombardia (sette volte di più), (il tacco d’Italia) Emilia Romagna (cinque volte non c’è un model- di più), Veneto tre volte di più), lo produttivo uni- Piemonte (due volte e mezzo co dal momento di più), Campania e Lazio ma che si articola in prima di Toscana, Sicilia, Trenpiù sottosiste- tino, Abruzzo e Friuli per citare mi ognuno con la quelle più grandi. Nel Sud Est barese è sicusua specificità. A nord la Capi- ramente la zootecnia il fiore tanata a nord, all’occhiello delle produzioni ad esempio, si agroalimentari. Nel “triangolo è specializzata verde” ovvero Gioia del Colle, nella produzione Noci, e Putignano si concentra


la maggior parte di aziende e di capi. Se nel 2013 in Puglia vi erano oltre 7mila e 350 aziende zootecniche con 82mila capi nel Sud Est barese che comprende Alberobello, Castellana Grotte, Gioia del colle, Noci, Putignano, Sammichele di Bari e Turi ve ne sono ben 868 su 1400 della provincia di Bari con 48mila e 270 bovini. Dal primo aprile scorso, tuttavia, la nuova Pac (Politica Agricola Comune) ha abolito le quote latte passando da un regime protetto al libero mercato le cui conseguenze si sono cominciate già ad avvertire in molte aziende di allevamento e di trasformazione. Per questo già da tempo si era avvertita la necessità di dotare questo territorio di un marchio di riconoscimento, la Dop “Treccia della Murgia e dei Trulli”, in grado di valorizzare e sostenere per tempo il sistema produttivo locale. Sul territorio, infatti, operano moltissime aziende casearie dedite alla trasformazione del prodotto fresco in formaggi freschi a pasta filata, non filata e a base di crema tra i quali trionfano le mozzarelle. La treccia è un prodotto lattiero-caseario realizzato con caseificazione naturale che permette di ottenere un prodotto di alta qualità senza l’utilizzo di acido citrico o acido lattico ma soltanto siero naturale che ne esalta le qualità organolettiche e le proprietà nutrizionali. Attualmente il disciplinare è in attesa del via libera dell’Ue. Solo puntando su innovazione e valorizzazione dei prodotti

della dieta mediterranea si può ottenere quell’agroalimentare di qualità. Ciò significa da una parte implementare la dotazione di marchi di riconoscimento di prodotti tipici e di qualità, dall’altra incoraggiare investimenti nell’industria di trasformazione capace di insediarsi in una fascia alta di mercato. L’emergenza Xylella Fastidiosa che ha attaccato in particolar modo gli ulivi ha fatto ricordare per chi non lo sapesse che la Puglia è la regione più olivicola d’Europa con 60 milioni di piante (di cui circa 6 milioni monumentali) distribuiti su 374mila e 450 ettari, il 32% di tutta Italia, l’11% della quale con metodi di produzione biologica. Negli ultimi anni si è investito molto nelle Dop di tutela, cinque in tutta la Puglia, che hanno contribuito ad affermare un’immagine di qualità della nostra regione. In Germania, ad esempio, i consumi di olio biologico e a denominazione sono molto alti e comunque l’extravergine è fortemente richiesto all’estero. Eppure pur essen-

do regione leader molto olio, spesso di bassa qualità, viene importato da altri Paesi europei ed extraeuropei. L’agricoltura sta generando un indotto sempre più interessante in Puglia come il turismo enogastronomico. In diverse indagini di mercato sull’appeal turistico della nostra regione molti visitatori hanno espresso curiosità per il nostro cibo, per la nostra dieta alimentare. Un patrimonio oramai notevole se si pensa che comprende 231 prodotti riconosciuti tradizionali dal Mipaf, 8 Dop (5 extravergini più il pane di Altamura, il canestrato pugliese e l’oliva Bella di Cerignola) e 29 vini Doc. Negli ultimi anni, pertanto, si può senz’altro affermare che l’enogastronomia è stato uno dei motori di crescita dell’economia turistica pugliese. Le vacanze in agriturismi e masserie sono notevolmente cresciute. Non più solo mare, ora è anche la bellezza del paesaggio rurale interno con le sue bontà gastronomiche a essere locomotiva della Puglia. • SE

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di Saverio Buttiglione

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ulla tangenziale ovest di Milano, di fronte al Golden Mile Hotel catena Best Western, a fianco di Ikea, Esselunga, Auchan, proprio sotto il centro arredi di qualità del Gruppo Lops, il regista RAI e Mediaset Cino Tortorella (esperto giornalista enogastronomo, noto come il Mago Zurlì dello Zecchino D’Oro da lui inventato) mi ha portato nel ristorante “A tutta Birra”. Dal nome pensavo si trattasse di un fast food come l’attiguo McDonald’s, anche se mi sembrava strano perché Cino è un gran gourmet. Infatti si tratta di un elegante ristorante e colpisce subito sia la cucina “a vista” sia la fabbrica

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di birra artigianale “a vista”, c’è si la pizzeria, ma con l’importante forno a legna. C’era un signore di mezza età, dal piglio elegante ma austero, che girava tra i tavoli dei commensali

chiedendone l’eventuale gradimento della cena ma pure sollecitando eventuali critiche, poi andava in cucina e parlottava con gli chefs osservando i piatti che stavano preparando.


Alla fine si è seduto al nostro tavolo ed ha cenato con noi, facendo preparare un riso alla mozzarella e salsiccia veramente squisito, e mi ha raccontato la sua storia, un romanzo da film. Si tratta di un “self made men” italiano, che nulla ha da invidiare ai grandi come Olivetti oppure Enrico Mattei, tenuto conto sopratutto che ha cominciato senza mezzi finanziari “di famiglia”, senza studi universitari vista la precocità nel diventare padre di famiglia (15 anni), cominciando a lavorare come autotrasportatore e sviluppando poi una carriera imprenditoriale incredibile e senza aiuti politici! Il grande albergo di fronte è di sua proprietà, come pure ben 4 centri di arredo di alta qualità, ma soprattutto ha costruito una piattaforma commerciale logistica, la mercati Alimentari S.p.A., sia per l’esportazione in tutto il mondo delle eccellenze agroalimentari italiane con l’area ExpoFoodMilano, sia per la fornitura ai ristoranti milanesi

con un cash and carry aperto h24. Conoscerlo è stato per me un onore anche perché ho scoperto che è nato e vissuto a Corato in Puglia, la regione che mi ha dato i natali, ma soprattutto perché sta svolgendo un’importante funzione di diffusione nel mondo dell’agroalimentare di qualità tipico delle regioni italiane, scegliendo con cura i prodotti da selezionare e da promuovere in ogni continente. • SE

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di Cesare Feiffer con la collaborazione di Chiara Parolo Studio Feiffer & Raimondi

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el mese di aprile presso Villa Della Torre a Fumane di Valpollicella (VR), sede di rappresentanza del gruppo vitivinicolo Allegrini, si sono svolti una serie di convegni incentrati sul paesaggio, trattando temi diversi legati alla storia, alla sua conservazione e valorizzazione compatibile. L’iniziativa che sottolinea, nel caso ce ne fosse bisogno, l’interesse, la sensibilità e la cultura della storica famiglia di produttori di vino nei confronti del paesaggio, si è conclusa con due contributi, uno di Philippe Daverio e uno del sottoscritto in merito ai concetti e valori che oggi supportano, o dovrebbero supportarne, la conservazione. C’è una sostanziale differenza su come viene percepito il paesaggio tra chi possiede gli occhi e la cultura per poterne rilevarne i segni e i significati, che sono sempre straordinari e molteplici, e coloro che invece non colgono queste culture e intervengono sul paesaggio

E storico come se questo fosse un lotto da edificare con dei capannoni. Questo tema, nella sua drammatica, straordinaria attualità, è stato uno di quelli più trattati nella lunga riflessione svolta nella sala degli specchi di Villa della Torre e ne è emerso che nonostante la fiamma della conservazione compatibile del paesaggio si sia accesa in più di qualcuno la situazione sulla nostra Penisola resta quanto mai arretrata. In pochi hanno maturato, fatto proprio, ma soprattutto tradotto in agire concreto, che il “paesaggio culturale“ italiano registra le nostre storie lontane e recenti, documenta l’economia e l’organizzazione sociale

dei popoli, stratifica le diverse culture, quelle erroneamente distinte in “maggiori” e “minori”, testimonia le varie coniugazioni della fede religiosa, ecc. Tutto questo straordinario archivio di documentazioni fa un tutt’uno con la nostra storia quotidiana, con le nostre abitudini alimentari, con la nostra cultura, con la nostra musica e con il nostro modo di vivere.

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Foto 2: Il concetto di paesaggio come porzione di territorio limitata e circoscritta da completare come un quadro, secondo “viste” o scorci, è oramai superata. E’ superato il concetto di “bellezze naturali” che decenni fa si imaginavano costanti e immutabili nel tempo. Il paesaggio è l’interazione quotidiana tra la natura e l’uomo che la abita e la vive, pertanto la trasformazione è insita e presente nella definizione stessa di paesaggio. La profonda conoscenza del sito, dei suoi segni e delle sue particolarità, e il rispetto di questi caratterizzano la qualità della trasformazione antropica del paesaggio stesso. Foto: Panorama, Meteor Crater, Stati Uniti, 2009, ph. Riccardo Zipoli

In questo senso non è esagerato sostenere che in Italia si siano scoperti questi significati del paesaggio solo poco prima dell’Expo e, sebbene ora chiunque si schieri a favore della sua conservazione e del riuso compatibile delle risorse naturali e contrario alla proliferazione del cemento, in realtà questa è una cultura pressoché assente a tutti i livelli: professionale-operativo, teorico-universitario e pratico-politico. Conferma ne è il fatto che, come dice Settis, nella cultura media “ancora l’unico modo di

“valorizzare” un paesaggio è quello di lottizzarlo” e non si riesce ad andare oltre; non si riesce a capire che è il paesaggio, se integro e conservato, che valorizza i prodotti che contiene. Uno degli obiettivi indiretti dell’Expo potrebbe essere proprio questo: creare la convinzione tra gli italiani che il paesaggio non è più un quadro da ammirare esteticamente ma la cornice culturale di tutta la nostra creatività lavorativa. Il paesaggio valorizza e connota in modo particolare e singo-

Foto 3: Vista aerea di Villa Sagramoso Perez Pompei a Illasi (VR). La Villa e il suo parco rappresentano un esempio di quei contesti che comprendono un monumento architettonico e il suo parco disegnato; in questo caso un giardino all’italiana e uno all’inglese, studiati, progettati

lare non solo i prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento facilmente relazionabili ma anche i prodotti dell’artigianato tradizionale e innovativo, quelli dell’industria per finire con la ricettività turistica che un concetto diverso e più allargato di paesaggio può spingere verso orizzonti molto più ampi. Ad esempio un artigiano che costruisce barche in legno, uno che crea ceramica o un produttore di mobili o scarpe se invece di avere la produzione e l’esposizione dei prodotti nella ZAI nella periferia del loro

e pensati dall’uomo. Il complesso, di grande valore storico artistico è, ed è stato, giustamente, tutelato perché portatore di “valori” aulici che per molto tempo e, in parte, ancor oggi sono stati e sono considerati gli unici da tutelare, conservare e mantere inalterati.

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paese fossero all’interno di un paesaggio singolare e conservato, se la costruzione fosse integrata nell’ambiente, magari un recupero e non un volume di nuova costruzione è chiaro che tutta la loro produzione avrebbe delle specificità e delle particolarità che la distinguerebbero da un medesimo oggetto prodotto in un capannone industriale; e non sto parlando di prodotti agro-alimentari che sono più facilmente relazionabili al paesaggio, ma di beni di tutt’altra natura. Essere Italia potrebbe voler dire proprio questo: avvalersi del paesaggio per caratterizzare la propria produzione di beni. Le ragioni della scarsa sensibilità e cultura a cui si è ac-

Foto 4 e 5: La progettazione del paesaggio non può prescindere dallo studio e dalla valutazione delle variazioni e delle trasformazioni che nel paesaggio naturale e atropico ciclicamente avvengono. La vegetazione muta nell’arco dei mesi Nell’anno e ad. esempio un semplice vigneto, nei mesi estivi ha un’immagine florida e verde, con le foglie delle vigne che coprono e mimetizzano gli elementi ausiliari alle coltivazioni; nel corso dei mesi invernali, però, l’impatto dei pali cementizi che sorreggoni i vigneti caratterizza fortemente il paesaggio, facendolo talvolta rassomigliare a una grande distesa di “croci” piantate a terra. Le immagini rappresentano il complesso di Villa Bertoldi a Negrar (VR), circondata dai vigneti.

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cennato sono dovute al fatto che nel nostro Paese ha sempre dominato una cultura storico-critica che considerava anche e forse soprattutti “valori” da trasmettere tramite il restauro solo quegli elementi che avevano i caratteri estetici, artistici o storici che l’occhio del critico d’arte individuava; ciò che questi caratteri non aveva, cioè i beni giudicati privi di “valori estetici o storici”, poteva essere trasformato, demolito o alterato e alla maggior parte dei paesaggi italiani questi caratteri non venivano riconosciuti. Per questo la conservazione del paesaggio si è sempre limitata ai parchi delle ville monumentali, ai giardini all’italiana che fanno cornice a emergenze

architettoniche o ai parchi romantici considerati “importanti” per i loro valori, pochi e limitati contesti rispetto al “paesaggio culturale” che oggi la cultura individua come reale documento che fotografa la nostra storia sociale e il vissuto quotidiano. Leggermente più avanzata, rispetto a quella sui beni paesaggistici, è la maturazione che hanno avuto i beni archeologici e quelli architettonici, i quali si sono liberati da tempo dall’operatività del giudizio di valore. Oggi il restauro architettonico non si riferisce più solo all’emergenza monumentale riconosciuta sulla base del “giudizio” estetico, storico o artistico ma ha rivalutato gli oggetti di cultura materiale, le storie minori che si stratificano


sull’edificio, i segni dell’organizzazione quotidiana della vita, le forme della storia delle civiltà ecc. E’ un concetto assai diverso che abbraccia categorie più ampie e riconosce importanza anche a quei beni che non possiedono i valori d’arte e storia quali l’edilizia minore, l’archeologia industriale, l’architettura moderna, i borghi rurali e a tutte quelle forme diverse di storia non evenemenziale ma del quotidiano; per questo negli ambienti più sensibili e colti si preferisce parlare di conservazione invece che di restauro. L’archeologia è partita ancora prima dell’architettura passando dallo scavo di sbancamento finalizzato a trovare gli oggetti di alto valore storico o artisti-

co (quella all’Indiana Jones per capirsi), allo scavo stratigrafico che raccoglie tutti i reperti contenuti negli strati del terreno, li documenta, li cataloga, li mette in relazione anche se non sono formalizzati e anche se non hanno le connotazioni di opera d’arte criticamente riconosciuta. E’ stato devastante sottoporre al vaglio del solo giudizio critico, che notoriamente è soggettivo, il nostro patrimonio costruito perché lo si è trasformato in una strada costellata da cadaveri eccellenti. Per avvicinarsi in modo diverso alla conservazione del “paesaggio culturale” che non è solo quello scenografico delle “bellezze naturali”, come venivano un tempo definite,

è necessario analizzarne, capirne, rilevarne e conoscerne i segni e non solo i “valori”, quelli che Turri identificava come “iconemi” cioè le unità elementari di percezione, quadri particolari sui quali costruiamo la nostra immagine, poi via via registrare le stratificazioni che si sedimentano su quel territorio e i rapporti tra natura e antropizzazione cioè tra natura e cultura. Dall’analisi scaturisce il progetto, fase difficile perché operativa e che trasforma intervenendo, perché non esiste la conservazione che non trasformi: si tratta di avere coscienza dell’entità della modifica e controllarla; difficile anche perché l’intervento sul paesaggio si completa sia con

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il prendere forza delle soluzioni vegetali, sia con il variare delle stagioni perché il paesaggio non è come un intonaco sempre uguale a se stesso ma varia con i diversi mesi dell’anno e la difficoltà sta spesso nel controllare gli interventi di progetto nel loro esito invernale piuttosto che estivo. Si pensi solo all’impatto forte e prevaricante che hanno d’inverno i pali in cemento delle vigne rispetto all’estate e all’opposto i pali degli impianti di risalita d’estate invece che d’inverno. Mi rendo perfettamente conto che questo è un modo particolare di interpretare il riuso e la valorizzazione del “paesaggio culturale”. E’ singolare credere nella conservazione, nella modifica compatibile, minima, non prevaricante ed è sicuramente

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una cultura di pochi, minoritaria e quasi sconosciuta in quanto nell’università, nella professione, tra gli operatori dell’edilizia, nelle pubbliche amministrazioni domina ancora l’impostazione meno conservativa e quella più legata alla valutazione di ciò che viene percepito come bello o brutto, storico o… non storico. E’ una cultura ignorata anche da coloro, e non sono pochi, che intendono il paesaggio come sfondo per poter esprimere l’architettura nuova per cui il contesto non viene analizzato e non viene letto nella ricchezza dei segni che lo caratterizzano. E’ questo l’atteggiamento degli architetti esperti in progettazione del nuovo quando, seguendo l’esempio (cattivo) delle archistar, si cimentano con il restauro degli edifici antichi che è un “mestiere” assai diverso dalla composizione di

nuove architetture che queste culture diverse affrontano tramite sbrigative demolizioni e ricostruzioni imponendo forme create a tavolino magari distante migliaia di chilometri dal luogo della costruzione. E’ un modo di agire che prescinde dal minuzioso lavoro di analisi capillare che è l’unica via per individuare i limiti dell’intervento e indirizzare le soluzioni progettuali in chiave compatibile; non rilevando infatti le particolarità, i segni, l’autenticità della fisicità materica dell’edificio antico non si può che procedere con sovrapposizioni ignoranti (nel senso che ignorano) di linguaggi diversi. Per questo il paesaggio oggi viene inteso da queste culture dominanti come paesaggio da ri-progettare, da ri-nnovare, da ri-ordinare, da ri-fare, re-inventare, piuttosto che da rispet-


tare. Tornando al paesaggio la sua conservazione è oggi molto arretrata anche perché è priva di esperienze realizzate; sono infatti gli esempi pratici che mancano e che, si sa, sono il corollario finale di un lungo processo di studio, acculturamento e sensibilizzazione. Perchè, come nel restauro architettonico, anche in quello del paesaggio da un lato la qualità dei risultati è data dalla specializzazione e dalla cultura e dall’altro sono gli esempi che trasmettono più facilmente procedure e soluzioni potendosi facilmente adattare ad altre e diverse realtà. In preparazione al mio intervento a Villa dell Torre mi interrogavo su come concludere e cercavo un pensiero di qualche studioso, di qualche specialista del settore che riassumesse, in modo critico, la situazione at-

tuale. Spesso si ha la fortuna di trovare qualche citazione chiara e sintetica che riassume e illumina i concetti che tratti; cercavo qualche riflessione, magari proveniente da altri campi della cultura e del sapere, che potesse essere traslata nel settore che ci appartiene ma questa volta nessuna mi soddisfaceva. Nemmeno le raffinate e colte riflessioni che traevo da Cederna, da Sgarbi, da Settis, da Turri e dagli altri grandi studiosi, pur essendo penetranti, di altissima sensibilità e perennemente attuali, riuscivano a fotografare criticamente lo stato attuale di degrado e di alterazione del nostro “paesaggio culturale”. Cercavo quindi una citazione che mettesse in luce anche il disagio di chi da sempre si è trovato in minoranza cioè dalla parte del paesaggio, dell’edifi-

cio antico e dei materiali storici, di chi ha da sempre creduto nella loro conservazione contrapponendosi a quella maggioranza arrogante che è costituita dagli edificatori del nuovo, da coloro che denigrando i materiali e le soluzioni tecnologiche dell’edilizia preindustriale e che negli ultimi decenni hanno invaso i nostri “iconemi” con cappotti sintetici, serramenti di alluminio, rotonde, cartelli pubblicitari e altre soluzioni poco compatibili. Cercavo una citazione che sintetizzasse quanto questa mentalità sia tutt’ora diffusa a livello della cultura professionale, delle iniziative politiche, di quelle urbanistiche fino ad arrivare al minuto del mercato dei prodotti. Mi bastava un pensiero per dimostrare quanto distante fosse quel mondo colto e sensibile

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di chi interpreta il paesaggio, lo osserva e ne coglie i significati per valorizzarlo e far si che esso valorizzi anche le attività economiche che contiene da coloro che ancora pensano che valorizzazione significhi … lottizzazione. Finalmente l’illuminazione! Il pensiero sintetico che riassumeva tutto ciò per un puro caso si è palesato in un film davanti ai miei occhi e orecchie inaspettatamente in una pigra serata di fronte alla TV. E’ la sintesi più cruda e brutale di cinquant’anni di (sotto) culture politiche, universitarie e professionali, è la fotografia drammatica che rappresenta il concetto di paesaggio nostro Paese, in chi l’ha governato e lo governa. La citazione che riporto a memoria ma che ho poi trovato anche in quel drammatico libro di Rizzo e Stella Foto 8: Lo Studio Feiffer & Raimondi ha elaborato per l’Azienda Agricola Allegrini, il progetto di conservazione e riuso compatibile della collina della Fumana a Fumane di Valpolicella (VR). Attualmente l’immagine della Fumana è quella di una collina ricoperta da vegetazione disordinata e spontanea. Il progetto di riuso, nato dalla richiesta della committenza di poter vignetare la collina, è stato preceduto da una fase di studio e ricerca storica e iconografica e da un’analisi approfondita costituita dalla lettura degli “iconemi” che caratterizzano la Fumana. Si è arrivati a comprendere la diversa morfologia dei due versanti della collina: uno da sempre boschivo e uno antropizzato per molti secoli e in stato di abbandono da una cinquantina d’anni. Il progetto prevede la conservazione integrale del versante di collina da sempre boschivo e la piantumazione di un vigneto che ricalca le coltivazioni viticole e frutticole dei secoli scorsi, mantenendo e restaurando marogne e percorsi già presenti, ma in stato di abbandono; il progetto, preceduto anche dal rilievo puntuale della flora, prevede inoltre di mantenere la parte della vegetazione del versante antropizzato, sulla base del riconoscimento delle essenze considerate autoctone e caratterizzanti.

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“Vandali, assalto alle bellezze d’Italia” (Milano, Rizzoli, 2011) fa sorridere ma se si riflette quanto radicata sia nel fare quotidiano fa realmente rabbrividire “Questa storia del paesaggio è una moda che deve finire. E la costa … e il bosco … e il fondale marino … e la civiltà contadina … e la bellezza della natura, si ciao … ciao. Ciao bellezza, ciao natura. Qualche Caino mi ha anche ammonito che la natura chiederà il conto, busserà alla mia

porta e mi dirà:” Sono la natura. Che cos’hai da dirmi?” La risposta è semplice e naturale : ‘nto culo alla natura!” E ancora “Tra le mille domande superflue che si fanno a un politico moderno mi è stato chiesto, se vengo eletto, cosa intendo fare per preservare il paesaggio? Sinceramente dopo averci pensato parecchiamente sono giunto a questa conclusione ‘na beata minchia” Cetto la Qualunque, Qualunquemente. • SE


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di Saverio Buttiglione

Olio protagonista

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Vergine ed extravergine

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ono nato nell’era della televisione, della plastica e del petrolio. Chi è nato dopo di me si trova nell’era della comunicazione globale e della crisi economica planetaria, della plastica (l’innovazione principale del secolo scorso) e del petrolio (il grande traguardo dell’energia facile del secolo scorso) ne riceve le conseguenze negative in termini di disastro ambientale. Quando la metà degli studi professionali di ogni genere usava ancora solo penna e calcolatrice, prima di occuparmi di comunicazione e marketing, il mio primo lavoro, per anni, è stato programmatore analista su grossi computers (mainframes) IBM nel Consorzio Nazionale Informatica (CNI), perciò

intuii subito dove saremmo andati a parare e che alcune generazioni sarebbero state nelle condizioni in cui si sentiva Dante Alighieri, di passaggio tra un’epoca e l’altra, ma nemmeno io potevo immaginare che persino il valore ed il prezzo del cibo in tutto il pianeta, come per il grano o per il latte, un giorno si sarebbe potuto determinare anche con speculazioni di Borsa proprio grazie ai computers, che in pochi nanosecondi acquistano e vendono titoli online. Chi nasce oggi si trova invece nell’era della trasformazione biologica del genere umano in piena estensione nelle sue capacità sensoriali, con protesi del nostro fragile corpo sempre più sofisticate e fatte di materiali più resistenti.

Edifici che da case si trasformano in estensione della pelle, auto e aerei in estensione delle gambe, computers, tablet e smartphone in estensione della vista e dell’udito, resterà forse intatto il palato per gustare i cibi, sempre che sapremo conservarli degni di essere apprezzati per gusto e salubrità. Gli scienziati stanno progettando anche nuove protesi di quasi tutte le parti interne del


corpo, che potranno sostituire quelle malate in maniera anche più efficace di quelle originali, alcuni di loro dicono che si arriverà anche a trasferire tutto l’insieme dei dati dei singoli cervelli in una macchina (in casi estremi). La TV della mia epoca viene sostituita da Internet, la plastica per fortuna da quella biodegradabile (la produce proprio in Italia la emiliana Bio-On di Marco Astorri), il petrolio dalle fonti energetiche pulite e rinnovabili (proprio la mia Puglia è la maggiore produttrice in Europa di eolico e solare). Questi esempi suggeriscono che la crisi economica planetaria potrebbe essere risolta se tutti, ciascuno per le proprie competenze a tutti i livelli, usassimo più intelligenza e creatività mettendo in campo nuove idee realizzandole, a volte rischiando l’insuccesso. Ma alcuni prodotti che derivano dal passato ritengo debbano essere salvaguardati ed anzi ancor di più valorizzati. Mi riferisco senz’altro ai prodotti culturali ed artistici, che nella nostra penisola significano monumenti e ritrovamenti archeologici i quali, uniti alle opere d’arte scultorea e pittorica, rendono l’Italia il paese primo al mondo nella filiera della cultura, che ci renderebbe incredibilmente ricchi se la sapessimo vendere adeguatamente al resto del mondo, e l’occasione dell’EXPO 2015 a Milano da maggio a ottobre potrebbe essere una chance irripetibile.

Mi riferisco poi ai prodotti agroalimentari, anch’essi unici al mondo per gusto e salubrità, se è vero che anche l’Unesco ha riconosciuto la Dieta Mediterranea, scoperta più di sessant’anni fa dal medico Ancel Keys e da lui studiata nel suditalia a Pollica, degna di essere

dante ed alla fine in qualunque minestra è pure ottimo al gusto, persino su di una semplice fetta di pane. Perciò alto e rumoroso deve essere il grido di allarme per la tutela del vero olio d’oliva, ormai sofisticato e taroccato da potenti multinazionali.

riconosciuta Patrimonio dell’umanità. In questa particolare dieta alimentare, che il medico americano dichiarò eccellente dopo aver studiando le popolazioni di sette regioni del mondo, indagando l’età media di vita e le malattie degli abitanti di ciascuna di esse, la fa da padrone l’Olio di Oliva. Per ultimo il noto oncologo Francesco Schittulli ha accertato anche le proprietà antitumorali dell’olio d’oliva. L’Olio d’Oliva sappiamo essere anche un ottimo antiossi-

Il consumatore trova l’extravergine a 2,5 euro a litro nei supermercati, non è olio extravergine d’oliva, e bisogna dirglielo. Quello italiano, dalle colline toscane alle pianure della puglia, con i suoi alberi secolari, ormai è un “brand” famoso nel mondo e perciò anche le etichette degli olii tarocchi vengono taroccate usando il nome “Italia” e le immagini dei nostri luoghi di produzione. Anni fa Luigi Veronelli chiamò Cino Tortorella, che me lo ha riferito, e lo portò con sé a

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Brindisi, convocò la stampa e la televisione, fece arrivare da Altamura il pane, distribuendolo dopo avervi versato il vero olio extravergine d’oliva, mentre nel porto attraccava una nave cargo estera con olio taroccato. Ne parlò il New York Time con stime di questo traffico simile a quelle del traffico di cocaina, in Italia ne parlò solo il quotidiano Repubblica.

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Sono perciò stato contento della inchiesta fatta in prima serata dalla RAI nella trasmissione di “Presa diretta” del 10 marzo. L’olio può essere ricavato da semi di varia natura (girasole, mais) oppure dalla spremitura delle OLIVE, è contenuto nei lipovacuoli del mesocarpo (polpa). Si estrae la fase liquida dalle

cellule, si separano le frazioni solide lipidica (oleosa) da quella acquosa. Gli olii d’oliva vergini si distinguono da altri olii per la materia prima, rappresentata dalla polpa delle olive e per il metodo di estrazione con processi di natura esclusivamente meccanica (non chimica dunque), con l’urto, la pressione, la centrifugazione, la decantazione, la filtrazione, la tensione superficiale ed il trattamento meccanico delle emulsioni, meglio se a freddo anche se è ammesso il riscaldamento con temperature “moderatamente” alte al fine di incrementare la resa in olio. I metodi fisico/chimici sono invece processi


attuati in impianti industriali per rettificare olii non commestibili. L’Olio Extravergine è il prodotto migliore del mercato degli olii da olive e le sue analisi chimiche e fisiche devono soddisfare una lunga serie di parametri richiesti per legge (regolamenti CE 2568/91,1989/03, 640/08) tra i quali l’acidità (acidi grassi liberi) che deve essere inferiore allo 0,8% e all’esame organolettico effettuato da gruppi di assaggiatori selezionati riuniti in panel test, devono rilevare l’assenza di difetti e la presenza del “fruttato”, come ho personalmente sperimentato quando fui chiamato in una giuria di Olio Biologico nella masseria Quis Ut Deus di Crispiano. Il Fruttato dell’olio d’oliva è l’insieme di sensazioni olfattive e gustative (flavor) che ricor-

da l’odore ed il gusto del frutto sano (che deriva dal terreno dove sono impiantati gli alberi d’oliva e dalla cultivar (la genetica) dell’albero stesso), fresco e colto al punto ottimale di maturazione. Se un olio all’assaggio presenta difetti, non sa di fruttato oppure le sue analisi chimiche

non soddisfano i parametri richiesti dalla legge per gli extravergini, anche se è stato prodotto in frantoio e ottenuto da olive e solo con procedimenti meccanici, non può essere catalogato come “extravergine”, ma come “vergine” o “lampante”. L’olio lampante non è commestibile, perché ha elevati livelli di acidità e/o risulta sgradevole al gusto e all’odore e si chiama così perché centinaia di anni fa era impiegato come combustibile per le lampade, dopo la scoperta del fuoco da parte dell’uomo fu la prima fonte di energia per ottenere luce e calore, veniva e viene usato anche nella cosmetica. Purtroppo l’olio lampante, pur degno prodotto genuino, trattato in raffineria (deodorato), una volta tolti odori e sapori

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cattivi, viene miscelato con olio extravergine e poi spacciato per esso. Ecco perché si trovano in commercio olii cosiddetti extravergini venduti a 3 euro per litro. Carlo Petrini, con la sua organizzazione Slow Food, si sforza con ogni mezzo di salvare l’equo sostenibilità (soprattutto economica dei contadini produttori) dei prodotti agroalimentari, la loro salubrità e gustosità, soprattutto la loro biodiversità, ma diventa tutto inutile davanti ad un prezzo di extravergine di tre euro a litro, chiaramente non può essere olio. Nella puntata di “Presa diretta” l’ottimo Riccardo Iacona ha fatto parlare da Siena Franco Bardi del Consorzio “Terre di Siena olio DOP” che ha mostrato come, nella sua azienda “La Carraia” per esempio, anche la raccolta delle olive viene fatta a mano per evitare gli urti che generino “ematomi

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interni alla polpa prima di essere messa in pressa”. Anche il senese Luigi Fanciulli, Fanciulli giovane olivicoltore, ha sostenuto l’impossibilità di competere in qualità con le multinazionali dell’olio, con i loro prezzi impossibili quando si vuole perseguire la qualità, non trattandosi spesso di economie di scala derivanti dalla massiccia produzione (che giustamente genera prezzi più bassi), ma proprio di truffe o di prodotti scadenti, col l’indicazione del “nome Italia” in etichetta (il cosiddetto “italian sounding”). Carlo Alberto Bindi, nella sua Antica Fattoria “La Romita” di Montisi di Siena si è preso la briga di collezionare i manifesti pubblicitari degli olii taroccati che invogliano i consumatori coi bassi prezzi, ed anche tutte le locandine di promozione della GDO che gli fanno concorrenza sul prezzo. Grande olivicoltore il Bindi, nel laboratorio i suoi esperti chimici

hanno messo a punto un’analisi a raggi ultravioletti che mostra immediatamente una variazione di colore rosa quando nella provetta è contenuto un olio extravergine, invece un colore bianco quando in provetta vi è un olio vergine “raffinato”. Il giornalista svizzero Andrea Smartz, che ha deciso di vivere a Siena fra gli olivi, a causa delle suoi articoli contro le grandi marche di olio che truffano i consumatori, è stato minacciato e poi anche denunciato per diffamazione, poi in tribunale i giudici gli hanno dato ragione, davanti alla puzza dell’olio rancido portato in prova (evidente anche ai non esperti). Il programma di Iacona ha parlato a lungo per esempio della multinazionale italiana Valpesana, il cui amministratore Francesco Fusi è indagato per truffa, ed ha intervistato l’avvocato del Consorzio “Olio DOP Terra di Bari”, una delle


tante parti civili offese costituitesi in processo. Tutto è nato da una semplice ispezione fiscale della Guardia di Finanza che trovò per caso degli appunti su “strane miscelazioni”, per le quali si sono ipotizzate 2 tipi di frodi, come ha spiegato il colonnello intervistato, si tratta di ottomila tonnellate di olio sequestrato, un’inchiesta seguita dal PM Aldo Natalini. L’inviata di “Presa diretta” ha seguito le vie dell’olio deodorato nelle grandi raffinerie della Spagna, a Malaga ed in Andalusia dove le industrie del colosso “De Olio” per giornalisti e telecamere sono più impenetrabili del Pentagono degli Stati Uniti.

La beffa è che queste costose raffinerie sono impiantate in mezzo a sterminate praterie di alberi d’ulivo, dove i contadini devono accontentarsi di vendere le olive a prezzi da fame. Dalla Spagna in genere arriva nell’Italia grande produttore di olio gran parte di quello estero, anche buono, specie nel porto di Livorno (20.000 tonnellate nel 2013) ed infatti alcuni marchi storici come Carapelli e Bertolli sono stati acquistati da “De Olio”, anche se gli spots pubblicitari relativi mostrano pur sempre paesaggi toscani. Cerchiamo perciò di salvare il nostro olio italiano, cominciando dai piccoli produttori, acquistando da loro al giusto prezzo, e guardiamo bene quello che è

scritto sui prodotti alimentari che scegliamo anche nei supermercati. Una recente legge europea impone in etichetta anche il luogo di raccolta delle olive, oltre a quello di trasformazione, speriamo che possa servire, anche se alla fine è sempre e solo il consumatore che sceglie in tutta libertà. Ma se si ha la certezza dell’origine delle olive e della loro trasformazione corretta in olio, se poi questo è biologico, se poi gli alberi sono stati piantati addirittura prima della nascita di Gesù Cristo, come hanno verificato i ricercatori dell’Università di Bari, analizzando col carbonio 14 pezzi di radici fossili prelevate sotto gli stupendi Ulivi della Masseria Brancati di Ostuni in Puglia, tenuti in vita ben produttivi dopo 2000 anni grazie a passione, amore, tempo e sacrifici, il prezzo non può essere tre euro a litro! Il biologico ha formidabili caratteristiche di salubrità, dall’azione antiossidante alla regolazione del colesterolo cattivo a favore del colesterolo buono, con grandi benefici a livello car-

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diocircolatorio, ma deve essere prodotto solo da olive locali, autoctone (senza che siano mischiate con olive importate e quindi di origine incerta e non rintracciabile) coltivate con totale assenza di sostanze chimiche di sintesi (concimi e pesticidi), poi trattate in frantoio con tecniche che non alterino le loro proprietà salutari ed organolettiche. La raccolta delle olive deve avvenire, a seconda delle condizioni atmosferiche e del luogo, tra fine ottobre e novembre, quando cominciano a passare dal colore verde al nero, ritardandola l’olio aumenta l’acidità per cui diventa più dolce ma meno fruttato. Deve avvenire sulla pianta per garantire le migliori caratteristiche organolettiche e preferibilmente a mano, sempre su reti e mai a terra. Il trasporto in frantoio deve essere sollecito per evitare le fermentazioni ed in cassette sfinestrate

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per garantire una buona aerazione, poi anche in frantoio bisogna evitare l’ammasso sul piazzale o nei sacchi. Bisogna defoliare e lavare le olive prima di molirle entro 48 ore dall’arrivo, meglio con macine o molazze da frantoio (anche se più ingombranti e discontinue nell’azione) che con frangitori (a cilindro o a martello) che portano al surriscaldamento delle paste deteriorando le caratteristiche dell’olio.

La gramolatura, che nella pasta di olive ottenuta separa l’olio dall’acqua, favorendo l’aggregazione delle singole gocce di olio, non deve superare i 27 gradi centigradi. Gli incrementi di temperatura e la durata di questa operazione (che aumenterebbe la resa in olio) influiscono negativamente sul tenore degli antiossidanti naturali aumentando il numero di perossidi mentre la prolungata permanenza della pasta all’interno della gramola manda i benefici polifenoli incontro ad una elevata ossidazione, determinando una passaggio dalla fase oleosa a quella acquosa, creando un impoverimento dell’olio relativamente a questi componenti. L’estrazione dell’olio dalla pasta oleosa per “pressione” si fa ancora in alcuni antichi frantoi con presse manuali, più spesso con presse idrauliche. L’estrazione per “percolamento” inve-


ce consente la separazione attraverso lamelle di acciaio inossidabile alle quali l’olio aderisce più dell’acqua cadendo poi in un apposito contenitore, questo procedimento ha tempi lunghi quindi costi maggiori, ma l’olio ottenuto ha caratteristiche organolettiche superiori. Altra tecnica di estrazione è per “centrifugazione”, con costi di mano d’opera bassi, maggiore resa d’olio e minor durata del processo. Tra i tre sistemi di estrazione si riscontrano più valori antiossidanti, cioè maggiori quantità di sostanze come i polifenoli ed i fenoli, nell’olio biologico ottenuto per pressione o per percolamento, mentre non si notano grandi differenze da un punto di vista organolettico (gusto e profumo dell’olio). La conservazione dell’olio è

infine tutt’altro che marginale (il biologico per non più di un anno), perché assorbe facilmente le sostanze odorose, volatili e liposolubili, aumentando caratteristiche organolettiche sgradevoli. Ci possono essere cessioni di metalli da parte delle superfici che contengono l’olio, sia nello stoccaggio che nel confezionamento, bisogna perciò evitare alterazioni con materiali non idonei ed ossidative, oltre che da contatto prolungato con impurezze acquose. Questi problemi sono esclusi quando lo stoccaggio avviene in serbatoi di acciaio inox ed il confezionamento in bottiglie di vetro evitando le lattine metalliche. Le alterazioni ossidative dell’olio derivano dall’autossidazione che può essere ritardata con opportune tecniche ma non evitata, non esponendolo alla luce, all’aria ed a temperature superiori a 15/20 gradi centigradi. Le alterazioni da contatto con l’acqua di vegetazio-

ne (morchia) che, anche se in minima quantità, resta ancora anche dopo l’estrazione, derivano dai processi fermentativi a carico delle sostanze idrosolubili presenti in questo strato acquoso. Se questo contatto si prolunga l’olio presenterà un difetto di morchia (tipico odore delle acque di vegetazione fermentate), un difetto di putrido (la fermentazione anaerobica dei fondami), un innalzamento dell’acidità libera dovuta all’azione lipolitica degli enzimi che ci sono nella fase acquosa. Questi inconvenienti si evitano allontanando subito i fondami dall’olio ricorrendo ai travasi ed a operazioni di filtrazione con prodotti idrofili. Può quindi un vero olio extravergine di oliva, per di più italiano e biologico, costare tre euro a litro? Sono stato sul Gargano, a San Giovanni Rotondo, ospite del dott. Angelo Marino che, oltre che presidente della locale Proloco e promotore

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L'Olio Biologico in regalo al Drettore Editoriale Saverio Buttiglione

del Consorzio Gargano, amministra il frantoio “L’Olio Ritrovato” della moglie, l’avvocato Mariaelena Ritrovato. Mi sono innamorato di questa azienda, perché coltiva biologicamente una sola cultivar (100% Ogliarola del Gargano), ne ricava un olio extravergine inimitabile (mettendo la bottiglia controluce mi sembra miele) con il metodo tradizionale di spremitura a freddo, un olio buono e dalle alte capacità salutistiche.

Per questo motivo ne ho regalato una bottiglia ad ognuna delle indossatrici che sfileranno quest’anno durante i galà di Extra Divino nei castelli d’Italia sulle passerelle di “il Vino si sposa Extravergine”, perché a queste ragazze così giovani e belle, questo olio consentirà certamente di crescere in salute, così come olii d’oliva di questa qualità aiutano anche gli sportivi, gli anziani e tutti noi. Ho ricambiato l’invito portando il dott. Marino e l’avvocatessa Ritrovato, insieme al professore dell’Accademia alle Belle Arti di Torino, presidente delle “Vie Francigene” Pietro Guerra, in un posto particolare. Nell’osteria “Chi va piano” a Putignano dove tutto è “slow”, poi al museo del Carnevale e della Cartapesta, pregando il prof. Pietro Sisto, docente all’Università di Bari, di fare da “Cicerone”. L’amico Albano Carrisi, che viene osannato anche e soprattutto dai giovani quando canta nei teatri di Mosca, fa-

L’Olio Biologico alla modella e insegnante di danza Roberta Debellis durante le prove d’abito

moso per le sue cantine di vino a Cellino San Marco in Puglia, produce anche lui un ottimo olio extravergine, per competenza quindi, e non solo perché famoso divo della canzone, ha accettato di essere testimonial delle giornate della LILT (Lega Italiana Lotta ai Tumori) insieme al testimonial Olio e perciò gli faccio i miei complimenti insieme alla redazione di “Slow Economy”. Come dicevo all’inizio, parlando del passato dell’umanità, mi

Il Direttore Editoriale di "Slow Economy" Saverio Buttiglione in compagnia di Albano Carrisi

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Il Direttore Buttiglione accarezza un grande e bel vecchio, un Ulivo nato prima di Gesù nella masseria Brancati

ni invivibili in quel continente dove si era evoluta. La glaciazione di circa 70.000 anni fa ridusse lo spazio marino tra Africa e penisola Arabica da circa 30 chilometri ad 11 e permise questo passaggio pericoloso. Per i pochi che ce la fecero l’acqua fresca, fornita dai fiumi Tigri ed Eufrate, dal Karun e dal Wadi Baton con sorgenti sotterranee di acqua dolce e potabile, si rivelò un rifugio ideale in mezzo ai deserti che circondavano questa oasi, un santuario

di vita nell’Era Glaciale, quando dovunque la terra fu resa inabitabile a causa dell’iper aridità, ed infatti quella la zona fu chiamata Eden (paradiso), nome poi ripreso nella Bibbia. ha colpito la notizia apparsa su Il futuro dell’umanità, dicono Current Antrhropology, dove gli scienziati, potrebbe essere il dott. Jeff Rose, archeologo un ipercervello, con memoe ricercatore dell’Università di rie gigantesche che conservi Birmingham, sostiene che la le capacità e le esperienze di specie umana, potrebbe esognuno di noi, trasferite nel sere partita dall’Africa, per poi computer di un robot, che poespandersi su tutta la terra, al trebbe viaggiare nell’Universo nord del mondo mutando gequando la Terra fosse resa inoneticamente in biondi con ocspitale del tutto, una macchina chi azzurri, proprio quando era che non avrebbe bisogno di spinta da necessità di condiziocibo come energia vitale. Ma tutti vogliamo e dobbiamo preoccuparci soprattutto del presente nel quale viviamo, e quindi cerchiamo di usare al meglio le capacità del nostro caro cervello biologico, anche nel scegliere ciò che mangiamo, controllando che sia salubre e tracciato, oltre che buono, soprattutto quando scegliamo l’Olio d’Oliva da Da sinistra: il prof. Guerra, il presidente della Proloco di Putignano Cosacco, il dott. acquistare. • SE Marino, il prof. Sisto e il direttore Buttiglione

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Dr. Francesco Paolo Fanizzi - Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali Università del Salento

Tecnologie

Olio extravergine di oliva e risonanza magnetica nucleare

È

possibile fotografare gli alberi di ulivo nel loro contesto naturale? Si nei paesaggi di Puglia e Toscana spesso li troviamo immortalati. E l’olio extravergine che da essi si ottiene? Beh la risposta a questa domanda non è semplice. Che cosa significa fotografare un olio? Forse fotografare la bottiglia che lo contiene, magari catalogarne il colore o il grado di trasparenza che lo contraddistingue. Si può pensare di fare delle analisi specifiche che accompagnino la fotografia della bottiglia e servano a chiarire se si tratta di un extravergine o di un olio di minor valore.

Ma il punto è: si può fotografare un olio nel suo contesto naturale, ovvero si può certificare la sua provenienza geografica? Al momento esiste uno specifico regolamento della Comunità Europea, che obbliga all’etichettatura con l’indicazione di origine geografica chi imbottiglia olio extravergine.

Il Prof. Francesco Paolo Fanizzi

Piattaforma di metabolomica dell’Università del Salento. Spettrometri NMR 400 (a sinistra) e 600 (a destra) MHz

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La stessa Comunità Europea, però, non ha ancora chiarito come dirimere le controversie in caso di contestazione dell’autenticità dell’origine dichiarata. Solo per gli extravergini a denominazione di origine protetta esistono delle procedure di certificazione che legano il prodotto ad una determinata area geografica. Anche in questo caso, comunque, la garanzia è solo su base cartacea. Non ci sono metodi scientifici ufficialmente riconosciuti dalla Comunità Europea (e nemmeno dalla legislazione italiana) per dirimere le controversie in caso di contestazione. E’ per questo che molti chimici che si occupavano di alimenti ma anche di tutt’altro hanno cominciato, una ventina di anni fa, ad analizzare campioni di olio con la risonanza magnetica nucleare (NMR dall’inglese Nuclear Magnetic Resonance).

Schema di acquisizione di un segnale NMR protonico: eccitazione, rilassamento e registrazione di uno spettro 1H NMR

Questa è una tecnica d’avanguardia, oggi nota per le immagini che riesce a dare delle parti molli del corpo umano ma nata proprio per “fotografare le molecole”. E così anche all’olio extravergine di oliva possiamo assegnare oggi una carta di identità con tanto di “foto”, il tutto utilizzando qualche decina di microlitri di olio. Esattamente come avvenuto per l’identificazione delle persone che è passata dalla descrizione sommaria dei lineamenti del volto nei passaporti rilasciati prima dell’avvento della fotografia al passaporto elettronico con tanto di foto a colori e chip che contiene tutti

Tubi NMR inseriti nell’autocampionatore ed utilizzati per l’esecuzione degli esperimenti di risonanza magnetica nucleare (NMR).

i dati dell’individuo comprese le sue impronte digitali. Ed esattamente come fa la polizia a riconoscere qualcuno analizzando una banca dati di foto segnaletiche si possono riconoscere gli oli e la loro provenienza dalle loro fotografie “molecolari”. Queste fotografie o “profili metabolici” si ottengono con la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare e rappresentano l’insieme di tutte le molecole che contiene un olio. Proprio tutte, non solo quelle che uno cercherebbe con le classiche analisi di laboratorio. E così, come in una fotografia, dopo anni, uno può accorgersi sempre di un dettaglio trascurato, anche in uno spettro di risonanza magnetica di un olio si può esaminare, dopo anni, qualsiasi dettaglio, qualsiasi molecola di interesse. I profili metabolici ottenuti con gli spettri di risonanza magnetica nucleare sono caratteristici non solo delle cultivar delle olive utilizzate per produrre un olio ma anche dell’ambiente in cui quelle cultivar sono cresciute. Olive coratine coltivate in Toscana producono un olio diverso da quelle della stessa cultivar coltivate in Puglia perché risentono delle cosiddette “condizioni pedoclimatiche” di-

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verse (crescono in un clima ed un terreno diversi). Ciò esattamente come nel caso di due gemelli omozigoti che pur avendo lo stesso DNA avranno plasma o urine diversi se seguono diete diverse. Immaginate le differenze tra la ”fotografia” di un olio spagnolo, greco o tunisino ed uno italiano. Saranno dovute non solo a cultivar diverse ma anche ad effetti pedoclimatici diversi. Le differenze sono tutte facilmente evidenziabili e costruendo delle banche dati o “album fotografici” di tali oli sarà anche semplice verificare a quale album può appartenere la “fotografia” di un olio incognito. Le “fotografie” dell’olio ovvero i profili metabolici che si ottengono utilizzando la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare sono, come le moderne foto digitali, ad altissima risoluzione. Altre tecniche spettroscopie, magari più comuni e disponibili, danno risultati molto meno soddisfacenti, proprio come avveniva con le prime macchine fotografiche digitali a bassa risoluzione. E veniamo al dunque, l’Italia è il secondo produttore al mondo di olio extravergine di oliva e la produzione è essenzialmente concentrata nel mezzogiorno in Puglia Calabria e Sicilia che da sole producono circa il 90% del totale (la Puglia è prima con circa il 40%). Nel nostro paese gli elevati livelli di import (l’Italia è primo importatore al mondo di ex-

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travergine) ed export (siamo i secondi esportatori al mondo dopo la Spagna) rendono necessaria la tracciabilità del prodotto 100% italiano per la difesa degli interessi di produttori e consumatori. Il problema della tracciabilità dell’olio di oliva extravergine italiano e della sua autenticità è stato sollevato recentemente in una famosa serie di vignette del New York Times in cui si denunciava che su dieci bottiglie di olio italiano presenti sul mercato solo tre, forse, lo erano davvero. Gli Stati Uniti di America, i maggiori clienti extra UE dell’Italia per l’olio di oliva extravergine, hanno fatto rilevare una do-

manda interna, per questo prodotto, che ha superato quella della Grecia e che è in continua crescita. Metodi analitici basati sulla risonanza magnetica nucleare (NMR) e analisi statistiche sono stati messi a punto, da tempo, anche presso l’Università del Salento nel gruppo di Metabolomica del Professor Francesco Paolo Fanizzi ordinario di Chimica Generale ed Inorganica ed utilizzati per identificare la qualità e l’origine geografica

dell’olio extravergine. I risultati ottenuti in Puglia, in particolare anche su oli extravergini venduti come italiani sul mercato americano, sono stati sottolineati anche in occasione della polemica suscitata dal New York Times. In una mail indirizzata all’autore delle vignette satiriche sulla autenticità dell’olio extravergine italiano si evidenziava che i metodi per risolvere i problemi di corretta attribuzione dell’origine geografica non solo esistono ma sono già pubblicati da tempo nella letteratura scientifica e si possono usare (se si vuole). Il vignettista del New York Times rispose con un tweet dicendo di aver ricevuto dall’Italia mail che parlavano di risonanza magnetica nucleare ma di essere, appunto, solo un vignettista. L’11 giugno scorso Il governo Italiano ha accolto l’ordine del giorno del M5S (ODG 9/01864-A/008) che prevede la creazione di una banca dati per confrontare le produzioni di olio extravergine di oliva su tutto il territorio nazionale utilizzando nuove tecnologie. Questi moderni metodi si basano sulla NMR (spettroscopia di risonanza magnetica nucleare) e sono complementari alle analisi convenzionali attualmente previste dai regolamenti dell’UE. Gli stessi metodi possono essere applicati per altri prodotti per tutelare tracciabilità ed origine in campo agroalimentare. • SE


Panificio La Maggiore - Via Matera, 184 - 70022 Altamura (BA) Tel. 080/3112357 - Fax 080/3104686 - info@panificiolamaggiore.it - www.panificiolamaggiore.it 73


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li Stati Uniti d’America, i maggiori clienti extra UE dell’Italia per l’Olio di Oliva Extravergine, hanno fatto rilevare una domanda interna, per questo prodotto, che ha superato quella della Gracia e che è in continua crescita. Il problema della tracciabilità dell’Olio Extravergine d’Oliva Italiano e della sua autenticità è stato sollevato recentemente in una famosa serie di vignette del New York Times, perciò un grosso buyer statunitense, “CertifieldOrigins”, si è rivolto proprio al team guidato dal professor Francesco Paolo Fanizzi per assicurarsi la tracciabilità incon-

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futabile dell’Olio Biologico acquistato per i propri clienti. Infatti i metodi analitici basati sulla risonanza magnetica nucleare (NMR) e le analisi

statistiche sono stati messi a punto ed applicati proprio per identificare la qualità e l’origine geografica dell’Olio Extravergine d’Olliva. I risulytati ottenuti in Puglia da tempo sono stati sottolineati anche in occasione della polemica suscitata dal New York Times. Naturalmente gli stessi metodi possono essere applicati per altri prodotti agroalimentari al fine di garantire con assoluta certezza tracciabilità ed origine contrastando efficacemente, qualora il consumatore ne venga informato, l’”Italian Sounding” (commercio di prodotti falsi e taroccati). • SE


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di Saverio Buttiglione

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a città di Bari ha scelto la prestigiosa Sala Murat nella centralissima piazza del Ferrarese per l’inaugurazione del programma E DiVino“, progetto di marketing territoriale e tavolo di lavoro che porterà da maggio a ottobre 2015 le eccellenze agroalimentari, culturali e della moda, in un sistema integrato con le bellezze architettoniche e paesagistiche, anche per una migliore “incoming turistica futura di qualità”, a Milano in occasione di E . Nella forma di start-up il taglio del nastro è avvenuto martedì 30 settembre davanti l’opera a parete di sala Murat “Wall Drawing” del padre del Minimalismo americano Sol Lewitt, così come concordato con il nuovo Assessore alla Cultura, al Turismo e Marke-

E ting Territoriale S , già direttore della Commission, per una tre giorni dedicata a pubblico e turisti convenuti a Bari anche per i mondiali femminili di pallavolo. Alcune eccellenze produttive della Puglia hanno esposto nella sala Murat, a pochi metri dalle strade della moda barese, L’assessore alle Risorse Agroalimentari della via Sparano e via Argiro, i propri corners integraIl programma è ti fra le opere d’arte delle pittrici proseguito nel S del capoluogo pugliese Grazia tonio”, sui bastioni del lunIacobbe, e gomare di Bari, mercoledì 15 ottobre con il E tra DiVino, al quale hanno partecipato prestigiosi relatori e buyers di livello internazionale, e giovedì 16 ottobre con il Galà televisivo ci e protagonisti” giunto alla sua 5a edizione. Le tappe successive di E tra DiVino prevedono la visita di stake holders e buyers esteri nei siti attrattori turistici della Regione Puglia (i siti Unesco Alberobello e Castel del Monte, le Masserie, i Castelli ) e nei luoghi di pro-


duzione delle eccellenze manifatturiere dell’agroalimentare, del tessile e dell’abbigliamento. Extra DiVino prende a estimonials della Regione Puglia Olio Extravergine d’oliva e Vino perchè è terra vocata da secoli a queste eccellenze che incarnano saperi, sapori, luoghi, culture, architetture della regione di cui Bari è capoluogo e porta d’Oriente per l’intera Europa, grazie al filo diretto con Mosca sopratutto, dovuto alla ospitalità dei pellegrini dell’Est che vi vengono a venerare le reliquie di San Nicola, vescovo cattolico ma anche santo dei cristiani ortodossi. Bari da gennaio diventerà “città metropolitana” comprendendo l’attuale Provincia, pertanto alla inaugurazione ha aderito anche questo Ente con la presenza dell’Assessore

alle Risorse Agroalimentari Franco Caputo, mentre la Regione ha sostenuto l’iniziativa tramite l’assessore alle Risorse Agroalimentari Fabrizio Nardoni. Questa la sua intervista nell’occasione della Campionaria in Fiera del Levante, pochi giorni prima di Extra DiVino. Dott. Nardoni, anche in veste di coordinatore del tavolo nazionale degli assessori re-

gionali, in Fiera del Levante lei ha presentato l’Agroalimentare quale una delle poche ma formidabili risorse, insieme al Turismo di qualità, per creare una inedita spinta propulsiva al Paese Italia, ci spiega perchè? Perché partiamo da test riusciti e da casi di successo. Le faccio un esempio. Quando nelle Fiere internazionali o negli appuntamenti di set-

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tore presentiamo i nostri vini spesso e volentieri proponiamo al probabile acquirente un condensato di territorio, una fetta di storia produttiva, ma anche economica, sociale, storica e antropologica che racconta della Puglia. Persino i nomi delle nostre etichette evocano il patrimonio che Sparta, piuttosto che Bisanzio o Federico II hanno lasciato qui. E persino i colori dei nostri vini rossi, rosati e bianchi hanno le sfumature della terra che li ha generati, in quel concentrato di biodiversità animale e vegetale che è la Puglia. Se il nostro paniere è così variegato viene normale pensare ad una regione rigogliosa, ma anche ad una tradizione produttiva e gastronomica che ha saputo nobilitare tante culture e farla diventare una sola. Così da anni lavoriamo in simbiosi con l’Assessorato al Meditererraneo promuovendo un turismo persino legato alla stagionalità dei nostri raccolti: dal grano, all’uva, dalle ciliegie ai giardini di cozze nei nostri mari.

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La Puglia grazie al suo predecessore avv. Stefàno, che ha voluta la nascita del marchio per la qualità e tracciabilità “Prodotti di Qualità Puglia” ed alle politiche sull’incoming turistica di qualità portate avanti dalla prof. ssa Godelli, è ormai Brand di destinazione riconosciuta e ambita nel mondo intero, quali sono le sue prossime mosse strategiche affinchè diventi realmente la “California d’Europa” di cui si parla da decenni? Non parlerei di California e non perché non ambisco ad un

successo ma perché la Puglia ha un altro potenziale di sviluppo, molto più slow e molto più autentico. Dobbiamo continuare ad avere questa idea per la mente. Ciò vuol dire che va conservato il patrimonio rurale e l’habitat naturale dove si conserva la Puglia dall’alto valore aggiunto. Per fare ciò occorre innanzitutto avere la stessa sensibilità dimostrata in questi anni. In questa direzione va la politica di rigore inaugurata da questo Governo regionale che ha guardato alla tradizione e all’autenticità della proposta. Siamo diventati ferrei ad esempio nelle regole di ospitalità che riguardano gli agriturismo pugliesi che hanno l’obbligo di servire in tavola solo produzioni territoriali, meglio se a chilometro zero. E abbiamo pensato alla vacanza in Puglia come una esperienza di viaggio eco-sostenibile: a bordo di bici (Puglia Taste & Bike) o a bordo di pescherecci così come delineato nel recente disegno di legge su pesca e itti turismo. Questo


significa per noi proporre il territorio, con le sue bellezze artistiche, architettoniche, naturalistiche o culturali, ma consentire anche al turista di entrare in contatto con l’azienda che produce un caciocavallo podolico infinitamente buono o un olio extravergine d’oliva di qualità introvabile altrove. Lei ha parlato della chiusura del cerchio nelle filiere dell’agroalimentare pugliese ora che ha esteso il marchio “Prodotti di Qualità Puglia” anche ai ristoranti, ci racconta in cosa consiste? Anche questo progetto fa parte del lavoro che abbiamo promosso in favore dei regimi di qualità. L’allargamento della certificazione alla ristorazione ci consente di dare valore aggiunto al nostro paniere di produzioni a marchio. Ciò vuol dire che per fregiarsi di questa etichettatura si dovrà fare riferimento solo a produzioni di assoluta tracciabilità e sottoposti a disciplinari ferrei sia in termini di valori produttivi che etici. Chi mangia pugliese d’ora in

avanti dovrà esser certo che quello che sta nel suo piatto è stato coltivato o allevato con amore, nel rispetto della natura, ma anche senza sfruttare il lavoro di nessuno. E’ una sfida che i nostri produttori hanno accettato e che dimostra al mercato che la qualità, l’eticità e l’eco-sostenibilità costano, ma sono un valore collettivo che poi si risparmia in termini sanitari, sociali e persino di mercato. Su questo credo che il tema dell’educazione alimentare potrà fare molto spingendo verso una spesa regolata sul ciclo delle stagioni e non sui valori di import da paesi terzi dove tutti questi valori sono completamente sconosciuti. La sinergia, in un’ottica di

ne e la cultura come elemento di snodo per il futuro sviluppo della Puglia. Educare alla ruralità, recuperare radici e identità, prepararsi alla sfida del mercato globale presentandosi migliori,sono i mantra di alcuni capisaldi del prossimo programma di Sviluppo Rurale. Puntiamo molto sulla formazione ed è normale che l’Azienda Russoli, da poco annoverata nel circuito delle Masserie a scopo didattico, è un piccolo esempio di come l’economia rurale si possa muovere anche stimolando il mondo della ricerca e dell’innovazione. Qui come Regione (la Masseria è azienda regionale – ndr) stiamo misurando nuovi paradigmi di sviluppo mettendo insieme alla conservazione ge-

“Sistema Puglia” tra Turismo, Agroalimentare e formazione delle nuove generazioni di studenti, potrebbe essere la rete delle Masserie Didattiche. Lei ha individuato fra queste la Masseria Russoli di proprietà della Regione dov’è ubicato l’allevamento del Asini di Martina Franca, perchè la ritiene l’esempio più calzante di una strategia vincente? Ho appena citato l’educazio-

netica di una razza autoctona (l’Asino di Martina Franca), la messa a regime di programmi di sostenibilità energetica e di diversificazione produttiva con iniziative legate ad esempio ai percorsi turistici o all’utilizzo degli asini per progetti di onoterapia. L’azienda agricola del futuro dovrà lavorare di ingegno e dovrà essere innovativa e sociale. Due aggettivi su cui nel prossimo

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PSR ci giochiamo parte della sfida futura. Il progetto Extra DiVino, tavolo di lavoro e di marketing territoriale, voluto dal Comune di Bari per poi esportarlo anche a Milano per EXPO2015, fa bene a considerare vino e Olio quali Testimonials, insieme ad altre eccellenze come carne podolica, prodotti lattiero caseari e Pane DOP di Altamura, del “Made in Puglia”? In provincia di Bari c’è un alto concentrato di eccellenze e l’Expò è una vetrina eccezionale perché chi ha una proposta strutturata che sia in grado di intercettare l’imponente flusso di visitatori che per l’occasione arriverà in Italia. I nostri testimonial da sempre sono tutti i prodotti

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che voi avete individuato nella vostra strategia di marketing e non posso che augurarmi che il progetto possa tradursi in ritorno per produttori e per mercato turistico regionale. Nel frattempo spero vivamente che tutto l’impegno che c’è dietro la vostra startup possa concretizzarsi anche con il mercato russo, attualmente oggetto di un embargo da risvolti davvero drammatici per molti comparti della nostra agricoltura, anche perché interviene in un mercato che come nelle vostre linee progettuali fa particolare attenzione alla qualità, ma anche al contesto in cui quella qualità viene prodotta. Cosa pensa dell’immediato futuro economico del regione Puglia e del Mezzogiorno ?

Il futuro è già oggi. Lo dice l’ISTAT: a guidare l’export del Sud è la Puglia che con un +9,4% è la prima regione italiana per crescita percentuale. Il resto è spesso il lacunoso racconto di chi non riesce a vedere una terra che è cambiata, ed è cambiata in meglio, negli ultimi dieci anni. Possiamo solo andare avanti proseguendo su politiche che non siano solo rigore, ma siano anche opportunità, sviluppo e fiducia. Di questo ha bisogno il comparto che mi onoro di rappresentare, e di questo ha bisogo una nuova generazione di pugliesi che alla terra sta tornando ma con un bagaglio culturale e di conoscenze straordinario. Non saremo la California. Saremo l’inimitabile e bella Puglia! • SE


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della Redazione

Eventi

ExtraDiVino a Palazzo Ferrajoli

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Le eccellenze dell’Agroalimentare selezionate da “Extra DiVino” ricevono importanti ordini dall’estero dopo la giornata di incontri con i buyers internazionali invitati a Roma Il programma di marketing territoriale “Extra DiVino”, inaugurato a Bari il 15 ottobre insieme a Comune e Regione Puglia (reportage anche online cliccando issuu.com/sloweconomy) è proseguito a Roma nel prestigioso palazzo del scuola superiore per i servizi alberghieri di Bari “Armando Perotti” guidata dal prof. Roberto Barillà (responsabile del progetto “Scuola del Gusto”) ed alla piattaforma commerciale romana “Bacio di Puglia” rappresentata dal socio/ commercialista dott. Gaetano Ingravallo, un evento durante il quale si è svolta la raccolta fondi per BNL/Telethon., grazie all’impegno dei dirigenti di Banca Nazionale del Lavoro dott.ri marchese Giuseppe Ferrajoli in piazza Colonna (di fronte a palazzo Chigi) a metà marzo con un incontro fra 25 aziende delle filiere agroalimentari accuratamente selezionate ed importanti buyers internazionali. La giornata si è conclusa con un Galà intitolato “Sapori Mediterranei sotto le stelle” (…e strisce della bandiera americana, ndr) realizzato insieme al “Consorzio Sapori Mediterranei” guidato dalla Presidente Giusy Malcangi, alla

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il project manager Buttiglione col dott. Ahmed della direzione Auchan


Leonetti, Principi e Vanzetto, con il coordinamento della Advisor Food&Wine dott.sa Francesca De Leonardis.

sti di questa importante GDO multinazionale dott. Alessandro Montanari, è intervenuto a questa giornata internazionale

il direttore Buttiglione intervista il ViceMinistro Olivero

Il supporto tecnico alla serata di gala è stato dato dai fotografi Paolo Lorusso e Rocco Lamparelli e da Barbara Blago, in arte “Barbie DJ”, per quanto riguarda il service audio/video e cameraman. A conclusione del lavoro di public relations dei mesi precedenti tra il project manager Saverio Buttiglione, la dott.sa Anna Tuteur già responsabile relazioni esterne di Auchan Italia ed il responsabile acqui-

il dott. Omar Ahmed, export department di Auchan, in rappresentanza dell’ufficio export (direzione Offerta e Acquisti), il quale si è intrattenuto con ciascuna delle aziende partecipanti che esponevano in eleganti corners i propri prodotti. La stessa cosa hanno fatto i buyers degli Stati Uniti di importanti catene statunitensi con la mediazione linguistica delle dott.se Daniela Puglielli e Flavia Bonelli della agenzia di public relations di Boston e New York “Accent”. L’entusiasmo per i prodotti presentati è stato espresso soprattutto dai managers del-

Cino Tortorella intervistato da Telenorba

da sinistra il project manager Buttiglione, il senatore Coppi, il commercialista Ingravallo, la presidente Malcangi

le catene “My Chef” e “Tirrenia Qualità Food”, da Luca Caputo per la piattaforma di Manhattan, dalle dott.se Holly A. Long e Karen Eillen Cogelia di “Whole Foods” e dalla dott.sa Cecilia Ercolino Presidente della “Italian Products USA Inc.”. Dalla Toscana ha partecipato l’Acqua Minerale “Fonte de’ Medici”, dal Lazio l’azienda dolciaria “Abbazia Nullius”, il caffè “Portofino”, “Doreca” ed il vivaio “Madre Natura” che ha

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Opere d’arte in ceramica del maestro Branca donate agli ospiti esteri

Biscottificio Farinella

omaggiato Telethon con alberelli d’ulivo e di limoni di Sorrento, dalla Sardegna l’azienda agricola “Antichi Gesti”, dalla Puglia le cantine “Conte Spagnoletti Zeuli”, “Coppi”, “Calò”, “Cefalicchio” e “Ognissole”, gli oleifici “Montagano”, “Piana del Lentisco”, “Oliveti d’Italia” e “Assoproli”, il caffè “Battista”, il pastificio “Benagiano”, i panifici “I frutti del Grano”, i biscottifici “Farinella” e “Biscò (col Pane DOP di Altamura)”, il caseificio “Sanguedolce”, la “Sai” col sale di Margherita di Savoia,

Olio Montagano

I buyers visitano i produttori presenti a palazzo Ferrajoli

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I buyers degustano i prodotti delle aziende partecipanti


Cantine Coppi l’ingresso dei buyers provenienti dagli Stati Uniti

Assoproli Bari

Il dott. Leonetti di BNL/Telethon e a destra la direttrice di palazzo Ferrajoli

la “Masseria Coppi” e l’azienda di primi piatti “Tiberino”. Il burrificio “Barbarossa”. Accompagnato dall’onorevole Fucsia Nissoli FitzGerald, eletta nella circoscrizione estera degli Stati Uniti, ha visitato gli stands, intervistato dalla giornalista di Telenorba Chiara De Stefano, il ViceMinistro alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali senatore Andrea Olivero. Oltre al senatore Antonio Coppi ed alla dott. sa Aida Fortunato in rappresentanza del CNA Bari, al Galà

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L’onorevole Fucsia Nissoli in compagnia del maestro Branca

serale erano presenti anche gli onorevoli Gaetano Piepoli, Gian Luigi Gigli, Guglielmo Picchi, Luca Squeri, Mattia Fantinati, Marco Marcolin e Mario Borghese, durante il quale, prima del buffet e intervallato dall’esibizione canora di Gabriella Aruanno proveniente dalla fortunata trasmissione Mediaset di Gerry Scotti “Io Canto”, c’è stata la premiazione con opere in ceramica del maestro Agostino Branca e con l’ultimo libro sulla Dieta Mediterranea

La cantante Gabriella Aruanno

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della prof.sa Marisa Lapico oltre all’intervento dell’autore/ regista Cino Tortorella (noto come il Mago Zurlì dello “Zecchino d’Oro”), che si accinge a produrre un film contro l’obesità infantile con l’appoggio di Michelle Obama. “Extra DiVino” proseguirà a Milano nello showroom permanente “Food&Moda” di centro città per i sei mesi di EXPO2015, proponendo le eccellenze selezionate sia ai buyers internazionali che al pubblico dei 20 milioni attesi da tutto il mondo, anche con la vendita diretta dei prodotti e con degustazioni delle prelibatezze tipiche ita-

Galà BNL/Telethon

liane negli eventi mensili che si svolgeranno nell’attiguo Spazio Eventi di 500 metri quadri, già inaugurato dal precedente sindaco Letizia Moratti. Questi eventi, di enogastronomia, moda e arte, grazie alla partnership del prestigioso magazine “Golf People Club Magazine”, saranno mirati ai soci dei più importanti circoli golf del continente, che come noto annoverano le persone con più alta capacità di spesa per pro-


dotti dei settori del lusso e delle eccellenze produttive. Dopo sette anni di crisi economica, innescata da quella finanziaria che cominciò coi mutui subprimes statunitensi, durante i quali i consumi sono drasticamente calati non solo in Italia, finalmente si comincia a cambiare verso innescando una ripresa nelle vendite, sopratutto da parte delle aziende ad alto valore aggiunto ed innanzitutto verso l’estero. Il programma Extra DiVino, coinvolgendo compratori esteri qualificati, si è inserito in questa finestra temporale favorevole al “made in Italy”,

(sceso da più di 570 punti a meno di 100) ed al “quantitative easing” voluto da Mario Draghi per la BCE che, per 18 mesi a partire dal 9 marzo, immetterà liquidità nelle banche nazionali europee al ritmo di 60 miliardi di euro mensili, acquistando così titoli di stato sul mercato secondario e liberando capitali

bancari che potranno essere usati dagli istituti di credito per finanziare le aziende e le famiglie, col risultato di portare la svalutazione vicino alla soglia del 2% affinché salgano i prezzi dei prodotti che erano in piena deflazione. Naturalmente anche l’occasione offerta dalla Esposizione Universale che Milano e l’Italia ospiterà quest’anno sarà colto come prossimo obiettivo a favore delle aziende manifatturiere che aderiscono al programma Extra DiVino. • SE S

apertasi grazie alla discesa del prezzo del petrolio (a meno di 50 dollari al barile di greggio) che riduce la spesa energetica delle aziende, alla contemporanea svalutazione dell’euro che ha raggiunto la quasi parità col dollaro (e quindi anche con la divisa cinese ad esso ancorato), allo spread tra i nostri titoli di stato ed i bund tedeschi

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E della Redazione

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xtra DiVino è un progetto/evento di marketing territoriale per EXPO 2015 organizzato con il dott. Peppino Palumbo A.D. Tormaresca (dei marchesi Antinori di Firenze), con il Comune di Bari, il patrocinio della Provincia di Bari e realizzato con il contributo della Regione Puglia-Area Politiche per lo Sviluppo Rurale A Bari nella prestigiosa Sala Murat di piazza del Ferrarese è stata realizzata la presentazione alla stampa ed alle TV (RAI, Telenorba, Antennasud, ecc.) con alcuni corners delle eccellenze agroalimentari della Puglia esposti davanti

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alla celebre opera murale del padre del Minimalismo americano Sol Lewitt, e fruita nei giorni successivi dal pubblico dei turisti a Bari per i Mondiali Femminili di Pallavolo. Al Fortino Sant’Antonio sul lungomare i giorni 15 e 16 ottobre si è svolto il Convegno televisivo E E E al quale hanno partecipato nella veste di relatori: , amministratore delegato Cantine Tormaresca, , presidente Consorzio DOP Pane di Altamura,

, commissario LILT (Lega Italiana Lotta ai Tumori), , giornalista enogastronomo e regista RAI e Mediaset, , agronomo e professore, e la S ad invito per autorità, giornalisti ed aziende, con la presenza anche del noto giornalista di “Striscia la Notizia” , nella quale l’arredo della sala del Fortino è stato realizzato da alcuni degli Enti e delle Aziende partecipanti al programma Extra DiVino con propri corner espositivi perfettamente armonizzati tra i quadri delle pittrici Iacobbe, De Pasquale e Pignatelli e con il buffet alla fine dell’Evento per gli ospiti

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presenti realizzato coi propri prodotti agroalimentari. Hanno esposto e fatto degustare i loro prodotti le seguenti Aziende/Enti: 1) Consorzio Pane DOP di Altamura 2) Consorzio Qualità tipica Puglia “Cipolla Rossa di Acquaviva delle Fonti” 3) Consorzio Sapori Mediterranei 4) Gal Terre dei Trulli e di Barsento 5) Gal Sudest Barese 6) LILT – Lega Italiana Lotta ai Tumori 7) Ristorante “Terranima” Bari 8) Ristorante “Savì” Conversano 9) Antico Panificio di Altamura “La Maggiore” 10) “Tarallificio Farinella” 11) “Pastificio Sbiroli” 12) Cantine “Tormaresca” 13) Cantine “Coppi” 14) Cantine “Albea”

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15) Frantoio “Mada di Puglia” 16) Liquorificio “Beltion/Merak” 17) Azienda di Cosmetici PDT con la linea da vino e olio Phisio Natura 18) Oleificio Olio biologico Ritrovato Alla fine si è svolto la 5a edizione del : per l’ “Impegno Sociale” il giornalista di “Striscia la Notizia” , per la “Dieta Mediterranea” il giornalista enogastronomo e regista RAI , per la “Qualità della vita” l’oncologo e presidente della LILT S , per il “Marketing Territoriale” il direttore di Puglia Film Commision (ora assessore del Comune) S , per la

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“Viticoltura” l’amministratore delegato di Cantine Tormaresca dei marchesi Antinori di Firenze , per lo “Spettacolo” la cantante di “Io Canto” di Canale5 , per la “Moda Tessile Abbigliamento” il presidente del Distretto moda Regione Puglia , per l’”Agroalimentare” il presidente del Consorzio DOP Pane di Altamura , “Chef 2014” S , “ristorante 2014” , “Tarallificio Farinella”. Sono intervenuti il dott. della BNL - Banca Nazionale del Lavoro per Telethon e la dott.sa capo delegazione FAI - Fondo Ambiente Italiano. • SE

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Taglio del nastro Extra DiVino sala Murat piazza del Ferrarese Bari (foto FVS): da sin. il project manager Saverio Buttiglione, l’assessore alle Risorse Agroalimentari Provincia di Bari Franco Caputo, l’A.D. Tormaresca Peppino Palumbo, l’assessore al marketing territoriale, turismo e cultura Comune di Bari Silvio Maselli, l’A.D. PDT Cosmetici Mariantonietta Plantone

L’A.D. del Biscottificio Farinella Mimmo Egizio

Lo chef Nicola Savino, proprietario del ristorante di Conversano “Savì”

Il proprietario del ristorante di Bari “Terranima” Piero Conte

La segretaria del Consorzio DOP Pane di Altamura Nicla Florio ritira il premio per conto del presidente Peppino Barile

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Gli assessori della Provincia di Bari Vito Giampetruzzi (Bilancio) e Franco Caputo (Risorse Agroalimentari) ritirano il premio per conto del presidente Francesco Schittulli, Premio Puglia: unici e protagonisti 2014 per “Qualità della Vita” grazie alla sua opera di oncologo e presidente nazionale LILT per la quale ha scelto l’olio extravergine d’oliva quale testimonial


L’A.D. Cantine Tormaresca Peppino Palumbo L’inviato di Striscia la Notizia ritira il premio per la sua attività a favore del sociale

La presentatrice Flavia Nanna ed il project manager Saverio Buttiglione premiano il regista RAI e Mediaset Cino Tortorella per il suo lungo impegno a favore della Dieta Mediterranea e dell’Olio Extravergine d’Oliva Pugliese in particolare

Il presidente del Distretto Moda Regione Puglia e A.D. della MAFRAT Mario Totaro

Il nuovo Assessore alla Cultura, al Turismo Marketing Territoriale Silvio Maselli, già direttore di Puglia Film Commission

Saverio Buttiglione e Gabriella Aruanno, protagonista della manifestazione canora di Canale 5 “Io Canto”

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xtra DiVino an international event and exhibition of Olive Oil & Wine in the city of Bari, Italy with b2b meetings between buyers and local sellers, tourism promotion and an educational tour in Apulia. Extra DiVino is not only an event, but also a working platform in order to promote the 2 excellences of the region Apulia in South-eastern Italy, oilve oil and wine. The Vinitaly exhibition in Verona is an international wine show of great success and recently it started shocasing also olive oil in a new department called “SOL”. Vinitaly is surely the best exhibition in this field in terms of audience, media, press, companies and business. The region Apulia is beco-

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ming ever more well-known wolrd-wide for is wine and food industry and it is now the protagonist of the Vinitaly both for wine and for oil. The quality of wine has been certified and awarded on a global scale and the soil of Apulia boasts about 60 thousands millions olive trees. Apulia has plenty of beautiful historical and architectural sights and it is the land of the castles. Apulian castles are the perfect location to host its 2 main products, olive oil and wine, now the simbols of Apulian execellence and attractiveness in the world. Tourism in Apulia is booming and our land has a lot to offer to wine and food lovers. Tourists can enjoy not only art, architechture, sunshine, seaside but they can also taste olive oil, wine, cheese, pasta, seafood and muuch more. Many events promoting Apulian wines are taking place in Apulia: “Calici di stel-

le”, “Cantine aperte” etc. The Extra DiVino event would like to invite you to participate in this very 1st international event promoting wine and olive oil of Apulia in Bari, Apulia, Italy. The organisation will host you and provide for all expenses: flights, accommodation and meals. It will be a pleasure to have you here in Apulia! • SE

EXTRA DiVINO


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a Biblioteca Comunale di Putignano ha ospitato l’evento di presentazione ufficiale e annullo del francobollo dedicato al Carnevale di Putignano. Un onore per la città di Putignano, scelta dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato per essere rappresentata, con il suo

Carnevale, sul francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “Le Ricorrenze”. Alla serata di presentazione ufficiale del francobollo, organizzata dalla Fondazione Carnevale di Putignano in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico, sono intervenuti il

sottosegretario al Ministero dell’Istruzione Angela D’Onghia, il responsabile commerciale Poste Italiane, Filiale di Bari, Teresa Cozzolino, l’assessore alla Cultura del Comune di Putignano Emanuela Elba e il presidente della Fondazione Carnevale Giampaolo Loperfido. Il francobollo sotto i riflettori riporta l’immagine del carro vincitore della 620a edizione del Carnevale di Putignano, quella dello scorso anno, dal titolo “Ride ben chi ride la risata final”, realizzato dal maestro cartapestaio Deni Bianco e da tutto il suo staff di collaboratori. Una scelta fatta esclusivamente dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato al quale, come ha sottolineato il presidente della Fondazione Carnevale Giampaolo Loperfido, sono state inviate le foto dei carri di tutti i maestri cartapestai.” • SE

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etit rue au eurre isto rante a due piani nel centro storico, strada che immette nella fantastica “Grand Place” della città belga sede del Parlamento Europeo, con cucina italiana rivisitata al gusto francese e clientela internazionale, primo ristorante italiano in città fondato 50 anni fa da una giovanissima e tenace emigrante da Noci in Puglia.

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o er r o de ua u i 1 - ristorante pizzeria . Infotel: 353 1 874 1000 info@baritalia.ie www. baritalia.ie. Fa onore alla cucina italiana nel mondo, ottimi primi, ottima piz-

za, squisita la frittura di calamari e gamberi.

ogni stanza dedicata ad un paese del mondo che produce cioccolata, un museo incredibile.

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Camisano Vicentino (VI) istora te oca da “Alla Torre da Zemin” ia Torerossa oca e o a est i fote e a tor re di a ista e to de su co fi e ice a ado a ei due ia i de a oca da u i cre di i e Gia fra co e i ro o e u a cuci a so o co rodotti di sta io e e i redie ti de terri torio da a ira ide di tartare di to o su attuta di a o e a ocado co sa sa di i o i ca ra e ati a a su re a di fara o a i di e tica i i i suoi risotti e o si re a Gia fra co forse racco ter a storia di cchi d ro e de ca a iere isterioso Padova “Q Bar” ico o dei otto i fote e a ce tra issi a ia a surre io e e e a tissi a eta de a o ida chic ado a a e ritro o dei ca ciatori de ado a ca cio i er a ce cuci a editer ra ea e sofisticata usica i e “Osteria Barabba” ia i ce a arco offre a cuci a de e osterie e ete i u ou e s ace a co i ciare da ora de a eriti o e ora i e ue o de erco ed co ricco uffet otti o i e ar i fote

Parma istora te “ I Tri Siochett” strada ar ese a uisiti torte i a er etta iatto ti ico ar e se ra di ra io i ri ie i di s i aci a e ati i urro fuso co ar i ia o e torta frit ta detta a che occhi fritti e ode ese e e re ia o di ori i e o o arda se ici sfo ie di asta er a e fritte i o io che si o fia o co e a

erotti i uoti a i ter o otti a er acco a are i sa a e di e i o i cu ate o di i e o ed i rosciutto di ar a o ure i ar i ia o e ia o sorse ia do a rusco di a ta ua it Collecchio (PR) e ia ia i “Tra le nuvole” ia Giardi etto o dotta co co ete a e rofessio a it da Elena Bizzi Città di Castello (PG) istora te “La Taverna di Mastro Dante” ia o tecaste i ro ro a o i oca it o di o o a atria dei rosciutti di o ta a di orcia i fote

Soliera (MO) Hotel Marchi” ia ode a ar i ituato tra a atria de a ceto a sa ico e a i ea ia a d ta ia ar i a i crocio fra autostrada adriatica ord sud e autostrada de re ero che co e a ustria ed i ord uro a Quattro Castella (RE) istora te er o “La Mad-

dalena” ia asteur Emilio ed Emiliano Montanari acco o o co si atia os iti da tutta ta ia de i ia do i co sa u i ar e si e ar i ia o e ia o esort “Quattrocolli“ ia e i u a co i a tra ar a e e io i ia offre u a discreta raffi ata os ita it di usso San Polo d’Enza (RE) istora te “La Grotta” ia de a esiste a u a co i a re ia a fra sta attiti e sta a iti i rotta co cuci a ti i ca re ia a Roma Go f ou tr u “Parco di Roma” uartiere assia ia dei due o ti ro ettista e er u uche ar i fote direttore architetto Giuse e i i ro ettista di ca i da o f i tutto i o do istora te “Ristovino” uar tiere rati ia ura o ei ressi de e itte te te e isi a a io a e a che caffette ria er otti e co a io i attuti e ed e oteca e for ita er ra i o ce e che a o dai ti ici iatti ro a i co e i occhi freschi ai for a i a ue i a o eta i Sant’Agata sui due Golfi (NA) istora te a er o “Don Alfonso dal 1890” corso a t a ta e cuore de a e iso a sorre ti a si affaccia su Go fo di a er o co siderato tra i ri i dieci i iori ristora ti d ta ia co dotto da fo so accari o chef i ter a io a e che i ha a iu to u a er o e a scuo a di cuci a co sho coo i

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Orsara di Puglia (FG) “Piano Paradiso� ristora te e e u o oto chef i ter a io a e rice e os iti da tutto i o do fote Torre Canne (BR) Masseria San Domenico e Golf Club truttura co osta da a resti iosa asseria a o e ico e da or o a ia resort di a ta ua it a re ata a che da i orta ti c ie ti ara i e russi e dai di i di o ood u ita di ca o da o f a u che fra i u i i seco ari ed af facciato su are

da osca di e e ri i cristia i ortodossi e e uartiere a ese hote arco dei ri ci i di fro te a uo o aero orto aro o t a oder issi o e dota to di tutti i co fort er c ie te a usi ess e tra i de a fa i ia de ice reside te edera er hi di ari Antonio Vasile. Villa Romanazzi Carducci ia a ru i er o resort e e a te e co architettura di resti io circo data da s e dido arco i ie o ce tro cit tadi o diretto da a fa i ia de i re ditore i Lorenzo Ranieri dotato di su esti e sa e co e i s arse e iar di o ed offre a cuci a de oto chef rof De Rosa Ristorante Terranima ia uti a i e a strada de e a che e de a o ida u ico ristora te che co ser a archi tettura a tica da e aso e de a i e to a a coorte che ricor da e ia ette de i arti ia i dei seco i scorsi rese ti a cora so o e ce tro storico offre i i ita i e cuci a ti ica arese da e strasci ate a e atate e co e da e o are e ai do ci ca di co cre a s orca uss

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Polignano a Mare (BA) Resort & SPA Borgobianco o trada ase o a u i o der i arredi i ter i i u a strut tura ester a a asseria i to acata a ca ce ia chissi a che si s ecchia su di u a i e sa isci a co idro assa io che co o e a a us er ac ua i sie e a ce tro e essere i ter o ica i ue ste e eritate co e eritata stata e e io e a reside te ssocia io e er atori o i a o di Roberto Frugis socio e ar eti a a er Te B&B dei Serafini ia a it torio a ue e idutti o chia ar o erch si tratta di u ecce io a e a er o diffu so e ce tro storico de a citt di o e ico odu o or e dosi da e case costru ite su a sco iera a icco su

Bari Barialto Golf Club torica c u house u iese co i orta te ca o da o f

ote Boston ia icci i i uti da ce tro storico e da a asi ica di a ico a eta

Hotel Oriente e ce tra issi o orso a our a u ero u ste e di ussuosa e e a a os ita da e aio a Go f u ouse orta d rie te u to d i co tro a ud ta ia di iocatori ed ecce e e de a oda e de e o astro o ia

Radicci Automobili S.p.A. ia e do a o cessio aria errari e aserati er i ud ta ia ora o cessio aria a che er a dorsa e adriatica co a uo a sede di co a Gru o adicci a ari a che resti iosa o cessio aria a uar e a d o er


are se ra ro rio di asco tare o are o e u di i to di u o de so ore che da o i a o ha o ra iu to o i a o o de o o Putignano (BA) Proloco ia a e iscito e ce tro storico de a citt atria de i a iti da s osa e de ar e a e i a tico e u o de o do Fondazione Carnevale di Putignano. ia o ersa o steria “Chi va piano” ia o ache uti a o ce u ico o ascosto di uti a o tefa o Gu ie i e ace aio ha crea to u a oca da di ecce e a o i suo staff cuci a so o te ie di terracotta i u e or e ca i o uti i a do so o ecce e e e o astro o iche fresche di ior ata suo otto ci o e i o er a dare o ta o

“San Domenico” stra ura e a e a te u ti a o e i fo e sa do e icoco a struttura i u a o o it toresco de a citt a ochi assi da a hiesa di a o e ico co ista su ca a i e

ei ressi di orta arse to e de i teressa te ce tro storico a struttura estita i a iera ese are da i ce o Gi a te a sua e ti e a e e sue atte io i i ettera o a ostro a io face do i se tire i fa i ia Agenzia Viaggi Netti ia Tri oi a si ora etti or a i a ia i i tutto i o do ur i te i de fai da te ia i ter et co u a costa te ricerca de re o i asso co assi o de a ua it e de a ara ia fa ce do i o tre i co i turistica i u ia co educatio a s tours sho coo i ed iti erari uidati i osti u ici a cora sco osciuti ai ra di tours o erators Noci (BA) istora te “L’antica Locanda” ia a to u a ostra de ce tro storico eta di turis o i ter a io a e a o e re er acco e e ostre di Pasquale Fatalino chef oto i tras issio i che re ara orecchiette co fa e e ci e di ra e ed i ca te o i racio e di car e a su o i

Da sinistra: Ignazio Capasso (imprenditore nel campo della plastica), Saverio Buttiglione, lo chef Pasquale Fatalino e Pino Sguera (Presidente di Teleregione) davanti al ristorante Antica Locanda di Noci

di e tica i i co e dai erso a i de s ettaco o che o o a osta i o de a o

di ostrato o do de o ra iu o i o e to

istora te “Il falco Pellegrino” i oca it o tedoro a oci i erso e a ca a a de a ur ia u iese fra a ti che asserie e ua e o chef Natale Martucci re ara ri i i di e tica i i seco di di e sce fresco o ta iate di a o odo ico co atte ta sce ta dei i iori i i re io a i

Conversano (BA) istora te Savì” ia a Giaco o o dotto da o chef Nicola Savino i chef a a as do e ha ser ito a reside te Bush ed a fa oso ca ta te Frank Sinatra e o ette a su o u iesi ui ha i e tato e cre s u iesi a erotto i do ci o sa ati ri ie i di eccor ie re io a i Turi (BA) istora te Menelao” ia edi e a ta hiara i u a a o si ori e de ea cittadi a custode de oro ros so a i ie ia erro ia erto da Michele Boccardi che do o a aurea i eco o ia e co ercio e a i ita io e di co ercia ista di e tato ar eti a a er a a cuo a di co o ia Turi s o di o dra isto i successo otte uto da a er trasfor ato

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a asseria fortificata di fa i ia e e ao su a strada er uti ia o i ecce e a er a a chettistica i rice i e ti e ce e di a a ed i eeti co a ta hiara affro ta a sfida de a cu ci a di a ta c asse i ter a io a e is o e di u otti a ca ti a di i i ed offre rodotti ti ici sia a io a i che d o tre are dai ca e etti co cicorie a ca e stre su etto di fa e a a costata di a o odo ico de a ur ia o disde a do er i sa o e a i or e ese o a costata di a o de a a di hia o de a Tosca a fote Castellana Grotte (BA) “Palace Hotel Semiramide” ia o ersa o ffasci a te a er o i erso e a atura acca to a arco dei di osauri i carta esta os ita a che a sede ita ia a de i ersit u ro ea er i Turis o a ci ue i uti da e fa ose Grotte che richia a o isitatori da tutto i o do er i affasci a ti er corsi carsici sotterra ei u hi chi o etri fa ose er e ecce io a i sta attiti e e sta a iti de a rotta ia ca istora te e raceria “Le Jardin Bleu Belle” ia ire e ffasci a te struttura i e o costruita su ue a i ietra de a tico ar de a i a co u a e crea do e u u ico a ie te che uarda da e etrate e ci e de i a eri che a circo da o e tre si usta o s uisiti iatti ti ici u iesi Alberobello (BA) istora te “Casanova” ia o te a arco ica a to i u a tico fra toio i o eo sotterra eo i ie o ce tro fra i tru i atri o io soci Ignazio Spinetti reside te

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soste i i e uesto G co re de i co u i di Alberobello, Putignano, Castellana Grotte, Turi, Sammichele, Noci, Gioia del Colle

ssocia io e istoratori e ro e o e o chef Martino Convertino offro o otti a cuci a ti ica u iese i descri i i e a aro e erch se ice e te da ustare i si e io Museo del vino Antica Cantina Albea ia ue ace i ico co eto useo de i o u iese roduce i o a che er i atica o a storica ca ti a che ri a de u it d ta ia i ia a da a ici a e co e ata sta io e ferro iaria i ro ri i i er ta iaree i iorare ue i di or deau i ra cia roduce ui e ra aro i ure a affi ato i arri ue ri i esi Condotta Slowfood “Alberobello e Valle d’Itria” ia isto a te iduciario ra cesco iasi ro otore dei residi sa a e a oco o di ari a ra ca i redie te de e fa ose o ette i o a rossa di c ua i a de e o ti e o odori o di oasi rotetta Torre Guaceto GAL Terra dei Trulli e di Barsento ia i ri o Gru o di io e oca e fra ue i i cui er o e o o e ee stata di iso i territorio d u ro a ad essere artito o era ti a e te co e ea i i tutto i co ti e te G so o u i i iati a che i fi a ia co ro ra a eader a fi e di a ori are e ote ia it dei territori i te ra do rodu io i a rico e arti ia a i e di icco a i dustria er u o s i u o

Andria (BAT) istora te “Antichi Sapori” co trada o te rosso ietro ito i orta te chef i ter a io a e offre a cuci a tradi io a e u iese e e a tiche er e ed orta i risco erti e curati e i e so orto che ha co struito e e ua e a ora tutta a co trada

Cantina Rivera co a essa sa a di de usta io e co dotta da reside te di o i e to Turis o de i o Sebastiano De Corato roduce i fa oso a co e i era Corato (BA) Cantina Torrevento co dotta da rof Francesco Liantonio reside te de a trada dei i i aste de o te uarda o s e dido a iero otta o a e de i eratore ederico di e ia tu or u di atri o io do e roduce ec ce e ti i i Crispiano (TA) asseria esort “Quis Ut Deus” a de e i i ita i i e to asserie di ris ia o af fasci a ti asserie i ietra e tufo ristrutturate er resort di i e o e a ie de a rico e di ro dotti ti ici ua i o io e tra er i e d o i a e rodotti caseari


Fasano (BR) Tenuta Monacelle e a di asa o tico o astero di o ache de fatto di tru i o u o adi ito a sta a d ho te co affia co arco e ua e so o rica ate oder issi e sta e d a er o costruite i tufo i affaccia da o te e a sui sei i io i di u i i seco ari che o dista ia o da are di asa o Savelletri di Fasano (BR) Masseria Resort Torre Coccaro co trada occaro fote ia ca e s e dida su are a tica torre

di a ista e to de a i ea di fe si a da e scorri a de dei arace i de seco o che a da a da Gar a o a fi i us terrae a ta aria di euca o ci so o aro e er descri er a uardare su e a stessa fa i ia Muolo ossiede a co e ata asseria Torre ai a i fote hote a ste e co ca o da of uche e ecuti e ar costruito fra i u i i seco ari ed affacciato su are occa ro Go f u i o e re fe sta de a ittoria de ta ia e a ra de uerra u ia Go f i strict de architetto Giuse e Ger a o e o ou Go f di ster o ace i ha o or a i ato er i ircuito cce e a di u ia a a edi io e de a ara itch utt uche sta eford co s uadre e iocatori

uffet re arato da i chefs de a struttura stato i i ita i e asseria Torre occaro risu tata er i tra i i iori each ote e a c assifica di o de ast Tra e Ostuni (BR) Grand Hotel Masseria Santa Lucia oca i t osta er ata ca te o e resort su are sotto a citt ia ca di stu i diretto da Bartolo D’Amico reside te u ia associa io e direttori d a er o Cellino San Marco (BR) Cantina Tenuta Albano Carrisi. resti ioso a er o e ristora te rica ati e a asseria de adre de fa oso ca ta te do ar e o che da i o e a i o i resti ioso ui rodotto Cantina Due Palme. o a e iristica sa a co e i rica ata e a ottaia roduce i i or ai fa osi e o do e i citori di ri i re i a i ita di ero a co e i e a ossa Salice Salentino (BR) Cantina Conti Leone De Castris a ti a rica ata e a a o dei co ti eo e e astris do e ato i ri o i o ros de o do setta t a i fa i i e oses a essa a resti io so a er o e ristora te di ro riet de a fa i ia Lecce Acaya Golf Resort trada er ca a oca it as seria ietro fote e dido ca o da o f ri isto e ristrutturato a che a ro o ica e te da o studio di architetti urd a

r

er u uche ar di etri co e sette et tari di s ecchi d ac ua acca to a aste o di ca a costruito se ue do e uo e esi e e fortificatorie de e oca do ute a affer arsi de e ar i da fuo co ed ora ese io di oder o restauro a er o resort de a cate a i to costruito e ri cordo sti istico de i a tichi o asteri co u a ra de isci a ester a ed u i orta te di e etri uadri Bari Eataly Bari u o are i resso o u e ta e iera de e ate scar ari etti ha o uto ortare i u ia ata er i sud ta ia affitta do e ristrut tura do a arte o u e ta e de a iera de e a te face do affacciare i ristora ti su u o are di ari offre do e ca o uo o u iese e i iori s ecia it e o astro o iche ita ia e cos co e ata fa or ai i tutto i o do

Oscar Farinetti tra il Presidente del Consorzio DOP Pane di Altamura Giuseppe Barile ed il direttore Saverio Buttiglione

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de a eda io e

Miss Slow Economy

U

Rita Ugs

a ra a a de ae to che ha i tuito e a fi osofia di u a s o eco o che i futuro er i io a i a che ua do asco o a sud de uro a uar dare a o do o a i ato che do o a crisi fi a iaria ed eco o ica de i u ti i sette a ii o e u uo o s i u o rodutti o e ui di a orati o co u i edito u to di ista i fatti i da iceo ha sce to di studiare e i ue stra iere ra che rose ue uesto ercorso for ati o a i ersit si a tie e a i studi sfrutta do e occasio i deri ate da a arteci a io e ai co corsi di e e a a io a i fatti da tee a er e ra ie a a sua rade o e rese a estetica acco a ata da ecessario ta e to i ter re tati o i sti e attoria e ca

ca e assere e di a ta oda eddi costu i da a o ed i ti o er e ra di fir e ed i dossa a che e i sho ro o s di ari e ari i i ce do s esso a co corre a de e io a issi e ro e ie ti da tutto i o do e richieste da i sti isti co e oi ossia o co statare a i a o ca ita e de a oda ita ia a

ita sa che a carriera di o de a foto rafica i dossatrice ed attrice er s ots u i citari ha fatto a che a co arsa i a cu i fi s tra i ua i raccia etti rossi o dura a u o co e er i aschi ue a di ca ciatore e si sta attre a do e costruirsi u a rofessio e che uti i i a sua co osce a de e i ue • SE

SERVIZI MAKE UP MAKE UP SPOSA E CERIMONIA CORSI DI AUTOTRUCCO WORKSHOP SFILATE ED EVENTI www.ruthmakeup.it

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Puoi tornare a sorridere... in un solo giorno! La mancanza dei denti può avere un notevole impatto sull’autostima e sulla qualità di vita. Una dentiera può alleviare solo in parte questo disagio. Le protesi mobili causano nel tempo perdita ossea, un problema che potrebbe progredire e comportare una diminuzione della stabilità della dentiera stessa. Fortunatamente, l’odontoiatria moderna offre una soluzione semplice e definitiva per fissare la protesi in modo saldo e resistente. Rivolgiti con fiducia al tuo dentista e chiedigli di parlarti del trattamento originale All-on-4®. Potrai scoprire come compiere il primo passo per recuperare la normale funzionalità e ottenere un sorriso capace di trasmettere sicurezza.

Visita il sito internet www.allon4nobel.it oppure invia una e-mail all’indirizzo communication.italy@nobelbiocare.com

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Extra Virgin Olive oil & Wine International Week 2015

BARI - Fortino Sant’Antonio Lungomare Imperatore Augusto 30 ottobre 2015 “ExtraDiVino” è un programma di marketing territoriale realizzato insieme a Milano Slow Economy e al Comune di Bari con il supporto di Regione Puglia presente a EXPO Milano 2015

Comune di Bari

Regione Puglia

Organizzazione

Media Partner

Con il Patrocinio di

EXTRA DiVINO ASA Comunicazione


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