ANNO 6 - NUMERO 21 - Maggio / Giugno 2019
anche su YouTube
Comune di Bari
Progetto realizzato con il contributo della Regione Puglia - Area Politiche per lo Sviluppo Rurale
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ANNO 6 - NUMERO 21 - Maggio / Giugno 2019
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Comune di Bari
Progetto realizzato con il contributo della Regione Puglia - Area Politiche per lo Sviluppo Rurale
Slow Economy - Golf in Tour gustando Moda, Agroalimentare e Turismo Anno 6 - Numero 21 - Maggio / Giugno 2019 - Reg. Tribunale in corso Direttore Responsabile: Stefano Masullo Direttore Editoriale: Saverio Buttiglione - Art Director: Daniele Colzani
FB: SlowEconomy - www.issuu.com/SlowEconomy - Youtube: Extra DiVino
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Prof. Stefano Masullo
Editoriale
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Turismo ed Enogastronomia
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ttualmente secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO), il turismo enogastronomico è un segmento in forte ascesa e uno dei più dinamici all’interno del settore. Nella sola Europa sono circa 600mila le vacanze all’insegna dell’enogastronomia e oltre 20 milioni i viaggi che includono attività enogastronomiche. Raddoppia in un anno il turismo enogastronomico in Italia. Oltre 110 milioni di presenze nel 2017, il doppio rispetto al 2016, motivate proprio dal turismo enogastronomico avendo superato in termini di spesa i 10 miliardi di euro
con un impatto economico stimato di oltre 12 miliardi (pari al 15,1% del totale turismo) per quanto riguarda gli acquisti legati all’agroalimentare da parte dei turisti che fanno vacanze in Italia. Il 43% delle presenze riguardano il turismo italiano (con 47 milioni di presenze), mentre il 57% il turismo internazionale (con 63 milioni di presenze). In base ad una ricerca condotta dalla World Food Travel Association, l’interesse verso le esperienze enogastronomiche è in forte aumento rispetto agli anni scorsi e ben il 92% dei turisti ha preso parte ad attività legate al food e al beverage negli ultimi due anni.
Per il 21% le attività gastronomiche hanno rappresentato il principale motivo di viaggio, mentre il 58% ha svolto la vacanza per partecipare ad esperienze enologiche, ossia legate al vino, alla birra e altre bevande alcoliche. Non solo l’interesse, ma anche la percezione della rilevanza di questo aspetto nella scelta della destinazione è cresciuta: il 58% considera oggi l’enogastronomia più importante rispetto a quando viaggiava 5 anni fa. Non è quindi un caso che il 69% degli intervistati dichiari che le proposte enogastronomiche di una destinazione siano
state da stimolo alla visita. Quando viaggiano, questi turisti ricercano una pluralità di proposte e attività innovative ed autentiche, come esperienze enogastronomiche nei ristoranti, visite guidate alle aziende agricole e alle cantine, festival ed eventi legati al cibo, al vino e alla birra, spesso abbinate ad altre esperienze (cultura, shopping, … ). La scelta quindi tende a ricadere su destinazioni che offrono un’offerta ampia e varia oltre che caratteristica del luogo. Ma l’interesse per l’enogastronomia non si esaurisce alla conclusione della vacanza. Esperienze enogastronomiche soddisfacenti contribuiscono a rendere questi turisti sia più inclini a ritornare (75%) e raccomandare (81%) la destinazione visitata, che ad acquistare prodotti tipici una volta ritornati alla propria residenza abituale (59%). Oggi il cibo non è più semplicemente una “fonte
di sostentamento”, ma è un modo per stare bene, per divertirsi, per sperimentare, per stare in compagnia. Grazie alla crescente attenzione dei media sempre più persone si appassionano e ne parlano, tanto da averlo reso un elemento pervasivo della vita sociale. Ma oggi cibo è diventato anche una moda e una tendenza; si pensi al fenomeno dei “foodies”, persone appassionate di cibo che amano collezionare esperienze gastronomiche. Nei soli Stati Uniti sono circa 44 milioni, mentre in Italia più di 10 milioni. È cresciuta anche la ricerca della qualità e della tipicità del prodotto, tanto da essere ritenuta oggi un fattore rilevante da ben l’87,6% degli italiani (dati Censis, 2015). La cultura enogastronomica è parte integrante di quella più ampiamente intesa. Il cibo e il vino sono espressioni di un territorio, della gente che vi vive e delle sue tradizioni e sono al contempo
elementi di identificazione e di differenziazione rispetto agli altri. Essi, infatti, non sono solo elemento alla base del sostentamento dell’individuo, ma rappresentano anche strumenti di trasformazione culturale e antropologica. La stessa Organizzazione Mondiale del Turismo ha riconosciuto il turismo enogastronomico come parte del turismo culturale. Lo sviluppo turistico oggi è contradditorio poiché genera al contempo processi di globalizzazione e di valorizzazione delle risorse locali. In un mondo sempre più aperto e globalizzato, il turista ricerca esperienze autentiche e locali: la presenza di bellezze artistiche e paesaggistiche di elevato pregio non rappresenta più l’elemento discriminante nel processo decisionale, il turista vuole avere la possibilità di entrare in contatto e conoscere la cultura e la comunità del luogo.
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In questo contesto, l’enogastronomia ha assunto una rilevanza che mai aveva avuto in passato. Sebbene un buon pranzo con prodotti locali abbia sempre rappresentato un elemento fondamentale nella vacanza, oggi il turista si mostra sempre più interessato ad andare oltre al semplice consumo dei prodotti tipici e aspira a conoscerne le origini, i processi e le modalità di produzione e, attraverso questi, il territorio, le vicende storiche, artistiche e sociali, la vita delle persone del luogo… L’enogastronomia è diventata uno “strumento” privilegiato; essa, infatti, racchiude e veicola tutti quei valori che il turista contemporaneo ricerca, ossia: rispetto della cultura e delle sue tradizioni, autenticità, sostenibilità, benessere psico-fisico ed esperienza. Sempre più la ristorazione passa da bisogno primario a prima motivazione di viaggio, soprattutto per i turisti stranieri.
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Sempre più frequenti le richieste di itinerari enogastronomici, di visite a cantine o aziende di produzione agricola, ma anche a laboratori di trasformazione che mantengono in auge le tecniche tradizionali del territorio. Il turista grazie alle degustazioni dei prodotti locali scopre il territorio con le sue eccellenze e tipicità che lo rendono unico. La gastronomia italiana, dunque, frutto dell’agricoltura e della produzione locale, sta assumendo un ruolo sempre più importante sia dal punto di vista economico che culturale. Tra le attività più praticate nel corso della vacanza da tutti i turisti, oltre il 13% sono legate a degustazioni di prodotti enogastronomici locali, mentre l’8,6% effettua acquisti di prodotti artigianali ed enogastronomici tipici del territorio. Il 6,6% dei turisti ama partecipare agli eventi enogastronomici durante il soggiorno.
Il legame profondo tra cibo, paesaggio e cultura , elementi distintivi dell’identità italiana va assolutamente enfatizzato e promosso a livello internazionale in quanto , la connessione tra le filiere dell’agricoltura e del turismo è una delle basi per uno sviluppo sostenibile del territorio, risulta quindi , quanto mai opportuno aprire a un profondo rinnovamento dei modelli turistici, anche in direzione della sostenibilità, dell’adattamento alle nuove tendenze della domanda e della qualità dell’accoglienza, per portare nuova ricchezza alle imprese ed alle comunità locali nazionali . Gli elementi che soddisfano di più i turisti italiani e stranieri riguardano la qualità dell’offerta enogastronomica locale: dalla qualità del mangiare e del bere, alla qualità della ristorazione locale in particolare fino ai relativi costi .
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di Saverio Buttiglione
Eventi
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Il Brand di Extra DiVino
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l marchio (comunemente definito brand) è fondamentale nel mercato globale, perché nella babele delle offerte di tutti i generi, dai prodotti manifatturieri a quelli dei servizi, finanche a quelle politiche è ciò che distingue e se ben calibrato genera interesse all’acquisto. Nella città di Taranto in Camera di Commercio a tal proposito è stato invitato a relazionare l’economista docente all’Università Cattolica di Milano Francesco Lenoci che ha ben spiegato come sia volàno di sviluppo quando il brand, ben costruito simbolicamente nel suo logo e nella sua immagine, diventi sintesi di storia, socialità e naturalmente
di nuoto Federica Pellegrini, il capo comunicazione della Marina Militare Ammiraglio Fabio Agostini, orgoglioso di quanto questa istituzione italiana abbia investito nel proprio brand che va dai successi della nave scuola Amerigo Vespucci ammirata in ogni porto del mondo dove attracchi fino al boom dei prodotti (orologi, indumenti, penne, ecc.) in franchising col marchio “Marina Militare”. L’avvocato milanese Lanzillotta e la notaia veneta Terracina si sono soffermati sull’importanza poi di tutelare il brand dalle imitazioni e dalla concorrenza sleale sia in Italia che nel mondo. Il MARCHIO ispira fiducia ai buyers e stakeholders, fedeltà
qualità, esempio la Ferrari che è buon testimonial dell’italianità nel mondo. In quell’occasione hanno preso la parola anche l’ingegner Daniele Del Genio per “Rossorame” couture di moda che veste anche personaggi popolari come la campionessa
ai consumatori, a tutti una reputazione costruita con responsabilità ed innovazione su forti radici, ma .. gli americani che sono poco inclini alla filosofia lo definiscono così: “Brand make money”, a Taranto l’evento in Camera
di Commercio era organizzato da Rosa Colucci (presidente Extra Media) e con Francesco Lenoci, Daniele Del Genio (presidente Federmoda CNA Puglia), Fabio Lanzillotta (studio legale Simmons & Simmons Milano), Fabio Agostini (contrammiraglio capo ufficio comunicazione Marina Militare) e Valeria Terracina (notaio a San Donà in Piave) il supporto mediatico è stato del giornale economico “Il sole 24 ore”. Sempre in Puglia, questa volta nel salento di Mesagne vicino Brindisi, nella splendida tenuta “Moreno” il proprietario presidente dell’associazione albergatori Pierangelo Argenteri, membro di “Puglia Expò” insieme al presidente il medico già dirigente di Slow Food Michele Bruno, hanno svolto un seminario sulle storie di illuminati imprenditori dell’agroalimentare (fra di loro un ingegnere che con la moglie avvocato sono venuti in Puglia per diventare “contadini” nella loro tenuta di famiglia e tre giovani architetti che anche loro sono tornati nella loro Foggia ad investire in innovative espressioni del brand di aziende clienti in tutte le loro espressioni comunicative a cominciare dal packaging). Ospite in rappresentanza della Assessora regionale al turismo Loredana Capone c’era il dirigente Rocky Malatesta dirigente dei programmi internazionali, che in questa primavera ha illustrato i progressi fatti dal brand Puglia prima alla BIT in Fiere Milano (Borsa Internazionale del Turismo) e poi in una missione di enorme successo a Mosca.
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“L’identità storica e culturale della Comunità Sammarchese” narrata a Milano
H
o avuto la fortuna di conoscere Raffaele Cera 11 anni fa, il 29 marzo 2008, a Milano. Riesco ad essere così preciso, perché quello fu un giorno speciale: festeggiammo a Milano, presso l’Istituto dei Ciechi, i primi 30 di vita delle Edizioni del Rosone, con un convegno dal titolo “La Puglia con la Capitanata a Milano: occasioni letterarie, enogastronomiche, e c o n o m i c h e ” . Senza quel preciso riferimento, a chi mi avesse chiesto da quanto tempo conosci Raffaele avrei risposto, senza alcuna esitazione. . . .“Ci conosciamo da sempre”. Non credo di sbagliare affermando che anche Raffaele avrebbe dato la stessa risposta . . . . “Ci conosciamo da sempre” con riguardo al suo amico Francesco.
Perché mai avremmo risposto così? Perché sono tante le cose che ci accomunano. Perché sono stati tanti gli incontri con Raffaele in questi anni: molti in privato, tra di noi; alcuni pubblici, al cospetto di un pubblico di attenti ascoltatori. Di questi incontri pubblici, mi piace questa sera, presso il meraviglioso Auditorium di Unitre Milano, ricordarne alcuni: l’incontro dell’8 maggio 2010, a Milano, presso l’Istituto dei Ciechi, in occasione della presentazione del libro “Incontri e Maestri”; l’incontro del 30 settembre 2010, a San Marco in Lamis, presso il Teatro del Giannone, in occasione della presentazione del libro di Joseph Tusiani “Racconti”; l’incontro del 15 novembre 2011, a Foggia, presso la sede della Fondazione Banca del
di Francesco Lenoci
Focus
Monte “Domenico Siniscalco Ceci”, in occasione della presentazione del libro “Incontri e Maestri – parte seconda”; l’incontro dell’11 aprile 2014, a Milano, presso il Consolato dell’Ecuador, in occasione della presentazione del libro “Reportage dall’Ecuador”; l’incontro del 15 novembre 2014, a Milano, presso la sede dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, in occasione della presentazione del libro “Una Idea e una Esperienza di Scuola”; l’incontro del 24 ottobre 2015, a Milano, presso la sede dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, in occasione della presentazione del libro “La Via Sacra Langobardorum”; l’incontro del 30 novembre 2016, a Milano, presso il Centro Filologico Milanese, in occasione della presentazione dell’autobiografia di
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Joseph Tusiani “In una casa un’altra casa trovo”; l’incontro del 17 novembre 2017, a Milano, presso Casa Verdi, in occasione della presentazione del libro “La Particella di Bach”; l’incontro del 7 aprile 2018, a San Marco in Lamis, presso il Teatro del Giannone, in occasione del convegno “Da Padre Pio a don Tonino Bello: l’uomo e il suo cammino di salvezza”. Questa sera devo parlarvi della trilogia “L’innocenza ritrovata” e della sua appendice denominata “Paralipomeni”, tutti pubblicati da Edizioni del Rosone. La prima parte risale al 2012 e reca la seguente dedica: “Ai miei compagni di un tempo, il tempo della curiosità, dell’avventura e dell’innocenza”. La seconda parte risale al 2015 e non reca una dedica bensì una citazione di Marc Augé: “Le immagini più tenaci, se non le più fedeli, sono comunque spesso quelle che risalgono all’infanzia”. La terza parte risale al 2016 e reca la seguente dedica “Con viva gratitudine a Joseph Tusiani, maestro insigne di poesia e letteratura, che ha fortemente voluto che io completassi la trilogia dell’Innocenza ritrovata”. L’ultima parte, “Paralipomeni”, vale a dire le cose tralasciate, rectius nel caso del Preside
Cera le cose che ha tenuto da parte, ancora fresca di stampa essendo datata 2018, reca la seguente dedica “A Joseph Tusiani che della comunità sammarchese è figlio, interprete e cantore”. Joseph Tusiani….Grazie al preside Raffaele Cera ho incontrato Joseph Tusiani il 30 settembre 2010 presso il Teatro del Giannone a San Marco in Lamis: uno dei giorni indimenticabili della mia vita. Quella sera conclusi il mio intervento pronunciando le parole che stavolta colloco all’inizio. Con riguardo alla monumentale opera di Joseph Tusiani ho capito una cosa fondamentale e mi piace rivelarla presso un Teatro collocato in una Scuola. Non è importante la lingua in cui scrive (inglese, latino, italiano o dialetto garganico), non è importante il posto in cui ambienta la vicenda (San Marco, New York, una nave....): l’essenza del tutto è che ciò che scrive proviene da un “Professore”, vale a dire da un Uomo che ha coniugato attitudine, istruzione, preparazione e determinazione per “professare”, al meglio, la sua materia. E la sua materia è la vita: quella che c’è dentro secoli di fatti, conoscenze, poesie; quella che non smette
Prof. Francesco Lenoci, Docente Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano
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mai di stupire, perché rinnova senza soluzione di continuità lo stupore sia nel docente che nei discepoli; quella che rende possibile avere i piedi nel borgo e la testa nel mondo; quella che consente al docente e ai discepoli di fare strada insieme; quella che va incontro a “l’infinito” che sta oltre “la siepe” dei banchi, delle cattedre, . . .dei computer. L’infinito….Giacomo Leopardi….le rimembranze…. Che cosa bella è la cultura! Ma lo è anche la saggezza…. Raffaele Cera ha rivelato una perla di saggezza di Joseph Tusiani: “Noi siamo quello che ricordiamo, perché se si cancella dentro di noi il passato noi perdiamo la nostra più vera identità”. Nonostante tutte queste belle premesse…è incredibile a dirsi…Joseph Tusiani ha riscontrato un errore blu nelle quattro parti dell’Innocenza ritrovata e ne ha dato la massima evidenza del retro della copertina: “Poiché la vita vera non è quella che abbiamo vissuto, ma quella che ricordiamo di aver vissuto, un più preciso titolo di queste pagine sarebbe stato ‘L’innocenza ricordata’”. Mamma mia . . . .un errore blu….fosse stato almeno un errore rosso…no, proprio un errore blu! Sappiamo tutti che, adesso, agli errori blu….ad esempio quelli commessi dall’arbitro….si pone rimedio da parte sua andando a guardare il VAR. Joseph Tusiani, senza alcun bisogno di guardare il VAR, ha cancellato il sopra riportato errore blu, mettendo per iscritto, sempre nel retro della copertina, quanto segue: “Eppure ha ragione Raffaele Cera nel presentarci un’innocenza addirittura ‘ritrovata’, cioè ‘rivissuta’, cioè ‘mai interrotta’”.
Evviva….Evviva….Evviva Cosa ha fatto il Preside Raffaele Cera nelle quattro parti dell’Innocenza ritrovata? Ha sollecitato in maniera incredibile la sua memoria, facendo emergere tanti episodi e tanti personaggi della sua infanzia, in un meraviglioso caleidoscopio di sensazioni e di emozioni. Scintille memoriali, sensazioni, emozioni: IL QUARTIERE “Dire oggi a San Marco “lu trone”, “lu strascine”, “la chiazza nova”, “fore fore”, “lu chiane” può voler dire qualcosa per i più anziani: non certamente per i giovani, che ignorano espressioni e toponimi simili. Il mio era il quartiere di Santa Chiara, che confinava con quelli di San Bernardino, del Purgatorio, delle Grazie e dell’Addolorata. In altri termini, i quartieri che erano al centro del paese traevano i loro nomi dalle chiese che ne erano i principali punti di riferimento. Nelle zone periferiche, invece, erano altri nomi a designare i relativi quartieri. Oggi si vive in zone anonime, prive di storia e di senso, in una sorta di condizione apolide che annulla e mortifica storia e identità. Una volta non era così, perché il quartiere dove si abitava designava un’appartenenza non solo locativa ma anche generazionale e caratteriale. Era lì la minuscola patria che ci aveva visto nascere, crescere ed educarci a poco a poco alla vita”. (Cfr. Parte prima, pagg. 15-16-18). Scintille memoriali, sensazioni, emozioni: LA PUTECA “La puteca, la bottega, è stata un simbolo per San Marco, perché ha rappresentato per decenni e fino a poco tempo fa la vita e il mestiere di tanti artigiani che hanno dato dignità e lustro alla nostra comunità.
La puteca era quella del falegname, del fabbro, del calzolaio ma anche del salumiere e del rigattiere…. Alle puteche associo personaggi che sono rimasti nella storia e nell’immaginario della nostra comunità, come “Briele la coperativa”, “Mattè paletta”, “Vincenzone”, “Gire lu stagnare”…. Erano luoghi di lavoro e di commercio, ma anche di ritrovo e di intrattenimento, sia per gli uomini che per le donne, a secondo del genere di bottega. Per me la puteca per antonomasia era quella dove lavorava mio padre insieme ai suoi fratelli e, finché fu vivo, sotto la sovrintendenza di mio nonno Raffaele. L’unico dei fratelli che aveva seguito una strada diversa era zio Raffaele, che interpretava il mestiere di sarto con passione e grande professionalità. Mio padre, quando era al banco di lavoro, pur conversando e chiacchierando con qualche amico, non smetteva mai di lavorare, perché il lavoro per lui era sacro così come il tempo, che non andava perduto in chiacchiere inutili”. (Cfr. Parte prima, pagg. 59-60-61-62). Scintille memoriali, sensazioni, emozioni: LA LUTTRINA “A metà di via Villa Glori, ossia della “strada torta”,
esattamente all’attuale numero civico 6, negli anni ‘40, una pia donna, zitella tutta casa e chiesa, impartiva gratuitamente lezioni di catechismo ai ragazzi che frequentavano la scuola elementare. Quell’insegnamento nel linguaggio dialettale era chiamato la luttrina, cioè la dottrina, ed era la base per costruirsi successivamente una preparazione più completa sul catechismo; quella che poi consentiva di fare la Prima Comunione. Facevo parte anch’io di quel gruppo di ragazzi. Il ricordo di zia Maria mi appare nitido soprattutto nell’atteggiamento del volto, sempre soffuso di un lieve sorriso, e negli occhi che dicevano più delle parole la sua gioia nel trasmettere a noi piccoli allievi verità importanti e difficili della fede dei padri, che nelle sue semplici parole acquistavano magicamente chiarezza e forza persuasiva. Se eravamo distratti e disattenti ci richiamava con nome e cognome, ma non con il cognome dei nostri padri ma con quello delle nostre madri, sicché io per lei ero Raffaelluccio Palatella”. (Cfr. Parte prima, pagg. 63-64). Scintille memoriali, sensazioni, emozioni: IL PRESEPE
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“All’età di 6 anni due eventi caratterizzavano per me il Natale: la lettera che mettevo sotto il piatto di mio padre in occasione del cenone della vigilia e il presepe che egli faceva alcuni giorni prima del 25 dicembre. La costruzione del presepe aveva per lui un significato quasi sacro. In quel lasso di tempo per me, intento a seguirne gesti e movimenti, la figura paterna diventava guida e maestro”. (Cfr. Parte prima, pagg. 71-73). Scintille memoriali, sensazioni, emozioni: LA CUMMEDIA “Con l’arrivo della primavera arrivava per noi ragazzi il tempo della cummedia, cioè della cometa, cioè dell’aquilone. Fare l’aquilone e farlo volare bene nell’aria non era cosa semplice; occorreva essere piccoli ingegneri in grado di utilizzare da maestri il materiale necessario all’impresa. Si cominciava con la costruzione dello scheletro, piegando a mo’ di semicirconferenza una delle aste di legno e fissandola sulle altre due a forma di croce. Era questa l’operazione più complicata, decisiva perché poi tutto proseguisse per il verso giusto. Un nastro con parecchia colla doveva reggere i punti più delicati, per far sì che lo scheletro si mantenesse ben rigido e fermo. Successivamente bisognava incollare la carta velina ben ritagliata e poi formare la coda con tanti anelli della stessa carta ma di colore diverso. Si facevano allora alcuni passi di corsa per dare la prima spinta, ed ecco, con eccezionale regolarità, il piccolo aereo artificiale prendeva il volo e si levava sempre più in alto per la gioia e l’entusiasmo del ragazzo che l’aveva costruito”. (Cfr. Prima parte, pagg. 92-93). Scintille memoriali, sensazioni, emozioni: PIANGERE PER I LIBRI “Pinocchio”, “Giuseppe e i suoi fratelli”, “I ragazzi della Via Paal”: sono i racconti che per
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primi mi hanno insegnato a leggere e a sognare, a scoprire attraverso la lettura una realtà lontana e diversa da quella entro la quale io, ragazzo di 7-8 anni, passavo i miei giorni. Quante volte ho letto quei racconti! E quante volte, immancabilmente, nei punti topici versavo lacrime di emozione e di commozione! Mi piacevano quelle pagine e le leggevo con tutta la passione di cui ero capace a quell’età, soprattutto nelle lunghe serate d’inverno quando in casa non c’era la televisione a monopolizzare l’attenzione degli adulti e dei piccoli. Mi mettevo attorno al fuoco del braciere e con uno di quei racconti sull’asciugapanni leggevo con grande attenzione e mi emozionavo. Dopo quei primi libri ne vennero altri: “L’isola del tesoro”, “Il giro del mondo in ottanta giorni”, “Robinson Crusoe” ….). (Cfr. Prima parte, pagg. 99-100).
pagnotte di pane “li parrozze”, era gioia degli occhi e dell’anima vedere un colore rosa e arancione scuro lungo il bordo del taglio che aveva fatto la donna addetta prima di infilare la pagnotta nel forno. Un vero capolavoro dell’arte di infornare e di cuocere il pane, che rivelava l’eccellente risultato quando la stessa pagnotta veniva estratta dal forno ben cotta e mostrava un colore scuro ricco di sfumature. Tagliare, dopo che si era raffreddato, questo pane, farne qualche fetta e, in piena estate, quando si avevano i pomodori ben maturi e dal sapore di una freschezza unica, spalmare un tale pomodoro sul pane, far colare un po’ d’olio, spruzzare leggermente del sale…. Non avevo dubbio alcuno: mangiare una tale prelibatezza significava toccare il massimo della soddisfazione del palato e del gusto”. (Cfr. Prima parte, pagg. 103-104-105).
Scintille memoriali, sensazioni, emozioni: ODORE DI PIZZA E DI PANE CALDO
Scintille memoriali, sensazioni, emozioni: FRACCHIE E FANOJE
Negli anni ’40 a San Marco vi erano alcuni forni che ogni giorno sfornavano pane e pizza per le famiglie. Il forno di cui si serviva mia madre si trovava all’inizio di via Goffredo Mameli. Una donna che lavorava in quel forno veniva a dare in piena notte il segnale per mettere a lievitare il pane. Era la prima infornata che consentiva di cuocere anche la pizza di primissima mattina sicché, quando io e mio fratello Michele ci alzavamo, trovavamo già la pizza pronta. Tutta la casa si impregnava di quel profumo che mescolava insieme l’odore della farina, del prezzemolo, dell’aglio, del pomodoro e dell’olio. Una prelibatezza straordinaria che di prima mattina stuzzicava un appetito che ci avrebbe consentito di mangiare una pizza intera, anche se si trattava di una pizza gigante. Quando poi, dopo alcune ore arrivavano le gigantesche
“Le fracchie per noi ragazzi sono state sempre viste come realtà distanti per cui eravamo soltanto spettatori al momento in cui esse, ma erano soltanto due, sfilavano davanti alla Vergine Addolorata durante la processione del Giovedì Santo. Una volta, infatti, la processione delle fracchie si svolgeva la sera del Giovedì Santo, mentre a partire dall’anno 1956 tale processione si svolge la sera del Venerdì Santo. Le fanoje, invece, vedevano noi ragazzi protagonisti assoluti, sia al momento della raccolta della legna con cui costruire il falò, sia al momento nel quale esso veniva acceso e poi bruciava per tutta la sera e fino a tardi. La tradizione della costruzione e dell’accensione delle fanoje nei diversi quartieri di San Marco era legata alla festività di San Giuseppe, che cade il 19 marzo”. (Cfr. Prima parte, pagg. 111-114). Scintille memoriali, sensazioni,
emozioni: LA CARRUZZEDDA “La carruzzedda, in italiano carrozzella, era familiare a noi ragazzini di 6-7 anni, perché quasi tutti ne avevamo una. Era fatta per lo più di legno, a un posto, e aveva al di sotto quattro rotelle, che potevano essere anche di legno o di gomma, ma quella classica aveva dei cuscinetti per ruote. Con la carruzzedda noi ragazzi
improvvisavamo delle gare lungo i tratti in discesa che a San Marco non mancano. In alcune circostanze si aggiungeva anche qualche ragazzo di un altro quartiere a rendere più competitiva la gara. Qualche volta ci scappava anche qualche piccolo incidente, che comportava una slogatura o escoriazioni”. (Cfr. Prima parte, pagg. 117-118). Scintille memoriali, sensazioni, emozioni: ANDARE PER VIGNE
“Per noi ragazzi di 7-8 anni il Monte di Mezzo era il luogo ideale per le escursioni che cominciavano a giugno, dopo la chiusura della scuola, e terminavano a ottobre con la sua riapertura. La cosa più affascinante e coinvolgente era il fatto che l’uva che era sui tralci e i fichi che erano sugli alberi, almeno nel mese di giugno, erano acerbi ed era proprio il sapore
ancora agro dei frutti che stuzzicava al massimo il nostro desiderio, perché consentiva di cogliere una primizia”. (Cfr. Prima parte, pagg. 121-122). Scintille memoriali, sensazioni, emozioni: LA BANDA MUSICALE “Anche San Marco, come quasi tutti i paesi della Puglia, negli anni ’40 aveva la sua banda musicale. Erano pochi i comuni che non potevano vantarsi di questo privilegio,
di avere cioè un gruppo di musicisti in grado di dar vita a una banda. Così come erano pochi i paesi che non avevano una cassa armonica nella villa comunale o in uno spazio centrale dell’abitato. Questo fatto era dovuto all’enorme diffusione della musica operistica a partire dalla fine dell’Ottocento, quando la musica di Verdi soprattutto inondò le piazze del Mezzogiorno d’Italia e trovò
specialmente nella Puglia terreno molto fertile. Quella Puglia che nel Settecento aveva dato non solo all’Italia ma all’intera Europa musicisti di grande levatura, come Piccinni, Traetta, Leo, Paisiello, Mercadante e prim’ancora Luigi Rossi e dopo Umberto Giordano. Mio padre mi portava con sé nella villa comunale per farmi ascoltare celebri bande, come quella di Squinzano, Conversano, Mottola, Acquaviva delle Fonti”. (Cfr.
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Prima parte, pagg. 146-147).
Seconda parte, pagg. 13-14).
Scintille sensazioni, MIRAGGIO
memoriali, emozioni: IL DELL’AUSTRALIA
Scintille memoriali, sensazioni, emozioni: IL LUNEDÌ DEGLI ARTIGIANI
“Siamo alla fine degli anni ’40 e comincia un esodo massiccio. Mio zio, Angelo Palatella, fratello di mio nonno materno Michele, si occupava di preparare i documenti in quanto rappresentante a San Marco di alcune compagnie di navigazione che trasportavano queste masse di emigranti. A casa di zio Angelo, che si trovava a due passi da casa mia, era ogni giorno un via vai di persone che avevano deciso di emigrare in Australia, anche per unirsi con qualche familiare che le aveva precedute in questa non facile avventura. Ma il mio ricordo più vivo e presente è riferito alle scene che si ripetevano spesso nella casa di coloro che si accingevano a partire o nel momento in cui ci si doveva staccare per salire sulla macchina alla volta di Napoli, dal cui porto salpavano le navi dirette in Australia. Si avvertiva un’atmosfera di sapore contrastante: da un lato predominava la tristezza e la mortificazione per il distacco delle persone familiari, dagli amici, dalla propria comunità e dal proprio paese; dall’altra affioravano la speranza e la fiducia in un futuro migliore per se stessi e la propria famiglia”. (Cfr.
“Gli artigiani di San Marco negli anni della mia fanciullezza avevano un giorno della settimana dedicato al riposo. Ma non era la domenica, nella quale, molti di loro, almeno nelle ore della mattina, aprivano la loro bottega e lavoravano
“Ci sono chiese costruite in tempi recenti che a tutto fanno pensare tranne che a un luogo sacro. Pochissime, per quello che consta a me, fanno eccezione a questa regola. Chi progetta una chiesa oggi a tutto pensa fuorché ad un luogo nel quale si devono celebrare dei riti e delle funzioni religiose e nel quale i fedeli che vi si radunano devono trovare le condizioni, anche psicologiche, più favorevoli per il raccoglimento e la preghiera. Viceversa, sembra talora di entrare o in un capannone o in un auditorium o in un teatro e quindi ci si trova in una situazione che non favorisce il raccoglimento. Le chiese di una volta, anche quelle umili e modeste, avevano il pregio di esaltare da un lato le ragioni dell’arte e dall’altro le ragioni della fede e della preghiera.” (Cfr. Terza parte, pag. 17). Scintille memoriali, sensazioni, emozioni: LA CUMPAGNIA
regolarmente. La giornata del riposo era il lunedì, soprattutto nelle ore pomeridiane, in quanto il lunedì mattina diversi svolgevano il consueto lavoro”. (Cfr, Seconda parte, pag. 41). Scintille memoriali, sensazioni, emozioni: LE CHIESE DI UNA VOLTA
“Ogni anno, a metà maggio, un gruppo abbastanza numeroso di sammarchesi, adulti e ragazzi, maschi e femmine, si reca in pellegrinaggio a Monte S’Angelo per far visita all’Arcangelo Sn Michele nella Grotta-Santuario a lui dedicata. Il culto di San Michele è assai diffuso e radicato sul Gargano. Ed anche San Marco ha una particolare venerazione per questo Santo, che viene festeggiato sia il 29 settembre, come da calendario liturgico, sia l’8 maggio, quando si
Stefano Sbiroli & Figlio S.r.l. Via Cavalieri del Lavoro, z.i. 70017 - Putignano (BA) Tel: 080-491.10.13 info@sbiroli.it www.sbiroli.it inquadra il qrcode e visita il nostro sito
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ricorda l’apparizione del Santo nella Grotta, e la festa assume maggiore solennità e risonanza. Attorno a questo culto si è costituita in tempi ormai lontani una confraternita che organizza ogni anno il pellegrinaggio. A tale confraternita si è dato il nome dialettale Cumpagnia, che rimanda a una precisa etimologia: cumpagne, cioè “compagno” in italiano”. (Cfr. Terza parte, pag. 21). Scintille memoriali, sensazioni, emozioni: IL DIALETTO Tutte le comunità umane, da quelle più grandi a quelle più piccole, nel corso della loro storia hanno elaborato un proprio idioma, chiamato dialetto, che ha connotazioni lessicali, grammaticali e sintattiche, oltre che di pronuncia e di suono, assolutamente uniche. Detto questo, e proprio mentre scorreva la rievocazione delle tante vicende entro cui vivevo la mia età dell’innocenza, mi sono reso conto della grande valenza dell’idioma dialettale, senza la quale non si possono capire tante cose che attengono alle storie che ho raccontato. Se solo per un po’ mi soffermo a riflettere sul dialetto sammarchese, sulle sue parole e sulle sue espressioni e ne evoco pronuncia e suono, mi rendo conto quale ricchezza di vita è in esso, ricchezza dovuta ad una miriade di contributi provenienti da altre lingue e da altre culture, sicché si ha l’impressione che l’intero mondo abbia contribuito a farlo nascere e a farlo sviluppare in un crogiuolo sillabico e tonale che ha un fascino segreto e misterioso”. (Cfr. Paralipomeni, pagg. 51-52). Scintille memoriali, sensazioni, emozioni Potrei continuare a lungo, perché le quattro parti de L’innocenza ritrovata hanno innescato un meccanismo rievocativo di fatti e personaggi della mia infanzia, ma devo avviarmi alle conclusioni . . . .parlandovi però prima di cultura.
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Un punto fermo: come mi hanno insegnato anche Joseph Tusiani e Raffaele Cera la cultura va intesa come intervento nella storia, modellato dal sapere e fortificato dalla saggezza. E non come mezzo di arroccamento nei propri territori. È un errore blu rinchiudersi nel borgo! È un errore blu avere piedi e testa nel borgo! Un altro punto fermo: si fa cultura anche coltivando relazioni interpersonali. La cultura unisce e favorisce incontri, che daranno frutti preziosi nella lunga consuetudine che ne seguirà. La definizione più bella di cultura l’ha data un grande profeta, un prossimo santo, don Tonino Bello: cultura è impegno, servizio agli altri, promozione umana come il riconoscimento della persona libera, dignitosa e responsabile; cultura è cemento della convivenza, orizzonte complessivo, strumento di orientamento, alimento di vita; l’elaborazione culturale è una via obbligata per individuare stili di vita, modalità di presenza e di comunicazione, attenzione alle attese delle persone e della società, per esprimere le ragioni della speranza e accettare responsabilità in spirito di servizio. Mi avvio alle conclusioni. Dalla lettura delle quattro parti de L’innocenza ritrovata emergono usi e costumi che ormai non esistono più. Il preside Raffaele Cera ha avvertito la necessità, e in un certo senso il dovere, di non disperderli nell’oblio, quasi che essi non siano mai esistiti e non abbiano accompagnato le vicende quotidiane degli antenati. La fedeltà a tale memoria, venuta meno o affievolitasi nella San Marco di oggi, rimane ancora viva e forte ne L’Altra San Marco, vale a dire in alcuni gruppi di sammarchesi che vivono lontano …a Milano, a Torino, a Melbourne, a
Buenos Aires, a New York…. Presso questi sammarchesi sono ancora diffusi certi usi e costumi, dei quali vanno orgogliosi perché rappresentano la loro identità più spiccata. Un’identità che è frutto di secoli e che chiama in causa il DNA dei sammarchesi che nella Valle dello Starale, tra i due Conventi di Stignano e San Matteo, ai piedi del Celano, ha piantato le sue radici e si è inventata una capacità di vivere attingendo anche alla grande e nobile tradizione culturale dei Benedettini e dei Francescani. (Cfr. Paralipomeni, pagg. 77-78-79). Un’identità, fatta di radici e di ali, che costituisce il prezioso legame che ancora unisce “l’Altra San Marco” alla storia, alla tradizione e alla cultura di San Marco. C o n c l u d o . Sia lode e gloria a Edizioni del Rosone perché diffonde informazione, diffonde cultura da ben 41 anni. Sia lode a gloria a Raffaele Cera, che con generosità d’animo ha descritto la sua infanzia….offrendo a tanti . . . .variegate opportunità di riflessione, conditio necessaria per la crescita. Il fatto che stiamo parlando di San Marco e dell’Altra San Marco a Milano, testimonia, in maniera inequivocabile, la presenza di uno dei segni più eloquenti della cultura: quello dell’andare incontro. Non la pigrizia e la sedentarietà. Starsene freddi e morti non ha mai pagato: figuriamoci adesso! Occorre istruirsi. Occorre organizzarsi. Occorre muoversi. Come fa da sempre, e con spirito di servizio nei confronti della Comunità Sammarchese cui si sente di appartenere con la sua carne e il suo sangue il preside Raffaele Cera. Complimenti Amico mio e Grazie . . . .Grazie di cuore.
OliO PantaleO Drawing byi Doriano Strologo
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di Saverio Buttiglione
Eventi
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“Extra DiVino: il golf”
S
i direbbe un banale tiro della palla in una buca nel terreno con un bastone, senza essere per forza degli atleti, uno sport snob e solo per ricchi ??? Invece i cellulari devono essere rigorosamente spenti, bisogna avere la zappetta nella sacca per ricomporre le zolle d’erba eventualmente strappate durante il percorso, osservare rigorosamente il silenzio tra i suoni della natura (gli uccelli per esempio) e le parole pronunciate lo stretto necessario a voce bassa (tranne quando ci si accorge che il proprio colpo sta per arrivare a far male a qualcuno) ... poi il fisico “deve” essere allenato
(muscoli e tendini sopratutto) e bisogna possedere capacità strategica della mente come nel gioco degli scacchi) unita a grande concentrazione e valutazione tattica delle condizioni ambientali cangianti per scegliere il bastone adatto, affinchè il colpo abbia la maggior efficacia possibile in velocità e traiettoria quando il corpo si inarca per tirare similmente allo swing della danza, questo è il golf, uno sport da consigliare anche per l’educazione sociale ed ambientale che trasmette. Dopo 112 anni nel 2016 è ritornato il GOLF alle Olimpiadi nel bellissimo campo 18 buche disegnato su stile inglese dall’architetto Gil Hanse nel rispetto della riserva naturale di Marapendi e finalmente sulla RAI con riprese ad alta definizione compresa la track ball (visuale in azzurro della scia della palla in volo). Nessuno dei giocatori aveva perciò memoria storica del circuito e soprattutto dalla buca 11 alla 14 molti metri con green
ondulati che mettono alla prova la tenuta dei nervi. Ad inizio gara nessun lancio nell’acqua dei laghetti ma qualche colpo nei banker (fosse di sabbia che per fortuna è di grana grossa e facilita il colpo d’uscita). Manassero ha commesso un errore alla 2 ma si è ripreso alla 4 con un birdy riportandosi in par, alla 6 ha incontrato molto vento perciò si è consultato col suo caddy (il portabastoni) su quale ferro usare. Con “par” si intende il numero predeterminato in un campo da golf di quanti colpi un giocatore dovrebbe impiegare per andare da una buca all’altra. In linea di massima i “par 3” hanno una lunghezza compresa tra 90m e 230m, i “par 4” tra 230m e 410m, i “par 5” tra 410m e 550m. I fattori rilevanti che intervengono nella determinazione del par di una buca sono la presenza di ostacoli come bunker, ostacoli d’acqua, dune o alberi. Il par tipico di un percorso da campionato è 72, generalmente composto da quattro par 3, dieci par 4 e quattro par 5. Altrimenti, i percorsi che ospitano tornei di alto livello hanno sempre un par compreso tra 69 e 73. Il risultato, o score, di un giocatore viene sempre confrontato con il par del campo. Se il campo è un par 72 e il giocatore ha impiegato 75 colpi per completare il giro, il suo score è di +3 sul campo, ossia ha eseguito tre colpi più del par per completare le 18 buche. Se il par è 72 e il giocatore impiega 70 colpi, il suo score è di -2 sul campo.
Nei tornei viene riportato il punteggio ottenuto in tutte le giornate di gioco, ossia si somma lo score ottenuto in ciascun giro. Il punteggio di una buca è definito allo stesso modo, ma ad ogni punteggio viene assegnato un nome Si dice bogey il punteggio +1 sul par della buca. Se il punteggio è di +2 si dice doppio bogey, se è di +3 è detto triplo bogey. Nel linguaggio comune per riferirsi a punteggi superiori al doppio bogey si usa la dicitura “tre sopra il par”, “quattro sopra il par” e così avanti. Chiudere la buca in par significa eguagliare il par della
buca. Viene s e g n a t o a n c h e come “E” (dall’inglese even, pari). Si dice inoltre par in regulation o regular quando viene eseguito con due putt (colpi interni al green, striscia di cammino in erba) e i rimanenti fuori dal g r e e n . Il punto più importante per il punteggio totale della gara è senz’altro il birdie (in inglese, uccellino) cioè un colpo in meno del par previsto tra una buca e l’altra. Nonostante i birdie siano comuni per i giocatori
professionisti, difficile essere in grado di completare il cosiddetto “giro perfetto” con 54 colpi su un par 72, equivalenti a 18 birdie. In Italia la Lombardia ha una settantina di campi da golf, con un benefico incoming turistico da tutta europa, ma la regione ad alto potenziale ancora inespresso, secondo l’indagine di mercato realizzata dall’architetto Giuseppe Miliè, costruttore di campi da golf in tutto il mondo e che qui riproponiamo, è la Puglia, sia per il clima favorevole anche nei mesi invernali, sia per l’accoglienza eno gastronomica che soprattutto i turisti del nord europa e della Russia apprezzano molto, purtroppo in questa regione i campi da golf sono soltanto 5 (cinque).
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di Saverio Buttiglione
Eventi
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“Format Puglia Extra DiVino” anche a Milano TUTTOFOOD 2019
C
ome ogni 2 anni non posso mancare alla più importante rassegna internazionale che si tiene a Milano sull’agroalimentare “ T U T T O F O O D ” . Qualche anno fa infatti, quand’era da poco inaugurata la nuova Fiera di Milano/Rho, in vista di EXPOMilano2015, il primo salone ospitato fu Tuttofood, e fu chiamata a dirigerlo Michela Fisher che per anni aveva decretato il successo del Cibus di Parma
e fu lei a darmi l’incarico di realizzare, in italiano, francese, inglese, russo e cinese, lo spot ufficiale di quella prima edizione. Da allora grandi passi avanti hanno fatto le aziende di qualità della mia regione di provenienza, la Puglia, nelle esportazioni estere, ed infatti sono molte quelle che partecipano a questo importante salone perché hanno la possibilità, in pochi giorni, di incontrare sia i loro partners esteri sia di concludere
affari coi buyers più importanti oggi nel mercato globale. Sette anni fa abbiamo deciso, con l’economista Stefano Masullo, esperto di finanza internazionale e docente universitario, nonché direttore del magazine “Golf People Club Magazine”, di fondare il magazine “Slow Economy”, proprio per dare risalto alle eccellenze dell’eno agroalimentare, e della moda, unite dal filo rosso del golf, per inserirle nel mercato dei golfturisti, persone che hanno una buona capacità di spesa utile all’acquisto di questi prodotti di nicchia, ed a tal proposito presentiamo anche al Tuttofood il programma “Luxury Brand”. Sette anni fa venivamo da 5 anni di profonda crisi economica mondiale cominciata nel 2007 da quella finanziaria dei mutui subprimes negli Stati Uniti d’America e poi diffusasi a livello globale prima con l’aggiunta del default dei titoli sovrani di alcuni Stati che infine ha contaminato anche l’economia reale. Era a quel punto mia ferma convinzione che un consolidato modo di pensare
“IL BUON VINO È OGNI VOLTA UNA SINFONIA DI QUATTRO MOVIMENTI, ESEGUITA AL RITMO DELLE STAGIONI. IL SOLE, IL TERRENO, IL CLIMA E I VITIGNI MODULANO L’OPERA, MENTRE IL VIGNAIOLO, COME SOLISTA, IMPRIME LA SUA CADENZA” (PHILIPPE MARGOT)
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ed operare nell’economia era terminato per sempre, ed agli imprenditori che mi obbiettavano di aspettare la fine della crisi opponevo il consiglio di guardare il mondo produttivo da un altro punto di vista, affinchè l’economia reale si appropriasse di nuove tecnologie (autovetture smart ecocompatibili, abitazioni domotiche energeticamente autosufficienti, ecc.) cercando di costringere la finanza a tornare al ruolo per cui è nata, ossia “finanziare gli investimenti economici”, lasciando al suo destino la finanza “fast”, che alla velocità della luce, grazie all’impiego di supercomputers, compre e vende titoli aziendali, spesso anche quelli delle materie prime, anche quelle agroalimentari, seguendo solo la via del profitto e quindi della speculazione fine a se stessa. Del passato questa nuova slow economy, avulsa dal concetto del consumismo a tutti i costi, a mio parere dovrebbe mantenere i valori derivati dai prodotti manifatturieri di qualità, spesso ancora costruiti con una filosofia artigianale, insieme ai valori di ambienti incontaminati che ancora esistono, inseriti in un quadro di tradizione storica che ci viene, soprattutto in Italia, dalla bellezza della nostra
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arte e dei nostri monumenti, f r u t t o dell’ingegno “made in Italy” che Leonardo da Vinci, del quale quest’anno celebriamo l’assenza da 500 anni esatti, riassumeva nella sua opera di architetto, ingegnere, scienziato e pittore. Finito il Tuttofood daremo incarico all’Associazione Extra DiVino di realizzare il programma di gemellaggio tra Puglia e Lombardia per promozionare l’agroalimentare pugliese con eventi in cantine e frantoi oleari di Puglia e circoli del golf di entrambe le regioni, in questo programma ed in questi luoghi celebreremo i 10 anni del “Premio Puglia: Unici e Protagonisti” in giornalismo, cultura, agroalimentare, moda, turismo, spettacolo, sport, economia, management invitando i personaggi pugliesi che nell’anno 2019 si siano distinti in Italia e nel mondo. L’associazione
“Extra DiVino” che presiedo in collaborazione con Città di Bari e Regione Puglia si occupa di marketing internazionale promuovendo le eccellenze delle filiere eno/agroalimentari, moda e turismo e non a caso ha nel logo e nell’immagine i 2 testimonial più importanti di questa regione, Vino ed Olio Extravergine d’Oliva. Al recente salone internazionale del vino di Verona “Vinitaly” di aprile, che ho frequentato per anni con la mia troupe televisiva, dove all’olio viene dedicato uno spazio importante nel padiglione “Sol”, questi due
prodotti pugliesi sono risultati sempre più apprezzati tanto che le cantine che espongono sono ormai più di 100, ma in un recente passato non era così. Il vino pugliese tra l’800 e la metà del ‘900 veniva esportato per “tagliare” (brutto termine perché in realtà si trattava di “migliorare”) molti vini soprattutto quelli di Bordeau. Ma finalmente si è poi investito nel marketing imbottigliandolo e dando valore al brand con etichette che ne certificano l’assoluta eccellenza, basti pensare all’apprezzamento globale di cui godono vitigni autoctoni quali il Negramaro ed il Primitivo. Antesignano di questa strategia di marketing è stato senz’altro il rosato delle cantine salentine del conte Leone De Castris, come mi ha ben spiegato l’amico Pienicola Leone de Castris. Nel 1945, verso la fine della guerra, il governo Badoglio si rifugiò a Brindisi mentre i tedeschi arretravano subendo l’avanzata degli anglo/ americani da sud, e l’Italia per mesi risultò divisa a metà, per cui la cantina Leone de Castris non poteva approvvigionarsi delle bottiglie che arrivavano dalle vetrerie del nord. Il colonnello americano Charles Poletti che comandava la
guarnigione di stanza a Brindisi, gustando il rosato di questa cantina, chiese di esportarlo negli USA e fornì le bottiglie di birra delle sue truppe per imbottigliarlo, dandogli il nome “Five Roses” perché il vigneto da dove si vinificava aveva 5 varietà di piante di rose in testa ad ogni filare di piante d’uva (un’usanza diffusa perché il vignaiolo si accorge in largo anticipo dell’attacco dei parassiti che prima di passare al vitigno invadono la rosa). Fra le cantine che hanno partecipato al Vinitaly ne ho selezionato alcune che ho fatto visitare all’export manager di Auchan Italia Omar Ahmed per il programma estero che sta portando avanti il team guidato da Alessandro Montanari, in un
tour che ha molto apprezzato, anche perché alcune di queste praticano una politica di turismo enogastronomico accogliendo missioni guidate di stranieri che vogliono fare viaggi esperenziali, non solo gustando i prodotti di Puglia, ma anche osservandone la fabbricazione, dal vino all’olio, dalla pasta alle mozzarelle. Abbiamo visitato infatti le cantine del senatore COPPI a Turi, ALBEA (che ospitano anche un museo del vino) ad Alberobello, TORMARESCA (recentemente acquistate dal marchese Antinori titolare delle omonime cantine fiorentine), BOTROMAGNO a Gravina di Puglia, TENUTA RIPA ALTA a Cerignola, ALBANO CARRISI a Cellino San Marco. L’EVO (olio extravergine d’Oliva) pugliese ha ancora da percorrere molta strada sulla via del marketing e della comunicazione, ma la situazione sta migliorando da quando il caro amico Cino Tortorella (noto come Mago Zurlì che ha inventato lo Zecchino d’Oro, ma pure autore e regista di decine di trasmissioni RAI e Mediaset e soprattutto grande giornalista enogastronomico direttore della rivista “Gran Gourmet”) nei suoi frequenti viaggi in questa regione era affranto negli ultimi 10 anni
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nel vedere ancora questo prodotto venduto sfuso ed ad un prezzo ridicolo che non copriva nemmeno le spese di produzione (3 euro). Quand’era giovane il mitico scrittore Veronelli lo portò un giorno da Milano al porto di Brindisi convocando stampa e TV perché decise di bloccare lo sbarco da una nave di olio estero evidentemente taroccato, facendo distribuire ai presenti fette di pane di Altamura imbevute del vero olio d’oliva pugliese. Solo il quotidiano La Repubblica ne parlò, riprendendo un articolo del New York Times dove oltre a citare l’episodio si rimarcava che il traffico d’olio contraffatto produceva guadagni illegali pari al traffico di cocaina ! Ora la situazione è di molto
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migliorata, i produttori d’olio hanno investito a n c h ’ e s s i considerando che la Puglia coi suoi 60 milioni d’alberi è la culla d’Europa dell’olio d’oliva e considerando che il presidente della LILT (Lega italiana lotta ai tumori) l’oncologo F r a n c e s c o Schittulli ha scelto come testimonial delle sue campagne di comunicazione proprio l’olio extravergine d’oliva perché, oltre che buono, è preferibile nei condimenti al posto dei grassi animali come il burro perché possiede p r o p r i e t à salutistiche antiossidanti ed antitumorali. Uno dei primi a credere nel valore aggiunto del marketing nella commercializzazione dell’olio pugliese è Savino Muraglia che nel suo frantoio imbottiglia in recipienti di terracotta stilisticamente disegnati come vere e proprie opere d’arte tanto da riscuotere grande successo in tutte le fiere internazionali dove vende ad un prezzo adeguato. Un’altra eccellenza è la Masseria Brancati di Corrado Rodio sul mare di Ostuni che offre ai
visitatori la visione di tre antichi frantoi (quello dei romani, ipogeo scavato nella roccia, quello medievale e quello moderno) ma soprattutto la presenza di alcuni alberi millenari (l’università di Bari ha condotto indagini sulle radici col carbonio 14 certificandone la nascita prima di quella di Gesù). La tracciabilità dell’olio d’oliva è ormai cosa fattibile come dimostrano le indagini di laboratorio fatte con la risonanza magnetica all’Università di Lecce dal team guidato dal prof. Francesco Paolo Fanizzi che riescono a stabilire persino differenze tra olive coltivate a pochi chilometri
di distanza, per cui quando questa tracciabilità venga apposta con microcip o Qcode sull’etichetta il consumatore consapevole può conoscere tutto sulla provenienza e relativa qualità del prodotto per scegliere quello che più gli aggrada al di là del prezzo. La professoressa dell’Università di Bari Maria Lisa Amirante Clodoveo insieme al marito ingegnere del Politecnico sta portando avanti un benemerito programma di innovazione tecnologica nella valorizzazione dell’EVO, sponsorizzata da Stefano Caroli presidente dei Frantoiani di Puglia. Ci sono 2 aziende, anch’esse
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presenti insieme ai vini citati, al Galà TV che ho realizzato nel Fortino Sant’Antonio sul lungomare di Bari nello scorso dicembre, che hanno realizzato una forte penetrazione in due mercati molto difficili per il nostro olio, per mancanza di comunicazione e per abitudini locali differenti dalle nostre, il Giappone e la Cina. La prima è la “Pantaleo SpA” di Fasano, che produce olio biologico, ormai massicciamente presente sul mercato giapponese nel quale è leader mondiale di esportazione, l’altra è “Nicchia” di Noci portata in Cina dal dottore commercialista Francesco D’Aprile che lì opera da anni innanzitutto per far conoscere ambiente, storia e cultura culinaria di una regione
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che è culla dell’olio, che ha riscosso un enorme successo nella recente missione della Regione Puglia al “China Import EXPO” di Shanghai, alla quale ho partecipato anch’io con video e articoli sul magazine Slow Economy in lingua cinese mandarino. Vinitaly 2019, volano internazionale di promozione di vino ed olio, è stata un’altra importante tappa per il consolidamento di questi due prodotti pugliesi nella competizione in atto sul mercato globale. Tuttofood è una kermesse ancora più grande perché presenta al mondo (buyers, stake holders, influencers, stampa e digital media) tutti i prodotti dell’agroalimentare, quelli che se siamo consumatori
consapevoli, gustiamo ogni giorno della nostra vita sulle nostre tavole.
Botromagno SocietĂ Agricola a.r.l. 70024 Gravina in Puglia (BA) - Via Archimede, 22 info@botromagnovini.it Tel. (+39) 080.3265865 - Fax (+39) 080.3269026
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Il SIERO INNESTO oggi per tutti può essere una scoperta, ma per noi da sempre è la normalità, il nostro ingrediente fondamentale per ottenere un prodotto GENUINO e di ALTA QUALITÀ al GIUSTO PREZZO.
Per rispetto ed educazione verso i princìpi morali trasmessi dalle nostre famiglie, amiamo da sempre trasformare il latte come si faceva una volta utilizzando il SIERO INNESTO. Solo così è possibile garantire un prodotto legato alla tradizione, dal sapore inconfondibile, ad alta digeribilità e più adatto a chi è intollerante al lattosio.
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saporidellemasserie.it
La Redazione
Agroalimentare
“Al Vinitaly il Senatore Dario Stefàno fautore della legge sull’enoturismo” Presentata oggi al Vinitaly la ricerca sui vini rosati condotta da Nomisma “I dati ci confermano che dieci anni fa ci avevamo visto giusto a investire sui rosati, peccato però che oggi la Puglia non sia più alla testa di una locomotiva dal potenziale straordinariamente enorme. L’idea di un Osservatorio che raccogliesse i dati, che ad oggi mancano, su questa tipologia enoica l’abbiamo lasciata nel cassetto chiuso nel 2009 ed oggi sono altri territori ad intestarsi questa, necessaria, attività. A loro ovviamente va tutto il nostro plauso, ma è evidente che la Puglia ha perso un’occasione importante. Così come abbiamo fatto morire il Concorso nazionale organizzato nella nostra regione, che è stata occasione di stimolo per produttori di tutto il Paese”. Così il senatore Dario Stefàno alla presentazione al Vinitaly 2019 della ricerca condotta
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da Nomisma su “Vino rosato italiano, mercato e trend”, promossa dallo stesso Stefàno. Alla iniziativa hanno preso parte anche Denis Pantini, responsabile area Agricoltura e Industria Alimentare di Nomisma, Damiano Reale, presidente Consorzio Vini DOP Salice Salentino, Francesco
Liantonio, presidente Consorzio DOCG Castel del Monte e Federico Quaranta, conduttore di trasmissioni enogastronomiche radio e tv. La ricerca ha analizzato le dinamiche dei vini rosati nel panorama del mercato internazionale, mettendo in evidenza come il consumo di questa tipologia enoica continua a crescere, con progressioni più significative in alcuni Paesi, come gli Stati Uniti. Inoltre, la ricerca ha evidenziato che al pari degli spumanti, anche i rosati rappresentano la tipologia di vino che meglio si adatta ai cambiamenti negli stili di vita e nelle modalità di consumo del vino da parte delle nuove generazioni, non solo per una questione di tendenza ma anche per una facilità di “beva”. Riguardo alla Puglia, nello specifico, la ricerca ha sottolineato che rappresenta un territorio storicamente vocato alla produzione di rosati e in
questo scenario di mercato può giocare una partita importante anche se su target di consumo differenti: i vini pugliesi, alla stregua di quanto accade sul mercato per gli autoctoni, rappresentano una specificità nella categoria dei rosati e come tali possono incontrare l’apprezzamento di consumatori più esperti o in cerca di un
“upgrade” nella tipologia. “La Puglia del vino cresce in valore – ha concluso Stefàno – ed è un’ottima notizia, perché abbiamo due elementi forti su cui continuare a investire: l’autoctonia e l’identità”. Dario Stefàno oltre alla legge sull’enoturismo ha fortemente voluto la nascita del Concorso Nazionale dei Vini Rosati
ed è stato Assessore della Regione Puglia alle Risorse Agroalimentari presiedendo per anni il tavolo romano dei colleghi assessori di tutte le regioni italiane.
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di Pietro Liuzzi - Sen. XVII Legislatura
Punti di vista
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“La Via della Seta circumnaviga il Sud” Nel
chiacchiericcio
delle
dell’Ambiente
fu
del Pireo sono in prima linea e
partner
in rampa di decollo sono Trieste
soluzione
e Genova e il terminal di Vado
italiano
polemiche intorno alla visita
individuato
di Xi Jinping e alle firme dei
per
protocolli d’intesa è, com’è
il
problema
Ligure è già partecipato da
naturale, del tutto assente il
dell’ecostenibilità del sistema
Cosco e Qingdao. Non c’è che
Mezzogiorno. D’altra parte che
produttivo
cinese. Come
dire: c’è del metodo in questa
c’entra l’area più arretrata del
sono andate le cose è noto.
follia! Non un parlamentare,
Paese in una discussione di tale
L’Italia
preferì
per
non un esponente politico del
portata? Invece c’entra. C’entra
i
di
Tangentopoli. In
Mezzogiorno all’epoca levò un
perché alla fine degli Anni
verità
insistettero,
dito per sventare il fallimento del
Novanta (ministro degli esteri
soprattutto per Taranto e Gioia
progetto Taranto-Gioia Tauro.
Gianni
Tauro, ma gli italiani avevano
Altrettanto sta accadendo oggi.
conoscitore di questioni cinesi),
cose
cui
Fanno eccezione gli interventi
Pechino individuò in Taranto e
pensare. Tra l’altro, all’epoca,
abbastanza ragionati - e ormai
Gioia Tauro i primi e principali
le
sinoamericane
datati - dei ministri Fitto, Barca,
approdi della Via della Seta in
erano guardinghe ma, tutto
Vincenti, Calenda. Se coloro che
Europa. Non solo. Alle imprese
sommato, eccellenti. In un
ora si affannano a convincerci
italiane
proposta
quarto di secolo la geopolitica è
che è giusto firmare protocolli
collaborazione per l’espansione
mutata e gli Usa sono ringhiosi
d’intesa
urbana
di
sulla questione. Ora il gioco
l’Ue
Shanghai e persino il Ministero
è cambiato. I porti di Haifa e
gli
De
Michelis,
venne ed
ottimo
industriale
come
avviare
a
gigantesco
fasti i
delirare
cinesi
più relazioni
importanti
senza
attendere
avessero
coinvolto
interessi
del
Meridione,
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probabilmente il volume di
altro. La fantapolitica suggerisce
e qualche attenzione in più
affari potenziale dell’Italia con
che
interessi
per il presidente Conte. Va
la
africani in Cina debbano, prima
ricordato che è uomo di Villa
e
o poi, avere un link con l’Europa
Nazareth, riservatissimo think
proditoriamente concluso dalla
e i cinesi, è noto, hanno la
tank di estrazione cattolica,
Francia di Macron (30 miliardi
vista lunghissima. La geografia
uno
di dollari). Se Via della Seta ha
siciliana
importanti
da essere, sia, ma aggirando
proiettata
continente
internazionale. L’evoluzione
il Sud continentale. L’ilarità è
nero. Non meno lunga è la vista
delle difficili relazioni tra Cina
d’obbligo. Infatti, l’enigmatica
del sottosegretario Geraci il cui
e Vaticano richiede diplomazia
tappa
Xi
curriculum è di tutto rispetto
raffinata e duttile. Le Vie della
ancorché essere un omaggio
e che dovrebbe fare riflettere
Seta e quelle del Signore,
al nostro presidente Mattarella,
quanti guardano ancora alla
potrebbero
incrociarsi.
sembra
Lega come i “barbari sognanti”
sempre
circumnavigando
Cina
quello
40
avrebbe
superato
orgogliosamente
palermitana
esserlo
di
di
più
al
gli
immensi
è sul
memoria. il
sottosegretario Michele Geraci,
di
attivissimo
degli
In ultimo ma non per ultimo:
accordi italocinesi, ma anche di
qualche snobismo in meno
promotore
bossiana
ampiamente
degli
peninsulare.
osservatori sulla
più
politica
Ma
Mezzogiorno Ahi
noi!
41
rec
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editrice
estratto
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“La bocca non serve solo per respirare e mangiare, ma è anche un importante organo di comunicazione, pertanto non stupisce che, denti bianchi, splendenti e regolari, sono riconosciuti come un segno di vitalità e di salute del corpo; inoltre, un sorriso accattivante influenza in modo decisivo la fiducia in se stessi.
• LE NOSTRE SPECIALIZZAZIONI • Implantologia dentale • Implantoportesi imputer assistita Riabilitazioni protesiche fisse • Faccette in ceramica • Terapia parodontale Odontoiatria estetica • Chirurgia ossea ricostruttiva • Chirurgia orale Ortodonzia e Ortodonzia invisibile • Odontoiatria Conservativa • Endodonzia Igiene orale e profilassi • Sbiancamento dentale • Radiologia dentale Riabilitazioni protesiche mobili
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l’editoriale
LA SINTESI È PIÙ FATICOSA DELL’ANALISI
di Cesare Feiffer Direttore di rec_magazine cesarefeiffer@studiofeiffer.com
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Ho finito. Non volevo scrivere un manuale, perché sono fermamente convinto che nel restauro si possa dare un indirizzo di metodo, una traccia culturale da seguire per mettere in fila analisi, diagnosi e sintesi, si possano fornire degli indirizzi teorici e pratici per rendere coerente l’idea che uno si fa del restauro con lo sviluppo della conoscenza e con la progettazione ma non sia possibile racchiudere in un unico lavoro tutta l’anatomia degli edifici storici, le alterazioni che ognuno può subire e i rimedi per il consolidamento e la bonifica. Nel restauro architettonico le soluzioni tecniche, sulle quali in genere puntano i manuali, non sono sempre tutte valide o compatibili ma possono essere adatte o prevaricanti a seconda delle caratteristiche costruttive degli edifici e del loro stato di conservazione; per questo è necessario un loro uso accorto e filtrato dalla cultura. Un mero abaco di tecnologie indipendente dalle condizioni nelle quali si trovano strutture e finiture dell’edificio sarebbe utilizzabile da chiunque, e quindi indipendente dalla cultura e specializzazione del tecnico, cosa che ritengo sia profondamente sbagliata. In questo settore la qualità sta proprio nella specializzazione e nella cultura. Non volevo scrivere un manuale anche perché sintetizzate in circa 150 pagine una materia complicata, ricca di riferimenti esterni alla filosofia, alla storia dell’arte e dell’architettura, alla critica, alla scienza dei materiali e delle strutture, alla chimica, alla fisica, ecc. si corre il rischio di farsi del male. Certo, siamo nell’era della comunicazione rapida e non più in quella dell’espressione tramite la scrittura, che possiede altri tempi e altri ritmi; viviamo immersi in un’epoca nella quale la superficialità domina sull’approfondimento e, quindi, l’immediata e facile sequenza fotografica vince sui contenuti del testo e della parola scritta, che è invece faticosa, necessita di riflessione a volte profonda e sicuramente è più difficile da consultare.
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PAROLE CHIAVE Manuale del restauro, qualità del restauro, cultura del restauro KEYWORDS Manual on architectural restoration, quality of restoration, culture of restoration
ph. Riccardo Zipoli
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Perché scrivere un manuale sul restauro architettonico? In questo campo le soluzioni tecniche, sulle quali in genere puntano i manuali, non sono sempre tutte valide o compatibili ma possono essere adatte o prevaricanti a seconda delle caratteristiche costruttive degli edifici e del loro stato di conservazione; per questo motivo è necessario un loro uso accorto e filtrato dalla cultura. Un mero abaco di tecnologie indipendente dalle condizioni nelle quali si trovano strutture e finiture dell’edificio sarebbe utilizzabile da chiunque, diventerebbe così uno strumento indipendente dalla cultura e dalla specializzazione del tecnico, cosa profondamente sbagliata. In questo settore specialistico, invece, la qualità risiede proprio nella specializzazione e nella cultura. Is more challenging than deep analytics It is not possible to write a manual on architectural restoration since the technical solutions the latter offers, very often, are not relevant and compatible with all the buildings. For this reason it is important to have the cultural understanding to recognise the best solutions. everyone would find it useful to use a list of technologies independent from the structural conditions of the building. Yet this would become a separate instrument from the culture and the technical specialisation and therefore wrong. In this field excellence is related to culture and specialisation.
Oggi, tutti noi privilegiamo la sintesi veloce, spesso foto-grafica, alla lettura che comporta approfondimento e riflessione, e questo vale per quasi tutti i campi del sapere. Così viene ormai naturale, sia per il soggetto che compone sia per il lettore che lo esamina, fornire massima importanza al valore evocativo degli schemi che danno soluzioni pratiche, all’esempio tramite le immagini fotografiche, che sono facili da sfogliare in sequenza e sono veloci da trasferire nei propri progetti, perché nessuno ha più tempo, ed è questa una modalità semplice perché ‘copi e incolli’, accarezzi con lo sguardo e non ti fermi ad approfondire. Qualche decennio fa tutti noi avremmo giudicato un manuale sul restauro architettonico superficiale e quasi irriverente nei confronti di un argomento così complesso e profondo; sarebbe stato visto un po’ come presuntuoso, perché avrebbe preteso di sostituire con una sintesi estrema l’articolazione teorica e scientifica degli argomenti. Oggi siamo tutti mutati e ognuno di noi preferisce scorrere sul telefono, sul tablet o sul proprio pc immagini che forniscono soluzioni; siamo convinti che queste possano sostituire l’approfondimento che ci fornisce un testo, che possano bypassare la fatica di approfondire, di studiare o di capire il nostro agire e di descriverlo tramite qualche pagina. Anzi, molto spesso i testi, anche se brevi, quasi infastidiscono perché vengono visti come corpi estranei in un mare che si vorrebbe solo di immagini. Così, la comprensione delle cose e il sapere rischiano di perdere progressivamente la propria forza. Ho ritenuto quindi necessario premettere alcune riflessioni che ribaltano l’organizzazione usuale di un manuale: la prima si riferisce a quei concetti importantissimi che aiutano progettisti ed esecutori ad un utilizzo critico delle tecniche e che sono i concetti di autenticità materica e di stratificazione storica, che danno i limiti del progetto, che inquadrano le scelte e con i quali bisogna avere coerenza. La seconda è relativa a come va condotto il processo logico della progettazione, dalla conoscenza preliminare fino all’esecutivo, e come questo debba articolarsi in elaborati nelle sue molteplici fasi. La terza è che tutti sappiamo che non esiste un edificio uguale ad un altro ed è noto anche che due edifici apparentemente uguali e costruiti all’incirca nella stessa epoca arrivano all’oggi con forme diverse di degrado e dissesto, subiscono interventi manutentivi e di riuso in parte o del tutto diversi. Pretendere di unificare e rapportare queste realtà specifiche e singolari a dei modelli teorici di riferimento o a schemi, com’è natura dei manuali, è un processo di astrazione e semplificazione che non è applicabile a nessun contesto storico architettonico, che è fatto di individualità e non di modelli.
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Una ulteriore riflessione sta nella profonda differenza tra un progetto di restauro architettonico e qualsiasi altra progettazione dell’architettura. Il primo si attua e si verifica nella sua concretizzazione operativa in cantiere, ed è proprio il cantiere che dà la misura della qualità del progetto, dell’attendibilità delle analisi e della conoscenza preliminare; il cantiere è lo specchio della coerenza tra assunti culturali e scelte operative, mette in luce il controllo dei dettagli e dei particolari costruttivi, aspetto fondamentale nel restauro. Le altre, siano esse progettazioni compositive, urbanistiche, d’interni o altro, possono avere una loro valenza anche solo progettuale senza necessariamente attuarsi in cantiere, e ciò per le soluzioni artistiche adottate, per quelle distributive, per i rapporti di chiaroscuro, per le scelte formali ecc. Quanti progetti di nuova architettura non realizzati si è abituati ad apprezzare o criticare analizzandoli solo sulle pubblicazioni in carta stampata? E quanti sono diventati famosi solo per aver progettato architetture non necessariamente realizzate? Ciò sarebbe impossibile nel restauro, dove il cantiere è il banco di prova soprattutto della coerenza, che tra tutti è l’aspetto più importante della professione. Per questo motivo ho dato ampio spazio all’illustrazione di alcuni progetti e cantieri, che sicuramente sono validi per quella realtà specifica ma possono suggerire da un lato un metodo trasferibile in altri casi e dall’altro spiegare cosa significa un uso critico delle tecnologie. San Samuele e Santa Maria dei derelitti, Venezia (ph. Riccardo Zipoli)
Premessa TRASFERIRE CULTURA, METODO E TECNICHE IN PAROLE B1 IL PROGETTO DI CONSERVAZIONE E RIUSO
Ma1.1 seChe un cos’ manuale non può è il restauro oggi contenere tutte le caratteristiche tecnico costruttive dell’architettura preindustriale, le sue possibili forme di alterazione e i rimedi che il mercato 1.2 La complessità del costruito storico 1.3propone La specificità progetto sugli edifici esistenti e l’adeguamento tecnologico, se la sintesi oggi per del la bonifica, il consolidamento 1.4 Gli obiettivi del restauro e del suo progetto penalizza questo sapere ampio, se non è possibile illustrare le tecniche senza passare per i 1.5 Il progetto di qualità elevata cantieri, perché diavolo ho accettato l’incarico da parte dell’editore Mancosu di redigere il “Manuale del Restauro e Riuso” nell’ambito del Nuovissimo Manuale dell’Architetto? B2 IL RILIEVO METRICO E GEOMETRICO 2.1 Problemi e dimodo metodo L’ho fatto perchégenerali in qualche lui mi ha catturato con un paragone sibillino ma assai 2.2 Problemi tecnici e operativi intrigante citandomi un piccolo brano da un testo di Blaise Pascal che diceva all’incirca così: “Mi 2.3 Strumenti per il rilievo scuso Contessa se Videl scrivo una lunga lettera ma non ho tempo di scriverne una breve.” 2.4 signora La rappresentazione rilievo Ecco, la sfida di questo lavoro è stata proprio nella sintesi di questo mondo articolato B3 L’ANALISI STORICO CRITICA e complesso che è il restauro, attività che per molti versi è più laboriosa e impegnativa 3.1 Dall’analisi formale a quella materica dell’analisi. Ho cercato di sintetizzare e semplificare le teorie per fornire un filo conduttore 3.2 Le fonti storiche dirette nella scelta delle soluzioni tecniche e in questo il metodo ritengo sia stata la soluzione per 3.3 Le fonti storiche indirette procedere con coerenza. sintetica dell’evoluzione storica 3.4 La rappresentazione Non so se ci sono riuscito. Spero di si.
48 Organizzato per sezioni, il volume dedica una di esse al Restauro Architettonico,
B4 LA CONOSCENZA DEI MATERIALI E DELLE STRUTTURE 4.1 Le strutture esterne 4.2 Le strutture portanti principali 4.3 Le strutture portanti parzialmente o secondarie 4.4 Le strutture totalmente portate e le finiture
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Punti di distribuzione Bruxelles • Petit rue au beurre, 12 - Ristorante “La Capannina” a due piani nel centro storico, strada che immette nella fantastica “Grand Place” della città belga sede del Parlamento Europeo, con cucina italiana rivisitata al gusto francese e clientela internazionale, primo ristorante italiano in città fondato 50 anni fa da una giovanissima e tenace Anna Bianco emigrante da Noci in Puglia.
Dublino • 208 Lower Rarhmines Road, Dublin 6 - ristorante pizzeria “Il Manifesto”. Infotel: 353 1 496 8096 - m a n i f e s t o r e s t a u r a n t @ gmail.com - www. manifestorestaurant.ie - In Irlanda una vera pizza napoletana, fatta da Salvatore di Salerno che, se è in vena, fa pure il giocoliere con l’impasto, è un miraggio che pure in Italia sarebbe raro.
• Lower Ormonde Quay, Dublin 1 - ristorante pizzeria “Bar Italia”. Infotel: 353 1 874 1000 info@baritalia.ie www. baritalia.ie. Fa onore alla cucina italiana nel mondo, ottimi primi, ottima piz-
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za, squisita la frittura di calamari e gamberi.
ogni stanza dedicata ad un paese del mondo che produce cioccolata, un museo incredibile. Milano • Ristorante l’”Osteria dei Pirati” - via Fogazzaro, 9 del noto presentatore TV Marco Predolin che offre fantastici menù a base di pesce con musica dal vivo
• Upper Merrion Street, Dublin 2 - “Merrion Hotel” - www.merrionhotel.com. Nel centro storico si nota l’eleganza già dal portale d’ingresso, di fronte al palazzo di governo irlandese. Creato dalla fusione di 4 antiche case in stile georgiano si sviluppa attorno a 2 giardini del XVIII secolo.
Torino • via Santa Chiara, 54 - Ristorante “Asian Fusion”. infotel: 338 8194846. Nel quadrilatero romano non lontano dalla Mole Antoneliana ottime cucine tipiche malese, cinese, giapponese ed Italiana, con pietanze fedeli alle tradizioni ed ai gusti originali, crocevia culinario tra oriente ed occidente. Cuneo • Santuario di Vicoforte - Ristorante albergo “CioccoLocanda” - via F. Gallo,19. infotel: 0174 563312. Website: www.cioccolocanda.it. Del grande artigiano della cioccolata Silvio Bessone
• Residence “Abbadesse Resort” - via Oldofredi e via Abbadesse antico monastero fra i grattacieli del nuovo Quartiere della Moda, Isola di Porta Nuova, magistralmente gestito dal proprietario ing. Antonio Savia.
“Pola Residence” - via Pola Milano. Di fronte al nuovo grattacielo sede della Regione Lombardia, al centro del nuovo quartiere della moda meneghina, e vicino alla Stazione Centrale
Camisano Vicentino (VI) • Ristorante Locanda “Alla Torre da Zemin” - via Torerossa, 39/41 locale n.407 zona 4est infotel: 049 9065621. Nella torre di avvistamento del 1270 sul confine Vicenza/Padova, nei due piani della locanda un incredibile Gianfranco Zemin propone una cucina solo con prodotti di stagione e ingredienti del territorio, dalla “piramide di tartare di tonno su battuta di mango e avocado con salsa di limoni caramellati” alla “suprema di faraona”, indimenticabili i suoi risotti. Se lo si prega Gianfranco, forse, racconterà la storia di Occhi d’Oro e del cavaliere misterioso. Padova • “Q Bar” - vicolo dei Dotto, 3 infotel: 049 8751680. Nella centralissima piazza Insurrezione è elegantissima meta della movida chic padovana e ritrovo dei calciatori del Padova calcio. Dinner&Dance, cucina mediterranea e sofisticata musica live • “Osteria Barabba” - via Vicenza, 47. Marco offre la cucina delle osterie venete in un lounge space, a cominciare dall’ora dell’aperitivo, memorabile quello del mercoledì con ricco buffet, ottimo winebar infotel: 049 8716845 Parma • Ristorante “ I Tri Siochett” strada Farnese, 74/a. Squisiti “tortelli all’erbetta” piatto tipico parmense (grandi ravioli ripieni di spinaci annegati in burro fuso con Parmigiano) e torta fritta (detta anche “gnocchi fritti” nel modenese e nel reggiano, di origine longobarda, semplici sfoglie di pasta per pane fritte in olio che si gonfiano come pan-
zerottini vuoti all’interno) ottima per accompagnare il salame di Felino, il culatello di Zibello ed il prosciutto di Parma, oppure il Parmigiano Reggiano sorseggiando Lambrusco di alta qualità. Collecchio (PR) • Agenzia Viaggi “Tra le nuvole” - via Giardinetto, 6/I. Condotta con competenza e professionalità da Elena Bizzi. Città di Castello (PG) • Ristorante “La Taverna di Mastro Dante” - via Montecastelli Umbro/ Promano in località Coldipozzo, 45. E’ la patria dei prosciutti di montagna di Norcia infotel: 075 8648133
Soliera (MO) • “Hotel Marchi” - via Modena/ Carpi. Situato tra la patria dell’aceto Balsamico e la più bella piazza d’Italia (Carpi), all’incrocio fra l’autostrada adriatica nord/ sud e l’autostrada del Brennero che collega l’Austria ed il nord Europa . Quattro Castella (RE) • Ristorante Albergo “La Madda-
lena” - via Pasteur, 5. Emilio ed Emiliano Montanari accolgono con simpatia ospiti da tutta Italia deliziandoli con salumi parmensi e Parmigiano Reggiano. • Resort B&B “Quattrocolli“ - Via Lenin, 81. Sulla collina tra Parma e Reggio Emilia offre una discreta raffinata ospitalità di lusso San Polo d’Enza (RE) • Ristorante “La Grotta” - via della Resistenza, 2/B. Sulla collina reggiana, fra stalattiti e stalagmiti in grotta con cucina tipica reggiana. Roma • Golf & Country Club “Parco di Roma” - quartiere Cassia, via dei due ponti, 110. Progettista P.B.Dye per un 18 buche “par72” infotel: 06 33653396, direttore architetto Giuseppe Miliè, progettista di campi da golf in tutto il mondo. • Ristorante “Ristovino” quartiere Prati - via Durazzo, 19. Nei pressi dell’emittente televisiva nazionale LA7, è anche caffetteria per ottime colazioni mattutine ed enoteca ben fornita per pranzi o cene che vanno dai tipici piatti romani come gli “gnocchi freschi ai 4 formaggi” a quelli napoletani. Sant’Agata sui due Golfi (NA) • Ristorante albergo “Don Alfonso dal 1890” - corso Sant’Agata, 11/13. Nel cuore della penisola sorrentina si affaccia sul Golfo di Salerno, è considerato tra i primi dieci migliori ristoranti d’Italia, condotto da Alfonso Iaccarino, chef internazionale, che vi ha aggiunto un albergo e la scuola di cucina con showcooking.
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Orsara di Puglia (FG) • “Piano Paradiso” ristorante. Peppe Zullo noto chef internazionale, riceve ospiti da tutto il mondo. Infotel: 0881 964763 Torre Canne (BR) • Masseria San Domenico e Golf Club. Struttura composta dalla prestigiosa masseria San Domenico e da Borgo Egnazia, resort di alta qualità apprezzata anche da importanti clienti arabi e russi e dai divi di Hollywood, è munita di campo da golf a 18 buche fra gli ulivi secolari ed è affacciato sul mare
da Mosca di pellegrini cristiani ortodossi e, nel quartiere Palese hotel Parco dei Principi, di fronte al nuovo aeroporto Karol Wojtyla, modernissimo e dotato di tutti i confort per clientela business, entrambi della famiglia del vicepresidente Federalberghi di Bari, Antonio Vasile. • Villa Romanazzi Carducci - via Capruzzi, 326. Albergo resort elegante e con architettura di prestigio circondata da splendido parco in pieno centro cittadino, diretto dalla famiglia dell’imprenditore ing. Lorenzo Ranieri, è dotato di suggestive sale convegni sparse nel giardino ed offre la cucina del noto chef prof. De Rosa. • Ristorante Terranima - via Putignani. Nella strada delle banche e della movida, è l’unico ristorante che conserva l’architettura antica, dalle “basole” del pavimento alla coorte che ricorda le piazzette degli artigiani dei secoli scorsi (presenti ancora solo nel centro storico) offre l’inimitabile cucina tipica barese, dalle “strascinate alle patate e cozze”, dalle mozzarelle ai dolci caldi con crema “sporcamuss”
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Polignano a Mare (BA) • Resort & SPA Borgobianco - Contrada Casello Favuzzi. Moderni arredi interni in una struttura esterna a masseria, intonacata a calce bianchissima che si specchia su di una immensa piscina con idromassaggio, che compone la “Salus per acquam” insieme al centro benessere interno “Unica”. Cinque stelle meritate come meritata è stata l’elezione a presidente “Associazione Albergatori Polignano” di Roberto Frugis socio e marketing manager. Tel: 080-8870001 • B&B dei Serafini - piazza Vittorio Emanuele, 43. Riduttivo chiamarlo B&B perché si tratta di un eccezionale albergo diffuso nel centro storico della città di Domenico Modugno. Sporgendosi dalle case costruite sulla scogliera a picco sul
Bari • Barialto Golf Club. Storica club house pugliese con importante campo da golf.
• Hotel Boston - via Piccinni, 155. A 5 minuti dal centro storico e dalla Basilica di San Nicola, meta
• Hotel Oriente, nel centralissimo Corso Cavour al numero 32, un 4 stelle di lussuosa eleganza, ospita da gennaio 2013 la Golf Club House “Porta d’Oriente”, punto d’incontro al Sud Italia di giocatori ed eccellenze della moda e dell’enogastronomia.
• Radicci Automobili S.p.A. - Via Amendola, 146. Concessionaria Ferrari e Maserati per il Sud Italia ora Concessionaria anche per la dorsale adriatica con la nuova sede di Ancona. Il Gruppo Radicci a Bari, è anche prestigiosa Concessionaria Jaguar e Land Rover.
mare sembra proprio di ascoltare “Volare” o “Nel blu dipinto di blu” onde sonore che da Polignano hanno raggiunto ogni angolo del globo. Putignano (BA) • Proloco - piazza Plebiscito,1. Nel centro storico della città patria degli abiti da sposa e del Carnevale più antico e lungo del mondo. • Fondazione Carnevale di Putignano. via Conversano, 3. • Osteria “Chi va piano” - Via Monache, Putignano, 0802373445 - cell. 3932378898. In un vicolo nascosto di Putignano, Stefano Guglielmi, ex macellaio, ha creato una locanda di eccellenza. Con il suo staff cucina solo teglie di terracotta in un enorme camino utilizzando solo eccellenze enogastronomiche fresche di giornata. Il suo motto è “cibo e vino per andare lontano”.
• B&B “San Domenico” - Estramurale a Levante, 4 - 70017 Putignano (BA) - Cell. 3332284769 - info@bebsandomenico.com. La struttura è in un angolo pittoresco della città, a pochi passi dalla Chiesa di San Domenico con vista sul campanile,
nei pressi di Porta Barsento e dell’interessante centro storico. La struttura è gestita in maniera esemplare da Vincenzo Gigante: la sua gentilezza e le sue attenzioni vi metteranno a vostro agio, facendovi sentire in famiglia. • Agenzia Viaggi Netti - via Tripoli, 63. La signora Netti organizza viaggi in tutto il mondo, pur in tempi del “fai da te via internet”, con una costante ricerca del prezzo più basso col massimo della qualità e della garanzia, facendo inoltre incoming turistica in Puglia con educationals tours, showcooking ed itinerari guidati in posti unici ancora sconosciuti ai grandi tours operators. Noci (BA) • Ristorante “L’antica Locanda” - via S.Santo, 49. In una “gnostra” del centro storico meta di turismo internazionale a novembre per “Bacco nelle gnostre”, di Pasquale Fatalino, chef noto in trasmissioni RAI, che prepara orecchiette con fave e cime di rape ed incantevoli braciole di carne al sugo. in-
Da sinistra: Ignazio Capasso (imprenditore nel campo della plastica), Saverio Buttiglione, lo chef Pasquale Fatalino e Pino Sguera (Presidente di Teleregione) davanti al ristorante Antica Locanda di Noci
dimenticabili come dimostrato dai personaggi del mondo dello spettacolo che lo raggiungono apposta in ogni momento dell’anno.
• Ristorante “Il falco Pellegrino” in località Montedoro a Noci, immerso nella campagna della Murgia pugliese, fra antiche masserie, nel quale lo chef Natale Martucci prepara primi indimenticabili, secondi di pesce fresco o tagliate di manzo podolico, con attenta scelta dei migliori vini regionali.
Conversano (BA) • Ristorante “Savì” - via San Giacomo. Condotto dallo chef Nicola Savino, già chef a Dallas dove ha servito al presidente Bush ed al famoso cantante Frank Sinatra le polpette al sugo pugliesi. Qui ha inventato le crepès pugliesi, panzerottoni (dolci o salati) ripieni di leccornie regionali. Turi (BA) • Ristorante “Menelao” - via Sedile, 46. A Santa Chiara in un palazzo signorile del 1600 nella cittadina custode dell’”oro rosso”, la Ciliegia Ferrovia. Aperto da Michele Boccardi che dopo la laurea in economia e commercio e l’abilitazione di commercialista è diventato Marketing Manager alla Scuola di Economia & Turismo di Londra. Visto il successo ottenuto dall’aver trasformato
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la masseria fortificata di famiglia “Menelao”, sulla strada per Rutigliano, in eccellenza per la banchettistica, i ricevimenti, le cene di gala ed i meeting, con “Santa Chiara” affronta la sfida della cucina di alta classe internazionale. Dispone di un’ottima cantina di vini ed offre prodotti tipici, sia nazionali che d’oltremare, dai cappelletti con cicoriella campestre su letto di fave alla costata di manzo podolico della Murgia non disdegnando però il salmone Balik norvegese o la costata di manzo della val di Chiano della Toscana. Infotel: 080-8911897. Castellana Grotte (BA) • “Palace Hotel Semiramide” via Conversano. Affascinante albergo immerso nella natura, accanto al parco dei dinosauri in cartapesta, ospita anche la sede italiana dell’Università Europea per il Turismo, a cinque minuti dalle famose Grotte che richiamano visitatori da tutto il mondo per gli affascinanti percorsi carsici sotterranei lunghi chilometri, famose per le eccezionali stalattiti e le stalagmiti della “grotta bianca”. • Ristorante e braceria “Le Jardin Bleu Belle” - via Firenze. Affascinante struttura in legno costruita su quella in pietra dell’antico bar della villa comunale, creandone un unico ambiente che guarda dalle vetrate le cime degli alberi che la circondano mentre si gustano squisiti piatti tipici pugliesi. Alberobello (BA) • Ristorante “Casanova” - via Monte San Marco, 13. Ricavato in un antico frantoio ipogeo sotterraneo in pieno centro fra i trulli patrimonio UNESCO. I soci Ignazio Spinetti (presidente
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sostenibile. Questo GAL comprende i comuni di Alberobello, Putignano, Castellana Grotte, Turi, Sammichele, Noci, Gioia del Colle.
Associazione Ristoratori Alberobello) e lo chef Martino Convertino offrono l’ottima cucina tipica pugliese indescrivibile a parole perché semplicemente da gustare in silenzio. • Museo del vino Antica Cantina Albea - via Due Macelli, 8. Unico completo museo del vino pugliese produce vino anche per il Vaticano, è la storica cantina che prima dell’unità d’Italia inviava, dalla vicina e collegata stazione ferroviaria, i propri vini per tagliaree migliorare quelli di Bordeaux in Francia. Produce “Lui” negramaro in purezza affinato in barrique primi 12 mesi. • Condotta Slowfood “Alberobello e Valle d’Itria” - via Sisto Sante, 5. Fiduciario Francesco Biasi, promotore dei presidi “salame Capocollo di Marina Franca” (ingrediente delle famose “bombette”), “Cipolla rossa di Acquaviva delle Fonti” e “Pomodorino di oasi protetta Torre Guaceto”. • GAL Terra dei Trulli e di Barsento - Via Bligny, 23. Il primo Gruppo di Azione Locale fra quelli in cui, per zone omogenee, è stata diviso il territorio d’Europa, ad essere partito operativamente con gemellaggi in tutto il continente. I GAL sono un’iniziativa UE, che li finanzia col programma “Leader”, al fine di valorizzare le potenzialità dei territori integrando produzioni agricole, artigianali e di piccola industria per uno sviluppo
Andria (BAT) • Ristorante “Antichi Sapori” contrada Montegrosso. Pietro Zito importante chef internazionale offre la cucina tradizionale pugliese e le antiche erbe ed ortaggi riscoperti e curati nell’immenso orto che ha costruito e nel quale lavora tutta la contrada.
• Cantina Rivera con annessa sala di degustazione, condotta dal presidente di “Movimento Turismo del Vino” Sebastiano De Corato, produce il famoso “Falcone Rivera”. Corato (BA) • Cantina Torrevento condotta dal prof. Francesco Liantonio presidente della “Strada dei vini Castel del Monte” guarda lo splendido maniero ottagonale dell’imperatore Federico II di Svevia “Stupor Mundi” patrimonio UNESCO, dove produce eccellenti vini. Crispiano (TA) • Masseria Resort “Quis Ut Deus”. Una delle inimitabili “Cento Masserie di Crispiano”, affascinanti masserie in pietra e tufo, ristrutturate per resort di livello e aziende agricole di prodotti tipici quali olio extravergine d’oliva e prodotti caseari.
Fasano (BR) • Tenuta Monacelle - Selva di Fasano. Antico monastero di monache del 1700 fatto di trulli, ognuno adibito a stanza d’hotel, con affianco parco nel quale sono ricavate modernissime stanze d’albergo costruite in tufo. Si affaccia dal monte Selva sui sei milioni di ulivi secolari che lo distanziano dal mare di Fasano. Savelletri di Fasano (BR) • Masseria Resort Torre Coccaro - contrada Coccaro, 8. Infotel.:080 4827992. Bianca e splendida sul mare, antica torre
di avvistamento della linea difensiva dalle scorribande dei Saraceni del XVI secolo, che andava dal Gargano al “finibus terrae” Santa Maria di Leuca. Non ci sono parole per descriverla, guardare sul web! La stessa famiglia Muolo possiede la collegata Masseria Torre Maizza infotel: 080 4827838. Un hotel a 5 stelle con campo da golf 9 buche executive “par27” costruito fra gli ulivi secolari ed affacciato sul mare. A Coccaro Golf Club il 4 novembre, festa della Vittoria dell’Italia nella grande guerra, l’Apulia Golf District dell’architetto Giuseppe Germano e Do You Golf di Ester Monacelli hanno organizzato per il Circuito “Eccellenza di Puglia 2012” la 2a edizione della gara Pitch&Putt, 18 buche stableford con 18 squadre e 36 giocatori.
Il buffet preparato dagli chefs della struttura è stato inimitabile. Masseria Torre Coccaro è risultata per il 2012 tra i migliori 10 Beach Hotel nella classifica di “Conde Nast Travel”. Ostuni (BR) • Grand Hotel Masseria Santa Lucia SS.39, km 23.5 località Costa Merlata. Incantevole resort sul mare sotto la città bianca di Ostuni, diretto da Bartolo D’Amico, presidente ADA Puglia, associazione direttori d’albergo. Cellino San Marco (BR) • Cantina Tenuta Albano Carrisi. Prestigioso albergo e ristorante ricavati nella masseria del padre del famoso cantante, don Carmelo, che da il nome al vino più prestigioso qui prodotto. • Cantina Due Palme. Con avveniristica sala convegni ricavata nella bottaia produce vini ormai famosi nel mondo e vincitori di primi premi al Vinitaly di Verona come il “Selva Rossa”. Salice Salentino (BR) • Cantina Conti Leone De Castris. Cantina ricavata nel palazzo dei conti Leone De Castris, dove è nato il primo vino rosè del mondo settant’anni fa,il “Five Roses”. E’ annessa al prestigioso albergo e ristorante di proprietà della famiglia. Lecce • Acaya Golf Resort - Strada per Acaya, km.2 località masseria S.Pietro. Infotel: 0832 861385. Splendido campo da golf rivisto e ristrutturato, anche agronomicamente, dallo studio di architetti “Hurdzan
Fry” per un 18 buche “par71” di 6192 metri, con ben sette ettari di specchi d’acqua, accanto al “Castello di Acaya”, costruito seguendo le nuove esigenze fortificatorie dell’epoca dovute all’affermarsi delle armi da fuoco ed ora esempio di moderno restauro. L’albergo resort della catena Hilton è costruito nel ricordo stilistico degli antichi monasteri con una grande piscina esterna ed un’importante SPA di ben 1200 metri quadri. Bari • Eataly Bari - Lungomare, ingresso monumentale Fiera del Levate: Oscar Farinetti ha voluto portare in Puglia Eataly per il sudItalia, affittando e ristrutturando la parte monumentale della Fiera del Levante, facendo affacciare i ristoranti sul lungomare di Bari, offrendo nel capoluogo pugliese le migliori specialità enogastronomiche italiane, così come Eataly fa ormai in tutto il mondo.
Oscar Farinetti tra il Presidente del Consorzio DOP Pane di Altamura Giuseppe Barile ed il direttore Saverio Buttiglione
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Miss Slow Economy Maggio della redazione
Roberta Di Laura
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a ballerina Roberta Di Laura, stella tarantina che insegna in Germania nell’Accademia di danza di Colonia, bella, intelligente e brava che, ancor giovanissima, nulla ha da invidiare all’Etoile Eleonora Abbagnato chiamata a dirigere l’Operà di Parigi per poterne seguire le sue orme, è la nostra Miss del mese di maggio.
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GUSTALO GHIACCIATO
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Miss Slow Economy Giugno della redazione
Ida Tritta
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ata nella splendida città pugliese di Trani, famosa anche per la splendida cattedrale affacciata sul mare, Ida Tritta (la trovate su Facebook e Youtube) è una splendida cantante poco più che ventenne di un’incredibile empatia ma soprattutto con una voce da usignolo, ideale in questo scorcio di primavera. Abbiamo perciò voluto invitarla ad esibirsi nel Fortino di Sant’Antonio sul lungomare di Bari nell’ambito dell’annuale “Premio Puglia: Unici e Protagonisti”
Puoi tornare a sorridere... in un solo giorno! La mancanza dei denti può avere un notevole impatto sull’autostima e sulla qualità di vita. Una dentiera può alleviare solo in parte questo disagio. Le protesi mobili causano nel tempo perdita ossea, un problema che potrebbe progredire e comportare una diminuzione della stabilità della dentiera stessa. Fortunatamente, l’odontoiatria moderna offre una soluzione semplice e definitiva per fissare la protesi in modo saldo e resistente. Rivolgiti con fiducia al tuo dentista e chiedigli di parlarti del trattamento originale All-on-4®. Potrai scoprire come compiere il primo passo per recuperare la normale funzionalità e ottenere un sorriso capace di trasmettere sicurezza.
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