FRANCESCA LUKASIK - GOLFMATE
anno 3 numero 7 maggio / Giugno 2014
tiratura limitata da c ol l e zione su carta preziosa
Extra DiVino
Sommario
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Il golf in Italia: eterna opera incompiuta, ennesima occasione mancata
18 Il Rinascimento Italiano: un lusso non superfluo apprezzato dal nuovo mondo globalizzato 32 GIFT - Great Italian Food Trade: cultura ed export del Made in Italy agroalimentare nel mondo 38 La pirateria agroalimentare punta sullo stereotipo pizza, mafia e mandolino 42 L’agroalimentare italiano è un grande patrimonio da salvare 46 I 14 passi per fare centro al colloquio di lavoro 48 L’importanza del test Alcat© per le intolleranze alimentari 50 Giugno a Cervia: tradizione e sapere della produzione del sale
52 Evantra Mazzanti: la supercar nata per essere immortale 58 Tutti in sella per la 97ma edizione del Giro d’Italia orfana di Nibali 62 Gli affetti e le passioni di Gustav Klimt in mostra a Milano 66 Raccontare è la prima forma di comunicazione 67 La pittura sospesa nel tempo 68 Nova Gorica festeggia il suo fiore simbolo 70 Vino è Musica: lo street food pugliese incontra la ceramica 72 Miss SE: Francesca Lukasik 74 Professione fotografo: Francesco Francia 76 Punti di distribuzione 82 Frigoriferi “Dolce Vita”: quando il freddo parla italiano
Slow Economy - Golf in Tour gustando Moda, Agroalimentare e Turismo I Anno 3 I Numero 7 I Editore: Stampa Sud I Reg. Tribunale in corso I Direttore Responsabile: Stefano Masullo I Direttore Editoriale: Saverio Buttiglione I Art Director: Daniele Colzani I Segretaria di redazione: Emanuela Cattaneo I Hanno collaborato a questo numero: Annalisa Canali I Alessio De Bernardi I Giuseppe di Fede I Dario Dongo I Daniela Fabietti I Mario Furlan I Sergio Malcangi I Arthemisia Group I Blue Wom Udine-Milano I Cervellini & Partners I Fondazione Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare I Gruppo Hit I Mazzanti Automobili I MUSA Museo del Sale di Cervia
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di Stefano Masullo
Editoriale
Il golf in Italia: eterna opera incompiuta, ennesima occasione mancata
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ome già riportato in precedenti articoli pubblicati sulla prestigiosa rivista Golf People Club Magazine, il settore del golf in Italia risente in misura maggiore della gravissima crisi che attanaglia l’economia in quanto assolutamente impreparato e totalmente sprovvisto di risorse umane adeguatamente preparate e formate in materia di organizzazione aziendale, gestionale, marketing e finanza e capaci di saper affrontare un momento drammatico come quello attuale e riuscire a coglierne le indubbie enormi opportunità offerte. A riprova di quanto appena espresso nei mercati finanziari, e non solo, le grandi ricchezze si creano nelle situazioni di grandissima tensione e criticità, non a caso un vecchio
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adagio tramandato di generazione in generazione nel parterre della Borsa Valori di Milano recita nel modo seguente: “Vendi quando si odono squilli di tromba e compra quando rombano i cannoni”. In Italia il prodotto turistico Golf avrebbe in teoria tutte le caratteristiche per essere il migliore in Europa, ma una serie di problematiche Il Direttore Responsabile di Slow Economy Prof. Stefano Masullo tipiche del Paese, quali gelosie, invidie, interessi menti, -5,5% rispetto al 2011, locali, mancanza di professio- e 274 milioni di euro nel setnalità, assenza di una strate- tore ricettivo, -7%, per il 2013 gia, nessuna politica centrale le previsioni sono addirittura definita, burocrazia asfissian- peggiori, con un decremento te, scarsità di risorse finanzia- atteso della spesa turistica rie ed umane, hanno fatto si che pari ad un -8%. uno dei potenziali giacimenti Anche la FIG Federazione naturali ed inesauribili nazionali Italiana Golf che dal 1954 ad non decollasse mai veramente oggi, ad eccezione del 1978 e ed a confermare queste parole del 1994 ha sempre registrato sono i duri e crudi numeri delle una crescita costante dei tesrilevazioni. serati, passati dai 1.000 del Nel 2012 il turismo del golf in 1955 ai 100.000 del 2011, nel Italia, secondo quanto elabora- 2012 ha dovuto segnare una to da rinomate società, ha pro- perdita di 3.000 iscritti e nel dotto 3 milioni di pernotta- 2013 di oltre 6.000, mai così
male dal 1954, cioè da quando esistono le serie storiche. A confermare ulteriormente lo stato di crisi del settore in Italia e l’assoluta impotenza delle istituzioni preposte che dovrebbero, al contrario contrastare tale situazione con interventi mirati e risolutivi, è stata una notizia, che purtroppo, contribuisce ulteriormente a peggiorare la già non particolarmente brillante immagine della disciplina golfistica, percepita e reale, sia a livello domestico che soprattutto all’estero. Il Consiglio Federale della FIG (Federazione Italiana Golf) in funzione delle estreme difficoltà nell’individuazione e relativo coinvolgimento degli sponsor, ha annullato la gara dell’Open d’Italia femminile programmata al Golf Club Dolomiti dal 5 al 7 Luglio 2013. Tale decisione è stata presa dopo aver ascoltato le rela-
zioni sulla situazione dell’ufficio marketing del consigliere Antonio Bulgheroni e sul budget preventivo e provvisorio da parte di Alessandro Rogato e Barbara Zonchello, rispettivamente presidente e direttore del Comitato Organizzatore Open Professionistici di Golf. Nel 2013 anche il Salone Italiano del Golf, unico evento settoriale di rilevanza nazionale, gestito da Golf Town in partnership con la Federazione Italiana Golf, Verona Fiere e Golf Town dopo sei edizioni non è stato organizzato e nel 2014, riesumato con non pochi sforzi, ha dovuto ripiegare su una piazza minore come la Fiera di Parma che fondamentalmente ha fatto notizia solo per la scarsa attrattività esercitata nei confronti di esposi-
tori e visitori, sia italiani, che, soprattutto internazionali . Interessante osservare i dati dei tesserati nell’arco temporale intercorrente tra il 2003 ed il 2013 per avere una conferma puntuale ed impietosa dei mali, riassunti in una sola frase, mancanza di visione strategica e di competenze professionali che unite ad una incapacità operativa, stanno mettendo in ginocchio lo specifico settore dove ci aspetta il fallimento e/o la chiusura di numerosi circoli e di strutture attive nell’organizzazione di manifestazioni golfistiche. Una crescita lenta, in particolare considerando l’ultimo
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lustro a cui ha fatto da contraltare una riduzione, molto rapida e netta nel biennio appena trascorso. Negli ultimi due anni l’Italia ha perso market share sui flussi stranieri, mentre il 2013, iniziato con buone prospettive, ha subito un vistoso calo delle prenotazioni causato dal perdurante maltempo. Si evidenzia invece un andamento positivo per le aree geografiche di prossimità all’Italia come Austria, Francia, Spagna, Germania e per quelle più distanti rappresentate da Olanda e Scandinavia. Il potenziale di crescita non manca, i turisti internazionali accomunati dalla passione golfistica in Italia oscillano tra i 50 ed i 60mila, per un totale di circa il 25% del giro di affari, ma esiste al contempo una domanda latente, non soddisfatta a causa delle problematiche evidenziate sopra, che
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potrebbe elevare le presenze ad almeno 200mila unità. Ma per raggiungere tali obiettivi occorre una mentalità turistica manageriale ed internazionale. Un legame quello tra turismo e golf che le singole regioni o consorzi tentano di rafforzare, puntando alla creazione di pacchetti di offerta integrata che abbinino enogastronomia,
wellness, cultura e vacanze attive, di cui Golf People Club Magazine, attraverso il proprio direttore di area, architetto Andrea Alpini, ha, ancora una volta prima ed unica testata di settore in Italia, ha sviluppato, fin dal primo numero, e conquistato con riconosciuto successo la leadership assoluta. I tentativi effettuati nel passato per destagionalizzare le presenze e valorizzare il Centro – Sud, come avvenuto invece, con ottimi risultati in Portogallo e soprattutto in Spagna dove alle già note e strutturate località di Marbella e Mallorca, si aggiungerà tra poco, con particolare aggressività, anche Ibiza, sono naufragati miseramente tra alti investimenti di realizzazione, elevati costi di gestione dei resort e dei circoli golfistici, autorizzazioni negate per la costruzione di nuovi impianti, approccio individualistico e localistico. In Spagna nel 2013, i capitali stranieri affluiti al fine di effettuare investimenti sono ammontati a 28 miliardi di euro,
registrando una crescita del +37%, risultati che fanno impallidire e relegare nei titoli di coda l’Italia, che ha registrato solo 6,6 miliardi di euro. Nella penisola Iberica, il mattone, dopo cinque anni drammatici è diventato, in alcune aree del Paese, in particolare in quelle località, come Marbella, rinomate per una offerta golfistica di primo livello, 150 campi da golf, è diventato, per i prezzi stracciati una vera e propria calamita. Sulla costa le case di prima fascia vengono vendute tra il 30 ed il 40% del prezzo di cinque anni fa, mentre quelle di seconda fascia anche ad un 10% al di sotto del puro costo di costruzione. Nonostante sia conosciuta più per l’atmosfera relativamente cosmopolita, specialmente d’estate, Ibiza offre molto di più di quanto si possa pensare, il clima mite incoraggia sempre di più i visitatori a provare questo sport praticato per 12 mesi. Ad Ibiza esistono attualmente due percorsi: il Club de
Golf Ibiza ed il Roca Lisa Club. Club de Golf Ibiza inaugurato nel 1990 e progettato da Pepin Rivero & Dave Thomas si trova in uno dei luoghi più belli dell’isola e con le sue 18 buche offre un percorso di fairway lunghi e ampi e green ondulati. Il club si trova in una valle poco profonda vicino al mar Mediterraneo ed è molto ben collegato da strade. Club de Golf Roca Llisa avviato nel 1992 è un campo di 9 buche situato in una delle zone più belle ed esclusive dell’isola. Il programma futuro degli amministratori prevede di sviluppare sempre di più tale settore con l’ambizione di arrivare ad essere tra le migliori strut-
Club de Golf Roca Llisa
Club de Golf a Ibiza
ture europee, con l’obiettivo di poter ospitare i giocatori in hotel di lusso offrendo agevolazioni e servizi di altissima qualità durante tutto l’arco dell’anno, inoltre verranno costruiti appartamenti e residenze in prossimità dei campi da golf. Ibiza possiede due volti e due anime: una è la Party Island, l’altra è l’isola tranquilla ed incontaminata dove sono la natura ed il mare a dominare. Altrettanto duplice è il mercato immobiliare, il fantasioso complesso disegnato da Jean Nouvel ubicato nel porto raggiunge quotazioni da record con gli 11mila euro a metro quadrato, l’altro mercato, quello delle ville immerse nel verde o affacciate sul mare va da 1,5 milioni di euro fino ai 10 milioni ed oltre. I vertici del Club de Golf Ibiza unitamente a quelli del Roca Llisa Club stanno dialogando al
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Golf Club Dolomiti
fine di poter realizzare un complesso unico da 27 buche su di un terreno relativamente piano dotato di piste larghe e veloci. Ibiza è stata riconosciuta dagli acquirenti internazionali di immobili come una destinazione di lusso, un vero paradiso del lusso con un verde incontaminato, acqua trasparente e spiagge di sabbia bianca protette da leggi molto severe. L’interesse è rivolto soprattutto per la fascia alta del mercato, dove la domanda è
elevata ma l’offerta limitata. i limiti alla nuova edilizia e la mancanza di terreni edificabili garantiscono un buon investimento. Alcune ville vengono affittate anche a 100mila euro alla settimana nel periodo estivo. Per attirare il golfista straniero è assolutamente necessario sviluppare, consolidare e mantenere una rete di percorsi vicini l’uno all’altro che abbiano intorno un nucleo di ospitalità, di infrastrutture e di servi-
zi adeguati ed all’altezza del Made in Italy. In Italia vi sono 410 campi attivi, con 14 progetti in corso d’opera tra Liguria, Trentino Alto Adige, Toscana, Piemonte, Umbria, Sardegna e Sicilia. Il valore di investimento previsto per il prossimo quinquennio è pari a 200 milioni di euro. Il progetto di maggior rilevanza riguarda Villafranca, in Lunigiana, dove, guarda caso a riprova dei mali endemici italia-
Golf Club Toscana Resort Castelfalfi
Is Arenas TH Resort
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Il direttore editoriale Buttiglione con l’architetto Germano, Presidente del”Golf District Apulia”, al Savoia nella via della moda barese
ni del settore, una società finlandese ha deciso di investire 100 milioni di euro. Tra le operazioni più recenti si ricorda il Golf Club Toscana Resort Castelfalfi, la ristrutturazione dei Monasteri Golf Resort di Siracusa, nuove costruzioni a Siena, nelle Marche ed ai piedi delle colline piacentine, in Sardegna è stato invece inaugurato il 18 buche integrato al 5 stelle Is Arenas di TH Resort, che ha conquistato così il primato di primo luxury resort dell’isola.
Ogni regola ha la sua eccezione e neppure il golf si sottrae a questo assioma, per quanto riguarda l’avvio di iniziative di successo nell’ambito della promozione golfistica territoriale si devono menzionare due importanti strutture che agli antipodi, Veneto e Puglia, e con connotazioni giuridiche diverse, pubblica la prima e rigorosamente privata la seconda, stanno creando dei modelli che nel futuro potranno essere utilizzati, si tratta del Consorzio di Promozione Pro-
vincia di Treviso e Marca che sotto l’autorevole regia del direttore Alessandro Martini ha creato il progetto Golf in Veneto Treviso e del Golf District Apulia (www.golfdistrictapulia.it), guidato dal direttore generale Giuseppe Germano, già direttore Area Sud Golf People Club Magazine. Il Consorzio Marca Treviso punta a promuovere la propria offerta golfistica, che conta 45 campi in Veneto e nello specifico distretto trevigiano di un percorso a 27 buche, 3 da 18 e altri 5 campi da 9 buche in particolare in Brasile, India, Emirati Arabi e Cina. Nel settembre del 2013 è stata accolta una delegazione di operatori turistici brasiliani a cui è stato fatto conoscere il territorio, ed istituire delle partnership, ma anche l’occasione per sviluppare in parallelo la creazione di un prodotto che consenta ai turisti di oltreoceano di soggiornare in Italia per un periodo compreso tra i 10 ed i 15 giorni.
Monasteri Golf Resort
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L’idea del Consorzio Marca Treviso è di sviluppare un club di prodotto per il golf in sinergia con altre regioni italiane, mentre nella marca trevigiana, su 800 strutture presenti verranno incluse nel pacchetto turistico per il golfista non più di 20 – 25 complessi, tra hotel di fascia alta, alberghi di charme e dalla connotazione caratteristica, ubicati in prossimità dei circoli, ad una distanza non superiore ai 7 – 10 chilometri. Nella provincia di Treviso il turismo conta una presenza straniera per circa il 60% con una permanenza media di 4 – 6 giorni, interessante notare che che per quanto riguarda il golf l’incidenza internazionale è pari all’85% del totale, con una preponderanza di viaggiatori provenienti da Germania, Scandinavia, Inghilterra ed Irlanda. A regime tale progetto, denominato Golf in Veneto, per il quale la Regione ha stanziato un milione di euro, permetterebbe di generare un indotto per l’intero territorio interessato equivalente a 95 milioni di euro, con un valore medio di spesa giornaliera di circa 200 euro a persona. Da segnalare che la IAGTO International Association
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Golf Tour Operators, organismo internazionale di rappresentanza degli operatori turistici del golf ha assegnato al Veneto il premio quale Golf Destination Undiscovered of the Year 2013. Golf District Apulia è il primo distretto di golf presente nel Sud Italia e rappresenta un modo nuovo di concepire tale disciplina in Italia ed in particolare nella Regione Puglia. È un marchio che identifica un modello di qualità e di eccellenza per trascorrere una vacanza all’insegna del golf, che partendo dall’abbigliamento da indossare e dalla scelta del
circolo, comprende le migliori proposte turistiche, culturali ed enogastronomiche del territorio pugliese. Golf District Apulia è un potente strumento di comunicazione e di marketing del territorio, il cui obiettivo finale è quello di creare un’offerta turistica organizzata e di promuoverla in Italia e all’estero. Questa importante e prestigiosa iniziativa nasce dall’incontro di intenti di due operatori che hanno un alto profilo di esperienze tra loro complementari per il successo del progetto: Golf People Club Magazine e DoYouGolf ed annovera i seguenti patrocini istituzionali: Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo Cultura e Turismo, Provincia di Bari, Provincia di Foggia, Provincia di Brindisi, Provincia di Taranto, Provincia di Lecce, Provincia di Barletta – Andria – Trani, Comune di Bari, Camera di Commercio di Bari.
Golf District Acaya Golf Club Apulia nel corso del settembre del 2011 ha ospitato per una oltre una settimana circa una ventina di dirigenti in rappresentanza dei più importanti tour operators statunitensi organizzando un particolare ed originale percorso enogastronomico, turistico, culturale e golfistico con una spettacolare cena di in Puglia che ha registrato un gala a base di eccellenze enoincredibile successo in termi- gastronomiche locali e la preni di apprezzamento e gradi- senza di numerosi protagonimento sia per la qualità dei siti sti del mondo del jet set. La Zagaleta, immersa nel prescelti che per l’impeccabile verde delle colline, a nord di organizzazione operativa. Golf District Apulia nel corso Marbella, a Benahavís, è didella stagione 2012 ha orga- ventata il rifugio di grandi panizzato un prestigioso ed im- trimoni anonimi, e soprattutto portante circuito golfistico discreti. Di quelli che muovono che ha coinvolto oltre 1.000 le fila del mondo mentre le tegolfisti e relativi ospiti svol- lecamere puntano in altre diretosi nei tre campi pugliesi zioni. Banchieri, imprenditori, polipiù blasonati, partito da Bari Alto e proseguito all’Acaya si tici, uomini d’affari, molti inglesi è concluso al San Domenico e tedeschi, poi svizzeri, nordici San Domenico Golf
e qualche arabo per un totale di 240 ville: il prezzo medio è di 8 milioni di euro, quella più cara ne costa 30. Per comprare una proprietà a La Zagaleta non basta però essere ricchi: i vicini pretendono aspiranti dirimpettai con un patrimonio dieci volte superiore al prezzo dell’immobile. E soprattutto che siano riservati, qui, è stato negato l’accesso perfino all’occhio di Google Maps. La zona fa gola a molti importanti politici russi. Uno dei residenti è l’ex sindaco di Mosca Yuri Luzhkov, la cui proprietà ospita alveari, un frutteto e un terreno di caccia privato. L’interesse della comunità russa per la Spagna della Costa del Sol però non è una novità. María Wibberley è direttrice di Rus Radio, una radio di Marbella che trasmette in lingua cirillica: il palinsesto
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La Zagaleta Villa
è pieno di notizie d’attualità, cultura, servizi, musica spagnola e come ovvio russa. Ma soprattutto informazioni immobiliari. Perché i moscoviti ormai non vengono solo per trascorrere qualche giorno di vacanza. Nel Triángulo de oro – Marbella, Benahavís ed Estepona – il numero dei residenti di classe medio-alta cresce di anno in anno. E in tempi di crisi, i russi sono soprattutto sinonimo di denaro sonante. A conferma di quanto espresso le agenzie immobiliari spagnole, hanno subito colto l’occasione organizzando il Russian Meeting Point, una grande fiera dell’immobile: 29 grandi banche e imprese spagnole e oltre 70 investitori giunti da Mosca, San Pietroburgo, Samara, Sochi, Krasnodar, Daguestán e perfino da Kiev, in Ucraina. I russi vanno matti per la Spagna: amano la spiaggia, il cibo, la movida. Il turismo rus-
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so è quello che è più cresciuto negli ultimi anni in Costa del Sol, proprio perché hanno comprato una parte importante di stock immobiliare che è disponibile nella zona, spiega Enrique Lacalle, presidente del Marbella Meeting Point: «C’è una grande richiesta da parte della fascia medio-alta. Per loro, in questo momento, il mercato immobiliare spagnolo è molto conveniente». A Malaga si contano già sulla carta 4.171 residenti di lingua russa, ma le stime par-
lano di almeno 20mila cittadini dell’ex Repubblica sovietica che hanno messo radici in provincia. La comunità russa è d’altronde la più numerosa a venire in Spagna: nel 2013 più di 1,2 milioni, quasi quattro volte tanto rispetto alle cifre del 2007. Ma un nuovo record di presenze è già previsto per la fine del 2014. Perciò non sorprende che le autorità locali abbiano deciso di aprire, proprio questo mese, un ufficio turistico permanente a Mosca, dove è già possibile prenotare dei voli diretti per Almeria e Malaga. Insomma, non solo i russi portano qualcosa di prezioso per il settore turistico, cioè spendono di più (in media 1.600 euro per un soggiorno), ma vogliono investire del capitale. E con il crollo dei prezzi in terra iberica ci sono molte opportunità. Secondo le prime stime del mercato, il valore medio dei loro acquisti supera di gran lun-
La Zagaleta Golf
ga i 500mila euro, soprattutto a Marbella. Guardano con interesse non solo La Zagaleta, ma anche Sierra Blanca e Villapadierna, altre due oasi di lusso della costa, dove i prezzi delle ville si aggirano attorno ai 6 milioni di euro: come conferma Ricardo Arranz, presidente dell’Associazione Nazionale di Turismo Residenziale, la maggior parte di quelle proprietà in vendita, oggi appartiene a famiglie russe. In Costa del Sol quindi non ha sorpreso molto l’annuncio fatto dal Governo spagnolo nel dicembre 2013: il premier Mariano Rajoy ha promesso la cittadinanza agli stranieri extracomunitari a patto che acquistino un immobile dal costo superiore ai 500 mila euro. Insomma un modo per dire ai turisti russi che il loro interesse per il sofferente mercato immobiliare iberico piace, eccome. Il Golf, con le sue criticità sistemiche ed endemiche, ri-
specchia esattamente e pedissequamente tutti i peggiori mali che attanagliano l’Italia in una morsa micidiale da quando nel 1999 è entrata a far parte dell’Unione Monetaria Europea il cui finale prevede un brusco risveglio dopo tre lustri di riposo sugli allori dell’euro, gli interventi strutturali andranno fatti: nell’interesse del Paese, altrimenti verranno imposti. Di sicuro il rapporto di cambio con il quale la Lira è entrata
nell’Euro non ha favorito il Paese. Da quel matrimonio però sono ormai trascorsi 15 anni. E allora quando si scopre che dal 1999 ad oggi l’Italia è stato l’unico Paese dell’eurozona dove il Pil pro-capite è regredito del 3% quando persino in Portogallo e Grecia è aumentato, rispettivamente dello 0,8 e del 2,7%, quando in media è salito del 10,7% e ci sono Paesi come Germania e Finlandia nei quali si è addirit-
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tura impennato del 21,3 e del 20,9%, diventa inevitabile guardarsi allo specchio e concludere con un sonoro mea culpa. Perché non si è capito, o non si è voluto capire, che il biglietto di ingresso nell’ Euro non rappresentava una conquista in sé ma il principio di una rivoluzione culturale, politica, sociale ed economica che, se non cavalcata con prontezza e lungimiranza, avrebbe finito per sommergere tutto. Come in parte è accaduto. Raggiunta la meta, il Paese si è invece seduto su un compiaciuto immobilismo, nell’illusione che comunque
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Roma restasse “caput mundi” e il riposo del guer guerriero fosse più che meri meritato dopo le dure fatiche per rincor rincorrere la moneta unica. Quel riposo è durato 15 anni: niente serie rifor riforme strutturali, trop troppo costose politica politicamente. E poi la nuova era dei bassi tassi di interesse ali alimentava l’errata impressione che non fossero poi così necessarie o urgenti. La cre crescita economica sempre più piatta? Passerà. Questo è esatta esattamente ciò che è succes successo nel Golf in Italia un cullarsi nell’acqua tiepida posta sul fuoco senza capire da parte dei vertici preposti, privati ed istituzionali, che a lungo anda-
re l’acqua avrebbe cominciato a scaldarsi troppo ed a bollire senza scampo chi fosse rimasto a crogiolarsi in un tempo che fu e che mai più sarebbe ritornato. Il risveglio è stato violento. Brutale. Al contrario di Irlanda, Grecia, Portogallo, Spagna e Cipro l’Italia è riuscita finora a evitare l’arrivo della “troika”, il commissariamento internazional-europeo, le riforme su diktat altrui. Ma sarebbe illusorio credere per la seconda volta di poter restare nell’Euro cullandosi nel dolce far quasi nulla con il debito in aumento, la competitività alla deriva, la crescita condannata a vivacchiare nel torpore strutturale. Anzi, sarebbe suicida per il Paese e i suoi partner: siamo troppo grandi per fallire in solitudine. Le riforme, non a chiacchiere, dunque s’hanno da fare. Altrimenti, prima o poi, verranno imposte da qualcuno.
Prima che nell’interesse europeo le riforme però vanno fatte nell’interesse nazionale: alla fine l’ha capito anche la Francia socialista di François Hollande, che «se l’economia non cresce, se aziende e sistema-Paese non producono ricchezza, non c’è più niente da redistribuire». Nel mondo globalizzato e sempre più mobile, la concorrenza è senza quartiere: vince chi è più competitivo cioè chi innova di più, investe su cervelli e materia grigia a tutti i livelli, forma manodopera sempre più qualificata, si adatta ai cambiamenti a ciclo continuo con sistemi organizzativi, prodotti, servizi e mercati, del lavoro e non, sempre più flessibili. Perde, invece, chi si ostina a sognare palliativi da deficit spending senza rinnegare modelli di sviluppo superati, sclerotici, inefficienti e abbarbicati alle mille rendite di posizione
che hanno creato. A furia di far finta (quasi sempre) di fare le riforme, a differenza degli altri partner dell’Euro, l’Italia è finita nel club del potenziali perdenti: non solo da oltre un decennio è scivolata in fondo alla classifica Ue della crescita economica ma si ritrova molto in basso anche in quella mondiale della competitività: secondo l’indice IW 2013, su 50 Paesi è 34ma nel gruppo delle location di scarsa qualità (con Grecia, Portogallo, Turchia, India, Messico e Sudafrica) e 40ma
per dinamismo da ansia di recupero. Nemmeno nell’ultimo rapporto EuroPlus Monitor, pubblicato nel dicembre 2013 a Bruxelles, il giudizio è confortante: « L’Italia ha un’economia matura con molte debolezze e pochi punti di forza. La situazione fiscale appare stabile nonostante la crescita tendenziale molto bassa. Per le sfide da affrontare, le riforme strutturali sono però troppo modeste e irregolari. La spinta alla crescita potenziale troppo debole».
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Holger Schmieding, capo economista della banca Berenberg e autore dello studio, aggiunge che «le riforme in Italia sono cominciate più tardi senza raggiungere per ora intensità e ambizioni di quelle di Grecia e paesi iberici. Per questo la competitività non è migliorata, l’export sta facendo un po’ meglio ma i costi del lavoro e l’eccesso di regolamentazione per prodotti e servizi si sono ulteriormente deteriorati». Non a caso su 20 Paesi (i 17 dell’euro più Svezia, Gran Bretagna e Polonia ) il Paese risulta ultimo per crescita tendenziale e costi del lavoro, penultimo per iper-regolamentazione
dei mercati, diciottesimi per competitività, tassi di occupazione, elasticità delle pratiche di assunzione e licenziamento dove, con la Francia, occupa addirittura il 143mo e 144mo posto nelle graduatorie mondiali. In fondo in classifica anche per la valorizzazione del capitale umano, ormai la discriminante fondamentale di crescita e competitività. «I problemi dell’Italia si accumulano irrisolti da oltre 30 anni. Nascono dall’elefantiasi di un settore pubblico invasivo, inefficiente e improduttivo e dalla caduta della produttività» riassume un funzionario europeo.
Per questo, insiste, sbaglia chi insegue la competitività limitandosi a tagliare i salari: oggi in Italia i salari sono già bassi ma la produttività lo è ancora di più. Se non la si aumenta, non ci sarà crescita economica perché la competitività degli altri restringe la torta a disposizione: quindi o la si amplia con le riforme oppure si declina. Non basta. Il precariato ha interrotto il legame tra salario e formazione professionale, il flusso dai settori vecchi a quelli nuovi perché chi ce l’ha si inchioda al proprio lavoro e questo irrigidisce tutto il sistema.
quali Procuratore di Borsa, autorizzato con delibera CONSOB, presso lo Studio di Agenti di Cambio Leonzio Combi, costituito a Milano nel 1903 e reputato uno dei più importanti in Italia. Nel 1995 fondatore, presidente e azionista qualificato, per oltre 11 anni, del gruppo di consulenza ed intermediario finanziario non bancario ex articolo 106 T.U.B., autorizzato dall’Ufficio Italiano Cambi, Opus Consulting S.p.A., capitale sociale 625.000 euro,
in seguito alla cessione della struttura avvenuta nel 2006 è diventato azionista ed amministratore delegato della holding di investimenti e partecipazione Euro Sopa SpA, capitale sociale 800.000 euro. Già Rappresentante alle Grida alla Borsa Valori di Milano e Broker registrato al NASD a New York è specializzato nella consulenza e gestione di patrimoni mobiliari ed immobiliari,nella finanza di impresa,nella pianificazione fiscale,nella comunicazione finanziaria e nella formazione. Socio fondatore e tuttora segretario generale ASSOCONSULENZA Associazione Italiana Consulenti di Investimento la prima ed unica associazione di categoria dei consulenti di investimento riconosciuta a livello istituzionale in Italia, fondata nel 1996 che ha registrato oltre 700 iscritti, è inoltre socio fondatore e segretario generale ASSOCREDITO Associazione Italiana Consulenti
Biografia di Stefano Masullo
Stefano M. Masullo, classe 1964, laurea in Scienze Economiche e successivi Master di Specializzazione in Comunicazione, Marketing e Finanza, opera nel settore finanziario dal 1984, ha iniziato il proprio percorso professionale nella società Consulenti Finanziari SpA, controllata dal finanziere commercialista Pompeo Locatelli, in seguito, ha collaborato per oltre un lustro, con mansioni e incarichi crescenti
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di Credito Bancario e Finanziario di cui è presidente Luigi Pagliuca, già presidente del Collegio di Milano e Lodi dei Ragionieri Commercialisti, oltre 3.000 membri. Docente universitario, autore di oltre 300 pubblicazioni e di 22 best sellers aziendali, di cui uno adottato, nel 1998, come testo d‘esame all‘Università Bocconi di Milano, opinionista presso le più importanti testate giornalistiche e televisive specializzate di settore, quali RAI, CNBC Class Financial Network e Bloomberg Television, è stato chiamato a tenere relazioni e conferenze in Italia ed all’estero organizzate da prestigiose istituzioni quali Marcus Evans, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università Commerciale Luigi Bocconi, IUAV Università di Venezia, Università Statale di Pavia, Fondazione Banca Europa. Nel 2002 ha realizzato il primo manuale pubblicato in Italia dedicato al ruolo professionale del Consulente di Investimento. Autore nel 2001, venti giorni dopo il drammatico attentato alle Torri Gemelli di New York, del primo libro pubblicato in Italia dedicato alla finanza islamica, di cui
è reputato uno dei maggiori esperti in Italia, intitolato Le Guide Operative ai Mercati Finanziari dei Paesi Arabi: Bahrein. Nel settore editoriale ha ricoperto importanti ruoli quali direttore editoriale delle prime due ed uniche riviste italo elvetiche dedicate alla finanza dei Paesi Mediorientali ed a quella islamica, denominate rispettivamente Finanza Araba e Shirkah Finance, vice direttore del patinato dedicato al lusso World & Pleasure Magazine, direttore responsabile ROSSIA, magazine di lifestyle in duplice lingua, italiano e russo, direttore editoriale Family Office Patrimoni di Famiglia primo periodico italiano dedicato alle aziende di famiglia ed alla tutela dei patrimoni familiari.
Attualmente è direttore responsabile, fin dalla fondazione, avvenuta nel 2000 della testata on line di finanza operativa www. trend-online.com e direttore responsabile della rivista multimediale di settore denominata Golf People costituita da portale internet, web television e trimestrale cartaceo. Magnifico Rettore della Libera e Privata Università di Diritto Internazionale ISFOA di Lugano e legalmente autorizzata con delibera del Consiglio di Stato e Repubblica del Cantone Ticino. Ha operato con incarichi di direzione o di consulenza presso importanti gruppi bancari, assicurativi, finanziari, industriali quali: Norwich Union, CIM Banque, Broggi Izar, Henderson Investor, Fleming, Corner Bank, Lemanik, Nationale Nederland, Banca Popolare Commercio Industria, Prudential Vita, Banca Popolare di Milano, Cassa di Risparmio di Cento, Cassa di Risparmio di Perugia, Socièté Bancarie Priveè, Liberty Financial, FMG Fund Marketing Group, Credito Italiano, ING Group, Colomba Invest SIM, MPS Banca Personale SOFIA SGR, 81SIM.
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di Saverio Buttiglione
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Il Rinascimento Italiano: un lusso non superfluo apprezzato dal nuovo mondo globalizzato
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apita che, dopo un disastro, la vita che resta si adegua e prende nuove ed inedite forme, che sia un’evento catastrofico della natura o che sia la fine di un’epoca di valori che il genere umano si era dato. Dante Alighieri capì la fine del Medioevo, ma non vide il Rinascimento fiorentino che venne dopo di lui. Noi italiani oggi siamo nella identica situazione, ma abbiamo la possibilità di decidere ed attuare i tempi di un nuovo Rinascimento per poterlo vedere e vivere. Come ha ben spiegato nei suoi libri Lino Patruno, al momento dell’unità d’Italia, 160 anni fa, il Meridione, con il Regno delle due Sicilie e soprattutto
con la Napoli dei tanto vituperati Borboni, era all’avanguardia culturale ed industriale in molti campi delle produzioni e delle scienze, ma da Torino i Savoia smantellarono e portavano al nord tutte le eccellenze che poterono, un esempio per tutti sono i macchinari tecnologicamente all’avanguardia dell’industria metalmeccanica e ferroviaria di Pietrarsa. Era la più grande d’Italia con 1050 operai “di grande sapienza, formazione ed esperienza” nel giugno del 1860 quando l’Ansaldo di Genova ne aveva solo 480 e la Fiat di Torino non era ancora nata. Già nel 1842 l’Opificio di Pietrarsa aveva macchine a
Il Direttore Editoriale di Slow Economy, Saverio Buttiglione
vapore da 163 HP di potenza, un’officina per locomotive con 2 grandi gru a bandiera, 24 torni, 5 pialle, 2 barenatrici, 5 trapani verticali, 2 macchine
Salvatore Fergola (1799-1874), Inaugurazione della strada ferrata Napoli-Portici, 1840.
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per viteria ed una motrice a vapore da 20 HP, un’officina per artiglieria con 14 torni paralleli, 4 limatrici, una macchina per rigare i cannoni ed una motrice da 8 HP ed infine un’officina per costruire prototipi, una fonderia per la ghisa ed una per il bronzo. Pietrarsa produceva per tutta Europa locomotive, rotaie, carrimerci, cuscinetti, ruote, torni, spianatrici, fucine, magli a vapore, cesoie, foratrici, gru, affusti di cannone, apparecchiature telegrafiche, laminati e trafilati per 5400 tonnellate di acciaio all’anno. Lo Stato Unitario dei Savoia decise di ridimensionarla e portare tutto al nord, ed alle proteste degli operai nel cortile della fabbrica inviò i bersaglieri il 6 agosto 1863 che spararono uccidendo Luigi Fabbricini, Aniello Marino, Domenico Del Grosso, Aniello Olivieri e ferendo decine di altri dimostranti. Ricordiamo che a quell’epoca il nordest d’Italia era ancora arretrato e le sue terre insalubri ancora da bonificare, quando invece Napoli si dotava della prima illuminazione pubblica a gas al pari di Londra (il 17 agosto 1838 l’esperimento di luce a gas ebbe luogo nel portico di San Francesco di Paola), ma ancor prima della capitale in-
Vagone della linea ferroviaria Liverpool - Manchester
glese aveva costruito il primo tratto ferroviario europeo di 7 chilometri, addirittura a doppio binario, l’8 ottobre 1839, tra Napoli e Portici, che poi proseguì per altri 40 chilometri fino a Castellamare di Stabia, Pompei e Nocera. Succedeva dopo appena 9 anni dalla prima ferrovia al mondo, di 14 chilometri, tra Liverpool e Manchester percorsa dalla “Locomotion” costruita
Victor Hugo (1802-1885)
da Stephenson e da quella di 15 chilometri costruita tra Sant-Etienne e Lione in Francia, nello stesso momento in cui la si costruiva a Parigi, da dove il giovane poeta non ancora romanziere, e non ancora famoso, Victor Hugo, scrisse alla moglie così descrivendo il suo primo viaggio in treno: “…è un movimento magnifico, che bisogna aver sentito per rendersene conto. La rapidità è inaudita. I fiori ai lati della via non sono più fiori, sono macchie anzi sono striscie rosse o bianche, …. Le città, i campanili e gli alberi danzano e si perdono follemente nell’orizzonte, … Occorre uno sforzo per non figurarsi che il cavallo di ferro sia una vera bestia. La si sente soffiare nel riposo, lamentarsi in partenza, guaiolare in cammino: suda, trema, fischia, nitrisce, rallenta, trascina; enormi rose di scintille sprizzano gialle ad ogni giro di ruota o dai suoi
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piedi, e il suo respiro se ne va al di sopra delle nostre teste in belle nuvole di fumo bianco, che si lacerano sugli alberi della strada”. Il Regno Unito d’Italia continuò per decenni a trasferire le eccellenze di Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata e Campania al nord, persino le riserve in oro del Banco di Napoli, ed ogni eventuale indignazione e protesta veniva spenta con violenza dalla polizia, per arrivare alla beffa di usare l’esercito con l’invenzione e la scusa di soffocare il “brigantaggio” dilagante (se si fosse trattato solo di poche bande di criminali briganti piuttosto che di una insurrezione popolare, sarebbe bastata, appunto, la polizia). Venne vietata e poi ritardata l’apertura al nord di filiali del Banco di Napoli, il cui ampliarsi ed estendersi delle sue zone di intervento anche su tutto il nuovo territorio nazionale più vasto sarebbe stato vitale, ed invece si cominciò a drenare
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le sue riserve auree privandolo così anche delle capacità di credito. Al contempo la Banca Nazionale apriva invece le sue filiali al Sud che vendevano ai risparmiatori titoli di Stato col risultato di ampliare la quantità di debito pubblico gravante su questi territori. La legge sul corso forzoso varata nel 1866 indebolì di fatto tutto il Sud ed anche in questo caso (come per la questione del “brigan-
taggio”) furono addotte false giustificazioni quali quelle che la guerra con l’Austria rendeva necessario allo Stato grosse riserve auree oppure quelle relative ai motivi di crisi congiunturale, dovuta dalla difficile situazione dell’industria messa in difficoltà dalla concorrenza di quella straniera. Tutto ciò permise al Nord di superare la crisi con la dilatazione del credito, restringendolo al Sud (che continuava a sborsare il suo oro) impedendo di fatto la possibilità di sviluppo industriale ed economico, compromettendolo in maniera irreversibile, fino alla successiva completa acquisizione del Banco di Napoli al sistema creditizio settentrionale. L’ulteriore beffa è stata quella, negli ultimi decenni, di “aiutare il Sud arretrato” con inutili “leggi speciali” e con la “Cassa per il Mezzogiorno”, che ha distribuito denaro (peraltro derivante dalle tasse sempre più esose prelevate a tutti i citta-
dini - nel Regno Borbonico erano le più basse che ci fossero) a pioggia e non invece mirato agli interventi necessari come si è fatto al Nord, dove si sono costruite le infrastrutture più utili allo sviluppo economico, dalle autostrade alle ferrovie. Alla fine in tempi recenti abbiamo registrato pure le recriminazioni dei nuovi movimenti politici secessionisti del Nord sul fatto che venisse “regalato” al Sud denaro prodotto nelle loro regioni virtuose e produttive, omettendo che, in questi ultimi anni, anche i fondi FAS, assegnati dall’Unione Europea alle regioni svantaggiate del continente, sono stati utilizzati anche per pagare le multe europee degli allevatori disobbedienti del Nordest, oppure che la gran parte delle risorse stanziate dalla Cassa per il Mezzogiorno furono in gran parte drenate dalle industrie del Nord
che venivano ad aprire all’uopo al Sud nuovi capannoni per poi abbandonarli . Pur tuttavia, come ci ha insegnato Nicolò Machiavelli ne “Il Principe”, il fine giustifica i mezzi e questa storia dell’ultimo secolo, dal punto di vista delle popolazioni di tutto il Nord Italia, è stata utile alla loro vita ed al loro sviluppo. Ha portato ricchezza prima al Piemonte, alla Liguria ed alla Lombardia, poi all’Emilia Romagna ed infine anche al Triveneto, con grandi performance industriali, uniche in Europa. Tutto il Sud però deve anche fare autocritica, perché tutto questo è stato possibile anche grazie alla complicità della sua inetta classe politica ed alla corruzione dei suoi amministratori che, a maggior danno, hanno anche reso possibile la nascita di uno Stato nello Stato, la criminalità organizzata, sviluppatasi nelle forme di Mafia delle Niccolò Machiavelli (1469-1527)
regioni meridionali che tutti ben conosciamo. L’unico vantaggio che è derivato dalla mancata industrializzazione di queste terre è stata la conservazione quasi inalterata dell’ambiente e delle risorse agroalimentari, e perciò proprio ora l’Italia intera dovrebbe utilizzarle per un nuovo sviluppo economico, facendo del Sud la “California d’Europa”, perché il nuovo turismo mondiale apprezza molto queste eccellenze. Dopo la crisi finanziaria cominciata nel 2008 (con le bolle dei mutui subprimes negli USA e poi coi titoli di Stato farlocchi di mezzo mondo) che ha dimostrato lo scollamento dall’econmia reale, infatti seguita inevitabilmente dalla crisi economica in tutto l’Occidente, tutto il “Sistema Paese” italiano come sappiamo è entrato in crisi. Il Sud d’Italia può fare la sua parte per una ripartenza dello sviluppo proprio con l’accoglienza turistica e con l’esportazione delle sue eccellenze agroalimentari, ma anche con
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Matteo Renzi e François Hollande
l’esportazione delle nuove tec- ti ma dei Popoli auspicando le nologie, ad esempio di quelle Nazioni Unite d’Europa, speinerenti l’approvvigionamento riamo sia la volta buona e che si di energia da fonti pulite e rin- deleghi ad esse la competennovabili, che in Puglia vedono za in materia di fisco, politica la regione leader in Europa. estera e conseguente difesa, Però sul Turismo, grazie alla tutte unificate a livello centrale maggior miniera al mondo di europeo. opere d’arte e di reperti archePoi Renzi è andato dalla canologici, sulla Cultura e sull’A- celliera tedesca Angela Merkel groalimentare è tutta la Peni- alla quale, nel promettere di sola Italiana che ha le possibilità non sforare i limiti di rigore neldi creare valore e quindi profit- la spesa pubblica imposti dai to economico, a condizione che la classe politica riesca a varare un Piano industriale adeguato al terzo millennio che punti su questi settori. Tra il 16 ed il 18 marzo il Premier Matteo Renzi ha visitato il premier francese col quale ha discusso di una nuova Europa, non più dei Tecnocra- Matteo Renzi e Angela Merkel
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patti (non perché ce li impone Bruxelles o la Germania, ma perché lo dobbiamo al futuro dei nostri figli), ha auspicato ed annunciato, da Fiorentino, un nuovo Rinascimento, non solo Italiano ma anzi Europeo. Infine, tornato a Roma, al Tempio Adriano, ha presentato il libro di Massimo D’Alema (che si era “autorottamato” prima della rottamazione dei vecchi leaders da parte del Sindaco di Firenze) “Non solo Euro”. In questa occasione trovo interessante che abbia ribadito la sburocratizzazione della Pubblica Amministrazione grazie all’agenda digitale, la modernizzazione del sistema paese grazie alla banda larga, tutte cose importantissime ma che necessitano di interventi pub-
Un momento della conferenza stampa congiunta tra il Presidente USA, Barack Obama, e il premier Renzi
blici sostanziosi, spero ce la faccia. Lasciai la mia professione di programmatore/sistemista nel CNI (Consorzio Nazionale Informatica) dopo che, con altri capaci colleghi, fui distaccato temporaneamente nella sede centrale del più grande acquedotto d’Europa, a Bari, per informatizzare con sistemi IBM tutti gli uffici. Lo feci perché in quei mesi con frustrazione vissi l’inutilità del nostro lavoro (tra l’altro nell’appalto era ottimamente pagato) che sarebbe stato di grande utilità a quell’ente pubblico, perché si perdeva tempo in inutili riunioni con i dirigenti a capo dei vari distaccamenti i quali, con obiezioni poco plausibili, ritardavano i lavori. La mia ingenuità non mi faceva capire che invece si trattava di una precisa strategia, l’appalto poteva anche durare anni e sarebbe andato bene economicamente ad entrambe
le parti, purché l’informatizzazione fosse stata ritardata il più possibile, perché avrebbe sottratto loro il potere che ogni burocrazia detiene col passaggio infinito di fogli di carta, timbri e firme. Speriamo che Renzi metta in pratica anche il Piano Scuola annunciato come prioritario al suo insediamento, e che continui l’opera di rinascimento utilizzando la spesa pubblica a favore dell’Ambiente, se è vero che lo scorso anno su 700 frane registrate in Europa ben 500 si sono verificate sul territorio italiano, anche questo svilupperebbe lavoro utile a tutto il Paese. Nell’incontro con D’Alema, partendo dal Piano Lavoro, e riferendosi poi alla totalità degli interventi governativi da fare, ha ricordato che, come diceva Romano Prodi, le regole “sono stupide in sé”, qualora chi le stabilisce non sia in grado di cambiarle per adeguarle “alla
realtà”, per esempio in Europa si era pensato che l’unico freno al liberismo sarebbe stato l’autocontrollo del mercato dei capitali, e quando lo strapotere della finanza ha invece avuto il sopravvento nel 2008, in tutto il Continente la Politica si è arresa limitandosi a varare regole inefficaci, che appunto vanno cambiate, regole che invece sono state gestite da una nuova casta di burocrati invece che dalla politica. Renzi ha sottolineato come in questi 6 anni di crisi l’Europa politica abbia saputo usare solo il rigore dei conti, null’altro, tagliando persino i fondi per la Ricerca e la Cultura, così commettendo un grosso errore, dimostrato dal fatto che Barack Obama invece nello stesso periodo proprio lì vi ha investito fondi pubblici, col risultato che la “locomotiva economica statunitense” è partita prima. La scrittrice Lidia Ravera, che è anche Assessore alla
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Cultura della Regione Lazio, nell’intervista sul Venerdì di Repubblica ha detto recentemente: “….voglio fare come il Presidente americano Franklin Delano Roosvelt che, dopo la grave crisi del 1929 dovuta al crollo di Wall Street, invece di tagliare, come si farebbe immediatamente da noi in questi casi, investì 27 milioni di dollari sui lavoratori della Conoscenza, oltre ventimila tra insegnanti, musicisti, autori, attori, registi, scrittori, tutta gente disoccupata che faceva la fame, gente come Artur Miller, Saul Bellow, Elia Kazan ed altri dello stesso calibro, anche noi dobbiamo fare così.” Basti pensare che in Italia Pompei continua a crollare e noi non riusciamo neppure a spendere i soldi che la comunità internazionale ci ha assegnato, a causa dei nostri “tempi burocratici”. Ha ragione Philippe Daverio a dire che anche casa sua, se fosse senza tetto esposta alle intemperie per cent’anni, crol-
lerebbe perciò, poiché abbiamo dimostrato di non essere capaci di tutelare questi tesori che sono di proprietà dell’intera umanità, Pompei dovrebbe essere gestita anche nel restauro, nella conservazione e nella gestione da organismi internazionali. La stessa cosa succede dovunque in Italia, per esempio alla Cattedrale di Agrigento, dove in quarant’anni si sono spesi milioni di euro per i restauri ma nessuno si è preoccupato della frana che la sta inghiottendo, stabilizzando il terreno sulla quale è costruita, ed ora è quasi alla fine (però splendidamente restaurata).
Una suggestiva immagine di Pompei
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La Cattedrale di Agrigento
Gli investimenti pubblici negli anni ’80 erano circa il 24% del prodotto interno lordo, mentre ora si sono ridotti al 16% del PIL. Altri investimenti che si potrebbero e dovrebbero fare in un settore di vitale importanza come quello dell’acqua, considerato che il 33% di questa “fonte di vita” lo perdiamo dalle condutture per mancanza di manutenzione, proprio noi italiani discendenti dei Romani che già 2000 anni fa erano maestri nell’ingegneria idraulica, per non parlare dell’assurdo caso di Reggio Calabria dove i cittadini, pur pagando alte tariffe al Comune per il servizio di acquedotto, hanno i rubinetti a secco e devono rifornirsi dalle fontane pubbliche!
E’ chiaro però che, a fianco dello Stato, l’imprenditoria privata “deve” fare la sua parte se si vuole un nuovo Rinascimento italiano, che sia poi d’esempio per un Rinascimento europeo, non basta che lo immagini e voglia Matteo Renzi e tutta la nuova classe politica. Proprio il giorno nel quale Renzi era con la Merkel, la trasmissione RAI “Presa diretta” parlava dei grandi marchi della Moda italiana, quelli acquistati dall’estero e quelli che, ancora di proprietà dei nostri imprenditori, delocalizzano le produzioni all’estero. La moda italiana ha ormai anch’essa subito una evidente trasformazione in questi anni di crisi, dividendosi tra “moda del lusso” e “moda delle griffes” e non sempre questi 2 concetti coincidono. Come per l’Agroalimentare anche i grandi marchi della moda italiana hanno in questi decenni conquistato la fiducia dei consumatori di tutto il mondo, ma non è sempre luce quella che brilla: innanzitutto non si capisce come mai i nostri imprenditori vendano i loro marchi che questi sono in grado di ge-
nerare fatturati miliardari, come dimostrato soprattutto dai due francesi che sono ormai in competizione sfrenata fra loro nel fare shopping in Italia, Arnault e Pinault, già dal 1989 quando François Henry Pinault riuscì a soffiare all’altro l’acquisto della Maison Gucci con la sua società PPR. Bernard Arnault, proprietario dell’altra multinazionale del lusso LVMH, che ha portato ad un business di 51 miliardi con 423.000 addetti, ha dal canto suo acquistato recentemente Loro Piana, prima azienda al mondo trasformatrice di cashmere, alla bella cifra di 2 miliardi di euro, dopo aver già acquistato Bulgari, Fendi, Olga Berluti, Emilio Pucci e la Pasticceria Cova di via Montenapoleone a Milano, che era di proprietà Prada. Pinault con la sua Kering (ex PPR) ha invece aggiunto a Gucci anche Pomellato, Brioni, Sergio Rossi,
entrambi cercano di acquisire anche Giorgio Armani o Roberto Cavalli. La ParisGroup di Dubai ha acquistato Gianfranco Ferrè, la griffe Valentino è andata agli emiri del Qatar ed infine i cinesi hanno comprato Krizia, se poi aggiungiamo i marchi celebri dell’agroalimentare italiano acquistati, ad oggi sono più di 400 i brands importanti ormai in mano estera (per la precisione siamo arrivati a quota 437).
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Purtroppo però molti marchi che negli anni settanta/ottanta si sono imposti nel mondo della moda a livello planetario ormai si sono adeguati alla crisi delocalizzando le produzioni in tutto il mondo , per ottenere quei capi che in negozio costano decine di euro, anche a sole 2,5 euro ciascuno, grazie alla mano d’opera di quei paesi costretta alla fame, un costo compreso il trasporto come hanno potuto constatare le inviate di “Presa Diretta”, pertanto per alcuni marchi resta il nome famoso apprezzato dai consumatori ma la qualità dov’e’? E’ comprensibile che dal Triveneto si delocalizzi a poche decine di chilometri in Slovenia dove il cuneo fiscale che grava sui salari è immensamente più basso che in Italia, ma andare in Bangladesh a costruire stabilimenti nei quali gli operai invece che costare 2.500 euro lordi al mese ne costano 60 ritengo sia sconvolgente.
Riccardo Iacona, conduttore di Presa Diretta
L’inchiesta di “Presa Diretta” ha preso le mosse da Dacca, la capitale del Bangladesh con la giornalista Liza Boschin e la producer Elena Marzano, che hanno persino rischiato la vita quando una folla inferocita di operai che cercavano di protestare (molti sono stati picchiati ed uccisi dai poliziotti), le ha scambiate proprio per buyers di case di moda occidentali ed ha tentato di linciarle (sono state salvate in extremis da alcuni operai che le hanno fatte
rifugiare nel loro sottoscala). Com’è noto a Dacca c’era stato lo scorso anno il crollo di un palazzo, il Rana Plaza, nel quale vi erano enormi laboratori con migliaia di operai che lavoravano per decine di marchi occidentali e, nonostante da giorni si sviluppassero crepe nei muri, questi erano costretti con la forza ad andarci a lavorare. Ci sono stati migliaia di morti (900 corpi ritrovati) e di feriti con gravi mutilazioni e senza
La producer Elena Marzano e la giornalista Liza Boschin, in un momento del loro reportage in Bangladesh
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risarcimenti ai sopravvissuti (una di loro che prima del crollo “guadagnava” 3.000 taka al mese (32 euro), quando è andata a chiedere aiuto al suo datore di lavoro si è vista regalare 2 euro per comprarsi un piccione da cucinarsi). Purtroppo le giornaliste di “Presa Diretta” fra le macerie hanno trovato anche capi di abbigliamento di marchi italiani lì prodotti, come Carrera e Benetton che ha negato di conoscere che fossero stati subappaltati dai loro fornitori i lavori di confezionamento dei suoi capi ai laboratori del Rana Plaza, ma le giornaliste hanno scoperto che era prassi servirsi di essi dalla Olimpias (controllata Benetton), come hanno sentito raccontare anche dal sig. Hussein, capo dell’azienda New Wave Style, che ha parlato di commesse anche di 100.000 pezzi al mese. Ormai, diceva “Presa Diretta”, molte importanti aziende del tessile italiano, di qualità media ma di grande nome, producono così perché da aziende della moda sono diventate multinazionali con partecipa-
Sul web, la campagna anti-Benetton si esprime con queste immagini
zioni in ben altri settori, lontani dal “core business” col quale sono nati. Per esempio proprio la famiglia Benetton: Luciano, Gilberto, Giuliana e Carlo, fondarono la loro azienda di moda a Treviso nel 1965, ed ebbero l’intuito di pubblicizzarla per decenni con uno stile di comunicazione innovativo ed efficace (ricordiamo tutti le campagne del fotografo Oliviero Toscani) tanto da aprire 6.500 negozi in 120 paesi del mondo con un fatturato al 2012 di 1,8 miliardi di euro. Ma oggi producono quasi tutto all’estero e
Tra le maceria del Rana Plaza, l’inconfondibile targhetta Benetton
nel Triveneto hanno mantenuto solo la fase logistica, il settore abbigliamento fa capo alla holding di famiglia Edizioni srl che ne detiene il controllo col 67% delle azioni. Edizioni srl, controllando una miriade di altre società, ha fatto diventare i Benetton finanzieri piuttosto che creatori di moda, infatti col 100% di Schema34 srl, Edizioni controlla Autogrill, primo operatore nel mondo per servizi di ristorazione coi suoi 62.800 dipendenti in 38 paesi, e dallo Stato italiano, con le privatizzazioni, ha acquisito anche Autostrade. Questa holding nel 2009 ha fatturato nel mondo 11,3 miliardi di euro, è presente anche nell’immobiliare e nell’agricoltura con il 100% di Edizione Property spa che detiene a sua volta il 100% di Maccarese spa, titolare del 100% di Cia De Terras Sud Argentino Sa. Edizione srl ha in bilancio anche tutta un’altra serie di partecipazioni preziose perché fanno parte in sostanza del suo sistema di relazioni col mondo della finanza e dell’imprendi-
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toria nazionale, essenziali per i proprii interessi perché ruotano intorno al gruppo di potere organizzato intorno a Mediobanca, ed infatti è nel capitale di Assicurazioni Generali, di Mediobanca stessa, di Pirelli &C., di RCS che controlla il Corriere della Sera, del Sole 24 Ore, di Caltagirone Editore, di Banca Leonardo. Io penso che quindi il mondo della moda, già da quando i grandi stilisti come Valentino cominciarono a “firmare” di tutto, persino le mattonelle dei bagni, dando valore aggiunto al prodotto solo grazie alla “griffe”, in questo nuovo mondo globalizzato con consumatori più consapevoli, stia volgendo al termine, a meno che in Italia non si produca solo e soltanto il lusso, che diventa pertanto “non superfluo ma essenziale”, perché di alta qualità ed artigianalità. L’analista Pambianco stima che il lusso abbia già un mercato del 15% in Italia ma tutto il settore del lusso nel mondo è stimato in ben 200 miliardi di euro.
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Se ci pensiamo bene noi italiani siamo perfettamente in grado di produrre il lusso, ed il mondo è disposto ad acquistarlo, purchè sia “certificata” la sua qualità. Il “lusso non superfluo” sono anche i nostri prodotti dell’agroalimentare, ma solo quelli di qualità e solo se sono tracciabili in ogni fase di trasformazione della filiera. Anche le nuove tecnologie intelligenti sotto il profilo della “sostenibilità” posso rendere i nostri prodotti un lusso necessario ed inutili mi sembrano le
lamentele di Marchionne circa le sue auto non comprate in modo massiccio nel mercato interno, prenda esempio dalla BMW tedesca che sta testando nuove teconologie come le auto ad idrogeno, prenda esempio proprio dalla sua controllata Ferrari, che è il marchio più conosciuto e apprezzato nel mondo, visto che da un recente sondaggio risulta il marchio che infonde più fiducia della CocaCola. Ebbene nella sua versione agonistica, la Scuderia Ferrari di Formula1 da quest’anno, come tutti gli altri teams, ha in pista auto con motori ibridi, su un totale di 800 cavalli ben 160 le vengono dal motore elettrico, le cui batterie si ricaricano nelle frenate, e queste innovazioni potrebbero e dovrebbero essere trasferite subito nelle produzioni di serie per auto di massa. Nella Moda il lusso non superfluo è quello ancor’oggi creato dai Missoni che già da tempo hanno investito in Ricerca e sviluppo, pertanto i loro famosi jacquards non sono producibili
lontano da casa e quando fossero imitati sarebbero già stati sostituiti da nuove creazioni. Il tessile abbigliamento medio in Italia potrebbe e dovrebbe “sposare” le facoltà universitarie che fanno ricerca nei nuovi materiali, per esempio all’Università di Lecce sono stati sperimentati nuovi tessuti che contengono microchips, regalando agli abiti che ne fossero confezionati anche le capacità di comunicazione interattiva. Ma le vere novità le ho viste nascere e crescere dalle regioni del Centro Italia, il vero lusso che solo gli italiani sono in grado di produrre, in Umbria e a Perugia in particolare, perciò ritengo che il nuovo Rinascimento possa partire da lì, anche per una sana imitazione di questa nuova strada di sviluppo economico. Gianluca Mirabassi, presidente ed A.D. della Sterne International, certifica tutta la produzione dalla materia prima
Il lusso è sempre più 2.0
(tipo di filato e fornitore, ecc.), ai passaggi di tintoria (perché, come spiega lui molto bene, sta diventando un’emergenza la tossicità per la pelle di molti tessuti che contengono sostanze nocive), per finire alla confezione di ogni capo, ed è tutta tracciabile, grazie ad un microchip con codice a barre che lui fa inserire in ogni suo capo, leggendo il quale appare tutta la “storia lavorativa di quel singolo prodotto” …. com-
plimenti, certificare la qualità potendola tracciare dà sicuramente al prodotto il vero valore aggiunto creando il vero lusso. Sempre a Perugia Brunello Cucinelli ha creato la sua azienda di moda del lusso ristrutturando un antico borgo che è diventato un “paradiso per la produzione” dove le nuove generazioni, che vengono anche dall’estero a lavorarci, trovano terreno fertile e speranza in un futuro Rinascimento.
Tecnologia per la certificazione di qualità dei manufatti prodotti dalla Sterne International
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Uno dei laboratori dove si tengono i corsi di rammaglio e arte del rammendo organizzati dalla Cucinelli
Cucinelli ha pure creato una “scuola di antichi mestieri” specializzando per esempio molti giovani nell’Arte del Rammendo, ormai scomparsa, dove ogni filo del capo viene ripreso e riannodato, ha poi ristrutturato anche il teatro del borgo e la biblioteca, ha costruito una mensa aziendale che è meglio di un ristorante esterno, sia come luogo che come qualità del cibo. Con ben 1.100 dipendenti e 3.400 esterni Cucinelli è un esempio da seguire dovunque, basti pensare che i suoi prodotti sono così apprezzati nel mondo che lui ha voluto pagare il “capitale umano” che crea il suo marchio, il 20% in più di quello che i contratti collettivi indicano per le buste paga della stessa categoria, ha quotato in Borsa l’azienda, ha poi diviso gli utili coi dipendenti, ha infine distribuito lo scorso anno cospicui premi di produzione. Di questi esempi rinasce l’Italia, grazie anche a Cucinelli queste le sue parole: …”se vo-
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gliamo ancora vendere il made in Italy dobbiamo convincerci che il prodotto medio non è più di nostra competenza. Grazie ai miei collaboratori noi produciamo solo prodotti ai massimi livelli di qualità, nel rispetto del lavoro e della dignità di chi li fa”. La direttrice di Vogue USA, Anna Wintour, così potente da decidere lei le date delle sfilate di moda in tutto il mondo, anche quelle di Parigi e Milano, ha recentemente affermato che “… la Moda ha bisogno della qualità e del lusso di quella italiana …”. Io penso che l’Italia debba perseguire l’unica strada che le compete e che non è imitabile, quella del lusso ossia della qualità certificata e tracciabile, un lusso non superfluo ma necessario anche a noi, tra l’altro
apprezzato dai consumatori di tutto il mondo, ma al contempo la politica debba potenziare le autostrade della comunicazione moderna, dai treni alla banda larga. Infine dobbiamo tutti investire anche nelle nuove/vecchie vie religiose che ci portano turisti e visitatori esteri, come ad esempio le Vie Francigene ora finanziate anche dalla Comunità Europea (già popolari e trafficate dai nuovi turisti del terzo millennio, basta osservare il successo economico del ramo di via Francigena che porta a Santiago de Compostela), come pure nelle inedite vie dello sport quali sono quelle tracciate dai campi d golf, con un giro settimanale di migliaia di praticanti/turisti di ogni parte del mondo.
www.luisasposa.it
di Dario Dongo -Avvocato esperto in diritto alimentare
Made in Italy
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GIFT - Great Italian Food Trade: cultura ed export del Made in Italy agroalimentare nel mondo
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a anni si dibatte sul fenomeno del cosiddetto Italian sounding, alimenti e bevande che vengono presentati come ‘Made in Italy’ - con nomi, immagini e simboli suggestivi - e sono tuttavia realizzati in paesi diversi dal nostro. Ma le polemiche e le denunce servono a nulla, anche perché spesso si tratta di fenomeni leciti, da attribuirsi a discendenti di emigrati italiani del secolo scorso. Vale piuttosto la pena di prendere atto delle concrete opportunità di valorizzare i nostri p r o d o t t i , autenticamente italiani, e darsi da fare per esportarli nei cin-
que continenti. Come? Anzitutto, è necessario fare comprendere nel mondo, agli operatori economici e ai consumatori, quali sono i prodotti agroalimentari italiani. Spiegare le tradizioni e i legami con territori splendidi, le modalità produttive e di consumo, come distinguere il vero ‘Made in Italy’ dai tanti e troppi falsi. Serve perciò un’efficace opera di divulgazione culturale, che né gli enti pubblici come l’ICE nè la diplomazia sono mai stati in grado di realizzare. D’altra parte l’Italia è un Pa Paese minuscolo, rappresenta meno dell’1% della popolazione mondiale, e non ha una storia imperialistica come altri Stati europei che ora traggono nuo nuova linfa e occasioni di lavoro dalle ex-colonie (come la Spagna in America Latina, il Portogallo in Brasile e Angola Angola, la Africa il ReFrancia in metà Africa, gno Unito nell’altra metà oltreché in India etc.) Eataly è la più facile scusa alla pigrizia, di imprenditori e manager rac i quali si racl’e contano che l’esposizione di alcune loro referenze in una
L’Avvocato Dario Dongo
dozzina di negozi italiani d’elite aprirà chissà quali strade. La vendita di qualche pedana qua e là diviene quasi leggenda, amplificata dal vate Farinetti il cui ologramma ridonda ogni giorno su tv e carta stampata nazionale. Si tratta però di operazioni marginali, micro, e l’unico marchio che semmai ne trarrà vantaggio sarà quello di Eataly, legato alla c.d. shopping experience. Anche perché i siti web delle imprese nostrane - introvabili mediante ricerca per parole chiave, come ad esempio “Italian pasta” o “pasta producers” - quasi mai offrono notizie in idiomi diversi da italiano e inglese. Bisogna perciò stimolare interesse una macro-domanda, potenzialmente immen-
sa, rivolgendosi dapprima ai protagonisti del nuovo ordine mondiale, a partire dalla prima economia del pianeta, la Cina. E poi la Russia, il Brasile e l’America latina, i Paesi del Golfo Persico. Dimenticare la lingua inglese, irrilevante per la quasi totalità degli interlocutori nei Paesi ‘che contano’, i cui enormi numeri ben meritano qualche traduzione professionale. Mettere da parte l’auto-referenzialità e provare invece a mettersi nei panni del consumatore-target in uno qualsiasi di tali Paesi. Il quale non sa riconoscere nessun marchio alimentare italiano o quasi (al di là di Nutella e Barilla, e neppure dappertutto) e ha una idea del tutto vaga, se mai l’abbia, dei prodotti di cui tanto ci vantiamo. Alcuni esempi utili sono quelli di pizza, gelato, Parmesan, che le popolazioni di molti Paesi considerano originari degli USA.
Analisi del progetto GIFT Great Italian Food Trade GIFT - è un progetto di internazionalizzazione dell’esperienza italiana che ruota attorno alla produzione di alimenti e bevande e nasce nel 2012 da un’idea dello scrivente, avvocato e giornalista appassionato di diritto alimentare e internazionale, co-fondatore de “Il Fatto Alimentare” e reduce da 10 anni in Federalimentare, tra Roma e Bruxelles.
Il concetto alla base di GIFT è semplice, e si ispira al modello veneziano: non disponendo di strutture logistiche all’altezza dell’opera nè di strumenti di comunicazione di massa, si parta dalla Cultura. Promuovere dunque la conoscenza a livello globale della miglior produzione agro-alimentare italiana, affinché alla condivisione possano seguire le forniture di merci e servizi. Migliore produzione, perché e quale, rispetto a quali parametri? Gli elogi si sprecano in ogni dove, “ogni scarrafone è bello a mamma sua” recita un antico motto. Nella tradizione del marketing, italico e non solo, il ‘migliore’ tende a coincidere con il più curato o il più costoso, se non anche il più pubblicizzato. Per alcuni esoteristi come Carlin Petrini, ‘migliore’ è la produzione minuscola e remota, profondamente ancorata alle tradizioni locali. Salvo poi aderire a iniziative di imprese non proprio minuscole come il
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gruppo Barilla e la sua Fondazione. Per GIFT e la sua squadra, l’attributo si collega ai concreti impegni di ciascun operatore verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Vale a dire, in sintesi, che è migliore il frutto di ogni attività rispettosa dell’ambiente e dei paesaggi, del benessere di chi lavora e chi vive nelle comunità variamente legate alle produzioni, ‘from the farm to the fork’. Con un’attualità che non trascura i luoghi sia pur lontani di approvvigionamento delle materie prime, e un ideale orientato verso la lotta alle diseguaglianze, la qualità della vita di chi esiste e chi seguirà. GIFT si rivolge a imprese ed enti italiani - nel settore alimentare e in quelli che vi sono connessi, dalla produzione agricola primaria ai macchinari,
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gli utensili, i materiali di confezionamento - effettivamente motivati a fare conoscere nel mondo le proprie prerogative e i propri marchi, nonché a imprese ed enti internazionali interessati alla conoscenza e all’acquisto di alimenti, bevande e servizi correlati. La proposta è articolata: consulenza a 360° su ogni attività utile all’internazionalizzazione, compresi servizi di tutela internazionale dei diritti di proprietà intellettuale e industriale, ricerche di mercato e intermediazione, certificazioni e au-
torizzazioni, comunicazione e ‘media relations’, assistenza legale e amministrativa nei 5 continenti. Progetto GIFT, i valori I Valori che ispirano il progetto GIFT comportano, inevitabilmente, una ‘selezione per affinità’ per definire i quattro punti cardine: - Cultura: promuoviamo il modello eno-gastronomico italiano e i prodotti effettivamente realizzati in Italia, per contribuire all’apporto di Valore al Lavoro, al PIL e al BES,
- Sostenibilità: crediamo in una qualità durevole, in grado di produrre valore in Italia e rinnovarsi nelle generazioni a seguire, in armonia con il territorio, l’ambiente, i lavoratori e la società. Il cibo è un dono, GIFT appunto, e per essere tale dev’essere sostenibile oltrechè buono e sicuro, anche dal punto di vista nutrizionale, - Professionalità: aiutiamo i nostri clienti ad avere visibilità, a sviluppare il proprio business e a raggiungere gli obiettivi concordati, - Integrità: dialoghiamo in modo trasparente e continuativo - con i clienti, gli operatori e i consumatori - senza rinunciare a un’informazione indipendente e propositiva. Il portale www.greatitalianfoodtrade.com è una vetrina interattiva in continuo divenire, un ‘matching point’ virtuale e
reale ove realtà produttive italiane possono entrare in contatto con gli operatori di tutto il mondo, e viceversa. In pratica, GIFT consente ai propri inserzionisti di venire trovati, e agli utenti in cerca di vero ‘Made in Italy’ alimentare, di reperire
notizie e contatti: grazie a una tecnologia di indicizzazione sui motori di ricerca (c.d. SEO, Search Engine Organization) unica al mondo, a una reda-
zione madrelingua operativa in 7 idiomi (cinese, russo, arabo, spagnolo, inglese e francese, oltre all’italiano) che ogni giorno immette nuove notizie, e alle attività sui social media internazionali. Essere presenti su Internet non basta, poiché neppure gli utenti più accaniti vanno oltre la seconda, massimo terza pagina dei risultati di ricerca. Bisogna allora intercettare le richieste di informazioni più ricorrenti sulle categorie di prodotti o servizi di interesse, nelle diverse lingue, e fare in modo che le notizie relative alle proprie attività e i propri marchi siano visibili ai primi posti. Altrimenti, è tutto inutile. Il progetto editoriale GIFT è concepito a questo preciso scopo. Non per concorrere coi siti web aziendali che, quando anche ben relizzati, sono di fat-
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to introvabili, ma per consentire ai propri inserzionisti di apparire in bella vista sui milioni di vetrine dei pc, tablet e smartphone degli utenti globali - professionali e non - che cerchino informazioni e/o fornitori selezionati sul migliore ‘Made in Italy’ disponibile. Oltre la vetrina Il progetto GIFT ha aggregato un gruppo di professionisti di consolidata esperienza internazionale per offrire a tutti i clienti, ivi comprese le PMI, una varietà di servizi di tradizionale appannaggio dei soli colossi. Consulenze che ciascuno può adattare su misura alle proprie priorità: - Marketing Strategico: definizione posizionamento e Customer Value Proposition, Branding Strategy e mappatura aree di forza, team assessment, - Marketing Operativo: preparazione brief, piani marketing e materiali, - Normativa ed etichette, relazioni e lobbying: consulenza legale sui requisiti vigenti nei diversi Paesi, costruzione verifica e revisione etichette, autorizzazioni e licenze, relazioni con le autorità e i media, - Comunicazione: dalla progettazione di campagne di comunicazione integrate all’esecuzione su tutti i mezzi, classici e digitali. Web production, pro-
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duzioni video, cataloghi e brochures, con possibili geo-localizzazioni ‘ad hoc’, - Formazione: preparazione del personale sui temi di cui sopra, sia con modalità d’aula che con strumenti tecnologici (webinar, schede didattiche etc,), - Ufficio Stampa: preparazione comunicati, gestione relazione media classici e digitali, in Italia e all’estero, - Mercati: ricerche di mercato ad alta profilazione, organizzazione incontri B2B, brokeraggio, - Eventi e Fiere: esposizioni ai più importanti eventi internazionali dedicati al ‘Food&Beverage’, all’interno di spazi
collettivi organizzati da GIFT o attraverso mi attività di vendita mirata. Prossimo evento a calendario, il WinExpo di Yanquing (Bejing), dal 29 al 31 luglio 2014. internazio Per gli operatori internazionali, GIFT è a sua volta un approdo di sicuro affidamento. Il cibo italiano è sempre più apprezzato nel mondo ma è difficile orientarsi su un’offerta estremamente ampia e frammentata per selezionare i prodotti, i servizi e i marchi più adatti ai diversi Paesi, canali e destinatari. Proprio per questo ogni giorno importatori e buyers di vari Paesi scrivono a GIFT, raccogliendo indicazioni su come e dove orientare le loro scelte, oltre ai nomi e i listini di fornitori italiani affidabili.
Il quartiere fieristico che ospiterà l’edizione 2014 di Wine Expo
della Redazione
Lotta all’Italian Sounding
La pirateria agroalimentare punta sullo stereotipo pizza, mafia e mandolino
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al caffe’ “Mafiozzo” stile italiano ai sigari “Al Capone”, dalla pasta “Mafia” agli snack “Chilli Mafia”, dall’amaro “Il Padrino” al limoncello “Don Corleone”, dal sugo piccante rosso sangue “Wicked Cosa Nostra” alle spezie “Palermo Mafia shooting”, ma a Bruxelles nella Capitale d’Europa si intingono addirit-
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tura le patatine nella “SauceMaffia“ e si condisce la pasta con la “SauceMaffioso” mentre in tutto il mondo spopolano i ristoranti e le pizzerie “Cosa Nostra” e “Mafia” e su internet è possibile acquistare il libro di ricette “The mafia cookbook”, comprare caramelle sul portale www.candymafia. com o ricevere i consigli di
Mamamafiosa (www.mamamafiosa.com) con sottofondo musicale a tema. E’ quanto ha denunciato la Coldiretti che per la prima volta ha censito e mostrato gli esempi piu’ scandalosi di prodotti agroalimentari, venduti in Italia, in Europa e nel mondo, con nomi che richiamano gli episodi, i personaggi e le forme di
criminalità organizzata più dolorose ed odiose, che vengono sfruttate per fare business, nell’ambito della presentazione della Fondazione ”Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare”, promossa dalla Coldiretti con la Presidenza del Comitato Scientifico del procuratore Giancarlo Caselli. All’iniziativa sono intervenuti il Ministro della Giustizia Andrea Orlando e quello delle Politiche Agricole Maurizio Martina. Presidente della Fondazione è lo stesso presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo che ha chiesto
“l’intervento delle Istituzioni nazionali e comunitarie per porre fine ad un oltraggio insopportabile” alla vigilia dell’incontro del Santo Padre con le vittime delle mafie, nella “Giornata della memoria delle vittime innocenti delle mafie” promossa dalla Fondazione “Libera”. “Siamo di fronte ad uno schiaffo all’immagine dell’Italia sui mercati globali che sottolinea la Coldiretti - parte dall’antipasto a base di anacardi in vasetto di vetro commercializzati nel Regno Unito”. La confezione di “Chilli Mafia” contiene noccioline aromatizzate al peperoncino e
la scritta in etichetta avverte che occorre stare attenti e utilizzare “with caution” il prodotto che risulta essere estremamente piccante. Vengono dalla capitale europea di Bruxelles, in Belgio, le salse che servono per insaporire le patatine con la “Sauce Maffia” della Good ‘n Food di Malines contenente una salsa a base di olio di colza, rosso d’uovo, aceto, senape, polvere di cipolla, zucchero e spezie varie mentre la “Sauce Maffioso”, realizzata a Diest, nelle Fiandre, e commercializzata con il marchio “The Smiling Cook”, è invece a base di spinaci, cipolla, aglio, for-
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maggio emmenthal, pepe rosso e aromi vari. Ma ci sono in vendita anche - continua la Coldiretti la pasta “Mafia” a Taiwan, le spezie “Palermo Mafia shooting” in Germania o la salsa piccante “Wicked Cosa Nostra” in California. L’oltraggio all’Italia - afferma la Coldiretti - non si ferma al pasto, con il commercio dalla Psc Start S.A. di Blagoevgrad (Bulgaria) del “Caffè Mafiozzo” confezionato in grani in cui l’unica scritta nella nostra lingua che campeggia sulla busta in plastica è: “Lo stile italiano” che purtroppo fa esplicito riferimento alla criminalità organizzata come si evidenzia nelle immagini. E c’è anche il sigarillo dedicato al sanguinario “Al Capone”, confezionato negli Stati Uniti per il mercato olandese, con tanto di scritta, quanto mai adatta, “Roken is dodelijk” (il fumo uccide). Ma c’è anche chi - continua la Coldiretti - sfruttan-
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do la fama della saga cinematografica “Il Padrino”, nel paese siciliano che ha tristemente legato il suo nome alla mafia, ha messo in vendita il liquore d’erbe “Don Corleone” a base di miscela d’erbe ed estratti naturali “product in Sicily” o l’amaro “Il Padrino” anch’esso nato da una antica ricetta corleonese per acchiappare qualche turista inconsapevole
del dolore provocato dalla criminalità in questi territori. Il marchio “Mafia” viene peraltro usato “a raffica” nella ristorazione internazionale per fare affari come nel caso - riferisce la Coldiretti - della catena di ristoranti “La Mafia” diffusa in Spagna che fa mangiare i clienti sotto i murales dei gangsters più sanguinari (da Vito Cascio Ferro a Lucky Luciano, fino ad Al Capone), mentre praticamente ovunque, dal Messico a Sharm El Sheik, dal Minnesota alla Macedonia si trovano ristoranti e pizzerie “Cosa Nostra” e l’insegna “La Camorra Pasta Pizza & Grill” si puo’ trovare a La Paz in Perù. “La nostra ricerca ha consentito di scoprire nel mondo un vero mercato dell’orrore che fa affari su una delle piaghe piu’ dolorose della nostra società - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che - anche su questi casi farà luce la neonata Fondazione “Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare” con la presidenza del Comitato Scientifico del procuratore Giancarlo Caselli”. L’obiettivo è quello di fermare comportamenti commerciali inaccettabili che danneggiano l’immagine dell’Italia all’estero, ma soprattutto colpiscono profondamente i tanti italiani che sono stati o sono purtroppo vittima della criminalità organizzata.
in collaborazione con l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare
Dossier
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L’agroalimentare italiano è un grande patrimonio da salvare
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a Fondazione “Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare”, promossa e fondata da Coldiretti con la presidenza del Comitato Scientifico del procuratore Gian Carlo Caselli, nasce in un momento in cui per la prima volta nel nostro Paese sta crescendo la consapevolezza che il cosiddetto Made in Italy agroalimentare incontra rischi e difficoltà che paradossalmente nascono proprio dalla sua unicità. Sono infatti proprio i suoi caratteri identitari, la sua dimensione di eccellenza, la sua peculiare matrice - un’agricoltura che ha alla base uno straordinario patrimonio in termini di biodiversità e cultura della trasformazione degli stessi beni agricoli – a costituire il suo appeal e la spinta a surrogarlo. All’estero infatti il solo fenomeno dell’italian sounding sottrae ogni anno una quantità di
valore prossima al doppio dell’export agroalimentare. Parallelamente sul territorio italiano, in molte filiere con un ruolo attivo della criminalità organizzata e non di rado con la connivenza di industrie trasformatrici nazionali - vengono introdotte materie prime di varia origine che successivamente vanno a comporre un prodotto ‘finale’ definito a tutti gli Il Presidente del Comitato Scientifico effetti come ‘itaGiancarlo Caselli liano’. Questo gigantesco feno- e occupazione, indeboliscomeno imitativo e l’insieme delle no le piattaforme produttive, contraffazioni e delle adultera- mettono a rischio la sicurezza zioni alimentari non solo ero- dei prodotti alimentari e quella dono l’immagine di uno degli ambientale, frodano permaasset centrali del nostro Pae- nentemente consumatori e se, ma sottraggono ricchezza cittadini.
Gli obiettivi La Fondazione, nell’ambito del progetto di costruzione di una filiera agricola tutta ita-liana, si pone come soggetto volto a mettere in campo tutte le misure (di studio, di analisi, di monitoraggio, di educazione e di comunicazione) in grado di contribuire a:
a) Contrastare le contraffazioni e le adulterazioni alimentari, attraverso la creazione di modelli di controllo che consentano la piĂš completa informazione dei consumatori. b) Diffondere una cultura che valorizzi gli elementi distintivi della produzione agricola nazionale e riconosca i vantaggi
(economici, ambientali ed occupazionali) del rispetto della legalitĂ per il Paese. c) Proporre azioni collettive di tutela dei consumatori. d) Sviluppare proposte dirette alla razionalizzazione e alla semplificazione delle regole inerenti alle filiere agricole. e) Svolgere un ruolo pro-
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positivo nei confronti delle Autorità Amministrative indipendenti e delle Commissioni parlamentari d’inchiesta sui fenomeni della criminalità, della contraffazione e della pirateria commerciale. La Fondazione è aperta al sostegno di tutte le persone fisiche e giuridiche e degli enti che vorranno contribuire al raggiungimento dei suoi obiettivi. Gli strumenti Al fine di perseguire i suoi scopi istituzionali, la Fondazione contempla: a) la promozione di eventi formativi, di dibattito e approfondimento, di ricerche e studi; b) la realizzazione annuale, in collaborazione con Eurispes, del Rapporto Agromafie sui crimini agroalimentari in Italia; c) pubblicazioni di carattere giuridico e socio-economico, in primo luogo sui temi dello sviluppo sostenibile e del diritto agrario, alimentare e dell’ambiente; d) lo sviluppo di rapporti di collaborazione e partnership
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con enti similari, amministrazioni e soggetti privati, a livello internazionale, nazionale e locale. Le agromafie minano il futuro del Paese Si stima che almeno 5mila locali di ristorazione (bar, risto ristoranti, pizzerie) in Italia siano in mano alla criminalità organizzata spesso attraverso l’intestazione a prestanome che non solo garantiscono profitti diretti, ma che assicurano anche una copertura per riciclare denaro sporco. Il volume d’affari complessivo della criminalità organizzata, dalla camorra alla mafia fino all’‘nd r a n gheta, è salito dal campo alla tavola a circa 14 miliardi di euro nel 2013.
In questa opera di infiltrazione le mafiestanno approfittando della crisi per penetrare anche nell’imprenditoria legale poiché è peculiarità del moderno crimine organizzato estendere, con approccio imprenditoriale, il proprio controllo dell’economia invadendo i settori che si dimostrano strategici ed emergenti, come è quello agroalimentare. Mettendo le mani sul comparto alimentare le mafie hanno infatti la possibilità di affermare il proprio controllo sul territorio. Potendo contare costantemente su una larghissima e immediata disponibilità di capitale e sulla possibilità di condizionare parte degli organi preposti alle autorizzazioni ed ai controlli, si muovono con maggiore facilità rispetto all’imprenditoria legale. Per raggiungere l’obiettivo i clan ricorrono a tutte le tipologie di reato tradizionali: usura, racket estorsivo e abusivismo edilizio, ma anche a furti di attrez-
zature e mezzi agricoli, abigeato, macellazioni clandestine o danneggiamento delle colture con il taglio di intere piantagioni. Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione impongono la vendita di determinate marche e determinati prodotti agli esercizi commerciali, che a volte, approfittando della crisi economica, arrivano a rilevare direttamente. Non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza ed il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy.
Triplicate le frodi a tavola Dall’inizio della crisi sono praticamente triplicate le frodi a tavola con un incremento record del valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterati, contraffatti o falsificati. Un crimine particolarmente odioso perché si fonda sull’inganno e colpisce soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo. Dietro questi prodotti spesso si nascondono ricette mo-
dificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione insostenibili, come dimostra il fatto che sul mercato mondiale sotto la pressione della crisi è in crescita il commercio di surrogati, sottoprodotti e aromi artificiali utilizzati per nascondere la bassa qualità degli alimenti. Le preoccupazioni riguardano anche l’Italia che è un forte importatore di prodotti alimentari. Il rischio concreto è che nei cibi in vendita vengano utilizzati ingredienti di diversa qualità spacciati come nazionali, sia a causa dell’inserimento delle attività criminali che per la mancanza di un sistema trasparente di tracciabilità ed etichettatura degli alimenti. Rispetto all’inizio della crisi gli allarmi alimentari in Italia sono aumentati del 14 per cento: nel 2013 sono state ben 534 le notifiche sulla sicurezza di cibi e bevande potenzialmente dannosi per la salute! (dati del sistema europeo di allerta rapido per la prevenzione dei rischi alimentari - RASFF).
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di Mario Furlan
Lifestyle
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I 14 passi per fare centro al colloquio di lavoro
are colpo con il selezionatore al colloquio di lavoro: sembra facile (basta presentarsi bene e parlare bene…), invece può essere molto difficile. Perché lui si trova a selezionare decine di persone per un posto solo: e chi ti dice che sceglierà proprio te? La garanzia non te la può dare nessuno. Ma se segui questi quattordici consigli potrai aumentare, e molto, le tue possibilità di essere il fortunato prescelto. 1) Informati sull’azienda: che ne diresti di un uomo che è a caccia di una donna, una qualunque, purché respiri? O di una donna che adotta la stessa tecnica con un uomo? Probabilmente non ti sentiresti lusingata/o dalle sue avance: perché tanto per lui/lei tu o un’altra persona siete intercambiabili. Invece ciascuno di noi vuole essere unico. E lo stesso vale per le imprese. Detestano chi cerca lavoro da loro “perché l’importante è prendere lo stipendio, da qualunque parte sia”: vogliono persone motivate, interessate a quel lavoro e a quella società. Morale: prima di presentarti al colloquio prendi informazioni sull’azienda. Se dimostri di saperne qualcosa, e di apprezzarla, farai un’ottima prima impressione. 2) Vesti formale: non sai come vestirti? Nel dubbio
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vai sul formale. Semplice, ordinato, enza fronzoli. Tailleur se donna, giacca e cravatta se uomo. Meglio eccedere in prudenza che in disinvoltura. Alcune aziende, soprattutto nel campo della moda (come Diesel) o del mondo giovanile (come Mtv), apprezzano l’abbigliamento casual. Ma se il seMario Furlan, giornalista, scrittore, docente e lezionatore è in jefondatore dei City Angels e del Wilding, l’autodians e maglietta e fesa istintiva tu sei in completo Principe di Galles farai in tempo samente la mano guardandoad adattarti a lui nell’eventuale lo negli occhi e sorridendo. La secondo incontro. prima impressione – quella che 3) Arriva puntuale: né in ri- ci formiamo nei primi 10 setardo (è segno di maleducazio- condi – è la più forte; quindi una ne), né in anticipo (è sintomo di stretta di mano debole, o uno ansia). Calcola di arrivare all’ap- sguardo sfuggente, o un viso puntamento mezz’ora prima, preoccupato ti taglierebbero così il traffico, o eventuali le gambe in partenza. contrattempi, non ti faranno 6) Guardalo negli occhi per tardare; e se arrivi in anticipo circa il 70% del tempo (se lo aspetta l’ora X facendo una facessi di più potrebbe pensapasseggiata e respirando pro- re che lo vuoi sfidare, oppure fondamente (veleni delle auto corteggiare). Secondo alcuni permettendo). studiosi del comportamen4) Porta sempre un curri- to è bene guardarlo un po’ più culum con te: il selezionatore nell’occhio sinistro che nell’ocpotrebbe averlo perso. chio destro: il sinistro è colle5) Quando incontri il sele- gato con l’emisfero cerebrale zionatore, stringigli caloro- destro, che sovrintende alle
emozioni, quindi anche alla simpatia. Potrebbe servire a renderti più simpatico. E se non gli sei simpatico non ti prenderà di certo. 7) Fallo parlare il più possibile: molti selezionatori sono stanchi di ascoltare gli altri e avrebbero voglia di parlare, magari per raccontare quanto sono bravi. Facendolo parlare ottieni tre risultati: lo conosci meglio, ti rendi piacevole e, tacendo, non ti esponi. Come indurlo ad aprirsi? Ponendogli domande aperte. Domande, cioè, alle quali non risponda con un semplice sì o no. Un esempio di domanda aperta è “Come mai avete deciso di estendere l’attività in questo settore?” 8) Quando l’altro parla, mostrati interessato annuendo leggermente e tenendo l’indice alla tempia, oppure accarezzandoti il mento. Ma senza esagerare, ad esempio sorridendo da beota: faresti la figura del ruffiano. 9) Quando devi parlare (non puoi lasciar chiacchierare solo lui!), aspetta un momento prima di iniziare nuovi discorsi: darai l’impressione di essere riflessivo. Una persona, cioè, capace di ponderare prima di aprire la bocca. 10) Copia (senza farti accorgere) alcune posture del selezionatore: se tiene le gambe incrociate, fallo anche tu; se giocherella con la penna, fallo anche tu. Il mirroring (rispecchiamento) serve a entrare inconsciamente in sintonia con l’altro. Non tutto, però, va imitato: se lui balbetta, o ha dei
tic strani, non copiarlo: penserebbe che lo vuoi prendere in giro! La cosa più semplice da fare è imitare il suo paraverbale, cioè il modo in cui parla. Partendo dalla velocità e dal volume con cui parla. Se lui parla ad alta voce, alza la tua; se parla a bassa voce, abbassala. Se parla in fretta, accelera; se lentamente, rallenta. Conosci il proverbio “Chi si somiglia si piglia?” Imitarlo serve a fargli percepire che sei simile a lui. 11) Aspetta che sia lui a parlare di soldi: non dimostrarti troppo impaziente di sapere quanto guadagnerai altrimenti adresti nell’errore del punto 1. Lascia che sia lui a introdurre l’argomento. Ti chiede quanto stai prendendo ora? Sa già che, come (quasi) tutti, stai alzando la cifra di un 20-25%. 12) Non accettare subito la prima proposta: solo i disperati, quelli che stanno morendo di fame, sono disposti a tutto. Dì che la cosa ti interessa, ma che ci vuoi pensare: così hai tempo per riflettere e puoi alzare il prezzo. Molto meglio
se quando ti presenti per un nuovo lavoro ne hai già uno: i disoccupati hanno meno forza contrattuale. 13) Se dopo il colloquio non si fanno vivi nel termine stabilito, aspetta almeno un’altra settimana prima di richiamarli: al telefono dì che hai bisogno di una risposta in tempi brevi perché hai ricevuto un’altra proposta (quindi sei conteso, e chi è conteso è bravo) ma la loro ti interessa di più (quindi sarai un lavoratore motivato). 14) Sii estremamente corretto con l’attuale datore di lavoro: lasciagli il tempo di trovare chi ti sostituirà, non avere fretta di lasciarlo (a meno che la nuova azienda non ti voglia subito). Insomma, lascia un buon ricordo. Le referenze servono. Sempre. Il mondo professionale, soprattutto in certi ambiti, è più piccolo di quanto non si creda. I dirigenti delle varie aziende si conoscono tra di loro. E poi – chissà – un giorno potresti avere bisogno di ritornare al vecchio posto di lavoro.
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a cura del Dott. Giuseppe di Fede
Medicina
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I
L’importanza del test Alcat© per le intolleranze alimentari
l cibo è fonte naturale di giovamento per la salute. Eppure, pochi lo sanno e lo riconoscono. Gli effetti “farmacologici” del cibo sull’organismo, sono un antico argomento. E’ invece storia dei nostri giorni l’aumento dei casi di intolleranze alimentari documentato dal numero sempre crescente di persone che si rivolgono a dietologi e specialisti lamentando sintomi clinici differenti, ma riconducibili, spesso, all’assunzione di determinate sostanze alimentari. La medicina ufficiale, da sempre attenta alle allergie alimentari, ha orientato il campo di ricerca alle intolleranze cercando di trovare metodologie diagnostiche sempre più specifiche. Molti test oggi in commercio hanno il limite di essere legati alla necessità di una lettura soggettiva dei vetrini da parte del medico, quindi non soltanto i risultati possono essere differenti in base all’esperienza del singolo medico, ma è anche difficile costruire una documentazione oggettiva dei casi. Infatti, mentre
per le allergie alimentari è più agevole effettuare la diagnosi clinica e di laboratorio dato che è il paziente stesso a riferire i sintomi all’assunzione di un alimento, per le intolleranze, invece, le reazioni ritardate rispetto all’assunzione degli alimenti rendono difficile la standardizzazione l’approccio diagnostico e clinico. Negli Stati Uniti, vige da diversi anni, il metodo di diagnosi chiamato ALCAT (Antigen Leucocyte Cellular Antibody Test) che rappresenta un notevole miglioramento nella standardizzazione della metodica diagnostica per le intolleranze alimentari. Il test usa una metodica “in vitro” su sangue intero che avvicina i risultati alla diagnostica “in vivo”; la reazione con i singoli estratti alimentari in gel (è possibile testare una varietà di alimenti da un minimo di 10 fino ad un massimo di 50 o 100) e non liofi-
Il dott. Giuseppe di Fede
lizzati, viene confrontata con aliquote di sangue di controllo non esposte agli estratti alimentari. L’analisi computerizzata, esprime graficamente la variazione del numero e della dimensione delle cellule, una volta messe a contatto con gli estratti alimentari. Studi clinici americani, effettuati utilizzando il test ALCAT©, hanno evidenziato un buon livello di correlazione (83,4 %) con il test di provocazione (la ricerca che ha coinvolto 19 pazienti, su ognuno dei quali è stata valu-
tata una serie di 50 alimenti) e 96% di correlazione per gli additivi alimentari (studio condotto su 26 pazienti a cui sono stati effettuati 76 test sugli additivi alimentari, utilizzando il metodo della provocazione orale a doppio cieco con controllo placebo). Il test ALCAT© può valutare la compatibilità ad additivi alimentari, conservanti e sostanze chimiche, antibiotici, antinfiammatori oltre che agli alimenti. Per i bambini sopra i 3 anni è possibile fare il test. La possibilità di evidenziare l’alimento intollerato può aiutare nella risoluzione di un problema che è diventato cronico. E’ importante evidenziare che il Test kit di Alcat è l’unico riconosciuto dalla FDA (Food & Drug Administra-
tion) sia come allergeni sia come macchina e si sta procedendo per il riconoscimento CEE, che nessun altro test ha in questo momento. L’inserimento del test nella routine ambulatoriale è immediato grazie alla facilità d’uso da parte del medico e all’attendibilità con cui è in grado di identificare alimenti potenzialmente reattivi nei pazienti con sospetta sensibilizzazione/ intolleranza verso alimenti che non si riescono ad identificare agevolmente. Il test valuta le modificazioni a carico dei granulociti neutrofili, che vengono quantificate mediante settori di colori diversi a seconda della gravità della reazione: - settore verde (alimenti non reattivi e correlati) - settore giallo (alimenti con reazione moderata) - settore arancione (alimenti con reazione grave) - settore rosso (alimenti con reazione estrema).
I gradi di reattività non sono necessariamente correlati con la presenza e/o l’intensità delle manifestazioni cliniche. Sarà il medico a vagliare attentamente le risposte del test, in modo da prescrivere una dieta che non privi il paziente dei nutrimenti essenziali e che, nello stesso tempo, riesca ad eliminare gli alimenti non tollerati. Questo tipo di dieta potrebbe aiutare l’organismo a recuperare una tolleranza nei loro confronti, a non considerarli più “estranei” o nocivi, ma ad accettarli senza provocare in modo diretto alterazioni a carico di qualsiasi organo, apparato o sistema. Per informazioni e approfondimenti, consultate il sito www.alcat.it
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a cura di Annalisa Canali - Direttore MUSA Museo del Sale di Cervua
Turismo
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Giugno a Cervia è….. tradizione e il sapere millenario della produzione del sale
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n giugno Cervia, località turistica della costa adriatica dalle origini salinare, dalle mille proposte di attività punta alla cultura del territorio per offrire ai turisti una vacanza “culturale” alternativa. Un territorio quello cervese che offre davvero l’imbarazzo della scelta fra tutte le opportunità che vanno dalla spiaggia, allo sport al divertimento, alla fruizione di ampi negli spazi verdi, alle pinete, ma, se si cerca la vacanza su un territorio di cultura, Cervia non teme rivali.
La vicinanza alla romana Rimini e alla Ravenna dei mosaici bizantini la colloca in una posizione centrale fra alcune città dalla grande storia, ma a Cervia la cultura è di certo quella salinara. Lo si legge nelle architetture del centro storico, lungo il canale del porto e naturalmente muovendosi verso le saline dove il brulicare di persone al lavoro ci fa pensare alla piena attività di questi luoghi e ci riporta indietro nel tempo. Famosa per il suo sale
nell’antichità Cervia è conosciuta oggi, oltre che per la vocazione balneare, per un prodotto di eccellenza conosciuto in tutta Europa ed oltre: il suo sale “dolce” E poiché Cervia conosce l’effervescenza e la curiosità culturale dei suoi visitatori, mette a disposizione un’ampia gamma di piacevoli quanto curiose attività per conoscere più a fondo la storia singolare di questa cittadina dove il balneare è ormai divenuto importante accessorio alle tipicità dei luoghi.
La saline del Camillone
Una città completamente smontata a fine 1700 e ricostruita sul mare non è cosa che si vede tutti i giorni. Gli Eventi Dal primo giugno partono le iniziative di MUSA, il museo del sale, tempio della memoria della civiltà del sale e della città, aperto tutte le sere dalle 20.30 alle 23.30. Qui si svolgono le visite guidate gratuite: la prima è in programma per il 9 giugno alle ore 21.00. Inoltre ogni giovedì e domenica alle ore 17.00, fino a metà settembre si svolgono le visite guidate gratuite presso la salina Camillone, ultima salina originale, lavorata ancora con il metodo artigianale della raccolta multipla, importante sezione all’ aperto del museo. Dal 15 giugno poi si tornerà a
provare l’emozione di diventare “Salinaro per un Giorno”, full immersion nella attività di produzione del sale a fianco dei salinari per estrarre il sale con loro. L’iniziativa si svolge tutti i martedì pomeriggio fino al 30 agosto. Le visite guidate al museo e nell’antica salina Camillone vengono condotte da esperti salinari. (info su sito www.musa.comunecervia.it) Nella salina le attività sono molteplici e vanno dalla visita all’area naturalistica, a quella
produttiva e alla storica. Qui le guide ambientali accompagnano i visitatori nei tour in barca elettrica o a piedi lungo i sentieri della salina dove si trovano i vari punti di avvistamento. Da non dimenticare le visite gourmet e quelle notturne, come Salina sotto le Stelle che si svolge dal 13 giugno al 12 settembre con partenza ore 21.00 per un tour guidato alla lettura del cielo. (info sul sito www.atlantide.net)
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della Redazione
Motori
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Evantra Mazzanti : la supercar nata per essere immortale
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S
i chiama Mazzanti Evantra ed è uno dei motivi d’orgoglio del “made in Italy” automobilistico. Una supercar sì, ma con una personalità tutta sua, non confondibile con nessun’altra delle blasonate emiliane. Mazzanti Automobili produce a Pontedera supercar sartoriali, praticamente ogni modello è confezionato su misura del cliente. La Evantra, nome che sa di “immortalità” secondo la tradizione etrusca, sarà prodotta in soli 5 esemplari l’anno. L’identità stilistica di Mazzanti Evantra è chiaramente “italiana”. La sua linea armonica esprime l’equilibrio perfetto tra classico e moderno.
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Taglio classico hanno le forme sinuose, le superfici morbide, le forme dei parafanghi, ma al tempo stesso l’auto incontra le tendenze contemporanee, come i fari con luci a LED e le eleganti prese e usci-
te d’aria dalla carrozzeria biposto. Per gli interni ci si è rivolti a FB1913, azienda leader nel settore moda/lusso, che assicura ogni personalizzazione possibile grazie a un infinita scelta di materiali speciali, incluso pelli esotiche e fibre preziose. Ma la customizzazione inizia fin dalla carrozzeria, che viene realizzata in due modi differenti: in fibra di carbonio o tutta in alluminio battuto a mano. Lo stile della Evantra é stato creato a quattro mani da Luca Mazzanti e Zsolt Tarnok (Mazzanti automobili chief designer), come un concetto di equilibrio perfetto tra classico e moderno.
L’obiettivo era quello di conciliare elementi a volte difficili da armonizzare fra di loro: uno stile personale totalmente slegato da logiche di mercato e dettami imposti dalla massa, con una propria precisa identità stilistica tipica del gusto italiano il quale, alimentato da un powertrain dalle caratteristiche meccaniche “assolute”, si unisce perfettamente alla funzionalità tecnica e dinamica delle forme stesse. Le linee sinuose, le superfici morbide, le forme dei prafanghi sono leggeri richiami alle vetture classiche, le quali hanno influenzato significatamente le prime creazioni. Per Evantra, uno stile più moderno ed aggressivo è stato creato adottando dettagli piu moderni, come la forma dei fari con le luci a LED ed inserendo i tagli netti e precisi delle pre-
se e uscite d’aria sulla vettura. Questi concetti apparentemente diversi sono stati uniti in armonia per creare questa supercar unica, Evantra. Evantra: le caratteristiche Il telaio in acciaio scatolato è unito ad una gabbia in tubi in cromo-molibdeno posizionata all’ interno dell’ abitacolo.
Un’altra gabbia collega il comparto propulsore/cambio agli attacchi degli ammortizzatori posteriori: queste soluzioni vanno a contribuire significativamente alla rigidità strutturale del telaio ed allo stesso tempo salvaguardano la sicurezza degli occupanti. La carrozzeria è coupè a 2 posti e viene costruita in 2 differenti tipi di allestimento: il primo, chiamato PRO-BODY realizzato in fibra di carbonio; il secondo, chiamato ONE-BODY realizzato tutto in alluminio battuto a mano e personalizzabile dal cliente, scegliendo questo concetto, si sceglie di avere un progetto dedicato esclusivamente ad ogni singola vettura, in pratica una One-off. Gli interni “cuciti” su misura del cliente sono realizzati con pellami speciali totalmente
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naturali trattati all’anilina. Dal tatto incredibilmente morbido, sono realizzati con la collaborazione di FB1913, azienda leader nel settore moda/ lusso ed ogni personalizzazione diviene possibile grazie ad un infinita scelta di materiali speciali, incluso pelli esotiche e fibre preziose. La Consolle centrale raccolta e sportiva è dotata di cruscotto con acquisizione dati AIM e Headunit (NAVI/CD/ MP3) BOSCH di primo equipaggiamento. Il pulsante di avviamento motore è posizionato sulla plancia integrata al padiglione, in stile “Mazzanti” come la “sorella” ANTAS. Sul tunnel centrale trova spazio lo specifico selettore con i differenti programmi
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di gestione motore/cambio, “Strada” e “Corsa”, mentre il volante Nardi è dotato di display con indicatore marce e di comando “paddle”. Il suo “cuore meccanico” è un V8 in alluminio di 7 L. aspirato che eroga una potenza di 701 Hp @ 6600 rpm ed una coppia max di 848 Nm @ 4500 rpm. Il motore ha un rapporto di compressione 11:1, è dotato di sistema di lubrificazione a carter secco, bielle e valvole in titanio. Le prestazioni della Evantra V8 equipaggiata con cambio sequenziale a 6 rapporti, salgono così fino ad una velocità massima di oltre 350 Km/h con uno 0-100 che si attesta sui 3.2 secondi. Il processo di affinamento aerodinamico è stato realiz-
zato insieme a Ysim, azienda con notevole background in F1 e Le mans. Sila holding industriale, azienda leader nella fornitura di comandi cambio, ha sviluppato una versione del suo sistema di robotizzazione del cambio “silatronic” speciale per Mazzanti . Le performance della Evantra V8 vengono trasferite sull’ asfalto grazie a pneumatici ad alte prestazioni Continental 255/30 R20 anteriori e 325/25 R20 posteriori, montati su specifici cerchi OZ da 20” ed assicurate dall’impianto frenante Brembo con dischi da 380 mm e pinze a 6 pistoncini sull’anteriore e con dischi da 360 mm e pinze a 4 pistoncini al posteriore (carboceramici opzionali ).
burrata - burratina La burrata è una preparazione casearia a forma di sacchetto di morbida pasta filata fresca che racchiude al suo interno un ripieno cremoso di sfilacci di mozzarella e panna. È a prevalente sapore dolce, va consumato fresco ed è un ottimo prodotto da tavola.
Ingredienti: involucro di mozzarella con sfilacciata latte, caglio, sale, correttore di acidità E 330 e panna (30%) Caratteristiche microbiologiche: rispetto dei parametri e limiti del DPR 54/97 Termine minimo di conservazione: 10 gg. a confezione integra Temperatura di conservazione: max +4°C Informazioni nutrizionali Valori medi per 100 g di prodotto
valore energetico proteine carboidrati grassi
233 kcal - 975 kj 15,1 g 0,5 g 19,0 g
Confezione
Peso
Destinazione vendita
confezione
Unità di
Unità di imballo
Codice EAN
07303
Vaschetta 250 g
125 g
Libero servizio
2 pz.
20 vaschette in un cartone
8022174002507
07304
Vaschetta 500 g
160 g
Libero servizio
3 pz.
10 vaschette in un cartone
8022174002606
07305
Vaschetta 1 kg
160 g
Libero servizio
6 pz.
2 vaschette in un telaio
8022174002408
07314
Vaschetta 3 kg
200 g
Gastronomia
15 pz.
1 vaschetta in un telaio
8022174003658
07306
Involucro di carta
da 300 g a 1 kg
Gastronomia
1 pz.
8-10 pz. in un polistirolo
8022174002668
07309
Foglia
da 400 g a 500 g
Gastronomia
1 pz.
8-10 pz. in un polistirolo
8022174002542
07310
Vassoio take way 250 g
125 g
Libero servizio
2 pz.
cartone da 3-4 kg
8022174003559
2 pz.
cartone da 3-4 kg
8022174003566 8022174003634
07311
Vassoio take way 500 g
250 g
Libero servizio
07312
Foglia in take way 350 g
350 g
Libero servizio
1 pz.
cartone da 3-4 kg
07313
Bicchiere 200 g
200 g
Libero servizio
1 pz.
8 bicchieri in un cartone
8022174003641
07315
Bicchiere 250 g
125 g
Libero servizio
2 pz.
8 bicchieri in un cartone
8022174003696
07316
Secchiello 400 g
125 g
Libero servizio
3 pz.
8 secchielli in un cartone
8022174003702
della Redazione
Sport
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Tutti in sella per la 97ma edizione del Giro d’Italia orfana di Nibali
a corsa a tappe che si contende il titolo di “più famosa al mondo” al cugino Tour de France, fu ideata dal giornalista e sportivo
italiano Tullo Morgagni che realizzò altre gare ciclistiche divenute storiche come il Giro di Lombardia e la Milano-Sanremo.
Istituito nel 1909, da allora si è sempre disputato, salvo che per le interruzioni dovute alla prima e alla seconda guerra mondiale. Mentre il luogo
di partenza è in genere ogni volta diverso, l’arrivo, salvo eccezioni come Napoli, Firenze, Verona, Roma e Brescia, è a Milano, città ove ha sede “La Gazzetta dello Sport”, il quotidiano sportivo che organizza la corsa sin dalla sua istituzione e che le dà il familiare nome de “la corsa rosa”. Occasionalmente il percorso può interessare località al di fuori dai confini italiani. Il Giro è una delle tre corse a tappe più importanti del calendario, e l’Unione Ciclistica Internazionale l’ha inserito nel suo circuito professionistico insieme alle altre due grandi corse internazionali, il Tour de France e la Vuelta a España. Storicamente è da ritenersi la seconda corsa a tappe più prestigiosa dopo quella francese, anche se, a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta (al tempo dei duelli Coppi-Bartali) e durante gli anni settanta, il prestigio e il numero di grandi ciclisti iscritti portarono il Giro ad avere un’importanza pari a quella del Tour. Dal 1999 al vincitore viene consegnato il “trofeo senza fine”, composto da una barra di rame bombata, piegata a spirale, che si eleva dalla base in cerchi sempre più ampi, sui quali sono incisi i nomi di tutti i vincitori. L’edizione 2014 del Giro prenderà il via, da Belfast in Irlanda per concludersi a Trieste dopo 21 tappe e quasi 3.450 km percorsi: per quanto riguarda i protagonisti della corsa
rosa 2014, sembra sicura la presenza di big internazionali come Joaquim Rodriguez e Nairo Quintana: lo spagnolo ha da mesi annunciato che correrà in Italia e non il Tour, per presentarsi poi alla Vuelta e al Mondiale spagnolo; ed è ormai ufficiale che sarà il colombiano a capitanare la Movistar. Altri nomi importanti sono quelli di Rigoberto Uran (Omega Pharma) e Daniel Martin (Garmin). Sarà forse l’ultimo assalto per due veterani del calibro di Cadel Evans (BMC) e Chris Horner (Lampre), mentre le giovani promesse saranno Wilko Kel-
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dermann (Belkin) e Rafal Majka (Tinkoff-Saxo). Per quanto riguarda gli italiani, le maggiori speranze saranno per Fabio Aru e Michele Scarponi; sarà molto agguerrito anche Domenico Pozzovivo (Ag2r), mentre Ivan Basso cercherà il tris di vittorie. Sembra probabile anche il debutto al Giro di Moreno Moser, nipote dell’indimenticato Francesco e il ritorno di Diego Ulissi. E’ ormai scontata l’assenza di Vincenzo Nibali, che a luglio darà l’assalto al Tour de France. Il percorso della corsa rosa, attraverso cime storiche come il Gavia, lo Stelvio, il Sanpellegrino e lo Zoncolan, è stato delineato come omaggio a Marco Pantani inserendo nel percorso tappe e passaggi particolarmente significativi nella carriera del Pirata.
Luigi Ganna, vincitore della 1a edizione nel 1909
Vincenzo Nibali, vincitore della 96a edizione nel 2013
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Panificio La Maggiore - Via Matera, 184 - 70022 Altamura (BA) Tel. 080/3112357 - Fax 080/3104686 - info@panificiolamaggiore.it - www.panificiolamaggiore.it
della Redazione
Arte
Gli affetti e le passioni di Gustav Klimt in mostra a Milano
L
’esposizione “Klimt. Alle origini di un mito”, realizzata in collaborazione con il Museo Belvedere di Vienna (Österreichische Galerie Belvedere), promossa dal Comune di Milano-Cultura, organizzata e prodotta da Palazzo Reale, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e Ar-
themisia Group, è curata da Alfred Weidinger, affermato studioso di Klimt e vice direttore del Belvedere e si avvale della collaborazione della studiosa klimtiana Eva di Stefano. Venti gli oli di Gustav Klimt che il pubblico potrà ammirare dal 12 marzo al 13 luglio 2014
Ritratto femminile - 1894 circa - Olio su tela, cm 155 x 75
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a Palazzo Reale di Milano. Una raccolta straordinaria se si pensa che sono 100 al mondo i dipinti e gli affreschi del maestro di cui si ha notizia e che il Museo Belvedere, in occasione del 150° anniversario della nascita di Klimt, ha esposto un totale di 40 oli nella grande mostra del 2012 che dava conto della formazione, dello sviluppo e dell’apice della carriera artistica del genio austriaco. La riproduzione dell’originale del “Fregio di Beethoven” – esposto nel 1902 a Vienna all’interno del Palazzo della Secessione costruito nel 1897 – occuperà un’intera sala in mostra e “immergerà” il visitatore nell’opera d’arte totale, massima aspirazione degli artisti della Secessione Viennese, sulle note della Nona sinfonia di Beethoven. Tutto il percorso espositivo si avvarrà di un allestimento che integra tematiche e opere nel contesto di arte totale proprio della movimento. La mostra si propone di indagare i rapporti familiari e affettivi di Klimt, esplorando gli inizi della sua carriera alla Scuola di Arti Applicate di Vienna e la sua grande passione per il teatro e la musica attraverso l’esposizione di opere provenienti anche da altri importanti musei, tra
cui diversi capolavori come Adamo ed Eva , Salomè, Girasole e Acqua in movimento. Particolare attenzione sarà dedicata all’opera giovanile di Klimt, alla sua formazione presso la Kunstgewerbeschule viennese e ai suoi inizi come decoratore dei monumentali edifici di rappresentanza lungo il Ring, sulla scia di Hans Makart, indispensabili presupposti della sua evoluzione in direzione della modernità. “Klimt. Alle origini di mito” accompagna così il visitatore in un percorso alla scoperta di un artista divenuto mito attraverso alcuni dei capolavori più noti del maestro austriaco che, ancora oggi, incantano e che in mostra i visitatori possono ammirare: da Adamo ed Eva alla Famiglia, dal Girasole a Fuochi Fatui, da Acqua in movimento a Salomè senza tralasciare i paesaggi evocativi come Dopo la pioggia o Mucche nella stalla e i grandi ritratti femminili. Percorso espositivo La mostra si apre con il contesto famigliare: accanto a opere dei fratelli Ernst e Georg, sono esposti anche ritratti giovanili fatti da Gustav a membri della sua famiglia, nonché fotografie originali provenienti dal lascito dell’artista.
Acqua in movimento - 1898 - Olio su tela, cm 52 x 65
Salomè - 1909 - Olio su tela, cm 178 x 46
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Grazie soprattutto a bozzetti di grandi dipinti decorativi per teatri e musei, si potrà capire perché i tre artisti s’imposero quali successori di Hans Makart, allontanandosi tuttavia dal suo stile neo-barocco. La crisi klimtiana dopo lo scioglimento della Künstler-Compagnie è contestualizzata nella crisi dell’arte viennese stessa, che sfocerà nella fondazione della Secessione. Qui una scelta di opere della prima fase della Secessione diventa dunque testimonianza del rifiuto definitivo della tradizione storicistica e del successivo passaggio all’avanguardia internazionale. Due sale saranno dedicate al ritratto e al paesaggio, generi prediletti da Klimt dalla fondazione della Secessione. Tre importanti ritratti femminili - Signora davanti al caminetto e i due Ritrat-
to femminile - eseguiti da Gustav Klimt tra il 1894 e il 1898, approfondiscono il primo tema, illustrando, al tempo stesso, il particolare rapporto dell’artista col genere femminile. In esposizione anche alcune lettere d’amore scritte a Emilie Flöge, scoperte in tempi recenti, che gettano luce sull’intimità della sua vita amorosa. Nella sala dei paesaggi, oltre a due importanti dipinti di Klimt – Dopo la pioggia e Mucche nella stalla - è offerta una panoramica sul paesaggismo austriaco del tempo, dalle prime tendenze impressionistiche di fine Ottocento ai dipinti secessionisti di Carl Moll e di Koloman Moser. Altri due dipinti, Fuochi fatui e La famiglia, illustreranno la pittura simbolista di Klimt, sezione che conclude l’esposizione.
Girasole - 1907 - Olio e pittura d’oro su tela, cm 110 x 110
La seconda parte della mostra è dedicata all’apprendistato dei fratelli Klimt alla Scuola d’Arte Viennese, nell’ambito della quale fondarono, insieme a Franz Matsch, la cosiddetta Künstler-Compagnie (Compagnia degli Artisti): le opere presenti illustrano pertanto la formazione di Klimt pittore storicista e il suo rapporto con l’arte di Hans Makart. Ampio spazio sarà riservato all’epoca della Künstler-Compagnie, fino alla morte di Ernst Klimt nel 1891.
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Ritratto di bambina - 1880 - Olio su tela, cm 43 x 30
di Alessio De Bernardi
Comunicarte
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Raccontare è la prima forma di comunicazione
C
on questo numero inizia la mia collaborazione con Slow Economy, dove vi terrò compagnia, all’interno della mia rubrica “ComunicArte”, che nasce da una mia idea. Fin dai primi passi nella mia professione ho evidenziato una forte correlazione tra la comunicazione, sotto i suoi vari aspetti, e quelle discipline che della stessa ne fanno una vera e propria forma d’arte. Il filo conduttore di “ComunicArte” è raccontare attraverso interviste e interventi con personaggi e operatori del settore della comunicazione e non (critici di costume, imprenditori, sportivi, giornalisti, medici, rappresentanti delle diverse istituzioni ecc) cioè tutti coloro i quali hanno fatto e fanno della comunicazione un elemento fondamentale e imprescindibile della loro professione. “ComunicArte” è anche un format radiofonico che si può ascoltare tutti i giorni dalle ore 22 alle ore 23 su www.highradio.it (www.altrostudio.it) con a breve una trasposizione televisiva sulla omonima webTV, a livello nazionale, visibile su digitale terrestre. Durante la trasmissione, faccio raccontare ai miei ospiti non solo gli aspetti tecnici della loro professione, ma anche quelli legati alla sfera emotiva e emozionale, che gli hanno permesso
di carpire l’appeal del grande pubblico. “ComunicArte” sarà un vero e proprio “caleidoscopio” di realtà e di professionisti, come quelli già incontrati nell’omonima rubrica radiofonica. Come non ricordare l’intervista realizzata con il critico musicale Dario Salvatori, il quale in una interessante chiacchierata ci ha condotti, con aneddoti e flash, nel mondo musicale e televisivo, dagli anni '70 ad oggi. Un’analisi fedele e senza ipocrisia, in cui il nostro critico e “provocatore” ha messo l’accento sui mutamenti che hanno determinato, nel bene e nel male, il mondo della televisione e quello musicale. Altrettanto apprezzato è stato l’incontro con la campionessa paralimpica e scrittrice Giusy Versace che, attraverso il racconto del suo dramma personale (la perdita delle gambe a causa di un incidente automobilistico) ci ha spiegato come sia riuscita a tradurre il proprio dolore e la propria sofferenza in un valore aggiunto, che le ha anche permesso di iniziare una fase nuova della propria vita,
diventando una campionessa in ambito sportivo e una scrittrice di successo. A “ComunicArte” parleremo anche di Food, come forma d’arte per comunicare, e soprattutto evidenzieremo questo settore dato che il “Made in Italy” rappresenta un’eccel-
Alessio De Bernardi
lenza in tutto il mondo: per fre questo mi avvarrò della competenza dell’amico ed esperto Sergio Malcangi. “ComunicArte” avrà anche una vetrina aperta alle nuove forme di comunicazione e a tutte le news legate alla “comunicazione liquida”. Raffaella Barzaghi Calloni ci accompagnerà periodicamente alla scoperta delle nuove frontiere della comunicazione via web. Per contatti e informazioni movimentodellacultura@gmail.com
Personaggi
La pittura sospesa nel tempo
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aria Luisa Alesina nasce a Salice Terme-Godiasco, nell’Oltrepo Pavese, nel 1941. Si diploma a Brera, sotto la guida di Cristoforo De Amicis e Francesco De Rocchi, i due grandi maestri del Chiarismo Lombardo. Dopo aver ottenuto l’abilitazione in Educazione Artistica e Storia dell’Arte, si dedica all’insegnamento, ma senza mai interrompere il legame con i suoi maestri, sia dal punto di vista artistico, sia affettivo. Di carattere riservato, continua a dipingere, anche se, inizialmente, un po’ isolata rispetto al fervente mondo artistico milanese, portato verso correnti informali e di nuova sperimentazione. Ma l’Alesina è fedele, prima di tutto a se stessa e non si avventura in imprese che non rispecchino la sua poetica e soprattutto il suo mondo interiore. Pur vivendo e lavorando a Milano, la sua anima continua a percorrere la valle Stàffora, nell’Oltrepo, a contemplare i suoi cieli e i suoi paesaggi. E’ un amo-
Paesaggio in Valle Stàffora
re profondo che la lega alla sua terra, viscerale e tenero, e che possiamo ammirare nei molti disegni che rappresentano “la Grande Madre”, vista come una giovane soave fanciulla addormentata. Nello stesso periodo riceve importanti commissioni per l’esecuzione di due grandi tele, per la Parrocchiale di Salice Terme. Da segnalare il bellissimo dipinto rappresentante Gesù, immerso in un paesaggio notturno illuminato dalla luna, che esalta il Castello e la Rocca di Nazzano: sempre presenti in tutti i suoi paesaggi. Il castello di Nazzano è “il mio logo”, afferma la pittrice, infatti lo troviamo in tutte le sue tele, magari occultato in lontananza, sulla linea dell’orizzonte. Tra le sue opere più significative, da ricordare la tela dedicata a San Paolo, nella chiesa di Livelli, sempre nell’Oltrepo Pavese. A Milano sono da segnalare due importanti mostre alla Galleria Bolzani e al Circolo della Stampa. Partecipa, nel frattempo a numerose collettive in
Autoritratto
altrettanto importanti gallerie. Il suo percorso artistico, fin dagli esordi, è solidamente tracciato e non si discosta dalla poetica chiarista, che essa interpreta e realizza in opere fortemente evocative, per giungere ad una vera sublimazione della forma e del colore. I suoi vasi di fiori, ma soprattutto le sue montagne, dell’ultimo periodo, quasi smaterializzate nei bianchi luminosi e trasparenti, testimoniano il suo bisogno di ritrovare, anche nella maturità, il candore della giovinezza. L’etica chiarista, che era stata il punto di partenza dei giovani artisti degli anni '30, si ritrova sempre nei suoi dipinti e sottolinea un profondo rispetto verso l’uomo e la natura. In un mondo come quello di oggi, in cui l’aggressione all’ambiente e la violenza perpetrata a danno dei più deboli, sono diventate leggi, la visione delle sue opere e il messaggio in esse contenuto, sono un monito a lottare per il raggiungimento di un futuro migliore
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in collaborazione con Blu Wom
Eventi
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I
Nova Gorica festeggia il suo fiore simbolo
l cuore della regione Goriska è rappresentato da Nova Gorica, conosciuta anche come “città delle rose”. Questo fiore, simbolo dell’identità cittadina, si trova infatti nello stemma della città, nelle targhe automobilistiche e negli incantevoli roseti sparsi per tutta la città, tra i quali spicca il giardino del monastero di Kostanjevica che ospita una raccolta di 70 varietà di rose Bourbon, la seconda più grande in Europa. Per rivalutare il patrimonio ambientale e valorizzare la località di Nova Gorica, l’associazione Amanti delle Rose della regione Goriska, principale organizzatore del Festival delle rose, con la collaborazione storica del Gruppo Hit come principale partner, ha deciso di pensare a delle proposte turistiche mirate durante per tutto il mese di maggio così da compiacere l’intero pubblico che nelle scorse edizioni della kermesse slovena ha dimostrato grande consenso. Nel programma della manifestazione sono previsti diversi appuntamenti con l’arte, la musica e la gastronomia, tra cui visite guidate al monastero di Kostanjevica ed ai magnifici roseti della città, mostre di artisti nazionali come l’ex-tempore Tra le rose Bourbon curata della pittrice accademica Jana Dolenc, o la mostra fotogra-
Un bellissimo esemplare di rosa Mme Isaac Pereire
fica curata dall’associazione “Amanti delle Rose della regione Goriska” presente nella hall dell’albergo Sabotin dal titolo Collezione delle rose Bourbon di Castagnevizza. Evento clou dell’edizione 2014 sarà la Serata tra le rose Bourbon prevista martedì 13 maggio all’interno del giardino del monastero di Kostanjevica. Qui, a partire dalle ore 19.00, si svolgerà la proclamazione della rosa Bourbon dell’anno, del più bel roseto della città e delle più belle raccolte private di rose. A seguire, il concerto del gruppo Slowind, un’esibizione parte del ciclo La musica dai
giardini di San Francesco che renderà l’atmosfera magica grazie alle musiche di flauti, oboi, corni, fagotti e clarinetti. La manifestazione, inoltre, organizza laboratori creativi ma anche numerosi incontri e lezioni gratuite alla scoperta dei più inaspettati retroscena sul mondo delle rose: mercoledì 14 maggio, presso l’Eda center di Nova Gorica, Jozica Klancic Golob terrà una lezione sulle rose e le piante perenni mentre nella stessa sede, venerdì 16 maggio, Edi Prost, vicepresidente dell’Associazione Amanti delle Rose della regione Goriska, condurrà la lezione Come scelgono le rose
più belle nel mondo a cui seguirà, alle ore 20.00, l’elezione della rosa più bella del Festival 2014. Non mancano originali proposte culinarie a base di rose presso tutti i ristoranti del Gruppo Hit: al Lipa gli ospiti potranno gustare prelibatezze come il filetto di scorfano servito su purè primaverile con salsa delicata alle rose o gli strucoli fatti in casa con gelato alle rose mentre al Sabotin il menù comprende insalata fresca con petali di rose, salmone, pomodori e cetrioli con salsa allo yogurt, raviolo di rose con asparagi e pancetta, filetto di pesce gratinato con verdure novelle e risotto ai petali di rosa e panna cotta con ciliegie e petali di rose. Nova Gorica non è solo la località ideale dove vivere la magia del Festival delle rose lasciandosi coccolare dai piaceri della buona tavola e da momenti di benessere, ma è anche il luogo dove sfidare la fortuna
in uno dei centri di gioco ed intrattenimento presenti. Il Perla e il Park Casinò & Hotel, rappresentano infatti due veri e propri entertainment center in grado di far vivere esperienze uniche grazie alla vastità dell’offerta che spazia tra “il gioco e l’intrattenimento”. In particolar modo il Perla, Casinò & Hotel vanta numeri da primato europeo, qui la fortuna gira su 946 slot machine e 83 tavoli. L’offerta gioco è costantemente rinnovata per offrire sempre nuove opportunità di divertimento come dimostra l’introduzione del casinò all’aperto Open Air, il primo in Europa. Il Park, Casinò & Hotel, invece, tra i più prestigiosi e più grandi casinò d’Europa, è in perfetta sintonia con il tema della cittadina di Nova Gorica, infatti,
il simbolo della città, ovvero la rosa, si ritrova sia in tutti i nomi delle sale e dei ristoranti come anche nei particolari dell’arredo degli spazi interni del centro. Per chi non vuole rinunciare a momenti di autentico benessere la SPA Perla e il Sabotin propongono trattamenti a base di olio di rose: che ringiovanisce la pelle, la fortifica, restituisce la giusta umidità ed elimina le rughe ed è adatto a tutti i tipi di pelle, specialmente per quelle secche, mature e sensibili; ha inoltre un effetto lenitivo e benefico per le infiammazioni della pelle, guarisce e rafforza i capillari, oltre a migliorare l’umore. Per maggiori informazioni sul Festival delle rose e consultare il programma dettagliato della manifestazione, visitare il sito www.hit.si o contattare il numero verde 800 788 852.
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di Daniela Fabietti
Eventi
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Vino è Musica : lo street food pugliese incontra la ceramica
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ino, olio, musica, aria buona, degustazioni ad hoc e “cibi di strada”, la Puglia che parla enogastronomico si sta preparando a sprigionare tutti i suoi sapori e profumi estivi. Grottaglie e precisamente il suo unico quartiere delle Ceramiche, dal 31 luglio al 1 agosto, è pronto ad attendere migliaia di turisti, appassionati e curiosi per la 5a edizione di Vino è Musica. Tante le novità previste per quest’anno come il cibo di strada con lo “street food made in Puglia”, creato ad
arte dai migliori chef pugliesi che si cimenteranno nella preparazione dal vivo di pietanze “street” rappresentative delle diverse aree della regione Puglia. Pietanze, farciture e condimenti creati ad hoc utilizzando esclusivamente i migliori ingredienti di produzione locale: sulle suggestive terrazze dei ceramisti grottagliesi si potranno degustare, grazie all’Ais delegazione Taranto, i migliori nettari della Puglia. I cinque sensi saranno, inoltre, esaltati dalla particolare e suggestiva degustazione
proposta da Daniele De Michele, in arte Donpasta, dj, economista, appassionato di gastronomia. Nel suo stile unico e innovativo, il “gastrofilosofo militante” offrirà ai turisti e non Wine Sound System, una degustazione originale fatta di vino e musica che permetterà ai partecipanti di trovare l’accoppiamento perfetto tra i due. Per gli appassionati di ceramica, il Consorzio dei Ceramisti di Grottaglie allestirà una mostra diffusa che potrà essere visitata durante l’evento
direttamente nelle botteghe dei consorziati. E ancora, sarà l’occasione, per chi non l’avesse ancora fatto in questi anni, per visitare la casa ed il suggestivo giardino di Casa Vestita, una vera e propria perla incastonata all’interno del Quartiere delle Ceramiche. Al suo interno una chiesa rupestre medievale recentemente rinvenuta, eccezionale testimonianza artistica risalente al XIII secolo. Ci sarà anche l’istituzione del premio “Vino è…Musica”
legato alle migliori eccellenze presentate in collaborazione con Radici Wines e a giudicarle una giuria d’eccezione composta da professionisti del settore e personaggi famosi che amano il buon vino pugliese. La rassegna, per la sua 5a edizione, ha fatto richiesta della certificazione volontaria “ecofesta Puglia”, premiata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e cuore pulsante del progetto “LaTradizione fa Eco-modello di sostenibilità
per innovare la tradizione e rivoluzionare gli eventi pugliesi” vincitore del bando Social Innovation. La rassegna è inserita nel progetto Green Road.it finalizzato alla promozione di una nuova filosofia turistica basata sui principi della Green Economy e del Turismo Sostenibile per offrire la possibilità di vivere appieno le bellezze naturali, le tradizioni enogastronomiche, la storia e la cultura del territorio. Previsti laboratori per avvicinarsi alla lavorazione ceramica, visite in cantina, bicycle itineraries tra gravine, masserie, vigneti, pesca turismo nel golfo di Taranto e tanto altro. L’evento è promosso dall’Associazione Intersezioni, organizzato da Qiblì e finanziato dall’Assessorato alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia con il sostegno del Comune di Grottaglie e Gal Colline Joniche. Per info: www.vinoemusica.it
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Miss Slow Economy
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Francesca Lukasik
ata a Schio (VI) il 4 gennaio 1987 , fotomodella, International playmate e show girl italiana. Nel 2002 inizia la carriera come fotomodella e partecipa a vari concorsi di bellezza tra cui Miss Universo Italia, Miss Mondo Italia e ambasciatrice di Miss Eleganza Veneto per il concorso “La più bella del Mondo 2004”. Tra il 2005 e il 2007 compare come valletta e co-conduttrice a vari programmi in emittenti venete, fino al programma “Calcio in Chiaro” in onda tutte le domenice su Tele Chiara. Presenta i mondiali di pattinaggio Veneto, Miss Muretto Alassio Veneto, inviata per il programma “Sfide” di Rai 3 e testimonial per gli accessori “Billionaire”. Non manca la beneficenza con due calendari per una famosa onlus in “Bellezze Venete” e per l’AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie). Nel 2008 approda alla presentazione per Apindustria Vicenza con Moda in Villa, testimonial per prestigiosi marchi di gioielli come Eva.D e Nottebianca e la copertina di Gold Magazine e chiudendo l’anno in bellezza recitando nel singolo “Over and Over” di d.Broggio e T.Vee DJ e nel film “Iago” con attori prinipali N.Vaporidis e L.Chiatti per la regia di V.de Biasi. Nell’aprile 2009 ecco il titolo di Playmate per il mensile Playboy Italia e a seguire Playboy Singapore,Messico, Romania, Repubblica Ceca, Spagna e Colombia.
Arrivando fino ad essere Playmate 2009 per il Team di Motogp LCR HONDA. Nel 2010 approda in tv con il reality “la Pupa e il Secchione il Ritorno”, riscuotendo successo.: trascorre l’anno tra talk show e serate e conquistando la cover del settimanale spagnolo Interviu’. Nel 2011 realizza 9 calendari cartacei per varie aziende internazio-
nali come Vega Tyres e Simoni Racing riscuotendo molto successo e, il calendario in collaborazione con il noto fotografo E. Ricciardi dal titolo “Sexy anni ’70” dove interpreta Laura Antonelli. Non solo foto ma anche ombrellina testimonial nel team Pata Aprilia in Super Bike. Approda poi in Francia nel canale TF1 per il reality “l’amour est aveugle” per seguire poi lo spot di Italia 2 .
per Golf People, testimonial Volpato maglieria 2013, Belmonte camice 2013 e Attic Bolzano 2013, Spot Chateau d’Ax Summer 2013 (passaggi su RAI e Mediaset), Testimonial Momas cachemire 2014, Left and Right shoes 2014, conduttrice Gossip House (Ada Channel) e Leemonella nella trasmissione “Il Faro” (Antenna Tre).
Nel 2012 approda alla BMW Motorrad come ombrellina ufficiale per le tre gare italiane della Superbike. E nell’entourage di go-kart come testimonial per Vega tyres. è testimonial nella scuderia LCR HONDA Motogp Mugello con ben 10 pagine nel settimanale “DSS Magazine” Spagna. Continuando tra Catwalk per
vari noti marchi di abbigliamento come Met jeans e LEE jeans e Centri della moda. Unica Playmate Italiana nell’Official Calendar Playboy. Nell’ottobre 2012, è in cover per Playboy e Testimonial Ma-Fra con Sarah Nile. Tra gli altri titoli e attività svolte ricordiamo: Cover Girl Magazine
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Professione fotografo
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Francesco Francia
otografo Pubblicitario professionista, specializzato in fotografia di moda, fashion editoriale, glamour, fine art, e ritratto ambientato. Realizza con il suo team campagne pubblicitarie dalla A alla Z, cataloghi, editoriali moda, ritratto, look book, advertising e fotografia commerciale. Con il suo Studio fotografico a Terni, e con sale posa a Roma, Perugia, Firenze, Milano e Brescia, lavora in tutta Italia e all’estero avvalendosi della collaborazione dei più noti professionisti del settore. Docente di fotografia avanzata ed illuminotecnica, fotografo master con collaborazionI Nikon School e c.s.f. Adams di Roma, tiene seminari, corsi avanzati, e workshop in tutta Italia. Fotografo fashion, lavora sia con modelle esordienti che con modelle professioniste e realizza set pub-
blicitari e book fotografici professionali, avvalendosi della collaborazione delle più note agenzie italiane. Tra le campagne pubblicitarie ricordiamo: Valoro Gioielli Lugano con Xenia Tchoumitcheva, Calzature Left & Righ 2014 Francesca Lukasik, Jungle Fever 2013 con MG Group e per Carollo Group Milano, Wella Professional anno 2012, Health Center Marc Messeguè 2012, Tisanoreica 2013, Bovary Haute Couture 2013 e “Love Lodola” fotoreportage e ritratto esclusivo dell’artista internazionale Marco Lodola. Fotografo ufficiale Nikon School e docente di fotografia glamour, realizza workshop e seminari in tutta
Francesco Francia e latop model internazionale Xenia Tchoumitcheva
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Italia avvalendosi della collaborazione dei più importanti club fotografici. Fotografo ufficiale Lupolux srl, leader costruzione illuminatori per studi televisivi e studi fotografici e Getty Image official contributor 2012. Formazione: master in fotografia avanzata conseguito al CSF Adams di Roma, tecnico luce su set di Playboy International, scritto dispense per CSF Adams e 3effe italia. Dal 2005 oltre ad esercitare come fotografo è docente di fotografia avanzata ed illuminotecnica ed insegna prevalentemente a fotografo professionisti in ambito settore moda/glamour. Per visionare i suoi lavori www.francescofrancia.it.
Punti di distribuzione Bruxelles • Petit rue au beurre, 12 - Ristorante “La Capannina” a due piani nel centro storico, strada che immette nella fantastica “Grand Place” della città belga sede del Parlamento Europeo, con cucina italiana rivisitata al gusto francese e clientela internazionale, primo ristorante italiano in città fondato 50 anni fa da una giovanissima e tenace Anna Bianco emigrante da Noci in Puglia.
Dublino • 208 Lower Rarhmines Road, Dublin 6 - ristorante pizzeria “Il Manifesto”. Infotel: 353 1 496 8096 - m a n i f e s t o r e s t a u r a n t @ gmail.com - www. manifestorestaurant.ie - In Irlanda una vera pizza napoletana, fatta da Salvatore di Salerno che, se è in vena, fa pure il giocoliere con l’impasto, è un miraggio che pure in Italia sarebbe raro.
• Lower Ormonde Quay, Dublin 1 - ristorante pizzeria “Bar Italia”. Infotel: 353 1 874 1000 info@baritalia.ie www. baritalia.ie. Fa onore alla cucina italiana nel mondo, ottimi primi, ottima piz-
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za, squisita la frittura di calamari e gamberi.
ogni stanza dedicata ad un paese del mondo che produce cioccolata, un museo incredibile. Milano • Ristorante l’”Osteria dei Pirati” - via Fogazzaro, 9 del noto presentatore TV Marco Predolin che offre fantastici menù a base di pesce con musica dal vivo
• Upper Merrion Street, Dublin 2 - “Merrion Hotel” - www.merrionhotel.com. Nel centro storico si nota l’eleganza già dal portale d’ingresso, di fronte al palazzo di governo irlandese. Creato dalla fusione di 4 antiche case in stile georgiano si sviluppa attorno a 2 giardini del XVIII secolo.
Torino • via Santa Chiara, 54 - Ristorante “Asian Fusion”. infotel: 338 8194846. Nel quadrilatero romano non lontano dalla Mole Antoneliana ottime cucine tipiche malese, cinese, giapponese ed Italiana, con pietanze fedeli alle tradizioni ed ai gusti originali, crocevia culinario tra oriente ed occidente. Cuneo • Santuario di Vicoforte - Ristorante albergo “CioccoLocanda” - via F. Gallo,19. infotel: 0174 563312. Website: www.cioccolocanda.it. Del grande artigiano della cioccolata Silvio Bessone
• Residence “Abbadesse Resort” - via Oldofredi e via Abbadesse antico monastero fra i grattacieli del nuovo Quartiere della Moda, Isola di Porta Nuova, magistralmente gestito dal proprietario ing. Antonio Savia.
“Pola Residence” - via Pola Milano. Di fronte al nuovo grattacielo sede della Regione Lombardia, al centro del nuovo quartiere della moda meneghina, e vicino alla Stazione Centrale
Camisano Vicentino (VI) • Ristorante Locanda “Alla Torre da Zemin” - via Torerossa, 39/41 locale n.407 zona 4est infotel: 049 9065621. Nella torre di avvistamento del 1270 sul confine Vicenza/Padova, nei due piani della locanda un incredibile Gianfranco Zemin propone una cucina solo con prodotti di stagione e ingredienti del territorio, dalla “piramide di tartare di tonno su battuta di mango e avocado con salsa di limoni caramellati” alla “suprema di faraona”, indimenticabili i suoi risotti. Se lo si prega Gianfranco, forse, racconterà la storia di Occhi d’Oro e del cavaliere misterioso. Padova • “Q Bar” - vicolo dei Dotto, 3 infotel: 049 8751680. Nella centralissima piazza Insurrezione è elegantissima meta della movida chic padovana e ritrovo dei calciatori del Padova calcio. Dinner&Dance, cucina mediterranea e sofisticata musica live • “Osteria Barabba” - via Vicenza, 47. Marco offre la cucina delle osterie venete in un lounge space, a cominciare dall’ora dell’aperitivo, memorabile quello del mercoledì con ricco buffet, ottimo winebar infotel: 049 8716845 Parma • Ristorante “ I Tri Siochett” strada Farnese, 74/a. Squisiti “tortelli all’erbetta” piatto tipico parmense (grandi ravioli ripieni di spinaci annegati in burro fuso con Parmigiano) e torta fritta (detta anche “gnocchi fritti” nel modenese e nel reggiano, di origine longobarda, semplici sfoglie di pasta per pane fritte in olio che si gonfiano come pan-
zerottini vuoti all’interno) ottima per accompagnare il salame di Felino, il culatello di Zibello ed il prosciutto di Parma, oppure il Parmigiano Reggiano sorseggiando Lambrusco di alta qualità. Collecchio (PR) • Agenzia Viaggi “Tra le nuvole” - via Giardinetto, 6/I. Condotta con competenza e professionalità da Elena Bizzi. Città di Castello (PG) • Ristorante “La Taverna di Mastro Dante” - via Montecastelli Umbro/ Promano in località Coldipozzo, 45. E’ la patria dei prosciutti di montagna di Norcia infotel: 075 8648133
Soliera (MO) • “Hotel Marchi” - via Modena/ Carpi. Situato tra la patria dell’aceto Balsamico e la più bella piazza d’Italia (Carpi), all’incrocio fra l’autostrada adriatica nord/ sud e l’autostrada del Brennero che collega l’Austria ed il nord Europa . Quattro Castella (RE) • Ristorante Albergo “La Mad-
dalena” - via Pasteur, 5. Emilio ed Emiliano Montanari accolgono con simpatia ospiti da tutta Italia deliziandoli con salumi parmensi e Parmigiano Reggiano. • Resort B&B “Quattrocolli“ - Via Lenin, 81. Sulla collina tra Parma e Reggio Emilia offre una discreta raffinata ospitalità di lusso San Polo d’Enza (RE) • Ristorante “La Grotta” - via della Resistenza, 2/B. Sulla collina reggiana, fra stalattiti e stalagmiti in grotta con cucina tipica reggiana. Roma • Golf & Country Club “Parco di Roma” - quartiere Cassia, via dei due ponti, 110. Progettista P.B.Dye per un 18 buche “par72” infotel: 06 33653396, direttore architetto Giuseppe Miliè, progettista di campi da golf in tutto il mondo. • Ristorante “Ristovino” quartiere Prati - via Durazzo, 19. Nei pressi dell’emittente televisiva nazionale LA7, è anche caffetteria per ottime colazioni mattutine ed enoteca ben fornita per pranzi o cene che vanno dai tipici piatti romani come gli “gnocchi freschi ai 4 formaggi” a quelli napoletani. Sant’Agata sui due Golfi (NA) • Ristorante albergo “Don Alfonso dal 1890” - corso Sant’Agata, 11/13. Nel cuore della penisola sorrentina si affaccia sul Golfo di Salerno, è considerato tra i primi dieci migliori ristoranti d’Italia, condotto da Alfonso Iaccarino, chef internazionale, che vi ha aggiunto un albergo e la scuola di cucina con showcooking.
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Orsara di Puglia (FG) • “Piano Paradiso” ristorante. Peppe Zullo noto chef internazionale, riceve ospiti da tutto il mondo. Infotel: 0881 964763 Torre Canne (BR) • Masseria San Domenico e Golf Club. Struttura composta dalla prestigiosa masseria San Domenico e da Borgo Egnazia, resort di alta qualità apprezzata anche da importanti clienti arabi e russi e dai divi di Hollywood, è munita di campo da golf a 18 buche fra gli ulivi secolari ed è affacciato sul mare
da Mosca di pellegrini cristiani ortodossi e, nel quartiere Palese hotel Parco dei Principi, di fronte al nuovo aeroporto Karol Wojtyla, modernissimo e dotato di tutti i confort per clientela business, entrambi della famiglia del vicepresidente Federalberghi di Bari, Antonio Vasile. • Villa Romanazzi Carducci - via Capruzzi, 326. Albergo resort elegante e con architettura di prestigio circondata da splendido parco in pieno centro cittadino, diretto dalla famiglia dell’imprenditore ing. Lorenzo Ranieri, è dotato di suggestive sale convegni sparse nel giardino ed offre la cucina del noto chef prof. De Rosa. • Ristorante Terranima - via Putignani. Nella strada delle banche e della movida, è l’unico ristorante che conserva l’architettura antica, dalle “basole” del pavimento alla coorte che ricorda le piazzette degli artigiani dei secoli scorsi (presenti ancora solo nel centro storico) offre l’inimitabile cucina tipica barese, dalle “strascinate alle patate e cozze”, dalle mozzarelle ai dolci caldi con crema “sporcamuss”
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Polignano a Mare (BA) • Resort & SPA Borgobianco - Contrada Casello Favuzzi. Moderni arredi interni in una struttura esterna a masseria, intonacata a calce bianchissima che si specchia su di una immensa piscina con idromassaggio, che compone la “Salus per acquam” insieme al centro benessere interno “Unica”. Cinque stelle meritate come meritata è stata l’elezione a presidente “Associazione Albergatori Polignano” di Roberto Frugis socio e marketing manager. Tel: 080-8870001 • B&B dei Serafini - piazza Vittorio Emanuele, 43. Riduttivo chiamarlo B&B perché si tratta di un eccezionale albergo diffuso nel centro storico della città di Domenico Modugno. Sporgendosi dalle case costruite sulla scogliera a picco sul
Bari • Barialto Golf Club. Storica club house pugliese con importante campo da golf.
• Hotel Boston - via Piccinni, 155. A 5 minuti dal centro storico e dalla Basilica di San Nicola, meta
• Hotel Oriente, nel centralissimo Corso Cavour al numero 32, un 4 stelle di lussuosa eleganza, ospita da gennaio 2013 la Golf Club House “Porta d’Oriente”, punto d’incontro al Sud Italia di giocatori ed eccellenze della moda e dell’enogastronomia.
• Radicci Automobili S.p.A. - Via Amendola, 146. Concessionaria Ferrari e Maserati per il Sud Italia ora Concessionaria anche per la dorsale adriatica con la nuova sede di Ancona. Il Gruppo Radicci a Bari, è anche prestigiosa Concessionaria Jaguar e Land Rover.
mare sembra proprio di ascoltare “Volare” o “Nel blu dipinto di blu” onde sonore che da Polignano hanno raggiunto ogni angolo del globo. Putignano (BA) • Proloco - piazza Plebiscito,1. Nel centro storico della città patria degli abiti da sposa e del Carnevale più antico e lungo del mondo. • Fondazione Carnevale di Putignano. via Conversano, 3. • Osteria “Chi va piano” - Via Monache, Putignano, 0802373445 - cell. 3932378898. In un vicolo nascosto di Putignano, Stefano Guglielmi, ex macellaio, ha creato una locanda di eccellenza. Con il suo staff cucina solo teglie di terracotta in un enorme camino utilizzando solo eccellenze enogastronomiche fresche di giornata. Il suo motto è “cibo e vino per andare lontano”.
• B&B “San Domenico” - Estramurale a Levante, 4 - 70017 Putignano (BA) - Cell. 3332284769 - info@bebsandomenico.com. La struttura è in un angolo pittoresco della città, a pochi passi dalla Chiesa di San Domenico con vista sul campanile,
nei pressi di Porta Barsento e dell’interessante centro storico. La struttura è gestita in maniera esemplare da Vincenzo Gigante: la sua gentilezza e le sue attenzioni vi metteranno a vostro agio, facendovi sentire in famiglia. • Agenzia Viaggi Netti - via Tripoli, 63. La signora Netti organizza viaggi in tutto il mondo, pur in tempi del “fai da te via internet”, con una costante ricerca del prezzo più basso col massimo della qualità e della garanzia, facendo inoltre incoming turistica in Puglia con educationals tours, showcooking ed itinerari guidati in posti unici ancora sconosciuti ai grandi tours operators. Noci (BA) • Ristorante “L’antica Locanda” - via S.Santo, 49. In una “gnostra” del centro storico meta di turismo internazionale a novembre per “Bacco nelle gnostre”, di Pasquale Fatalino, chef noto in trasmissioni RAI, che prepara orecchiette con fave e cime di rape ed incantevoli braciole di carne al sugo. in-
Da sinistra: Ignazio Capasso (imprenditore nel campo della plastica), Saverio Buttiglione, lo chef Pasquale Fatalino e Pino Sguera (Presidente di Teleregione) davanti al ristorante Antica Locanda di Noci
dimenticabili come dimostrato dai personaggi del mondo dello spettacolo che lo raggiungono apposta in ogni momento dell’anno.
• Ristorante “Il falco Pellegrino” in località Montedoro a Noci, immerso nella campagna della Murgia pugliese, fra antiche masserie, nel quale lo chef Natale Martucci prepara primi indimenticabili, secondi di pesce fresco o tagliate di manzo podolico, con attenta scelta dei migliori vini regionali.
Conversano (BA) • Ristorante “Savì” - via San Giacomo. Condotto dallo chef Nicola Savino, già chef a Dallas dove ha servito al presidente Bush ed al famoso cantante Frank Sinatra le polpette al sugo pugliesi. Qui ha inventato le crepès pugliesi, panzerottoni (dolci o salati) ripieni di leccornie regionali. Turi (BA) • Ristorante “Menelao” - via Sedile, 46. A Santa Chiara in un palazzo signorile del 1600 nella cittadina custode dell’”oro rosso”, la Ciliegia Ferrovia. Aperto da Michele Boccardi che dopo la laurea in economia e commercio e l’abilitazione di commercialista è diventato Marketing Manager alla Scuola di Economia & Turismo di Londra. Visto il successo ottenuto dall’aver trasformato
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la masseria fortificata di famiglia “Menelao”, sulla strada per Rutigliano, in eccellenza per la banchettistica, i ricevimenti, le cene di gala ed i meeting, con “Santa Chiara” affronta la sfida della cucina di alta classe internazionale. Dispone di un’ottima cantina di vini ed offre prodotti tipici, sia nazionali che d’oltremare, dai cappelletti con cicoriella campestre su letto di fave alla costata di manzo podolico della Murgia non disdegnando però il salmone Balik norvegese o la costata di manzo della val di Chiano della Toscana. Infotel: 080-8911897. Castellana Grotte (BA) • “Palace Hotel Semiramide” via Conversano. Affascinante albergo immerso nella natura, accanto al parco dei dinosauri in cartapesta, ospita anche la sede italiana dell’Università Europea per il Turismo, a cinque minuti dalle famose Grotte che richiamano visitatori da tutto il mondo per gli affascinanti percorsi carsici sotterranei lunghi chilometri, famose per le eccezionali stalattiti e le stalagmiti della “grotta bianca”. • Ristorante e braceria “Le Jardin Bleu Belle” - via Firenze. Affascinante struttura in legno costruita su quella in pietra dell’antico bar della villa comunale, creandone un unico ambiente che guarda dalle vetrate le cime degli alberi che la circondano mentre si gustano squisiti piatti tipici pugliesi. Alberobello (BA) • Ristorante “Casanova” - via Monte San Marco, 13. Ricavato in un antico frantoio ipogeo sotterraneo in pieno centro fra i trulli patrimonio UNESCO. I soci Ignazio Spinetti (presidente
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sostenibile. Questo GAL comprende i comuni di Alberobello, Putignano, Castellana Grotte, Turi, Sammichele, Noci, Gioia del Colle.
Associazione Ristoratori Alberobello) e lo chef Martino Convertino offrono l’ottima cucina tipica pugliese indescrivibile a parole perché semplicemente da gustare in silenzio. • Museo del vino Antica Cantina Albea - via Due Macelli, 8. Unico completo museo del vino pugliese produce vino anche per il Vaticano, è la storica cantina che prima dell’unità d’Italia inviava, dalla vicina e collegata stazione ferroviaria, i propri vini per tagliaree migliorare quelli di Bordeaux in Francia. Produce “Lui” negramaro in purezza affinato in barrique primi 12 mesi. • Condotta Slowfood “Alberobello e Valle d’Itria” - via Sisto Sante, 5. Fiduciario Francesco Biasi, promotore dei presidi “salame Capocollo di Marina Franca” (ingrediente delle famose “bombette”), “Cipolla rossa di Acquaviva delle Fonti” e “Pomodorino di oasi protetta Torre Guaceto”. • GAL Terra dei Trulli e di Barsento - Via Bligny, 23. Il primo Gruppo di Azione Locale fra quelli in cui, per zone omogenee, è stata diviso il territorio d’Europa, ad essere partito operativamente con gemellaggi in tutto il continente. I GAL sono un’iniziativa UE, che li finanzia col programma “Leader”, al fine di valorizzare le potenzialità dei territori integrando produzioni agricole, artigianali e di piccola industria per uno sviluppo
Andria (BAT) • Ristorante “Antichi Sapori” contrada Montegrosso. Pietro Zito importante chef internazionale offre la cucina tradizionale pugliese e le antiche erbe ed ortaggi riscoperti e curati nell’immenso orto che ha costruito e nel quale lavora tutta la contrada.
• Cantina Rivera con annessa sala di degustazione, condotta dal presidente di “Movimento Turismo del Vino” Sebastiano De Corato, produce il famoso “Falcone Rivera”. Corato (BA) • Cantina Torrevento condotta dal prof. Francesco Liantonio presidente della “Strada dei vini Castel del Monte” guarda lo splendido maniero ottagonale dell’imperatore Federico II di Svevia “Stupor Mundi” patrimonio UNESCO, dove produce eccellenti vini. Crispiano (TA) • Masseria Resort “Quis Ut Deus”. Una delle inimitabili “Cento Masserie di Crispiano”, affascinanti masserie in pietra e tufo, ristrutturate per resort di livello e aziende agricole di prodotti tipici quali olio extravergine d’oliva e prodotti caseari.
Fasano (BR) • Tenuta Monacelle - Selva di Fasano. Antico monastero di monache del 1700 fatto di trulli, ognuno adibito a stanza d’hotel, con affianco parco nel quale sono ricavate modernissime stanze d’albergo costruite in tufo. Si affaccia dal monte Selva sui sei milioni di ulivi secolari che lo distanziano dal mare di Fasano. Savelletri di Fasano (BR) • Masseria Resort Torre Coccaro - contrada Coccaro, 8. Infotel.:080 4827992. Bianca e splendida sul mare, antica torre
di avvistamento della linea difensiva dalle scorribande dei Saraceni del XVI secolo, che andava dal Gargano al “finibus terrae” Santa Maria di Leuca. Non ci sono parole per descriverla, guardare sul web! La stessa famiglia Muolo possiede la collegata Masseria Torre Maizza infotel: 080 4827838. Un hotel a 5 stelle con campo da golf 9 buche executive “par27” costruito fra gli ulivi secolari ed affacciato sul mare. A Coccaro Golf Club il 4 novembre, festa della Vittoria dell’Italia nella grande guerra, l’Apulia Golf District dell’architetto Giuseppe Germano e Do You Golf di Ester Monacelli hanno organizzato per il Circuito “Eccellenza di Puglia 2012” la 2a edizione della gara Pitch&Putt, 18 buche stableford con 18 squadre e 36 giocatori.
Il buffet preparato dagli chefs della struttura è stato inimitabile. Masseria Torre Coccaro è risultata per il 2012 tra i migliori 10 Beach Hotel nella classifica di “Conde Nast Travel”. Ostuni (BR) • Grand Hotel Masseria Santa Lucia SS.39, km 23.5 località Costa Merlata. Incantevole resort sul mare sotto la città bianca di Ostuni, diretto da Bartolo D’Amico, presidente ADA Puglia, associazione direttori d’albergo. Cellino San Marco (BR) • Cantina Tenuta Albano Carrisi. Prestigioso albergo e ristorante ricavati nella masseria del padre del famoso cantante, don Carmelo, che da il nome al vino più prestigioso qui prodotto. • Cantina Due Palme. Con avveniristica sala convegni ricavata nella bottaia produce vini ormai famosi nel mondo e vincitori di primi premi al Vinitaly di Verona come il “Selva Rossa”. Salice Salentino (BR) • Cantina Conti Leone De Castris. Cantina ricavata nel palazzo dei conti Leone De Castris, dove è nato il primo vino rosè del mondo settant’anni fa,il “Five Roses”. E’ annessa al prestigioso albergo e ristorante di proprietà della famiglia. Lecce • Acaya Golf Resort - Strada per Acaya, km.2 località masseria S.Pietro. Infotel: 0832 861385. Splendido campo da golf rivisto e ristrutturato, anche agronomicamente, dallo studio di architetti “Hurdzan
Fry” per un 18 buche “par71” di 6192 metri, con ben sette ettari di specchi d’acqua, accanto al “Castello di Acaya”, costruito seguendo le nuove esigenze fortificatorie dell’epoca dovute all’affermarsi delle armi da fuoco ed ora esempio di moderno restauro. L’albergo resort della catena Hilton è costruito nel ricordo stilistico degli antichi monasteri con una grande piscina esterna ed un’importante SPA di ben 1200 metri quadri. Bari • Eataly Bari - Lungomare, ingresso monumentale Fiera del Levate: Oscar Farinetti ha voluto portare in Puglia Eataly per il sudItalia, affittando e ristrutturando la parte monumentale della Fiera del Levante, facendo affacciare i ristoranti sul lungomare di Bari, offrendo nel capoluogo pugliese le migliori specialità enogastronomiche italiane, così come Eataly fa ormai in tutto il mondo.
Oscar Farinetti tra il Presidente del Consorzio DOP Pane di Altamura Giuseppe Barile ed il direttore Saverio Buttiglione
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in collaborazione con Cervellini & Partners
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Frigoriferi “Dolce Vita”: quando il freddo parla italiano
A
rdo è uno dei pochissimi brand che può vantare una filiera produttiva 100% made in Italy. Dalle sue linee nascono prodotti di altissima qualità con un occhio particolarmente attento al design più ricercato e alla tecnologia più innovativa.
Come la gamma dei frigoriferi DOLCE VITA che si distingue per quel tocco decisamente vintage che si inserisce con eleganza in qualsiasi ambiente cucina. Una gamma comple completa di frigoriferi mono com e doppia porta, combinati e congelatori esi che soddisfano le esiconsuma genze del consumatore più sensibile alle ener problematiche energetiche ed attento stilisti alle tendenze stilistiche. La Classe A++ asmas sicura infatti le massime prestazioni con consumi ridottissimi e il design pulito ed essenziale strizza l’occhio al colore per proporre una gamma di tonalità brillanti ed classi originali, dal classico silver al crema di grande classe per ar arrivare al rosso acce acceso che rende il frigo frigorifero il protagonista indiscusso di ogni cucina. Il modello 6DVS275D è un frigo-congelatore mo mo-
noporta ventilato in Classe A++ dove gli spazi sono perfettamente organizzati. Capiente e funzionale, questo frigorifero si contraddistingue - come tutti gli altri della serie DOLCE VITA - per la bellissima lunga maniglia dal sapore retrò che conferisce ai prodotti quel tono Vintage che il nome suggerisce. Il vano frigorifero a sbrinamento automatico dispone di tre pratici ripiani in vetro infrangibile regolabili in altezza mentre il controporta ha quattro balconcini di cui uno completo di portauova. Due ampi cassetti portaverdure ed un portabottiglie completano l’allestimento. Questo modello è dotato di sistema antibatterico e di trattamento anticorrosione così da preservare nel tempo le ottimali caratteristiche di igiene. Il congelatore è un capiente 4 stelle a sbrinamento manuale. Un frigo-congelatore perfetto per un nucleo famigliare! Per info visitate il sito ufficiale www.ardo.it.