SLOW ECONOMY 12

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ANNO 4 NUMERO 12 Dicembre/Gennaio 2016

Tutto il “gusto� della tradizione

Comune di Bari

Progetto realizzato con il contributo della Regione Puglia - Area Politiche per lo Sviluppo Rurale


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Sommario 4

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84 Slow Economy - Golf in Tour gustando Moda, Agroalimentare e Turismo Anno 4 - Numero 12 - Dicembre/Gennaio 2015 - Reg. Tribunale in corso Direttore Responsabile: Stefano Masullo Direttore Editoriale: Saverio Buttiglione - Art Director: Daniele Colzani Segretaria di redazione: Emanuela Cattaneo

www.facebook.com/SlowEconomy - www.issuu.com/SlowEconomy

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di Stefano Masullo

Editoriale

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“Turismo, strumento di ricrescita a patto che si sposi il digitale”

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a situazione internazionale, come la guerra in Ucraina e le tensioni con la Russia ma anche gli attentati dell’Isis, la rinnovata posizione dell’Italia ed il positivo influsso di Expo, e sullo sfondo il Giubileo, sono fattori che nel corso del 2015 hanno fatto registrare in Italia una crescita dei turisti internazionali più alta della media mondiale, situazione positiva che non si verificava da tempo”. Fenomeno questo che sta permettendo al Paese, se i dati provvisori verranno confermati, di risalire di qualche posizione in Europa in particolare di giungere al secondo posto, dietro la Spagna e cosa molto importante di riagganciare la Francia al terzo posto per flussi turistici in ingresso. E pensare che nel 1998 l’Italia risultava invece la prima in tutte le classifiche turistiche .

Da una attenta lettura ed elaborazione dei numeri emergono alcuni aspetti molto interessanti il primo è che, dopo aver consultato e visto le località di destinazione su internet, la stragrande parte dei turisti sceglie online, è fondamentale, quindi, che l’attività di promozione si sposti dal canale tradizionale delle fiere che oggi è rimasta importante solo per il settore congressuale, verso una promozione incentrata invece molto più sul web ; il secondo è che per promuovere al meglio un Paese occorre una struttra di program manager che organizzi tutti i servizi e i prodotti turistici da promuovere, che sono diversi a seconda della cultura e delle aspettative del Paese target . L’ ENIT nel suo nuo-

vo corso sta strutturando l ‘Osservatorio Nazionale del Turismo che attualmente ancora non esiste, infatti, oggi, i dati sul settore sono forniti da tanti enti come ISTAT e Banca d’Italia, che però arrivano in ritardo rispetto alle esigenze degli operatori che devono decidere just in time, in abbinamento verrà organizzata anche una altra unità operativa che si occuperà del fund-raising: trovare o proporre cioè investimenti in Italia sul turismo sia utilizzando i fondi europei sia indirizzando investitori stranieri nel Paese . Questo perché in funzione delle ultime statistiche disponibili, anno 2013, il turismo ha contribuito per il 10,6% del PIL italiano e ha creato 2,6 milioni di posti di lavoro, ed è presumibile ipotizzare che, con alcune iniziative specifiche, questo contributo possa crescere in


Il Direttore Responsabile di Slow Economy Prof. Stefano Masullo

maniera significativa. Prima di passare a presentare la radiografia completa del Turismo Straniero in Italia redatta a cura della Direzione Centrale Programmazione e Comunicazione dell’Enit, è opportuno sottolineare che vi è sicuramente un problema di competitività e di confronti che il turista fa nelle spese che sosterrebbe in Italia rispetto ad altre destinazioni in altri Paesi, di conseguenza sa-

rebbe poi utile, che il prelievo ad hoc della Tassa di Soggiorno, non venisse utilizzato solo per far quadrare i bilanci delle amministrazioni comunali o statali, ma che fosse una etassa di scopo, utilizzata cioè per migliorare la qualità dei servizi turistici ai visitatori stranieri e ai cittadini .

1. CONGIUNTURA MONDIALE I flussi turistici internazionali continuano a crescere a ritmo sostenuto anche nel 2014: secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO World Tourism Barometer – vol. 13 – October 2015), gli arrivi registrano un incremento del 4,2%, toccando quota 1,133 miliardi, ovvero 46 milioni in più rispetto al 2013. Il turismo internazionale segna pertanto una crescita robusta per il quinto anno consecutivo, lasciandosi alle spalle la flessione del 2009. Tutte le macro-aree mondiali presentano variazioni positive negli arrivi: l’incremento risulta più marcato per le Americhe (8,4%) ed il Medio Oriente (6,2%);seguono l’Asia e il Pacifico (5,7%), l’Europa (2,4%) ed infine l’Africa (1,8%). L’Europa - che si conferma l’area più visitata del mondo - ha raggiunto quota 580,6 milioni di arrivi, con circa 13,7 milioni di turisti in

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più rispetto al 2013; l’aumento è apprezzabile soprattutto nell’Europa Meridionale/Mediterranea (6,9%) e in quella Settentrionale (5,4%). Di seguito (fig. 1) le quote percentuali degli arrivi internazionali suddivisi per macro-aree. Per il 2016 si prospetta un altro anno favorevole per il turismo internazionale: l’OMT prevede infatti che gli arrivi nel mondo continueranno a crescere con un incremento compreso fra il 3 ed il 4%.

Fig. 1 - Arrivi internazionali suddivisi per continente (2014)

Fonte: UNWTO, World Tourism Barometer October 2015

Fig. 2 - Top 10 destinazioni del turismo internazionale

Fonti: UNWTO World Tourism Barometer - October 2015. I dati per l’Italia sono forniti dalla Banca d’Italia.

2. DESTINAZIONE ITALIA NEL CONTESTO INTERNAZIONALE Nell’arena della competizione internazionale si può osservare il posizionamento dell’Italia: secondo l’OMT, nella graduatoria 2014 delle destinazioni turistiche mondiali più frequentate dal turismo straniero l’Italia si conferma al 5° posto per gli arrivi mentre scende al 7° posto per gli introiti (fig. 2).

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3. IL MOVIMENTO TURISTICO DEGLI STRANIERI IN ITALIA Sul versante dei flussi turistici stranieri in Italia, i dati Istat* (provvisori) indicano che la stagione 2014 ha registrato una crescita rispetto al 2013 sia degli arrivi, pari a circa 51,7 milioni con un incremento del 2,8%, sia dei pernottamenti, pari a circa 186,9 milioni con un aumento dell’1,1% (fig.3) Nei primi 7 mesi del 2015 risultano in aumento sia gli arrivi (3,2%) che le presenze (2,4%), rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (fig.4)

Fig. 3 -Arrivi e presenze internazionali in Italia


Fonte: ISTAT

Fig. 4 - Turisti stranieri per tipologia di localitĂ visitata

Arrivi degli stranieri per tipologia di localitĂ

Presenze degli stranieri per tipologia di localitĂ

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Arrivi degli stranieri nelle regioni italiane - 2013*

Livello di internazionalizzazione delle presenze turistiche nelle regioni italiane - 2013

Fonte: elab. ENIT su dati Istat

Fonte: Istat - * Replicati i dati del Lazio con quelli dell’ultimo anno disponibile; per il Friuli Venezia Giulia i dati risentono di una revisione nella metodologia della raccolta dei dati cha ha coinvolto principalmente i campeggi e villaggi turistici.

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Arrivi stranieri in Italia (2013)

Presenze straniere in Italia (2013)

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Turisti stranieri per continente di provenienza

Fonte: Istat

I principali mercati di provenienza - anno 2013

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Fonte: Istat

Fonte: Istat

Presenze per continenti di provenienza


Fonte: dati Banca d’Italia

Spesa dei viaggiatori - Serie storica

ben maggiore se si considera solo il motivo di vacanza

(+8,7%) o solo l’alloggio presso alberghi e villaggi (+9,5%).

Spesa giornaliera pro-capite dei viaggiatori stranieri

Fonte: elab. Enit su dati Banca d’Italia

4. SPESA DEI VIAGGIATORI STRANIERI IN ITALIA Per la Banca d’Italia, la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia nel 2014 prosegue il trend positivo registrato nell’anno precedente: iviaggiatori stranieri hanno apportato complessivamente 34.240 milioni di euro, con un incremento del 3,6% rispetto al 2013 (pari a 1.176 milioni di euro in più). L’aumento percentuale è ben superiore (+5,3%) se si rileva la spesa dei viaggiatori stranieri solo per motivi di vacanza. Nel periodo gennaio-agosto 2015 la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia, pari a 25.307 Mln di euro, è cresciuta del 6,4% rispetto al corrispondente periodo del 2014 (si tratta di 1.525 Mln di euro in più). L’incremento della spesa è

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Spesa dei viaggiatori stranieri per aree e regioni nel 2014

5. L’INDUSTRIA TURISTICA ITALIANA La ricettività turistica

*Campeggi, villaggi turistici, alloggi in affitto, alloggi agrituristici, ostelli per la gioventù, case per ferie, rifugi alpini, bed & breakfast, altri esercizi ricettivi.

Fonte: Banca d’Italia

L’impatto economico del settore turistico allargato nel 2014: ECONOMIA VIAGGI E TURISMO: 162,7 miliardi di euro (impatto dell’economia allargata del settore turistico sul Prodotto Interno Lordo) INCIDENZA SUL PIL: 10,1% OCCUPAZIONE TURISTICA: 2.553.000 unità (occupati diretti e indiretti) INCIDENZA SULL’INTERA OCCUPAZIONE NAZIONALE: 11,4%

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Fonte: Istat

Esercizi alberghieri complementari 2014


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Stefano Masullo, la biografia

Stefano M. Masullo, classe 1964, laurea in Scienze Economiche e successivi Master di Specializzazione in Comunicazione, Marketing e Finanza, opera nel settore finanziario dal 1984, ha iniziato il proprio percorso professionale nella società Consulenti Finanziari SpA, controllata dal finanziere commercialista Pompeo Locatelli, in seguito, ha collaborato per oltre un lustro, con mansioni e incarichi crescenti

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quali Procuratore di Borsa, autorizzato con delibera CONSOB, presso lo Studio di Agenti di Cambio Leonzio Combi, costituito a Milano nel 1903 e reputato uno dei più importanti in Italia. Nel 1995 fondatore, presidente e azionista qualificato, per oltre 11 anni, del gruppo di consulenza ed intermediario finanziario non bancario ex articolo 106 T.U.B., autorizzato dall’Ufficio Italiano Cambi, Opus Consulting S.p.A., capitale sociale 625.000 euro,

in seguito alla cessione della struttura avvenuta nel 2006 è diventato azionista ed amministratore delegato della holding di investimenti e partecipazione Euro Sopa SpA, capitale sociale 800.000 euro. Già Rappresentante alle Grida alla Borsa Valori di Milano e Broker registrato al NASD a New York è specializzato nella consulenza e gestione di patrimoni mobiliari ed immobiliari,nella finanza di impresa,nella pianificazione fiscale,nella comunicazione finanziaria e nella formazione. Socio fondatore e tuttora segretario generale ASSOCONSULENZA Associazione Italiana Consulenti di Investimento la prima ed unica associazione di categoria dei consulenti di investimento riconosciuta a livello istituzionale in Italia, fondata nel 1996 che ha registrato oltre 700 iscritti, è inoltre socio fondatore e segretario generale ASSOCREDITO Associazione Italiana Consulenti


di Credito Bancario e Finanziario di cui è presidente Luigi Pagliuca, già presidente del Collegio di Milano e Lodi dei Ragionieri Commercialisti, oltre 3.000 membri. Docente universitario, autore di oltre 300 pubblicazioni e di 22 best sellers aziendali, di cui uno adottato, nel 1998, come testo d‘esame all‘Università Bocconi di Milano, opinionista presso le più importanti testate giornalistiche e televisive specializzate di settore, quali RAI, CNBC Class Financial Network e Bloomberg Television, è stato chiamato a tenere relazioni e conferenze in Italia ed all’estero organizzate da prestigiose istituzioni quali Marcus Evans, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università Commerciale Luigi Bocconi, IUAV Università di Venezia, Università Statale di Pavia, Fondazione Banca Europa. Nel 2002 ha realizzato il primo manuale pubblicato in Italia dedicato al ruolo professionale del Consulente di Investimento. Autore nel 2001, venti giorni dopo il drammatico attentato alle Torri Gemelli di New York, del primo libro pubblicato in Italia dedicato alla finanza islamica, di cui

è reputato uno dei maggiori esperti in Italia, intitolato Le Guide Operative ai Mercati Finanziari dei Paesi Arabi: Bahrein. Nel settore editoriale ha ricoperto importanti ruoli quali direttore editoriale delle prime due ed uniche riviste italo elvetiche dedicate alla finanza dei Paesi Mediorientali ed a quella islamica, denominate rispettivamente Finanza Araba e Shirkah Finance, vice direttore del patinato dedicato al lusso World & Pleasure Magazine, direttore responsabile ROSSIA, magazine di lifestyle in duplice lingua, italiano e russo, direttore editoriale Family Office Patrimoni di Famiglia primo periodico italiano dedicato alle aziende di famiglia ed alla tutela dei patrimoni familiari.

Attualmente è direttore responsabile, fin dalla fondazione, avvenuta nel 2000 della testata on line di finanza operativa www. trend-online.com e direttore responsabile della rivista multimediale di settore denominata Golf People costituita da portale internet, web television e trimestrale cartaceo. Magnifico Rettore della Libera e Privata Università di Diritto Internazionale ISFOA di Lugano e legalmente autorizzata con delibera del Consiglio di Stato e Repubblica del Cantone Ticino. Ha operato con incarichi di direzione o di consulenza presso importanti gruppi bancari, assicurativi, finanziari, industriali quali: Norwich Union, CIM Banque, Broggi Izar, Henderson Investor, Fleming, Corner Bank, Lemanik, Nationale Nederland, Banca Popolare Commercio Industria, Prudential Vita, Banca Popolare di Milano, Cassa di Risparmio di Cento, Cassa di Risparmio di Perugia, Socièté Bancarie Priveè, Liberty Financial, FMG Fund Marketing Group, Credito Italiano, ING Group, Colomba Invest SIM, MPS Banca Personale SOFIA SGR, 81SIM.

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di Saverio Buttiglione

Punti di vista

Il nostro stile di vita “occidentale”

A

l Fortino Sant’Antonio, sul lungomare Imperatore Augusto di Bari, “Extra DiVino” ha proseguito il percorso di sinergia, in un’ottica di co-marketing, tra Moda, Agroalimentare e Risorse Ambientali ed Architettoniche, utile alla promozione delle aziende coinvolte, seguendo il programma di marketing territoriale per la Puglia cominciato lo scorso anno, facendo incontrare “Olio Extravergine d’Oliva” e “Vino”, testimonials di questa Terra, insieme a Pasta, Pane e Prodotti da forno, lattiero/caseari e di pasticceria tipica (insomma l’eccellenza delle filiere agroalimentari) con

la Cultura, l’Arte e la Moda. Un simbolo del “made in Italy”, la Maserati, ha concesso le sue vetture per il servizio di navetta. La serata di Gala televisiva si è svolta in questa storica struttura arredata con i corners espositivi di queste aziende, durante la 6° edizione del “Premio Puglia: Unici e Protagonisti”. La presentatrice TV Flavia Nanna, insieme alla top model Sharon De Luca ed alla ballerina della “Notte della Taranta” su RAI5 Eleonora Gemma, hanno condotto la serata e l’assessore al marketing del Comune di Bari Silvio Maselli

Targhe 6a edizione “Premio Puglia: Unici e Protagonisti”

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Il Direttore Editoriale di Slow Economy, Saverio Buttiglione

ha consegnato il premio per il giornalismo a Michele Peragine della RAI e per il management al presidente di Fiera del Levante Ugo Patroni Griffi. Dalla trasmissione di Gerry Scotti su Mediaset “Io Canto” Gabriella Aruanno ha allietato la festa con la sua esibizione canora. L’arredo della preziosa location di proprietà della Fonda-


zione Petruzzelli è stato arricchito dalle tele esposte dalle pittrici Grazia Iacobbe e Maria De Pasquale, importanti sono stati gli interventi di Giovanni Resta e del medico nucleare (già presidente di Slow Food Puglia) Michele Bruno per presentare il loro esclusivo volume “Ulivi Monumentali di Puglia”. Fra gli altri sono stati premiati per la Moda la stilista Graziana Valentini della “Valentini Couture” e per il settore impresa la presidente dei Giovani Industriali di Confindustria Lilli Totaro, manager dell’azienda tessile per bambini “Mafrat” e del programma in franchising “Quore”. Extra DiVino continuerà nel 2016 con eventi a favore del pubblico e con il programma B2B per far incontrare domanda dai buyers internazionali ed offerta dei prodotti pugliesi. Mi occuperò personalmente della promozione sui campi da golf europei di queste imprese, attentamente selezionate, nei comparti della ricettività alberghiera di qualità, delle eccellenze di filiere agroalimentari e

Arrivo dello staff con le navette Maserati del Gruppo Radicci , da sin. Eleonora Gemma, Flavia Nanna, Saverio Buttiglione, Sharon De Luca

della moda. Per l’agroalimentare Auchan Italia intende coinvolgerci nel programma di commercializzazione di queste PMI sul mercato cinese col loro export manager Omar Ahmed. Extra DiVino contribuirà poi ad aumentare il loro valore aggiunto promuovendole anche nelle catene di negozi di qualità grazie alle partnership con AccentPR per Boston e New York, ed MGSantovito per Tokyo. Innanzitutto sarà attivato il mercato del lusso, che anche in questi sette anni di crisi non ha subito decrescita ed ora, per alcuni prodotti, vede rien-

Taglio del nastro da parte dell’assessore Comune di Bari Silvio Maselli

trare molte fasce della classe media nuovamente disponibile a consumi di qualità. Il golf sarà uno dei volàni utilizzati a questo scopo. Nonostante le nuove paure causate dagli atti di terrorismo, numerosi sono i turisti dell’Europa del Nord e della Russia che nei mesi più freddi preferiscono le nostre calde latitudini per giocare. Le statistiche ci dicono che la middle class che gioca più di una volta al mese a golf conta 1.600.000 individui in Inghilterra, 230.000 in Germania, 370.000 in Svezia, 270.000 in Francia. Ogni giorno 40.000 golfisti europei sono in vacanza su qualche campo da golf del mondo. Dei 40 miliardi spesi il 29% è destinato all’alloggio, il 25% ai trasporti, il 21 % al cibo, il 9% al divertimento e solo il 7% è destinato al circolo golf a cui si aggiunge il 5% in gadget e l’1% in lezioni di gioco. L’indotto, se di qualità, è quindi enorme. Ritengo poi che si tratti di un gioco dall’alto valore educativo, per tutte le età e specie di questi tempi. Non

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Il presidente della Fiera del Levante Ugo Patroni Griffi riceve il premio per la categoria “Management”

avrei mai immaginato che proprio nel 3° millennio, quando mi aspettavo il passaggio dall’Homo Sapiens all’uomo saggio, l’ignoranza (magari con un dottorato in tasca spesso si è culturalmente poveri in umanesimo, etica, filosofia, arte, musica, storia) e la maleducazione, che porta mancanza di rispetto verso gli altri (pure in chiesa lasciamo accesi i cellulari) e verso la natura che ci sopporta nonostante le chiediamo l’aria da respirare, l’acqua da bere, il cibo per nutrirci e l’energia per muoverci, sarebbero state così diffuse. Sarebbe anzi utile che il Governo incentivasse uno sport come il golf che smetta così

di essere una pratica snob per diventare di massa, in concorrenza con il calcio. I campi da golf rispettano la natura del luogo senza stravolgerla ma anzi valorizzandola, torrenti, laghi, alberi, dune sono ostacoli naturali utili tra una buca e l’altra. Il gioco non è così “stupido” come alcuni pensano anzi ... l’uso di una strategia di gioco unita alla tattica per superare i problemi imprevisti (la pallina in acqua per esempio) implica l’uso di un cervello lucido ed attento come negli scacchi. Si gioca in silenzio e viene ammesso di alzare la voce solo se si sbaglia un colpo e si rischia di colpire qualcuno.

Il benvenuto agli ospiti da parte di Sivio Maselli

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Lilli Totaro manager della Mafrat S.p.A. e presidente Giovani d

Gli smartphones devono rigorosamente essere spenti. Se si causa involontariamente una buca nell’erba bisogna ricomporla con una zappetta sempre in dotazione nella sacca. L’arbitro che ha l’ultima decisione è la propria autodisciplina, pertanto viene praticata la responsabilità delle proprie azioni. Sembra un gioco da ragazzi ma dal teen al green, dove c’è una delle 18 buche, come inventarono in Olanda ma codificarono nel college dell’Università scozzese di Sant’Andrea, per arrivare alla buca successiva, se per esempio è a 900 metri ed è denominata “par 5”, si dovrebbe raggiungerla in 5 tiri, altrimenti penalità. Infine l’attività fisica complementare (footing, palestra, piscina) sono necessari come per tutti gli sport, perchè oltre alla concentrazione ed alla precisione (che si ottiene con gli allenamenti) ogni tiro ha bisogno di muscoli e tendini in perfetta forma affinchè il corpo si arcui nell’impugnare il legno o il ferro oppure il putt e nel lancio oscilli in uno swing.


di Confindustria

Vito Radicci concessionario Maserati e Ferrari

Esattamente come lo swing nella danza a suon di musica perchè in sintesi il golf è una danza del corpo nella musica della natura per compiere un gesto all’apparenza elementare: “buttare una palla in una buca con una mazza”.

L’Europa del Nord ha centinaia di campi da golf in ogni nazione e non a caso il grado di civiltà è elevato in quelle Nazioni, ma nei mesi invernali durante i weekend si spostano verso il caldo del Sud per giocare. Notoriamente da noi questo

L’assessore Maselli premia il giornalista RAI Michele Peragine

La topmodel Sharon De Luca mostra la cover di Slow Economy

sarebbe un formidabile incoming turistico e volàno di sviluppo economico destagionalizzato, perchè è dimostrato che su 100 euro il golfista ne spende 80 nel territorio che visita. Fossi Matteo Renzi, a proposito di buona scuola, farei approvare un decreto legge che obblighi tutti gli 8092 comuni d’Italia a costruire un campo da golf nel proprio territorio cofinanziandolo con risorse statali, e naturalmente contestualmente farei variare i programmi scolastici dedicando una giornata a settimana, magari il sabato, a portarci gli alunni delle scuole elementari e medie.

Il dott. Palumbo di cantine Tormaresca ed il dott. Cardone delle omonime cantine

La ballerina della Notte della Taranta su RAI5 Eleonora Gemma

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Esibizione di Eleonora Gemma

La golfmate Sharon De Luca

Domenico Lorusso amministratore del pastific

Da sinistra Lorenzo, Graziana e Lele Valentini

Domenico Egizio amministratore bis

Un momento della sfilata Valentini Couture

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cio Le Fogge del Re

scottificio Farinella

Galà Televisivo Extra DiVino

La stilista di “Valentini Couture” Graziana Valentini

Corrado Rodio proprietario della sede degli Ulivi Millenari “Masseria Brancati” dona a Saverio Buttiglione l’ultima bottiglia numerata di Olio Extravergine d’Oliva prodotto lo scorso anno

L’esibizione di Gabriella Aruanno

La dott.sa Leone saluta il project manager mentre allestisce il corner di cantine Ripa Alta

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Massimo Occhinegro direttore oleificio Pantaleo

Francesco Villari di Masseria “Le Monache” consigliere Grana

Ingresso Galà Fortino Sant’Antonio Bari

La ballerina Eleonora Gemma mostra la pagina di Slow Economy a lei dedicata

Cantine Tormaresca

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arolo

Gianni Resta e Michele Bruno autori del libro “Ulivi monumentali di Puglia�

Cantine Ripa Alta

Cantine Leone De Castris Cantine Cardone

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Oleificio Antica Masseria Brancati Masseria delle Monache/Granarolo

Pastificio Le Fogge del Re

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Comune di Bari

Regione Puglia

“ExtraDiVino” è un programma di marketing territoriale realizzato insieme a Milano Slow Economy e al Comune di Bari con il supporto di Regione Puglia

Organizzazione

Media Partner

Con il Patrocinio di

Extra Virgin Olive oil & Wine International Week 2016

ASA Comunicazione

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della Redazione

Speciale Natale

I simboli del Natale 26


Alla scoperta delle origini e delle tradizioni che ruotano attorno alla figura di Babbo Natale, all’albero e al presepe 27


I

e dei centri commerciali fanno capolino i simboli “classici” di questa festa: i pupazzi che raffigurano Babbo Natale, palline e ghirlande per addobbare l’albero e le stauette del presepe.

Tutti li acquistano ma pochissimi si soffermano poi sul loro vero significato: chi è veramente Babbo Natale e da dove deriva la sua figura, il perchè si addobba l’albero e la sacralità del presepe.

BABBO NATALE Il personaggio di Babbo Natale, presente nel folklore di molte culture nel mondo, è colui che la notte di Natale solca i cieli a bordo di una slit-

ta per distribuire doni e docliumi ai bambini. Il suo mezzo di locomozione, la slitta appunto, è trainata da 8 renne i cui nomi italiani sono: Cometa, Fulmine, Don-

nola, Freccia, Ballerina, Saltarello, Donato e Cupido. Per ricordare tali nomi, in italiano esiste una nota filastroccache tutti, bambini di oggi e di una volta sanno:

© rovaniemi.fi

l 25 dicembre si avvicina a grandi passi, e in tutto il mondo fervono i preparativi per festeggiare il Natale. Dalle vetrine dei negozi

“Non solo fanno la slitta volare e in ciel galoppano senza cadere Ogni renna ha il suo compito speciale per saper dove i doni portare Cometa chiede a ciascuna stella dov’è questa casa o dov’è quella. Fulmine guarda di qui e di là per sapere se la neve verrà. Donnola segue del vento la scia schivando le nubi che sbarran la via. Freccia controlla il tempo scrupoloso, ogni secondo che fugge è prezioso. Ballerina tiene il passo cadenzato per far che ogni ritardo sia recuperato. Saltarello deve scalpitare per dare il segnale di ripartire. Donato è poi la renna postino porta le lettere d’ogni bambino. Cupido, quello dal cuore d’oro sorveglia ogni dono come un tesoro. Quando vedete le renne volare Babbo Natale sta per arrivare.”

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BABBO NATALE: le origini Le versioni del Babbo Natale moderno derivano dal vescovo cristiano del IV secolo San Nicola di Mira (antica città dell’Anatolia) ,famoso per le sue grandi elargizioni a favore dei poveri e, soprattutto, per aver fornito la dote alle tre figlie di un cristiano povero ma devoto, evitando così che fossero obbligate alla prostituzione. Originario di Patara, sempre in Licia (Asia Minore), scoprì molto presto la sua vocazione religiosa e dedicò interamente la sua vita alla fede cristiana. Le reliquie di San Nicola furono traslate a Bari da alcuni pescatori, e per ospitarle fu costruita una basilica nel 1087. Il luogo è da allora meta di pellegrinaggi da parte dei fedeli. San Nicola è considerato il proprio patrono da parte di

molte categorie di persone: marinai, mercanti, arcieri, bambini, prostitute, farmacisti, avvocati, prestatori di pegno, detenuti. È anche il santo patrono della città di Amsterdam e della Russia. La leggenda di San Nicola è alla base della grande festa olandese di Sinterklaas (il compleanno del Santo) che, a sua volta, ha dato origine al mito ed al nome di Santa Claus nelle sue diverse varianti (Sint Nicolaas, Saint Nicholas, St. Nick o Sant Niklaus). Gli abiti di Sinterklaas sono simili a quelli di un vescovo; porta una mitra (un copricapo liturgico) rossa con una croce dorata e si appoggia ad un pastorale. Il richiamo al vescovo di Mira è ancora evidente. Sinterklaas ha un cavallo bianco con il quale vola sui tetti; i suoi aiutanti scendono nei

comignoli per lasciare i doni (in alcuni casi nelle scarpe dei bambini, lasciate vicino al caminetto); arriva in piroscafo dalla Spagna ed è accompagnato da Zwarte Piet, letteralmente “Pietro il Nero”, l’aiutante dalla faccia nera e dai costumi moreschi coloratissimi. Secondo la leggenda, dopo al vittoria di San Nicola sulle forze del male, il demonio viene sconfitto, incatenato e reso suo schiavo e questo sarebbe il significato del colore nero che simboleggia le forze oscure. Le strenne che vengono regalate in questa ricorrenza sono spesso accompagnate da poesie, talvolta molto semplici ed, in altri casi, elaborate ed ironiche ricostruzioni del comportamento di chi le riceve durante l’anno trascorso. I regali veri e propri, in qualche caso, sono addirittu-

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IL Babbo NATALE “MODERNO” All’inizio, Santa Claus veniva rappresentato in costumi di vario colore, ma il rosso divenne presto predominante a partire dalla sua comparsa sulle prime cartoline di auguri natalizie, nel 1885. Il primo artista a raffigurare

© 2006-2009 The Coca-Cola Company

San Martino di Tours (Sint-Maarten). In molte tradizioni della Chiesa ortodossa, San Basilio porta i doni ai bambini a Capodanno, giorno in cui si celebra la sua festa.

Santa Claus come noi oggi lo conosciamo, è stato il cartoonist americano Thomas Nast che, nel 1863, illustrò la copertina della rivista Harper’s Weekly. Un’altra immagine che di-

© rovaniemi.fi

ra meno importanti dei pacchetti in cui sono contenuti, di solito molto sgargianti ed elaborati; quelli più importanti, spesso, sono riservati al mattino seguente. In Grecia San Nicola viene talvolta sostituito da San Basilio Magno (Vasilis), un altro vescovo del IV secolo originario di Cesarea. Nei Paesi Bassi, in Belgio e in Lussemburgo, Sinterklaas (Kleeschen in Lussemburgese) arriva due settimane prima del 5 dicembre, data in cui distribuisce i doni. (Il suo compleanno risulta essere il 6 di dicembre). L’equivalente di Babbo Natale in questi paesi è Kerstman (letteralmente: “Uomo di Natale”). In alcuni villaggi delle Fiandre, in Belgio, si celebra la figura, pressoché identica, di

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pubblicitarie natalizie prodotte dal colosso americano Coca-Cola Company, realizzate da Haddon Sundblom. La popolarità di tale immagine ha fatto sì che si diffondessero varie leggende urbane che attribuivano alla Coca-Cola l’invenzione stes-

sa di Babbo Natale. È, peraltro, vero che l’immagine della Coca-Cola e quella di Babbo Natale sono sempre state molto vicine, poiché pur non inventandolo viene comu-

© 2006-2009 The Coca-Cola Company

venne molto popolare è quella disegnata nel 1902 da L. Frank Baum, autore de Il meraviglioso mago di Oz, per il racconto La vita e le avventure di Santa Claus. Nell’immaginario collettivo, le immagini di Babbo Natale hanno preso piede grazie al suo uso nelle campagne

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Il magico Villaggio di Santa Claus a Rovaniemi, nel Circolo Polare Artico

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Š rovaniemi.fi


nemente rappresentato con i colori bianco e rosso cioè come una lattina di Coca-Cola, se si esclude la campagna del 2005 che ha visto la sua sostituzione con gli orsi polari. L’ALBERO DI NATALE Assieme al presepe, è una delle tradizioni più diffuse. Si tratta in genere di un abete addobbato con sfere colorate, luci, festoni, ghirlande, dolciumi, piccoli regali impacchettati e altro. Può essere portato in casa o tenuto all’aperto, e viene preparato qualche giorno (o qualche settimana) prima di Natale, e rimosso dopo le feste. Soprattutto se l’albero viene collocato in casa, è tradizione che ai suoi piedi vengano collocati i regali di Natale impacchettati, in attesa del giorno della festa in cui potranno essere aperti dai componenti della famiglia e i loro ospiti. La data di allestimento e dismissione dell’albero varia da nazione a nazione: la tradizione più antica prevedeva che l’albero fosse addobbato il 24 dicembre e rimosso all’Epifania; in seguito il periodo si è notevolmente allungato. Gli esercizi commerciali, in particolare, spesso iniziano a esibire alberi di Natale addobbati già nell’ultima settimana del mese di Novembre. In generale, nella maggioranza delle regioni italiane l’albero viene addobbato l’8 dicem-

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bre, giorno in cui si festeggia l’Immacolata Concezione. L’immagine dell’albero come simbolo del rinnovarsi della vita risale almeno alla Germania del XVI secolo. Ingeborg Weber-Keller (professore di etnologia a Marburgo) ha identificato, fra i primi riferimenti storici alla tradizione, una cronaca di Brema del 1570, secondo cui un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. La città di Riga è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Nata-

le della storia (vi si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il “primo albero di capodanno” fu addobbato nella città nel 1510). Precedentemente a questa


prima apparizione “ufficiale” dell’albero di natale si può però trovare anche un gioco religioso medioevale celebrato proprio in Germania il 24 dicembre, il “gioco di Adamo e di Eva” (Adam und Eva Spiele), in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell’abbondanza per ricreare l’immagine del Paradiso. Successivamente gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti poiché quest’ultimi avevano una profonda valenza “magica” per il popolo. Avevano specialmente il dono di essere sempreverdi, dono che secondo la tradizione gli venne dato proprio dallo stesso Gesù come ringraziamento per averlo protetto mentre era inseguito da nemici. Non a caso, sempre in Germania, l’abete era anche il posto in cui venivano posati i bambini portati dalla cicogna. L’uso di candele per addobbare i rami dell’albero è attestato già nel XVIII secolo. Per molto tempo, la tradizione dell’albero di Natale rimase tipica delle regioni a nord del

Reno. I cattolici la consideravano un uso protestante. Furono gli ufficiali prussiani, dopo il Congresso di Vienna, a contribuire alla sua diffusione negli anni successivi. A Vienna l’albero di Natale apparve nel 1816, per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, ed in Francia nel 1840, introdotto dalla duchessa di Orléans. Ad oggi, la tradizione dell’albero di Natale, così come molte altre tradizioni natalizie correlate, è sentita in modo particolare nell’Europa di lingua tedesca (si veda per esempio l’usanza dei merca-

tini di Natale), sebbene sia ormai universalmente accettata anche nel mondo cattolico (che spesso lo affianca al tradizionale presepe). A riprova di questo sta anche la tradizione, introdotta durante il pontificato di Giovanni Paolo II, di allestire un grande albero di Natale nel luogo cuore del cattolicesimo mondiale, piazza San Pietro a Roma. D’altronde un’interpretazione allegorica fornita dai cattolici spiega l’uso di addobba-

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re l’albero come una celebrazione del legno (bois, in francese è sia inteso come “albero” sia come “legno”) in ricordo della Croce che ha redento il mondo. Gli alberi di Natale hanno conosciuto un momento di grande diffusione, diventando gradualmente quasi immancabili nelle case dei cittadini del mondo ed è il simbolo del Natale a livello planetario. Oggi il fenomeno ha acquisito una dimensione commerciale e consumistica senza precedenti, che ha dato luogo, alla nascita di una vera e propria industria dell’addobbo natalizio. IL PRESEPIO La parola presepe (o più correttamente presepio) deriva dal termine latino praesaepe, cioè greppia, mangiatoia, composto da prae (innanzi) e saepes (recinto), ovvero luogo che ha davanti un recinto e indica la scena della nascita di Cristo, derivata dalle sacre rappresentazioni medievali. Per capire meglio il significato originario del presepe, bisogna fare luce sulla figura del lari (lares familiares), figura fondamentale nella cultura etrusca e latina. I larii rappresentano gli spiriti protettori che avevavo il compito di vegliare sul buon andamento della famiglia, della proprietà o delle attività in generale. Ogni antenato veniva rappresentato con una statuetta, di terracotta o di cera,

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chiamata sigillum dal latino signum (segno, effigie, immagine). Tutte le statuette venivano collocate in apposite nicchie e onorate con l’accensione di una fiammella. In prossimità del Natale si svolgeva la festa detta Sigillaria (20 dicembre), durante la quale i parenti si scambiavano in dono i sigilla dei familiari defunti durante l’anno. In attesa del Natale, il compito dei bimbi delle famiglie riunite nella casa patriarcale, era di lucidare le statuette e disporle, secondo la loro fantasia, in un piccolo recinto nel quale si rappresentava un ambiente bucolico in miniatura. Alla vigilia del Natale, dinnanzi al recinto del presepe, la fa-

miglia si riuniva per invocare la protezione degli avi e lasciare ciotole con cibo e vino. Il mattino seguente, al posto delle ciotole, i bambini trovavano giocattoli e dolci, “portati” dai loro trapassati nonni e bisnonni. Dopo l’assunzione del potere nell’impero (IV secolo), in pochi secoli i cristiani tramutarono le feste tradizionali in feste cristiane, mantenendone i riti e le date, ma mutando i nomi ed i significati religiosi. Essendo una tradizione molto antica e particolarmente sentita (perché rivolta al ricordo dei familiari defunti), il presepe sopravvisse nella cultura rurale con il significato originario almeno fino al XV secolo e, in alcune regioni ita-

Giotto di Bondone - Presepe di Greccio (o Natale di Greccio) 1290-95 - tredicesima delle ventotto scene del ciclo di affreschi delle Storie di San Francesco della Basilica Superiore di Assisi


Sandro Botticelli - Adorazione dei Magi - 1475 - tempera su tavola - Firenze, Galleria degli Uffizi

liane, ben oltre. Nel presepe si riproducono tutti i personaggi e i posti della tradizione, dalla grotta alle stelle, dai Re Magi ai pastori, dal bue e l’asinello agli agnelli, e così via. La rappresentazione può essere sia vivente che iconografica. I presepi popolari più conosciuti sono quelli di San Gregorio Armeno a Napoli. La tradizione italiana del Presepe risale all’epoca di San Francesco d’Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione vivente della Natività. Sebbene esistessero anche precedentemente immagini e rappresentazioni della nascita del Cristo, queste non erano altro che “sacre rappresentazioni” delle varie liturgie celebrate nel periodo medievale.

Il primo presepe scolpito è quello realizzato da Arnolfo di Cambio fra il 1290 e il 1292. Le statue rimanenti si trovano nel Museo Liberiano della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. L’iconografia del presepio ebbe un impulso nel Quattrocento grazie ad alcuni grandi maestri della pittura: il Botticelli nell’Adorazione dei Magi raffigurò personaggi della famiglia Medici. Ben presto questo tipo di simbolismo si diffuse all’interno delle famiglie, per le quali la rappresentazione della nascita di Gesù, con le statuine ed elementi tratti dall’ambiente naturale, diventò un rito irrinunciabile. Nel XV secolo si diffuse l’usanza di collocare nelle chie-

se grandi statue permanenti, tradizione che si diffuse anche per tutto il XVI secolo. Uno dei più antichi, tuttora esistenti, è il presepe monumentale della Basilica di Santo Stefano a Bologna, che viene allestito ogni anno per Natale. Dal XVII secolo il presepe iniziò a diffondersi anche nelle case dei nobili sotto forma di “soprammobili” o di vere e proprie cappelle in miniatura anche grazie all’invito del papa durante il Concilio di Trento poiché ammirava la sua capacità di trasmettere la fede in modo semplice e vicino al sentire popolare. Nel XVIII secolo, addirittura, a Napoli si scatenò una vera e propria competizione fra famiglie su chi possedeva il presepe più bello e sfarzoso: i

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© Giovanni Dell’Orto

Simone dei Crocefissi - Presepe in legno- 1370 - Bologna, Basilica di Santo Stefano

nobili impegnavano per la loro realizzazione intere camere dei loro appartamenti ricoprendo le statue di capi finissimi di tessuti pregiati e scintillanti gioielli autentici. Nello stesso secolo a Bologna, altra città italiana che vanta un’antica tradizione presepistica, venne istituita la Fiera di Santa Lucia quale mercato annuale delle statuine prodotte dagli artigiani locali, che viene ripetuta ogni anno, ancora oggi, dopo oltre due secoli. Con i secoli successivi il presepe occupò anche gli appartamenti dei borghesi e del popolino, ovviamente in maniera meno appariscente, resistendo fino ai giorni nostri. Il presepe è una rappresentazione ricca di simboli direttamente tramandati dal racconto evangelico. Sono riconducibili al racconto di Luca la mangiatoia, l’a-

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dorazione dei pastori e la presenza di angeli nel cielo. Altri elementi appartengono all’iconografia dell’arte sacra: Maria ha un manto azzurro che simboleggia il cielo, San Giuseppe ha in genere un manto dai toni dimessi a rappresentare l’umiltà. Nei Vangeli “classici” si tralasciano molti particolari che riguardano sia i personaggi che le ambientazioni, e per questo motivo si ricorre alle

tradizioni “popolari”: il bue a l’asinello, presenti ogni presepe, derivano da un’antica profezia di Isaia che dice “Il bue ha riconosciuto il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone”. L’immagine dei due animali venne utilizzata come simbolo degli ebrei (rappresentati dal bue) e dei pagani (rappresentati dall’asino). Anche la stalla, o la grotta in cui venne alla luce il Messia, non compare nei


Vangeli canonici e a Gerusalemme la Basilica della Natività sorge intorno a quella che è indicata dalla tradizione come la grotta ove nacque Cristo. Tuttavia, l’immagine della grotta è un ricorrente simbolo mistico e religioso per molti popoli soprattutto del settore mediorientale: del resto si credeva che anche Mitra, una divinità persiana venerata anche tra i soldati romani, fosse nato in una grotta il 25 dicembre.

(mirra). Così i re magi entrarono nel presepe, sia incarnando le ambientazioni esotiche sia come simbolo delle tre popolazioni del mondo allora conosciuto, ovvero Europa, Asia e Africa. Anche il numero dei Magi fu piuttosto controverso. Fu definitivamente stabilito in tre, come i doni da loro offerti, da un decreto papale di Leone I Magno, mentre prima di allora oscillava fra due e dodici.

LA FIGURA DEI MAGI I Re Magi, invece, derivano dal Vangelo dell’infanzia armeno. In particolare, questo vangelo colma le lacune che invece Matteo non risolve, ovvero il numero e il nome di questi sapienti orientali: il vangelo in questione fa i nomi di tre sacerdoti persiani: Melkon, Gaspar e Balthasar, anche se non manca chi vede in essi un persiano (oro), un arabo meridionale (incenso) e un etiope

LA TRADIZIONE DEL PRESEPE NAPOLETANO Il presepe napoletano aggiunge alla scena “classica della Natività (Gesù bambino, Maria e Giuseppe) molti personaggi popolari, osterie, commercianti e case tipiche dei borghi agricoli, tutti elementi palesemente anacronistici. Questa è comunque una caratteristica di tutta l’arte sacra, che, almeno fino al XX se-

colo, ha sempre rappresentato gli episodi della vita di Cristo con costumi ed ambientazioni contemporanee all’epoca di realizzazione dell’opera. Anche questi personaggi sono spesso funzionali alla simbologia. Ad esempio il male è rappresentato nell’osteria e nei suoi avventori, mentre il personaggio di Ciccibacco, che porta il vino in un carretto con le botti, impersona il Diavolo. Alcuni artigiani producono anche “pastori moderni” che rispecchiano l’attualità quindi non c’è da meravigliarsi se, nelle vetrine della caratteristica via San Gregorio Armeno, nel centro storico di Napoli, ce ne siano alcune che raffigurano personalità conosciute come Totò, Pulcinella, Capi di Stato, attori e rockstar o commemorino certi accadimenti.

Una delle bancarelle di via San Gregorio Armeno a Napoli

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Š Emanuela Cattaneo


Il bellissimo presepe barocco, in legno, ceramica e sughero dello scultore Joaquim Machado de Castro posto nel deambulatorio della Cattedrale di Lisbona

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Dolci della tradizione

Il panettone, re dei dolci natalizi 42


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Sempre presente sulle nostre tavole, regge la concorrenza del suo più “dolce” ed acerrimo nemico: il pandoro di Verona

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ià dal mese di novembre, sugli scaffali dei negozi e nei reparti alimentari dei supermercati, sono apparsi i primi panettoni e pandori, preannunciando sì l’arrivo del Natale ma togliendo il “gusto” dell’unicità della festa. Sì perchè “una volta”, come si è soliti dire, questi dolci erano “riservati” solo ed esclusivamente per festeggiare il Natale ed apparivano proprio in prossimità di quei giorni mentre ora (grazie o purtroppo all’industrializzazione) il tutto viene anticipato creando uno strano effetto di doppia festività, sovrapponendo i dolci e le decorazioni di Halloween a quelli del Natale lasciando tutti un pò sbigottiti. LEGGENDE E TRADIZIONI Attorno al panettone ruotano diverse leggende che ne rivelano la nascita (quasi per caso) e la sacralità. Originariamente era nient’altro che un grosso pane, alla preparazione del quale doveva sovrinten-

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dere il padrone di casa, che prima della cottura vi incideva col coltello una croce in segno di benedizione. Il grosso pane veniva poi consumato dalla famiglia solennemente riunita per la tradizionale cerimonia natalizia “del ciocco”. Il padre, o il capo di casa, fattosi il segno della croce, prendeva un grosso ceppo, solitamente di quercia, lo adagiava nel camino, vi poneva sotto un fascetto di rami di ginepro ed attizzava il fuoco. Versava il vino in un calice, lo spruzzava sulle fiamme, ne sorseggiava egli per primo poi lo passava agli altri membri della famiglia che, a turno, l’assaggiavano. Il padre gettava poi una moneta sul ceppo che divampava e successivamente distribuiva altre monete agli astanti. Infine gli venivano presentati tre grandi pani di frumento ed egli, con gesto solenne, ne tagliava solo una piccola parte, che veniva riposta e conservata sino al Natale successivo. Il ceppo sim-

Hans Memling - San Biagio 1491 - olio su tela - Lubecca, Sankt-Annen-Museum.

boleggiava l’albero del bene e del male, il fuoco l’opera di redenzione di Gesù Cristo; i pani, progenitori del panettone, simboleggiavano il mistero della Divina Trinità. La tradizione milanese fa arrivare fino ai giorni nostri l’abitudine di conservare, in una scatola di metallo, una fetta del panettone consumato il giorno di Natale e di mangiarlo il 3 di febbraio: quel giorno si festeggia San Biagio, protettore della gola. Per la sua festa è diffuso il rito della “benedizione della gola”, fatta poggiandovi


due candele incrociate (oppure con l’unzione, mediante olio benedetto), sempre invocando la sua intercessione. L’atto si collega a una tradizione secondo cui il vescovo Biagio avrebbe prodigio-

samente liberato un bambino da una spina o lisca conficcata nella sua gola. Un’altra leggenda che racconta la nascita del panettone racconta che alla corte di Ludovico Sforza e, come ogni Natale, sta per essere servito

in tavola, per il signore di Milano e per i suoi magnifici ospiti, un sontuoso banchetto. Verso le ultime portate, il cuoco si accorse che mancava il dolce, ma in forno trovò solo un ammasso bruciacchiato e immangiabile. Le urla e le bestemmie arrivarono fino ai tavoli degli invitati. Era ormai troppo tardi per preparare nuovamente un impasto così elaborato; poco importava chi aveva dimenticato il dolce nel forno, tanto Ludovico se la sarebbe presa con lui e lo avrebbe condannato a morte. Disperato il cuoco si abbandonò su una sedia e cominciò a piangere sommessamente. Toni, un povero sguattero, gli si avvicinò dicendo che aveva tenuto per sé un po’ dell’impasto del dolce perduto a cui si era permesso di ag-

giungere un po’ di frutta candita, uova, zucchero e uvetta. Voleva farselo cuocere al termine del lavoro per avere qualcosa da mangiare. Se il cuoco voleva poteva portare quel dolce a tavola. Guidato dalla forza della disperazione il cuoco infilò nel forno quella specie di forma di pane. Nonostante il povero aspetto, non avendo più nulla da perdere, il cuoco fece portare il dolce in tavola. Neanche a dirlo, il pan del Toni (da qui il termine panettone) riscosse un successo strepitoso, tanto che il cuoco fu obbligato a servirlo a tutti i banchetti natalizi degli anni successivi e presto l’usanza si diffuse fra tutta la popolazione.

LA RICETTA DEL PANETTONE “TRADIZIONALE” Ingredienti: 800 g di farina bianca - 15 g di lievito - 150 g di burro - 2 uova intere - 4 albumi 400 g.di zucchero - 80 g di canditi assortiti - 50 g di uvetta sultanina - 25 g di zucchero vanigliato - 60 ml di latte - un pizzico di sale Preparazione: il giorno precedente alla preparazione, sciogliere in una ciotola il lievito e un quarto della farina nel latte tiepido. Date all’impasto una forma arrotondata, copritelo con un tovagliolo e lasciatelo lievitare, in un luogo asciutto e non freddo, per tutta la notte. Il giorno dopo riprendete l’impasto, lavoratelo a lungo sulla spianatoia con 100 g di farina e qualche goccia di acqua tiepida; poi copritelo con un tovagliolo e fatelo lievitare al caldo per circa 2 ore. A questo punto ripetere l’operazione usando altri 100 g di farina e aggiungendo acqua tiepida quanto basta per rendere l’impasto morbido ed elastico. Fatelo lievitare per circa 3 ore. Fate rinvenire l’uvetta in acqua tiepida per almeno 20 minuti. Poco prima di riprendere l’impasto fate sciogliere il burro in un tegamino su fiamma molto bassa per evitare che frigga, lasciandone da parte un po’ per ungere la tortiera; poi sciogliete anche lo zucchero e un pizzico di sale in poca acqua, sempre su fiamma molto bassa, aggiungendo, lontano dal fuoco, le uova intere ed i bianchi. Imburrate una pirofila da forno alta e stretta. Riprendete adesso l’impasto e tornate a lavorarlo con il resto della farina aggiungendo, poco alla volta, il burro sciolto e il miscuglio di zucchero e uova. Lavorate a lungo l’impasto inserendoci verso la fine anche le uvette (ben strizzate ed infarinate) e i cubetti di frutta candita. Disponetelo nella pirofila, copritelo con un tovagliolo e lasciatelo lievitare per almeno 3 ore. Accendete il forno e regolatelo su 180° C. Mettete il dolce in forno solo quando la temperatura è quella giusta e cuocetelo per circa 45 minuti o fino a quando si è ben colorato o la superficie è diventata bruna. Fatelo raffreddare a testa in giù per evitare che le uvette e i canditi si depositino sul fondo.

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Dolci della tradizione

Il pandoro, “nobile� sfidante 46


Il viaggio del pandoro da Vienna a Verona per contendere al “cugino” panettone il titolo di “unico dolce di Natale”

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l pandoro è un tipico dolce veronese, il cui nome descrive perfettamente il colore della pasta giallo oro conferitogli dalle uova, leggero e soffice come la pasta brioche, ha sapore delicato e un leggero aroma di vaniglia. LEGGENDE E TRADIZIONE Una tradizione ne fa risalire la nascita ai tempi della Repubblica Veneta, quando sulle tavole delle famiglie ricche venivano serviti dei dolci a forma conica ricoperti da foglie d’oro zecchino, da qui il nome “pan d’oro”. Altri invece sostengono che il pandoro derivi da un antico dolce veronese: il famoso “nadalin” di cui conserva la forma stellare. La versione più recente sull’origine del pandoro lo lega invece alla Casa Reale degli Asburgo, sicuramente fin dal ’700-’800 erano note le due

tecniche del croissant e del “Pane di Vienna” che sono rimaste alla base della preparazione del pandoro. In particolare la lavorazione della “brioche” francese consisteva nell’alternare due o tre fasi d’impasto con pause di lievitazione, mentre quella del “Pane di Vienna” prevedeva di completare l’impasto aggiungendo una maggiore dose di burro con il sistema della pasta sfoglia, dove diversi strati di pasta vengono alternati a strati di burro,

con il risultato che durante la cottura il dolce acquista volume. In ogni caso c’è una data che sanziona ufficialmente la nascita del pandoro, il 14 ottobre 1894, giorno in cui Domenico Melegatti depositò all’Ufficio Brevetti un dolce dall’impasto morbido e dal caratteristico stampo di cottura con forma di stella troncoconica a otto punte, opera dell’artista Dall’Oca Bianca, pittore impressionista.

LA RICETTA DEL PANDORO “TRADIZIONALE” Ingredienti: 610 g di farina - 250 g di burro - 175 g di zucchero - 30 g di lievito di birra - 8 uova 1 limone - 1 dl di panna fresca - un pizzico di vanillina - 50 g di zucchero a velo Preparazione: la sua preparazione e lavorazione sono un pò lunghe: tre fasi di impasto alternate a pause di lievitazione. Setacciate 75 g di farina in una terrina, unite 10 g di zucchero, il lievito precedentemente sbriciolato, ed un tuorlo. Impastate bene il tutto, aggiungendo due cucchiai di acqua tiepida. Coprite l’impasto con un telo di cotone e lasciatelo lievitare per un paio di ore. Unite 160 g di farina setacciata, 25 g di burro ammorbidito, 90 g di zucchero, 3 tuorli ed impastate. Lasciate lievitare l’impasto per sue ore. Unite il resto della farina, 40 g di burro, 75 g di zucchero, 1 uovo intero e 3 tuorli. Impastate a lungo e fate lievitare per la terza volta, sempre coperto ed in luogo tiepido, per 2 ore. Lavorate l’impasto ed incorporatevi il resto del burro ammorbidito, la panna, la buccia grattugiata del limone e la vanillina. Impastate fino ad ottenere un composto morbido. Ricavate dalla pasta due palle e disponetele in 2 stampi precedentemente imburrati e fate lievitare in un luogo tiepido finché la pasta arriverà al bordo degli stampi. Fate cuocere per 40 minuti in forno preriscaldato a 190°. Abbassate il calore a 160° a metà cottura. Fate raffreddare e spolverizzate con lo zucchero a velo.

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Dolci della tradizione

Il torrone, un duro dal cuore dolce Il pranzo delle feste non può definirsi tale se non si conclude con l’assaggio del torrone: scopriamone i segreti e la tradizione 48


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I torrone è un dolce tipico di molte zone d’Italia, composto da un impasto di albume d’uovo, miele e zucchero, farcito con mandorle o nocciole, spesso ricoperto da due ostie.

vece, pare abbia origini addirittura anteriori, se diamo credito alla tradizione che dice che il primo torrone sia stato servito il 25 ottobre 1441 al banchet-

La storia La maggioranza degli esperti è d’accordo nell’attribuire al torrone origini arabe; a supporto di questa tesi vi sarebbe, fra l’altro, il De medicinis et cibis semplicibus, trattato dell’XI secolo scritto da un medico arabo, in cui è citato il turun. Gli Arabi portarono questo dolce lungo le coste del Mediterraneo, in particolare in Spagna e in Italia. La versione spagnola del torrone ha origine nella regione di Alicante e le sue prime attestazioni certe risalgono al XVI secolo. Il torrone a Cremona, in-

to che si tenne alle nozze, celebrate a Cremona, fra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti. Quel nuovo dolce, sempre secondo la tradizione, era stato modellato riproducendo la forma del Torrazzo, la torre campanaria della città, da cui sembra prenda il nome anche il dolce. La prima notizia certa riguardo al torrone a Cremona risale al 1543, anno in cui il Comune di Cremona acquistò del torrone per farne dono ad alcune autorità, soprattutto milanesi. Questo episodio ci mostra come già all’epoca il torrone fosse radicato negli usi delle popolazioni lombarde.

LA RICETTA DEL TORRONE Ingredienti (1,5 Kg di torrone): 300 g di miele - 300 g di zucchero semolato - 100 g di acqua 150 g di nocciole pelate e tostate - 550 g di mandorle pelate e tostate - 150 g di canditi tritati (scorze di arancia e di cedro) - 3 albumi d’uovo - 1 busta di vanillina - la scorza grattugiata di 2 limoni - una trentina di grosse ostie da pasticceria. Preparazione: mettete il miele nella pirofila, ponete il recipiente a bagnomaria e lasciatelo cuocere a fuoco basso per un’ora e mezzo o più, mescolando in continuazione con un cucchiaio di legno. Il miele sarà pronto quando, versandone una goccia in poca acqua fredda si solidificherà. Poco prima che il miele sia cotto versate in una casseruola lo zucchero e l’acqua e fatelo cuocere sempre mescolando. Anche lo zucchero sarà pronto quando una goccia versata in un piattino formerà una perla bianca e croccante. Montate a neve ben soda gli albumi, quindi uniteli al miele ormai pronto. Con questa aggiunta il miele si gonfierà, diventando bianco e spumoso, continuate a mescolare per altri cinque minuti, quindi aggiungete anche lo zucchero e mescolate ancora sino a quando il composto, dopo essersi ristretto, comincerà a indurire. Unite allora le mandorle, le nocciole, la frutta candita, la scorza dei limoni grattugiata, la vanillina e mescolate con cura e a lungo, in modo da riuscire ad amalgamare tutto perfettamente. Foderate con metà ostie lo stampo. Versate il composto nello stampo, livellate bene la superficie e coprite con le ostie rimaste. Lo spessore del composto dovrebbe essere di circa 3 cm. Ponete sopra le ostie un tagliere o un’assicella di legno e su questa dei pesi e lasciate riposare così per circa mezz’ora. Solo allora capovolgete lo stampo su un ripiano e, con un grosso coltello, tagliate il torrone a pezzi della misura desiderata. Avvolgete i pezzi ottenuti prima in carta pergamena e poi in fogli d’alluminio e conservateli in luogo fresco e asciutto in una scatola o in un barattolo di vetro a chiusura ermetica.

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Sacro & profano

Ambrogio e Nicola: a tavola con i Santi patroni

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icembre è il mese dei grandi pranzi e delle sontuose cene che iniziano con i festeggiamenti di due tra i più importanti Santi d’Italia: San Nicola (6 dicembre) e Sant’Ambrogio (7 dicembre), e terminano con il pranzo di Natale ed il cenone di San Silvestro. “Slow Economy” vuole ricordare questi due Santi patroni con le ricette dei cibi più tradizionali legati alle loro città. E’ intanto curioso non siano nati nella città della quale sono i patroni; addirittura non sono nemmeno nati in Italia: San Nicola è di Pàtara di Licia in Turchia, l’attuale Demre, Ambrogio è di Treviri, una città della Germania. San Nicola Incominciamo, in ordine di calendario, da San Nicola che viene ricordato a Bari il 6 dicembre, giorno della sua morte avvenuta nel 397. E’ un Santo importante non soltanto per i baresi ma anche per i cattolici di molte altre nazioni; il nome Nicola nelle varie versioni (Niklaus, Nikolaj, Nikita etc) è il nome cattolico più presente nel mondo. Più di Giuseppe, Antonio, Francesco… E’ il santo protettore delle zitelle perché aiutò tre ragazze che non potendo sposarsi per mancanza di dote sta-

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vano per avviarsi alla prostituzione; regalò loro tre sacchetti di monete e le giovani poterono così convolare a giuste nozze. Nella tradizione popolare è considerato anche protettore di marinai, pescatori, farmacisti, profumieri, bottai, ma soprattutto protettore dei bambini. Babbo Natale, il mitico per-

sonaggio che la Notte Santa porta doni ai bambini di tutto il mondo, è chiamato dai popoli nordici Santa Klaus, nome che è la contrazione di “Sanctus Nikolaus”. In suo onore vi indichiamo di seguito le ricette di 2 tra i più tradizionali piatti baresi: le “Orecchiette alla cime di rapa” e il famoso “Riso, patate e cozze”.


“Orecchiette alle cime di rapa” Dette anche “recchitelle” costituiscono il piatto più rappresentativo della città di Bari. L’origine della pasta è avvolta nel mistero, non essendoci alcun documento che ne attesti la nascita; alcuni affermano che sia stata introdotta in Puglia da mercanti provenzali, altri la fanno risalire alla cultura ebraica ed altri ancora assicurano che è autoctona, non foss’altro perché somiglia ai tetti dei trulli. Gli amanti della tradizione non vanno a comprare le “orecchiette secche” al negozio sotto casa o al più vi-

cino supermercato, ma le preparano fresche, con farina di grano duro, acqua tiepida e sale, considerando, per le dosi, un etto di farina per ogni commensale. Si versa la farina sulla “spianatoia” e si fa la classica fontana; si aggiunge il sale e l’acqua tiepida, lavorando, impastando e rimestando per una decina di minuti. Si forma una specie di “collinetta”, si copre con un panno (qualche massaia dice caldo) e si lascia riposare per una buona mezz’ora. Successivamente, dalla “collinetta” si preleva un piccolo pezzo di pasta che si rimescola e si amalgama per farne un lungo bastoncino

(come fine un grissino) che si taglia a pezzetti della grandezza di un’unghia - possibilmente tutti di eguale dimensione. Si schiaccia quindi ciascun pezzettino in maniera da ridurlo in forma di piccolo disco (a tale bisogna può servire il manico di un cucchiaio) e, esercitando una leggera pressione, lo si trascina sul tavolo da lavoro, in modo che il dischetto si curvi (seguendo la forma del manico di cucchiaio) coprendo parte dell’attrezzo. A questo punto si appoggiano - dischetto di pasta e manico di cucchiaio - sul polpastrello del pollice e si

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cerca di rovesciare all’indietro la pasta, come se si volesse avvolgerla sulla punta del dito; si spinge, infine, con il pollice stesso per ottenere e accentuare quella “gobbetta” che è tipica delle orecchiette. Si stacca delicatamente dal dito e si mette ad asciugare, con la “gobbetta” rivolta in alto e si aspetta qualche ora prima di cuocere. Le cime di rapa (note anche come broccoletti di rapa) sono ortaggi tipicamente italiani coltivati prevalentemente nel Lazio, in Campania e in Puglia. Si consumano le parti tenere (le cime, appunto, scartando le coste e le foglie dure e coriacee) più che altro nelle stagioni autunnale/

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invernale, anche se esistono varietà primaverili, dette tardive di taglia alta (110 cm). Si raccolgono a mano le infiorescenze e lo stelo con tutte le foglie, prima dell’a-

pertura dei fiori stessi (che ne deprezzerebbero la qualità, e renderebbero il prodotto poco commestibile) a circa 10 cm da terra per permettere il “ricaccio”, cioè una nuova buttata.


Ingredienti per 4 persone: 1 kg di cime di rapa fresche; 4 cucchiai d’olio extravergine di oliva; 3 spicchi d’aglio; 2 filetti d’acciuga sott’olio; 360 g di orecchiette; peperoncino e pepe quanto basta. Procedimento: mondate le cime di rapa, eliminate cioè le foglie grosse, sciupate, gialle, le parti dure del gambo e selezionate, invece, le infiorescenze e le foglie più tenere, tagliandole in più parti. Lavatele abbondantemente con acqua fresca corrente, facendo attenzione che non rimangano frammenti di terra (solitamente sono

abbastanza sporche, un pò come gli spinaci). Tagliate il peperoncino a rondelle. Ponete sul fuoco una capace pentola con abbondante acqua salata e quando questa bolle, versatevi le cime di rapa. Ad avvenuta lessatura, scolate, mantenendo buona l’acqua di cottura, perché, rimessa sul fuoco servirà a cuocere le orecchiette. Intanto in una padella, fate imbiondire, con l’olio, gli spicchi d’aglio schiacciati (o tagliati a fettine), i filetti d’acciuga spezzettati e le rondelle di peperoncino. A doratura avvenuta (non fatelo troppo a lungo, altrimenti il tutto diventerà nero e amaro!), unite le cime di

rapa ben scolate e fatele saltare allegramente. Lessate le orecchiette nella stessa acqua di cottura della verdura e quando saranno più che al dente, scolatele ed unitele al resto nella padella, continuando a farle saltare per una manciata di secondi ancora. Se dovessero risultare asciutte aggiungete un pò d’acqua di cottura e asciugate quanto basta a fiamma viva. Servite immediatamente con un’abbondante grattugiata di pepe, un filo d’olio a crudo e accompagnatelo con uno dei grandi vini caldi e sensuali come la terra di Puglia: Primitivo, Nero di Troia, Negramaro.

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“Tiella di riso, patate e cozze alla barese” Ingredienti per 6 persone: cozze kg 1,5; patate g 800; pomodori maturi g 700; cipolle g 600; riso Superfino g 500; prezzemolo g 70; 3 spicchi di aglio; pecorino grattugiato; olio d’oliva; sale q.b. Procedimento: aprite e la-

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vate molto bene le cozze; tritate il prezzemolo e l’aglio, tagliate a fettine sottilissime le cipolle e affettate le patate sottili. Tagliate i pomodori. Accendete il forno e portatelo a 180° circa. Ungete d’olio un tegame, possibilmente di coccio, partite con metà delle cipolle, del prezzemolo, dei pomodori, sale e abbondante pecorino. Continuate con circa metà delle patate e tutto il riso

mondato, cercando sempre di fare uno strato uniforme. Distribuite le cozze sopra il riso e spolverizzate con il restante prezzemolo e il resto delle cipolle, dei pomodori, le rimanenti patate e un filo d’olio. Aggiungete poco a poco dell’acqua fredda leggermente salata, quanto basta per coprire tutti gli ingredienti e cuocete per circa 45 minuti; se necessario, unite ancora acqua bollente.


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Sant’Ambrogio Non si sono spenti gli echi dei festeggiamenti che i baresi hanno dedicato al loro Santo Patrono e già a Milano stanno iniziando quelli dedicati a Sant’Ambrogio che culminano con la tradizionale Prima della Scala. Si inizia con la Messa celebrata in tutte le chiese, ma la più importante avviene, naturalmente, nella Basilica costruita alla fine del IV secolo per volere del Vescovo Ambrogio nella zona in cui erano stati sepolti i Cristiani martirizzati dalle persecuzioni romane. Ambrogio era nato nel 340 a Treviri, una città della Renania, da una delle più illustri famiglie romane; suo padre era titolare di una delle 4 prefetture in cui era diviso l’Impero sotto Diocleziano. Nel 374 il popolo di Milano lo aveva proclamato Vescovo per la sua abilità e capacità di mediatore nel risolvere le contese tra cattolici ed ariani; in un primo momento aveva rifiutato, non sentendosi all’altezza del compito, ma - confermato nella carica dall’Imperatore - in una settimana fu battezzato ed ordinato. Donò tutto il suo patrimonio ai poveri ed impostò la sua vita secondo uno stile austero e contemplativo, prodigandosi caritativamente per i fedeli. Per la sua cultura e la sua sapienza è uno dei 4 massimi “Dottori della Chiesa”. Am-

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brogio riformò la Chiesa milanese, che per questo da lui assunse il nome di “ambrosiana”. Nel 393, pochi anni prima di morire, con l’Imperatore Teodosio I vietò i Giochi olimpici, che erano visti come una festa pagana, ponendo fine a una storia durata oltre mille anni. Al Patrono di Milano dedichiamo 2 dei piatti più tradizionali della cucina meneghina: la “Cassöeula” e il “Risotto alla Milanese”.

“Cassöeula” “Del maiale non si butta via niente”, recita un vecchio adagio; ecco perché esso occupa un posto di primissimo piano sia sulle mense dei ricchi che su quelle dei poveri. Fino a poco più di mezzo secolo fa in quasi tutte le case si allevava un maiale, che con la sua carne forniva provviste strategiche per un intero anno: il giorno della “maialatura” - cosi si chiamava in alcune regioni del


centro Italia la sua macellazione - era considerato giorno di festa: un macellaio, detto “norcino” (perché l’arte della conservazione del maiale nasce a Norcia qualche secolo fa), si occupava di ritagliare prosciutti e “acconciare” salami, salsicce, cotechini, pancetta, guanciale, coppa e capocollo, zampone sanguinaccio e via di seguito. Ogni regione, ogni provincia, addirittura ogni paese, ha un suo modo tradizionale di cuocere queste carni; i milanesi hanno la Cassoeula, uno dei piatti tipici invernali a base di verza e delle parti meno nobili del maiale: cotenna, piedini, orecchie e costine. La verza - l’ortaggio più importante dell’inverno - è dotato di un sapore dolce e delicato; è una varietà di cavo-

lo che possiede quasi tutte le vitamine tanti sali minerali, tra cui zinco e magnesio e favorisce l’assorbimento del ferro. È una verdura salutare, che si acquista a prezzo relativamente basso ed è tra le più gustose e versatili in cucina. I vecchi ortolani (i verzee)

insegnano che va raccolta dopo che ha subito la “gelata”, quando cioè la temperatura è scesa di qualche grado sotto lo zero e le sue foglie, corpose corazzate e opache, “crocchiano” allorché si cerca di aprirle per cercarne il morbido e fresco cuore bianco/verde.

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Ingredienti per 8 persone (perchĂŠ pensiamo che la cassoeula vada gustata in compagnia): 1 kg di costine di maiale; 250 g di cotenne di maiale; 2 piedini di maiale; 2 orecchie di maiale; 8 salamini verzini; 400 g di luganiga (salsiccia fresca); 2 kg di verza; 1 cipolla; 2 carote; 2 costole di sedano; 1 bicchiere di vino bianco secco; 60 g di burro; sale e pepe, quanto basta. Procedimento: in una pentola, con acqua abbondante e salata, fate bollire le cotenne e le orecchie del maiale, per tre quarti d'ora, e i piedini per un'ora, dopo averli ben raschiati e fiammeg-

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giati; scolate il tutto e fatelo a pezzetti. Fate rosolare in poco burro le costine fino a quando non si siano colorite, quindi toglietele dalla fiamma e tenetele da parte; alla stessa maniera fate con i verzini (praticate dei buchi con la forchetta) e con la luganiga tagliata grossa. Pulite e lavate bene la verza, senza scolarla eccessivamente, affinchĂŠ tenga nelle foglie poca acqua del risciacquo, mettetela in una pentola, copritela e fatela appena appassire a fuoco lento. In una grande casseruola, nel burro rimasto (50 g circa), fate rosolare la cipolla, il sedano e la carota, previamente tritati e, appena si sono appassiti, unite i verzini

e la luganiga, sfumando con il vino - a fuoco allegro per lasciare evaporare; bagnate con un pò d'acqua e fate cuocere per 10' riducendo la fiamma. Unite la carne e, trascorsi pochi minuti aggiungete le verze e se necessario un pò d'acqua. Fate cuocere per circa un'ora vigilando che la carne si stacchi dalle ossa, aggiungendo acqua, aggiustando di sale e di pepe. Una volta cotta, lasciate riposare la cassoeula per 20' prima di servire. Accompagnate con una buona polenta e con un vino rosso: Bonarda secco, Oltrepo pavese d.o.c., Lambrusco mantovano d.o.c., Gutturnio Colli piacentini d.o.c.


“Risotto alla milanese con zafferano� Ingredienti per 4 persone: 450 g di riso; 120 g di burro; 100 g di formaggio stagionato; 60 g di midollo di bue; 1,7 dl di brodo di carne; 1 cipolla; 2 cucchiaini di pistilli di zafferano.

Procedimento: sciogliete lo zafferano in pochi cucchiai di brodo; mondate la cipolla, affettatela e velo, rosolatela nel burro (del quale terrete da parte una noce) insieme al midollo di bue. Quando il soffritto sarĂ pronto e profumato, tostateci il riso; quando i grani di riso saranno ben tosta-

ti bagnateli con un bicchiere di vino bianco e aggiungete brodo man mano che si asciuga, fino al completamento della cottura del riso. Unite solo in ultimo lo zafferano, poi condite il risotto con burro e Parmigiano e fatelo mantecare per qualche minuto. Rimestate e servite in tavola.

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di Saverio Buttiglione

Italiani nel mondo

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Marchesi Antinori

irenze già dal Rinascimento è stata centro di ospitalità per le più eminenti personalità europee che erano attratte dai paesaggi, dall’arte incommensurabile, potendovi gustare, oltre alle eccellenze enogastronomiche, anche le opere di Michelangelo o Leonardo Da Vinci, ascoltando l’idioma enfatizzato dal sommo poeta Dante Alighieri nella Divina Commedia. In Toscana nasce uno dei vini più apprezzati dai buongustai, il “Chianti”, e la famiglia dei Marchesi Antinori qui da 26 generazioni lo produce esportandolo nel mondo. La famiglia Antinori si dedica alla produzione vinicola dal 1385 quando Giovanni di Piero Antinori entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei ViIl Marchese Piero Antinori

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nattieri e da allora ha sempre gestito questa attività con scelte innovative e talvolta coraggiose ma conservando inalterato il rispetto per le

portato le Cantine dei Marchesi Antinori ad investire in un’altra terra vocata alla produzione di vini di qualità, la Puglia, acquistando due mas-

tradizioni e per il territorio di produzione. Oggi con la direzione del dott. Piero Antinori, supportato dalle figlie Albiera, Allegra ed Alessia, la passione e le intelligenti intuizioni hanno

serie nelle zone più interessanti sotto questo aspetto, la Masseria Maime a S.Pietro Vernotico nel Salento e la masseria Torrebianco nella tenuta Bocca di Lupo in zona di Castel del Monte, creando


le Cantine Tormaresca che sono state affidate alla direzione del dott. Giuseppe Palumbo, che già da decenni, con l’aiuto dell’enologo Renzo Cotarella, ha “salvato” molte eccellenze ripristinando e dando dignità a preziose varietà autoctone di vitigni. Primitivo, Negramaro, Fiano, Aglianico, Nero di Troia e Chardonnay sono imbottigliati in sofisticati brand dai celebri nomi di “Torcicoda”, “Royello” “Calafuria” o “Fichimori” per citarne alcuni. La filosofia del marchese Piero Antinori, nonostante i seicento anni di tradizione che deve e vuole rispettare, sia nel produrre il suo celebre Chianti Classico, sia nelle re-

centi produzioni acquisite in Umbria e Puglia, è incentrata sul concetto che ogni annata, ogni terreno ed ogni idea che si voglia mettere in atto è un nuovo inizio. “Le antiche radici giocano un ruolo importante ma non hanno mai inibito il nostro spirito innovativo”. Tutto questo si traduce in continui esperimenti nei vi-

gneti e nelle cantine di proprietà con selezioni di cloni di uve autoctone ed internazionali, tipi diversi di coltivazioni e diverse altitudini dei vigneti, metodi di fermentazione e temperature ottimali, tecniche di vinificazione sia tradizionali che all’avanguardia, riposo in botti per la barriccazione (osmosi dell’ossigeno dall’aria esterna che attraversa il legno) differenti per dimensione, legno ed età, variando infine l’affinamento in bottiglia. Cito proprio il marchese Piero:”Abbiamo dimostrato negli anni che in Toscana ed Umbria c’era la possibilità di produrre vini di qualità, riconosciuti a livello inter-

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nazionale, che potessero mostrare eleganza e finezza mantenendo sempre il carattere originario. La nostra biblioteca ha molti titoli, ma per noi non è abbastanza ricca. Abbiamo una missione che non è ancora del tutto compiuta, il che ci spinge ad esprimere il vasto potenziale dei nostri vigneti ed a conciliare il nuovo che rimane da scoprire con il patrimonio del gusto toscano, che include tradizione, cultura, agricoltura. L’artistico ed il letterario infatti rappresentano l’identità della “Marchesi Antinori” di cui uno dei maggiori punti di forza sta nel fatto di essere “toscana” o meglio è la nostra “toscanità”. Incontro con piacere il dott. Enrico Chiavacci, direttore marketing della “Marchesi Antinori S.p.A.” e mi calo nelle vesti di un consumatore nostro lettore o di uno dei risto-

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ratori che ho personalmente visitato e che cito nelle ultime pagine di ogni numero di questo magazine (dove viene distribuito oltre che nelle sedi istituzionali anche se naturalmente è sfogliabile anche online cliccando issuu.com/ sloweconomy) per porgli delle domande inerenti curiosità che non troverei consultando il loro sito www.antinori.it. D: Dott. Chiavacci ormai la Antinori è nota in questo mondo globalizzato sia per la commercializzazione dovunque apprezzata negli ultimi decenni sia per la comunicazione multimediale oggi consentita dai nuovi media, cosa pensa di dover aggiungere, per esempio riguardo alle prossime strategie di marketing in mercati interessanti come quelli dei Paesi del cosidetto BRICS (Brasile, Russia, India, Cina

e SudAfrica), economie emergenti (nonostante i recenti tonfi nelle borse della Cina che comunque su una popolazione di 1 miliardo di persone annovera comunque una middle class del 10% di possibili clienti) ?


scegliere il Chianti Classico? R: Perché il Chianti Classico rappresenta la storia vitivinicola italiana e la tradizione e non si può parlare di Toscana senza scoprire il Chianti. Vitigni come il Sangiovese sono cresciuti qui e insieme ai Supertuscan trovano la loro casa.

R: Da anni siamo attenti ai nuovi mercati e a comprendere le esigenze culturali dei nuovi paesi e continueremo ad essere sempre presenti in queste realtà complesse. D: Perchè i giovani che scoprono il vino dovrebbero

Domanda: Quante e quali sono le Cantine di produzione della Antinori in Italia, ci descrive anche le novità inerenti l’ultima appena realizzata? R: Sono 15 considerando anche le cantine pugliesi di Tormaresca, Montenisa in Franciacorta e Prunotto in Piemonte. Antinori nel Chianti Classico è la prima cantina aperta al pubblico insieme a Le Mortelle vicino Castiglione della Pescaia su cui l’azienda ha investito molto. Al suo interno grande connubio

tra passato e futuro con la storia della famiglia nell’area museale e l’architettura innovativa. D: Qualcuna di queste, oltre che essere occasionalmente location di importanti eventi, è stata strutturata anche per ospitalità in resort, questa funzione è da voi ritenuta strategica? R: No, in realtà non c’è l’idea di un resort. Nell’interland qui nel Chianti abbiamo una bella offerta di ristorazione di alto livello con l’Osteria di Passignano el’ agriturismo Fonte de Medici. D: Il sottotitolo del nostro magazine è “Golf in tour gustando Moda, Agroalimentare e Turismo” pertanto diamo per scontato che molti nostri lettori siano anche giocatori di golf ed abbiano la capacità di spesa necessaria ad acquistare vini

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Alessia, Allegra, Albiera Antinori con Piero Antinori

di pregio, ma ci sono vostri prodotti accessibili anche alle nuove generazioni che ne hanno meno oppure è nei vostri progetti?

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R: Già esistono, in ogni tenuta oltre ai vini top, abbiamo anche un’offerta di vini più accessibili e adatti al quotidiano.

D: Il suo sogno nel cassetto per il futuro ? R: E’ quello di lavorare bene affinché questa azienda produca vino per le prossime 26


Al centro il Marchese Piero Antinori a Masseria San Domenico - Puglia

generazioni sempre sull’onda dell’innovazione e dell’alta qualità. In conclusione ritengo che la Antinori sia un fiore all’occhiello della città che il Premier Matteo Renzi ha giustamente enfatizzato poche settimane fa. Ha convintola Cancelliera tedesca Angela Merkel ad una “breve fuga” dal G7 per portarla a Firenze a colazione, e la sera con l’amico SIndaco Dario Nardella a cena sotto il David di Michelangelo dopo averle fatto visitare in maniera esclusiva gli Uffizi durante le ore di chiusura. Penso che la Cancelliera tedesca avrebbe altresì apprezzato se ci fosse stato tempo anche una visita allo splendido Castello della Sala, alla Fattoria Adobrandesca dei Marchesi o alla loro Loggia nel giardino del palazzo in centro (vedi foto nelle pagine precedenti) ed anche sotto la fontana di Venere sarebbe stata colta dalla sindrome di

Stendhal. Noi potremo invece ospitare ospitare i buyers dagli USA in Puglia in visita alle masserie Tormaresca in occasione della seconda edizione di Extra DiVino, che avviammo nel 2014 proprio con il dott. Peppino Palumbo e con il supporto della Città Metropolitana di Bari e della Regione Puglia, a fine ottobre quando svolgeremo il Galà Televisivo “Puglia: Unici e Protagonisti” nel Fortino Sant’Antonio, sul lungomare Imperatore Augusto di Bari.

A sin. il dott. Enrico Chiavacci a Masseria San Domenico Golf Club - Puglia

Da sin. il direttore editoriale e project manager Extra DiVino Buttiglione col dott. Palumbo A.D. di Tormaresca nella degustazione verticale Tormaresca a Masseria San Domenico

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Pianeta Olio di Massimo Occhinegro direttore generale Oleificio Pantaleo S.p.A.

La peggiore annata per il comparto oleario

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a campagna 2014 /2015 resterà per sempre scolpita nelle menti degli operatori del settore , come la più drammatica. Il calo produttivo verificatosi in tutta Italia, con picchi negativi “clamorosi” prossimi al 90%, non può certamente essere dimenticato. Tuttavia, come in tutte le cose negative, bisogna trarne insegnamento, cercando di esaltare i pochi aspetti positivi , che comunque possono essere individuati. La Regione Puglia, da sempre maggiore produttrice di olio da olive in Italia, ha potuto,

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sia pure parzialmente, coprire il “gap “ , garantendo da sola, il 61 % del totale nazionale. Tuttavia, soprattutto da quando è possibile verificare, grazie al registro SIAN, i dati produttivi, emerge in maniera sempre più evidente come la produzione nazionale si aggiri in media sulle 330.000 tonnellate di prodotto, ben poca cosa quindi, rispetto ai consumi di olio da olive in Italia, che si attestano intorno alle 650.000 tonnellate, creando di fatto, una

“ dipendenza” dal prodotto importato, spesso economicamente più conveniente, per


ragioni derivanti da “ economie di scala”. Sul fronte delle iniziative da intraprendere a partire dunque da questo autunno, nella speranza che le prospettive di crescita produttiva siano confermate, bisognerà creare le basi per il futuro oleario italiano. A livello regionale, il Comitato Promotore IGP Puglia, che ho l’onore oltre che il piacere di presiedere, cercherà di utilizzare tutti gli “ strumenti” a disposizione offerti dal marketing , per affermare un prodotto regionale di Identificazione Geografica Protetta, che sia capace di unire una diversificata e variegata produzione, che vada dalla punta estrema nord della regione fino al tacco d’Italia. Una qualità che possa essere riconosciuta a livello internazionale, soprattutto avvantaggiandosi della diffusione del brand “ Puglia” nel mondo , grazie allo sviluppo del turismo

enogastronomico, oltre che “ mondano”. Una qualità trasversale che possa andare incontro alle esigenze dei consumatori globali, unica strada da percorrere al fine ultimo di creare valore intorno all’olio da olive ed in particolare al prodotto “ extra vergine”. Ho già in programma diversi viaggi già a partire dal mese di settembre, ad esempio in California, allo scopo di promuovere l’immagine del “ Made in Puglia” nel mondo. A livello nazionale è stato da poco redatto un Piano Olivicolo Nazionale per la prima volta nella storia. Tuttavia poiché la teoria non è sempre applicabile in toto , si cercherà di renderla attuabile attraverso piani più realistici che tengano conto della realtà territoriale. Si continuerà infine l’opera di diffusione della cultura sull’olio da olive con iniziative come “Olioofficina Food Festival”, che si terrà a Milano a Gennaio 2016, oltre che quelle del Consorzio di Garanzia dell’olio extra vergine di oliva di qualità (CEQ)

con sede a Roma che annovera tra i soci, importanti imprese nazionali. Aspetti prettamente più tecnici invece, saranno da me affrontati in occasione del SIMEI , che si terrà i primi di novembre a Milano, parlando in merito a questioni attinenti al “ packaging” ed alla “ etichettatura” internazionale. Per concludere è importante evidenziare come la qualità di un qualsivoglia prodotto non possa essere imposta, ma più semplicemente suggerita, lasciando al consumatore l’ultima decisione in termini di qualità del prodotto e del suo prezzo. La buona “qualità” è quella scelta dal consumatore che può cambiare a secondo delle specifiche esigenze. Il consumatore è dunque sovrano rispetto a qualsiasi imposizione.

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di Umberto Montagano

Pianeta Olio

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L’extravergine Montagano supera ogni confine

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a giovane impresa ha la peculiarità di essere un’Azienda “di confine”, perchè sorge sulla linea rossa dove si incontrano tradizione agricola e innovazione tecnologica: “di confine” perchè i nostri olivi vegetano nell’Alto Tavoliere delle Puglie, sul limitare della pianura, dove più in là si eleva il Gargano fino a superare i 1000 metri; “di confine” perchè siamo nella fascia climatica mediterranea, ma alle nostre spalle cìè la catena appenninica con le sue pungenti brezze. Questa situazione di frontiera si riflette in un equilibrio dinamico di fattori che rendono il nostro prodotto capace di superare “ogni confine”. Il nostro oliveto è composto da oltre 10.000 alberi, tra i quali spiccanoper portamento e vigorìa i vegliardi olivi di Peranzana di oltre due secoli e mezzo di vita. Veri monumenti del nostro territorio, sembrano ergersi a custodia della storia del po-

polo sanseverese. Con ogni probabilità fu raimondo di Sangro, principe di San Severo, che verso la metà del ‘700 introdusse a San Severo la

Peranzana, una varietà di oliva proveniente - come il termine stesso lascia intuire - dalla Provenza. Un matrimonio ben riuscito quello tra la Peranzana e il nostro microclima, ma possibile solo grazie al nostro terreno che un tempo era il fondo del mare che circondava il Gargano quando ancora era un’isola. Il lavoro della nostra Azienda, da sempre votato anche alla coltivazione biologica e alla sostenibilità ambientale, diventa sacro nelle fasi della raccolta delle olive e dell’estrazio-


ne dell’olio extravergine. Valutiamo scrupolosamente quando è giunto il momento migliore per la raccolta dei nostri frutti perchè questo contribuisce in modo significativo all’ottenimento di un olio extravergine superiore e dalle eccellenti caratteristiche organolettiche. Attraversso la brucatura a mano e per mezzo degli agevolatori, raccogliamo le drupe un momento prima che raggiungano la piena maturazione. Questo fa sì che l’olio abbia una bassa acidità e conservi un’elevata qualità di polifenoli, veri toccasana per le nostre cellule. Le olive appena raccolte, Peranzane e in minor quantità Rotondelle, vengono riposte in cassette di plastica ben aerate... è l’ultima volta che vedranno la luce del giorno: entro la notte la lavorazione a freddo avrà estratto ogni goccia dell’extravergine Montagano e il giorno dopo l’olio verde del Mediterraneo (come anticamante era chiamato l’olio extravergine) sarà conservato in cistarne di acciaio, al buio, nel silenzio, senza ossigeno. A questo punto l’extravergine Montagano è pronto per concedersi in tutta la sua armoniosità ed eleganza ai palati più raffinati ed è per questo che la nostra azienda ne cura meticolosamente anche il confezionamento e la distribuzione in ogni parte del mondo, attraverso un rapporto diretto con la clientela. Lo scorso anno, con la stessa dedizione e cura, abbiamo voluto integrare la produzione dell’olio con una linea di sott’oli (tutti in extravergine di oliva da noi prodotto) e una linea di vini che comprendono bianco, rosso e rosato.

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di Daniela Puglielli

Eventi

Dieta mediterranea il cavallo di battaglia da non perdere per il Made in Italy

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a Dieta Mediterranea con i suoi schemi nutrizionali basati su cibi semplici, freschi e salutari, tante verdure, olio extra vergine d’oliva, spezie e farinacei, sta conquistando ogni angolo (e soprattutto ogni palato) degli Stati Uniti, con enormi benefici per l’Italia, paese principe di questo format alimentare.” Parola di Daniela Puglielli, imprenditrice doc che del business nell’agro alimentare ha fatto il suo percorso professionale negli USA, in cui risiede da quasi vent’anni. Tanto che, con la sua agenzia di servizi integrati di PR strategiche e marketing, ha creato il Mediterranean Diet

Roundtable, un appuntamento unico e rivoluzionario, che ha messo insieme, probabilmente per la prima volta, settori che mai si erano “parlati” direttamente in una discussione paritetica e frontale. Se infatti abbondano convegni scientifici di ogni sorta dedicati alla Dieta Mediterranea, ed altrettante discussioni proto-commerciali, mai si era tentato prima di mettere in una stessa stanza scienziati di rango, rappresentanti del settore food service (come college/universita`, ospedali, ospizi e persino militari, carceri e mense di ogni ordine e grado) con nutrizionisti, esperti di sicurezza alimentare, produttori, impor-

Il logo MDR della Mediterranean Diet Roundtable, acronimo dell’evento che reca in se i simboli piu` importanti della dieta mediterranea, echeggiati anche nei colori: blu del Mediterraneo e del pesce, il verde dell’olivo, l’oro del grano

tatori e distributori. Il risultato dell’esperimento pilota, tenutosi lo scorso aprile 2015 e che ha visto tra gli sponsors di calibro, è stato talmente positivo che nel 2016 si terrnno ben due edizioni: una na-

Daniela Puglielli (5a da sinistra) tra i buyers USA ad Extra DiVino in Roma a palazzo Ferrajoli

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Rafi Taherian è Direttore dei servizi ristorazione di tutta la prestigiosa Yale University, una delle Università più importanti al mondo. Nella foto è ripreso mentre parla di come sia organizzato il sistema mensa e catering all’interno di Yale e come sia implementata la Dieta Mediterranea. Quale risultato della conferenza, Rafi Taherian, la cui struttura serve 14200 pasti al giorno, è stato invitato in Italia all’Expo ed in altre regioni, insieme ad alcuni colleghi presenti all’evento (Ken Toong, U-Mass Dining Services)

zionale a New York City, vero e proprio fulcro di tendenze mondiali e capitale mediatica degli States, e l’altro nell’aristocratica Boston. Organizzato con il patrocinio dell’EXPO, l’appuntamento del 2015 si è svolto presso la prestigiosa City University of New York (CUNY) sulla Fifth Avenue, ed ha registrato un tutto esaurito della sala, con oltre 120 rappresentanti di istituzioni di rango nel settore scientifico e soprattutto di sistemi alimentari presso college, università come Yale e la University of Massachusetts, grandi apparati distributivi come Premier, Sodexo e Compass Group. Notevole la presenza della scienziata internazionale Artemis Simopoulos, fondatrice del Center for Genetics, Nutrition and Health di Washington ed autorità incontrastata in fatto di nutrizione. La ricerca italiana e` stata

egregiamente rappresentata dal dott. Giovanni Scapagnini. Presenti anche rappresentanti di Trade Missions di Spagna, Grecia, Francia, Turchia e Cipro. Tra gli sponsors Colavita e Barilla, iconici brand del Bel Paese Interessante anche la partecipazione di Sara Baer Sinnott, presidente della Oldways, la prima organizzazione “ambasciatrice” della Dieta Mediterranean in America dagli anni ‘80 che ha brevettato, insieme alla Harvard School of Public Health, la famosa “Piramide” che ne concettualizza gli aspetti fondamentali. “I risultati finali, sia di natura mermente commerciale che di branding e posizionamento prodotto, sono naturalmente incalcolabili: bisogna avviare

discorsi legati alla qualita` piu` che quantita` in ambiti dove la presenza di prodotti italiani e` molto meno presente di quel che possiamo immaginare,” aggiunge la Puglielli. Appuntamento dunque ad aprile 2016 per una nuova emozionante edizione del Mediterranean Diet Roundtable. Info su www.mdrproject.com

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Turismo & C. di Filippo Caracciolo Consigliere regionale e Presidente della V Commissione Ambiente Regione Puglia

Il rilancio della Puglia riparte dal turismo

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mbiente, sviluppo e paesaggio: ecco una sintesi del mio apporto da consigliere regionale e Presidente della V Commissione Ambiente della Regione Puglia nel corso del mio primo mandato (2010-2015). È da qui che intendo ripartire La Regione Puglia ha fatto grandi passi in avanti negli ultimi anni: sottolineo l’approvazione del Piano Paesaggistico Territoriale conclusasi proprio nelle fasi conclusive della precedente legislatura. Mi onoro di essere stato tra i protagonisti di questo successo in virtù del notevole lavoro preparatorio compiuto dalla V Commissione regiona-

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le di cui sono Presidente: ho presieduto nell’arco di poco tempo ben 16 riunioni utili ad esaminare e ratificare l’iter che ha portato alla definitiva approvazione del Piano Paesaggistico (PPTR). Abbiamo nei prossimi anni il compito di trasformare il Pia-

no in azioni concrete: su questo misurerò il mio rinnovato impegno da Presidente della V Commissione Ambiente. La Regione Puglia deve dialogare e confrontarsi con i Comuni pugliesi affinché il Piano possa diventare il motore del rilancio economico e sociale dell’intera Regione a cui collegare le opportunità di sviluppo sostenibile del territorio. Il nuovo strumento urbanistico, approvato anche grazie all’impegno della già vicepresidente della giunta regionale e assessore competente Angela Barbanente, si fonda su grandi progetti del territorio e risulta completo


in quanto dotato di una parte descrittiva, una interpretativa ed una progettuale. Lavorerò con entusiasmo per vincere questa sfida. Preservando la natura e la bellezza dei nostri paesaggi e dei territori della nostra Regione sarà possibile esaltarne da subito la vocazione ricettiva e le molte ricchezze ancora poco esplorate. L’Italia e l’Europa sembrano scoprire giorno dopo giorno la Puglia. Il nostro compito è fare in modo che se innamorino sempre di più tornando a viverla in ogni periodo per apprezzarne le tantissime peculiarità. Abbiamo un patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico grandioso. Fare sistema e rendere sempre più attrattivi i nostri luoghi è un’opportunità irripetibile che non possiamo farci sfuggi-

re. Per valorizzare la bellezza della nostra terra abbiamo il compito di continuare a salvaguardare i paesaggi come abbiamo iniziato a fare con iniziative legislative e leggi regionali come sul tema delle ‘Norme per la tutela e l’uso della costa’.

Conservare la bellezza dei luoghi, stimolare la crescita economica e sociale in uno sviluppo armonico e sostenibile è tra i principali obiettivi che mi sono dato e che farò di tutto per portare a termine con risultati concreti.

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di Silvio Maselli - Assessore alle Culture, Turismo, Partecipazione e Attuazione del Programma

Turismo & C.

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Bari, porta d’Oriente e d’Europa

Silvio Maselli

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’attività culturale dell’Amministrazione Comunale è incentrata sul recupero e la valorizzazione degli spazi da destinare a luoghi di cultura, al cui interno ospitare iniziative che favoriscano lo sviluppo culturale della città. Tre prestigiose strutture come la Sala Murat, l’ex Mercato del pesce e l’ex Teatro Margherita, a seguito di un importante accordo siglato a inizio 2015, diventeranno presto il Polo delle Arti Contemporanee, ospitando esposizioni e installazioni d’arti visive, concerti, un grande roof garden con orto urbano e un mercato di prodotti enogastronomici e artigianali tipici. Il Fortino Sant’Antonio è la sede dell’Urban Center, luogo di riflessione sullo sviluppo della città e casa della partecipazione attiva, dove ospitare

convegni, congressi, dibattiti e presentazioni. La casa natale del compositore settecentesco Niccolò Piccinni e il Museo Civico, adibiti principalmente a sale espositive, rappresentano la culla della storia locale. Nell’ambito del programma sulle politiche giovanili della Regione Puglia “Bollenti Spiriti”, nell’ottica di un incremento dei contenitori culturali della città e con uno

sguardo particolare rivolto al mondo giovanile e alle industrie culturali e creative, è attiva la bellissima “Officina degli Esordi”, un laboratorio culturale multifunzionale dove si esprime appieno la creatività grazie a sale di incisione musicale, open space creativi, biblioteca musicale, il box office, spazio concerti e performance. Nel solco della tradizione, fiore all’occhiello della programmazione istituzionale sono i festeggiamenti legati al culto di San Nicola, patrono della città di Bari e Santo venerato dai pellegrini di tutto il mondo in virtù della sua duplice radice, cattolica e ortodossa. Tra i momenti più spettacolari in


programma ogni anno a maggio, la rappresentazione del Corteo Storico riproposto nella più fedele aderenza alle fonti, di certo tra gli appuntamenti più attesi e amati dalla cittadinanza e dai numerosissimi turisti che vi accorrono. All’interno del calendario delle principali manifestazioni culturali organizzate dall’Amministrazione Comunale, d’intesa con la Regione Puglia, rivestono particolare importanza il Bari International Film Festival (Bif&st) che si tiene all’interno dello straordinario Teatro Petruzzelli nel mese di marzo; la Fiera delle Musiche Medimex presso la Fiera del Levante, a ottobre e numerosi altri eventi fieristici, espositivi, allestitivi. Di capitale importanza è la Fiera Campionaria di settembre, presso il quartiere della Fiera del levante, dove esposi-

tori di tutto il mondo incontrano le migliaia di visitatori che giungono a Bari per l’esposizione temporanea. Ma Bari è una città dinamica, viva, bella e affascinante perché, pur conservando del Sud la sua anima più languida, ha in serbo sorprese sempre nuove per i visitatori e i cittadini. Una gita per mare, dal molo Sant’Antonio, vi consentirà di conoscerne il famoso lungomare monumentale. Oppure una lunga passeggiata dal Museo Archeologico di Santa Scolastica al sontuoso palazzo della ex Provincia sul Lungomare Nazario Sauro, vi consentirà di conoscere opere pittoriche dell’epoca moderna di inestimabile valore. E, addentrandovi nel cuore della città vecchia, scoprirete tra nicchie votive, corti in fiore e decine di chiese, il gigantesco Castello Normanno Svevo, a due passi dalla Cattedrale di

Bari in piazza Odegitria, esempio di romanico pugliese, non meno incantevole dell’abbacinante facciata che si offre ai visitatori che giungono al cospetto della Basilica di San Nicola nella omonima piazza, dove sono conservate le ossa del Santo più venerato al mondo. E per i curiosi e gli amanti dello shopping, Bari offre una varietà di ristoranti di qualità eccelsa e quantità infinita, al pari dei suoi negozi che garantiscono acquisti per tutte le tasche e il godimento di passeggiate in vie prive di auto e traffico, nel centro della città nuova. Perché Bari è una continua sorpresa.

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di Michela Ventrella - addetto stampa del programma turistico TUR Puglia

Progetti

Il Sistema Turistico sostenibile di Puglia in sinergia con l’Assessorato alle Risorse Agroalimentari

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acendo seguito al successo ottenuto nella partecipazione a Milano EXPO2015, la Puglia continua a promuovere un’idea di sviluppo sostenibile con un’attività turistica rispettosa dell’ambiente e della cultura. Il settore enogastronomico-produttivo rurale e quello turistico vivono ormai uno sviluppo simbiotico e sono diventati “snodi intelligenti” per le opportunità d’investimento in Puglia. Infatti proprio nella sala stampa dell’assessorato regione Puglia alle Risorse Agroalimentari, accolta dal funzionario dott. Cosimo Sallustio (responsabile per gli

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ASSI III e IV del PSR), la dott. sa Rosalba Specchia, responsabile per la cooperazione nel GAL (gruppo di azione locale) “Terra d’Otranto” (Gal capofila di progetto), ha presentato TUR Puglia – sistema turistico locale e sostenibile pugliese, programma di promozione che coinvolge anche i GAL “Alto Salento”, “Conca Barese”, “Gargano”, “Luoghi del Mito”, “Terra dei Messapi”, “Terre del Primitivo” e “Valle della Cupa”, che tutti insieme rappresentano ben 78 comuni di questa regione. Il GAL è una recente istituzione europea che mette insieme aree geografiche omogenee per cultura, geo-

Michela Ventrella

grafia ed attività produttive finanziandolo direttamente allo scopo dello sviluppo economico locale con la promozione della agricoltura, artigianato e PMI (piccole medie imprese) in esso insediati, favorendo anche e soprattutto la cooperazione in specifici programmi fra diversi Gal italiani e/o europei. Pochi giorni dopo, nello splendido castello di Sannicandro di Bari, Gaetano Armenio, presidente di “Puglia Autentica” (Associazione di promozione turistica e culturale) ha organizzato l’Evento B2B che faceva conoscere le offerte territoriali di questi 8 Gal a buyers e tour operators che fanno già proposte di incoming in Puglia, mettendo in rete un’offerta unica di turismo dal Gargano al Basso Salento proponendo operatori e servizi di accoglienza, pacchetti turistici già codificati e nuovi itinerari di visita. Questi sono stati raggruppati nelle “Vie della Natura”, nelle “Vie del Gusto” e nelle “Vie della Tradizione” (con la-


boratori esperenziali su antiche arti e mestieri). Si tratta di 20 nuovi itinerari alla scoperta di piccoli luoghi rurali, fuori dai soliti percorsi turistici ma complementari alla visita dei centri storici, così come richiesto dai nuovi viaggiatori/turisti consapevoli. Si faranno appunto “esperienze sensoriali” che sempre rivela il volto più autentico di una regione, rendendo così tutta la comunità locale protagonista assoluta di questo modello d’accoglienza turistica. Sono percorsi che lasciano stupiti non solo quelli stranieri ma pure i viaggiatori italiani che li stanno sperimentando, alla scoperta del passaggio culturale della Civiltà Messapica oppure seguendo le strade coi muri di pietra a

secco che costeggiano i vigneti dell’ormai celebre vino Primitivo, alla conoscenza delle pratiche antiche e moderne di coltivazione dei contadini e di trasformazione delle cantine che stanno imponendo i loro prodotti su tutto il mercato globale. Alcuni pacchetti turistici consentono di fare escursioni

guidate nelle gravine carsiche come pure nelle numerose grotte marine di Puglia ma pure esperienze dirette di cucina con le mamme del gruppo “Cook in Puglia” (che stanno avendo notevole successo tra i visitatori in maggioranza liberi professionisti dal nord Europa e dagli Stati Uniti d’America) oppure nelle

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Conferenza stampa TUR Puiglia, da sin. Monica Nigro direttore GAL Conca Barese, Rosalba Specchia Gal Terra d’Otranto (capofila di progetto), Gaetano Armenio presidente “Puglia Autentica” e Cosimo Sallustio dirigente Regione Puglia

protendersi fra due dalla Regione Puglia. Ci sarà mari, propedeuti- certamente da fare ancora ca al successivo molto lavoro utile proprio alla lavoro di studio e quantificazione monetaria dei Il presidente di “Puglia Autentica” Gaetano preparazione del pacchetti di tutti i Gal coinArmenio nel castello di Sannicandro di Bari programma “TUR volti, con un’unica cabina di botteghe dove i turisti ven- Puglia” avviato nel 2012. regìa, perché i tour operators gono iniziati dai locali artigiani Per la prima volta si uni- importanti ragionano nell’acper esempio alla lavorazione scono diversità territoriali al quisto in termini di Paesi nadella ceramica, della pietra, fine di giungere ad offrire in zionali o, al minimo, di macro della cartapesta e ne resta- maniera sinergica pacchetaree, come si è evidenziato no letteralmente stregati ti capaci di soddisfare le più dal progetto pilota presenta(come quelli che preferisco- ampie tipologie di richiesta to, con successo di interesse no conoscere l’antica tecnica proveniente dall’attuale mermostrato, ad inizio dicembre di pesca coi mitici trabucchi cato del turismo, rafforzando a Fortezza da Basso di Firensospesi sulle rocce a piombo così le strategie di sviluppo ze nell’edizione 2015 del BTO della costa). economico messe in campo – Buy Tourism Online. Questi nuovi pacchetti turistici, proprio per venire incontro alla domanda di nuovo turismo (come dimostra la crescita esponenziale di viaggiatori sulle Vie Francigene, sulle vie Sacre oppure lungo gli antichi tratturi delle transumanze di ovini e bovini tra le regioni del CentroSud) sono frutto di un lungo lavoro di analisi dei territori così vari di quelle che molti giustamente chiamano al plurale “le Puglie” proprio perché il “tacco d’Italia” è lungo centinaia di chilometri nel suo Il cortile del castello di Sannicandro di Bari

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Panificio La Maggiore - Via Matera, 184 - 70022 Altamura (BA) Tel. 080/3112357 - Fax 080/3104686 - info@panificiolamaggiore.it - www.panificiolamaggiore.it 79


di Maria Grazia Santovito

Attività

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Alleanze per la promozione

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al momento che poco può essere raggiunto senza il contributo di altri soggetti, MG Santovito è nata come una società giapponese, in Tokyo, per colmare il divario tra i produttori di alimenti e bevande e gli importatori. Al fine di ottenere un modo efficace per raggiungere gli obiettivi fissati per le esportazioni sono necessari alcuni requisiti , quali : 1 - L’esperienza in marketing internazionale 2 - La conoscenza delle culture imprenditoriali dei produttori e gli importatori 3 - Capacità di supportare la divisione vendite di importatori, così come i loro canali di distribuzione 4 - Avere un molto buona capacità di relazioni pubbliche 5 - Capire le priorità sia dei produttori che degli importatori 6 - Capacità di dare un supporto alla relazione tra i produttori e gli importatori aiutandoli a superare gli ostacoli che sorgono a causa di uso di lingue diverse, culture aziendali diverse, priorità differenti, diverse dogane ecc ... 7 - Possibilità di promuovere efficacemente i marchi / prodotti dei produttori 8 - Capacità di conoscere e comprendere le preferenze dei consumatori per proporre i prodotti il modo in cui i consumatori li preferiscono 9 - Possibilità di organizza-

re eventi di degustazione per promuovere i prodotti con i professionisti e consumatori 10 - Possibilità di costruire la fiducia in modo efficiente, onesto, corretto e professionale. MG Santovito è stato fondata da Maria Santovito, e gestito da Robert Haddad. Maria Santovito ha espe-

rienza di marketing con il gruppo Citibank, e gode di ottime abilità e caratteristiche per le Pubbliche Relazioni. è in Giappone dal 2012 e gode di una buona reputazione e buona relazione con i principali soggetti del settore alimentari e bevande in Giappone. Robert Haddad è un consulente di marketing che ha 40


anni di esperienza nei mercati internazionali, ed è anche trainer e docente in seminari organizzati per sviluppare e migliorare l’efficienza dei dirigenti e dipendenti della società. Alcune delle sue principali competenze sono in Marketing e tecniche di vendita e comunicazione. Il settore interessato in Giappone comprende importatori giapponesi di tutti le grandezze e tipologie di importazione per il Food & Beverage , quali: - Importatori la cui attività principale è l’importazione. - I rivenditori che importano. - HoReCa che importano. - Negozi di e-commerce che importano. - Negozi gourmet che importano. Obiettivo finale di MG Santovito non è solo per aiutare i produttori a introdurre i loro marchi / prodotti nel mercato giapponese , il suo scopo è quello di assistere gli importatori giapponesi a vendere ciò che acquistano dai produttori in modo che possano comprare di più. Alcuni dei servizi di marketing che MG Santovito offre sono: 1- PARTECIPAZIONE A FIERE AGROALIMENTARI Ogni anno MG SANTOVITO partecipa ad almeno 5 fiere del settore agroalimentare in Giappone quali Supermarket trade show, Foodex, Wine and Gourmet, Gourmet and Dining Style e Acci Gusto Il disegno dei display espo-

sitori e’ stato fatto in modo da catturare l’attenzione solo sui prodotti e da renderli attraenti agli occhi dei visitatori. Molti dei visitatori agli stand di MG Santovito sono importatori Giapponesi e anche importatori provenienti da paesi dell’Estremo Oriente . Percio’ la partecipazione ben organizzata e finalizzata alla massima efficienza a queste fiere contribuisce a promuovere i marchi anche in altri

paesi dell’Estremo Oriente, e presto in Medio Oriente. 2- EVENTI per singola o multiple aziende come: - B2B e B2C - Degustazioni 3 - SEMINARI 4 - CONSULENZA MARKETING 5 - TEMPORARY MANAGEMENT La nostra societa’ offre inoltre tutti i supporti per l’internazionalizzazione.

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di Augusto Romano

Brand italiani

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La scelta migliore? Produrre in Italia...

a stagione autunnale che sta per cominciare nasce all’insegna di una serie di cambiamenti che,

manifestati giĂ nelle stagioni scorse, sembrano ormai essere consolidati nelle abitudini dei consumatori e

nelle prassi di mercato. Mi riferisco in particolare alla drastica riduzione del time to market, un tempo con-


finato al settore del fast fashion, che sta diventando sempre piÚ un elemento fondamentale nelle relazioni commerciali. Questo però comporta una drastica revisione dei processi tradizionali dello sviluppo del prodotto, che devono essere snel-

liti, focalizzati ed accelerati. Collezioni sempre piĂš piccole, frequenti e veloci; il concetto di stagione che perde sempre di piĂš la sua centralitĂ , per essere sostituito dalle delivery windows, pacchetti tematici che rispondono alle esigenze di un momento di vendita ben

preciso e delimitato. Il tutto, naturalmente, affiancato ad un prezzo competitivo che serve a dare al consumatore la sensazione di permanent bargain che il mondo degli outlet villages e del web hanno ormai consolidato nelle abitudini di acquisto. Se a questa grande esi-

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genza di velocità affianchiamo la forza del dollaro, e la sempre maggiore attenzione dei consumatori verso prodotti qualitativamente accettabili e a basso impatto ambientale, risulta evidente che la scelta migliore per il sourcing sarebbe produrre in Italia. Il condizionale è d’obbligo però: alle favorevoli condizioni esogene, infatti, non corrispondono però altrettanto favorevoli condizioni endogene al sistema Italia, che sembrerebbe al contrario orientato a rendere l’attività d’impresa difficile e in condizioni strutturali di non competitività. L’obiettivo del convegno, promosso dalla Sezione Tessile Abbigliamento di Confindustria Lecce, dal Gruppo Giovani di Confindustria Lecce e dal Gruppo

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Giovani di Sistema Moda Italia, è proprio quello di stimolare una discussione organica ed articolata che porti alla definizione di un sistema in cui le imprese abbiano effettiva possibilità di competere con successo nei mercati internazionali, affrontando la materia in modo innovativo

e non convenzionale. Ci immaginiamo quindi l’evento come un momento 0, l’inizio di un processo di dialogo tra politica e parti sociali che porti all’avvio, in tempi ragionevoli, ad una sperimentazione sul territorio tesa a definire modelli nuovi di relazioni industriali.


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di Luigi Delfino

Moda & C.

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Cinquant’anni all’insegna dello stile e della tradizione

al lontano 1966 - anno di fondazione della Valentini Spose - ad oggi, molte cose sono cambiate. Tuttavia, pur considerando l’avvicendarsi di mode e tecnologie, ciò che è rimasto immutato nella Valentini Spose è la capacità di preservare un patrimonio creativo e sartoriale in cui ogni sposa possa riconoscersi. Cinquant’anni di collezioni e abiti di pregio in grado di impressionare per originalità di stile e finitura, facendo sì che sia il dettaglio a fare la differenza anche di fronte le spose più esigenti. Per celebrare al meglio tale traguardo, la Valentini Spose ha pensato di proporre 4 collezioni diverse, pensate per spose con gusti e aspettative differenti. Mentre Valentini Couture reinventa, con una rinnovata verve stilistica abiti tradizionali con cui Valentini Spose si è fatta conoscere ed apprezzare nel corso del tempo, Egò, dal canto suo, ridisegna, in chiave moderna, una sposa che punta su linee pulite e dettagli di pregio. La linea Graziana Valentini, invece, affascina con giochi di velature e trasparenze seducenti e molto accattivanti. Manca all’appello solo Viviè a cui va riconosciuta la capità d’introdurre freschezza e briosità per spo-

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se alla ricerca di un tocco glamour e sbarazzino. Unico denominatore delle quattro collezioni, la meticolosa cura

tramandata da mani attente ed esperte, nel più rigoroso rispetto della tradizione del Made in Italy.


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di Carlo Sacco

Protagonisti

L’uomo che si batte per valorizzare il patrimonio Puglia

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lasse 1964, Ruggiero Mennea nasce a Barletta in un territorio ed in un periodo di grandi promesse e grandi ideali. Laureato a Siena in Scienze Economiche e Bancarie iniziava a trasformare i grandi ideali in grandi progetti, con una consapevolezza: vivere e costruire nel proprio territorio. Alla seconda esperienza nel Consiglio regionale pugliese, Mennea è “l’uomo dei fatti concreti”, quelli chiusi come i galantuomini con una stretta di mano. Nei primi cinque anni dagli scranni del palazzo di via Capruzzi (sede del consiglio regionale) ha tasformato la sua passione e la sua serietà, che ne contradistinguono l’operato, in progetti e leggi per l’intero territorio pugliese. La proposta di legge di istituire una rete dei porti turistici, la legge regionale di tutela e valorizzazione del tartufo pugliese, la valorizzazione di Canne della Battaglia in una prospettiva turistico-culturale, la rete dei Borghi più belli di Puglia dove gli stessi diventino luoghi di storia di tradizione e di attrazione turistica, la proposta per l’istituzione in Puglia delle Zes (Zone a economia speciale), il cui obiettivo è attrarre gran-

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di investimenti di imprese straniere che possano efficacemente stimolare lo sviluppo del sistema imprenditoriale pugliese, questi solo alcuni degli impegni presi per “valorizzare il patrimonio artistico, culturale, ambientale ed economico della sua terra”. La sua professione come commercialista lo aiuta a misurare la realtà, soppesare le idee, vivere le intuizioni. Ama la condivisione del pensiero, che è l’unica arma

che rende veramente liberi, e la politica, il solo campo di battaglia ammissibile dove il pensiero diventa azione. “La Puglia - spiega Mennea - deve superare le emergenze, stabilizzare e valorizzare il territorio, con una propria identita’ fatta di uomini che vivono e custodiscono la propria terra come delle sentinelle”.Questo il sogno, perché la sua terra corra sempre di piu’ battendo il record piu’ bello: esser protagonista.


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di Enrico Deodato

Professione Salute

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L’Odontoiatria di qualità al servizio dei pazienti

a bocca non serve solo per respirare e magiare, ma è anche un importante organo di comunicazione, pertanto non stupisce che, dei denti belli, bianchi e puliti, sono il presupposto essenziale di un corpo attraente e ben curato. Oggi il paziente pretende dal suo dentista non solo un risultato funzionalmente perfetto del trattamento, ma anche e sempre di più un miglioramento del proprio aspetto. Denti bianchi, splendenti e regolari, sono attraenti e riconosciuti come un segno di vitalità e di salute del corpo. Inoltre, un sorriso accattivante influenza in modo decisivo la fiducia in se

stessi. Chi ha dei denti belli sorride più spesso e più volentieri di chi sa di avere dei denti inguardabili e preferisce nasconderli. Come tutti sanno, la perdita di uno o più denti compromette sia la funzione masticatoria sia l’estetica del sorriso e del viso, la cura della malattia parodontale (piorrea) e un pilastro essenziale per la salute del cavo orale, le protesi sostituiscono gli elementi persi o compromessi garantendo la corretta masticazione. Ciò è realizzabile sia grazie alle diverse possibilità

terapeutiche, protesi fissa su denti naturali e impianti, ma anche grazie all’ impiego di nuove tecnologie come l’implantoprotesi computer assistita e materiali di elevatissima qualità estetiche come le ceramiche integrali La moderna odontoiatria estetica può soddisfare il desiderio di un miglioramento estetico e funzionale della nostra bocca in modo facile e duraturo, cambiando colore, forma e posizione dei denti, ed intervenendo anche sulla quantità, qualità e forma delle gengive.


Malattia parodontale La parodontologia è una branca dell’odontoiatria che si occupa della diagnosi e terapia delle malattie che interessano il parodonto (organo di sostegno del dente). Queste vengono chiamate genericamente malattie parodontali o parodontopatie, o piorrea (termine storico oggi ancora utilizzato nella popolazione). Che cosa è la parodontite o piorrea? La piorrea (chiamata anche parodontite, parodontosi, malattia parodontale) è un’infezione cronica delle strutture parodontali. Essa viene causata da particolari tipi di batteri, in parte anaerobici (viventi in assenza di ossigeno), e decorre solitamente in modo asinto-

ODONTOSTOMATOLOGIA matica. Il nostro cavo orale è normalmente colonizzata da più di 500 tipi diversi di batteri. Il nostro organismo per mezzo del sistema immunitario riesce normalmente a tenerli a bada finché non diventano troppo numerosi. Se l’igiene orale è trascurata, i batteri formano la cosiddetta placca batterica o dentale, uno strato appiccicoso, nel quale i batteri possono facilmente moltiplicarsi in maniera indisturbata. Le tossine prodotte da questi batteri, portano dapprima alla gengivite che si manifesta con gen-

give che sanguinano quando spazzoliamo i denti. Se la gengivite perdura più a lungo, l’infiammazione può estendersi dalle gengive all’apparato parodontale sottostante fino a distruggere le fibre parodontali e l’osso alveolare che sorreggono i denti, creando la malattia parodontale o piorrea. Si formano allora delle tasche prima gengivali, poi ossee (tasche intraossee), che nascondono al loro interno residui di tartaro e placca batterica automantenendo la patologia. La malattia parodontale, se trascurata, inevitabilmente progredisce, portando alla completa distruzione dell’organo di sostegno dei denti con comparsa di mobilità fino alla perdita dei denti. Oggi la piorrea si può prevenire e curare efficacemente, purché non la si trascuri fino a portarla agli ultimi stadi. E’ importante però conoscere cos’è e come si manifesta negli stadi iniziali. I progressi fatti in questa branca, permettono oggi di conoscere la predisposizione individuale a sviluppare la malattia e di diagnosticarla precocemente

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Implantoprotesi computer assistita Entrare dal dentista senza denti e uscire, solo dopo poche ore, con una protesi fissa su impianti. Oggi questo è possibile grazie alle nuove tecnologie e ad una nuova procedura clinica chiamata “implantoprotesi computer assistita”. Si tratta di una moderna tecnica computerizzata che agevola il lavoro del dentista e offre molti vantaggi al paziente. In pratica, si utilizza un nuovo e moderno programma informatico, che permette di progettare al computer tutto l’intervento chirurgico e sapere, in anticipo, senza dover tagliare e aprire le gengive, dove posizionare gli impianti. Si può così costruire una

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protesi fissa provvisoria prima dell’intervento, che viene applicata sugli impianti appena inseriti (carico immediato). La mini-invasività degli interventi e il carico immediato fanno dell’implantoprotesi computer assistita, il sistema per la pianificazione implantare unico nel suo genere. L’immediato comfort percepito dai pazienti, la precisione e la predicibilità inoltre rende questo protocolo clinico, idoneo per la riabilitazione dei pazienti sia totalmente che pazialmente edentuli. Ceramiche integrali Le ceramiche integrali, si distinguono per la loro eccellente estetica, dato che

la luce non viene solo riflessa, ma, come nei denti naturali, esiste una vera trasparenza (la luce attraversa il dente). Questo effetto rende la corona di ceramica integrale specialmente adatta per i denti frontali, di cui permette anche piccole correzioni di forma e posizione. Un ulteriore vantaggio è che i bordi delle corone in ceramica non devono per forza essere posti nella zona sub gengivale, in questo modo si evitano irritazioni e retrazioni della gengiva causate dal bordo della corona. La ceramica è un materiale estremamente biocompatibile, che non ha potenzialità allergeniche. Per i pazienti allergici ciò può essere un vero vantaggio.


“La bocca non serve solo per respirare e mangiare, ma è anche un importante organo di comunicazione, pertanto non stupisce che, denti bianchi, splendenti e regolari, sono riconosciuti come un segno di vitalità e di salute del corpo; inoltre, un sorriso accattivante influenza in modo decisivo la fiducia in se stessi.

• LE NOSTRE SPECIALIZZAZIONI • Implantologia dentale • Implantoportesi imputer assistita Riabilitazioni protesiche fisse • Faccette in ceramica • Terapia parodontale Odontoiatria estetica • Chirurgia ossea ricostruttiva • Chirurgia orale Ortodonzia e Ortodonzia invisibile • Odontoiatria Conservativa • Endodonzia Igiene orale e profilassi • Sbiancamento dentale • Radiologia dentale Riabilitazioni protesiche mobili

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a cura di Carla Torriani

Spettacolo

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Annie, dal fumetto al palco per cercare una famiglia

uando nel 2013 Fiorella Nolis (Direttrice della Children’s Musical School di Milano, A Chorus Line, Peter Pan, Shrek, Gian Burrasca Show, La mia favola infinita World Tour..ecc..) annunciò di voler mettere in scena una produzione teatrale con un cast costituito principalmente da ragazzi giovani talenti, sembrò singolare, in quanto in Italia le compagnie serie di teatro giovanili sono grandi assenti e spesso non si riesce a vedere i ragazzi oltre il saggio della scuola di danza. E’ stato davvero molto difficile riuscire a farsi ascoltare dagli scettici e dare un opportunità a questi giovanissimi artisti e atleti, fornire un vero palcoscenico sul quale formarsi e misurarsi. Dopo il successo del Natale 2014 e il consenso unanime del pubblico e della critica, si può dire che la “Piccola compagnia della Children’s Musical” abbia ampiamente conquista-

to il suo posto diventando un appuntamento fisso del Natale Milanese, tanto che l’amministrazione del comune di Milano ha fregiato ANNIE JR con il patrocinio del comune di Milano e della zona 4.

Il Musical sarà in scena dal 19 al 23 Dicembre 2015 al Teatro Silvestrianum di Milano (Via Maffei 29 - Metro 3 P.ta Romana). Quest’anno La Piccola Compagnia conterà un cast di ben 40 Mini performer fra


Website: www.anniejritalia.com Facebook: https://www.facebook.com/anniejritalia Biglietti online e disponibli sul sito ufficiale oppure su www.teatrosilversianum.it Teatro Silvestrianum - Via A. Maffei 29 – Milano MM 3 P.ta Romana - Dal 19 al 23 Dicembre (19-20-22 e 23 ore 21 – 20 e 23 anche ore 16) Biglietti da 10 a 27 euro Per informazioni: www.anniejtitalia.it - www.teatrosilvestrianum.it Tel. 02.39844134 dalle ore 15.00 alle ore 18.00 questi dieci acrobate campionesse di FITKID, specializzate nell’unione di danza e acrobatica, guidate magistralmente da Gabriella Crosignani. I giovani artisti della Children’s Musical, fin dal principio sono stati cresciuti artisticamente da Fiorella Nolis con l’obbiettivo di formare una compagnia di giovani performer, preparati in egual misura in danza, canto e recitazione; restando comunque dei ragazzi normali che vanno a scuola, studiano e sfogano le loro energie incanalandole completamente in questa attività artistico-sportiva. La rappresentazione Lo spettacolo, tutto in ita-

liano, riadattato dalla stessa Fiorella Nolis, con i diritti originali USA, come nelle migliori tradizioni dei musical, è ballato, recitato e cantato interamente dal vivo: 20 i microfoni in scena, 90 i costumi di scena realizzati a mano uno per uno da Maria Cristina Urru, la quale ha disegnato anche le scenografie costituite da pannelli girevoli, essenziali ma funzionali alle scene. La trama Natale 1930, New York. La piccola Annie è determinata a trovare i suoi genitori che l’hanno abbandonata 10 anni prima nell’orfanotrofio diretto dalla crudele Miss Hannigan. Grazie all’aiuto delle sue ami-

che orfanelle, Annie riesce a fuggire dall’orfanotrofio e insieme al suo nuovo amico, un cagnolino trovatello di nome Sandy, avventura dopo avventura troverà una nuova famiglia nella casa di Oliver Warbucks e la dolce segretaria Grace Farrel. Le origini ANNIE è un musical tratto dal fumetto Little Orphan Annie di Harold Gray. Il libretto è di Thomas Meehan, la musica di Charles Strouse e le liriche di Martin Charnin.

La produzione originale di Broadway debuttò nel 1977 e restò in scena all’Alvin Theatre per i successivi sei anni. Numerose sono state le produzioni in tutto il mondo. Le canzoni “Tomorrow” e “It’s the Hard Knock life” sono tra le canzoni più popolari.

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di Alessio De Bernardi

Letture

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“La porta del cielo”

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i era alla metà di giugno. Salice Terme sembrava uscito dal pennello di un pittore impressionista, tanto era azzurro e limpido il cielo, tanto verde l’erba dei prati, tanto ardente e luminoso il sole. La collina di Nazzano si protendeva nitida e superba verso l’alto e il castello medioevale, dominando sotto di sé il paese, aveva l’aspetto di un guerriero fiero e ardito. Sul fianco sinistro della valle le macchie rosse dei tetti spiccavano tra la massa verde degli alberi e qua e là biondeggiavano i campi di grano, alternati ai bianchi nastri dei sentieri tra le vigne. Anche se la stagione termale era già iniziata, si poteva ancora godere del silenzio chiacchierato della natura: nelle vicinanze del torrente Stàffora la brezza frusciava tra i salici e lungo i viali, dove il transito delle

macchine era ancora modesto, si potevano ascoltare i gorgheggi dei merli e dei passeri appollaiati al fresco tra le chiome dei tigli. Sulle aiuole di petunie e viole del pensiero si addensavano le api, attirate dai profumi penetranti dei fiori, mentre nei campi di grano, prossimo alla mietitura, le cicale frinivano senza sosta. Il respiro secolare della valle si sovrapponeva al discorrere poetico della natura, e tutto si perdeva in un cielo azzurro, intensamente azzurro, perché era l’unione dei cieli di Lombardia, d’Emilia, di Liguria e del Piemonte. Viola, si inorgogliva di fronte a tanta bellezza e per lei, che amava quell’angolo di terra più di ogni cosa al mondo, la visione del paesaggio con i suoi mutamenti costituiva un’inesauribile fonte di gioia e un’esaltante continua meraviglia.

Seduta alla cassa del Bar delle Terme guardava, al di là delle vetrate aperte, gli alberi del parco sferzati dal sole. Nell’atmosfera fresca e rilassante dell’antico salone, poteva chiudere gli occhi e liberare la fantasia nel cielo azzurro, che immaginava al posto della volta a stucchi. E il suo cielo non era soltanto azzurro, ma costellato di allettanti promesse e di incantevoli prospettive. Viola Arcangeli, fra pochi mesi avrebbe compiuto diciotto anni! Si accedeva al Bar delle Terme attraverso due ingressi diversi: uno cui si arrivava percorrendo il viale che fiancheggiava la pista da ballo e costituiva anche l’ingresso agli stabilimenti termali, l’altro centrale che immetteva direttamente nella saletta del Bar. Il Bar e la cassa erano occultati da un grande paravento liberty, ricamato a foglie di palma. Perciò entrando nel locale si aveva la sensazione di trovarsi in un ambiente elegante e privato.


I clienti abituali apprezzavano quella sistemazione intima della sala, mentre chi entrava per la prima volta, pensava di aver sbagliato ingresso: ma bastava che girasse lo sguardo sui salottini a fiori per arrivare al di là del paravento, perché il bancone, con le sue luci colorate e la festosità delle bottiglie ben allineate sui ripiani, gli si offrisse particolarmente invitante. L’entrata dei clienti era sempre silenziosa e mai preannunciata dai passi attutiti dalle passatoie, per cui ogni volta che Viola vedeva gli avventori sbucare dal paravento liberty, aveva l’impressione che apparissero per una sorta di improvvisata magia. Anche i sei uomini che entrarono in quel momento le riproposero quella ricorrente sensazione, che lei si inventava per distrarsi e con cui cercava di mitigare la monotonia dei suoi lunghi pomeriggi passati dietro alla cassa. Erano i componenti della nuova orchestra che avrebbe

dovuto suonare da giugno a settembre, nel locale da ballo delle Terme, il Caffè Bagni, gestito dal Signor Giovanni Soli. Per l’apertura della nuova stagione, dal palco esterno al salone interno, tutto era stato rimesso a nuovo. I tavoli, abbelliti dalle tovaglie multicolori, erano sovrastati dalle luci intermittenti: al ritmo della musica, esse avrebbero proiettato sulla pista sfavillanti fasci luminosi che, per tutta la durata della serata, avrebbero accompagnato,

in modo vivace o smorzato, l’esecuzione di ogni canzone. Il Bar era stato completamente rifornito: dagli champagne francesi, ai cognac spagnoli, alla vodka russa. La raffinatezza di un locale si capiva dal pregio dei liquori e dalle bevande che venivano serviti alla clientela che, a Salice Terme, era particolarmente esigente. All’apparire degli orchestrali, Anna, la barista, una giovane donna di 27 anni, guardò con curiosità prima gli uomini appena entrati, poi Viola. Per Anna l’arrivo della nuova orchestra significava trovare un nuovo fidanzato, il quale immancabilmente si eclissava alla fine della stagione. Viola lavorava al Bar delle Terme soltanto da pochi giorni, perciò, non conoscendo né l’ambiente né i suoi retroscena, non poteva condividere le aspettative di Anna. Viveva ancora in un mondo soltanto suo, fatto di sogni e di fantasticherie proprie dei suoi pochi anni. Non conosceva l’amore e non lo cercava e se qualche

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volta, come ogni adolescente, liberava la fantasia tentando di immaginarlo, lo vedeva proiettato in un tempo futuro ancora tanto lontano e imprecisato. I cinque uomini si introdussero, preceduti dal Signor Giovanni, nel secondo salone, separato dal Bar da grandi tendoni di velluto verde e cominciarono a sistemare gli strumenti sul palco interno. Anna guardò ancora una volta Viola e, quando fu ben certa di non essere udita da nessuno, disse rivolta all’amica: _ Mi sembrano piuttosto scarsi! _ fece una smorfia molto significativa e si mise a lustrare, con un sospiro, il suo già lucidissimo bancone. Anna era particolarmente efficiente sul lavoro, anche se, a volte, trattava i clienti con un certo sussiego, che spesso sfociava nel malgarbo. Con Viola era sempre gentile, in quanto non la considerava una rivale, sia per la

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sua giovane età, ma soprattutto perché conosceva l’indole di Viola: gentile, ma molto riservata. Provava nei confronti della ragazza una sorta di istintivo rispetto, derivante dal fatto che Viola fosse una studentessa liceale, di buona famiglia, quindi socialmente un po’ distante da lei. Essa, al contrario, era stata costretta a lavorare appena terminata la scuola elementare, per aiutare la propria famiglia. La rinuncia agli studi, date le sue ottime capacità scolastiche, l’aveva fatta soffrire molto e per anni e questa impossibilità a realizzare i propri sogni l’aveva indurita, ma non con tutti e non con Viola, la quale a sua volta le dimostrava sinceramente il proprio affetto. In quel momento, quattro componenti della nuova orchestra uscirono dal salone insieme al Signor Giovanni e si avvicinarono al banco.

Il pianista, e Viola capì che si trattava del pianista, perché il suono del pianoforte le giunse alto e squillante, si trattenne all’interno del salone. Egli suonava interrompendosi spesso: provava l’efficienza dello strumento, alternando pezzi classici a canzonette in voga. Ad un certo punto le note della Rhapsody in Blue di Gerswhin penetrarono nel Bar, facendo voltare i clienti che stavano chiacchierando tranquillamente. Le dita dell’uomo scivolavano agili sulla tastiera e se, poco prima, parevano impacciate ed inesperte, adesso la passione e il vigore sgorgavano da ogni nota. L’uomo non stava eseguendo un motivo conosciuto, ma ricostruiva un pezzo d’America, ricreando la magica atmosfera degli anni venti. Poi, la musica cessò di colpo e, poco dopo, l’uomo apparve da dietro i tendoni di velluto verde, si avvicinò alla cassa e chiese un caffè. Era uso del locale che gli orchestrali non pagassero le consumazioni, perciò Viola fece il gesto di rifiutare la banconota che le veniva tesa. No, grazie – disse l’uomo rivolto alla ragazza e le allungò la banconota con decisione. Viola lo guardò un po’ titubante, ma lo sguardo che vide dietro agli occhiali le fece afferrare la banconota senza aggiungere nulla. L’uomo si avvicinò al banco, bevve il caffè e, con un buongiorno pronunciato a fior di labbra, si diresse verso l’usci-


ta. Viola lo seguì con lo sguardo e notò che era vestito in modo piuttosto singolare: indossava un paio di pantaloni di un blu sbiadito, molto aderenti, poco usati in Italia, ma che in America erano invece una vera e propria divisa, soprattutto fra i giovani, dopo che l’attore James Dean ne aveva fatto il simbolo delle sue ribellioni. Nessuno dei giovani salicesi portava quei pantaloni, mentre il pianista li indossava con molta disinvoltura e Viola, guardandolo uscire, constatò che l’uomo aveva una bella figura, alta, slanciata e che la semplicità del vestiario non ne alterava l’eleganza. Sembrava il più vecchio del gruppo, ma non era tanto questo a differenziarlo dagli altri musicisti, quanto un’aria da intellettuale, che veniva evidenziata dagli occhiali, da un’aria seriosa e soprattutto dai libri che portava sotto il Maria Luisa Alesina nasce a Salice Terme-Godiasco, nell’Oltrepo Pavese, nel 1941. Si diploma a Brera, sotto la guida di Cristoforo De Amicis e Francesco De Rocchi, i due grandi maestri del Chiarismo Lombardo. Dopo aver ottenuto l’abilitazione in Educazione Artistica e Storia dell’Arte, si dedica all’insegnamento, ma senza mai interrompere il legame con i suoi maestri, sia dal punto di vista artistico, sia affettivo. Di carattere riservato, continua a dipingere, anche se, inizialmente, un po’ isolata rispetto al fervente mondo

braccio, frammisti agli spartiti musicali. A Viola, in quel momento, sembrò più un professore di liceo che un musicista: un artistico milanese, portato verso correnti informali e di nuova sperimentazione. Ma l’Alesina è fedele, prima di tutto a se stessa e non si avventura in imprese che non rispecchino la sua poetica e soprattutto il suo mondo interiore. Pur vivendo e lavorando a Milano, la sua anima continua a percorrere la valle Stàffora, nell’Oltrepo, a contemplare i suoi cieli e i suoi paesaggi. E’ un amore profondo che la lega alla sua terra, viscerale e tenero, e che possiamo ammirare nei molti disegni che rappresentano “ la Gran-

professore, anzi, da guardare con indifferenza, per cui la ragazza si girò verso Anna e lo cancellò completamente dai suoi pensieri... (continua) de Madre”, vista come una giovane soave fanciulla addormentata. Nello stesso periodo riceve importanti commissioni per l’esecuzione di due grandi tele, per la Parrocchiale di Salice Terme. Da segnalare il bellissimo dipinto rappresentante Gesù, immerso in un paesaggio notturno illuminato dalla luna, che esalta il Castello e la Rocca di Nazzano: sempre presenti in tutti i suoi paesaggi. Il castello di Nazzano è “il mio logo”, afferma la pittrice, infatti lo troviamo in tutte le sue tele, magari occultato in lontananza, sulla linea dell’orizzonte.

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Punti di distribuzione Bruxelles • Petit rue au beurre, 12 - Ristorante “La Capannina” a due piani nel centro storico, strada che immette nella fantastica “Grand Place” della città belga sede del Parlamento Europeo, con cucina italiana rivisitata al gusto francese e clientela internazionale, primo ristorante italiano in città fondato 50 anni fa da una giovanissima e tenace Anna Bianco emigrante da Noci in Puglia.

Dublino • 208 Lower Rarhmines Road, Dublin 6 - ristorante pizzeria “Il Manifesto”. Infotel: 353 1 496 8096 - m a n i f e s t o r e s t a u r a n t @ gmail.com - www. manifestorestaurant.ie - In Irlanda una vera pizza napoletana, fatta da Salvatore di Salerno che, se è in vena, fa pure il giocoliere con l’impasto, è un miraggio che pure in Italia sarebbe raro.

• Lower Ormonde Quay, Dublin 1 - ristorante pizzeria “Bar Italia”. Infotel: 353 1 874 1000 info@baritalia.ie www. baritalia.ie. Fa onore alla cucina italiana nel mondo, ottimi primi, ottima piz-

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za, squisita la frittura di calamari e gamberi.

ogni stanza dedicata ad un paese del mondo che produce cioccolata, un museo incredibile. Milano • Ristorante l’”Osteria dei Pirati” - via Fogazzaro, 9 del noto presentatore TV Marco Predolin che offre fantastici menù a base di pesce con musica dal vivo

• Upper Merrion Street, Dublin 2 - “Merrion Hotel” - www.merrionhotel.com. Nel centro storico si nota l’eleganza già dal portale d’ingresso, di fronte al palazzo di governo irlandese. Creato dalla fusione di 4 antiche case in stile georgiano si sviluppa attorno a 2 giardini del XVIII secolo.

Torino • via Santa Chiara, 54 - Ristorante “Asian Fusion”. infotel: 338 8194846. Nel quadrilatero romano non lontano dalla Mole Antoneliana ottime cucine tipiche malese, cinese, giapponese ed Italiana, con pietanze fedeli alle tradizioni ed ai gusti originali, crocevia culinario tra oriente ed occidente. Cuneo • Santuario di Vicoforte - Ristorante albergo “CioccoLocanda” - via F. Gallo,19. infotel: 0174 563312. Website: www.cioccolocanda.it. Del grande artigiano della cioccolata Silvio Bessone

• Residence “Abbadesse Resort” - via Oldofredi e via Abbadesse antico monastero fra i grattacieli del nuovo Quartiere della Moda, Isola di Porta Nuova, magistralmente gestito dal proprietario ing. Antonio Savia.

“Pola Residence” - via Pola Milano. Di fronte al nuovo grattacielo sede della Regione Lombardia, al centro del nuovo quartiere della moda meneghina, e vicino alla Stazione Centrale


Camisano Vicentino (VI) • Ristorante Locanda “Alla Torre da Zemin” - via Torerossa, 39/41 locale n.407 zona 4est infotel: 049 9065621. Nella torre di avvistamento del 1270 sul confine Vicenza/Padova, nei due piani della locanda un incredibile Gianfranco Zemin propone una cucina solo con prodotti di stagione e ingredienti del territorio, dalla “piramide di tartare di tonno su battuta di mango e avocado con salsa di limoni caramellati” alla “suprema di faraona”, indimenticabili i suoi risotti. Se lo si prega Gianfranco, forse, racconterà la storia di Occhi d’Oro e del cavaliere misterioso. Padova • “Q Bar” - vicolo dei Dotto, 3 infotel: 049 8751680. Nella centralissima piazza Insurrezione è elegantissima meta della movida chic padovana e ritrovo dei calciatori del Padova calcio. Dinner&Dance, cucina mediterranea e sofisticata musica live • “Osteria Barabba” - via Vicenza, 47. Marco offre la cucina delle osterie venete in un lounge space, a cominciare dall’ora dell’aperitivo, memorabile quello del mercoledì con ricco buffet, ottimo winebar infotel: 049 8716845 Parma • Ristorante “ I Tri Siochett” strada Farnese, 74/a. Squisiti “tortelli all’erbetta” piatto tipico parmense (grandi ravioli ripieni di spinaci annegati in burro fuso con Parmigiano) e torta fritta (detta anche “gnocchi fritti” nel modenese e nel reggiano, di origine longobarda, semplici sfoglie di pasta per pane fritte in olio che si gonfiano come pan-

zerottini vuoti all’interno) ottima per accompagnare il salame di Felino, il culatello di Zibello ed il prosciutto di Parma, oppure il Parmigiano Reggiano sorseggiando Lambrusco di alta qualità. Collecchio (PR) • Agenzia Viaggi “Tra le nuvole” - via Giardinetto, 6/I. Condotta con competenza e professionalità da Elena Bizzi. Città di Castello (PG) • Ristorante “La Taverna di Mastro Dante” - via Montecastelli Umbro/ Promano in località Coldipozzo, 45. E’ la patria dei prosciutti di montagna di Norcia infotel: 075 8648133

Soliera (MO) • “Hotel Marchi” - via Modena/ Carpi. Situato tra la patria dell’aceto Balsamico e la più bella piazza d’Italia (Carpi), all’incrocio fra l’autostrada adriatica nord/ sud e l’autostrada del Brennero che collega l’Austria ed il nord Europa . Quattro Castella (RE) • Ristorante Albergo “La Madda-

lena” - via Pasteur, 5. Emilio ed Emiliano Montanari accolgono con simpatia ospiti da tutta Italia deliziandoli con salumi parmensi e Parmigiano Reggiano. • Resort B&B “Quattrocolli“ - Via Lenin, 81. Sulla collina tra Parma e Reggio Emilia offre una discreta raffinata ospitalità di lusso San Polo d’Enza (RE) • Ristorante “La Grotta” - via della Resistenza, 2/B. Sulla collina reggiana, fra stalattiti e stalagmiti in grotta con cucina tipica reggiana. Roma • Golf & Country Club “Parco di Roma” - quartiere Cassia, via dei due ponti, 110. Progettista P.B.Dye per un 18 buche “par72” infotel: 06 33653396, direttore architetto Giuseppe Miliè, progettista di campi da golf in tutto il mondo. • Ristorante “Ristovino” quartiere Prati - via Durazzo, 19. Nei pressi dell’emittente televisiva nazionale LA7, è anche caffetteria per ottime colazioni mattutine ed enoteca ben fornita per pranzi o cene che vanno dai tipici piatti romani come gli “gnocchi freschi ai 4 formaggi” a quelli napoletani. Sant’Agata sui due Golfi (NA) • Ristorante albergo “Don Alfonso dal 1890” - corso Sant’Agata, 11/13. Nel cuore della penisola sorrentina si affaccia sul Golfo di Salerno, è considerato tra i primi dieci migliori ristoranti d’Italia, condotto da Alfonso Iaccarino, chef internazionale, che vi ha aggiunto un albergo e la scuola di cucina con showcooking.

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Orsara di Puglia (FG) • “Piano Paradiso” ristorante. Peppe Zullo noto chef internazionale, riceve ospiti da tutto il mondo. Infotel: 0881 964763 Torre Canne (BR) • Masseria San Domenico e Golf Club. Struttura composta dalla prestigiosa masseria San Domenico e da Borgo Egnazia, resort di alta qualità apprezzata anche da importanti clienti arabi e russi e dai divi di Hollywood, è munita di campo da golf a 18 buche fra gli ulivi secolari ed è affacciato sul mare

da Mosca di pellegrini cristiani ortodossi e, nel quartiere Palese hotel Parco dei Principi, di fronte al nuovo aeroporto Karol Wojtyla, modernissimo e dotato di tutti i confort per clientela business, entrambi della famiglia del vicepresidente Federalberghi di Bari, Antonio Vasile. • Villa Romanazzi Carducci - via Capruzzi, 326. Albergo resort elegante e con architettura di prestigio circondata da splendido parco in pieno centro cittadino, diretto dalla famiglia dell’imprenditore ing. Lorenzo Ranieri, è dotato di suggestive sale convegni sparse nel giardino ed offre la cucina del noto chef prof. De Rosa. • Ristorante Terranima - via Putignani. Nella strada delle banche e della movida, è l’unico ristorante che conserva l’architettura antica, dalle “basole” del pavimento alla coorte che ricorda le piazzette degli artigiani dei secoli scorsi (presenti ancora solo nel centro storico) offre l’inimitabile cucina tipica barese, dalle “strascinate alle patate e cozze”, dalle mozzarelle ai dolci caldi con crema “sporcamuss”

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Polignano a Mare (BA) • Resort & SPA Borgobianco - Contrada Casello Favuzzi. Moderni arredi interni in una struttura esterna a masseria, intonacata a calce bianchissima che si specchia su di una immensa piscina con idromassaggio, che compone la “Salus per acquam” insieme al centro benessere interno “Unica”. Cinque stelle meritate come meritata è stata l’elezione a presidente “Associazione Albergatori Polignano” di Roberto Frugis socio e marketing manager. Tel: 080-8870001 • B&B dei Serafini - piazza Vittorio Emanuele, 43. Riduttivo chiamarlo B&B perché si tratta di un eccezionale albergo diffuso nel centro storico della città di Domenico Modugno. Sporgendosi dalle case costruite sulla scogliera a picco sul

Bari • Barialto Golf Club. Storica club house pugliese con importante campo da golf.

• Hotel Boston - via Piccinni, 155. A 5 minuti dal centro storico e dalla Basilica di San Nicola, meta

• Hotel Oriente, nel centralissimo Corso Cavour al numero 32, un 4 stelle di lussuosa eleganza, ospita da gennaio 2013 la Golf Club House “Porta d’Oriente”, punto d’incontro al Sud Italia di giocatori ed eccellenze della moda e dell’enogastronomia.

• Radicci Automobili S.p.A. - Via Amendola, 146. Concessionaria Ferrari e Maserati per il Sud Italia ora Concessionaria anche per la dorsale adriatica con la nuova sede di Ancona. Il Gruppo Radicci a Bari, è anche prestigiosa Concessionaria Jaguar e Land Rover.


mare sembra proprio di ascoltare “Volare” o “Nel blu dipinto di blu” onde sonore che da Polignano hanno raggiunto ogni angolo del globo. Putignano (BA) • Proloco - piazza Plebiscito,1. Nel centro storico della città patria degli abiti da sposa e del Carnevale più antico e lungo del mondo. • Fondazione Carnevale di Putignano. via Conversano, 3. • Osteria “Chi va piano” - Via Monache, Putignano, 0802373445 - cell. 3932378898. In un vicolo nascosto di Putignano, Stefano Guglielmi, ex macellaio, ha creato una locanda di eccellenza. Con il suo staff cucina solo teglie di terracotta in un enorme camino utilizzando solo eccellenze enogastronomiche fresche di giornata. Il suo motto è “cibo e vino per andare lontano”.

• B&B “San Domenico” - Estramurale a Levante, 4 - 70017 Putignano (BA) - Cell. 3332284769 - info@bebsandomenico.com. La struttura è in un angolo pittoresco della città, a pochi passi dalla Chiesa di San Domenico con vista sul campanile,

nei pressi di Porta Barsento e dell’interessante centro storico. La struttura è gestita in maniera esemplare da Vincenzo Gigante: la sua gentilezza e le sue attenzioni vi metteranno a vostro agio, facendovi sentire in famiglia. • Agenzia Viaggi Netti - via Tripoli, 63. La signora Netti organizza viaggi in tutto il mondo, pur in tempi del “fai da te via internet”, con una costante ricerca del prezzo più basso col massimo della qualità e della garanzia, facendo inoltre incoming turistica in Puglia con educationals tours, showcooking ed itinerari guidati in posti unici ancora sconosciuti ai grandi tours operators. Noci (BA) • Ristorante “L’antica Locanda” - via S.Santo, 49. In una “gnostra” del centro storico meta di turismo internazionale a novembre per “Bacco nelle gnostre”, di Pasquale Fatalino, chef noto in trasmissioni RAI, che prepara orecchiette con fave e cime di rape ed incantevoli braciole di carne al sugo. in-

Da sinistra: Ignazio Capasso (imprenditore nel campo della plastica), Saverio Buttiglione, lo chef Pasquale Fatalino e Pino Sguera (Presidente di Teleregione) davanti al ristorante Antica Locanda di Noci

dimenticabili come dimostrato dai personaggi del mondo dello spettacolo che lo raggiungono apposta in ogni momento dell’anno.

• Ristorante “Il falco Pellegrino” in località Montedoro a Noci, immerso nella campagna della Murgia pugliese, fra antiche masserie, nel quale lo chef Natale Martucci prepara primi indimenticabili, secondi di pesce fresco o tagliate di manzo podolico, con attenta scelta dei migliori vini regionali.

Conversano (BA) • Ristorante “Savì” - via San Giacomo. Condotto dallo chef Nicola Savino, già chef a Dallas dove ha servito al presidente Bush ed al famoso cantante Frank Sinatra le polpette al sugo pugliesi. Qui ha inventato le crepès pugliesi, panzerottoni (dolci o salati) ripieni di leccornie regionali. Turi (BA) • Ristorante “Menelao” - via Sedile, 46. A Santa Chiara in un palazzo signorile del 1600 nella cittadina custode dell’”oro rosso”, la Ciliegia Ferrovia. Aperto da Michele Boccardi che dopo la laurea in economia e commercio e l’abilitazione di commercialista è diventato Marketing Manager alla Scuola di Economia & Turismo di Londra. Visto il successo ottenuto dall’aver trasformato

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la masseria fortificata di famiglia “Menelao”, sulla strada per Rutigliano, in eccellenza per la banchettistica, i ricevimenti, le cene di gala ed i meeting, con “Santa Chiara” affronta la sfida della cucina di alta classe internazionale. Dispone di un’ottima cantina di vini ed offre prodotti tipici, sia nazionali che d’oltremare, dai cappelletti con cicoriella campestre su letto di fave alla costata di manzo podolico della Murgia non disdegnando però il salmone Balik norvegese o la costata di manzo della val di Chiano della Toscana. Infotel: 080-8911897. Castellana Grotte (BA) • “Palace Hotel Semiramide” via Conversano. Affascinante albergo immerso nella natura, accanto al parco dei dinosauri in cartapesta, ospita anche la sede italiana dell’Università Europea per il Turismo, a cinque minuti dalle famose Grotte che richiamano visitatori da tutto il mondo per gli affascinanti percorsi carsici sotterranei lunghi chilometri, famose per le eccezionali stalattiti e le stalagmiti della “grotta bianca”. • Ristorante e braceria “Le Jardin Bleu Belle” - via Firenze. Affascinante struttura in legno costruita su quella in pietra dell’antico bar della villa comunale, creandone un unico ambiente che guarda dalle vetrate le cime degli alberi che la circondano mentre si gustano squisiti piatti tipici pugliesi. Alberobello (BA) • Ristorante “Casanova” - via Monte San Marco, 13. Ricavato in un antico frantoio ipogeo sotterraneo in pieno centro fra i trulli patrimonio UNESCO. I soci Ignazio Spinetti (presidente

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sostenibile. Questo GAL comprende i comuni di Alberobello, Putignano, Castellana Grotte, Turi, Sammichele, Noci, Gioia del Colle.

Associazione Ristoratori Alberobello) e lo chef Martino Convertino offrono l’ottima cucina tipica pugliese indescrivibile a parole perché semplicemente da gustare in silenzio. • Museo del vino Antica Cantina Albea - via Due Macelli, 8. Unico completo museo del vino pugliese produce vino anche per il Vaticano, è la storica cantina che prima dell’unità d’Italia inviava, dalla vicina e collegata stazione ferroviaria, i propri vini per tagliaree migliorare quelli di Bordeaux in Francia. Produce “Lui” negramaro in purezza affinato in barrique primi 12 mesi. • Condotta Slowfood “Alberobello e Valle d’Itria” - via Sisto Sante, 5. Fiduciario Francesco Biasi, promotore dei presidi “salame Capocollo di Marina Franca” (ingrediente delle famose “bombette”), “Cipolla rossa di Acquaviva delle Fonti” e “Pomodorino di oasi protetta Torre Guaceto”. • GAL Terra dei Trulli e di Barsento - Via Bligny, 23. Il primo Gruppo di Azione Locale fra quelli in cui, per zone omogenee, è stata diviso il territorio d’Europa, ad essere partito operativamente con gemellaggi in tutto il continente. I GAL sono un’iniziativa UE, che li finanzia col programma “Leader”, al fine di valorizzare le potenzialità dei territori integrando produzioni agricole, artigianali e di piccola industria per uno sviluppo

Andria (BAT) • Ristorante “Antichi Sapori” contrada Montegrosso. Pietro Zito importante chef internazionale offre la cucina tradizionale pugliese e le antiche erbe ed ortaggi riscoperti e curati nell’immenso orto che ha costruito e nel quale lavora tutta la contrada.

• Cantina Rivera con annessa sala di degustazione, condotta dal presidente di “Movimento Turismo del Vino” Sebastiano De Corato, produce il famoso “Falcone Rivera”. Corato (BA) • Cantina Torrevento condotta dal prof. Francesco Liantonio presidente della “Strada dei vini Castel del Monte” guarda lo splendido maniero ottagonale dell’imperatore Federico II di Svevia “Stupor Mundi” patrimonio UNESCO, dove produce eccellenti vini. Crispiano (TA) • Masseria Resort “Quis Ut Deus”. Una delle inimitabili “Cento Masserie di Crispiano”, affascinanti masserie in pietra e tufo, ristrutturate per resort di livello e aziende agricole di prodotti tipici quali olio extravergine d’oliva e prodotti caseari.


Fasano (BR) • Tenuta Monacelle - Selva di Fasano. Antico monastero di monache del 1700 fatto di trulli, ognuno adibito a stanza d’hotel, con affianco parco nel quale sono ricavate modernissime stanze d’albergo costruite in tufo. Si affaccia dal monte Selva sui sei milioni di ulivi secolari che lo distanziano dal mare di Fasano. Savelletri di Fasano (BR) • Masseria Resort Torre Coccaro - contrada Coccaro, 8. Infotel.:080 4827992. Bianca e splendida sul mare, antica torre

di avvistamento della linea difensiva dalle scorribande dei Saraceni del XVI secolo, che andava dal Gargano al “finibus terrae” Santa Maria di Leuca. Non ci sono parole per descriverla, guardare sul web! La stessa famiglia Muolo possiede la collegata Masseria Torre Maizza infotel: 080 4827838. Un hotel a 5 stelle con campo da golf 9 buche executive “par27” costruito fra gli ulivi secolari ed affacciato sul mare. A Coccaro Golf Club il 4 novembre, festa della Vittoria dell’Italia nella grande guerra, l’Apulia Golf District dell’architetto Giuseppe Germano e Do You Golf di Ester Monacelli hanno organizzato per il Circuito “Eccellenza di Puglia 2012” la 2a edizione della gara Pitch&Putt, 18 buche stableford con 18 squadre e 36 giocatori.

Il buffet preparato dagli chefs della struttura è stato inimitabile. Masseria Torre Coccaro è risultata per il 2012 tra i migliori 10 Beach Hotel nella classifica di “Conde Nast Travel”. Ostuni (BR) • Grand Hotel Masseria Santa Lucia SS.39, km 23.5 località Costa Merlata. Incantevole resort sul mare sotto la città bianca di Ostuni, diretto da Bartolo D’Amico, presidente ADA Puglia, associazione direttori d’albergo. Cellino San Marco (BR) • Cantina Tenuta Albano Carrisi. Prestigioso albergo e ristorante ricavati nella masseria del padre del famoso cantante, don Carmelo, che da il nome al vino più prestigioso qui prodotto. • Cantina Due Palme. Con avveniristica sala convegni ricavata nella bottaia produce vini ormai famosi nel mondo e vincitori di primi premi al Vinitaly di Verona come il “Selva Rossa”. Salice Salentino (BR) • Cantina Conti Leone De Castris. Cantina ricavata nel palazzo dei conti Leone De Castris, dove è nato il primo vino rosè del mondo settant’anni fa,il “Five Roses”. E’ annessa al prestigioso albergo e ristorante di proprietà della famiglia. Lecce • Acaya Golf Resort - Strada per Acaya, km.2 località masseria S.Pietro. Infotel: 0832 861385. Splendido campo da golf rivisto e ristrutturato, anche agronomicamente, dallo studio di architetti “Hurdzan

Fry” per un 18 buche “par71” di 6192 metri, con ben sette ettari di specchi d’acqua, accanto al “Castello di Acaya”, costruito seguendo le nuove esigenze fortificatorie dell’epoca dovute all’affermarsi delle armi da fuoco ed ora esempio di moderno restauro. L’albergo resort della catena Hilton è costruito nel ricordo stilistico degli antichi monasteri con una grande piscina esterna ed un’importante SPA di ben 1200 metri quadri. Bari • Eataly Bari - Lungomare, ingresso monumentale Fiera del Levate: Oscar Farinetti ha voluto portare in Puglia Eataly per il sudItalia, affittando e ristrutturando la parte monumentale della Fiera del Levante, facendo affacciare i ristoranti sul lungomare di Bari, offrendo nel capoluogo pugliese le migliori specialità enogastronomiche italiane, così come Eataly fa ormai in tutto il mondo.

Oscar Farinetti tra il Presidente del Consorzio DOP Pane di Altamura Giuseppe Barile ed il direttore Saverio Buttiglione

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della Redazione

Miss Slow Economy

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U

Sharon De Luca

na ventenne salentina di Brindisi che studia lingue straniere ma è già una affermata indossatrice e fotomodella.


Puoi tornare a sorridere... in un solo giorno! La mancanza dei denti può avere un notevole impatto sull’autostima e sulla qualità di vita. Una dentiera può alleviare solo in parte questo disagio. Le protesi mobili causano nel tempo perdita ossea, un problema che potrebbe progredire e comportare una diminuzione della stabilità della dentiera stessa. Fortunatamente, l’odontoiatria moderna offre una soluzione semplice e definitiva per fissare la protesi in modo saldo e resistente. Rivolgiti con fiducia al tuo dentista e chiedigli di parlarti del trattamento originale All-on-4®. Potrai scoprire come compiere il primo passo per recuperare la normale funzionalità e ottenere un sorriso capace di trasmettere sicurezza.

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Comune di Bari

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“ExtraDiVino” è un programma di marketing territoriale realizzato insieme a Milano Slow Economy e al Comune di Bari con il supporto di Regione Puglia

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