SLOW ECONOMY 01

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Copia di cortesia

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Slow Economy Golf in Tour gustando Moda, Agroalimentare e Turismo SU CARTA PREZIOSA DA COLLEZIONE

ANNO 1 - NUMERO 1 Novembre/Dicembre 2012

Speciale Made in Italy




Sommario Agroalimentare sotto assedio Lotta alla contraffazione: i numeri del 2012 Un'Agenzia contro l'agropirateria Ripartire dal Mezzogiorno Piaceva a Giuseppe Garibaldi, pochi la conoscono e ne parlano entusiasti, nessuno la pubblicizza Comunicazione e golf La naturale vocazione turistica Il golf volĂ no di economia anche per il Sud Italia Turismo per 365 giorni all'anno. Il perchĂŠ dello sviluppo di sistemi di campi da golf Food & Sex discovery: ho scoperto il cibo e l'amore Quando l'abito fa il monaco

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Eccellenza e tradizione Quando il nome di un popolo diventa "brand" Il progetto "True Italian" e l'Italian Sounding L'oro liquido e il golf Golf, Agroalimentare e Moda: uniti per uno lifestyle "slow" Miss "Slow Economy" Punti di distribuzione "Slow Economy"

Slow Economy

Copia di cortesia

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Miss Italia gioca a golf e gusta cibo pugliese

SE Slow Economy Golf in Tour gustando Moda, Agroalimentare e Turismo SU CARTA PREZIOSA DA COLLEZIONE

Golf in Tour gustando Moda, Agroalimentare e Turismo

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Numero speciale - Supplemento al n째02 di FLY Reg. al Tribunale in corso - Editore: Stampa Sud Direttore Responsabile: Stefano Masullo Direttore Editoriale: Saverio Buttiglione Art Director: Daniele Colzani Segretaria di Redazione: Emanuela Cattaneo Consulenza Pre-press: Graphic di Nicola & Giuseppe Genco - Putignano (BA) Stampa: Stampa Sud - Mottola (TA) ANNO 1 - NUMERO 1 Novembre/Dicembre 2012

Speciale Made in Italy

Per l'acquisto in abbonamento, la richiesta va inoltrata via mail a sloweconomy2012@gmail.com

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Editoriale

Buon Natale e Buon 2013 con "Slow Economy"

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osa ci porterà il nuovo anno? Mai come ora nessuno è in grado di prevederlo! Tutti nel mondo globalizzato abbiamo solo speranze, chi ha fede si affida al proprio Dio, ma nessuna certezza. Di sicuro siamo nel bel mezzo di un periodo di transizione di cui vedi l’inizio ma non puoi immaginare quando e cosa sarà l’arrivo, come Dante Alighieri che percepiva la crisi del mondo medievale ma mai vide il Rinascimento. Il nuovo anno porterà all’Italia certamente un nuovo governo dopo Monti, ma la vita degli italiani stremata dall’incertezza economica, dalla precarietà del lavoro, potrà migliorare? Potrà migliorare quella insieme a quella di cinquecento milioni di europei che hanno potuto constatare come l’asse del mondo si sia spostato verso i paesi del Brics, dove quelle economie si sviluppano con una percentuale di crescita a 2 cifre? Certamente c’è la necessità di nuove politiche economiche ed industriali dei governi, che spero si federalizzino in questo vecchio continente sotto l’unità della moneta unica che già c’è (e che altrimenti non vedo che senso abbia senza una politica fiscale ed estera “unica”), per poter guadagnare nel nuovo mondo che sta sorgendo un ruolo da protagonisti.

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persino tornare a casa per esprimere lì il proprio talento, perché anche se mancheranno ancora le pubbliche infrastrutture come le autostrade, le ferrovie ad alta velocità o persino gli aeroporti, questi ragazzi sono comunque la “generazione internetpuntodue”, quelli del “no where but everywhere”, quelli Il produttore TV Saverio Buttiglione con il testimonial Albano Carrisi, scelto dall'Ente Regione per il che sono in grado di brand "Prodotti di qualità Puglia" lavorare anche (e fiMa non basta. Occorre che nalmente) nella Sila Calabrese o ognuno di noi faccia la propria sui monri dell’Irpinia perché con la parte reinventando un nuovo stile rete si è in nessun luogo eppure di vita, creando empatia con dappertutto nel mondo. l’Ambiente che ci “ospita”, assuChi ha detto poi che “sviluppo” mendo l’Etica della personale re- deve essere per forza incremento sponsabilità soprattutto nel ridel PIL ed aumento di produzioni spetto della “cosa pubblica” che (di cui siamo saturi) e non invece significa la cosa comune e quindi decrescita della vecchia econodi tutti, mia ed incremento di “bellezza”, Bisogna prendere esempio dal- riscoprendo luoghi e attrattori tule nuovissime generazioni che, ristici intorno a dove viviamo, maprima grazie ad Erasmus e poi gari con l’uso delle ferrovie, “guper necessità di lavoro, viaggiano sto della natura e di cibi naturali”, nei luoghi del mondo rifiutando “uso e sviluppo di nuove fonti l’etichetta di “emigranti” perché si energetiche”, pulite e a basso cosentono investigatori di nuove sto, anche per costruire nuove opportunità e di valori diversi da “auto mobili”, “diffusione ed interquelli della propria cultura di na- scambio di culture”, che muovoscita ma utili esperienze per il no le persone che portano con se proprio futuro. Tanto utili che poi, i propri saperi ma anche risorse anche quelli nati al Sud, potranno economiche per comprare eno-


di buona economia, di incoming turistica per esempio, ma anche di buone pratiche enogastronomiche basate sulla dieta mediterranea che predica salubrità, tipicità e slowfood, come pure veicolo promozionale della moda italiana, che dalla Ferrari a Giorgio Armani continuerà ad imporre lo stile della genialità e creatività italica nel mondo ancora per molto grazie a nuove generazioni di stilisti e ingegneri del Bel Paese. I campi di golf, ormai annch’essi in rete fra loro, con viaggiatori golfisti che vanno dal circolo Golf di Mosca a quello di Masseria San Domenico in Puglia per finire il weekend con la presidente di “Golf People Club House Milano” Maria Grazia Borelli al golf club “Castello della Bastardina” in direzione di Piacenza, potranno essere anche utili a scambi di “vita di qualità”. Se poi si è ospiti del prof. Stefano Masullo, guru dell’economia ma soprattutto direttore del prestigioso “Golf People Club Magazine”, i weekends sui migliori campi da golf italiani saranno garantiti a qualunque golfista internazionale perché nessuno li conosce così bene come lui. Il gioco del golf è infatti sport di tecnica e benessere muscolare (il movimento principale è lo “swing” e come nella Stefano Masullo, socio fondatore e Direttore Responsabile danza e negli scacchi della prestigiosa rivista "Golf People Club Magazine"

gastronomia, artigianato e nuove culture nei posti che visitano? Guardate il gioco del golf, nato in Inghilterra come sport di èlìte, era visto come uno sport politicamente di destra solo perché vi ci si dedicava chi era più abbiente! Ma se osservate il rispetto della natura che implica, la sua connotazione ambientalista ed il grado di democrazia che comporta l’assenza persino degli arbitri (basandosi sull’autodisciplina e sullo spirito decoubertiano di sportività) dovrebbe essere invece uno sport di sinistra….. Invece, per fortuna, anche in politica le categorie di destra e sinistra non hanno più senso ed il golf, uno sport, può essere una di quelle cose da salvare quando un’epoca cambia per sempre, perché può diventare un esempio di valori condivisi. Certamente può essere volàno

abbisogna di buon allenamento psicofisico), strategia, sensazioni ed emozioni (offerte dala natura). Partendo dal "tee" (piazzola di partenza) si lancia la pallina con una mazza per centrare una buca situata nel "green" (piazzola di arrivo), partendo dalla buca numero1 fino alla numero 18, con il minor numero di colpi fra una buca e l’altra e che sono distanziate fra di loro da 100 a 500 metri, ma superando gli ostacoli naturali come laghetti, ruscelli, zone di sabbia, boschi. La tecnica del golfista deve memorizzare movimenti inconsueti per lanciare la pallina a distanze diverse con differenti tipi di mazze, “legni” per quelli lunghissimi, “ferri” per i lanci medi e corti, “putt” per imbucare la palla sul green. A seconda della conformazione morfologica della natura, sempre diversa in ogni campo da golf, viene stabilito il "par" ossia il numero di colpi ideale per andare da una buca a quella successiva. Ma, udite udite, il cellulare deve essere spento durante la partita, se si danneggia l’erba bisogna ricomporne la zolla con una zappetta obbligatoria nella sacca, se si ha bisogno di parlare bisogna farlo a bassa voce... quindi mi sembra proprio un buon esempio di slowlife di qualità, Ecco, con l’uscita di questo magazine che tratterà di slow food, di slow fashion e di slow tourism auguro un buon Natale slow ed un nuovo anno di Slow Economy. Saverio Buttiglione Direttore Editoriale "Slow Economy"

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Made in Italy/1 in collaborazione con CIA - Confderazione Italiana Agricoltori

L'agroalimentre italiano è sotto assedio

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© Consorzio del Prosciutto di Parma

a battaglia ai falsi e ai tarocchi che insidiano il nostro agroalimentare si inasprisce sempre di più e raggiunge traguardi importanti. Lo dimostrano le cifre in aumento del numero dei controlli, che nel 2011 hanno portato al sequestro più di 500 tonnellate di prodotti, per un valore di 37 milioni di euro. Una più che necessaria azione di contrasto al fenomeno dilagante della contraffazione, in grado si generare nel mondo un

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“business illegale” di ben 60 miliardi di euro l’anno: soldi “scippati” al nostro agroalimentare, di cui 3 miliardi direttamente sottratti al comparto agricolo. Lo afferma la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, commentando quanto emerso nella conferenza stampa del ministero alle Politiche agricole sull’attività degli organismi di controllo nel 2011. Il numero crescente di ispezioni ci descrive un impegno maggiore delle autorità compe-

tenti nella direzione della tutela del nostro patrimonio agricolo, ma è anche una testimonianza del grande danno economico subito dal settore e del rischio che corrono i consumatori in termini di sicurezza alimentare. Eppure l’Italia conta il maggior numero di prodotti certificati: oltre il 22 per cento di quelli registrati a livello europeo. A questi vanno aggiunti gli oltre 400 vini DO.C., D.O.C.G. e I.G.T. e gli oltre 4mila prodotti tradizionali censiti dalle Regioni


Ultim'ora Nel dibattito sulla difesa del Made in Italy si inseriscono le dichiarazioni del presidente del Consiglio Mario Monti allo stabilimento Barilla di Rubbiano dove saranno prodotti sughi pronti destinati per il 50 per cento all’estero. Riferendosi al settore agroalimentare, il premier ha puntato il dito contro la concorrenza sleale dei prodotti italian sounding ma non “italian tasting”, ovvero che suonano italiano ma non hanno sapore italiano.

contrastare truffe e falsificazioni alimentari; sanzioni più severe contro chiunque imiti prodotti a denominazione d’origine. Ed ancora un’azione più decisa da parte dell’Europa nel negoziato Wto per un’effettiva difesa

delle certificazioni Ue; interventi finanziari, sia a livello nazionale che comunitario, per l’assistenza legale a chi promuove cause (in particolare ai consorzi di tutela) contro chi falsifica prodotti alimentari.

© Assolatte

e inseriti nell’Albo nazionale; una lunghissima lista di prodotti costantemente esposti al “fuoco” del “taroccamento”, che oltre alle vere e proprie frodi, di solito rappresentate dai prodotti che entrano “clandestinamente” dall’estero e vengono introdotti nei nostri mercati, sono costantemente minacciati dal più ampio fenomeno dell’“Italian sounding”. Apprezziamo quindi l’impegno e i risultati delle autorità competenti, ma bisogna fare di più per tutelare un comparto che da solo vale il 15 per cento del Pil e che rappresenta un patrimonio culturale e gastronomico ricchissimo. Adesso servono misure “ad hoc” come l’istituzione di una “task-force” in ambito Ue per

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in collaborazione con Coldiretti

Made in Italy/2

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Lotta alla contraffazione: i numeri del 2012

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l Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania ha presentato i risultati dell’attività operativa 2011, in ambito agroalimentare, dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari, del Corpo forestale dello Stato e della Guardia Costiera-Capitanerie di Porto. Gli organismi di controllo hanno effettuato, nel 2011, un totale di 79.167 controlli e sequestri per 36.854.189 euro, le sanzioni amministrative contestate sono state 8.737 e 1.304 le persone segnalate all’Autorità giudiziaria. Ognuno degli organi di controllo ha un’area specifica di intervento e l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, I.C.Q.R.F., è l’organo di controllo ufficiale del Ministero delle politiche agricole e forestali, attraverso controlli sulla qualità, genuinità e identità dei prodotti agroalimentari e dei mezzi tecnici di produzione agri-

cola, è da sempre impegnato nel contrasto agli illeciti, alle frodi e alle contraffazioni che portano alla concorrenza sleale e minano i diritti dei consumatori. L'I.C.Q.R.F., nel 2011, ha effettuato 43.452 controlli, contestato 5.513 sanzioni amministrative e sequestrato beni per un valore di 14.988.690 euro. Mario Catania, Ministro delle Politiche Il Comando CaraAgricole, Alimentari e Forestali binieri Politiche agricole e alimentari, con un or- orientate ad individuare le aree ganico di 80 uomini, opera a di macro-illegalità che assumosupporto ed integrazione dei no rilievo penale. controlli amministrativi svolti daDue sono essenzialmente le gli altri organismi di vigilanza del macroaree di intervento dei Nac: Ministero. le frodi comunitarie e le frodi I controlli straordinari attivati agroalimentari. dai N.A.C., i Nuclei Antifrodi CaNel 2011 i Nac hanno controlrabinieri, sono infatti sviluppati lato 1768 aziende, 332 sono le con indagini di polizia giudiziaria, denunce e 187 le violazioni amsecondo metodiche proprie del- ministrative contestate, hanno le investigazioni tecniche e accertato illeciti contributi coscientifiche, e pertanto sono munitari per oltre 8 milioni di


euro, sequestrato oltre 7 mila ltonnellate di prodotti alimentari, e sottratto al circuito illegale beni per un valore di 209 milioni di euro. Il Corpo forestale dello Stato Nucleo agroalimentare e forestale ha effettuato 6.171 controlli, sequestrati 12.610 kg di prodotti per un valore di 970.000 euro e segnalato all’Autorità giudiziaria 187 persone. Infine il Corpo delle Capitanerie di Porto Guardia Costiera ha effettuato 27.776 controlli: in particolare, oltre la metà degli accertamenti effettuati dalle Capitanerie di porto si è concentrata nei punti di sbarco che rappresentano il crocevia di transito del prodotto ittico verso la catena della commercializzazione. Inoltre, a tutela del consumatore finale e a garanzia della libera e regolare concorrenza, il personale del Corpo ha eseguito molteplici ispezioni presso tutti quegli esercenti dediti alla compravendita all’ingrosso ed al dettaglio del pesce e ha chiuso 18 esercizi commerciali oltre a sequestrare 186.771,29 kg di prodotti.

Il ministro Catania intervenendo ha dichiarato: “È opportuno evitare duplicazioni e puntare a razionalizzare e semplificare i controlli nel settore agroalimentare, ma dobbiamo sempre ricordarci che quello italiano è il miglior sistema produttivo del mondo anche perché può far leva su un elevato sistema di controlli. Destrutturarlo sarebbe un terribile autogol per il sistema delle imprese: la qualità del controllo è garanzia della qualità delle nostre produzioni. La nostra attenzione alle contraffazioni e alle frodi alimentari è rivolta, naturalmente, sia al

mercato nazionale che a quello estero. Il Prosecco è una storia di successo del Made in Italy agroalimentare che viene contraffatta all’estero. In Europa il prodotto gode di una protezione sufficientemente garantita, però resta ancora molta strada da fare. Per esempio, stiamo portando avanti la battaglia per ottenere l’obbligo, per ogni Stato membro, di perseguire le contraffazioni sul proprio territorio senza aspettare la denuncia del Paese che si ritiene danneggiato. Al di fuori della Comunità europea, nei mercati dei Paesi terzi come l’Australia, prodotti come il Prosecco non vengono tutelati. In questo caso dobbiamo attivarci in sede di Organizzazione mondiale del commercio e pensare di tutelarci anche ricorrendo alla registrazione dei marchi. Un’attività su cui il Mipaaf interviene proattivamente, assistendo i nostri operatori nella registrazione dei prodotti sui più importanti mercati del mondo”.

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Made in Italy/3 in collaborazione con Coldiretti

Un'agenzia contro l'agropirateria

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ontraffazione e agropirateria: una vera e propria aggressione al sistema agricolo e a tutto l’agribusiness (che vale oltre il 15% del Pil del Paese e garantisce più del 10% dell’occupazione nazionale), con danni economici e di immagine incalcolabili. Nel 2011 il valore dell’export dell’agroalimentare ha superato i 30 miliardi di euro, ponendosi ai primi posti (con l’8%) nel totale delle esportazioni italiane.

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La questione è stata affrontata nella sessione plenaria del Consiglio Nazionale Anticontraffazioni (CNAC), al Ministero dello Sviluppo Economico, a cui ha preso parte il vicepresidente di Confagricoltura, Salvatore Giardina: “E’ problema complesso e di difficile soluzione perché non esiste ancora una legislazione in campo internazionale. In qualche caso esistono accordi bilaterali per la tutela delle denominazioni che consentono

di fronteggiare il fenomeno, ma i costi dei controlli sono molto elevati. Là dove, invece, non ci sono regole l’agropirateria non può neppure essere perseguita.” Il fenomeno, potenzialmente riguarda tutte le denominazione d’origine, anche se oggi di fatto colpisce un numero molto limitato di prodotti, molto importanti però dal punto di vista economico (l’80% del fatturato delle D.O.P. e I.G.P. è fatto da sette prodotti).


E non va trascurato il fatto che i controlli sui casi di agropirateria e contraffazione sono a carico dei Consorzi di Tutela e che i costi, dalla denuncia fino alla sentenza definitiva in un eventuale processo, sono molto elevati, visto anche l’alto numero dei casi. Per contenere i costi dei Consorzi sarebbe utile creare un’Agenzia europea per la lotta all’agropirateria, che si occupi di effettuare i controlli e di perseguire legalmente i colpevoli, anche su segnalazione degli Stati membri, dei Consorzi di Tutela e dei consumatori. Una strada per vincere le usurpazioni potrebbe essere quella

dell’indicazione di origine in etichetta. Per questo in ambito WTO bisogna intervenire a fianco degli USA, sia come Italia, sia come Unione Europea, nel ricorso contro la decisione del Panel che si è espresso contro l’indicazione obbligatoria delle carni bovine e suine, ritenendola discriminatoria. Di pari passo si dovrebbero rilanciare, sempre in sede WTO due temi importanti: la tutela del sistema comunitario delle indicazioni geografiche (assente dal negoziato che sinora ha privilegiato gli aspetti relativi alla riduzione delle tariffe doganali e dei sostegni) e quello degli standard tecnici ed in campo ambientale e sociale. Per quanto riguarda l’“Italian sounding”, per Confagricoltura, vanno create regole nuove. “Prima di arrivare ad un inquadramento internazionale della materia almeno all’interno della UE, la recente pubblicazione del regolamento UE 1169/11 sull’etichettatura dovrebbe aiutarci a combattere questo fenomeno”.

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di Lino Patruno 14

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Ripartire dal Mezzogiorno

’America d’Italia sarebbe oggi il Sud se tutti vi scendessero con gli occhi pronti a stupirsi e col taccuino disposto a registrare. Se vi scendessero non solo per accertare se sia più un "paradiso abitato da diavoli", o più un "inferno abitato da angeli". Se vi scendessero con lo spirito del viaggiatore che vede cose nuove se vuole vederle. Perché solo così potrebbe rendersi conto che, come l’America per il mondo di allora, il Sud è il futuro d’Italia e che l’Italia ha futuro solo a Sud. Perché come allora una vecchia Europa sfiatata rifiorì in quella luce da oltre Atlantico, così oggi una vecchia Italia non meno sfiatata potrebbe risollevarsi con la bombola d’ossigeno del Sud. "Ricomincio da Sud", e non ricominciando da zero ma da tre come il titolo del famoso film di Massimo Troisi. Ora è ovvio che qualcuno potrebbe dire: ci vorrebbe una centrale al plutonio per far guizzare una speranza da un posto che ha perso esso stesso ogni speranza. Un posto dal quale chi ci vive fugge e chi ci vuole andare è messo in fuga. Tutto questo è vero se non parte una visita guidata al Sud. Una visita guidata che non si limiti ad addentrarsi nel solito lato B del Mezzogiorno ma ne percorra il lato A, che vada a vedere ciò che per pigrizia, per malafede, per partito preso, per ignoranza, per assuefazione non si vede.

Lino Patruno, Direttore responsabile della "Gazzetta del Mezzogiorno" dal 1995 al 2008, e autore di una quindicina di libri su politica economica, Sud, Puglia e Basilicata

Una visita guidata che spezzi il monopolio di un Sud mai descritto da se stesso ma sempre pensato da altri solo come divario e sottosviluppo. Un male che al Sud c’è. Ma la visita guidata dovrebbe rivelare anche che, se il Sud non ha sufficienti industrie, ha comunque un numero di industrie inaspettate e floride. Rivelare che, se il Sud ha un reddito inferiore al Centro Nord, ha comunque un reddito superiore a quello di buona parte del pianeta. Rivelare che, se dal Sud continua l’emigrazione, ci sono anche quelli che rimangono e, udite udite, quelli che tornano.

E che se il Sud avesse potuto crescere in 150 anni come il Centro Nord, oggi tutta l’Italia sarebbe tanto ricca da superare Francia e Germania. Uno spreco di Sud. E però l’Italia è fra le prime dieci del mondo anche grazie al Sud. E del Sud non può fare a meno per rimanerci. Se non ci fosse il Sud, l’Italia avrebbe un quarto in meno della sua ricchezza. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe quasi tutto l’acciaio per le sue auto, le sue navi, i suoi locomotori e dovrebbe mangiare con forchette di plastica. Ma se non ci fosse il Sud, non avrebbe neanche le forchette di plastica perché quasi tutta la


plastica italiana si produce al Sud. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe tutti gli aerei che sforna ogni anno. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe gran parte della sua benzina e tutto il suo petrolio. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe gran parte delle sue pillole e dei suoi antibiotici. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non potrebbe far funzionare buona parte dei suoi computer e dei suoi telefonini. Se non ci fosse il Sud, l’Italia avrebbe metà della sua energia elettrica e neanche un watt della sua energia dal vento e dal sole. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe tutto il suo olio d’oliva benedetto. Se non ci fosse il Sud, l’Italia avrebbe meno della metà delle sue auto, dei suoi camion, dei suoi trattori. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe le mozzarelle per le sue pizze e la dieta mediterranea per la sua linea. Soprattutto, se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe quel margine di potenza inespressa, quell’accelerazione in più, quei chilometri di velocità oltre i limiti che servono in situazioni estreme, la sgommata che conserva la vita. Sono i giovani, una grande possibilità di sviluppo che potrebbe sprigionarsi se solo la si mettesse in condizione di farlo, se solo non la si ignorasse. C’è bisogno di più Sud, non il contrario. E poi, si sta spostando l’ombelico del mondo. E’ cominciato con la caduta del Muro di Berlino. Il mondo si è aperto.

L’Adriatico ha finito di essere un mare che divideva più che unire ai Balcani. E se le rivoluzioni "via Internet" di Tunisia, Egitto, Libia non hanno portato tutta l’attesa democrazia, di certo però quei Paesi si sono rimessi in moto, sono popoli in cammino verso l’Europa. E intanto la Turchia cresce al 10 per cento l’anno e la stessa Africa intera viaggia sul 7 per cento. Il Mediterraneo ritorna centrale come unico mare su cui si affacciano tre continenti in fermento. La nostra visita guidata al Sud servirà a capire tutto questo.

Nella terra "dove fioriscono i limoni" ci inoltreremo in una sorprendente prateria di cose fatte e di cose da fare. Vedremo l’orgoglio meridionale di chi sa che, se di produzione si vive, di sola produzione non si può vivere. Vedremo, come dice Guicciardini, "che le difficoltà sono anche opportunità". Vedremo, come dicono i cinesi, che "crisi" vuol dire anche "occasione". Vedremo, come dicono i filosofi, che dove crescono i mali fioriscono le possibilità di salvezza. Vedremo che Mezzogiorno è l’ora dalla quale ripartirà tutto.

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di Saverio Buttiglione

Pasta Benagiano

Piaceva a Giuseppe Garibaldi, pochi la conoscono e ne parlano entusiasti, nessuno la pubblicizza

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ascevano entrambi più di un secolo e mezzo fa, a Nizza un bimbo chiamato Giusepe Garibaldi, irrequieto e passionale per carattere, uno che, con un termine caro a mia nonna Annetta, “si mangiava l’aria sin da neonato” (mia nonna era ostetrica e dopo aver assistito a ben 5000 parti capiva subito il futuro carattere dei nascituri da come si agiravano). L’altra veniva partorita negli stessi momenti a Santeramo in Colle, sulla Murgia Pugliese, dal signor Giove, trisavolo dell’uomo “che parla col vento” (perché esperto del microclima e dei venti della murgia pugliese che utilizza nella sua attuale professione di pastaio) Andrea Benagiano. A quell’epoca, coi mezzi di locomozione lenti che c’erano, solo un viaggiatore del mondo come Giuseppe Garibaldi avrebbe potuto, prima o poi, incontrarla. Io l’ho conosciuta vent’anni fa, presentatami nella cucina del King’s College di Londra dalla mia fidanzata, che l’aveva portata dalla Puglia. L’ho incontrata di nuovo prima classificata alla Fiera di Milano nel 2007 e ne ho letto, prima

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classificata, per la versione al farro, nella classifica del Gambero Rosso, ma la conoscono pure

molto bene all’Università di Bologna e al CNR (Centro Nazionale di Ricerca).


Questa splendida signora di 160 anni è la Pasta Benagiano fatta ancora oggi a Santeramo con le trafile in bronzo e la lenta essiccazione naturale da Andrea Benagiano, proprio nello stesso modo di quando venne qui a mangiarla Giuseppe Garibaldi, portato da amici della vicina Andria dove nel 1865 fu eletto deputato. Pochi sanno che il generale nizzardo Garibaldi fu eletto ben 9 volte deputato in Italia ed una volta in Francia e che per 2 legislature preferì essere eletto in collegi meridionali. Nella IX legislatura (1865/1867) si candidò ad Andria, Corleto Perticara e Napoli e grazie alla sua enorme popolarità venne eletto al ballottaggio in tutti e tre i collegi ma il 2 dicembre scelse quello pugliese probabilmente

per aiutare le gravi condizioni di vita e lavorative dei braccianti del nord barese. A noi può sembrare un paradosso associare l’ambiente parlamentare alla vita di Garibaldi che conosciamo incline all’azione rivoluzionaria. In effetti l’eroe dei due mondi, irrequieto ed avventuroso, già a 25 anni si imbarcò capitano di un mercantile, conoscendo nei suoi viaggi per mare esuli liguri che gli fecero conoscere le idee della “Giovine Italia”, associazione segreta da poco costituita da Mazzini sugli ideali di libertà e indipendenza. A 27 anni infatti applicò questi aneliti ideali (che in lui facevano l’effetto di un cerino in un pagliaio) addirittura combattendo in Brasile e Uruguay, per sposare poi a 35 anni una sfortunata diciottenne, Anita, che era stata data in sposa a soli 14 anni ad un calzolaio di Montevideo, portandola con sè al suo ritorno in Italia. Ma a Montevideo, nel combattere per la libertà insieme alla popolazione locale, con Anita ed altri La copertina celebrativa de "La Domenica del Corriere" esuli italiani, per il centenario dell'incontro di Teano

La partenza della spedizione dei Mille da Quarto in Liguria nel 1860

aveva già fondato la “legione italiana” che per la prima volta vestì la leggendaria “camicia rossa” dei garibaldini. Nonostante il nostro stupore, se non ne siamo già informati, dopo lo sbarco dei mille e fatta l’unità d’Italia, l’irruento Garibaldi si dedicò pure all’attività legislativa ed alla mediazione politica, facendosi eleggere nel parlamento, certo a modo suo! Il suo impegno infatti ne fece un deputato fuori dagli schemi tradizionali, sempre pronto alle dimissioni perché insofferente ai tempi lenti della vita parlamentare. Ma proprio perché era sostenitore dei sentimenti di giustizia sociale ben fuori dagli schemi politici dell’epoca, la sua poliedrica personalità e la sua fama hanno dato un senso alla sua appartenenza alla Camera dei Deputati perché in quell’aula sono risaltati, per la prima volta, e forse da lui urlati, proprio quegli ideali. L’ i n c o m p i u t e z z a dell’unificazione nazionale (a causa dei Savoia ai quali anche lui a Teano aveva dovuto sottomettersi, pur in disaccordo, per il bene del progetto generale, l’affermazione del legame

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indissolubile tra libertà politica e giustizia sociale, la lotta per l’ampliamento del diritto al voto alle classi meno abbienti ed alle donne, erano argomenti che nessuno si sarebbe permesso di sollevare in parlamento. Chi avrebbe potuto parlare in parlamento delle condizioni del sud, eccellente in numerosi campi, ma strappato ai Borboni con la scusa di unire l’Italia, e che cominciava a venire scippato anche delle sue industrie d’avanguardia (come ben descritto negli ultimi libri dello storico direttore della Gazzetta del Mezzogiorno Lino Patruno) oppure delle infami condizioni in cui ora versava il ceto bracciantile di Andria se non Garibaldi? Alla fine questo Generale impulsivo era però di gusti semplici ed essenziali, due aggettivi che possono ben qualificare anche le sue abitudini

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alimentari, che senza saperlo, seguivano perfettamente quelle descritte un secolo dopo dallo scienziato Ancel Keys quando scoprì le proprietà della Dieta Mediterranea nel suo “Seven Countries Study”. Uomo di mare, il generale amava il pesce (e lo stoccafisso in gran quantità), e gustava piatti semplici della civiltà contadina, le zuppe di verdure e legumi, salame e formaggio, olio d’oliva e vino, fichi secchi. Forse il piatto, per così dire, più complicato di cui era ghiotto erano le “trenette al pesto”. Alcuni cronisti dell’epoca ritengono che la sua “spedizione dei Mille” abbia contribuito non solo all’unità d’Italia ma pure alla diffusione della pasta in tutta la

nostra penisola. Come poteva quindi rifiutare l’invito di alcuni suoi amici di Andria a recarsi in Santeramo in Colle proprio per gustare la pasta fatta dal signor Giove, trisnonno di Benagiano? Come potevo non andarci anch’io con la mia troupe televisiva, dopo averla gustata a Londra, per fare uno mio speciale per la TV? Come potevano non andarci i tecnici della Barilla per capirne i segreti e quelli del CNR per studiare i nuovi prodotti di Andrea con la curcuma e con la canapa? Eppure pochi la conoscono e nessuno la pubblicizza !!!


La “Pasta Benagiano di semola di grano duro" da sempre è realizzata con le semole prodotte in un mulino di Altamura che fa girare le macine, per espressa volontà di Andrea Benagiano, alla metà della consueta velocità, per evitare il surriscaldamento del grano macinato. Queste semole vengono impastate solo con l’acqua chimicamente testata come una delle migliori, che viene delle fonti del Vulture ed è incanalata nell’acquedotto più grande d’Europa, l’Acquedotto Pugliese, fortemente sottratto alle voglie di privatizzazione, al suo primo mandato da presidente di regione, da Nichi Vendola. Gli impasti ottenuti vengono trasformati in svariati formati tipici della tradizione pugliese attraverso fori o fessure di trafile in bronzo (la grande industria usa invece trafile in teflon).

Vengono essiccati in celle (ai tempi di Giuseppe Garibaldi era fatto all’aria aperta) provviste di ventole e di aperture con l’esterno che solo Andrea Benagiano ha l’esperienza (e nessun computer) per aprirle o chiuderle a secondo dell’umidità e del tipo di vento che spira al momento su quella collina murgese, sempre a temperature intorno ai 45° C (quasi tutti i pastifici industriali, per poter produrre grossi volumi, usano celle di essiccazione con temperature più elevate impiegando così per questo processo poche ore) e quindi con tempi che vanno da 24 ore a 2 giorni. Questo processo di essiccazione, a differenza di quello ad alta temperatura, conserva ed esalta le principali caratteristiche fisicochimiche della materia prima, il contenuto di proteine (13%) e di carboidrati (68%) . Questa pasta presenta perciò elevata tenacità e bassa collosità. Considerando poi anche il basso livello di denaturazione della frazione proteica, la pasta Benagiano risulta

altamente digeribile al tempo ottimale di cottura di 7 minuti. Negli ultimi anni Andrea ha prodotto un’ottima "Pasta al farro" realizzata con farina integrale di farro (triticum dicoccum) che ha caratteristiche organolettiche che si trasferiscono inalterate al prodotto finito sempre grazie al processo di lenta essiccazione a bassa temperatura. Questa pasta è stabile in cottura, ricca di proteine, carboidrati, fibre e sali minerali (calcio e magnesio soprattutto). Sotto il profilo energetico si ottengono 330 kcalorie con 100 grammi di pasta. Con la “lenta lavorazione” della Benagiano le fibre insolubili di cui il farro è particolarmente ricco restano inalterate potendo nell’alimentazione espletare anche la funzione fisiologia di regolazione intestinale e di ritardo nello stimolo della fame. Per questo la pasta al farro è indicata anche nella dieta di chi soffre di stipsi e dismetabolismi come la iperglicemia e l’ipercolesterolomia. Ma la bontà al gusto si abbina

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in maniera spontanea, nela pasta al farro Benagiano, ad uno stile alimentare sano, naturale ed equilibrato. La novità della "Pasta alla curcuma" è dovuta alla passione di Andrea Benagiano per la ricerca nella pastificazione. Infatti quanti conoscono la curcuma e perché mai usarla per fare pasta? Nata in India è parente dello zafferano e per fare la polvere di curcuma dal colore naturale giallo brillante occorre lavorare ed essiccare quelle modificazioni dei fusti delle piante, una sorta di radici rigonfiate a bulbo, per a loro principale funzione di riserva e che si chiamano “rizomi”. I rizomi di curcuma longa e di

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curcuma domestica vengono utilizzati già da 4000 anni come condimento della cucina cinese e della cucina indiana (cosiddeta ayurvedica) che accosta cereali, legumi, verdure e aromi a seconda delle loro proprietà digestive, tonificanti, disinfettanti e terapeutiche. Miscelare la polvere di curcuma alla semola di grano duro pugliese nelle giuste dosi per fare la pasta non è un’impresa da poco ma la “pasta alla curcuma Benagiano”, che sarà in commercio dal 2013, è risultata squisita per chi ama “ascoltare” i sapori aromatici della terra mentre degusta un prodotto: mi era stata raccontata come adatta alle ricette a base di carne, niente di più sbagliato

ritengo! L’ho gustata solo con un filo d’olio e formaggio, ma per pura curiosità, ho assaggiato alcune pennette alla curcuma che erano rimaste scondite nel colapasta e finalmente le mie


papille gustative hanno “sentito la curcuma”, che bella sensazione…. ho scoperto l’unica pasta al mondo che può, anzi deve, esser servita scondita, fedele così al termine ”pastasciutta”, io non lo avrei mai immaginato. Inoltre produrla non è stato solo un semplice esercizio tecnologico e gastronomico, perché l’aggiunta della curcuma alla semola accresce di molto il valore nutrizionale di questa pasta, La curcumina, già utilizzata come naturale colorante di alimenti con sigla e100, ha potenti effetti fisiologici testati e pubblicati dalla bibliografia scientifica. Aiuta, per esempio, la secrezione della bile (effetto colagolo) riducendo la pesantezza di stomaco, ed ha proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Di recente è stato dimostrato anche il ruolo della curcumina nel controllo “in vitro” di linee cellulari dei tumori esofagei e colonrettali. Infatti da giugno 2012, in Inghilterra, il Cancer Center e l’Università di Leicester hanno iniziato i test clinici sottoponendo i pazienti con cancro intestinale, già in chemioterapia, anche alla assunzione di curcumina, per potenziare gli effetti benefici dei farmaci già utilizzati. Ancora una volta stupiamoci di come il popolo cinese, pur senza possedere le moderne tecnologie, già 4000 anni fa intuiva gli effetti, in medicina e nell’alimentazione, di sostanze naturali come la curcuma.

Ma è sempre grazie alla testardaggine di Andrea Benagiano, che continua ad utilizzare la tecnica di essiccazione della pasta a bassa temperatura (con lunghe e quindi costose ore di procedura), che l’impasto di grano e curcuma, divenuto pasta, non perde la sua sostanza

che le “droghe leggere” siano state sdoganate dalla legge e quindi ora, oltre che fumarsi uno spinello, sarà possibile anche fumarsi un cannellone di pasta! Non è così, ci sono sostanze estratte dalle piante che, oltre che procurare effetti allucinogeni di stimolo dei centri nervosi

organica in cottura (cooking loss), salvaguardando così sia tutte le proprietà contenute nella curcama sia la tenacità ed il gusto tipici della pasta di semola di grano duro. La novità della "Pasta alla cannabis di Benagiano", ora testata dal CNR di Bari, in vendita anch’essa dal 2013, farebbe sorridere perché farebbe pensare

(come ben sapevano le antiche popolazioni come quelle cinesi, indiane d’America e, più indietro nel tempo, quelle Maya), possono benissimo donare (se assunte in piccole dosi) anche formidabili effetti terapeutici. Pensiamo all’oppio estratto dal papavero o alla morfina usati anche dalla nostra medicina occidentale, oppure alla caffeina

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contenuta nel caffè. La farina di semi di canapa ottenuta dalle varietà italiane di cannabis sativa ha infatti un bassissimo contenuto di tetra-idrocannabinoli (un THC minore dello 0.2%) per cui il suo uso alimentare è stato ora autorizzato dal Ministero della Salute (con circolare DGSAN.P.I. 8.d/2009). L’Antico Pastificio Banagiano, a Santeramo in Colle da 160 anni, sta quindi miscelando questa farina di canapa alla semola di grano duro per ottenere una “Pasta speciale alla cannabis Benagiano” che presenta le stesse identiche caratteristiche di texture di quella fatta con la sola semola, ma che risulta avere un contenuto proteico superiore addirittura al 20%.

La qualità nutrizionale della componente proteica di questa nuova pasta, sottoposta ai test di laboratorio dal CNR di Bari, e specificatamente dai dottori ricercatori Ilaria Giuliani e Leonardo Caputo, è risultata essere sorprendentemente elevata, presentando una quantità di “amminoacidi essenziali” fino a 5 volte maggiore rispetto al loro contenuto nella pasta fatta con la sola semola di grano. Sono risultate molto alte anche le quantità di acido glutammico, arginino e aspartico. Comparando la canapa con la soia (la cui farina viene spesso usata anch’essa nella pastificazione) si può affermare che l’assenza degli inibitori della

tripsina nella farina di cannabis rende la sua principale proteina (edestina) molto più digeribile di quella della soia (che è invece ricca di inibitori della tripsina). Anche per questa pasta la precisa, artigianale, lunga e costosa tecnologia di essiccazione usata da Andrea Benagiano lascia assolutamente invariati contenuto e valore biologico delle proteine della canapa nel prodotto finito e pronto alla cottura per la successiva degustazione. Guardate il suo colore verde intenso e provatela con un filo d’olio extravergine d’oliva pugliese (sentirete il sapore aromatico del vegetale), accompagnandola con un bicchiere di vino primitivo di Gioia

Il project manager "Milano Food&Moda" Saverio Buttiglione e Andrea Benagiano

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del Colle e vi sentirete nel paradiso dei buongustai, come è successo a me quando Andrea mi ha invitato a questa esperienza gustativa nella sua vecchia cucina del pastificio in Corso Italia e mi sono seduto proprio dove sedette il generale Giuseppe Garibaldi. Mangiate poi le mozzarelle fatte col latte delle mucche podoliche della Murgia,

accompagnate dal pane di Altamura cotto a legna e finite il pasto con l’uva di Rutigliano e la ricotta infornata di Angela Donvito (la produce al limone o al cioccolato) che la fa a mille metri dal pastificio, …e forse il Generale di Nizza vi invidierà anche lui da lassù! La pasta alla cannabis Benagiano ha poi un elevato apporto di fibre (circa il 7%) che

facilita perciò il transito intestinale, per cui alla fine del pasto vi sentirete pure leggeri. Andando al supermercato si sceglie la pasta guardando il prezzo, con l’accortezza che sia il più basso possibile, perché, pensiamo, “….tanto sono quasi tutte uguali!”. Invece non è così, invece pochi euro in più per una pasta come quella Benagiano per avere un chilo di squisitezza che fa pure bene alla nostra salute, se ci pensiamo, nutre almeno 10 persone e costa meno di una pizza !! Spero e sono certo infatti che, anche (purtroppo) grazie alla crisi economica che ci attanaglia, il consumo in generale sarà sempre più “consapevole”. Mentre viaggiavo in auto ed ascoltando la radio ho colto un interessante dialogo fra le famose DJ Kris&Kris e Paola Maugeri. Parlavano proprio di consumo consapevole e del fatto che questa buona pratica sociale stia finalmente evolvendo tanto da divenire sempre più “fashion” agli occhi dei consumatori. Le tre donne hanno concluso che in un’epoca dove il consumo è diventato la nostra vita se consumiamo consapevolmente abbiamo fatto una conquista importante. Acquistare fragole a dicembre, detersivi o cosmetici testati su cavie animali, mangiare carne di manzi mai visti e conosciuti uccisi chissà come e da chissà chi (senza pretendere la tracciabilità in etichetta), indossare jeans prodotti da schiavi vietnamiti (e magari tinti

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con sostanze tossiche che quindi mettiamo sulla nostra pelle), non è un consumo consapevole. Come non lo è comperare “qualunque tipo di pasta purchè costi poco” oppure un litro di olio extravergine d’oliva a soli 3 euro ! Due parole sul “Glutine”: solamente la semola di grano duro (quello tenero si usa per la pasta fresca) contiene quel glutine che permette alla pasta secca di mantenere la cottura e di restare “al dente”. Perché i produttori non riportano in etichetta la percentuale di glutine a fianco della percentuale di proteine? Questa informazione sarebbe molto utile per permettere al consumatore di valutare meglio la pasta da acquistare. Conoscere la quantità di glutine è molto semplice.

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I laboratori, nell’analisi delle farine, ricavano il glutine per lavaggio, partendo da 25 grammi di semola (così si chiama la farina fatta col grano duro) con una soluzione tampone (salina di NaCL) impastando e poi lavando tutto sotto acqua corrente (perché così si eliminano, sciogliendosi, le proteine solubili, (le albumine e la globulina) e tutto l’amido presente, resta quindi il glutine che si può pertanto misurare. La pasta di qualità contiene tante proteine ma soprattutto tanto glutine, proprio quello che, durante la cottura, forma un reticolo impedendo all’amido di sciogliersi nella pentola e perciò conservandolo, evitando pure di rendere collosa la pasta. Solo quando la percentuale di glutine è elevata la pasta a fine cottura mantiene il nervo, ossia

la consistenza e il sapore. Nella gramolazione l’amido e le due proteine principali si legano all’acqua ed inizia a formarsi il glutine che è una rete proteica che lega appunto i granuli d’amido idratati. Il glutine contiene perciò carboidrati complessi (gli amidi) e quindi fornisce molta energia se è in un alimento, necessaria per le funzioni dell’intero organismo, motivo per cui tanti atleti mangiano proprio la pasta prima delle gare. Cosa chiede il consumatore consapevole ad una buona pasta? • la resistenza alla cottura • la consistenza e che non diventi collosa quando viene cotta • l’assenza di intorbidimento dell’acqua di cottura (che significherebbe dispersione del prezioso amido) • il gradimento alla vista (che si ottiene con un buon contenuto di carotenoidi, indice dei colori giallo e bruno) • il gradimento al gusto nella prova d’assaggio alla degustazione Per quanto riguarda la resa in cottura alcuni pastifici hanno aumentato le temperature di essiccazione (che negli standards vanno dai 40 agli 80 gradi) perché avevano notato che così facendo il prodotto migliorava sotto il profilo strutturale e ne guadagnava in consistenza anche durante la cottura. Hanno pure aumentato lo spessore del prodotto quando devono sopperire a basse percentuali di glutine contenuto nelle semole da loro scelte.


Benagiano invece sceglie semole con alta percentuale di glutine e si ostina a bassi gradi di essiccazione (naturale, lenta e costante) per evitare la perdita di altre importanti sostanze se usasse temparature più elevate. Si è sempre ritenuto che quanto maggiore sia il contenuto di glutine migliore risulti la semola ottenuta, sia perché il glutine (formato in presenza d’acqua dalle proteine gliadina e glutenina) possiede un alto valore proteico (tanto da essere sostitutivo della carne), sia perché conferisce agli impasti “viscosità, elasticità e coesione” (in particolare le glianine rendono gli impasti estensibili, le glutenine li rendono tenaci ed elastici e questa rete così fatta trattiene, durante la cottura, l’amido, che è zucchero complesso fonte di preziosa energia e per di più metabolizzabile dal nostro organismo “molto lentamente”. Benagiano rifiuta poi di produrre formati troppo spessi, perché la sua pasta se resta sottile, una volta ben masticata, accarezzandone i pezzetti con la lingua, sprigiona nel palato tutti gli aromi di cui è composto il grano di cui è fatta. I grandi spessori in una pasta spesso mascherano grani poco qualitativi e con poco glutine, perché hanno il vantaggio di non spappolarsi se, per disattenzione, si prolunga la cottura. Per non fare il gravissimo errore di umiliare con una cottura sbagliata un prodotto di grande qualità salutistica e di gusto eccellente come la pasta Benagiano consiglio vivamente di

scolarla al dente, tendente al crudo, altrimenti scotta facilmente per il fatto di essere così delicatamente poco spessa (infatti la sua leggerezza si apprezza anche mangiandone grandi quantità). Il mastro Pastaio Andrea Benagiano preferisce perciò non indicare i minuti di cottura necessari alla sua pasta, consigliando di assaggiarla più volte mentre cuoce, decidendo da soli quando è da considerarla “al dente”. Ritiene perfetto scolarla un po’ più al dente del desiderato, perché la cottura si protrae per circa 2 minuti fuori dall’acqua.

Ritengo che quando scopriamo un’azienda italiana d’eccellenza come il Pastificio Benagiano, che investe, con passione, in ricerca e produzione, teniamocela ben stretta. Consumiamo il suo prodotto e facciamo persino il passa parola perché anch’io, che l’ho “scoperta per caso”, proprio come fece Giuseppe Garibaldi ben due secoli fa, non posso proprio credere che pochi la conoscano e nessuno la pubblicizzi. Per info: Tel. 080-3036036 E-mail: benagiano@benagiano.it - Website: www.benagiano.it

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di Saverio Buttiglione 26

P

Comunicazione e Golf

ersino in chiesa non si spegne il cellulare ma ho scoperto che sul campo da Golf devi farlo ... se causi una buca devi ricomporla con una zappetta, l'arbitro che ha l'ultima decisione è la tua autodisciplina ... dal teen al green, dove c'è una delle 18 buche, in fondo devi solo buttare dentro un palla con una mazza, come inventarono gli olandesi ma codificarono quelli dell'Università scozzese di Sant' Andrea, e se è stato codificato "par 5" dovresti farlo in 5 tiri per coprire, per esempio 500 metri, dovrebbe essere un gioco da ragazzi!

Invece conta la concentrazione, la precisione, la perfetta forma fisica di muscoli e tendini allenati prima e dopo il gioco, perchè ogni tiro necessita che il tuo corpo si arcui nell'impugnare il legno o il ferro o il putt e nel lancio oscilli nello swing...esatto. Come lo swing a suon di musica perchè il golf è una danza del corpo nella natura per buttare una palla in una buca con una mazza. La difficoltà nasce dal fatto che quando un architetto come Giuseppe Milliè è venuto a costruire il nuovo campo da Golf ha rispettato la natura e quelli del

circolo devono poi "costantemente manutenerla" esattamente come facevano i montanari delle Alpi che curavano boschi, pascoli e argini dei fiumi ottenendo il risultato che non accadevano le disperate alluvioni che oggi conosciamo. Allora la pallina la devi far viaggiare tra boschi, ostacoli d'acqua, dune di sabbia, se ti è possibile lungo la fairway, la bellissima erba rasata dei campi da golf, e capisci che non è un gioco da ragazzi, è la sinergia mentale tra l'emozione ludica dell'uomo e la natura che ci ospita.


Ho deciso quindi di sposare questo progetto del neonato Apulia golf District, voluto dal prof. Stefano Masullo direttore del milanese "Golf People Club Magazine" su sollecitazione dell'architetto barese Giuseppe Germano integrandolo al nostro "Milano Food&Moda" che è volto alla promo/commercializzazione delle eccellenze di filiera. Questo perchè siamo in un momento economico e sociale duro che porterà ad una più diffusa povertà, i tempi per una eventuale ripresa saranno lunghi, se mai ci sarà, e perchè il rilancio dipende da troppe variabili in campo che sono le decisioni politiche già a livello italiano.

Come ricordato dal grande economista francese Jean Paul Fitussi recentemente ospite di Adriano Celentano all'arena di Verona urgenti sono quelle per una minore pressione fiscale e per l'utilizzo immediato di spesa pubblica per far girare più denaro, perchè l'unico obbligo della politica e dell'economia è il benessere della popolazione e non già "la riduzione del debito pubblico",, unica mission della politica deve essere "...la piena occupazione, quindi il Capitale Umano che è l'unico capitale da preservare.." Ritengo che urgenti misure siano: l'agevolazione dei prestiti bancari con bassi interessi a

imprese e famiglie (visto che la BCE ha prestato soldi alle nostre banche all'1% proprio per questo scopo e non per speculare anch'esse sullo spread dei titoli di stato); il superamento da parte di Bruxelles del "patto di stabilità" che serve solo al rigore dei bilanci degli Stati come la Germania che se ne sta agevolando potendo contare su di un vasto mercato interno di consumo come è quello UE (ma di cui alla gente

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che muore di fame non frega un tubo), - l'unità politica e fiscale europea con un parlamento, anche federale, ma unico, logica conseguenza di una moneta unica, l'euro, già in vigore da ben dieci anni, e questo, come dice Fitussi, porterebbe l'ulteriore logica conseguenza di un unico titolo di stato europeo eliminando quelli nazionali e con ciò il concetto stesso di spread, l'arma micidiale in mano agli speculatori. Servono nuove urgenti regole europee molto severe per banche e speculazioni finanziarie al fine di evitare 28

bolle come quelle immobiliari statunitensi (i mutui subprimes) che hanno innescato nel 2008 questo perverso circolo vizioso contaminando, nella ineluttabile globalità dei mercati, tutte le piazze borsistiche, regole che scoraggino le dissennate scommesse in borsa sul fallimento dei titoli di Stato finchè esistono, specie per Grecia, Spagna, Irlanda, Portogallo e Italia che nella attuale situazione hanno alti debiti pubblici e che hanno di nuovo portato lo spread (differenziale di punti base di rendimento) tra i nostri titoli di Stato e i Bund tedeschi sopra 400 (significa pagare il 4% in più di

interessi) e scoraggino le liberticide (non certo liberistiche) e nocive speculazioni che, scommettendo in borsa coi derivati e col prezzo delle materie prime in tutto il mondo incidono sui prezzi di benzina, grano, acqua, ecc., condizionando la vita reale delle persone ormai allo stremo. Tornando in Puglia ho visto Bari, poco traffico, si evita di usare l'auto, negozi vuoti, ristoranti e bar desolati, la gente non gira e non compra... si rifugia negli ipermercati per comprare un gelato e passare il tempo in compagnia "guardando" le vetrine.... la gente ha paura e mai era successo che i giovani sanno che la loro vita sarà peggio di quella dei genitori, i giovani,


che sono il futuro di un popolo, stanno perdendo speranza quindi fiducia in se stessi, quindi autostima, sembra un clima del "si salvi chi può"! Se le aziende vendono i loro prodotti allora assumono giovani che guadagnano e poi spendono a loro volta, fanno figli e spendono ancora e tutto il sistema torna a girare, ma le aziende "devono vendere".Stiamo cercando di aiutarle a fare proprio questo, con quelle aziende che hanno prodotti di qualità e quindi maggiore valore aggiunto e quindi prezzi più alti che, in una tale disastrosa congiuntura economica, le costringerebbe a chiudere e perciò oggi, tutte le grandi teorie di marketing del mio grande maestro Philip Kotler ormai

le riassumo così: "ogni operazione di marketing, di comunicazione, di pubblicità in senso stretto deve contenere subito ed evidente il binomio indissolubile di promo/commercializzazione". I mezzi promozionali che sono solito usare (televisione e web, giornali ed eventi, showroom permanenti) devono portare le aziende da noi rappresentate a "vendere" contestualmente alle azioni proposte, non si possono più rispettare i tempi di causa/ effetto che le politiche di marketing insegnavano per un mondo che non c'e' più. Per i prodotti di Puglia di Eccellenza delle Filiere Agroalimentare, Moda e Incoming Turistica che intendiamo aiutare a

riposizionarsi sul mercato interno e globale e che abbiamo già selezionato negli ultimi 24 mesi, l'operazione Golf District Apulia è una nuova tessera del mosaico che abbiamo composto a loro favore. In Puglia aziende come

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le Cantine Albea, Due Palme, Albano Carrisi, Leone De Castris, Torrevento, Rivera, D'Araprì e Botromagno, il Consorzio del Pane di Altamura, gli antichi pastifici Benagiano e Sbiroli, caseifici come Sanguedolce, L'Artigiana o Querceta, i confetti Mucci di Andria e la cioccolata Maglio di Lecce, l'amaro dei Trulli ed il latte di mandorla di Beltion, l'olio dei Feudi dei Verità, di Goccia di Sole e di Oliveti d'Italia o le ortofrutte di Spirito Contadino e Giuliano oppure di Orchidea, la ricotta infornata di Sapori della Antica Murgia ed il caffè Saicaf sono solo alcuni esempi dei Protagonisti della filiera

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agroalimentare che produce inimitabili squisitezze. Ma nella moda abbiamo esempi come Mafrat, Meltin' Pot della Romano s.p.a., Malip, Giovanna Sbiroli Spose, Harry & Sons, Nardelli e Ica, Notthingham nella lingerie e PDT Cosmetici che sono leaders mondiali di filiera. Nell'incoming turistica l'elenco delle eccellenze sarebbe troppo lungo, basti ricordare le splendide masserie resorts come le "Cento masserie di Crispiano" a cominciare da Quis Ut Deus e masseria Mita, per proseguire con le Masserie San Domenico, Santa Lucia, Melograno e Brancati sul mare fra Monopoli e la famosa

città bianca Ostuni e finire con Tenuta Monacelle, antico convento del 1700, fatto tutto di trulli, sulla Selva di Fasano e che guarda dall'alto la piana di milioni di ulivi secolari in riva al mare Adriatico. Sostenendo la "Promozione e la contestuale Vendita", di questi prodotti, relativamente alle ziende che intendano aderirvi e con l'aiuto degli istituti di credito e delle istituzioni che intendano "aiutarci" (facendo così il bene della comunità che rappresentano oltre che i propri interessi, la provincia di Bari con l'assessore Caputo l'ha già deliberato e sono pronti a farlo Slowfood Puglia e GAL Terra dei Trulli e Barsento), i nostri giornali nazionali di riferimento, le nostre trasmissioni web e TV ed i nostri Eventi, veicoleranno mediaticamente i messaggi sia verso il target dei "buyers" sia verso quello dei "clienti finali" (come ho personalmente già fatto nel tessile/abbigliamento inventando il progetto di franchising "Harry & Sons" trattato poi, visto il successo dell'iniziativa, nella tesi di laurea del dott. Giandomenico Ostuni per la Facoltà di Scienze Economiche e Bancarie dell'Università di Siena: Dalla Crisi di Identità alla "Comunicazione di crisi" - La Comunicazione Aziendale come risposta alle situazioni di crisi". Il progetto "Food&Moda" si rivolgerà precisamente ai seguenti soggetti: - ai ristoranti e chefs di Puglia e Lombardia; - ai cittadini e Turisti di Puglia e Lombardia;


- ai buyers dei tre settori (agroalimentare, tessile/ abbigliamento e turismo) attraverso lo Showroom permanente a Milano (e successivamente uno in Puglia ed uno a Bruxelles); - ai buyers cinesi e tedeschi con accordi e dichiarazioni d'intento già stipulati; - attraverso una grande compagnia di autotrasporto; - attraverso una grande compagnia della GDO; - attraverso una grande compagnia che gestisce Casa Italia alle Olimpiadi. Ora, con il Distretto del Golf, che muoverà giocatori di tutto il mondo, unici, in un momento di forte recessione, ad avere grande capacità di spesa e che, dai dati fornitici dal Ministero, spendono il 75% del costo totale dei propri soggiorni sui territori che ospitano i campi da golf, sostenendo così le economie produttive locali, aggiungeremo un inedito importante target alla veicolazione promo/commerciale delle aziende che producono eccellenza. La comunicazione corretta e coerente sarà determinante al successo commerciale delle aziende e dei territori da promuovere, sia quella pubblicitaria nei confronti del cliente finale, quello che identifico nel consumatore consapevole, cioè tutti noi che siamo attenti al giusto e corretto rapporto qualità/ prezzo di qualsivoglia prodotto e/o servizio, sia quella informativa e coinvolgente nei rispettivi interessi rivolta ai buyers. Capisaldi saranno alcuni mensili

di prestigio fra i quali Golf People Magazine, la nuova serie televisiva settimanale che proseguirà il percorso incominciato nel 2005 con indagini svolte da giovani, belle e preparate "Sherlock Holmes" in gonnella alla scoperta delle eccellenze nelle filiere della Moda, dell'Enogastronomia e dei luoghi turistici, coordinate da ospiti a sorpresa (ne ho già parlato al giovane presentatore Giovanni Conversano, ex tronista

di "Uomini e Donne" di Maria De Filippi ed idolo delle donne di tutte le età, al vecchio guru della televisione Cino Tortorella, autore e regista di centinaia di trasmissioni RAI e Mediaset ma noto come il "Mago Zurlì" dello "Zecchino d'Oro" e con l'istrionico inviato di "Striscia la Notizia" Mingo). Importanti ed innovative appendici della trasmissione saranno trasmesse via web sulle nuove piattaforme digitali.

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di Salvatore Messina - Rettore Università Europea per il Turismo 32

La naturale vocazione turistica

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a naturale vocazione turistica dell’Italia è troppo spesso mortificata dalla acclarata incapacità italiana di organizzare l’offerta per soddisfare le aspettative della domanda turistica internazionale. L’approssimazione in materia di turismo della grande maggioranza delle pubbliche amministrazioni, di molte associazioni di categoria e di tanti consorzi di operatori nati con il solo obiettivo di percepire contributi pubblici e realizzare costosi ed inutili viaggi all’estero per sedicenti promozioni a cui non segue un incremento di flussi turistici da quel Paese, hanno segnato profondamente gli ultimi decenni dell’Italia turistica, insieme con la corsa delle regioni a spendere sempre di più in campagne pubblicitarie che seguivano le intuizioni del politico di turno invece di adeguare l’offerta e migliorare i servizi di accoglienza. Le mille sagre, i mille eventi alcuni di grande interesse - che avrebbero potuto attrarre i visitatori italiani e stranieri se solo fossero stati informati per tempo e avessero potuto programmare il loro viaggio per parteciparvi, sono stati declassati a mera occasione di intrattenimento per i residenti della provincia o, al massimo, della regione. Al turismo italiano è necessario un nuovo modo di pensare, di decidere, di agire, di organizzare,

Salvatore Messina, Rettore dell'Unversità Europea per il Turismo

di rendere trasparente la relazione fra domanda e offerta. Ma per operare in questa direzione, servono nuove competenze professionali. Pensare, come è stato finora nella quasi totalità delle Università italiane, che la centralità della formazione in materia di turismo risiedeva nell’area economica vuol dire occuparsi prioritariamente del turismo come settore economico, dove al centro c’è l’azienda invece del territorio. E questo è stato un errore strategico: la concorrenza internazionale non si basa sulla

corretta gestione delle imprese, ma sull’attrattività e fruibilità del territorio e, quindi, sulla capacità delle pubbliche amministrazioni e dei privati di creare insieme un’offerta adeguata a soddisfare le sempre mutevoli aspettative della domanda interna e internazionale. Ma, d’altra parte, non abbiamo avuto risultati migliori quando i geografi o i sociologi o i letterari hanno preso il sopravvento nelle scienze turistiche universitarie, condendo un corso di laurea con insegnamenti che poco contribuivano alla crescita delle competenze degli studenti e,


soprattutto, alla loro occupabilità nel settore. Si, perché dovrebbe essere questa la prima preoccupazione dell’Università: formare giovani che possiedono competenze davvero utili alle imprese pubbliche e private e non sfornare neo-laureati che possiedono competenze inferiori a quelle dei diplomati negli Istituti tecnici per il turismo o per i servizi alberghieri e della ristorazione. Come ci si può meravigliare che un’impresa scelga un giovane diplomato che avrà una sua formazione limitata ma che è in grado di svolgere con professionalità il ruolo a cui è preposto, invece di un giovane laureato che possiede alcune informazioni generiche e che non sa operare nel turismo? Debbono essere sempre le imprese a farsi carico dell’autoreferenzialità delle Università ed a formare i neo-assunti per poterli inserire adeguatamente nell’organico?

Come si può pensare ad una formazione universitaria nel turismo senza prevedere periodi di stage in azienda, a diretto contatto con il turista? Ma, ancora, come si può insegnare il turismo se si ha un approccio puramente teorico in un settore che ha conosciuto, conosce e conoscerà trasformazioni radicali che ne modificheranno pesantemente sia le modalità operative che gli strumenti d’azione? E’ la sfida che dobbiamo raccogliere e che possiamo vincere. L’Università Europea per il Turismo sta operando in questa direzione, mobilitando le migliori esperienze universitarie europee per creare competenze di primissimo livello in materia

di turismo nei territori in cui opera. In Puglia, a Castellana Grotte, il Corso di Laurea in Economia del Turismo con indirizzo Politiche del Turismo accoglie i giovani che vogliono coniugare le competenze aziendali con quelle programmatorie di un territorio, lavorando con gli stakeholders pubblici e privati per creare un Sistema Turistico Locale, definire le più moderne politiche del turismo, coniugare insieme turismo ed eno-gastronomia, razionalizzare, organizzare e promuovere attraverso le nuove tecnologie della società dell’informazione e della comunicazione l’offerta complessiva del territorio. E i riconoscimenti internazionali che sono stati tributati in pochi anni all’Università, ad esempio con l’inserimento nel Knowledge

Una suggestiva immagine delle Grotte di Castellana

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Network dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, ma anche l’estensione delle sue aree didattiche al Business environment e alle Scienze mediche, biologiche e farmaceutiche lascia presagire un nuovo modello d’azione nello sviluppo locale, in Italia e nei Paesi del Mediterraneo, dove al centro rimane il turismo sostenibile per la sua capacità di fungere da medium fra popoli e fra culture diverse, in una società come la nostra che diventa sempre più interculturale.

Veduta notturna del fortino di Trani

The natural tourism vocation

T

he Italian natural tourism vocation is often clearly modified by the Italian inability to organize the offer that satisfies the expectations of international tourism demand. The approximation in the tourism sector of the vast majority of public administration, and many associations with a

significant importance and many consortiums, established with the sole objective to measure the public contributions and to carry out expensive and useless trips thanks to the tempting promotions, which do not provide an increase in tourist flow from that location, have substantially marked the touristic

Dolmen a Bisceglie

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Italy in recent decades, together with the determination of the prefectures that are spending more and more on advertising campaigns which follow the next politician instead of adjusting the offer and the improvement of hospitality service. The many festivals, thousands of events - some of which are of great interest – could have attracted both Italian and foreign visitors, as if they were informed at the time and were scheduled their trip to take part in them, while their relevance was limited to the amusement of the inhabitants of the province, or at maximum the region. The Italian tourism has a need for a new way of thinking, deciding, acting, organizing, and making transparent the relationship between offer and demand. But to operate in this direction there is also a need of new professional competences.


Castello di Barletta

So far almost all Italian universities, training in the field of tourism have focused on the economy, thus treated tourism as an economic sector, where in the center there are the enterprises and not the territory. This has been a strategic mistake: international competition is not only based on proper management of the enterprises, but in the withdrawal and use of the territory, i.e. the ability of public and private administration to create a whole a suitable offer to satisfy the various expectations of the domestic and international demand. But on the other hand, there have not had the best results when geographers or sociologists, or the writers are taking university tourism sciences running study programs by lectures which contribute little to increase student competence and above all, in the employment in this sector.

Yes, because this should be the main concern of the university: to form young people who possess competences which are really needed by public or private enterprises and not disclose graduates who possess less power than even the graduates of the Technical Institutes for tourism or hotel services or restaurants. How can we be surprised when an enterprise chooses someone

who has just graduated, which may have a limited formation but which is able to cover professionally his assigned position instead of a just graduated one who possesses general information but does not know how to operate in the field of tourism? Should always be entrepreneurs to take over the provision of university selfreferences and form graduates so as to insert them properly in the staff? How can be thought a university education in the field of tourism without predicting the period of internship in the enterprises, in direct contact with tourists? But how can tourism be taught if there is only one theoretical approach in a sector which recognizes and will recognize fundamental changes which will change essentially both in the operating modalities and in the means of action? This is a challenge that must be undertaken and that we could win.

Porto turistico di Trani

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Suggestivo scorcio di Vieste

European University for Tourism is operating in this regard, by mobilizing the best European university experiences to create a high level of competence in the field of tourism in the territories in which it operates. In Castellana Grotte, in Apulia, the study program in Economy of Tourism option Politics of Tourism welcomes youngsters who want to join the entrepreneurial competences with those of a territory

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programming, working with stakeholders of public or private sector to create a local tourism system, in order to define the most modern tourism policy, to combine with gastronomy, rationalize, organize and promote through the new information and communication technologies in the complex offer of territory. International recognition that has been given, within a few years, to the University, for example, the introduction of

Knowledge Network in World Tourism Organization, but also the expansion of teaching space in Business Environment and Medical, Biological and Pharmaceutical Sciences implies a new model of local development action, in Italy and in the Mediterranean countries, where the focus is sustainable tourism with its ability to serve as a liaison between peoples and between different cultures, in a society like ours that is increasingly multicultural.



di Stefano Masullo socio fondatore e Direttore Responsabile di "Golf People Club Magazine" 38

P

Il golf volàno di economia anche per il Sud Italia

er troppo tempo si è pensato che lo sviluppo del Sud italia passasse solo per l'industria , costruendo cattedrali nel deserto. Oggi questa scelta presenta il conto : solo il 13 % del turismo internazionale raggiunge il Mezzogiorno e negli ultimi 10 anni le cinque grandi regioni meridionali hanno inciso solo per il 12% del totale delle notti di stranieri e il 5% della crescita. Da qui l'idea di lanciare due nuovi grandi poli turistici sul modello di quanto realizzato negli anni 60 con la Costa Smeralda. L' obiettivo del piano varato recentemente dal Governo è incrementare l'impatto del turismo sul PIL reale da 134 miliardi di euro del 2010 a 164 miliardi nel 2020, con un contributo aggiuntivo di 500mila posti di lavoro. Il golf è sicuramente uno dei punti di attrazione del turismo nazionale ed in particolare di quello pugliese, in tale contesto è da segnalare l'iniziativa istituzionale lanciata con successo la scorsa estate, prima ed unica nel suo genere , da "Golf People Club Magazine", il sistema editoriale integrato del golf italiano nonché il punto di riferimento nazionale per gli operatori mondiali del settore, denominata Golf District Apulia dove sono state unite e valorizzate le eccellenze italiane in un unico itinerario turistico golfistico culturale ed enogastronomico.

Stefano Masullo, socio fondatore e Direttore Responsabile della prestigiosa rivista "Golf People Club Magazine"

Attualmente in Europa vi sono oltre sette milioni di golfisti , e in Italia le ultime statistiche parlano di 100.317 giocatori tesserati ( 28.181 donne e 72.136 uomini) contro i circa 5.500 del 1999, che aumentano sensibilmente anno dopo anno.

Il giro d’affari legato al golf, secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero del Turismo italiano (aprile 2010), sarebbe per il Bel Paese intorno ai 350 milioni di euro di introito diretto, prodotto cioè unicamente dalle attività dei circoli.


Su scala europea il business si attesta mediamente sui 50 miliardi di euro. Le caratteristiche socio demografiche più interessanti dei 100mila appassionati golfisti possono essere riassunte nel seguente modo : • 44% età media tra i 30 ed i 40 anni; • 18% età media tra i 45 ed i 55 anni; • 38% in possesso di laurea o master post universitario contro una media nazionale del 7%; • 6% dirigenti aziendali e 18% liberi professionisti; • 42% reddito annuo superiore ai 62.000 euro annui contro una media nazionale del 3,5%; • 26% possiede una seconda casa ed il 15% possiede più di due case; • 40% fortemente interessato a moda e bellezza; • 63% fortemente interessato ai viaggi. La propensione alla spesa dei golfisti in vacanza sarebbe inoltre più alta della media.

Mentre l’esborso del turista ordinario è stato stimato dal Ministero del Turismo in 53,83 euro al giorno, quello dei golfisti salirebbe a 90 euro. Le proiezioni di mercato confermano che in Italia il bacino sta crescendo e che per conquistarlo è indispensabile specializzarsi investendo sulla creazione di prodotti altamente personalizzati e di alto livello, il golfista è infatti un viaggiatore con una spiccata propensione alla spesa e per giunta sempre in cerca di nuove destinazioni e nuovi green con cui misurarsi. A confermarlo è lo studio Enit del 2008 su Turismo e Sport, dove si specifica che "mediamente il 75 per cento dei giocatori che effettua vacanze all'estero dichiara di scegliere campi sempre diversi". La stessa ricerca rivela inoltre che "il golf può essere ormai

considerato parte integrante dell'offerta turistica italiana", una considerazione avallata dai numeri forniti dalla FIG (Federazione Italiana Golf), secondo cui i golf club nazionali che oggi possono disporre di un campo da almeno 9 buche sarebbero passati dai 200 del 1996 ai circa 250 dei nostri giorni. Le potenzialità di crescita della nicchia sono quindi reali e interessanti per gli operatori del settore, che oggi possono contare su un bacino di appassionati in decisa espansione. A livello planetario il numero dei golfisti che fanno turismo legato al golf è passato dai 7,9 milioni del 1989 a 10,5 milioni nel 1994, agli 11,8 milioni del '97 per arrivare nel 2006 a totalizzarne oggi 25 milioni. Più in generale, i golfisti (turisti e non) raggiungono invece i 64 milioni.

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Sempre sul piano mondiale gli osservatori di mercato parlano di una crescita media annua dell’8 per cento fino al 2010 e di una ulteriore progressione fino al 2015. I dati forniti dal Ministero del Turismo italiano segnala inoltre la presenza nel mondo di 94 federazioni nazionali. Sulla ripartizione della spesa turistica, le statistiche internazionali informano che il 29% dell'importo complessivo del viaggio viene destinato all'alloggio, il 25% al trasporto, il 21% al cibo, il 9% ai divertimenti, il 7% per i green fee e per il noleggio dei cart, il 5% per lo shopping puro e l'1% per le lezioni di golf. Se ne deduce che anche per i territori l'investimento su questo segmento può rivelarsi interessante, poiché la contribuzione del viaggiatore all'arricchimento dell'indotto locale è notevole. Soltanto il 7% dell'importo pagato complessivamente

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I numeri dell'offerta "Golf in Italia"... • 378 campi in Italia, di cui 100 da 9 buche e 110 da 18 buche riconosciuti Fig (fonte Fed. Italiana Golf dati 2009) • oltre 180 circoli con campi regolamentari dalle 9 alle 36 buche (fonte Ministero del Turismo) • 43 impianti promozionali con campi da 3 a 9 buche ( fonte Ministero del Turismo) • 109 campi pratica (fonte Fed. Italiana Golf - dati 2009) e quella del "Golf nel Mondo" • 6.700 campi in Europa • 34.000 campi nel mondo rimane infatti al campo da golf mentre il resto è a vantaggio degli operatori turistici e degli operatori commerciali presenti sul territorio. Interessanti le prospettive di crescita del turismo legato al golf che, secondo gli osservatori di mercato, si attesterebbero al 10% annuo sul piano mondiale e al 5% annuo per la sola Italia. Attualmente il 59% dei golfisti vive in America, il 22% in Asia, il 16% in Europa, il 3% in Australia e l’1% in Africa. I fattori incentivanti per la pratica del golf in Italia, che

conseguentemente influiscono sulla crescita del turismo legato alla disciplina sportiva: • costi meno elevati rispetto al passato per l’iscrizione ai circoli e conseguente incremento del numero dei praticanti (fonte: Enit) • aumento degli investimenti (oggi stimati intorno ai 400 mln di euro) per l’ampliamento e il miglioramento delle strutture golfistiche italiane (fonte Enit) • facilità di associazione del prodotto golfistico a quello culturale ed enogastronomico (fonte: Associazione Golf Italiana Real Estate).


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di Giuseppe Miliè, Architetto e Urbanista, specializzato in Golf Design e Landscaping 42

Turismo per 365 giorni all'anno. Il perché dello sviluppo di sistemi di campi da golf

N

ella mia carriera di Architetto ed Urbanista ho avuto sino ad oggi più volte la “fortuna” di avere commissionato l’incarico per studiare il territorio, con il tema della possibile individuazione delle potenzialità per la creazione di infrastrutture per nuovi posti di “lavoro” . Tema assolutamente affascinante per un Architetto, in quanto con il “semplice tratto di matita” si può potenzialmente indirizzare intere Regioni, ad una nuova vita, sociale, economica, finanziaria. Tra gli indirizzi di infrastrutture il più interessante e forse oggi il più concretamente realizzabile è quello di individuare aree potenzialmente sviluppabili con impianti da golf. In Puglia in particolare il progetto inizia come sfida e domanda…. “ E’ possibile avere un turismo che attragga per 365 giorni l’anno?” Occorreva però prima di iniziare a tracciare ipotesi progettuali, fare una approfondita analisi di ciò che altri paesi del Mediterraneo hanno affrontato, come Spagna, Portogallo, Tunisia, Turchia, per non parlare del ben più lontano Marocco! Ebbene tali paesi ormai da decenni si sono “infrastrutturati” per accogliere milioni di Turisti/ golfisti, durante tutti i mesi dell’anno.

Giuseppe Miliè (a destra) Architetto e Urbanista, specializzato in Golf Design e Landscaping, posa accanto a Rory Mc Ilroy (attuale n° 1 classifica Mondiale Professionisti)

Difficile da credere ma è così! Tedeschi, Svedesi, Norvegesi, Inglesi, etc… tutti coloro che nel periodo invernale, causa il freddo, non riescono a cimentarsi nel loro sport preferito (golf), appena hanno occasione di far coincidere un breve periodo di vacanza, “decollano” verso mete più miti (climaticamente) per affrontare campi da golf realizzati come piccoli paradisi!

Il dato impressionante è che nel periodo ottobre/maggio, “decollano” oltre 40.000 golfisti al giorno! E tutti verso i paesi sopracitati, e pochissiminessuno, verso l’Italia. In teoria saremmo più vicini, con un clima migliore, avremmo molto di più da offrire (arte, cultura, enogastronomia), ma ….peccato …non abbiamo campi da golf!!!


Da qui il mio studio, di selezionare su ampie aree di territorio, regionale sistemi “puntuali” di sviluppo con impianti di golf che facessero tra di loro sistema…! In particolare il tema del progetto in Puglia è mirato ad effettuare interventi di valorizzazione e aumento della competitività della Regione attraverso la realizzazione di strutture per la fruizione del turismo sportivo con particolare riferimento al turismo golfistico. L’Italia attualmente fa rilevare circa 300 milioni di presenze annue con una crescita media del 2,5%. Di questi, a livello nazionale, il 59% del totale rilevato sono italiani contro un 41% di stranieri. Considerando come tali flussi si distribuiscono a livello regionale, la situazione è eterogenea. Questi dati portano immediatamente a due considerazioni: il turismo è in ogni caso un settore economico strategico e nella situazione

attuale, esso è assolutamente poco sfruttato specie se si fa riferimento alle enormi potenzialità, spesso con carattere di unicità, rappresentate dai beni ambientali e archeologici e del patrimonio culturale e storico di cui dispone la regione. Tale considerazione è ancora più vera dal punto di vista degli stranieri del nord Europa che quasi non arrivano in quest’area. Per quanto riguarda la prima considerazione, senza ricorrere ad un esame analitico e dettagliato delle potenzialità regionali, si ricordano solamente l’importanza dei tanti possibili itinerari turistici presenti sul territorio: ai resti dell’antica Magna Grecia disseminati lungo i litorali, all’artigianato che conserva aspetti e sapori del buon passato, ai paesi medioevali che hanno conservato il loro aspetto nel corso dei secoli, permettendo al visitatore dei veri e propri tuffi nel passato. Inoltre non è da dimenticare l’importanza della cultura

gastronomica locale che, sicuramente apprezzata, è caratteristica essenziale per la creazione di veri e propri itinerari turistici, ove far rivivere i sapori locali che compendiano, il meglio della famosa cucina mediterranea. La presenza di tali e tanti attrattori in Puglia è di per sé un requisito per puntare ad uno sviluppo turistico di qualità. Un secondo requisito è l’organizzazione e la commercializzazione di questi itinerari con una attività di coordinamento capillare degli operatori interessati: grandi compagnie alberghiere, tour operator, agenzie di viaggi, alberghi, aziende agricole e agrituristiche, commercianti, artigiani, ecc.. In questo caso emerge invece una carenza pregiudizievole, anche strutturale. Un terzo requisito è infine la diffusione persuasiva dell’offerta turistica nei circuiti nazionali ed internazionali, che orientano e gestiscono i flussi turistici.

I flussi del turismo golfistico in Europa

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A questo punto riesce difficile sostenere che all’origine delle difficoltà del rilancio turistico regionale vi sia la mancanza di coordinamento e di organizzazione piuttosto che una rete informativa pubblicitaria. Sono infatti diversi gli interventi necessari sulle strutture (valorizzazione e salvaguardia), sull’organizzazione (confezionamento dei possibili tipi di itinerari, caratteristici, alcuni dei quali unici al mondo), ma sono pure poche le opportunità di diffusione dell’informazione sui luoghi, prima ancora che sulla vera e propria offerta turistica. A tal proposito, evidenziando nella destagionalizzazione e nell’incremento (qualitativo e quantitativo) dei flussi turistici gli obiettivi/leve su cui puntare per una riqualificazione dell’area, la costruzione di un “sistema” di campi a golf è un’ottima soluzione. L’obiettivo dello studio di fattibilità è quello di individuare e confrontare diverse ipotesi per la localizzazione e realizzazione di

I sistemi nodali aeroporti: Bari e Brindisi

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un “sistema” di campi da golf. Gli aspetti da analizzare sono i seguenti: Tecnico - territoriale, Economico finanziario, Amministrativo, Istituzionale e Gestionale. Intuitivamente i vantaggi e i contributi al rilancio turistico che potrebbero derivare dalla presenza sul territorio di un “Sistema” di Campi da Golf, possono essere tanti e significativi. Il turismo golfistico non è legato alla stagionalità dei climi per cui offre l’opportunità di allungare le stagioni turistiche locali che, come già detto, a parte poche eccezioni, interessano brevi periodi dell’anno. Questo consente di utilizzare al meglio le strutture e permettere uno sviluppo più stabile e non precario dell’indotto e del lavoro. Certamente, per questa pratica sportiva, in Puglia i climi primaverili e autunnali offrono condizioni ottimali rispetto alle aree geografiche del nord Italia, per

non parlare di quelle di altri paesi dell’Europa. Il Golf, normalmente, è uno sport praticato principalmente da persone di estrazione sociale e potere di spesa superiori alla media. Basti pensare che il costo per una giornata di pratica sportiva si aggira intorno ai 150/250 euro. In tal senso questo sport differenzia ed eleva il livello socio - economico del turista, portando benefici anche a tutto l’indotto. A ciò si aggiunge che l’informazione relativa alle numerose manifestazioni sportive promosse presso un campo da golf viene periodicamente segnalata su tutte le riviste del settore, nonché sulla cronaca sportiva dei quotidiani. Questo turismo inoltre è favorito quando nel territorio sono presenti più campi da golf, analogamente a quanto avviene per le piste sciistiche, per cui la realizzazione di un “Sistema di Campi da Golf” costituirebbe rilevante interesse oltre che sul


piano agonistico, anche su quello ambientale, culturale e quindi turistico. In questa prospettiva appare evidente che la presenza di campi da golf verrebbe a costituire una ottima occasione per dare slancio ad un turismo anche “fuori stagione”, di elevato livello sociale - economico e di particolare interesse per il settore commerciale, artigianale, dell’imprenditoria edilizia e degli operatori turistici locali, contribuendo alla creazione di nuovi posti di lavoro e alla maggiore stabilità di impiego per l’indotto legato alle stesse attività turistiche. Attualmente il personale a “fine stagione” emigra verso altre aree e verso altri settori economici. Questo comporta un duplice effetto: una perdita di stabilità occupazionale rilevante ed una diminuzione della professionalità nel settore. Questo inquietante fenomeno può essere contrastato con la destagionalizzazione turistica che permette anche all’occupazione nel settore di diventare stabile. Le responsabilità per lo sviluppo e la realizzazione di tale progetto vanno trasferite agli organi amministrazione principali. Il ruolo della Regione Puglia sarà quello di catalizzatore tra la Federazione Italiana Golf, la PGA (European Tour Production, organismo raffrontabile alla nostra Federazione ma che opera a livello mondiale) e quello di organizzatore di uno studio che elabori un piano da offrire a tour operator e catene alberghiere, dove vengano messi in evidenza:

• le aree • i permessi e la tempistica • i finanziamenti della comunita’ economica europea • gli apporti degli investitori. In quest’ottica, lo studio comprendere l’elaborazione di questo piano considerando sinergicamente: • gli obiettivi della Pubblica Amministrazione, • le esigenze dei tour operator per l’organizzazione e la commercializzazione dei prodotti/ pacchetti che ne scaturiranno, • i bisogni dei turisti potenziali. Tali valutazioni e tutte le ipotesi sono fatte tenendo presente i limiti della “carrying capacity” dell’area (utilizzo massimo di un’area senza che ciò causi effetti

dannosi alle sue risorse, diminuisca a lungo termine la soddisfazione del turista o generi problemi socio economici alle comunità locali) ed anzi promovendo azioni che ne permettano l’innalzamento. La capacità di carico verrà analizzata e monitorata in tutte e tre le sue forme: fisica (connessa prevalentemente alle attrezzature); biofisica (ecologica del territorio) e socioculturale (riferita alla soddisfazione sia dei turisti che della popolazione locale. Contemporaneamente ad una stretta collaborazione con le amministrazioni locali, si adotteranno forme di pianificazione cosiddette “bottom

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up”, si ritiene che le popolazioni locali debbano attivamente partecipare alla pianificazione per due motivi: sia perché sono coloro che subiranno le conseguenze (positive e negative) delle azioni svolte, sia perché meglio conoscono le realtà locali. Inoltre, da un punto di vista psicologico, la loro partecipazione attiva diminuirà la creazione di attriti. Il progetto di sviluppo, fatte salve le dovute analisi, dovrà prevedere l’individuazione sul territorio regionale di almeno 4 5 aree da identificare quali “Poli Golfistici” facenti parte del “Sistema di Campi da Golf”. Le scelte per la definizione di un “Polo Golfistico” deve seguire i seguenti criteri: • raggiungibilità da aeroporti, snodi ferroviari, e autostrade, con transfert al massimo di 60 minuti; • possibilità di collegamento di minimo tre, massimo 5 impianti (aree a potenziale intervento) a 10 minuti di distanza massima l’uno dall’altro e dalle stesse strutture ricettive attuali (Alberghi, Villaggi, ecc.) e sia da quelle che possono essere riqualificate o costruite ex novo;

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• facilità di accesso e collegamento per la fruizione mare/monti; • contesto ambientale favorevole senza la necessità di grossi interventi costruttivi; • contesto storico culturale di particolare pregio che deve essere da “cornice” agli impianti stessi; • possibilità di integrare l’attività golfistica con altre attività sportive (tennis, vela, equitazione, ecc.) e/o altre attività differenti (terme, attività escursionistica, culturali) tenendo presente non solo le compatibilità con il golfista, ma anche degli e v e n t u a l i accompagnatori non giocatori; • possibilità di utilizzare strutture

ricettive di livello medio alto ( Hotel, Villaggi, ecc. ) o di elevare lo standing di alcune strutture già esistenti; • realizzazione di un solo “polo golfistico” prevedendo da un minimo di tre ad un massimo di cinque campi. Quanto sopra viene avvalorato dalle seguenti motivazioni: • offerta da parte delle agenzie di pacchetti vacanze golf interessanti ad un livello qualitativo non uguale o superiore di quello di altre nazioni concorrenti; • necessità di offrire al cliente la possibilità, nell’arco della settimana di vacanza, di poter giocare su almeno tre percorsi diversi con transfert non superiori a 10 minuti tra l’albergo ed il campo da golf; Come è noto la media di utenti giornalieri di un campo è di circa


offerta di pacchetti “tutto compreso”, consentendo di essere competitivi nei confronti delle concorrenti aree europee; Sulla voce trasporti l’offerta Puglia Golf ha l’ulteriore vantaggio di un numero di ore di volo, per gli utenti che provengono dal nord Europa, notevolmente inferiore rispetto ai paesi che offrono lo stesso prodotto (ad esempio un turista del nord

200 giocatori; considerando almeno tre campi questi eleverebbero ad almeno 600 le presenze settimanali di golfisti, a cui si aggiungono, secondo le statistiche straniere, circa un terzo di accompagnatori, per un totale di 800 presenze giornaliere. Tale cifra, già da sola, giustificherebbe l’investimento di considerevoli capitali per la costruzione o il rinnovamento di strutture alberghiere, campi di gioco, ecc.. Si pensi a come potrebbe lievitare l’indotto nel caso in cui si riesca a coinvolgere anche le famiglie dei giocatori (si veda l’ipotesi di polo golfistico nell’ultimo capitolo); Le cifre espresse al precedente punto 3. garantirebbero i “voli settimanali pieni”, dato fondamentale per abbassare i costi di trasporto in una eventuale

Europa risparmia un 20% del tempo rispetto la Spagna ed un 30% rispetto il Portogallo). E’ noto che la voce “trasporto aereo” incide nel costo della vacanza per quasi il 25% nelle mete comprese tra 3 e 5 ore di volo. Risultati Per un solo Polo golfisti con 5 campi:

Mentre se si parla di posti di Lavoro si avranno questi numeri: • Sono 60 dipendenti golf per ogni impianto (60x5) = 300 posti di lavoro diretti golf. • Sono 141 dipendenti albergo per ogni impianto (141x5) = 705 posti di lavoro diretti albergo • Sono circa 260 posti di lavoro per ogni impianto …… per un totale di 1.300 posti di lavoro per 1 POLO Golf = 5 impianti.

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di Saverio Buttiglione 48

Food & Sex discovery: ho scoperto il cibo e l'amore

D

a bambino guardando in TV i viaggi nello spazio delle navette della Nasa mi colpiva che gli astronauti si nutrissero con le pillole, pensai che forse un giorno l’avremmo fatto tutti, per soddisfare la domanda di cibo di un’umanità demograficamente crescente e poi anche per praticità, si sarebbero potuti eliminare i tempi di coltivazione vegetale o allevamento animale, quelli della trasformazione e quelli della preparazione in cucina.

procreare, solo questo, ancor oggi, sappiamo con certezza, se razionalmente escludiamo le filosofie ed i credo religiosi di cui non v’è certezza alcuna, perciò se si potessero ingegnerizzare entrambe le attività si risolverebbe drasticamente sia la scarsità di materia prima sia i lunghi tempi dei due processi. Persino per fare figli volendo saremmo già in grado di escludere l’atto sessuale fra maschi e femmine perché oggi possiamo procreare “in vitro”.

Che tristezza però pensai immediatamente. Certo, in fondo come tutte le specie anche quella umana esiste solo per nutrirsi e

Ma la tristezza che mi prendeva allora da bambino quando si trattava solo di una proiezione di fantasia è rimasta immutata oggi che constato la reale possibilità

di poterlo fare concretamente. Sappiamo che il sesso eterosessuale senza amore ha raggiunto anche la frontieradel “senza partner” col “vurtualsex”, cioè con macchine che usano occhiali tridimensionali per i video filmati digitali interattivi e sensori applicati sugli organi genitali dando perciò una sensazione di amplesso molto vicina alla realtà, con la scelta, per giunta, del partner desiderato ... poi per la procreazione, appunto, per chi la volesse, ci sarebbe la fecondazione in vitro. Così, in un mondo sempre più “fast” e ”no problem” si eliminerebbero i tempi lunghi della costruzione dell’approccio, a cominciare dai corteggiamenti, coi relativi costi, ma pure i rifiuti e le delusioni, e le conseguenze, a volte noiose e limitanti delle libertà personali, della eventuale nascita di rapporti stabili. Ma che triste non sentire più il palpito del cuore al semplice sguardo condiviso, all’imprevedibilità della reazione ai nostri atti d’amore, alla scia di profumo inebriante che sfiora le nostre narici, alla vista delle gambe di una ragazza sotto la gonna che ci scatena tempeste ormonali simili a quelle che i nostri muscoli prorompenti sotto un abito di Armani possono scatenare in lei! Che ne sarà del rossetto sulle labbra che lanciava messaggi


subliminali di vigoria fisica al femminile simile all’esibizione della prestanza maschile, entrambi ancestrali sinonimi attrattivi a garanzia di capacità produttiva e sicurezza di successivo allevamento della prole? Ora scopro che sono arrivate anche le famose “pillole degli astronauti” della mia infanzia in grado di poter sfamare tutti senza perdita di tempo e denaro. Ma non sono asettiche come quelle che da bambino vedevo in TV nella colazione degli uomini dello spazio, e quindi poco appetibili! Mi giunge notizia che miscelando varie sostanze, proteine e vitamine per esempio, gli scienziati e nuovi produttori hanno creato una “pasta di riso”, quindi nemmeno un prodotto OGM, che comunque viene coltivato (con tutti i problemi ambientali ed etici relativi), ma un insieme di sostanze che viene poi passato attraverso la trafilatura di sofisticate macchine e produce “chicci di riso” perfettamente uguali a quelli faticosamente raccolti nelle risaie di mezzo mondo che per giunta consumano molta acqua che diventa sempre più preziosa perché sempre più scarsa. Anche se fosse comunque riso macinato, impastato con formidabili nutrienti e ricomposto dalle macchine in chicchi di riso, potrebbe comunque essere una geniale novità per sfamare e rivitalizzare intere popolazioni affamate e denutrite. Inoltre due dei più grandi produttori e consumatori di riso

del mondo, l’India e la Cina, che stanno appunto affrontando la sempre più grave carenza idrica, cercano di rimediarvi coltivando il riso senza l’utilizzo massiccio di acqua. Il riso infatti non è una pianta acquatica ma viene sommerso per controllare le erbacce e proprio In India, grazie ad uno studio del WWF, viene

uniche prospettive di soluzione per un Pianeta sempre più affamato. Infatti le multinazionali OGM cercano di produrre molecole farmaceutiche come l’Insulina e altri ormoni umani, oppure vaccini o sieri (questi ultimi a base di Anticorpi Monoclonali Monoclonal AntiBodies, MoAbs), o molecole proteiche di altra

sperimentato il SRI (System of Rice Intensification), un metodo che garantirà una resa superiore del 30% usando il 40% in meno d’acqua. In pratica questo cereale viene coltivato in terreni ricchi di nutrienti e non allagati, assicurando spazi più larghi alle piante, che così hanno meno competizione per le risorse e crescono meglio, senza l’utilizzo in massa di fertilizzanti chimici. Si potrebbe quindi finalmente fare a meno delle piante OGM, che finora sono sembrate le

struttura biochimica (Lattoferrina, Ormone di Crescita, Antigeni neoplastici…) tramite piante OGM, organismi geneticamente modificati, definite come “bioreattori” o “bio-fabbriche”. Mentre era, ed è, eticamente corretto produrre molecole farmaceutiche tramite ceppi di Escherichia Coli o di altri microorganismi tenuti in laboratori protetti, un chiaro rifiuto etico e morale sorge immediatamente all’idea di impiegare pomodoro, mais, soia, e altre piante, in campo aperto o in serra (sia

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pure in laboratorio protetto) per produrre molecole biofarmaceutiche, cioè proteine che vengono successivamente estratte dalla pianta ad uso di Insulina e altri ormoni umani, vaccini o sieri (questi ultimi a base di Anticorpi Monoclonali Monoclonal AntiBodies, MoAbs), o molecole proteiche di altra struttura biochimica (Lattoferrina, Ormone di Crescita, Antigeni neoplastici...) perché a questo punto, il rischio di contaminazione ambientale avrebbe conseguenze tremende a livello planetario. Sia sull’intera specie di quel tipo di pianta utilizzata sia su tutto l’eco sistema perché per produrre la particolare molecola proteica, la specifica pianta OGM (“bio-reattore” o “bio-fabbrica”) entrando nella catena alimentare 50

animale o umana, provocherebbe l’assorbimento di questa particolare molecola proteica bio-farmacalogica da parte dei sistemi digestivi animali e umani, con effetti assolutamente sconosciuti, ma sicuramente dannosi. Per esempio già da tempo Greenpeace chiedeva a livello europeo di votare contro l’autorizzazione all’importazione del riso OGM della Bayer (LL62), modificato per resistere a un erbicida tossico, il glufosinato. Il glufosinato è considerato molto pericoloso per gli esseri umani e per l’ambiente. L’Italia è il principale produttore di riso e di biologico a livello europeo, che senso avrebbe rischiare col riso transgenico? Anche la Bayer però aveva ammesso che questo riso

potrebbe accidentalmente germinare, col rischio di contaminare la produzione nazionale come ricordava Federica Ferrario, responsabile campagna OGM di Greenpeace Italia, e tutto ciò mentre permangono ancora i dubbi sulla sicurezza per il consumo animale e umano degli OGM. Si spera che il governo italiano e le autorità europee impediscano l’importazione del riso transgenico, perché al contrario proprio noi, in Italia, nel Parco del Ticino da molti anni applichiamo una politica agricola improntata invece all’agricoltura biologica e integrata per salvaguardare sia la biodiversità e per tutelare il paesaggio. Considerando che proprio il riso è uno dei prodotti più significativi del nostro territorio,


manteniamolo quindi non-ogm, così come ci insegna “Slowfood” che sta conducendo una vera guerra (più che una battaglia) per tutelare dall’estinzione i prodotti tipici dei territori con quelli che chiama “presìdi agroalimentari”, la “Cipolla Rossa di Acquaviva delle Fonti” oppure il “Pomodorino dell’Oasi umida protetta di Torre Guaceto” sotto Ostuni in Puglia sono ottimi esempi di Presìdi Slowfood. Proprio la Puglia sta insegnando che il cibo, quello naturale e biologico, cucinato secondo i canoni della “Dieta Mediterranea” (che è stata riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’Unesco perché oltre che gustosa fa vivere a lungo, come scoprì nel secolo scorso il medico ricercatore Ancel Keys analizzando sette territori del mondo) è la chiave di volta addirittura per la ricrescita economica. Quando, facendoli accogliere dalla vice Miss Italia, la pugliese Mayra Pietracola, abbiamo fatto gustare nella masseria San Domenico, dopo una gara di Golf, ai giocatori russi e australiani, i pomodori di Torre Guaceto “schiacciati” sulla fetta di pane cotto nei forni a legna di Altamura, indorato con l’olio extravergine spremuto a freddo dalle macine della vicina masseria Brancati, con le olive raccolte dagli alberi secolari che la circondano, e abbiamo offerto loro il vino Negramaro e Primitivo ottenuto dalle uve nate al sole di Alberobello dalle piante ancora tenute “ad alberello” fra i trulli dove i contadini si riposavano

dalla calura estiva ed abbiamo concluso con le mozzarelle fatte col latte delle mucche podoliche di Gioia del Colle, “abbiamo venduto” un brand, abbiamo venduto odori, sensazioni, cultura e gusto, abbiamo venduto turismo futuro ma anche stile di vita, anche bellezza e moda, quella che deriva nel tessile abbigliamento pugliese dalle ricamatrici e dalle tessiture pugliesi dei secoli scorsi per arrivare, attualizzata al terzo millennio, allo stile di Costume National del salentino Ennio Capasa, che ha sostituito il glamour di Valentino nei cuori dei Parigini, agli abiti per bambini della Mafrat di Mario Totaro che spopola in tutto il mondo, anche e soprattutto in Cina, per finire con la griffe dei jeans Meltin’ Pot di Augusto Romano, icona dell’abbigliamento dei teenager

di mezzo mondo. Ho voluto sentire il patron di Miss Italia in Puglia Mimmo Rollo per portare a fine settembre le nostre bellezze a Milano per un gemellaggio prima di tutto enogastronomico Nord/Sud, su invito che mi è stato fatto dal vice presidente nazionale dell’UCID (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti d’Azienda) Ruggiero Cristallo, che ho raccolto perché sempre, ma ancor di più in questa spaventosa crisi di identità dovuta alle incertezze economico/finanziarie globali, gli “industriali etici” mi hanno commosso per quello che stanno facendo a favore della socialità più che a favore dei propri portafogli. Faremo quindi con l’UCID questo Evento promo/ commerciale a Milano.

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Ho coinvolto anche il palermitano professore Salvatore Messina che, unico italiano seduto nel forum mondiale del turismo, per meriti professionali pregressi, ha sfidato i soloni delle accademie burocratiche creando, d’accordo col governo di Albania, proprio a Tirana l’Università Europea per il Turismo, che in poco tempo ha stretto accordi con 24 università del nostro continente. Il magnifico rettore Messina instancabilmente, fra una lezione ed un convegno in ogni parte del mondo, produce forum d’incontro a Castellana Grotte in Puglia fra stakeholders e imprenditori della ristorazione e dell’hotelleria, al fine di “creare un nuovo prodotto turistico” che sia allineato alla attuale domanda dei mercati mondiali, proprio per produrre profitti con l’icoming turistica destagionalizandola e quindi sviluppo anche alle altre economie produttive dei territori interessati. Ho coinvolto il Gruppo di Azione Locale “Barsento e Valle d’Itria” che sta già creando sinergie interessanti con altri GAL nazionali e transnazionali in largo anticipo sui tempi di attuazione delle nuove leggi Europea che lasceranno appunto ai GAL la programmazione e le risorse per lo sviluppo dei territori. Ripresi televisivamente, a tal proposito, già tre anni orsono l’ospitata che il direttore di questo GAL, il dott. Matteo Antonicelli, fece a tre GAL del Veneto nel celebre Istituto Alberghiero di Castellana Grotte.

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I professori e gli studentii crearono in quell’occasione splendidi e gustosi piatti utilizzando le materie prime della terra delle due regioni. I produttori del Veneto ne furono entusiasti, e persino le banche venete che li a c c o m p a g n a v a n o sponsorizzandoli; ho perciò coinvolto per il gemellaggio Nord/ Sud di fine settembre a Milano anche due chefs internazionali che hanno studiato proprio all’alberghiero di Castellana Grotte e l’attuale ottimo professore di questo glorioso istituto Giovanni Colonna. Il primo chef è Pasquale Fatalino, che dopo aver cucinato negli anni dopo il diploma nel ristorante del prestigioso circolo

Tennis di Bologna (dove è nata, grazie ai suoi fornelli, una grande amicizia con Lucio Dalla, Ron ed altri famosi big della canzone italiana, che ora vengono apposta a pranzare nel suo ristorante “Antica Locanda” di Noci) è ospite ormai fisso in RAI dalla Clerici nel famoso programma “La prova del Cuoco”. L’altro chef è Nicola Savino che dopo il diploma a Castellana aprì un ristorante negli USA a Dallas, e lì, oltre a servire i ricchi petrolieri di quella città, ha servito le “polpette pugliesi” anche al Presidente Bush ed a Frank Sinatra. Ora ha un ristorante a Conversano e con Donato Sabatelli di Castellana, il Re della pasta fresca pugliese, produce anche


squisite prelibatezze per importanti linee aeree di tutto il mondo. Non potevo non chiamare a questo incontro il dott. Giacomo Ruggieri, “deus ex machina” della cooperazione in Puglia, perché dovunque le aziende di eccellenza sono e devono restare piccole ma per poter competere sui mercati globali “devono” consorziarsi, come da tempo hanno capito nel nord Italia. Insieme quindi al cav. Dante Renzini, che produce in tre stabilimenti umbri i “prosciutti di Norcia” ma che ha trasformato in eccellenza i vini della Cantina Albea di Alberobello, dove ha costruito il più importante Museo del Vino Pugliese, ed al cav. Tommaso Chiarella, fondatore del Premio Internazionale “Excellence” di casa a Montecarlo dal Principe Ranieri di Monaco, sono passato a prendere il sindaco Sergio Povia di Gioia dl

Colle, città regina del vino Primitivo e delle Mozzarelle, e ci siamo recati tutti insieme nella vicina Santeramo in Colle sulla Murgia. Qui ci ha accolto nella cucina della vecchia sede del suo stabilimento Andrea Benagiano, che ci ha cucinato personalmente la pasta che la sua famiglia produce da ben 160 anni, ancor oggi con le trafile in bronzo e con la lenta essiccatura, una pasta che gustò ed apprezzò molto Giuseppe Garibaldi quando fu eletto deputato nella vicina Andria. Andrea ha cucinato le sue nuove paste alla Curcuma ed alla Canapa, poi tutti ci siamo dati appuntamento a Milano per fine settembre. Sarà una scommessa per il futuro, sia della Puglia produttiva sia per l’impiego nel lavoro delle nuove generazioni, quella di puntare in alto, per esempio con

lo sport del Golf che enfatizza silenzio, concentrazione, ambiente e con le eccellenze agroalimentari e della moda. Un incontro davanti ad una tavola comeabbiamo fatto noi con la pasta di Benagiano condita solo con l’olio extravergine d’oliva, fra la Puglia e la Lombardia, un incontro che proseguirà con lo shwroom permanente “Milano Food&Moda” utile quando fra 1000 giorni arriverà nella città meneghina, per ben sei mesi, tutto il mondo in occasione di EXPO 2015, il cui tema, proposto ai 30 miloni di visitatori sarà proprio “Alimentazione e Sviluppo Sostenibile del Pianeta”. Domenica scorsa sono andato a casa dei miei genitori e mia madre Maria mi ha cucinato la pasta al forno …..le ho dato un bacio dicendole: "grazie mamma, ho scoperto il cibo!"

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di Saverio Buttiglione

Ago Couture

Quando l'abito fa il monaco

L

e moderne vetrate che all’esterno avevo notato incastonate fra gli antichi archi del primo piano recavano su tutte le finestre un logo stilisticamente moderno: Ago Couture. Una volta entrato in questo palazzo nobiliare del centro storico di Noci mi è apparsa la creatura personale del giovane rampollo della famiglia Pulito, Michele, in ambienti affascinanti che mi ricordavano quelli della haute couture a Parigi. In una elegante sala erano all’opera sarti e sartine con forbici, “ago” e filo (e macchina da cucire), in un’altra distinte signorine davanti agli schermi dei computers erano al telefono a comporre un piccolo callcenter 54

dedicato a categorie di clientela molto speciale. Già nel 1960 Putignano in Puglia, regione a prevalenza agricola ai quei tempi, vantava importanti industrie di confezioni (Contegiacomo, Totaro, Serio) e di tintoria dei tessuti (Mummolo ed Elefante) con centinaia di operai esperti in manifattura, Per chi come me è nato in Puglia a Putignano, nel distretto industriale dell’abbigliamento, che collega questa città, famosa per il carnevale più lungo (comincia il giorno dopo Natale) ed antico del mondo (600 anni), a Martina Franca, città che guarda dall’alto la campagna della Valle d’Itria cosparsa di coni fiabeschi (i tetti dei trulli), il detto che “l’abito

non fa il monaco” è chiaro sin da bambino. Proprio il carnevale, infatti, oltre alle sfilate dei carri allegorici simili a quelli di Viareggio, conserva ancora da secoli la tradizione del mascheramento con inversione di ruoli e generi nei giovedì di questo periodo di trasgressione, anche con un giovedì dedicato alle suore, preti e ai monaci appunto, e quindi sin da piccoli si impara subito che l’abito che si indossa non è per forza sinonimo di quel ruolo, di cui è simbolo, sia nella sostanza che nei comportamenti. Eppure, quasi per contraddizione logica, negli ultimi decenni il senso estetico, dovuto anche ad un bisogno di autopubblicizzarsi ad una platea quanto più vasta possibile, per affermare con forza la propria singola esistenza ed il proprio valore, ha preso il sopravvento insinuando in tanti che il giusto look, mostrato per strada ma meglio se in una trasmissione televisiva piuttosto che in un video su youtube, sia più importante della sostanza (se questa viene tenuta silenziosa e nascosta agli occhi di tutti è come se non esistesse). Effettivamente la Comunicazione del proprio valore


agli altri, la pubblicità del proprio essere è importante ai fini del successo in tutti i campi della vita, da quello lavorativo a quello privato, perfino nella ricerca dell’amore. Alla stregua di un’azienda che produca cose eccellenti ma non utilizzi nessuno strumento di marketing e pubblicità quale successo avrebbe un ottimo ingegnere che stesse chiuso nel suo studio ad aspettare clienti senza comunicare con essi, oppure uno scienziato o un grande musicista che stessero immobili ad aspettare che qualcuno li chiami per esprimere il loro talento? Come spiegato tante volte in Tv da Piero Angela nei suoi Superquark questo bisogno di mostrarsi ed apparire al meglio ha origini ancestrali, se si pensa alle labbra tinte delle donne per mostrare la propria vigoria fisica e conseguente capacità riproduttiva agli occhi degli eventuali partners

oppure se si pensa alla coda dei pavoni che si apre nel suo splendore di colori per convincere una compagna all’accoppiamento nella stagione degli amori. In IBM, nel marketing, mi hanno insegnato che quando si fa una nuova conoscenza, i primi secondi peseranno sempre nei rapporti futuri per l’idea che l’interlocutore si costruisce di noi nel suo cervello in quegli attimi, dalla stretta di mano, alla postura e, appunto, all’abito che si indossa, e solo in un secondo momento prenderà in esame il nostro valore intrinseco, quindi la percezione della sostanza gli arriva sempre dopo quella della forma. Quando ero bambino, mio padre, funzionario ministeriale, dirigeva l’ufficio del lavoro a Noci, proprio fra Putignano e Martina Franca, e quando non andavo a scuola, d’estate per esempio, alle volte mi portava a farmi scorazzare in bici nella splendida villa

comunale di fronte al suo ufficio, affidato all’occhio vigile del capo giardiniere che mi trattava da privilegiato, perché non permetteva a nessun altro bimbo di usare la bicicletta in quel luogo. Arrivava sempre il giorno in cui, su richiesta di mia madre, mio padre mi mandava nell’azienda di abbigliamento del suo amico Giovanni Pulito, poco lontano al primo piano sopra l’ufficio postale, per farmi fare un abito su misura. La sua richiesta telefonica, su pressione di mia madre, era che i pantaloni fossero corti, come si usava in quei tempi, ed io puntualmente mi rifiutavo di farmi prendere le misure perché volevo i pantaloni lunghi, volevo “apparire” grande ed adulto (il compromesso alla fine erano pantaloni all’inglese, al ginocchio). Ora è cambiato tutto: non esiste più l’apparire bambino e l’apparire adulto! Dopo che la moda delle grandi griffes ha imposto gli stessi abiti degli adulti ai bambini, differenti solo per dimensioni, i genitori si sono adeguati andando oltre nel “costruire” l’immagine dei loro figli alla stregua di piccoli uomini e piccole donne, anche negli accessori, dotandoli pure di telefoni cellulari e di tablet, quando possono anche di mini motociclette e mini auto fino all’incoraggiare comportamenti che scimmiottano quelli degli adulti (come spesso succede l’esagerazione prende poi il sopravvento nei nuovi stili di vita). Tornando in Puglia un mio amico mi aveva presentato Michele Pulito il quale, dopo avermi chiesto quale fosse la mia 55


professione, ed avendo appurato che, oltre che fare televisione, mi occupo anche di marketing nel progetto “Milano Food&Moda,” mi ha invitato a visitare la sua azienda di confezioni nella zona industriale di Noci. All’arrivo mi sono commosso perché ho riconosciuto il padre di Michele nel signor Giovanni Pulito della mia infanzia, in una nuova modernissima azienda ma ancora lì, ad osservare il lavoro che, nonostante l’attuale crisi economica mondiale, nonostante la delocalizzazione produttiva massiccia avvenuta in quel comparto negli ultimi anni, i suoi operai continuano a svolgere in Italia con ottimi risultati commerciali, sotto la direzione dei suoi tre figli. Ho scoperto qual è il segreto del successo della Pulito International Group anche in un difficile 2012 quando, una volta passata la commozione, ho guardato l’azienda con occhi professionali. E’ proprio la capacità che hanno alcune famiglie imprenditoriali (ed in questo gli italiani sono imbattibili) di coniugare il passato,

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utilizzando e sfruttando un’importante storia aziendale arricchendola con ricerca e sviluppo adeguate alla modernità. Non sapevo nemmeno io che quella insegna a neon Pulcar, che vedevo sull’ufficio postale di Noci da bambino, fosse l’acronimo dei due cognomi “Pulito e Carbotti”, due signori che nel 1885 a Martina Franca avevano cominciato a produrre e vendere cappotti, unica tipologia di capo prodotto in Puglia centoventisette anni fa! Questi signori producevano i cappotti nei mesi estivi e nel periodo invernale trasportavano coi carretti i capi in tutti i mercati paesani della regione fino al completo esaurimento della merce e solo allora tornavano a casa. Dopo il 1945, dopo la seconda guerra mondiale, la produzione della Pulcar si è sviluppata

aggiungendo al cappotto il cosiddetto “capospalla”, dalla giacca al trench. Questa trasformazione è stata voluta proprio da Giovanni Pulito, che, nato sarto e poi divenuto tecnico di produzione, proprio nell’immediato dopoguerra è stato fra i primi a portare in Puglia i tessuti pettinati per la produzione degli abiti, fino ad allora prodotti solo con tessuti cardati. Infatti Giovanni da oltre 35 anni ha avuto la fiducia di aziende come la Lanerossi, la Mariane ed altri lanifici biellesi di cui è esclusivista per la Puglia. Dei suoi tre figli che conducono l’azienda proprio Michele Pulito, che m’aveva invitato a Noci al mio arrivo da Milano, ha voluto farmi una sorpresa invitandomi a prendere un caffè nel centro storico di Noci, fra le case tutte imbiancate a calce che si affacciano sulle “gnostre”, piccoli spiazzi che venivano usati per la socialità di quelle contrade ed ora diventati famosi grazie all’evento “Bacco nelle gnostre” che porta il 4 novembre da tutta Europa i turisti eno gastronomici per lo


“stappo ufficiale” del Vino Novello. A due passi dallo storico ristorante Antica Locanda dove , come semplici avventori paesani arrivano famosi cantanti e personaggi del mondo dello spettacolo, apposta per gustare la cucina dello chef Pasquale Fatalino (ospite fisso della Clerici in RAI), di fonte alla chiesa madre, Michele Pulito mi ha fatto appunto salire nello storico palazzo nobiliare Cassano, dove la sorpresa si è palesata nella sua specialità. Perché speciale è la produzione di abiti maschili e femminili che viene fatta in questo luogo dalla Ago Couture, di altissima sartoria e con tessuti pregiati. Michele Pulito, ben coadiuvato dal marketing manager Nicola Intini, seleziona sul territorio i professionisti con il miglior knowhow possibile, creando collaborazioni con sarti e modellisti dalla grande “manualità” ed elevata competenza artigianale, per realizzare un

prodotto di lusso “principesco e reale” che sia allo stesso tempo in linea con le mode attuali. Viene utilizzato il processo di manifattura dell’alta sartoria maschile anche per la creazione del capospalla femminile, dai tailleur al trench, con risultati di successo decretato da importanti dive del cinema. In zona industriale la modernissima industria Pulito International Group confeziona capospalla formali per l’uomo moderno con eleganza e stile, ponendo massima attenzione al confort ed alla praticità, perché taglia tessuti importanti col laser guidato millimetricamente dal computer ed ottiene un “must” dello stile classico contemporaneo, senza essere necessariamente borderline, spingendosi anche a produrre l’abito da cerimonia maschile. Ago Couture invece, nell’atelier del centro storico, è l’apoteosi dei tessuti di pregio tagliati e cuciti a mano, per un target di clientela

che comprende categorie che esigono l’eleganza raffinata, dai notai agli avvocati, dai medici alle donne in carriera. Clienti che, se residenti in altre regioni, vengono serviti anche a casa loro grazie alla collaborazione di maestri sarti residenti nelle loro città, sotto la supervisione stilistica e la fornitura dei tessuti di Ago Couture. Ago Couture veste il mondo maschile e femminile che conta, da Milano a Parigi, nello stile artigianale dell’alta sartoria che fu di Valentino ai suoi inizi, prima che diventasse “solo un marchio” di qualità, commercialmente utile anche per gli ottimi prodotti industriali del gruppo moda che lo ha acquistato. Ago Couture propone anche nel terzo millennio uno stile di manualità e creatività inimitabile, tipicamente italiano, che poche grandi griffes continuano a mantenere, come fa, ad esempio, Giorgio Armani nella sua linea principale.

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di Saverio Buttiglione

Miss Italia gioca a golf e gusta cibo pugliese

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al 25 maggio al 20 agosto, per 40 tappe l’esclusivista di Miss Italia per la Puglia Mimmo Rollo, ha percorso con la sua organizzazione il tacco e lo sperone della penisola italica a forma di stivale, alla ricerca delle ragazze più belle da mandare a rappresentare i territori delle Puglie da Patrizia Mirigliani per la finale del 10 settembre ripresa in diretta RAI sotto la guida e conduzione di Fabrizio Frizzi. Le Puglie sono un insieme di territori diversi che per centinaia di chilometri iniziano dal massiccio del Gargano, la cui foresta Umbra divide splendide spiaggie dal “tavoliere”, il granaio d’Italia, e proseguono fino al “finis mundi” di

Santa Maria di Leuca dove l’Adriatico e lo Ionio mischiano le loro acque. In questo viaggio il turista incontra 60 milioni di alberi d’ulivo, l’unica costante che fa da fil rouge all’unità delle puglie, alberi che in questa parte del pianeta, portati qui come in altri posti dagli antichi Greci, hanno trovato il loro clima ideale per vivere cento ed anche mille anni. Ma, quando si viaggia, bisogna anche fermarsi a ristorarsi e nelle puglie il “dover mangiare” si è trasformato nei millenni nel “voler gustare”. Di Foggia è Mimmo Rollo e proprio in questo territorio, per brindare all’inizio del viaggio alla

scoperta della bellezza femminile, ho scoperto uno dei migliori spumanti del mondo, di cui mi avevano già parlato nelle langhe piemontesi (e con stupore in Francia un grande produttore di champagne), il d’Araprì, fatto in Puglia col metodo classico champenoise. Di lì ho portato la mia troupe televisiva sul cucuzzolo montagnoso dove l’imperatore Federico II di Svevia costruì, a

Foto di gruppo al San Domenico Golf Club. Da sinistra: il produttore TV Saverio Buttiglione, l'arredatrice Donna Tonia Schettini Petruzzi, la cantante Gabriella Aruanno, il cav. Tommaso Chiarella, la ballerina Lucia Annnese,la viceMiss Italia Mayra Pietrocola, l'architetto Giuseppe Germano.

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multipli infiniti del numero 8, il Castel del Monte, la cui unica finestra a trifora, fra le tante bifore, guarda alla sua amata Andria a testimoniarne l’importanza che aveva per quel luogo e di lì anch’io mi sono affacciato e da quella città ho visto arrivare il nostro ristoro: la incredibile burrata di Sanguedolce, mentre dai vigneti sotto il castello si ricava il Falcone Rivera che abbiamo sorseggiato. Proseguendo tra Bitonto e Molfetta, splendida sul mare incontaminato che ho ammirato al tramonto dal terrazzo di un relais, gli ulivi cominciano numerosi a salutare i viandanti, magrissimi e contorti, della cultivar Coratina, qui ci hanno donato l’olio ricavato dalle macine di Goccia di Sole e dei Feudi di Verità dell’entroterra bitontino. Finalmente una Miss, la dottoressa Irene Antonucci, ci ha

accolto, insieme al conduttore delle 40 tappe, Giovanni Conversano, il tronista e opinionista di “Uomini e Donne” di Maria De Filippi su Canale5. Proprio lei ci versato questi olii dolcissimi per gusto e retrogusto su 2 In primo piano il presentatore Giovanni Conversano,dietro Gianvito Laera fra le dottoresse Antonucci e Daprile fette di pane di Altamura che ci aveva La sera ci hanno invitato alla personalmente portato don tappa di Miss Italia ad Acquaviva Peppino Barile, presidente delle Fonti e perciò prima siamo dell’unico Consorzio DOP di pane andati tutti a “mangiar pasta” nella italiano, un pane ancora cotto a vicina Santeramo, proprio nella legna. cucina dell’antico pastificio Il vino l’avevamo già preso noi Benagiano, che ancora la produce venendo qui dalla masseria con le trafile in bronzo e la lenta Torrevento, in una bottaia che essiccatura. sembra il set di un film storico, Come Giuseppe Garibaldi, che dalla cui finestra si scorge piccolo 150 anni fa venne proprio qui, a in lontananza ancora Castel del gustarla in questa stanza, quando Monte. fu eletto deputato ad Andria,

La maestosità di Castel del Monte

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abbiamo concluso con un dolce, la ricotta infornata al limone che l’ospite incontrata, Angela Donvito, ci aveva portato dalla sua vicina azienda Sapori dell’Antica Murgia, una delle uniche due che la producono in Italia, l’altra è in SIcilia. Si tratta di una pasta eccelsa al cui livello possono compararsi poche altre come per esempio in Puglia la Sbiroli di Putignano e la Benedetto Cavaliere di Lecce oppure l’abruzzese pastificio Cocco. Sul tavolo c’era anche la Verdeca, vino di un vitigno autoctono che esiste solo nella rocciosa Murgia andando per 30

Alberobello

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chilometri verso la Basilicata, fra i dirupi antidiluviani di Gravina in Puglia, e viene coltivato dalla cantina Botromagno, antico nome di quelle selve. La mattina seguente ci siamo recati al resort Messapia di Santa Maria di Leuca passando per il mare fra Ostuni e Brindisi dove finalmente abbiamo incontrato anche gli ulivi millenari, quelli dai robusti tronchi che Dio ha scolpito in tali opere d’arte che, prima della recente legge regionale che adesso finalmente lo vieta, venivano “rapiti” e trasferiti coi tir nelle ville del nord Europa ad abbellirne i giardini.

Abbiamo dovuto sostare per forza prima a Cisternino, per comprare l’inimitabile capocollo di Martina Franca, presidio Slowfood, nel salumificio Santoro e poi a Cellino San Marco dagli amici Albano Carrisi per rifornirci del suo celebre vino Don Carmelo e a poche centinaia di metri da Angelo Maci per comprare alcune bottiglie di Selva Rossa Due Palme, splendido vino negramaro in purezza. A Lecce, mentre abbiamo filmato alcune scene per la nostra produzione TV fra palazzi e cattedrali barocche, poi ci ha invitato a pranzo il dott. Gianni Gemma, che ai saluti di


commiato ci ha regalato l’olio prodotto dai trentamila produttori di olio salentini sotto il marchio cooperativo della APROL Lecce. Dopo l’incontro con le miss della tappa di Santa Maria di Leuca abbiamo dato appuntamento a Mimmo Rollo per la finalissima del 20 agosto che avrebbe eletto Miss Puglia e le altre quattro bellezze da mandare a Montecatini Terme. Ma tornando a Bari, ci siamo fermati nella città frequentata ogni giorno dell’anno da turisti stranieri ma soprattutto giapponesi, in gran quantità, Alberobello.

Torre Guaceto

Sembra un presepe a grandezza d’uomo per le sue incredibili costruzioni abitate e gustate tutt’oggi, i trulli coi tetti conici a scaglie di pietra sovrapposte ed incastrate l’una sull’altra senza malta, nate secoli fa per sfuggire alle angherie soprattutto fiscali del Guercio di Puglia, il conte di Conversano proprietario del villaggio, le cui tasse sui fabbricati in malta erano particolarmente salate per i contadini dell’antica Albea o “Albero Bello”.

Avevo avuto notizia che il cav. Dante Renzini, un norcinaro della terra dei tartufi e di San Francesco d’Assisi, che aveva fatto diventare grande industria di qualità e notorietà la produzione dei misconosciuti “prosciutti di montagna” prodotti a Norcia già a inizio del 1900 da suo nonno, ora stava tentando la stessa avventura imprenditoriale di successo avendo qui acquistato l’antica cantina Albea che per decenni nel secolo scorso mandava i suoi (anch’essi

misconosciuti e considerati “da taglio”) eccellenti vini nel nord Italia e perfino a Bordeaux, al fine di migliorare la produzione di quelle regioni. Dante Renzini ha invitato uno dei più importanti wine makers del mondo, Riccardo Cotarella, affiancandogli il giovane enologo della zona Claudio Sisto, per rivitalizzare la produzione degli splendidi vitigni della valle d’Itria tra Martina Franca e Locorotondo, i migliorì dei quali li ha chiamati Raro (Negramaro Primitivo) e LUI

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Una sala del Museo del Vino delle Cantine Albea

(Nero di Troia), lo stesso nome che ha dato al miglior Prosciutto di Norcia che produce a Perugia, riportando così questa cantina ai fasti di quando era “fornitrice ufficiale della Real Casa Savoia”. Mastro Dante (il nome che si è dato inventandosi personaggio televisivo) sta usando poi, per il vino Albea, le stesse tecniche pubblicitarie e mediatiche che già hanno decretato il successo (per la qualità dei prodotti) e la notorietà nazionale ed internazionale (usando la sua faccia bonaria, simpatica ed esperta in TV e sui giornali) ai suoi prosciutti umbri. Infine Renzini ha voluto pure investire nella costruzione, all’interno dei vecchi locali della cantina (che erano collegati alla stazione ferroviaria già cent’anni fa per poter “regalare” tonnellate di vino senza etichetta alle prestigiose etichette toscane, piemontesi e francesi) di un museo del vino pugliese dove studenti, appassionati e turisti da tutto il mondo possono ammirare tutte le piante da vino autoctone della regione, le tecniche di

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trasformazione, le rare ed antiche bottiglie che lui stesso ha appositamente ricercato ed acquistato dovunque in Puglia. Non potevo che dare disposizioni alla mia troupe televisiva di filmare questa storia, questo luogo e questo personaggio, perciò il mio regista Ambrogio Palmisano l’ha fatto intervistare dalla nostra inviata, Ma per arrivare ad Alberobello ho attraversato anche alcuni territori dove ci sono dei presidi della moda d’eccellenza che sarà utile rivisitare in futuro per altre produzioni televisive e coinvolgere per

Mastro Dante Renzini

valorizzare proprio con le bellezze espresse da Miss Italia Puglia: nel Salento la Meltin Pot di Augusto Romano, leader mondiale del casual di tendenza specie nella jeanseria, a Martina Franca la ICA di Giuseppe Ancona per il pret à porter e la Angelo Nardelli alta sartoria che veste l’uomo moderno, a Putignano la Mafrat di Mario Totaro che veste i bambini di tutto il mondo, la Malip di Patrizio Lippolis in costante successo sulle passerelle di Pitti Bimbo a Firenze, la haute couture delle tre griffes mondiali degli abiti da sposa, Valentini, Luisa Sposa e Giovanna Sbiroli. Nell’operazione “bellezza pugliese a Milano”, che si esprimerà sui campi da golf lombardi e in un Evento di gemellaggio Puglia/Lombardia (promosso dal vicepresidente nazionale dell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti d’azienda, Rugiero Cristallo, l’UCID lombardo annovera importanti personalità quali Santo Versace e L u m e l l i


Ciliegia di Turi

proprietario di Spumante Ferrari così come l’UCID Puglia), si sono dichiarate entusiaste e disponibili appunto molte aziende dell’agroalimetare e della moda. Ho chiesto perciò anche la collaborazione della PDT Cosmetici (che nella linea Phisio Natura utilizza sostanze naturali come l’olio d’oliva) e per l’estetica delle modelle quella dell’hair stylist Franco Troilo, già capo staff parrucchieri e truccatori del Festivalbar e image maker di Belen Rodriguez all’ultimo Festival di Sanremo e dello studio del dentista professor Bux col suo staff di medici odontoiatri guidati dal dott. Roberto Carlaio. A fine agosto finalmente è arrivato il giorno della finalissima di Miss Italia e tante erano le città delle Puglie che si erano candidate ed offerte a Mimmo Rollo per ospitarla, ha vinto la tenacia del giovane imprenditore barese Michele Boccardi, che dopo la laurea in economia ha scelto di reimpostare una masseria di famiglia a Turi rendendola una

reggia per le cerimonie di nozze col nome di Villa Menelao, creando un’industria dei ricevimenti di alto livello dando lavoro ad uno staff fisso di più di conquanta professionisti. Boccardi, anche nella sua veste di consigliere della Regione Puglia, insieme al neo sindaco, famoso medico pneumologo, Onofrio Resta, ha convinto Rollo a scegliere lo spazio antistante il palazzo Marchesale di Turi per la finale regionale di Miss Italia, anche per l’importanza promozionale a livello di marketing territoriale di un tale Evento. Questo perchè proprio nell’enogastronomia di qualità è in corso un programma di rivalutazione e promozione internazionale della nota Ciliegia Ferrovia di Turi. Alla presenza di Miss Italia 2011 Stefania Bidone, della seconda classificata, la pugliese Mayra Pietrocola e

della Miss Puglia uscente Sara Teodoro, il capogruppo di Boccardi in Regione, Rocco Palese ha incoronato la nuova Miss Puglia, Alessandra Monno, che insieme a Giulia Gallo, Valentina Lopez, Carmen Ciminiello, Laura Procacci ed Annalisa Raia sono state scelte per rappresentare la regione alla finalissima di Montecatini Terme. Ho notato che con loro anche Valeria Tabiano, Francesca Cotugno, Rossella Pastore, Sara Martano e Domenica Saviola, benché escluse, per grazia e doti personali (una è campionessa di atletica, un’altra è ingegnere) avrebbero meritato il pass per la finale in RAI, perciò saranno da me e dal direttore Stefano Masullo di Golf People Club Magazine, invitate in autunno sui campi da golf della Lombardia, a giocare e suggellare questo inedito

Alessandra Monno

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gemellaggio fra le due regioni, proprio a base di bellezza, sport, enogastronomia e moda. Il giorno dopo la finale regionale di Turi, ho voluto fare una festa in campagna. Ho fatto preparare una panzerottata dal famoso chef che rappresenta la Puglia nella trasmissione RAI “La prova del Cuoco” condotta da Antonella Clerici, il bravo Pasquale Fatalino.

Lo Chef Pasquale Fatalino

Lui ha lasciato, per una sera, il suo ristorante di Noci "Antica Locanda" nelle mani dei suoi pur validi collaboratori, ed ha fatto assaggiare a dei gradevolissimi e competenti ospiti di fine estate in Puglia, insieme ai vini di Renzini ed all’olio della giovane ma esperta dott.ssa Donna Francesca Dello Russo dei Feudi di Verità, spalmato sul pane D.O.P. di Altamura, oltre ai panzerotti

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anche le fave e cicorie, la pasta di Garibaldi della Benagiano e la pasta fresca fatta preparare apposta a Castellana Grotte dal pastificio Sabatelli. Ne sono rimasti tutti entusiasti, soprattutto il rettore dell’Università Europea per il Turismo prof. Salvatore Messina e la direttrice relazioni esterne Auchan Italia Anna Tuteur, la loro grande soddisfazione sarà sicuramente di buon auspicio per la Puglia quando si presenterà sugli scenari nazionali ed internazionali accompagnata dai suoi tesori enogastronomici e dell’alta sartoria presentati dalle sue splendide Miss. Cominceremo anche noi in autunno a Milano sia sui campi di Golf che col grande Evento UCID in una prestigiosa location del centro e proseguiremo in inverno con l’apertura, nella stessa location, di “Milano Food&Moda” , Showroom permanente per esposizione, incontri coi buyers internazionali, degustazioni ed eventi mensili a base di cultura e spettacolo. Il grande “Spazio Eventi” di 500 mq. gia’ allestito sarà completato coi maxi schermi forniti dalla più antica fabbrica italiana di televisori MIVAR, nella persona di Gianvito Laera, concessionario per Puglia, Basilicata, Emilia Romagna e Lombardia, fondata con l’acronimo di Milano Vichi Apparecchi Radio ad Abbiategrasso dal mitico Vichi

che ancora la guida energicamente alla tenera età di 90 anni, consentendole di essere rimasta l’unica azienda europea di TV che produce ancora in questo continente. Ho concluso il mio viaggio estivo nelle puglie per la produzione televisiva che diventerà post-prodotto in autunno un settimanale sulle filiere di Moda, Turismo ed Agroalimentare (il seguito dello storico “Spazio Puglia: i Protagonisti”) dal titolo “Italia da gustare: i Protagonisti” (e che è diventato anche ungustoso itinerario enogastronomico) ritornando ad Andria, Putignano e Salice Salentino. Ad Andria abbiamo filmato un incredibile museo della cioccolata nella azienda di confetti Mucci, che nulla ha da invidiare a quello dell’amico grande cioccolataio di Cuneo Silvio Messone, con prodotti pugliesi di qualità comparabili solo a quelli di Bernardi a Grottaglie e Maglio a Lecce. A Putignano la distilleria Merak che la nuova generazione della famiglia Giannandrea continua a porre a simbolo alcolico della Puglia continuando ancora a produrre, insieme a nuovi moderni prodotti, il famoso Latte di Mandorla, esattamente come fa nelle Marche l’amica Simonetta Varnelli col suo Anice Varnelli, protagonista del buon bere italiano già da quando monopolizzava negli anni ’60 i film pubblicitari del Carosello in RAI. A Salice Salentino abbiamo concluso le riprese nella cantina (che più che cantina sembra una


austera reggia principesca) del conte Piernicola Leone De Castris. Suo nonno ha inventato il vino rosè per tutto il mondo, quando Badoglio nel 1945 spostò il governo italiano a Brindisi e l’Italia risultava divisa in due per alcuni mesi, essendo Roma ancora nelle mani dei nazifascisti ormai in rotta alla fine della seconda guerra mondiale. A Brindisi le truppe americane erano guidate dal colonnello Poletti che gustò un roseè di De Castris e gli fece un grosso ordine per le Americhe col nome, che insieme concordarono, di Five Roses, perché proveniva da una tenuta denominata “Quattro Rose” (all’inizio di ogni filare i vignaioli sono soliti piantare le rose perché i parassiti che attaccano la vite, in presenza anche della rosa la attaccano per

prima e così la sua malattia diventa un naturale campanello di allarme). De Castris però non poteva approvigionarsi dai suoi fornitori del nord Italia delle necessarie bottiglie e così quel primo carico di vino rosè per gli USA partì nelle bottiglie di birra di cui le truppe americane nel porto pugliese erano ben forniti. A settembre però dovrò continuare le riprese TV con altre eccellenze pugliesi che non si possono trascurare, dal vino Tormaresca di Peppino Palumbo alla cantina di Alessandro Candido, dai caseifici CAP, Querceta e Delizia che producono nel triangolo Gioia del Colle/ Putignano/Noci le famose mozzarelle di puglia per finire con la più antica tonnara italiana che si trova ancora vicino la Torre

Colimena nel golfo di Taranto ad Avetrana. Tutto questo mentre a Montecatini Terme si eleggerà la nuova Miss Italia che porterà sicuramente dagli schermi televisivi un dolce sorriso nelle case degli italiani che ne hanno molto bisogno, specie in questo momento di grave crisi economica, dando loro la speranza che tutti insieme, mettendo a frutto ogni personale capacità ed italico ingegno, ce la possiamo fare come sempre è successo nella nostra storia, dai tempi dell’impero romano passando per signori come Leonardo da Vinci, il cui ritratto e le pagine del suo “codice di volo”, proprio questa estate sono sbarcati su Marte a testimoniare l’intera civiltà umana.

L'inconfondibile architettura di Montecatini Terme

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Giovanna Sbiroli di Marilù Dragone

Eccellenza e tradizione

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a vestito famose principesse arabe e importanti dive di Hollywood, ha realizzato abiti per produzioni cinematografiche di grosso successo come “L’ultimo bacio” di Gabriele Muccino ma, soprattutto, ha aiutato tante donne, in tutto il mondo, a rendere indimenticabile e magico il giorno del proprio matrimonio La Giovanna Sbiroli Confezioni nasce a Putignano, caratteristica località in provincia di Bari, cuore del distretto per eccellenza dell’abito da sposa in Italia, ed è da sempre tra i protagonisti principali del settore a livello internazionale.

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50 ANNI DI TRADIZIONE Nel 1960, seguendo il consiglio delle zie sarte, specializzate nel cucire in casa abiti da sposa, Giovanna Sbiroli decise di creare la sua azienda. Così è cominciata la produzione di abiti da sposa, abiti dedicati ad una clientela ricercata, vogliosa di eleganza ed alta qualità ad un prezzo più competitivo di quelli proposti dalla Haute Couture tradizionale. La strategia si dimostra vincente e il successo non tarda ad arrivare. Nel 1968 l’azienda pugliese è presente in Libano, con 10 punti vendita a Beirut, e raccoglie

consensi e ordini da varie parti del mondo: Italia, Germania, Giordania, Siria, Libia, Kuwait… “Nei paesi del medio Oriente, che in quegli anni vivevano uno dei periodi più brillanti e fastosi della loro storia, i nostri abiti da sposa venivano indossati soprattutto in occasione di cerimonie, feste importanti e prestigiosi ricevimenti” - rivela Giovanna Sbiroli - “e tra i nostri clienti più noti c’erano anche la moglie e le figlie dello scià di Persia”. Dal 1977 avvia un rapporto di collaborazione con Antonio Pascali, grande creatore di moda e stilista, tra l’altro, delle sorelle


dopo (1990), i due figli di Giovanna Sbiroli, la seconda generazione della famiglia fa il suo ingresso ufficiale in azienda. Nel 1994 la Giovanna Sbiroli Confezioni rappresenta senza dubbio uno dei più importanti produttori nazionali di abiti da sposa, con oltre 60 dipendenti interni e circa 300 collaboratori esterni. Ha rapporti consolidati con clienti di tutto il mondo e serve le migliori boutique in Italia, Europa, Corea, Giappone, Medio Oriente, Argentina, Venezuela, Messico e Stati Uniti.

In quegli stessi anni nascono anche una nuova linea, la Giovanna Sbiroli Cerimonia©, quale giusto complemento all’abito da sposa e un nuovo marchio, Nouvelle©, che va ad affiancarsi allo storico brand Giovanna Sbiroli©. A questi si aggiungeranno poi, tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio, altri due marchi: Sijò© e Aitia©. “La linea Giovanna Sbiroli si caratterizza in particolare per l’eleganza e il lusso - racconta Giovanna Sbiroli - mentre la linea Nouvelle punta essenzialmente

© Giovanna Sbiroli Confezioni (2)

Fontana e di Jacqueline Kennedy; è con Pascali che l’azienda Giovanna Sbiroli si rinnova e con entusiasmo si lancia nella creazione di capi innovativi: non sono più i ricami ad impreziosire l’abito bensì le linee e i tessuti, abilmente mescolati e sapientemente utilizzati, che danno vita a creazioni di alta sartoria, con un’immagine nuova ed unica nel suo genere. Nascono così i primi abiti in cady, in chiffon, in maroquin, in seta e maglina: è così che Giovanna Sbiroli ha trasformato il concetto stesso di abito da sposa che, da romantico e vittoriano, rinasce puro, lineare e moderno. Nel 1988 un importante riconoscimento al lavoro della sua sartorialità arriva dall’Accademia dell’Alta Moda di Venezia e a questo si associa, nel 1989, il tributo dell’editore Zanfi che realizza per la collana “Il Novecento: Storie di Moda” un volume interamente dedicato all’abito da sposa. Nel libro, scritto da Doretta Davanzo Poli e Vittoria de Buzzaccarini, tutti gli abiti di Giovanna Sbiroli sono “modelli di stile e perfezione, nei quali la stilista è riuscita a riassumere l’intero itinerario stilistico di duecento anni di abiti da sposa. La sua arte, per gusto e fine sartorialità, è paragonabile a quella di celebri stilisti quali Valentino, Versace, Moschino, Rocco Barocco, Lacroix, Curiel”. Nel frattempo continuano la crescita e l’espansione della società e, con Gianpiero Lippolis prima (1984), e Giorgio Lippolis

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sul romanticismo. Gli abiti Sijò sono lineari e molto contemporanei, mentre nelle creazioni Aitia si esprime tutta la nostra voglia di ricerca, sviluppo e sperimentazione”. Nel 2005 cominciano a manifestarsi i primi problemi con il mercato statunitense, dovuti da un lato alla diminuzione dei matrimoni e dall’altro all’inizio di segnali di crisi dell’economia americana. Gianpiero Lippolis, diventato nel frattempo direttore generale dell’azienda, decide quindi di rivolgersi ad un nuovo mercato, potenzialmente interessante ma molto difficile, quello cinese.

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Ed è una nuova scommessa vinta dalla Giovanna Sbiroli Confezioni che, ad agosto del 2007, prima azienda italiana del settore, sfila a Shangai davanti a più di tremila addetti ai lavori entusiasti e conquista così i suoi primi clienti in Cina. Un risultato che, ancora una volta, ha acceso le luci della ribalta internazionale sull’azienda pugliese, celebrata anche dall’autorevole quotidiano americano The Wall Street Journal che, a febbraio 2008, le ha dedicato un lungo e prestigioso articolo elogiandola come simbolo di un Made in Italy in grado di coniugare

perfettamente lo stile e la raffinatezza con le esigenze e le caratteristiche di una realtà sempre più globale. LA MISSION: SOLO SPOSE FELICI In tutte le collezioni di abiti da sposa della Giovanna Sbiroli Confezioni c’è il 100% di orgoglio, di prestigio, di stile e di manifattura del vero e inimitabile Made in Italy. Non a caso siamo tra le poche aziende del settore a essere certificate ISO 9001:2000. “Le nostre creazioni sono completamente ideate e realizzate nel nostro stabilimento, a Putignano - spiega Gianpiero


“Purtroppo più della metà dei prodotti venduti in Italia - racconta Lippolis - è Made in China ma ha prezzi da Made in Italy. E questi commercianti, furbi e millantatori, al cliente spiegano, quando va bene, che il vestito è stato addirittura pensato in Italia, ma ovviamente non è vero. Il cliente, invece, avrebbe diritto di sapere e, soprattutto, dovrebbe dare enorme peso a questa differenza: una cosa è spendere 2.500 Euro per un prodotto fatto in Italia, con la qualità e il costo del lavoro italiani, una cosa è spenderli per un abito cinese col quale a guadagnarci sono solo i venditori in mala fede.”

Al centro della nostra filosofia aziendale c’è sempre e comunque la “Donna” e la voglia di aiutarla a vivere nel migliore dei modi il suo giorno più bello ed emozionante, quello del matrimonio. Un impegno senza compromessi, totale ed assoluto, che si evince e si traduce anche nel pay-off scelto dalla Giovanna Sbiroli Confezioni: “Solo spose felici”. “Per noi tutto ruota attorno alla sposa, che deve sentirsi una dea, l’unica vera protagonista del giorno delle sue nozze. ammette la stessa Giovanna Sbiroli - Per questo motivo

© Giovanna Sbiroli Confezioni (2)

Lippolis, direttore generale oltre che figlio maggiore della fondatrice Giovanna Sbiroli - e sebbene la produzione sia di tipo industriale in realtà quasi il 70% della lavorazione, soprattutto per quanto riguarda ricami e rifiniture, viene effettuato a mano”. Ed è proprio l’alta qualità sartoriale dei suoi abiti uno dei punti di forza dell’azienda pugliese. Una vera e propria missione che la Giovanna Sbiroli Confezioni persegue con impegno e dedizione sin dall’inizio della sua storia e che la distingue da molti dei competitor nazionali ed internazionali.

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taglie, chiamate TT, che hanno una vestibilità specifica e su misura. Così siamo riusciti a renderle “Spose felici.”

cerchiamo di interpretare e soddisfare ogni esigenza e richiesta delle nostre clienti, mettendo a loro disposizione tutto il nostro know-how e la nostra professionalità nel settore. E visto che non tutte le donne sono uguali, per carattere, abitudini, necessità e conformazione fisica, l’azienda dedica un’attenzione rigorosa e specifica all’aspetto della vestibilità dell’abito, arrivando anche a creare delle taglie nuove e “su misura” per determinati paesi. 70

“Quando abbiamo iniziato a confezionare abiti da sposa per le nostre clienti cinesi e giapponesi - conferma Giorgio Lippolis, direttore della produzione e figlio della fondatrice Giovanna Sbiroli abbiamo preso atto della loro conformazione fisica differente da quella della maggior parte delle donne occidentali. In particolare, infatti, le orientali tendono ad avere rapporto busto-gambe molto diverso da quello europeo. Per loro abbiamo quindi creato una nuova serie di

LINEE E BRAND: UN POKER VINCENTE Donne attente alla moda e alla qualità, eleganti e raffinate, moderne e innovative o più romantiche e tradizionali ma tutte con un unico obiettivo: coronare con il “vestito giusto” il giorno più bello ed emozionante della propria vita. E’ questo in generale il target della Giovanna Sbiroli Confezioni, azienda che rappresenta un punto di riferimento assoluto nel settore degli abiti da sposa a livello internazionale. Per soddisfare le richieste del mercato e i desideri della clientela, accontentando donne di qualsiasi età ed esigenza, la Giovanna Sbiroli ha un portfoliocollezioni ampio e diversificato comprendente 4 brand e 4 relative linee di prodotto. “Giovanna Sbiroli© è la nostra linea Haute Couture - spiega Giorgio Lippolis - e si rivolge in particolare alla sposa classica e alla donna glamour attenta ai cambiamenti epocali. Tra le nostre proposte, in questa collezione, non mancano abiti da favola ispirati al paesaggio naturale italiano e alla sua arte”. “Il brand Nouvelle© - continua è nato nel 1992. Questa linea prodotto è pensata soprattutto per la sposa romantica e sognatrice e comprende abiti dagli stili sobri e delicati che interpretano l’eleganza e la bellezza artistica della donna”.


DALLA PUGLIA AGLI ATERLIER MONDIALI L’espansione nazionale ed internazionale della Giovanna Sbiroli Confezioni parte da Putignano, il comune in provincia di Bari che con le sue circa 130 piccole, medie e grandi aziende,

può essere considerato la capitale dell’abito da sposa in Puglia. Regione che, da sola, copre più o meno il 70% della produzione complessiva nazionale. L’Italia è saldamente al primo posto per quanto riguarda il

d’affari globale. Non a caso, nel 2007, è stata la prima realtà italiana del settore a conquistare la Cina. Spagna e Portogallo sono gestiti attraverso la consociata Giovanna Sbiroli Spagna, che ha sede a Barcellona; mentre in

business della Giovanna Sbiroli Confezioni: molto merito va allo splendido show room di Putignano, ad una puntuale distribuzione articolata su oltre 200 punti vendita e alla nostra rete di agenti, strutturata ed efficiente. L’azienda ha sempre creduto e investito notevoli risorse nell’ampliamento dei propri mercati di riferimento e infatti l’export ha assunto sin dal’inizio un peso rilevante per il suo giro

Ungheria, a Budapest, si trova il secondo show room dell’azienda pugliese. La presenza internazionale della Giovanna Sbiroli Confezioni è molto forte anche nel Nord Europa (ad esclusione della Francia), in Africa e in Medio Oriente: in particolare a Dubai, in Kuwait, in Giappone, in Cina, negli Stati Uniti e in Russia, da Mosca e San Pietroburgo. Un ruolo importante nella strategia di espansione del

© Giovanna Sbiroli Confezioni (2)

Nel 1996 è arrivato anche il brand Sijò©. Con questa linea, disegnata direttamente da Linda Pizzutilo, responsabile dell’ufficio stile oltre che moglie di Giorgio Lippolis, l’azienda ha voluto interpretare i desideri e le richieste delle giovani donne, semplici e naturali ma, al tempo stesso, metropolitane e glamour, alla ricerca di stili moderni per soluzioni trendy. “Alla sposa etnica ed eclettica, attenta all’ambiente, che predilige i materiali naturali ed ecologici è dedicata, invece, la nostra linea Aitia©. - racconta Lippolis - Il brand è nato nel 2002 e in questa collezione, estremamente innovativa e originale, proponiamo creazioni eco-fashion che vanno oltre qualsiasi stereotipo legato al concetto di abito da sposa. Per noi è un territorio di continua sperimentazione, dove faccamo pura ricerca e sviluppo nel settore, sia per quanto riguarda lo stile e la concezione stessa dell’abito sia per i materiali adoperati che vanno, per esempio, dal rame alla canapa, dalla paglia ai cristalli di vetro”. Tutte le collezioni dell’azienda comprendono, inoltre, in un’ottica di total look: disponibili accessori come scarpe, giacchi e accessori per capelli.

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© Giovanna Sbiroli Confezioni (2)

brand, in Italia e all’estero, è stato poi attribuito alle Fiere di settore alle quali l’azienda ha partecipato nel corso degli anni. “Sin dall’inizio della nostra storia - racconta Gianpiero Lippolis - abbiamo preso parte a tutte le più importanti manifestazioni fieristiche dedicate agli abiti da sposa. Abbiamo girato l’Italia e il resto del mondo per presentare le nostre esclusive creazioni, da Torino a Palermo, da Bologna a Firenze, da Milano a New York, dalla Libia al Libano, dalla

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Germania all’Inghilterra, dal Giappone alla Cina”. E proprio la Cina, che per la maggior parte delle aziende italiane rappresenta un problema, per la Giovanna Sbiroli è diventata un’interessante opportunità di business. “I cinesi conoscono l’Italia meglio di quanto noi conosciamo la Cina e, forse, l’Italia stessa. continua Gianpiero - Loro riescono a riconoscere e amare sinceramente il vero Made in Italy: lo amano attraverso l’idea, i materiali e la fattura.

Amano la nostra storia, la cultura e le tradizioni di cui siamo portatori nel mondo: tutti valori che anche i clienti cinesi ritrovano e apprezzano nei nostri abiti da sposa”. Il mercato cinese è particolarmente ampio ed appetibile:si consideri che solo a Shangai si celebrano all’incirca 220 mila matrimoni all’anno, più o meno quanti se ne celebrano attualmente complessivamente in tutta Italia. Per info: www.giovannasbiroli.it



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di Saverio Buttiglione

Quando il nome di un popolo diventa "brand"

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nche il nome di una nazione può diventare brand cioè marchio commerciale: succede quando un popolo per storia, cultura e ingegno si distingue nel creare nuovi prodotti innovativi in un comparto, come è successo all’Italia alla fine del secolo scorso in quello del tessile/abbigliamento, imponendo ai mercati globali lo stile di vita nel vestirsi alla moda italiana. E’ successo che il “made in Italy” nella moda si sia imposto al mondo con il lavoro dei sarti 74

italiani Valentino, Versace, Gucci, Armani, Trussardi, Ferrè che sono diventati griffes internazionali trasformandosi in fabbriche manifatturiere favorendo la nascita di altre come Benetton, Prada, Della Valle, Costume National, Diesel. Da qualche anno anche nell’enogastronomia e agroalimentare il brand “Italia” è diventato sinonimo di qualità, gusto e sapore tipico inimitabile, salubrità. Inimitabile??? Si è scatenata una guerra commerciale nel mondo, come

si era già fatto nella moda, per imitare e copiare l’enogastronomia italiana, con marchi ed etichette che assomigliassero nel nome a quello dei prodotti “tipici” italiani per poter sfruttare questo “valore aggiunto” nel prezzo e nella possibilità di vendita di tutt’altri prodotti. Un mio amico docente universitario nato in Puglia, Paolo De Castro, diventato Ministro alle Politiche Agricole ha fatto di tutto per difendere in sede europea il Parmigiano Reggiano, specie dalle imitazioni interne al


continente come quelle francesi, e ci è riuscito, facendo legiferare regole restrittive. Questo Ministro mi ha invitato a Bari all’incontro con la collega spagnola quando insieme firmarono il protocollo d’intesa per porre all’attenzione dell’Unesco la candidatura della “Dieta mediterranea” quale patrimonio dell’umanità, innescando un processo al quale si sono aggregate altre nazioni rivierasche del nostro mare, produttrici di gastronomie salutari all’allungamento della vita (come certificò il dottor Ancel Keys nel 1950 col suo studio su 12.000 persone di sette nazioni del mondo) ed ora questo risultato è stato raggiunto. Questo Ministro ora è diventato Presidente della Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo ed ha fatto fare una legge che “impone” nell’etichettatura dell’olio extravergine d’oliva

Paolo de Castro, Presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo

“..non solo il luogo dove viene molito ma anche quello dove le olive vengono raccolte” affinché sia il consumatore a decidere cosa comprare, se è vero come è vero che per Olio Italiano viene spacciato di tutto, l’obiettivo di De Castro è la tracciabilità di tutti i prodotti alimentari.

La sua Puglia sta diventando laboratorio d’eccellenza di queste buone prassi, tanto è vero che l’Assessore Regionale Dario Stefàno ha istituito il marchio unico regionale “Prodotti di Puglia”, un cappello informativo che certifica qualità, salubrità e tracciabilità, grazie anche al di

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sciplinare messo a punto dall’Istituto Agronomico Mediterraneo diretto da Cosimo Lacirignola ed ai controlli anche via TAC effettuati dall’Università di Bari. La Puglia è la più grande regione al mondo produttrice di olio d’oliva extravergine che, oltre che

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buono al gusto (provatelo su una fetta di Pane di Altamura con pomodorini di Torre Guaceto, presidio Slowfood, oppure sulla pasta Benagiano di Santeramo, fatta con le trafile in bronzo a lenta essiccature, una pasta di cui andava ghiotto Giuseppe Garibaldi che fu eletto deputato nella vicina Andria), ha incredibili caratteristiche antitumorali come mi ha tante volte spiegato il caro amico Francesco Schittulli, presidente della Lega italiana per la lotta ai tumori. L’enogastronomia per l’Italia è poi un potente attrattore turistico generatore di buona economia, che in questi tempi di inaudita crisi occupazionale, finanziaria e di valori, rappresenta il futuro per le nuove generazioni. Proprio la Puglia, in tal senso ne è buona testimone,

Il 23 maggio in Provincia di Bari il rettore Salvatore Messina dell’Università Europea per il Turismo ha presentato alle istituzioni, insieme ai docenti di tante Università straniere appositamente venuti, il lavoro conclusivo con 19 proposte di incoming turistica, frutto di cinque mesi di forum in tante località regionali insieme agli imprenditori alberghieri, ai sindaci ed agli stakeholders locali. Lavoro che oltre al barocco di Lecce, al Castel del Monte di Federico II e ai Trulli di Alberobello o al mare del Gargano, ha proposto come fil rouge l’enogastronomia pugliese nella cornice dei castelli e delle masserie di produzione. Il 30 maggio scorso“Golf People Club Magazine” di Milano è sbarca-


to Puglia a presentare il nuovo distretto del Golf ed anche in questa occasione ci sarà lo sposalizio fra sport e gastronomia. Io stesso dopo anni di lavoro come produttore televisivo grazie al quale ho portato nelle mie trasmissioni TV le eccellenze delle filiere enogastronomiche sono stato sollecitato ad occuparmi, nella veste di project manager, di uno showroom permanente a Milano, “Food & Moda”, in vista dell’Expo 2015. Ma tutta l’Italia ha prodotti tipici enogastronomici che sono la vera ricchezza di questo popolo che non può e non deve esserne scippato. Secondo la CIA falsi e tarocchi “rubano” 7 milioni l’ora e 60 miliardi l’anno al “made in Italy”, nel supermarket mondiale del “bidone” i nostri prodotti sono i più clonati! Nasce un grande progetto internazionale per la promo/commercializzazione dei prodotti enogastronomici italiani in tutto il mondo. Dal 26 luglio al 12 agosto, in occasione dei Giochi Olimpici di Londra, True Italian Food & Wine Ltd, società inglese control-

lata della Assist Group, organizzerà importanti Eventi nella hospitallity house del Comitato Olimpico Italiano, allestita nei 6 piani del Queen Elisabeth II Centre presso Westminster, anche con un ristorante “True

Italian Food & Wine”, proprio negli spazi della lounge di Casa Italia. Nell’articolo che segue descriveremo più in dettaglio il progetto “True Italian” in tutti i suoi aspetti e particolari.

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di Saverio Buttiglione

Il progetto "True Italian" e l'Italian Sounding

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Il progetto “True Italian Food & Wine” prevede l’apertura in franchising di una rete di ristoranti, caffetterie e punti vendita in 6 paesi: Usa, India, Brasile, Russia, Germania e Cina per la distribuzione di prodotti agroalimentari italiani selezionati, certificati e a marchio di tutela. L’obiettivo è di dare vita a una concreta azione di supporto alle imprese di settore, soprattutto di quelle medio piccole, nel processo di internazionalizzazione, ma anche di valorizzare e promuovere il patrimonio agroalimentare italiano. 78

Ogni punto vendita “True Italian Food & Wine” intende infatti essere anche una sorta di polo di informazione e di divulgazione all’estero della cultura dell’Italian style a tavola. Il progetto nasce nasce in risposta ad un duplice fenomeno, molto diffuso negli anni recenti: • da un lato la scarsa capacità delle imprese agroalimentari italiane di fare fronte a una domanda crescente di prodotti agroalimentari italiani, dovuta soprattutto a quella dei nuovi mercati (India, Cina, Brasile, Russia),

• dall’altro il giro di affari dell’Italian sounding. Buona parte delle imprese che operano nel settore agroalimentare hanno dimensioni limitate, così come limitati sono i loro budget e i loro volumi. La risposta alla domanda e il processo di internazionalizzazione risulta quindi spesso difficile e antieconomico. Resta però il fatto che, in particolare nel settore dell’enogastronomia, l’appeal del Made in Italy tiene e i prodotti italiani sono riconosciuti e desiderati in tutto il mondo.


sciutti: due su tre sono prodotti con maiali stranieri e sono venduti per italiani. Per quanto riguarda i formaggi, il 50% sono prodotti con latte estero. Circa il 45% delle mozzarelle sono prodotte con latte e anche cagliate straniere. Più’ del 60% del latte a lunga conservazione non è prodotto in Italia. Tutto questo si riflette immancabilmente sulla spesa, sull’alimentazione degli italiani e sul sistema agricolo nazionale. In buona sostanza, per ogni prodotto agricolo realizzato nei campi o negli allevamenti italiani si genera, tra contraffazioni e imitazioni, un business cinque volte più grande. II fenomeno è noto anche con la definizione di Italian sounding, ovvero la commercializzazione

di prodotti che portano nomi di marchi che “suonano italiani”, e che in realtà sono prodotti e venduti utilizzando in maniera impropria parole, immagini, marchi e ricette che si richiamano all’Italia. Questo genera un danno enorme per le aziende del nostro Paese, sia in termini di giro d’affari sia di immagine, dal momento che i prodotti contraffatti conservano nella maggior parte dei casi un basso contenuto qualitativo. Prosciutti, olio di oliva, formaggi, salumi, prodotti ortofrutticoli, vini: nessun comparto è risparmiato dal falso, operato sia da italiani residenti all’estero sia da multinazionali straniere. E gli “agropirati” si camuffano dietro le sigle più strane e singolari.

© Assist Group

L’Italian sounding è il fenomeno di imitazione e contraffazione dei prodotti agroalimentari italiani nel mondo, che altera la regolarità della competizione per immissione nel mercato di prodotti con costi e prezzi più bassi dei prodotti di qualità italiana. Ogni mese le famiglie italiane, senza saperlo, portano sulle tavole prodotti stranieri, falsi “Made in Italy” e spendono più di 5 miliardi di euro, per un totale annuo di oltre 60 miliardi di euro. Quattro prodotti agroalimentari su dieci sono realizzati con materia prima estera e uno su tre è un vero e proprio falso. Basta un dato per comprendere la complessità del problema: in oltre il 50% della spesa l’etichetta è anonima. Tra i casi più eclatanti i pro-

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Si va dal Parmesao (Brasile) al Regianito (Argentina), dal ParmaHam (Usa) al Daniele Prosciutto & company (Usa), dall’Asiago del Wisconsin (Usa) alla Mozzarella Company di Dallas (Usa). E ancora dalla Tinboonzola (Australia) alla Cambozola (Germania, Austria e Belgio), al Danish Grana (Usa), le penne Napolita (Lancashire), i fusilli Di Peppino (Austria), e poi il Brunetto, Napoli Tomato, Caffè Mario... Per rispondere a queste esigenze e per far fronte ad una domanda internazionale crescente di prodotti agroalimentari Made In italy, nasce “True Italian Food & WIne” che prevede l’apertura di 3 diversi formati distributivi:

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• un Bakery Cafè: il “True Italian Espresso” • un Casual Dining Restaurant: il “True Italian Ristorante” • uno Speciality Food Store: il “True Italian Emporio” . L’apertura dei format “True Italian Food & WIne” avverrà in 5 anni in 6 paesi, per un totale di circa 150 aperture. La creazione della rete franchising è anticipata dall’apertura in ciascuno dei mercati di riferimento di un flagship store denominato, “True Italian Casa Italia”, di oltre 1.000 mq, gestito direttamente dalla casa madre, che rappresenta il fulcro del piano di marketing e comunicazione. Il progetto “True Italian Food & WIne” è basato sulla selezione di prodotti e produttori 100%

Italiani, che garantiscano la miglior qualità al prezzo più basso possibile. I prodotti selezionati verranno distribuiti attraverso caffetterie, ristoranti, empori creando una rete franchising che avrà il supporto continuo della casa madre. “True Italian Food & WIne” prevede inoltre l’introduzione di un programma di formazione e di valorizzazione professionale rivolto a giovani italiani under 30. Si tratta di un progetto didattico che prevede l’istituzione di un programma di studio incentrato sull’approfondimento della conoscenza del prodotto agroalimentare italiano, sulle tecniche di preparazione, sulle tradizioni gastronomiche e culinarie dei nostri territori e sulla loro promozione a livello internazionale.



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L'oro liquido e il golf

er l’umanità, da sempre, ciò che è raro trovare in natura diventa prezioso e quindi ha un alto valore aggiunto negli scambi commerciali, il che significa prezzo elevato, e di conseguenza questi prodotti scatenano persino le guerre fra i popoli oppure le peggiori nefandezze di criminali o dittatori nei territori che ne sono ricchi, a cominciare già dall’origine dell’Homo Erectus quando ci si rubava il “fuoco” appena scoperto, perché per mancanza di informazione era ancora raro a prodursi. Grande valore economico avevano nel recente passato la seta ed il thè dell’estremo oriente, altrettanto ne hanno oggi le fonti

energetiche in via d’esaurimento, dal petrolio al gas come pure i minerali rari quali sono le pietre preziose, gemme o diamanti. Enorme valore ha sempre avuto l’oro, vera moneta di scambio inossidabile e sicura al passare dei secoli, indifferente ai crolli di Borsa del 1929, alle crisi finanziarie, alla globalizzazione dei mercati, alle “altalene” sia degli spread tra i titoli degli Stati sia delle singole divise monetarie nazionali. A Brindisi, sul porto, tuttora esistono due grandi colonne che l’impero romano duemila anni fa pose all’inizio di quella che considerava la più importante strada consolare verso Roma, la

via Appia, che lo fu ancora per mille e più anni, fino alle crociate che qui imbarcavano i cavalieri ed i pellegrini per Gerusalemme. Di qui i romani sbarcavano tutti gli approvvigionamenti per la città eterna, perfino le belve esotiche che lottavano coi gladiatori nell’anfiteatro del Colosseo. Di qui arrivava anche l’Oro Liquido dei romani, l’olio d’oliva. Con esso si illuminava tutta Roma, con l’olio si producevano unguenti e medicamenti, perfino i cosmetici, infine con l’olio si cominciò anche a cucinare. Per questa ragione l’impero importò anche grandi quantità di piante d’ulivo che distribuì dovunque, a cominciare dalle


puglie dov’era Brindisi, per continuare al nord di Roma, nei territori degli Etruschi fino a quelli ai piedi delle Alpi. Nei secoli queste piante si sono adattate ai climi più disparati, producendo olive ben diverse fra loro ed oggi possiamo gustare l’olio del Lago di Garda come quello della Liguria, inebriarci al profumo di quello umbro e toscano. Purtroppo però questi territori soffrono di inverni anche molto rigidi mentre proprio le prime centinaia di chilometri quadrati che furono impiantati ad ulivo, intorno al porto di sbarco per tutto il continente, le puglie, offrono un clima mite tutto l’anno e questo, unito a venti marini molto particolari, ed all’ostinazione per la sopravvivenza in assenza di grandi disponibilità di acqua, ha permesso una evoluzione diversa della specie consentendo alle singole piante di vivere per secoli addirittura irrobustendosi nei fusti con produzioni sopraffine di frutto. Ma curare questi colossi della natura nella potatura, nella aratura del terreno che li nutre, nella difesa dai parassiti (per ottenere l’olio bio si utilizza la “lotta integrata”, cioè l’utilizzo di altri organismi viventi invece dei prodotti chimici, anche contro la terribile mosca olearia) e nella successiva raccolta delle olive, nell’attuale mondo del “fast e low cost” dovrebbe essere diseconomico per gli elevati costi di manodopera soprattutto. Se poi vogliamo ottenere da queste splendide olive un olio extravergine vanno aggiunti i costi di molitura, di spremitura

(meglio se a freddo) ed infine quelli di confezionamento, quindi produrre olio oggi agli attuali prezzi di vendita del prodotto finito dovrebbe essere non remunerativo sia per i coltivatori che per i trasformatori, ed infatti non lo è, anche e soprattutto per la concorrenza sleale della agropirateria. E’ assolutamente impossibile ottenere un extravergine, non solo pugliese, ad un prezzo di 3 euro, eppure lo si trova sul

mercato, nonostante siano passati quindici anni da quando il mitico Veronelli fece salire in auto il suo amico (grande giornalista enogastronomo oltre che autore e regista di centinaia di trasmissioni RAI e Mediaset) Cino Tortorella (noto come Mago Zurlì dello Zecchino d’Oro) e lo portò in Puglia senza spiegargli il motivo del viaggio. Arrivati nel porto di Monopoli bloccarono lo scarico di olio d’oliva da una nave cisterna estera

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l’importanza di questo alimento, ormai acclarato essere (da tutti i tipi di test ed analisi scientifiche) un potente alleato nel contrasto all’insorgere di malattie cancerose. La giornata LILT infatti ha come testimonial proprio una bottiglia di olio extravergine d’oliva. Se ce ne fosse bisogno bisogna

perché taroccato, fecero arrivare il pane da Altamura, lo condirono col “vero” olio extravergine pugliese e lo distribuirono alla folla che aveva invaso il porto. Ne parlò solo il Wall Street Journal (che scriveva anche di come il traffico mondiale di olio d’oliva falso era pari, per valore, a quello della cocaina!), ripreso poi solo da Repubblica ma nessun altro media, soprattutto in puglia, ne parlò e tutto finì nel dimenticatoio. Infatti purtroppo ancora in questi mesi ho trovato olio extravergine pugliese venduto a 2,50 euro e mi dicono che in Sicilia alcuni supermercati vendono olio pregiato di quella splendida isola a soli 0,99 euro per 75 cl...! Oltre alla bontà ed alle proprietà organolettiche di un vero olio extravergine non bisogna sottacere che da anni il famoso oncologo prof. Francesco Schittulli, presidente della Lega Italiana per la Lotta ai Tumori si spende, in ogni suo intervento pubblico, per sottolineare 84

anche ricordare che perfino l’inventore della Dieta Mediterranea, recentemente dichiarata dall’UNESCO come "Patrimonio dell'Umanità", il medico statunitense Ancel Keys, più di cinquant’anni fa analizzando sette territori del mondo (Seven Country Study) affermava che l’abitudine alimentare delle


popolazioni del sudEuropa le rendeva immuni a molte malattie, anche cardio vascolari,facendole vivere più a lungo,e fra questi alimenti primissimo era l’olio extra vergine d’oliva usato in gran quantità al posto del burro e di altri grassi animali come è invece d’abitudine e tradizione di quelle, per esempio, dei paesi del nord.

Infine Paolo De Castro, da ministro prima e da presidente della Commissione Europea Agricoltura poi, ha indotto il Parlamento di Bruxelles a legiferare affinché sull’etichetta sia indicato non solo il luogo di molitura ma pure quello di raccolta delle olive, affinché sia il consumatore consapevole a

scegliere cosa comperare. Questa legge è tuttora disattesa. Può perciò un olio acquistato a tre euro essere quello gustoso al palato e buono alla nostra salute? E’ una domanda che ogni acquirente dovrebbe farsi. Potrebbe essere il contrario invece, potrebbe essere che a quel basso prezzo sia un tarocco utile solo al nostro avvelenamento! Sarebbe comunque già necessario rivedere in maniera più restrittiva ed al più presto, in sede di Parlamento Europeo, i parametri ammessi per i famigerati alchil esteri. Si tratta di composti che si formano in seguito, per esempio, al degrado di olive danneggiate o conservate in condizioni non ideali e poi lavorate comunque. Si ottiene così la formazione di alcol etilico e metilico che può evolvere in alchil esteri e questi resistono ai trattamenti per eliminarli, per cui diventano delle spie che con la loro presenza elevata indicano una scarsa qualità dell’olio extra vergine. Sarebbe l’equivalente del controllo antidoping agli atleti, ma non basta, bisogna inasprire i controlli nei laboratori di analisi e le repressioni delle inaudite frodi di produttori che le olive non le conoscono nemmeno. L’olio taroccato infatti diventa molto simile esteriormente a quello vero perché viene deodorato e colorato con la clorofilla, ma probabilmente non deriva dalle olive tantomeno da quelle degli olivi secolari della piana di Fasano, Monopoli e Brindisi, per esempio, ecco perché si trova in commercio a 2,50 euro.

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Il giornalista del TG5, Gioacchino Bonsignore, in compagnia dell'Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Dario Stefàno

L’assesssore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia avv. Dario Stefàno sta giustamente investendo molto sul “brand unico” per tutti i prodotti regionali, che non è solo una necessaria operazione promo/commerciale di sistema (da sole le piccole e virtuose aziende non avrebbero la forza economica per investire in marketing e comunicazione) ma anche e soprattutto una etichetta di tracciabilità su disciplinare preparato dall’Istitute Agronomiche Mediterraneè diretto in Italia dal dott. Cosimo Lacirignola, una dei maggiori esperti internazionali, tutto ciò a tutela dei consumatori, anche dell’olio d’oliva. Forse, se si è in Puglia, sarebbe il caso di acquistare olio extravergine dalla Cooperativa Goccia di Sole di Molfetta alla

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Ho citato solo dieci etichette di quale giovani agricoltori conferiscono il frutto delle loro olio extravergine a cui vorrei che fatiche, oppure il biologico del dessero i voti e stabilissero il Consorzio Oliveti d’Italia o dell’Antico Frantoio Muraglia di Andria, e per continuare con le piccole ma pregiatissime produzioni dei Feudi dei Verità di Bitonto, San Tommaso dei Rubino di Turi, della Masseria Cantore di Gioia del Colle, di Caroli a Martina Franca, per finire infine nel Salento con l’Olearia Liberanus di Leverano, con Labbate di Ugento e Terra Pajara di Presicce. Saverio Buttiglione sul set del suo spot in Ferrari


prezzo non le grandi guide enogastronomiche ma i consumatori stessi dopo averlo assaggiato. I ristoranti italiani poi dovrebbero tutti servire a tavola le migliori etichette di olio dei propri territori, ho notato che alcuni, ad esempio sul Lago di Garda ed in Toscana, lo fanno già, purtroppo questo non succede proprio in Puglia. Proporrei anche che durante le partite di golf, nei campi di tutta Italia, partite che ho visto durare molte ore nella quiete della natura e che necessitano di un break per lo spuntino, venisse adottato questo accorgimento sulle tavole all’ora di pranzo nelle club houses, perché questo sarebbe una formidabile promozione che semplicemente enfatizzerebbe una sinergia già esistente fra sport del golf, natura ecosostenibile ed olio extravergine d’oliva. Nel Parco delle Dune Costiere di Torrecanne e Savelletri, vicino a Fasano, epicentro dei sessanta milioni di alberi d’ulivo delle puglie, esiste la masseria Brancati dove ho scoperto alcuni alberi che sono stati piantati prima che nascesse Gesù Cristo. Non volevo crederci ma questo è stato appurato dalle analisi delle radici fossili sotto questi vecchi signori millenari che ancora producono ben vegeti olive di qualità inimitabile. In loro onore, ed in onore del salute dei consumatori, proporrò di cominciare una sinergia Golf/ Oro Liquido proprio dalla vicina Masseria San Domenico Golf Club, che potrebbe così divenire testimonial e simbolo d’esempio,

sia perché il suo campo da golf, che si distende sul mare di Savelletri ricorda quelli delle highlanders scozzesi di Sant’Andrea dove è nato questo sport, sia perché il green di masseria San Domenico, fra laghetti e mare, vede spuntare dall’erba, ogni tanto, un grande albero di ulivo secolare pugliese. Al turista golfista che venisse in auto per un weekend di gioco su quel campo non posso che consigliare vivamente di uscire al casello autostradale di Gioia del Colle e recarsi a 10 chilometri nel centro di Santeramo in Colle nello “showroom di degustazione e

Ritornando a Gioia proseguirei verso Taranto e di lì, salendo verso Martina Franca sosterei per la notte a Crispiano nota per le sue Cento Masserie, proprio in quella del presidente del relativo Consorzio dott. Antonio Prota, nell’incantevole masseria Quis ut Deus per provare un ristoro nella “salus per acquam” ricavata nei trulli e chiamata “Inferno, Purgatorio e Paradiso” e provare l’olio qui prodotto e quello della favolosa attigua masseria Mita. L’indomani mi recherei, attraversando il canale di Pirro, che secoli fa questo condottiero attraversò coi suoi elefanti, sulla

Lo chef de "La prova del Cuoco" di RAI1, Pasquale Fatalino riceve in dono da donna Francesca Dello Russo il suo splendido "Olio di Feudi dei Verità"

vendita” dell’ Antico Pastificio Benagiano e gustare la stessa pasta fatta con le trafile in bronzo e la lenta essiccatura, che qui gustò perfino Giuseppe Garibaldi 150 anni fa, condita proprio e solo con un filo d’olio extravergine d’oliva. Se si è fortunati si può incontrare lo chef Pasquale Fatalino (che rappresenta la

Puglia in RAI alla “Prova del Cuoco" di Antonella Clerici) che di tanto in tanto lascia il suo ristorante di Noci “Antica Locanda” e qui condisce la pasta Benagiano col ragù delle sue inimitabili braciole (involtini di carne) oppure le orecchiette di questo pastificio (soffici e tenere come la pasta fresca) con le fave e le cime di rape. 87


Selva di Fasano, passando da Alberobello non potrei evitare di visitare il Museo del Vino Pugliese nella storica Cantina Albea, acquistando almeno tre vini, il Raro Negroamaro Primitivo, il Lui Nero di Troia ed il nuovo vino prodotto per il Papa Benedetto XVI Cantate Domino Moscato Passito. Il capo cantiniere Giorgio Petrelli vi vorrà sicuramente stillare direttamente dalla botte il nuovo Rosato Petrarosa ottenuto nientemeno che dal forte vitigno Primitivo di Gioia del Colle, lo ottiene col metodo del “salasso”, dopo la spremitura viene immesso in silos d’acciaio chiamati “fermentini”, le bucce che danno colore al primitivo vanno in sospensione nella parte superiore e da quella inferiore viene estratto il delicato mosto ancora appena rosato.

Nel castello del Barone Collice a Camigliatello Silano, il produttore TV Saverio Buttiglione coordina la troupe di Cinecittà e le 50 comparse per il film pubblicitario, finanziato dal Ministero per le Politiche Agricole, di un noto formaggio tipico italiano, dove ha scelto come testimonial Emanuela Folliero, programmato sulle reti Mediaset

Avendo più tempo dei due giorni mi recherei assolutamente nel Salento e a Lecce mi farei guidare dal dott. Gianni Gemma a visitare le decine di frantoi (alcuni ipogei) che etichettano il proprio olio d’eccellenza sotto la tutela consortile APROL Lecce di cui lui è consulente tecnico.

Milena Rutigliano ballerina testimonial "Milano Food&Moda", il dott. Vincenzo Lorusso dell'Institut Agronomique Mediterraneen estensore per Regione Puglia del disciplinare marchio "Prodotti di qualità Puglia" e Saverio Buttiglione produttore TV.

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Comincerei con Primoljo dei tre fratelli Primiceri, che al salone “SOL” nel Vinitaly di Verona hanno incantato tutti anche per il loro stand che presentava una miniaturizazione sia delle macine che delle presse di spremitura dalle quali sgorgava un limpido olio extravergine salentino. Ma comunque, salito sulla Selva di Fasano, avrei la visione dall’alto dei milioni di alberi d’ulivo sotto di me, pranzerei nella Tenuta Monacelle che sembra un antico villaggio pugliese con trulli e masserie e scenderei finalmente sul mare a Savelletri per giocare a golf nella masseria San Domenico. Qui nel prossimo Evento che organizzerò con l’arch. Giuseppe Germano, direttore generale di “Apulia Golf District” e con Stefano Masullo, direttore di “Golf People Club Magazine”, con una gara internazionale, spero di avere ospiti, perché già invitati (anche per invogliarli a giocare a golf nell’attiguo campo prova), sia il Ministro alle Politiche Agricole Mario Catania, sia Felice Delle Femine, direttore Centro/Sud


Italia della Unicredit (che ha in cantiere il programma “laboratorio agroalimentare del Sud"), sia l’avv. Fabrizio Lombardo Pijola presidente di Antennasud (e socio di Oscar Farinetti nel prossimo Eataly a Bari), sia il presidente della Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo Paolo De Castro. Durante la più importante Fiera del settore, il CIBUS di Parma, avevo invitato in Puglia pure Raphael Gay, il responsabile della banca francese Crèdit Agricole proprietaria di Cariparma. Pur se a fine agosto Crèdite ha ridotto la sua partecipazione in Intesa San Paolo al 2% perché costretta dall’antitrust, sono contento che resti invece nella banca parmense perché Parma è la sede dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, grazie all’onore che si è guadagnata nel mondo con le sue eccellenze, dal Parmigiano Reggiano al Prosciutto di Parma, e la Crèdit Agricole, a cominciare dal nome, ha una importante mission agroalimentare nella sua attività creditizia. Con tutto il rispetto per lo champagne e gli squisiti formaggi prodotti dai nostri

cugini francesi, se il dott. Gay riuscisse a portare a giocare a golf a masseria San Domenico

anche il numero uno di Crèdit Agricole Jean Paul Chifflè ed il suo direttore finanziario Bernard Delpit, saremmo lieti, noi pugliesi, di far loro gustare l’olio extra vergine dei nostri ulivi secolari spalmato su una fetta di pane d’Altamura condito con il pomodoro (presidio Slowfood) della limitrofa Oasi Marina Protetta di Torre Guaceto. L’unione europea si costruisce anche così, con lo sport e con il cibo.

Emanuela Folliero, già testimonial di un film pubblicitario prodotto da Saverio Buttiglione, conduce su La5, dal lunedì al venerdì alle ore 18.45, il nuovo programma (di cui è anche autrice) "Hollyfood", piatti di celebri films Oscar cucinati in studio

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di Saverio Buttiglione 90

Golf, Agroalimentare e Moda: uniti per uno lifestyle "slow"

L

a crisi è arrivata anche a Milano, la nostra città più cosmopolita, l’unica nostra metropoli paragonabile a Londra, Parigi, New York, capitale italiana della finanza, una delle capitali mondiali della moda e delle tendenze di vita. Anche a Milano ormai è palpabile e visibile, basta osservare i cartelli esposti sui portoni di condomini e negozi con la dicitura “vendesi” o “affittasi”. Ho parlato con molti costruttori edili ed agenti immobiliari,sembrano anch’essi disperati, daltronde sappiamo tutti che persino le banche rifiutano i mutui immobiliari alle giovani coppie anche in presenza di fideussioni con garanzie ipotecarie dei parenti.

Sappiamo tutti però che quando si ferma l’edilizia si ferma tutto a catena come nel gioco del domino, quindi non si vendono più le automobili, anche i negozi di beni di consumo e gli ipermercati restano desolatamente vuoti. Ma il denaro dov’è? Come mai non circola più denaro creando cicli virtuosi? A parte quello sempre meno erogato in opere e stipendi dalle pubbliche istituzioni, locali e nazionali, a causa del grave debito pubblico di uno Stato che, mal guidato da governi indecenti, fin dagli anni ’80 si è ipotecato il futuro delle giovani generazioni spendendo e spandendo e rubando persino (i nodi poi, come si sa, arrivano sempre al pettine),

quello dei piccoli risparmiatori italiani è sempre più eroso dalle tasse e dai costi sempre più insostenibili di acqua, luce, gas, benzina, spese scolastiche e chi più ne ha più ne metta. Resta il denaro dei cosidetti ricchi e quello delle banche. Purtroppo queste due casseforti, che sarebbero utili se aperte non per beneficenza ma per creare sia ricchezza diffusa sia giusti profitti ai legittimi proprietari mettendone in circolo il contenuto per gli investimenti, restano blindate a doppia mandata, e non soltanto in Italia. Anche i capitalisti spagnoli e, con il nuovo governo Hollande, persino i francesi, a causa della paura di un nuovo “1929” vengono ora invasi da uno spirito


conservatore dannoso e blindano le loro ricchezze preferendo, se ci riescono, trasferirle fuori dei loro territori. Le banche infine, che sono costantemente salvate a più riprese dalla BCE (la quale, ricordiamolo, usa denaro dei cittadini europei) riescono ad ottenere in prestito ingenti capitali dall’Europa praticamente gratis (al tasso di interesse dell’1%) con la promessa di metterlo in circolo per finanziare famiglie ed imprese ma non lo fanno, preferendo anch’esse speculare comprando, per esempio, titoli di stato che lo spread porta a tassi di interesse del 6% avendo così più sicurezza di un ritorno di profitti che, secondo loro, non sarebbe lo stesso se prestassero denaro a cittadini e imprenditori, visto l’aumentata percentuale di sofferenze bancarie registrata negli ultimi anni. Come sono lontani quei tempi in cui in Inghilterra o negli USA un giovane laureato con un’ottima idea imprenditoriale veniva valutato solo per quella brillante idea e forse finanziato senza che gli si chiedessero le garanzie dei genitori! Un Bill Gates e i ragazzi dei “garage dell’informatica” come potrebbero nascere oggi? In Italia non è purtroppo mai stato così ed ora assistiamo pure al paradosso che non viene più accettata dalle banche in garanzia nemmeno la busta paga di un lavoro (ormai sempre più raro) con contratto a tempo indeterminato. Ma per fortuna ci sono delle eccezioni, quasi fossero bagliori di

fuoco ancor vivo sotto la catasta di un grande falò che sembra ormai spegnersi per mancanza di vento, in entrambe le casseforti. Cercate le notizie su quello che fanno per l’economia delle loro zone e per la socialità imprenditori capitalisti come Renzo Rosso della Diesel, oppure Diego della Valle di Tod’s oppure Giancarlo Di Paola di Exprivia. Guardate gli esempi di due gruppi bancari come Banca Popolare di Bari ed Unicredit. Il presidente della prima, Marco Jacobini, prosegue con borse di studio e masters a finanziare le giovani intelligenze che non avrebbero i mezzi per esprimere il proprio talento, esattamente come faceva 50 anni fa aiutando gli studenti di Bari ad iscriversi all’Università. La sua banca continua a finanziare opere pubbliche di interesse strategico per lo sviluppo economico, dal reparto di senologia dell’Ospedale “Miulli”

di Acquaviva delle Fonti al reparto ludico per piccoli ammalati dell’Ospedale Oncologico “Giovanni XIII” di Bari, per finire a finanziare, insieme al gruppo alberghiero internazionale “Boscolo” ed all’impresa edile “Fusillo” il restauro del mitico “Albergo delle Nazioni” sul lungomare di Bari, che con il nullaosta preannunciato dal sindaco Michele Emiliano, potrà realizzare a 10 metri un porto da diporto in pieno centro che sarà sicuramente attrattore di incoming turistica soprattutto per ricchi e facoltosi imprenditori russi, visto che la città è già vocata a “Porta d’Oriente” grazie alla presenza delle spoglie del loro santo più amato, San Nicola. I ricchi russi daltronde stanno già scoprendo tutta la Puglia per le loro mondanità, e questo è il primo passo utile affinché acquistino fiducia nelle nostre capacità e nelle nostre qualità e si convincano quindi ad investire da noi.

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Stand modulare di un noto formaggio tipico italiano, finanziato dal Ministero Politiche Agricole per le fiere internazionali, progettato e costruito da ASA -MC (marketing and communication Advanced Service Agency) di Saverio Buttiglione

Proprio alcuni magnati russi, per esempio, hanno scoperto, a pochi chilometri da Bari, posti unici al mondo come la masseria San Domenico, per celebrare questa estate i loro matrimoni da “mille e una notte” seguendo l’esempio di alcuni sceicchi arabi. Sono perciò contento che domenica 15 luglio giocatori di golf europei ed intelligenti imprenditori pugliesi hanno sfidato i 42 gradi, che avrebbero potuto impedire di gustare a Savelletri, sulla costa della Puglia, lo splendido scenario offerto dal San Domenico Golf Club, e si sono incontrati nella festa che ha concluso il torneo di 3 gare, cominciato due sabati prima al castello di Acaya Golf Club nel Salento e proseguito la domenica precedente al Barialto Golf Club, grazie al neonato “Apulia Golf District”. Tutto questo è stato possibile per l’intuito avuto dall’arch. Giuseppe Germano, che ha

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convinto sia l’editore milanese Fobo Adv che il direttore del più autorevole magazine di riferimento, Golf People Club Magazine, Stefano Masullo, a puntare sulla Puglia coinvolgendo la locale Associazione “Do You Golf” di Ester Monacelli. Quando era stato chiesto il mio contributo professionale sia per quanto riguarda l’aspetto mediatico (principalmente televisivo) sia per creare sinergie col progetto di marketing “Milano Food&Moda” del quale sono project manager, ho chiesto una settimana di tempo per riflettere ed alla fine ho accettato, coinvolgendo anche le prestigiose testate con le quali collaboro da anni. Per tutta l’estate gli anticicloni africani chiamati prima “Scipione l’Africano” e poi “Caronte” avevano portato un caldo quasi insopportabile anche sulla regione Puglia ormai considerata la “California d’Europa”, mancava

solo “Lucifero” ed infatti è arrivato puntualmente lunedì 16 luglio col nome di “Spread”. Il differenziale tra i bund tedeschi ed i buoni del Tesoro italiani ha sfiorato di nuovo i 500 punti base, il che vuol dire che lo Stato, cioè tutti noi, dobbiamo pagare quasi il 6% in più di interessi a chi li compra per finanziare il nostro debito, non accadeva da novembre 2011 col governo di Silvio Berlusconi, quindi nemmeno la cura dei professori, guidati da Mario Monti, ci ha salvati dalle speculazioni borsistiche. Eppure Mario Monti ha speso molti giorni del suo tempo prezioso proprio in Russia questa estate, sia col presidente Putin che con il Pope Moscovita capo della chiesa ortodossa, perché anche il Professore ritiene che ci salveranno anche e soprattutto i gradimenti esteri delle nostre qualità intrinseche, perciò sono importanti le relazioni coi paesi


economicamente in crescita, per esempio sia mercati come quello russo sia al contempo grandi investimenti in Italia di capitali come quelli russi (e dei paeso Brics). Bari e la Puglia li aspettano a braccia aperte perché ritiene di possedere tutte le carte in regola,soprattutto nei comparti dell'agroalimentare e dell' iIncoming turistica di qualità, per cui lo scambio sarò certamente alla pari, potendo noi vendere “qualità”. Possiamo inaugurare perciò uno stile di vita “Fast&Slow”

internet mentre noi siamo ancora abituati ad “aspettare le calende greche”. Invece sarebbe a noi consono uno stile lento nel gustare la vita, senza stress, ma al contempo ricco di lavori che la nostra tradizione ed indole ci consente di fare con precisione, professionalità, creatività ed onestà abbandonando gli inutili bizantinismi che hanno troppo caratterizzato il nostro modus vivendi, insinuando, con lo strumento di una burocrazia ad arte farraginosa, comportamenti di corruttela e di mafiosità a tutti i livelli.

ingegnerizzazione del nostro tempo, che ci renda veloci di cervello ma lenti, perché “sicuri di noi” , nell’operare (come era lenta la maestrìa dei vecchi artigiani che non avevano bisogno di ostentare velocità e fretta per dare valore aggiunto al proprio lavoro, anzi il contrario, il valore derivava proprio dalla precisione e dalla cura che richiedeva “tempo”), per esempio imparando dallo stile slowfood a comportarci così anche a tavola, “degustando” i nostri cibi più che mangiarli. I cibi italiani, emblema della Dieta Mediterranea, quelli del sud

proprio in Puglia, uno stile che si diffonda nell’intero paese, veloce nelle decisioni, come mi insegna da tempo l’amico Felice Delle Femine, responsabile centrosud Unicredit, che osserva nelle sue missions di lavoro estere come, nei paesi che consideriamo a torto più arretrati di noi, la Turchia per esempio, si prendano decisioni alla velocità imposta da

L’uso massiccio della rete, intervenendo anche con la banda larga cablando con le fibre ottiche i nostri territori, nella nostra vita e nel lavoro dovrebbe e potrebbe eliminare questo cancro burocratico, consentendoci di tagliare i rami secchi che portano via tempo prezioso, con una sorta di “spending review” delle nostre public relations, una

e della Puglia da dove provengo, lo meritano ed in un certo senso lo impongono, non essendo vocati per il fast food, sarebbero sprecati. A proposito faccio i miei complimenti a Promomedia, società di comunicazione, che nel pubblicizzare nuove tariffe di un suo cliente della telefonia, ha deciso di fare una promozione 93


per le strade della città di Bari facendo regalare dalle hostess pacchi di “pasta di qualità”, ed i passanti hanno gradito molto l’iniziativa fermandosi ad ascoltare la promozione pubblicitaria col sorriso, dimenticando il fastidio che a volte provoca l’uso massiccio dei volantini nella cassetta postale piuttosto che le invadenti telefonate fatte dai callcenter a tutte le ore. Anche nella pubblicità forse sarebbe meglio un metodo più slow e meno fast che sa tanto di isterica necessità di comunicare e vendere in fretta e a qualunque costo. Eppure proprio noi italiani siamo stati maestri di pubblicità soprattutto utilizzando le nuove tecnologie, quale era l’avvento della televisione sessant’anni fa, creando intermezzi promozionali (la reclame) apprezzati e gustati da tutti (i bambini andavo a letto “…dopo Carosello!”) quali erano gli spots di Carosello, veri e propri

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films di tre minuti, interpretati dai migliori attori del momento e diretti dai più grand registi. Ripeto il concetto che la velocità è necessaria solo nelle procedure codificate in rigidi protocolli per lavori di sicurezza o di precisione quali i voli spaziali, gli interventi chirurgici, le ricerche in laboratorio, ma è ridicolo

utilizzarla sempre e dovunque quasi fosse un totem della modernità. I voli aerei per esempio sono standardizzati in protocolli scritti sui manuali ai quali il personale di bordo deve scrupolosamente attenersi. Era già ridicolo osservare giorni fa che il lowcost offerto a noi passeggeri da una nota compagnia aerea imponeva allo stuard e all’hostess di leggere a una velocità supersonica le regole di sicurezza (una voce computerizzata avrebbe più afflato) ma si arrivò alla comicità pura quando osservai le loro tre uscite per la “proposta di vendita” dei giornali, dei profumi, fatta come fossero dei robots, con una gestualità e con parole che infatti non sortiscono quasi mai l’acquisto da parte dei passeggeri (evidentemente lo fanno perché imposto dai manuali e senza personale ritorno e quindi senza entusiasmo e convincimento).


Vivere slow alcuni momenti, anche durante il lavoro, darebbe meno stress e più gusto ad una vita che non è infinita e trascorre senza la nostra giusta consapevolezza di ogni istante, ci riempiamo pure di impegni ed il tempo trascorre e ci ritroviamo vecchi. Invece, per assurdo, quando viviamo con lentezza siamo capaci di scandirlo il tempo e ricordiamo tutto ciò che facciamo (perché facciamo solo cose importanti) e quasi fosse una contraddizione ci ritroviamo a considerare che “il tempo non passa mai”. Così, però, vivremo meglio e più a lungo. Il grande manager Giancarlo Di Paola ha teorizzato addirittura

l’Ozio Creativo, applicandolo ai dipendenti nelle sue aziende con risultati sorprendenti. Ultimamente, invitato da Samuele Petruzzi di Slowfood ho scoperto il parco naturale regionale delle Dune Costiere in Puglia, proprio vicino la famosa masseria S.Domenico, tra Torre Canne e Torre San Leonardo, dove mi ha accolto il proprietario di masseria Brancati, Corrado Rodio. L’ho ascoltato in silenzio mentre parlava a dei signori tedeschi, proprietari di ristoranti a Bonn e Berlino, facendo loro visitare il frantoio ipogeo (scavato nella roccia sottoterra) dove con stupore noi tutti abbiamo scoperto, oltre ad una già di per sé rara macina del medioevo, il

cui motore propulsore erano gli asini ed i muli, anche una incredibile macina costruita dagli antichi romani ma soprattutto una macina messapica, costruita quando è nato un vecchio signore che ho poi incontrato all’uscita, un signore che respira ed ha tutte le sue funzioni vitali in perfetto stato, un grande albero di olivo dal tronco che sembra una scultura di Dio, che ho abbracciato con emozione, un essere ancora vivente che è stato piantato ben trecento anni prima che nascesse Gesù di Nazareth! Conoscevo gli ulivi secolari della piana fra Brindisi e Monopoli, nascosti fra i circa sessanta milioni di alberi che in Puglia godono di un clima che nessuna regione al mondo può offrire loro,

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che i Romani custodivano gelosamente traendone l’oro liquido (usato per illuminare tutta Roma, per medicine e cosmetici, infine per allietare il cibo) ma non immaginavo ci fossero vecchi signori millenari, al cui confronto i nostri cento anni di vita sono poca cosa, e questi esseri viventi sono arrivati vivi fino a noi dai tempi dei faraoni d’Egitto vivendo molto slow, adattandosi lentamente ai venti dell’adriatico contorcendosi nel busto, alle siccità delle puglie, ai fulmini dei millenni. L’impianto di questi olivi era già stata documentata da Lucio Giunio Moderato Columella, che nel primo secolo dopo Cristo scrisse il “De Re Rustica” e per la precisione nel quinto dei dodici libri del trattato, ma nessuno ci

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credeva fossero ancora vivi fino a quando l’università di Bari non ha raccolto pezzi di radici fossili sotto la pianta datandole col carbonio14. L’olio che se ne ricava oggi, nel 2012, da questa pianta, spalmato sul pane di Altamura cotto a legna con lievito madre e coi pomodorini della vicina Torre Guaceto, oasi protetta dal WWF, hanno incantato gli ospiti di Berlino! Dando esempi di fast&slow stylelife con buone pratiche concrete spero che questa filosofia sia da stimolo anche ai grandi stakeholders dell’economia, Istituzioni, Banche e Media, nel "fare sistema" per aiutare le economie locali e, di conseguenza, dare il loro contributo alla macro economia del nostro paese. Fare sistema, mettere cioè in

rete le Istituzioni di Governo (locali e nazionali), gli Istituti di Credito "virtuosi" e le Aziende manifatturiere d'eccellenza mi sembra l'unica strada per poter intraprendere un nuovo cammino ormai non più procrastinabile, questi protagonisti devono non solo e non più semplicemente "parlarsi" fra loro ma occorre che operino insieme sinergicamente, se vogliamo che si avveri la profezia di Mario Monti riguardo ad un'Italia autosufficiente che non avrà mai pezzi di territorio che chiedono aiuto per non morire,come purtroppo stanno facendo ben sei regioni importanti della Spagna al loro governo centrale, e quindi ad Europa ed alla BCE. Ho "sentito" anche questa estate per la prima volta il muto


”Urlo di Munch”, la voce, quasi fosse un ottimo doppiatore cinematografico, era quella dell'ing. Luca Montrone, presidente del noto Gruppo televisivo Telenorba e presidente dell'Alpi, Associazione nazionale delle Emittenti locali. Da ben 19 anni esiste una legge, la “422”, che dovrebbe finanziare in parte le emittenti televisive locali perché sono un servizio pubblico, alla stregua degli asili nido o degli ospedali o delle scuole. Costantemente e puntualmente, periodicamente, da tutti i governi, vengono messi lacci e laccioli, per non dire bastoni fra le ruote con ritardi burocratici e scuse invereconde, per non attuarla in pieno ed in tempo nei

finanziamenti alle televisioni con concessioni regionali, mentre si sono sempre favorite negli anni sia la RAI che Mediaset che potrebbero già vivere con la sola raccolta pubblicitaria sul mercato dove sono quasi monopoliste (a Mediaset perfino io ho portato il mio piccolo contributo di circa un milione di euro coi budgets di miei clienti pubblicitari !!). Eppure nei giorni scorsi, con un voto bulgaro (480 su 483) persino il parlamento aveva rifinanziato il fondo alle emittenti locali per questo triennio riportandolo alla soglia minima di 150 milioni. Ma il governo Monti, pur nell'encomiabile cammino di "spending review" che ha intrapreso, ha affidato all'ottimo

professor ingegnere Francesco Giavazzi l'incarico di rivedere le "spese di stato" e purtroppo quest'ultimo ha deciso di tagliare ben 30 milioni da questo fondo, proponendone addirittura l'azzeramento totale !!! Pur con tutto il rispetto per mamma RAI e zia Mediaset, tutti sanno che le notizie locali e regionali vengono date dalle emittenti locali e quelle dei TG nazionali sono invece "omologate" e quasi sempre tutte simili (perchè unica è la fonte di reperimento, in genere l'Ansa senza perder tempo a mandare gli inviati in campo). Tutti sanno anche che le economie locali sono basate sulle piccole e medie aziende che si promuovono proprio sulle emittenti locali, perchè prima di voli pindarici di aggressione dei mercati esteri è necessario il consumo dei prodotti a casa propria da parte dei consumatori conterranei, quelli che, se ben informati, dovrebbero essere più fedeli e più orgogliosi dei propri "brand" di qualità. Ma le piccole/medie aziende, che poi sono il tessuto connettivo dell'economia nazionale, non hanno più molte risorse da investire nei media televisivi, e tagliare anche i piccoli aiuti statali sarebbe un colpo mortale sia all'informazione (quindi alla democrazia tanto sbandierata) sia alla promozione economica dei territori. I fondi di sostegno alla carta stampata per il momento non vengono, per fortuna, messi in discussione, perchè in Parlamento

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sono ancora rappresentati i vecchi partiti che altrimenti vedrebbero cancellate di colpo le loro testate di riferimento, ma un nuovo parlamento potrebbe farlo in futuro sull'onda delle nuove mode ideologiche di rivolta. E' chiaro che bisogna incentivare le nuove tecnologie massmediatiche, dalla rete alla banda larga, come è chiaro che televisioni e giornali devono trovare le principali risorse sul mercato in libera competizione fra loro, ma bisogna stare attenti a cancellare "tutti" i vecchi mediatori, anche i libri stampati su carta, come ha ben spiegato Baricco presentando lo splendido libro “Ultime indiscrezioni sui barbari” in piazza a Bologna durante i giorni dell’inedito laboratorio voluto dal quotidiano

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Repubblica ed intitolato “La Repubblica delle idee”. Aiutiamo tutti quindi il prof. Giavazzi a riconsiderare le sue pur legittime opinioni ed ascoltiamo tutti l'urlo muto dell'ing. Montrone da Conversano, in Puglia. Mi sembra che persone dotate di grande intelligenza e di spirito creativo, delle quali è certamente composto il popolo italiano, proprio nelle difficoltà riescano a dare il meglio di sé. Sono ottimista perché sto ricevendo buoni segnali in tal senso, per esempio, proprio io ho fortemente voluto l'incontro con Felice Delle Femine, responsabile area CentroSud Italia del più importante gruppo bancario europeo UNICREDIT e l'avvocato imprenditore barese Fabrizio Lombardo Pijola, perchè ritengo

che fare sistema ora più che in qualsiasi momento del passato sia di vitale importanza per tutto il paese Italia e per l'economia ed il futuro dei giovani e delle famiglie del centro/sud in particolare. Nei mesi scorsi parlando con il dott. Delle Femine in Confindustria dei laboratori Unicredit per il Sud in "Automotive, Agroalimentare e Incoming Turistica" e poi successivamente relazionandomi con l'avvocato Lombardo Pijola, già presidente del network Antennasud, prossimamente socio in Puglia di Oscar Farinetti per l'apertura in Fiera del Levante di Eataly (con un investimento di euro sei milioni) mi ero convinto che ci fossero molti punti in comune fra di loro e mi ero già proposto ad entrambi nella veste di “communication manager”, quale amplificatore delle importanti informazioni relative ai loro progetti, non solo verso la popolazione ma sopratutto verso le imprese, seguendo la mia mission imprenditoriale di "mettere in rete" alcuni Protagonisti dell'economia che penso sia importante siano più informati e coinvolti, distratti a volte perchè giustamente concentrati sui propri affari, al fine di creare nuove sinergie fra loro, le istituzioni, i mezzi di comunicazione e quindi, di conseguenza, facendo sia i loro interessi che quelli dei buyers internazionali (da coinvolgere sempre più) ma in special modo dei cittadini che sono finalmente i nuovi consumatori consapevoli in un mercato globale che offre di tutto e di più.


Per questo motivo infatti ho stretto un accordo con Lombardo Pijola per una nuova ed innovativa trasmissione settimanale sui suoi media. Entrambi i miei interlocutori erano poi a conoscenza del progetto di showroom permanente a Milano riservato alle "eccellenze di nicchia" dell'agroalimentare in connubio col mondo della moda italiana, di cui quella città è leader mondiale, preparando così per tempo il terreno, alle aziende che intendano parteciparvi, affinché siano pronte a presentarsi al mondo nei sei mesi nei quali il mondo verrà da noi per EXPO 2015, appunto con "Milano Food&Moda" di cui sono project manager.

Il 27 aprile scorso uno dei nostri migliori imprenditori italiani, Leonardo Del Vecchio, proprietario di Luxottica, ha portato, tramite la controllata Delfin Sarl, il suo peso azionario in Unicredit al 2,005 dal 1,4 % e nello stesso periodo l'istituto di credito diventava leader in Europa, al terzo posto in Germania e Russia, al primo in Polonia. Il CDA Unicredit ha approvato il nuovo assetto societario il 10 luglio, dividendo la nostra penisola in sette macro regioni, NordOvest, Lombardia, NordEst, CentroNord, Centro, Sud, Sicilia, guidate dal country chairman Gabriele Piccini, e divise in 77 aree commerciali, territori ai quali sono state date maggiori deleghe in termini di prezzi e crediti.

Giovedì 19 luglio, alla presenza del direttore Unicredit di Puglia dott. Antonio Riccio, ho avuto quindi questo incontro di un'ora circa, molto interessante, con il dott. Delle Femine e con l'avvocato Lombardo Pijola. Felice Delle Femine ha espresso ottimismo per il futuro, sperando che in Italia succeda ciò che ha notato con stupore nel suo recente viaggio in Turchia (anche qui Unicredit è banca leader del mercato) dove vi è un formidabile fermento delle nuove generazioni e di neolaureati che creano nuove imprese, una rapidità decisionale che si augura investa anche i giovani italiani in maniera più massiccia. I segnali sono buoni perchè i progetti di giovani imprenditori del sud Italia premiati ed ammessi a finanziamenti dedicati, nella kermesse recentemente svoltasi a Napoli e promossa da Unicredit, sono stati tutti di alto profilo qualitativo (fra i primi vincitori anche due progetti di innovative tecnology provenienti dalla Puglia). Unicredit ha fatto poi partire dalla Sicilia "East Gate 2.0" con una massiccia presenza di imprese di quella regione che vogliono internazionalizzarsi con gli strumenti più adatti al terzo millennio ed hanno accolto con favore la spinta propulsiva di questo istituto di Credito sopratutto per l'Agroalimentare ed il Turismo congressuale, perchè Unicredit è ormai ben radicato in 22 paesi europei con ben 940 filiali in Russia e 106 in Germania, per esempio.

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Il presidente Lombardo Pijola ha fatto notare come la città di Bari debba essere messa al centro dei futuri progetti verso tutto l'est europeo non per spirito campanilistico essendo lui barese doc ma perchè obiettivamente questa città viene sempre più da tutti considerata la "Porta d'Oriente" e soprattutto dai popoli slavi di religione cristiano ortodossa, avendo Bari in custodia, nella Basilica di San Nicola le ossa del Santo molto amato sopratutto dai Russi e dai Rumeni, ed avendo donato a Mosca la Chiesa Russa che quindi è a tutti gli effetti territorio russo come lo sono le ambasciate di tutte le nazioni, infatti certi giorni, entrando nella piazza barese di San Nicola, guardando i volti, gli abiti ed ascoltando le lingue,

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sembra di entrare in un quartiere di Mosca. L'emittente barese Antennasud ha perciò deciso di investirci, cablando tutta la basilica e installandovi una regia televisiva fissa per i collegamenti in diretta. Antennasud guarda anche ai paesi del Magreb ed infatti ha inaugurato il primo telegiornale in lingua araba, ma Lombardo Pijola da bravo imprenditore, (persino il suo studio legale mi sembra una fabbrica per il gran numero di giovani avvocati associati, forse perché anche nella sua professione esplica la sua naturale ed istintiva genìa imprenditoriale che evidentemente ha già nel suo DNA) ha contemporaneamente inaugurato un progetto di certificazione dei "prodotti alimentari" per i mercati arabi.

Il Tg Aral di Antennasud aiuta l'integrazione dei cittadini arabi che lavorano da noi e la certificazione araba dei nostri cibi aiuterà sicuramente le nostre aziende produttive nei confronti dei consumatori arabi. Infine Fabrizio Lombardo Pijola si è detto molto attento da sempre alle tematiche ambientali e per questo motivo è entrato nell'azionariato dell'azienda di Treviso Domotecnica, la rete italiana più importante di specialisti nell'efficenza energetica e nell'utilizzo di fonti rinnovabili, vocata all'installazione di nuove tecnologie sia nei condomini residenziali che nelle aziende manufatturiere. Questo a mio parere potrà essere un immediato punto di contatto sinergico con Unicredit,


avendo l'avvocato invitato il dott. Delle Femine, in veste di relatore, al grande "Convegno sull'efficenza energetica" che sta organizzando a Torino per i giorni 14 e 15 settembre 2012. Non a caso penso a questa immediata sinergia, perchè Unicredit è partner con Fondazione WWF e Solon di OFFICINAE VERDI, neonata S.p.A. amministrata da Giovanni Tordi, che ha come mission proprio l'energia autoprodotta da noi cittadini e quindi a chilometro zero, nella quale il socio “Fondazione WWF” avrà il compito di vigilare sull'impatto ambientale, Unicredit fornirà la consulenza ed i prodotti finanziari dedicati agli investimenti ed il socio Solon costruirà i prodotti da installare. Questo sarebbe già un buon esempio di inizio di collaborazione sistemica fra comparti diversi ma tutti utili alla nostra economia, se finalmente non saranno più chiusi nella loro individualità (quasi fossero compartimenti stagni che sono utili solo sulle navi in caso di allagamento) ma opereranno insieme, le banche ed i massmedia, la comunicazione e le aziende manifatturiere, ma per il bene di tutta la comunità, spero che anche la classe politica e gli amministratori pubblici si integrino presto in questa nuova rete virtuosa dell’economia che vedo nascere per un mondo nuovo necessario. Sul palco dell’Arena di Verona l'8 ottobre il grande economista francese Fitussy, ospite di Adriano Celentano, dava una ricetta: "Europa “unita politicamente” in maniera federale

con un parlamento “eletto” visto che l’unità della moneta esiste già e si chiama euro, questo avrebbe la conseguenza di avere un solo titolo di stato “europeo” e lo spread, pacchia degli speculatori e premio per i paesi più ricchi, semplicemente non esisterebbe più". Nel frattempo gli stati nazionali e quindi anche l’Italia dovrebbero investire (dice Fitussy che fare debito, per l’individuo come per lo stato, è giusto solo se al fine di un utile investimento) così come si fece alla fine della seconda guerra mondiale. Ha spiegato che "la paura del

grande debito pubblico è insensata se o si vuol ridurre a spese del “Benessere” della collettività, unico valore che una sana politica dovrebbe perseguire, perdendo il quale si cancella il “capitale umano”, quindi il senso stesso della vita di ognuno". Il benessere ed uno slow style che lo scozzese Malcom MacDonald Charlton, il grande Nick The Nightfly, suadente voce delle eleganti notti di Radio Montecarlo, ha scoperto ad Alberobello tanto da non poter evitare di improvvisare un pezzo jazz con le parole “Trulli, mozzarelle e vino primitivo…..”

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Miss Slow Economy della Redazione

• Claudia Borroni •

Š Roberto Zecchillo

Claudia Borroni nota attrice e conduttrice inizia a lavorare nel mondo della televisione appena diciotenne affiancando Claudio Lippi e Natalia Estrada in ''La sai l'ultima?'' in onda su Canale 5. Seguono tre intensi anni di coconduzione accanto a Stefano Nava e Sandro Sabatini in programmi calcistici quali ''Azzurro Italia'' ed ''Antenna13'' in onda su Antenna 3 dove Claudia,spronata da Maurizio Mosca, Aldo Serena, Domenico Marocchino e tanti altri, scopre di essere portata per le dirette tv che la appassionano cosi' tanto da portarla dritta dritta su Rai2. Per tre anni consecutivi, infatti, nel programma satirico ''Scorie'', condotto da Nicola Savino interpreta il ruolo della spumeggiante vocalist Lookrezia in coppia con Sergione alias,Rocco Tanica. In seguito viene notata dalla produttrice Fatma Ruffini ed interpreta il ruolo da protagonista della migliore amica dei comici Ale&Franz nella seconda edizione di ''Buona la prima''.

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Queste sono solo alcune delle sue esperienze tv che si uniscono alle emozioni live delle serate canore nei migliori locali di tutta Italia nonche' al suo ruolo di presentatrice di eventi,da quest'anno anche in esclusiva per la Minerva Eventi a "Ti Sposo Ercolano 2012". Le manca solo l'esperienza radiofonica che pero' sta per

iniziare a Radio Maliboom boom su www.maliburum.it dove e' autrice e speaker di un affascinante programma sulla storia della musica jazz. Anche quest'anno e' stata scelta come guest star per il calendario De Nardi e posera' anche per il calendario a scopo benefico contro la violenza sulle donne realizzato da Laura Gorini.


• Sheela Jude Naidu • Comunicare: passione, studio e professione. Questo è, in sintesi, il mio profilo. Mi chiamo Sheela June Naidu, sono nata da mamma italiana e papà malese. Vivo a Torino ma ho viaggiato molto all'estero. Parlo 3 Lingue, ho un Diploma di Laurea In Studi Internazionali ed una Laurea Magistrale in Comunicazione Pubblica e Politica. Ho sempre creduto che studiare e lavorare mi aiutasse a sviluppare il potenziale, perciò l'ho fatto da quando iniziai l'Università.

Comunicazione in eventi, marketing, logistica, pubbliche relazioni e moda/ spettacolo in qualità di fotomodella, inviata ed intervistatrice sono gli ambiti in cui ho maggiormente accumulato esperienza. Oggi mi concentro soprattutto sugli stili e formati comunicativi, essendo competente sia di sistemi mediali - old, new e social media - sia delle relative dinamiche di funzionamento. Questo è il motivo per cui ho scelto di scrivere la Tesi Magistrale sul giornalismo partecipativo.

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• Irene Antonucci • Irene Antonucci, 24enne pugliese, dottoressa in filosofia ma con un background piuttosto vasto nella comunicazione e negli eventi.

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Ha ultimato recentemente degli studi specialistici attraverso un Master in marketing e comunicazione, ma il suo impegno e dedizione al settore lo

si rileva da una costante rete di attività professionali, senza mai perdere di vista gli studi, come assistente project manager, key agency nei più svariati contesti che vanno dalla moda alla cultura e dallo spettacolo alla pubblicità. Uno di quegli esempi di giovani donne che dinanzi alla crisi hanno la voglia di imparare e accrescere il proprio profilo professionale con competitività e umiltà.


• Marilù Dragone • Mi chiamo Marilù Dragone e sono orgogliosa di essere nata a Turi, patria della Ciliegia Ferrovia, grazie al ritorno di papà dalla Germania dove da giovanissimo si recò a fare il commerciante. Laureanda in farmacia cerco comunque di utilizzare ogni

momento libero che mi lascia lo studio sia nella mia passione che é il ballo, avendo fatto dodici anni di danza classica, sia lavorando per potermi mantenere agli studi, facendo dall'operaia all'hostess negli eventi.

Belle e Brave!!! "Miss Slow Economy" sceglie ragazze che impiegano talento e studi nella dedizione al lavoro, nella tutela dell'ambiente come nelle risorse energetiche rinnovabili, nelle nanotecnologie come nell'agroalimentare tipico, nella moda e nel turismo, con una filosofia di "Economia Lenta", invertendo la rotta da anni imposta dalla fast economy.

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• Isabel Lazazzara • Ho 26 anni e sono originaria di Santeramo in Colle. Sono una studentessa universitaria, Dottoressa in economia e commercio e frequento l'ultimo anno della Laurea specialistica in Economia degli intermediari e dei mercati finanziari: una specialistica molto impegnativa, ma spero (nonostante l'attuale fase di stallo che presenta il

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nostro mercato del lavoro ) che i miei sacrifici siano ripagati. il mio sogno? Entrare in banca o comunque interfacciarmi nel mondo della finanza e dell'economia. Attualmente sono una barista, il lavoro che esercito da quando ho 19 anni e che mi ha permesso contemporaneamente di studiare.

Non è ovviamente il lavoro della mia vita però è stata una bellissima esperienza che mi ha permesso di pagarmi spese universitarie e non solo e dal punto di vista sociale mi ha dato la possibilita' di conoscere tantissima gente estendendo il mio raggio di amicizie. Insomma un'esperienza davvero positiva!


• Valeria Castagna • Mi chiamo Valeria Castagna, ho 25 anni e sono diplomata al liceo scientifico. Ho lavorato per anni come segretaria presso un agenzia viaggi dove mi occupavo dell'assistenza al cliente. Poi ho lavorato come commessa presso negozi di intimo e di abbigliamento per uomo e donna. Ho fatto anche la barista dedicandomi, compatibilmente con gli orari della caffetteria, all'attività di hostess/promoter, ma sono fiera di essere, in ogni momento libero, volontaria assistente ai disabili.

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• Daniela Mastrosimini • “Sangue e Cemento” (prima inchiesta sul terremoto a L’Aquila, in collaborazione con Marco Travaglio). Così sono giunta a La Repubblica (sede di Torino), dove ho seguito il settore cultura e spettacoli e poi è arrivata la chiamata da La7. Da quel momento mi sono trasferita a Roma dedicandomi all’intrattenimento. Sono stata redattrice e assistente al montaggio per “Innovation” (magazine di tecnologia), così come per

“Storie di Grandi Chef” (condotto da Michela Rocco di Torrepadula). Da due anni sono caporedattrice e responsabile web di “Ti ci porto io”, il programma itinerante condotto dallo chef Gianfranco Vissani e da Michela Rocco, in onda ogni domenica, sempre su La7. Contemporaneamente mi dedico alla musica: mi occupo dell’area comunicazione di “Get Up Concerti”, società salentina di booking e management. Le mie passioni sono la scrittura creativa e la produzione musicale.

Copia di cortesia

Mi chiamo Daniela Mastrosimini e sono una giornalista televisiva. Ho 28 anni e vivo a Roma, ma sono nata ad Alberobello (BA) e sono laureata in Scienze della Comunicazione perciò ho poi svolto l'attività di giornalista pubblicista con una gavetta nelle testate giornalistiche pugliesi per approdare a Roma dove, dopo un Master in Giornalismo Radiotelevisivo, ho condotto inchieste e scritto sceneggiature per “The Summit” (inchiesta sul G8 di Genova presentata al Festival del Cinema di Berlino) e

SE Slow Economy Golf in Tour gustando Moda, Agroalimentare e Turismo SU CARTA PREZIOSA DA COLLEZIONE

Miss "Slow Economy"

Al fine della selezione utile alla pubblicazione di 4 miss "Slow Economy" per ogni numero della rivista, inviare CV e foto figura intera e primo piano (ad alta risoluzione) all'indirizzo mail: sloweconomy2012@gmail.com

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ANNO 1 - NUMERO 1 Novembre/Dicembre 2012

Speciale Made in Italy


• Stefania Capozza • il mio nome è Stefania Capozza, i miei studi si sono concretizzati in una Laurea in legge all'Università di Bari con votazione di 110 e lode, nel progetto Erasmus all'Universitat Abat Oliba di Barcellona in Spagna, nel diploma in inglese conseguito all'ELC a Boston negli USA e in un master in "Marketing e comunicazione di Moda e Beni di lusso" presso l'ateneo Impresa di Roma con votazione A. Ho seguito uno stage a Londra presso Alicia Temperly (alta

moda) ed uno stage in ufficio PR e Comunicazione da Patrizia Pepe a Firenze. Il mio lavoro, per mettere in pratica queste competenze, è cominciato nell'ufficio acquisti per Max Mara, Valentino R.E.D. e Pinko presso Sartori di Vicenza. Ho lavorato poi nell'ufficio marketing, comunicazione e

commerciale della Very Nice di Vicenza (azienda di gioielli in e-commerce), nell'ufficio Comunicazione e PR della Intesa Sanpaolo Life di Dublino. Ed infine nell'ufficio marketing, comunicazione e commerciale per Italia, Spagna ed UK presso Google European Head Quarter di Dublino.

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Punti di distribuzione

S

low Economy - Golf in tour gustando Moda, Agroalimentare e Turismo lo trovi anche in queste 65 eccellenti locations. Bruxelles • Petit rue au beurre, 12 Ristorante La Capannina a due piani nel centro storico, strada che immette nella fantastica “Grand Place” della città belga sede del Parlamento Europeo, con cucina italiana rivisitata al gusto francese e clientela internazionale, primo ristorante italiano in città fondato 50 anni fa da una giovanissima e tenace Anna Bianco emigrante da Noci in Puglia. Dublino • 208 Lower Rarhmines Road, Dublin 6 - ristorante pizzeria "Il Manifesto". Infotel: 353 1 496 8096 e-mail: manifestorestaurant@ gmail.com website: www. manifestorestaurant.com. In Irlanda una vera pizza napoletana, fatta da Salvatore di Salerno che, se è in vena, fa pure il giocoliere con l’impasto, è un miraggio che pure in Italia sarebbe raro. • Lower Ormonde Quay, Dublin 1 - ristorante pizzeria "Bar Italia". Infotel: 353 1 874 1000 e-mail: info@baritalia.ie website: www. baritalia.ie. Fa onore alla cucina italiana nel mondo, ottimi primi, ottima pizza, squisita la frittura di calamari e gamberi • Upper Merrion Street, Dublin 2 - "Merrion Hotel" website: www. merrionhotel.com. Nel centro storico si nota l’eleganza già dal portale d’ingresso, di fronte al palazzo di governo irlandese. Creato dalla fusione di 4 antiche case in stile georgiano si sviluppa attorno a 2 giardini del XVIII secolo. Torino • via Santa Chiara, 54 - Ristorante "Asian Fusion". infotel: 338 8194846. Nel quadrilatero romano non lontano dalla Mole Antoneliana ottime cucine tipiche

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malese, cinese, giapponese ed Italiana, con pietanze fedeli alle tradizioni ed ai gusti originali, crocevia culinario tra oriente ed occidente. Cuneo • Santuario di Vicoforte Ristorante albergo CioccoLocanda - via F. Gallo,19. infotel: 0174 563312. Del grande artigiano della cioccolata Silvio Bessone, ogni stanza dedicata ad un paese del mondo che produce cioccolata, un museo incredibile. Milano • Esclusiva Golf Club House del presidente Maria Grazia Borelli • Fiat Lounge Cafè - via Alessio di Tocqueville, 3. Meta della movida meneghina • Ristorante l’Osteria dei Pirati - via Fogazzaro, 9 del noto presentatore TV Marco Predolin che offre fantastici menù a base di pesce con musica dal vivo Hotel Madison (4 stelle) - via Gasparotto, 8. Fra Stazione Centrale e nuovo grattacielo Regione Lombardia, si affaccia sulla chiesa di Sant’Agostino e sul complesso di scuole dei Salesiani (dalle primarie ai licei) • Residence Abbadesse Resort - via Oldofredi e via Abbadesse antico monastero fra i grattacieli del nuovo Quartiere della Moda, Isola di Porta Nuova, ben diretto dal proprietario ing. Antonio Savia. • Residence Pola - via Pola. Suites ed appartamenti di fronte al nuovo Pirellone. • Ristorante Churrascaria Barbacoa - via delle Abbadesse, 30. Primo in Europa dopo Sao Paulo, Campinas, Salvador, Manaus, Tokyo, Osaka, propone carne tipica brasiliana Camisano Vicentino (VI) • Ristorante Locanda alla Torre da Zemin - via Torerossa, 39/41 locale n.407 zona 4est infotel: 049 9065621. Nella torre di avvistamento del 1270 sul confine Vicenza/Padova, nei due piani della locanda un

incredibile Gianfranco Zemin propone una cucina solo con prodotti di stagione e ingredienti del territorio, dalla “piramide di tartare di tonno su battuta di mango e avocado con salsa di limoni caramellati” alla “suprema di faraona”, indimenticabili i suoi risotti. Se lo si prega Gianfranco, forse, racconterà la storia di Occhi d’Oro e del cavaliere misterioso. Padova • Q Bar - vicolo dei Dotto, 3 infotel: 049 8751680. Nella centralissima piazza Insurrezione è elegantissima meta della movida chic padovana, anche ritrovo preferito dei calciatori del Padova calcio. Dinner&Dance, cucina mediterranea e sofisticata musica live • Osteria Barabba - via Vicenza, 47. Marco offre la cucina delle osterie venete in un lounge space, a cominciare dall’ora dell’aperitivo, memorabile quello del mercoledì con ricco buffet, ottimo winebar infotel: 049 8716845 Parma • Ristorante I Tri Siochett strada Farnese, 74/a. Squisiti “tortelli all’erbetta” piatto tipico parmense (grandi ravioli ripieni di spinaci annegati in burro fuso con parmigiano) e torta fritta (detta anche “gnocchi fritti” nel modenese e nel reggiano, di origine longobarda, semplici sfoglie di pasta per pane fritte in olio che si gonfiano come panzerottini vuoti all’interno) ottima per accompagnare il salame di Felino, il culatello di Zibello ed il prosciutto di Parma, oppure il Parmigiano Reggiano sorseggiando Lambrusco di alta qualità (per es. di Cantine Ceci). Collecchio (PR) • Agenzia Viaggi Tra le nuvole via Giardinetto, 6/I. Condotta con competenza e professionalità da Elena Bizzi Città di Castello (PG) • Ristorante La Taverna di Mastro Dante - via Montecastelli Umbro/


Promano in località Coldipozzo, 45. E' la patria dei prosciutti di montagna di Norcia infotel: 075 8648133 Soliera (MO) • Hotel Carpi - via Modena/Carpi, 81. Situato tra la patria dell’aceto Balsamico e la più bella piazza d’Italia (Carpi), all’incrocio fra l’autostrada adriatica nord/sud e l’autostrada del Brennero che collega l’Austria ed il nord Europa Quattro Castella (RE) • Ristrante Albergo La Maddalena - via L.Pasteur, 5. Emilio ed Emiliano Montanari accolgono con simpatia ospiti da tutta Italia deliziandoli con salumi parmensi e formaggio Parmigiano Reggiano San Polo d’Enza (RE) • Ristorante La Grotta - via della Resistenza, 2/B. Sulla collina reggiana, fra stalattiti e stalagmiti in grotta con cucina tipica reggiana Quattro Castella (RE) • Resort B/B Quattrocolli - Via Lenin, 81. Sulla collina tra Parma e Reggio Emilia offre una discreta raffinata ospitalità di lusso Roma • Golf & Country Club “Parco di Roma” - quartiere Cassia, via dei due ponti, 110. Progettista P.B.Dye per un 18 buche “par72” infotel:06 33653396, direttore architetto Giuseppe Miliè, progettista di campi da golf in tutto il mondo • Ristorante Ristovino quartiere Prati - via Durazzo, 19. Nei pressi dell’emittente televisiva nazionale LA7, è anche caffetteria per ottime colazioni mattutine ed enoteca ben fornita per pranzi o cene che vanno dai tipici piatti romani come gli “gnocchi freschi ai 4 formaggi” a quelli napoletani tipo gli ottimi “rigatoni fatti a Gragnano preparati alla genovese con sugo napoletano”. Sant’Agata sui due Golfi (NA) • Ristorante albergo “Don Alfonso dal 1890” - corso Sant’Agata, 11/13. Nel cuore della penisola sorrentina si affaccia sul Golfo di Salerno ed è considerato tra

i primi dieci migliori ristoranti d’Italia, condotto da Alfonso Iaccarino, chef internazionale, che vi ha aggiunto un prestigioso albergo e la scuola di cucina con frequenti eventi di showcooking Orsara di Puglia (FG) • Piano Paradiso ristorante. Peppe Zullo noto chef internazionale, riceve ospiti da tutto il mondo infotel: 0881 964763 Torre Canne (BR) • Masseria San Domenico e Golf Club. Struttura composta dalla prestigiosa masseria San Domenico e da Borgo Egnazia, resort di alta qualità apprezzata anche da importanti clienti arabi e russi e dai divi di Hollywood, è munita di campo da golf a 18 buche fra gli ulivi secolari ed è affacciato sul mare Bari • Barialto Golf Club. Storica club house pugliese con importante campo da golf • Hotel Boston - via Piccinni, 155. Albergo a 5 minuti dal centro storico e dalla Basilica di San Nicola, meta da Mosca di pellegrini cristiani ortodossi e, nel quartiere Palese hotel Parco dei Principi, di fronte al nuovo aeroporto Karol Wojtyla, modernissimo e dotato di tutti i confort per clientela business, entrambi della famiglia del vicepresidente Federalberghi di Bari, Antonio Vasile • Villa Romanazzi Carducci - via Capruzzi, 326. Albergo resort elegante e con architettura di prestigio circondata da splendido parco in pieno centro cittadino, direttp dalla famiglia dell’imprenditore ing. Lorenzo Ranieri, è dotato di suggestive sale convegni sparse nel giardino ed offre la cucina del noto chef prof. De Rosa • Ristorante Terranima - via Putignani. Nella strada delle banche e della movida, in pieno centro, è l’unico ristorante che conserva l’architettura antica, dalle “basole” del pavimento alla coorte che ricorda le piazzette

degli artigiani dei secoli scorsi (presenti ancora solo nel centro storico) offre l’inimitabile cucina tipica barese, dalle "strascinate alle patate e cozze", dalle mozzarelle ai dolci caldi con crema “sporcamuss” • Radicci Automobili S.p.A. - Via Amendola, 146. Concessionaria Ferrari e Maserati per il Sud Italia ora Concessionaria anche per la dorsale adriatica con la nuova sede di Ancona. Il Gruppo Radicci a Bari, in altra sede, è anche prestigiosa Concessionaria Jaguar e Land Rover. Modugno (BA) • Gruppo Logistica Trasporti Futura Enterprise - SS.98. Il Gruppo della famiglia di Pietro Conserva opera in tutta Europa con una flotta di 1.000 autotreni Monopoli (BA) • “Tartarella Gold” - via Baione, zona industriale. Concessionaria Alfa Romeo è la prima concessionaria della Puglia per Alfa Romeo infotel: 080 2462400 Polignano a Mare (BA) • Resort & SPA Borgobianco Contrada Casello Favuzzi. Moderni arredi interni in una struttura esterna a masseria, intonacata a calce bianchissima che si specchia su di una immensa piscina con idromassaggio, che compone la “Salus per acquam” insieme al centro benessere interno “Unica”. Cinque stelle meritate come meritata è stata l’elezione a presidente “Associazione Albergatori Polignano” di Roberto Frugis socio e marketing manager. Tel:0808870001 • B&B dei Serafini - piazza Vittorio Emanuele, 43. Riduttivo chiamarlo B&B perché si tratta di un eccezionale albergo diffuso nel centro storico della città di Domenico Modugno. Sporgendosi dalle case costruite sulla scogliera a picco sul mare sembra proprio di ascoltare “Volare” o “Nel blu dipinto di blu” onde sonore che da Polignano hanno raggiunto ogni angolo del globo. 111


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Copia di cortesia

Altamura (BA) • Condotta Slowfood Murge - Via Cappelle della Via Crucis, 77. Fiduciario medico veterinario Michele Poligneri, esperto in ricerche sulle carni e promotore del grano Senatore Cappelli e del famoso Pane DOC di Altamura. Santeramo in Colle (BA) • Pastfico Benagiano - corso Italia,134. Da 160 anni produce la pasta che gustò Giuseppe Garibaldi, con trafile in bronzo e lenta essiccatura. • Dolci Pensieri - Corso Italia, 95/97. Pasticceria e caffetteria, produce le “tette delle monache”, soffici e squisitamente ripiene di crema chantilly. • Gastronomia Arcimboldo corso Italia, 103. Enoteca ed alta gastronomia italiana tipica selezionata da Cristina Schiavarelli Putignano (BA) • Proloco - piazza Pebliscito,1. Nel centro storico della città patria degli abiti da sposa e del Carnevale più antico e lungo del mondo. • Fondazione Carnevale di Putignano via Conversano, 3. • Agenzia ViaggiNetti - via Tripoli, 63. La signora Netti organizza viaggi in tutto il mondo, pur in tempi del “fai da te via internet”, con una costante ricerca del prezzo più basso col massimo della qualità e della garanzia, facendo inoltre incoming turistica in Puglia con educationals tours, showcooking ed itinerari guidati in posti unici ancora sconosciuti ai grandi tours operators. Noci (BA) • Ristorante L’antica Locanda - via S.Santo, 49. In una “gnostra” del centro storico meta di turismo internazionale a novembre per “Bacco nelle gnostre”, di Pasquale Fatalino, chef noto in trasmissioni RAI, che prepara orecchiette con fave e cime di rape ed incantevoli braciole di carne al sugo. indimenticabili come dimostrato dai personaggi del mondo dello spettacolo che

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lo raggiungono apposta in ogni momento dell’anno. Conversano (BA) • Ristorante Savì - via San Giacomo. Condotto dallo chef Nicola Savino, già chef a Dallas dove ha servito al presidente Bush ed al famoso cantante Frank Sinatra le polpette al sugo pugliesi. A conversano ha inventato le crepès Speciale pugliesi, panzerottoni (dolci o salati)Made ripieni in Italy di leccornie regionali. Turi (BA) • Ristorante Menelao - via Sedile, 46. A Santa Chiara in un palazzo signorile del 1600 nella cittadina custode dell’”oro rosso”, la Ciliegia Ferrovia. Aperto da Michele Boccardi che dopo la laurea in economia e commercio e l’abilitazione di commercialista è diventato Marketing Manager alla Scuola di Economia & Turismo di Londra. Visto il successo ottenuto dall’aver trasformato la masseria fortificata di famiglia “Menelao”, sulla strada per Rutigliano, in eccellenza per la banchettistica, i ricevimenti, le cene di gala ed i meeting, con “Santa Chiara” affronta la sfida della cucina di alta classe internazionale. Dispone di un’ottima cantina di vini ed offre prodotti tipici, sia nazionali che d’oltremare, dai cappelletti con cicoriella campestre su letto di fave alla costata di manzo podolico della Murgia non disdegnando però il salmone Balik norvegese o la costata di manzo della val di Chiano della Toscana. Infotel: 080 8911897. Castellana Grotte (BA) • Palace hotel Semiramide - via Conversano. Affascinante albergo immerso nella natura, accanto al parco dei dinosauri in cartapesta, ospita anche la sede italiana dell’Università Europea per il Turismo, a cinque minuti dalle famose Grotte che richiamano ANNO 1 - NUMERO 1 Novembre/Dicembre 2012

visitatori da tutto il mondo per gli affascinanti percorsi carsici sotterranei lunghi chilometri, famose per le eccezionali stalattiti e le stalagmiti della “grotta bianca”. • Ristorante e braceria Le Jardin Bleu Belle - via Firenze. Affascinante struttura in legno costruita su quella in pietra dell’antico bar della villa comunale, creandone un unico ambiente che guarda dalle vetrate le cime degli alberi che la circondano mentre si gustano squisiti piatti tipici pugliesi. Alberobello (BA) • Ristorante Casanova - via Monte San Marco, 13. Ricavato in un antico frantoio ipogeo sotterraneo in pieno centro fra i trulli patrimonio UNESCO. I soci Ignazio Spinetti (presidente Associazione Ristoratori Alberobello) e lo chef Martino Convertino offrono l’ottima cucina tipica pugliese indescrivibile a parole perché semplicemente da gustare in silenzio. • Museo del vino Antica Cantina Albea - via Due Macelli, 8. Unico completo museo del vino pugliese produce vino anche per il Vaticano, è la storica cantina che prima dell’unità d’Italia inviava, dalla vicina e collegata stazione ferroviaria, i propri vini per tagliare e migliorare quelli di Bordeau in Francia. Produce “Lui” negramaro in purezza affinato in barrique primi 12 mesi. • Condotta Slowfood “Alberobello e Valle d’Itria” - via Sisto Sante, 5. Fiduciario Francesco Biasi, promotore dei presidi “salame Capocollo di Marina Franca” (ingrediente delle famose “bombette”), “Cipolla rossa di Acquaviva delle Fonti” e “Pomodorino di oasi protetta Torre Guaceto”. • GAL Terra dei Trulli e di Barsento - Via Bligny, 23. Il primo Gruppo di Azione Locale fra quelli in cui, per zone omogenee, è stata diviso


ricavate modernissime stanze d’albergo costruite in tufo. Si affaccia dal monte Selva sui sei milioni di ulivi secolari che lo distanziano dal mare di Fasano Savelletri di Fasano (BR) • Masseria Resort Torre Coccaro - contrada Coccaro, 8. Infotel.:080 4827992.Bianca e splendida sul mare, antica torre di avvistamento della linea difensiva dalle scorribande dei Saraceni del XVI secolo, che andava dal Gargano al “finibus terrae” Santa Maria di Leuca. Non ci sono parole per descriverla, guardare sul web! La stessa famiglia Muolo possiede la collegata Masseria Torre Maizza infotel:080 4827838. Un hotel a 5 stelle con campo da golf 9 buche executive “par27” costruito fra gli ulivi secolari ed affacciato sul mare. A Coccaro Golf Club il 4 novembre, festa della Vittoria dell’Italia nella grande guerra, l’Apulia Golf District dell’architetto Giuseppe Germano e Do You Golf di Ester Monacelli hanno organizzato per il Circuito “Eccellenza di Puglia 2012” la 2a edizione della gara Pitch&Putt, 18 buche stableford con 18 squadre e 36 giocatori. Il buffet preparato dagli chefs della struttura è stato inimitabile. Masseria Torre Coccaro è risultata per il 2012 tra i migliori 10 Beach Hotel nella classifica di “Conde Nast Travel”. Ostuni (BR) • Grand Hotel Masseria Santa Lucia SS.39, km 23.5 località Costa Merlata. Incantevole resort sul mare sotto la città bianca di Ostuni, diretto da Bartolo D’Amico, presidente ADA Puglia, associazione direttori d’albergo. Cellino San Marco (BR) • Cantina Tenuta Albano Carrisi. Prestigioso albergo e ristorante ricavati nella masseria del padre del famoso cantante, don Carmelo, che da il nome al vino più prestigioso prodotto dall’azienda.

Cellino San Marco (BR) • Cantina Due Palme. Con avveniristica sala convegni ricavata nella bottaia produce vini ormai famosi nel mondo e vincitori di primi premi al Vinitaly di Verona come il “Selva Rossa” Salice Salentino (BR) • Cantina Conti Leone De Castris. Cantina ricavata nel palazzo dei conti Leone De Castris, dove è nato il primo vino rosè del mondo settant’anni fa,il "Five Roses". E' annessa al prestigioso albergo e ristorante di proprietà della famiglia. Copia di cortesia

il territorio d’Europa, ad essere partito operativamente con gemellaggi in tutto il continente. I GAL sono un’iniziativa UE, che li finanzia col programma “Leader”, al fine di valorizzare le potenzialità dei territori integrando produzioni agricole, artigianali e di piccola industria per uno sviluppo sostenibile. Questo GAL comprende i comuni di Alberobello, Putignano, Castellana Grotte, Turi, Sammichele, Noci, Gioia del Colle. Andria (BAT) • Ristorante "Antichi Sapori" contrada Montegrosso. Pietro Zito importante chef internazionale offre la cucina tradizionale pugliese e le antiche erbe ed ortaggi riscoperti e curati nell’immenso orto che ha costruito e nel quale lavora tutta la contrada. • Cantina Rivera con annessa sala di degustazione, condotta dal presidente di “Movimento Turismo del Vino” Sebastiano De Corato, produce il famoso “Falcone Rivera”. Corato (BA) • Cantina Torrevento condotta dal prof. Francesco Liantonio presidente della “Strada dei vini Castel del Monte” guarda lo splendido maniero ottagonale dell’imperatore Federico II di Svevia “Stupor Mundi” patrimonio UNESCO e produce eccellenti vini pugliesi. Crispiano (TA) • Masseria Resort Quis Ut Deus. Una delle inimitabili “Cento Masserie di Crispiano”, affascinanti masserie in pietra e tufo, ristrutturate per resort di livello e aziende agricole di prodotti tipici quali olio extravergine d’oliva e prodotti caseari Fasano (BR) • Tenuta Monacelle - Selva di Fasano. Antico monastero di monache del 1700 fatto di trulli, ognuno adibito a stanza d’hotel, con affianco parco nel quale sono

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ANNO 1 - NUMERO 1 Novembre/Dicembre 2012

Speciale Made in Italy

Lecce • Acaya Golf Resort - Strada per Acaya,km.2 località masseria S.Pietro. Infotel: 0832 861385. Splendido campo da golf rivisto e ristrutturato, anche agronomicamente, dallo studio di architetti “Hurdzan Fry” per un 18 buche “par71” di 6192 metri, con ben sette ettari di specchi d’acqua, accanto al “Castello di Acaya”, costruito seguendo le nuove esigenze fortificatorie dell’epoca dovute all’affermarsi delle armi da fuoco ed ora esempio di moderno restauro. L’albergo resort della catena Hilton è costruito nel ricordo stilistico degli antichi monasteri con una grande piscina esterna ed un’importante SPA di ben 1200 metri quadri.

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anche in TV e sul Web il magazine “SLOW ECONOMY” con indagini nelle filiere della Moda, Enogastronomia, Turismo e Golf Slow Ecomomy è un format multimediale integrato nel progetto “Milano Food&Moda”


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