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5 MISURE DI GESTIONE

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BIBLIOGRAFIA

BIBLIOGRAFIA

Nella gestione della acque di balneazione la Direttiva 2006/7/CE e il D.Lgs. 116/2010, che la recepisce, prevedono che in caso di situazioni che verosimilmente potrebbero avere un impatto negativo sulla qualità delle acque di balneazione o sulla salute dei bagnanti, si provveda con l’adozione di misure di gestione tempestive ed adeguate (cfr. Glossario). Tra queste, alcune sono entrate ormai a far parte della gestione routinaria della balneabilità delle acque (es. l’aggiornamento del profilo, l’istituzione di un calendario di monitoraggio, il monitoraggio, la valutazione e la classificazione della qualità delle acque, l’informazione al pubblico). Tuttavia, nonostante la norma preveda diverse azioni per la tutela della salute umana anche attraverso il miglioramento ambientale (es. identificazione e valutazione delle cause di inquinamento, azioni volte ad evitare l’esposizione dei bagnanti, a ridurre il rischio e a rimuoverne le cause dell’inquinamento), il divieto temporaneo di balneazione è ad oggi l’unica misura spesso adottata in via cautelativa. È evidente che l’attuazione di tale modalità di gestione cautelativa non consente appieno il raggiungimento dell’obiettivo della Direttiva Balneazione, ossia quello di attuare una gestione integrata che parta dal miglioramento ambientale. Questo concetto è dimostrato dal fatto che ad oggi sono ancora presenti acque in classe scarsa e l’andamento del numero delle acque che passano in classe buona ed eccellente, nelle ultime stagioni balneari, è decisamente in diminuzione. Tutto questo sembra essere un po’ in controtendenza rispetto ai successi ottenuti in quei paesi in cui si è agito sulla rimozione delle cause dell’inquinamento. Infatti, come riportato in EEA (2020), investimenti significativi negli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, miglioramenti nelle reti fognarie e altre misure hanno contribuito a ridurre il numero di siti con scarsa qualità delle acque di balneazione in oltre 3 000 grandi città in Europa. La balneazione sicura è ora possibile in molte Capitali europee, tra cui Amsterdam, Berlino, Budapest, Copenaghen, Londra, Riga e Vienna, impresa che sarebbe stata inimmaginabile negli anni '70. Mentre la qualità delle acque di balneazione in Europa sta migliorando e oggi il bagno è possibile anche in alcuni aree pesantemente urbanizzate, vi è ancora bisogno di una gestione sempre più integrata anche per fronteggiare alcune pressioni emergenti. Tra queste ultime la maggior parte sono composti chimici, quali per esempio gli antibiotici, derivanti da una scarsa efficienza dei sistemi di depurazione, ma anche fenomeni naturali favoriti da nuove condizioni climatiche ed ambientali, come ad esempio i bloom di alghe potenzialmente tossiche e di meduse. Come indicato in WHO (2018) anche nella gestione della balneabilità delle acque, si dovrà tenere conto di questi nuovi impatti e predisporre adeguate misure di gestione per tutelare la salute umana. Anche in merito alla valutazione dell’accettabilità o meno dei rischi derivanti da fioriture algali potenzialmente tossiche, nel caso in cui il monitoraggio evidenzi un rischio non accettabile, nella maggior parte dei casi viene emesso il divieto temporaneo di balneazione. Anche in questo caso, seppur le cause delle fioriture non siano spesso riconducibili ad un un’unica causa, l’analisi della serie storica dei dati di monitoraggio potrebbe fornire informazioni utili sulle cause d’innesco (es. arricchimento in nutrienti) che possono avere un ruolo importante nella ricorrenza di questi fenomeni. Coerentemente con quanto riportato nel Cap. 4 sulle informazioni necessarie per un’adeguata redazione del Profilo (cfr. Glossario), la Figura 14 riporta una schema degli strumenti tipicamente utilizzati per un’efficace gestione delle acque di balneazione: la raccolta delle informazioni sull’incidenza delle fonti di contaminazione individuate sulla qualità delle acque, l’ individuazione e l’ottimizzazione della rete e del calendario di

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