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Opportunità per nuovi boschi ed alberi in ambito metropolitano

OPPORTUNITÀ PER NUOVI BOSCHI ED ALBERI IN AMBITO METROPOLITANO

Contributo a cura di Daniela Tonti (DiBT, Università del Molise), Lorenzo Sallustio (DiBT, Università del Molise), Marco Marchetti (DiBT, Università del Molise) Da decenni in Italia si assiste ad una ricorrente dinamica di trasformazione del territorio che contrappone l’espansione delle foreste, colonizzatrici dei suoli agricoli abbandonati, soprattutto nelle aree interne e montane, al consumo di suolo, maggiormente diffuso nelle aree pianeggianti del Paese e lungo le coste, dovuto a processi di inurbamento e di urbanizzazione (Sallustio et al., 2020). L’espansione delle cosiddette “infrastrutture grigie” è più evidente nelle città metropolitane. Nel 2020, oltre 4.600 km2 del suolo artificiale italiano erano concentrati nei territori delle 14 città metropolitane, i cui modelli di espansione portano ad una diffusa peri-urbanizzazione, con conseguente incremento di suolo consumato a maggiore distanza dal centro urbano principale (Munafò, 2021). L’impermeabilizzazione conduce alla perdita irreversibile di suolo e, in particolare, l’urbanizzazione diffusa causa la frammentazione del territorio, una progressiva riduzione della superficie degli ambienti naturali e semi-naturali e un aumento del loro isolamento, con tutte le conseguenze dovute alla perdita di habitat e quindi di biodiversità. In senso generale, il consumo di suolo riduce o in alcuni casi rischia di azzerare completamente la fornitura di servizi ecosistemici (SE) e rende i territori più vulnerabili ai cambiamenti climatici (Munafò, 2021). Il rapporto sul consumo di suolo del 2021 rileva come, tra le città metropolitane, Roma sia quella con la maggiore superficie consumata in termini assoluti (quasi 70.000 ettari al 2020 e ulteriori 216 ettari nel 2021; cfr. § Il livello provinciale). Il territorio della città metropolitana (CM) di Roma è inoltre molto eterogeneo, grazie alla grande diversificazione delle sue caratteristiche fisiche (condizioni litologiche e geomorfologiche), climatiche, floristiche e vegetazionali, ma anche grazie alla sua diversità culturale che si trova riflessa nelle modalità di interazione e modificazione del paesaggio da parte dell’uomo nel corso del tempo. La presenza dell’uomo ha sicuramente contribuito da un lato alla creazione di un paesaggio complesso e diversificato dall’altro, l’eccesso di utilizzo ha veicolato le transizioni da sistemi naturali a sistemi artificiali, riducendo l’eterogeneità del territorio, con particolare riferimento alla vegetazione naturale, pur senza eliminarla del tutto. Una dinamica evidente nelle aree e nei Comuni periferici che svolgono un ruolo essenziale per garantire l’efficienza funzionale ed ecosistemica di tutto il territorio della CM. Intorno al capoluogo, in cui vivono i due terzi degli abitanti della Città Metropolitana e verso cui si concentrano i maggiori flussi di pendolarismo quotidiano per raggiungere i luoghi di lavoro e fruizione dei servizi della Capitale, c’è un hinterland in crescita, in un territorio la cui ruralità è patrimonio prezioso per l’area vasta. Negli ultimi venti anni la massima intensità di consumo di suolo si è avuta oltre il grande raccordo anulare intorno alle grandi strutture che convogliano e distribuiscono i flussi di merci e persone, dove ora si estendono paesaggi “operazionali” (riconoscibili dalle strutture della viabilità, spesso ridondante e abbandonata, dagli impianti tecnologici e dalle aree di scavo) e superfici produttive (Munafò, 2021). Allontanandosi dal cuore metropolitano di Roma Capitale e dalla sua periferia, si raggiungono le aree interne, ancora lontane dalla dimensione urbana, che costituiscono l’elemento fondante del capitale naturale di una delle più importanti metropoli europee. L’unico strumento che ha finora opposto resistenza al fenomeno della frammentazione della matrice agricola che si estende intorno al cuore della Capitale, e che crea discontinuità rispetto ai Comuni confinanti, è la Rete Ecologica Provinciale (REP), elemento fondamentale del Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG) di quella che era ancora la Provincia di Roma, entrato in vigore il 9 marzo del 2010. La REP è il primo elemento ordinatore dell’assetto insediativo e della riqualificazione ambientale del territorio metropolitano, che riserva ad usi sociali, produttivi compatibili e al tempo libero, una corona di aree verdi che dalle montagne arriva al mare, passando per l’area centrale di Roma, l’alveo del Tevere e dell’Aniene (che costituisce la “componente primaria” della REP) e i due anelli verdi di aree agricole tutelate e parchi rurali (la “componente secondaria”). La matrice agricola che costituisce la “componente secondaria” è fondamentale da un punto di vista strategico, poiché svolge una funzione di connessione ecologica, sia in termini funzionali, sia di paesaggio, tra tutti gli elementi della REP e il sistema insediativo e agricolo.

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Il PTPG è considerabile come uno strumento anticipatore delle modifiche attuate dalla legge Delrio (7 aprile 2014, n. 56), definendo l’obiettivo generale di “Costruire il territorio dell’area metropolitana”. Il PTPG è uno strumento tuttora valido, ma grazie alla disponibilità delle mappe di uso/copertura del suolo più dettagliate del Programma europeo Copernicus, può essere aggiornato in alcune parti. Nel 2020 è stato stipulato un accordo di collaborazione tra il Dipartimento di Ingegneria Civile e ambientale dell’Università degli Studi La Sapienza (DICEA) e la Città Metropolitana di Roma Capitale (CMRC) - Dipartimento VI - Servizio 1 “Pianificazione Territoriale e della mobilità, generale e di settore. Urbanistica e attuazione del PTPG”. L’accordo, in coerenza e continuità con il percorso istituzionale che ha portato alla redazione del Documento preliminare del Piano Strategico Metropolitano (PSM) (approvato con decreto del vice sindaco metropolitano n. 99 del 01.09.2020), ha sostenuto studi e ricerche orientati alla conoscenza e valorizzazione del territorio, volti da una parte ad integrare e potenziare i contenuti del PTPG vigente sui temi della tutela e valorizzazione del territorio rurale, dello sviluppo insediativo, della riorganizzazione territoriale e dello sviluppo locale delle periferie, dall’altra, a supportare la programmazione di politiche e azioni in materia di sostenibilità ambientale, resilienza, contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici a livello di area vasta e governo del territorio. Il gruppo di lavoro dell’Università degli Studi del Molise, supportato da ISPRA, ha collaborato all’accordo nell’ambito dell’“Asse 4”. Sostenibilità ambientale, cambiamento climatico e governo del territorio”, con una specifica attenzione verso i temi delle reti ecologiche, delle funzionalità ecosistemiche e della mappatura dei servizi ecosistemici. Partendo delle banche dati Urban Atlas (UA), che rappresentano la componente locale di Land Monitoring del programma Copernicus, pubblicate dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EC, 2011), sono stati realizzati una serie di strati informativi allo scopo di:

94 https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/suolo-e-territorio/copertura-del-suolo/local-component i) monitorare l’evoluzione del consumo di suolo a scala metropolitana, attraverso l’analisi del trend della copertura e dell’uso del suolo; ii) armonizzare a livello topologico e tassonomico le categorie della REP del 2010 con il dettaglio del dato Copernicus al 2018; iii) analizzare l’effetto cumulativo della sostituzione e frammentazione degli habitat causata dal consumo di suolo, mappando i principali SE di fornitura e regolazione; iv) mappare i principali disservizi legati al consumo di suolo/impermeabilizzazione; v) classificare le aree agricole di particolare “pregio” da un punto di vista ambientale, della capacità d’uso dei suoli e della produzione agricola all’interno del territorio della CMRC. Il progetto UA fornisce informazioni di copertura/uso del suolo per agglomerati urbani europei, le Functional Urban Areas (FUA) definite Large Urban Zone (secondo la definizione di Urban Audit). I principali datasets sono: Urban Atlas 2006, Urban Atlas 2012, Urban Atlas 2018, i datasets relativi ai cambiamenti 2006-2012 e 2012-2018 e i prodotti Street Tree Layer 2012 e Street Tree Layer 2018. A livello europeo il dato del 2006 comprende 319 FUAs (aree con più di 100.000 abitanti), quello del 2012 comprende 785 FUAs (aree con più di 50.000 abitanti), mentre quello del 2018 è costituito da 788 FUAs94. Per CMRC sono disponibili le cartografie UA per tre date: 2006, 2012 e 2018. Il prodotto finale deriva dall’uso combinato di dati satellitari ad altissima risoluzione e di dati cartografici ausiliari (come ortofoto e carte tecniche regionali) e consiste in una carta di uso del suolo (CUS) in formato vettoriale in scala 1:10.000, con nomenclatura del tipo Corine Land Cover approfondita al 4° livello per le classi artificiali e al 2° livello per le classi naturali, per un totale di 27 classi di copertura e uso del suolo, distribuite tra 5 gruppi tematici: 1. Artificial surfaces 2. Agricultural areas 3. Natural and (semi-)natural areas

4. Wetlands 5. Water Il tessuto urbano è classificato sulla base della densità del suolo impermeabilizzato, mentre altre classi di aree artificiali riguardano l’edificato disperso, le aree produttive, commerciali o militari, le infrastrutture, il verde urbano, le attrezzature (Iovino, 2014). Dalla produzione del dataset del 2012 in poi la nomenclatura identifica 17 classi urbane con unità cartografica minima di 0,25 ha e 10 classi rurali con unità cartografica minima di 1 ha. Le mappe vengono aggiornate ogni 6 anni. Per CM, le tre banche dati UA attualmente disponibili sono state integrate con i dati della carta di uso del suolo (CUS) della Regione Lazio (al 2010 e con i cambiamenti al 2016) per quanto riguarda la classe 3.1 Forest, ampliandone il dettaglio tematico e producendo tre cartografie “ibride” con accuratezza di 0,25 ha. Esse sono state impiegate per analizzare i cambiamenti di uso/copertura del suolo e la mappa al 2018, trasformata in dato raster (con 10 m di risoluzione del pixel), è stata utilizzata come input in InVEST (Integrated Valuation of Ecosystem Services and Trade-offs, Natural Capital Project) (Sharp et al., 2018) per la valutazione spazialmente esplicita dei SE. La metodologia per la valutazione dei SE segue quella applicata per il rapporto sul consumo di suolo (AA.VV., 2018). In particolare, per CM sono stati analizzati quattro servizi: 1) stoccaggio di carbonio (t/ha); 2) produzione agricola (q/ha); 3) disponibilità di impollinatori (indice da 0 a 1) (tool InVEST 3.3.0 Crop pollination) e 4) qualità degli habitat (Habitat Quality – HQ) (indice da 0 a 1) con il corrispondente degrado degli stessi (Habitat Degradation – HD) (entrambi output dello specifico tool InVEST 3.3.0 Habitat Quality). Mentre HQ è un indice a cui può essere ricondotta la capacità di un dato uso del suolo di ospitare biodiversità in un singolo pixel, HD fornisce un’indicazione quantitativa dell’impatto cumulativo legato alle diverse fonti di minaccia e pressione di origine per lo più antropica presenti in un determinato territorio (Sallustio et al., 2020). Per classificare le aree agricole di “pregio” (AAdiP) è stato applicato un approccio multi-criteriale su base raster (con risoluzione del pixel di 10 m) in Idrisi Selva (Eastman, 2012). Sono stati selezionati sei fattori come proxy per individuare il valore ambientale più elevato, la migliore capacità d’uso dei suoli agricoli e i più elevati valori quantitativi ed economici della produzione agricola, assumendo che per ogni pixel tanto più elevato è il valore cumulativo dei diversi fattori, tanto maggiore sarà il valore ecologico e funzionale dello stesso (Figura 216).

Figura 216. Fattori selezionati per realizzare la mappa delle aree agricole di pregio di CMRC

Per il valore ambientale sono state utilizzate le mappe dei SE di stoccaggio di carbonio, di disponibilità di impollinatori, di HQ e di produzione agricola. Tra i suoli agricoli a capacità d’uso più elevata sono stati selezionati quelli appartenenti alla I e alla II classe della Carta dei Suoli del Lazio, dato vettoriale in scala 1:100.000 pubblicato da ARSIAL (Napoli, et al., a cura di, 2019). Queste classi identificano in generale suoli agricoli pianeggianti o in leggera pendenza, adatti ad ospitare diverse colture e con scarse o poche limitazioni d’uso (Napoli, et al., 2019). Il valore economico delle aree agricole è stato mappato applicando la metodologia utilizzata da ISPRA nel rapporto sul consumo di suolo (AA.VV., 2018), la cui valutazione economica è stata condotta utilizzando la metodologia proposta da Sallustio et al., 2018. Essa si appoggia ai valori economici dell’Agenzia delle Entrate, i Valori Agricoli Medi (VAM), determinati dalla Commissione Provinciale Espropri e pubblicati ufficialmente sui Bollettini Ufficiali Regionali, con la principale finalità delle procedure di espropriazione per pubblica utilità delle aree non edificabili. I valori sono espressi in euro per ettaro (€/ha) e sono forniti per regioni agrarie (RA), livello territoriale utilizzato dall’ISTAT per l’acquisizione di dati statistici ed economici in campo agricolo (ISTAT, 2005, AA.VV, 2018). Il territorio di CMRC ricade in tredici RA (Tabella 139).

Tabella 139. Regioni Agrarie di CMRC

Regioni Agrarie (ISTAT, 2005)

Alto Aniene Montagna nord-occidentale dei Lepini Colline dei Sabatini Colline del basso Tevere Colline della Sabina meridionale Colline dei Tiburtini Colline di Palestrina Colline del Sacco Colline litoranee della Tolfa Colline litoranee dei Colli Albani Pianura dell’Arrone (xxx, xxxiii, xxxv, xxxviii, xxxxix, xl-xlixlii, xlv) Porto e Maccarese (xxvii, xxviii, xxix, xxxii, xxxiv e Fiumicino) Pianura di Anzio e Nettuno Le tipologie colturali presenti nelle tabelle dei VAM sono state aggregate e associate alle diverse classi di uso/copertura del suolo della mappa vettoriale UA ibrida al 2018, cercando la migliore corrispondenza tra le classi VAM (alcune volte mediandone i valori) e quelle UA di Tabella 140.

Tabella 140. Classi UA a cui sono stati aggregati i VAM

Classi UA

21000-Arable land (annual crops) 22000-Permanent crops (vineyards, fruit trees, olive groves) 23000-Pastures 24000-Complex and mixed cultivation patterns 32000-Herbaceous vegetation associations (natural grassland, moors...)

A ciascuna delle classi di uso/copertura del suolo e per ciascuna RA è stato possibile associare i valori corrispondenti, ottenendo un risultato in €/ha che rappresenta una proxy per la stima del valore di stock relativo alla risorsa suolo agricolo. La stima è comunque affetta dall’incertezza derivante dalla diversa finalità per cui i VAM sono costruiti (AA.VV, 2018). Tutti i fattori sono stati quindi normalizzati in un range di valori compresi tra 0 e 1 secondo una funzione lineare monotona in IDRISISelva (Eastman, 2012). La mappa finale delle aree agricole di “pregio” (AAdiP) periurbane di Figura 217, esprime per ogni pixel un indice di pregio che varia da 0 (assenza di pregio) a 1 (elevato pregio). Il massimo valore dell’indice è pari a 0,92 e il valore medio è pari a 0,17. Intorno al nucleo di Roma Capitale si distribuiscono in maniera frammentata aree agricole di “pregio alto” di piccole dimensioni (minimo 0.25 ha). L’estensione di queste aree aumenta allontanandosi dagli insediamenti. I valori più elevati dell’indice sono localizzati maggiormente nelle aree pianeggianti (in cui si hanno basse limitazioni di capacità d’uso dei suoli), in prossimità degli alvei fluviali e nelle aree a contatto con aree naturali e semi-naturali (in cui si ha una più elevata qualità ambientale) (Figura 217).

Figura 217. Mappa delle aree agricole periurbane di pregio di CMRC

La mappa delle AAdiP può essere uno strumento di supporto alla realizzazione di diverse azioni attuative del PSM di CMRC, in particolare quelle del Cluster I: Risorse Naturali, Agricoltura e Ambiente, Bio-Economy e Cibo, e del Cluster II: Clima, Energia e Mobilità, consentendo di individuare ambiti agricoli da tutelare e preservare da qualsiasi alterazione e modificazione. Parallelamente, e utilizzata in combinazione con la mappa di HD, la mappa delle AAdiP rappresenta un elemento di supporto all’individuazione di ambiti di minor pregio dove proporre interventi basati sulle cosiddette Nature Based Solutions finalizzati al ripristino e al recupero ambientale. Interventi che possono essere di vario genere, passando dalla costituzione di nuove aree forestali all’adozione di tetti verdi ed altre soluzioni più facilmente implementabili in contesti edificati. Queste soluzioni sono caratterizzate da differenti rapporti tra costi e benefici che ne consentono l’implementazione in contesti e progettualità differenti e, a dispetto delle soluzioni “classiche” di tipo ingegneristico, sono in grado di offrire simultaneamente diversi servizi e benefici a favore del benessere umano e della sostenibilità ambientale in ambito urbano e periurbano (Di Pirro et al., 2021a). Nel caso specifico della CMRC, ad esempio, le aree in cui effettuare nuovi impianti sarebbero da individuare preferibilmente tra quelle in cui non sono già presenti infrastrutture verdi (aree “core”, “buffer” e di “connessione primaria” della REP), aree protette e aree forestali, e caratterizzate da un indice di pregio molto basso e un elevato indice di degrado. In questo modo si andrebbe quindi ad agire nell’ottica di mitigare le emergenze negative al fine di migliorare la qualità e funzionalità complessiva del sistema territoriale di cui la REP rappresenta l’ossatura principale ma non esclusiva ed esaustiva.

La disponibilità di indici aggregati spazialmente espliciti e ad alta risoluzione rappresenta un elemento fondamentale di supporto alla pianificazione territoriale di area vasta quale elemento di raccordo tra le linee guida e politiche a scala nazionale, come ad esempio quelle contenute all’interno della Strategia Nazionale per il Verde Urbano95, e la scala di dettaglio rappresentata dai piani e progetti implementati a scala delle singole amministrazioni. È importante sottolineare, infatti, che se la costruzione di politiche nazionali efficienti basate su evidenze rappresenta oggigiorno l’elemento di razionalizzazione ed efficientamento dello sforzo pubblico nel migliorare la sostenibilità ambientale e sociale in contesti urbani e periurbani (Di Pirro et al., 2022b), è proprio la scala intermedia rappresentata da ambiti territoriali come le Città Metropolitane a fornire il campo ideale di sperimentazione per interventi coordinati tra loro e diffusi nello spazio che permettano il ripristino e potenziamento delle reti ecologiche esistenti secondo una logica razionale e funzionale. In tale ottica, il presente studio offre spunti metodologici e un approccio innovativo basato sull’overlay di informazioni di base in grado di guidare in maniera efficace i piani e progetti dei prossimi anni. In tal senso, il possibile potenziamento della REP proposto in questo studio non va inteso come mero aumento dei beni e servizi offerti dalle infrastrutture verdi, bensì va inquadrato in una logica funzionale territoriale più estesa ed olistica per cui la rete ecologica stessa, oltre ad offrire beni e servizi, può svolgere - di per sé - anche un freno ai processi insediativi diffusi e frammentati alla base del degrado ecologico direttamente e indirettamente riconducibile al consumo di suolo, in perfetta sintonia quindi con quanto già chiaramente indicato all’interno della stessa Strategia Nazionale per il Verde Urbano e successivamente ripreso nell’ambito di documenti strategici collegati.

95 https://www.mite.gov.it/sites/default/files/archivio/allegati/comitato%20verde%20pubblico/strategia_verde_urbano.pdf

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