La Brazzera 54-55

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AMARCORD

Preparazione delle vele Un capitolo particolare deve essere doverosamente riservato alle vele, specialmente a quelle in cotone. Le vele hanno avuto, logicamente, sempre una grande importanza. Un tempo, quando erano in cotone makò egiziano, le vele dovevano “essere fatte”, in altre parole rodate prima del loro uso in regata. Per questo importantissimo passaggio erano utilizzati i giovani più promettenti che avevano l’incarico di veleggiare per varie ore, sempre al traverso, con vento medio-leggero, senza mai stressare il tessuto. Per poi di immergere le vele nell’acqua dolce e ripetere l’operazione fino a quando il velista provetto si considerava soddisfatto. A questo proposito su un numero della rivista Vela e Motore degli anni ‘50 c’è un bell’articolo del velaio Ernesto Zadro che spiega dettagliatamente queste operazioni. Questa necessità portava il famosissimo D’Isiot a imporre un nome alle vele che spesso richiamava quello del giovane velista che le aveva rodate, ad esempio Virgola perché così era chiamato il “rodatore” Enzo Braut (vincitore di un Campionato Italiano Juniores della Classe Snipe) per la sua magrezza e le spalle curve. Quanto sopra descritto vuol dire che in passato le vele venivano usate dopo essere “fatte”, cioè usate. Mentre oggi le vele vengono impiegate subito, anzi ogni ora passata sull’albero toglie vita alla vela nuova. L’equipaggio del beccaccino “Nadir” è composto da Enzo Braut e da me. L’altra foto ritrae il famoso“Punta Salvore” con al timone Danilo D’Isiot costruttore e da Mino Scognamiglio figlio del proprietario e fratello del Presidente del Senato Italiano Carlo Scognamiglio, Campioni Italiani in carica. Giorgio Brezic


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