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La cellula: libertà individuale

La cellula: libertà individuale La Certosa di Ema e le Immeuble-Villas

“Per risolvere gran parte dei problemi umani, è necessario avere luoghi e locali. E questa è architettura e urbanistica. La certosa di Ema era un luogo, e i locali erano presenti, attrezzati secondo la migliore biologia architettonica.”5

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Con queste parole il giovane Le Corbusier definisce la qualità spaziale delle celle certosine, funzionali, secondo lui, ad assecondare i ritmi biologici, vitali e spirituali dei monaci ospitati. I monaci certosini, infatti, vivendo in totale silenzio e isolamento, ritirati ognuno nella meditazione e nello studio individuale ed eremitico, necessitano di uno spazio autonomo e autosufficiente, che è comparabile alle cellule degli organismi viventi. Questo carattere non è rintracciabile nei monasteri degli altri ordini cenobitici e l’idea stessa di cella assume una connotazione nuova, ben diversa da quella di stanza. Differentemente da quest’ultima, infatti, la cella non assolve a una sola funzione, ma accoglie la vita del monaco in tutti i suoi aspetti. Funge, infatti, da chiesa, chiostro, refettorio, camera, dormitorio, scriptorium, laboratorio, giardino e orto.6 È quindi la risposta ad un modo preciso di abitare.

Nei suoi schizzi, Le Corbusier non solo annota le funzioni che la cella ospita, ma indaga soprattutto la sequenza degli spazi, fondamentale al fine di garantire al monaco la totale solitudine e il contatto con Dio. Ciò che risalta maggiormente è l’allontanamento della stanza principale dal chiostro, per garantire il totale isolamento dai rumori esterni. Nell’allontanarsi, questo spazio si avvicina progressivamente al paesaggio esterno, proiettandosi verso il cielo e il panorama toscano. In ordine si dispongono: il loggiato del chiostro, fondamentale a segnare il passaggio dallo spazio pubblico a quello privato, l’agiamento (un piccolo vano di ingresso), un corridoio e due scale che conducono rispettivamente verso il giardino, in basso, e verso la cella del monaco, in alto, sviluppata su più livelli. Alla vista di questi luoghi, egli stesso

5. TALAMONA, Marida. L’Italia di Le Corbusier, Fondazione MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, p. 63. Milano, Mondadori Electa, 2012. Riporta una citazione di Le Corbusier dal libro di PETIT, Jean. Le Corbusier lui-même, cit. p. 44. 6. GUÉRARD Véronique, LE LOGEMENT COLLECTIF dans l’architecture de Le Corbusier de la chartreuse de Galluzzo à l’Immeubles-Villas, Cellule La question de l’isolement, p. 38-41. (2019) 7

afferma “S’appliquerait admirablement à des maisons ouvrières, les corps de logis ètant entièrement indépendants. Tranquillité épatante”7. Non a caso, è a queste qualità spaziali che Le Corbusier ambisce quando progetta l’Immeuble-Villas, un complesso di abitazioni espressamente ispirato dalla Certosa di Ema, ma mai realizzato.

L’unità abitativa fondamentale del complesso – la cellula – è pensata per garantire la massima dignità individuale e il giusto isolamento di chi lo occupa, senza sacrificare il contatto con il paesaggio e con la natura, determinanti a garantire qualità di luce e aria. La vita collettiva si abbandona nell’ingresso all’alloggio attraverso un piccolo disimpegno. Adiacente a questo, sono collocati i servizi, a costituire una zona cuscinetto che isola acusticamente e visivamente lo spazio vitale della casa dal corridoio comune esterno.8 Lo spazio vitale è l’area privilegiata dell’abitazione, che ospita il soggiorno e la terrazza-giardino. Sormontati da una doppia altezza, questi due ambienti aprono lo spazio angusto dell’ingresso e si proiettano verso il panorama e la città, proprio come le celle guardano il cielo e i colli toscani.

7. TALAMONA, Marida. L’Italia di Le Corbusier, Fondazione MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, p. 63. Milano, Mondadori Electa, 2012. Riporta una citazione di Le Corbusier dal libro di PETIT, Jean. Le Corbusier lui-même, cit. p. 43. 8. GUÉRARD Véronique, LE LOGEMENT COLLECTIF dans l’architecture de Le Corbusier de la chartreuse de Galluzzo à l’Immeubles-Villas, FILTRE L’architecture comme filtre entre l’homme et la nature, p. 41-45-. (2019) 9

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