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L’organismo: organizzazione collettiva
L’organismo: organizzazione collettiva La Certosa di Ema e le Immeuble-Villas
“Un complesso organico è fatto di particelle infinitamente piccole, in sé perfette, che sono a loro volta un complesso, un sistema ridotto all’essenziale. La cellula condiziona il complesso; la cellula deve essere un sistema puro. L’intero complesso vive per la cellula. La cellula assume la sua efficacia per il fatto che rientra nel complesso.”9
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Per Le Corbusier, la perfetta organizzazione dello spazio individuale è funzionale al miglioramento della vita collettiva. Per questo, il raggiungimento del suo ideale di società passa per il perfezionamento della cellula, ma si conclude necessariamente con la partecipazione corale delle cellule al funzionamento dell’organismo. Il fine ultimo di questo assemblaggio è quello di raggiungere la libertà dell’individuo grazie all’ordine e all’organizzazione. Nell’Immeuble-Villas questa visione di società si manifesta chiaramente ed è frutto della maturazione di numerose suggestioni provenienti dalla Certosa di Ema, dal Narkomfin di Ginsburg e dal Falansterio di Fourier. Si tratta innanzitutto di architetture che non parlano solo di organizzazione degli spazi, ma di programmi definiti di modi di vivere, che esprimo un’idea ben precisa di società collettiva. Nell’esempio delle certose, infatti, nonostante i monaci professino una vita in solitudine, essi dispongono di addetti laici che si occupano del loro sostentamento, senza i quali la vita eremitica non sarebbe possibile. La preparazione del cibo e la lavanderia, per citarne alcuni, sono i lavori affidati agli addetti. Questa condizione offre l’occasione per creare una nuova classe lavorativa che permetta all’organismo di funzionare. Altrettanto importante è il contributo del Narkomfin di Ginsburg, il quale riesce a relegare parte delle funzioni domestiche alla vita collettiva, piuttosto che confinarle in quella individuale. Questo avviene in un’ottica di risparmio ed efficienza, ma anche in senso ideale di rivoluzione, dove l’architettura si fa portatrice delle nuove trasformazioni. La delocalizzazione di servizi come il ristoro al di fuori della cella permette di meccanizzare il processo di produzio-
ne e consumo del cibo e rappresentano il punto di partenza per l’abolizione del modello tradizionale di casa e famiglia, appartenente ad una società borghese fossilizzata sullo sfruttamento della figura femminile. L’intento di Moisei Ginsburg e dei costruttivisti russi è quello di scomporre il nucleo familiare ricomponendo, al suo posto, una società fatta di individui autonomi. Con questo pretesto, la donna viene liberata dalla sua schiavitù secolare che la intrappola nell’ambiente della casa relegandola ai lavori domestici, finalmente affidati ad un organismo centrale, condiviso e meccanizzato.11 In ultima istanza, il Falansterio di Fourier ha un’importanza fondamentale sul piano ideale. Si basa sulla convinzione che, per raggiungere una condizione di collettività che sia produttiva per la società, ogni individuo debba maturare in un ambiente di per sé collettivo. Nell’immaginario di Fourier, oltre ad ospitare 1.800 abitanti di diversa estrazione sociale, il Falansterio doveva disporre di laboratori e di aree comuni per giocare e per mangiare, ma soprattutto di un sistema centralizzato di acqua corrente, riscaldamento e luce per rendere la vita qualitativamente accettabile.12
La commistione di questi spunti si realizza in un grande complesso di appartamenti, aggregati secondo un’idea concreta di con-dominio, che significa condividere, possedere e usufruire insieme. Ogni cella può servirsi di spazi aperti verso la comunità e verso l’esterno, collocati nel grande cortile centrale e sul tetto dell’edificio. Il cortile, per composizione e per funzione, è un esplicito richiamo al chiostro della Certosa di Ema. Alla base di questa interpretazione giace l’idea che, se nella Certosa il chiostro ha un ruolo centrale per la meditazione – poiché è uno spazio silenzioso di transito fondamentale alla vita spirituale del monaco – nell’Immeuble-Villas il cortile è destinato al tempo libero, all’attività fisica e al gioco in comunità, essenziali per una vita fisicamente e socialmente sana e a contatto con gli elementi naturali.13 Poiché ogni cellula deve garantire le “gioie essenziali”, ossia il sole, l’aria e la natura, ogni appartamento è privo di cucina, in modo da mantenere la salubrità e l’igiene degli ambienti. Le cucine vengono centralizzate in uno spazio comune a servizio degli abitanti, che funziona come un vero e proprio hotel. Allo stesso modo è possibile parlare dei servizi di lavanderia o anche di intrattenimento ed educazione per i bambini, di solaria, di sale di ricevimento per feste. Tutto concorre a un funzionamento meccanizzato ed efficiente.
11. MOOS, Stanislaus von, and Jan de Heer. Le Corbusier, elements of a synthesis. Variations on a Utopian Theme, Salvation Army: Cité du Refuge, p. 143-186. (Rotterdam: 010 Publishers, 2009) 12. SERENYI, Peter. Le Corbusier, Fourier, and the Monastery of Ema, The Art Bulletin, 49:4, 277-286. JSTOR, www.jstor.org/stable/3048487. (1967) 13. GUÉRARD Véronique, LE LOGEMENT COLLECTIF dans l’architecture de Le Corbusier de la chartreuse de Galluzzo à l’Immeubles-Villas, COUR, p. 34-37. (2019) 13