Paper Laterizio

Page 1

LATERIZIO

Marino Sofia - 3294 Elaborato di tecnica dei materiali


LATER, LATERIS Il mattone è un prodotto utilizzato sin dall’antichità per lavorare nell’edilizia. Solitamente ha forma di parallelepipedo, di dimensioni ben definite, tali per cui la dimensione del lato di ogni spigolo è multiplo di un unico modulo. Può essere fabbricato da una varietà di materiali diversi, ma il mattone per antonomasia è laterizio, cioè realizzato da argilla che, attraverso un

processo di preparazione e in seguito cottura, acquista ottime caratteristiche di resistenza e il classico colore “rosso mattone”. Il nome laterizio deriva dal latino “later”, che voleva appunto dire mattone. Esso è un prodotto in materiale ceramico non vetrinato a pasta porosa, utilizzato sin dall’antichità nell’edilizia. Solitamente a forma di parallelepipedo,

è ottenuto dalla cottura ad elevate temperature di impasti di argilla e acqua. Nella fattispecie, il materiale base è costituito principalmente da argilla, formata da silice nella percentuale variabile attorno al 50%, più un 20÷30% di carbonato di calcio, oltre a una modesta percentuale attorno al 2% di ossido di ferro e una percentuale a partire dal 4÷6% di acqua.

Il termine mattone è spesso usato impropriamente, essendo il mattone in sé uno dei vari materiali ceramici classificati sotto il nome di laterizi. I laterizi per murature sono classificati, in base alla norma UNI 8942/1, in tre categorie, dipendenti da tre diversi parametri: percentuale di foratura (F); giacitura in opera; tecnica di produzione.

Anfiteatro Neroniano Flavio, Pozzuoli (NA)


1.

CLASSIFICAZIONE

DEI LATERIZI

Classificazione relativa alla percentuale di foratura. La foratura, che consente di ridurre notevolmente il peso degli elementi, migliorandone le proprietà di isolamento termico, viene misurata in base al rapporto F (in percentuale) tra la somma delle aree dei fori e l’area della superficie vuoto per pieno ortogonale alla direzione dei fori. I laterizi per murature, a seconda della percentuale di foratura, si distinguono in: • Mattoni pieni con F < 15%; • Mattoni e blocchi semipieni, divisi a loro volta in due tipi: tipo A con F > 15% e < 45% e tipo B con F > 45% e < 55%; • Mattoni e blocchi forati con F > 55%. Classificazione relativa alla giacitura in opera I laterizi per murature, in relazione alla tecnica di posa in opera, si distinguono in: • Mattoni e blocchi a fori verticali, quando vengono posati in opera con la foratura ortogonale al piano orizzontale di posa; • Mattoni e blocchi a fori orizzontali, quando vengono posati in opera con la foratura parallela al piano orizzontale di posa. Classificazione relativa alla tecnica di produzione A seconda della tecnica di produzione, come vedremo meglio più innanzi, i laterizi per murature si possono classificare in: • Estrusi, quelli ottenuti mediante il passaggio in pressione della massa di argilla attraverso una filiera; • Pressati, quelli ottenuti mediante pressatura in appositi stampi; • Formati a mano, quelli ottenuti mediante lavorazioni manuali.

Mattone pieni

Mattone pieni con F < 15%

Mattone semipieni - Tipo A

Mattone semipieni - Tipo B

Mattoni a fori verticali

Mattone estruso

Mattone formato a mano

Mattoni a fori orizzontali

Mattone pressato


2.

PROCESSO

PRODUTTIVO

TIPOLOGIE D’IMPASTO: MOLLE ED A ESTRUSIONE Negli stabilimenti delle aziende si usano due metodi di formatura, quello a impasto molle (Soft mud) e quello ad estrusione. I due procedimenti sono profondamente differenti e danno risultati diversi. Come vedremo meglio in seguito, nel caso dell’impasto molle, l’argilla, miscelata con la sabbia e l’acqua, viene deposta all’interno di stampi rivestiti di sabbia e blandamente pressata. La fluidità della miscela argillosa aiuta la distribuzione omogenea della stessa nello stampo e fa sì che le lamelle della miscela non si orientino e non si vengano quindi a creare delle tensioni interne che potrebbero poi determinare

dei difetti nel pezzo. Lo svantaggio dell’impasto molle è che esso richiede un tempo maggiore di essiccazione contenendo molta più acqua dell’impasto da estrusione, e inoltre l’impossibilità nella realizzazione di forme particolari (si pensi ad esempio ai mattoni forati). Nell’estrusione invece l’argilla, sempre miscelata con sabbia e acqua in percentuali diverse, viene pressata all’interno della camera dell’estrusore grazie a delle viti elicoidali contro una filiera che le dà la forma finale. L’estruso poi viene tagliato in pezzi della lunghezza desiderata ed è pronto per la fase di essiccazione. In questo caso si ha una direzione

preferenziale lungo la quale si dispongono le lamelle di argilla e anche lungo la quale si hanno le tensioni massime, cosa che può creare dei problemi (quali cricche o direzioni principali di sforzo) al pezzo una volta essiccato. Inoltre se la velocità di estrusione non è ben calibrata si riscontrano dei difetti notevoli, ad esempio nel caso di una velocità troppo elevata si denota immediatamente una corrugazione della superficie del pezzo che lo rende inutilizzabile. È necessario inoltre sottolineare che la scelta del tipo di processo produttivo dipende sostanzialmente dalle argille che sono presenti nel territorio nel quale si trova l’azienda.

Fabbrica laterizio di Noale


FASI PRODUTTIVE Si riporta in seguito una descrizione sintetica del processo produttivo così come viene svolto nello stabilimento di Noale della Terreal Italia. Le argille, provenienti dalla cava di proprietà o acquistate dai fornitori, dopo aver superato le prove previste dai piani di controllo aziendali, vengono depositate nella zona di stoccaggio dello stabilimento, detta “zona dei monti”. Sostanzialmente si creano delle collinette di terra, divise in

base alle caratteristiche della stessa, sovrapponendo strati sottili successivi di terra provenienti dai diversi siti di escavazione. Questa disposizione permette di ottenere una buona omogeneità in fase di prelievo, effettuando con la pala dei tagli verticali del cumulo. Le sabbie invece vengono stoccate in silos. L’argilla viene lasciata riposare nei monti per circa 1 anno al fine di consentire una completa miscelazione dei vari strati.

L’argilla prelevata dai monti viene miscelata con la pala secondo le miscele di produzione e stoccata in un magazzino coperto. Le miscele sono formate da due o più tipi di argilla mescolati tra di loro per ottenere il colore desiderato. Successivamente la miscela argillosa e la sabbia da impasto vengono poste in cassoni e attraverso delle tramogge vengono dosate nel giusto rapporto ed entrano, tramite dei nastri trasportatori, nel processo produttivo.

Le successive fasi di prelavorazione sono: vagliatura della miscela argillosa, miscelazione della sabbia, laminazione, setacciatura e impasto: La fase di vagliatura, consiste nel passaggio della miscela argillosa attraverso il rotofiltro. Dopo la vagliatura viene aggiunta la sabbia da impasto che viene mescolata con l’argilla vagliata grazie a delle eliche rotanti. Segue la fase di laminazione costituita da due laminatoi, ciascuno costituito da due cilindri pieni controrotanti posti ad una distanza prefissata. La miscela passa attraverso il primo laminatoio denominato sgrossatore, caratterizzato da una luce di laminazione di circa 1 mm, che effettua una prima riduzione dello spessore delle particelle costituenti la miscela. Successivamente avviene il passaggio attraverso il secondo laminatoio, che effettua una laminazione più fine. La miscela laminata, passa poi nel setaccio dove viene depurata dalle impurità più fini e alla quale vengono aggiunti acqua e vapore acqueo. Infine la miscela viene passata nell’impastatore formato da un’elica rotante a pale che, grazie anche all’aggiunta di ulteriore vapore e acqua, impasta in modo ottimale la miscela e la porta alla giusta umidità necessaria alla successiva fase di stampaggio. L’impasto viene trasportato alla mattoniera, dove avviene lo stampaggio vero e proprio.

Fase di vagliatura

Fase di laminazione

Trasporto per lo stampaggio


Gli stampi, una volta disarmati, vengono lavati grazie ad uno spruzzo d’acqua ad alta pressione per rimuovere eventuali tracce di argilla residue e, a seconda del tipo di finitura superficiale, vengono cosparsi di sabbia (mattone classico) o di segatura (mattone vivo). La sabbia e la segatura oltre ad un’importante funzione estetica nel prodotto finito, svolgono la necessaria funzione di disarmante, consentendo un corretto distacco del mattone dallo stampo. Dopo la sabbiatura degli stampi, l’impasto viene versato all’interno di essi, leggermente pressato ed infine disarmato su tavolette metalliche che vengono a loro volta impilate in carrelli. Questi carrelli vengono quindi inviati verso l’essiccatoio per la fase di essiccazione.

3. Cottura

Stampaggio

Una volta che il processo di essiccazione è stato completato i carrelli vengono trasportati all’impilatrice dove vengono creati i pacchi che andranno nel forno. In questa fase i mattoni vengono scaricati dal carrello dell’essiccatoio che ritorna alla mattoniera, e caricati sui carri che procedono verso il forno.

calda, dal camino situato subito dopo l’ingresso del forno. Sostanzialmente si può suddividere il forno in tre zone: − Zona di preriscaldamento − Zona di cottura − Zona di raffreddamento

La prima zona ha una duplice funzione, cioè quella di porIl forno presente nell’impianto tare gradualmente i mattoni di Noale è un forno a tunnel, ad una temperatura più alta lungo 120 m, di tipo continuo, (circa 300°C), senza quindi cioè caratterizzato da un conti- sottoporli ad uno sbalzo ternuo flusso dei carri al suo inter- mico troppo elevato, e quelno. Questo tipo di forno si diffe- la di eliminare un eventuarenzia dal vecchio forno di tipo le umidità residua presente. Hoffmann, nel quale i mattoni ri- Nella fase di cottura infatti i manevano fermi e quello che si pezzi devono essere complemuoveva era il fuoco. Nel nuovo tamente essiccati per evitare forno invece è il materiale che la formazione di 14 fratture. In lo attraversa raggiungendo le questa zona quindi, grazie a varie zone a temperatura diffe- delle correnti d’aria dal basso rente. Il forno funziona secondo verso l’alto si ha una seconda il principio del riscaldamento in fase di essiccazione che è in contro corrente, cioè grazie a 4 grado di rimuovere l’umidità regrandi ventole poste sulla porta sidua. Si passa poi alla fase di d’uscita del forno si spinge aria cottura dove sono presenti inifredda all’interno. Quest’aria zialmente dei bruciatori laterali percorre quindi tutto il forno fino e successivamente delle lanad uscire, ovviamente molto più ce poste sulla volta (chiamate

2. Essiccatoio La fase di essiccazione è una fase delicata del processo produttivo e sarà trattata ampiamente nei capitoli successivi, tuttavia essa consiste nel rimuovere la maggior parte d’acqua presente all’interno del mattone grazie al controllo della temperatura e dell’umidità dell’ambiente di essiccazione. Questa fase ha una durata variabile (26-60 ore) che dipende principalmente dalla percentuale di acqua presente nell’impasto. Oggigiorno si usano generalmente due tipi di essiccatoi, quello a camere statiche (come quello utilizzato a Noale) o quello a tunnel (utilizzato a Valenza), che consentono, grazie alle nuove tecnologie, un controllo molto più rigido delle temperature e dell’umidità in gioco riducendo il rischio di rotture. Essiccatoi

macchinette) alimentate a metano, il quale si incendia per autocombustione. In questa zona si ha la vera e propria fase di cottura che avviene a temperature differenti secondo il tipo di argilla impiegata. L’argilla rossa infatti cuoce a 950 °C, quella rosata a 980 °C e quella gialla a 1050 °C. Nell’ultima zona, quella dei raffreddamenti rapidi, sono presenti due zone nelle quali i mattoni vengono raffreddati grazie ad un flusso d’aria prelevata dall’esterno, che dopo aver asportato calore viene riciclata per alimentare l’essiccatoio. Questi costituiscono i cosiddetti ricicli ad alta e a bassa temperatura, rispettivamente posti vicino alla zona di cottura e vicino all’uscita del forno, fondamentali per l’abbattimento dei consumi nella fase di essiccazione. Una volta terminata la fase di cottura i carri escono dal forno e a campione vengono controllati manualmente dei pacchi per verificare la conformità dei pezzi.


3.

MURATURE IN LATERIZIO

MODULARITÀ E DIMENSIONI DEI MATTONI PIENI Le dimensioni del mattone sono legate alla mano dell’uomo: sono quindi simili in tutto il mondo; tuttavia sussistono differenze geometriche non solo tra le diverse nazioni, ma anche tra regione e regione, dovute ad usi e consuetudini locali, che i tentativi di unificazione non sono riusciti a cancellare. Le tre facce del mattone, vengono generalmente denominate: A - testa o punta B - costa o lista o fascia. C - piatto.

Il mattone unificato inglese si presenta con i lati nel rapporto 2:3:6. La lunghezza è dunque modulare con l’altezza e con lo spessore, ma altezza e spessore non sono modulari fra di loro.

Il mattone unificato italiano, al contrario, con i lati nel rapporto 1:2:4, assicura una modularità completa, consentendo pertanto una maggiore varietà di concatenamenti.

Nei mattoni “faccia a vista”, prodotti specificamente per esser posati in opera senza dover, poi, essere intonacati, vien, naturalmente, data particolare importanza all’aspetto estetico. Infatti, vengono industrialmente eseguiti gli eventuali trattamenti superficiali (sabbiatura, corrugazione, incisione, ecc.) per ottimizzarne la resa estetica.

C A B


POSA IN OPERA A. Delimitare inizialmente la posizione dei muro per mezzo di un filo teso in corrispondenza dei bordo esterno della muratura; B. Fissare due aste verticali alle estremità del muro da costruire. Fra i calandri si tenderà un filo, parallelo al piano di livello, che costituirà l’allineamento per i corsi dei mattoni o dei blocchi; in una struttura intelaiata i pilastri fungeranno da calandri; C. Disporre a secco la prima fila di elementi per verificare la larghezza dei giunti verticali e la necessità di pezzi speciali; D. Bagnare il piano di appoggio; E. Tendere il filo fra i calandri in corrispondenza dell’altezza dei primo corso, comprensiva dei giunto orizzontale di malta; F. Stendere il primo strato di malta; G. Posizionare gli elementi in laterizio, dopo averli bagnati, assestandoli sulla malta con piccoli colpi di cazzuola o, nel caso di blocchi, di martello di gomma; H. Sollevare il filo all’altezza dei secondo corso e così di seguito; I. Periodicamente controllare l’orizzontalità dei corsi, la planarità delle facce della parete, la verticalità degli spigoli; J. A fine giornata, proteggere il lavoro con teli di plastica per conservare un ambiente umido che favorisca la presa della malta; K. Proteggere sempre la muratura dalla pioggia con analoghi sistemi, in modo che l’acqua non dilavi la malta, che non ha ancora completato la presa, e ne riduca la resistenza; L. Sospendere il lavoro quando la temperatura scende al di sotto dei 5° C.

MURATURA IN RILIEVO Bugnato Per allineare perfettamente le singole “bugne” è necessario installare dei fili verticali di riferimento in corrispondenza di ciascuno spigolo, dalla base alla sommità della muratura. C.P. Pellegrini, Lucca

TIPOLOGIE DI MURATURE MURATURA MONO-STRATO: Muratura realizzata o con mattoni tradizionali, in opera a una o più teste, o con blocchi a tutto spessore di muro. La muratura mono-strato è usata per la realizzazione dei divisori interni.

MURATURA A DOPPIO STRATO: La muratura a doppio strato tende a “specializzare” la funzione svolta da ogni strato. E’ possibile individuare, nella generalità dei casi, quindi, uno strato di laterizio con prevalente funzione portante e uno strato di laterizio con caratteristiche isolanti o di finitura (faccia a vista). I due strati possono essere divisi da una intercapedine contenente o meno un isolante specifico. La posizione dello strato di laterizio portante dipende dalla scelta progettuale.

Uno dei motivi più antichi per la decorazione delle murature faccia a vista, lavora sul contrappunto vibrante tra i mattoni, posati inclinati, e i corsi, che restano orizzontali o verticali, creando sul muro una sorta di “tessuto”. Posando i mattoni su piani diversi, più o meno avanzati, si accentua l’aspetto chiaroscurale, e quindi di massa, della muratura. Corsi rientranti e corsi sporgenti Non è consigliabile avere corsi rientranti o sporgenti in murature molto esposte alle intemperie e poco al sole o in ambienti particolarmente aggressivi (sul mare a causa dell’aerosol salino, in montagna a causa del ghiaccio), perché l’acqua tenderà a scorrere lungo la faccia inferiore dei corsi sporgenti, privi di gocciolatoio. Normalmente i corsi vengono fatti sporgere o rientrare di 2-3 cm. Questa disposizione non consente di adoperare mattoni estrusi forati posati di lista, poiché rimarrebbero in vista, oltre alla faccia frontale del mattone, anche parte delle sue facce superiore e inferiore. Durante la posa in opera i filari già eseguiti andranno protetti mano a mano che si sale, onde evitare che si sporchino di malta, poiché è molto più facile sporcare e contemporaneamente molto più difficile pulire questi filari sporgenti o rientranti che non la muratura piana.

Corsi a 45 gradi Gli spigoli dei mattoni sono a raso della faccia del muro. Poiché il filo orizzontale si accosta ai mattoni solo in corrispondenza di un punto dello spigolo in vista, è bene controllare la messa in bolla ogni tre o quattro mattoni. Plissettatura I corsi con mattoni inclinati a 45° possono anche essere allineati, creando una sorta di “plissettatura”. La muratura, se realizzata dello spessore di una testa, può essere costruita con tutti mattoni interi senza bisogno di sagomarli, ma richiede l’installazione di un filo verticale di riferimento in corrispondenza di ogni spigolo della pieghettatura. Lesene Le lesene dovranno preferibilmente essere di misura pari a un multiplo della testa del mattone. Nel caso di misure non coordinate con il modulo del mattone è bene definire in anticipo dove effettuare i tagli a misura degli elementi. L’esecuzione sarà caratterizzata dall’installazione di una serie di coppie di fili verticali in corrispondenza degli spigoli di ciascuna lesena e anche da due fili orizzontali, uno per le lesene e uno per la facciata arretrata.

Mario Botta, Zofingen (CH)

Luigi Paolino, Turbingo (MI)

Abbazia di Pomposa (FE)


TESSITURE MURARIE Il materiale principale costituente la muratura portante deve essere scelto in funzione della sua resistenza, della impermeabilità, durevolezza, tenacità, lavorabilità, inalterabilità etc. Il materiale principale deve essere conformato in modo omogeneo. La malta deve essere confezionata in modo da essere resistente ed aderente al materiale scelto. La costruzio-

ne deve avvenire per strati orizzontali a disposizione incrociata dei diversi elementi, in modo da garantire un adeguato livello di distribuzione dei carichi e di collaborazione tra i diversi elementi. Utilizzando mattoni dello stesso colore e anche dello stesso formato è possibile variare il disegno delle murature disponendoli in modi diversi (di lista,

di testa, di piatto, in orizzontale, in verticale, inclinati) e anche stilando diversamente i giunti di malta (a raso, incavati, ecc.). Il classico “muro in mattoni” può essere costruito in molti modi diversi; mentre un muro a una testa impone una tessitura a cortina, muri di spessore maggiore richiedono che le varie teste vengano “legate” fra loro: ogni regione d’Europa ha le sue specifiche tradizioni.

Tessitura a blocco: Presenta un corso (ovvero uno strato) di elementi apparenti di lista ed un corso di elementi apparenti di testa.

Tessitura a croce: Differisce dalla precedente per avere gli elementi dei filari di fascia (o lista) sfalsati di una testa in modo che ogni elemento di fascia ritrovi la sua posizione sulla verticale ogni quattro filari (ovvero al quinto filare).

Tessitura a cortina: Questa è la disposizione propria del muro ad una testa, di semplice rivestimento. I mattoni vengono disposti tutti di lista (o di fascia che dir si voglia), cioè presentando in vista solo i lati lunghi. Questa tessitura è la più economica e veloce da eseguire in quanto riduce al minimo il numero di giunti verticali da realizzare.

Tessitura gotica: In ogni filare si alternano elementi di fascia e di punta. Una variante della disposizione gotica è caratterizzata da un addensamento in verticale del e presenze degli elementi apparenti di testa e degli elementi apparenti di lista che si presentano sfalsati, da un filare a quello superiore, di mezza testa.

Tessitura di testa: in corrispondenza dell’angolo della muratura, mattoni tagliati a tre quarti consentono di realizzare lo sfalsamento necessario fra i due corsi. Questa è la disposizione che presenta in facciata il più elevato numero di giunti verticali e, tra tutte le disposizioni per murature portanti, è quella meno resistente e, quindi, adatta per murature poco sollecitate.

Tessitura fiamminga: Presenta un filare con elementi disposti di testa e di lista e un filare con elementi disposti solo di testa.


DISPOSIZIONI A GRIGLIATO La disposizione a grigliato, detta anche ad intreccio o a traforo, viene usata per recinzioni o parapetti oppure per tamponare locali nei quali si vuole che l’aria possa circolare. L’esilità delle murature a grigliato le rende particolarmente sensibili alle deformazioni della struttura portante (dilatazioni termiche, assestamenti, ecc.): le malte che uniscono i mattoni, pertanto, dovranno essere piuttosto elastiche, come ad esempio le malte bastarde, non eccessivamente ricche di cemento, o le malte di sola calce. Si deve lavorare sempre con mattoni umidi, dato che, essendo piccolo il volume di malta rispetto a quello del laterizio, è particolarmente alto il rischio che essa si bruci e si riduca così la sua resistenza.

Grigliati a corsi sfalsati La robustezza della muratura diminuisce proporzionalmente all’aumentare della larghezza dei vuoti. Nel caso di esecuzione più semplice, i mattoni si sovrappongono di un quarto, lasciando un vuoto di una testa. Dove la muratura grigliata si raccorda con la muratura normale, si possono lasciare nel grigliato dei vuoti larghi un quarto di mattone, oppure si dovranno tagliare di un quarto i mattoni di filari alterni della muratura perimetrale. Si possono anche lasciare dei vuoti di minore larghezza, sovrapponendo maggiormente i mattoni. Questa disposizione comporta, però, lo sfalsamento dei giunti del grigliato rispetto a quelli della muratura sottostante.

Grigliati a corsi alternati Nella versione più usuale, si alternano un corso di mattoni interi e un corso di mezzi mattoni. In questo modo viene mantenuta la trama della normale disposizione per pareti di rivestimento, con tutti i pezzi disposti di lista, ed è quindi facile inserire questi grigliati all’interno della tessitura muraria. Per realizzare dei mezzi mattoni normalmente si tagliano dei mattoni interi: la faccia tagliata va posta sul retro.

Parco del Taro, Parma, Portico con Gelosia

Dispensario di Alessandria

Grigliati a losanghe Con questa disposizione il passo orizzontale segue quello della normale tessitura muraria mentre quello verticale risulta sfalsato, a meno che i mattoni inclinati non vengano tagliati a misura oppure che i relativi giunti di malta, di forma pressoché triangolare, non vengano leggermente sovradimensionati. Questa disposizione viene frequentemente eseguita anche con pianelle, in modo da avere una netta prevalenza dei vuoti sui pieni.

Grigliati con mattoni di lista e di coltello Ortogonali La difficoltà di posa è quella di tenere in piedi i mattoni di coltello. Conviene iniziare disponendo due mattoni in verticale mediante una piccola quantità di malta; si procede collegandoli con un mattone di piatto. Si posa quindi un terzo mattone di coltello collegandolo ai precedenti con un altro mattone di piatto e così via, verificando costantemente allineamento e verticalità.

Dettaglio della finestra di un fienile veneto

Gelosia Emiliana


MOTIVI DECORATIVI Uno dei motivi più antichi per la decorazione delle murature faccia a vista, lavora sul con-

trappunto vibrante tra i mattoni, posati inclinati, e i corsi, che restano orizzontali o verticali,

creando sul muro una sorta di “tessuto”.

due mattoni da disporre; •Iniziando da questi due elementi, posizionare tutti i mattoni sulla tavola, a secco e con molta precisione, usando come riferimento le linee tracciate sulla tavola stessa; •Segnare quindi il perimetro della tavola sui mattoni e tagliarli con la sega da banco; tagliati; adoperare questa staggia come dima per il posizionamento dei mattoni del primo filare; •Controllare che la posa dei mattoni a spina di pesce venga eseguita a 45° utilizzando una

livella a bolla e una squadra a 45°, oppure una livella munita di bolle regolabili; tirare un filo di livello per controllare la cima di ogni filare; •Assicurarsi che la malta sia della consistenza idonea per evitare di macchiare i mattoni e per poterli aggiustare in posizione con delicatezza: se i mattoni vengono assestati mediante colpetti di cazzuola, come si fa normalmente nella muratura a corsi orizzontali, si creerà scompiglio nei mattoni appena posati.

Spina di pesce singola diagonale

MODALITÀ DI ESECUZIONE •Costruire le spallette tra le quali si vuole realizzare la spina di pesce, controllando attentamente altezza, messa in bolla, messa a piombo e passo dei filari e della bucatura; •Costruire una dima in compensato della bucatura; dalle misure rilevate bisogna togliere gli spessori del giunto tutto intorno al pannello; •Segnare sulla tavola le linee mediane, verticale e orizzontale, e due linee a 45° passanti per il centro; in questo modo si ottiene la posizione dei primi

Spina di pesce doppia verticale

Spina di pesce singola orizzontale

Siena, piazza del Campo

Herringbone House, Chan+Eayrs Architects

Spina di pesce intreccio

Scacchiera ortogonale

Scacchiera 45° gradi


4.

EXCURSUS STORICO DELLE ARCHITETTURE IN LATERIZIO

LA MEMORIA DEL PASSATO Le grandi civiltà fluviali (Mesopotamia ed Egitto) fecero largo impiego del mattone e ne svilupparono i metodi produttivi. Ma la civiltà antica che più si è identificata con il laterizio è stata quella di Roma. La disponibilità di argilla indusse uno sviluppo della qualità produttiva, già elevata nel vicino mondo etrusco, fino a impiegare il laterizio in sostituzione della pietra negli archi e nelle volte. Divenuti anche abili artefici di calcestruzzi di alta resistenza e durevolezza, i Romani riuscirono a coniugare il mattone all’arco, diventando maestri insuperati nell’impiego di questa tecnica costruttiva per tutti gli usi civili e monumentali. La grande varietà di tipi di muratura, adatti ai diversi impieghi, testimonia ancora oggi la perizia dei Romani in questa tecnica. Da questi grandi costruttori in laterizio le tecniche sopravvissero anche durante il Medioevo e il Rinascimento, epoche in cui il mattone diede prove di grande versatilità funzionale ed estetica. I centri storici delle città italiane ed europee, costellate di edifici in laterizio, mantengono intatto il fascino sulle nostre sensibilità grazie al «calore estetico» che ci comunica questo materiale. In epoca moderna le innovazioni produt-

Rovine romane 75 d.C. , Bath (UK)

tive portarono ad impiegare anche altre materie prime (come il clinker) nella produzione di mattoni molto economici e resistenti. (Foto a sinistra - Bologna) L’edilizia inglese di epoca vittoriana (metà del XIX secolo) si identificò talmente con il mattone da far permanere fino a oggi questa tipologia costruttiva nelle abitazioni anglosassoni. Il dialogo del mattone con altri materiali più moderni, come l’acciaio, offrì un’opportu-

nità straordinaria all’architettura dell’Ottocento, in particolare con il Liberty; non solo le umili abitazioni, con i loro solai in travi d’acciaio e volte di mattoni, ma anche opere monumentali diedero prova di una vitalità intramontabile del laterizio. L’architettura contemporanea può ancora farsi pregio di un largo impiego del mattone per valorizzare qualità estetiche che richiamano alle radici più lontane dell’architettura.

Tipica abitazione inglese dell’epoca vittoriana


5.

IL LATERIZIO NELL’ ARCHITETTURA CONTEMPORANEA

VILLA REDAELLI

Bernareggio (MB) – Milano 2001 La villa sorge su un terreno di 2.560 metri quadri e realizza una superficie utile di 713 metri quadri. Occupa un volume di tre livelli fuori terra: il piano inferiore accoglie una piscina interna con una piccola palestra e i relativi servizi; al primo piano si trovano la zona giorno e la camera padronale; al secondo, una biblioteca e il resto della zona notte. Il fronte est, parallelo alla strada, è rivestito da una doppia muratura in mattoni di cotto su cui poggia la scala esterna, che consente accesso diretto alla biblioteca. Al contempo, la parete isola gli ambienti interni dai rumori provenienti dalla strada prospiciente. Il fronte ovest, rivolto al giardino privato, è convesso e scandito da numerosi arretramenti rispetto al filo di gronda, che generano un ampio porticato su tre piani e le logge a servizio del secondo livello. In corrispondenza del portico, alla quota del piano terreno, è collocata una vetrata a scomparsa che consente di aprire completamente gli spazi dedicati al fitness sul parco della casa. La villa adotta tecnologie costruttive e soluzioni tecniche comuni alle vicine case a schiera, realizzate da Botta sulla stessa strada: strutture in cemento armato, tamponamenti in mattoni paramano di colore rosso, serramenti in alluminio nero. La casa è stata commissionata a Mario Botta da Fabiano Redaelli e Bruna Vertemati, che nel progetto delle unità a schiera di via Colombo avevano svolto la direzione lavori per conto della Vicus srl di Paderno Dugnano (committente di quel progetto).


BARRETTS GROVE

CLOACKED IN BRICK

Barretts Grove si trova nel quartiere londinese di Stoke Newington. È un edificio residenziale con appartamenti di varie metrature, all’interno di un lotto di quartiere già consolidato, tra una casa bifamiliare di epoca vittoriana e una scuola elementare di età edoardiana in mattoni rossi. La sua forma richiama i frontoni sottili della scuola e la forma archetipa della tipologia a villa, molto diffusa nel quartiere. Groupwork ha scelto di semplificare la forma, rendendola quasi iconica, anche a seguito di una consultazione con gli studenti della scuola, in modo da rendere loro comprensibile e chiara la destinazione abitativa e le insidie tecnologiche dell’edificio. Per le pareti, il pavimento e la copertura è stato impiegato il legno, mentre il resto dell’edificio è in cemento e mattoni. All’interno, il legno rimane a vista; mentre la superficie esterna è rivestita in mattoni. La scelta della struttura e dei materiali è stata pensata all’insegna della versatilità e ha consentito di eliminare controsoffitti, cornici, battiscopa e finiture come piastrelle e intonaci. La semplificazione della forma architettonica è stata seguita da quella delle finiture, con l’obiettivo di far emergere le qualità materiche della struttura a vista, riducendo i costi di realizzazione e manutenzione dell’edificio.

Studio Admun ha avuto l’incarico di rinnovare la facciata di un edificio a Teheran, combinando nuove tecnologie e aspetti tradizionali. Nel corso degli ultimi decenni la popolazione di Teheran è cresciuta a tal punto da causare un aumento considerevole della domanda di alloggi, portando a uno sviluppo edilizio di tipo verticale. Questa nuova urbanizzazione contemporanea, tuttavia, sembra essere in netto contrasto con lo stile di vita iraniano, dove la privacy è un elemento imprescindibile, soprattutto nell’architettura residenziale. In passato, la privacy era garantita da una tipologia di architettura introversa, spesso costruita intorno a una corte privata centrale, su cui affacciavano tutte le aperture, quasi mai orientate verso la strada. L’architettura contemporanea, tuttavia, ha scardinato questa tradizione posizionando balconi e finestre proprio sulle strade cittadine, obbligando gli abitanti a schermarle in maniera massiccia per difendersi da sguardi indiscreti. Gli architetti hanno dovuto rispettare il rigido regolamento edilizio di Teheran, dando vita a un progetto pensato per rispondere alle esigenze dei suoi abitanti, ispirato all’architettura vernacolare. Per garantire la massima privacy e allo stesso tempo rispondere ad altre caratteristiche architettoniche, come la regolazione della luce, la schermatura e l’isolamento acustico, è stato adottato un sistema a griglia parametrica in mattone.

Stoke Newington – Londra 2016

Tehran, Iran 2015



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.