S&V MAG Aprile 2011

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APRILE 2011 DIR. RESPONSABILE: STEFANO ROSSI EDITORE: DANIELE PENSAVALLE Anno 7 - N° 81

Aprile 2011

Aut. Trib. Bassano d. G. N° 8/03 del 3.09.2003 Grafica: D. Pensavalle Cover by Andrea Blitz Studio (VR) www.blitzstudio.it INFO: Daniele: 349.1970263 WEB: www.soundandvision.it EMAIL: info@soundandvision.it FACEBOOK: SOUNDANDVISION MAGAZINE

IN QUESTO NUMERO Live Review Mogwai (di F. Consoli) - The White Lies (di F. Consoli) Stateless (di F. Consoli) - Caparezza (di C. Fanitinato) Green Moon Sparks... (di M. Zorzi) - Paolo Benvegnù (di C. Fantinato) Cd & Lp Review Espers (di E. Zazzara) - Ry Cooder (di Fox)- No New York (di L. Sartor) Exclusive Interview Amor Fou (di Viola) - Ceremony (di Steve Stiv & L. Sartor) Book Review Libri che suonano (di F. Nicolli) - Alternative Books (di Novearti) Bookcrossing (di A. Lago) Rubriche Game Over (di L. Lago) - Diario Minimo (di A. Lo Giudice) Made in China (di E. Virago) - Happy B Day Barbra (di D. Zanin) Pozterino Joan As The Police Woman di Michela Dal Forno

Questo numero è stato realizzato grazie al contributo volontario di S. Rossi (VI) - G. Mari (VI) - A. Lo Giudice (VI) - F. Nicolli (VI) - T. Fiorese (VI) L. Sartor (VE) - Fox (VI) - F. Consoli (Milano) - E. Sampong (VI) D. Zanin (VI) - E. Virago (TV) - L. Lago (VI) - R. Crisafi (VI) - C. Fantinato (VI) A. Lago (VI) - E. Zazzara (Roma) - D. Pensavalle aka DJd (VI) J. Andreucci (PE) - M. Zorzi (Vi) - Viola (Vi) - D. Visentin (Tv) FOTOGRAFI di S&V Mag Viola HCPH, Michela Del Forno, Francesco Zanet, Daniele Pensavalle, F. Consoli Davide Dall’Acqua


GAME OVER di Lara Lago

M A T R I X E O V U N Q U E “Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L'avverti quando vai a lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità.” Posso capire. Posso capire che le marionette in tv siano frutto di una coscienza che ci vogliono far ingerire con la forza, tappandoci gli occhi se serve, negandoci l'informazione, quello che accade tutti i giorni, quella in divenire, difficile da catalogare. Ce la negano a favore di un agenda setting dettata dai soliti

potenti della terra. Ma se questi “potenti” stessero confezionando attorno a noi proprio un Matrix, più pauroso perché esce dalla finzione cinematografica per invadere le nostre vite? Non lo posso pensare.Quindicimarzoduemilaundi ci. Alle 10.22 in Giappone la terra trema. Trema così forte che provoca un enorme tzunami con onde alte oltre 10 metri. Trema così forte che scoppia il reattore della centrale nucleare di Fukushima. Trema così forte che ci si mette le mani nei capelli a sentire le cifre dei morti, a pensarle come corpi, come persone, come nomi. Altro che numeri. Questo no, questo terremoto non può essere Matrix, è la verità, è quello che vediamo, è la Terra che impazzisce o che si ribella. E invece ci dicono che Matrix è ovunque. Anche nel terremoto. Tra le mille ipotesi fatte sulle cause del sisma c'è infatti chi sostiene che la causa del terremoto sia di natura umana. E che sia stato proprio l'uomo, magari incaricato proprio da uno di quei “potenti”, a causarlo. Dagli anni '50

ad oggi infatti Stati Uniti, Russia, Cina e India hanno effettuato test nucleari. E forti terremoti, superiori al magnitudo 7.0 della scala Richter sono accaduti proprio dopo questi test. Solo casualità? La speranza ci dice che sì, solo casualità. Impossibile esista un ente superiore così spietato da dare l'ok a tali esperimenti dopo aver visto le macerie di vita che provocano come risultato. Ma i dati proseguono, incalzano. Nel 1974 il dottor Matsushita, scienziato del National Center of Atmosferic Research, scoprì che dopo questi test nucleari la ionosfera e il campo magnetico terrestre venivano disturbati per un periodo da dieci giorni a due settimane. Lo scienziato, manco a dirlo, fu messo a tacere. Gli esperimenti continuarono. E pure i terremoti. “Matrix è il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità”. Matrix è il dare la colpa a Madre Natura per occultare i misfatti di un Uomo che sta perdendo i contatti con la verità. Quella vera.



Live & photo review di fabrizio consoli

MOGWAI @ ALCATRAZ Milano 10 Marzo

A Milano si va di fretta, si sa. Qui nemmeno la Chiesa passa indenne alla tirannide del tempo, ed anche la Quaresima dura meno. Cosi giovedì 10 marzo, mentre tutto il mondo cattolico e' in piena penitenza, a Milano c'e' a n c o ra i l c a rn eva l e ambrosiano. Ma siccome ci sentiamo in colpa a festeggiare finche' altri gia' si d o l go n o e p e n t o n o, festeggiamo a meta' ed andiamo al concerto dei Mogwai. Viviamo in tempi in c u i p a re s i s e n t a l'irrefrenabile e sciagurata necessita' di catalogare tutto e tutti. Secondo le logiche di questo principio, se suoni tralasciando il cantato ed affidandoti piuttosto a chitarre pastose e potenti,

magari dipingendo paesaggi sonori, allora pare tu sia postrock. Ora pur non potendo i g n o ra r e i l p r u r i t o imbarazzato di nuca che mi coglie ogni volta che sento parlare di post-qualcosa, etichetta inutile non fosse altro perche' relativa e dunque pure priva di dignita' a u t o n o m a , M o g wa i rappresenta senza dubbio una delle vette piu' alte e s p re s s e d a q u e s t o movimento. Scozzesi di Glasgow, i Mogwai sono in turne' per presentare il loro settimo album appena pubblicato, “Hardcore Will Never Die, But You Will” che gia' dal titolo avverte chiunque sia alla ricerca di musica da ascoltare sul materassino in piscina, che

non sara' esattamente un distillato di ottimismo e gioia di vivere. Poche parole dunque per coerenza con un gruppo che ha ridotto al minimo la comunicazione verbale. Il concerto in scena all'Alcatraz e' senza ombra di dubbio tecnicamente i m p e c c ab i l e s e n o n magistrale, poderoso ed emotivamente intenso. Apre White Noise, ma il crescendo viene affidato rispettivamente ad Ithica 27 9, una vecchia b-side, ed a Dead Rays, traccia del nuovo lavoro in cui gli accordi lunghi spadroneggiano, ed il sound peculiare della band e' sempre piu' inequivocabile al procedere del pezzo. Menzione d'onore a Mexican Grand Prix, che chiude la prima parte del live nel delirio e George Square Thatcher Dead Party che apre la seconda parte senza perdere nulla in temperatura. E se il concerto entusiasma e coinvolge i presenti, ad amplificatori spenti rimane lo spazio per alcune riflessioni. La prima: che intensita' di relazione ci sia tra la geografia dei luoghi, il clima in particolare, ed un certo tipo di produzione musicale. Gli inverni lunghi e rigidi sono difatti patrimonio comune anche di Godspeed You Black Emperor, ma anche degli stessi Sigur Ros, per

citarne due tra i piu' famosi. E nessuno pare passare immune da capitolazioni fortemente malinconiche. La seconda valutazione che mi aggrotta la fronte e' forse piu' polemica. La cifra stilistica della band si conferma un alternarsi di chitarre incendiarie a repentini rallentamenti, arpeggi e semi silenzi, il furore ed il trasporto. Giri ritmati che montano per poi sfogare in esplosioni, muri sonori selvaggi da orecchie sanguinanti. E poi di nuovo arpeggi malinconici, a precedere altri attacchi di pezzi a power-chord. Ma esiste ancora la proposta artistica di Mogwai a piu' di tre lustri dall'esordio? Due parole mi girano in testa: alfabeto dell'emozione. I Mogwai possiedono tutti gli elementi essenziali del linguaggio sonoro, ma la grammatica ad ascoltarla bene si rivela per certi aspetti troppo elementare oggi. Tanta bravura tecnica dunque per un gruppo il cui interplay e' cesellato da anni di collaborazione, tanto trasporto e tanto volume, in un respiro che esplode note ma che forse rimane un po' troppo autoreferenziale. Di poche parole dicevamo. Tre per l'esattezza quelle che ci indirizza Stuart Braithwaite: “ gra z i e, t h a n k yo u ” .


Live & photo review di fabrizio consoli

THE WHITE LIES live @ Estragon (Bologna) Il rock e' celebrazione della sregolatezza, spesso elevata ad inno dalla letteratura cosi' come dalla cronaca. E questo pare valere in tutte le sue espressioni, anche in quell'area oscura di contatto con il pubblico, sulla risacca dove convergiamo noi fedeli: il concerto. Ovvero la spiegazione che mi sono dato negli anni per cercare di decifrare l'incomprensibile algoritmo che regola aperture cancelli, presenza di gruppi spalla e ovviamente l'orario inizio di un live: semplice come prevedere il tempo con un mese di anticipo. Sabato sera l'arrivo all'Estragon di Bologna ha avuto pero' dell'epico. Un amico di lunga data, due chiacchiere, tre birre e il gioco e' fatto, sono quasi le dieci. Dita ansiose sul volante e tergicristalli fuori tempo, poi una corsa sotto la pioggia separa la diretta di Radio Due dalla folata calda e umida che mi esplode in faccia all'ingresso del locale, pochi istanti prima che Harry McVeigh, il cantante, raggiunga il microfono. I White Lies sono di nuovo in Italia per

presentare il loro secondo album, Ritual, pubblicato da poche settimane. Sul palco assieme al trio originale, l'oramai di casa Tommy Bowen alle tastiere, piu' un quinto elemento ad inspessire le chitarre di McVeigh. A place to hide apre il concerto, e le prime note sono letteralmente inghiottite dalle urla a 20.000hz delle prime file, quasi interamente ragazze agguerrite. Che dire dei White Lies. Sono londinesi come molti londinesi, della periferia, che e' un po' come essere vicini a dove succedono le cose ma non esattamente li'. In modo simile fanno parte della seconda ondata di “nuova� new wave, cui abbiamo assistito non senza entusiasmarci, dopo Interpol ed Editors. Una sorta di terzo grado di separazione, anch'essi con un debito aperto verso Ian Curtis e dintorni, che se non ne riduce i meriti artistici, senza dubbio ne ri d i m e n s i o n a l a p o r t at a i n n ovat iva , e q u i n d i comunicativa. Dal vivo gli equilibri gravitano attorno alla batteria di Lowrence-Brown,


decisa e precisa ed alle b e l l e l i n e e vo c a l i , raramente banali. D'altro avviso se parliamo dei testi, che se col primo album i tre potevano invocare il beneficio del dubbio, dopotutto la linea funereo/crepuscolare e' una chiara scelta stilistica, deludono con il secondo lavoro, dove il messaggio e' piu' vago ed affidato principalmente alle note. Infine il basso, che latita un p o ' i n c a rat t e re, p ro b ab i l m e n t e n o n v a l o r i z z a t o d a l l ' e q u a l i z z a z i o n e. Ciononostante il gruppo funziona. Ed anche bene a giudicare dalla risposta del pubblico. Ma a costo di peccare di pedanteria, c'e' una distonia di fondo che non permette alla musica di adagiarsi sotto pelle. C'e' talento ma non guizzo, passione ma non intensita'. Mi arrivano fiacchi questi White Lies, qualcosa si perde nell'arco tracciato dal palco fino a noi. Farewell to the fairground, To loose my life, giusto per citare due pezzi: per la maggior parte del concerto i brani sono affaticati e le note si adagiano a terra, un pallone dopo settimane al sole. Saranno le luci o forse i numerosi acuti, ma c'e' un

momento in cui il cantante s e m b ra a dd i ri t t u ra a s s o m i g l i a re pericolosamente a Gary Barlow – e non c'entrano le ragazze assiepate davanti al palco, anche se certamente aiutano. Con il bis i White Lies si scuotono e mordono di piu' il palco: Unfinished business, la prima delle canzoni successive alla pausa vale per vigore da sola il concerto, anche se la voce stenta un po'(ma provate voi a cantarla). E poi e' un crescendo, beve ma intenso, fino a Bigger than us, l'ultimo singolo, il cui titolo date le circostanze suona beffardo, quasi una presa di consapevolezza. Alla fine del concerto, all'accensione delle luci sfolliamo su a Perfect Day di Lou Reed, cantata a squarciagola da un numero sorprendente di persone. E p i a n o p i a n o s c ivo l o nuovamente nei silenzi dilatati e nella sensazione vischiosa di dramma ineluttabile lasciata lo stesso pomeriggio, sul divano di casa a Milano, quando prima di partire ero immerso in “Control�, il film-documentario su Joy Division. Perche' e' banale ed allo stesso tempo rassicurante, alla fine tutta l'acqua torna al mare.


l a & B. Pio p t u t o a r e G r d e l n a d .A VEN 1 - MTohe Gost Way duo E et SAB 2 erto dj s + Luca Milani B o l o a P ZZ CODE ta: Soyuz VEN 8 - JBAlack nutria presen zz. op e del jasso p l e d SAB 9 i c i i: ba lass Voce... i cvoce Toni Morett a s s a B A i: SAB 16 - Claudia Valtinone- Tango argentino ant lma Migr A 0 2 R ilano ME o from M ic t s u c a - rock in A 2 ..... GIO 21 AIM- USCITE D'EMERGENNZZA 2..... VEN 22 - USCITE D'EMERGE NZA 2... SAB 23 - USCITE D'EMERGE ack DOM 24 ack To Bl xander B s t n e s Ale pre S&V Mag r Sale.. dj Butch + 9 2 N E o F V s 30 - Dream

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Live review di fabrizio consoli

STATELESS

@ CIRCOLO MAGNOLIA (Milano)

Innanzitutto c'e' Dj Shadow, rinomata ed appassionata mente coinvolta nel progetto sin dagli esordi. Poi le etichette che si sono succedute negli anni, dalla mastodontica e clericale Sony, fino alle piu' esoteriche – e non meno prestigiose - indipendenti, la tedesca !K7 prima, Ninja Tune poi (ora). Senza dimenticare il produttore artistico, Damian Taylor, gia' in passato firma in calce a lavori di Prodigy e Bjork. Per concludere con Thom Yorke, l'inquieto e geniale portavoce delle i rre q u i e t u d i n i u r b a n e contemporanee, che pare ascolti Stateless sotto la doccia. Un pedigree di tutto rispetto per il gruppo di Leeds, promosso londinese per meriti da un paio d'anni. Dunque gomiti alti e sguardo risoluto per affrontare la ressa del Magnolia, e ben in anticipo: e

invece no. Alle nove e mezzo ad attendere siamo ancora meno di una dozzina di persone, incluso il gruppo. Stateless e' uno di quei progetti per i quali ti stupisci di come possa succedere che ci siano code di fan a srotolarsi in cerca della prima fila, magma di umanita' aggrovigliato umidiccio gia' ore prima dell'inizio del concerto. Ma in fondo c'e' un sadico piacere a entrare in un locale e vedere un palco piccolo e semi allestito: la musica induce possesso, ma a piu' persone appartiene, meno ti appartiene. Stateless per me rappresenta la gemma che scopri per caso e che custodisci gelosamente. Solo raramente te ne fai portavoce, combattuto tra l'impulso alla divulgazione ed uno strano istinto di protezione. Tra i proclami

roboanti del passato e le speranze ridimensionate del presente ci sono loro: Chris James, Justin Percival, David Levin e Kidkanevil (che non si e' mai visto un addetto ai suoni e programming con nome e cognome). Loro non si guardano indietro, e siccome i pezzi vecchi li conosciamo gia' tutti dicono, James ci annuncia che suoneranno solo brani del nuovo e pressoche' inedito album, Matilda. “British attitude” sin da subito sul palco. Nel frattempo il locale si e' riempito. Appare da subito chiaro che l'elettronica e' presente in maniera massiccia e senza dubbio superiore rispetto all'album d'esordio, ma non se ne fa eccessivo sfoggio se si escludono le deflagrazioni della seconda parte di Assassination. Diventa piuttosto l'alveo su cui si adagiano sonorità nuove, gitane e mediorientali, o ancora il sitar nell'introduzione di Ariel. Miles to Go e' il brano che ritrova in pieno il trasporto dell'album di debutto, la voce di James pericolosamente evocativa, con riverberi di buckleyana memoria. Con I am on fire abbandoniamo qualsiasi riserbo o tentennamento da novita' e ci lasciamo sedurre dal nuovo regalo appena scartato. Il pezzo e' una drappeggio sublime di falsetti e vocaleggi tratteggiato a due

voci assieme al talentuoso Percival, laddove nell'album sara' interpretato invece dalla voce di My brightest Diamond, Shara Worden. Intanto, Bob Dylan ci guarda pensoso da una foto appiccicata sulla Telecasater di James. Nel bis c'e' una breccia nel rigore formale britannico e si trova anche spazio per un po' d'indulgenza, e Bloodstream acustica a due voci ci ricorda che e' sempre possibile spingere la nostalgia un passo oltre. Una piacevole indigestione di novita', che lascia un buon sapore in bocca, per un album che parrebbe poter serenamente ambire ad essere degno successore di quello di esordio del 2005. Ne discutiamo animatamente durante una partita a pingpong alla fine del concerto nella saletta attigua. Sara' forse un caso che suonare e giocare si traducano con la stessa parola in inglese: appare Chris James, che ci stupisce con un timido “can I play?” Inutile dire che la granitica tradizione da oratorio nostrana ha avuto la meglio sulla stentata performance turistica del suddito di sua maesta'. Coraggio Chris, non si puo' essere bravi in tutto. Stateless: l'elettronica e l'arte del ping-pong.


Live review di chiara fantinato - foto di djd

CAPAREZZA

IL SOGNO ERETICO DEGLI ITALIANI

Scavando tra le mie reminescenze scolastiche riaffiorano alla mente le parole pronunciate da un tale sociologo, il quale appunto sosteneva che la “star” è come una specie di divinità creata dal pubblico che risponde ad un bisogno di tipo affettivo o mitico perché nasce sempre da una nuova aspettativa collettiva e attinge la propria linfa vitale dalle attese dei fan, ma in realtà non fa che riflettere quello che noi le chiediamo. Alla luce di queste remote conoscenze e, dopo aver assistito al live del nuovo tour 2011 di Michele Salvemini, sono giunta alla conclusione che la recensione potrebbe benissimo essere sintetizzata in una sola frase: “Caparezza è italianità”, ma per evitare ogni sorta di fraintendimento proverò ora ad argomentare quanto detto. Sabato 19/03 il Granteatro Geox di Padova era colmo di persone di ogni sorta: adolescenti urlanti sudati e inkazzati, uomini e donne presumibilmente attivi, politicamente parlando, (da che parte già l'avrete capito), famigliole con bambini piuttosto piccoli sedute, bambini esclusi, nonpiùgiovani alternativi e con tanta voglia di esserlo, un po sparsi nella folla, un po radunati sugli spalti accanto al banco bar...insomma una buona fetta del tessuto sociale italiano era presente all'evento e la domanda è sorta

spontanea: “Come mai”? Ovvietà affermare che ormai Mikimix non è più lo sconociuto che si presentò a Sanremo e che nessuno si filò di striscio, anzi, diciamo che “Sono fuori dal tunnel del divertimento”è ormai riconosciuto come modo di dire nostrano a tutti gli effetti. Innegabile è poi la bravura dei sei musicisti sul palco, Caparezza compreso, che, come nella migliore tradizione del “rap caparezziano”sanno spaziare da un brano ragga come “Legalize the president”(collaborazione con Alborosie), alla tarantella di “Vieni a ballare in Puglia”, sino al pezzo anni 80, “Goodbye Malinconia”, (con l'autorevole


Live review di chiara fantinato - foto di djd

collaborazione dell'ex cantante degli Spandau Ballet, singolo tratto da “Il sogno eretico”, ultima fatica dell'artista), riuscendo a travolgere quindi un po chiunque. Non credo tuttavia che la notorietà e il talento siano le cause principali di una tale variegata presenza di pubblico...Caparezza ha di più. Il Signor Michele parla a tutti ponendosi ad un livello paritario a quello delle persone che lo ascoltano, gente qualsiasi, che scalpita per un imminente cambiamento in Italia; gente che è esausta degli innocenti “eretici” messi al rogo dalle sudice mani di un carnefice che invece rimane sempre impunito, gente con cervello che è costretta ad andarsene via dal Belpaese, perchè quì di cultura e ricerca non si campa. Gente come noi, come lui, stanca delle scorciatoie di alcuni, e delle infinite strade tortuose di altri, gente al cui silenzio Il Capa dà voce e lo fa nella maniera più italiana e più efficace per gli italiani, ovvero attraverso l'umorismo nella musica. Nell'umorismo, inteso in senso pirandelliano, c'è il senso di un comune sentimento della fragilità umana da cui nasce un compatimento per le debolezze di tutti che sono poi anche le proprie. L'ironia verbale e situazionale presente per ognuno dei pezzi proposti da Michele, è senza dubbio usata intenzionalmente per enfatizzare l'affermazione di una realtà quasi ridicola, cui inizialmente si ride sopra, ma che allo stesso tempo ci fa riflettere e denuncia una verità ormai non più sopportabile, cui il “Boia” metterà un punto. In ultima per quanto riguarda il sarcasmo da un punto di vista situazionale, Caparezza non manca di proporre simpatici siparietti introduttivi per ogni canzone, supportati talvolta da una scenografia digitale anch'essa di stampo ironico, tipico elemento dell'avanspettacolo rap, che permette al gruppo intero di indossare ogni genere di maschera, passando dunque attraverso differenti identità, innescando un intenso e complesso processo di proiezione-identificazione della nostra personalità o del nostro aler ego in questi personaggi, che danno volto e voce ad un'intera comunità italiana pronta ad una radicale trasformazione e al riscatto degli eretici.



APRILE SAB 2 JT GROOVE BAND (rock blues) SAB 9 RADIO MIX (Cover 360°) SAB 16 DUCKTAILS (root of rock and roll) SAB 30 VASCO REAL BAND MAGGIO SAB 7 RADIO 80 Tutti i Venerdì con DJ SANTORO Tutte le domeniche alle 21.30 (Esclusa Pasqua)

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da riscoprire LIMELIGHT adischi cura di Eugenio Zazzara (Roma)

ESPERS – THE WEED TREE Anno: 2005 Etichetta: Locust

È singolare incoraggiare all'ascolto di un disco folkrock risalente al 2005. Quando si potrebbe pensare che il suddetto genere, tutt'altro che giovane e arzillo, abbia ormai già sparato tutte le sue cartucce. E invece eccoci qua, a tessere le sacrosante lodi di un disco che, in origine, era stato concepito quasi più come un diversivo, trattandosi di un'opera quasi interamente composta da cover. E invece, gli Espers di Greg Weeks e Meg Baird realizzano un lavoro ammaliante, senza tempo,

cristallino. Un'opera che, senza avere velleità ava n g u a rd i s t i c h e, s i accontenta “solo” di entrare nell'alveo delle pietre miliari di questo genere. Nata a Philadelfia nel 2002 e via via allargatasi fino a raggiungere i sei elementi, la band si inserisce da subito nel filone folk-rock psichedelico, guardando a Fairport Convention e Pentagle quali riferimenti imprescindibili. Dopo l'uscita del m e m o rab i l e e s o rd i o omonimo, decidono di far anticipare l'uscita del disco successivo da questo 'The

Weed Tree' composto, ad eccezione della conclusiva 'Dead King', solo da cover. E riescono nell'impresa non solo di non far rimpiangere gli originali, ma anche di superarne alcuni in bellezza. In alcuni casi, sfiorando e anzi raggiungendo il capolavoro. La scelta dei brani da riproporre cade su pezzi prevedibilmente appartenenti al filone folk ('Rosemary Lane', 'Black Is The Color') e altri più insospettabili (Flaming Telepaths' dei Blue Oyster Cult e 'Tomorrow' dei D u ru t t i C o l u m n ) . A disposizione dei nostri, un enorme campionario di strumenti: violino, viola, chitarra, basso, organi Farfisa, Wurlitzer, Moog, tra gli altri. L'iniziale 'Rosemary Lane' è la riproposizione di una nota melodia tradizionale, nota già per la versione realizzatane da Bert Jansch. ll brano conserva intatta l'aura antica e solenne d e l l ' o ri gi n a l e, gra z i e all'impeccabile performance di Meg Baird alla voce: eterea, magica e allo stesso tempo drammatica e struggente. Il pezzo è infine impreziosito da inserti gravi e lisergici di tastiera e da più classici ricami di archi e flauto. A

seguire, il classico di Vini Reilly, 'Tomorrow'. La cover perde in spigolosità ma acquista in armonia ed emotività, trasformandosi in un quadretto bucolico e rilassante che, seppur secondo canoni estetici completamente diversi, non ha nulla da invidiare all'originale. Il duetto vocale di Weeks e della Baird funge da timone del brano, sorretto da un tappeto di tastiere e da un flauto che incornicia il tutto con una melodia semplice ma efficace. 'Black Is The Color' mantiene il sapore antico dell'originale: il cantato si fa malinconico e quasi rassegnato, con il violoncello che ribadisce l'atmosfera minore con vibrati decadenti e appena sporcati da effetti percussivi. 'Afraid' di Christa Päffgen, alias Nico, è anch'essa abbastanza fedele, con la chitarra acustica, gli archi e il vibrafono a sostituire il pianoforte. La voce più eterea della Baird dà al brano un umore meno marziale e più leggiadro. La versione scarna e diretta di 'Blue Mountain' a opera di Michael Hurley viene qui riproposta nelle linee melodiche essenziali, ma stravolta nell'arrangiamento. Siamo di f ro n t e a u n a c o rs a all'accumulo sonico: il tema


chitarristico è continuamente e in maniera crescente insinuato da sibili, droni, borbottii, vibrazioni e sfarfallii. L'insieme acquista via via forza e intensità, fino ad arrivare a saturazione nella parte finale, con riverberi e delay che si rincorrono da un canale all'altro, fondendosi ed espandendosi. Prima si è parlato di capolavoro. 'Flaming Telepaths' è quello che, almeno nell'ambito delle cover, può definirsi tale. Il classico dei Blue Oyster Cult viene spogliato della sua veste più hard e sciacquato alla fonte del folk più acido e, i n u n c e r t o s e n s o, apocalittico, se mi si concede il termine. A una prima parte fedele all'originale, solo suonata calcando meno la mano e più in punta di strumento, per così dire (con lo splendido duetto vocale della coppia Weeks-Baird), si contrappone una coda strumentale psichedelica

interminabile, contraddistinta dall'accumulo parossistico di strumenti ed effetti. Un'orgia di tastiere, chitarre elettriche dilaniate, archi svolazzanti e ronzanti; un viaggio lisergico, un accanimento isterico sull'originale, le cui sembianze rimangono irrimediabilmente sfigurate. Una cover di rara efficacia e bellezza. Le note conclusive dell'inedita 'Dead King' si adattano bene all'atmosfera fin qui creatasi: il brano potrebbe sembrare anch'esso la riproposizione di un tema tradizionale, con la novità di una maggiore attenzione sulle percussioni. Il disco si chiude in modo sospeso ed enigmatico, lasciando un'inquietudine difficile da estinguere, che quasi crea dipendenza. Tanto che non possiamo smettere di ascoltare, e riascoltare, e riascoltare...


BACK TO BLACK THE BEST OF SOUL/FUNK/mod from 60/70

Ven 15 - rockcafe’ (castelcucco - tv) ven 22 - punto d’incontro (bassano d.g. - Vi) sab 23 - bar astra (vicenza) ven 29 - sartea (vicenza)

SOUND

VISION

DJSET SUPPORTED MONTHLY BY BAR CAFE’ CASTELCUCCO - TREVISO

VICENZA

ASTRA

VICENZA


BACK TO BLACK

ARTIST & RECORDs HISTORY NARRATES BY DJD

Inizia da questo mese la rubrica che molti di voi mi hanno sempre chiesto di fare. Una rubrica interamente dedicata alla storia della musica funk dalla fine degli anni 60 agli anni 70. Quando il funk divenne funky e nulla fù più come prima. Conosceremo con “back to black” i generi e gli artisti che ne hanno fatto la storia e parleremo di quelli che “inconsciamente” hanno sancito il successo che ancora oggi resiste, ed il cui movimento non tende ad minimamente ad esaurirsi. Una storia necessariamente divisa in molte puntate, seguitele rimarrete folgorati! per il Buon B2B a tutti!!! Il funk può essere descritto in vari modi. E’ una vibrazione “cattiva”, è una sensazione dolce e sexy; il funk è funkitudine, uno sfogo naturale dell’essenza interiore. Il funk è fatto di estremi: è caldo, ma può essere anche molto cool; è primitivo, ma può essere anche estremamente sofisticato; è una via di uscita ma anche una via di accesso. Nessuno ha descritto meglio il funk come Barry Walters (giornalista del Village Voice): “Cercare di descrivere a parole il funk è come cercare di spiegare con una relazione scritta cosa sia l’orgasmo: entrambe le cose risiedono in quel gap temporale in cui le parole svaniscono e non restano altro che le sensazioni”.

james brown & mick jagger

E’ impossibile descrivere a parole il funk. Il funk è quella sensazione viscerale che spunta fuori quando ascoltiamo una jam funk bella tosta che arriva alla sua parte più bollente in quell’istante ci si dimentica completamente dei passi di danza che si volevano fare ed tutto quello che si è in grado di fare è dimenare forsennatamente le chiappe, come degli invasati. Il funk può essere fuori controllo, come il caos che accompagna una ribellione, o istintivamente elegante. Generalmente si pensa a una persona dall’aspetto “funky” come a qualcuno di pittoresco e divertente e al tempo stesso malmesso, sciatto, indisciplinato, una via di mezzo tra il bizzarro ed il ridicolo. Di sicuro gente dall’aspetto funky ce n’è dappertutto, ma nella maggior parte dei casi si tratta di persone creative, indipendenti e perfettamente in contatto con se stesse. La funkitudine corrisponde ad un elementare senso della propria personalità, libera da inibizioni e capace di attingere agli istinti e di celebrare la condizione umana in ogni sua forma: la funkitudine : è uno stile di vita!!! (to be continued..)

Leorigini originidel delFunk Funk Le Le origini del Funk


exclusive interview agli amor fou di viola - pict by viola

AMOR FOU(r) time “Nessuno di noi si è mai posto il problema dell'appartenenza di Amor Fou a questa o quell'area. Si sa da dove veniamo e siamo fieri di venire da lì. Ma non ci siamo mai posti limiti o vincoli di appartenenza, e lo considero un elemento di forza di questo progetto." -Alessandro Raina-

Hanno l'aria di quattro ragazzi parigini degli anni bohème, ma non è solo l'apparenza ad e s s e re i n t ri ga n t e : l a raffinatezza dei gesti, la celata sensualità dell'approcio richiamano un po' l'idea di quei Poètes maudit, tra mistero e m a l i n c o n i a . I l t u t t o, riattualizzato in chiave contemporanea, nonostante non manchi, e lo dicon loro stessi, una forte componente cantautorale (di chi ha qualcosa da dire, e non teme d'urlarlo… o sussurrarlo). Verrebbero forse alla mente dei paragoni, ma gli Amor Fou hanno quel qualcosa in più che va ricercato nel passato e m o d e rn i z z at o, c h e l i allontana da una facile classificazione. Han capito meglio d'altri forse, che il creare qualcosa di nuovo presuppone una conoscenza del “ieri”, e lo fanno con apparente destrezza lirica e musicale. Sono insieme

poesia, critica e suono, e null'altro si puo' aggiungere, se non abbandonarsi alla loro musica, dimenticandosi i clichè. Amor Fou: Siete quattro persone che già prima di creare questo progetto avevan le "mani in pasta" in ambito musicale… Com'è nata questa collaborazione? Gli Amor Fou nascono ufficialmente nel 2007, e inizialmente raggruppano parte del percorso dei La Crus, che in quel momento si stava i n d i ri z z a n d o ve rs o l a conclusione: per cui nell'organico originario c'erano 3/4 dei La Crus e io alla voce che ero reduce dai Giardini di Mirò. Poi, abbastanza presto, l'organico è cambiato, con l'ingresso di Giuliano Dottori (chitarre), e successivamente di Paolo Perego (basso, chitarre). Questa è la formazione, presumiamo, stabile. Com'è stato riunirsi per


exclusive interview agli amor fou di viola - pict by viola

cominciare un nuovo progetto avendo però già un bel bagaglio d'esperienza alle spalle? Non vi spaventavano le etichette e le aspettative di chi già vi conosceva come singoli per i vostri lavori passati? Arrivare già con un bagaglio d'esperienza musicale nella formazione di un gruppo è stato da un lato motivo d'interesse, dall'altro noi cercavamo un po' di scostarci dalle nostre esperienze precedenti, perché molto spesso parlando di un gruppo è facile descrivere come "ex ex ex" mentre in realtà pensiamo che questo progetto abbia segnato un punto di partenza, di cambiamento molto forte. Arrivare tutti da esperienze diverse ha i suoi pro e i suoi contro. E' stato inizialmente difficile, nel senso che il gruppo è nato scrivendo brani che venivano immediatamente incisi, per cui senza un'attività live e il tempo di conoscerci. Successivamente, soprattutto con l'entrata nel gruppo di Giuliano, abbiamo dato una svolta legata al suono, all'attività dal vivo e alla scrittura di canzoni che crescessero grazie anche a delle esecuzioni dal vivo… E crediamo che questo si senta molto anche nell'ultimo disco, che è completamente slegato dall'elettronica. Da dove deriva la scelta di rintanarsi in studio invece di esporsi da subito al pubblico?

Ritenevate più importante inizialmente trovare una vostra dimensione… creare una sintonia? In realtà è stato un processo dettato un po' dal fatto che proprio l'esperienza più corposa che aveva dato vita agli Amor Fou, cioè quella di Cesare con i la cruz, ovviamente ha dato una direzione immediatamente molto legata al suo modo di lavorare… Per cui il primo disco è molto figlio di quell'attitudine. Quindi poi dal vivo abbiamo dovuto cercare di adattare quel tipo di suono ad una dimensione che comunque già all'interno del gruppo sentivamo un po' limitante… E questo è uno dei motivi per cui poi abbiamo cambiato e ci siamo orientati verso una direzione di scrittura, di arrangiamenti molto diversa. Come vi rapportate alla società, a ciò che vi circonda? E quanto della "quotidianità" del nostro tempo si riflette nella vostra musica? Questo è un periodo sicuramente molto critico… Sia se circoscriviamo il discorso alla musica, nel senso che banalmente la musica di questo periodo che viene diffusa è in buona parte figlia di una cultura delle cover, dei talent show… Per cui l'idea stessa del cantautore, del musicista che crea il proprio suono è una cosa che moltissimi giovani non conoscono. Ma la stessa cosa vale per chi oggi decide di voler vivere della propria musica; è molto più semplice intraprende un percorso di interprete vocale. E a livello sociale quello che facciamo è quello che hanno fatto tanti altri prima di noi,

cioè scrivere delle cose che siano il riflesso di quello che ci succede nella realtà, per cui raccontare delle storie e degli elementi della storia… Non solo personali, ma anche generazionali attraverso le canzoni, e legare il tutto a un concetto di comunicazione che sia coerente… Ed interessante. Senza voler fare un discorso politicizzato, ma allo stesso tempo non accontentandoci di utilizzare la musica in chiave d'intrattenimento. L’INTERVISTA COMPLETA SU WWW.SOUNDANDVISION.IT


diario minimo P1 di antonio lo giudice

DIARIO MINIMO P1 (in questa puntata si citano casualmente Alive dei Kiss, il Plettro di Quero, Glincolti e Beretta 70) Non vi aspettate l'elenco dei miei pensieri. Trovo i miei pensieri alquanto degradanti, specie nei periodi in cui il mio umore è sotto le suole delle scarpe in compagnia di un filtro di sigaretta ed una cingomma masticata calpestati in rapida sequenza ed ormai definitivamente impastati assieme. Questo può dare l'idea di come mi sentivo lo scorso fine settimana, nonostante fosse iniziato con i migliori auspici: moglie e figlio all'estero, con conseguente possibilità di sbornie solenni ad orari impensabili, metal a manetta da far tremare i vetri di casa, kebab anche a colazione e letto rigorosamente sfatto per almeno 48 ore. Invece no: l'impressione già venerdì sera era quella di acido salito male. Progetti confusi, frustrazione da tempeste ormonali e, in generale, incapacità di gestire il mio tempo in modo non dico da garantirmi un weekend da ricordare, ma anche soltanto di non lasciarmi la bocca amara dal rimpianto. Già venerdì mi rendevo conto che lo shopping compulsivo sarebbe servito a poco (nonostante

l'evidente soddisfazione di trovarsi tra le mani “Alive” dei Kiss in vinile doppio) e, dopo essermi fatto coraggio con due spriz in compagnia di una collega che si è dovuta districare per un'oretta nel groviglio delle mie psicosi, mi sono fatto raccattare da Antonio per farmi condurre al Plettro di Quero, nuovo locale rock sorto sulle ceneri di uno di lap dance, del quale mantiene una certa propensione all'uso degli specchi nell'arredamento. Il barista dentro ci racconta di come, ogni tanto, si veda parare davanti persone di mezz'età che ordinano da bere, guardando smarriti i ragazzi presenti in sala, fino a trovare sufficiente coraggio per chiedere “ma le ragazze quando arrivano?”. Il programma della serata prevede i Beretta 70 come headliner e Glincolti come supporter. In realtà hanno meritato solo i secondi, visto che dei Beretta 70 ho ammirato esclusivamente i trench grigi con cui hanno suonato. Glincolti sono un quartetto di San Zenone (sarebbero stati cinque, ma il loro secondo chitarrista si era slogato

un polso pazzeggiando sullo skate) influenzati da Zappa e, soprattutto, dagli Ozric Tentacles – ma con qualche trip in meno. Le loro lunghe e colorate divagazioni strumentali da cartone animato, culminate con il country bovaramente americano di “Fuga in Maggiolino”, mi risollevano per un'oretta dal male oscuro, nel quale ripiombo durante la performance dei Beretta 70- musica da parati sul modello delle colonne sonore dei poliziotteschi (ovvero una risciacquatura del piatto Calibro 35). Serata finita e non sono neanche ubriaco. Il mondo mi appare una merda di discrete dimensioni.


live review di marika zorzi

Green Moon Sparks, Cedv e Culto del Cargo, Una bestia a tre teste che morde

Veloci, irriverenti e schifosamente sporchi. Tre gruppi con generi completamente diversi: Punk, Rock'a'billy e D-Beat. Mi riferisco a Controllo elettronico della velocita', Green Moon Sparks e Culto del Cargo. Non capita spesso di vedere insieme questi tre diversi approcci musicali, ma quando succede il risultato e' una bomba. La data del 16 marzo alla Tavernetta di Abbazia Pisani (PD) ne è un esempio. Il posto non è proprio ottimale per suonare a causa dei tavoli messi giusto sotto il palco ma l'atmosfera

di festa che si respira rimedia questa piccolezza. Fuori diluvia. La gente arriva e si stipa dentro per ascoltare il primo gruppo: Il Culto del Cargo. I componenti, originari del trevigiano, arrivano da band come Cimex, Gelo e Timothy e l'influenza si sente. Il loro è un hardcore sporcato dalle contaminazioni del d-beat, rude e marcio. Il batterista pompa e sostiene chitarra e basso che insieme squarciano le orecchie con sonorità potenti. Decisamente un gruppo che merita di essere seguito. A ripulire il marcio seminato dai Culto del Cargo ci pensano i Controllo elettronico della velocità. E il nome non è un caso. Il terzetto (chitarra, voce e batteria), durante la mezz'ora di concerto, si fa beffa delle forze dell'ordine con un punk scanzonato e veloce. I testi non sono quelli aggressivi tipici di questo genere ma una presa in giro non impegnata della figura dello “sbirro”. Con le loro divise nere e bianche, i Cedv mischiano il punk con cenni di elettronica come nel finale “Ballo della Digos”. La pioggia che continua a cadere all'esterno e i fiumi di alcool all'interno del locale non raffreddano i bollenti spiriti. A salire sul palco sono i Green Moon Sparks, ultimo gruppo della serata. I padovani suonano un rock'a'billy schietto e senza fronzoli. Anche se ultimamente questo genere e' diventato di moda non bastano certo ciuffoni e contrabbassi per saperlo suonare. E questo lo dimostrano i Green Moon Sparks. Il contrabbasso rincorre batteria e chitarra in un susseguirsi di cambi di tempo che accompagnano il cantato ruvido. La musica e' viscerale. Dimenticate il "billy che fa figo", questi hanno un demone dentro, come dice il titolo della mia preferita "with a demon inside". Appunto.


giovedi’ 14

- ZweiBar (tv) - Live: Adriano Vettore - Jack The Ripper (vr) - Live: Days Before July (rock)

APRILE 2011

Venerdì 15 Sabato 9 mercoledi’ 6

- Astra (vi) - CabarAstra - New Age (tv) - Live: Black Mountain giovedi’ 7

- ZweiBar (tv) - Live: Rockin’ Jokers - Jack The Ripper (vr) - Live: Zona Sismica (rock) venerdi’ 8

- Plettro (bl) - Live: Verdena - O. Gambrinus (tn) - DjSet by S. Santoro - RockCafé (tv) - Claudio King P Dj Set - ZweiBar (tv) - Dj Osai The real Outsider - New Age (tv) - Live: Fujiya & Miyagi + Chapel Club - De Gusto (tv) - Dr Funko & His Troubles - Punto d’Incontro (vi) - Dj Ginotonico Raptonic - Sartea (vi) - JazzCode by Paolo Berto - Bar Astra (vi) - Dj Erik Skank

- Plettro (bl) - Live: Bastard Sons Of Dioniso - Unwound (pd) - Live: Calibro35 - Deposito Giordani (pn) - Live: Rumatera - O. Gambrinus (tn) - Live: Radio Mix - ChaletDeLaMot (tn) - Live: Let It Slide - RockCafé (tv) - Dj Jani - ZweiBar (tv) - Tobia DownAss (indie/rock) - New Age (tv) - Live: Nesli - De Gusto (tv) - Remo & The Blck Voice 4et - PopCorn (ve) - Get Up! The Best DiscoFunk Dj Set - Sartea (vi) - Live: Soyuz + Luca Milani - Vinile (vi) - 100% Rock Night - Punto d’Incontro (vi) - Ponc Sabato Beone - Bar Astra (vi) - Live: Davide Zilli - Jack The Ripper (vr) - Live: Small Jackets (Hard Rock) - Interzona (vr) - Live: Michelebombatomica Domenica 10

- Plettro (bl)- Live : Masterplans (Oasis Trib.) - Punto d’Incontro (vi) - Carinato & Moro (Jazz & Latin)

SOUND & VISON MAGAZINE declina ogni resposabilità per eventuali cambi di programma

- Plettro (bl) - Live: Pino Scotto (Hard Rock) - Unwound (pd) - Live: The Death Of A. Karina - O. Gambrinus (tn) - DjSet by S. Santoro - RockCafé (tv) - Back to Black by Dj D - ZweiBar (tv) - Origami Party - De Gusto (tv) - Dr Funko & His Troubles - New Age (tv) - Live: Archive - PopCorn (ve) - SH.it #6 - Punto d’Incontro (vi) - Dj Maik (Hip Hop) - Bar Astra (vi) - DjSet by SoulBrew - Interzona (vr) - Live: Kultur Shock


Sabato 16

SABATO 23

- Plettro (bl) - Live: Zibba + Almalibre (reggae) - Plettro (bl) - Live: Anansi (Reggae party) - O. Gambrinus (tn) - Live: DuckTails (rocknroll) - ChaletDeLaMot (tn) - Live: FlyngOver + Deaf Players - Deposito Giordani (pn) - Live: Ceremony + The Lost River - RockCafé (tv) - Excuse Me DjSet - ChaletDeLaMot (tn) - Live: VioletSheep + Fango - ZweiBar (tv) - Dj Iani - RockCafé (tv) - Dj Osai The Real Outsider - New Age (tv) - Live: Gallows - De Gusto (tv) - Live: Django Power Live - De Gusto (tv) - BitchMusicLab - PopCorn (ve) - Punk ‘n’ Roll Festival - PopCorn (ve) - Live : Ex Octago - CSC (vi) - Live : Oncle Archibald - Vinile (vi) - Trash Dance Party - Punto d’Incontro (vi) - Dj Ali Selecta (Elettronica) - Punto d’Incontro (vi) - PCJ Tobia DownAss (indie/rock) - Vinile (vi) - Bacini & Rock n Roll Party - Sartea (vi) - Live: Uscita D’Emergenza 2 - Sartea (vi) - Live: C. Valtinoni e T. Moretti Duo (Jazz) - Bar Astra (vi) - Back to Black by Dj D - Bar Astra (vi) - live: Maria Lapi + Dj Silva Disaster - Jack The Ripper (vr) - Live: Smelling Spirit (Nirvana Trib) - Jack The Ripper (vr) - Live: De Curtis (rock) - Interzona (vr) - Live: gentlemen & Assassins

Sabato 30 - Plettro (bl) - Live: Cattive Abitudini + guest - ChaletDeLaMot (tn) - Live: Vasco Real Band - RockCafé (tv) - Lady Gisa DjSet (Broken Beat) - ZweiBar (tv) - Hacienda Trib. by Excuse Me - De Gusto (tv) - Live: Rockin’ Jokers - New Age (tv) - Live: Underoath - PopCorn (ve) - Live: Brusco - Punto d’Incontro (vi) - Skinny Monk Positive Music - Sartea (vi) - Dream For Sale (Dj Butch + Alexander) - Bar Astra (vi) - DjSet Django Power - CSC (vi) - Live: Fabio Rovelli - Interzona (vr) - Live: The Books - Jack The Ripper (vr) - Dogs (punk rock)

Domenica 24 Domenica 17 - Plettro (bl) - Live: Rocking Jockers Duo - Punto d’Incontro (vi) - Ive Domenica Danzante

Mercoledì 20

- Sartea (vi) - Live: Uscita D’Emergenza 2 - Plettro (bl) - Elettro Plettro - PopCorn (ve) - Wah Wah Club Easter Party - Punto d’Incontro (vi) - Live: Wooden Flags (Blues/Rock) - ZweiBar (tv) - Happy Hours con Dj Osai - Jack The Ripper (vr) - Live: Gen Marrone (Ironic Rock)

- Sartea (vi) - Alma Mirante (Tango) - Bar Astra (vi) - CabarAstra

giovedi’ 21 - New Age (tv) - Live: Blackfield - Sartea (vi) - Live: AIM (Acoustic Rock MI) - Deposito Giordani (pn) - Live: Pino Putignani - Jack The Ripper (vr) - Alvarez King (Indie UK)

Venerdì 22 - Plettro (bl) - Live: Graveyard (SWE) - Unwound (pd) - Live: Dead Meadow - Deposito Giordani (pn) - Live: Cristina Donà - O. Gambrinus (tn) - DjSet by S. Santoro - Rockcafé (tv) - Dj Cyco (Uk Garage) - ZweiBar (tv) - Zuki Stra - De Gusto (tv) - Dr Funko & His Troubles - CSC (vi) - Live: Oxes - Sartea (vi) - Live: Uscita D’Emergenza 2 - Punto d’Incontro (vi) - Back to Black by Dj D - Bar Astra (vi) - Dj Set

Giovedì 28 - Jack The Ripper (vr) - Live: 440 Mhz (rock)

SLAYER+ MEGADETH 4 aprile @ TEATRO GEOX PADOVA verdena 8 aprile 2011 @ PLETTRO CLUB BELLUNO

Venerdì 29 - Plettro (bl) - Live: Ska J + Seven Krasty Days - Unwound (pd) - Live: Earth (rock USA) - O. Gambrinus (tn) - DjSet by S. Santoro - New Age (tv) - Live: Cristina Donà - RockCafé (tv) - I Maledetti DjSet - De Gusto (tv) - Dr Funko & His Troubles - Sartea (vi) - Back to Black by Dj D - Punto d’Incontro (vi) - Dj GinoTonico “SoulTonic” - Bar Astra (vi) - Dj Set by Wood

ARCHIVE 15 aprile 2011 @ NEW AGE CLUB TREVISO

CRISTINA DONA’ 29 aprile 2011 @ NEW AGE CLUB TREVISO





PHOTO DI MICHELA DEL FORNO

David Bowie Iggy Pop Nick Cave Ramones Oasis Placebo Deus Madonna & others ...

SOUND & VISION MAGAZINE presenta

PHOTOS AROUND THE ROCK 1APRILE - 30 APRILE @ NEW AGE (TV) FOTOGRAFI: Francesco Zanet (Ud) - Alessio Furlan (Ve) - Michela Del Forno (Si) Henry Ruggeri (Mc) - Daniele Pensavalle (VI) INFO : WWW.SOUNDANDVISION.IT - INFO@SOUNDANDVISION.IT


live review di chiara fantinato

PAOLO BENVEGNÙ “umanità talentuosa” - NewAgeClub11.03.2011

Quando si va ad un concerto normalmente non si pensa mai ad un artista dal lato umano, nel senso che non ci si riesce ad immaginare quanto sia realmente impegnativo salire su un palco ed esibirsi di fronte a dei perfetti estranei, che però sanno di te e che hanno delle aspettative, direi, comunque alte sulla tua performance. Possiamo insomma dire che un concerto è abbastanza una prova del nove per ogni musicista che in fondo altro non è che un essere umano, con tutte le paure e le insicurezze annesse e connesse e, secoli di musica trascorsi, dimostrano come si sia ovviato al problema spesso anche con rimedi estremi, come l'aiuto di sostanze stupefacenti, o ancora l'uso del playback e mille altre astuzie… Indubbiamente i Paolo

Benvegnù, venerdì 11/03 al New Age di Roncade hanno dimostrato che un ottimo modo per aggirare l'ostacolo e centrare l'obiettivo sul palco è invece la professionalità dei musicisti, ovvero la disciplina, la precisione e la naturale passione trasmesse solo da chi sa fare davvero musica. Puntuali alle 22,30 i sei artisti appaiono sul palco. Eleganti ma discreti, abilissimi musicisti spesso addirittura multitasks, la maggior parte di loro infatti utilizzerà nel corso del concerto più di uno strumento, passando dalla batteria alla chitarra, spaziando dal piano agli ottoni, per cambiare poi da violoncello al basso; impazienti di suonare, sembrano non voler fare nemmeno una sosta tra una canzone e l'altra, carichi della fretta e della vergogna tipica dei novelli al palcoscenico, che al primo impatto, come

loro, riescono ad interagire poco con il pubblico se non per sussurrare timidi “Grazie” al microfono in risposta alle esortazioni di qualche fan, per ritornare poi immediatamente ad esibirsi. Nella seconda parte, dopo il primo break e la prima acclamazione del pubblico il frontman chiede scusa per il poco dialogo che giustifica con questa frase : ”Scusate eravamo emozionati”. Ed è proprio a questo punto che la breve distanza tra la band e gli astanti svanisce travolta da una ventata di umanità rivestita di talento musicale, che attraverso le parole di uno sconosciuto ingegniere “Fulgenzio Innocenzi”, fantomatico autore del manoscritto “Hermann”, da cui mormorano sia tratta l'ultima fatica di Paolo Benvegnù, vuole esplorare le vie più segrete dell'animo umano, non da un punto di vista personale ed intimo, come eravamo abituati dalle trascorse opere di Benvegnù, ma da un'ottica generale, che coinvolge tutti noi e tratta della globale e contraddittoria condizione umana, sospesa tra bene e male, dolore e gioia, di cui tutti siamo vittime e carnefici, che ogni giorno ci porta ad affrontare paure, momenti di felicità e sconfitte. Un viaggio musicale

e non solo, degno di grandi artisti, che cresce nel corso del live, abbracciando suoni folk, atmosfere punk e wave, mescolando momenti pop e rock, con alcune incursioni orchestrali di ottoni, violoncello, e modernissimi sintetizzatori, una continua tensione ed evoluzione, nell'armonia, come nella nostra vita, non certo esprimibile attraverso parole semplici!Alla sperimentazione musicale, è dunque abbinato un linguaggio poetico di per sè già complesso, come è consuetudine nella tradizione artistica di Benvegnù, arricchito ulteriormente di aneddoti letterari e mitologici, complicati, e contraddittori, ma non per questo inefficaci. L'obiettivo posto è infatti assai ambizioso, ma assolutamente all'altezza della professionalità di questo gruppo, che ancor una volta fa centro, forse e soprattutto perchè ha capito che per interpretare l'umanità non serve che dimostrarla, con l'arte e con la propria persona. Paolo Benvegnù con il suo Hermann indaga in profondità la debolezza e la contraddizione del vivere, che ci rende tutti uguali e fragili allo stesso modo, sia sotto che sopra il palco.


V1 - DJ Shit S2 - Jam Session (Jazz) M6 - Cabarastra V8 - DJ Erik Skank S9 - Live: Davide Zilli V15 - DJ SoulBrew S16 - Live: Maria Lapi + DJ Silva Disaster M20 - Cabarastra V22 - DJ Set S23 - Back To Black by DJD V29 - DJ setDj Wood S30 - Django Power

ASTRA

Domenica aperto dalle 16.59 - Tutti i concerti dalle 19 alle 21


GLI INDIMENTICABILI DIMENTICATI A CURA DI FOX

Ry Cooder

e s i h d c a n r u a L P and

Volete trasformare trentasei minuti della vostra vita in un viaggio indietro nel tempo, dentro un film in stile Don Siegel (ad esempio “Chi ucciderà Charlie Varrick?” con Walter Mathau), al confine con il Messico in una torrida giornata dove non sapete quale direzione prendere, e comunque tutto va bene basta andarsene lontano? Allora Paradise and lunch fa proprio per voi; sdraiatevi sul letto, cuffie in testa e via: fate suonare questa meraviglia! Nove canzoni imperdibili spaziano dalla tradizione della musica di frontiera ai maestri dell' easy listening, qui bene rappresentati dal gran capo del genere, Burt Bacharach, doverosamente omaggiato con un'esilarante versione di Mexican Divorce e da Bobby Womack, con la mitica It's all over now, grande successo degli anni che furono. Paradise and lunch è colonna sonora dell' America in viaggio, non importa dove e se arriverai, basta muoversi; un album dal gusto di polvere e pneumatici, giornate calde e lunghi tramonti. Prezioso negli arrangiamenti, sorprendente nei contrasti tra i suoni che sembra raccontino la fuga americana con quel pizzico di ironia, gli spettacolari interventi vocali, ricchi di tradizione, certe volte così buffi che sembra diano origine ad apparizioni di solitari e polverosi abitanti in linea con la tradizione di confine. E poi, se lo ascolti con attenzione, trovi qualche chicca, magari una frase lanciata dalla riconoscibile voce di Frank Zappa, che al primo ascolto sfugge ma poi, tanto è bello questo disco, l' acchiappi nei successivi. Oppure quei piccoli suoni che rendono unico un disco tradizionale. E così si arriva alla fine e si ha voglia di riascoltarlo, perchè Paradise and lunch oltre ad essere il miglior disco di Ry Cooder è un' impronta indelebile di un ormai remoto quanto avventuroso stile di vita.


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BEDROOM REVOLUTION “storie di dischi da collezione” di SIR TAYLOR

VV.AA.: “NO NEW YORK”

US LP antilles rec AN.7026 03/1979

stato coinvolto Brian Eno come padre ispiratore e produttore esecutivo del disco; lui si trovava a N.Y. per finire i mixaggi di 'more songs about..' dei T. Heads!. Già dalla bellissima copertina con le foto sfuocate e i colori per gli effetti tridimensionali, si capiva che era una novità non trascurabile. Il nome del produttore poi (nella musica punk wave aveva già colpito con Ultravox! Snatch e T. Heads) era un marchio affidabile. Fu proprio Eno che convinse la sua etichetta, la Island (di cui la

Antilles era una subsidiaria) a stampare una compilation con una serie di bands che aveva visto in un festival di arte multimediale (tenuto all'Artist Space). Tra queste vi erano Theoretical Girls, G. Branca, Gynnecologyst + Rudolf Grey, Tone Death, Boris Police Dept,Red Transistor, Terminal oltre a Contortions, Mars, Lydia Lunch e Dna. Delle dieci bands programmate solo quattro finirono in studio nella primavera del 78. Che Eno abbia materialmente prodotto tutte o parte delle session è ad oggi materia di

New York è sempre stata una città estremamente competitiva e frenetica dove sopravvivere non è mai stato facile e devi sempre dare il massimo. L'ambito artistico non fa eccezione. E così mentre in Inghilterra il punk veniva dichiarato morto dai giornali di musica e si g u a rd ava a l l a n ew wave/elettronica/dance con attenzione, nella grande mela si stava coalizzando un insieme di band che unendo disparate influenze (free

jazz, funk, sperimentazione e l e t ro n i c a ) a d u n a attitudine punk avrebbe dato il via alla scena Noo Wave. Un bel gioco di parole (Noo e New suonano maldestramente uguali) per dire che quella era la new wave (la cosa nuova) di New York e non si trattava di wave music inglese. E' il punto zero della scena, la colonna sonora della New York di fine anni 70. E chissà cosa sarebbe successo se in tutto questo non fosse

Lydia Lunch


BEDROOM REVOLUTION “storie di dischi da collezione” di SIR TAYLOR

Theoretical Girls discussione. A sentire le bands coinvolte il suo apporto fu minimo. A l e g g e re i l l i b ro d i B.Eno(studio as compositional tool) si scoprono i dettagliati interventi sul suono delle bands - come aggiungere l'echo alla chitarra di un pezzo dei Contortions – comunque sia i suoi interventi furono meno c o nve n z i o n a l i e stilisticamente pesanti che non quelli fatti ad esempio per il lp dei T. Heads citato. Il risultato finale può piacere o meno ma al di là dei gusti personali è un album importante, accolto da critiche discordanti al tempo (Cream mag ne

disse”benvenuti nella nonwave; ho ascoltato molta musica di feroce avanguardia ed estrema aggressività dai tempi di A.Ayler col suo what? del 1964 … e come quello penso che non abbia futuro. Ha tuttavia un presente vendicativo, nichilista e ricco di energia malata… Dopo il suo ascolto tutto sembrerà diverso”…). La stampa originale in effetti non vendette molto e oggi il disco costa da 50 a 100$ se perfetto. Attenzione che esistono ristampe taroccate, una russa in particolare e credo sia stato stampato dalla Italian rec di Bologna al tempo. La stampa originale americana

ha i testi stampati dentro la copertina. Risultato:per leggerli dovete rompere la cover distruggendola e azzerando il valore del disco. E' stato ristampato in cd tre volte, se vi interessa la musica. Del long playing dirò che i 4 pezzi dei Contortions sono un mix di free jazz/stooges unico e magico, che i DNA che chiudono l’lp sono semplicemente stupefacenti e predittivi di un fulgido avvenire per Arto Lindsay. La risposta musicale a questo lp venne dalla california con ”YES L.A.”(X, Bags, Germs etc) altro capolavoro costoso da avere. Ma questa è un'altra storia e lo sapete bene….

IL FILM HA VINTO IL PREMIO COME MIGLIOR DOCUMENTARIO AL TRIBECA FILM FESTIVAL DEL 2004.

Uccidi i tuoi idoli potrebbe essere il motto che accomuna tutti gli artisti che, nel periodo ’79 - ’82, erano definiti dalla stampa No Wave. Questo perché il loro atteggiamento nei confronti del passato (inteso come il blues, il rock’n’roll, la forma canzone classica) era di rifiuto totale. In realtà il titolo di questo interessante documentario deriva da un omonimo brano dei Sonic Youth, formatisi proprio in quel periodo (ma divenuti celebri molti anni dopo). Scott Crary realizza, con il solo ausilio di una videocamera a mano, una serie di interviste ai protagonisti di quella stagione: Martin Rev dei Suicide, Lydia Lunch, Glenn Branca, Arto Lindsay, Thurston Moore e Lee Ranaldo dei Sonic Youth e molti altri. Il tutto è alternato con gli interventi di band che, al momento delle riprese (il 2002), erano considerate eredi di quella musica estrema: Liars, Black Dice, Gogol Bordello, Yeah Yeah Yeahs ed altri più o meno noti. L’idea del regista è confrontare le situazioni in cui sono nati questi “movimenti”: l’assoluta povertà di mezzi e la ribellione anche verso il punk che ha contraddistinto l’epopea No Wave versus la relativa facilità con cui gli artisti odierni possono ottenere riscontri, tour mondiali e copertine delle riviste. Ne emerge un quadro piuttosto chiaro: Crary evita di tessere un filo rosso fra passato e presente, concentrandosi di più sui racconti di situazioni vissute, fortunatamente prive di autocelebrazione. Com’è prevedibile, gli spezzoni dei concerti sono la componente più preziosa del film: ci si immerge immediatamente nel clima della New York di quei giorni e al contempo si annusa quello che sta avvenendo oggi; altri locali, altri musicisti, stessa furia.


E L I R P A

w// P.B.K .UNDERGROUND R Venerdì 1 AP LAN, SEES O, TRIO FL V Jam. P.I.G., 4 R A OOMS,TH GELLO, CLUB NM E E VENICE BOTTE w// NEW YOUNG PO Sabato 2 + CSK (Ca N rlo Pasto Y CLUB live re) Dj Sh GET UP! T ow HE BEST D S a b a Djs ALEX ISCO&FUNK IN to 9 T PAONE & BROWN S OWN! UGA Venerdì 1 R 5 SH.it #6 PUNK'n'R Sabato 16 OLL FESTI VA EX-OTAGO Sabato 2 L live "Mes Djs I Raga 3 s zzi del Tu nnel, Mome Stagioni Tour" o, Daniele Reale WAH WA D o m e n H CLUB "E ic ASTER PA a 24 RTY" w / / N NORTHER OISIA N LIGHTS & ZION CU Sabato 30 T "BRUSCO S presents: LIVE show ”

POP CORN CLUB via della pila 103 Marghera VE info: www.popcornclub.it - 393.7573462 facebook: POP CORN CLUB Venezia .- Comunicazione ed ingresso riservati ai Soci ARCI



hi fidelity - libri che suonano di f. nicolli

Another brick in the wall “Pink Floyd. The Wall”, di Gerald Scarfe, Rizzoli, 2011

Quando leggerete le pagine del nuovo numero di Sound&Vision qualcuno di voi starà pregustando, o avrà vi appena assistito, uno dei live di Roger Waters a Milano, nei quali riporta in scena non solo la musica, ma anche l'apparato scenografico di quel capolavoro che è “The Wall”; qualcun altro invece aspetterà il “reprime” di luglio, con le altre due date di Waters a Milano. Qualcun altro ancora dovrà (o vorrà) accontentarsi di uno splendido libro, edito da Rizzoli, di Gerald Scarfe, intitolato semplicemente “Pink Floyd. The Wall” e totalmente dedicato non solo al disco, ma soprattutto

allo studio grafico, agli effetti scenografici e al film che hanno accompagnato lo show di “The Wall”, vera e propria opera rock creata dalla mente geniale di Roger Waters. Scaturita, come da lui stesso dichiarato, “dal senso di alienazione che a un certo punto della mia carriera ho cominciato a provare nei confronti di certe frange dei nostri fan. E anche dal senso di alienazione che ho provato in seguito alla perdita di mio padre, caduto durante la seconda guerra mondiale. [… The Wall] parla del senso di alienazione in generale”. Ma come avrete intuito, non è questa la sede per parlare di “The Wall” a livello musicale. “The Wall” è stato, ed è, molto di più di un disco. Tornando al libro, è firmato da Gerald Scarfe, da q u a ra n t a d u e a n n i vignettista politico del “Sunday Times”, ma soprattutto collaboratore dei Pink Floyd per molti anni; oltre ad essere l'ideatore di molte illustrazioni per le copertine dei loro dischi, ha realizzato, con Waters, il concept visivo di “The Wall” e degli spettacoli dal vivo.

Nel libro svela molti retroscena della lavorazione del capolavoro di Roger, illustra la nascita e le c a ra t t e r i s t i c h e d e i protagonisti dell'opera, da Pink al Maestro, dalla Moglie alla Madre, passando per i c e l eb e rri m i M a r t e l l i , l'iconografia che richiama il nazismo, i vermi, gli alunni, i soldati. E tutto ciò che ha ruotato intorno all'album viene analizzato con precisione, dai video al film, all'imponente scenografia per i concerti. Ad arricchire il racconto, una sorta di diario firmato da Scarfe, ci sono le testimonianze e i ricordi dei membri del gruppo; a far la parte del leone sono certamente le parole di Roger Waters, che firma anche la prefazione del volume, ma non mancano le dichiarazioni di Nick Mason (che per primo aveva segnalato Scarfe a Waters, i nv i t a n d o l o a d a re un'occhiata alla sua produzione), di David Gilmour (una tra tutte è emblematica: “la goccia che fece traboccare il vaso tra me e Roger fu proprio il film”) e di Alan Parker, regista

del film che vede Bob Geldof protagonista, nei panni di Pink. Non si può negare che la parte dominante e più affascinante del volume sia quella grafica, con la riproduzione di disegni, bozzetti e progetti vari di Scarfe, ma colpisce anche la precisione analitica con cui viene analizzato l'intero progetto “The Wall”, il suo “making of”, le difficoltà durante le varie fasi della lavorazione e le tensioni che nel frattempo crebbero tra Waters, gli altri membri della band e il regista. Secondo le parole di Scarfe “sembra uno scherzo del destino che tutto quel progetto, pensato per abbattere i muri tra le persone, ne abbia all'epoca eretti così tanti”. Anche se “gran parte di ciò che accadde, ripensandoci oggi, fa tutt'al più sorridere”. Certo, molto su “The Wall” era già stato detto e scritto, ma si può tranquillamente convenire sul fatto che il volume sia sicuramente un importante “another brick” non solo nella storia della più celebre opera rock della storia ma anche in quella del gruppo.


made in china di emanuela virago - www.viragoentertainment.it

MADE IN CHINA Parlare con Vittorio De Cesaro è come stare davanti ad un vulcano in piena eruzione. Idee, entusiasmo e non convenzionale sono da sempre le sue parole d'ordine. “Noi italiani siamo la prova del cuoco, niente di più finto! Che il buon cibo purifichi la vostra anima peccatrice: Viva lo strutto!”. Questa è stata la sua 'preghiera' di sabato 12 marzo, recitata direttamente dal pulpito creato nello spazio industriale di Via Risorgimento a Montebelluna (TV). L'occasione era il vernissage di 'Made In China' sottotitolato - Non c'è miglior cinese di me, Esperienza interattiva -. Qualcuno lo ha

trovato pazzo, qualcuno v i s i o n a ri o, q u a l c u n o anticonformista, ma chi lo conosce bene non si è particolarmente stupito: Vittorio De Cesaro é un creativo. Da sempre. Da quando si inventava locali ed intrattenimenti notturni, ad ora che fa consulenze per aziende che di marketing e comunicazione sembrano non capire granchè. Si definisce poliedrico e 'non ama stare sigillato in una scatola ermetica composta di definizioni specifiche su un ruolo sociale non fa per me', ci dice. Ama entrare in empatia con le persone ed il contesto

gilda 4 KINKY PEOPLE

che gli sta intorno, ama stupire. E con la presentazione del progetto Made In China ci è riuscito anche stavolta, intrattenendo per qualche ora un pubblico di borghesi locali abituati al solito tran tran cittadino ma ancora in grado di recepire le novità. Tutti figli del benessere ma tutti pronti a rimettersi in gioco per una società con finalmente nuovi obiettivi e stimoli. I protagonisti di Made In China sono proprio persone della zona. Vittorio De Cesaro ne ha scelti 48 fra imprenditori, impiegati, studenti, artigiani, artisti: ci sono Eleonora Simeoni che fa comunicazione, Primo Parisotto che fa il pizzaiolo, Alessandro Bruschetta che fa il pilota, Ivan Bonesso che fa lo scenografo, Silvia Innocente che fa la stilista, Stefano Contini che fa il modellista, Guido Chiavelli che è imprenditore e molti altri. Tutti immortalati dalla bravissima fotografa Alessandra Bolzonello in ritratti che

parlano in modo personale per ognuno di loro. Made In China, come ci dice De Cesaro, 'vuole evocare una diversa e più costruttiva verità: il nemico non è fuori ma dentro di noi. Se il nemico è il cinese, in noi c'è l'alleato cinese che ci insegnerà a combattere contro la nostra indolenza nutrita da una presunzione ormai senza sostanza'. Grande verità e tema attuale come non mai vista la situazione economica del nostro paese e la problematica legata ad una nazione che sta diventando la potenza mondiale numero uno in termini di popolazione e fatturato. Quella di Vittorio De Cesaro vuole essere una provocazione per portare l'attenzione su un tema che ci accomuna tutti anche se in forme e modalità diverse: bisogna sensibilizzare il territorio alle opportunità, riconquistare i nostri spazi, risvegliare la passione e restituirci il coraggio dei nostri ascendenti. Non c'è miglior cinese di noi. Senza dubbio. C'è solo da convincersi. www.decesaro.it

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di denise zanin

HAPPY B. DAY BARBRA!

Sentita nominare? Forse anche allo stremo in quest'ultima stagione. Ma purtroppo non per le sue più che meritate doti canore o artistiche che hanno segnato la sua colorita carriera. Mascotte di una delle più gettonate hit disco dell'inverno 2011, in realtà non le occorreva tanta violenza uditiva per essere ricordata. Barbra Streisand (nome d'arte Barbara Joan Streisand) ha segnato la traccia del pop USA degli anni Sessanta, pubblicando più di 63 album e dedicandosi all'attività di regista ed attrice, lavorando anche in televisione ed a teatro. All'alba dei suoi 69 anni (24 Aprile) Barbara si posizione come l'unica donna dello spettacolo al mondo a poter

vantare una graduatoria di premi e riconoscimenti tanto vasta. Le sue canzoni hanno inciso importanti pioli della storia musicale, e non ci si può dimenticare di grandi classici come “Woman in love”, “Evergreen” “The way we were ” o “No more tears ” interpretata in duetto con Donna Summer nonostante le differenti tendenze musicali: il brano è uno dei primi esempi del potere femminile sugli uomini e da qui l'incremento del girl power nell'ambito musicale. Per non parlare poi dell'attività cinematografica; ha recitato, tra i tanti, anche con Robert Redford in “Come eravamo” (1973) e nei più recenti “Mi presenti i tuoi” e “Ti presento i miei” (2004/2010). Ha invece intrapreso la strada di regista con “L'amore ha due facce” (1996) ed “Il principe d e l l e m a re e ” ( 1 9 9 1 ) . Consapevole che il ritornello non vi abbia abbandonato durante la lettura di questo breve omaggio a Barbara, mi auguro che non venga ricordata solo per il rinomato intermezzo. In ogni caso HAPPY BIRTHDAY…BARBRA S T R E I S A N D UHUHHHUHUHUHUHUHHU!

MA LA VITA è UN'ALTRA COSA – N. Agliardi e A. Cattelan – Mondadori Mischiare la musica, ad un viaggio di scoperta e anche un po' di fuga dalla realtà quotidiana, e fonderli in un romanzo, anzi, ad un diario a quattro mani, è l'impresa a dir poco eccezionale di due giovani all'incirca sulla trentina, due amici, due anime curiose: Christian e Matteo, gli alter-ego sulla carta nientepocodimeno di Nicolò Agliardi e Alessandro Cattelan. L'idea di questi due giovani con la musica come cavallo di battaglia per la vita, è assurda e allo stesso tempo fantastica: ma i personaggi delle canzoni, si, proprio l'Alice di De Gregori o il Marco della Pausini, sono esistiti davvero, sono reali, o frutto delle contorti menti dei loro autori? I due partono quindi in una sconclusionata (o all'apparenza così pare, ma in realtà è tutto ben studiato) avventura su e giù per l'Italia, alla ricerca di Chicco e Spillo, quelli della canzone di Samuele Bersani, di Alice di De Gregori, di Anna e Marco di Lucio Dalla, di Linda di Lucio Battisti, di Sally di Vasco Rossi e di Marco, quello del "Marco se ne è andato e non ritorna più..." reso immortale appunto da Laura Pausini. Una caccia al tesoro alle verità celate dietro ai ritornelli, alle emozioni che trapelano da una strofa, un viaggio con la musica italiana, ormai svanita, in sottofondo, uno scorcio dell'amicizia vera e pura, che nel mondo di oggi stenta ad emergere, una scrittura divertente, pungente, a tratti riflessiva sui valori della vita che spesso vengono dimenticati. Stiamo parlando di vita, di incontri assurdi e di domande e risposte che trovano solo in questo contesto un senso. Un libro dove l'Amore fa da filo conduttore, dove si l'Amore è tutto, inspiegabilmente tutto, ma la vita, quella si che è un'altra cosa.(di Alice Lago)


exclusive interview di steve stiv & luca sartor

CEREMONY intervista esclusiva al gruppo americano che è il riconosciuto erede sonico di My Bloody Velentine e Jesus&the Marychain

In attesa di vedere il gru p p o a m e ri c a n o che,erede della tradizione sonica dei Jesus& the Marychain, sarà in italia per la prima e unica data italiana al Deposito Giordani di Pordenone il 16 aprile,abbiamo colto la possibilità di avere una breve intervista via skype e fare il punto sulla loro carriera artistica. La serata si preannuncia estremamente interessante dopo un inverno musicalmente poverino che ha indubbiamente risentito della situazione di crisi generale….Loveless dei MyBloodyValentine (1991)-più dei lavori di Jesus& theMarychain o Cure-è stato sicuramente uno degli album più influenti nel suono a venire del rock degli anni 90: noisy-pop malinconico e sognante tanto da meritare definizioni ulteriori quali shoegaze, dreampop etc. In America tra i primi a raccogliere e rivitalizzare questi suoni furono gli Skywave dalla Virginia, che dopo alcuni cd pubblicati raggiungono una certa notorietà a livello internazionale e si dividono nei primi anni del nuovo millennio.Due ex Skywave,P.Backer e J.Fedowitz, fondano i Ceremony proponendo un suono estremamente legato ai MBV succitati, ma arricchendo e attualizzando il loro impasto sonoro con potenti feedback ed un discreto uso dell'elettronica in stile NewOrder. Un demo cd autoprodotto nel 2005 e la prima uscita ufficiale 'Disappear' (2007), giudicato da molti come un indiscusso capolavoro nel genere sono bastati ad imporli tra i cultori del genere shoegaze ed oltre. In 'Disappear', le trame lasciate accennate sul primo cd furono ampliate e sviluppate,creando un album vibrante che rivisita il vecchio sound in chiave wave con le solite chiatarre fuori controllo vero, marchio di fabbrica dei Ceremony. Nel

2010, esce il terzo ed ultimo lavoro per la band: “Rocket Fire”. L'album e'destinato a rimanere parecchio nelle playlist degli ascolatori: i classici contenuti non si contano,il noise-sound creato su melodie pop e' sempre piu' stupefacente, il feedback ossessivamente brillante e' portato ai massimi livelli di impatto sonoro. S&V:ci racconti come e quando iniziano i Ceremony? Paul: abbiamo cominciato dopo la fine dell'avventura Skywave;John aveva dei buoni demo che potevano essere un buon inizio per suonare dal vivo con l'aiuto di una drum machine. I risultati sono stati lusinghieri ,eravamo penso nel 2003 o 2004. Poi è arrivato il batterista cha ha sovrapposto la sua ritmica alla drum machine per creare una ritmica veramente potente. S&V:la vostra musica deve sicuramente molto a gruppi come i M.B.Valentine o i Jesus&Marychain,ma come definiresti la vostra musica? Paul: penso sia chiaro ai più che siamo estimatori di queste bands che sono state una grossa influenza per noi. Cerchiamo di fare brani corti e potenti con dei suoni originali per le chitarre in un contesto che può essere quello di una canzone pop. Ci sono un sacco di gruppi che tirano per le lunghe idee stiracchiate con lunghi feedback o assoli e diventa tutto noioso quando vuoi soli il pezzo successivo! Sarà che la mia curva dell'attenzione è corta… S&V:per quello che sappiamo i vostri live sono intensi e questo rende le vostre esibizioni un aspetto importante e integrante della vostra musica. Paul: beh, la domanda ci porta al punto precedente! Non siamo i Ramones o cose simili,ma cerchiamo di dare il meglio con dei brani ben strutturati e i brani parlano da soli.Questo ci permette di creare il nostro suono senza annoiare penso.E sottolineo ,con un buon volume! S&V:ci dici qualcosa sul nuovo album”Rocket Fire”? Paul: personalmente è la cosa che abbiamo realizzato che mi ha maggiormente soddisfatto. Ci siamo concentrati molto sulle chitarre dando meno spazio all'elettronica rispetto al passato: in”Rocket Fire”trovate delle oneste canzoni con dei potenti feedback di chitarre e penso sia la direzione giusta per il futuro! Le premesse per uno spettacolo interessante ci sono tutte, vedremo il 16 aprile se la loro fama è giustamente meritata come riferitoci dai nostri amici all'estero che hanno già avuto la fortuna di sentirli in azione!



LE RECENSIONI Vuoi scrivere le tue recensioni qui? Contattaci a redazione@soundandvision.it

a cura di DJD & Luca Sartor

DEADPEACH 2 DOME LA MUERTE & THE DIGGERS Diggersonz

Label: GoDown Records

ANIMATION: Asiento Label: Rare Noise Rec.

Che dire…c'à da non credere che si Proprio un gran bel dischetto questo secondo lavoro dei DP! La copertina faccia ancora del jazz così bello in molto bella e originale fa intuire una situazione di mercato Bellissimo nuovo episodio nella discografia atmosfere oniriche mortali, con una totalmente asfittico.C'è senza di questo guitar hero nazionale. Per chi grafica che rimanda dritto al prog rock dubbio della gran passione più che non lo sapesse Dome è stato nei tedesco o al krautrock tornato del mestiere.Questo cd è in sintesi Cheetah Chrome Motherfuckers, tra i recentemente molto in auge. Album estrema un omaggio all'ultimo primissimi gruppi punk italiani, ed anima molto sonico con ampi riferimenti ai M.Davis,sperimentale,intimo e non nostrani Garybaldi/Balletto di Bronzo ma dei Not Moving. Con i Diggersonz ci fa facile.Ma veramente avvincente.Ci con maggiori riflessi lisergici. Il cantato rivivere le emozioni del migliore rock n sono brani scritti da J.Zawinul e (migliorabile) è pregevole e con buoni roll degli anni 70. Questo è il secondo full album con questa formazione. Ottime testi. Il disco scorre veloce avvolgendoti W.Shorter oltre che da M.Davis.Su tutti segnalo”Miles run the woodoo senza mai essere scontato e noioso. composizioni in stile Heartbreakers (più Ottima la produzione del Zavalloni (Henri down”e”Pharaoh's dance”. (L.S.) duri degli Stones e più veloci dei per i mod…).(L.S.) N.Y.Dolls) con puntate in suoni 70s più classici. Non vi ingannino i miei riferimenti BLOOD RED SHOES poiché la sua musica rimane originale, “FIRE LIKE THIS” con pezzi orecchiabili, ben suonati e riff Label: V2 accativanti. Assolutamente sopra la media delle cose che ho sentito negli Si tratta del secondo disco del duo di Brighton. Pur essendo di sangue britannico, la loro ultimi anni in ambito rock retro'. Dieci musica prende le distanze dal tipico british style, per migrare verso lidi oltre oceano, e tracce notevoli e quella che chiude più precisamente nell´underground punk americano. Laura-Mary Carter e Steven Ansell l'album è un tributo al Morricone/ hanno subito questa forte influenza e l´hanno travasata nella loro musica. Un set frutto Alessandroni dei western fine dell´istinto, registrato in maniera minimale con il producer Mike Crossey, senza l´aggiunta sessanta,spesso usato da Q. Tarantino nei di troppi overdubs. Questo spirito minimalista che emerge, da un tocco raw e di suoi film, che dice molto sulla ecletticità immediatezza che piace. Tutto l´album si ascolta con molto piacere, ma segnaliamo in di Dome. (L.S.) maniera particolare When We Awake, una riflessione sulla mortalità in chiave rock. (D.P.) Label: GoDown Records


ALTERNATIVE BOOKS REVIEW by novearti

DEMETRIO STRATOS E IL TEATRO DELLA VOCE Andrea Laino

Demetrio Stratos, cantante, polistrumentista, ricercatore sonoro, forse non del tutto attore ma sicuramente performer. In "Demetrio Stratos e il teatro della voce" lo scledense Andrea Laino indaga la figura del cantante degli Area non solo nell'ambito della sperimentazione vocale ma spingendosi nei territori della performance. Demetrio Stratos travalica i limiti del campo strettamente musicale indagando da rigoroso avventuriero tutte le possibilità espressive dello strumento-voce traducendone i risultati in un tentativo di linguaggio. Un libro denso e dettagliato per appassionati e sperimentatori che sa incuriosire anche i non addetti ai lavori.

STORIA NATURALE DEL NERD Benjamin Nugent

Benjamin Nugent ci regala un libro di fondamentale importanza sociologica che ci permette non solo di accettare l'esistenza del cosiddetto "nerd" ma anche di conoscerne le abitudini, indagarne le caratteristiche, imparare a riconoscerlo, a difenderci da lui o ad essere consapevoli della nostra essenza di nerd. Un libro che risponde a domande esistenziali come "Esistevano già i nerd ne XIX secolo?" oppure "Perchè piacciono Dungeons & Dragons e le spade finte?". Un libro sull'origine della parola nerd e sulla nascita e la diffusione della tipologia umana con occhiali spessi e pantaloni ascellari.Consigliato a psicologi, sociologi, indagatori dell'inconscio, mamme, papà, figli degli anni Novanta, secchioni, sportivi, burloni e affini.


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SOUND & VISION NIGHT CLUBBING QUANTE VOLTE VI SIETE RECATI IN UN LOCALE CHE NON HA SODDISFATTO A PIENO LE VOSTRE ASPETTATIVE? NIGHTCLUBBING VI VIENE IN AIUTO!

I locali che trovate in questa sezione sono stati scelti e selezionati grazie ad una attenta valutazione che considera: ambiente, programmazione proposta, originalità e qualità dei servizi offerti. Tutti i locali sono stati selezionati e visitati dal nostro staff. Vi invitiamo quindi a frequentarli e fare di questi i vostri locali preferiti. SOUND AND VISION AWARD

Questo simbolo è stato assegnato a quei locali che da oltre 4 anni hanno scelto Sound & Vision. E’ così doveroso e giusto rivolgere loro un nostro ringraziamento, con questo piccolo riconoscimento. Possiamo così garantirvi che la loro passione e coerenza nel gestire il proprio locale si riflette ampiamente sulla soddisfazione dei clienti che lo frequentano.

SARTEA

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C.so S. Felice 362 - VICENZA - Tel 0444.563725 www.sartea.it - www.facebook.com/bar- sartea

BAR ASTRA

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Contrà Barche - VICENZA www.facebook.com/barastra

Ecco i simboli delle caratteristiche dei locali L E G E N D A

LIVE MUSIC

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VINILE

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Via Capitano Alessio 94 - Rosà www.vinileclub.it - Tel 347.1601429 smoking area

Locale storico di Vicenza che da anni allieta e propone importanti novità. JND Festival Electronic Music, che ha portato il Sartea a livelli internazionali grazie ad una selezione ricercata di djs di ottimo livello provenienti dai Clubs di Berlino, New York e Londra. Ambiente liberty, affascinante e ricercato che risalta la qualità del servizio. Chiuso Lunedì

Il centro di Vicenza, al centro del mondo, nel centro della musica! “Nuovo Bar Astra” powered by his eclectic owner Mopi and his amazing staff. Music every day, music every night ,,, music inside. Taste us and you never forget us! Peace & Love!Da non perdere i mitici concerti e dj set aperitivo. Aperto tutte le Domenica dalle ore 16.59

Vinile classe 1976 punto di riferimento per artisti e promoter fuori dagli schemi della maggior parte dei locali presenti sul territorio. Recentemente rinnovato propone Live music & dj set con feste a tema o party di tendenza. Locale con sala fumatori disponibile per feste private & happening...


BARETTO

SHINDY CLUB VI

CSC

Contrà S. Giorgio - Bassano d. G. - Tel 0424.500000 www.shindy.it

Via Leogra, S.P. 46 al km 21 - San Vito di Leguzzano (VI) Info Tel. 349.294328

Via Ponticello 40 - Molvena - Tel 345.2758203

Lo Shindy Club da trent’anni è la discoteca dei bassanesi doc, informale ed “alternativa” offre serate di vario genere: il venerdì concerti live, il Sabato rock puro al primo piano, e musica elettronica nell’ Electric Ballroom. Avete presente la pubblicità “cosa sarebbe il mondo senza la Nutella?” Decisamente si abbina a “cosa sarebbe Bassano senza lo Shindy!”. Enjoy! . Aperto Venerdì e Sabato

Dal 1999, in totale libertà e senza deleghe ad agenzie, organizza e diffonde musica ed arte in un mix eterogeneo di generi e di provenienze internazionali. Tutte le info su www.centrostabile.it

Posizionato sulla statale che va da Breganze a Marostica, con un ampio parcheggio sia di fronte che a lato, e arredato in modo un po' kitsch è particolarmente gradito ai giovani per i suoi colori vivaci e l'atmosfera sempre allegra, ravvivata dalle bellissime ragazze che vi aspettano sette giorni su sette dalle 06 del mattino fino alle 02 di notte. Oltre alle ottime birre facciamo delle Bruschette speciali, Panini, Insalatone e snack veloci adatti a tutti i gusti.

OSTERIA RIVE VI

PUNTO D’INCONTRO VI

LA LOGGIA

Via Rive - Cartigliano - Tel 348.8265815 www.rivejazzclub.it

P.zza Garibaldi - Bassano d. G. - VICENZA Tel Roberto 347 7597201

C.so Guà - Cologna V.ta - Tel 0442.41041

Tra un mix perfetto di pezzi di design vintage anni ’50-’70 e di elementi tradizionali, Giovanna ha creato un locale unico nel suo genere, dove si respira un’atmosfera d’altri tempi. Pensare di essere arrivati in un esclusivo jazz club in una grande metropoli non è un azzardo! Cucina creativa, arte, musica il mix perfetto per un locale che vi darà mille emozioni tutte indimenticabili!

Aperto tutti i giorni dalle ore 07,00 del mattino con orario continuato. Dal mercoledì alla domenica, dalle 18,00 alle 02,00, diventa punto d'incontro by night. sorge sulle ceneri ancora calde del Contrà Granda e ne acquisisce modi, abitudini e spirito. Cocktail internazionali, selezioni di vini, birre, distillati e tanta buona musica con dj set e live. Disponibile per feste private.

Loggia Cafè è il punto di partenza ideale per la vostra serata, tutti i week-end con i migliori DJ Set della zona offrono divertenti serate dall'orario aperitivo in poi, sempre con nuove situazioni da vivere. Situato nel centro storico di Cologna Veneta. Chiuso il Lunedì

Centro Stabile di Cultura

VI

VI

VR


JACK THE RIPPER VR EVAOS

VR

ROKKAFE’

TV

Via Nuova 9 - Roncà - Tel 045.9971260 www.jacktheripper.it

Via del Commercio 40/a - Soave Tel 045.9586178 - evaos@hotmail.it

St. dei Colli - Castelcucco - Tel 349.6027294 www.rokkafe.com

Un vero tempio del rock! Un punto d’incontro obbligatorio per la buona musica. Da qui sono passate le migliori band underground del pianeta. E se Elvis fosse ancora vivo dopo Las Vegas avrebbe scelto questo posto per esibirsi. Il Jack the Ripper è alternativo, fuori da mucchio, inossidabile, una garanzia di qualità e continuità. Rochenrol!!!

Evaos dove bere e mangiare, non è solo un gioco di parole ma un nuovo concetto di ristorante a 360° nell'arco della giornata, partendo dall'aperitivo con particolari Band e DJ Set arrivando ad eleganti cene e ottime degustazioni di vino. Nato con l'idea di rivoluzionare le vostre serate EVAOS si distingue fin da subito per eleganza e stile. Aperto tutti i giorni dalle 7:00 alle 02:00 chiuso la Domenica.

Dal '91 il "ROCK" è indiscusso punto di riferimento per tutti quelli che (scusate lo snobbismo) la musica la sentono un po' di più. Precursori della DJ CULTURE i due fratellini preparano con i loro super collaboratori anche ottimi drink. Ricerca e coerenza sono alla base del bel connubio tra passato, presente e futuro che ha vita in questo posto. Dal Martedi alla Domenica dalle 17.30 alle 01.00

BARRACUDA TV

NEW AGE

ZWEIBAR

Via Cavin dei Cavai 47 - Villa d’Asolo (TV) Info: Matteo 392.9581569

Via Tintoretto - Roncade - Treviso www.newageclub.it

Ponte Pagnano - Asolo - Tel 347.737793 www.zweibar.tk

A marzo apre Barracuda nuovo locale ideale per colazioni, pranzi & stuzzicherie, aperitivi, drinks, vini e buona birra! Il tutto riscaldato a suon di buona musica e favolosi dj set! Barracuda si propone come l'alternativa ideale per le vostre serate e vi assicura qualità e divertimento! Vieni a scoprirci in Via Cavin de i Cavai, 47 a Villa D'Asolo (TV)

New Age Club è il rock club più esclusivo della parte nord-orientale della penisola. new age club è totale garanzia di professionalità e visibilità per gli artisti affermati da tutto il mondo. new age club è trampolino di lancio per le nuove realtà musicali. new age club è lo spazio di divertimento notturno senza vincoli anagrafici. lo staff del new age club vi dà il benvenuto per una nuova elettrizzante stagione di live allo stato puro!

Zweibar Ist Wunderbar! Ristorante non convenzionale con menù che cambia spesso e accompagnato da ottimi vini. Cocktail fatti a regola d' arte e snack diversi dai soliti, in più...... la Nostra Musica (vedi Rock Cafe). Per l' Aperitivo.... dal cicchetto, all' affettato al coltello, fino al pesce crudo. Ai piedi di Asolo e fornito di comodo parcheggio Zweibar è aperto dal Mercoledi alla Domenica dalle 17.30 alle 2.00.

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DE’ GUSTO

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POPCORN

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PLETTRO

BL

Villa Barbaro 4 - Maser - Treviso www.de-gusto.com - Tel 0423.565603

Via della Pila - Marghera - Tel 393.7573462

Via Feltrina (BL) - Adiacente alla Pizzerie La Rotonda - Tel 349.7446240 (Rudy)

It's kinda funk! La Gusteria tipica de'Gusto jezza, funkeggia e gioca al chilometro zero. Nella fantastica atmosfera di Villa Barbaro a Maser, Rosti, Giulio e Mc ti aspettano per farti rilassare, bere, mangiare e musicare. Il territorio messo in vetrina per essere gustato. Il de'Gusto è il locale per tutti e di tutti, dalla mattina alla sera escluso il lunedì allieta le tue giornate e si propone come l'alternativa alla noia del quotidiano. Il passato è passato, il presente è passato, ma il futuro deve ancora passare. Vieni a trovarci.

Il nuovo Club nato come conseguenza e principale sede del WAH WAH CLUB, con lo scopo di portare a Venezia un CLUB che ora come ora manca. Un loft dove andare a bere una birra, dove organizzare la tua festa, dove sentire i concerti delle band piu fighe della scena indie rock e rock n roll ed i djs piu cool del momento, proiezioni, esposizioni, coinvolgimento, proposta, questi sono i segni particolare del POP CORN Club

A Quero (Bl) in via feltrina nasce "Plettro Alternative Sound" una nuova realta' musicale tutta da scoprire! Ogni venerdi' & sabato Plettro propone strepitosi live seguiti da dj set a tema tutti da ballare! Plettro alternative sound e' aperto tutti i venerdi' & sabato dalle 22.00 alle 4.00 e tutti i giovedi' & le domeniche dalle 18.00 con buffet gratuito e dj style rock! Amanti della musica vi aspettiamo!!!

OFFICINA GAMBRINUS TN

CHALET DEL LA MOT TN

Via Alto Adige 164 - Gardolo - TRENTO www.officinagambrinus.com - Tel 0461 993261

Baselga di Pinè (TN) - Tel 380.7325710

SCEGLI PER IL TUO LOCALE IL NIGHTCLUBBING DI SOUND & VISION!!! Oltre Trento verso nord in zona Gardolo troviamo un nuovo locale “Officina Gambrinus”. Locale a 360° che offre ottimi piatti sia a mezzogiorno sia alla sera. Potete gustare sia pizze che piatti tipici trentini. Una programmazione musicale di qualità, accompagnerà i vostri weekend con i djset al Venerdì e musica live al Sabato sera. La Domenica è dedicata ad un novità: il quiz multimediale! Non vi resta che provare le emozioni dell’Officina Gambrinus!

Nuova anima per il Chalet de la Mot, oltre a riaprire come pub con 6 splendide spine di selezionata birra e ospitare numerosi live e dj set, vi delizierà con il ristorante aperto dal martedì alla domenica dalle 18 alle 24.




RISTORANTINO_WINE BAR_JAZZ CLUB CENA CON CONCERTINI JAZZ AND WORLD MUSIC

WWW.RIVEJAZZCLUB.IT

Cucinare è come amare... o ci si abbandona completamente o si rinuncia OSTERIA RIVE _VIA RIVE 14 _CARTIGLIANO - INFO: 348.8265815


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