Giugno 2013

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PROGRAMMA Dalle 12 MUSIC MENU’ a cura di CAZALE & BIMBUZ 19.00 APERITIVO ROCK AND ROLL T-BIRDS live concert 21.00 Ethno World Music: CAFE’ TOUBA live concert

DOMENICA 9 GIUGNO 2013 INGRESSO LIBERO Dalle 12.00 alle 24.00 Piazza Terraglio Bassano del Grappa (VI)

INFO: Il Garibaldi 0424.523796 Osteria Terraglio 0424.526158


RISTORANTINO_WINE BAR_JAZZ CLUB CENA CON CONCERTINI JAZZ AND WORLD MUSIC

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o n g u i G

VEN 7 GIUGNO TUNATONES Surfabilly & Rockabilly

VEN 14 GIUGNO A. VETTORE BLUES BAND Il grande bluesman ritorna!

VEN 21 GIUGNO LAVA LAVA LOVE Rock acustico forte e poetico

VEN 28 GIUGNO LA DOLCE VITA lEvento Vintage Dress Code anni ‘50 con Morris & the Magicals

VEN 5 LUGLIO NEWS FOR LULU’ incredibile esperienza nel Rock indi-acustico

OSTERIA RIVE - VIA RIVE 14 CARTIGLIANO - INFO: 348.8265815


Sound and Vision Magazine Dir. Responsabile: Stefano Rossi - Editore: Daniele Pensavalle

Anno 9 - N° 105 Giugno 2013 - Aut. Trib. Bassano d. G. N° 8/03 del 3.09.2003 QUESTO NUMERO È STATO REALIZZATO GRAZIE AL CONTRIBUTO VOLONTARIO DI

Giorgio Mari (VI) - Antonio Lo Giudice (VI) - Francesco Nicolli (VI) - Luca. Sartor (VE) - Fox (VI) Fabrizio Consoli (MI) - Enrica Sampong (VI) - Emanuela Virago (TV) - Lara Lago (VI) - Laura. Moneta (PN) Chiara Fantinato (VI) - Alice Lago (VI) - Marika Zorzi (VI) - Daniele Pensavalle aka DJd (VI) Viola Serena Reginato (VI) - Davide Visentin (TV) - Annalisa Tonini (TV) - Marco Poles (PN) Stefania Bordignon (VI) & Stefano Mazzocchin (VI) - Matteo Gasparetto (TV) - Francesca Del Moro (BO) Alberto Visentin Casonato (PD) - Tobia Downass (VI)

FOTOGRAFI di S&V Mag Daniele Pensavalle, Viola RE, Michela Del Forno, Luca Latini

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Live Review

di Davide Visentin - Foto di Michele Spinnato

DOPE DOD @New Age Club 24/05/13

La pioggia incessante di questo maggio bizzarro non frena la crew di rebaltati pronta a scatenarsi al suono della miglior band hip hop del momento, quei Dope Dod che dopo aver fatto vibrare i palchi di mezza Europa lo scorso anno - figurando, tra gli altri, nel tour dei Cypress Hill - ritornano a far saltare le masse col secondo disco "Da Roach" dal mood decisamente più old style – gaudio e tripudio per il quindicenne dal cappellino storto che ancora vive in me. Dopo una breve esibizione di un Nitro pur in splendida forma – che in parte sorprende il mio scetticismo sul valore del HH nostrano – si avvicina la mezzanotte quando Dr

Diggles scalda i piatti introducendo la band. Il primo a entrare è Jay Reaper, seguito dall'enorme Skits Vicious – sembra la custodia del collega di colore - e alla fine del primo brano da Dopey. La prima mezzora è dedicata alla presentazione del nuovo disco: beat sulle casse e mc che sputano le proprie liriche arrabbiate sulla folla in delirio. I circa 300 si scaldano, qualcuno sale sul palco e riesce a lanciarsi nel primo stage diving serio a cui io abbia mai assistito in questa fantastica ma pur sempre piccola sala concerti. Ma è solo quando Skits chiede l'accendino e da fuoco alle sue polveri che l'atmosfera si scalda realmente: due ragazze


di Davide Visentin - Foto di Michele Spinnato

salgono sul palco e ancheggiano lussuriose, seguite da una terza - una dea - che con il suo corpetto strizzato e le sue cosce tornite accende l'ormone dei presenti e manda in orbita una festa che di fatto, già così era un delirio più che degno. Alla fine del brano le tre groupie vengono buttate giù dal palco sulla prima linea, con conseguente probabile stupro di massa consenziente – sono effettivamente troppo distante per vedere che gli succede, ma voglio immaginare che sia andata così... Nella seconda parte della gig, la band rispolvera il “vecchio” Branded, basi infuocate sul dubstep e liriche crudissime: il pubblico risponde spendendo le ultime energie, ricambiato da una performance eccezionale del giovane trio orange. Il tutto si chiude con “Brutality”, e con l'encore “Groove”. Non essendo più il mio genere da almeno 10 anni, devo dire che questa band mi ha fatto tornare la voglia di riavvicinarmi al mondo della strada, a quel sound grezzo che tanti chiamano rap ma che in realtà negli anni si è evoluto, cercando sonorità nuove e mashup interessanti. Al di la di questo, un gran concerto, una performance intensa nonostante l'ora e un quarto d'esibizione: una vera festa per i breaker di tutta la Marca. Insomma, citando il mio amico Lollo, grande esperto e culture del genere: “han spacato c****!”. Stay tuned, stay Lol. D.V.


Event Review

di Emanuela Virago

SPRINGATTITUDE 2013 Se c'era un festival musicale dove valeva la pena esserci in questo primo semestre 2013, quello era lo Spring Attitude di Roma il 10 e 11 Maggio. Per due giorni trovarsi nella nostra bella capitale è stato come essere al centro del mondo. Due giorni di dj-set e live performance con un parterre ricchissimo di artisti provenienti dall'intero globo. Due giorni in cui si sono esibiti John Talabot (reduce dall'altra data italiana da Elita a Milano durante il Salone del Mobile lo scorso Aprile), Disclosure, Ad Bourke, Tensnake, Dusky, XXYYXX, Slow Magic, Esperanza, Giraffage, Vondelpark e siamo solo a metà di una strabiliante line-up, con anche la cancellazione - il giorno stesso dello show dell'attesissimo SBTRKT (che si solito si esibisce con il volto celato da una maschera tribale): per 'motivi personali' si legge nella lettera del

management pubblicata sulla pagina facebook dagli organizzatori del festival. Location dello Spring Attitude è lo Spazio 900, locale di oltre 1000 mq all'interno del 'Palazzo dellArte Antica, nel cuore del modernissimo Eur. Uno spazio maestoso e imponente, caratterizzato dal tipico stile monumentale del quartiere, purtroppo poco utilizzato durante l'anno ma tornato in grande stile per l'occasione. Prodotto da LEktrica, Spring Attitude è oggi alla sua quarta edizione ma sicuramente la più ricca dal punto di vista artistico. A fare da padroni tanti giovanissimi artisti a cominciare dal duo inglese Disclosure, rivelazione del 2012, e per la prima volta a Roma con le nuove sonorità house; a seguire Gesaffelstein, al secolo Mike Levy, impeccabile come sempre nella sua camicia elegante e prodotto da un veterano come Tiga


di Emanuela Virago

per la sua etichetta Turbo. C'è anche qualcuno classe 1995 sul palco, tale Marcel Everett, americano della Florida, aka XXYYXX: a soli 17 anni è già uno dei producer più quotati negli Stati Uniti, guadagnandosi un posto d'onore in quella scena che annovera Clams Casino, Frank Ocean come l'etichetta indipendente di Los Angeles Brainfeeder. È capace di fondere soul, r'n'b, elettronica, beat e hip hop con una naturalezza strabiliante. Non mancano nemmeno dei talentuosi italiani a tenere alta la bandiera nazionale come ESPERANZA, trio di musicisti con una solida esperienza alle spalle, sia come band che come singoli produttori, che con la loro unione di indie, elettronica e progressioni kraut hanno conquistato l'Academy della Red Bull che li ha fatti suonare in lungo e il largo in Europa. Anche questo giovane festival dimostra che l'Italia ha un pubblico attento e affamato di musica e nuove sonorità. Grande potenziale in crescita.


Live Review

di Francesco Nicolli - Foto di Marco Bergamaschi

BRUCE SPRINGSTEEN Bruce Springsteen: greetings from Padova di Francesco Nicolli

Assistere a un concerto di Bruce Springsteen è un'esperienza catartica, ti svuota e ti riempie, ti segna e resta ben impressa nella memoria, nel tuo gotha personale dei live cui hai assistito. Per me, la prima volta, è stato così, e il Boss dal vivo è entrato direttamente nella cerchia degli appuntamenti musicali più importanti cui ho partecipato. A Padova, lo scorso 31 maggio, la magia si è ripetuta. Leggendo il libro di David Remnick, “We are alive. Ritratto di Bruce Springsteen”, uscito per Feltrinelli non a caso nei giorni in cui il Wrecking Ball Tour 2013 ha toccato il nostro Paese, mi imbatto in questa

dichiarazione di Jake Clemons, nipote del compianto Clarence, storico sassofonista della EStreet Band e amico fraterno di Bruce: “Un concerto di Springsteen è molte cose insieme, addirittura un'esperienza religiosa. […] C'è qualcosa di sovrannaturale in Bruce.” L'affermazione è sicuramente forte, ma va molto vicino a quella che è la realtà: non si può che provare ammirazione per un rocker affermato che alla soglia dei 64 anni continua ad offrire ai suoi fans concerti intensi, lunghi e memorabili. Pochi giorni fa, all'Euganeo, Springsteen, chitarra e armonica a bocca, ha dato il via a un live che resterà a lungo nel cuore e della mente dei circa 40 mila che hanno affollato lo stadio padovano.


di Francesco Nicolli - Foto di Marco Bergamaschi

L'esecuzione solista di “The ghost of Tom Joad”, ha valso, a detta di qualcuno, il prezzo del biglietto. Un momento sicuramente intenso, che ha fatto da straordinaria ouverture a uno show di tre ore; affiancato dall'E-Street Band, orfana sì di Federici e “Big Man” Clemons, ma composta da elementi di primordine, tra i quali gli storici Steve Van Zandt (Little Steven), Roy Bittan, e Nils Lofgren, il Boss si è lanciato nell'esecuzione di pezzi vecchi (tra i quali “Two hearts” e la splendida “Something in the night”) e nuovi, prima di rivolgere un annuncio elettrizzante al pubblico: “Questa sera, per voi, suoneremo tutte le canzoni di Born to run”. Bang, che colpo! A malapena si ha il tempo di rendersi conto della portata delle parole di Springsteen che partono le note di “Thunder road”, primo degli otto brani, tra cui la celeberrima title track dell'album del '75 che ha segnato l'ingresso di Bruce nell'Olimpo del rock, ed eseguiti nella notte padovana rigorosamente nello stesso ordine del disco. Che dire? A quel punto sì, sarebbe bastato, ma la cavalcata e la tempesta emozionale sono continuate, e nell'esecuzione di alcuni dei cavalli di battaglia del Boss il concerto ha raggiunto il suo apice: “Badlands”, The rising”, “Born in the USA”, “Dancing in the dark” hanno fatto da ascensore per l'usuale congedo festoso sulle note di “Twist and shout”. Altra caratteristica importante dei concerti di Springsteen è la sua

Foto di Marco Bergamaschi

continua interazione col pubblico, la ricerca del contatto anche fisico con i fans; non sono mancati nemmeno i momenti divertenti: dall'accoglimento della richiesta espressa su un cartellone (“please dance with my mother in law”), con conseguente ballo con la suocera in questione, a un'esecuzione spettacolare di “Pay me my money down” con l'ospite Caterino, che come strumento portava un washboard suonato con due cucchiai! Non possiamo che condividere le parole di Gianni Sibilla, per Rockol: “Chi non ama Bruce Springsteen si chiede perché i suoi fan vadano a vedere più concerti dello stesso tour, anche a pochi giorni di distanza. Perché gente viaggi da ogni parte del mondo per andare vedere i suoi show e perché l'Italia sia una delle mete preferite di questi turisti rock. Chi si fa queste domande su Bruce Springsteen avrebbe dovuto vedere il concerto di Padova, allo stadio Euganeo.” See you soon, Bruce!


Live Review BRUCE SPRINGSTEEN AND THE E-STREET BAND PADOVA – STADIO EUGANEO 31.05.2013 di Antonio Lo GIudice

Sarà nota ai abituali lettori di S and V l'idiosincrasia del redattore Antonio Lo Giudice verso le figure storiche ancora in attività del nostro beneamato rocchenroll: per lo scrivente si tratta, nella quasi totalità dei casi, di inutili residuati bellici che campano di rendita, ancora esaltati per lo più da critici musicali parimenti rincoglioniti e da qualche inutile fighettina con velleità da giornalista che crede di essere alternativa perché ascolta i Beatles e non i Modà (tranquilla, tesoro, di musica non capisci un cazzo comunque!). Ho scritto “quasi” perché c'è almeno una vistosa eccezione: il Boss. E non perché anche lui non abbia visto in qualche modo flettere la propria ispirazione (gli ultimi trent'anni non hanno regalato capolavori ma

di Antonio Lo Giudice - Foto di Marco Bergamaschi

solo lavori per lo più buoni o dignitosi, con l'eccezione dello splendido “The Ghost of Tom Joad”), ma perché ha mantenuto intatte l'energia e la convinzione che ne hanno fatto una figura, pur nella sua totale e disarmante umanità, ai limiti del mitologico. Chiedete a qualcuno di descrivervi un concerto di Bob Dylan, blatererà qualcosa sugli arrangiamenti raffinati e sul carisma di questa leggenda della musica, ma quello che leggerete tra le righe sarà: questo maledetto barile di catarro incapace di stare ancora sul palco mi ha fregato i soldi del biglietto, ma, siccome erano tanti, devo illudermi che il concerto mi sia piaciuto. Ora fate la stessa domanda ad uno che è stato a vedere Springsteen: basterà guardare i suoi occhi illuminarsi! Certo, per la qualità eccelsa di buona parte della scaletta e la durata da maratona delle performance, ma il vero punto è come Bruce e sodali tengono il palco (i concerti dei succitati Beatles, nonostante le loro canzoni strepitose, facevano così cagare che la band ad un certo punto ha saggiamente deciso di rinunciare). Scommetto che la maggior parte degli esseri viventi neanche scopa con quest'intensità. Venerdì sera all'Euganeo di Padova, l'unica pausa che il Boss si è preso sono stati pochi secondi dopo l'attacco in solitaria di “The Ghost of Tom Joad” giusto per far salire sul


di Antonio Lo Giudice - Foto di Marco Bergamaschi

palco i musicisti. Da lì sono state poche chiacchiere e musica a manetta: “The Long Walk Home”, “Two Hearts”, “Something in the Night” e l'immensa “The Ties That Bind”, quasi tutte separate solo da un “one two three”. “Boom Boom” e “Spirit in the Night” colorano di blues e di soul la notte padovana (il bello del Boss è che in lui trovi tutta l'america che ami: nei testi quella di Walt Whitman e di John Steinbeck, nella musica quella di Buddy Holly e di Sam Cooke, nelle immagini evocate quella di John Ford e di Terence Mallik, nell'ecumenismo quella di Barak Obama al netto dell'inevitabile realpolitik). Ad un certo punto, l'annuncio che fa saltare in aria l'Euganeo: verrà suonato tutto “Born to Run”, da “Thunder Road” a “Jungleland”. Si tratta di uno dei dischi da allegare al dizionario sotto la voce “Rock”! Suona perfetto oggi, dopo quasi quarant'anni dalla sua registrazione e che manterrà intatta la sua magia anche per i prossimi 400 anni. Il resto è sontuosa mancia: la lunga “Pay me my Money Down” dalle “Seeger Session” diventa una sarabanda carnevalesca a cui il Boss fa partecipare un suo fan armato di cucchiai e supporto in legno e tirato su dal pubblico. L'epica “Badlands” viene urlata a squarciagola fino al cielo. Ed il finale tamarro stende definitivamente il pubblico, con la doppietta

“Born in the USA” e “Dancing in the Dark”, prima della conclusiva medley “Twist and Shout”/”La Bamba”. Tra un brano e l'altro, solo il sorriso di Bruce: un artigiano orgoglioso di un lavoro fatto a regola d'arte! Dopo averlo visto, impossibile non pentirsi delle proprie mancanze e non provare il desiderio di rendere la propria vita qualcosa di migliore.



Live Review

DIAFRAMMA MACELLO – PADOVA – 11/05/2013

Sempre bello aver la possibilità di assistere ad un concerto dei Diaframma, come è bello sapere che in giro c'è uno come Federico Fiumani, un artista che in trent'anni di carriera ha composto memorabili pagine di rock tricolore. Rock Italiano: ecco cosa fanno i Diaframma. Rock Italiano della miglior specie, di quello che dovrebbe avere ampi riconoscimenti in tutto il Paese, se solo ci fosse un po' di giustizia musicale. E comunque i Diaframma il loro seguito ce l'hanno sempre: una nicchia, certo, ma fedele e appassionata al verbo, perché quando lo scopri e lo apprezzi poi è difficile staccarsene. Al Macello di

di Alberto Visentin Casonato

Padova, in un sabato sera di maggio, eravamo poco più di un centinaio: comunque pronti a tirare fuori dieci carte per il concerto, e attenti a quello che veniva fuori dagli amplificatori e dalle casse. In un set di circa cinquanta minuti passano in rassegna tutti i momenti migliori della band fiorentina: Siberia, Gennaio, Tre Volte Lacrime, Labbra Blu. Testi nella maggior p a r t e d e i c a s i e v o c a t i v i , p e rs o n a l i , accompagnati da una base rock punk in cui la scena se la prende tutta il suono della chitarra di Federico Fiumani: un suono bellissimo, di marmo, d'impatto. Frasi a volte urlate, con la voce che quasi neanche ci arriva, qualche errore tecnico: chissenefrega, non m'importa nulla a me. Spirito punk che in questo caso vuol dire far le cose artigianalmente e umanamente, non meccanicamente, sennò chiamiamo i robot a farle. Alla fine del concerto un tizio chiama a sé Fiumani, che si sporge dal palco per ascoltarlo, poi riferisce: “Mi hanno detto che è il compleanno di una ragazza, che vorrebbe riascoltare Siberia e Gennaio”, già eseguite recedentemente; senza problema alcuno attacca con l'arpeggio di Siberia e poi con il riff di Gennaio. Tutto è personale nei Diaframma: le canzoni, l'attitudine, il suono. E nell'appiattito mondo musicale c'è sempre bisogno di un gruppo così.



LIVE REVIEW ISRAEL HOUGHTON

the power of one Lunghe tuniche che ondeggiano con ritmi in levare. Enormi chiese che esplodono con note di organi. Se siete convinti che il gospel sia questo e una preghiera tradizionale cristallizzata in musica che non cambia mai, non andate mai ad un concerto di Israel Houghton accompagnato dai suoi New Breed. Virtuosismi del prog uniti a venature jazz, spazi che sfiorano la dance music per assaggiare passaggi reggae che planano nel pop. E' il grande contenitore della christian music, ma questa volta interpretato dal più grande compositore e cantante mondiale del gospel contemporaneo. Gli Stellar e Grammy Award a pacchi si sentono tutti nell'unica data italiana, la prima nella storia di Israel, ospitata al Teatro della Luna di Milano e fortemente voluta dal Novara Gospel Festival, una realtà solida che grazie ai direttori artistici e organizzativi, Paolo Viana e Sonia Turcato, porta briciole del vero gospel in

di Lara Lago di Lara Lago- Foto di Paolo Migliavacca Italia. Briciole che il pubblico ripaga con presenze e seguito, applausi e partecipazione. Si rimane a bocca aperta, quasi spiazzati, nelle note iniziali che vibrano grazie ad un team strumentale fornito di groove oltre che da un basso profondo. I quattro coristi saltano instancabili, jeans e scarpe da ginnastica. Israel sembra essere nella sua Lakewood Church, a suo agio tra le hit che ha scritto e trasformato in manifesti mondiali di unità, e brani da far conoscere al grande pubblico. Scappano via “You are good”, “Trading my sorrows”, “Everywhere that I go”, “Just wanna say”. Poi si rallenta, ci si ferma, ci si siede. Israel liquida i coristi, torna all'essenzialità della sua chitarra che suona come fosse un arpa. Alle spalle sul monitor iniziano a scorrere parole che segnano il punto più alto della serata. E Israel inizia: “E se tutto dipendesse da me per cambiare il mondo? Se migliorarlo non fosse che la mia unica responsabilità? Lasciatemi iniziare una rivoluzione, lasciatemi cantare a tutte le persone del mondo: inizia tutto con una persona, con il potere di una sola persona.” E' musica che diventa messaggio, è gospel che fluisce, è vocazione spiegata, nella sua essenza più moderna, nel suo fulcro dalla confezione diversa, con un sapore diverso, ma con gli stessi ingredienti. Poi di nuovo si balla, c'è il tanto atteso “Friend of God”, il contentino per il pubblico ma Israel la sua lezione l'ha già impartita: servono a poco contorni e cori. Basta il contenuto. Basta essere da soli, soprattutto se si sanno anticipare le tendenze musicali. E' il potere dell'uno, the “Power of one”.


BEDROOM REVOLUTION

di Sir Taylor

ZABRISKIE POINT US LP - 2315.022 MGM rec 03.1970

Di nuovo musica legata alle immagini.Ancora una colonna sonora, ancora Antonioni ed un film culto che fu un flop commerciale al tempo.Ancora una lunga storia tormentata dietro le bellissime immagini ed un album bellissimo.Credo chemoltissimi di voi se non hanno visto il film almeno ne hanno sentito parlare e hanno sentito parlare di Antonioni come geniale regista. Il suo era uno strano rapporto con la musica, strano perché in realtà Antonioni conosceva benissimo la musica,gli artisti del suo tempo ed era estremamente esigente quando relizzava le colonne sonore per i suoi film ben conscio del legame intimo che si viene a creare tra immagine e musica.La storia del film che seguì il blockbuster del 1966 'Blow Up' il cui successo fu tanto gande quanto forse inatteso è abbastanza complicata e per certi versi ripete quello che accade nel film

precedente ma senza lieto fine.La storia molto politica celbra la fine degli anni 60 documentando lo stato di quasi guerra civile in USA ,le differenti polarità nella società e nel costume del tempo.La casa cinemaografica fece ponti d'oro per la realizzazione del film che costò oltre 7 milioni di dollari( 5 volte di più del precedente Blow Up) ma che ne fece intascare appena uno (contro i 20 milioni del precedente). Durante la lavorazione del film tutto quello che poteva andare storto, andò per il verso sbagliato creando come detto i presupposti per il primo flop artistico di Antonioni ed un film che negli anni ha assunto uno stato di cult movie assoluto. Vi invito a leggere qualche review sull'argomento ed in internet trovate pure le(oggi ridicole) stroncature della critica cinematografica.La realizzazione della colonna sonora non fu meno


di Sir Taylor

complicata. Come in BlowUp di cui ho parlato tempo fa, il regista volle un emergente H.Hancock che suonava del jazz emergente e gli Yardbirds paladini del nuovo rock della swinging London, qui si cerca il particolare della psichedelia Americana e Inglese.Nel lavoro di scelta Antonioni fu aiutato da un dj radio californiano(che appare nel film, nel suo ruolo di anchor man radiofonico) che fece un brillante lavoro di selezione nel rappresentare i differenti generi musicali che venivano trasmessi al tempo nelle radio californiane.Ne risulta una insolita magica coesistenza di brani country, pop,old style(tennesee waltz di Patti Page).Posizione di culto viene data ai P.Floyd (memorabile apertura strumentale del film con Heart Beat,Pig Meat- pulsazione cardiaca/carne di maiale o il remake di Careful with that Axe, facciata b di singlolo/non lp track che diventa 'Come in numb 51, your time is upvieni avanti n51,il tuo tempo è terminato') la cui musica è incredibilmente intrecciata con le immagini del film. Al tempo i Floyd avevano lavorato ad altre colonne sonore (It, tonite let's all make love in London e'More').Il rapporo con i Floyd fu complicatissimo e portò ad una rottura con l'abbandono dei lavori. Si rividero riappacificati solo anni dopo per filmare 'Floyd at Pompei'.In sintesi veniva chiesto alla band inglese di suonare una specie di musica country che era lonatana dalla cifra stilistica della band (crumbling land o le altre cose rimaste inedite fino a pochi anni fa) ma che risulta essere ad

oggi assolutamete unica nel risultato finale. Assolutamente consigliato dunque il box di 2 cd con col sonora originale e cd di inediti di Floyd e Grateful Dead/J.Garcia e copertina in 3d, e un cd doppio bootleg che raccogli tutte le session romane dei Floyd per le musiche del film (rarissimo ma ne vale la pena,contenendo in embrione brani che finiranno su Dark Side o.t.m.) Gli album non sono rarissimi e si trovano per cifre ragionevoli ( entro i 50 euro se come nuovi) con scelta ampia fra le stampe internazionali : uk,usa, italia , tedesca con locandina del film omaggio. Notare che la stampa Francese ha una copertina con una foto differente (generalmente le varianti grafiche nel mondo sono queste due). Se non ricordo male esiste pure un singolo accreditato come col sonora del film con uno dei brani dei Floyd ( mi sembra francese e hyper raro..).Classico disco da meditazione domenicale in giorno di pioggia, raccomandato assolutamente.



Album Review

CAFE’ TOUBA «MORE AZUCAR»

«La musica che nasce a igliaia di chilometri, ma fa vibrare le nostre corde più intime e nascoste. La solidarietà, che spesso parte da vicino ma arriva sempre lontano. Entrambe colpiscono ogni volta al cuore.» Un bellissimo progetto di musica world, ma forse più proprimente classificabile nella musica afro-brasiliana. Il tutto nasce dall'idea di aiutare con la musica i ragazzi di paesi in via di sviluppo, in particolare il Senegal ed il Brasile. Il disco ha una chiara matrice nelle percussioni che hanno reso celebre la musica di questi due paesi. Vero è che a parlare della musica Brasiliana più originale, e mi riferisco al jazz come al pop o

di Luca Sartor

alla m.p.b. , si finisce sempre per fare riferimento alla origine africana. Il supergruppo 'cafe touba' ha un cuore multietnico che unsice stili musicali quali il samba il dub il funk e l'improvvisazione jazz. Gli strumenti impiegati vanno dalla tromba ,flauto ,fisarmonica, violino, chitarra ,basso batteria e la cora che è uno strumento etnico africano, una via di mezzo tra l'arpa e la chitarra dal suono molto particolare e un po' melanconico. I suoni delle percussioni sono quindi solo uno degli elementi caratterizzanti il cd come la scelta dei testi in lingua africana, francese ed inglese che si intersecano in una originale sequenza . Il disco è stato registrato in Senegal nella regione del Casamance con l'aiuto di un tecnico audio proveniente da Dakar in un mese di duro lavoro con musicisti che, pur provenendo da differenti nazioni ed esperienze, si sono subito ben amalgamati, lo si avverte chiaramente dalle registrazioni pubblicate. Il suono è perfetto e la sequenza di ritmiche tipiche africane e occidentali rende tutto molto affascinante. La band sarà ospite del festival estivo Back2Africa e sarà assolutamente interessante dare un ascolto al repertorio.


THE SOCIAL NOTEWORK QUANDO LA MUSICA E’ RIBELLE

SKINHEAD

PRIDE AND PREJUDICE

Skinhead, redskin, suedehead. Sul finire degli anni '60, ad un passo dalla nascita del punk le strade, gli stadi e i locali di Londra erano nelle loro mani. Fazioni diverse tra loro, ma solo per atteggiamenti superficiali o per qualche inclinazione vagamente politica, anche se la politica non ha mai attecchito il loro immaginario. La loro matrice, quella sì è la stessa. E' dalle ceneri dei gloriosi Mods che nascono gli skinhead. Si prendono la briga “avvalorare” le tendenze più settarie ed agressive del movimento e condirle con tanto nazionalismo destrorso. Tuttavia non sarebbe corretto fermarsi solo su questi aspetti, perchè oltre al temperamento violento, hanno avuto un ruolo importantissimo nella storia della cultura

di Annalisa Tonini

inglese. Kubrick ad esempio, non avrebbe mai girato Arancia Meccanica se loro non avessero creato l' allarme “violenza nelle strade”. Il film (magari con toni un tantino grotteschi) trae ispirazione dalla realtà dei quartieri operai e medioborghesi, dove i giovani scivolano in una deriva fatta di fantasie guerriere in difesa dei valori tradizionali inglesi. Gli Skinhead decidono di presentarsi come dei duri e optano per un' immagine che sia adatta al loro scopo. Prima di tutto, via i capelli per i maschi! Vanno rapati, i capelli lunghi sono roba da hippy e gli hippy vanno menati, come i barboni, i pakistani e i gay (he tolleranza!). La testa rapata è marziale e non da appigli al nemico durante lo scontro corpo a corpo. Inoltre è igienico. La maggior parte degli skinhead sono patriottici, puritani, bianchi e di origine proletaria. Sono furiosi e si sentono come una minoranza accerchiata dagli immigrati e rovinata dalla deindustrializzazione. Sono convinti che qualcuno gli abbia sottratto il passato e anche il loro ipotetico futuro. Pensano sia impossibile uscire dal circolo vizioso in cui si trovano fatto di disoccupazione o di lavori non gratificanti. Non sopportano i pakistani perchè “puzzano d'aglio” e perchè si appropriano di tutto quello che gli spetta di diritto (case, lavoro, sussidi). Rifiutano l'edonismo e i costumi introdotti dal consumismo. Guardano ad un tipo di comunità prettamente operaio, ma non in senso politico. Il loro mondo che intendono è quello della tradizione proletaria. E' fatto di birra


di Annalisa Tonini

al pub, di incontri di pugilato, di corse dei cani, di mamme che giocano a bingo e di uomini scansafatiche sfatti di gin. Individuano il loro nemico in Margaret Thatcher, la lady di ferro famosa per la sua attitudine antioperaia. L'antidoto di questi ragazzi contro la noia, i dubbi e la disoccupazione, contro un odio che è selettivo e di classe è fare a botte. Praticamente ovunque. Per strada, allo stadio, alle fermate dei mezzi, nei ub...Diversamente dai Mods, non hanno un mezzo privato, si spostano a piedi e in gruppo, come dei lupi. Il loro aspetto truce prevede un guardaroba che si ispira a quello delle fabbriche. Giubbotti di pelle o militari, camicie a quadrettoni in flanella, jeans, bretelle, anfibi militari o Doc con calottina in acciaio. Dei predecessori Mods conservano le polo Fred Perry e le camicie bianche. I calzini che si vedevano erano coordinati al colore della maglia indossata. L'insieme doveva dare un senso di austerità, ordine e pulizia. E poi c'erano croci e svastiche

tatuate in faccia, sulle braccia, sui lobi delle orecchie e sulle dita. Tutti i codici marziali andavano rispettati. Le ragazze portano i capelli rasati, ma con frangia e lunghe ciocche ai lati e dietro la testa; la pettinatura era quella delle tribù celtiche. Si vestono come i maschi, tranne per le minigonne, le calze a rete e gli scarponi oversize che legavano con nastri colorati. L'etichetta sentimentale prescrive il divieto di effusioni in pubblico. La loro avversione allo “straniero” si placava solo in fatto di musica. Amano il suono Motown, la musica R&B e i ritmi giamaicani. Il radicamento e il successo del reggae in Europa è merito degli skinhead, questo è fuori da ogni dubbio. Seguono con entusiasmo i concerti dei giamaicani emigrati in UK, ne comprano i dischi e li mandano nelle hit parade. E i musicisti ricambiano il favore con canzoni come Skinhead, Skinhead Moonstomp, Skinhead Girl. Gli inglesi provano gran rispetto per le gang caraibiche ( i “rude boy”), per il loro atteggiamento antisociale e per il modo in cui difendono il loro territorio. Non sono rammolliti come i pakistani e sanno difendersi. Alle volte le gang si uniscono nel pakibashing, la caccia al pakistano, finchè all'inizio degli anni '70 la loro amicizia entra in competizione e le gang si assaltano reciprocamente. E tutto finisce, tranne il loro sodalizio musicale. Alla fine del decennio, una nuova generazione skin accetta con favore band inglesi che fanno tornare alla ribalta la musica ska con un sapore più bianco e punk per certi versi. E' il turno dei Madness e dei The Specials.




ALBUM REVIEW

DOPE DOD - DA ROACH

Ebbene si, gli olandesi volanti sono tornati! Più arrabbiati. Più hip-hop. Forse meno dubstep, ma questo è soggettivamente un plus. Si perché lasciate da parte sonorità elettroniche spinte sull'onda lunga d'esito della musica sintetica al momento del lancio del precedente "Branded" i Dope D.O.D creano con questo lavoro qualcosa di diverso, potente nei suoni e nelle intenzioni: “Da Roach” è un disco complesso e introspettivo, oscuro, cupo alla stregua della trama di un best seller horror. Un grande ritorno all'originale mother-sound, quello hip-hop, perfetto linguaggio d'espressione grazie alle sue rime serrate, che i Dope fanno proprio per raccontare concetti e lanciare invettive. Manifesto di protesta in doppio disco, 18 tracks che rimbombano con violenza nelle orecchie di chi ascolta. Perché da subito è evidente la

di Davide Visentin

sfumatura estrema che intercorre tra le tracce e le collega: “Brainworms”, “Panic Room”, “Bloodbath”, “Deal With The Devil”. La crew orange si conferma band controcorrente, non incline alle mode, dalla personalità dirompente capace di abbattersi in brevissimo tempo sulla scena europea, come un uragano rap. Numerose le gustose collaborazioni contenute nell'album: da Sean Price degli Heltah Skeltah a Kool Keith, dagli Onyx - altra band simbolo del nuovo movimento hardcore HH "spakkakuli" - all' Ecoast rap di Redman. Ancora una volta i Dope D.O.D "speak the f***ing truth", trasmettendo con franchezza e personalità un progetto che affonda nelle radici hip-hop ma che a livello sonoro lo supera, lo evolve, rimashando il vecchio genere a nuovi innesti elettronici e a basi dub che esprimono in qualche misura un suono nuovo, ma altrettanto fisso ed arrabbiato. Ne è un esempio il primo singolo estratto del disco “Rocket”, una traccia che trasuda l'intenzione netta di gridare al mondo che la band è tornata, e in grande stile; che non teme confronti, che non sembra sentire pressioni di sorta da una scena che li ha portati in pochi mesi ad emergere nel proprio genere di riferimento. Una realtà che sfida ma che a loro non preoccupa perché - dice Dopey Rotten a proposito del nome del disco: “gli uomini temono gli scarafaggi, non il contrario”. Stay tuned, stay hip-hop!


LIVE REVIEW

di Francesca Del Moro - Foto di Serena Rossi

TEHO TEARDO E BLIXA BARGELD Senza Filtro, Bologna, 11 maggio 2013

Sono giorni che ascolto ininterrottamente “Still Smiling”, l'album di Teho Teardo e Blixa Bargeld uscito il 22 aprile e arrivato nelle mie mani trepidanti solo dieci giorni fa. Lo confesso, li ammiro moltissimo. Blixa Bargeld ha scritto la storia della musica con i suoi Einstürzende Neubauten e con i Bad Seeds di Nick Cave (ma non conviene fargli domande su una possibile reunion) mentre Teho Teardo è uno straordinario compositore che ha firmato le colonne sonore di alcuni tra i più bei film italiani degli ultimi anni. Il disco che hanno realizzato insieme è un capolavoro in dodici tracce in cui Teho porta avanti la propria ricerca sulla sinergia tra elettronica e archi e Blixa interpreta uno sbalorditivo “diario in tre lingue” che esplora principalmente il tema della traduzione e più in generale della comunicazione. Le mie aspettative nei confronti del concerto sono dunque altissime e anche il posto promette bene. Al Senza Filtro, uno stabilimento industriale dismesso “bonificato”, si respira l'atmosfera del Tacheles berlinese: musica e libri, murales, arte, passione e apertura mentale a 360 gradi. Dopo aver cenato in un'osteria stile Soul Kitchen e aver fatto un giro delle varie sale, scendiamo nell'ampio spazio che si riempirà per il concerto. Vi sono state sistemate molte sedie di

recupero, prendo la mia e mi avvicino al palco. La scenografia è spartana: un telo nero come sfondo e poche luci essenziali. Poco prima delle 23, Teho Teardo, Martina Bertoni e Blixa Bargeld aprono il concerto con la sferzata di energia di “Nur zur Erinnerung”, uno dei brani più vicini alle radici industrial dei due artisti. Già dall'esordio si capisce tuttavia che la struttura, pur suggestiva, non è fatta per rendere giustizia al sound della band. I suoni dei singoli strumenti, che nel disco tessono sofisticate trame di pieni e vuoti e risultano corposi e ben definiti, stasera tendono a sbavare e la voce giunge troppe volte indistinta. Ed è un vero peccato, perché questo concerto è un'esperienza intensa e profondamente intima. Si tratta di musica da camera, come ha spiegato Blixa in una recente intervista, ed è necessario poter assaporare ogni singola sfumatura. Teho e Martina sono comunque bravissimi, anzi a più riprese il mio sguardo abbandona il frontman per vedere come fa quest'ultima a produrre una così grande varietà di suoni, taglienti, palpabili e incisivi, di volta in volta pizzicando le corde, sfregandole o percuotendole con l'archetto. Blixa è esattamente come me lo aspettavo: elegantissimo nel suo completo nero con tanto di panciotto, affascinante e simpatico, sempre disposto a


LIVE REVIEW interagire con il pubblico con calore e spontaneità. Teho invece resta un po' defilato, si occupa delle basi al computer (impossibile altrimenti riprodurre le sofisticate sonorità del disco con tre soli elementi) e si scatena con la sua chitarra. “Grazie, grazie mille” dice Blixa e poi attacca la meravigliosa “Mi scusi”, una sorta di richiesta del permesso di entrare nel nostro universo linguistico. In un elegante italiano che guadagna in fascino da quell'accento che “no, non se ne va”, porge in punta di voce un testo delicato e divertente sull'imbarazzo che nasce dal maneggiare una lingua diversa dalla propria. Dopo aver strappato un sorriso con “il latino fatto a scuola a un livello cavernicolo” e “le gambe mi fanno Giacomo Giacomo”, i versi toccano il sublime passando all'idioma natale per chiedersi se è possibile baciare in un'altra lingua e se la persona che parla nel medesimo corpo è ogni volta la stessa. Con movenze da carillon, la musica completa il testogioiello che Gaber avrebbe amato per l'ironia e la profondità nell'affrontare il quotidiano. “Grazie e scusi” conclude Blixa e si prende una piccola rivincita nei confronti del pubblico spiegando che la successiva canzone, “Axolotl”, è ispirata al lavoro del filosofo italiano Giorgio Agamben. Stranamente nessuno reagisce. Sì, è vero, non lo conosciamo, però tu come mai ci stai parlando in inglese? Lo sfondo si illumina di verde e Blixa riproduce una serie sorprendente di suoni arricciando le labbra e schioccando la lingua. Siamo in piena atmosfera teatrale e la canzone, che parla di una salamandra a rischio di estinzione, si chiude con una serie di vocalizzi aggressivi culminanti nella parola

di Francesca Del Moro - Foto di Serena Rossi

“totipotent”. A questo punto Blixa racconta la genesi del pezzo numero 4. Scritto dal tetto del proprio hotel sul quartiere Esquilino di Roma, che offre vedute dall'alto di innumerevoli antenne e parabole, “Come up and see me” è un capolavoro trilingue che esprime l'accorato desiderio di tornare a una comunicazione autentica, fisica (a short kiss and a long embrace) da parte dell'uomo immobilizzato con i piedi nel cemento, antenna tra le antenne, oppresso dall'abbondanza di comunicazione a distanza, spesso unidirezionale, quasi sempre non autentica. Si immagina un cielo plumbeo a sovrastare i tetti, mentre il violoncello imita pioggia e vento, eppure in questa oscurità c'è ancora spazio per l'ironia: “Are you happy to see me, or is that a gun in your pocket?”. E “The man who screwed a whole country” è proprio quello che pensavo io, come ha confermato Blixa introducendo il brano. È poi la volta di un mini-film: “Buntmetalldiebe”, che significa “ladri di metallo”, una favola nera in cui sette nani rubano ogni genere di oggetto metallico per culminare nel furto involontario di Internet, sancendo così la fine di questo mezzo di comunicazione fagocitante. Martina comincia a suonare il violoncello in modalità percussiva a scandire passi pesanti che scendono nel cuore della bellissima title track. Ci addentriamo nelle profondità di un animo senza forma per trovarvi la fioca luce di un sorriso circondata dai giorni neri, dalle storie finite. Un sorriso dolente, che alla fine la voce arrochita trasforma in un ghigno sarcastico, quasi demoniaco. Fedele al testo, Blixa interpreta il brano perfettamente immobile, con un'intensità che fa


di Francesca Del Moro - Foto di Serena Rossi

scorrere i brividi lungo la schiena. Scende il buio e lui scuote la testa: “Still there… ”: È il momento più alto del concerto, quello in cui poesia e musica diventano un faro puntato sulla condizione umana. L'atmosfera di intima confessione prosegue con “Nocturnalie”, che a sorpresa viene interpretata in italiano. “L'attonito tacere del cielo nell'eclissi totale… ”: la traduzione è bellissima e maledico ancora una volta l'acustica che mi impedisce di cogliere tutte le parole. “C'è una parola per questo” mormora tristemente Blixa alla fine del brano mentre la scena si tinge di rosso. Un colpo alla campana e percuotendo la chitarra con il martelletto Teho introduce “What if”, pura poesia bilingue italiano-inglese librata su una musica soffice e rarefatta, in cui si immagina il volo di un suicida fermato a metà dall'idea sottilmente ironica che forse non ci sono fanciulle ad attenderlo in Paradiso ma solo fiumi di vino. Segue “Konjunktiv II”, uno dei pezzi più graffianti del disco, e infatti Martina gratta e tortura il proprio violoncello, meravigliosamente come sempre. Immersa in una luce turchese, parte la romantica cover “Alone with the moon”, seguita dal primo inedito, che parla di “un milione di anguille” e finalmente arriva “A quiet life”, la prima canzone che i due hanno scritto a quattro mani per il film di Claudio Cupellini, “Una vita

tranquilla”. Il pubblico saluta il brano con un applauso che Blixa ricambia con un largo sorriso. Segue un altro inedito, “Negroni”, la seconda anticipazione del nuovo lavoro che i due artisti stanno già preparando. A questo punto i musicisti salutano e dopo una manciata di secondi risalgono sul palco per il bis. “Ora qualcosa che probabilmente non vi aspettate”. Ma sì che ce l'aspettiamo, i ladri di metallo ancora non hanno rubato Internet e “Soli si muore” l'avete già fatta durante i concerti precedenti. Ironico, ammiccante, perfino ancheggiante, Blixa è irresistibile mentre ci offre una caricatura del romanticismo anni '60. Siamo arrivati così all'ultimo brano della serata, che è anche l'ultimo del disco. “Appena ho avuto il mio primo laptop, ho stilato un elenco di parole da usare e una era 'defenestrazione'”. Questo è infatti il titolo della canzone, che si snoda come un pezzo teatrale in tre lingue, accompagnata da delicati arpeggi di chitarra e violoncello e note di Glockenspiel. Via computer arriva la voce di un'intervistatrice italiana che in un inglese rudimentale pone domande particolarmente stupide: una sottile vendetta che chiude il cerchio aperto con “Mi scusi”? Il concerto è finito e, malgrado la brevità e i bassi rimbombanti, ne è valsa decisamente la pena. Le canzoni sono talmente belle che si può perdonare quasi tutto. Voto: 10 al disco, 10 al concerto, 10 all'ambientazione, 2 all'acustica, mentre Blixa in italiano deve ripetere l'esame. Eh sì, perché non se la può cavare parlando con il pubblico in inglese, e questa è comunque una buona scusa per farlo tornare.


S&V INTERVIEW

LE LAITE

Innanzitutto chi è La Laite e che cos'è? Le Laite è un posto dell'altopiano di Asiago dove io vivo e dove son nato, un posto dove sorgono le rovine architettoniche degli anni 70, un posto che adesso è abbandonato, dove vado spesso per sentirmi un po' affine, mi sento molto affine a questo posto in totale degrado. Come ben sappiamo è uscito il tuo disco d'esordio, "L'estate è già un ricordo", sono 8 otto brani, in cui si parla della tua vita, di te, delle tue esperienze, com'è nato questo progetto? Ho suonato per circa una decina di anni con un sacco di band punk rock dove si faceva casino, dove si dava un calcio alla noia, la noia specie che caratterizza i posti in cui vengo io. Con lo scioglimento dell'ultima band

di Enrica Sampong

mi sono trovato fondamentalmente solo dal punto di vista musicale e sono entrato in camera con un'esigenza di raccontarmi, forse per la prima volta nella mia vita musicale! E quando sono uscito dalla mia stanza c'erano questi otto pezzi, freschi freschi! "Ti lascio un pensiero, che possa sembrarti leggero tra mille pesanti". ("Tre Lune") Cosa significa questa frase per te? E' una sorta di esorcismo del crescere, quando cresci i pensieri si appesantiscono sempre di più. E' dunque un omaggio che ho voluto fare alle persone che mi stanno attorno, con l'augurio che un pensiero rivolto verso di me sia comunque leggero rispetto alla pesantezza della loro quotidianità. Un'altra canzone che mi ha colpito, la quale è evidente a chi la dedichi, è invece " A.", com'è nato questo brano? Stavo in camera, di notte e a un certo punto pensavo alla mia infanzia, al rapporto che avevo con i miei genitori e in particolare con mia madre appunto. E mi sono venuti un sacco di flash, scene di benessere totale, di empatia quasi. Quando mi sono risvegliato da questa trance, c'era già la penna che andava, i primi accordi eran già buttati, stava già andando la canzone in automatico, quindi è stata scritta proprio in dieci minuti e senza cancellature o altro. Artisti italiani e non che ti hanno portato ad essere quello che sei ora. Eh, bella domanda! Beh sicuramente, John Lennon, uno delle poche


di Enrica Sampong

cose che mi fece ascoltare mio padre durante la mia infanzia, seduto nel sedile posteriore della sua panda, e inseriva questa cassetta, tra le tante c'era Imagine, e mi accorsi subito che c'era qualcosa di speciale in quella canzone, infatti è stato un amore che si è prolungato, anche negli anni del punk rock più scrauso, Lennon c'è sempre stato. Poi sicuramente Cobain, che mi è stato trasmesso da mia sorella, che ha vissuto gli anni del grunge, dei primi anni 90, che mi ha fatto più o meno lo stesso effetto, quindi i due punti cardine di riferimento sono sicuramente loro, a livello internazionale . A livello italiano, Afterhours e un sacco di nuovi gruppi coetenei, che hanno più o meno la mia età e che sono usciti di recente, tipo Il Buio, che sono degli amici, o i Muleta, che sono tutti gruppi che secondo me stanno portando avanti progretti che a me piacciono un sacco. Quindi anche nei giorni nostri c'è un sacco di buona musica e son felice che siano vicini a noi. Come vedi la scena italiana musicale, cosa ne pensi? La scena italiana muicale, per come la intendo io e per come la intendono un sacco dei miei amici, sta sicuramente vibrando e bollendo da un bel po' di anni; ci sono un sacco di gruppi e artisti stupendi secondo me, alcuni dei quali sono amici strettissimi. Penso che ci siano un sacco di persone che perdono ore di lavoro e notti di sonno per suonare per pochi euro, e questo gli

fa onore, questa è la musica e da una situazione così non può che uscire della verità alla fine. Lasciamo stare i Ramazzotti o le Pausini!Da cantante d'esordio, quali sono le tue aspettative? Beh quando uno scrive della musica, il pensiero delle aspettative secondo me è una cosa che sorge dopo, post produzione. Sinceramente penso che la prima persona soddisfatta sono io, che suono volentieri le mie canzoni e me le riascolto, perché fondamentalmente sono un fan, già dire cantante mi pare un po' strano! Sono uno che ha preso in mano una chitarra senza un motivo e ha cominciato a cantare senza un motivo, che in realtà poi i motivi sono tanti! Mi aspetto che il disco venga accolto come un disco di canzoni sincere ed oneste, poi se il disco piace tanto meglio, è un po' la ciliegina sulla torta!


ALBUM REVIEW “Musica per Autoambulanze” Giacomo Toni

“Musica per Autoambulanze”, vi suonerà bizzarro ma questo è il titolo scelto dal cantautore romagnolo Giacomo Toni per il primo disco ufficiale con l'etichetta “MarteLabel”ed uscito il 23 aprile scorso. Il disco contiene 12 brani scritti da Giacomo Toni e interpretati assieme ai componenti della sua band (La Novecento Band): Alfredo Nuti dal Portone, Roberto Villa, Enrico Giulianini, Marco Frattini, Marcello Jandù Detti, Enrico Mao Bocchini e Gianni Perinelli. Le canzoni del disco vi porteranno in un mondo sonoro che non si può racchiudere nel confine di un genere musicale ed è difficilmente comparabile alla canzone d'autore attuale. Scalcia qualche

di Rossella Fantinato

retaggio Jazz, Swing, Classico e anche Rock&Roll. Ascolterete suoni incisivi, veloci, incalzanti in “L'Autoambulanza”, “Come una specie di mezzo matto” e “Vita da Niente”. Sarete trascinati in un mondo teatrale fatto di storie ciniche e comiche in “Il bevitore longevo” e “Le macchine vedovi”, brani dall'alto sound e band coesa ma risulta discutibile l'operazione di riportare l'ironia, che dal vivo funziona, all'interno di un disco. Placano i ritmi e incantano le ballate presenti nel disco: “Ode al meccanico mite”, “L'ultima volta” e “Se ti vedo”. Brani intrecciati di eleganti malinconie, nebbiose visioni e poetiche citazioni che passano da Manganelli a Neruda, da Bukowski a Lorca. Dopo il primo ascolto, tornerete a farlo ancora. Avrete un retrogusto di curiosità per l'offuscata razionalità di alcuni testi, che tuttavia vi trasmetteranno un significato di difficile traduzione. Assaggerete il sapore di quel che ho cercato di dirvi, solo ascoltando il disco. Giacomo Toni ha appena iniziato il suo tour che lo vedrà in teatri, locali e festival vari di tutta Italia. C'è da dire che ai suoi live si vede un pubblico inebriato e posseduto dal suono penetrante e palpabile della Novecento Band: un collettivo di elevate personalità musicali. Le chitarre, le scelte sonore dei bassi, l'arrangiamento dei fiati e il sound dei batteristi presenti in “Musica per Autoambulanze” sono cosa rara per un disco di un cantautore. Vi auguro di imbattervi presto in suo live e, in un meccanico mite.






Via PrA’ Bordoni 43 - ZanE’ (VI) - Tel 0445.315514



KINOTERAPIA

di Matteo Gasparetto

NOI SIAMO INFINITO Un film di Stephen Chbosky. Con Logan Lerman, Emma Watson, Ezra Miller, Mae Whitman, Kate Walsh. Titolo originale The Perks of Being a Wallflower. Commedia, durata 103 min. - USA 2012

Questa è la storia di Charlie Kelmeckis, un giovane adolescente che tenta di affacciarsi al mondo, dovendo convivere con una grave tragedia del passato e con una mente fragile che non vuole tornare dove ha sofferto troppo. Alle sue difficoltà si aggiungono la spietata franchezza e il divertito cinismo dei suoi coetanei, e sono la musica e la letteratura a fornirgli un rifugio dalla solitudine. Passa i primi giorni del primo anno di liceo nel pieno anonimato, emarginato e incapace di stringere amicizie, finché conosce Patrick e Sam, due ragazzi all'ultimo anno di high school. Patrick, omosessuale e istrionico, è la figura d'appoggio di cui Charlie aveva bisogno, mentre Sam, bella e intelligente, diventa oggetto d'amore del giovane. Le prime esperienze sociali, le ragazze, la droga, la musica di Bowie e degli Smiths, l'anno di Charlie sarà tanto meraviglioso quanto si rivelerà fragile. Il film è tratto da The Perks of

Being a Wallflower, racconto epistolare di un anno da adolescente a rischio del 1999, di cui l'autore, Stephen Chbosky, è anche regista dell'opera cinematografica. Chbosky permea il film di un'atmosfera in cui l'amplificata emozionalità adolescenziale è il centro pulsante della vita del giovane trio, una sorta di motore che porta tutti i personaggi ad un rapido processo di discesa e risalita, di scoperta e ridefinizione. Si parla di scoperta di sé, di amore e aspirazioni, dei sogni giovanili, di ideali e affinità elettive, di problemi di identità e appartenenza e le immagini di Chbosky sembrano trasportare tutto ciò in un vorticoso contesto d'amore, di indefinitezza e meraviglia, non senza una buona dose di malinconia per quello che non è ancora e per quello che non sarà più. L'adolescenza e i suoi tumulti accomuna tutti noi, ma è anche ciò che ci differenzia e divide.


ALBUM PREVIEW

di Antonio Lo Giudice

TONY LA MUERTE - IL TONICO CAPRONE

E così giunse l'esordio della one-man-band vicentina, To n y l a m u e r t e ( e c h i s i chiama Tony deve essere figo a prescindere). Se siete stati a qualcuno dei suoi numerosi concerti, sapete cosa a s p e t t a r v i : u n o slabbratissimo blues in stile Birthday Party con la voce da orco del mastermind ad evocare il Nick Cave quando l'australiano graffiava davvero e non era un misero strumento di istigazione per ditalini adolescenziali. “Il Tonico Caprone” (titolo dell'anno) alterna rabbiose sfuriate elettroacustiche a brevi strumentali da

colonna sonora (azzardo: ascolti ripetuti di “ParisTe x a s ” ? ) c o n t e s t i c h e definire sarcastici è un eufemismo. Roba da ascoltare in macchina rigorosamente da soli, quando ci si vuole illudere che gli orizzonti della Gasparona siano un po' più ampi del percorso VicenzaBassano, Bassano-Vicenza. Soundtrack di un western di paese dove sangue e bianchini scorrono a fiumi o di un porno di tipo “punishment” da far girare alla vostra ex o alla tipa che vi ha mandato in bianco. Insomma, da consigliare!


SOUND AND VISION NIGHTCLUBBING

LA GUIDA AL VOSTRO DIVERTIMENTO NOTTURNO

I locali che trovate in questa sezione sono stati scelti e selezionati grazie ad una attenta valutazione che considera: ambiente, programmazione proposta, originalità e qualità dei servizi offerti. Tutti i locali sono stati selezionati e visitati dal nostro staff. Vi invitiamo quindi a frequentarli e fare di questi i vostri locali preferiti.

Legenda Simboli Musica: LIVE MUSIC SOFT & JAZZ

LIVE MUSIC ROCK

DJ SET

DISCOTECA

BRUSCHETTE PANINI

PIATTI FREDDI

Tipologia Locale: COCKTAILS

WINEBAR

BIRRERIA

Altro: smoking area MOSTRE

WIRELESS

GIARDINO ESTIVO

AREA FUMATORI

CLUB CON TESSERA

MEGA SCHERMO

SERVITO MEZZI PUBBLICI

ACCESSO DISABILI

CERCACI SU FACEBOOK

AMICI DEGLI ANIMALI

DISCOTECHE DISCOBAR BIRRERIE WINE BAR


NIGHTCLUBBING a Vicenza

SARTEA

Locale storico di Vicenza che da anni allieta e propone importanti novità. JND Festival Electronic Music, che ha portato il Sartea a livelli internazionali grazie ad una selezione ricercata di djs di ottimo livello provenienti dai Clubs di Berlino, New York e Londra. Ambiente liberty, affascinante e ricercato che risalta la qualità del servizio. Chiuso Lunedì C.so S. Felice 362 - VICENZA - Tel 0444.563725 www.sartea.it - www.facebook.com/bar- sartea

BARBIE MUSIC CLUB

NIGHTCLUBBING a Vicenza

l Barbie Music Bar è ormai punto di riferimento dell'ovest Vicentino per quanto riguarda la musica "live".Niente di banale, un continuo alternarsi di Band locali e non...con attenzione particolare alla musica d'autore,dj set molto vari nel genere variando dal hip hop all' house music...! Vasta gamma di birre Artigianali alla spina e in bottiglia, una grande varietà di cocktails , panini bruschette e molto altro ancora....wi-fi gratuito, mega schermo per seguire tutti gli sport..! Barbie Music Bar...non è la solita musica !

Via Bottego 20 - Arzignano - VICENZA Info FB. Barbie bar - Barbie music bar

MOC Montecrocetta

NIGHTCLUBBING a Vicenza

C'E' VITA SU MOC: immersi nella verde collina del Parco, prepariamo bruschette, piatti freddi ed insalatone con particolare attenzione alla qualità e freschezza dei prodotti...ampia scelta anche per una dieta vegetariana. Aperitivi in musica, iniziative culturali,serate DjSet...e concerti live domenica pomeriggio. Aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 02.00 Email: montecrocetta@gmail.com

Via Rivana 7 Bassano d. G. Info Tel. 377.4196772 - FB: moc_montecrocetta

VINILE

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Vinile classe 1976 punto di riferimento per artisti e promoter fuori dagli schemi della maggior parte dei locali presenti sul territorio. Recentemente rinnovato propone Live music & dj set con feste a tema o party di tendenza. Locale con sala fumatori disponibile per feste private & happening... smoking area

Via Capitano Alessio 94 - Rosà www.vinileclub.it - Tel 347.1601429


MARAKELLA

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Sulla statale che collega Vicenza a Padova esattamente a Grisignano si trova il Marakella. Nato dall’idea di unire il dolce e il salato in un unico ed accogliente ambiente. La ciliegina sulla torta? La musica! Che accompagna gli affollatissimi aperitivi domenicali dalle 18 in poi. Da provare a tutte le ore! Marakella vi aspetta!

Via Mazzini 6 - Grisignano di Zocco Info: Roberto 349.3198097

BAR SMERALDO

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Nel centro storico di Vicenza, in Campo Marzo, il parco più malfamato del Veneto, un locale di grande atmosfera per cuori forti. Se i peggiori bar di Caracas vi fanno una pippa lo Smeraldo fa per voi!

Campo Marzo - VICENZA INFO - Facebook: barsmeraldo

MAMA L’OCA

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Il Mama L 'Oca é ormai un punto di riferimento per quanto riguarda la musica live e rock dj set.Vasta scelta tra aperitivi, birre artigianali alla spina e in bottiglia.Ottime bruschette, insalate e panini.Locale ufficiale Guinness.Wi-fi gratuito, Sky e Mediaset Premium.Aperto dalle 7.30 alle 02.00

Via S.Carlo 10 Costabissara Vicenza Facebook: Mamaloca Info 347.5035098 Cristiano

food music&drink

NEW AGE

NIGHTCLUBBING a Treviso

New Age Club è il rock club più esclusivo della parte nord-orientale della penisola. new age club è totale garanzia di professionalità e visibilità per gli artisti affermati da tutto il mondo. new age club è trampolino di lancio per le nuove realtà musicali. new age club è lo spazio di divertimento notturno senza vincoli anagrafici. lo staff del new age club vi dà il benvenuto per una nuova elettrizzante stagione di live allo stato puro!

Via Tintoretto 14 - Roncade - TV Tel 0422.841052 www.newageclub.it


DE GUSTO

NIGHTCLUBBING a Treviso

It's kinda funk! La Gusteria tipica de'Gusto jezza, funkeggia e gioca al chilometro zero. Nella fantastica atmosfera di Villa Barbaro a Maser, Rosti, Giulio e Mc ti aspettano per farti rilassare, bere, mangiare e musicare. Il territorio messo in vetrina per essere gustato. Il de'Gusto è il locale per tutti e di tutti, dalla mattina alla sera escluso il lunedì allieta le tue giornate e si propone come l'alternativa alla noia del quotidiano. Il passato è passato, il presente è passato, ma il futuro deve ancora passare. Vieni a trovarci.

Villa Barbaro 4 - Maser - Treviso www.de-gusto.com - Tel 0423.565603

ROCK CAFE’

ROCK CAFE

NIGHTCLUBBING a Treviso

Dal '91 il "ROCK" è indiscusso punto di riferimento per tutti quelli che (scusate lo snobbismo) la musica la sentono un po' di più. Precursori della DJ CULTURE i due fratellini preparano con i loro super collaboratori anche ottimi drink. Ricerca e coerenza sono alla base del bel connubio tra passato, presente e futuro che ha vita in questo posto. Dal Martedi alla Domenica dalle 17.30 alle 01.00

St. dei Colli - Castelcucco - Tel 349.6027294 www.rokkafe.com

Vi consigliamo inoltre... Via Fonderia 73 - TV tel. (+39) 0422 697086 www.homerockbar.com HOME è aperto dal 2008. è stato eletto per come miglior dj bar d'Italia per 4 anni consecutivi. Il locale è stato concepito per ricreare quella sensazione, quella vibrazione, quella emozione, quel mood, quel giusto mix di semplicità, accoglienza, comfort, tranquillità e spensieratezza che potete trovare nella vostra casa. Home è un punto di ritrovo, di ristoro e di intrattenimento. E' un luogo che ha come fondamenta la musica rock. Adesso dovete solo provarlo!

HOME ROCK BAR

DEPOSITO GIORDANI

Via Via Prasecco, 13 Pordenone www.depositogiordani.it

Via Commerciale 12 Villa del Conte/Abbazia Pisani - PD Info: www.rickyspub.com Hot spot per chi ama la musica live di qualità grazie ad una crew e ad un programma bilanciato,si conferma uno dei locali più gettonati. Il meglio delle rock cover band,dell'alternativo ed indipendente, i tributi più leggendari. Dal grunge al postrock, dall'acustico al metal, dall'indie alla new wave! OPENPARTY con i migliori djs in campo rock, crossover, indie, electro! Se cercate un'alternativa al solito music pub con karaoke e cotillons, l'avete trovata.

RICKYS PUB

CHALET DE LA MOT

Baselga di Pinè - Trento Tel 380.7325710

Il Deposito Giordani offre al vasto pubblico giovanile ed all'area degli organizzatori culturali, un'opportunità in più di utilizzo di un contenitore polivalente e polifunzionale. La divisione del sito in sale e la dotazione di impianti audio, video e luci residenti permettono un accesso facilitato per promuovere e produrre serate musicali, teatrali, conferenze, corsi, feste private ed altre iniziative.

Nuova anima per il Chalet de la Mot, oltre a riaprire come pub con 6 splendide spine di selezionata birra e ospitare numerosi live e dj set, vi delizierà con il ristorante aperto dal martedì alla domenica dalle 18 alle 24.

Via Alto Adige 164 Gardolo - TRENTO Tel 0461 993261 Oltre Trento verso nord in zona Gardolo troviamo un nuovo locale “Officina Gambrinus”. Locale a 360° che offre ottimi piatti sia a mezzogiorno sia alla sera. Potete gustare sia pizze che piatti tipici trentini. Una programmazione musicale di qualità, accompagnerà i vostri weekend con i djset al Venerdì e musica live al Sabato sera. Non vi resta che provare le emozioni dell’Officina Gambrinus!

JACK THE RIPPER

OFFICINA GAMBRINUS

Via Nuova 9 - Roncà - VR Tel 045.9971260 www.jacktheripper.it

Un vero tempio del rock! Un punto d’incontro obbligatorio per la buona musica. Da qui sono passate le migliori band underground del pianeta. E se Elvis fosse ancora vivo dopo Las Vegas avrebbe scelto questo posto per esibirsi. Il Jack the Ripper è alternativo, fuori da mucchio, inossidabile, una garanzia di qualità e continuità. Rochenrol!!!





GIUGNO 8/9 ENTRATE D’EMERGENZA Inaugurazione mostra fotografica «Ritratti: Quattro prospettive a confronto» - DjSet a cura di Dax Dj Domenica : Inizio del percorso dedicato alla danza contemporaena

12 LES MANOUCHES BOHEMIENS Live 15 JACOPO MARTINI QUARTET (Manouches Style) 19 VICENZA SOTTOSUOLO presenta: Johhny MOX (OneManBand) GULL (OneManBand) 28 BACK TO BLACK DjSet by DJD 29 DEHODEE VICENZA DjSet (Ultra Sound)

C.SO SAN FELICE E FORTUNATO - VICENZA TEL 0444.563725 - EMAIL BAR_SARTEA@YAHOO.IT


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