SOUND AND VISION Settembre2013

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Live Review

di Francesco Nicolli

Sound and Vision Magazine Dir. Responsabile: Stefano Rossi - Editore: Daniele Pensavalle

Anno 9 - N° 107 Settembre 2013 - Aut. Trib. Bassano d. G. N° 8/03 del 3.09.2003 QUESTO NUMERO È STATO REALIZZATO GRAZIE AL CONTRIBUTO VOLONTARIO DI

Giorgio Mari (VI) - Antonio Lo Giudice (VI) - Francesco Nicolli (VI) - Luca. Sartor (VE) - Fox (VI) Fabrizio Consoli (MI) - Enrica Sampong (VI) - Emanuela Virago (TV) - Lara Lago (VI) - Laura. Moneta (PN) Chiara Fantinato (VI) - Alice Lago (VI) - Marika Zorzi (VI) - Daniele Pensavalle aka DJd (VI) Viola Serena Reginato (VI) - Davide Visentin (TV) - Annalisa Tonini (TV) - Marco Poles (PN) Stefania Bordignon (VI) & Stefano Mazzocchin (VI) - Matteo Gasparetto (TV) - Francesca Del Moro (BO) Alberto Visentin Casonato (PD) - Tobia Downass (VI)

FOTOGRAFI di S&V Mag Daniele Pensavalle, Viola RE, Michela Del Forno, Luca Latini

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Live Review

Foto e Testo di Emanuela Virago

RADAR FESTIVAL Daughter e Austra Live

Quest'anno il Radar Festival ha la voce di Elena Tonra del gruppo Daughter. E quella di Katie Stelmanis di Austra. Inglese la prima, Canadese la seconda, sono le grandi voci femminili che hanno caratterizzato l'entusiasmante kermesse padovana. Ben ventitré serate di musica e tanti illustri protagonisti come Gold Panda, DIIV, Thee Oh Sees e una nutrita selezione dal panorama indipendente nazionale che hanno portato a Padova ottimi contenuti e un pubblico attento e curioso. Vi parlo di voci. Penetrante, vitale, a volte eterea quella di Tonra, con slanci emozionali che raccontano attentamente un disco d'esordio tormentato, intenso e a volte cupo. Il trio londinese è in grado di raccontare quel disagio che, certe volte, si può provare nel corso di una vita. Ma non è certamente l'unica chiave di lettura del

loro If You Leave, che già dal titolo allude ad un abbandono, perché è capace di scavare nelle zone più recondite dell'animo e affrontare a viso aperto quelle angosce esistenziali con cui spesso si deve fare i conti. Un viaggio interiore tanto coraggioso da intraprendere, quanto liberatorio una volta giunto alla conclusione; il loro sound a volte può ricordare l'intensità trasmessa dai compagni di etichetta come St. Vincent e Bon Iver. Austra invece presenta a Padova il nuovo album Olympia (il cui titolo è un omaggio alla figlia dei titolari dello studio Keyclub nata durante le registrazioni), un disco ricco di colori e ambientazioni che sembra abbandonare le atmosfere più oscure e decadenti del precedente Feel it break del 2011. C'è una produzione leggermente più complessa a favore di un'apparente semplificazione della composizione e il nuovo lavoro è un perfetto equilibrio tra un'elettronica molto ritmica ed il folk dettato dalla bellissima voce della cantante e autrice dei testi Katie Stelmanis che ha un'espressività vocale incredibile. Esalta il lato pop della loro musica e valorizza l'impianto vocale e le ritmiche da club. E così non si può non rimanere colpiti da brani come Home, primo singolo apripista, dove su un tappeto dance Katie (che sul palco indossa ai piedi zatteroni stile Buffalo anni '90) ci racconta le sensazioni che ha provato una sera nell'attesa del ritorno a casa della sua compagna, oppure da Forgive me, un disperata richiesta di perdono accompagnata da un basso dalla ritmica davvero avvolgente. Capacità canore e gusto nell'arrangiamento: faranno strada entrambe.




Live Review

CAT POWER @ CARROPONTE (MI) di Chiara Fantinato

Di un GATTO si sa, non ci si può mai fidare e chi la conosce di più, sa che da Cat Power ci si può aspettare di tutto tranne prevedibilità! Ecco perché il concerto di Charlyn Chan Marshall, di domenica 7 luglio al Carroponte di Milano, è stato fino all’ultimo agoniato e desiderato, e forse, a giudicare dalle diverse critiche, anche un po’ troppo caricato di aspettative! Infatti, dopo l’annullamento delle date invernali del tour europeo della cantautrice di Atlanta, a causa dell’acuirsi dei suoi problemi di salute, dopo la pubblicazione di una poco promettente, quanto insolita richiesta, sulla pagina facebook dell’agenzia di booking DNA, il giorno prima del concerto (-“ciao a tutti! stiamo cercando una di queste due chitarre (e il tremolo) per domenica a Milano e lunedì a Roma per Cat Power perché l’ha rotta in tour! chi di voi ci può aiutare ci

di Chiara Fantinato

contatti in pvt. grazie in anticipo da DNA e CAT!”-), dopo un discreto ritardo di venti minuti nell’entrata in scena sul palco lombardo, la Potente Gattina finalmente si palesa! Un’entrata piuttosto punk, a partire dal look (capello ossigenato spettinato e giubbino borchiato di pelle nera), per passare quindi al “getto di condivisione della sigaretta accesa” tra il pubblico, un sorso di tisana e poi il silenzio…le suadenti, profonde e calde tonalità della sua voce hanno il sopravvento su qualsiasi altra cosa, band inclusa. Il gruppo, composto da 3 compostissime donzelle e da un giovine tatierista-chitarrista, fa infatti semplicemente da sfondo alla sua persona che si manifesta in tutta la sua gentilezza, femminilità e fragilità, saltellando e danzando in ogni lato del palco, come a non voler far torto a nessuno degli astanti. Chan propone soprattutto brani tratti dalla sua ultima e più matura fatica, “Sun“, ma non manca di emozionare con una sensualissima interpretazione di Anjelitos Negros, estratta dall’ album di cover “Jukebox”, rispolverando anche le vecchie e più dure sonorità del suo repertorio, con cui apre il concerto, “Metal Heart” e “The greatest”, brani che, come afferma timidamente sul palco, “ho scritto quando ero giovane”. Una sorta di necessità della cantautrice di comunicare ai suoi fan il cambiamento avvenuto nel suo percorso, musicale e personale, senza però mai rinnegare le sue radici, affondate nel rock/blues più profondo, cui rende omaggio con la cover di “I found a reason” dei Velvet Underground, brano su cui cala il sipario. E così ci saluta, gettando tra la folla dei boccioli di rosa bianchi, con la stessa semplicità e scanzonaggine con cui ci ha riversato addosso, anche se solo per un’oretta, tutta la sua anima. Poi, emozionata, si inchina e se ne va!


Live Review

di Luca Sartor

THE FUZZTONES I festival musicali estivi italiani crescono, si moltiplicano, molti finiscono nel giro di una stagione. Altri tra mille vicessitudini riescono ad andare avanti qualcuno anche con un buon successo di pubblico .E' un fatto però che non si riesca ad avere qualcosa di livello internazionale ed in modo duraturo.Vabbè ,in questa calda estate africana cerchiamo di accontentarci. Così quasi per caso scopro da un amico che arrivano i favolosi Fuzztones. Visti, rivisti stravisti forse, ma Rudi Protrudi e il suo combo sono e rimangono sempre dalla metà degli anni 80 una garanzia. Suoni distorti dai favolosi 60s grandi ammiccamenti alla psichedelia e una buona dose di cover di gruppi cult (Sonics,Seeds,Floor elevators etc). Il flyer che mi passa l'amico Stev è grande quanto una figurina della Panini (quella degli album dei calciatori per capirci), e cè solo il nome della band senza riferimenti al luogo od orari.... Così dopo un

paio di telefonate scopro che la location è Codroipo, il Summer Music fest che si tiene da qualche anno, ma di cui non ne avevo mai sentito parlare. Un boschetto appena fuori il centro, originale sopratutto in una sera di caldo equatoriale. Due band nostrane fanno da simpatico apripista ad un abbondante pubblico accorso per la serata.Fans di vecchia data visto che Rudi,una volta guadagnato il palco ringrazia in particolare questi amici che lo seguono da sempre e che è contentissimo di rivedere sopratuuto di questi tempi in cui la musica dei Fuzztones non è propriamente hype. Si parte con un bellissimo brano in stile surf composto con D.Allen patron della Tower records (quella delle colonne sonore di film bickers/Hell's Angels) nonchè membro degli Arrows. Seguono la serie dei classici che hanno reso celebri i Fuzztones e sono sopratutto brani dal primo album in studio divenuto ormai un classico del garage rock di


Live Review sempre. Sono tre o quattro i brani nuovi proposti alcuni dei quali tratti dal nuovo album uscito in primavera. Il caldo è micidiale ma la band riesce a far ballare tutti. Simpatiche le introduzioni ai brani sopratutto per 'get nacked' in cui invita tutti a spogliarsi e mettere da parte per un attimo il pudore visto il caldo africano. Ad un certo punto parte un coro dal pubblico di Happy Birthday : non è il compleanno del leader della band ma bensì i 30 anni di Fuzztones !! Attimo di commozione, le chitarre ed il basso vox si incrociano a riordare il simbolo della band e poi il ringraziamento con due cover spietate di Cindarella e Strychnine Due ore e rotti di musica outa time come direbbe qualcuno , aa base di fuzz e farfisa,ma assolutamente piacevoli. A fine concerto riesco a fare alcune domande ad un Rudi Protrudi intento a firmare autografi e proporre merchandise della band. S+V :sono passati un sacco di anni da quando ho avuto modo di incontrarti durante il primo tour italiano, sono cambiate tantissime cose ma il vostro suono e sempre fantastico. Cosa state combinando in questi tempi non molto generosi con la buona musica? R.P. Beh come vedi riusciamo ancora a suonare parecchio in giro per l'Europa. Attualmente siamo di base in Germania. S+V ho sentito del materiale nuovo un pò diverso dal solito garage sound 60s. R.P Abbiamo registrato questi brani in Israele dove una etichetta locale si è offerta di pagarci lo studio e gestire i brani che usciranno in un nuovo cd.Sono dei pezzi con riferimenti alla psichedelia americana fine 60 primi 70 più che al garage classico per cui siamo famosi. S+V ci dici qualcosa del nuovo album uscito ad inizio anno con le cover dei classici dei Fuzztones. Il progetto dei Cramps che seguì l'uscita dei loro primi due albums

di Luca Sartor

(songs the Cramps thought us- una serie di alcuni lp con le versioni originali di brani rifatti dal quartetto Newyorkese nei loro albums o dal vivo) era interessantissimo, ma il tuo è decisamente oltre!!! R.P. Grazie! veramente è stato un progetto che ha richiesto più di tre anni per essere realizzato. Noi abbiamo contribuito con i nostri dischi alla riscoperta di molte band 60s che si sono in seguito riformate per registrare dei nuovi album o suonare dal vivo. I primi sono stati Q. Mark and the Mysterians che hanno voluto registrare un paio di nostri classici, da li è nata l'idea di far suonare i nostri pezzi alle band 60s che abbiamo celebrato con i nostri live o albums in studio. Abbiamo avuto un sacco di adesioni : Vanilla Fudge, Strawberry Alarm clock, Sky Saxon ma anche un doloroso diniego da una delle band più indebitate con noi, i Sonics! S+V un album effettivamente godibilissimo,originale nel concept che spero riesca a meritare la giusta visibilità! Grazie Rudi spero ci si reincontri presto e ..may the fuzz be with us !!


BEDROOM REVOLUTION

Siamo arrivati a settembre e come per magia riparte il mondo. Per i fortunati che sono andati in vacanza staccando la spina, per i fortunatissimi che sono andati all'estero e magari sono riusciti a sfuggire al martello pneumatico 'scassazabedei' su governo, ladri, condoni e quantaltro. La radio passa la musica più moscia che possiate concepire - se avete ancora dei neuroni funzionanti- forse lo fanno apposta. Per fortuna c'è la rete e il giradischi in camera...la rivoluzione la possiamo ancora fare! A metà degli anni novanta due band inglesi hanno rivoluzionato veramente la musica. Questo perchè in quel momento il mondo era pronto ad ascoltare; sicuramente la loro musica non può essere definita totalmente originale perchè nell'underground dei vecchi suoni qualcosa non dico di simile ma concettualmente collegabile (vedi il lp di Byrne/Eno My Life per dirne uno) si era sentito. Il mix di suoni e le atmosfere spesso molto cupe, quasi gotiche o doom come dicono gli albionici, erano dominanti.

di Sir Taylor

Dopo la sbornia del punk, del grounge della wave le gioiose melodie lisergiche che giravano nei primi rave parties a Ibiza e Londra (quelle dove partecipavano rock band come i Charlatams oltre ai dj di acid house) le prospettive si facevano cupe per chi voleva vedere lontano. Io non ero tra quelli ma colsi il lato musicale della faccenda e così mi trovai immerso nella nascente scena musicale del trip hop (il blues del nuovo millennio). Dei Portishead abbiamo parlato ormai anni fà - perchè il loro primo album in vinile rimane molto bello e sempre collezionabile, sono così rimasti fuori i Massive Attack che furono l'altra metà del Bristol sound. Escludo quel supergenio di Tricky solo perchè collezionisticamente parlando non ha l'importanza delle due band che ho citato, ma i meriti e i pregi andrebbero divisi per tre.... Tutti questi artisti comunque sono frutto dell'appoggio economico e della lungimiranza di Neneh Cherry che sponsorizzò ed economicamente sostenne gli esordi di Portishead, M. Attack e Tricky! Artisticamente


di Sir Taylor parlando il primo album dei Massive Attack a mio avviso rimane ancora il più bello nella loro discografia. Affermazione discutibile sicuramente ma il mix di atmosfere vivaci e cupe su ritmi soul, dub reggae e hiphop lo rende ad oggi ancora qualcosa di unico. Five men army, Blue lines, Be thankful for what you got, Protection restano brani fortissimi a distanza di venti e più anni. Detto ciò se gira su siti specializzati (ebay o discogs) si scopre subito che l'album in assoluto più amato, ricercato e collezionato è invece il terzo prodotto dalla band, Mezzanine. Che non sia il migliore è solo la mia opinione. Ovunque si parli di M.A. troverete che al contrario della mia convinzione questo viene definito come il loro lavoro meglio riuscito. Sicuramente è un album molto bello ma anche più cupo dei precedenti, sopratutto magistralmente prodotto con i suoi campioni pazzeschi di Cure e Velvet Underground. Penso questo fatto sia uno dei motivi che ha contribuito in modo determinante al successo e diciamolo al mito dell'album di culto della scena triphop. In quegli anni è bene ricordarlo la tecnica dei campioni era ancora appannaggio di pochi abili produttori e deejay legati al mondo del hip hop e poi della nascente scena drum and bass; i programmi non avevano tutte le funzioni facilitatrici di oggi. Ancora erano pochi quelli che dichiaravano i campioni usati per non dover pagare royalties o per sfuggire al veto di alcuni autori che non gradivano questa tecnica. L'album ha sicuramente dei brani di punta ma ancora una volta sottolineo l'unità del lavoro che potrebbe essere preso quasi per un concept album. Mezzanine rappresenta anche un punto di rottura fra i membri della band dove Mushroom il deejay più orientato verso la soul/dance music è costretto a lasciare la band che musicalmente prende una strada più rockpost punk diranno alcuni- sicuramente a ragione considerando il record di oltre 4 milioni di copie

vendute. Anche le collaborazioni vocali cambiano e Annette e la cantante degli E.B.T.G. (Everythin But The Girl) lasciano il posto alla cantante dei Cocteau Twins (gruppo gotico crepuscolare per eccellenza), al sempre disponibile buon vecchio Horace Andy (che voce pazzesca!!) e alla voce di Del Naja membro fondatore della band. Entra in organico anche un chitarrista che segue la band in tour. Lo storico concerto a Pordenone (10 maggio 98) di cui gira anche una bella registrazione mixer testimoniò ai presenti lo stato di grazia della band. Molto diverso da quello che si era visto un paio di anni prima nelle poche date italiane (Milano luglio 96 dopo i Sex Pistols). Per finire una parola sulla cover in bianco e nero- le cover dei precedenti lp/cd erano tutte coloratissime- forse preannuncia o fà trasparire il cambiamento rispetto ai lavori precedenti. La testa di uno scarabeo o cervo volante, un curioso insetto che si trovava anche da noi fino a qualche anno fa, incrociata con una parziale figura di auto incidentata campeggia su uno sfondo bianco, quasi ad intimorire o mettere in guardia l'ascoltatore...chissà. L'album originale fu stampato anche in vinile poche migliaia di pezzi rispetto ai milioni in cd e sono queste le copie che valgono una fortuna. La stampa europea (tedesca o inglese se non ricordo male non ci sono specifiche su label e copertina) è molto rara e oggi costa tranquillamente 120/150 sterline se in condizioni perfette. Trovare una copia a poco è molto simile statisticamente a vincere win for life, ma non si sà mai. Attenzione, perchè il disco è stato ristampato illegalmente con inferiore qualità e questa edizione dovrebbe costare non più di 20/30 euro. Controllate bene le matrici interne che devono essere scritte a macchina mentre nella ristampa sono scritte a mano. Anche la grafica è leggermente sfuocata ma se non siete esperti aprite bene gli occhi, che di furbetti e pieno il mondo!


Live Review

di Luca Sartor

Crosby, Still & Nash

Live @ Piazzola s. B. - Hydrogen festival 20.07.13

Quando ho visto i manifesti che pubblicizzavano l’evento ,ad inizio estate ho storto il naso pensando al solito mostruoso infinito revival. La domanda che mi ponevo era:cosa hanno ancora da dire questi signori che hanno fatto il rock di altri tempi? Una rapida verifica sui siti internazionali mi ha messo di fronte ad un muro di ottime recensioni sui live e dischi usciti da solisti negli ultimi anni. Senza addentrarmi su concetti relativi a modernità, eternità e valore di certi musicisti rispetto ad altri e visto che ho amato profondamente questo supergruppo ho fortunatamente deciso di andarmi a vedere la data padovana (Piazzola sul brenta per Hydrogen festival).Confesso che qualcosa di positivo mi era stato anticipato da amici che erano stati al Palageox ormai quasi due anni orsono ma il mio atteggiamento era ancora di prudente diffidenza. Il loro repertorio fatto di policromia

vocale ,melodia a volte sussurate su basi acustiche, non è certo da prendere sotto gamba: se non hai voce o non sei in forma sul palco il disastro è assicurato. La band una volta guadagnato la scena parte subito alla grande con i classici elettrici più tirati: Carry on (dal loro primo album) è un ottimo biglietto da visita. Come fai a non amare un pezzo adolescenziale del genere (mi sono svegliato oggi e tu te ne eri andata, un nuovo giorno,nuove albe e tramonti per tirare avanti…). Ai tempi delle superiori ,quando iniziano le storie che finiscono male- e magari capisci che queste cose possono capitare anche quando di anni ne hai il doppio- ho consumato ‘ 4 way street ‘. Sapevo quasi tutti i testi a memoria perchè è veramente grande musica che parla al cuore con parole semplici. Allora non ti stupisci se è il pubblico che canta ‘Our house’ o Chicago una canzone che parla di cambiare il


Live Review mondo, ieri come oggi.Tra brani nuovi in uscita a febbraio del prossimo anno e classici dai solo album di Stills e Nash il tempo vola. Grahm Nash è sicuramente quello che dimostra di essere più in forma ,ottimo polistrumentista e sottolineo fantastico compositore che mi accorgo aver sottovalutato negli anni rispetto gli altri compadresa piedi nudi su un palco in cui l’unica scenografia è un tappeto persiano colorato- e poi la magica voce di David Crosby è ancora quella dell’eterno teenager sorridente che campeggiava sulle cover dei dischi dei Byrds. Basta sentire ‘la delicata acustica Gueneveve’ o la rivisitazione quasi funky di ‘Triad’ . E’ un mare di emozioni che ti travolge quando senti Almost cut my hair, più potente che mai o ascolti gli intrecci e i contrappunti vocali in Dejavou (non siamo tutti già stati qui? ci ricorda Crosby). Steve.Stills dimostra quello che si è sempre detto di lui come chitarrista : secondo solo a Hendrix -di cui era gran amico- gran assoli, grande inventiva, suoni pazzeschi dalla sua chitarra , fà dimenticare che la sua voce se n’è quasi andata. Grandissima la rivisitazione di Bluebird dei Buffalo Springfield con il controcanto di Nash, questa è una canzone che ho scritto quando ero un ragazzino dice, e dopo un paio di note è un boato di applausi. La band assemblata non lascia vuoti (bassista proveniente dal gruppo di Jackson.Browne, batterista dalla band di Gilmour e Sting, chitarrista dalla E street band…). Uno dei momenti più alti lo si ha quando arriva ‘What are their names’ per sole voci, un brano di critica sulla politica e sui politici di tutti i tempi, con considerazione sul governo di mr Obama e sorvolo sulla situazione italiana…Poi Nash ci porta al Tibet -. il vietnam di oggi ricordando la foto del primo bonzo arso vivo nel 68- ricordandoci che ad oggi si sono

di Luca Sartor

dati fuoco per protesta dall’inizio dell’anno 120 monaci buddisti tibetani, dedicando loro il nuovo brano ‘Dying for Buddha’. Un boato accoglie ‘wooden ships’ il classico dei classici. Il bis è la magica ‘suite judy blue eyes’ in cui tutti fanno il coro nel ritornello in spagnolo. Prezioso l’inserimento acustico nel mezzo del brano ‘within you without you’ per ricordare George Harrison. Tre ore quasi di indimenticabile musica e un mare di emozioni. Capisci alla fine che questo era uno dei supergruppi del periodo d’oro della musica .Concerto memorabile con un pubblico che commuove la band che lascia il palco sfinita. In uscita per il prossimo anno un live ufficiale con i concerti del tour del 1974 assieme a N. Young e già si parla di una possibile reunion dei fantastici quattro. Si finchè in giro ci sono degli arzilli musicisti settantenni come questi la vedo dura per i nuovi cantautori rockettari della nuova ondata americana e ancora devo sentire da questi signori delle cose che sanno di memorabile o indimenticabile .per loro fortuna il popolo ha la memoria corta.


THE SOCIAL NOTEWORK QUANDO LA MUSICA E’ RIBELLE

di Annalisa Tonini

La rivolta alla violenza: lo spirito costruttivo dell’ hip hop. “Hip is the knowledge, hop is the movement” ( KRS One)

Al di là del mito e al di là di quello che l’ industria discografica è riuscita ancora una volta a “sporcare”, che cosa vi viene in mente pensando alla cultura hip hop? In effetti è una storia lunga che comincia ben prima degli ‘80 e che è destinata a diventare la novità del ‘900, ciò che passerà sui libri di storia. L’ hip hop spezza i legami con il passato e crea una forma di comunicazione estetica assolutamente inedita. Non solo la musica, ma anche il ballo e l’arte vengono travolti da questa ondata e contribuiscono alla formazione di una nuova coscienza sociale. Il fenomeno comincia a NY all’incirca negli anni ’70 tempi difficili anche per la Grande Mela. Il sogno americano sembra aver esaurito le sue risorse, la città annaspa ed è sull’orlo della bancarotta. Non ci sono più soldi per la manutenzione di strade, mezzi,

palazzi, case. I quartieri popolari crollano, diventano terra di nessuno, spesso alle case viene appiccato il fuoco di proposito. New York ragiona secondo il termine “homo homini lupus”, le gang e i serial killer prosperano e il tasso di criminalità è tra i più alti del pianeta. Le fabbriche si trasferiscono oltre frontiera e le grandi compagnie spostano le loro sedi in altre parti del paese. Non bastasse nel ‘77 un terrificante black out elettrico paralizza la città, mentre per le strade, imperversano saccheggi, distruzioni ed incendi che la polizia non sa come fermare. Il cinema propone film come Taxi Driver, The Warriors o Escape from New York che cercano di rielaborare questi cambiamenti epocali. La cultura hip hop mostra fin dall’inizio capacità di adattamento e l’innata attitudine di “cucinare con gli avanzi”. In quei tempi


di Annalisa Tonini assurdi accende la miccia della creatività e dell’intelligenza sociale. L’allentamento dei controlli, è inevitabile, favorisce l’arte in tutte le sue espressioni. Le zone sotto Manhattan vengono lasciate allo sbando e sono prontamente occupate da punk, artisti, sovversivi, drag queen. Ben presto negli edifici lasciati vuoti dall’industria, trovano posto artisti e galleristi e tra quelle rovine riprende una lenta rinascita. Nelle strade invece ci sono orde di ragazzini afroamericani e portoricani che non sanno come passare il loro tempo. Sono poveri e senza soldi, ma di energia ne hanno da vendere. Non sono particolarmente sportivi e neanche così cattivi da entrare in una gang. Allora non resta che girare per strada, senza fare niente, anche se spesso le prendono senza ragione dai bulli del quartiere o dai poliziotti. Finchè ecco l’idea, così divertente da diffondersi a macchia d’olio. E’ la magia genuina della strada. Il vizio di scrivere il proprio nome sui banchi di scuola o sui marciapiedi si trasforma in un progetto di arredo urbano realizzabile con bombolette e Magic Maker. Per i ragazzi del Bronx mai usciti dal ghetto e in crisi di autostima , scarabocchiare il proprio nome in giro per la città è davvero eccitante. Rappresenta la conquista di nuovi territori e richiede una strategia di guerriglia organizzata. Presto gli scarabocchi diventano graffiti elaborati con problemi di carattere formale, regole di comportamento per le aree già disegnate, divisione delle zone ecc. La città da sporca e grigia si trasforma in un tripudio di colori e di energia positiva e anche se all’inizio non tutti apprezzano, diventa il segno visibile di una resistenza culturale che di anno in anno si carica di significati profondi politici e sociali. La strada nei quartieri popolari è ormai un luogo sacro, dove le persone si incontrano, si stimolano a vicenda, si divertono. Le comunità afro praticano i

block party, delle feste di quartiere in sostanza, dove con un impianto, due piatti di giradischi e un microfono è festa fatta! Sono i Maestri di Cerimonia ad occuparsi della musica. Anche se non sanno suonare e non sempre hanno una bella voce per cantare riescono a far divertire il pubblico. Parlano sopra la musica, incalzano i presenti, raccontano i fatti loro, esprimono opinioni politiche, nuove idee per la comunità, insultano la polizia...Suonano il giradischi, distruggono e riorganizzano pezzi già esistenti attraverso il mixaggio e lo scratching la grande novità dei dj newyorkesi. Nel ghetto si balla la break dance sopra i cartoni stesi sull’asfalto. Le traiettorie delle coreografie traggono ispirazione dalla ginnastica artistica, dal kung fu e dal salto della corda incrociato dei bimbi che giocano sotto i block. Ecco come tutto ha inizio, come persone socialmente destinate allo spaccio, alla delinquenza o alla filiazione precoce trovano nella musica e nell’arte una via d’uscita alla violenza. Come a dire che è meglio sfidarsi con bombolette, microfoni e passi di danza piuttosto che con i coltelli.


LIVE REVIEW

di Davide Visentin - Foto di Serena Viola Reginato

La Tempesta nella Foresta live from Sherwood Festival

Tempesta doveva essere, e uragano è stato. Anche quest’anno il festival patavino regala ai suoi adepti una degna chiusura, con una giornata “indie” che porta allo Sherwood il meglio del rock indipendente italiano. Si comincia alle 18 – troppo presto maledizione, perché ho sto vizio di lavorare – con Toffolo e gli altri Ragazzi morti. Seguono i Bachi da Pietra, Umberto Maria Giardini, la bellissima voce di Maria Antonietta, gli Altro e Giorgio Canali. Quando le ultime luci del giorno affievoliscono e cadono le tenebre, giungo al parcheggio dell’Euganeo per godermi finalmente il clue della serata, quei gruppi che divisi tra i due palchi allestiti valgono da soli la gita a Padova. Si, perché non faccio ora ad entrare che

sul second stage salgono i Pan del Diavolo: il duo folk siciliano ormai consacrato al grande pubblico underground è degno del proprio nome e scatena l’inferno. La gente assiepata sotto il piccolo tendone si scatena al ritmo delle due chitarre, cantando a squarciagola i ritornelli di gran pezzi come “donna dell’Italia” e “scimmia urlatore”. Le ultime note dal second stage accompagnano la gente verso il main stage, dove puntualissimi i Massimo Volume iniziano la loro gig. Tanto rispetto per una delle band alt-rock più longeve della storia musicale italiana, ma personalmente non ho mai sopportato le eterie e scialbe narrazioni di Clementi alla voce, considerando sprecata tanta innovazione sonora a


LIVE REVIEW semplice supporto di parole dal losco ed impalpabile significato. Detto questo, la folta schiera davanti al palco non mi è d’accordo, apprezzando il gruppo per intero: mi prendo un attimo per un paninazzo e mi sistemo davanti al secondo palco, dove “sorvegliati speciali” stanno per salire i Fine Before You Came. Sono infatti passati più di 10 anni da quando, agli albori della loro carriera emo-core, ascoltavo i loro primi pezzi la mattina andando al liceo. Ancora una volta il piccolo second stage si dimostra un po’ inadatto ad accogliere la bolgia di uno dei gruppi forti della Tempesta Dischi, rappresentante ormai storici del panorama underground italiano: la gente si ammassa e si ammazza, pogo scatenato, body surfing al limite della rottura del collo, con un pazzo scatenato che si dimena in cima al palo portante della tensostruttura. La band milanese esprime tutta il suo rock arrabbiato sulla folla festante, presentando in setlist per lo più l’ultimo Ep “come fare a non tornare” con un paio di buoni innesti per farci cantare vecchi cavalli di battaglia come “Buio” e “Piovono Pietre”. Poco dopo le 11 il main stage si illumina di nuovo per il piatto forte, il set degli Aucan. I tre incappucciati travolgono la folla con i loro suoni cupi e i loro mashup elettronici: la voce di Ferliga è come sempre eterea, schiacciata dall’esplosività di bassi e chitarra, e dalla sezione ritmica felpata. Una performance di un’oretta che conferma altissime attese per la band di punta di Casa Tempesta: un live sconvolgente, un viaggio tra sonorità dubstep e riff noise piuttosto pungenti. A chiudere la serata il duo dream pop Iori’s eyes, un misto di melodie ambient lisce come la seta e sonorità oscure tipiche del drum and bass: il classico gruppo che spacca il pubblico tardivo di un festival

di Davide Visentin - Foto di Serena Viola Reginato

tra la fazione “che due maroni, andiamo a casa” e l’altra “figata, fa su l’ultimo che ce li becchiamo alla grande”. Ancora una volta la mia personale opinione è irrilevante, giacché la fazione 2 è nettamente superiore e la festa è destinata a continuare, anche grazie all’apertura dei cancelli che permette a chiunque di gustarsi gli ultimi scampoli di un festival che anche quest’anno ha dato tanto. Tanti complimenti all’organizzazione, all’etichetta Tempesta – che ormai raccoglie tutto il meglio dell’underground italiano – e a chi si sbatte per proporre una musica diversa dal fognoso puzzolente mainstream. Long live rock ‘n’ roll. Stay tuned, stay stormed. D.V.


LIVE REVIEW

PEDEPALOOZA

Mentre molti degli altri redattori staranno facendo la conta dei festival a cui hanno partecipato quest'estate, il sottoscritto Avv. Dott. Antonio Lo Giudice di fulgide ascendenze antillesi barraccote non ha mosso il culo da casa, complice l'avanzata lievitazione della pancia della sua signora nonché il conto in banca non esattamente favorevole a sortite concertistiche (aggiungiamoci pure il cartellone dello sherwood festival, mia abituale meta estiva, che quest'anno, per usare un eufemismo, faceva schifo ai cani). Certo, qualche responsabilità ce l'ho anch'io: ero pronto per una sortita al Curtarock per andare a sentire il progetto alternativo del sassofonista degli Zu a metà tra la musica percussiva africana ed il noise, quando mi telefona il mio amico Dario per dirmi che, alla sagra di Mussolente, suonano gli Icebreakers, cover band locale degli AC/DC. Mezz'ora dopo ero in prima fila a pogare con una scalmanata parecchio in alcol sulle note di “Shoot to Thrill”. Ciò premesso, l'unico festival a cui ho partecipato quest'anno (e solo una serata su due) è il Pedepalooza nello stesso comune in cui

di Antonio Lo Giudice

risiedo – ma, quantomeno, all'altro capo del suo territorio! Tanta strada per assistere alle performance di MondoNaif, Elettrofandango e Gazebo Penguins: boh, alla fine ne valeva la pena. MondoNaif: con quel nome, temevo una band clone dei Tre Allegri Ragazzi Morti che sono stati bravi, bravi, bravi, ma non al punto di farsi perdonare le ultime due ciofeche che hanno dato alle stampe. Fortunatamente, nessun turbamento adolescenziale, ma un muro di distorsioni abbastanza convincente anche se un po' anonimo e la tendenza a pasticciare con il post che fa molto “band di supporto che dopo tre giorni manco ti ricordi”. Elettrofandango: loro sì, cavolo! Bravi, bravi e poco fortunati! Il loro disco d'esordio “In Quanto già Peccato” conteneva ottime canzoni (una specie di Tom Waits della laguna, ma con un cavo elettrico infilato su per il culo) un po' rovinate dalla produzione invadente di Ragno Favero (sono nel dubbio se oggi trovo più insopportabile l'adolescenza forzosa dei Tre Allegri Ragazzi Morti o i tormenti da post su facebook del Teatro degli Orrori). Dal vivo, aggiungono riverberi e swing, e spaccano di brutto, facendo persino ballare il pubblico. Gazebo Penguins: emopunk (nel senso nobile del termine- ovvero Husker Du, non Tokyo Hotel) e lambrusco… vabbè…. So' simpatici! Bella presenza scenica da duo slapstick (il bassista spilungone ed il chitarrista bassetto che suona su un cubo). Però è il genere in sé a contenere il suo limite. O sei davvero bravo a comporre (e loro, ad essere gentili, non sono né Bob Mould né Grant Hart, ), oppure ti fai ascoltare una volta, e magari piaci- ma la seconda non passi.



CD REVIEW

MINISTRI

“Per un passato migliore” GodzillaMarket, 2013

Ci sono dischi in cui entri a fatica, magari al primo ascolto rimani perplesso o vagamente infastidito, e poi al secondo o al terzo cominciano a conquistarti e altri che ti catturano subito ma presto ti stancano. L’ultimo lavoro dei Ministri non rientra in nessuna delle due categorie. Ti prende immediatamente e, col tempo, diventa sempre più bello mentre l’impressione iniziale si affina in una serie di dettagli che vengono messi a fuoco lentamente. Non c’è un solo momento debole, o superfluo, in queste tredici tracce. Sulle prime rimani colpito dalla freschezza, la genuinità della musica che torna all’originaria vocazione rock (nelle sue declinazioni punk, garage, grunge e hardcore) e dalla voce cristallina di Davide “Divi” Autelitano, che non perde la sua innata dolcezza neanche quando urla di rabbia. Certi ritornelli ti si scolpiscono nella mente e poi ti seguono ovunque, come dei mantra a scandirti la giornata. Qualcuno li definirebbe tormentoni, per via delle melodie accattivanti, ma non vi è traccia di

di Francesca Del Morodi- Foto di Serena Rossi Francesca Del Moro

faciloneria pop. Non è semplice fare musica, così come arte in generale, con una vocazione “civile” senza rischiare di cadere nell’invettiva fine a se stessa o nel luogo comune. I Ministri stanno bene attenti a evitare questa trappola: i testi di Federico Dragogna brillano per nitore e ricercatezza, sono aperti a molteplici livelli di lettura e non di rado toccano vette di sublime poesia. Lo slancio ideale qui si salda alla dimensione esistenziale ed è per questo che la rabbia, quando c’è, suona autentica, affonda le sue radici in un desiderio di partecipazione, nel rovello interiore di chi si sente chiamato a fare una qualche differenza nel mondo in cui si trova a vivere. I Ministri rifuggono dai proclami col megafono di chi ha già le risposte ed è per questo che è facile ritrovare dentro di sé i loro dubbi, lo scoramento, gli accessi di rabbia. “Uno di noi si sbaglia, uno di noi si schianterà, con la stessa voglia e con la stessa rabbia”: la voce di Divi stringe il cuore mentre grida questo ritornello a infrangere la sequenza ossessiva di slogan in cui la marca viene sostituita, con effetto straniante, dalla parola “mammut”. È l’urlo di Munch dell’individuo che si ribella a questo avvilente martellamento, il volo dell’anarchico Pinelli, il tradimento di Giuda, tutto questo e altro, secondo la libera immaginazione di ognuno. Il secondo pezzo parte con un’ariosa intro di chitarre che ricorda i Placebo di “Every You Every Me”, e in effetti tutto l’album ha un sapore decisamente Nineties (Smashing Pumpkins e Foo Fighters sono tra gli ispiratori del gruppo). La strofa, cantata tutta d’un fiato, ha un ritmo particolarmente serrato che diventa saltellante nel ritornello. Il mantra, ideale controcanto a quello pubblicitario del pezzo precedente, inchioda nella mente il messaggio che nulla vale (una sorta di laico vanitas vanitatum) e quindi bisogna provare a vivere la propria vita, senza lasciarsi soffocare dall’ansia di conseguire certi risultati o dal senso di umiliazione e inadeguatezza


CD REVIEW che deriva dal non averli ottenuti (il lavoro, la casa, ma anche, con autoironia, la chitarra). La terza traccia è un brano hard rock esplosivo con un ritornello al fulmicotone, che prende a bersaglio i rapporti di potere con un’allusione neanche troppo velata al naufragato accordo con la Universal, che ha riportato i Ministri a pubblicare con un’etichetta indipendente, la GodzillaMarket. Un ritorno alle origini, che in questo disco avviene anche in termini di stile. Non a caso PER UN PASSATO MIGLIORE è stato definito “un secondo secondo disco” nella misura in cui recupera la viscerale immediatezza del puro rock tutto chitarre distorte, percussioni potenti e bassi flagellanti che caratterizzava i primi due album prima della prova un po’ spiazzante di FUORI. Seppur non privo di pezzi memorabili, il terzo disco suonava infatti come un tentativo un po’ forzato di cimentarsi sul terreno della contaminazione (con

di Francesca Del Morodi- Foto di Serena Rossi Francesca Del Moro l’elettronica e la new wave anni ’80), che probabilmente non è nelle corde dei Ministri. “Le nostre condizioni” ci lascia senza fiato e torniamo a respirare con il dolce arpeggio iniziale de “La pista anarchica”, una ballata dalla struggente bellezza. Ha il sapore di una riflessione fatta al tramonto, sulla terrazza di casa, dividendo lo sguardo tra i tetti della città che si calma e le scie rosse nel cielo. La pista anarchica è una possibilità vagheggiata, che se da un lato è interpretabile come la tradizionale scappatoia dalla necessità di accertare i responsabili dello scenario desolante affrescato nelle strofe, dall’altro sembra incarnare l’unica via di fuga dal medesimo scenario. “Stare dove sono” è un travolgente pezzo punk incentrato sull’ansia derivante dal bisogno di rispecchiarsi nel giudizio degli altri (si allude ai giudici dei talent o dei reality) che si condensa brillantemente nei versi “è da sempre che lavoro solamente sull’idea che hai di me”. Ideale prosecuzione di questo brano è “Spingere”, un pezzo piuttosto solare che esprime un desiderio di leggerezza in contrapposizione all’ansia di costruire, avanzare, primeggiare. Su una trama impalpabile di basso, percussioni minimali e chitarra acustica, la voce di Divi si assottiglia fino ad arrochirsi nella dolcissima ballata “Se si prendono te”, una carezza lunga 4 minuti e mezzo che manda i brividi lungo la schiena mentre invita a non lasciarsi rubare l’identità da chi pretende di definirla in base alla ricchezza o ad altri valori preconfezionati. Ci si riprende dall’emozione tornando all’hard rock con un pezzo geniale sul bisogno delle persone di intenerirsi e al contempo sentirsi migliori paragonandosi a chi può essere definito a vario titolo un “Caso umano” (unico testo firmato da Divi). Con un’intro di basso poderosa

Continua


CD REVIEW che ci trasporta in un’atmosfera alla Queens of the Stone Age, “Mille settimane” è il pezzo più furibondo del disco, che riprende il leitmotiv del tempo denunciando la contabilizzazione soffocante e innaturale del libero flusso del vivere. Ancora una volta, c’è bisogno di rallentare e arriva quindi un’altra ballata, “I tuoi weekend mi distruggono”, sempre dolcissima, sempre con la voce della nostra coscienza a ricordarci la nostra non appartenenza e a spalancare vie di fuga. “Quando rimango da solo / quando mi dicono calmati / qua sotto siamo al sicuro / e allora lasciami andare / la scelgo io la prigione / i tuoi weekend mi distruggono / voglio un passato migliore” sono pensieri che ti assalgono mentre ti rannicchi nel buio di una stanza e ti prendi la testa tra le mani. Se i Ministri riescono a scuoterci dal torpore esistenziale con i loro inni rock, è con le ballate che danno davvero l’impressione di porgere un’anima nuda a un’altra anima in ascolto, un’anima che le assomiglia. Il senso della contabilizzazione del tempo e dell’effimero diventa dominante nel brano seguente, “I giorni che restano”, che nel ritornello ricorda “Abiura di me” di Caparezza, forse involontaria eco della collaborazione avvenuta nel 2008 su un altro pezzo dello stesso album. Segue “La nostra buona stella”, un brano vigoroso in cui le parole della strofa sembrano risucchiate dalla drastica negazione di qualunque rapporto umano espressa nel ritornello. “Volavo sopra le nostre vite, non c’era nulla di eccezionale”: introdotto da un delicato pizzicato di chitarra, il pezzo finale è un’eterea ballata che rappresenta la sintesi dei sentimenti fin qui espressi. Un ultimo sguardo amareggiato sulla vita, che qui è più spesso “nostra” che “mia” e al tempo stesso la voglia di agire che nonostante tutto non muore mai. È il gabbiano ipotetico di Gaber che si ostina a non ripiegare le ali e prende lo slancio per volare verso un passato

di Francesca Del Morodi- Foto di Serena Rossi Francesca Del Moro

migliore. L’obiettivo è ritrovare se stessi, superare a ritroso l’ansia che è figlia dei nostri tempi, la tendenza a valutarci sulla base di beni materiali e risultati raggiunti, la crescente solitudine. “Tutte le cose che voglio cambiare… ” e alla fine “piovono rane dall’alto del cielo” come in MAGNOLIA, quando l’evento bizzarro catalizza l’attenzione di tutti i protagonisti del film, che in questo disco si sentirebbero a proprio agio. “Non voglio perderne neanche una” è un modo per significare: io ci sarò. E ci saremo, viene da dire, mentre immaginiamo le rane che si stampano sul cruscotto, con gli occhi che guardano in alto paralleli a quelli dei tre ragazzi, con il senso di vicinanza e di calore che si sprigiona alla fine del disco, una condivisione che porta a compimento la vera vocazione sociale dell’arte.

TUTTI I MARTEDI

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KINOTERAPIA

di Matteo Gasparetto

LE MELE DI ADAMO Un film di Anders Thomas Jensen Con Ulrich Thomsen, Mads Mikkelsen, Nicolas Bro, Nikolaj Lie Kaas, Ole Thestrup. Titolo originale Adams æbler. Genere: Commedia Durata 94 min. Danimarca 2005

Adam, neonazista appena uscito di prigione, deve scontare un periodo di recupero presso una comunità religiosa, gestita da Padre Ivan, pastore protestante, e già abitata da due ex galeotti: un ex tennista, cleptomane e alcolizzato, e un rapinatore afgano. Nel periodo di permanenza presso la casa di Padre Ivan, Adam dovrà occuparsi della cura dei meli del giardino, volendo preparare una torta di mele come obiettivo finale del suo recupero. Non tutto sarà facile come sembra. Corvi, forni rotti, vermi, tutto pare remare contro Adam e Padre Ivan; il primo pensa al caso, il secondo incolpa il Diavolo delle sue continue sfortune, e da moderno Giobbe, lotta contro le sfide messe in piedi da Satana (o da Dio?) per provare la sua fede, stoico. Oltre allo stoicismo di Ivan, Adam lentamente scopre che il pastore, oppresso dalle continue disgrazie (una moglie morta e un figlio paralitico, per esempio…)

che gli erano capitate, ha rifiutato la realtà, interpretandola a suo modo, eliminando i fallimenti e le disgrazie. Adam è profondamente irritato dall'ottusa positività del pastore, cerca di incalzarlo e di fargli prendere contatto con il mondo, ma quando sembra sul punto di capitolare, Ivan si rialza continuamente. Scosso dalla forza di Ivan, Adam verrà scalfito nelle sue più profonde convinzioni… Descritto così, il film di Anders Thomas Jensen, una celebrità in Danimarca, e già sceneggiatore de “Non desiderare la donna d'altri”, sembra un mattone metafisico pesantissimo, ed invece “Le mele di Adamo” è divertente e riflessivo, una commedia al limite del grottesco, ma mai comica. Il regista riesce a parlare del dolore, di sofferenza, con un tocco disincantato e quasi distante, lucido e dissacrante; sorridiamo mentre si parla di incesto, di morti, di handicap, di dipendenze…




SOUND AND VISION NIGHTCLUBBING

LA GUIDA AL VOSTRO DIVERTIMENTO NOTTURNO

I locali che trovate in questa sezione sono stati scelti e selezionati grazie ad una attenta valutazione che considera: ambiente, programmazione proposta, originalità e qualità dei servizi offerti. Tutti i locali sono stati selezionati e visitati dal nostro staff. Vi invitiamo quindi a frequentarli e fare di questi i vostri locali preferiti.

Legenda Simboli Musica: LIVE MUSIC SOFT & JAZZ

LIVE MUSIC ROCK

DJ SET

DISCOTECA

BRUSCHETTE PANINI

PIATTI FREDDI

Tipologia Locale: COCKTAILS

WINEBAR

BIRRERIA

Altro: smoking area MOSTRE

WIRELESS

GIARDINO ESTIVO

AREA FUMATORI

CLUB CON TESSERA

MEGA SCHERMO

SERVITO MEZZI PUBBLICI

ACCESSO DISABILI

CERCACI SU FACEBOOK

AMICI DEGLI ANIMALI

DISCOTECHE DISCOBAR BIRRERIE WINE BAR


NIGHTCLUBBING a Vicenza

SARTEA

Locale storico di Vicenza che da anni allieta e propone importanti novità. JND Festival Electronic Music, che ha portato il Sartea a livelli internazionali grazie ad una selezione ricercata di djs di ottimo livello provenienti dai Clubs di Berlino, New York e Londra. Ambiente liberty, affascinante e ricercato che risalta la qualità del servizio. Chiuso Lunedì C.so S. Felice 362 - VICENZA - Tel 0444.563725 www.sartea.it - www.facebook.com/bar- sartea

BARBIE MUSIC CLUB

NIGHTCLUBBING a Vicenza

l Barbie Music Bar è ormai punto di riferimento dell'ovest Vicentino per quanto riguarda la musica "live".Niente di banale, un continuo alternarsi di Band locali e non...con attenzione particolare alla musica d'autore,dj set molto vari nel genere variando dal hip hop all' house music...! Vasta gamma di birre Artigianali alla spina e in bottiglia, una grande varietà di cocktails , panini bruschette e molto altro ancora....wi-fi gratuito, mega schermo per seguire tutti gli sport..! Barbie Music Bar...non è la solita musica !

Via Bottego 20 - Arzignano - VICENZA Info FB. Barbie bar - Barbie music bar

MOC Montecrocetta

NIGHTCLUBBING a Vicenza

C'E' VITA SU MOC: immersi nella verde collina del Parco, prepariamo bruschette, piatti freddi ed insalatone con particolare attenzione alla qualità e freschezza dei prodotti...ampia scelta anche per una dieta vegetariana. Aperitivi in musica, iniziative culturali,serate DjSet...e concerti live domenica pomeriggio. Aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 02.00 Email: montecrocetta@gmail.com

Via Rivana 7 Bassano d. G. Info Tel. 377.4196772 - FB: moc_montecrocetta

VINILE

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Vinile classe 1976 punto di riferimento per artisti e promoter fuori dagli schemi della maggior parte dei locali presenti sul territorio. Recentemente rinnovato propone Live music & dj set con feste a tema o party di tendenza. Locale con sala fumatori disponibile per feste private & happening... smoking area

Via Capitano Alessio 94 - Rosà www.vinileclub.it - Tel 347.1601429


MARAKELLA

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Sulla statale che collega Vicenza a Padova esattamente a Grisignano si trova il Marakella. Nato dall’idea di unire il dolce e il salato in un unico ed accogliente ambiente. La ciliegina sulla torta? La musica! Che accompagna gli affollatissimi aperitivi domenicali dalle 18 in poi. Da provare a tutte le ore! Marakella vi aspetta!

Via Mazzini 6 - Grisignano di Zocco Info: Roberto 349.3198097

RIVE JAZZ CLUB

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Tra un mix perfetto di pezzi di design vintage anni 50/70 e di elementi tradizionali, Giovanna ha creato un locale unico nel suo genere, dove si respira un’atmosfera di altri tempi. Pensare di essere arrivati in un esclusivo jazz club in una grande metropoli non è un azzardo! Cucina creativa, arte, musica il mix perfetto per un locale che vi darà mille emozioni tutte indimenticabili!

Via Rive - Cartigliano - Vicenza INFO - www.rivejazzclub.it

MAMA L’OCA

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Il Mama L 'Oca é ormai un punto di riferimento per quanto riguarda la musica live e rock dj set.Vasta scelta tra aperitivi, birre artigianali alla spina e in bottiglia.Ottime bruschette, insalate e panini.Locale ufficiale Guinness.Wi-fi gratuito, Sky e Mediaset Premium.Aperto dalle 7.30 alle 02.00

Via S.Carlo 10 Costabissara Vicenza Facebook: Mamaloca Info 347.5035098 Cristiano

food music&drink

NEW AGE

NIGHTCLUBBING a Treviso

New Age Club è il rock club più esclusivo della parte nord-orientale della penisola. new age club è totale garanzia di professionalità e visibilità per gli artisti affermati da tutto il mondo. new age club è trampolino di lancio per le nuove realtà musicali. new age club è lo spazio di divertimento notturno senza vincoli anagrafici. lo staff del new age club vi dà il benvenuto per una nuova elettrizzante stagione di live allo stato puro!

Via Tintoretto 14 - Roncade - TV Tel 0422.841052 www.newageclub.it


DE GUSTO

NIGHTCLUBBING a Treviso

It's kinda funk! La Gusteria tipica de'Gusto jezza, funkeggia e gioca al chilometro zero. Nella fantastica atmosfera di Villa Barbaro a Maser, Rosti, Giulio e Mc ti aspettano per farti rilassare, bere, mangiare e musicare. Il territorio messo in vetrina per essere gustato. Il de'Gusto è il locale per tutti e di tutti, dalla mattina alla sera escluso il lunedì allieta le tue giornate e si propone come l'alternativa alla noia del quotidiano. Il passato è passato, il presente è passato, ma il futuro deve ancora passare. Vieni a trovarci.

Villa Barbaro 4 - Maser - Treviso www.de-gusto.com - Tel 0423.565603

ROCK CAFE’

ROCK CAFE

NIGHTCLUBBING a Treviso

Dal '91 il "ROCK" è indiscusso punto di riferimento per tutti quelli che (scusate lo snobbismo) la musica la sentono un po' di più. Precursori della DJ CULTURE i due fratellini preparano con i loro super collaboratori anche ottimi drink. Ricerca e coerenza sono alla base del bel connubio tra passato, presente e futuro che ha vita in questo posto. Dal Martedi alla Domenica dalle 17.30 alle 01.00

St. dei Colli - Castelcucco - Tel 349.6027294 www.rokkafe.com

Vi consigliamo inoltre... Via Fonderia 73 - TV tel. (+39) 0422 697086 www.homerockbar.com HOME è aperto dal 2008. è stato eletto per come miglior dj bar d'Italia per 4 anni consecutivi. Il locale è stato concepito per ricreare quella sensazione, quella vibrazione, quella emozione, quel mood, quel giusto mix di semplicità, accoglienza, comfort, tranquillità e spensieratezza che potete trovare nella vostra casa. Home è un punto di ritrovo, di ristoro e di intrattenimento. E' un luogo che ha come fondamenta la musica rock. Adesso dovete solo provarlo!

HOME ROCK BAR

DEPOSITO GIORDANI

Via Via Prasecco, 13 Pordenone www.depositogiordani.it

Via Commerciale 12 Villa del Conte/Abbazia Pisani - PD Info: www.rickyspub.com Hot spot per chi ama la musica live di qualità grazie ad una crew e ad un programma bilanciato,si conferma uno dei locali più gettonati. Il meglio delle rock cover band,dell'alternativo ed indipendente, i tributi più leggendari. Dal grunge al postrock, dall'acustico al metal, dall'indie alla new wave! OPENPARTY con i migliori djs in campo rock, crossover, indie, electro! Se cercate un'alternativa al solito music pub con karaoke e cotillons, l'avete trovata.

RICKYS PUB

CHALET DE LA MOT

Baselga di Pinè - Trento Tel 380.7325710

Il Deposito Giordani offre al vasto pubblico giovanile ed all'area degli organizzatori culturali, un'opportunità in più di utilizzo di un contenitore polivalente e polifunzionale. La divisione del sito in sale e la dotazione di impianti audio, video e luci residenti permettono un accesso facilitato per promuovere e produrre serate musicali, teatrali, conferenze, corsi, feste private ed altre iniziative.

Nuova anima per il Chalet de la Mot, oltre a riaprire come pub con 6 splendide spine di selezionata birra e ospitare numerosi live e dj set, vi delizierà con il ristorante aperto dal martedì alla domenica dalle 18 alle 24.

Via Alto Adige 164 Gardolo - TRENTO Tel 0461 993261 Oltre Trento verso nord in zona Gardolo troviamo un nuovo locale “Officina Gambrinus”. Locale a 360° che offre ottimi piatti sia a mezzogiorno sia alla sera. Potete gustare sia pizze che piatti tipici trentini. Una programmazione musicale di qualità, accompagnerà i vostri weekend con i djset al Venerdì e musica live al Sabato sera. Non vi resta che provare le emozioni dell’Officina Gambrinus!

JACK THE RIPPER

OFFICINA GAMBRINUS

Via Nuova 9 - Roncà - VR Tel 045.9971260 www.jacktheripper.it

Un vero tempio del rock! Un punto d’incontro obbligatorio per la buona musica. Da qui sono passate le migliori band underground del pianeta. E se Elvis fosse ancora vivo dopo Las Vegas avrebbe scelto questo posto per esibirsi. Il Jack the Ripper è alternativo, fuori da mucchio, inossidabile, una garanzia di qualità e continuità. Rochenrol!!!




RISTORANTINO_WINE BAR_JAZZ CLUB CENA CON CONCERTINI JAZZ AND WORLD MUSIC

WWW.RIVEJAZZCLUB.IT

e r b m e t t e S VEN 6 SETTEMBRE VERONICA MARCHI E FABIO VIDALI La cantautrice rock-folk presenterà il suo ultimo lavoro "la guarigione"

VEN 13 SETTEMBRE RANDY COHEN - RED affermato bluesman di New Orleans propone il suo repertorio originale rock-blues

VEN 20 SETTEMBRE LUBJAN TRIO La cantautrice pop-rock Giovanna Lubian propone in anteprima i brani del nuovo lavoro eseguiti in versione acustica

VEN 4 OTTOBRE LAVA LAVA LOVE effervescente rock acustico

VEN 27 SETTEMBRE

La Dolce Vita EVENTO VERY VINTAGE DRESS CODE 50-60

OSTERIA RIVE - VIA RIVE 14 CARTIGLIANO - INFO: 348.8265815

MUSIC BY MORRIS 6 THE MAGICALS


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